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Articolo 552 Codice di procedura penale

Decreto di citazione a giudizio

Dispositivo

Dispositivo dell'art. 552 Codice di procedura penale


Fonti » Codice di procedura penale » LIBRO OTTAVO - Procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica » Titolo II - Citazione
diretta a giudizio (artt. 550-555)

1. Il decreto di citazione a giudizio contiene (1):


a) le generalità dell'imputato o le altre indicazioni personali che valgono a identificarlo
nonché le generalità delle altre parti private, con l'indicazione dei difensori;
b) l'indicazione della persona offesa, qualora risulti identificata;
c) l'enunciazione del fatto, in forma chiara e precisa, delle circostanze aggravanti e di
quelle che possono comportare l'applicazione di misure di sicurezza, con l'indicazione
dei relativi articoli di legge;
d) l'indicazione del giudice competente per il giudizio nonché del luogo, del giorno e
dell'ora della comparizione, con l'avvertimento all'imputato che non comparendo sarà
giudicato in contumacia;
e) l'avviso che l'imputato ha facoltà di nominare un difensore di fiducia e che, in
mancanza, sarà assistito dal difensore di ufficio;
f) l'avviso che, qualora ne ricorrano i presupposti, l'imputato, prima della dichiarazione di
apertura del dibattimento di primo grado, può presentare le richieste previste dagli
articoli 438 e 444 ovvero presentare domanda di oblazione (2);
g) l'avviso che il fascicolo relativo alle indagini preliminari è depositato nella segreteria
del pubblico ministero e che le parti e i loro difensori hanno facoltà di prenderne
visione e di estrarne copia;
h) la data e la sottoscrizione del pubblico ministero e dell'ausiliario che lo assiste.
1-bis. Qualora si proceda per taluni dei reati previsti dall'articolo 590, terzo comma,
del codice penale, e per i reati previsti dall'art. 590 bis del medesimo codice, il decreto
di citazione a giudizio deve essere emesso entro trenta giorni dalla chiusura delle
indagini preliminari (3).
1-ter. Qualora si proceda per taluni dei reati previsti dall'articolo 590, terzo comma,
del codice penale, e per i reati previsti dall'art. 590 bis del medesimo codice la data di
comparizione di cui al comma 1, lettera d), e' fissata non oltre novanta giorni dalla
emissione del decreto (3).
2. Il decreto è nullo se l'imputato non è identificato in modo certo ovvero se manca o
è insufficiente l'indicazione di uno dei requisiti previsti dalle lettere c), d), e) ed f) del
comma 1. Il decreto è altresí nullo se non è preceduto dall'avviso previsto dall'articolo
415bis, nonché dall'invito a presentarsi per rendere l'interrogatorio ai sensi dell'articolo

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375, comma 3, qualora la persona sottoposta alle indagini lo abbia richiesto entro il
termine di cui al comma 3 del medesimo articolo 415bis (4).
3. Il decreto di citazione è notificato all'imputato, al suo difensore e alla parte offesa
almeno sessanta giorni prima della data fissata per l'udienza di comparizione. Nei casi
di urgenza, di cui deve essere data motivazione, il termine è ridotto a quarantacinque
giorni.
4. Il decreto di citazione è depositato dal pubblico ministero nella segreteria
unitamente al fascicolo contenente la documentazione, gli atti e le cose indicati
nell'articolo 416, comma 2.

Note
(1) Il comma in esame riprende in parte il contenuto dell'art. 429 a riguardo del decreto che
dispone il giudizio all'esito dell'udienza preliminare.

(2) Si tratta di un contenuto specifico di tale decreto, che non compare nell'art. 429, e che però
viene riferito solo ai procedimenti speciali che possono trovare applicazione al caso concreto ai
sensi dell'art. 159, comma 1, disp. att. del presente codice. Quindi attraverso il decreto di
citazione non solo l'imputato viene citato a giudizio per il dibattimento, ma anche viene
stimolato a chiedere un epilogo non dibattimentale del processo.

(3) Tale comma è stato inserito dall’art. 4, comma 4, della l. 21 febbraio 2006, n. 102
successivamente, così modificato dall’art. 1, comma 5, lett. g), della L. 23 marzo 2016, n. 41, a
decorrere dal 25 marzo 2016, ai sensi di quanto disposto dall’art. 1, comma 8, della medesima
legge n. 41/2016.

(4) Sono queste situazioni inquadrabili nell'ambito delle nullità generali di cui all'art. 178 lett. c),
dal momento che si riferiscono a previsioni coinvolgenti l'intervento dell'imputato.

