Professional Documents
Culture Documents
2.2. Triadi.............................................................................................................................................................pag. 15
Costruzione delle triadi
Denominazione e riconoscimento
Rivolti delle triadi (omofonia tra rivolti e triadi)
CONCLUSIONE
INDICE TRACCE CONTENUTE NEL CD ALLEGATO
3. esempi modali - differenze tra Ionico e Lidio su Cmaj7 Am7 e Em7..................................... 1’06”
11. da fig. 44 su Am7 Cmaj7 Fmaj7 e Dm7 – lick plettro-dita ............................................................ 0’41”
12. da fig. 45 e 46 esempi di arpeggio sweep in Em e G suonati su Am7 e Cmaj7 ................... 0’52”
13. da fig. 45 e 46 esempi di arpeggio sweep spostati di una quarta sotto................................. 0’50”
15. da fig. 48 arpeggio skip legato eseguito in Em7 e su sesta corda Bm7 ................................. 0’56”
20. da fig. 56 57 e 58 spostamenti ritmici sugli esercizi per le pentatoniche ........................... 0’45”
25. da fig. 69 70 e 71 esempi di moving shapes sulla scala esatonale e sue variazioni ........... 0’39”
29. da fig. 84 scala minore armonica ed esercizi (gli stessi utilizzati per le modali) ............. 1’10”
30. da fig. 96 scala minore melodica (bachiana – super locrian – lydian dominant) ................. 0’40”
31. da fig. 97 arpeggi meno usuali e sovrapposti con la bachiana .................................................... 0’44”
33. da fig. 100 e 101 arpeggi meno usuali e licks sulla bachiana ........................................................ 0’38”
34. da fig. 102 e 103 esercizi per tecnica pennata alternata interna ed esterna .................... 0’33”
35. da fig. 105 esempi con tecnica sweep picking .................................................................................... 1’06”
36. da fig. 106 arpeggi a quadriadi con tecnica sweep .......................................................................... 0’33”
37. da fig. 107 e 108 arpeggio Cmaj7/9 sweep e moving shape .......................................................... 0’39”
38. da fig. 109 110 e 111 esempi con hybrid picking ................................................................................. 0’49”
39. da fig. 112 113 114 e 115 esempi con hybrid picking e lick tipici dell’autore........................ 0’57”
40. da fig. 116 117 e 118 esempi con tecnica string skipping............................................................... 0’41”
42. da fig. 120 121 122 e 123 esempi ed esercizi con tapping ............................................................. 0’58”
48. da fig. 136 esempio di applicazione dei superesercizi alla Ionica di G.................................. 0’06”
49. da fig. 137 esempi di esercizi per rinforzare le dita più deboli ................................................ 1’15”
50. da fig. 139 140 141 e 142 modifiche cromatiche, note di avvicinamento etc....................... 0’53”
51. da fig. 143 144 145 146 e 147 esempi di licks cromatici e moving shapes.............................. 0’52”
53. BASE MUSICALE per esercitarsi: Cmaj7 Am7 Em7 – bpm 116.................................................. 1’42”
54. BASE MUSICALE per esercitarsi: Dm7 Em7 Am7 – bpm 80 (terz.)......................................... 1’52”
56. BASE MUSICALE per esercitarsi: Am7 – bpm 132 .......................................................................... 2’28”
59. BASE MUSICALE per esercitarsi: Am7 Cmaj7 Fmaj7 Dm7 – bpm 126................................... 2’00”
Track 1
E’ mia intenzione, con questo manuale, prendere in visione non solo la chitarra solista fine a se stessa, ma
piuttosto “FARE UN GIRO PANORAMICO A LARGO RAGGIO” sulle basi della TEORIA, dare un supporto a tutti coloro che
suonano magari già da tempo ma ai quali mancano alcune nozioni fondamentali che li aiutino ad andare qualche
passo più avanti, più velocemente
NON SARANNO CERTO QUESTE PAGINE A CAMBIARE LORO “LA VITA” O A SOSTITUIRE ANNI DI STUDIO.
E’ mia personale opinione che per quanto concerne la TEORIA, le basi DELL’ARMONIA e tutto ciò che abbia delle
regole ben precise, L’APPORTO DATO DA UN DOCENTE SIA INSOSTITUIBILE; noi suoniamo la chitarra ed è vero che
molti dei più grandi chitarristi elettrici che hanno fatto la storia erano autodidatti poiché la fantasia, l’estro
e il dono di Dio nessuno li può insegnare... o ci sono o non ci sono! MA È ALTRETTANTO VERO CHE SE ALLE QUALITÀ CHE
GIÀ PROBABILMENTE POSSEDIAMO AFFIANCHIAMO UNA CERTA PREPARAZIONE NON ANDIAMO CERTAMENTE A FARE DANNO!
Ci sono strade e scelte di vita molto diverse e ognuno di noi è libero di scegliere... certamente se la nostra
scelta è quella del chitarrista professionista, diciamo così “turnista”, la preparazione è basilare. RICORDIAMOCI
ANCHE CHE SUONARE È UNA COSA, RIUSCIRE POI A VIVERE CON I PROVENTI DELLE NOSTRE PRESTAZIONI È UN’ALTRA; i
tempi cambiano, e LO STANDARD QUALITATIVO, IL BAGAGLIO TECNICO E CONOSCITIVO SI INNALZANO SEMPRE DI PIÙ E LA
CONCORRENZA SI FA SEMPRE PIÙ SERRATA. In questa ottica io vedo quindi questo metodo, come UN TRAMPOLINO
verso lo studio ancora più approfondito di alcune cose... QUI TROVERETE UNA “PANORAMICA” CHE TOCCA MOLTI PUNTI
e li approfondisce sino ad un certo punto; da lì in poi, se avrete trovato questi argomenti interessanti o a voi
particolarmente vicini potrete sempre approfondirli con testi dedicati o con l’aiuto di qualcuno.
Ho sempre tenuto orecchie ben aperte e tese verso i miei colleghi di strumento, che ho avuto il piacere di
incontrare al termine di concerti, clinics, stages, fiere etc., anche solo per regalare un plettro... sono anni che
sento spesso frasi e domande del tipo: “ma c’è un libro che insegni un po’ di basi armoniche, teoriche etc?... Non
ho tempo di andare da un maestro... Ho iniziato e mi facevano solo solfeggiare, così ho lasciato!... Mi danno un
sacco di esercizi teorici e non mi resta il tempo per suonare... ... “ e così via. Ho cercato di mettere buona
parte delle mie conoscenze a riguardo in questo Libro, quello che mi è stato insegnato dai miei maestri che qui
ringrazio: Giuseppe La Monica, che mi ha portato attraverso la teoria, le leggi dell’armonia e che mi ha
trasmesso parecchie cose che troverete in queste pagine; Giampaolo Lancellotti, che da quando mi ha insegnato
il primo DO LAm FA SOL mi ha trasmesso l’amore per il suonare insieme ad altri musicisti; ma molte cose le
ho apprese dalle Videocassette, dai metodi, dai dischi, dalla TV, dai concerti etc... e ho provato ad inserire
parecchie di queste cose in queste pagine. Ogni persona che sceglie di suonare ha delle proprie doti di
sensibilità; con questo metodo cerco di mettere a disposizione nozioni, esempi, input che servano a stimolare
un poco la sensibilità, l’estro e la fantasia di ciascuno Non penso sarebbe stato giusto “imporre” queste cose
(magari usando termini tipo “si deve fare così...” “è necessario suonare in questo modo...” etc.), ... proporre... sì!
Questo Libro segue quindi un percorso lunghissimo che potrà durare anche diversi anni, se affiancato ai giusti
esercizi che mano a mano vi consiglierò, e magari, al lavoro di un buon maestro; sarà sicuramente utile proprio
a coloro che suonano già ma ai quali mancano alcune piccole basi (sì lo so mi ripeto!); anche i principianti
troveranno in questi ragguagli nozioni importanti, ma si troveranno davanti ad un gradino tecnico-strumentale
abbastanza alto già dal CAPITOLO 3, per questo ho affermato che se preso in mano all’inizio, questo Libro
potrà essere utile per anni... o almeno lo spero!
BUON LAVORO E... bando alle ciance!
MASSIMO VARINI
MASSIMO VARINI
La Chitarra Solista
Struttura del Manuale
CENNI PRELIMINARI
introduzione, le basi teoriche, intervalli, triadi, costruzione di accordi, armonizzazioni
SCALE
Modali, Pentatoniche, PentaBlues, Esatonali, Diminuite, Bachiane (min. Melodiche), Min.
