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Processo di assorbimento (libro di riferimento McCabe)

Nella maggior parte dei casi i processi di assorbimento sono


condotti in colonne in contro corrente.
A seconda che il processo di interesse sia di assorbimento o di
strippaggio, le condizioni di lavoro all’interno della colonna
saranno rappresentate nel piano x-y rispettivamente al di sopra
della curva d’equilibrio o al di sotto.

Figura 1 Curve di lavoro per assorbimento Figura 2 Curve di lavoro per strippaggio

Tipicamente nel caso di un assorbimento i dati forniti sono tutte le caratteristiche della corrente di liquido
che vogliamo utilizzare per trattare il sistema (TLA e xkA) a meno della portata di acqua LA che è una variabile
di processo, e il valore di purezza che vogliamo ottenere ykA. Pertanto possiamo collocare un primo punto
(xkA,ykA) nel diagramma x-y e, grazie al bilancio di materia, individuare una curva di lavoro, che ci consente di
legare la y alla x in tutte le condizioni operative. Tale discorso, insieme alle rette di trasporto, ci consente di
individuare le condizioni critiche di funzionamento: il pinch point o la condizione di tangenza. Ricordiamo che
le condizioni critiche, nel caso dell’assorbimento, ci consentono di determinare la minima portata di liquido
da immettere nella colonna per poter realizzare l’operazione di separazione, mentre nel caso dello
strippaggio, di valutare la minima portata di gas da alimentare.
L’intero ragionamento fatto fino ad ora si basa su delle ipotesi:
1. Costanza dei flussi molari/massici
2. Pressione costante
3. Temperatura costante
La costanza della portata volumetrica non è di nostro interesse in quanto le portate volumetriche dipendono
anche dalla pressione e dalla temperatura e inoltre non ci forniscono informazioni sul comportamento del
sistema né in termini di moli né di massa trasferita.
L’ ipotesi di pressione costante, invece, influenza l’equilibrio. In realtà, in una colonna mantenere la pressione
costante è complicato per via delle perdite di carica (è necessaria una differenza di pressione per far muovere
i fluidi); tuttavia tipicamente le perdite di carico in una colonna di assorbimento sono di 10-20 mbar.
Supponendo di trovarci nel caso peggiore con perdite di carico di 100 mbar, che significherebbe per esempio
avere una pressione in testa alla colonna di 1 atm e di 1.1 atm in fondo, osserviamo che in realtà la pressione
non cambia molto, quindi non ha un grande effetto sulle proprietà fisiche e determinerà una correzione del
10% (ricordiamo che stiamo considerando la peggiore delle situazioni). Dunque, eccetto nel caso di perdite
di carico eccessive, possiamo considerare accettabile l’ipotesi di pressione costante, poiché la pressione non
ha un effetto significativo.
Invece, l’ipotesi di colonna isoterma influenza in misura maggiore l’equilibrio, dato che le pressioni parziali e
le solubilità dipendono fortemente dalla temperatura: anche 10°C di differenza generano variazioni non
trascurabili delle proprietà fisiche.
Se dovessimo realizzare una colonna isoterma le temperature di tutte le correnti in ingresso alla colonna (sia
del gas che del liquido) devono essere uguali, ma in tali condizioni, per garantire comunque l’assorbimento,
il calore prodotto o dovrà essere disperso oppure sarà necessario bilanciarlo prelevando altro calore
dall’esterno (il che non è possibile siccome la colonna è in metallo); pertanto più che ipotizzare che la
costanza della temperatura, è più corretto ipotizzare che la colonna sia adiabatica.
Dunque, le ipotesi più corrette e realistiche saranno:
1. Portate variabili
2. Pressione più o meno costante
3. Adiabaticità
Per quanto riguarda le portate ricordiamo che stiamo realizzando un processo durante il quale trasferiamo
un soluto da una fase all’altra; consideriamo un semplice bilancio di materia nel caso di un solo componente
da trasferire
Soluto Solvente liquido

