Professional Documents
Culture Documents
Anno XL
29.11.2018
Numero
713
PERIODICO DI ATTUALITÀ DEI COMUNI DI ALANO DI PIAVE, QUERO VAS, SEGUSINO
Ricariche telefoniche
luoghi puliti e curati». Il Comune di Quero Vas era invece rappresentato dal vicesindaco Biasiotto. Tornando alla fe-
sta, presenti alcuni stand della Coldiretti con prodotti tipici, spazi in cui si potevano ammirare attrezzi e lavori di una
volta e, ovviamente, gli animali. Non sono mancati alcuni giochi con tanto di “mussa” e “bigòl”. La Giornata del Rin-
graziamento agricolo, iniziata con la Messa nella chiesa parrocchiale di Alano, si è poi conclusa con il pranzo pres-
so il ristorante “Al Molin”.
(s.for.) Anche quest’anno (domenica 11 novembre ad Alano) la Coldiretti di Alano e di Quero Vas ha organizzato la
Giornata del Ringraziamento agricolo, come descritto in altra parte del giornale. Questa foto (che fa parte della col-
lezione del nostro abbonato Luciano Mondin) si riferisce a una Festa del Ringraziamento di circa sessant’anni fa te-
nutasi a Campo. Ai nostri lettori il compito di individuare i protagonisti.
SCOPA ALL’ASSO
Ciao Massimo!
di Sandro Curto
Ci ha lasciati improvvisamente Massimo Mazzocco di Quero, 44 anni, ex dipendente
dell’IMA Ferroli. Moltissimi i presenti per l’ultimo saluto nella chiesa parrocchiale di Quero,
giovedì 8 novembre, con la celebrazione di don Alessio Cheso. Personalmente ho avuto il
piacere di conoscerlo in questi ultimi anni per la sua costante presenza alle gare di scopa
alle quali partecipava col giusto spirito, concentrato e impegnato nel migliorarsi, ma poi
pronto, indipendentemente dal risultato, a sfoderare quel contagioso sorriso che troviamo
nella foto a sinistra. Alla famiglia le condoglianze della Redazione.
del distretto dell’occhialeria bellunese e ci impegneremo a realizzare sinergie con altri enti e reti innovative regiona-
del Nella
li». distretto dell’occhialeria
stessa bellunese
sessione sono e ci impegneremo
stati eletti a realizzare
come vicepresidenti Nadiasinergie
Zampol con altri enti
(Martini e retiSrl)
Occhiali innovative
e Ketty regiona-
Bavare-
li». Nella
sco stessaSrl)
(Pin Optik sessione
e comesono stati eletti
consiglieri comeDe
Michele vicepresidenti
Biasi (Ookii Nadia Zampol
Srl – Matrix (Martini
Srl), Erminio Occhiali
Da ViàSrl) (Dae Vià
KettyLuigi
Bavare-
Srl),
sco (Pin Optik
Giuseppe Srl) e come
Giacomuzzo consiglieri
(Galvision Srl) –Michele
MassimoDeLarcher
Biasi (Ookii SrlSrl),
(Luxol – Matrix Srl),
Matteo Erminio
Roncalli Da ViàSrl).
(Grimont (Da IlVià Luigi Srl),
presidente e
ilGiuseppe
consiglioGiacomuzzo
resteranno in(Galvision Srl) –anni.
carica quattro Massimo Larcher (Luxol Srl), Matteo Roncalli (Grimont Srl). Il presidente e
il consiglio resteranno in carica quattro anni. da “Il Corriere delle Alpi” del 15 novembre 2018
da “Il Corriere delle Alpi” del 15 novembre 2018
Cinque fucili e due pistole della collezione privata del commissario di polizia Paolo Cutolo
Cinque fucili e due donate
pistole al
della collezione
Museo privata del
civico storico commissario
territoriale di polizia Paolo Cutolo
di Campo
Armi storiche in
Un dono insolito. Cinque fucili e due rivoltelle, tutti materiali sto-
“regalo”
Un di
rici dono insolito.
valore, Cinque
sono stati fucilidal
donati e due rivoltelle, di
commissario tutti materiali
Polizia sto-
di Stato
rici di valore,
Paolo Cutolo sono stati donati
al Museo civico dal commissario
storico territorialedi diPolizia
Campo. di Stato
Una
Paolo Cutolo
donazione, al Museo
quella operata civico storico della
a beneficio territoriale
struttura di attiva
Campo. nel Una
Co-
donazione,
mune quella
di Alano operata
di Piave, a beneficio
frutto dellalegame
dello stretto strutturache attiva nelultimi
negli Co-
mune
12 annidi si
Alano di Piave,
è andato frutto dello tra
consolidando stretto legame
Cutolo che negli ultimi
e l’amministrazione
12 anni
del paese si del
è andato consolidando
Basso Feltrino. tra Cutolo
Ieri mattina, nellaesala
l’amministrazione
consigliare, la
del paese del
cerimonia Basso
ufficiale e, Feltrino.
a seguire, Ieriun’illustrazione
mattina, nella deisalamateriali
consigliare,
dona- la
ticerimonia
al museoufficiale
di Campo. e, a seguire, un’illustrazione dei materiali dona-
ti al museo di Campo.