Armoniche, etc.
ARMONIA
Applicazioni armoniche, armonia "spicciola", panoramica su
concetti semplici ma efficaci
TECNICHE
Altern. Picking, Sweep Pick., Plettro/dita (Hybrid picking), String Skipping, Skipping Bluesy/Country, Tapping, Legato,
Verticalizzazioni, Arpeggi tipici, Arpeggi meno usuali, etc.
SPOSTAMENTI RITMICI
SPOSTAMENTI CROMATICI
SOLO
Si parte con una panoramica sui rudimenti della teoria, dalla spiegazione delle note sul pentagramma alla costruzione delle
scale, uso delle alterazioni, chiavi, segni di tempo, intervalli, costruzione di triadi, etc.
Vengono poi prese in considerazione ed analizzate varie scale e attraverso l'utilizzo di diverse tecniche si creano i
cosidetti Licks: diatonici, con alterazioni e note di passaggio, pattern fissi da muovere in modo casuale (movable shapes)
etc. Nel CD allegato sono registrati gli esempi trascritti e molti altri esempi che si possono venire a creare.
Questi licks vengono poi proposti con spostamenti ritmici e cromatici per arrivare a creare in modo semplice ed istintivo
diverse frasi, tra cui anche IN-OUT Licks.
Tutto questo rapportato a semplici accordi fissi. Ogni lick, oltre ad essere modificato ritmicamente e cromaticamente viene poi
proposto su accordi diversi, per esemplificare il grande numero di possibilità che possono venirsi a creare.
Nasce quindi da qui l'idea di una veloce ma funzionale panoramica sull'armonia vista in modo semplice ed immediato.
Il CD, oltre agli esempi, contiene anche una serie di basi musicali sulle quali potersi esercitare,
provare tutti gli esempi del manuale …….…e suonarci sopra!!!
KM MD 001
Printed in Italy – Stampato in Italia
CAPITOLO 1
Cenni Preliminari
1.1. NOTE
SUONI NATURALI
Qualsiasi corpo sonoro, se percosso e lasciato vibrare genera un insieme di armonici, tra i quali l’armonico
fondamentale, dà il nome alla nota stessa. Quindi le note che noi abbiamo identificato e riunito come “scale” e inserite
nel nostro sistema temperato, esistono già in natura.
LA NOMENCLATURA INTERNAZIONALE, che attribuisce alle note le prime sette lettere dell’alfabeto, parte non da
DO, prima nota, ma dal LA, quindi da come si deduce nella tabella appena vista: A=LA B=SI C=DO D=RE E=MI
F=FA G=SOL.
Il sistema di notazione musicale ad oggi è il PENTAGRAMMA (per noi chitarristi c’è anche la tablatura).
Il pentagramma è formato da cinque righe e quattro spazi che le dividono, ci sono poi note fuori pentagramma che
portano delle lineette addizionali, queste vanno a continuare un “virtuale” rigo musicale di riferimento, una volta usciti
dal pentagramma.
Fig. 2
Oltre alle note viste fin qui, ci sono i semitoni. Si può affermare che nel nostro sistema temperato il semitono è la
minima distanza “nominabile” fra due suoni. Ciascun tasto della chitarra è un semitono. Il semitono è la metà del tono,
2 semitoni formano un tono (appunto... deduzione geniale!).
Si chiama intervallo di tono la distanza d’intonazione che passa tra due suoni in mezzo ai quali si trovi un altro suono
intermedio; se questo suono intermedio non è presente, l’intervallo viene denominato semitono.
Il quadro completo delle 12 note sarà quindi:
(da ora in avanti useremo indifferentemente la nomenclatura italiana e quella internazionale)
Fig. 3
DO RE MI FA SOL LA SI DO
Per correttezza, vi riporto l’esatta scrittura della SCALA CROMATICA, in caso la tabella sopra creasse incomprensioni:
Fig. 4
Da qui deduciamo: quando le note seguono una consequenzialità “crescente” si usano i # come alterazioni transitorie,
nel caso questa consequenzialità sia discendente, si usano i bemolle.
ALTERAZIONI
Come appena visto, le note alterate portano i segni # e b, questi simboli portano il nome di alterazioni o accidenti
#
musicali; ciascuno di essi ha una funzione ben specifica, e precisamente:
bb
= BEMOLLE: altera la nota in senso DISCENDENTE di un semitono.
= BEQUADRO: porta le note alterate al loro stato naturale, siano state esse modificate da alterazioni Transitorie
o Costanti.
Quando le alterazioni sono indicate in pentagramma precedono la nota, mentre, nel caso si parli di note o le si debbano
scrivere insieme a frasi in grafia normale, si pongono dopo la nota, per esempio si scrive DO# oppure Do diesis e si
dice DO DIESIS, così vale per bemolli, doppie alterazioni etc.
Esempio:
MI-FA= tra queste due note l’intervallo è di semitono DIATONICO
SI-DO= DIATONICO
FA#-SOL= DIATONICO
DO-Reb= DIATONICO
LA-LA#= CROMATICO
SIb-SI= CROMATICO
ALTERAZIONI TRANSITORIE E COSTANTI
TRANSITORIE: sono quelle alterazioni che si trovano lungo il corso di una partitura ed hanno l’effetto di alterare tutte
le note di uguale nome e posizione all’interno della misura.
COSTANTI : sono le alterazioni che vengono poste tra il segno di chiave e quello di tempo. Hanno l’effetto di alterare
tutte le note corrispondenti per l’intera durata del pezzo, o fino a che non venga posto un altro segno di chiave con
nuove alterazioni costanti.
Fig. 5
TONALITA’
Ecco la tabella:
Fig. 6
Fig. 7
La parte evidenziata corrispondente al quarto grado ci dà la scala dei bemolle così come appare secondo il circolo delle
quinte discendenti: SI MI LA RE SOL DO FA. E’ importante ricordare questa sequenza, se può aiutarvi,
ricordate che la successione dei diesis e bemolle sono al contrario: FA DO SOL RE LA MI SI per i diesis e SI MI LA
RE SOL DO FA per i bemolle.
TONALITA’ MINORI
Come avrete notato abbiamo parlato sino ad ora solo di tonalità Maggiori... e le minori?
Ogni tonalità Maggiore ha la sua Tonalità relativa Minore una terza minore sotto (o una sesta maggiore sopra): ciò
significa che la rel. Min. di DO è LAm. La costruzione della scala minore naturale (quella di cui stiamo parlando) è:
TONO SEMITONO TONO TONO SEMITONO TONO TONO.
Fig. 8
Riepilogando quanto fin qui detto possiamo affermare che per tonalità si intende il complesso dei suoni che
compongono una scala diatonica di modo Maggiore o minore. Ciascuna tonalità viene espressa con un determinato
numero di alterazioni costanti che servono a regolare le distanze passanti tra i suoni delle scale stesse. Mantenendo le
stesse alterazioni costanti si hanno due tonalità che si dicono per questo RELATIVE: una Maggiore e una minore, la
scala (o tonalità) relativa minore sta una terza minore sotto quella Maggiore. Per formare le scale Maggiori e relative
minori basta ricorrere alle alterazioni costanti, per le scale Maggiori armoniche, minori armoniche e melodiche si deve
ricorrere anche a quelle transitorie.
Fig. 9
Il seguente schema è considerato il più comodo per la visualizzazione e memorizzazione di tutte le tonalità, è detto il
CICLO DELLE QUINTE. In senso orario esterno al cerchio le tonalità con i #, in senso antiorario interno al cerchio le
tonalità con i b; si noterà come le tre tonalità che si sovrappongono sono quelle OMOFONE appena viste.
Fig. 10
CM
Am (0 #)
GM
Em (1#)
FM
D m (1b)
DM
Bm (2#)
Bb M
Gm (2b)
Eb M AM
Cm (3b) F#m (3#)Bm
Ab M
Fm (4b)
EM
C#m (4#)Bm
Db M Cb M
Bbm (5b) Abm (7b)
Gb M
C# M BM
Ebm (6b)
A#m (7#) G#m (5#)
F# M
D#m (6#)
SEGNI DI CHIAVE
& VIOLINO o chiave di SOL: si riconosce poiché è la più
Tutti gli esempi fin’ora riportati sono stati visti in chiave di
“famosa” e la più utilizzata; ha i due punti proprio sul secondo rigo, quello appunto del Sol.
