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Programma

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 – 1750)


Magnificat in re maggiore BWV 243
Magnificat anima mea Dominus Soci
Soci promotori
Et exultavit spiritus meus Maria Candida Morosini, Vincenzo Sironi, Luigi e Oxana Torti
Quia respexit humilitatem
Omnes generationes Soci sostenitori
Quia fecit mihi magna Amici di Firenze, Angelo Binda e Giancarla Salmaso, John W. Buss e Chiara Buss Fumagalli, Arnaldo Masserini,
Giuseppe e Mariangela Cappelletti, Franca Sironi
Et misericordia
Fecit potentiam Soci ordinari B
Deposuit potentes de sede Angelo Adamo, Martha Barzanò-Waser, Antonio Cao, Maria Ceppellini, Emanuela Crescentini, Carla Ferrari
Esurientes implevit bonis Aggradi, Paolo Franco, Sergio Giuli, Guido Landriani, Miranda Mambelli, Lia Mangolini, Simonetta Pavan, Gabriella Rizzi,
Gino Serravalle, Paola Valagussa, Anne Marie Wille, Brigitte Zanetti
Suscepit Israel suum
Sicut locus est ad patres nostros Soci ordinari A
Gloria Patri Antonia Ausenda Fattori, Fiorangela Battaglioli, Anna Beccaria, Claudio Buzzi, Stefano Filippo Caldi, Piera Caramellino,
Gabriele Ceccato, Elide Clerici, Aurora Maria Colace, Nicoletta Contardi, Gianna De Felicis, Maria Grazia Dominici
Inzaghi, Isabella Dominici Inzaghi, Maria Elisa Ettorre, Tommaso e Sara Falcone, Ermellina Fedrizzi, Reldo Ferraro,
– INTERVALLO – Modesta Ferretti, Federica Francesca Fontana, Emanuele Francia, Chiara Galbiati, Enrica Garcia Bonelli, Brigitte Lepiorz
Abbagnano, Maria Laura Locati, Elena Manzoni Di Chiosca, Maria Elisa Massagrande, Josella Massara,  Masahiro
ANTONIO VIVALDI (1678 – 1741) Matsuno, Giancarlo Milani, Carla Mirenghi, Francesca Montanari, Lilli Nardella, Rosanna Pagnini, Letizia Pederzini,
Gloria in Re Maggiore RV 589 Roberta Podestà, Marisa Pogliago, Maria Grazia Polimeni, Anna Prearo Chiolini, Alessandra Rabuini, Pierina Ranica,
Giancarlo Ristori, Anna Rosso, Virginia Russo, Franco Salucci, Salvatore Salmeri, Noris Sanchini, Roberto Turriani,
Gloria in excelsis Deo Rosanna Vercesi, Itala Vescovo
Et in terra pax
Laudamus te
Gratias agimus tibi
Propter magnam gloriam
Domine Deus Rex celesti
Domine Fili unigenite
Domine Deus
Qui tollis peccata mundi
Qui sedes ad dexteram Patris
Quoniam tu solus sanctus
Cum Sancto Spiritu
Il Coro Città di Desio Il Magnificat fu una delle prime opere di Bach a essere pubblicate nel secolo della grande di Torino. Quando Vivaldi era vivo, però, questa parte della sua produzione era poco nota (al
riscoperta del Kantor, l’Ottocento. Bach lo compose nel 1723, nel corso del suo primo anno contrario dei suoi concerti, che circolavano in tutta Europa). Come violinista, per formazione
Il Coro Città di Desio è stato fondato nel 1987 da Enrico Balestreri, che ne è il direttore. Nel a Lipsia. Mentre a Köthen Bach doveva fornire principalmente musica strumentale per il suo e inclinazione,Vivaldi non poteva sperare di essere preso sul serio come maestro di cappella,
corso della sua storia ha eseguito circa 400 concerti in Lombardia, in altre regioni italiane e protettore regio, a Lipsia intraprese una più larga varietà di funzioni e fu responsabile delle funzione che era solitamente prerogativa degli organisti. Del resto, egli stesso si dedicò alla
anche all’estero (in Svizzera e in Germania); ha preso parte a rassegne corali e concerti in musiche in ben quattro chiese, oltre a occuparsi della formazione degli allievi della scuola di musica vocale sacra soltanto in risposta a commissioni specifiche. Almeno in due occasioni,
Duomo, a Sant’Ambrogio e a San Marco a Milano; inoltre ha partecipato a numerosi concorsi San Tommaso. Il Magnificat – canto di lode a Maria (Vangelo secondo Luca, capitolo I), fra i rese questo servizio all’Ospedale della Pietà, istituzione veneziana per trovatelli, di cui il coro