Un rapporto nato 12 anni fa. Il rapporto di amicizia nasce 12 an-
Unfarapporto
ni quando su nato 12 anni
internet fa. Il rapporto
comparve di amicizia
un appello in cui sinasce 12 an-
chiedeva se
ni fa quando
qualcuno su internet
fosse interessatocomparve un appello
a due cannoni in cuialtrimenti
storici, si chiedeva se
desti-
qualcuno
nati fosse interessato
alla distruzione. Cannoni a due
che cannoni
oggi sono storici, altrimenti
ad Alano. Da lìdesti-
ebbe inizio uno scambio telefonico ed epistolare tra
nati alla distruzione.
Comune e Cutolo cheCannoni che oggi
è proseguito fino sono
a oggiad Alano.
e che tuttiDa lì ebbe inizio
si augurano unoproseguire
possa scambio telefonico
anche nel ed epistolare
futuro. tra
«Si tratta
Comune
di e Cutolo che
una collezione che cura
è proseguito
con minuzia fino ea oggi e che tutti
il fatto abbiasi voluto
augurano possaalcuni
donarne proseguire anche
pezzi alla nel futuro.
nostra «Si tratta
comunità, arric-
di una collezione
chendo che cura
quindi l’offerta con minuzia
del nostro museo,e ci il fatto
onora»,cheha abbia voluto donarne
sottolineato nel suo alcuni
interventopezziil alla nostra
sindaco comunità,
alanese arric-
Serenella
chendo
Bogana.quindi «Questo l’offerta del nostro
momento museo,
ufficiale credocisiaonora»,
doveroso ha sottolineato
perché non nel è dasuo
tuttiintervento
fare questo il sindaco alanese Serenella
tipo di donazione. Ringra-
Bogana.
ziamo «Questo
Cutolo momento
da parte nostraufficiale
e anchecredo sialadoveroso
di tutta comunità». perché non è da tutti fare questo tipo di donazione. Ringra-
ziamo Cutolo da parte nostra e anche di tutta la comunità».
Contro il terrorismo. Cutolo è commissario di polizia e ha dedicato 40 anni della sua vita all’antiterrorismo. «La
Contro il terrorismo.
collezione deriva dal mio Cutolo
lavoro è macommissario
anche dalla di mia
polizia e hapassione
grande dedicato per40 le
anni
armi»,dellaspiega
sua vita all’antiterrorismo.
il commissario, «La
originario
collezione
di Napoli ma deriva dal mio
residente lavoro
a Bari. ma anche dalla
«Quarant’anni mia grande
bellissimi passione
ma pieni per le earmi»,
di sacrificio spiega
rinunce, come il commissario,
le mie lungheoriginario
assenze
di Napoli
da ma residente
casa, lontano da miaa moglie
Bari. «Quarant’anni bellissimi
e dalle mie figlie. ma pieni
Con Alano si èdicreata
sacrificio
una evera rinunce, come
amicizia le mie lunghe
e sintonia: quando assenze
vengo
da casa,
qui lontano
mi sento da mia
a casa». Lamoglie e dallenello
donazione, mie specifico,
figlie. Conconsiste
Alano si di è creata
7 pezzi,una vera eamicizia
5 fucili 2 pistole.e sintonia: quando
«Arriva tutto vengo
dalla mia
qui mi sento
collezione a casa».
privata La donazione,
che conta nello specifico,
circa un centinaio di pezziconsiste
raccolti di 7 pezzi,
in circa 5 fucilispiega
40 anni», e 2 pistole.
lo stesso«Arriva tutto«Sono
Cutolo. dalla mia
tut-
ticollezione privata
pezzi storici che conta
e antichi. I piùcirca un centinaio
rari sono un fuciledi Steyr
pezzi 1888
raccolti in circain40soli
prodotto anni»,
290 spiega lo stesso(possederne
mila esemplari Cutolo. «Sono unotut-
è
ti pezzi
una storici
rarità) e un e fucile
antichi. I più rari
Mauser sono un
Gewehr 1888fucile Steyr
di cui 1888 solo
esistono prodotto
750 in solipezzi.
mila 290 mila esemplari
Ci sono poi due (possederne uno è
rivoltelle antiche,
unamodello
un rarità) edelun1879
fucilee Mauser Gewehr 1888 di cui esistono solo 750 mila pezzi. Ci sono poi due rivoltelle antiche,
uno del 1887».
un modello del 1879 e uno del 1887». da “Il Gazzettino” del 18 novembre 2018
da “Il Gazzettino” del 18 novembre 2018
ASTERISCO
Il
Il Mercatino
Mercatino del
del Tornado
Tornado
A Fener in località “Fornaci” affittiamo ad uso laboratorio/magazzino, locale di circa 120 mq. con parcheggio. Per
A Fener in
qualsiasi località “Fornaci”
informazione affittiamo
chiamate adaluso
Raffaele laboratorio/magazzino, locale di circa 120 mq. con parcheggio. Per
347.9435894.
qualsiasi informazione chiamate Raffaele al 347.9435894.
