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Sussidio Avvento Natale 2018

Verrà il Signore in tutta la sua gloria:


ogni uomo vedrà il Salvatore
In copertina: Margareth DORIGATTI, tecnica mista su carta 299x210 mm.
Tavola del Lezionario, domenicale e festivo - Anno C - tra pag. 72 e pag. 73
Sussidio di Avvento e Natale 2018

Presentazione

All’inizio del primo sussidio dell’Anno liturgico 2018-2019, con le parole del prefazio I
dell’Avvento è posta in evidenza la duplice prospettiva in cui è incluso questo tratto di tempo salvifico.
Facciamo memoria, infatti, della venuta del Verbo incarnato «nell’umiltà della nostra natura umana» certi
che egli «verrà di nuovo nello splendore della gloria». Questo tempo di salvezza permea l’esistenza del singolo
credente e della Chiesa tutta. Entrambi desiderano affrancarsi dalle pesantezze della vita quotidiana,
entrambi anelano a recuperare una serenità di fondo che sembra dissolta dalla diffusa precarietà sociale.
Tuttavia, le nebbie dell’autunno dell’anima non manifestano soltanto opacità e confusione. Esse
annunciano, pur velatamente, l’avvicinarsi del Sole invitto, Cristo Gesù, che a Natale rinasce nel cuore
di ciascuna persona pronta ad aderire alla volontà del Padre.

È trascorso ormai un anno durante il quale molti hanno attraversato prati ridenti e paesaggi
incantevoli. Il panorama non è stato però sempre idilliaco. Sentieri impervi ci hanno messo in difficoltà,
ci hanno costretto a prendere coscienza dei nostri limiti. I successi non sempre bilanciano i fallimenti,
i dolori talora insidiano la gioia e il piacere di vivere. Immersi e quasi schiacciati da una folla anonima,
rischiamo di non trovare il porto della pace nell’ambito familiare e nel contesto del lavoro quotidiano.
Non c’è, tuttavia, condizione di vita che sia destinata a durare per sempre. Solo Cristo è stato ieri, è oggi
e sarà domani. È il nostro Salvatore, la via da percorrere, la verità da assorbire totalmente, la vita da
riscoprire ogni giorno e condividere nello splendore della gloria perché in Lui anche noi siamo figli di Dio.

Il sussidio aiuta clero e fedeli a prendere coscienza dell’agire liturgico. Siamo chiamati a vivere,
in ogni celebrazione, nella duplice dimensione storica e insieme escatologica. Il cammino dell’Avvento
si compie sotto la guida di Isaia e di Giovanni il Battista, della vergine Maria e del suo sposo san
Giuseppe. Preziosa come perla del Regno è poi la testimonianza degli evangelisti Luca e Matteo.

Nell’avvicinarci alla vetta natalizia, l’Avvento esige un impegno solidale in tutte le comunità.
Si sceglieranno, come prima di una salita in montagna, gli attrezzi più idonei, si potranno sperimentare
innovazioni già collaudate in esperienze positive. È in quest’ottica che possono risultare preziose le
indicazioni del presente sussidio, che, a partire dalla proclamazione, ascolto e venerazione della Parola
di Dio, ci invita a valorizzare con sapienza i “santi segni” della liturgia della Chiesa. Vivere l’Avvento è
farne emergere la ricchezza nelle molteplici e differenti manifestazioni del quotidiano, tra il già e il non
ancora, profondamente radicati nella concretezza del presente umano e totalmente aperti alla presenza
di Dio. In quest’ultima esperienza troveremo il nostro futuro.

 Stefano Russo
Segretario Generale
della Conferenza Episcopale Italiana

Ufficio Liturgico Nazionale


Sussidio di Avvento e Natale 2018

Ufficio Liturgico Nazionale


Il Tempo di Avvento

INTRODUZIONE

Significato
«Il tempo di Avvento ha una duplice caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale,
in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini e, contemporaneamente, è il tempo in cui,
attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi».
Con queste parole il paragrafo 39 dell’Ordinamento Generale dell’Anno Liturgico presenta l’Avvento
come un tempo di grazia in cui si intrecciano la anamnesi e l’attesa della Chiesa pellegrina nel tempo. In questo
periodo, infatti, la comunità cristiana si prepara a fare memoria dell’Incarnazione del Verbo, quando Dio, nella
pienezza del tempo, mandò il suo Figlio, nato da donna» (Galati 4, 4), ma anche attende trepidante il ritorno
glorioso del Cristo alla fine dei tempi. La compresenza e la complementarietà tra la tensione escatologica della
Chiesa che attende con gioia il compiersi definitivo della redenzione e la memoria grata del «mirabile scambio»
tra divinità e umanità è ben testimoniata dalla eucologia del Messale. L’embolismo del prefazio I di Avvento, ad
esempio, dice:
«Al suo primo avvento
nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria,
e ci chiamerà a possedere il regno promesso
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».
Dello stesso tenore anche l’orazione colletta del 21 dicembre nella quale la Chiesa, oramai protesa verso
il Natale, dice:
«Ascolta, o Padre, le preghiere del tuo popolo 
in attesa del tuo Figlio 
che viene nell’umiltà della condizione umana: 
la nostra gioia si compia alla fine dei tempi 
quando egli verrà nella gloria». 
Seppur accentuate alternativamente, la liturgia di tutto l’Avvento, pertanto, contempla ambedue le venute
di Cristo in un intimo rapporto. Del resto in ogni celebrazione, che è storica ed escatologica insieme, emerge la
globalità del Mistero Pasquale che, iniziato con l’Incarnazione, troverà il suo compimento nella Parusia.

Il Lezionario festivo e feriale


Tensioni e polarità del significato teologico e della spiritualità dell’Avvento si riflettono nel Lezionario
che, tanto nelle domeniche quanto nelle ferie, focalizza nell’arco delle quattro settimane i temi propri di questo
tempo che contempla ambedue le venute di Cristo:
«Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla
venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (II e III domenica); agli antefatti
immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul
Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’Apostolo contengono
esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo» (OLM, 93).
Anche il lezionario feriale è organizzato facendo riferimento al mistero del definitivo compiersi della
redenzione e a quello della venuta di Dio nella storia. Nei giorni feriali, come puntualizza lo stesso Ordo Lectionum
Missae, si ha una duplice serie di letture:
«una dall’inizio dell’Avvento fino al 16 dicembre, l’altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell’Avvento
si legge il libro di Isaia, secondo l’ordine del libro stesso, non esclusi i testi di maggior rilievo, che

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Il Tempo di Avvento
ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima
lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni Battista; la
prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al Vangelo.
Nell’ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1)
che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la
prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi vari dell’Antico Testamento, tra cui alcune
profezie messianiche di notevole importanza» (OLM, 94).

I modelli per vivere lo spirito dell’Avvento


Nel breve e denso tempo di Avvento, la liturgia presenta alcune figure che incoraggiano la comunità
cristiana pellegrinante nel tempo e protesa verso la piena realizzazione del disegno salvifico:
• a vivere l’attesa vigilante e gioiosa di «Colui che è, che era e che viene» (Ap 1,8);
• a coltivare la speranza, tesi a capire il senso del tempo e della storia come “kairós” per la nostra
salvezza;
• a vivere un perenne processo di conversione, per accogliere il Figlio di Dio che viene in mezzo
a noi e per aprire il cuore al fratello.
Tra i modelli proposti brilla in modo tutto particolare la vicenda della Beata Vergine Maria, alla quale
il tessuto celebrativo d’Avvento riserva uno spazio cultuale frequente, in modo che i fedeli possano assumerla
come modello per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode (Cfr.
Marialis cultus 4).
Oltre alla Vergine Maria, le altre figure bibliche che danno una particolare tonalità a questo tempo sono:
il profeta Isaia, che ha consegnato un’eco profonda della speranza del popolo eletto (in modo particolare si
leggono le pagine del Deutero-Isaia, che costituiscono un annuncio di speranza per gli uomini di tutti i tempi);
Giovanni il Battista, precursore del Messia, investito da Dio della missione di preparare le vie al Messia veniente;
San Giuseppe, uomo giusto appartenente alla stirpe di Davide, chiamato a custodire con paternità il Redentore.

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2 DICEMBRE
PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Alfa PIETTA - tecnica mista su cartoncino - 300x210 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

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Liturgia
Prima domenica di Avvento C

«Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della
precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l’altra porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che
quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo,
e l’altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi».
(Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo – Ufficio delle letture, Prima domenica di Avvento)

Celebrazione eucaristica
L’eucologia del Messale e le letture del Lezionario di questa prima domenica d’Avvento fanno riferimento
esplicito alla venuta finale di Cristo e presentano in sintesi la spiritualità di questo tempo. È bene valorizzare
in questa prima domenica tutti i codici – verbali e non verbali – che nella liturgia mettono in chiaro la tensione
escatologica della Chiesa. Anche nel momento omiletico, il presidente potrà aiutare l’assemblea a cogliere la
ricchezza del linguaggio liturgico.

Spazio liturgico e composizioni floreali


Lo spazio liturgico sia sobriamente ornato, coerentemente con quanto indicato dalle premesse del Messale:
«Nel tempo d’Avvento l’altare sia ornato di fiori con quella misura che conviene alla natura di questo tempo,
evitando di anticipare la gioia piena della Natività del Signore» (OGMR, 305).
Nel presbiterio, con l’attenzione a non oscurare i poli dell’aula liturgica, si potrà collocare la corona d’Avvento,
che, con il progressivo accendersi delle sue quattro luci, scandirà le tappe del cammino in preparazione alla
solennità del Natale (cfr. DPPL 98). Per la sua sistemazione nello spazio celebrativo, si prediliga una certa
prossimità con l’ambone, da dove l’annuncio della parola di Dio definisce il percorso della Chiesa lungo le
quattro settimane.

Monizione d’inizio
Oggi la Chiesa inizia un nuovo Anno liturgico che si apre con l’Avvento, tempo santo che sollecita i nostri cuori
a fare memoria grata della venuta di Gesù nella storia e ad attendere con fiducia il ritorno glorioso di Cristo alla
fine dei tempi.
La liturgia di questa Prima domenica, in modo particolare, ci indica la via da seguire in queste settimane e ci
educa alla speranza e alla vigilanza.
Confidando nell’amore del Padre eleviamo a lui le nostre anime e con il canto accogliamo il Signore che viene
in mezzo a noi.

Riti d’Introduzione
a. Processione introitale
È bene valorizzare con puntualità la processione d’ingresso nei suoi diversi elementi rituali che possono aiutare
l’assemblea liturgica a percepire il senso della festa, della presenza del Risorto nell’assemblea liturgica e la
dimensione escatologica della liturgia.
Secondo quanto suggerito dall’Ordinamento del Messale, la processione preveda la presenza del turiferario con
il turibolo fumigante, dei ministri con i ceri accesi e, in mezzo a loro, l’accolito con la croce; il ministro – lettore
o diacono – con l’Evangeliario elevato, e il sacerdote che celebra la Messa (cfr. OGMR, 120). Il canto introitale
sia coerente con l’antifona d’ingresso tratta dal Salmo 24,1-3, ed esprima, nelle parole e nella melodia, i temi e
la spiritualità dell’Avvento.

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Liturgia
b. Saluto liturgico
Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare quello tratto da Rom 15 che ben si adatta ai temi
propri del tempo liturgico:
Il Dio della speranza,
che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede
per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

c. Corona d’Avvento
Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la prima candela d’Avvento. Il presidente
può usare queste parole o altre simili:
Fratelli e sorelle amati dal Signore,
iniziamo il nostro cammino d’Avvento che ci farà fare memoria, attraverso i gesti e le parole della liturgia di queste quattro
settimane, della visita del Signore all’umanità.
Le tappe di questo nostro itinerario spirituale
saranno scandite dalla corona d’Avvento
che ci ricorderà le attese e le speranze dell’uomo,
bisognoso della presenza del Signore che viene a visitare il suo popolo.
Accendiamo la prima candela per metterci alla scuola dell’Avvento
e entrare in questo tempo di grazia
per accogliere con gioia la venuta di Dio nella nostra storia.

Un ministro accende la prima candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende
una luce”1 che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, suggerisce una strofa diversificata per ogni
settimana. Per questa prima settimana si useranno le strofe 1 e 2.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:


O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci
soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
(Dalla Liturgia Ambrosiana)
d. Atto penitenziale
Per l’atto penitenziale si suggeriscono i tropi propri del tempo: Avvento 1.
Signore, che sei venuto nel mondo per salvarci, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.
Cristo, che continui a visitarci con la grazia del tuo Spirito, abbi pietà di noi.
R/. Cristo, pietà.

Signore, che verrai un giorno a giudicare le nostre opere, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

e. Orazione Colletta
Come orazione colletta si possono usare quella comune o quella alternativa per l’anno C, riportata in Appendice.
Il tempo di Avvento è un richiamo a vivere l’attesa – gioiosa, vigilante e fiduciosa – del Veniente. In forza di
questa tensione spirituale, la prima orazione esprime il bisogno della Chiesa di incamminarsi, sostenuta dalla
grazia di Dio, incontro al Cristo che viene nella storia. Desiderosa di possedere il regno dei cieli, nel tempo del
già e del non ancora, la comunità cristiana è chiamata a una carità fattiva ed operosa.
L’orazione colletta propria del terzo ciclo delle letture festive, invece, sintetizza i temi della liturgia della Parola:
la venuta del Cristo glorioso, che la pagina evangelica di Luca descrive con un linguaggio apocalittico, e la fedeltà
di Dio alle sue promesse, al centro della pagina profetica. Il peso delle tristezze e delle angosce di un’esistenza

1 La Famiglia Cristiana nella Casa del Padre. Repertorio di canti per la liturgia, n. 464

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Liturgia
umana fragile e continuamente minacciata offusca la virtù della speranza, che nella preghiera è chiesta con
insistenza perché l’uomo riscopra l’orizzonte escatologico della storia che, incamminata verso una pienezza,
attende, senza paure e confusioni, il ritorno glorioso del Cristo giudice e salvatore.

Preghiera dei fedeli


Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo
particolare si veda il formulario Avvento I (p. 11). È utile che i testi siano adattati facendo riferimento alle
concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti
ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR 70).

Prefazio
Per il prefazio si può utilizzare Avvento I che sviluppa il tema della duplice venuta di Cristo. La preferenza di questo
formulario è legata a quanto suggerito nei testi precedentemente proposti che sviluppano la stessa tematica.
Se, invece, lo si volesse porre in sinergia con la pericope evangelica che presenta il cuore dell’insegnamento
escatologico di Gesù, sarebbe bene pregare con il prefazio Avvento I/A.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione


Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, sia tutte le acclamazioni
che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Mysterium fidei “Annunciamo la tua morte…”,
all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Benedizione
Nella prima domenica di Avvento, per sottolineare l’inizio del cammino intrapreso, si può utilizzare il formulario
per la benedizione solenne propria del tempo (cfr. Messale Romano pp. 428-429).

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Preghiera dei fedeli

Nell’attesa del Redentore,


rivolgiamo le nostre suppliche al Padre che è nei cieli,
perché susciti in tutti il desiderio della salvezza
e ci soccorra in ogni nostra necessità.

R/. Visita il tuo popolo, Signore.

Per tutta la Chiesa: all’inizio di un nuovo Anno Liturgico,


rinnovi il suo slancio missionario,
nel desiderio che tutti gli uomini giungano
a un incontro vivo e profondo con il Signore Gesù.
Preghiamo. R/.

Per coloro che hanno perduto la speranza:


la nostra preghiera e la nostra fraternità
facciano rifiorire in essi la fiducia e
l’impegno per un domani migliore.
Preghiamo. R/.

Per le comunità cristiane:


accogliendo la grazia del Signore che viene,
sappiano vincere l’individualismo e l’indifferenza
per camminare insieme nella ricerca della verità.
Preghiamo. R/.

Per i giovani:
affascinati da Cristo, vedano in lui il modello dell’umanità nuova
a cui ispirare le importanti scelte della loro vita.
Preghiamo. R/.

Per tutti noi:


ascoltando assiduamente la Parola di Dio,
ci sia dato di scorgere nella realtà quotidiana
la presenza salvifica e consolatrice del Signore.
Preghiamo. R/.

Conclusione
O Padre, accogli queste nostre suppliche
e accresci in noi con la forza del tuo Spirito
la fermezza nella fede, il coraggio della speranza,
la sollecitudine dell’amore.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen.

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Parola di Dio
Prima domenica di Avvento C
In breve
Geremia 33,14-16: «Farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra».
Dio ha compassione del suo popolo e di tutti i popoli; ma la sua azione di risanamento si dispiega nel tempo,
per offrire possibilità di conversione. Come un seme che cresce, non come un diluvio che spazza via tutto.

Salmo 24: «Il Signore indica ai peccatori la via giusta».


Il salmo mostra che la benevolenza di Dio si rivolge anche a chi ha perso la strada, perché possa ritrovare il
percorso della vita.

1 Tessalonicesi 3,12-4,2: «Come già vi comportate».


Il punto di partenza dell’esortazione di Paolo è il riconoscimento dell’opera di Dio nella comunità dei credenti,
e della loro risposta di fede. Non l’insoddisfazione per ciò che manca. Dal rendimento di grazie si apre la
possibilità di una crescita, di un miglioramento, fino al compimento.

Luca 21,25-28.34-36: «La forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.


La prospettiva dell’avvento di Cristo rivela la caducità di ogni realizzazione umana. Inquietante per chi vive in
prospettiva mondana, fonte di consolazione per i credenti.

La forza inarrestabile del germoglio di giustizia


L’immagine poetica che nella prima lettura esprime il modo di agire di Dio è quella del germoglio: simbolo di una
realtà che si sviluppa con dolcezza, senza distruzioni, senza sconvolgimenti, ma anche in maniera inarrestabile
e potente. Non è raro vedere, nelle nostre città, marciapiedi sconvolti, sollevati dalle radici degli alberi a lato dei
viali: ciò appare come un disturbo, quasi un attentato “orgoglioso” alla tranquilla, schiacciante cementificazione,
e ci provoca a pensare che quell’albero che storce l’asfalto, che solleva lastre di marmo, è stato un tempo un
piccolo germoglio; a suo modo ci ricorda l’umile forza del Regno di Dio e la inarrestabile espansione della sua
giustizia.

Noi riconosciamo in Gesù quel germoglio: il tempo definitivo è arrivato in lui. La sua croce e risurrezione
hanno inaugurato i tempi nuovi: ogni anno l’Avvento contribuisce a ricordarcelo. Rischiamo di essere soffocati
dal peso delle cattive notizie, dei segnali di malvagità e corruzione, che suscitano emozioni e scandali passeggeri,
e lasciano poi il retrogusto amaro della rassegnazione e della paura. In qualche modo il Vangelo sembra averlo
previsto: “Gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra”. In realtà è una
facile previsione: dove non c’è la speranza data da Cristo, dove non si è sorretti dall’umile attesa del suo Regno,
emerge l’arroganza frettolosa del potere, o la timida remissività dell’impotenza. Dove non c’è la carità divina
che fa riconoscere in ogni uomo un fratello, ci si divide tra manipolatori (pochi) e manipolati (tanti): gli uni con
la frenesia di conquistare e mantenere il potere, gli altri con l’unico desiderio di dissipare tensioni e delusione,
lasciandosi anestetizzare da una qualche forma di piacere o di stordimento.

Restituire la speranza
Gesù ridona speranza, mostra che si può uscire dalla gabbia che sembra inevitabile: “risollevatevi e alzate il capo”;
“vegliate in ogni momento pregando”. Gesù non ha paura di dire parole forti, che impegnano pienamente la
coscienza e la libertà. La mollezza non è misericordia. Chi lascia che le persone si disperdano negli affanni della
vita, chi non offre gioia, ma ubriachezza, non è realmente compassionevole.

Così come sarebbe una pietà monca se Gesù non mostrasse la meta finale, l’avvento definitivo del suo Regno,
identificato a partire dalla sua risurrezione. Dio sta realmente trasfigurando la storia dell’uomo, perché tutto
possa entrare nel rinnovamento della grazia: ogni realtà devastata dal peccato del mondo può essere rigenerata
dalla forza dello Spirito del Risorto.

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Parola di Dio

Trasfigurati dal Signore che viene


I credenti dunque riconoscono l’opera di Dio nella storia: egli continuamente la trasforma, la trasfigura, alimenta
in essa germogli di carità. Serve la fede per riconoscerlo: una fede celebrata assiduamente nella liturgia. La
celebrazione liturgica trasforma lo sguardo e i sensi spirituali, abilitandoli a contemplare ciò che Dio realizza
nella storia; abituandoli anche a contemplare in ogni evento della vita ciò che passa e ciò che resta. Le ricchezze
passano; la carità vissuta, sia con elemosine concrete, sia con la donazione immateriale, resta per sempre di
fronte a Dio. La bellezza passa, del piacere resta poco; le relazioni autentiche restano. La potenza di Dio non
smette mai di produrre effetti permanenti, attraverso le realtà caduche della vita, facendo crescere in noi il
dinamismo della grazia.

Uomini nuovi
Ma noi accogliamo la potenza di Dio nel modo in cui vuole manifestarsi? La seconda lettura parla di “crescere
e sovrabbondare nell’amore”: si tratta della stessa realtà espressa dall’immagine del seme. Non è determinante
la piccolezza iniziale: per la potenza dello Spirito, attraverso una lenta crescita, si arriva alla sovrabbondanza.
Così è lo stile di Dio, nella vita del suo popolo (“il più piccolo di tutti i popoli della terra”, cf. Dt 7,7), nella
vita dei profeti, di Gesù, e infine anche in noi. Paolo riconosce tutto ciò che è già secondo Cristo nella vita
dei Tessalonicesi (“così già vi comportate”), ma rileva che potrà crescere ulteriormente (“possiate progredire
ancora di più”). Il Tempo di Avvento che comincia ci invita a coltivare la speranza: non importa da dove
partiamo; l’amore di Dio vuole farci avanzare fino alla sua stessa misura di amore.

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Salmo responsoriale

(dal salmo 24)

 Ritornello
 42           
3

 
      
A te, Si gno re, in nal zo l’a ni ma mi a, in te con fi do.

  42              
3


        
       
   
Organo
  2       
4 

 Salmista

  

1. Fammi conoscere, Signore, le tue vi e,
2. Buono e retto è il Si gno re,


3. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fe del tà

   



Org.   
   


     
1. insegnami i tuoi sen tie ri.
2. indica ai peccatori la vi a giu sta;

3. per chi custodisce la sua alleanza e i suoi pre cet ti.

    


     
Org.

 


             
1. Guidami nella tua fedeltà e i stru i sci mi, perché sei tu il Dio della mia sal vez za.
2. guida i poveri secon do giu sti - zia, insegna ai poveri la sua vi a.


3. Il Signore si confida con chi lo te - me: gli fa conoscere la sua al le an za.

            


          
Org.

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Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Tu, quando verrai (RN 249)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Canto al Vangelo
Cieli e terra cantano (RN 45)

Presentazione dei doni:


Benedetto sei tu, Signore (RN 260) oppure silenzio

Comunione:
Alzate gli occhi (RN 43)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

Alzate gli occhi (RN 43)

Testo: G. Fazzini
Musica: M. Nosetti
Fonti: ElleDiCi
Uso: ingresso, comunione
Forma musicale: innodia responsoriale

1. Alzate gli occhi, giungerà


lo sposo mite e umile:
faremo festa intorno a Lui!
La terra è un solco aperto ormai:
fiorisca vera novità
e sbocci redenzione in noi!

Amen! Amen!
Segno di salvezza,
tu verrai nell’uomo:
Verbo vivo fatto carne.

2. Aprite i cuori, viene il Re:


è creatura fragile,
ma solo in Lui la vita!

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Repertorio per Celebrare
Ed ecco, Tu ci svelerai
del Padre il nome: Amore;
e resterai il Dio con noi!

Amen! Amen!
Segno di salvezza,
tu verrai per l’uomo:
o radice di speranza.

3. Credete in lui: ritornerà


la sua promessa a compiere
e brillerà il suo volto in noi!
Dimora in te la libertà
e le catene spezzerai,
di carità ci vestirai!

Vieni! Vieni!
Segno di salvezza,
tu vivrai con l’uomo:
o parola di alleanza.

Il testo
L’Avvento è tempo di speranza, di attesa e di vigilanza. «Cristo viene!». Viene a visitarci e a salvarci. Il testo
prende in prestito diverse immagini tratte dalle Sacre Scritture dei tre cicli di letture del tempo di Avvento.
Un testo dai versi incisivi, sciolto, con ritmo vivace che culmina nei tre ritornelli-acclamazione che hanno in
comune il solo verso “Segno di Salvezza” che richiama il Prefazio di Avvento I:
“Al suo primo avvento
nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.”
«Cristo viene!». Maranatha!

La musica
Una melodia non banale, in alcuni punti non immediata, ma efficace, asciutta, attenta alla parola cantata.
L’indicazione “con libertà” posta all’inizio della strofa è da tradurre meglio con “sul testo”, cioè si faccia aderire
bene la parola alla linea melodica rispettando gli accenti e senza sacrificarla eccessivamente in asettici schemi
ritmici. Il ritornello, dalle linee più semplici, richiede una esecuzione ben cadenzata con buona articolazione.

Quando e come utilizzarlo


Un incisivo canto di ingresso per la I e II domenica di Avvento che può essere eventualmente utilizzato anche
come canto di comunione.
Non è un canto da improvvisare, ma da preparare con attenzione sia per chi accompagna all’organo che per il
coro.
Le strofe possono essere eseguite anche da due solisti: il primo canta i tre versi iniziali e il secondo i rimanenti. Fare
attenzione a rispettare tutte le indicazioni dinamiche in particolare quelle del ritornello. Un inno responsoriale
da gustare senza indugiare con tempi lenti: si rispetti l’energico ritmo testuale.