Ratio Legis
In un'ottica di garanzia, il decreto di citazione a giudizio deve rispettare precisi
requisiti.

Massime

Massime relative all'552 Codice di procedura penale

Cass. pen. n. 6044/2017


In caso di genericità o indeterminatezza del capo di imputazione, non è abnorme il
provvedimento con cui il giudice del dibattimento dichiari la nullità del decreto di
citazione a giudizio e disponga la restituzione degli atti al pubblico ministero senza
avergli previamente chiesto di precisare la contestazione, non essendo estensibile, alla
fase dibattimentale, il meccanismo correttivo che consente al giudice dell'udienza
preliminare di sollecitare il P.M. alle opportune precisazioni e integrazioni, indicandogli,
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con ordinanza interlocutoria, gli elementi di fatto e le ragioni giuridiche alla base del
rilevato difetto dell'imputazione.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6044 del 9 febbraio 2017)

Cass. pen. n. 28512/2014


La generica enunciazione del fatto integra una ipotesi di nullità relativa del decreto di
citazione a giudizio, che resta sanata qualora non venga eccepita prima dell'apertura
del dibattimento, con la conseguenza che è abnorme il provvedimento con il quale il
Tribunale all'udienza dibattimentale (nella fattispecie, nel corso dell'esame testimoniale)
dichiari di ufficio la nullità del decreto ai sensi dell'art. 552, comma secondo, cod. proc.
pen. e disponga la restituzione degli atti al P.M., poiché tale atto determina
un'inammissibile regressione del procedimento.
(Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 28512 del 2 luglio 2014)

Cass. pen. n. 8708/2014


È abnorme il provvedimento del giudice del dibattimento che disponga la restituzione
degli atti al P.M., il quale abbia esercitato l'azione penale nelle forme della citazione
diretta a giudizio ritenendo che occorre procedere alla celebrazione dell'udienza
preliminare sul presupposto della operatività di una circostanza aggravante ad effetto
speciale in realtà non applicabile "ratione temporis", attesa la conseguente stasi non
superabile del processo.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8708 del 24 febbraio 2014)

Cass. pen. n. 45818/2012


La mancata sottoscrizione del decreto di citazione a giudizio da parte dell'ausiliario del
pubblico ministero costituisce mera irregolarità e non comporta alcuna nullità, in quanto
non é espressamente prevista dall'art. 552, comma secondo, c.p.p. e non rientra tra le
previsioni generali di cui all'art. 178 c.p.p..
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 45818 del 23 novembre 2012)

Cass. pen. n. 3716/2009


Non è abnorme, e quindi non è ricorribile per cassazione, il provvedimento con cui il
giudice del dibattimento, rilevata la mancata notificazione all'imputato dell'avviso di
conclusione delle indagini preliminari, dichiara la nullità del decreto di citazione a
giudizio, disponendo la restituzione degli atti al P.M., atteso che la dichiarazione di
invalidità, se pure insussistente, costituisce esercizio dei poteri propri del giudice e
dunque non colloca l'atto fuori dal sistema processuale. (In motivazione la Corte ha
rilevato che l'eventuale illegittimità del provvedimento non vale a legittimarne
l'impugnazione sotto il profilo dell'abnormità, pena l'elusione del principio di tassatività
delle impugnazioni).
(Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3716 del 27 gennaio 2009)

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Cass. pen. n. 45383/2008


Non è abnorme, e pertanto non può essere oggetto di ricorso immediato per
cassazione, il provvedimento con il quale il giudice dell'udienza preliminare - ritenendo,
quand'anche erroneamente, la necessità che l'avviso previsto dall'art. 415 bis c.p.p.
contenga le indicazioni previste dall'art. 369 bis comma secondo lett. a) c.p.p. - dichiara
la nullità del decreto di citazione a giudizio, posto che l'atto è adottato comunque in
forza di un potere di cui l'organo decidente è legittimamente dotato e che la decisione
non si pone per la sua anomalia o singolarità al di fuori del sistema processuale.
(Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 45383 del 5 dicembre 2008)

Cass. pen. n. 33867/2007


È abnorme, perchè dà luogo ad una stasi del procedimento non altrimenti sanabile se
non con il ricorso per cassazione, il provvedimento del giudice del dibattimento che
dichiari la nullità del decreto di citazione a giudizio menzionante esclusivamente l'avviso
che l'imputato ha la facoltà di nominare un difensore di fiducia e non anche che, in
mancanza, sarà assistito dal difensore di ufficio. (La Corte ha rilevato l'insussistenza di
qualsiasi profilo di nullità giacché, nella specie, l'imputato era assistito da difensore di
fiducia intervenuto in giudizio).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 33867 del 5 settembre 2007)