8 ATTUALITÀ
I vincitori sono stati premiati con un box viaggio di due giorni in una città d'arte la sera
del 10 novembre in municipio, alla presenza delle Amministrazioni di Alano di Piave,
Quero Vas e Segusino e degli insegnanti che hanno curato il concorso. Complimenti!
Questo l’elenco dei ragazzi che hanno partecipato al concorso: Laura Curto, Giovanni
Mattia Codemo, Giovanni Guartieri. Anna Dal Canton, Elisabetta Geronazzo, Andrea
Zanella, Manuel De Rui, Chofang Wang, Ancarani Maria, Laura Babaian, Manuel
Carrer. Le manifestazioni sono state ricche di proposte interessanti e partecipate che
hanno coinvolto i bambini, i ragazzi e gli adulti. Il progetto è stato realizzato grazie
alla collaborazione tra i Comuni di Alano di Piave, Quero Vas e Segusino che si sono
uniti per mantenere viva la memoria di "un grande uomo", come fecero nel 1879 con
la costruzione del monumento presso il ponte sul Tegorzo a Fener.
Si ringraziano tutte le persone che hanno collaborato mettendo a disposizione tempo,
conoscenze e competenze affinchè il percorso della memoria potesse essere
condiviso dal maggior numero di persone della nostra comunità.
PERSONAGGI
ASTERISCO
La foto di copertina
(M.M.) Scatto fotografico di Roberto Sudiero, datato 13 settembre 2013, che ritrae il “ponte romano” che si può ammi-
rare nel territorio di Alano di Piave, poco distante dal campo sportivo che si trova fra Campo e Alano di Piave. L’opera
è di datazione incerta, ma il nome già indica la sua storicità che si fa risalire ad epoca romana. La foto è stata scattata
con una Sony SLT-A77V, 1/60 di secondo, ISO 250, Numero F=8 per proporre un angolo suggestivo del nostro territo-
rio, ricco di tesori che molte volte sfuggono alla nostra attenzione per esserci troppo vicini.
10 CRONACA
CRONACA
Emma Bagatella, i valori di una vita impegnata
Le sorti della sua vita richiamano le sorti del paese, fra prospettive di sviluppo, fatiche, delu-
sioni e successi, senza dimenticare la generosità dell’impegno sociale e solidale verso il
prossimo. Emma Bagatella nasce a Pederobba (Tv) l’11 ottobre 1925, terza di altri 8 fratelli.
Purtroppo, a soli tre anni, rimane orfana della mamma Erminia, venuta a mancare a soli 33
anni. Il papà Enrico Giovanni, che si occupa della peschiera di Pederobba, affida Emma e le
altre due sorelline ed un fratello a delle zie, che si occuperanno di loro fino al risposarsi del
papà. La famiglia si riunisce e con il secondo matrimonio nascono altri 5 fratelli. Nella secon-
da guerra mondiale il papà viene richiamato a prestare servizio a Colle Isarco (Bz), nell’arma
dei carabinieri, e porta con sé Emma, che, giovanissima, si occupa dei famigliari un po’ an-
ziani dei proprietari di un grande Hotel tutt’ora attivo (Hotel Europa). Ritornata a Pederobba vi
rimane ancora un po’ e poi ventenne emigra nella vicina Svizzera a fare la cameriera e ad
occuparsi ancora una volta dei proprietari dell’albergo. In precedenza Emma conobbe un ra-
gazzo di Santa Maria di Quero: Decimo ed al suo rientro dalla Svizzera decisero di sposarsi.
Era il 1948. Emigrò in Belgio, dove Decimo era già occupato a lavorare nella miniera di carbone. Nel 1950 nasce il
primo figlio, Vincenzo, e nel 1954 ritornano in Italia, andando ad abitare nell’abitazione del papà di Emma, preceden-
temente acquistata a Quero, in località stazione Quero-Vas. Qui Emma si occupa della casa e di quello che la circonda
e per un buon periodo affitta stanze ad operai di alcuni cantieri presenti in zona e così contribuisce all’economia della
casa, che in quegli anni non era certamente rosea, mentre il marito lavora nel cantiere di Santa Maria per la costruzio-
ne della galleria ferroviaria e, poi, anche alla diga del Vajont. Nel 1959 nasce il secondo figlio Diego. Emma orgogliosa
della sua casa la trasforma e ora può affittare alcune stanze pure a dei villeggianti che dalla vicina Venezia e paesi del
trevigiano salgono fin quassù per riposarsi e respirare aria buona di quel tempo. Nel 1987 Emma rimane vedova; la si-
licosi si è portata via Decimo ancora giovane. Emma non lesina il suo impegno anche nell’attività sociale e diventa fi-
duciaria di zona per l’Associazione Invalidi di guerra, partecipando a tutte le cerimonie commemorative. Un impegno
verso il prossimo che si conferma con l’adesione all’Associazione dei donatori volontari di sangue, sempre pronta a ri-
spondere alle chiamate del centro trasfusionale, tanto da meritare il riconoscimento della medaglia d’oro nel 1984.