Sezione A yAGA GB 𝐿𝐴
Sezione B yBGB G’B 𝐿𝐴 + 𝑛𝐴𝑠𝑠
IN: nella sezione A inviamo un certo flusso di liquido assorbente che è LA; mentre nella sezione B una certa
portata di solvente G’B e una certa frazione di soluto yBGB.
OUT: il solvente è sempre G’B, mentre le specifiche in uscita (yA) ci permettono di avere le moli di soluto in
uscita yA GA, mentre il liquido sarà 𝐿𝐴 + 𝑛𝐴𝑠𝑠 (dove 𝑛𝐴𝑠𝑠 = 𝑦𝐵 𝐺𝐵 − 𝑦𝐴 𝐺𝐴 ). 𝐺𝐴 si può ricavare così:

𝐺𝐵
𝐺𝐴 = 𝐺𝐵′ + 𝑦𝐴 𝐺𝐴  𝐺𝐴 (1 − 𝑦𝐴 ) = 𝐺𝐵′  𝐺𝐴 = .
1−𝑦𝐴
L’ipotesi di costanza molare implica che:
𝐺𝐵 −𝐺𝐴 𝐿𝐵 −𝐿𝐴
𝐺𝐵 +𝐺𝐴 ≤ 3% e 𝐿 +𝐿 ≤ 3%
( 2 ) ( 𝐵 2 𝐴)
Cioè le moli trasferite sono una quantità piccola (meno del 6% considerando sia gas che liquido) rispetto al
totale. Tuttavia, ci sono molti casi in cui tale condizione non è rispettata per una delle due fasi.
In realtà note yB e yA, possiamo immediatamente valutare se la portata di gas è costante o meno: se per
esempio avessimo 100 moli di gas, contenenti 5 moli di soluto, e volessimo rimuovere il 99% del soluto, la
portata in uscita di gas sarà di 95 moli, cioè è variata del 5% rispetto al totale e del 2.5% rispetto alla media,
invece se la frazione di soluto dovesse arrivare dal 20% in ingresso al 6%, varierebbe del 14% che è maggiore
di 6% e dunque non si possono assumere i flussi molari come costanti. Per quanto riguarda il liquido
dobbiamo far riferimento alla solubilità: se il gas è molto solubile, le 5 moli di soluto le sposteremo in una
quantità di liquido inferiore a 100 moli, al contrario se il gas è poco solubile, per assorbire le 5 moli ci vorrà
𝐿
molto più liquido. In conclusione, chi fa la differenza è il rapporto 𝐺 : prima di fare qualunque progettazione
𝐿
o valutazione, è necessario stimare le condizioni operative della colonna al minimo, cioè 𝐺 minimo, che dovrà
poi essere maggiorato.
𝐿
Se 𝐺 minimo ha ordine di grandezza unitario, allora la variazione che abbiamo nel gas sarà grosso modo la
𝐿
stessa anche nel liquido, se invece è molto più piccolo di 1, per esempio 0.001, significa che per trasferire
𝐺
le 5 moli di soluto avremo bisogno per 100 moli di gas 1 mole di liquido in ingresso e dunque 6 moli in uscita:
𝐿
la variazione della portata di liquido in questo caso non è trascurabile. E ancora se 𝐺 è 100, vuol dire che per
100 moli di gas in ingresso, ce ne vorranno 10000 moli di liquido, rispetto alle quali 5 moli trasferite sono
trascurabili e quindi in questo caso è verificata la costanza dei flussi molari.