Esistono però altre chiavi che servono per fissare il nome delle note. Ne esistono altre 2 specie, di DO e di FA:
B DO = chiave di SOPRANO, MEZZO SOPRANO, di CONTRALTO e di TENORE
?
FA = chiave di BARITONO e di BASSO
L’insieme di queste sette chiavi (BASSO, BARITONO, TENORE, CONTRALTO, MEZZO SOPRANO, SOPRANO e
VIOLINO) forma il SETTICLAVIO (sempre più di geniale intuizione!), che gli studenti dei conservatori debbono
conoscere a menadito (ed io... sigh!!! Ammetto di non conoscere così bene!). Per la nostra finalità, ci serva per ora
sapere solamente che esistono, lascio a voi la curiosità e la voglia di andare a studiarvele: funzionalmente ora non ci
saranno utili.
1.2. RITMO
Fin qui abbiamo visto i nomi e le distanze passanti tra i suoni, ma non abbiamo ancora parlato di ritmo. Per Platone il
ritmo era l’ordine del movimento... Le note riportate sul pentagramma indicano quindi QUALE nota eseguire, ma
ciascuna nota deve riportare anche la durata da assegnarle. Ogni nota ha la sua relativa PAUSA del medesimo valore:
Fig. 11
PUNTO DI VALORE
Il punto di valore, posto dopo una nota accresce la stessa della metà del suo valore. Così una nota da _ puntata, avrà
una durata pari a _ + 1/8 o 3/8.
DOPPIO PUNTO DI VALORE: quando una nota si trova seguita da due punti, il secondo vale la metà del primo. La
nostra nota da _ con doppio punto varrà quindi come: _ + 1/8 + 1/16
Fig. 12
Nell’esempio 1 qui sopra, per allungare della metà del suo valore l’ultima semiminima non si sarebbe potuto utilizzare il
punto, quindi si è legata la nota ad una nota da 1/8 della misura successiva. Nell’esempio 2, si vedono due esempi di
scrittura della stessa misura: nella prima misura è più semplice a livello di visualizzazione, mentre nella seconda sono più
percepibili le pulsazioni a quarti, nel senso che si vedono bene i 4/4 della misura... nel secondo modo si evitano le
SINCOPI, e debbo dire che alcune regole di grafia imporrebbero la netta suddivisione delle divisioni del secondo e
terzo quarto di ogni misura; potremmo quindi affermare che nell’esempio 2 l’esatta grafia è quella della seconda
misura.
Nell’esempio 3 altre 2 misure identiche per valore, ma con espressione grafica diversa: nella misura 1 la semiminima
puntata vale come _+1/8, nella 2 la semiminima è stata legata ad una croma - stesso risultato.
SINCOPE
Dicesi SINCOPE la nota che si trovi tra due o più note di valore uguale tra loro. Nei 3 esempi appena visti più sopra,
abbiamo una SINCOPE sulla seconda misura di esempio 1; nella prima misura di esempio 2; e una specie di sincope sulla
prima dell’esempio 3.
DEFINIZIONE: ogni successione di note sincopate prende un movimento contrario all’ordine naturale del tempo.
IL SEGNO DI TEMPO
Viene posto in chiave subito dopo le alterazioni costanti e sta ad indicare la durata delle misure e il tipo di movimento.
E’ esposto come una frazione dove il numeratore (quello che sta sopra) indica il numero dei movimenti e il
denominatore (quello sotto) la durata di questi.
Fig. 14
Il tempo di 4/4 è spesso rappresentato con una specie di “C”, come nella prima misura qui sopra. I tempi “terzinati” si
ottengono moltiplicando il numeratore x3 e il denominatore x2. E’ questo il caso di 12/8, il tempo, sempre pari, derivato
da 4/4. Il successivo 6/8 è derivato dal 2/4... infatti: numeratore 2x3=6 - denominatore 4x2=8 / risultato = 6/8.
Questi sono tempi pari, esistono anche i tempi dispari quali il _, dal quale deriva (secondo la “formuletta appena vista)
il tempo di 9/8.
Ci sono poi i tempi composti quali il 5/4, il 9/4, il 7/8 etc, etc; questi tempi nascono dall’unione di un tempo pari e uno
dispari o viceversa: 2/4+3/4 (o 3/4+2/4)=5/4... ... ...
Capitolo 2
CAPITOLO 2
cenni di Armonia
2.1. INTERVALLI
Fig. 15
Gli intervalli possono essere MAGGIORI, MINORI, DIMINUITI, ECCEDENTI, GIUSTI e seguono le seguenti regole:
• l’intervallo MAGGIORE, diminuito di un semitono diventa MINORE
• l’intervallo MAGGIORE, aumentato di un semitono diventa ECCEDENTE
• l’intervallo MINORE, aumentato di un semitono diventa MAGGIORE
• l’intervallo MINORE, diminuito di un semitono diventa DIMINUITO
• l’intervallo GIUSTO, aumentato di un semitono diventa ECCEDENTE
• l’intervallo GIUSTO, aumentato di un semitono diventa DIMINUITO
Vediamo ora, in una scala diatonica Maggiore, i nomi che prendono i diversi intervalli:
Fig. 16
nota DO RE MI FA SOL LA SI DO
tipo di intervallo NF M2 M3 P4 P5 M6 M7 P8
(l’intervallo di ottava è considerato Giusto)
La denominazione degli intervalli che sorpassano il Range di 1 ottava, si ottengono calcolando l’intervallo come se la
nota fosse all’ottava della NF aggiungendo poi 7.
Fig. 17
Pag. - 14 -
Capitolo 2
SEGUE………………………………
SEGUE………………………………
2.2. TRIADI
Prima di dire:
“... che barba!... già parecchie pagine di teoria e Varini non ci ha ancora spiegato qualche applicazione pratica sulla
chitarra!”, pensate che la conoscenza delle triadi cela dietro sé un mare di potenzialità armonico-melodiche. Basti
sapere che la maggior parte di chitarristi Jazz-Fusion suonano ed improvvisano spesso a triadi... gli arpeggi sono
l’espressione melodica di sovrapposizioni di triadi e di intervalli, con le triadi abbiamo modo di conoscere il suono degli
accordi, di prendere maggiore confidenza con la tastiera della chitarra, possiamo spostare le triadi - suonando - su
altri accordi per alterarli etc... c’è tutto un mondo da scoprire! Non temete che avrete esempi di questi usi nei capitoli
seguenti, nei licks etc.
La definizione di triade è quella di un accordo a 3 voci (appunto!) dato dalla sovrapposizione di due terze, siano esse
maggiori o minori.
Per armonizzare una scala, si parte da ogni grado di essa e sovrapponendole la terza e quinta nota SI FORMA LA
TRIADE, poi si analizza il tipo di terze che si sono sovrapposte e si identifica il tipo di accordo.
Pag. - 15 -
Capitolo 2
Fig. 20
Il primo intervallo di terza, che è appunto la terza dell’accordo, determina il carattere Maggiore o minore della triade.
Come abbiamo visto per gli intervalli, se la terza dista 1 tono e _, è minore, se dista 2 toni è maggiore; lo stesso per le
triadi.
Il secondo intervallo di terza sulla precedente nota, o di quinta se lo si calcola sulla NF determina il carattere Giusto
(conferma il carattere dato dalla terza), Diminuito o Eccedente della triade. Mi spiego meglio: se un accordo con terza
maggiore ha la quinta giusta, è maggiore; se la quinta è eccedente la triade si chiama “triade eccedente”; se un
accordo minore ha la quinta giusta è minore; se la quinta è diminuita la triade è diminuita; se la quinta è eccedente... si
tratta di un rivolto: li vedremo più avanti.
SEGUE………………………………
Il rivolto di una triade si ottiene modificando l’ordine delle tre note, spostando prima la NF all’ottava sopra, poi anche
la terza. Si possono avere quindi 2 tipi di rivolto: quello con la terza al basso e quello con la quinta, oltre ovviamente
alla posizione fondamentale che non viene toccata.
Ecco cosa succede visualizzando i rivolti dell’accordo di C e Dm.