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Preghiera in Famiglia

Candela del profeta

Inizio
Quando la famiglia è riunita, tutti si fanno il segno di croce, mentre un genitore dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 
R/. Amen.

Quindi dice:
Lodiamo Dio, che molte volte ha offerto agli uomini la sua amicizia
e per mezzo dei profeti ha insegnato a sperare nella salvezza.
R/. Benedetto nei secoli il Signore. 

Il genitore introduce la celebrazione dicendo:


Iniziamo nella nostra famiglia il cammino di Avvento
durante il quale il Signore ci invita a preparare le vie
a Gesù che viene per noi.
Accendiamo la prima candela di questo cammino.
Essa ci ricorda la predicazione del profeti
che annunciarono con gioia la venuta del salvatore Gesù,
l’Emmanuele, il Dio con noi.

Lettura biblica
Dal Libro del profeta Isaia (7,13-14)

Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio?
Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà
Emmanuele.

Responsorio
I profeti l’avevano annunciato.
R/. Il Salvatore nascerà dalla Vergine Maria.

Accensione della prima candela


Un figlio accende la prima candela. Se si ritiene opportuno si può cantare:
Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Annuncia il profeta la novità:
il re Messia ci salverà.
Lieti cantate:
gloria al Signor!
Nascerà il Redentor.

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Preghiera in Famiglia
Orazione
Il genitore, dopo l’accensione della candela, dice:
O Signore, che hai inviato i profeti
ad annunciare la venuta del Cristo, tuo Figlio,
fa’ rispendere su di noi la tua luce,
perché, illuminati dalla tua Parola,
camminiamo verso di Te con cuore generoso e fedele

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen.

Conclusione
Il genitore conclude il rito dicendo: 
Il Signore Dio ci benedica e ci custodisca nel suo amore.
R/. Amen.

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Sussidio di Avvento e Natale 2018

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18
8 DICEMBRE
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Mimmo PALADINO - tecnica mista e foglia d’oro su carta - 200x290 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

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20
Liturgia
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
8 dicembre

«O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine
benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni
creatura».
(Dai «Discorsi» di sant’Anselmo – Ufficio delle letture, Solennità dell’Immacolata Concezione)

L’Immacolata Concezione
Nei ritmi dell’anno liturgico l’Avvento è il tempo mariano per eccellenza, lo ricorda chiaramente Paolo VI
nel paragrafo 4 della Marialis Cultus: «In tal modo i fedeli, che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento,
considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello
e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode. Vogliamo,
inoltre, osservare come la Liturgia dell’Avvento, congiungendo l’attesa messianica e quella del glorioso ritorno
di Cristo con l’ammirata memoria della Madre, presenti un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto
quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare – come è accaduto talora in alcune forme di pietà popolare
– il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento, che è Cristo; e faccia sì che questo periodo –
come hanno osservato i cultori della Liturgia – debba esser considerato un tempo particolarmente adatto per il
culto alla Madre del Signore: tale orientamento Noi confermiamo, auspicando di vederlo dappertutto accolto e
seguito» (Marialis Cultus, 4).
La figura di Maria nel tempo di Avvento viene presentata ad ogni cristiano come l’icona dell’attesa fiduciosa
e vigilante, della disponibilità attenta e concreta al Mistero di Dio. Per questo la solennità dell’8 dicembre,
«celebrazione congiunta della Concezione immacolata di Maria, della preparazione radicale (cfr. Is 1,1. 10) alla
venuta del Salvatore, e del felice esordio della Chiesa senza macchia e senza ruga» (Marialis Cultus, 3), si inserisce
pienamente nel mistero che questo tempo liturgico celebra.
La festa dell’Immacolata svela la vocazione della Chiesa che come Maria deve essere «gloriosa, senza macchia
né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27). Al medesimo tempo essa illumina il cammino
dell’uomo chiamato alla santità, comunicata dalla grazia del Battesimo.

Celebrazione eucaristica
Nello sfondo dell’Avvento, il mistero della Concezione immacolata di Maria, in quanto preparazione fontale
alla nascita di Gesù, si armonizza bene con alcuni temi portanti del tempo: anch’essa rinvia alla lunga attesa
messianica e richiama profezie e simboli dell’Antico Testamento, usati pure dalla Liturgia dell’Avvento (cfr.
DPPL, 102). Ci aiuteranno a scoprire questo stretto rapporto le tre dense pagine della Scrittura proposte
dall’odierno Lezionario: la drammatica pagina della caduta dei progenitori, il racconto dell’annuncio dell’Angelo
a Maria, l’inno di benedizione a Dio che chiama tutti a essere santi e immacolati nell’amore.
In considerazione di una celebrazione che sappia valorizzare il senso della festa, ma anche situarsi nei primi
passi del cammino di Avvento, è utile che non si interrompa in modo drastico la sobrietà di questo tempo. Ci
si adoperi, anche, a prestare attenzione, nell’ottica della forza evangelizzatrice della pietà popolare (cfr. Evangelli
Gaudium, 122-126), al sentimento dei fedeli verso l’Immacolata, che ha dato luogo a svariate manifestazioni
religiose (cfr. DPPL, 102).
Si raccomanda di non inserire all’interno della corona d’Avvento, ceri legati alla solennità dell’Immacolata
Concezione, al fine di non snaturare il segno.

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Liturgia
Spazio liturgico e composizioni floreali
Nella solennità dell’Immacolata è bene valorizzare nello spazio liturgico l’immagine della Vergine Maria venerata
nella comunità. Se si ritiene opportuno, è possibile sistemare in un luogo adatto l’immagine dell’Immacolata o
l’icona dell’Annunciazione oppure della Panaghia. La sistemazione, però, non distolga l’attenzione dei fedeli e
non infici l’armonia dei luoghi liturgici del presbiterio.
L’addobbo floreale non anticipi la solennità del Natale, ma al tempo stesso esprima il senso della solennità.

Monizione d’inizio
Oggi la Chiesa celebra la Vergine Maria nel mistero della sua Immacolata Concezione che come un faro illumina
questo tempo di attesa vigilante del Salvatore. Mentre avanziamo incontro a Dio che viene, la liturgia odierna
ci invita a guardare Maria che «brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in
cammino» (Lumen gentium, 68). Raccogliamoci in preghiera e, con gioia ed esultanza, accogliamo la processione
d’ingresso con il canto.

Riti d’Introduzione

a. Saluto liturgico
Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare uno dei seguenti proposti dal Benedizionale:
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, 
nato da Maria Vergine, 
l’amore di Dio Padre 
e la comunione dello Spirito Santo, 
sia con tutti voi. 

Oppure:
Cristo, Figlio di Dio, 
che si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria,
sia con tutti voi.

b. Atto penitenziale
Per l’atto penitenziale si fanno due proposte rituali. È possibile dire il Confiteor seguito dal Kyrie eleison. Si ricorda
che il Kyrie «essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito
viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore» (OGMR 52).

In sostituzione del Confiteor si possono proporre i seguenti tropi:


Signore, Figlio di Dio, che sei nato dalla Vergine Madre, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Cristo, Nuovo Adamo, che sciogli la primitiva condanna, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Signore, Benedizione del Padre, che riempi di gioia tutte le cose, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

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Liturgia
c. Orazione Colletta
L’orazione colletta è una sintesi del dogma dell’Immacolata Concezione; afferma, infatti, il testo negli
ampliamenti che precedono la petitio: «Nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna
dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato». Degni di
nota sono i verbi «preparare» e «preservare». Il primo guarda all’intera storia della salvezza: rinvia alle promesse
veterotestamentarie e orienta all’imminenza dell’Incarnazione del Verbo. Il secondo, invece, designa la peculiare
modalità dell’intervento divino in Maria, non sfiorata dal veleno del peccato e della colpa.

Preghiera dei fedeli


Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo
particolare si veda il formulario proprio per la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
(p. 97). È utile che i testi siano adattati facendo riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti,
comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal
Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Prefazio
Si usi il prefazio proprio, Maria felice inizio della Chiesa che, nell’embolismo, utilizzando Efesini 5,7 e ispirandosi
alla dottrina del capitolo VIII di Lumen Gentium, sintetizza i temi teologici dell’immacolato concepimento di
Maria.

Venerazione dell’immagine della Vergine


Conclusa l’orazione dopo la comunione, è opportuno rivolgere un particolare saluto alla Vergine venerando una
sua immagine. Il presidente può introdurre l’atto di omaggio con queste parole o altre simili:
Fratelli e sorelle,
al termine di questa celebrazione dell’Eucarestia
rechiamoci idealmente anche noi con l’Arcangelo Gabriele presso la Vergine Maria
e porgiamo il saluto a Colei che è Madre e nutrice della nostra vita:

Mentre l’assemblea si unisce nel canto di un’antifona mariana, preferibilmente l’Ave Maria, il celebrante può
incensare l’immagine o portarsi in sua prossimità. Al termine dell’antifona il presidente può recitare la seguente
orazione tratta dalla raccolta delle Messe della Beata Vergine Maria (p. 6):

O Dio, che all’annunzio dell’Angelo


hai voluto che il tuo Verbo
si facesse uomo nel grembo verginale di Maria,
concedi al tuo popolo,
che la onora come vera Madre di Dio,
di godere sempre della sua intercessione presso di te.
Per Cristo nostro Signore.

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Liturgia
Benedizione e congedo
Si propone la Benedizione solenne nel Tempo di Avvento presente nelle Messe della beata Vergine Maria (p. 222-
223):

Discenda su di voi la grazia di Dio Padre,


il cui Verbo si è fatto carne
nel grembo della Vergine Maria
per salvare il genere umano.
R/. Amen.

Dimori sempre nei vostri cuori


Cristo nostra pace,
che Maria, figlia di Sion,
attese con gioia nella sua prima venuta.
R/. Amen.

Lo Spirito Santo
vi illumini e vi rinnovi,
perché, vigilanti nella preghiera
ed esultanti nella lode,
possiate incontrare il Signore
quando verrà nella gloria.
R/. Amen.

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Preghiera dei fedeli
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
8 dicembre

Nella Vergine Madre preservata dal peccato originale


Dio ci offre l’immagine dell’umanità nuova,
che partecipa in pienezza alla vittoria di Cristo.
Per intercessione di Maria Immacolata,
innalziamo al Padre la nostra preghiera.

R/. Benedici e proteggi i tuoi figli, Signore.

Perché la Chiesa di Cristo,


a imitazione di Maria, Vergine e Madre,
vada incontro al Signore che viene.
Preghiamo. R/.

Perché la potenza del Signore


tolga dalla nostra vita il peso e la tristezza del peccato
e ci faccia gustare la vera libertà dei figli.
Preghiamo. R/.

Perché il popolo cristiano riconosca in Maria Immacolata


un segno di consolazione e di speranza
in mezzo alle prove della vita.
Preghiamo. R/.

Perché ogni vita nuova concepita nel grembo materno


sia accolta e custodita come un valore intangibile
e una benedizione di Dio.
Preghiamo. R/.

Perché l’Eucaristia che celebriamo


sia per tutti noi lievito di purezza e di santità,
che ci rinnova nel corpo e nello spirito.
Preghiamo. R/.

Conclusione
O Signore, che in Maria Immacolata
hai fatto risplendere sul mondo l’aurora della salvezza,
rendi feconda l’opera della tua Chiesa,
perché tutti gli uomini, per tua misericordia,
siano rigenerati nel tuo amore.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen.

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Parola di Dio
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
8 dicembre
In breve
Genesi 3,9-15.20: «Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna».
Una lotta senza fine, da secoli la lotta tra corruzione e purezza senza un’apparente soluzione. Ogni volta che
viene sconfitto, il peccato si ripresenta.
Salmo 97: «Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie».
Efesini 1,3-6.11-12: «In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo».
Luca 1,26-38: «Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce».

In Maria una vittoria piena, il sì definitivo alla parola divina, la totale fiducia nell’opera di Dio, un discepolato
fino alla croce.

La purezza perduta
Il brano dal libro della Genesi mostra con un’acuta drammatizzazione letteraria l’esperienza della caduta e della
scoperta del peccato; il ritaglio della pericope pone l’attenzione prevalente alle conseguenze, a ciò che accade
dopo che il comandamento buono di Dio è stato ignorato.
Da parte di Dio, rimane la sollecitudine e la ricerca della creatura umana. Da parte dell’uomo, si instaura un
nuovo atteggiamento di paura, determinato dalla scoperta della propria “nudità”, cioè la fragilità costitutiva. La
prospettiva di “diventare come Dio” è andata completamente delusa. Però è subentrata la paura di Dio e anche
la paura dell’altro.
In realtà Dio resta dalla parte dell’uomo. Il serpente tentatore riceve una parola di maledizione; il suo operato è
apertamente condannato. Si constata tuttavia una frattura nella storia umana: lo sguardo rivolto al futuro vede
una continua lotta, una tensione ininterrotta tra la discendenza del serpente e la discendenza della donna. La
tradizione dei Padri definisce il brano “protovangelo”, vedendo in esso un annuncio del Messia.

L’inimicizia tra il serpente e la stirpe della donna


Può essere utile valutare con attenzione il valore esatto delle parole finali di Dio: non si proclama infatti una
salvezza automatica e prodigiosa. Non è, in senso proprio, un annuncio di vittoria, come avviene per le profezie
vere e proprie. Qui non si dice in anticipo l’esito della lotta. In senso primario, si annuncia che ci sarà “inimicizia”
tra la stirpe del serpente e la stirpe della donna, e si fa intravvedere una lotta incerta: da una parte si tenta di
schiacciare, dall’altra si cerca di mordere.
Già però nella proclamazione di inimicizia sta una importante risorsa. Prima ancora che annunciare la vittoria,
è essenziale che sia riconosciuta la lotta. Ciò che è avvenuto nel giardino infatti si configurava come una sorta
di “intesa” tra il serpente e la donna, che ha ceduto alla sua seduzione. La stessa seduzione è ancora attiva, e
tutte le vicende umane, fino ai giorni nostri, lo mostrano. La tentazione più pericolosa è proprio la negazione
della lotta, l’acquiescenza indifferente. Come se essere pienamente umani significhi automaticamente essere
compromessi con il peccato.
Solo per la parola e l’iniziativa di Dio si può avere la percezione della piena incompatibilità tra noi e il male.
Solo la misericordia di Dio mostra in che modo intendere una simile incompatibilità in maniera non distruttiva,
salvando la relazione con la persona caduta nel peccato. Non siamo fatti per il male. Restiamo creature ostili alla
malvagità, anche se sottoposte alla sua seduzione.

Senza fine?
Si pone quindi la domanda su quanto possa durare questa lotta. Uno sguardo al passato, al presente, al prossimo
futuro, sembra condurre ad una desolante conclusione: il conflitto sarà senza fine. Ogni buona realizzazione

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Parola di Dio
sembra infrangersi contro i colpi di coda della corruzione. Dietro la facciata della pace, si agitano nuovi venti di
guerra. Da dove è possibile ripartire? Che cosa possono fare i credenti, nella loro piccolezza, contro l’enormità
del male? Proseguendo sulla stessa linea di interrogazione, non possiamo fare a meno di chiederci se davvero
abbia valore la Parola di Dio. Si compiranno davvero le profezie di pace?

L’ascolto integrale
Nel brano evangelico dell’Annunciazione, le parole dell’angelo sono una riproposizione sintetica delle profezie
di salvezza; gli elementi essenziali che lo costituiscono sono la figliolanza che si genera da Maria, la relazione
con Dio, il Regno. Sono esclusi dalla sintesi gli attributi militari, la rivalsa sul male, l’annuncio di abbondanza
materiale e di ricchezza tangibile. Gli stessi elementi sono presenti nella seconda lettura, trasposti al livello dei
credenti (Ef 1,3-6.11-12): si parla di una rinascita (benedizione spirituale), di una relazione di figliolanza con
Dio (figli adottivi), del ricevere l’eredità (concetto biblicamente equivalente al Regno). L’evangelista e l’apostolo
mostrano così il nucleo fondamentale della profezia; esso è già compiuto in Maria, già realizzato nella Chiesa. Si
richiede però una piena adesione di fede: Maria si rivela l’ascoltatrice perfetta delle profezie, la sua fede si apre
senza forzature all’iniziativa di Dio. La solennità dell’Immacolata intende appunto celebrare la potenza della sua
fede, non contaminata dall’esperienza del peccato.

Dalla vergogna alla fierezza


La nostra esperienza quotidiana, di persone segnate dal peccato, ci fa rendere conto che non siamo altrettanto
docili come Maria. Per noi il passaggio diventa più complesso. La coscienza del male compiuto, la frustrazione
della tentazione, la vergogna radicale di non corrispondere alle proprie aspettative segnano profondamente
la coscienza; come già si diceva sopra, si cade facilmente nella tentazione più grande: quella di vedersi
irrimediabilmente compromessi, inevitabilmente connaturati al male. Ciò è inevitabile se si resta in una
prospettiva mondana. La solennità di oggi ci conduce a vedere un altro punto di vista: l’umanità, portatrice di
salvezza, di Maria, di Gesù, di coloro che sono stati scelti “per essere santi e immacolati” di fronte a Dio “nella
carità” (Ef 1,4). Da subito dunque possiamo fidarci delle profezie di pace, e abitare in esse: perché come si sono
compiute in Maria, nei discepoli del Signore, nei Santi, così sono visibili, subito, anche in noi, pur nella lotta che
perdura. Dalla vergogna del peccato si passa alla fierezza della grazia: la consapevolezza di essere figli amati da
Dio, anche in mezzo alle prove della vita.

Fino alla croce


Maria, pur con la sua fede limpida e sciolta, deve ugualmente compiere il percorso del discepolato, di una
progressione nell’adesione al Figlio; e come Maria segue Gesù fino alla croce, anche noi siamo chiamati a
ripercorrere le sue orme, fino al nostro modo di partecipare alla croce di Cristo. Se infatti è vero che in noi la
trasfigurazione, il passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo è già realizzato, è anche vero che il mondo è
ancora in attesa: non ha ancora pienamente accolto la misericordia; ancora si dibatte nei suoi progetti di violenza
e sopraffazione. Portatori di pace in un mondo di guerra, i credenti non possono fare a meno di incontrare la
croce, in una delle sue forme: sapremo restare saldi, come Maria restò ai piedi della croce del Figlio?

Utopia e realtà
Non si sta proponendo un vano dolorismo. Né si sta riducendo il vangelo a utopia: anche se il pericolo esiste.
Ci può essere confusione tra la nostra fantasia e l’ascolto profetico, tra la fede nella Parola divina, e l’ostinazione
sui nostri sogni, più o meno coincidenti con quelli di Dio. Da Maria impariamo anche a discriminare tra l’utopia
personale e l’autentico servizio a Dio: deve avvenire una gestazione, un portare nella propria carne i germogli
della Parola. Il sì autentico è quotidiano, non velleitario: difficilmente diventa un proclama sbandierato. Il sì di
Maria resta racchiuso a lungo nell’intimità della sua casa, custodito nel segreto del cuore; e non si interrompe
con la nascita del figlio, ma prosegue seguendolo fino alla risurrezione, fino al costituirsi della Chiesa (Atti 1,12-
14), quando l’azione riferita a Maria è essenzialmente quella di “perseverare nella preghiera”. Resteremo anche
noi perseveranti con lei?

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Salmo responsoriale

(dal Salmo 97)

 Ritornello
 3 
4         42         
3

  


Can ta te al Si gno re un can to  nuo vo, 
per ché ha com piu to me ra vi glie.

 3
4         42 
3

   

  
         
3

  3      
Organo

2    
4 4 

 Salmista

           
1. Cantate al Signore un can to nuo vo, 1. perché ha compiuto me ra vi glie.
2. Il Signore ha fatto conoscere la sua sal vez za, 2. agli occhi delle genti ha rivelato la sua giu sti zia.


3. Tutti i confini della terra han no ve du to 3. la vittoria del no stro Di o.

          
     
       
  
Org.


      
   
  
1. Gli ha dato vittoria la su a de stra e il suo brac cio san to.
2. Egli si è ricordato del 
su o a mo re, della sua fedeltà alla casa d’I sra e le.


3. Acclami il Signore tut ta la ter ra, gridate, esultate, can ta te in ni!

       
      
 
 
 
 
        
Org.

   

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Repertorio per Celebrare

Ingresso
Gioisci, piena di grazia  (RN 215)

Salmo Responsoriale
proposta musicale CEI

Canto al Vangelo
Cieli e terra cantano (RN 45)

Presentazione dei doni


Ave Maria - gregoriano (RN 209)

Comunione
Grandi cose (RN 216)

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29
Preghiera mariana in Famiglia

Premessa
Il giorno della solennità dell’Immacolata Concezione, la famiglia si riunisce attorno a un’immagine della Beata
Vergine Maria. Non manchi una candela accesa e un mazzo di fiori.

Inizio
Quando la famiglia è riunita, tutti si fanno il segno di croce, mentre un genitore dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 
R/. Amen.

Quindi dice:
Lodiamo Dio che ha preservato la Vergine Maria 
da ogni macchia di peccato originale
per essere la madre di Gesù.
R/. Benedetto nei secoli il Signore. 

Il genitore introduce la celebrazione dicendo:


La Chiesa oggi celebra l’Immacolata Concezione.
Ci riuniamo attorno alla Madre di Gesù e Madre nostra.
In questo tempo di Avvento
Maria sia per noi modello per accogliere
Gesù che viene ad abitare in mezzo a noi.

Lettura biblica
Dal Vangelo secondo Luca (1, 26-37)

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei,
disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che
senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco:
concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.... Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile?
Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la
potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio… nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

Padre nostro, Ave Maria (una per ogni componente della famiglia).
Gloria al Padre.

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30
Preghiera mariana in Famiglia
Orazione
Il genitore dice:

Preghiamo.
Padre santo, tu hai voluto
che all’annunzio dell’angelo la Vergine Maria
divenisse la madre del tuo Figlio Gesù;
fa’ che, seguendo il suo esempio,
possiamo aderire sempre alla tua parola
e anche noi essere un giorno chiamati beati.

Per Cristo nostro Signore.

R/. Amen.

Conclusione
Il genitore conclude il rito dicendo: 
Per intercessione di Maria Santissima,
il Signore Dio ci benedica e ci custodisca nel suo amore.
R/. Amen.

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31
Sussidio di Avvento e Natale 2018

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32
9 DICEMBRE
SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

Enrico DELLA TORRE - tempera e collage su carta - 300x210 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

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34
Liturgia
Seconda domenica di Avvento C

«Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3).
Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l’avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l’umanità
della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando
Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio»
(Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo – Ufficio delle letture, Seconda domenica di Avvento)

Celebrazione eucaristica
In questa seconda domenica di Avvento la liturgia presenta: la voce severa di Giovanni il Battista che si colloca
in un puntuale quadro storico; il canto di Baruc che ha come tema la fine dell’esilio di Gerusalemme e loda
l’opera di Dio nella storia del popolo; l’esortazione di Paolo a crescere nella carità, nella conoscenza e nel
discernimento rivolta alla comunità di Filippi.

Spazio liturgico e composizioni floreali


Per le composizioni floreali si suggerisce di inserire - salvaguardando sempre la sobrietà dell’Avvento e la nobile
semplicità del linguaggio liturgico – alcuni elementi come la sabbia o le pietre che possono richiamare la figura
di Giovanni il Battista.

Monizione d’inizio
Nelle tappe del tempo di Avvento la liturgia pone in risalto alcune figure che sostengono l’attesa della Chiesa,
desiderosa di incontrare il suo Sposo, Cristo Gesù. Al centro di questa domenica c’è Giovanni il Battista, l’amico
dello Sposo, la cui voce riecheggia con forza nel deserto affinché la Parola eterna possa essere accolta con gioia
nel cuore di ogni uomo.
Raccogliamoci in preghiera e, accogliendo l’ingresso dei ministri, cantiamo al Signore che viene per salvare il suo
popolo e far sentire la sua voce potente.

Riti d’Introduzione

a. Saluto liturgico
Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare quello tratto da 2Ts 3,5 che si pone in continuità
con la preghiera di Paolo, espressa nella seconda lettura, perché la carità della Chiesa di Filippi possa crescere in
conoscenza e in pieno discernimento:

Il Signore, che guida i nostri cuori nell’amore


e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

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35
Liturgia
b. Corona d’Avvento
Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la seconda candela d’Avvento. Il
presidente può usare queste parole o altre simili:

Fratelli e sorelle carissimi,


la voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità
e ci esorta raddrizzare le nostre vie e a lasciarci guidare dalla parola di Dio.
Accendiamo, oggi, la seconda candela d’Avvento,
con la certezza della fede che il Signore Gesù
continua ad offrire la salvezza ad ogni uomo e ad ogni popolo.

Un ministro accende la seconda candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende
una luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, suggerisce una strofa diversificata per ogni
settimana. Per questa prima settimana si useranno le strofe 1 e 3.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:


O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così
generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni
nei secoli dei secoli.
(Dalla Liturgia Ambrosiana)

c. Atto penitenziale
Per l’atto penitenziale si usi la seconda formula del Messale (p. 296) che mette insieme un versetto del salmo 50,
3.6 e l’invocazione tipica del tempo di Avvento tratta dal Salmo 84,8:

Pietà di noi, Signore.


R/. Contro di te abbiamo peccato.

Mostraci, Signore, la tua misericordia.


R/. E donaci la tua salvezza.