Cass. pen. n. 37594/2004


Non è abnorme, e non può quindi essere oggetto di ricorso per cassazione, il
provvedimento con il quale il giudice di pace, rilevata la mancata nomina, nel decreto di
citazione a giudizio, di un difensore d'ufficio all'imputato non assistito da difensore di
fiducia, dichiari la nullità di detto decreto e disponga la restituzione degli atti al pubblico
ministero.
(Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 37594 del 23 settembre 2004)

Cass. pen. n. 17888/2004


Non costituisce motivo di nullità del decreto di citazione a giudizio l'erronea indicazione
della data del commesso reato, trattandosi di mera irregolarità che non impedisce
all'imputato di formulare in modo compiuto ed efficace le proprie difese nel rispetto del
contraddittorio. (Fattispecie in cui l'errore consisteva nell'indicazione del giorno errato,
19 giugno anzichè 18 giugno).
(Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17888 del 16 aprile 2004)

Cass. pen. n. 2639/2004


Il decreto di citazione a giudizio davanti al tribunale in composizione monocratica
emesso a seguito di opposizione a decreto penale dev'essere notificato con
l'osservanza del termine dilatorio di sessanta giorni previsto dall'art. 552 c.p.p.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2639 del 27 gennaio 2004)

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Cass. pen. n. 1238/2004


L'avviso di conclusione delle indagini preliminari deve essere notificato, in applicazione
del primo comma dell'art. 415 bis c.p.p., tanto alla persona sottoposta alle indagini che
al suo difensore, di talchè, quando detto difensore non risulti in precedenza nominato, il
pubblico ministero deve allo scopo designarne uno d'ufficio. Da ciò consegue
l'esattezza della decisione del giudice dibattimentale il quale, rilevata l'omessa notifica
dell'avviso ad un difensore dell'imputato, dichiari la nullità del successivo decreto di
citazione a giudizio ai sensi dell'art. 552 comma secondo c.p.p., ed ordini la restituzione
degli atti al pubblico ministero. (La Corte ha anche specificato che il provvedimento non
sarebbe comunque impugnabile per abnormità, poichè esprime un potere di
annullamento riconosciuto al tribunale in composizione monocratica dagli artt. 550 e
552 c.p.p., e non determina comunque una stasi insuperabile del procedimento).
(Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1238 del 20 gennaio 2004)

Cass. pen. n. 44159/2003


La nullità del decreto di citazione a giudizio prevista dall'art. 552, comma 2, c.p.p. per il
caso in cui l'imputato, avendo fatto tempestiva richiesta di rendere l'interrogatorio ai
sensi dell'art. 375, comma 3 c.p.p., non sia stato invitato a presentarsi, sussiste anche
nell'ipotesi in cui lo stesso imputato, a suo tempo sottoposto a misura cautelare, abbia
già reso l'interrogatorio di garanzia previsto dall'art. 294 c.p.p.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 44159 del 19 novembre 2003)

Cass. pen. n. 9205/2003


È abnorme l'ordinanza con cui il Tribunale, in composizione monocratica, dichiari, ex
art. 552, comma 2, c.p.p., la nullità del decreto di citazione a giudizio — perché non
preceduto dalla notifica all'indagato dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari
— e disponga la restituzione degli atti al P.M., nell'ipotesi in cui il G.i.p. abbia rigettato
la richiesta di archiviazione del P.M., ordinando l'impugnazione coatta, in quanto, anche
nei procedimenti per reati di competenza del Tribunale in composizione monocratica,
qualora si proceda, per citazione diretta a giudizio dell'imputato a seguito di imputazione
coatta ordinata dal G.i.p., non è dovuto l'avviso di conclusione delle indagini preliminari
di cui all'art. 415 bis, posto che l'udienza camerale di cui all'art. 409, comma 2, c.p.p.,
pone l'imputato ed il suo difensore in condizione di esercitare i diritti e le facoltà a
garanzia dei quali è previsto l'avviso suddetto.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9205 del 27 febbraio 2003)