Emma, sulla soglia dei sessant’anni, ha voluto dedicare un po’ di tempo anche per sé stessa e intraprende alcuni viag-
gi che la porteranno per alcuni mesi anche nella lontana Australia. Ritornerà pure in Belgio, paese lasciato molti anni
prima e verso il quale nutriva un po’ di nostalgia. Nel 2012 Emma conosce un altro forte dolore: la perdita del figlio
Diego. Piano piano Emma ha perso la salute, aggredita dalla terribile malattia di Alzheimer, che la porterà alla conclu-
sione della sua intensa e laboriosa vita il 3 giugno 2018. (testo redatto dal figlio Vincenzo)
12 CRONACA
Alluvione di Novembre
Anche Santa Maria bassa evacuata
di Alessandro Bagatella
Tanta paura! Tutti temevano un’altra alluvione come quella del 1966, quando la frazione subì ingenti danni, anche se
pure questa volta non è stata del tutto risparmiata. Certo, rispetto ai danni della parte alta della provincia di Belluno i
danni sono stati di minor entità. Comignoli divelti, allagamenti nelle cantine, qualcuno ci ha rimesso legna, galline, ba-
racche, fienili. Sono state divelte numerose piante da frutto: susini, noci, ciliegi, viti. Abbandonare la casa è stato per
molti il più grande dolore. Quando il sindaco ed i carabinieri, assieme alla protezione civile, sono intervenuti convin-
cendo gli abitanti di Santa Maria bassa a lasciare casa per passare la notte all’albergo Tegorzo di Fener, nessuno è
riuscito a dormire, nonostante fossero al sicuro dalla piena del Piave. Adesso ci attende il compito di riparare i danni
subiti, con lo spirito e la forza di continuare guardando avanti. Grazie al sindaco, alle forze dell’ordine ed ai numerosi
volontari, tra i quali gli operai del Comune, e alla protezione civile, tutti generosi nell’adoperarsi in aiuto e soccorso di
chi era nel bisogno.
LIBRI
La strategia del seme
Cerealicoltura, frutticoltura, viticoltura e fibre tessili: il mondo rurale
raccontato in un dizionario degli attrezzi di un tempo.
Cos’era il cristo? Come funzionava il lanbich? A cosa serviva il grapìn? Sono solo alcune delle domande sul mondo ru-
rale montano cui risponde il nuovo libro di Lois Bernard “La strategia del seme”, fre-
sco di stampa per Edizioni DBS. Scritto da Lois Bernard, è il seguito dei volumi
“Cose di vecchie case” e “Piedi in erba mani in pasta”, dedicati rispettivamente
agli oggetti e ambienti di casa e a quelli usati nelle stalle, nei prati e nella lavorazione
del latte. Un viaggio nel tempo alla scoperta della quotidianità dei nostri nonni che si
concentra ora sulla coltivazione e la lavorazione di cereali e frutti nonché su quel che
riguarda la vinificazione e le fibre tessili. Si tratta di attività costitutive dell’identità
agricola, non solo in ambito alpino; per questo, fatto salvo il nome dialettale con cui
venivano identificati gli oggetti, il libro è prezioso supporto a chi voglia riscoprire il
mondo contadino di qualsiasi zona italiana ma non solo. Cambia infatti la terminolo-
gia ma la sostanza degli oggetti rimane identica: modi di creazione, modalità d’uso,
funzione. E’ un intero mondo che si svela aiutando a dare un senso diverso ad ogget-
ti un tempo di uso pratico ma oggi dimenticati o, nel migliore dei casi, divenuti oggetti
d’arredo nelle nostre case. Si pensi al proposito al Van, un tempo usato per vagliare
il grano ed oggi riscoperto come soprammobile portafrutta o porta oggetti sulle nostre
tavole. Per agevolare il lettore e favorire la consultazione il volume si presenta come
un agile dizionario che, attrezzo per attrezzo, racconta come erano fatti e come
venivano usati, accompagnandoli talvolta con adagi popolari legati al loro utilizzo. Il
tutto è documentato da un apparato iconografico ricchissimo, costituito sia da foto d’epoca che da scatti recenti, per
permettere al lettore una conoscenza il più puntuale possibile dell’argomento. Come nei due volumi che l’hanno prece-
duto, l’obiettivo dell’autore è di far capire al lettore l’inventiva, la genialità, le conoscenze che permisero la realizzazio-
ne degli attrezzi di cui scrive. In questo sta l’eccezionalità dell’opera: un omaggio a quella capacità di “arrangiarsi tro-
vando sempre una soluzione” che è segno distintivo del vivere in montagna. Composto da 406 pagine a colori, formato
16×23, “La strategia del seme” è impreziosito dai disegni di Renato Dal Cin ed è stato realizzato con la consulenza
fotografica di Oreste Tormen.