Fig. 22
SEGUE………………………………
Come già i “cenni” dati dall’inizio fino ai rivolti delle triadi, tocchiamo una parte sostanziale dell’armonia: le
armonizzazioni e la costruzione degli accordi a quattro voci, detti quadriadi. Ho scritto tocchiamo (oltretutto in
corsivo) poiché il discorso sarebbe molto lungo, complesso, articolato ma... moooolto interessante! (di norma non si
prescinde dal parlare delle quadriadi accanto alle risoluzioni degli accordi di settima di dominante... ma noi lo faremo!)
Pag. - 16 -
Capitolo 2
Prima di vedere queste armonizzazioni, vediamo la scrittura completa dei SUONI ARMONICI GENERATI DA UN CORPO
SONORO:
Fig. 23
Detto in modo molto semplice: ogni volta che noi imprimiamo una vibrazione ad un corpo sonoro, esso, vibrando, genera
un insieme di armonici superiori alla Nota Fondamentale. Questi armonici godono di un volume nettamente inferiore
rispetto alla Fondamentale e non sono “note” distinguibili, ma sono comunque percettibili e vanno a far parte del
TIMBRO del corpo sonoro. L’armonico con maggior volume è comunque la NF, quello al quale attribuiamo l’intonazione
della vibrazione e perciò la nota. Per esempio, potremmo dire che quando noi suoniamo la nota DO al terzo tasto della
quinta corda (LA), noi sentiamo la nota DO, ma in essa sono contenute anche armoniche quali: il DO una ottava sopra,
SOL due ottave sopra, DO tre ottave sopra, MI tre ottave sopra, SOL, LA#/SIb (enarm.), poi ancora DO, RE, MI, FA#,
SOL, LAb etc. etc.
Si tratta di frequenze così acute da non essere da noi percepibili, ma un oscilloscopio le vede eccome!
Se vi interessa sapere qualcosa di più di questi principi di ACUSTICA e fondamenti FISICI della Musica, vi consiglio
un libro dal quale ho potuto imparare molto: L’ACUSTICA PER IL MUSICISTA - fondamenti fisici della musica - di
Pietro Righini - Ed. G. Zanibon.
SEGUE………………………………
A seguito di alcuni precedenti si è affermato che gli accordi di settima o di nona di dominante con la quinta alterata
sono intercambiabili fra loro in base al principio della scala esatonale, dando luogo così a diverse risoluzioni date dalle
Dominanti secondarie che si vengono a creare.
Più avanti, nel Capitolo delle scale osserveremo la scala esatonale (o a toni interi); dall’armonizzazione per terze di
questa scala nascono accordi eccedenti, ma dopo un attento esame vediamo che su questa scala, se vista
enarmonicamente, possono nascere anche accordi di dominante con la 5b:
Fig. 27
SEGUE………………………………
Pag. - 17 -
CapitOlo 4
CAPITOLO 4
Le Tecniche
E’ mia intenzione, in questo capitolo, approfondire un poco le tecniche delle quali abbiamo accennato nel Capitolo 3, nei
licks. Vedremo qualche esercizio che possa aiutarci a prendere confidenza con esse e ancora (ancora!!!) qualche licks.
Come avrete potuto assolutamente intuire per me i licks sono basilari! Ma non è che si possa soltanto suonare a licks o
ad esibizioni di tecnica. Queste tecniche, i licks e tutto il resto devono solo andare a far parte del nostro bagaglio
culturale, del nostro vocabolario... poi si suona e basta!
DEFINIZIONE
Mai nome di una tecnica fu più esplicito del nome affidato alla pennata alternata... significa semplicemente pennata
alternata!!! La sequenza del plettro è quindi SU’-GIU’-SU’-GIU’ oppure GIU’-SU’-GIU’-SU’, qualsiasi sia la nota
successiva e qualsiasi sia la corda sulla quale questa va suonata.
Esistono però un paio di tipi di pennata alternata: quella interna e quella esterna.
Interna è quando in una sequenza di note una è su di una corda e la seconda su quella sopra o sottostante. Ma
spiegarlo sarebbe “macchinoso”... quindi, come ci siamo abituati fin qui in questo manuale, vediamo un esempio (a corde
vuote):
Come avrete potuto quindi intendere, scherzi a parte, le definizioni interna ed esterna sono proprie del movimento del
plettro: o all’interno delle 2 corde interessate, quindi con un movimento minimo; oppure all’esterno, quindi con un
movimento più ampio, che prima salta la corda da plettrare, per poi colpirla con la pennata in SU’.
SEGUE………………………………
Pag. - 47 -
Capitolo 4
DEFINIZIONE
La definizione “Sweep picking” deriva dal significato della parola Sweep: spazzola…
Per noi chitarristi il risultato è: cambiare il meno possibile la direzione naturale del plettro. Si potrebbe dire che
pennata continua e sweep siano due cose diverse: la prima sta nel colpire la corda sottostante SEMPRE con pennata
GIU’ e la soprastante con pennata SU, a prescindere dalle diteggiature, numero di note per corda etc. La seconda
(sweep) è una tecnica vera e propria che ha sue diteggiature appositamente costruite per avere:
• un numero di note per corda DISPARI (1 - 3 - 5 note per corda) ogni qualvolta si voglia mantenere la medesima
direzione di pennata.
• un numero di note per corda PARI (2 - 4 - 6 note per corda) ogni qualvolta si voglia cambiare la direzione di
pennata.
Ma la pratica vale più della grammatica (spesso)... quindi ecco un po’ di esempi:
SEGUE………………………………
Fig. 106 – Arpeggi a quadriadi “verticalizzati” in posizione sulle modali – SWEEP “GAMBALIANO” Track 36
SEGUE………………………………
SEGUE………………………………
Pag. - 48 -
CapitOlo 4
DEFINIZIONE
La pennata ibrida risulta molto comoda per raggiungere intervalli che sarebbero tecnicamente molto difficili da
eseguire. Altro punto a favore della tecnica plettro-dita è il suono: per le ritmiche o per le parti eseguite in generale
con questa tecnica, è possibile avere le note basse (quelle col plettro) definite e con una maggiore quantità di
frequenze acute, per le note più acute eseguite con le dita è possibile ottenere suoni più morbidi per via del
polpastrello, più acidi se suonati con le unghie o “slappati” se si usa un po’ di tecnica bassistica.
Esempi fantastici si trovano nel country e country rock; sempre più chitarristi si stanno avvicinando o si sono già
avvicinati a questa tecnica (vedi i vari: Albert Lee, Micheal Lee Firkins... forse è il Lee nel nome che aiuta!).
Per quanto riguarda i Licks, ne ho inseriti nel percorso di questo libro un po’ dappertutto, essendo una delle mie
“tecniche” preferite. Metto le virgolette per tecniche poiché credo che una volta diventati padroni di questa
possibilità, la si può intendere semplicemente come un’opportunità di espressione, un colore, e non più sicuramente solo
e semplicemente una “tecnica”.
Alcuni esercizi:
Fig. 109 - Questo esercizio, se ripetuto su tutte le corde, suonando 2 note con l’intervallo da voi scelto, serve per
imparare a sincronizzare il movimento: PENNATA - PULL-OFF - DITO MEDIO - PULL-OFF, poi la stessa cosa con
l’anulare. E’ fondamentale suonare col metronomo e osservare che tutte le note abbiano lo stesso volume!
SEGUE………………………………
DEFINIZIONE
Come altre tecniche, anche nella tecnica del “salto di corda” il nome dice tutto. Si parla di string skipping quando in
una sequenza di note, 2 note conseguenti sono dislocate su corde diverse. Ho trattato con esempi, esercizi e licks
l’argomento sul mio primo manuale “Costruire il proprio fraseggio nella chitarra pop-rock”, esaminando il mio brano
HOT COUNT (PROGETTO FUSIONE II), ma molti esempi di String Skipping sono sparsi qua e la’ tra queste pagine,
essendo questa una tecnica tra le mie preferite.
Ecco alcuni esercizi per prendere confidenza con questa tecnica.