riportando sempre brillanti risultati. Nel 2007 è stato insignito dell’onorificenza della Città di principali cantici della Chiesa Cattolica – era stato conservato nel luteranesimo durante la e l’orchestra esclusivamente femminili erano rinomati in tutta Europa per l’eccellenza delle
Desio “Corona Turrita” per meriti artistici e culturali. funzione dei Vespri, ma era generalmente cantato nella traduzione tedesca di Martin Lutero. loro esecuzioni. Fra il 1713 e il 1719, e poi di nuovo nel 1739, Bach rimpiazzò provvisoria-
Il repertorio spazia dal canto gregoriano e dalla polifonia del Cinquecento alle esperienze A Lipsia, veniva eseguito nella Chiesa di San Tommaso nell’armonizzazione a quattro parti di mente un maestro di cappella. Nel 1715, i governatori della Pietà accordarono a Vivaldi, che
musicali del Novecento, passando per le grandi composizioni sinfonico-corali (Requiem e Johann Hermann Schein (1586-1630). Nonostante ciò, per i tre grandi giorni di festa dell’an- riceveva già un salario annuale di 100 ducati come direttore dell’orchestra della Pietà, un
Messa dell’Incoronazione di Mozart; Messiah di Händel; Magnificat e Oratorio di Natale di no liturgico – Natale, Pasqua e Pentecoste – era cantato polifonicamente in latino, e fu per supplemento eccezionale di 50 ducati che avevano l’abitudine di dare al maestro di cappella
Bach; un programma dedicato alla musica sacra di Vivaldi e uno a quella di Mendelssohn), in il Natale del 1723 che Bach scrisse la sola versione del Magnificat che da lui ci è pervenuta. ogni anno dopo Pasqua. Fra le opere commissionate vi era una “messa intiera”, che com-
occasione delle quali all’organico del coro si aggiungono coristi provenienti da altre forma- L’opera era inizialmente in mi bemolle maggiore e comportava quattro arrangiamenti di testi prendeva quasi certamente un Kyrie, un Gloria e, probabilmente, un Credo (Sanctus, Bene-
zioni corali. Benché l’interesse principale del coro sia la musica sacra, il repertorio profano è che avevano come tematica il tempo del Natale. All’inizio degli anni Trenta del Settecento, dictus e Agnus Dei erano spesso omessi nella messa italiana, rimpiazzati sovente da mottetti
comunque molto ricco e spazia dai madrigali cinquecenteschi alla rielaborazione per coro di Bach riprese l’opera, forse per la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria (2 luglio) del o pezzi strumentali). È forse a questa messa che faceva allusione Francesco Caffi, eminente
canzoni contemporanee. 1733, data che marcava anche la fine dei cinque mesi di lutto ufficiale per la morte dell’Eletto- storico della musica veneziana, quando nelle sue note manoscritte (1850 circa) scrisse che
Accanto all’attività concertistica il Coro organizza corsi e conferenze volte alla diffusione della re di Sassonia, Friedrich August I. Trasposto un tono più in basso, nella tonalità luminosa di re Vivaldi aveva scritto una Messa per grande coro e strumenti che fu replicata senza sosta, a
cultura musicale soprattutto tra i più giovani: a dimostrazione di ciò sta il fatto che dei qua- maggiore, il Magnificat fu un poco ritoccato da Bach nella strumentazione (i flauti a becco della ogni festa solenne, dalle musiciste della Pietà. Ma la situazione è complicata, perché esiste un
ranta elementi che compongono il coro, circa un terzo non era ancora nato nell’anno della versione originale furono rimpiazzati dai più moderni flauti traverso): è in questa versione che altro Gloria in re maggiore di Vivaldi (RV 588), che assomiglia molto al più celebre Gloria
