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Facoltà di Scienze Sociali

Anno accademico 2017-2018


Esami finali
Baccellierato

Modalità

L’esame non è una ripetizione dei corsi del primo ciclo, la sua finalità è di essere un esame
comprensivo. Il candidato deve dimostrare la capacità di collegare quanto appreso nel corso
della formazione ricevuta.
L’esame dura mezz’ora e viene sostenuto davanti a una commissione composta da due docenti.
Ciascun docente ha a disposizione un quarto d’ora per porre domande su uno dei temi indicati
nell’elenco seguente e/o sull’elaborato di Baccellierato.

Temi per il Baccalaureato:

1. Dottrina sociale della Chiesa e neoliberalismo (SP1000 – Schermann)

La Dottrina sociale della Chiesa ha creato e sviluppato lungo il tempo (cominciando con
l’enciclica “Rerum Novarum”) il “Magistero della Chiesa”, che consiste soprattutto nei suoi
grandi principi sociali, conosciuti anche come “grammatica etica”, ma anche nei criteri di giudizio
e negli orientamenti operativi. Il neoliberalismo mantiene in sostanza i tratti fondamentali del
vecchio liberalismo classico, nonostante alcune importanti concessioni all’evoluzione dei tempi
per quanto concerne il ruolo dello Stato, il conflitto tra capitale e lavoro, e la proprietà privata.
Negli ultimi tempi il concetto di “neoliberismo” è entrato maggiormente nel linguaggio
giornalistico e propagandistico, assumendo il più delle volte un significato dispregiativo.

2. Religion as a Perspective (SP1064, Jacob)

Geertz specifies 'the religious perspective' as merely one among others -common-sense,
scientific, aesthetic-and as differing from them as follows. From the common-sense perspective,
because 'it moves beyond the realities of everyday life to wider ones which correct and complete
them, and [because] its defining concern is not action upon those wider realities but acceptance
of them, faith in them'. From the scientific perspective, because 'it questions the realities of
everyday life not out of an institutionalized scepticism which dissolves the world's givenness into
a swirl of probabilistic hypotheses, but in terms of what it takes to be wider, non-hypothetical
truths'. From the aesthetic perspective, because 'instead of effecting a disengagement from the
whole question of factuality, deliberately manufacturing an air of semblance and illusion, it
deepens the concern with fact and seeks to create an aura of utter actuality' (Geertz 1973: 112).
Geertz has tried to summarize what he thinks common sense, science, and aesthetics are about in
contemporary society. It would not be difficult to disagree with him over his characterizations of
these perspective - and also with the apparent assumption that essentially our 'perspectives' must
be the same as those of other times and places. However, the most important point to be made
here is that the optional flavour conveyed in the term 'perspective' is very misleading when it is
applied equally to science and to religion in modern society: religion is optional in a way that
science is not. Scientific practices, techniques, knowledges, permeate and create the very fibres of

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social life in ways that religion no longer does. In that sense religion today is a perspective (or an
'attitude', as Geertz sometimes calls it) but science is not. In that sense, too, science is not to be
found in every society past and present. We shall see in a moment the difficulties that Geertz's
perspectivism gets him into, but before that we need to examine his analysis of the mechanics of
reality-maintenance at work in religion.
Geertz specifica "la prospettiva religiosa" come meramente una tra le altre - senso
comune, scientifico, estetico - e differisce da esse come segue. Dal punto di vista del senso
comune, perché 'si muove oltre le realtà della vita quotidiana a quelle più ampie che le correggono
e completano, e [perché] la preoccupazione che la definisce non è l'azione su quelle realtà più
ampie, ma l'accettazione di esse, la fede in esse ". Dal punto di vista scientifico, perché "mette in
discussione le realtà della vita quotidiana non da uno scetticismo istituzionalizzato che dissolve il
dato di fatto del mondo in un turbinio di ipotesi probabilistiche, ma in termini di ciò che serve
per essere verità più ampie, non ipotetiche". Dal punto di vista estetico, perché "invece di
effettuare un disimpegno dall'intera questione della fattualità, fabbricando deliberatamente un'aria
di sembianza e illusione, approfondisce la preoccupazione con il fatto e cerca di creare un'aura di
assoluta attualità" (Geertz 1973: 112) . Geertz ha cercato di riassumere quello che pensa che il
senso comune, la scienza e l'estetica siano nella società contemporanea. Non sarebbe difficile non
essere d'accordo con lui sulla sua caratterizzazione di queste prospettive - e anche con l'apparente
assunzione che essenzialmente le nostre "prospettive" devono essere come quelle di altri tempi e
luoghi. Tuttavia, il punto più importante da fare qui è che il sapore facoltativo trasmesso nel
termine "prospettiva" è molto fuorviante quando è applicato in ugual misura alla scienza e alla
religione nella società moderna: la religione è facoltativa in un modo che la scienza non lo è. Le
pratiche scientifiche, tecniche, conoscenze, penetrano e creano le fibre stesse della vita sociale in
modi che la religione non fa più. In quel senso la religione oggi è una prospettiva (o un
'atteggiamento', come talvolta lo definisce Geertz), ma la scienza non lo è. Anche in quel senso, la
scienza non si trova in ogni società del passato e del presente. Vedremo tra un attimo le difficoltà
in cui il prospettivismo di Geertz lo coinvolge, ma prima dobbiamo esaminare la sua analisi dei
meccanismi di mantenimento della realtà in atto nella religione.