Nella prossima Fig. 117, invece, ecco lo stesso arpeggio utilizzando la pennata continua, Hammer On e Pull Off:
In Fig. 118 un esempio di come applicare i salti di corda alla scala Maggiore di G (diteggiatura a 3 note per corda già
vista più volte)
SEGUE………………………………
Pag. - 49 -
Capitolo 4
DEFINIZIONE
E’ un termine che ha origine da una assonanza tra suono e un animale: il pollo (chicken). E’ una tecnica non usatissima
ma dalle buone potenzialità; i chitarristi che ricordo utilizzarla sono: Steve Morse ed Albert Lee. Ci sono diversi punti
di vista su questa tecnica. C’è chi afferma che Chicken Picking sia il suonare una nota contemporaneamente con il
plettro e con un dito della mano DX (la Sx per i mancini), ovviamente la pennata sarà in giù e il dito suonerà la nota
colpendola dal basso verso l’alto: il movimento, per quanto simultaneo porterà a stoppare leggermente la nota facendole
fare il “verso del pollo”. C’è invece chi utilizza questa tecnica alternando plettro e dito sulla stessa nota, il risultato è
che le note sembrano “singhiozzare”... credo che come accade spesso la verità stia nel mezzo: entrambi questi modi di
suonare sono il Chicken Picking.
Vediamo un esempio:
SEGUE………………………………
4.1.6. TAPPING
DEFINIZIONE
Giusto per intenderci ricordiamoci che forse il primo esempio di TAPPING “famoso” (un tipo di tapping viene usato
anche nella chitarra classica) è ERUPTION di Edward Van Halen. La tecnica consiste nell’utilizzare anche uno o più
dita della mano DX (la SX per i mancini) per suonare; la qual cosa obbliga anche ad utilizzare Hammer On(s) e Pull
Off(s) per far suonare tutte le note. Chitarristi quali Stanley Jordan, J. Batten, T.J. Helmerich, Roy Ashen e tanti altri
hanno fatto di questa tecnica la loro caratteristica peculiare... usando però mooolte dita: questa tecnica viene
chiamata TAPPING a 8 DITA.
I primi due sono a terzine sulla forma 5 della penta maggiore di C (opp. Am) con la mano SX e il dito indice della DX
colpisce la prima nota della forma successiva.
Fig. 120
Fig. 121
Pag. - 50 -
CapitOlo 4
Trovo sia molto bello e musicale sfruttare gli Hammer On e Pull Off della sinistra suonando una diteggiatura di scala (o
arpeggio) mentre si suona con la destra la forma (o rivolto) successivo.
Pag. - 51 -
Capitolo 4
E’ anche molto utile costruire triadi o arpeggi con la tecnica del tapping (l’esempio fatto all’inizio di Eruption ne è la
prova!); in questo manuale ci sono esempi qui e la’ di questa tecnica, comunque ecco un altro esempio:
Partendo da questo semplicissimo esempio, mettendo in pratica le nozioni apprese durante le parti teoriche di questo
manuale, provare a costruire diversi arpeggi sulle varie sezioni di manico e corde.
4.1.7. LEGATO
DEFINIZIONE
Di solito si definisce “legato” il modo di suonare plettrando la prima nota di una sequenza ed eseguendo le altre con
una successione di Hammer On e Pull Off.
Ecco un esempio con una Movable Shapes basato su una “specie di forma” di pentatonica di Em al XII tasto... molto
Power!!!
SEGUE………………………………
4.1.8. VERTICALIZZAZIONI
DEFINIZIONE
E’ un termine del quale, per l’uso che ne faccio, mi auto-attribuisco la potestà (!!!). Intendo dire che se le scale sono
un’espressione orizzontale di una tonalità e gli accordi lo sono in modo verticale, io mi sono creato delle scale ad
intervalli (random) che mi servono come verticalizzazione di una scala.
Come nella Fig. 124 che segue: costruita su una scala Ionica di Fa, funziona anche se usata in posizione Lidia (in
questo caso saremmo in Do maggiore). Alternate Picking oppure Pennata continua. Interessante se provata su Bbmaj7,
su D7/9 blues, Dm7 e ovviamente Fmay7 o F6. Track 43
Pag. - 52 -
CapitOlo 4
A questa tecnica ho dato ampio spazio nel mio primo Video didattico “costruire il proprio fraseggio nella chitarra pop-
rock”, mostrando i vari usi, tecniche di plettraggio, le altre diteggiature etc.
CAPITOLO 4
Superesercizi
I primi esercizi di Tecnica che il mio maestro (Giuseppe La Monica) mi insegnò furono i 24 Pattern per le 4 dita. Era il
1985 e questi esercizi lui li estrasse da un suo vecchio quaderno dove teneva proprio gli esercizi che sto per
trascrivervi.
Sono Pattern BASILARI per il controllo dello strumento, storici proprio perché così importanti; e proprio per questo ci
tengo a specificare che non sono “miei” ma sono “tramandati”; non conosco purtroppo il nome del chitarrista che per
primo pensò a questi esercizi... ebbe comunque una grande idea!
Questa potente serie di esercizi consiste nel suonare tutte le combinazioni possibili tra le 4 dita, partendo di volta in
volta dall’1 (Indice), poi il 2 (medio), 3 (anulare) e 4 (mignolo).
L’impostazione di base è: indice al primo tasto e un dito per ogni tasto successivo. Dita a “martello” con un lieve
piegamento del polpastrello.
La sequenza è “A SPECCHIO” cioè si torna al contrario di come si è andati. Ecco la sequenza partendo con l’indice:
SEGUE………………………………
Pag. - 53 -
Capitolo 4
Personalmente ho l’opinione che le cose che si studiano debbano avere un concetto FUNZIONALE e non fine a se
stesso. Se io avessi proposto gli esercizi 1 2 3 4 e... basta, mi sarei sentito come un maestro delle elementari che insegni
una parola ma non il suo significato.
Moving Shape 1
Prendiamo ora una diteggiatura dell’esercizio 1: 1 4 2 3 che al “ritorno” diventa 3 2 4 1. Partiamo dalla nota C
al C VIII e ogni volta che scendiamo alla corda inferiore muoviamoci di un tasto “indietro” (verso la paletta). Al ritorno
ogni volta che saliamo alla corda superiore muoviamoci di un tasto “avanti” (verso il ponte), torneremo all posizione
originale. Vi invito a provare questa Shape con un accordo di C7 sotto... yeah! (io ho aggiunto la modifica ritmica di
suonare i gruppi di 4 note dell’esercizio su una divisione a sestine in modo che gli accenti naturali risultino più
interessanti... come vedremo anche nel prossimo Capitolo).
SEGUE………………………………
Prendendo ora ciascuno dei 4 blocchi di esercizi, proviamo a spostare 1 dito su di un’altra corda: voglio dire che la
prima sequenza 1 2 3 4 4 3 2 1, spostando il dito 2 nella corda sottostante diventerà qualcosa del genere:
SEGUE………………………………
Moving Shape 2
Provate ora a fare quello che abbiamo fatto poc’anzi alla Moving Shape 1. Suonando il superesercizio con il cambio di
corda, spostatevi ogni volta di un tasto verso la paletta... Yeah!
Vi do’ un accenno di cosa succede... finitelo voi! Trovo che su A7,
Fig. 132 SEGUE………………………………
Vediamo ora una serie di “Superesercizi” che aiutino a sviluppare l’utilizzo degli Hammer On(s) e Pull Off(s).
Il principio è sempre lo stesso: cercare tutte le combinazioni possibili!
Quindi partiamo con il primo di questa serie: l’esecuzione consiste nel plettrare la prima nota da eseguire su ogni
corda e legare le successive.
Fig. 134
Pag. - 54 -
CapitOlo 4
SEGUE………………………………
Questo serie di esercizi è particolarmente utile anche per sincronizzare mano DX-SX ed incrementare l’indipendenza
e la forza delle dita della SX. Le altre 3 serie di esercizi (quelle che partono con il dito 2, 3 e 4) sono di esecuzione più
difficile poiché partono tutti con un P.O. e perché, soprattutto nel caso del dito 4, si utilizzano le dita più “deboli”.
CONSIGLI: come per tutti gli esercizi; partire lentamente ed “assimilare” l’esercizio. Prestare attenzione che il
movimento della mano SX sia fluido e naturale, senza scatti o movimenti particolarmente bruschi. Il pollice è buona
cosa che rimanga al centro del manico e tutta la mano sia rilassata. Il movimento dell’H.O. e P.O. richiede un po’ di
forza per la pressione sulle corde e per strappare via la corda, ma non bisogna partire con l’idea che occorra tanta
forza.
SEGUE………………………………
Il problema “del mignolo debole” è un problema mooolto diffuso. Ci sono nella storia tanti chitarristi che hanno quasi
del tutto abolito l’uso di questo dito durante i soli. Se pensate che la soluzione sia non usare le dita più deboli, è inutile
che proseguiate la lettura, se invece pensate che il problema vada risolto, troverete in queste serie di esercizi un
probabile aiuto.