sua fondazione; ben cinque coristi, inoltre, sono stati scelti tramite selezioni nazionali per far oggi lo si ascolta più di frequente. Come la Messa in si minore, altra grande opera corale in nella concezione generale. È chiaro che una delle due versioni doveva rimpiazzare l’altra, ma
parte del prestigioso Coro Giovanile Italiano. Nella stagione 2016-2017 è nato il Laboratorio latino di Bach, il Magnificat richiede un grande effettivo strumentale, che comprende un coro quale? Michael Talbot ha ipotizzato che il Gloria più famoso, che ascoltiamo oggi (RV 589), fu
Corale Giovanile, un progetto rivolto ai giovani tra i 16 e i 28 anni. a cinque parti con cantanti solisti per ognuna delle sezioni. Nonostante l’organico imponente, composto più tardi, verso la fine del 1716, e destinato a una messa d’azione di grazia per la
la scrittura di Bach non sempre è “massiccia”, e si rivela essenziale e ricercata nel rapporto fra vittoria dei veneziani e dei loro alleati contro gli ottomani nei Balcani, fatto che collegherebbe
parole e musica. Ne è un esempio il contrappunto finissimo del Fecit Potentiam, con le diverse idealmente il Gloria all’oratorio Juditha triumphans. L’importanza della tromba solista (molto
entrate del soggetto che sottolineano le parole-chiave (“disperit superbos”). Fra le finezze ba- meno spettacolare nel RV 588) sembra un indizio in sostegno di questa tesi. Quest’opera
chiane vi è anche la melodia del cantus firmus affidata all’oboe nel decimo movimento, il corale giubilante e piena di colori fu per la prima volta valorizzata da uno dei grandi riscopritori
luterano Meine Seele erhebet den Herrn. Il Magnificat si apre con gioiose fanfare di trombe, che del corpus vivaldiano, Alfredo Casella, che nel 1939, cercando lavori di particolare valore da
preparano il giubilo del coro. Nel Quia respexit humilitatem, in linea con il testo, l’atmosfera si inscrivere nel programma di una “Settimana Vivaldi” a Torino, diede giustamente al Gloria RV
fa più introspettiva (si minore). Nella seconda parte del versetto Ecce enim beatam me dicent, 589 un posto d’onore.
Bach ritorna alla tonalità maggiore per concatenarsi poi al coro che scandisce le parole Omnes Luca Ciammarughi
generationes, riprese più volte in un contrappunto che dà l’impressione della moltitudine di
persone. È poi il basso solista a cantare il versetto Quia fecit mihi magna: la voce dà l’impres-
sione di tutta la potenza del Signore. Un clima di tenerezza misericordiosa contraddistingue
il versetto Et misericordia ejus, con il duetto per contralto e tenore con rinforzo di violini e
flauti. Il coro e l’orchestra tutta intervengono nel sesto versetto, il grandioso Fecit potentiam.
Vigorosa e virtuosistica è l’aria affidata al tenore sul settimo versetto (Deposuit potentes), in
cui Bach dà l’idea di esaltazione degli umili sottolineata da un vocalizzo ascendente (su “exal-
tavit”). L’ottavo versetto (Esurientes implerit bonis) ci conduce invece in un contesto bucolico,
sottolineato dall’uso dei due flauti e basso continuo, che circondano con le loro ghirlande la
voce del contralto. Tre voci femminili (due soprano e un contralto) cantano il nono versetto,
caratterizzato da una melodia proveniente da un antico inno gregoriano. Gli ultimi due versetti
sono cantati dal coro: nella grandiosa fuga Sicut locutus est viene resa l’idea della successione
infinita delle generazioni della discendenza di Abramo, a cui il Signore ha promesso la sua pro-
tezione fino alla fine dei tempi; si ritrova infine il giubilo iniziale con il Gloria Patri, che conclude
grandiosamente questo inno di grazia a Maria.
Sappiamo che Vivaldi compose molta musica vocale sacra, giacché conosciamo più di cinquan-
ta lavori miracolosamente riscoperti negli anni Venti e poi acquisiti dalla Biblioteca Nazionale

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