In conclusione, la costanza dei flussi molare è la prima cosa che dobbiamo verificare: per prima cosa si calcola
il minimo e si valuta quale sarebbe una maggiorazione ragionevole (10%-50%). La possibilità di trascurare la
variazione dei flussi molari ci consente di semplificare il bilancio in quanto 𝐺𝐴 = 𝐺 𝑒 𝐿𝐴 = 𝐿.
Se invece non si potesse assumere la costanza dei flussi molari, non avremo più una retta di lavoro di
𝐿
pendenza 𝐺 , bensì una curva, poiché man mano che L scende in colonna aumenta, mentre G diminuisce
salendo la colonna, per cui il rapporto varia. In tal caso si complica la valutazione di Lminimo:
Possiamo valutare con semplicità un xBeq, poiché yB è un dato e abbiamo anche la curva d’equilibrio.
Nel definire la condizione di minimo abbiamo individuato il pinch point, il quale è costruito a partire da yB,
determinando l’intersezione con la curva d’equilibrio e ricavando così xB,eq, che non è altro che la frazione
molare di soluto nel liquido.
𝑛𝑎𝑠𝑠 + 𝑥𝐴 𝐿𝐴
𝑥𝐵𝑒𝑞 = 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑥𝐴 𝑝𝑢ò 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑜, 𝑝𝑜𝑖𝑐ℎé 𝑖𝑙 𝑙𝑖𝑞𝑢𝑖𝑑𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖𝑛𝑒𝑛𝑒 𝑔𝑖à 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜
𝑛𝑎𝑠𝑠 + 𝐿𝐴
Da tale espressione si può ricavare LA, minimo indipendentemente dalla costanza o meno dei flussi molari.
Ciò che invece cambia è la valutazione del minimo nella condizione di tangenza, che può complicarsi e
comportare grossi errori nel caso in cui le variazioni di portata siano maggiori del 3%. Dal punto di vista
ingegneristico, non avendo certezze sul calcolo numerico, ci si pone in condizioni conservative e in modo da
avere una certa maggiorazione (condizioni di sicurezza).
In condizioni di non costanza, tuttavia, la portata di solvente e di liquido possono considerarsi costanti e
quindi posso introdurre due nuove variabili:
𝑥 𝑦
𝑋= e Y=
1−𝑥 1−𝑦
𝑌𝐺𝐵′ = 𝑦𝐺 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑝𝑢𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑜𝑛𝑛𝑎 dove 𝐺𝐵′ è la portata di solvente nella colonna.
𝑦𝐺 𝑦𝐺 𝑚𝑜𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜
Poiché 𝐺 = 𝐺𝐵′ + 𝑦𝐺 sostituendola nella precedente  Y= (1−𝑦)𝐺 = 𝐺 ′ = 𝑚𝑜𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑣𝑒𝑛𝑡𝑒
𝐵
Praticamente X e Y sono frazioni non rispetto alla somma di moli di soluto e di solvente, ma alle sole moli di
solvente e ci ricordano la molalità.
Scrivendo i bilanci di materia rispetto ai rapporti molari
𝐿′ 𝑋𝐴 + 𝐺 ′ 𝑌 = 𝐺 ′ 𝑌𝐴 + 𝐿′ 𝑋 (1)