È bene valorizzare anche il canto del Kyrie eleison. Come ben puntualizza l’Ordinamento del Messale, il Kyrie
«essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene
eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore» (OGMR 52).

d. Orazione Colletta
Come orazione colletta si possono usare indistintamente quella comune o quella alternativa per l’anno C
riportata in Appendice.
In preparazione delle feste natalizie e nell’attesa del ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi, nell’orazione
«Dio grande e misericordioso» si rivolgono due petizioni. Nella prima si chiede a Dio che le opere terrene, legate
alla ferialità e alla contingenza della vita, non affievoliscano la tensione spirituale dell’uomo in cammino verso
la pienezza dell’incontro con Cristo. Nella seconda, invece, s’implora il dono della sapienza celeste, necessario
per guidare l’uomo nel cammino di comunione con Cristo Gesù.
La colletta alternativa, propria dell’anno C, forte della spiritualità dell’Avvento, sintetizza i temi principali della
predicazione di Giovanni il battezzatore: il cammino di conversione dell’uomo e la prossimità della venuta
di Dio. Per questo, dopo l’invocazione e i suoi ampliamenti, l’assemblea, che si prepara a celebrare con fede
ardente la venuta del Signore Gesù Cristo, chiede a Dio di raddrizzare nei cuori i suoi sentieri e di spianare le
alture della superbia umana. È necessario ricordarsi, però, che la conversione del cuore è il dono di una vita

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36
Liturgia
aperta alla grazia, ma anche di un confronto sincero con la Parola che salva.
Qualora si opti per la prima si propone di usare quella propria dell’anno come orazione conclusiva per la
preghiera universale. In questo caso il presidente si ricordi di terminarla con la conclusione breve.

Preghiera dei fedeli


Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo
particolare si veda il formulario Avvento II (p. 12). È utile che i testi siano adattati facendo riferimento alle
concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti
ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Prefazio
Come indicato dal Messale Romano, nelle domeniche e nelle ferie fino al 16 dicembre si dovrà utilizzare
prefazio Avvento I o Avvento I/A. Entrambi i testi eucologici hanno uno sviluppo principalmente escatologico,
trattando rispettivamente la duplice venuta di Cristo e il ritorno glorioso di Cristo, giudice e Signore della storia,
alla fine dei tempi.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione


Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, che tutte le acclamazioni
che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Misterium fidei “Annunciamo la tua morte…”,
all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Benedizione
Per la benedizione si propone di utilizzare come formulario la benedizione super populum n. 6 proposta dal
Messale Romano alla p. 447 che presenta alcuni temi proposti tanto dal Lezionario quanto dall’eucologia di
questa II domenica d’Avvento:

O Dio, proteggi il tuo popolo


perdona i nostri errori e convertici al tuo amore,
perché possiamo servirti con piena dedizione. Per Cristo nostro Signore.

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37
Preghiera dei fedeli

Fratelli e sorelle,
invochiamo Dio, datore di ogni bene,
perché ci sostenga nella fede
e ci disponga ad accogliere con gioia
la venuta del Salvatore.

R/. Venga, Signore, il tuo regno di giustizia e di pace.

Per la Chiesa diffusa nel mondo:


sia testimone credibile di Gesù che viene piccolo e povero
per rivelarci l’amore del Padre.
Preghiamo. R/.

Per i popoli che ancora non conoscono il Vangelo:


l’amore fraterno tra cristiani
susciti il desiderio di conoscere il Signore della vita
e di accogliere il dono della sua salvezza.
Preghiamo. R/.

Per la giustizia e la pace nel mondo:


gli egoismi, le chiusure e gli interessi di parte
cedano il posto all’accoglienza, alla fraternità e alla comunione.
Preghiamo. R/.

Per i poveri, gli oppressi, gli sfruttati:


la loro causa trovi un giusto riconoscimento e un attivo interessamento
in chi opera per una società aperta e solidale.
Preghiamo. R/.

Per noi qui presenti:


nell’attesa del Signore ci convertiamo nel profondo del cuore,
resi capaci di concrete scelte di vita
per il bene dei fratelli.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Venga in nostro aiuto il tuo Santo Spirito,
o Dio fonte della vita,
e il nostro impegno evangelico
diventi germe dei nuovi cieli e della nuova terra.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen.

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Parola di Dio
Seconda domenica di Avvento C

In breve
Baruc 5,1-9: «Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui».
Alle vesti del lutto si sostituisce lo splendore della gloria di Dio. Al tempo dell’afflizione subentra il tempo della
festa.

Salmo 125: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia».
L’esperienza dolorosa del fallimento si rivela una semina feconda, che genera un raccolto abbondante.

Filippesi 1,4-6.8-11: «La vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento».
Il momento puntuale della conversione non basta: diventa una svolta a partire dalla quale è possibile una
crescita continua.

Luca 3,1-6: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio».


L’annuncio profetico non ha per protagonista il profeta, né il popolo, né le comunità credenti che si mettono al
servizio della Parola; l’annuncio profetico ha per protagonista Dio stesso che vuole offrire la salvezza ad ogni
uomo.

Seconda domenica di Avvento e solennità dell’Immacolata


Possiamo considerare insieme alcuni grandi temi teologici che uniscono la seconda domenica di Avvento e
la celebrazione dell’Immacolata. Siamo invitati a prendere atto dell’esperienza devastante del peccato e del
percorso di riscatto offerto da Dio. Dopo l’amarezza del fallimento, la misericordia che apre nuove possibilità.

Il tempo dell’afflizione
Nella profezia di Baruc, rivolta a Gerusalemme, si parla del passaggio dal tempo dell’afflizione al tempo della
rinascita. Se Dio è misericordioso, come è possibile che sia necessario il tempo della prova? Occorre considerare
che il Dio misericordioso, che protegge l’orfano e la vedova, non può accettare la collusione con il male, che
comporta necessariamente che i poveri vengano calpestati. L’esperienza storica dell’antico popolo di Israele
mostra come, inevitabilmente, all’idolatria e al rifiuto del Dio unico si associ la disgregazione, la distruzione
della solidarietà e della fraternità. Il tempo della prova dunque non serve tanto a Dio quanto a un popolo che
si è talmente confuso con il peccato da non sopportare il contatto con la santità e la misericordia divina, e che
quindi non è in grado di agire al suo interno secondo la giustizia propria di Dio.

Le vesti della gioia


L’immagine che esprime il passaggio, la fine del tempo dell’afflizione, è l’immagine dell’abito, o meglio, di un
cambiamento d’abito: cade la veste del lutto, si può indossare “lo splendore della gloria che viene da Dio”.
Spesso nella Bibbia il simbolismo del rivestimento indica una trasformazione dell’identità profonda, la piena
assunzione della propria identità. Nella mentalità orientale, il corpo nudo non ha un particolare significato di
verità e bellezza: ricordiamo ad esempio che nei primi secoli del cristianesimo, anche il Crocifisso è raffigurato
vestito di una tunica, per attenuare lo scandalo della nudità e della pena infamante. L’abito, il diadema, il nome
nuovo, fanno parte dell’immaginario sponsale e regale, che ritroveremo anche la prossima domenica. Infatti il
padre buono, nella parabola dei due figli, appena il figlio minore ritorna, dà il comando di rivestirlo, di mettergli
l’anello al dito (Lc 15,22): segno di una ritrovata identità di figlio, segno di una ritrovata dignità di padrone di
casa.

L’iniziativa divina
L’immagine del rivestirsi di gloria mette in evidenza un’altra consapevolezza importante: se si “ristabilisce la
sorte” (cf. Sal 125,1.4), ciò avviene solo perché Dio stesso interviene, suscitando il profeta, mandando il Figlio,

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39
Parola di Dio
inviando l’Apostolo, costituendo la sua Chiesa… Se il punto di partenza non è l’accoglienza del dono divino, si
finirà per ricadere nella tragica spirale della ripetizione dei fallimenti del passato, senza possibilità di uscirne. La
conversione e il battesimo predicati da Giovanni si collocano in una simile prospettiva (Lc 3,3-4).

La Parola al tempo di Tiberio Cesare


Durante l’impero di Tiberio, di cui vengono ricordati i subalterni che esercitano il potere sulla Terra Santa, si
verifica un evento che ha la stessa importanza storica e che merita di essere annoverato tra gli annali: “la parola
di Dio venne su Giovanni” (Lc 3,2). Tutto ciò che Giovanni dice e fa deriva dall’accoglienza della Parola, ed egli
invita tutti a fare lo stesso. A partire da uno solo il contagio raggiunge tutti: non è una malattia, è un contagio che
risana. Le vie tortuose cominciano a raddrizzarsi. La Parola non agisce da sola, in maniera magica e automatica:
si innesta nella vita degli uomini e delle donne del popolo di Dio, e dall’interno li trasforma. Noi che abbiamo
già accolto Gesù riconosciamo l’importanza di rifare continuamente lo stesso percorso di purificazione e
accoglienza. Anche noi siamo tentati di ricadere nell’assuefazione di una fede dichiarata ma insignificante.

Il Signore accompagna il cammino del suo popolo


L’esperienza religiosa dell’antico popolo di Israele mostra che, se si resta nella prospettiva mondana, non si
impara dai propri fallimenti. Si può imparare dagli errori solamente se si ha davanti una seconda possibilità, se
si vede davanti una speranza. Si può imparare dagli errori solamente se si ha qualcuno al fianco, non solo per
rimproverare, ma per aiutare a rialzarsi. Altrimenti si reagisce semplicemente pensando di essere colpiti da un
destino crudele. Non si percepisce la propria parte di responsabilità.

Dio è colui che sta al fianco, anche nel momento in cui si sperimenta il fallimento dovuto al proprio egoismo
e alle proprie scelte negative, non solo sbagliate, non solo mal calcolate, ma causate dalla malvagità. Il Battista
nel Vangelo è il segno della benevolenza di Dio, che sta in mezzo al suo popolo e lo esorta a staccarsi dalla
connivenza con l’ingiustizia e l’indifferenza. Anche Paolo, nella seconda lettura, si pone come colui che segue
con affetto la crescita dell’“opera buona” cominciata da Dio in mezzo ai Filippesi (Fil 1,6).

Come il Battista, come l’Apostolo, come i Filippesi


Sono due atteggiamenti diversi quelli di chi ammonisce, rimprovera, condanna dall’alto, e di chi invece scende
ad aiutare, ad accompagnare; come c’è differenza tra chi grida aiuto dalla riva o dalla spiaggia, e chi si tuffa per
salvare chi annega. Solo in alcuni casi è necessario non essere coinvolti, tenere i piedi per terra, lanciare una
corda da lontano, fino a tirare a riva. Più spesso accade che chi si vuole aiutare non abbia più alcuna energia e
speranza di giungere in salvo, e non abbia neppure la forza residua di aggrapparsi alla corda. Serve qualcuno
che lo sorregga, almeno fino a quando non sarà in grado di nuotare da solo. Le nostre comunità cristiane hanno
bisogno di recuperare lo stesso atteggiamento e la stessa capacità di azione. Trovare le vie oggi per stare in mezzo
agli uomini e donne del nostro tempo come una presenza positiva, abitando la stessa storia, gli stessi problemi,
lasciandosi coinvolgere anche nelle sofferenze e tensioni; e nello stesso tempo mantenere il rimando a Dio, al
suo Regno, che supera le prospettive puramente mondane. Giovanni realizza l’unione di condivisione e distacco
abitando nel deserto: a fianco del suo popolo, in posizione accessibile, ma non coinvolto nella tentazione degli
agi del benessere e nei compromessi del potere. Paolo è intimamente partecipe, spiritualmente presente nella
comunità dei Filippesi, anche se li deve seguire da lontano, soprattutto nella preghiera (Fil 1,3.9). I Filippesi,
a loro volta, pur vivendo e testimoniando il Vangelo nella propria città, sono con Paolo, fornendogli aiuto e
sostegno a distanza per continuare il suo annuncio. Hanno imparato ad abitare il mondo, accompagnando gli
uomini del loro tempo, e parallelamente a crescere “in conoscenza e in pieno discernimento”, in attesa della
venuta di Cristo.

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40
Salmo responsoriale

(dal salmo 125)

 86 
Ritornello
      
      
Gran di co se ha fat to il Si gno re per no i.

 86         
           
  
      
Organo

6           
 
8  
Salmista
      
1. Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di so gnare.
2. Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
3. Ristabilisci, Signore, la no stra sorte, come i torrenti del Negheb.
4. Nell’andare, se ne va pian gendo, portando la semente da get tare,

     

 
     
Org.

     

1. Allora la nostra bocca si riempì di sor riso, la nostra lingua di gioia.
2. Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia.
3. Chi semina nel le lacrime mieterà nel la gioia.
4. ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi co voni.

     
 

      
Org.

 

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41
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Tu sarai profeta (RN 60)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Canto al Vangelo
Cieli e terra cantano (RN 45)

Presentazione dei doni:


Benedetto sei tu, Signore (RN 260) oppure silenzio

Comunione:
E cielo e terra e mare (RN 49)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

E cielo e terra e mare (RN 49)

Testo: D.M. Turoldo


Musica: G.M. Rossi
Fonte: Edizioni LDC
Uso: Ingresso, comunione, Liturgia delle Ore.
Forma musicale: inno

1. E cielo e terra e mare invocano


la nuova luce che sorge sul mondo:
luce che irrompe nel cuore dell’uomo,
luce allo stesso splendore del giorno.

2. Tu come un sole percorri la via,


passi attraverso la notte dei tempi
e dentro il grido di tutto il creato,
sopra la voce di tutti i profeti.

3 . Viviamo ogni anno l’attesa antica,


sperando ogni anno di nascere ancora,
di darti carne e sangue e voce,
che da ogni corpo tu possa risplendere.

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Repertorio per Celebrare
4. Per contemplarti negli occhi di un bimbo
e riscoprirti nell’ultimo povero,
vederti piangere le lacrime nostre
oppur sorridere come nessuno.

5. A te che sveli le Sacre Scritture


ed ogni storia dell’uomo di sempre,
a te che sciogli l’enigma del mondo,
il nostro canto di grazie e di lode.

Il testo
Presentare un brano uscito dal cuore e dalle mani di due ‘poeti di Dio’ come P. Davide M. Turoldo e P. Giovanni
Maria Rossi non è semplice, ma la chiave di lettura del brano in esame sta proprio nella loro profonda esperienza
di Dio, che permette di far nascere, nel cuore di noi lettori e ascoltatori, il desiderio e l’attesa di Dio.
L’attesa del ‘Dio bambino’ si esprime attraverso le prime parole del testo, (“e cielo e terra..”), con lo stupore
e la meraviglia per l’evento che ogni anno (“viviamo ogni anno”) si ripete ciclicamente, così da coinvolgere
ogni cristiano nella nuova incarnazione (“nascere ancora”). Il testo sviluppa, nelle sue cinque parti, una vera
meditazione teologica, molto ricca di risonanze bibliche sul mistero del Natale.1 Nella seconda strofa possiamo
ritrovare citazioni come il salmo 18, la Lettera ai Galati 4,4 e la lettera ai Romani 8, nella terza e quarta strofa
il coinvolgimento della nostra vita nella storia della salvezza, mentre nell’ultima strofa ritroviamo il tema di
Cristo luce, proposto nella prima strofa, dove la “nuova luce” invocata, svela “le Sacre scritture” e la storia di
ogni uomo (“a te che sciogli l’enigma del mondo” ). Per questo tutti siamo invitati a rivolgere “il nostro canto
di grazie e di lode”.

La musica
Ecco una melodia che si apre, come a uno sguardo verso il cielo e che ritorna per far risuonare le parole in
una meditazione che si apre alla speranza. Il rischio più frequente per un brano in 6/8 è quello di renderlo
simile a un ‘giro di walzer’ oppure quello di trasformarlo in un tempo binario, rischiando di trasformare le
varianti ritmiche all’interno delle battute. La forma innodica richiama il senso dell’unanimità della lode, nella
pratica esecutiva delle nostre assemblee spesso riscontriamo però la difficoltà a esprimere, nel modo adeguato,
questa lode unanime, perché si finisce con l’ “appiattire” l’esecuzione, togliendo la vitalità stessa dell’inno. Il
suggerimento per ovviare a questo inconveniente, perciò sarà quello di eseguirlo nella forma alternata: Coro/
Assemblea, favorendo uno sviluppo più dinamico, attraverso il dialogo tra le due parti.

Quando e come utilizzarlo


La struttura ritmica del canto è tale da mettere in evidenza l’aspetto processionale. Ciò contribuisce a renderlo
particolarmente efficace come canto d’ingresso o canto di comunione.
Il suggerimento per l’esecuzione è di proporre un’introduzione strumentale dell’intera melodia e di riprendere
la prima battuta come breve interludio tra le altre strofe. Per quanto riguarda l’apprendimento, il consiglio è di
fare attenzione alla giusta intonazione degli intervalli soprattutto nel secondo e quarto verso, che ad un primo
ascolto potrebbero sembrare simili. Una particolare attenzione va data alla terza strofa per il fraseggio dei primi
due versi “viviamo ogni anno” e “sperando ogni anno” evitando così di pronunciare “ognanno”.

1 D. Mosso in MeA 1983/48 p.24

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Preghiera in Famiglia

Candela di Betlemme

Inizio
Quando la famiglia è riunita, tutti si fanno il segno di croce, mentre un genitore dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 
R/. Amen.

Quindi dice:
Lodiamo Dio, che sceglie nel mondo ciò che è debole
e ha fatto della piccola Betlemme la culla del Messia da tutti atteso.
R/. Benedetto nei secoli il Signore. 

Il genitore introduce la celebrazione dicendo:


Continuiamo nella nostra famiglia il cammino di Avvento.
Accendiamo la seconda candela
che ci riporta alla piccola città di Giuda in cui nacque il nostro Salvatore
e ci aiuta a scoprire l’universale salvezza da Gesù portata nel mondo.

Lettura biblica
Dal Libro del profeta Michea (5,1)

E tu, Betlemme di Èfrata,


così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.

Responsorio
Da Betlemme uscirà il pastore d’Israele.
R/. Annunzierà la pace alle genti.

Accensione della seconda candela


Un figlio accende la seconda candela. Se si ritiene opportuno si può cantare:
Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Un’umile grotta solo offrirà
Betlemme, piccola città.
Lieti cantate:
gloria al Signor!
Nascerà il Redentor.

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44
Preghiera in Famiglia

Orazione
Il genitore, dopo l’accensione della candela, dice:
Preghiamo.
Padre buono,
le tue vie non sono le nostre vie,
aiutaci a seguirti, accogliendo ogni giorno Gesù,
e fa’ che ogni uomo riceva la tua salvezza.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen.

Conclusione
Il genitore conclude il rito dicendo:
Il Signore Dio ci benedica e ci custodisca nel suo amore.
R/. Amen.

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45
Sussidio di Avvento e Natale 2018

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46
16 DICEMBRE
TERZA DOMENICA DI AVVENTO

Nicola CISTERNINO - tecnica mista su cartoncino - 295x210 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

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48
Liturgia
Terza domenica di Avvento C

«Certo l’onnipotenza del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe potuto manifestarsi come già si era manifestata
ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza di
ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano
i mistici segni, avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto».
(Dai «Discorsi» di sant’Agostino – Ufficio delle letture, Terza domenica di Avvento)

Celebrazione eucaristica
Sin dall’Antifona d’ingresso la liturgia di questa III domenica di Avvento ha un richiamo costante alla gioia per
l’imminenza del Natale del Signore. La gioia che la liturgia risveglia nei nostri cuori nasce dalla certezza di un
Dio vicino, che abita la vita dell’uomo con i suoi travagli e le sue ricchezze.
Si raccomanda l’uso della casula di colore rosaceo, che, attenuando il colore viola, allude alla gioia della Chiesa
per l’approssimarsi del Natale del Signore. Nella scelta dei testi eucologici e dei canti si prediligano quelli che
esprimono il senso della gioia.

Spazio liturgico e composizioni floreali


È preferibile che per le composizioni floreali si usino fiori rosacei, come il colore previsto per questa domenica.

Monizione d’inizio
«Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino». Con questo invito alla gioia,
rivolto da Paolo alla Chiesa di Filippi, si apre questa terza domenica di Avvento, detta “domenica gaudete”.
Oltre ad invitarci a scoprire la vera gioia che nasce dall’incontro con il Signore, la liturgia di oggi ci presenta
nuovamente la figura di Giovanni il Battista, che indica la giustizia e la carità come le vie per prepararsi alla
venuta del Messia. Con gioia ed esultanza accogliamo cantando la processione d’ingresso.

Riti d’Introduzione

a. Saluto liturgico
Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare nuovamente quello ispirato alla lettera ai Romani.
La scelta è mutuata dalla presenza del riferimento alla gioia, elemento dominante di questa III domenica:
Il Dio della speranza,
che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede
per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

b. Corona d’Avvento
Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la terza candela d’Avvento. Il presidente
può usare queste parole o altre simili:
Fratelli e sorelle carissimi,
un grande sentimento di gioia pervade la liturgia di questa domenica.

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49
Liturgia
Il grido di salvezza del profeta Sofonia raggiunge oggi ciascuno di noi
e ci mostra Dio come un centro luminoso di festa e di gioia.
Mentre il nostro sguardo punta verso Betlemme,
accendiamo la terza candela di Avvento
e imploriamo dal Signore il dono di una gioia autentica e duratura,
quella che solo Cristo Gesù può donare.

Un ministro accende la terza candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende una
luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, suggerisce una strofa diversificata per ogni settimana.
Per questa terza settimana si useranno le strofe 1 e 4.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:


O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci
soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
(Dalla Liturgia Ambrosiana)

c. Atto penitenziale
Per l’atto penitenziale si usi la seconda formula del Messale (p. 296) che mette insieme un versetto del salmo 50,
3.6, e l’invocazione tipica del tempo di Avvento tratta dal Salmo 84,8:
Pietà di noi, Signore.
R/. Contro di te abbiamo peccato.

Mostraci, Signore, la tua misericordia.


R/. E donaci la tua salvezza.

È bene valorizzare anche il canto del Kyrie eleison. Si ricorda che il Kyrie «essendo un canto col quale i fedeli
acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo
e la schola o un cantore» (OGMR, 52).

Oppure, visti i riferimenti battesimali presenti nella pagina del Vangelo, se si ritiene opportuno, si può sostituire
il consueto atto penitenziale con la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo.

d. Orazione Colletta
Entrambi i testi, con sfumature differenti, approfondiscono il tema della gioia per la vicinanza delle festività
natalizie. Sotto lo sguardo del Padre e certa che il suo grido «Maranà tha» rivolto allo sposo non cade invano,
la Chiesa implora di giungere a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero in cui la carne diventa lo
strumento della salvezza: «Caro salutis cardo». Guardiamo principalmente alla memoria della Nascita nella carne
di Cristo Signore, ma cogliamo nello sfondo il Mistero Pasquale, poiché l’esultanza dello spirito, che nella
preghiera colletta è invocata, scaturisce in pienezza dalla morte e Risurrezione di Cristo, fonte inesauribile della
vera gioia del mondo.
La colletta alternativa richiama alcuni dei temi del Lezionario. L’ampliamento dell’invocazione riconosce in Dio
la fonte della vita e della gioia, ripresentando così in sintesi il messaggio del profeta Sofonia, per il quale Dio non
è solo l’autore della gioia umana, ma è anche Colui che esulta per il rinnovamento del popolo. È interessante
notare il duplice scopo della colletta – correre nella via dei comandamenti e portare il lieto annunzio del
Salvatore – che sintetizza le risposte offerte da Giovanni Battista alle pressanti domande della gente: «che cosa
dobbiamo fare?». La gioia dell’incontro con Cristo, cioè, si traduce in una vita buona secondo il Vangelo.
Qualora si opti per la prima, si propone di usare quella propria dell’anno come orazione conclusiva per la
preghiera universale. In questo caso il presidente si ricordi di terminarla con la conclusione breve.

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50
Liturgia
Preghiera dei fedeli
Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo
particolare si veda il formulario Avvento III (p. 13). È utile he i testi siano adattati facendo riferimento alle
concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti
ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Presentazione dei doni


L’OGMR ricorda che «è bene che la partecipazione dei fedeli si manifesti con l’offerta del pane e del vino per
la celebrazione dell’Eucaristia, sia di altri doni, per le necessità della Chiesa e dei poveri» (OGMR 140).
La risposta di Giovanni alla domanda della folla «che cosa dobbiamo fare?» è la condivisione dei beni di prima
necessità (cfr. Papa Francesco, Angelus 13 dicembre 2015). Cogliendo l’invito del Battezzatore è bene curare
opportunamente il momento della processione offertoriale. Cogliendo l’invito alla condivisione dei beni di
prima necessità che Giovanni il Battista indica e in considerazione delle peculiarità dell’Avvento, tempo di
fraternità e solidarietà, è conveniente invitare la comunità a vivere il segno liturgico della presentazione dei doni
come esperienza di carità concreta verso quanti si trovano nel bisogno.
Si raccomanda che le offerte in denaro, i doni per i poveri o per la Chiesa, vengano deposti in luogo adatto, fuori
della mensa eucaristica (Cfr. OGMR, 73).

Prefazio
Per il prefazio si può utilizzare Avvento II, l’attesa gioiosa di Cristo.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione


Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, che tutte le acclamazioni
che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Misterium fidei “Annunciamo la tua morte…”,
all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Riti di Comunione
Connesso al tema della gioia e della presenza del Signore, è lo scambio della pace. “«Vi lascio la pace, vi do la
mia pace», sono le parole con le quali Gesù promette ai suoi discepoli riuniti nel cenacolo, prima di affrontare
la passione, il dono della pace, per infondere in loro la gioiosa certezza della sua permanente presenza. Dopo
la sua risurrezione, il Signore attua la sua promessa presentandosi in mezzo a loro nel luogo dove si trovavano
per timore dei Giudei, dicendo: «Pace a voi!»” (Congregazione per il culto divino e la disciplina dei
sacramenti, Lettera circolare “L’espressione rituale del dono della pace nella Messa”).
Per valorizzare il gesto della pace non è necessario comporre una nuova monizione o accompagnarlo con
ulteriori aggiunte (es. un canto). Lo scambio della pace per sua natura manifesta la gioia di coloro che credono
nella presenza del Signore. Potrebbe rivelarsi utile evidenziare nell’omelia, o in un incontro di formazione
liturgica, il senso più vero e profondo di questo gesto, evitando nell’assemblea quegli atteggiamenti ed elementi
rituali che rischiano di offuscare il valore e il significato della Fractio Panis.