Prendiamo ora in esame un tipo di esercizio che serve proprio per isolare le dita che reputiamo essere il nostro punto
debole e rinforzarle.
Il principio è per l’ennesima volta lo stesso affrontato in tutto questo Capitolo dei SUPERESERCIZI: trovare tutte le
combinazioni.
Ci sono 3 combinazioni per ogni dito, gli esercizi consistono col prendere ciascuna combinazione (es.: 1-2) e ripeterla
sulle 6 corde ed eseguirla identica al ritorno. Le diverse possibilità saranno quindi:
SEGUE………………………………
è di per sé un esercizio indipendente dagli altri. Per maggiore chiarezza... e per far luce sulla tabellina sopra, ecco la
trascrizione del primo della serie di questi esercizi (l’esercizio che utilizza le dita 1-2):
Fig. 138
Per il ritorno non cambia nulla, tranne che per la prima nota che viene suonata con pennata in su.
Pag. - 55 -
CAPITOLO 5
Modifiche Ritmico-Cromatiche Ai Licks
DEFINIZIONE
per modifiche ritmico-cromatiche intendo dire quelle variazioni apportate a dei licks o esercizi visti in
precedenza.
Concetto:
per ricercare nuovi fraseggi si può partire da piccole idee, licks, esercizi, CELLULE MELODICHE e
svilupparle.
Svilupparle apportando modifiche ritmiche, armoniche, cromatiche.
Ma vediamo un po’ di esempi....
SEGUE………………………………
CONCLUSIONE
... Questa volta mi rivolgo direttamente a te... a te che hai in mano questo mio lavoro!
Tutto quello che hai letto e – spero – studiato nelle pagine che separano l’”Indice” da queste righe
sono convinto sia un’ottima base per poter suonare, ma soprattutto sapere cosa si sta suonando...
Il “gusto”, il “feeling”, il “timing” etc. non si possono insegnare, tanto più attraverso carta
stampata!!! Quindi – come del resto è assolutamente ovvio – il grosso del lavoro spetta a te.
Alcuni consigli: ho inserito molti “licks”, suggerendoli su specifici accordi. Ora, sfruttando i
principi appresi nei primi capitoli, è importante che tu provi a suonare proprio quei licks su altri
accordi, o spostandoli modalmente sugli stessi.
Non ho volutamente inserito indicazioni di tempo (nel senso di velocità – b.p.m.), ogni lick è inserito
nel manuale come una “PAROLA”, l’argomento del discorso sta a te! Alcuni lick, suonati velocissimi
possono essere molto rock, ma se modificati come nel Capitolo 5 e suonati su accordi diversi
possono essere Blues, Jazz o Fusion, dipende da quello che tu ascolti, da quello che tu sai essere
consciamente o inconsciamente il tuo background musicale...
a-ri-buon lavoro
MAX
Capitolo 3
ancora un po’ di TEORIA (che non guasta mai), le DITEGGIATURE e qualche LICK
Iniziamo questo nostro viaggio nelle scale dando un’occhiata a quelle che più ci serviranno per sviluppare il nostro
fraseggio. In questa sezione vedremo non solo le scale così come le troveremo sotto alle dita, ma anche le definizioni
che vengono date ad esse dai musicisti “più colti”, ed ai concetti armonici (staremo sul leggero) correlati... quindi,
prendendo un po’ di diverse tecniche applicate, costruiremo i vari licks.
N.B: se trovate qualche tipo di difficoltà di esecuzione tecnica nei Licks, fate “un salto” al Capitolo 4 dove prendiamo
in esame un po’ di tecniche specifiche per chitarra che aiuteranno a far suonare giusti i Licks.
DEFINIZIONE
Iniziando da ogni grado di una scala e continuando per otto suoni, mantenendo comunque le alterazioni che vengono
poste in chiave dalla struttura della scala stessa, si ottengono altrettante scale denominate “SCALE MODALI”, ciascuna
con proprie caratteristiche e colore.
DORICA NF M2 m3 P4 P5 M6 m7 - parte dalla Sopratonica (II), è una scala di carattere minore, avendo
appunto come terza nota (che è chiamata anche Nota Caratteristica, Mediante o Modale) un intervallo
di terza minore rispetto alla sua fondamentale; è la più usata sugli accordi di m7, interessante per la
convivenza di sesta maggiore e settima minore.
MIXOLIDIA NF M2 M3 P4 P5 M6 m7 - parte dalla dominante (V), è una scala di carattere Maggiore, avendo
per sei suoni in successione le stesse caratteristiche intervallari della Ionica, ma la mancanza della
Sensibile (VII) con la sua caratteristica tendenza risolutiva, le toglie il carattere di scala maggiore; si
usa principalmente su accordi di 7... ma vedremo che non è sempre così.
LOCRIA parte dalla Sensibile (VII), nell’armonizzazione della scala, coincide con l’accordo semidiminuito (triade
diminuita con settima minore), il suo carattere austero può farla avvicinare alla Frigia, ma con questa
condivide la seconda minore e la settima (minore anch’essa), qui la b5 può darci colori inaspettati.
Capitolo 3
Etc. nel manuale seguono tutte le diteggiature delle scale modali su quinta e sesta corda
Gli accordi (quadriadi in questo caso) che nascono da questa armonizzazione (tonalità di DO) qui sopra sono a perfetto
incastro con le scale Modali più sopra viste. Suonando le diverse modali sull’accordo stante sullo stesso grado (es.: Lidia
su Fmaj7), s’incontrano gradi che non sono poi così gradevoli: la Ionica su Cmaj7, quando suoniamo il FA risulta molto
Dissonante, risultando quindi un intervallo da evitare, o da considerare come nota di passaggio, in quanto distante solo
un semitono dalla nota che determina il sapore maggiore dell’accordo (la terza); molti musicisti preferiscono perciò
suonare su accordi di maj7 in modo Lidio, che avendo la #4, evita il problema sopraesposto.
“... ferma ferma ferma?... Varini, cos’è suonare in modo Lidio?”
Bene, visto che mi avete fermato, lo spiego: l’accordo maj7 è sia sul I grado che sul IV; da questa osservazione
possiamo dire che si può sostituire la Ionica con la Lidia e viceversa; suonare su Cmaj7 in modo Lidio significa suonare
una scala diatonica di SOL maggiore, considerando pertanto l’accordo un quarto grado, il grado appunto sul quale nasce
la scala in oggetto.
Applicando questi concetti, abbiamo quindi a disposizione 3 scale per gli accordi m7, 2 scale per i maj7 e una ciascuno
per i 7 e semidim., che sono comunque accordi analoghi, essendo praticamente identici:
Fig. 33
Questo discorso di sovrapposizione di accordi (che ho trattato anche nel metodo “Costruire il proprio fraseggio nella
chitarra Pop-Rock” Playgame distr. Carisch) lo rivedremo anche in prossime parti di questo manuale poiché ci darà
modo di avere tantissime possibilità, armoniche e di conseguenza melodiche.
Facciamo ALCUNI ESEMPI: a volte capita di sentir dire, o di leggere su riviste del settore:
1 - potrebbe significare che su una ipotetica progressione Cmaj7 Am7 Em7, piuttosto di considerare i tre accordi
rispettivamente come I, VI, III della tonalità di DO, forse il chitarrista “LIDIO” li considererebbe IV, II e VI di
SOL... differenza? Le differenze tra la scala di DO e quella di SOL consistono solamente nel FA#, che non è
contenuto in nessuno di questi tre accordi.
Capitolo 3
Quindi se voi preferite pensare di suonare in modo Lidio sui nostri tre accordi, bene: avrete suonato il modo Lidio
DO che è DO RE MI FA# SOL LA SI; se invece preferite considerare di suonare Track 3:inesempio su Cmaj7,
SOL, bene Am7, le
comunque, Em7,
note
sono le stesse, cambia l’ordine... ma in teoria non le si suoneranno in filanei 2 modi
così come qualcuno le ha messe, no?
Si suona invece in DO? Bene, le note sono tutte OK... attenzione al FA naturale che suona come quarta su Cmaj7,
come sesta minore su Am7 e come seconda (o nona) minore su Em7!
