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MODELLAZIONE GEOTECNICA DEL COMPORTAMENTO DI OPERE IN

TERRA RINFORZATA CON GEOSINTETICI

Sabatino Cuomo1, Lorenzo Frigo2, Vincenzo De Chiara1, Carlo Tedesco1


1
Dipartimento di Ingegneria Civile, Università di Salerno, 2 Geosintex srl
scuomo@unisa.it, lfrigo@geosintex.com, vincenzo.dechiara@hotmail.it, carlotedesco@hotmail.it

Sommario
La presente comunicazione riguarda l’analisi del comportamento di opere in terra rinforzata con geostintetici e
prende in esame lo stato limite ultimo e di esercizio di un taglio verticale e di una banchina portuale, verificando
e discutendo l’applicabilità di differenti metodi di analisi (LEM, FEM, LEM/FEM) e i risultati conseguibili
attraverso l’utilizzo di ciascuno di essi.

1. Introduzione
Il rinforzo di pendii e muri di sostegno con geosintetici è ampiamente utilizzato nell’Ingegneria civile
ed ambientale per la realizzazione di strade ed argini fluviali e in alcuni casi per pendii naturali
marginalmente stabili. La progettazione di tali opere si basa soprattutto sui metodi dell'equilibrio
limite (LEM) e sulle teorie della spinta delle terre (Han e Leschinsky, 2006) mentre più sofisticate
analisi sforzo-deformazione, es. condotte attraverso il metodo degli elementi finiti (FEM) o delle
differenze finite (FDM), sono inconsueti nella pratica professionale e, per lo più, utilizzati per finalità
di ricerca ovvero per verificare, in situazioni particolarmente complesse, i fattori di sicurezza ottenuti
da analisi LEM. La presente comunicazione intende fornire un contributo alla valutazione delle
potenzialità degli strumenti numerici attualmente disponibili per una progettazione che tenga
opportunamente in conto l’entità degli spostamenti e delle deformazioni di tali opere.

2. Analisi di un taglio verticale rinforzato con geosintetici

2.1 Input e metodi


Un taglio verticale rappresenta un utile caso di riferimento per testare le potenzialità offerte dagli
strumenti di analisi disponibili, sia analitici che numerici. Il caso proposto da Han e Leschinsky (2006)
consiste in un taglio verticale di altezza pari a 3.0 m, rinforzato da 4 strati di geosintetici, ciascuno di
lunghezza 3.0 m e distanziati verticalmente di 0.6 m, ed in assenza di carichi esterni.
In questo lavoro sono state effettuate analisi numeriche per il taglio verticale riportato in figura 1. È
stato utilizzato il codice FEM Plaxis (2004), facendo riferimento a una procedura di aggiornamento
della maglia lagrangiana - costituita da elementi triangolari non più grandi di 0.3 m - che permette di
tenere in conto eventuali grandi deformazioni della massa di terreno rinforzato. In particolare, lungo il
limite inferiore e sui bordi laterali del dominio si assumono spostamenti orizzontali nulli e si considera
la tecnica “wrap around” quale procedura costruttiva dei rinforzi geosintetici che si compone di
quattro fasi principali per ciascun rinforzo: i) stendimento dello strato di geosintetico, ii) messa in
opera di un “cassero” in acciaio, iii) posa in opera di uno strato di suolo di spessore pari a 0,6 m, iv)
avvolgimento delle strato di terreno con il geosintetico. Per quanto riguarda il contatto terreno-
geosintetico, sono stati considerati elementi di interfaccia (Plaxis, 2004) con un parametro di riduzione
dell’attrito di contatto pari a 0.8. I carichi verticali sono applicati in due modi diversi: i) in un singolo
passo per l'intero dominio o ii) in più passi, uno per ogni strato di geosintetico.
Incontro Annuale dei Ricercatori di Geotecnica 2013- IARG 2013
Perugia, 16-18 settembre 2013

Fig 1. Discretizzazione FEM per l’analisi numerica.