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51
Liturgia

Benedizione e congedo
Per la benedizione si suggerisce la seguente preghiera di benedizione sul popolo che ben si armonizza con il
tema della gioia proprio di questa III domenica d’Avvento (Messale Romano, p. 448, n. 14):
Si allieti oggi e sempre, Signore, la tua famiglia
radunata per la celebrazione dei santi misteri,
e perseverando nel bene
ottenga i benefici della tua redenzione.
Per Cristo nostro Signore.

Per il medesimo motivo, si propone di terminare con la seguente formula di congedo (Messale Romano, p. 425):
La gioia del Signore sia la nostra forza. Andate in pace.

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52
Preghiera dei fedeli

Il Signore viene a salvarci e a portare nel mondo la sua pace.


Chiediamo al Padre dei cieli
di colmare di gioia e di speranza i nostri cuori
con la presenza del suo Spirito.

R/. Venga il tuo regno di gioia, Signore.

Per il Papa e per tutti i Vescovi,


sostenuti dalla preghiera della Chiesa,
siano sentinelle vigilanti e indichino
la via della pace e della vera gioia.
Preghiamo. R/.

Per quanti sono in ricerca di un senso alla loro vita:


possano scoprire il disegno di Dio su di loro
e rispondano con generoso slancio
alla loro vocazione.
Preghiamo. R/.

Per coloro che soffrono nella miseria e nella solitudine:


non siano abbandonati a se stessi,
ma sentano nell’amore dei fratelli
la vicinanza del Signore che viene.
Preghiamo. R/.

Per le nostre comunità:


preparandosi ad accogliere la venuta di Cristo,
si dispongano a un autentico pentimento e rinnovamento
con opere di giustizia, di carità e di pace.
Preghiamo. R/.

Per noi tutti:


lo Spirito Santo
ci aiuti a camminare con cuore libero e ardente
incontro al Signore che viene.
Preghiamo. R/.

Conclusione
O Dio, Padre dei poveri,
penetra con il tuo sguardo di bontà l’abisso dei nostri cuori,
purificali con il tuo amore,
perché, di te solo assetati,
esultiamo nello Spirito
per la venuta ormai prossima del nostro Salvatore.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.


R/. Amen

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53
Parola di Dio
Terza domenica di Avvento C

In breve
Sofonia 3,14-17a: «Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico».
Il profeta annunzia il perdono dopo il tempo della dispersione: Dio viene come re e sposo nella città santa di
Gerusalemme.

Salmo di Isaia 12,2-6: «Ecco, Dio è la mia salvezza: io avrò fiducia, non avrò timore».
Il Signore è in mezzo al suo popolo, che vive nella fiducia e nella speranza.

Filippesi 4,4-7: «Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche
e ringraziamenti».
Ogni circostanza della vita può divenire occasione favorevole per sperimentare la vicinanza di Dio.

Luca 3,10-18: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno».


La predicazione del Battista apre strade nuove nella vita dei suoi interlocutori, pone un limite all’ingiustizia che
è presente in loro, educa a rinnovare la propria vita per accogliere il dono di Dio.

Colui che disperde il nemico


Il profeta Sofonia invita Gerusalemme all’esultanza: il Signore “ha disperso il nemico”. L’oracolo del profeta aveva
precise risonanze politico-militari: il piccolo regno di Giuda, con capitale Gerusalemme, doveva periodicamente
confrontarsi con vicini molto più forti e bellicosi di lui. Ma il popolo saprà fidarsi dell’annuncio del profeta? O
si lascerà spaventare dal timore dei nemici? O forse si lascerà prendere dalla tentazione di scendere a patti con
il nemico, di trarre vantaggi da un accordo con lui? Di fatto nella storia di Israele, anche al tempo di Gesù, si
sono sempre verificate relazioni ambigue con gli avversari, il più delle volte non da parte di tutto il popolo, ma
di una sola parte: un popolo diviso però è già in parte sconfitto…

Il nemico dentro
Israele dunque non ha soltanto nemici al di fuori di sé: il nemico più insidioso è al suo interno, è la paura che
paralizza, impedendo di aderire pienamente a Dio, è l’insieme delle conseguenze del peccato, che grava sul
destino del popolo (si parla anche di una “condanna revocata”, cf. Sof 3,15). Il nemico da fuori può colpire solo
se il popolo dentro di sé è malato, lontano da Dio, diviso in sé stesso, avvelenato dalle tentazioni dell’ingiustizia.

La gioia delle nozze


L’immagine che esprime il rinnovamento di Sion è quella della gioia delle nozze: notiamo infatti all’inizio
del brano che Sion è invitata a “gridare di gioia”; al termine Dio stesso esulterà per lei “con grida di gioia”;
al cuore del brano sta la promessa: “ti rinnoverà con il suo amore”. Il re-sposo torna nella sua casa nuziale a
Gerusalemme; ma Gerusalemme stessa è la sposa; essa è invitata a gioire per lui, egli danzerà di gioia per lei.

Verso la conversione
Con grande energia il Battista spinge alla conversione. Le folle accolgono la sua predicazione, compiono il
segno del battesimo, iniziano un percorso di discernimento, che si apre con la domanda rivolta al profeta: «Che
cosa dobbiamo fare?». Domanda ingenua: chi compie i primi passi nella conversione è simile a un bambino
che non sa ancora camminare e ha bisogno di essere guidato. L’esplicita richiesta delle folle attiva la risposta del
profeta, che presenta due livelli. Da un lato, Giovanni ha il coraggio di proporre una indicazione pratica. Non è
possibile limitarsi a discorsi innocui. D’altra parte, le proposte di Giovanni hanno anche una valenza simbolica:
non si tratta di precetti puntuali, ma di sentieri aperti. Chi comincia a percorrerli, non avrà mai finito di crescere
nella loro comprensione e realizzazione.

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54
Parola di Dio

Chiamati ad essere solidali


Il primo consiglio che viene dato, a tutti, è un richiamo alla giustizia: dare a chi non ha. La semplicità della
formulazione rivela una profonda sapienza: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare
faccia altrettanto”. Si suppone infatti una presa di coscienza della propria sovrabbondanza e dell’inutilità di
una simile eccedenza, primo passaggio indispensabile sulla via del dono. Si suppone poi un contatto diretto
tra il donatore e i riceventi. Esso non esclude ovviamente le numerose iniziative di solidarietà a distanza che
si propongono nelle nostre comunità cristiane e che possono avere grande valore educativo; ma la massima
crescita della carità si ha quando c’è un contatto diretto tra chi dà e chi riceve, tra chi dona e chi accoglie il
dono: perché nell’atto stesso del contatto fraterno e solidale si costituisce una reciprocità, una mutualità di
riconoscimento, si instaura una relazione. Là dove si stabilisce amicizia e reciprocità, non c’è più chi dà e chi
riceve, ma entrambi gioiscono di poter camminare insieme, aiutandosi a vicenda.

Chiamati ad essere onesti


Ai pubblicani viene consigliato di “non esigere nulla di più”. Per loro, non si tratta dunque di rinunciare al lavoro;
non si tratta di rifiutare l’Impero Romano con il suo sistema di tassazione (il problema delle tasse, effettivamente,
è molto antico… forse una memoria storica più attiva ci aiuterebbe a ridimensionarlo). Si propone invece di
porre un limite alla corruzione, per la quale la riscossione delle imposte diveniva fonte di arricchimento mafioso.
Sono cambiati i tempi, sono cambiate le modalità tecniche della corruzione, è notevolmente cambiata la valuta
e la finanza; il problema della corruzione resta, pressoché immutato dall’Impero Romano fino ad oggi. Quello
che sembra un consiglio piuttosto limitato e scontato è in realtà estremamente impegnativo. Non esigere nulla
di più significa raggiungere una notevole disciplina interiore, ed eliminare tutta una serie di relazioni ambigue,
che a catena si innescano in un sistema corrotto.

Chiamati a sperimentare la gioia della semplicità


Ai soldati viene consigliato di rinunciare al saccheggio, per accontentarsi delle loro paghe. Solo in apparenza
si tratta di una richiesta di poco conto. Nel mondo antico la prevaricazione e il saccheggio erano tacitamente
previsti come integrazione ai proventi della vita militare. Si trattava di un costume diffuso dall’antichità e
radicatosi nel tempo. Oggi l’istinto di saccheggio e appropriazione non combatte più nell’arena dello scontro
militare. Si è spostato (come le guerre, del resto) in ambito economico. Proprio in ambito economico, oggi,
sperimentiamo la tentazione a “volere di più”, a conquistare risorse con ogni mezzo, a monetizzare diritti
talvolta inconsistenti. I riflessi si vedono nella situazione mondiale: il creato devastato dall’inquinamento, le
società minate dalla corruzione morale, la politica in preda ai giochi di potere e alle trame della finanza. È
urgente più che mai ritrovare il senso del limite: e con esso, la gioia. Chi è ricco non ha mai abbastanza. I poveri
nel Signore hanno la possibilità di sperimentare la gioia della semplicità.

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55
Salmo responsoriale

(da Is 12)

 43        
Ritornello
     
       
Can ta ed e sul ta, per ché gran de in mez zo a te  è il San to d’I sra e le.

 43                
            

3             
Organo
 
4  


Salmista
   
1. Ecco, Dio è la mia sal vez za; io avrò fiducia, non avrò ti mo re,
2. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della sal vez za. Rendete grazie al Signore e invocate il suo no me,
3. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose ec cel se, le conosca tutta la ter ra.

        
    
   
Org.

 

        
1. perché mia forza e mio canto è il Si gno - re; egli è stato la mia sal vez za.
2. proclamate fra i popoli le sue o pe re, fate ricordare che il suo nome è su bli me.
3. Canta ed esulta, tu che abiti in Si - on, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Isra e le.

    
     
    
    
Org.


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56
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Rallegratevi, fratelli (RN 54)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Canto al Vangelo
Cieli e terra cantano (RN 45)

Presentazione dei doni:


Benedetto sei tu, Signore - Anselmi (RN 260) oppure silenzio

Comunione:
E cielo e terra e mare (RN 49)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

Rallegratevi, fratelli (RN 54)

Testo: Antifona Fil 4,4-5; Sal 84


Musica: A. Martorell
Fonti: ElleDiCi
Uso: ingresso, responsoriale
Forma musicale: antifona e salmo

Rit. Rallegratevi, fratelli,


il Signore è vicino, alleluia!

1. Hai favorito, Signore, la tua terra,


sono tornati i prigionieri di Giacobbe:
hai tolto dal tuo popolo la colpa,
è coperto ogni loro peccato.

2. Fa che torniamo, Dio della salvezza!


Tronca la tua collera con noi!
Sarai per sempre adirato con noi?
Estenderai nei secoli la tua ira?

3. Non sei tu che fai tornare la vita?


Non sarà lieto il tuo popolo in te?
Fa che vediamo, o Dio, il tuo amore!
Concedi a noi la tua salvezza.

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57
Repertorio per Celebrare

4. Ascolterò la parola del Signore:


sì, Dio parla di pace:
la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
la sua gloria abiterà la nostra terra.

5. Si incontrano amore e verità,


si baciano pace e giustizia:
verità germoglia dalla terra,
giustizia si affaccia dal cielo.

6. E il Signore darà il bene,


la nostra terra darà il suo frutto:
giustizia camminerà davanti a lui
e salvezza sulla via dei suoi passi.

7. Sia gloria al Padre onnipotente,


al Figlio, Gesù Cristo, Signore,
allo Spirito Santo, Amore,
nei secoli dei secoli. Amen.

Il testo
Il testo prende in prestito l’antifona di ingresso della III domenica di Avvento detta anche Domenica “Gaudete”.
La venuta del Salvatore è vicina, il cuore si solleva.
Il gioioso invito dell’antifona è tratto dalla lettera di San Paolo ai Filippesi (Fil 4,4-5): “Siate sempre lieti nel
Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!”
L’esortazione paolina viene alternata al Salmo 84, anch’esso “un canto gioioso e pieno di speranza nel futuro
della salvezza. Esso riflette il momento esaltante del ritorno di Israele dall’esilio babilonese nella terra dei padri”.
(Beato Giovanni Paolo II, Catechesi del 25 settembre 2002)

La musica
La linea melodica dell’antifona è, al tempo stesso, solenne e gioiosa. Non complesso il modulo musicale per la
cantillazione del salmo. Un canto semplice nell’intenzioni, ma che contiene diverse piccole complessità esecutive
alle quali prestare attenzione.

Quando e come utilizzarlo


Ideale come canto di ingresso per la III Domenica di Avvento, ma può essere utilizzato anche nell’Ufficio delle
Ore e in celebrazioni della Parola.
L’esecuzione dell’antifona richiede una buona articolazione del testo e prese di fiato in punti che non spezzino
impropriamente la linea melodica. Necessaria l’articolazione dell’ “alleluia” finale. Da cantare con entusiasmo
e piglio brioso.
Altre problematiche risiedono nella cantillazione del salmo che non deve essere metrica, ma sciolta e legata
unicamente al testo che ha il predominio sul modulo melodico.

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58
Preghiera in Famiglia

Candela dei Pastori

Inizio
Quando la famiglia è riunita, tutti si fanno il segno di croce, mentre un genitore dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 
R/.Amen.

Quindi dice:
Lodiamo Dio, che viene per salvare tutte le nazioni
e a donare al mondo la gioia vera.
R/.Benedetto nei secoli il Signore. 

Il genitore introduce la celebrazione dicendo:


Continuiamo nella nostra famiglia il cammino di Avvento.
Siamo giunti alla candela dei pastori e della gioia.
Guardando ai pastori
ci prepariamo a ricevere la “lieta novella”
della nascita del Salvatore.

Lettura biblica
Dalla lettera di San Paolo ai Romani (13,11-12)

È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo
credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi
della luce.

Responsorio
V. Il Signore è vicino, non tarderà.
R/.Apparirà a quanti lo attendono.

Accensione della terza candela


Un figlio accende la terza candela. Se si ritiene opportuno si può cantare:
Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Pastori, adorate con umiltà
Cristo, che nasce in povertà.
Lieti cantate:
gloria al Signor!
Nascerà il Redentor.

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59
Preghiera in Famiglia
Orazione
Il genitore, dopo l’accensione della candela, dice:
Preghiamo.
Dio nostro Padre,
aiutaci ad essere desti e pronti
per accogliere il lieto annuncio
della nascita del Salvatore
e vivere nella tua gioia.

Per Cristo nostro Signore.


R/.Amen.

Conclusione 
Il genitore conclude il rito dicendo: 
Il Signore Dio ci benedica e ci custodisca nel suo amore.
R/. Amen.

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60
23 DICEMBRE
QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

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Sussidio di Avvento e Natale 2018

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62
Liturgia
Quarta domenica di Avvento C

«“La verità è germogliata dalla terra” (Sal 84, 12): nasce dalla Vergine Cristo, che ha detto: «Io sono la verità» (Gv 14, 6). “E
la giustizia si è affacciata dal cielo” (Sal 84, 12). L’uomo che crede nel Cristo, nato per noi, non riceve la salvezza da se stesso,
ma da Dio. “La verità è germogliata dalla terra”, perché “il Verbo si fece carne” (Gv 1, 14). “E la giustizia si è affacciata dal
cielo», perché «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto”» (Gv 1, 17). “La verità è germogliata dalla terra”: la carne
da Maria». 
(Dai «Discorsi» di sant’Agostino – Ufficio delle letture, Quarta domenica di Avvento)

Celebrazione eucaristica
In questa IV domenica di Avvento la Liturgia è già volta agli antefatti della nascita del Signore. In questo
senso vanno orientate la profezia messianica di Michea, la meditazione sul mistero dell’Incarnazione del Verbo,
offerta dall’autore della lettera agli Ebrei, il Vangelo della Visitazione che racconta l’abbraccio tra due cugine
chiamate alla maternità e l’abbraccio tra le speranze del popolo d’Israele e la fedeltà di Dio alle sue promesse.
Nella celebrazione dell’Eucarestia è bene aiutare l’assemblea liturgica a cogliere, specie nella proclamazione
delle letture scritturistiche e nel momento omiletico, il nesso e l’unità profonda tra l’Antica e la Nuova Alleanza.
È opportuno, anche, che si esprima il senso dell’incontro festoso e dell’accoglienza concreta. Sono pertanto da
valorizzare i gesti di accoglienza prima della celebrazione dell’Eucaristia e i riti di Introduzione.

Monizione d’inizio
Il Natale del Signore è ormai alle porte. In questa quarta tappa del nostro cammino d’Avvento tutto è ormai
orientato alla nascita del Salvatore che nasce nella piccola Betlemme, culla della stirpe davidica. Dio sceglie nel
mondo sempre ciò che non appare. Ha scelto anche due donne per essere madri: Maria, giovane e piena di
grazia, per dare al mondo l’Autore della vita; Elisabetta, anziana e affaticata dalla sterilità, per essere madre del
Precursore. Con la medesima gioia dell’incontro posto al centro di questa liturgia accogliamo con il canto la
processione d’ingresso.

Riti d’Introduzione

a. Saluto liturgico
Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare ancora quello ispirato alla lettera ai Romani che
ben si armonizza con i temi del Lezionario e del Messale per questa IV domenica di Avvento:
Il Dio della speranza,
che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede
per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

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63
Liturgia
b. Corona d’Avvento
Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la quarta candela d’Avvento. Il
presidente può usare queste parole o altre simili:
Fratelli e sorelle amati nel Signore,
il profeta Michea, in questa IV domenica di Avvento,
ci invita a rivolgere il nostro sguardo a Betlemme di Èfrata, 
la piccola città di Giuda testimone di un grande evento, la nascita del Salvatore,
ma anche a metterci in cammino con Maria per portare al mondo
il lieto annuncio della fedeltà di Dio alle sue promesse.
Con gli occhi pieni di meraviglia e il cuore pieno di gratitudine
accendiamo la quarta e ultima candela d’Avvento
e chiediamo al Signore di renderci capaci di accogliere la sua visita nel mistero del Natale.

Un ministro accende la quarta candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende una
luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, propone una strofa diversificata per ogni settimana.
Per questa quarta settimana si useranno le strofe 1 e 5.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:


O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci
soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.
(Dalla Liturgia Ambrosiana)

c. Atto penitenziale
Per l’atto penitenziale si suggeriscono i tropi Avvento III:
Signore, che vieni a visitare il tuo popolo nella pace, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Cristo, che vieni a salvare chi è perduto, abbi pietà di noi.


R/. Cristo, pietà.

Signore, che vieni a creare un mondo nuovo, abbi pietà di noi.


R/. Signore, pietà.

Oppure:
Signore, Figlio dell’Altissimo e vittima di salvezza, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Cristo, Figlio di Davide e Pastore d’Israele, abbi pietà di noi.


R/. Cristo, pietà.

Signore, Figlio di Maria e Verbo fatto uomo, abbi pietà di noi.


R/. Signore, pietà.

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64
Liturgia
d. Orazione Colletta
L’orazione colletta della IV domenica di Avvento è familiare alla comunità cristiana. Si tratta, infatti, della
preghiera che conclude la recita quotidiana dell’Angelus Domini. Il testo si concentra sul mistero dell’Incarnazione
e, in modo particolare, sull’annuncio ricevuto dalla giovane figlia di Sion. Il desiderio di Dio svelato alla Vergine
lascia intravedere già il Mistero Pasquale, perché solo alla luce della Pasqua si comprende il motivo soteriologico
dell’Incarnazione del Verbo eterno.
La seconda proposta, come di consueto, racchiude i temi della liturgia della Parola. Nel suo disegno provvidenziale
Dio ha stabilito in Maria di Nazaret il culmine della storia del popolo eletto e l’inizio della Chiesa, per manifestare
a tutte le genti che la salvezza viene da Israele, e da quella stirpe prescelta scaturisce la nuova famiglia (cfr. Messe
della Beata Vergine Maria, Maria Vergine Figlia eletta della stirpe d’Israele, Prefazio, p. XX). Maria ha offerto il
suo grembo vergine perché il
Verbo eterno entrasse nel mondo e ricevesse un corpo. Il testo, sintetizzando i temi teologici della lettera agli
Ebrei, getta la luce pasquale sulla nascita del Salvatore che ha assunto un corpo umano e lo ha offerto per la
salvezza dell’uomo.

Preghiera dei fedeli


Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento al formulario per la preghiera universale - Avvento I
proposto dalla raccolta delle Messe della Beata Vergine Maria (p. 238). È utile he i testi siano adattati facendo
riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera
e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Prefazio
Per il prefazio si può utilizzare Avvento II, Maria nuova Eva.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione


Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, sia tutte le acclamazioni
che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Mysterium fidei “Annunciamo la tua morte…”,
all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Benedizione e congedo
È bene concludere con la Benedizione solenne (cfr. MR, pp. 428-429). In alternativa si propone la seguente
preghiere di benedizione sul popolo (cfr. MR, p. 447, n. 8):

Mostraci la tua continua benevolenza, Signore,


e assisti il tuo popolo
che ti riconosce suo pastore e guida;
rinnova l’opera della tua creazione
e custodisci ciò che hai rinnovato.
Per Cristo nostro Signore.

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65
Preghiera dei fedeli

Invochiamo Dio Padre onnipotente per l’intercessione di Maria,


modello di coloro che attendono nella speranza il Salvatore,
perché la sua venuta tra noi
faccia rifiorire nel mondo la giustizia, la bontà e la pace.

R/. Rivelaci il tuo volto, Signore.

Per la Santa Chiesa:


con uno stile di vita povero e umile
sia nel mondo voce profetica
e presenza materna.
Preghiamo. R/.

Per tutti i consacrati:


assumendo nel loro cuore l’umana sofferenza,
la trasformino in grido di preghiera, in silenziosa offerta,
in umile servizio.
Preghiamo. R/.

Per quanti hanno responsabilità civile e politica:


pongano alla base del loro impegno sociale
il valore della persona umana
che Cristo è venuto a rivelare.
Preghiamo. R/.

Per coloro che non credono:


l’accoglienza fraterna dei cristiani
li aiuti a guardare la fede
con cuore aperto e fiducioso.
Preghiamo. R/.

Per noi qui riuniti nell’imminenza del Natale:


lo Spirito del Padre ci dia il coraggio di compiere le scelte
che Cristo, giudice e salvatore, attende da ciascuno di noi
e da tutta la comunità.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Le preghiere che ti innalziamo, o Padre,
in unione con Maria, Vergine dell’ascolto e del silenzio,
affrettino la venuta del tuo Figlio fra noi
e ci guidino a vivere questi giorni di attesa
come ritorno alle sorgenti della nostra speranza.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen.

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Parola di Dio
Quarta domenica di Avvento C

In breve
Michea 5,1-4a: «Egli stesso sarà la pace!».
La pace desiderata non è uno sviluppo, un progresso sociale, un’impresa titanica: si identifica in una persona,
nella presenza speciale di Dio.

Salmo 79: «Proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte».
La salvezza è ormai prossima, il pastore d’Israele protegge e salva il suo popolo.

Ebrei 10,5-10: «Siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre».
Ciò che salva è il corpo, l’umanità di Gesù. Non un ideale astratto. Gesù è più che un progetto politico.

Luca 1,39-45: «Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo».
Nel saluto di Maria, attraverso la forza dello Spirito, Elisabetta e suo figlio ricevono una prima anticipazione
del Vangelo.

La vera pace
“Egli stesso sarà la pace!”, dice il profeta, sotto l’azione dello Spirito. Parla così perché conosce bene lo spettro
della guerra e dell’infelicità; parla così perché si rivolge ad un popolo che ha subito l’oltraggio della violenza.
Partendo dall’esperienza del profeta e dei suoi contemporanei, lo Spirito conduce a riconoscere che la pace non
potrà essere portata né da circostanze economiche favorevoli, né da alleanze con i potenti della terra, né da
un’accresciuta potenza militare. Si annuncia una pace che si identifica con una persona, con l’inviato, l’eletto di
Dio.

Personalità ambigue
Non si tratta di un desiderio esclusivo di Israele, né di un’intuizione esclusiva del profeta. I grandi dittatori
hanno sempre sfruttato l’istintivo desiderio di sicurezza delle masse, e la loro tendenza a identificarsi in un
personaggio ritenuto autorevole e degno. Solitamente poi, una volta conquistato il potere, i dominatori delle
masse si sono sempre rifatti agli istinti peggiori: desiderio di conquista, orgoglio nazionale, fanatismo razziale,
fanatismo religioso. Dopo la seconda guerra mondiale, dopo la caduta del muro di Berlino, sembrava impossibile
tornare all’idolatria del capo. Ma molti segnali indicano il contrario: la comunicazione mediatica internazionale
si concentra prevalentemente e acriticamente sui leader, le antiche ideologie si sono dissolte per lasciare il posto a
movimenti di pensiero ancora più vaghi e volatili. In un simile contesto risuona l’annuncio del profeta: colui che
deve venire “sarà egli stesso la pace”. Sarà dunque un altro dittatore? Un altro conquistatore? O una superstar
mediatica?

Lo spazio dell’attesa
La profezia riapre uno spazio di attesa e di desiderio, che possiamo recuperare - anche se ne conosciamo già
l’adempimento - per riconoscere che in Cristo essa si avvera in maniera inedita e sempre rinnovata e trasformante.
Il Tempo di Avvento ci riporta ai tempi dell’incompiutezza, per smantellare le nostre pretese di possedere e
ingabbiare Gesù. È lui la nostra pace, e noi lo sappiamo; ma dandolo per scontato, ce ne dimentichiamo. Noi
non siamo ancora pienamente nella sua pace, ma rischiamo anche di non considerare la distanza che ci separa
da lui e dal suo futuro avvento; dandola per scontata, dimentichiamo di essere ancora in cammino.