Per info: Laura Pontin – Coordinamento editoriale - info@edizionidbs.it
13 CENNI STORICI
ASTERISCO
La moto personalizzata
di Marco
L’opera di elaborazione estetica della vecchia Bmw è ben riusci-
ta al querese Marco Bollotto, tanto da meritare la pubblicazione
del risultato sulla rivista specializzata “Ferro”. In questa pagina
foto e descrizione uscite sulle
pagine della rivista, che abbia-
mo “catturato” per proporle
all’attenzione dei nostri abbo-
nati, per la soddisfazione del
nostro centauro, meccanico per
passione.
17 ATTUALITÀ
Le ferite del clima: la terra guasta
articolo di Giampaolo Visetti ‐ foto di Michele Lapini ‐ segnalazione di Silvio Forcellini
Il 29 ottobre è un giorno che ha cambiato la storia delle nostre montagne: 12 milioni di alberi sono stati spezzati da
un vento senza precedenti. Nell’intero Nordest l’ultima ondata di maltempo ha stravolto il territorio. Il segno di come
il riscaldamento globale sta modificando la vita di tutti.
I cerchi degli alberi, dopo tanti anni, sulle Alpi si sono interrotti.
L’età di una pianta, dal primo all’ultimo istante, resta incisa per
sempre nel suo cuore di legno. Solo quando le foglie smettono di
respirare, ognuno può conoscerla. Le colonne delle foreste sono
gli unici organismi a raccontare senza segreti il corso essenziale
della vita. Chi ha meno difficoltà, crescendo, può tracciare
circonferenze più larghe. Chi fatica a restare in piedi,
aggrappandosi alla terra, lascia trame più strette. Adesso questi
milioni di romanzi vegetali, scritti con la clorofilla e custoditi
nell’anima dei tronchi, si sono aperti e anche gli animali, assieme
agli esseri umani e alle stelle, li possono leggere. La notte che ha
preso i boschi, li ha alzati con il vento e ha rovesciato gli alberi
sulla testa dell’umanità che non li conosce più da molto tempo,
ha creato una biblioteca infinita che, prima di ritornare polvere grazie agli insetti e alle accette, chiede di essere letta. È
il racconto corale di una natura malata, tanto da non riuscire più a reggersi in piedi. Gli alberi, nel Nordest del versante
meridionale delle Dolomiti, come accade ai vecchi che scoprono di non riuscire più a restare nel mondo che li ha visti
bambini, si sono distesi vergognandosi di rivelare la propria estrema fragilità. Due giorni prima a Venezia si era sollevato
il mare. Il giorno prima nelle pianure e lungo le valli del Triveneto sono scappati i fiumi e i torrenti. Poche ore prima sono
precipitate le frane, antiche e nuove, per ricordare dove scorrono le vene della roccia. I boschi hanno ceduto per ultimi,
il rombo dei loro scoppi è stato coperto dalla pioggia e protetto dal buio. La fine di questa eroica resistenza però ora è
davanti ai nostri occhi, che non possono restare chiusi. Tutto può essere pulito, riparato, ricostruito: sta succedendo. La
stessa foresta invece non può rinascere. Ci siamo spinti oltre questo invalicabile confine, dentro un universo nuovo. Non
possiamo più camminare come prima su un prato, respirare tra i fiori: è un dolore, lo sentiamo, troppo chiaro per
continuare a vivere come prima.
Val Visdende (Santo Stefano di Cadore)
Le foreste, misteriose e sacre, sono le coperte che scaldano le montagne. Crescono silenziosamente e insieme, per non perdere
l’acqua che le disseta. Sanno come fare il legno che le difende e da millenni non sbagliano mai. Ogni albero invece, quando è finito,
resta solo e improvvisamente muore a modo suo. Smette di puntare verso il cielo e si distende, per ritornare lentamente nella terra,
aiutato dagli insetti. Si raffredda dentro, come ognuno di noi. La sua linfa si secca. Anche sulle Alpi Carniche è stato sempre così.