2 - il chitarrista “FRIGIO” preferisce il suono della m2 su di un accordo minore. Qui bisogna stare attenti poiché a
volte si abusa dei termini “modali”, riferendosi più ad una diteggiatura piuttosto che ad un reale spostamento
modale delle scale sugli accordi.
Più semplicemente il gruppo degli accordi/scale che “suonano” m7, sono intercambiabili (a discrezione) tra loro:
diciamo che su Em7 suoneremmo, per stare in tonalità, la scala Frigia di MI... e fino qui tutto bene, se spostandoci
poi su Dm7, invece di suonare la Dorica (re mi fa sol la si do), suonassimo ancora una Frigia di RE (re mib fa sol lab
sib do), il centro tonale risulterebbe spostato in Sib; ultimo accordo del gruppo dei m7: Am7. Se suoniamo in modo
di LA Frigio (la sib do re mi fa sol), il centro tonale risulta essere F A . Track 4: esempio di Frigia su Dm7, Em7,
Am7.
3 - il chitarrista “DORICO”, fa come il 2 - chitarrista FRIGIO, ma preferisce appunto il secondo modo: se suona RE
Dorico su Dm7 è in DO; MI Dorico su Em7 è in RE; LA Dorico su Am7 è in SOL.
Vista l’intenzione pratica di questo metodo, ecco un esempio su Em7 di miscela DORICA, FRIGIA, EOLIA. Le note che
tra le 3 scale variano sono F/F#, C/C#, come se considerassimo l’accordo prima come II di RE, poi come III di DO, poi
come VI di SOL. Track 5: esempio di Dorica su Dm7, Em7, Am7
ESERCIZI
E’ mia personale opinione che a volte, gli esercizi, possono risultare noiosi, anche perché, fini a se stessi; trovano
difficile collocazione all’interno del proprio fraseggio, così come li si studia.
Ma vediamo un po’ di “versatili” esercizi.
Nei primi 2 (a 3 note con ritorno, a 4 note con ritorno) ho indicato la pennata: sulle note è con PENNATA CONTINUA,
sopra la diteggiatura in tablatura è con PENNATA ALTERNATA.
Gli altri che seguono, che ho già inserito anche nel mio primo metodo “costruire il proprio fraseggio nella chitarra pop-
rock”; sono i tipici “salti”.
Il prossimo esercizio “Paul Gilbert-ispirato” , partendo con pennata all’insù segue un identico svolgimento sia con
pennata continua, sweep che alternata... Dopo aver dato un’occhiata al cap. 4 - tecniche, sarà interessante suonarlo con
la tecnica del legata, plettrando soltanto la prima nota suonata su ciascuna corda:
Ecco, come sopradetto, i salti di terza, quarta, quinta, sesta e settima che avevo inserito anche nel mio primo manuale
“Costruire l proprio fraseggio nella chitarra pop-rock”, questa volta ho voluto però indicare, oltre alla tablatura anche le
pennate della Destra, sullo spartito come PENNATA CONTINUA e sulla tablatura come PENNATA ALTERNATA:
Fig. 38 - Salti di terza - sulla Ionica di FA Track 9: eseguiti con armonia in Gm7 (sonorità dorica)
ETC ETC seguono altri esercizi, LICK ETC NEL MANUALE CI SONO ALTRE PAGINE PER LE MODALI
Poi seguono le …
Capitolo 3
DEFINIZIONE
Togliendo uno o più gradi ad una scala, essa perde la sua caratteristica propria, appunto, di scala. La scala Pentatonica
Maggiore si può quindi definire come una scala diatonica maggiore senza il IV e VII grado. La scala Pentatonica
Minore si può invece definire come una scala minore naturale senza il II e il VI grado.
La diteggiatura più conosciuta della pentatonica, come si vede nel prossimo grafico - alla FORMA 5 - è chiamata in
vari modi: Pentatonica, pentatonica minore, pentatonica Blues (con l’aggiunta della quinta bemolle); ma non è l’unica.
Affrontiamo la pentatonica come abbiamo visto le modali. Diverse diteggiature, per conoscere la scala su tutto il
manico. Vediamo quindi 6 diteggiature (sei diteggiature per una PENTAtonica? 2 forme partono dalla NF - la 1 e la 6).
Le pentatoniche che prendiamo in esempio sono quindi considerate PENTATONICHE MAGGIORI, ma d’altra parte,
come nelle scale modali, la scala minore che nasce sul sesto grado è la minore relativa... cioè: le note della scala di DO
maggiore e LA minore sono le stesse.
In questo modo, se suoniamo un Blues in LA non siamo “relegati” al quinto capotasto, ma possiamo spaziare su tutto il
manico.
La pentatonica maggiore ha quindi i seguenti gradi: NF M2 M3 P5 P6
Fig. 51 – DITEGGIATURE SCALA PENTATONICA con NF sulla Sesta corda. Track 18: in tonalità G
diteggiature pentatoniche
Capitolo 3
ESERCIZI
Imparare queste diteggiature “salendo” con una forma e “scendendo” con l’altra. Poi in varie tonalità.
** UN CONSIGLIO: ogni forma termina dove la successiva comincia... è più facile così immagazzinare e memorizzare
le diteggiature.
UN’OCCHIATA ALL’ARMONIA:
La pentatonica, essendo priva del IV e VII grado, che sono i suoni che più frequentemente tendono ad essere
dissonanti, si presta a diverse applicazioni. L’esempio che segue sfrutta alcuni principi visti per l’uso delle modali.
Sull’accordo di Cmay7, che modalmente parlando potrebbe essere sia un primo grado di DO quanto un quarto di SOL,
possiamo suonare:
• pentatonica di DO maggiore; che ha un forte colore nella sesta maggiore (occhio al contrasto con la M7);
• pentatonica di SOL maggiore; il terzo grado SI suona come M7, tutto il sapore è molto vicino all’accordo.
Fig. 59 Track 21: sentiamo le Fig. 59 e 60
POI ANCORA
Capitolo 3
3.3. PENTA-BLUES
DEFINIZIONE
La nota definita “BLUES” (che in SLANGH significa più o meno TRISTE), è la 5b (rispetto all’accordo). Aggiungendo
questa nota alla Pentatonica minore, si crea appunto la PENTA-BLUES.
Nel Blues è anche tipico il contrasto di suonare la 3m su di un accordo Maggiore, così come il miscelare il modo
maggiore e minore.
Nel caso si suoni la Pentatonica Maggiore, è interessante l’inserimento della terza minore (3m) che suona come nota
Blues sul maggiore (peraltro la diteggiatura rimane la stessa della penta-blues spostata di una terza minore sotto - es.
A7: penta Blues di Am (5b) o penta Blues di A (3m).
E’ molto utilizzata la scala pentatonica minore con la SESTA che sostituisce la settima. L’inserimento in questa scala
della nota Blues (5b) avvicina questa scala all’arpeggio semidiminuito.
• nel Blues, gli accordi sono di norma accordi di prima specie, e cioè di SETTIMA (NF 3M P5 m7), l’accordo di
settima nasce naturalmente sul V grado della tonalità; si può quindi affermare che un Blues I - IV - V non abbia un
preciso centro tonale...sarebbero in teoria tante dominanti secondarie, si dice comunque: facciamo un Blues in ...
OK!
• Possiamo suonare su ciascuno di questi accordi con la relativa scala Mixolidia, che è propria dell’accordo di settima
sul V grado.
• La nota Blues (5b) caratterizza il modo di suonare la penta-blues.
• Un altro “gioco” caratteristico è lo scambio terza minore-maggiore.
Vedremo quindi quali sono gli intervalli che inserisce, rispetto alla nota fondamentale dell’accordo, ciascuna di queste
scale:
Il prossimo lick è costruito sulla penta minore con BLUE-note, da’ vagamente la sonorità diminuita data dalla
concomitanza della m3 - 5b e M6 (se intesa enarmonicamente come 7°)
Qui vediamo un esempio usatissimo: un frammento brevissimo ma molto utilizzabile e caratterizzante, risulta vincente
il “gioco” 3m-3M.
ovviamente non esistono solo queste scale e nel manuale (COME POTETE NOTARE DALL’INDICE SCARICABILE DAL
SITO) ci sono più o meno tutte le scale + “FAMOSE”
DEFINIZIONE
La scala esatonale divide l’ottava in sei (appunto!) suoni, sei intervalli uguali, ciascuno di un tono.