Un nascituro
Un nascituro, piccolo e fragile, nel grembo materno, porta la pace a casa di Elisabetta. Così si manifesta la
misericordia divina. Gesù non viene da Elisabetta come una superstar, ma nascosto in Maria, nel segreto della
maternità. Maria ed Elisabetta, nel loro incontro intimo e domestico, mostrano la via della vera pace, la pace fatta

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67
Parola di Dio
carne, che può invadere la quotidianità, che può entrare in ogni casa. Gesù è pace proprio nella sua piccolezza
e vulnerabilità, che accende di un calore nascosto l’incontro di due donne, due future madri, anch’esse piccole
e vulnerabili. Nel Vangelo di Luca, possiamo considerarla come la prima manifestazione di Gesù e degli effetti
positivi del suo avvento nella carne, e potremmo dire che la pace messianica comincia nella casa di Elisabetta. La
casa dove le due donne si incontrano, si scambiano il saluto, si riconoscono reciprocamente visitate dalla grazia
divina, avvolte dallo Spirito, ciascuna secondo la sua vocazione particolare, è la prima tappa di quella “corsa
della Parola” che si compie nel Vangelo e che prosegue nella storia della Chiesa, fino ai giorni nostri.

L’immagine della piccola città


Anche il profeta aveva invitato a non lasciarsi fuorviare dalle categorie troppo umane di grandezza e piccolezza.
L’immagine di Betlemme, la piccola città, troppo piccola per stare tra le città di Giuda, ci guida a riconoscere la
presenza del Regno, l’irruzione dello Spirito anche nei luoghi e nelle persone che, secondo il criterio mondano,
giudichiamo irrilevanti. Due nascituri non ancora pienamente formati, due donne prive di particolari poteri, la
casa di Elisabetta, la piccola città… il Dio dell’incarnazione si fa presente lì e non altrove.

Mettersi in viaggio
Là dove il Figlio di Dio ancor oggi si manifesta, siamo invitati a uscire, a metterci in viaggio. La televisione ci
mostra immagini di profughi, di guerre, di persone che soffrono… possiamo guardare, possiamo commuoverci,
ma non siamo ancora andati incontro a loro. Possiamo certamente percepire in quelle immagini una chiamata
a smuoverci dall’indifferenza. Ma non ci siamo ancora smossi. Possiamo anche intuire che lì, in quelle persone,
in chi li aiuta, c’è una certa presenza di Gesù, così come lui era presente nell’incontro tra Maria ed Elisabetta.
Ma finché non ci si mette in viaggio, non si è ancora realizzato ciò che il Vangelo suggerisce, a imitazione della
Madre di Gesù. Per mettersi in viaggio, occorrerà solitamente farsi incontro di persona, stare in una casa, stare
in una piccola città, in una qualche periferia dimenticata dalla storia: lì può ripetersi l’incontro fraterno, lo
scambio reciproco di carità e di grazia.

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68
Salmo responsoriale

(dal salmo 79)

 
 43  
   2    
Ritornello

 4         
splen de re  il tuo

Si gno re, fa' vol to e noi sa re mo sal vi.

  43     42              
  
  
 3        
Organo

4 2   


 
4

 
Salmista
       
1. Tu, pastore d’Israele, a scol ta, seduto sui cherubi ni ri splen di.
2. Dio degli eserciti, ri tor na! Guarda dal cielo e vedi e visita que sta vi gna,
3. Sia la tua mano sull’uomo della tua de stra, sul figlio dell’uomo che per te hai re so for te.

         
     

Org.

         
1. Risveglia la tua po ten za e vie 
ni a sal var ci.
2. proteggi quello che la tua destra ha pian ta to, il figlio del l’uomo che per te hai re so for te.
3. Da te mai più ci allontane re mo, facci ri 
vivere e noi invochere mo il tuo no me.

       

  
      
Org.

   
 

Ufficio Liturgico Nazionale


69
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Colui che viene (RN 48)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Presentazione dei doni:


Ave, Maria - gregoriano (RN 209) oppure silenzio

Comunione:
O Redentore dell’uomo (RN 52)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

O Redentore dell’uomo (RN 52)

Testo: M. Turoldo
Musica: S. Marcianò
Fonti: ElleDiCi
Uso: ingresso, comunione
Forma musicale: innodia responsoriale

1. O Redentore dell’uomo, discendi,


vieni e rivela il mistero di Dio:
cosa si celi in un cuore di carne,
quanto egli ami la nostra natura.

2. Il Padre, il Verbo, lo Spirito dicano:


«L’uomo facciamo ancora e per sempre!».
È lui l’immagine vera, perfetta,
l’ultimo frutto, il nato da Vergine.

3. Ormai la terra, il mare, le stelle


e quanto vive quaggiù sotto il cielo
il canto innalzino a lui che viene,
al benedetto nel nome di Dio.

4. A te, Gesù, che il Padre riveli


e sveli insieme il nostro destino,
a te, che nuove le cose rifai,
il nostro canto di grazie e di lode.

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70
Repertorio per Celebrare
Il testo
Il clima di attesa e di speranza nel quale l’Avvento, anno dopo anno, ci immette, è espresso in questo canto con
un versificare fluido, privo di asperità e ricco di suggestive immagini che richiamano la promessa messianica.
Alle prime strofe, quasi invocatorie, che parlano espressamente della venuta del Redentore, fanno seguito altre
due nelle quali si esprime la gratitudine e la lode del creato per il grande dono reso dal Padre all’umanità.

La musica
Questi versi, chiari e scorrevoli, sono commentati da una melodia solida, dalla struttura severa, che segue passo
a passo il periodare del testo e riesce a rievocare musicalmente alcuni concetti-base in esso contenuti come, ad
esempio, la scala discendente iniziale quasi a rappresentare la “discesa” del Redentore.
L’abbinamento testo-musica non presenta particolare problemi, poiché vi è sempre perfetta corrispondenza tra
accenti del testo e accenti musicali.

Quando e come utilizzarlo


È un canto tipico dell'Avvento. Il suo impiego durante la celebrazione può essere vario: canto di ingresso, canto
durante o dopo la comunione, canto che accompagna il congedo dell'assemblea.
Per quanto riguarda l’esecuzione, numerose procedure sono possibili. Data la forma specifica del brano - quella
del corale - il modo migliore di eseguirlo è quello comunitario con tutta l’assemblea. È però utile, per non
correre il rischio che il tutto casa e perda interesse, alternare a ogni gruppo di due strofe un interludio d’organo
(se l’organista non è in grado di improvvisarlo, può ripetere una volta l’intero brano).
Altro sistema può essere quello di alternare una strofa affidata all’assemblea con una cantata dal coro (quest’ultimo
può eventualmente utilizzare l’armonizzazione a 4 voci dispari dell’edizione originale).
Si presta bene per essere eseguito da parte di assemblee numerose.

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71
Preghiera in Famiglia

Candela degli Angeli

Inizio
Quando la famiglia è riunita, tutti si fanno il segno di croce, mentre un genitore dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 
R/. Amen.

Quindi dice:
Lodiamo Dio, che chiama gli angeli a cooperare al suo disegno di salvezza
e per mezzo di essi dona il lieto annunzio della nascita del Salvatore.
R/. Benedetto nei secoli il Signore. 

Il genitore introduce la celebrazione dicendo:


Il Natale è ormai alle porte.
Udiamo già con rinnovato stupore
il canto degli angeli che annunziano la venuta di Gesù,
il salvatore del mondo.
Accendiamo insieme la quarta candela d’Avvento.

Lettura biblica
Dal libro del profeta Isaia (52,8-9)

Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,


insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.

Responsorio
Gloria a Dio nell’alto dei cieli.
R/. E pace in terra agli uomini da lui amati.

Accensione della quarta candela


Un figlio accende la quarta candela. Se si ritiene opportuno si può cantare:
Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Il coro celeste “Pace” dirà
“a voi di buona volontà!”
Lieti cantate:
gloria al Signor!
Nascerà il Redentor.

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72
Preghiera in Famiglia
Orazione
Il genitore, dopo l’accensione della candela, dice:
Preghiamo.
Il tuo Verbo, o Dio onnipotente,
rischiari le tenebre del nostro cuore
per accogliere il lieto annuncio della sua nascita.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
R/. Amen.

Conclusione
Il genitore conclude il rito dicendo:
Il Signore Dio ci benedica e ci custodisca nel suo amore.
R/. Amen.

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Sussidio di Avvento e Natale 2018

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25 DICEMBRE
NATALE DEL SIGNORE

Angelo CASCIELLO - tecnica mista su carta - 300x206 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

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76
Natale del Signore

Introduzione
Il tempo di Natale ha inizio con i Primi Vespri del Natale del Signore e termina con la domenica dopo l’Epifania,
ossia la festa del Battesimo del Signore (cf. Norme per l’anno liturgico e il calendario, 33). La memoria annuale della
nascita del Salvatore e delle sue prime manifestazioni costituisce per la Chiesa, dopo la rievocazione del mistero
pasquale, la celebrazione liturgica più importante e come tale esige un’intensa e consapevole partecipazione
dell’intera comunità cristiana.

Il presente sussidio liturgico intende evidenziare per ciascuna celebrazione i temi salienti, le fondamentali
dimensioni rituali e le opportune attenzioni relative all’ars celebrandi. È evidente come il sussidio debba essere
necessariamente adattato alle singole espressioni e tradizioni locali che proprio nel tempo di Natale rivestono
una significativa rilevanza.

Indicazioni generali per le celebrazioni eucaristiche nel tempo di Natale

Di seguito sono evidenziate alcune indicazioni di carattere generale per le celebrazioni eucaristiche nel tempo
di Natale. Le indicazioni specifiche per le singole solennità/feste saranno precisate nella parte corrispondente
a ciascuna solennità.

Riti di introduzione

Atto penitenziale

Si ricorda che durante il tempo di Natale è possibile avvalersi dei due schemi “propri” proposti dal MR, nella
terza formula dell’atto penitenziale. Essi sottolineano i temi della figliolanza di Gesù, il suo abbassamento nel
condividere la condizione umana, il suo essere principio e fonte di unità e di pace.

1. Signore, Figlio di Dio,


che nascendo da Maria Vergine
ti sei fatto nostro fratello,
abbi pietà di noi.

Cristo, Figlio dell’uomo,


che conosci e comprendi
la nostra debolezza,
abbi pietà di noi.

Signore, Figlio primogenito del Padre,


che fai di noi una sola famiglia,
abbi pietà di noi.

2. Signore, re della pace,


abbi pietà di noi.

Cristo, luce nelle tenebre,


abbi pietà di noi.

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77
Natale del Signore

Signore, immagine dell’uomo nuovo,


abbi pietà di noi.

Gloria
Quando previsto, durante tutto il tempo di Natale (e soprattutto nella Messa della notte di Natale) è opportuno
dare una particolare attenzione al canto del Gloria. Si tratta di un inno antichissimo e venerabile che non può
essere sostituito con un altro. Attraverso quest’inno la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica
Dio Padre e l’Agnello (cf. OGMR, 53). Esso richiama, nel suo incipit, il canto degli angeli nella notte santa (cf.
Lc 2,14).

Liturgia Eucaristica

Prefazi
Il MR prevede per il tempo di Natale quattro prefazi (tre “di Natale” e uno “dell’Epifania”). I “titoli” dei prefazi
sottolineano i temi centrali del testo: Cristo luce (prefazio di Natale I); Nell’incarnazione Cristo reintegra l’universo
(prefazio di Natale II); Il misterioso scambio che ci ha redenti (prefazio di Natale III); Cristo luce di tutti i popoli (prefazio
dell’Epifania).

Scambio della pace


La pace è indubbiamente uno dei valori insiti nel mistero del Natale (cf. Direttorio su pietà popolare e liturgia, 108).
Come ci ricordano le antifone di ingresso proposte per la Messa della notte e per la Messa dell’aurora, «oggi la vera
pace è scesa a noi dal cielo» e «è nato per noi il Signore; Dio onnipotente sarà il suo nome, Principe della pace, Padre
dell’eternità». A partire da questo, è bene prestare attenzione allo scambio della pace (nel contesto dei riti di
comunione): ciò non significa aggiungere ulteriori elementi (come il canto) ma sensibilizzare i fedeli a vivere
consapevolmente il gesto pur mantenendo la dovuta compostezza e sobrietà.

Benedizione delle famiglie e dei bambini nel tempo di Natale

Il Benedizionale suggerisce due benedizioni pastoralmente opportune nel tempo di Natale: la benedizione delle
famiglie per la festa della Santa Famiglia, la benedizione dei bambini.

Benedizione dei Bambini


Il Benedizionale (pag. 251-255) riporta il rito della benedizione dei bambini nel tempo di Natale. La celebrazione è
strutturata nel seguente modo: riti di introduzione, liturgia della Parola, preghiera di benedizione. Il rito si
conclude suggerendo la possibilità di baciare l’immagine di Gesù Bambino. Laddove vi è la consuetudine si
potrebbe collocare la celebrazione nella solennità della Epifania del Signore (Giornata mondiale dell’infanzia
missionaria), nella festa del Santi Innocenti o in altro giorno adatto del tempo di Natale.

Importanza del presepio e/o dell’immagine del Bambino

Il presepio contraddistingue il periodo natalizio pressoché in ogni chiesa. Sovente rimane un elemento
coreografico non valorizzato a sufficienza durante le celebrazioni. A tal riguardo si suggerisce di evidenziare
la preparazione del presepio (nel tempo di Avvento), la collocazione del Bambino nella Messa della notte di Natale,

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78
Natale del Signore
la venerazione dell’immagine del Bambino al termine della celebrazione eucaristica (per esempio a Natale e
all’Epifania) o in altra celebrazione adatta.

Cura dell’addobbo floreale e delle luci

Addobbo floreale
I Praenotanda al MR, invitando alla moderazione e alla sobrietà dell’addobbo floreale per l’Avvento, chiedono
però di mettere in evidenza la gioia piena della natività del Signore (cf. OGMR, 305). È necessario dunque
creare un ambiente che sia veramente immagine di questa grande gioia, con tutti i segni e i simboli propri di
questa festa.

La Luce
Tra i simboli propri del Natale vi è certamente quello della luce che, come ricordava Benedetto XVI durante
l’udienza generale del 21 Dicembre 2005, «Evoca una realtà che tocca l’intimo dell’uomo: la luce del bene che
vince il male, dell’amore che supera l’odio, della vita che sconfigge la morte. A questa luce interiore – continuava
Benedetto XVI – fa pensare il Natale che torna a riproporci l’annuncio della definitiva vittoria dell’amore di Dio
sul peccato e la morte. Il Salvatore stesso, atteso dalle genti, è salutato come “Astro sorgente”, la stella che indica
la via e guida gli uomini, viandanti tra le oscurità e i pericoli del mondo, verso la salvezza promessa da Dio e
realizzata in Gesù Cristo». Per tale ragione teologica e spirituale si curi, nella preparazione dello spazio sacro e
durante le celebrazioni, la presenza e l’uso della luce.

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79
Liturgia
NATALE DEL SIGNORE
(solennità con ottava)

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci!


Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita […].
Nessuno è escluso da questa felicità!
(San Leone Magno, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La solennità del Natale del Signore prevede le seguenti celebrazioni eucaristiche: Messa vespertina nella vigilia
(pomeriggio/sera del 24 Dicembre, prima o dopo i Primi Vespri di Natale), Messa della notte1, Messa dell’aurora,
Messa del giorno. Nel giorno di Natale (da intendersi esclusa la vigilia) tutti i sacerdoti possono celebrare o
concelebrare tre Messe purché si mantenga un legame con le ore corrispondenti (cf. OGMR, 204).

Indicazioni generali per le celebrazioni eucaristiche di Natale

Oltre a quanto indicato precedentemente per le celebrazioni eucaristiche del Natale si ricorda quanto segue:
- Non si trascuri di genuflettere durante la proclamazione del Credo, alle parole: «E per opera dello Spirito
Santo […] e si è fatto uomo», in segno di speciale venerazione dinanzi al mistero dell’Incarnazione del
Verbo (cf. OGMR, 137). Si avvisino per tempo i fedeli con una brevissima monizione.
- Potrebbe essere significativo, durante una celebrazione eucaristica di Natale (o del tempo di Natale)
portare durante la presentazione dei doni, insieme al pane ed al vino, quanto raccolto durante il tempo
di Avvento per i poveri o per le necessità della Chiesa.
- Se si utilizza il Canone Romano è previsto il Communicantes proprio (MR, pag. 384): «In comunione con tutta
la Chiesa, mentre celebriamo il giorno santissimo [la notte santissima, nella quale] nel quale Maria, vergine illibata, diede
al mondo il Salvatore, ricordiamo e veneriamo anzitutto lei, la gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e
Signore Gesù Cristo »; se si utilizzano le preghiere eucaristiche II e III è previsto il ricordo proprio (MR, pag.
398.408): «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra e qui convocata nel giorno [nella notte] in cui la
Vergine Maria diede al mondo il Salvatore».
- Si invita ad utilizzare la benedizione solenne “Nel Natale del Signore” (MR, pag. 429).

Indicazioni per la celebrazione nella notte di Natale

È opportuno “preparare” la Messa della notte di Natale con la celebrazione comunitaria dell’Ufficio delle letture
o con una veglia più vicina alla pietà popolare, caratterizzata da canti e letture adatte.

Veglia con l’Ufficio delle Letture


Nel caso si scelga di celebrare la solenne Veglia con l’Ufficio delle letture, ci si regola come segue: dopo la lettura
patristica prevista per l’Ufficio delle letture, invece dell’inno Te Deum, si intona il Gloria seguito dall’orazione
colletta. I riti di introduzione della Messa si omettono.

1 Secondo la tradizione costante delle Chiese in Italia, la Messa della notte si celebri a mezzanotte, a meno che ragioni
pastorali, valutate dall’Ordinario del luogo, non consiglino di anticiparne l’ora, ma sempre nella notte (MR, p.36).

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80
Liturgia

Annuncio della nascita del Signore (Kalenda)


Il Martirologio Romano (pag. 965-966) propone il testo dell’annuncio della nascita del Signore: «Trascorsi molti
secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da
quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo
che Abramo, nostro padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto
sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia
di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel
quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno
e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi
nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne».
È possibile cantare il testo della Kalenda (da parte di un lettore o dello stesso celebrante) al termine dell’Ufficio
delle letture, omesso il Te Deum; al termine della Veglia che precede la Messa della notte (se non si sceglie l’Ufficio
delle letture); all’inizio della celebrazione eucaristica se non è preceduta da nessuna veglia: in tal caso si colloca
la Kalenda nei riti di introduzione, prima del canto del Gloria.

Collocazione e venerazione della statua del Bambino


Durante il canto del Gloria si potrebbe collocare (o svelare) la statua del Bambino. Il ministro che compie il gesto
può incensare la statua in segno di particolare venerazione. Accanto al Bambino, dopo aver proclamato il Vangelo,
si potrebbe anche disporre l’Evangeliario per rendere maggiormente “visibile” il mistero dell’Incarnazione: «Il
Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Al termine della celebrazione potrà aver luogo il
bacio dei fedeli all’immagine del Bambino.

Indicazioni per le celebrazioni eucaristiche nell’Ottava di Natale

Durante l’Ottava di Natale si abbia cura di mantenere alcune attenzioni celebrative proprie del Natale, in
particolare si rammentano: la valorizzazione del Gloria, l’uso delle parti “proprie” delle preghiere eucaristiche,
la possibilità di utilizzare la benedizione solenne del Natale.

Monizione introduttiva
In questo giorno santo (in questa santa notte) la Chiesa rivive con gioia la nascita del Salvatore e celebra, alla
luce della sua Risurrezione, gli inizi della salvezza. Cristo Signore ha condiviso fino in fondo la storia umana
per essere il “Dio con noi”, per stringere con il suo popolo un’alleanza eterna che nulla potrà mai spezzare. A
Betlemme risplende l’amore ineffabile di Dio che tutto avvolge e trasforma. Lasciamoci illuminare dal chiarore
di questa luce, si riaccenda la speranza nel nostro cuore, non ci sia spazio per la tristezza in questo giorno (in
questa notte).

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81
Preghiera dei fedeli

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito: con questa certezza,
siamo persuasi che Dio ci donerà ogni cosa insieme con Gesù, il Figlio amato.
Deponiamo nel cuore del Padre le nostre preghiere,
raccogliendo i bisogni di tutta l’umanità per la quale Dio ha squarciato i cieli ed è disceso tra noi.

Ad ogni invocazione diciamo:


R/. Ascoltaci, o Padre.

Dona, o Padre, alla tua Chiesa la gioia autentica e contagiosa che


nulla potrà mai offuscare affinché sia nel mondo segno credibile del
tuo amore incondizionato e testimone di speranza.
Preghiamo. R/.

Dona, o Padre, al mondo intero la pace e la concordia affinché le


popolazioni in guerra ritrovino la strada della riconciliazione e tutti
si impegnino con lealtà all’edificazione del tuo Regno.
Preghiamo. R/.

Dona, o Padre, a coloro che soffrono a motivo della malattia


o della solitudine il conforto del tuo Santo Spirito attraverso la
vicinanza fraterna e la premurosa carità dei discepoli di Cristo.
Preghiamo. R/.

Dona, o Padre, ai bambini l’amore di una famiglia, la presenza


di guide vere ed appassionate, la testimonianza della comunità
cristiana affinché possano crescere in sapienza, età e grazia.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Padre, che in Gesù ci hai rivelato il tuo immenso amore, ascolta
le nostre preghiere e rendici segno di riconciliazione, di pace
e di bontà verso tutti coloro che incontriamo nel cammino
dell’esistenza.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen

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82
Parola di Dio
NATALE DEL SIGNORE

In breve
Messa vespertina nella vigilia
Isaia 62,1-5: «Il Signore troverà in te la sua delizia».
Salmo 88: «Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele».
Atti 13,16-17.22-25: «Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra
d’Egitto».
Matteo 1,1-25: «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa».

Messa della notte


Isaia 9,1-6: «Ci è stato dato un figlio».
La misericordia dell’Infinito e Onnipotente si manifesta in un bambino: un piccolo che ama con la profondità
dell’amore stesso di Dio, erodendo il potere dei simboli di guerra.
Salmo 95: «Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza».
Tito 2,11-14: «È apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini».
Luca 2,1-14: «Sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Gli uomini che accolgono la benevolenza di Dio sperimentano la sua pace. Una pace pervasiva perché aperta a
tutti; sembra essere invece esclusiva, perché pochi sono disposti a pagarne il prezzo.

Messa dell’aurora
Isaia 62,11-12: «Tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata».
Salmo 96: «Annunciano i cieli la sua giustizia».
Tito 3,4-7: «Ci ha salvati per la sua misericordia».
La misericordia è qui contrapposta alle “opere da noi compiute”. Il dono di Dio ci precede e ci sorprende
sempre.
Luca 2,15-20 «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia».

Messa del giorno


Isaia 52,7-10: «Il Signore ha consolato il suo popolo».
Salmo 97: «Cantate al Signore un canto nuovo».
Il frutto dell’accoglienza della misericordia è la gioia comune, condivisa, manifestata anche con segni visibili,
incarnati.
Ebrei 1,1-6: «Molte volte e in diversi modi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti».
Giovanni 1,1-18: «La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo».

Annunciare la gioia in un mondo di guerra


Consideriamo i simboli di guerra e oppressione della prima lettura della Messa della notte: il giogo, la sbarra, il
bastone del sorvegliante, la calzatura militare rumorosa e spaventosa, il mantello segnato dal sangue. Tutto viene
abbandonato, spezzato, reso inutile. Il profeta ha il coraggio di classificare come spazzatura ciò che i potenti
ritengono vantaggioso, ciò che i sudditi temono, tremando di spavento. L’annunciatore della salvezza non si
lascia spaventare. L’amore di Dio, nella sua pazienza e larghezza d’animo, è più forte di tutte le armi.

Consideriamo i simboli di guerra e discordia che abbondano nelle prime pagine dei giornali, nei titoli di testa
dei telegiornali. Potremmo indovinare con mesi di anticipo che verso Natale scoppierà qualche polemica, non
si spegneranno i conflitti, potrebbe emergere qualche scandalo. Corruzione, commercio di armi, litigi tra le
forze politiche. Noi che cosa possiamo fare? Forse potremmo imparare dal profeta: girare pagina e spegnere

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83
Parola di Dio
lo schermo. Merita più attenzione il bambino che nasce anche oggi, nel nostro mondo. Il lieto messaggio della
salvezza merita più attenzione dei segnali di guerra.

Il segno della tenerezza di Dio


“Un bambino è nato per noi”: il segno della benevolenza di Dio è un figlio che nasce. L’esegesi fa intuire
e ipotizzare che al tempo del profeta quella nascita doveva avere un significato particolare: probabilmente
si trattava della nascita dell’erede al trono, forse avvenuta in circostanze difficili. La forza provocatoria della
profezia resta intatta: il profeta infatti non celebra le imprese militari, distoglie l’attenzione dai fattori socio-
economici, non si unisce al coro lamentoso di chi si preoccupa del futuro: riconosce invece che in quel bambino
Dio manifesta la sua potenza, aprendo la strada alla pienezza della rivelazione. La profezia mostra lo stile
dell’agire di Dio, che preferisce affidare la sua azione di salvezza a un bimbo, piuttosto che a un esercito, che
preferisce partire da ciò che è umile e piccolo, suscitando una rinascita, piuttosto che devastare e condannare.