Cass. pen. n. 5698/2003


Il decreto di irreperibilità dell'imputato emesso nel corso delle indagini preliminari non
spiega efficacia ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio disposta dal
pubblico ministero ai sensi dell'art. 552 c.p.p., in quanto la chiusura delle indagini di cui
all'art. 160, comma 1, stesso codice ha luogo con l'emissione di quest'ultimo decreto,
sicché, ai fini della vocatio in iudicium, che segna l'inizio della fase dibattimentale e si
realizza con la notificazione del provvedimento, è necessario un nuovo decreto di
irreperibilità. (Fattispecie nella quale, avendo il giudice del merito ritenuto operante il

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primo decreto di irreperibilità anche per la notificazione della citazione a giudizio, la


Corte ha annullato sia la sentenza di primo grado, sia quella di appello, con rinvio al
tribunale perché rinnovasse la citazione per l'ulteriore giudizio).
(Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5698 del 6 febbraio 2003)

Cass. pen. n. 2027/2003


Il decreto di citazione - emesso dopo l'entrata in vigore della legge n. 479 del 1999 e
contenente l'indicazione del termine di 15 giorni dalla notificazione per la richiesta di
ammissione ai riti alternativi anziché quello previsto dal nuovo testo di cui all'art. 552,
comma 1, lett.f) c.p.p. e coincidente con il momento immediatamente precedente alla
apertura del dibattimento - risolvendosi in un'insufficiente informazione circa la
possibilità di orientarsi tra le diverse strategie difensive, è nullo, ex art. 552, comma 2,
c.p.p.; detta nullità, attinente alla citazione dell'imputato, è relativa, ed in quanto tale,
deve essere dedotta con le questioni preliminari, per le quali l'art. 491 c.p.p. stabilisce la
preclusione, se non proposte immediatamente dopo che sia stato compiuto, per la
prima volta, l'accertamento della costituzione delle parti.
(Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2027 del 17 gennaio 2003)

Cass. pen. n. 38186/2002


Deve ritenersi nullo, ai sensi dell'art. 552, comma 2, c.p.p., il decreto di citazione a
giudizio emesso dal pubblico ministero nel quale l'avviso all'imputato della possibilità di
avvalersi di riti alternativi o di presentare domanda di oblazione, previsto dalla lett. f) del
precedente comma 1, indichi erroneamente come termine per poter esercitare le
suddette facoltà quello di 15 giorni dalla notificazione del decreto (previsto in
precedenza dall'art. 555, comma 1, lett. e, c.p.p.) e non quello attualmente vigente,
costituito dall'apertura del dibattimento di primo grado).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 38186 del 14 novembre 2002)

Cass. pen. n. 28807/2002


Nel caso di nullità della notificazione del decreto di citazione o di inosservanza del
termine stabilito dall'art. 552, comma 3, c.p.p., il giudice del dibattimento deve
provvedere egli stesso a rinnovare la notifica, e non può disporre la restituzione degli
atti al pubblico ministero con un provvedimento che, determinando una indebita
regressione del processo, si configurerebbe come abnorme.
(Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 28807 del 26 luglio 2002)

Cass. pen. n. 26630/2002


Non è causa di nullità la mancata indicazione, nel decreto di citazione a giudizio
emesso ai sensi dell'art. 552 c.p.p., della sezione dell'organo giudicante davanti alla
quale il giudizio dev'essere tenuto.

Non è viziato da nullità ai sensi dell'art. 552, comma 2, c.p.p., sotto il profilo
dell'insufficiente indicazione del giudice competente, in relazione all'art. 552, comma 1,

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lett. d), il decreto di citazione a giudizio che manchi della specificazione della sezione
presso la quale deve essere celebrato il dibattimento, atteso che la legge non prescrive
tale indicazione e che peraltro tale mancanza non determina incertezza assoluta
sull'autorità giudiziaria dinanzi alla quale l'imputato è chiamato a comparire.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26630 del 12 luglio 2002)

Cass. pen. n. 11916/2002


Il provvedimento con il quale il giudice monocratico dichiari la nullità del decreto di
citazione a giudizio per l'erroneità delle indicazioni relative alla facoltà dell'imputato di
ricorrere ai procedimenti speciali, disponendo la restituzione degli atti al pubblico
ministero, non è abnorme, perché non si colloca al di fuori dei poteri conferiti al giudice
dall'ordinamento né provoca una situazione di stasi processuale non rimediabile, con la
conseguenza che, per il principio di tassatività delle impugnazioni di cui all'art. 568
c.p.p., è inammissibile il ricorso proposto nei suoi confronti. (Nel caso di specie, gli
avvisi previsti dall'art. 552, comma 1, lett. f) c.p.p. erano stati formulati sulla base della
normativa precedente alle modifiche apportate dall'art. 44 della legge 16 dicembre
1999, n. 479).
(Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11916 del 23 marzo 2002)