Sempre, tranne la notte di lunedì 29 ottobre 2018. A Pie della Costa, sotto la cima del Peralba in alta Val Visdende, il bosco spontaneo
di abete rosso, cresciuto in oltre due secoli, è esploso da fresco e in venti minuti. A quota 1.670, sopra malga Antola, le raffiche di vento
hanno toccato i 217,3 chilometri all’ora: la stessa velocità registrata alle 21.34 dalla stazione metereologica di Passo Rolle, tra Veneto e
Trentino. Il limite non è più la memoria umana: nessun archivio botanico, in Europa, documenta un cataclisma simile. Per la natura e
per la specie umana è «una prima volta». Nessuno adesso sa prevedere il futuro. Conifere e latifoglie, sul versante sud dell’arco alpino
di Nordest, non sono fisiologicamente programmate per resistere a un uragano soffiato con la forza che solo un oceano del Sudest
asiatico possiede. «Guarda queste radici ‐ dice Jerry De Zolt, finanziere, uno dei quindici abitanti rimasti nella valle amata da papa
Wojtyla e il primo a dare l’allarme ‐ Sono tranciate di netto, non strappate. I ceppi guardano a Oriente, non verso Nord, come dopo le
trombe d’aria di un temporale. L’ecosistema montano ci parla esibendo un’imprevedibile novità. Sembra dire: andate via». Fino a Pian
del Polo, tra le sorgenti del fiume Cordevole e del torrente Londo, vivevano 150mila alberi fìtti e coetanei. Ora sono a terra, uno sopra
l’altro. Gli schianti hanno scavato crateri profondi cinque metri. Solo ventidue tronchi, senza più cimale, svettano come sentinelle ferite
su una distesa profumata di rami sfibrati. È un tappeto morbido e sotto i piedi oscilla sopra i vuoti che ha creato, come una palafitta
dopo la tempesta. Il sole asciuga il muschio rovesciato e aiuta i ragni a tessere le trappole per gli ultimi moscerini di un novembre
troppo caldo. Non c’è nessun altro: la vita però, sotto altre forme microscopiche, riparte. «I boscaioli ‐ dice Dino De Zolt, contadino
detto “Gasperina” ‐ non si orientano più. Conoscevano questi luoghi come il filo della loro lama, adesso sbagliano di chilometri.
Pensano di trovarsi su un versante, invece camminano su quello opposto. Passata quella notte, siamo usciti di casa. Albeggiava quando
abbiamo scoperto un mondo nuovo. Sulle Alpi, tra la Lombardia e il Friuli, ormai abita un popolo di estranei». Il problema, sulle
Dolomiti, è che il vento non sa fare le curve, che la pioggia pesa e che insieme sono più forti della roccia. «Quella notte» ha sconvolto il
profilo delle montagne per 390 chilometri, tra la Valtellina e la Val Saisera, sopra Tarvisio. 1700 millimetri di acqua sono caduti in poche
ore dopo due mesi di siccità: tre giorni prima sulle pareti esposte al sole, a quota duemila, l’aria era a 30 gradi, come in estate. Le
raffiche di scirocco, a una media di 180 chilometri all’ora, sono salite dalla pianura. Si sono infilate nelle valli sempre più strette, hanno
sbattuto contro il muro di dolomia e ormai imprigionate sono rimbalzate verso il basso, sopra boschi, torrenti, massi, ghiaioni e pendii
18 ATTUALITÀ
erbosi gonfi di pioggia. La pressione, scatenata dal contrasto tra il caldo del vento mediterraneo e il freddo della prima neve caduta solo
sulle vette più alte, ha sprigionato una violenza insostenibile. Le ultime stime, grazie ai satelliti, quantificano il prezzo del guasto in 8
milioni di metri cubi di piante. Lungo i crinali un rasoio ha tranciato 12 milioni di alberi, precipitati verso i paesi di fondovalle, nei fiumi e
nei laghi. «Una pianta matura ‐ dice Luigi Casanova, boscaiolo e presidente di Mountain Wilderness ‐ da asciutta pesa 16 quintali.
Quando è bagnata arriva a 35. Le radici, scosse dalla bufera e cresciute per opporsi a urti solitamente contrari, in un terreno fradicio e
non gelato non potevano più sostenerla. Sulle montagne trivenete siamo rimasti sommersi sotto un peso di 420 milioni di quintali di
alberi gonfi di acqua, scagliati contemporaneamente a centinaia di metri dal ceppo. È stato un bombardamento atomico, ancora non
abbiamo focalizzato il disastro». La terra ha tremato tra le 18.30 e le 02.30, scossa da un sisma infinito. Lo scoppio dell’aria ha trasfor‐
mato l’acqua in fango e le foreste in radure, fondendo gli elementi
primordiali per preparare il campo al fuoco.