Intimità e discrezione
Gli evangelisti circondano di intimità e discrezione la narrazione della nascita di Gesù. Matteo la cita di passaggio,
senza soffermarsi, per narrare subito la visita dei Magi. Luca, dopo l’ampia digressione sul censimento, procede
per sottrazione, limitandosi a due righe di testo e sottolineando tre dettagli. Il primo è il verbo “compiersi”.
Dicendo “si compirono per lei i giorni del parto” allude ad un più ampio compimento: le promesse e la
storia di Israele sono giunte alla loro realizzazione. La seconda sottolineatura riguarda il fatto che Gesù è il
“primogenito”. Stranamente, nella Bibbia i primogeniti di rado sono i prescelti. Giacobbe, Davide, Salomone…
sono tutti scelti tra i figli minori, per elezione divina, non rispondendo alla logica umana della primogenitura.
Nella Legge però abbiamo una sezione importante che li riguarda, quando si parla del riscatto: il primogenito
è consacrato a Dio (Es 13,11-16). Un’altra citazione importante è in Zaccaria 12,10: “faranno il lutto come per
un primogenito”. La valorizzazione del primogenito avviene nel contesto dell’offerta a Dio (ricordato poi in
Lc 2,23) e nell’oscura previsione di un evento luttuoso, che precede la definitiva redenzione di Gerusalemme.
L’evangelista sembra alludere al fatto che Gesù è quel primogenito, pienamente offerto a Dio, pienamente
coinvolto nella redenzione del suo popolo, fino alla morte. Infine, l’ultimo dettaglio su cui l’evangelista sofferma
la nostra attenzione è la cura con cui il neonato è avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Il primo atto che
si ricorda dopo la nascita è la tenerezza materna di cui è circondato il bimbo Gesù. Nell’intimità della relazione
tra madre e figlio la misericordia divina si fa presente al mondo, ed è accolta e corrisposta.

Il segno dell’amore del Padre


Ciò che i profeti avevano annunciato da lontano, si realizza in Gesù. Da subito egli è il segno dell’amore del
Padre. Ma come può un bimbo, nella sua fragilità, essere il segno dell’infinita carità? Le parole dell’evangelista
Giovanni ci mettono sulla strada: “E il Verbo si fece carne”; “la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù
Cristo”. Il semplice fatto dell’incarnazione è già evento di amore; vale a dire, la semplice presenza di Gesù è
già presenza di amore. Può amare un bambino? In una mentalità riduttivamente tecnologica, tesa a misurare la
rendita, a calcolare ogni possibile guadagno, siamo portati a dire che un bambino può essere amato, ma non può
amare. Gli è preclusa ogni operatività, si dubita della sua effettiva consapevolezza. Non può essere una “risorsa
umana”. Può tutt’al più essere un richiamo mediatico, come quando la possibilità di filmare e fotografare il figlio
di una coppia reale o della star di turno viene venduta in esclusiva: anche così non è un soggetto, ma un oggetto
da riprendere e rivendere.

Un bambino che può amare


Noi riteniamo invece che da subito un bambino possa amare, rivelandoci gli aspetti più profondi della carità
e della misericordia. Egli è già una persona unica, non comparabile a nessun’altra sulla terra, con una propria
dignità. Da subito percepisce i legami che lo stringono ai genitori, alle persone amiche; da subito comincia a
corrispondere attivamente, protendendosi verso la consapevolezza e la coscienza. La sua fragilità chiede di
essere protetta e custodita; ma non gli impedisce di donare amore. Divenendo un bimbo indifeso, Gesù invita
a riconoscere la dignità umana dei piccoli, dei malati, di chi sembra aver perso la coscienza, di chi sembra non

Ufficio Liturgico Nazionale


84
Parola di Dio
avere più nulla da dare in termini di efficienza e produttività: ciò però equivale a riconoscere che anche essi
possono amare, essere soggetti di misericordia, e non solo riceverla.

Privilegiare l’umiltà
Lontano dai riflettori, dunque, lontano dalle dinamiche del potere e della fama, il bambino Gesù viene al
mondo. Una nuova gerarchia di valori si profila: le mani amorevoli e le fasce della madre sono più importanti
del censimento di Cesare. La visita di alcuni semplici pastori è rilevante come quella dei Magi. È interessante
notare che vanno a trovare Gesù solo coloro che ascoltano la voce degli angeli (nel Vangelo di Luca) e coloro
che guardano i segni delle stelle (nel Vangelo di Matteo). Anche oggi trovano Gesù coloro che si fidano dei
segni, del sussurro con cui Dio si rivolge a noi. Coloro che si fidano della sua Parola, che si lasciano educare dal
simbolismo della liturgia, che non si adeguano alla gerarchia di valori del mondo.

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85
Salmo responsoriale

Messa della Notte


salmo responsoriale (dal salmo 95)

  
   86     
Ritornello
  
2

     
Og gi è na to per no i il Sal va to re.
  
   86         
2

        

   6             
Organo

8 


      
Salmista

   
1. Cantate al Signore un can to nuo vo, cantate al Signore, uomini tutti della ter ra.
2. Annunciate di giorno in giorno la sua sal vez za. In mezzo alle genti narrate la sua glo ria,
3. Gioiscano i cieli, esul ti la ter ra, risuoni il mare e quanto rac chiu de;
4. Davanti al Signo re che vie ne: sì, egli viene a giudicare la ter ra;

          
Org.
           
    

         
  
1. Cantate al Si gno re, benedite il su o no me.
2. a tutti i po po li dite le sue me ra vi glie.
3. sia in festa la campagna e quanto con tie ne, acclamino tutti gli alberi del la fo re sta.
4. giudicherà il mondo con giu sti zia e nella sua fedel tà i po po li.
   
           
  
  
Org.
 
     

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86
ULN-CEI
Sussidio Avvento-Natale 2015
Salmo responsoriale

Messa dell'Aurora
salmo responsoriale (dal salmo 96)

 Ritornello
 42            
 2
Og gi la lu ce ri splen de su di no i.

 4       
     
 
   
  2 
Organo
       
4
 Salmista
   

1. Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte.
2. Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore.

   

Org.
      

  
    
1. Annunciano i cieli la sua giu stizia e tutti i popoli vedono la su a gloria.
2. Gioite, giusti, nel Si gnore, della sua santità celebrate il ri cordo.
  
     

        
Org.


Ufficio Liturgico Nazionale


87
Salmo responsoriale

Messa del Giorno


salmo responsoriale (dal salmo 97)

 Ritornello
2
          
4        
 2
Tut ta la ter ra ha ve du to la sal vez za del no stro Di o.

            
4      

Organo
           
  2    
4 

 Salmista
          
1. Cantate al Signore un can to nuo vo, perché ha compiuto mera vi glie.
2. Il Signore ha fatto conoscere la sua sal vez za, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giu sti zia.
3. Tutti i confini della terra han no ve du to la vittoria del nostro Di o.

 
4. Cantate inni al Signore con la ce tra, con la cetra e al suono di strumenti a cor de;

         
Org.
          
   


            
1. Gli ha dato vittoria la sua de stra e il suo brac cio san to.
2. Egli si è ricordato del suo a mo re, della sua fedeltà alla casa di I  sra e le.
3. Acclami il Signore tutta la ter ra, gridate, esultate, can ta te in ni!


4. con le trombe e al suono del cor no acclamate davanti al re, il Si gno re.

       
       
 

    
Org.

    

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88
Repertorio per Celebrare

Messa della notte

Ingresso:
Venite, fedeli (RN 76)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


Gloria in cielo e pace (RN 69)

Comunione:
Notte di luce (RN 70)

Messa dell’Aurora

Ingresso:
Venite, fedeli (RN 76)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


A Betlemme di Giudea (RN 65)

Comunione:
E’ nato un bimbo in Betlehem (RN 67)

Messa del Giorno

Ingresso:
Venite, fedeli (RN 76)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

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89
Repertorio per Celebrare

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


Tu scendi dalle stelle (RN 74)

Comunione:
E’ nato un bimbo in Betlehem (RN 67)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

E’ nato un bimbo in Betlehem (RN 67)

Testo: S. Albisetti
Musica: melodia sec. XIV
Fonti: ElleDiCi
Uso: liturgia della parola, comunione
Forma musicale: innodia responsoriale

1. È nato un bimbo in Betlehem, alleluia,


e l’universo giubila, alleluia, alleluia.

Rit. Insieme agli angeli adoriamo il Redentore


con lieto cantico.

2. Il Figlio dell’Altissimo, alleluia,


è nato dalla Vergine, alleluia, alleluia.

3. Pastori e re contemplano, alleluia,


il Salvator degli uomini, alleluia, alleluia.

4. I popoli s’allietino, alleluia,


al Verbo eterno plaudano, alleluia, alleluia.

5. O Trinità santissima, alleluia,


sia gloria a te nei secoli, alleluia, alleluia.

Il testo
Tutti conosciamo quei canti natalizi che hanno consolidato una tradizionale posizione di popolarità: sono
simboli sonori del Natale. Ma vi sono molti altri canti antichi e recenti, che meritano un riciclaggio, perché ben
si addicono a celebrare l’Incarnazione del Signore: o per la suggestività della melodia o per il valore del testo, o
per i due elementi ben armonizzati tra loro.

Ufficio Liturgico Nazionale


90
Repertorio per Celebrare
La significatività del canto è indipendente dallo stesso testo italiano, che è stato applicato per concessione
pastorale, e che si ispira per quanto è possibile all’originale: simile è il contenuto, analogo lo stile. Inimitabili,
invece, sono gli artifici letterari del latino medievale, che si avvale di caratteristiche assonanze nei due distici che
precedono gli alleluia.

La musica
Il canto presentato è un’espressione originale della storia liturgico-musicale: un ritmo antico, non databile con
esattezza, ma appartenente al cosiddetto “repertorio gregoriano” per via di precisi elementi quali:
- l’andamento a ritmo libero;
- l’organizzazione melodica ancora “modale”, secondo un sentire che precede le nostre strutture di scale e
l’armonia della tonalità;
- il testo originale in latino.
Si tratta del “Puer natus in Bethlehem”, composizione in 14 strofe, le cui ultime due rivelano funzionalità originaria,
cioè quella di tropo del “Benedicamus Domino”.
Nonostante tanta distanza culturale, e forse proprio anche per essa, il brano possiede un suo fascino evocativo,
unito a un eccezionale dinamismo celebrativo, che proviene dalla forma musicale complessa: strofa narrativa
(recitativo) intercalata da alleluia, e ritornello acclamatorio.

Quando e come utilizzarlo


Nelle celebrazioni delle Ore o della Parola, durante il tempo natalizio, il canto può servire da invitatorio, ma
anche da “responsorio”.
Nella liturgia eucaristica l’uso migliore sembra quello rispondente alla situazione originaria, di canto prima del
congedo (dopo la comunione). Inoltre varie pratiche devozionali possono essere arricchite da questo pezzo,
attinto dal patrimonio “classico” della tradizione di canto ecclesiale.
La struttura narrativa-acclamatoria del testo fa preferire l’alternanza di un solista (o coretto) con il “tutti”. Non
è da escludere una esecuzione di tipo strettamente responsoriale se si affidano al coro, oltre che il ritornello
conclusivo, anche gli alleluia.
L’esecuzione deve essere sciolta, agile, senza retorica, e tuttavia rispettosa del crescendo esigito dall’articolazione
del testo e dalla salita melodica. Anche se l’accompagnamento organistico sia improntato a sobrietà, tanto nella
timbrica che nel volume. L’accompagnamento può essere utile, ma non è necessario per questo tipo di musica.

Ufficio Liturgico Nazionale


91
Sussidio di Avvento e Natale 2018

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92
30 DICEMBRE
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

Piero CASENTINI - tecnica mista su carta - 357x295 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

Ufficio Liturgico Nazionale


94
Liturgia
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
(Domenica 30 Dicembre)

La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si
impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa
manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella.
(San Paolo VI, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe si celebra nella Domenica fra l’Ottava di Natale e quindi si
inserisce pienamente nel mistero del Natale del Signore. La festa intende evidenziare una dimensione particolare
dell’Incarnazione, ossia il fatto che il Figlio di Dio ha scelto di “porre la sua dimora” in una famiglia. Si è inoltre
invitati ad imitare le stesse virtù e lo stesso amore della Famiglia di Nazareth (cf. Colletta), affinché ogni famiglia
sperimenti l’amicizia e la pace del Signore (cf. Sulle offerte) anche in mezzo alle inevitabili prove della vita (cf.
Dopo la Comunione).

Benedizione delle famiglie nella festa della Santa Famiglia

Il Benedizionale (pag. 200-202) presenta una particolare benedizione per le famiglie per la festa della Santa Famiglia.
Essa può essere proposta in un’apposita celebrazione (in tal caso si seguano le indicazioni del Benedizionale
al capitolo XIII, con gli opportuni adattamenti), al termine delle Lodi o dei Vespri dopo il Padre nostro, a
conclusione della preghiera universale nella celebrazione eucaristica.
Il sacerdote con le braccia allargate dice:
Noi ti lodiamo e ti benediciamo, o Padre, 
dal quale proviene ogni paternità 
in cielo e in terra.
Fa’ che mediante il tuo Figlio Gesù Cristo, 
nato da donna per opera dello Spirito Santo, 
ogni famiglia diventi un vero santuario 
della vita e dell’amore 
per le generazioni che sempre si rinnovano. 
Fa’ che il tuo Spirito 
orienti i pensieri e le opere dei coniugi 
al bene della loro famiglia 
e di tutte le famiglie del mondo. 
Fa’ che i figli trovino nella comunità domestica 
un forte sostegno per la loro crescita 
umana e cristiana.
Fa’ che l’amore, 
consacrato dal vincolo del matrimonio, 
si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi.
Concedi alla tua Chiesa 
di compiere la sua missione 
per la famiglia e con la famiglia 
in tutte le nazioni della terra.
Per Cristo nostro Signore.

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95
Liturgia

Presentazione dei doni durante l’offertorio

Per valorizzare maggiormente la presenza delle famiglie durante la celebrazione eucaristica, si suggerisce di
affidare ad una famiglia la presentazione dei doni del pane e del vino durante l’offertorio.

Monizione introduttiva
In questi giorni segnati dalla pienezza della gioia natalizia, siamo invitati a contemplare il Figlio di Dio che viene
ad abitare in mezzo a noi. Egli è nato e cresciuto all’interno di una famiglia, circondato dall’amore premuroso di
Maria e Giuseppe, sperimentando la gioia di essere accolto dai suoi. Sull’esempio della Santa Famiglia, ci disponiamo
ad accogliere la presenza del Signore nell’Eucaristia, aprendo il cuore all’ascolto ed invocando i doni dell’unità,
della concordia e dell’amore per le nostre famiglie.

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96
Preghiera dei fedeli

Noi fin d’ora siamo figli di Dio: con fiducia ci rivolgiamo a Dio
riconoscendolo Padre immensamente buono. A lui affidiamo il
cammino delle nostre famiglie, segnato da slanci e fatiche, da sogni
e delusioni.

Ad ogni invocazione diciamo:


R/. Ascoltaci, o Padre.

Custodisci, o Padre, la tua Chiesa, famiglia dei figli di Dio, raccolta


in unità dal tuo Santo Spirito. Fa’ che in essa risplendano le virtù
dell’amore e della concordia affinché i credenti in Cristo vivano
veramente da fratelli.
Preghiamo. R/.

Custodisci, o Padre, le sorti della famiglia umana che trova in te la


sua origine ed il suo compimento. Fa’ che i popoli tessano relazioni
pacifiche ed abbiano a cuore il progresso di tutti, superando
interessi di parte.
Preghiamo. R/.

Custodisci, o Padre, le famiglie della nostra comunità, segno della


tua presenza in mezzo a noi. Sostieni i fidanzati e gli sposi, illumina
i genitori, guida il cammino dei figli affinché tutti trovino in te il
riferimento da seguire.
Preghiamo. R/.

Custodisci, o Padre, i sofferenti nel corpo e nello spirito che


abitano le nostre famiglie. Fa’ che non ci si dimentichi degli anziani
e degli ammalati e la comunità cristiana manifesti la sua vicinanza
alle famiglie ferite ed in difficoltà.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Padre, che hai voluto donare al tuo Figlio Gesù il calore e l’affetto
di una famiglia umana, insegnaci a riconoscere, valorizzare e
promuovere la bellezza della vita familiare nell’attuale società.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen

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97
Parola di Dio
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
In breve
1 Samuele 1,20-22.24-28: «Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto».
La famiglia è luogo di miracoli quotidiani, di accoglienza della misericordia di Dio, di esercizio della carità verso
i più vicini.

Salmo 83: «Beato chi abita nella tua casa».


La forza di costruire una famiglia proviene da Dio.

1 Giovanni 3,1-2; 21-24: «Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui».
L’osservanza dei comandamenti qui non è vista come il frutto di uno sforzo personale, ma di un dimorare
costantemente nella benevolenza di Dio.

Luca 2,41-52: «Gesù cresceva in sapienza, età e grazia».


L’incarnazione non ha solo un aspetto statico, ma implica un dinamismo, una trasformazione, un progredire.
Accettando di farsi uomo, il Verbo accetta di entrare in un processo di crescita.

Il dono di un figlio
Nella prima lettura ascoltiamo come Anna, una donna sterile, divenga feconda. Colei che soffriva per la sua
condizione, sperimenta la gioia della maternità. Anna diviene madre non per un diritto, ma per un dono che
proviene da Dio. La sua vicenda è esemplare per ogni maternità, così come per tutte le relazioni familiari:
esse restano sempre un dono, non un diritto, anche quando sono ragionevolmente prevedibili e calcolabili
secondo le leggi biologiche, anche quando sono regolate ed esigibili in base alle leggi umane e alla legge di Dio.
Il genitore ha un diritto sul figlio: ma il figlio resta un dono, non una sua proprietà. Marito e moglie possono
aspettarsi reciprocamente rispetto e attenzione, ma nello stesso tempo scoprono quotidianamente che si tratta
di realtà che appartengono alla sfera del dono, non dello scambio.

Possibilità del dono


Anna riceve una grazia da Dio, sperimenta la sua misericordia. Ma in che cosa consiste il dono da lei ricevuto?
A ben vedere, esso non è altro che la possibilità di donare a sua volta: Anna può esercitare la misericordia come
madre. Il dono consiste nella possibilità di donare. Ma nello stesso tempo il dono della maternità comporta una
obbligazione, un dovere: una volta divenuta madre, Anna deve donarsi al figlio, con tutta sé stessa. Il desiderio
viscerale della maternità, che si traduce poi in amore viscerale per il figlio, è chiamato a diventare consapevole,
solido, fedele, realistico: altrimenti non è vero amore, ma un impulso indistinto che potrà facilmente rovesciarsi
nel suo contrario.

L’esplosione del dono


Anna ridona il bambino al tempio, perché possa aiutare il suo popolo. Il bambino, ricevuto per grazia di
Dio, viene consacrato a lui. Non è un atto dovuto: è un dono che nasce dal profondo, una scelta meditata e
consapevole. Anna, nella sua esperienza di sofferenza e desiderio, ha compreso che tutto nasce dal dono di Dio,
e perciò tutto deve ritornare a lui. Una volta entrata nel circolo del dono, Anna non ne esce: il piccolo Samuele,
richiesto a Dio e ridonato a lui, diventerà il giudice e il salvatore del suo popolo. Riceve il dono della chiamata
profetica, e lo esercita come un ministero per il bene di tutti. Se proseguiamo la lettura del racconto biblico,
troveremo a un certo punto, quasi di sfuggita, l’affermazione che “i figli di lui non camminavano sulle sue
orme” (1 Samuele 8,4). La circolazione del dono si è interrotta. Può accadere anche oggi: i figli non camminano
sulle orme dei padri e delle madri che li hanno generati alla vita e introdotti alla fede. Il dono ricevuto può non
essere accolto. O può non essere rimesso in circolo: a lungo andare però se ne vedranno le conseguenze.

Ufficio Liturgico Nazionale


98
Parola di Dio
Educare un figlio
Per quanto sia limpido lo sforzo educativo, l’esempio profuso da figure autorevoli, il desiderio di genitori
illuminati, è sempre possibile che i figli rifiutino la fede in cui sono stati educati. A volte per un breve periodo
di tempo, a volte per tempi molto più lunghi.

Più spesso accade però che nel processo educativo emergano i vuoti dei genitori. Un attento discernimento rivela
che esiste un istinto materno, un desiderio di paternità, una tensione romantica alla relazione di coppia che non
arrivano al vero amore: materno, paterno, sponsale… ci si ferma all’aspetto immediato, istintivo, a volte anche
superficiale, senza arrivare alla completezza e alla consapevolezza. Non possiamo giudicare semplicisticamente,
solo per condannare. La prova dell’educazione finirà sempre per rivelare i limiti e le manchevolezze anche del
miglior padre, della miglior madre possibile. Probabilmente non è un male: al contrario, è il passaggio decisivo.
Come avviene nel brano evangelico, per Maria e Giuseppe.

Al di là dei limiti, la presenza del Padre


Maria e Giuseppe scoprono il loro limite di genitori: si illudono forse di poter educare Gesù secondo le loro
consuetudini, immaginano che egli si lasci semplicemente trascinare nella carovana dei parenti e conoscenti.
Ma esiste un segreto, una profondità, in Gesù, che non si lascia ingabbiare nelle loro consuetudini, nella pur
buona usanza di recarsi a Gerusalemme per le feste principali. Il suo posto è nel tempio, a dialogare con gli
esperti della Legge, ad occuparsi delle cose del Padre. Maria e Giuseppe non lo immaginavano: la loro genuina,
viscerale angoscia (che è propria di una buona coppia di genitori che hanno smarrito il figlio) si incontra con una
consapevolezza superiore. Ma così accade ad ogni genitore: il segreto, il mistero del figlio supera ogni pensiero,
ogni manipolazione che si è tentati di imporre. In questo caso addirittura il segreto di Gesù, perduto e ritrovato
dopo tre giorni, è già il mistero pasquale. Per dare compimento alla Legge, per compiere totalmente la volontà del
Padre, Gesù dovrà morire e poi risorgere. Maria e Giuseppe non capiscono: da educatori, divengono discepoli.

Il ritorno a casa
Perché allora Gesù ritorna a casa? Che senso ha la sua presenza a Nazaret, quando si è già aperta la possibilità
di affermarsi a Gerusalemme? Seguendo la grande intuizione di Charles de Foucauld, possiamo considerare la
vita nascosta a Nazaret come fondamentale educazione di Gesù. A Nazaret Gesù impara quello che non può
apprendere dai dottori della Legge, nello studio al tempio. Luca dice che “stava loro sottomesso”. Proprio nella
sottomissione di Gesù sta il segreto di Nazaret: Gesù non solo impara, ma per trent’anni circa vive sulla sua
pelle il “farsi piccolo”, l’obbedienza, il confronto con una realtà fatta di cose, non di libri.

Ufficio Liturgico Nazionale


99
Salmo responsoriale

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe - Anno C


(dal salmo 83)

  42   3  2 
Ritornello

   4      4  
  
Be a to chi a bi ta nel la tua ca sa, Si gno re.

  42  3  2 
   4      4       
 
Organo
2        
3    2  
4 4 4

 
Salmista

   
1. Quanto sono amabili le tue dimore, Signore de gli e serci ti!
2. Beato chi abita nel la tua ca sa:
3. Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia pre ghie ra,

      
 
Org.

    

     
1. L’anima mia anela e desidera gli atri del Si gno re.
2. senza fine canta le tue lo di.
3. porgi l’orecchio, Dio di Gia cob be.

    
    
     
Org.

  

            
1. Il mio cuore e la mia car ne esultano nel Dio vi ven te.
2. Beato l’uomo che trova in te il suo ri fu gio e ha le tue vie nel suo cuo re.
3. Guarda, o Dio, colui che è il no stro scu do, guarda il volto del tuo con sa cra to.

            
   
Org.
          
   

Ufficio Liturgico Nazionale


100
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Oggi si compie (RN 72)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


Gloria in cielo (RN 68)

Comunione:
E’ nato un bimbo in Betlehem (RN 67)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

Oggi si compie (RN 72)

Testo: CEI
Musica: F. Rainoldi
Fonti: Paoline
Uso: ingresso, comunione
Forma musicale: innodia responsoriale

1. Oggi si compie ogni promessa


fatta nel tempo ad Abramo:
viene l’Atteso, l’Emmanuele,
viene il Dio con noi.
Popolo canta: Gloria al Signore!
La tua speranza fiorisce.

2. Oggi la luce splende sul mondo,


tenebre fitte disperde.
Tu non temere mai più la notte:
un nuovo giorno si leva.
Popolo canta: Gloria al Signore!
Nella sua luce cammini.

Ufficio Liturgico Nazionale


101
Repertorio per Celebrare
3. Oggi il Mistero si fa Parola,
viva Presenza rivela:
Verbo incarnato, volto di Dio,
viene il Signore tra noi.
Popolo canta: Gloria al Signore!
Nel suo amore lo incontri.

4. Oggi Maria, vergine madre,


genera Cristo, il Figlio.
Piena di grazia, donna beata,
in lei si gloria la terra.
Popolo canta: Gloria al Signore!
Nella sua gioia tu esulti.

5. Oggi un Bambino nasce a Betlemme,


segno di amore per noi.
Ecco l’evento della salvezza:
Egli è nato per noi.
Popolo canta: Gloria al Signore!
Nella sua vita rinasci.

6. Oggi il Signore dona salvezza


a chi nel cuore l’accoglie.
Presto, venite al suo banchetto:
tutto è pronto per voi.
Popolo canta: Gloria al Signore!
Nella sua pace dimori.

Il testo
Il testo si ispira al Vangelo secondo Luca: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a
tutti i popoli” (Lc 2,30-31), e in particolare al capitolo 4, sempre del vangelo di Luca (Lc (4,21), in cui si legge:
“Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Gesù nella sinagoga di Nazaret proclama che è
giunto il tempo in cui Dio compie la sua promessa di salvezza. Ma si ispira anche alla promessa/benedizione
di Dio ad Abramo (Gen 26,3-5).

La musica
Una musica solenne, ricca, non anonima che ben introduce alla Messa del tempo di Natale. Una melodia
rispettosa degli accenti del testo, che sposa dolcezza ed incisività. Molto articolato armonicamente il ritornello
di questo inno responsoriale che, dove possibile, deve essere eseguito in polifonia.