Dove per definizione 𝐿′ 𝑋𝐴 = 𝐿𝐴 𝑥𝐴 , 𝐺 ′ 𝑌 = 𝐺𝑦, 𝐺 ′ 𝑌𝐴 = 𝐺𝐴 𝑦𝐴 e 𝐿′ 𝑋 = 𝐿𝑥

E quindi la (1) è equivalente a 𝐿𝐴 𝑥𝐴 + 𝐺𝑦 = 𝐺𝐴 𝑦𝐴 + 𝐿𝑥.


Esplicitando la (1) otteniamo
𝐿′ 𝐺 ′ 𝑌𝐴 + 𝐿′ 𝑋𝐴
𝑌 = ′𝑋+ (2)
𝐺 𝐺′
Nel piano X-Y la (2) è una retta poiché L’ e G’ sono le
portate dei solventi puri e sono costanti.
L’impiego dei rapporti molari, e quindi del piano X-Y al
posto di x-y, è molto comune quando non si possono
assumere come costanti i flussi molari: la curva di lavoro
del piano x-y diventa una retta nel piano X-Y, mentre la
curva di equilibrio dovremo ricavarla esprimendola con
i rapporti molari anziché con le frazioni molari.
Nonostante ciò in alcuni casi si fa prima a tracciare la
curva di lavoro nel piano x-y
Il vantaggio principale di tale formulazione è la
semplificazione della determinazione della condizione
di tangenza nel caso in cui i flussi non si possano
assumere come costanti.
Invece, riguardo all’ipotesi di colonna adiabatica, procediamo con la scrittura di un bilancio energetico
globale.
𝐿𝐴 𝐻𝐿𝐴 + 𝐺𝐵 𝐻𝐺𝐵 = 𝐿𝐵 𝐻𝐿𝐵 + 𝐺𝐴 𝐻𝐺𝐴 + 𝑞 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑞 = 0 (3)
Esplicitiamo i vari termini assumendo T0 come temperatura di riferimento.
𝐿𝐴 𝐻𝐿𝐴 = 𝐿𝐴 𝑐𝑝,𝐿𝐴 (𝑇𝐿𝐴 − 𝑇0 ) (4)
𝐿𝐵 𝐻𝐿𝐵 = 𝐿𝐵 𝑐𝑝,𝐿𝐵 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇0 ) = 𝐿𝐴 𝑐𝑝,𝐿𝐵 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇0 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑐𝑝,𝐿𝐵 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇0 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 ∆𝐻𝑎𝑠𝑠 (5)
In tale bilancio ho tenuto conto che 𝐿𝐵 = 𝐿𝐴 + 𝑛𝑎𝑠𝑠 .
Nell’equazione (5) abbiamo inoltre considerato un calore di assorbimento 𝑛𝑎𝑠𝑠 ∆𝐻𝑎𝑠𝑠 , che è diverso dal calore
di miscelazione poiché il calore di assorbimento tiene conto sia del passaggio di fase che di ciò che succede
quando in fase ho una miscelazione/reazione. Nel considerare tale calore di assorbimento dovremo
associarlo al bilancio sul liquido in uscita.
Nel procedere con la scrittura del termine relativo al flusso di gas in ingresso (sezione B), dobbiamo tener
conto che un po’ di solvente evapora: supponendo che il nostro sistema sia aria (gas)/acqua (liquido) con un
soluto da trasferire, introducendo aria, nel momento in cui questa incontra una corrente contenete acqua,
l’acqua evapora, allora dobbiamo tener conto anche dell’umidità assoluta U, la quale esprime proprio la
quantità di acqua in aria sotto forma di vapore. Ricordiamo infatti che l’umidità assoluta è definita come
rapporto tra tensione di vapore dell’acqua alla temperatura T e la differenza tra pressione totale e pressione
parziale dell’acqua
𝑷 𝑦𝑃 𝑦𝑃
𝑼= 𝑾 = = (1−𝑦)𝑃 ed è dunque un rapporto molare dell’acqua nell’aria.
𝑷−𝑷𝑾 𝑃−𝑦𝑃
Il motivo per cui preferiamo utilizzare l’umidità anziché la frazione molare dell’acqua è che ci consente di
moltiplicare poi le portate per una portata di aria secca G (dry gas).
Il termine di entalpia legata all’umidità sarà dato da 𝐺𝐵 (𝑈𝐵 − 𝑈0 )𝜆, in cui 𝑈0 (entalpia di riferimento) non
esiste e λ è il calore di evaporazione.
𝐺𝐵 𝐻𝐺𝐵 = 𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺𝐵 (𝑇𝐺𝐵 − 𝑇0 ) + 𝐺𝐵 (𝑈𝐵 − 𝑈0 )𝜆 (6)
Analogo discorso per GA
𝐺𝐴 𝐻𝐺𝐴 = 𝐺𝐴 𝑐𝑝,𝐺𝐴 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇0 ) + 𝐺𝐴 𝑈𝐴 𝜆 (7)
Considerando il bilancio di materia 𝐺𝐵 = 𝐺𝐴 + 𝑛𝑎𝑠𝑠 , posso sostituire 𝐺𝐴 = 𝐺𝐵 − 𝑛𝑎𝑠𝑠 in (7)