Una nuova lotta per la vita
«Con la fine della primavera ‐ dice Mauro Corona, boscaiolo e
scultore, prima che scrittore ‐ se tronchi e fronde saranno ancora qui,
le Alpi diventeranno una ciclopica pira, infetta e ardente. Il nostro
tesoro sono i boschi, se cadono e bruciano è come se una banca
lasciasse incenerire le sue banconote. Sarebbe la fine, non solo
economica e non solo dei montanari: dobbiamo capire che qui, per
tutti, è cominciata una lotta diversa per la vita». Non sono venuti giù
solo i pecci, resi più vulnerabili dalla superficialità delle radici e dagli
aghi fitti come la trama di una vela. Contro case e pali della luce, sopra
tremila chilometri di strade franate, su centinaia di acquedotti e migliaia di animali atterriti, sono finiti larici e cirmoli, pini
neri e silvestri, faggi e tigli, aceri e ontani, carpini e querce, saliconi e maggiociondoli, frassini e sorbi, noccioli e carpini,
betulle e ciliegi selvatici. Questa volta nemmeno le essenze più adatte, dotate di pompe fittonanti e fogliame caduco,
dopo secoli hanno resistito. «La priorità ‐ dice Dino Zardi, fisico e coordinatore a Trento del primo corso di laurea in
meteorologia ‐ è coprire prima dell’inverno le case scoperchiate, arginare i torrenti esondati, consolidare strade e valli
franate, assicurare acqua e luce a centinaia di paesi, prelevare il legname prima che marcisca. Il fronte cruciale però è
restituire all’ambiente l’equilibrio smarrito a livello globale. Anidride carbonica, metano e altri gas serra continuano ad
aumentare. Dietro tornado e precipitazioni torrenziali sulle Alpi c’è il vertiginoso sconvolgimento del clima surriscaldato,
che produce conseguenze vastissime su tutti gli ecosistemi. La politica, dopo una catastrofe, ha il dovere di sostenere la
ricostruzione: ma la sua sfida al futuro è promuovere la riduzione dei fattori umani che accelerano la fusione di una
miscela atmosferica non favorevole alle forme biologiche che conosciamo. Non possiamo più nasconderci dietro i
problemi: servirà un secolo, ma se vogliamo provare a esistere ancora dobbiamo cambiare vita subito».
Il ritorno della grande fame
Nell'ex scuola di Piole, uno dei 96 villaggi sparsi di Gosaldo, nel Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, Bruna Maschio
non sa che lo spartiacque di «quella notte» ha posto collettivamente il problema della sopravvivenza. Sa però che, a 86
anni, per la prima volta ha avuto «voglia di morire». È rimasta l’unica abitante di un paese che, quando nelle stalle
c’erano le mucche e i pascoli venivano falciati a mano tre volte
tra giugno e settembre, contava 350 persone. Emigrata in
Svizzera e tornata «sotto il mio albero», dorme in quella che è
stata la sua classe alle elementari. La cucina a legna è nell’ex
studio della maestra. Un abete e un larice si sono abbattuti sul
sentiero che sale alla sua porta, la faggeta secolare ha coperto
un torrente invisibile di cui il nonno non le aveva parlato. Una
lamiera arrugginita, stesa sul tetto di una casa affacciata sul
Piz di Sagròn, dopo un volo di duecento metri si è accartoccia‐
ta contro il palo della luce piantato in mezzo alle verze e alle
dalie del suo orto. «Io alle 17 ‐ dice ‐ bevo la minestra e vado a
dormire. Credevo di sognare: alberi che scoppiavano, la
montagna che si apriva per inghiottire il letto dove è morta
mia mamma. Mi sono svegliata e c’era silenzio. Mancava la luce e non veniva acqua: niente di grave, ho le candele e la
fontana. Ho capito che era successo qualcosa di irreparabile perché tre giorni dopo ancora non ho sentito arrivare il
furgone da cui, una volta ogni due settimane, compro il cibo che mi serve. Sono sempre scesa in paese a piedi, per fare
la spesa, due ore di passeggiata. Adesso però mi mancano le gambe: ho pensato che se qui non arriva più nessuno,
piuttosto che andare via mi lascio morire di fame». Per giorni abbiamo parlato della corrente elettrica e delle linee
telefoniche interrotte, dei ponti, delle strade e degli acquedotti crollati. Problemi essenziali, ma sulle «Dolomiti isolate
tra le foreste crollate» l’emergenza immediata non è stata la connessione con la civiltà economica e sociale del mondo.
La lezione che arriva dai villaggi, dall’Agordino al Comelico, dal Gruppo di Brenta alla Carnia, è che la pioggia e il vento
19 ATTUALITÀ
hanno riproposto con semplicità l’individuale bisogno atavico di mangiare, di bere e di ripararsi dal gelo. Chi è giovane,
fino all’ultimo lunedì di ottobre, non lo sapeva. All’inizio se l’è presa con il cellulare muto e con il computer spento. Poi
gli è venuta fame e ha scoperto che il gas non si accendeva, come la caldaia a pellet del riscaldamento e il motore del
frigorifero.