Sources/Fonti:
Asad, T. 1983. Anthropological Conceptions of Religion: Reflections on Geertz. In Man 18:2:
248.
Geertz, C. 1973. The Interpretation of Cultures. New York: Basic Books, Chapter 4, pp. 87-125.

3. Concetti di Base (SP1005—Jelenić)

I concetti di base dello studio sociologico: i processi fondamentali della vita sociale: il
perché?; socializzazione (agenti e meccanismi); devianza e controllo sociale (perché devianza?
Tipi di devianza, adattamento, conformità ecc.)

4. Globalizzazione finanziaria e politica degli Stati (SP1011 – Sanna)

Premessi alcuni cenni sulla globalizzazione economica in senso lato (globalizzazione


economica, che nasce dalla liberalizzazione dei commerci internazionali e il cui processo di
sviluppo si intensifica dagli anni ’80), si dà la definizione di globalizzazione finanziaria (incentrata
sui movimenti internazionali di capitali) che consente ampie possibilità di trasferimento di attività
patrimoniali da un mercato all’altro e si illustra il suo fortissimo sviluppo, che ha portato alla
situazione odierna, nella quale il mercato finanziario ha assunto dimensioni maggiori di quelle
dell’economia reale.

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Molta letteratura economica sostiene che la globalizzazione finanziaria promuova
l’adozione da parte delle autorità pubbliche di comportamenti ispirati all’efficienza; secondo
questa tesi, il mercato premia i Paesi virtuosi e penalizza quelli con sistemi economici (e
istituzionali) più imperfetti ed instabili. Di qui il legame con le politiche economiche nazionali e il
ruolo di istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. L’apertura
internazionale delle varie economie, rendendo le economie nazionali maggiormente
interdipendenti, se da un lato può operare come motore di sviluppo, dall’altro accresce
l’esposizione agli shocks esterni.
Infine, occorre ricordare che la globalizzazione non è un processo uniforme: segmenti
importanti della popolazione mondiale ne sono tuttora largamente esclusi, con evidenti effetti
sulla distribuzione del reddito (tra Paesi e all’interno di ciascun Paese).

5. Spazio pubblico e impegno del credente (SP1048 – D’Ambrosio)

La dimensione pubblica pone al credente molte sfide. Tra le maggiori ci sono: la giustizia,
il bene comune, il rispetto delle persone, l’onestà, la coerenza con la propria fede. Tuttavia non
sempre pastori e laici credenti accolgono queste sfide. Il trascurarle – si comprende bene – non è
frutto di una dimenticanza passeggera o una superficialità diffusa; esso rientra, invece, in una
riduzione della fede a professione ideale, teorica, ideologica che non cambia molto la vita, in tutti
i suoi ambiti. Dall’altra parte spesso pastori e laici credenti considerano l’evangelizzazione
settoriale o monotematica su alcune emergenze, dimenticando che il Vangelo è per tutti e per
tutti gli ambienti. Sempre e ovunque.

6. Fatti sociali e dottrine politiche (SP1059 – Sangalli)

Nell’intento di evidenziare il profondo nesso tra avvenimenti sociali e contesto culturale