I parametri meccanici del suolo sono tratti da Han e Leschinski (2006): peso dell'unità di volume del
terreno pari a 20kN/m3, coesione efficace pari a 5kPa, angolo di attrito pari a 30°. Per il calcolo del
fattore di sicurezza (F) del taglio verticale è stato considerato il criterio di resistenza di Mohr-Coulomb
ricorrendo, in condizioni statiche, alla cosiddetta procedura di riduzione della resistenza c'-φ' che
consente la valutazione del fattore di sicurezza riducendo progressivamente la resistenza al taglio del
terreno fino all’instaurarsi nel dominio di calcolo di una condizione di equilibrio limite (Zienkiewicz
et al., 1975; Naylor, 1982; Matsui e San, 1992). In questo caso, il fattore di sicurezza F è definito
secondo le equazioni (1) e (2) nelle quali compare il fattore “Ftrial” di cui si ricerca il valore
corrispondente alle condizioni di collasso:
1
ctrial  c (1)
F trial
 1 
 trial  arctan tan  
F 
trial
(2)

Inoltre, sono state calcolate le deformazioni del terreno attraverso un’analisi FEM sforzo-
deformazione ipotizzando un modello costitutivo elasto-plastico non associato assumendo i suddetti
parametri di resistenza e parametri elastici corrispondenti a un modulo di Young e coefficiente di
Poisson rispettivamente pari a 80 MPa e 0.25.

Tab 1. Paremetri di input per le analisi numeriche.


tot c’ ’  E  d EA EI Tn
(kN/m3) (kPa) (°) (-) (MPa) (°) (m) (kN/m) (kN/m2/m) (kN/m)

Terreno 20 5 30 0.25 80 0

Geosintetici 300 30

Cassero metallico 8 0.15 0.08 6.63×104 8×104

2.2 Risultati numerici


Il meccanismo di rottura simulato in condizioni statiche e in assenza di carichi esterni (figura 2)
consiste nella formazione di distinte bande di taglio: i) una banda di taglio principale inclinata di circa
35°÷55° si forma nella parte posteriore del taglio e coinvolge l'intera massa di terreno rinforzato, ii)
due superfici di scorrimento minori parallele a quella principale che interessano le zone limitrofe, iii)
un meccanismo di rottura locale al piede del taglio. Per questo caso, un'analisi FEM sforzo-
deformazione (con procedura di riduzione c’-φ’) fornisce un fattore di sicurezza (FS) pari a 1.369.
Inoltre, si evidenziano le complesse interazioni dei materiali coinvolti (suolo, geosintetici e struttura

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metallica) per l'insorgenza di un meccanismo di rottura globale che, tra l’altro, è pienamente coerente
con quello ottenibile tramite una più convenzionale analisi all’equilibrio limite eseguita con il codice
commerciale ReSSa (Adama, 2000). Senza alcun rinforzo, il taglio verticale in esame sarebbe instabile
come deducibile, ad esempio, tramite l'approccio basato sulla carta di stabilità proposto da
Michalowski (2002) che fornisce un fattore di sicurezza pari a 0.55; d'altra parte, si potrebbe simulare
l'intero processo di rottura e post-rottura attraverso approcci numerici avanzati, come mostrato in
Cuomo et al. (2012).

Figura 2. Massimi sforzi di taglio simulati in corrispondenza di un potenziale meccanismo di rottura.

Con riferimento allo stato limite di esercizio del taglio rinforzato è stato valutato il campo di
spostamenti che sono mostrati in figura 3 per il fronte verticale del taglio in differenti casi: i) forze di
gravità applicate a tutti i materiali in un solo passo di calcolo, ii) forza di gravità applicata
riproducendo la tecnica ”wrap around”, iii) come al punto precedente ma considerando geosintetici più
lunghi. Gli spostamenti orizzontali simulati si concentrano nella parte centrale del fronte per tutti i casi
analizzati. Lo spostamento orizzontale massimo simulato è di circa 3 mm con modeste differenze
derivanti sia dalla diversa procedura di simulazione numerica (caso i e iii) che dalla lunghezza delle
linee di geosintetici (caso iii). È utile osservare che Cuomo et al. (2013b) estende le suddette analisi al
caso di un rilevato autostradale caratterizzato da geometria e stratigrafia particolarmente complesse ed
evidenzia l’importanza di riprodurre in modo accurato la reale sequenza di costruzione. Nel seguito si
farà riferimento a un altro caso di studio caratterizzato da analoga complessità.

a) b)
3.0 3.0

2.5 2.5

2.0 2.0
case 1: one step

z (m)1.5 case 2: multi-steps z (m) 1.5

case 3: as 2, longer geogrid


1.0 lines 1.0
case 1: one step

case 2: multi-steps
0.5 0.5
case 3: as 2, longer geogrid
lines
0.0 0.0
0 0.001 0.002 0.003 0.004 -0.01 -0.008 -0.006 -0.004 -0.002 0
horizontal displacement (m) vertical displacement (m)

Fig 3. Spostamenti orizzontali calcolati al fronte verticale in condizioni di esercizio.