𝐺𝐴 𝑐𝑝,𝐺𝐴 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇0 ) + 𝐺𝐴 𝑈𝐴 𝜆 = 𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺𝐴 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇0 ) + 𝐺𝐵 𝑈𝐴 𝜆 − 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑐𝑝,𝐺𝐴 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇0 ) − 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑈𝐴 𝜆 (7′)


A questo punto sostituiamo i vari termini nell’equazione (3) e assumiamo T0=TLA.
𝐿𝐵 𝐻𝐿𝐵 − 𝐿𝐴 𝐻𝐿𝐴 = 𝐺𝐵 𝐻𝐺𝐵 − 𝐺𝐴 𝐻𝐺𝐴
Consideriamo due unici 𝑐𝑝,𝐿 𝑒 𝑐𝑝,𝐺 medio

𝐿𝐴 𝑐𝑝,𝐿 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑐𝑝,𝐿 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 ∆𝐻𝑎𝑠𝑠 − 𝐿𝐴 𝑐𝑝,𝐿 (𝑇𝐿𝐴 − 𝑇𝐿𝐴 ) = 𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺 (𝑇𝐺𝐵 − 𝑇𝐿𝐴 ) +
𝐺𝐵 (𝑈𝐵 )𝜆 − 𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇𝐿𝐴 ) − 𝐺𝐵 𝑈𝐴 𝜆 + 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑐𝑝,𝐺 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑈𝐴 𝜆

𝑳𝑨 𝑐𝑝,𝐿 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝒏𝒂𝒔𝒔 𝑐𝑝,𝐿 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 ∆𝐻𝑎𝑠𝑠 = 𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺 (𝑇𝐺𝐵 − 𝑇𝐺𝐴 ) + 𝐺𝐵 (𝑈𝐵 − 𝑈𝐴 )𝜆 +
𝒏𝒂𝒔𝒔 𝒄𝒑,𝑮𝑨(𝑻𝑮𝑨 − 𝑻𝑳𝑨 ) + 𝒏𝒂𝒔𝒔 𝑼𝑨 𝝀

Un’altra ipotesi semplificativa è che due termini 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑐𝑝,𝐺𝐴 (𝑇𝐺𝐴 − 𝑇𝐿𝐴 ) 𝑒 𝑛𝑎𝑠𝑠 𝑈𝐴 𝜆 sono trascurabili, ciò è
vero ovviamente se le moli trasferite sono poche. Inoltre, ricordiamo che 𝐿𝐵 = 𝐿𝐴 + 𝑛𝑎𝑠𝑠 e da qui
otteniamo:
𝐿𝐵 𝑐𝑝,𝐿 (𝑇𝐿𝐵 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 ∆𝐻𝑎𝑠𝑠 = 𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺 (𝑇𝐺𝐵 − 𝑇𝐺𝐴 ) + 𝐺𝐵 (𝑈𝐵 − 𝑈𝐴 )𝜆 (8)