Cass. pen. n. 4090/2002


Non è abnorme il provvedimento con cui il giudice annulla — con restituzione degli atti
al Pubblico ministero — il decreto di citazione a giudizio emesso dopo l'entrata in vigore
della legge 16 dicembre 1999, n. 479 e recante l'indicazione del termine di quindici
giorni dalla notificazione per la richiesta dell'imputato di ammissione ai riti alternativi
(previsto dal precedente testo dell'art. 555 c.p.p.), anziché quello di apertura del
dibattimento (previsto dal nuovo testo dell'art. 552, comma 1), atteso che l'erronea
indicazione del termine è lesiva del diritto di difesa e determina la nullità del decreto
che, ai sensi dell'art. 185, comma 3, c.p.p., comporta la regressione del processo allo
stato in cui è stato compiuto l'atto nullo.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4090 del 5 febbraio 2002)

Cass. pen. n. 39687/2001


Non è abnorme e, quindi, non può essere autonomamente impugnata l'ordinanza con
cui il giudice del dibattimento, nel procedimento davanti al tribunale in composizione
monocratica, constatata la mancata comparizione dell'imputato e verificata la violazione
del termine minimo di comparizione di cui all'art. 552, comma 3, c.p.p., restituisce gli atti
al pubblico ministero per la rinnovazone della citazione, dovendosi escludere che in tale
ipotesi la rinnovazione possa essere disposta dal giudice a norma dell'art. 143 disp. att.
c.p.p., in quanto il termine di comparizione è funzionale a garantire il diritto di difesa e la
sua inosservanza incide direttamente sulla validità del decreto di citazione, configurando
una nullità generale a regime intermedio, rilevabile anche d'ufficio, con conseguente
regressione del procedimento allo stato in cui si è verificata la nullità.
(Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 39687 del 7 novembre 2001)

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Cass. pen. n. 34613/2001


Non è qualificabile come abnorme, ma è, al contrario, legittimo il provvedimento con il
quale il giudice del dibattimento dichiari la nullità del decreto di citazione a giudizio —
emesso e depositato dal pubblico ministero in cancelleria, ma non notificato, prima
dell'entrata in vigore della legge n. 479 del 1999 modificativa dell'art. 552 c.p.p. — per
l'omissione, in esso, dell'avviso all'imputato, previsto a pena di nullità, della possibilità di
presentare, sussistendone i presupposti, prima della dichiarazione di apertura del
dibattimento, le richieste di cui agli articoli 438 (giudizio abbreviato) e 444 (applicazione
della pena su richiesta), ovvero domanda di oblazione. (In applicazione di tale principio
la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso del P.M., siccome proposto avverso
provvedimento avente natura ordinatoria e, perciò, inoppugnabile).
(Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 34613 del 24 settembre 2001)

Cass. pen. n. 32418/2001


Nel giudizio conseguente ad opposizione a decreto penale che si svolge davanti al
giudice monocratico, dopo la riforma operata con la legge n. 479 del 1999, il termine
dilatorio per la comparizione è quello di sessanta giorni stabilito dall'art. 552, comma 3,
c.p.p., atteso che il disposto del nuovo art. 557 c.p.p. (secondo il quale per il
procedimento monitorio si osservano le disposizioni che regolano il procedimento per
decreto davanti al tribunale in composizione collegiale) opera solo in quanto le norme
richiamate siano applicabili anche al rito davanti al giudice monocratico, con la
conseguenza che non può ritenersi richiamato nella disciplina del rito davanti al giudice
monocratico, l'art. 464 c.p.p., il quale regolamenta il giudizio conseguente
all'opposizione prevedendo, per il giudizio immediato, un termine dilatorio di trenta
giorni.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 32418 del 29 agosto 2001)

Cass. pen. n. 26211/2001


Il decreto di citazione emesso in data antecedente alla novazione legislativa di cui alla
legge 16 dicembre 1999 n. 479 — che ha spostato fino alla dichiarazione di apertura
del dibattimento la facoltà di richiedere le definizioni alternative del giudizio e ne ha
imposto il relativo avviso — ma notificato dopo la sua entrata in vigore, è viziato da
nullità ex art. 178 lett. c) c.p.p., atteso che l'applicazione della previgente normativa ha
incidenza restrittiva sulle modalità di esercizio dei diritti dell'imputato.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26211 del 27 giugno 2001)

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