Quando e come utilizzarlo


Un inno processionale ben cadenzato che si pone naturalmente all’inizio della Celebrazione, come anche alla
comunione, di tutto il tempo di Natale.
Possibilmente si cerchi di rispettare l’esecuzione a due cori delle strofe in modo da rendere chiaramente percepibile
la sua struttura binaria: i primi due versi contemplano l’evento evangelico e gli ultimi due lo commentano.
Si consiglia di eseguire sempre l’introduzione strumentale ogni volta che si vuole eseguire una nuova strofa in
modo da non appesantire verbalmente il canto. E’ necessario rispettare l’andamento in tempo tagliato senza
dilatarlo impropriamente in un quattro quarti che, oltre ad essere inopportuno, stravolgerebbe l’intero impianto
del canto.

Ufficio Liturgico Nazionale


102
1 GENNAIO
MARIA SS. MADRE DI DIO

Giuliano GIULIANI - gessi e tecnica mista su carta - 365x255 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

Ufficio Liturgico Nazionale


104
Liturgia
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Veramente umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè umano era il corpo del Signore; vero, perché
del tutto identico al nostro; infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo.
(Sant’Atanasio, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La divina maternità di Maria, solennità che compie l’Ottava di Natale, è preziosa occasione per contemplare il
mistero di Cristo, Dio con noi, attraverso gli occhi della Madre e, al contempo, per contemplare il mistero di
Maria attraverso gli occhi del Figlio Gesù. La Vergine è colei per mezzo della quale abbiamo ricevuto l’autore
della vita (cf. Colletta) e che ci precede nel cammino verso la gioia senza fine. Su di noi, pellegrini nel tempo,
Maria irradia la luce eterna (cf. Prefazio), luce che rischiara le tenebre e dirige i nostri passi sulla via della pace.

Ringraziamento di fine anno (31 Dicembre)

In un orario pastoralmente opportuno, si celebri il ringraziamento a Dio per i benefici ricevuti durante l’anno
trascorso. In tale occasione è tradizione cantare il Te Deum, oppure un canto solenne di ringraziamento
conosciuto dall’assemblea.
Se il canto del Te Deum è previsto al termine della Messa vespertina del 31 Dicembre, ci si regola nel seguente modo:
terminata la distribuzione della Comunione, si canta l’inno di ringraziamento (cf. OGMR, 88.164); concluso
il Te Deum si dice l’orazione DOPO LA COMUNIONE e si impartisce possibilmente la BENEDIZIONE
SOLENNE come indicato nel MR (si suggerisce la benedizione “all’inizio dell’anno”, pag. 430 e la benedizione
“di Aronne”, pag. 435).
Se non si celebra la Messa vespertina, il canto del Te Deum può inserirsi nei Primi Vespri, in una celebrazione
della Parola di Dio o nell’adorazione eucaristica1.
Si ricorda che a tale celebrazione di ringraziamento è annessa l’indulgenza plenaria alle solite condizioni, come
indicato nel Manuale delle Indulgenze (pag. 87).

Giornata mondiale della pace (1 Gennaio)

Il primo giorno dell’anno civile si celebra dal 1968, per volontà di Paolo VI, la Giornata mondiale della pace. Si invita
pertanto a ricordare la ricorrenza durante l’omelia o in altro momento opportuno, riferendosi al messaggio
annuale del Santo Padre; si inserisca anche un’apposita intenzione nella preghiera universale.

Indicazioni per la celebrazione eucaristica

Oltre a quanto indicato precedentemente per la celebrazione eucaristica della solennità di Maria Madre di Dio,
si ricorda quanto segue:
• Si utilizza il prefazio della Beata Vergine Maria I, inserendo le parole “nella maternità” (MR, 354);

• Si suggerisce la benedizione solenne come indicato sopra.

1 Se l’adorazione eucaristica segue la celebrazione della Messa, si ricorda che non è consentita l’esposizione eucaristica
fatta unicamente per impartire la benedizione (cf. Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 97) ed è quindi
necessario dedicare un tempo congruo all’adorazione.

Ufficio Liturgico Nazionale


105
Liturgia
Monizione introduttiva
In Cristo Signore, la Chiesa celebra la pienezza del tempo. In Gesù la comunità cristiana attinge la speranza
che la sorregge nel cammino della storia e procede con fiducia, anche nelle inevitabili prove dell’esistenza.
Maria, Madre di Dio, è la stella del mattino, colei che orienta i nostri passi e brilla innanzi a noi come segno di
sicura speranza. A lei affidiamo gli inizi del nuovo anno invocando, mediante la sua materna intercessione, la
benedizione del Signore, Dio della vita.

Ufficio Liturgico Nazionale


106
Preghiera dei fedeli

In questi giorni, Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio: con questa
consapevolezza, consegniamo al Padre le nostre filiali preghiere,
rivolgendogli parole di fiducia, in risposta alla sua definitiva Parola
d’amore, Cristo Gesù.

Ad ogni invocazione diciamo:


R/. Ascoltaci, o Padre.

Benedici, o Padre, la tua Chiesa, all’inizio del nuovo anno. Fa’ che,
sull’esempio di Maria Madre di Dio, sia sempre docile all’ascolto
della tua Parola, perseverante nel cammino della santità, animata da
incrollabile speranza.
Preghiamo. R/.

Benedici, o Padre, il mondo intero desideroso di pace. Fa’ che


la Giornata mondiale della pace sia un’occasione data alla Chiesa e
all’intera società per riflettere sulla pace, promuovendo strade di
riconciliazione e perdono.
Preghiamo. R/.

Benedici, o Padre, i nostri fratelli e sorelle che faticano a


riconoscere la tua paterna presenza. Dona a noi, tuoi fedeli, di
essere segno credibile della vita nuova che scaturisce dal Vangelo e
testimoni della fede in te.
Preghiamo. R/.

Benedici, o Padre, tutte le famiglie che nell’anno appena trascorso


hanno sperimentato l’esperienza del lutto. Il ricordo dei cari
defunti si apra alla fede nella vita eterna e diventi occasione di
preghiera affinché presto raggiungano la comunione con te.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Padre, origine e fonte della vita, benedici e custodisci il tuo popolo,
fa’ risplendere su di noi il tuo volto e concedici la tua pace.

Per Cristo nostro Signore.


R/. Amen

Ufficio Liturgico Nazionale


107
Parola di Dio
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

In breve
Numeri 6,22-27: «Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Attraverso l’azione liturgica dei figli di Aronne, il nome di Dio è invocato sul popolo, ed esso può sperimentare
la benevolenza di Lui.

Salmo 66: «Dio abbia pietà di noi e ci benedica».


Il salmo riprende lo stesso dinamismo della benedizione presente nella lettura, visto dalla parte del popolo e in
prospettiva universale: partendo da Israele la benedizione viene condivisa con tutti i popoli.

Galati 4,4-7: «Quindi non sei più schiavo, ma figlio».


Permane ai nostri giorni la tentazione di ritornare schiavi: purché il padrone a cui ci si sottomette garantisca
sicurezza e benessere e una parvenza di libertà. Coloro che nel battesimo hanno piena coscienza di essere
divenuti figli, sono per tutta l’umanità un segno di pace e autentica liberazione.

Luca 2,16-21: «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia».


Maria e Giuseppe sono già immagine della Chiesa: una Chiesa accogliente, una Chiesa povera ma attenta ai
piccoli, una Chiesa contemplativa e missionaria insieme, verso cui possono convergere gli umili di Israele e tutti
i popoli della terra.

Accogliere e diffondere benedizione


Israele è il popolo che crede nel Dio unico, unico autore del creato, unico Signore della storia e del tempo,
unico donatore clemente e benevolo. Gli altri popoli invocano invece una moltitudine di divinità, ciascuna
che presiede ad un ambito specifico dell’esistenza, talvolta in conflitto tra loro. L’esperienza religiosa di Israele
introduce dunque nell’umanità la possibilità di una prospettiva profondamente unificata sull’esistenza: unico è il
Dio che dona la benedizione, unica è la possibilità di autentica felicità (in ebraico: shalom, pace) per la creatura
umana. La ricerca della riuscita nel lavoro, nell’armonia familiare, nelle buone relazioni sociali, nella pace con
Dio, tende verso l’unità.

Ti lodino i popoli tutti


Il salmo riprende le parole della benedizione, inserendole in quella che sembra una composizione musicale
con ritornello. Nel ritaglio liturgico del salmo, il procedimento non risulta del tutto evidente, ma è chiaro il
dinamismo di fondo: da un lato si invoca il compimento della promessa fatta ad Israele, dall’altro si espande la
richiesta di benedizione coinvolgendo tutta la terra: “Ti lodino i popoli tutti”. Secondo la prospettiva biblica,
Israele è fattore di benedizione per tutte le genti. Non sempre la consapevolezza della sua missione si è attuata
a livello politico e sociale, ma certamente è stata coltivata nella profezia e nella preghiera costante. Attraverso il
popolo di Dio non solo si diffonde un esempio e una conoscenza, ma si ha come un centro di irradiazione, un
fuoco, una luce che raggiunge tutti. Il popolo che sa accogliere la benedizione integrale di Dio diviene un faro
per tutte le genti.

Benedetta tra tutte le donne


A partire da Gesù, figlio di Maria - colei che è “benedetta tra tutte le donne”, secondo l’esclamazione di Elisabetta
- l’accoglienza della benedizione divina acquista un’ulteriore profondità. Gesù resta profondamente identificato
nell’esperienza di Israele, ma fa compiere un ulteriore passaggio nella relazione con Dio: la benedizione si
configura come figliolanza divina, offerta a tutti gli uomini, capace di abbracciare perfino le esperienze negative,
di dolore e sofferenza, che sono trasfigurate dalla forza della sua croce. Il dinamismo della croce e risurrezione
è già operante nella sua incarnazione, nel suo farsi piccolo. Da subito diventa motivo di attrazione e di speranza.

Ufficio Liturgico Nazionale


108
Parola di Dio

Il nucleo della Chiesa


Il Vangelo ci fa di nuovo contemplare la scena della visita dei pastori alla mangiatoia. Noi parliamo di grotta
o di capanna, ma l’unico dettaglio che l’evangelista riporta è quello della mangiatoia, non dell’ambiente in cui
era collocata. Non importa l’edificio: il primo nucleo della Chiesa è costituito da persone: Maria, Giuseppe,
il bambino Gesù. Non si parla di nessuna proprietà, se non dell’uso di un oggetto, il minimo indispensabile
per provvedere decorosamente al bambino. L’elemento essenziale che caratterizza la piccolissima comunità
originaria è l’accoglienza e l’esercizio della carità. Giuseppe accoglie e protegge Maria; insieme essi accolgono e
proteggono con tenerezza il bimbo donato a loro e al mondo; il bimbo a sua volta è manifestazione dell’amore
divina che a partire da Maria e Giuseppe coinvolge e attrae tutto il mondo.

Una comunità contemplativa


Maria “custodiva tutte queste cose”. Fin dall’inizio la dimensione contemplativa è individuata come essenziale,
assieme alla cura concreta e fattiva del bambino. La sua condizione non richiede solo che Egli sia avvolto
in fasce, deposto in un luogo adatto, vegliato con amore: nella sua presenza c’è un mistero che deve essere
custodito, attorno a lui accadono eventi che rimandano a qualcosa di molto più grande, che solo nel tempo
potrà essere compreso.

Una comunità missionaria


Nonostante la sua precarietà e fragilità, la prima comunità costituita a Betlemme è già missionaria. Il semplice
fatto di custodire il bambino è il modo, per Maria e Giuseppe, di essere missionari. Essi hanno già compiuto la
loro uscita: Maria si è messa a disposizione come “serva del Signore”; Giuseppe ha rinunciato ai suoi progetti,
per prendere con sé la sposa e il bimbo che è in lei, che viene dallo Spirito.
La presenza di Gesù in mezzo a loro è fonte di attrazione. I pastori, i primi che arrivano, cominciano da subito
ad annunciare a loro volta il Vangelo.

Nella liturgia del primo giorno dell’anno, siamo invitati anche a riflettere sullo scorrere del tempo e sulla grande
esigenza della pace. Si tratta di temi in evidente sintonia con la missione della Chiesa: accogliere la benedizione,
restituirla a tutte le genti. Il giorno di festa ricorda che soprattutto all’interno della liturgia si compie la
trasfigurazione del tempo, l’offerta della quotidianità a Dio, perché sia davvero esperienza di benedizione.
Allontanarsi da Dio significa allontanarsi dalla benedizione, allontanarsi dalla pace. La preghiera è dunque il
primo servizio e la prima grande testimonianza che la Chiesa offre al mondo. In essa si mostra come è possibile
sottrarre l’uomo alla voracità di piacere, successo, risultato, alla paura della perdita, per costituire un ambito di
fraternità e di pace.

Ufficio Liturgico Nazionale


109
Salmo responsoriale

Maria Santissima Madre di Dio


dal Salmo 66)

 42  3    42     
Ritornello
 4     
Di o ab bia pie tà di no i e ci be ne di ca.

 42  3
4  
2
4     

 2       
3   2  
Organo
 
4 4 4
Salmista
        

1. Dio abbia pietà di noi e ci be ne dica, su di noi faccia splendere il su o volto;
2. Gioisca no le na zioni e si ral legrino,
3. Ti lodino i po po 
li, o Dio, ti lodino i po po li tutti.

      
    
     
Org.

  

        
1. perché si conosca sulla terra la tu a via, la tua salvezza fra tut te le genti.
2. perché tu giudichi i popoli con ret ti tudine, governi le nazioni sul la terra.
3. Ci bene di ca Dio e lo temano tutti i confini del la terra.

     
      

Org.
     
 

Ufficio Liturgico Nazionale


110
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Gioisci, piena di grazia (RN 215)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


Verbum caro factum est (RN 75)

Comunione:
Grandi cose (RN 216)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

Gioisci, piena di grazia (RN 215)

Testo: Messale Ambrosiano


Musica: L. Migliavacca
Fonti: Edizioni Carrara
Uso: ingresso
Forma musicale: responsorio

Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.

Tu sei l’esultanza degli angeli,


sei la Vergine Madre, la gioia dei profeti!

Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.

Tu, per l’annunzio dell’angelo


generasti la gioia del mondo,
il tuo Creatore e Signore.

Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.

Gioisci, gioisci,
perché fosti degna di essere Madre di Cristo.

Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.

Ufficio Liturgico Nazionale


111
Repertorio per Celebrare

Il testo
Zaccaria profetizza che Gerusalemme sarà una città grande, la città del Signore: “Gerusalemme sarà priva di
mura, per la moltitudine di uomini e di animali che dovrà accogliere. Io stesso - oracolo del Signore - le farò da
muro di fuoco all’intorno e sarò una gloria in mezzo ad essa” (Zc 2,8-9). La nuova Gerusalemme si compie nel
Nuovo Testamento, infatti, sempre il profeta Zaccaria dice: “Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io
vengo ad abitare in mezzo a te. Oracolo del Signore” (Zc 2,14).
Questa profezia si compie in modo unico in Maria alla quale l’Angelo Gabriele porta l’annuncio: “Rallégrati,
piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28). La profezia di Zaccaria evoca la maternità divina di Maria e
insieme la maternità umana di lei, Madre di Dio e Madre della Chiesa.

La musica
Il canto è costruito sul modello del responsorio dove evidente è l’alternanza del coro col solista - gli interventi
del solo sono tutti diversi tra loro - e l’organo ha una sua dimensione originale che lo esalta ed evidenzia a sua
volta i diversi elementi melodici/armonici che si presentano con autenticità e freschezza. Mentre il responsorio
assembleare è semplice e di facile impatto, ben diversa è l’attenzione richiesta per l’esecuzione delle parti
solistiche che commentano l’annuncio angelico. Ben strutturata la parte organistica che pretende un adeguato
studio.
Non è certamente un canto da preparare con sufficienza.

Quando e come utilizzarlo


Nelle festività mariane la processione introitale viene esaltata da questo responsorio gioioso ed essenziale, non
ridondante.
Si cerchi, possibilmente, di eseguire sempre l’introduzione organistica - quasi un breve preludio - che crea il
giusto clima di attenzione e di gioia. Qualora l’organista non sia particolarmente esperto si può ridurre l’intera
introduzione alle due battute precedenti l’inizio del canto.
I diversi interventi solistici possono essere eseguiti da intere sezioni vocali (soprani o tenori, voci femminili
o voci maschili), soluzione preferibile rispetto alla classica esecuzione solo/tutti che, a volte, può diventare
scontata.

Ufficio Liturgico Nazionale


112
6 GENNAIO
EPIFANIA DEL SIGNORE

Piero CASENTINI - tempera e penna su carta - 363x295 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

Ufficio Liturgico Nazionale


114
Liturgia
EPIFANIA DEL SIGNORE
(Domenica 6 Gennaio)

Figli carissimi, ammaestrati da questi misteri della grazia divina, celebriamo nella gioia dello Spirito il giorno della nostra nascita
e l’inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo Dio misericordioso che «ci ha messo in grado di partecipare alla
sorte dei santi nella luce (Col 1,12)».
(San Leone Magno, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La solennità dell’Epifania del Signore, opportunamente collocata nel tempo di Natale, è uno sguardo aperto
sul mistero della salvezza offerta a tutti i popoli. I Magi, guidati dalla stella, giungono da Colui che è la luce del
mondo, Gesù Cristo Re, Signore e Salvatore. La Chiesa, in “viaggio” lungo i sentieri del tempo, è sorretta dalla
speranza che “come i santi Magi possa trovare, al termine del suo cammino, con immensa gioia, Cristo luce
dell’eterna gloria” (cf. Benedizione nell’Epifania del Signore).

GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA MISSIONARIA (6 GENNAIO)

Nella solennità dell’Epifania del Signore ricorre la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria. Attraverso la preghiera,
l’annuncio di Cristo a tutti i popoli e il coinvolgimento delle nuove generazioni, la Chiesa continua la sua opera
missionaria, così come il Signore stesso le ha comandato (per il Rito della benedizione dei bambini nel tempo di Natale,
cf. Benedizionale pag. 251-255).

Indicazioni per la celebrazione eucaristica

Oltre a quanto indicato precedentemente per la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania del Signore,
si ricorda quanto segue:
- Dopo la proclamazione del Vangelo, il diacono, il sacerdote o un altro ministro idoneo può dare
l’annunzio del giorno della Pasqua (MR, pag. 1047.1106). La pienezza dell’Epifania, della manifestazione
di Dio, si avrà negli eventi pasquali. In questo contesto, la manifestazione del Signore ai Magi appare
come il primo atto di una sequenza di epifanie-manifestazioni che sono il tessuto dell’intera esistenza
terrena di Cristo. Egli, la luce del mondo, è la meta finale della storia, il punto di arrivo di un esodo, di un
provvidenziale cammino di redenzione, che culmina nella sua morte, risurrezione e ascensione al cielo.
Per questo, nella solennità dell’Epifania, la Liturgia prevede l’annuncio della Pasqua.
- Si utilizza il prefazio dell’Epifania (Cristo luce di tutti i popoli, MR, pag. 319);
- Se si utilizza il Canone Romano è previsto il Communicantes proprio (MR, pag. 384): «In comunione con tutta
la Chiesa, mentre celebriamo il giorno santissimo nel quale il tuo unigenito Figlio, eterno con te nella gloria divina, si è
manifestato con la vera nostra carne in un corpo visibile, ricordiamo e veneriamo anzitutto lei, la gloriosa e sempre vergine
Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo»; se si utilizzano le preghiere eucaristiche II e III è previsto
il ricordo proprio (MR, pag. 398.408): «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra e qui convocata nel
giorno in cui il tuo unico Figlio, eterno con te nella gloria, si è manifestato nella nostra natura umana»;
- Si suggerisce:

la benedizione solenne “dell’Epifania del Signore” (MR, pag. 430);


la venerazione dell’immagine del Bambino al termine della celebrazione eucaristica.

Ufficio Liturgico Nazionale


115
Liturgia
Monizione introduttiva
Il popolo che camminava nelle tenebre, come è stato annunciato nella santa notte di Natale, ha visto una
grande luce e su coloro che camminavano nelle tenebre e nell’ombra di morte una luce si è levata (cf. Is 9,1). La
solennità odierna evidenzia l’estensione universale di questa luce che raggiunge, guida, conferma tutti i popoli.
La Chiesa, offrendo al Cristo la sua adorazione e la sua lode nella liturgia eucaristica, è colmata di gioia e diviene
essa stessa stella che guida ed orienta il cammino di chi, con cuore sincero, si mette alla ricerca di Gesù.

Ufficio Liturgico Nazionale


116
Preghiera dei fedeli

Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra: unendoci al cammino


di tutte le genti che accorrono adoranti presso il Bambino Gesù,
portiamo la nostra vita in dono al Signore aprendo a lui i nostri
cuori, abitati dalla preghiera più sincera.

Ad ogni invocazione diciamo:


R/. Ascoltaci, o Signore.

Accogli, o Signore, la tua Chiesa pellegrina lungo i sentieri del


tempo. Fa’ che, sull’esempio dei santi Magi sappia riconoscere in te
il Messia atteso dalle genti per testimoniarti con gioia e coraggio.
Preghiamo. R/.

Accogli, o Signore, tutti gli uomini e le donne che ancora non


conoscono la forza rinnovatrice della tua presenza. Fa’ che
tutti, aprendosi con fiducia alla proposta del Vangelo, trovino il
compimento dei loro più profondi desideri.
Preghiamo. R/.

Accogli, o Signore, tutti i bambini del mondo. Siano custoditi con


amore fin dal grembo materno e trovino famiglie, comunità e
adulti desiderosi e capaci di consegnare loro il tesoro inestimabile
della fede in te.
Preghiamo. R/.

Accogli, o Signore, tutti coloro che svolgono un ministero nella


Chiesa, in particolare i missionari ed i catechisti. Fa’ che siano una
stella luminosa per coloro che incontrano e sappiano indicare,
senza offuscarla, la tua presenza nel mondo.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Signore Gesù, tu sei il Messia atteso dalle genti; in te fiorisce la
giustizia ed abbonda la pace: estendi il tuo Regno sino agli estremi
confini della terra.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.


R/. Amen

Ufficio Liturgico Nazionale


117
Parola di Dio
EPIFANIA DEL SIGNORE
(Domenica 6 Gennaio)

In breve
Isaia 60,1-6: «Cammineranno i popoli alla tua luce».
La gloria del Signore che si manifesta in Gerusalemme è significativa e polo di attrazione per tutti i popoli.

Salmo 71: «Lo servano tutte le genti».


La gioia del regno messianico trabocca e si espande anche ad altri popoli, idealmente tende a raggiungere e
affascinare tutte le genti.

Efesini 3,2-3.5-6: «Partecipare alla stessa eredità, formare lo stesso corpo».


L’unità nello stesso corpo non è un’utopia da realizzare, ma una realtà già disponibile, che Cristo ha già realizzato
in sé stesso, accessibile a coloro che lo cercano.

Matteo 2,1-12: «Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme».


I Magi partono, Erode, i sacerdoti, gli abitanti di Gerusalemme restano fermi. Abbiamo noi il coraggio di uscire,
fidandoci dei segni della venuta di Dio?

L’annuncio che risplende per il mondo


“Alzati, rivestiti di luce”: la parola profetica rivolta a Sion la invita a trasformarsi in un segnale luminoso.
Gerusalemme mostra a tutti i popoli lo splendore che le viene da Dio.
L’arroganza e l’orgoglio avevano degradato Sion a città del disordine prima, ed esempio di rovina e fallimento
poi; la grazia divina la trasforma in luce: la gloria di Dio, che brilla su Gerusalemme, la trasfigura, la abilita a
trasmettere a tutti i popoli il messaggio della grazia.

Con grande lucidità e lungimiranza nel libro di Isaia il ruolo di Gerusalemme come faro dei popoli è visto come
già attuabile. Da subito Gerusalemme è invitata a rivestirsi di luce, perché i popoli possano cominciare a muoversi
verso di lei. Notiamo il contrasto tra il fiducioso comando del profeta nella prima lettura, e l’atteggiamento
diffidente e sconcertato di Erode e degli abitanti di Gerusalemme. Da un lato essi si sentono, giustamente,
depositari delle Scritture, eredi della promessa divina; dall’altro, non sanno interpretare la venuta dei Magi come
il segno che quelle promesse si stanno compiendo.

Falsa mondialità, falsa globalizzazione


Erode e gli abitanti di Gerusalemme hanno in mano la chiave di comprensione di ciò che sta accadendo: a
Betlemme nascerà il Salvatore. Quasi con indifferenza la consegnano ai magi: il loro cuore sembra chiuso a
quella parola che pure annunciano. Anche nel nostro tempo sta accadendo qualcosa del genere: da anni si sta
vedendo una crescente interrelazione tra tutti i popoli, tra tutte le parti del mondo. Il fenomeno è chiamato con
il nome di globalizzazione, e si riconosce che esso non può reggere senza una crescita anche nella democrazia,
nella giustizia, nella pace tra i popoli. Con grande incisività papa Francesco parla di una globalizzazione della
solidarietà. Purtroppo, però, non sta crescendo la pace, non sta crescendo la democrazia, nuovi conflitti sempre
più feroci sembrano dilagare tra i popoli. L’euforia di profitti sempre crescenti su scala mondiale si dilegua: se il
guadagno è solo per alcuni, lasciando esclusi gli altri, il processo non è più così conveniente. I Magi mostrano la
vera ricerca della verità, che è molto simile alla vera ricerca della giustizia e della pace: non è delegabile ad altri, è
un impegno personale, non è possibile incamerare tutti i guadagni e scaricare su altri le perdite. Fidandosi della
stella, essi devono uscire dal loro paese, entrare in dialogo con un popolo lontano, sopportare con pazienza
gli intoppi nel loro cammino. Solo alla fine sperimentano la gioia della riuscita, e si accorgono del tremendo
pericolo dell’inganno di Erode.