Immaginiamo che il calore di assorbimento sia molto elevato, se la colonna è adiabatica, il calore sviluppato
non potrà fuoriuscire, quindi il liquido si riscalderà e anche la temperatura del gas cambierà lievemente (il
gas tenderà ad avere una temperatura in uscita pari a quella del liquido in ingresso), ma la maggior parte del
calore rimane nel liquido e di conseguenza la variazione di temperatura nel liquido implica un cambiamento
della solubilità. In effetti per il trasporto di materia facciamo riferimento alla teoria del doppio film: il profilo
di temperatura nel gas avrà una variazione significativa, mentre nel liquido sarà molto piccola, poiché la
conducibilità termica nel liquido è molto più alta dato che è
turbolento. Pertanto, possiamo assumere senza fare
eccessivi errori che la temperatura del liquido in ogni punto
della colonna è simile alla temperatura di interfaccia 𝑇𝐿 =
𝑇𝑖 , cioè se il liquido si riscalda, l’interfaccia risulterà essere
più calda e quindi l’equilibrio sarà sfavorito, dato che
aumentando la temperatura la solubilità diminuisce.
In conclusione, compreso l’effetto della generazione di
calore, possiamo considerare nel piano x-y una prima
isoterma a TLA e una seconda a TLB, che rappresentano
l’equilibrio in testa e in fondo alla colonna.
In questo caso come possiamo definire Lmin?
Note xA, yA e yB, per valutare la portata minima di liquido
senza ricorrere alle rette di lavoro, dobbiamo riferirci a
𝑛
𝑥𝐵,𝑒𝑞 = 𝐿 𝑎𝑠𝑠 (9)
𝐵,𝑚𝑖𝑛
Guardando i dati solitamente forniti, osserviamo che
conosciamo tutte le caratteristiche della portata di gas in
ingresso, mentre per quanto riguarda il liquido in ingresso
conosciamo tutto eccetto la portata (quindi TAL è nota). Non
conosco xB,eq e neppure TLB, in particolare la xB,eq dipende dalla
temperatura TLB.
Tuttavia, se nel generare calore per trasferire una certa
quantità di soluto mettiamo a disposizione la portata minima di
liquido, allora l’incremento di temperatura del liquido non
potrà che essere massimo: a parità di moli trasferite, minore è
la portata di liquido, più alta sarà la temperatura finale. Quindi
𝑛
la temperatura corrispondente alla 𝑥𝐵,𝑒𝑞 = 𝑎𝑠𝑠 sarà la
𝐿𝐵,𝑚𝑖𝑛
𝑇𝐿𝐵,𝑚𝑎𝑥 𝑜 𝑇𝐿𝑚𝑖𝑛 .
L’equazione (8) in corrispondenza di Lmin diventa:
𝑳𝑩𝒎𝒊𝒏 𝑐𝑝,𝐿 (𝑻𝑳𝑩 − 𝑇𝐿𝐴 ) + 𝑛𝑎𝑠𝑠 ∆𝐻𝑎𝑠𝑠 = −𝐺𝐵 𝑐𝑝,𝐺 (𝑇𝐺𝐵 − 𝑻𝑮𝑨 ) + 𝐺𝐵 (𝑈𝐵 − 𝑼𝑨 ) (8′)
Stiamo lavorando con due equazioni (la 9 e la 8’), mentre le incognite sono 𝐿𝐵𝑚𝑖𝑛 , 𝑇𝐿𝐵 , 𝑇𝐺𝐴 𝑒 𝑈𝐴 : dovremo
fare qualche altre ipotesi per chiudere il problema.
Un’ipotesi molto comune è quella di assumere la somiglianza tra la temperatura del gas e quella del liquido
in testa alla colonna  𝑇𝐺𝐴 ≅ 𝑇𝐿𝐴  che implicherebbe che non ho scambio termico, altrimenti non sarebbe
possibile garantirla. Il motivo per cui tale ipotesi è comunque considerabile è il seguente: il trasporto di calore
in questi sistemi è molto più efficiente del trasporto di materia. Come possiamo osservare, il liquido ha un
profilo di temperatura prettamente costante, cioè il trasporto di calore ha una sola resistenza lato gas,
mentre il trasporto di materia ha due resistenze in serie.
Il processo di trasporto di calore sensibile ed evaporativo è molto più veloce del processo di assorbimento.
Da ciò deduciamo che una colonna dimensionata per un processo di assorbimento non risente dell’assenza
di differenza di temperatura in testa, dunque l’ipotesi di similitudine delle temperature è ragionevole.
Inoltre, tale ipotesi comporta un altro effetto, cioè nel momento in cui consideriamo l’evaporazione
dell’acqua, dobbiamo considerare anche il trasporto di materia dell’acqua e quindi possiamo tracciare un
profilo di umidità, che dal lato liquido non ha significato: il trasporto di acqua (solvente) nel gas incontra una
sola resistenza lato gas e quindi il trasporto del solvente è più veloce rispetto a quello del soluto. È allora
ragionevole pensare che mentre il soluto viene trasferito, il solvente che evapora è giunto in prossimità

