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Nel Timeo all'introduzione segue un resoconto della creazione e della struttura

dell'universo e delle antiche civilt�. Nell'introduzione Socrate riflette sulla


societ� perfetta, gi� descritta in Platone nella Repubblica (c. 380 a.C.),
chiedendo se lui e i suoi ospiti possano ricordare una storia che esemplifica tale
societ�. Crizia menziona un racconto storico che presumibilmente avrebbe costituito
l'esempio perfetto e prosegue descrivendo Atlantide, come riportato nel Crizia. Nel
suo racconto, l'antica Atene sembra costituire la "societ� perfetta" e Atlantide la
sua avversaria, che rappresentano l'antitesi dei tratti "perfetti" descritti nella
Repubblica.

Secondo Crizia, le antiche divinit� divisero la terra in modo che ogni dio potesse
avere un lotto; a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l'isola di
Atlantide. L'isola era pi� grande dell'antica Libia (Nord Africa) e dell'Asia
Minore (Anatolia) messe assieme,[11][12] ma in seguito venne affondata da un
terremoto e divent� un banco di fango impraticabile, impedendo di viaggiare in
qualsiasi parte dell'oceano. Gli egiziani, affermava Platone, descrivevano
Atlantide come un'isola composta per lo pi� di montagne nella parte settentrionale
e lungo la costa, "mentre tutt'intorno alla citt� vi era una pianura, che
abbracciava la citt� ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino
al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga tremila stadi [circa 555 km] sui
due lati e al centro duemila stadi [circa 370 km] dal mare fin gi�. [...] a una
distanza di circa cinquanta stadi [9 km], c'era un monte, di modeste dimensioni da
ogni lato[13] [...] L'isola, nella quale si trovava la dimora dei re, aveva un
diametro di cinque stadi"[14] [circa 0,92 km.].

Nel Timeo si racconta di come Solone, giunto in Egitto, fosse venuto a conoscenza
da alcuni sacerdoti egizi di un'antica battaglia avvenuta tra gli Atlantidei e gli
antenati degli Ateniesi, che avrebbe visto vincenti i secondi. Secondo i sacerdoti,
Atlantide era una monarchia assai potente, con enormi mire espansionistiche.
Situata geograficamente oltre le Colonne d'Ercole, politicamente controllava
l'Africa fino all'Egitto e l'Europa fino all'Italia. Proprio nel periodo della
guerra con gli Ateniesi un immenso cataclisma fece sprofondare l'isola nell'Oceano,
distruggendo per sempre la civilt� di Atlantide.

Pianta schematica della capitale di Atlantide basata sulla descrizione di Platone


Nel dialogo successivo, il Crizia, rimasto incompiuto, Platone descrive pi� nel
dettaglio la situazione geopolitica di Atlantide, collocando il tutto novemila anni
prima.

Crizia racconta che il dio Poseidone s'innamor� di Clito, una fanciulla dell'isola,
e �recinse la collina dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in
cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d'acqua�,
[15] rendendola inaccessibile agli uomini, che all'epoca non conoscevano la
navigazione. Rese inoltre rigogliosa la parte centrale, occupata da una vasta
pianura, facendovi sgorgare due fonti, una di acqua calda e l'altra di acqua
fredda. Poseidone e Clito ebbero dieci figli, il primo dei quali, Atlante, sarebbe
divenuto in seguito il governatore dell'impero.[5] La civilt� atlantidea divenne
una monarchia ricca e potente e l'isola fu divisa in dieci zone, ognuna governata
da un figlio del dio del mare e dai relativi discendenti. La terra generava beni e
prodotti in abbondanza, e sull'isola sorgevano porti, palazzi reali, templi e altre
maestose opere. Al centro della citt� vi era il santuario di Poseidone e Clito,
lungo uno stadio (177 metri), largo tre plettri ed alto in proporzione, rivestito
di argento al di fuori e di oricalco, oro e avorio all'interno, con al centro una
statua d'oro di Poseidone sul suo cocchio di destrieri alati, che arrivava a
toccare la volta del tempio.[16]

Ognuno dei dieci re governava la propria regione di competenza, e tutti erano


legati gli uni agli altri dalle disposizioni previste da Poseidone e incise su una
lastra di oricalco posta al centro dell'isola, attorno a cui si riunivano per
prendere decisioni che riguardavano tutti. Crizia descrive anche il rituale da
eseguire prima di deliberare, che prevedeva una caccia al toro armati solo di
bastoni e una libagione con il sangue dell'animale ucciso, seguita da un giuramento
e da una preghiera.[17] La virt� e la sobriet� dei governanti dur� per molte
generazioni, finch� il carattere umano ebbe il sopravvento sulla loro natura
divina. Caduti preda della bramosia e della cupidigia, gli abitanti di Atlantide si
guadagnarono l'ira di Zeus, il quale chiam� a raccolta gli d�i per deliberare sulla
loro sorte.[18]

Le notizie che Platone narra di Atlantide provengono molto probabilmente dalla


tradizione greca, da Creta e forse dall'Egitto e da altre fonti a noi perdute, il
tutto reinterpretato letterariamente dal filosofo.[19]

� anzitutto evidente il punto di vista da cui viene narrato il mito, che pone al
centro la citt� di Atene, simbolo di sobriet� e rigore, ma oltre all'immediato
paragone con la polis corrotta dell'epoca di Platone, � riscontrabile nel dialogo
una proposta utopica, che si esprime nella contrapposizione delle due citt�, a cui
corrispondono due diverse concezioni del modello divino.

Sia l'Atene primitiva, suddivisa in aree da coltivare e abitata da contadini e


artigiani, sia la ricca e potente Atlantide sono infatti rappresentazioni del
modello divino tratteggiato nel Timeo,[20] a cui la citt� "storica" deve guardare
nella sua organizzazione politica ed economica;[21] la loro decadenza invece,
sentenziata da cataclismi naturali e, nel caso di Atlantide, dovuta alla cupidigia
degli uomini, � un palese richiamo alla corruzione degli Stati gi� descritta nella
Repubblica.[22] In analogia con la struttura del Timeo, la seconda parte del Crizia
avrebbe dovuto descrivere la realt� intermedia tra il logos e il disordine, con un
chiaro riferimento alla situazione delle poleis nel decennio tra il 360 e il 350
a.C., caratterizzata da scontri tra un centro e l'altro per il controllo dei
traffici commerciali: decaduta anch'essa dopo la scomparsa della citt� rivale,
l'Atene del mito avrebbe potuto salvarsi dall'inesorabile declino solo rivolgendosi
a leggi ispirate al Bene.[21]

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