Ufficio Liturgico Nazionale


118
Parola di Dio
Il mistero del bambino e delle genti
La ricerca dei Magi mostra l’importanza di quel bambino che è nato. Da subito, prima ancora di poter agire,
il bambino è punto di attrazione per tutti i popoli, segno di una speranza destinata a crescere. Il simbolo della
stella, simbolo cosmico visibile da lontano, indica che per tutto il mondo la sua nascita ha un significato speciale,
riconoscibile da tutti. Il mistero del bambino, pazientemente decodificato dai Magi, è apertamente svelato nel
brano della lettera agli Efesini, proclamato nella seconda lettura.

In che cosa consiste esattamente il mistero? È possibile dare una lettura riduttiva, per cui ciò che accade
è solamente una estensione ai popoli di una realtà che era già di Israele: “le genti sono chiamate, in Cristo
Gesù, a condividere la stessa eredità”. Potremmo dunque intendere questa chiamata come un fatto puramente
quantitativo: ciò che era di pochi, ora viene aperto a molti. Il seguito del testo ci orienta verso una novità di
ordine diverso, qualitativo: “a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo
del Vangelo”. Non si tratta dunque solo di un’apertura numerica: “in Cristo” si è instaurata una nuova realtà, di
ordine qualitativo, che coinvolge sia Israele, sia le genti: essere parte “dello stesso corpo”.

Partecipare, non solo entrare


Infatti non si parla solo di “entrare”, ma di “partecipare”, di prender parte nel senso forte del termine: si viene
trasformati in qualcosa di diverso, si viene identificati in una nuova realtà. Essa non è pensata come qualcosa
di lontano, che dovrà accadere un giorno, ma come una realtà che “in Cristo” è già compiuta, è già operativa:
attraverso il Vangelo diviene possibile essere incorporati in essa.

Per la Passione di Gesù le genti sono già dentro l’eredità di Israele; sono già unite al corpo di Cristo, sono già
partecipi della promessa; manca solo l’adesione esplicita e consapevole, l’accoglienza piena del dono.

Perciò i credenti sono invitati ad aprirsi al mondo, ad abbandonare tutti i fattori di indurimento, di fissazione, di
rigidità, che impediscono di accedere alla vitalità del corpo di Cristo, e di trasmetterla ad altri. Solo chi accetta di
compiere un simile passaggio, può annunciare il Vangelo che permette di essere associati a Cristo.

Il movimento è duplice: la Chiesa è chiamata ad uscire, accompagnare, entrare in dialogo con il mondo; ma
anche il mondo è chiamato allo stesso movimento di rottura di abitudini inveterate, di abbandono delle strutture
non più rispondenti alla loro funzione dichiarata, delle leggi troppo manipolabili a favore dei più forti. La cosa
è impossibile restando nella prospettiva puramente mondana: difficilmente chi si è costruito e ha acquisito
privilegi sarà disposto a rinunciarvi senza difficoltà. Il ruolo della Chiesa può essere proprio quello di chi dà la
spinta a un rinnovamento, di chi aiuta a ritrovare il senso e la semplicità originari.

Ufficio Liturgico Nazionale


119
Salmo responsoriale

Epifania del Signore


(dal Salmo 71)


 42           
Ritornello
      
Ti  a do re ran no, Si gno re, tut ti i po  po li del la ter ra.
 
2
 4               
    

 
 2   
 
Organo
  
 
4
Salmista
         
1. O Dio, affida al re il tuo di ritto, al figlio di re la tua giu stizia;
2. Nei suoi giorni fiorisca il giusto e ab bon di la pace, finché non si spen ga la luna.
3. I re di Tarsis e delle isole por ti no tri buti, i re di Saba e di Seba of fra no doni.
4. Perché egli libererà il mi se ro che in voca e il povero che non tro va ai uto.

      
    
     
Org.

  

         
 

1. egli giudichi il tuo popolo se con do giu stizia e i tuoi poveri secondo il di ritto.
2. E dòmini da ma re a mare, dal fiume sino ai confini del la terra.
3. Tutti i re si pro stri 
no a lui, lo servano tut te le genti.
4. Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vi ta dei miseri.

     
       

Org.
     
 

Ufficio Liturgico Nazionale


120
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Oggi si compie (RN 72)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


Gloria in cielo e pace (RN 69)

Comunione:
O tu che dormi, destati (RN 71)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

O tu che dormi, destati (RN 71)

Testo: F. Rainoldi
Musica: Repertorio di Wittemberg
Fonti: ElleDiCi
Uso: ingresso, comunione, liturgia delle Ore
Forma musicale: corale

1. O tu che dormi, déstati|!


All’uomo s’apre il cielo:
l’albero di vita fiorisce dalla Vergine.
Germoglia nel suo seno il frutto della pace,
cibo che ridona l’immortalità.

2. O tu che gemi, accóstati!


La sete ha la sorgente:
l’anno della grazia trabocca dallo Spirito.
Inonda d’acqua viva le terre desolate,
fiume che alimenta la fecondità.

3. O tu che temi, àlzati!


Il gregge ha il suo Pastore:
l’ora del raduno risuona per i popoli.
Li attende un solo ovile, il luogo dell’incontro,
casa che protegge la fraternità.

Ufficio Liturgico Nazionale


121
Repertorio per Celebrare
4. O tu che speri, giubila!
La notte ha voce e luce:
l’alba del futuro s’irradia dal presepio.
Risplende il nuovo giorno, la festa d’alleanza,
canto di Vangelo, di felicità.

Il testo
La melodia di questo antico inno si perde nella notte dei tempi: si dice sia stato ispirato dagli angeli a Heinrich
Seuze (Suso), un monaco domenicano vissuto nel XIV secolo in Germania. Fu lui a titolarlo “In dulci jubilo” e
a dargli la forma di canone per ricordare la danza degli angeli intorno al bambino Gesù a Betlemme. E’ anche
ritenuto il più antico inno in lingua tedesca volgare, tanto conosciuto che Lutero lo incluse nella prima raccolta
sistematica di canti per la chiesa riformata (Wittemberg 1524). Piacque anche a Johann Sebastian Bach, che ne
fece una celebre rielaborazione per organo.

La musica
L’adattamento è fedele alla stesura antica. Ripropone l’idea, cara ai luterani, di una liturgia nella quale il canto del
popolo ha una importanza decisiva, perché consente alla comunità la partecipazione diretta ed esplicita al culto.
Ecco perché la melodia è così semplice e con un movimento schematico facile da assimilare (a/a’, b/b’, c).
Il coro (l’organo o altro complesso strumentale di sostegno) ha la funzione di sostenerla, dando corpo alla
melodia.

Quando e come utilizzarlo


La collocazione di questo corale è dichiaratamente natalizia, ma sarebbe mortificare il testo non aprirlo ad altri
momenti: il rito del battesimo ad esempio, ma anche la preparazione comunitaria al sacramento del perdono, o
qualsiasi momento assembleare in cui sia importante rinnovare la speranza: accostati! alzati! giubila!
Anche l’armonizzazione è coerente con questo ruolo. Da notare che l’ultima frase di ogni strofa è preceduta da
una battuta lasciata volutamente sospesa. Questo attira l’attenzione su ciò che si sta per dire e che costituisce la
sintesi di tutta la strofa stessa. Sarà necessario insistere perché l’attacco (una quinta sotto) di questa ultima frase
sia centrato da tutti senza esitazioni.
Inoltre bisogna ricordare che il tempo è di 6/4: evitare quindi di dare due accenti sulla stessa battuta (per
marcare il primo tempo senza appesantire il fraseggio, il levare deve essere leggero).

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122
13 GENNAIO
BATTESIMO DEL SIGNORE

Margareth DORIGATTI - tecnica mista su carta - 295x210 mm


Sussidio di Avvento e Natale 2018

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124
Liturgia
BATTESIMO DEL SIGNORE
(Domenica 13 Gennaio)

Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso
per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante.
(San Gregorio Nazianzeno, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La festa del Battesimo del Signore si colloca a conclusione del tempo di Natale e offre un’ulteriore occasione per
comprendere il manifestarsi di Cristo al mondo come Salvatore. Nel Battesimo la Chiesa contempla i cieli aperti,
lo Spirito di Dio scendere sul Figlio dell’uomo, la solidarietà dell’Agnello senza macchia con i peccatori. La
prolungata meditazione dell’incarnazione del Verbo trasformi il cuore di ogni credente affinché possa chiamarsi
ed essere realmente figlio amato del Padre (cf. Dopo la Comunione).

Benedizione e aspersione dell’acqua


Se non si celebrano Battesimi durante la Messa, dopo il saluto del celebrante e al posto dei riti penitenziali si
compia la preghiera di benedizione e l’aspersione dell’assemblea con l’acqua benedetta (MR, p. 1031 e ss). Si
consiglia di benedire l’acqua durante questa celebrazione.
Dopo il saluto iniziale, il sacerdote rimane in piedi alla sede, oppure nei pressi del fonte, rivolto al popolo;
dinanzi a lui, il recipiente dell’acqua da benedire. Il sacerdote invita il popolo alla preghiera con queste parole o
altre simili:

C/. Fratelli e sorelle, in questa domenica commemoriamo il Battesimo del Signore. Suoi discepoli, anche a noi
è aperta la strada per la salvezza. Ricevendo quest’acqua, facendo su di noi il segno della croce, accogliamo il
rinnovamento interiore, fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono.

Preghiamo ora umilmente Dio nostro Padre, perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi.

Breve pausa di silenzio.

C/. Dio Onnipotente,


ascolta le preghiere del tuo popolo,
che nel ricordo dell’opera ammirabile della nostra creazione,
e di quella ancor più ammirabile della nostra salvezza a te si rivolge.
Degnati di benedire + quest’acqua,
che hai creato perché dia fertilità alla terra,
freschezza e sollievo ai nostri corpi.
Di questo dono della Creazione
hai fatto un segno della tua bontà:
attraverso l’acqua del Mar Rosso
hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù;
nel deserto hai fatto scaturire una sorgente
per saziare la sua sete;
con l’immagine dell’acqua viva
i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza
che tu intendevi offrire agli uomini;
infine nell’acqua del Giordano,
santificata dal Cristo,

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125
Liturgia
hai inaugurato il sacramento della rinascita,
che segna l’inizio dell’umanità nuova
libera dalla corruzione del peccato.
Ravviva in noi, Signore,
nel segno di quest’acqua benedetta,
il ricordo del nostro Battesimo,
perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli,
battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

R/. Amen.

Il sacerdote prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il clero e il popolo, passando, se lo ritiene
opportuno, attraverso la navata della chiesa. Intanto si esegue un canto adatto. Quindi il sacerdote torna alla
sede. Terminato il canto, rivolto al popolo, dice a mani giunte:

C/. Dio Onnipotente ci purifichi dai peccati,


e per questa celebrazione dell’Eucaristia
ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno,
in Cristo Gesù nostro Signore.

R/. Amen.

Professione di fede

Al posto della recita del Credo si propone il Rinnovo delle promesse battesimali (cf. MR, pp. 180-181).

Fratelli carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati
sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova.
Ora, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo, con le quali ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio
nella santa Chiesa.

Credete in Dio,
Padre Onnipotente,
Creatore del cielo e della terra?

R/. Credo.

Credete in Gesù Cristo,


suo unico Figlio, nostro Signore,
che nacque da Maria Vergine,
morì e fu sepolto,
è risuscitato dai morti
e siede alla destra del Padre?

R/. Credo.

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126
Liturgia

Credete nello Spirito Santo,


la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne e la vita eterna?

R/. Credo.

Il sacerdote conclude
Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere
dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita
eterna.

R/. Amen.

Monizione introduttiva
Il fiume Giordano diviene luogo di rivelazione: il Signore Gesù, unto di Spirito Santo, è battezzato da Giovanni
e si manifesta come il Figlio amato, Salvatore del mondo. In questa domenica che conclude il tempo liturgico del
Natale, la Chiesa è invitata ad immergersi con Cristo nelle acque del Giordano per riscoprire la sua vocazione
di popolo dell’alleanza, aprendosi all’opera di rigenerazione nello Spirito attuatasi in Gesù.

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Preghiera dei fedeli

È apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini:


illuminati dallo splendore di Cristo, nato per noi, ci lasciamo
raggiungere dal dono della grazia di Dio, per vivere in perenne
rendimento di grazie.

Ad ogni invocazione diciamo:


R/. Ascoltaci, o Signore.

Visita, o Signore, la tua Chiesa santa e sempre bisognosa di


purificazione. Immergila nel tuo battesimo di Spirito e di fuoco
perché sia intimamente pervasa dalla forza del tuo amore e sia
sempre più rinnovata nella santità.
Preghiamo. R/.

Visita, o Signore, gli uomini e le donne del nostro tempo. Fa’ che
siano raggiunti dalla voce inconfondibile di chi grida la venuta del
Signore e l’esigenza di preparare la via per accoglierlo.
Preghiamo. R/.

Visita, o Signore, tutti i battezzati. La festa odierna sia occasione


per riscoprirsi immersi in te, autore del battesimo e adempiere con
gioia la promessa di servire te, nella santa Chiesa, tutti i giorni della
vita.
Preghiamo. R/.

Visita, o Signore, tutti i sofferenti. Sentano risuonare nel loro


cuore le parole profetiche della consolazione e, nell’offerta della
quotidiana sofferenza, intuiscano che l’amore di Cristo è più forte
di ogni dolore e può dare senso alla fatica e alla prova.
Preghiamo. R/.

Conclusione
Signore Gesù, tutti da te aspettano il dono dello Spirito che ci
confermi nell’amore di Dio e ci apra alla testimonianza. Continua
ad immergerci nella tua vita divina e trasformaci quotidianamente a
tua immagine.

Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.


R/. Amen

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Parola di Dio
BATTESIMO DEL SIGNORE
(Domenica 13 Gennaio)

In breve
Isaia 40,1-5.9-11: «Consolate, consolate il mio popolo».
Missione profetica come mandato a esercitare il ministero della consolazione.

Salmo 103: «Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo a tempo opportuno».
La tenerezza di Dio si manifesta come attenzione al bisogno di ciascuno. L’annuncio della salvezza inserisce i
credenti nel grande fiume della tenerezza di Dio, e li rende a loro volta attenti e solleciti per i fratelli.

Tito 2,11-14;3,4-7: «È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini».
La salvezza è per tutti gli uomini. L’annuncio trova le sue radici nell’ampiezza del progetto di Dio.

Luca 3,15-16.21-22: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Facendosi battezzare insieme ai peccatori, Gesù estende la stessa possibilità di essere amati dal Padre ad ogni
uomo. Il Padre stesso è il primo annunciatore del Figlio.

L’annuncio della consolazione


Nel capitolo 40 del libro di Isaia, al popolo schiavo e umiliato, privato della sua terra, viene proclamata la
consolazione di Dio. L’annuncio della consolazione precede l’effettivo ritorno, l’effettivo possesso della
terra promessa. La via per ritornare a Sion non è tanto quella di una riconquista violenta, ma di una ritrovata
accoglienza della presenza di Dio. A partire dall’annuncio si generano possibilità nuove. “Sali su un alto monte...
alza la voce con forza...”: il brano profetico si compone di un continuo invito a portare un lieto messaggio. La
situazione che si configura è quella di un annunciatore che cerca di coinvolgere altri annunciatori. Fin dall’inizio
egli grida, a nome di Dio, “consolate, consolate il mio popolo”. Al termine viene consegnato un messaggio a
colui che porta liete notizie a Sion, perché lo estenda a tutte le città di Giuda. Nella sezione centrale abbiamo
invece una “voce” che grida, e che invita a preparare la via al Signore. Questa voce non identificata con un
profeta è simile alla voce del Padre nel Vangelo, che invita a riconoscere e ad ascoltare il Figlio. La voce di Dio
è in cerca di annunciatori che facciano da eco, che la riportino, la ripetano, la diffondano.

Battezzati ed evangelizzatori
Tutti i battezzati sono per ciò stesso annunciatori. Divenuti figli di Dio, in maniera esplicita e consapevole, sono
chiamati a mostrare la loro appartenenza a Cristo. In passato si è spesso insistito sulla dimensione personale
della testimonianza; sull’importanza per ogni individuo di riappropriarsi dell’evento del battesimo ricevuto, con
con tutto ciò che questo comporta; sarebbe tuttavia fuorviante concentrarsi unicamente su se stessi, come se da
soli si fosse effettivamente capaci di testimoniare la grazia di Cristo, l’eroismo delle proprie virtù, la forza che
deriva dallo Spirito. Il pieno risveglio dell’identità battesimale, con tutto il suo potenziale esplosivo di annuncio,
di testimonianza, di trasformazione delle strutture di ingiustizia presenti nel mondo, si ha quando si avverte
anche la sua dimensione comunitaria. Lo Spirito che nel Battesimo ci restituisce all’originaria amicizia con Dio,
nello stesso tempo ci lega alla comunione con i fratelli. Solo insieme a loro è possibile dare una testimonianza
completa. Tanto più in un contesto storico-sociale in cui, sotto la maschera e il trucco dell’individualismo, si
nasconde la massima rete di interdipendenza che sia mai stata presente nella storia.

Se guardiamo al brano evangelico, Gesù nel Battesimo costituisce un ambito di fraternità. Nella narrazione
lucana si specifica che “tutto il popolo era stato battezzato”. Il battesimo di Gesù avviene in un contesto
specificamente comunitario. La voce del Padre e la presenza dello Spirito confermano Gesù come Figlio amato,
che è in grado di abbracciare una moltitudine di fratelli. Tutto lo sforzo evangelizzatore di Gesù a partire
dal Battesimo è mirato a risvegliare anche una consapevolezza comunitaria, che partendo dai suoi discepoli

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129
Parola di Dio
coinvolge tutto Israele, anche i peccatori, attraverso l’annuncio scandaloso della misericordia.

Un popolo puro che gli appartenga


La seconda lettura conferma il quadro evangelico: lo scopo del dono di amore di Cristo è “costituire un popolo
puro che gli appartenga”. Esso si distingue per lo “zelo nelle opere buone”. Ma si noti bene che un simile zelo
è un frutto, non una radice. La costituzione di una comunità credente non è il risultato di sforzi troppo umani,
di espedienti psico-sociologici, di trame politiche. Dio ci salva e ci costituisce in una comunità di fratelli e sorelle
“non per opere giuste da noi compiute”, ma “per la sua misericordia”. Con gli strumenti solo umani si può
costituire un club, un’associazione, una setta, eventualmente una nazione o anche un movimento rivoluzionario,
si possono manipolare i pensieri di milioni di consumatori… ma non si può costituire la fraternità dei credenti.

Battezzati nello Spirito


Anche l’annuncio del Battista mette in evidenza la differenza qualitativa tra il “battesimo d’acqua” e il “battesimo
in Spirito Santo e fuoco”, tra il segno di conversione che egli pone e la radicale novità portata da colui che è “più
forte” di lui. C’è una relazione di anticipazione, di preparazione tra le due realtà; ma è necessario anche che il
Precursore si tiri indietro di fronte al Salvatore. Allo stesso modo anche noi saremo ben disponibili ad essere,
a modo nostro, precursori di Cristo e della sua grazia; ma sapremo anche tirarci indietro, per lasciare che le
persone possano arrivare a Cristo.

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130
Salmo responsoriale

Battesimo del Signore - Anno C


(dal salmo 103)

 Ritornello
 42            


 
Be ne di ci il Si gno re, a ni ma mi a.

 42            

 
 2    
Organo
       
4     

 Salmista
      
1. Sei tanto grande, Signo re, mio Di - o!
2. Costruisci sulle acque le tue al te di mo - re,
3. Quante sono le tue ope re, Si gno - re!
4. Tutti da te a spet ta no
Nascondi il tuo volto: li assale il ter ro - re;

5.

      
     
Org.


      
1. Sei rivestito di maestà e di splen do - re,
2. fai delle nubi il tuo car - ro,
3. Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue cre a tu - re.
4. che tu dia loro cibo a tempo op por tu - no.
togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella lo ro pol ve re.

5.

    

 
    
Org.



        
    
1. avvolto di luce come di un man - to, tu che distendi i cieli co me u na ten da.
2. cammini sulle a li del ven - to, fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi mi ni stri.
3. Ecco il mare spazio so e va - sto: là rettili e pesci senza numero, animali pic co li e gran di.
4. Tu lo provvedi, essi lo rac col go no; apri la tua mano, si sa zia no di be ni.
5. Mandi il tuo spirito, so no cre a - ti, e rinnovi la fac cia del la ter ra.

       
 

     

          
Org.

   

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131
Repertorio per Celebrare

Ingresso:
Cristo Gesù, Salvatore (RN 273)

Salmo responsoriale
proposta musicale CEI

Acclamazione al Vangelo
Alleluia – Cantate al Signore (RN 12)

Presentazione dei doni:


Nulla con te (RN 366)

Comunione:
Tu, fonte viva (RN 381)

Conoscere il repertorio

Proposta musicale dal Repertorio Nazionale

Cristo Gesù, Salvatore (RN 273)

Testo: E.Costa
Musica: melodia tradizionale occitana
Fonti: ElleDici
Uso: ingresso, comunione
Forma musicale: innodia responsoriale

1. Cristo Gesù, Salvatore,


tu sei Parola del Padre,
qui ci raduni insieme, tu!
qui ci raduni insieme.

2. Cuore di Cristo Signore,


tu cambi il cuore dell’uomo,
qui ci perdoni e salvi, tu!
qui ci perdoni e salvi.

3. Spirito, forza d’amore,


tu bruci l’odio tra i popoli,
qui ci farai fratelli, tu!
qui ci farai fratelli.

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132
Repertorio per Celebrare
4. Croce, che porti il dolore,
noi ti portiamo fedeli,
a te va il nostro canto, a te!
a te va il nostro canto.

5. Regno, che deve venire,


noi ti attendiamo pazienti,
a te ci consacriamo, a te!
a te ci consacriamo.

6. Luce, che rompe la notte,


noi ti cerchiamo feriti,
a te volgiamo gli occhi, a te!
a te volgiamo gli occhi.

7. Pane, spezzato alla cena,


corpo del Cristo vivente,
in te restiamo uniti, in te!
in te restiamo uniti.

8. Vino, versato ai discepoli,


sangue di un Dio crocifisso,
in te la nostra gioia, in te!
in te la nostra gioia.

9. Madre, donata dal Figlio,


vergine forte e amorosa,
in te la nostra pace, in te!
in te la nostra pace.

10. Alleluia! Alleluia!


Alleluia! Alleluia!
Cristo, sei Salvatore, tu!
Cristo, sei Salvatore.

Il testo
Le dieci strofe che compongono questo canto fanno riferimento ai contenuti fondamentali della fede cristiana:
il mistero della redenzione, lo Spirito Santo, il Regno, l’Eucaristia. Contenuti tradizionali, considerati però non
astrattamente, in sé, ma per l’importanza e l’incidenza che hanno nella vita dei credenti. La chiesa, in questo
canto celebra “ciò che è essenziale” per la sua stessa esistenza; essa infatti è rigenerata continuamente dal
rapporto misterioso e gratuito col Cristo che la purifica, la alimenta, la rimette in cammino.
Assai significativo l’uso frequente del plurale (“ci raduni”, “a Te volgiamo gli occhi”, ecc.). La consapevolezza
della dimensione comunitaria della fede emerge, e non potrebbe non farlo, nel nostro stesso modo di invocare
e lodare il Signore.

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133
Repertorio per Celebrare
La musica
La struttura della melodia presenta alcune caratteristiche che la rendono simile a quella di un corale (anche se
in proporzioni ridotte):
- è costituita da due semifrasi ripetute; ogni semifrase coincide con ogni verso della strofa;
- è prevalentemente formata da intervalli congiunti; ma un vigoroso salto di quinta (FA-DO) caratterizza
l’attacco e dà al canto un tono di grido invocante.
Svolgendosi nell’ambito ristretto di una quinta, la melodia è facilmente eseguibile anche da una grande assemblea.
Il tipo di armonizzazione proposto (nell’accompagnamento) mette in evidenza il sapore antico del canto.

Quando e come utilizzarlo


La molteplicità dei temi contenuti e l’elevato numero di strofe suggeriscono la possibilità di utilizzare questo
canto in vari tipi di celebrazione (come inno della liturgia delle ore, in celebrazioni eucaristiche, in liturgie della
Parola), scegliendo di volta in volta le strofe più adatte alle diverse celebrazioni.
Le prime tre, con la settima e l’ottava, sono particolarmente adatte a una celebrazione eucaristica, come
introduzione (specialmente le strofe iniziali) e al momento della comunione (specialmente la settima e l’ottava
strofa).
Poiché ogni eucaristia acquista una particolare tonalità in base al tempo liturgico che si sta vivendo, può essere
opportuno aggiungere alle strofe già indicate quelle che si accentuano maggiormente al periodo liturgico
stesso. Così, ad esempio, la quinta strofa, di tono escatologico, è certamente utilizzabile nelle ultime domeniche
dell’anno liturgico, mentre la sesta, più di tipo penitenziale, si adatta meglio al periodo della quaresima.
La melodia, mancando di un ritornello, si presta ad essere eseguita dalla intera assemblea. Potrebbe però essere
cantata anche facendo alternare, strofa dopo strofa, l’assemblea a un piccolo coro.
Da scartare l’ipotesi di un’alternanza coro/assemblea all’interno della singola strofa, data la brevità della strofa
stessa.
Si curi di realizzare un’esecuzione raccolta.
L’accompagnamento adeguato è quello dell’organo solo. Se si decide di cantare molte strofe, sarà opportuno
inserire - almeno ogni due - un breve interludio d’organo, per evitare stanchezza e monotonia.

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Sussidio Avvento - Natale 2018

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