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3. Analisi di un argine portuale

3.1 Input e metodi


Il porto di Gaeta è una delle infrastrutture più importanti nella parte meridionale della regione Lazio ed
è attualmente caratterizzato da 900 metri di accosti e 12.000 m2 di piazzale. In questa comunicazione
si analizzano alcuni aspetti di interesse relativi l'allargamento della testata del Molo Salvo D'Acquisto
che è consistita in più fasi quali: i) prolungamento di 314 metri dell'attuale banchina; ii) dragaggio del
fondale fino a -10 m s.l.m.; iii) costruzione di una vasca di colmata riempita di 6÷11 metri di materiale
di scavo e iv) sopraelevazione della banchina con una terra armata alta 4 m per aumentare il volume
massimo di stoccaggio (Fig. 1). Per tale opera si è ricorso all’utilizzo di un particolare prodotto
geosintetico denominato “Flexitex Filter Point” che consiste in un materasso, di spessore variabile da
10 a 13 cm, costituito da due tessuti in poliestere ad alta tenacità sovrapposti e solidali fra loro tramite
punti di contatto a singolo telo, a sezione quadrata, che servono anche come elementi di filtraggio e
compensazione di pressione. La struttura è riempita di miscele cementizie e utilizzata per difese
spondali, controllo dell’erosione sui fondali marini e stabilizzazione di argini e rilevati.

a) b)

Fig 4. Vista in pianta (a) e sezione principale AA’ (b) della diga rinforzata
(dati ricevuti dall’Autorità Portuale di Civitavecchia).
Nelle analisi si considera sul lato sinistro della banchina l'azione del livello medio mare mentre sul lato
destro una complessa sequenza di carico: i) azione del moto ondoso a fine costruzione dell’argine
(altezza d’onda pari a 2.2 m), ii) azione del peso del materiale depositato nella vasca di stoccaggio
(fino a quota 12 m s.l.m.), iii) azione del peso della terra armata, iv) peso proprio del volume di
stoccaggio addizionale (fino alla quota di 3.57m s.l.m.).
Per analizzare il comportamento della banchina sono state eseguite, in primo luogo, analisi sforzo-
deformazione FEM simulando le fasi di costruzione e sono stati, poi, utilizzati approcci LEM classici
per calcolare il coefficiente globale di sicurezza (FS) che è stato, infine, valutato anche attraverso
l’approccio LEM/FEM che si riferisce al campo di tensioni ottenuto da analisi FEM.
Le analisi sforzo-deformazione FEM sono eseguite utilizzando un semplice modello costitutivo
elastico - perfettamente plastico di tipo Druger-Prager non associato per tutti i materiali della tabella 2
e facendo riferimento alle fasi di costruzione innanzi citate. Tutte le analisi sono state eseguite in
termini di tensioni efficaci e la presenza di una linea piezometrica all'interno della banchina è stata
portata in conto semplicemente considerando il peso del terreno alleggerito - corrispondente a
condizioni idrostatiche non molto differenti da quelle effettivamente esistenti, attesa la modesta
inclinazione della linea piezometrica e la condizione al contorno quasi impermeabile imposta dal
materasso sulla banchina -. È stata utilizzata una maglia non strutturata di triangoli di dimensioni < 0.4
m vicino al materasso e < 2 m altrove.
Per quanto riguarda le proprietà meccaniche dei materiali coinvolti (Tab. 2), il fondale è costituito da
limi e argille (# 1), la banchina è costituita da tout-venant (# 2), il materasso “Flexitex” è riempito con

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calcestruzzo magro (# 3), il materiale di scavo nonché quello di riempimento è sabbia (# 4), la terra
armata è schematizzata semplicemente con un materiale di elevata rigidezza e resistenza (# 5).

Tab 2. Proprietà meccaniche dei materiali.


ID materiali (KN/m3) d (KN/m3) E (kPa)  c (kPa)  
4
1 limo e argilla 18 - 2.0 e 0.25 5.75 25.5 0
2 tout-venant 20 18 7.0 e4 0.3 0 40 0
7
3 cls 25 - 2.7 e 0.1 50 35 0
4 sabbia 17 - 3.0 e4 0.3 0 30 0
4
5 terra armata 20 18 7.0 e 0.3 50 40 0

3.2 Risultati
In figura 5 si mostra l’evoluzione delle tensioni verticali efficaci ottenute dall’analisi FEM. Vale la
pena notare che l'elevata rigidezza del materasso provoca una concentrazione di tensione in questa
zona del dominio in tutte la fasi di costruzione, riducendo notevolmente lo stato deformativo e di
sollecitazione all’interno del materiale costituente la banchina e nel materiale di sottofondo.

a) b)

c) d)

e) f)
Fig 5. Maglia FEM non strutturata (a colori) e tensioni verticali efficaci durante le fasi di costruzione:
fase 2 (b), fase 3 (c), fase 4 (d), fase 5 (e), fase 7 (f).