loro coevo, il corso, menzionando tre rivoluzioni (quella francese, quella industriale e quella
bolscevica) e due crolli (quello del muro di Berlino e quello delle twin towers a New York), mostra
come la parabola della modernità si sia espressa come esplicazione delle antitetiche letture
antropologiche avvenute nel rinascimento, una volta frantumatasi la Christianitas medioevale. La
prima ermeneutica trova infine codificazione nelle ideologie totalitarie, eredi - con il loro esaurire
il singolo nella struttura del sistema statale – del pessimismo luterano, che raggiungono l’apogeo
lungo il ventesimo secolo e poi il fallimento con i processi di disgregazione simbolicamente
significati dal crollo del muro di Berlino nel 1989. La seconda si compie invece con il liberismo
aggressivo, epigono involuto del pensiero liberale all’origine della rivoluzione industriale, che
vede nell’attentato a New York e nel correlato successivo crac finanziario del 2007, la messa in
crisi di quel modello antropologico individualista evidentemente incapace di governare
pacificamente e fruttuosamente quei processi di globalizzazione che, nel generale rimescolamento
di popoli e culture, hanno ormai reso piccolo e decisamente interconnesso lo spazio sociale del
nostro pianeta. Offri una sintesi dei due percorsi, evidenziandoli come forieri, in questa stagione
postmoderna, di grandi scontri (si parla di “terza guerra mondiale” già in atto, anche se a pezzi), o
di fruttuosi incontri di Weltanschauung e civiltà segnate da una chiamata inedita e globale alla
corresponsabilità per il futuro del mondo, che è ormai impossibile disattendere.

7. Epistemologia delle scienze sociali e questioni metodologiche (SP1062 – Nweke)

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Al centro di ogni tipo di conoscenza sono le questioni metodologiche. Perciò, si esamina i
dibattiti metodologici (methodenstreit) nelle scienze sociali: dibattiti sull’unità d’analisi
(individualismo metodologico ed olismo metodologico) e dibattiti sull’approccio (monismo
metodologico, dualismo metodologico e pluralismo metodologico). In relazione ai dibattiti
metodologici sono i tre maggiori tradizioni della ricerca sociale (positivista, interpretativista e
mista). Però, i risultati della ricerca sociale vanno spiegati. Quindi, si dà attenzione all’interazione
tra l’explanans e l’explanandum. E, per garantire l’affidabilità del risultato, si deve affrontare, tra
altre, le questioni della neutralità dei valori e dell’obiettività nella ricerca sociale.

8. Politiche pubbliche (SP1063 - Moro)

L’analisi delle politiche pubbliche (policy) prende in considerazione quei programmi


promossi da un’autorità pubblica al fine di gestire una questione di interesse comune. Questa
disciplina si distingue pertanto dall’analisi della politica (politics) che è invece incentrata sulla
competizione tra partiti e altri gruppi per il governo dello stato. Lo studio della politica comporta
l’analisi del rapporto tra il sistema politico e l’ambiente del sistema (la cittadinanza) che ha al suo
centro il processo elettorale. Lo studio delle politiche pubbliche, invece, prende in considerazione
le diverse fasi di sviluppo di una policy: dalla definizione dell’agenda istituzionale alla progettazione
della politica, dalla sua legittimazione attraverso un atto istituzionale alla sua messa in opera
(implementazione), fino ad arrivare alla valutazione e alla conclusione del programma.
L’approccio delle politiche pubbliche consente di osservare come i processi di governo
non procedano mai in modo lineare e possano portare a effetti (outcome) non previsti o in
contraddizione rispetto agli obiettivi. Ma soprattutto l’analisi delle politiche pubbliche mette in
rilievo il ruolo decisivo che attori non legittimati come parte del sistema politico (gruppi di
interesse, media, movimenti civici, funzionari, ecc.) svolgono in tutte le fasi di una policy.

9. Teorie della comunicazione sociale (SP1067- De Blasio).


Il legame fra mass media e cultura popolare costituisce uno degli elementi chiave degli
approcci più moderni, e al tempo stesso consolidati, alla sociologia della comunicazione. Già gli
autori accademici e i progettisti di eventi culturali di massa (come le grandi esposizioni) di inizio
Novecento avevano intuito le relazioni esistenti fra comunicazione e cultura popolare:
dall’Esposizione Universale di Londra del 1851 a quella di Parigi del 1900, è evidente il processo
di estetizzazione delle merci e delle tecnologie e, al tempo stesso, l’emersione della cultura
popolare nel suo complesso.
Tuttavia è solo con i Cultural Studies britannici che il legame fra mass media e cultura
popolare diventa oggetto di studio. I media, concepiti al tempo stesso come cornice e contenuto
della cultura popolare, diventano essi stessi parte del più generale panorama dei processi culturali.
Nella ricerca accademica, un ruolo importante è costituito dallo studio della dimensione
identitaria del consumo culturale e, più in generale, dallo studio delle relazioni fra comunicazione
e cultura di massa.

10. Economia della crescita e dello sviluppo (SP1068 - de la Iglesia Viguiristi, s.j.)
Il modello neoclassico della crescita di Robert Solow:
- Le fonti della crescita.
- Il circolo vizioso della povertà( la trappola della povertà)
o L ´aiuto estero
o Strategie di sviluppo economico.

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