Questa scala, essendo priva di semitoni fa si che non possa essere attribuita a nessuna tonalità. Altra particolarità è
data dal fatto che con solo 2 scale esatonali si coprono tutti i 12 suoni del nostro sistema temperato. Le scale partono
dal I e I#, poi i suoni si ripetono: quella sul II avrà i medesimi suoni di quella sul I, III, IV#, V#, VI#; così quella che
parte dal I# avrà gli stessi suoni di quelle che partono dal II#, III# (IV) etc.
ARMONIZZAZIONE
Nel Capitolo precedente, parlando della similitudine di Tritono abbiamo visto alcune potenzialità derivate
dall’armonizzazione di questa scala.
Fig. 67
Capitolo 3
Un frammento di scala a toni interi è contenuto nella scala minore melodica (o Bachiana - come vedremo poco più
avanti) dal III al VII grado. In caso si vogliano utilizzare sonorità alterate sugli accordi di settima incompleti o con le
quinte alterate, è quindi forse consigliabile andare ad attingere questo segmento a toni interi proprio dalla Bachiana,
poiché un utilizzo continuo della scala esatonale può rendere il discorso un po’ monocolore.
LA SCALA ESATONALE PRENDE LA FONDAMENTALE DA OGNUNO DEI SUOI GRADI
Ecco un paio di diteggiature. Per il motivo detto una riga più su, non è segnata la NF, sono tutte NF!
Fig. 68– DITEGGIATURE SCALA ESATONALE f
Seguono le diteggiature (sempre da ascoltare sul CD)
ESERCIZI
Come per le altre scale, per impratichirsi anche sulla esatonale, consiglio di utilizzare gli stessi pattern di esercizi visti
nel paragrafo riguardante le scale MODALI (dalla fig. 35 alla fig. 42).
Vista la sua simmetricità, vediamo alcune MOVABLE SHAPES... che in poche e semplici parole italiane significa che
possiamo mantenere la diteggiatura e spostare soltanto la mano, senza variare gli intervalli all’interno della Shape
(forma) - ovviamente, essendo esatonale la Shape funziona muovendosi di toni interi:
Fig. 69 Track 25
Sugli accordi di settima e 7/9 incompleti o con le quinte alterate (l’esatonale ha sia la 5b - enarm. di 4# - che la 5#) la
scala esatonale e quindi le relative Movable Shapes possono partire da ogni grado dell’accordo.
Ecco una Movable Shapes usata in modo Speculare, cioè una volta in modo discendente, per poi risalire con quella
successiva etc. etc.... come regole armoniche valgono le stesse dette prima.
Fig. 70 Segue Track 25
DEFINIZIONE
La scala diminuita deve il suo nome all’accordo di settima diminuita, accordo che nasce naturalmente sul VII° grado
armonizzando una scala minore armonica.
E’ una scala SIMMETRICA, come d’altronde lo è la ESATONALE, ma questa volta, visto che la scala è composta da una
successione di toni e semitoni, i suoni sono OTTO, da qui anche l’altro nome: OTTOFONICA.
Possiamo trovare un frammento della scala diminuita all’interno della Bachiana (min. melodica) tra il sesto e quarto
grado.
L’accordo di settima diminuita divide la scala cromatica in quattro parti uguali (all’interno della stessa ottava).
Notare come tra nf, m3, 5°, 7° e nf all’ottava, le distanze siano tutte di terza minore (da qui la simmetria).
Capitolo 3
Fig. 72
Ecco un lick “incasinatino” che introduce la dispersione d’ottava, String Skipping, Hammer On e Pull Off.
E’ uno dei miei preferiti sulla diminuita... questo lick è presente nel solo del brano HOT COUNT nel mio secondo CD
Progetto Fusione II La Vendemmia - parte però dalla nota SOL al XV tasto (come al solito vi ricordo che se la
difficoltà tecnica è un pelo elevata, potete “fare un salto” al Capitolo tecniche per “impratichirvi” un po’).
Fig. 78 Track 28
DEFINIZIONE
La scala minore armonica è una scala minore naturale con il settimo grado alterato in senso ascendente di un semitono.
La scala minore naturale di LA formata da: A B C D E F G diventa minore armonica alzando il G a G#: A B C D
E F G#.
Capitolo 3
L’esigenza di creare questa scala è venuta in tempi antichi per dare alla scala minore un utilizzo proprio, con tendenza
risolutiva... e mi spiego: la cadenza di risoluzione Perfetta è considerata V-I, a condizione però che si verifichino dei
movimenti all’interno dei due accordi tali da definire il movimento Risoluzione. Per convenzione si è stabilito che questi
movimenti avvengono se il quinto grado è un accordo di prima specie: 7 (settima). Vediamo ora, armonizzando la scala
minore naturale che sul quinto grado non c’è un settima ma bensì un m7:
Fig. 81
ARMONIZZAZIONE
Armonizzando invece la scala minore armonica, notiamo che si vengono ad inserire altri interessanti accordi, ma quello
che più ci interessa in questo paragrafo, il quinto grado è un accordo di settima:
Fig. 82
Fig. 83
Fig. 84 Track 29
Anche qui vale il discorso fatto per le altre scale. Sono buoni gli esercizi visti per le scale modali. E’ bene ricordare che
gli esercizi, se studiati bene, visti col senno di poi possono entrare a far parte del fraseggio (utilizzati ovviamente a
frammenti).
ALTRE SCALE
3.7. SCALA BACHIANA (min. melodica - Lydian Dominant - Super Locrian etc.)
DEFINIZIONE
Capitolo 3
SEGUE SPIEGAZIONE
Fig. 86
Il discorso fatto per le altre scale... non cambia: buoni i pattern di esercizi visti per le modali!
Di seguito, 5 arpeggi sulle 5 forme delle Bachiane, li ho esemplificati sulla Bachiana di RE.
La nota interessante di questi arpeggi è che sono “miscugli” delle triadi che si formano su questa interessante scala. In
forza di quello detto prima, provate a suonare questi arpeggi su i seguenti accordi:
N.B.: tra G7 e Db7 c’è il famoso rapporto di TRITONO (vedi cap. 1), quindi passando con la Bachiana una P5 sopra uno,
si suona una Bachiana _ T. sopra l’altro e viceversa.
Registrate questi accordi anche in sequenza, come volete voi, poi suonate su tutti la Bachiana di RE... sentirete
l’effetto. Cercate di memorizzare questi piccoli arpeggi insieme alla forma della Bachiana, torneranno utili nei
fraseggi.
Io ho trascritto questi arpeggi in ottavi partendo dal battere, modificateli suonandoli in sedicesimi, terzine, partendo
in levare etc.
Fig. 97 Track 31
Ecco, come primo esempio un Lick che comprende sia la scala suonata “in fila”, così come la si studia che una serie di
salti combinati, che danno luogo anche ad arpeggi tipo quelli più sopra visti. Questo Lick è eseguito con pennata
continua (sweep).
Fig. 98 Track 32
Lo stesso Lick spostato nella “forma” di Bachiana successiva... sono sempre quelli che io chiamo Lick del cervello, tra
questo Lick e quello sopra, cambia solo la diteggiatura della sinistra (o della destra se siete mancini... insomma! Quella
sulla tastiera!). In questo modo ci si può concentrare sul timing, sull’espressione etc.
Divertitevi a spostare questo Lick del cervello sulle altre forme della Bachiana o su altre scale.
Mi piace da impazzire questa verticalizzazione per suonare su di un accordo alterato (5# e 9b), suona molto alla Don
Mock... chitarrista e didatta “tostissimo”, anche se non molto conosciuto in Italia, apprezzatissimo negli States.
Questo Lick è molto comodo perché parte dalla NF, la pennata è assolutamente ALTERNATA.
Armonicamente è come suonare una Bachiana un semitono sopra alla sigla dell’accordo, o se preferite una
SUPERLOCRIAN...
Questo Lick-arpeggio è anch’esso costruito sulla Bachiana (ovvio Varini!!! Siamo al Capitolo delle Bachiane!), essendo
costruito sulla scala prediletta dagli accordi di settima è ovvio che il Lick sia Ok su (in questo caso) G7... ma provatelo
anche su Dm7 e sentite che bella la settima maggiore di passaggio che “contrasta” la settima minore e la tonica.
Ovviamente questa è una preview che indica un po’ il contenuto del CAPITOLO 3 CHE SI SVILUPPA SU MOLTISSIME
PAGINE ED è UN PO’ IL CUORE DEL MANUALE
CIAO