Prendendo a riferimento alcune significative superfici di scorrimento su entrambi i lati della banchina
(Fig. 6a) è stato, inoltre, calcolato il coefficiente di sicurezza dell’opera per ciascuna fase di
costruzione attraverso i metodi dell'equilibrio limite proposti da Janbu (1954) e Morgenstern e Price
(1967). In figura 6b si può notare come i coefficienti di sicurezza ottenuti con l’analisi FEM siano
notevolmente variabili durante le fasi di costruzione dell’opera. Inoltre, appare significativo che le

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analisi di tipo LEM/FEM (cioè basate sulle tensioni calcolate con l’analisi FEM) forniscano risultati
analoghi a quelli ottenuti con i tradizionali approcci LEM per le fasi 3 e 4 e che riescano a cogliere
bene la variazione delle condizioni di stabilità dell’opera anche durante le fasi 5-7 alle quali
corrisponderebbe, altresì, un valore di FS costante e pari a 2.19 se computato con analisi di tipo LEM
tradizionali. Infine, si evidenzia che il minimo coefficiente di sicurezza corrisponde alla fase iniziale di
costruzione dell’opera e che l’approccio LEM sovrastima leggermente il valore ottenibile con
approccio LEM/FEM.
4 3.93 0.008
3.87 3.66

3.62 0.006
3 2.70 2.70

x-spostamento (m)
2.43 0.004
2.19

FS
2.18
2 1.97 2.19 2.19 0.002

0
1 LEM
LEM/FEM -0.002
x-spost
0 -0.004
0 1 2 3 4 5 6 7
f ase di costruzione
a) b)

Fig 6. a) Esempio di una tipica superficie di scorrimento presa a riferimento per il calcolo del coefficiente di
sicurezza e b) confronto tra il coefficiente di sicurezza (FS) calcolato attraverso analisi LEM e LEM/FEM in
relazione agli spostamenti dell’opera lungo il fronte sinistro.

Ringraziamenti
La presente nota è dedicata alla memoria del compianto Prof. Giuseppe Sorbino.
Gli autori ringraziano l'Autorità Portuale di Civitavecchia e Geosintex srl che, secondo i propri ruoli e
responsabilità, hanno fornito i dati e le informazioni di progetto del terrapieno rinforzato del Porto di
Gaeta (in prossimità della banchina Cicconardi).

Bibliografia
ADAMA, 2000. Adama Eng. Inc. (2000). ReSSA 3.0 Software Handbook.
Cuomo S., Frigo L., De Chiara V. (2013a). Numerical modelling of a coastal embankment reinforced with
geosyntethics. (accepted for the Proceedings of the International GhIGS GeoAfrica 2013 Conference, Accra,
Ghana 18-20 November 2013).
Cuomo S., Frigo L., Tedesco C. (2013b). Modelling the displacements of geosynthetics reinforced geostructures.
(accepted for the Proceedings of the International Symposium on Design and Practice of Geosynthetic-
Reinforced Soil Structures, Bologna, 14-16 October 2013).
Cuomo S., Prime N., Iannone A., Dufour F., Cascini L., Darve F. (2012). “Large deformation FEMLIP drained
analysis of vertical cut”. Acta Geotecnica, 1-12.
Han, J.P.E. and Leshchinsky, D. (2006). “General Analytical Framework for Design of Flexible Reinforced
Earth Structures”. J. Geotech. Geoenviron. Eng. (132) 1427-1435.
Janbu, N. (1954). “Application of Composite Slip Surface for Stability Analysis”. European Conference on
Stability Analysis, Stockholm, Sweden.
Matsui, T., and San, K. C. (1992). “Finite element slope stability analysis by shear strength reduction technique,”
Soils and Foundations, (32), 59-70.
Michalowski, R.L. (2002). “Stability charts for uniform slopes”. ASCE’s J Geotech Geoenviron Eng 4: 351-355.
Morgenstern, N.R. and Price, V.E. (1965). “The analysis of the stability of general slip surfaces”. Geotechnique,
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Naylor, D. J. (1982). “Finite elements and slope stability,” in Numerical Methods in Geomechanics. Proceedings
of the NATO Advanced Study Institute, Lisbon, Portugal., 229-244.
Plaxis V8, (2004). User handbook. Brinkgreve R.B.J., Broere W.& Waterman D. eds., Plaxis BV, The
Netherlands
Zienkiewicz, O. C., Humpheson C. and Lewis. R. W. (1975). “Associated and non-associated viscoplasticity and
plasticity in soil mechanics,” Géotechnique, 254., 671-689.

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