dell’equilibrio (l’umidità in A è uguale all’umidità del gas all’equilibrio alla TAL).


Mentre per l’assorbimento siamo lontanissimi dall’equilibrio, per il trasporto di calore e per il trasporto di
solvente siamo abbastanza vicini.
Fatte queste due ipotesi, il sistema presenta solo due incognite, 𝐿𝐵𝑚𝑖𝑛 , 𝑇𝐿𝐵 , ed è dunque risolvibile, per
esempio, per tentativi: ipotizziamo una temperatura di primo tentativo 𝑇𝐿𝐵 , da cui posso ricavare 𝑥𝐵,𝑒𝑞 e
quindi dalla (9) ricavo 𝐿𝐵𝑚𝑖𝑛 , che sostituisco nella (8’), ricavando 𝑇𝐿𝐵 di secondo tentativo e procedo fino a
convergenza.
Supponiamo per esempio di aver individuato un certo valore di TB(Lmin), che posso fissare siccome ho bloccato
l’equilibrio con l’ipotesi di uguaglianza all’interfaccia; la curva di equilibrio lungo la colonna non sarà né quella
alla TLB, né quella alla TLA, poiché punto per punto la temperatura del liquido (e quindi dell’interfaccia) varia
da TLA a TLB, avremo diverse curve d’equilibrio. Ciò significa dire che ogni punto della curva complessiva (gialla)
avrà una sua condizione di equilibrio, che corrisponde a una sua condizione di interfaccia (appartenente alla
retta di lavoro).
Per determinare le condizioni di interfaccia, dovremo
prendere le equazioni di trasporto scritte
precedentemente e in più anche delle equazioni di
trasporto per il calore e risolverle punto per punto della
colonna.
Per ogni punto non mi basta più conosce la (x,y) per
determinare, data la retta di trasporto, le condizioni
all’interfaccia corrispondenti, ma avrò bisogno anche un
bilancio di energia per ricavarmi le temperature
corrispondenti.
La quantità di calore varia linearmente con la x.
Trascurando l’evaporazione del solvente (altrimenti
spenderei un’aliquota di calore), il liquido si riscalda
proporzionalmente a quanto soluto disciolgo e possiamo approssimare
𝑇 = 𝑎(𝑥 − 𝑥𝐴 ) + 𝑏 (10)
Se invece non possiamo trascurare l’evaporazione ci viene incontro il fatto che spesso le portate di gas sono

alimentate in colonna abbastanza vicini alla saturazione e quindi l’espressione (10) è


abbastanza vera.
Se lavoriamo con 𝐿𝐵 > 𝐿𝐵,𝑚𝑖𝑛 la curva di equilibrio non
rimane la stessa, ma si sposterà verso sinistra, poiché la
TLB diminuisce e quindi varia la forza spingente:
maggiore è la quantità di liquido con cui lavoro, tanto
più modificherò le condizioni di equilibrio a mio
vantaggio, la curva di equilibrio e la retta di lavoro si
allontanano tra di loro.
Al contrario, se la reazione è endotermica la curva di
equilibrio e la retta di lavoro tendono ad avvicinarsi,
spostandosi entrambe verso destra.
La scelta delle condizioni operative influenza le
condizioni di equilibrio.

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