Gli alberi motore di ogni cosa
«Gli alberi ‐ dice Denis Sorarù Pezze ‐ si portano via tutto. Sono immobili, ma qui muovono ogni cosa. Se mancano,
muori di fame e non passi l’inverno. La prima cosa è piantare i boschi scomparsi». Operatore in una cooperativa di
ragazzi ad Alleghe, abita a Caracoi Zimai, villaggio di cinque famiglie tra i 27 borghi di Rocca Pietore, sotto la Marmolada
e davanti al Civetta. Qui, nel Settecento, la Serenissima repubblica di Venezia confinò i prigionieri turchi, ridotti a
taglialegna. Morti gli schiavi, strappati al quartiere di Karakoy a Istanbul, nessuno ha più coltivato la foresta. Ci hanno
infine pensato la pioggia e lo scirocco ma l’operazione che Graziosa Fontanive definisce «fare pulizia» si è portata via
anche cinque tetti su dodici. A saltare sono stati quelli in lamiera, più leggeri. Gli antichi, in scandole di larice, hanno
lasciato filtrare le raffiche e hanno tenuto. Le coperture in tegole, pesanti e non tradizionali, sono collassate, o hanno
scagliato i coppi lontano, seminandoli sui prati. I masi adesso, come a Bramezza dove in 9 case e 13 fienili vivono solo
Costante e il suo gatto, sono protetti con fogli impermeabili. Non c’è tempo, prima che fiocchi vanno coperti. «Un tetto
medio in lamiera ‐ dice Remis Triches, lattoniere di Taibon ‐ pesa 800 chili e costa 7.500 euro. Cinque uomini, in una
settimana, lo fanno. Se non puoi permetterti le scandole, meglio la lamiera che vola via, rispetto alle tegole che ti
cadono sulla testa. Il problema è che alla gente mancano i soldi». Da quasi venti giorni, con il padre Sergio, lavora giorno
e notte sulle case scoperchiate nell’Agordino. «Intanto si fa ‐ dice ‐ non si aspetta. Se non ci pagano entro l’estate,
chiudiamo e bon». Finirà così anche per gli alberghi finiti sott’acqua ad Alleghe. Sul lago una famiglia di cigni bianchi
nuota fra i tronchi rossi dei larici, rovesciati nel lago e spinti a fare diga sotto le arcate del Ponte dei Tedeschi, tra il fiume
Cordevole e il torrente Zunaia. È tornata la pace, ma lunedì 29 ottobre è scoppiata la guerra. Fuori dagli hotel “Adriana”,
“Europa” e “Savoia”, uomini in canottiera caricano badilate di macerie su trattori e camion dei volontari della Protezione
civile. «In un’ora ‐ dice Matteo De Toni – l’acqua è salita di un metro e venti centimetri. È stato peggio che nel 1966, per
risparmiare i filtri della centrale elettrica ci hanno scaricato il lago nelle camere. Tra due settimane avremmo dovuto
aprire per la stagione sciistica, ma nessun turista chiama più per prenotare». Ai piedi della frana del Piz, staccatasi nel
1771, il vento ha abbattuto anche lo storico abete di oltre trecento anni. Dopo la Prima guerra mondiale, per non farlo
crescere ancora, qualcuno gli aveva appoggiato l’elmetto di un soldato del Regno d’Italia sulla cima. La pianta,
indifferente al copricapo e all’imposto profilo bellico, per un secolo ha seguitato a salire verso le nuvole che scavalcano
le montagne. Ha resistito ad altri eserciti meccanici scesi dal Nord, cedendo solo alla beffa di un nemico naturale che lo
ha sorpreso dal Sud. Così, questa mattina, la segheria “Theurl” di Klangenfurt, in Carinzia fa a fette il suo tronco color
crema da un metro e trenta centimetri a petto d’uomo. In un turbine di trucioli profumati l’antico peccio viene caricato
sul bilico diretto oltre il confine austriaco e Ursula Manfroi lo saluta agitando un fazzoletto rosa, come fosse l’ultimo
fratello caduto in battaglia. Nelle Dolomiti, oggi, l’incubo è il legname. In una notte è finita a terra la quantità che i
prelievi boschivi dell’intero arco alpino programmano in cinque anni e che il mercato nazionale assorbe in un ventennio.
Le piante giacciono in luoghi scomodi, o irraggiungibili. La maggioranza non è segata di netto, come quando il forestale
la martella. I tronchi di abete, larice e faggio sono stati stressati dal vento e dalla torsione di schianti sbagliati. Per
recuperarli, nelle cinque regioni sconvolte, occorre un tempo che l’economia non concede. Servono soprattutto 4mila
boscaioli e altrettante motoseghe, il doppio dell’esercito reclutabile per tre anni sul versante italiano delle Alpi. Lungo le
strade franate e attraverso le vie strette dei paesi devono poi salire migliaia di tir dotati di rimorchio. Un metro cubo di
legname non stagionato pesa tra 7 e 8 quintali, un bilico a pieno carico può spostarne 36. Per tre anni oltre 200mila
giganti saranno incolonnati sui passi e nelle valli, dove la superficie delle segherie non basta per depositare le foreste
cancellate. È una sfida epocale, anche logistica e senza boscaioli assunti all’estero, in Romania, Polonia, Slovacchia,
Austria, Slovenia e Germania, è destinata ad essere perduta. «A Paneveggio l’avvicinarsi dell’inverno ‐ dice Paolo
Kovatsch, responsabile delle foreste demaniali del Trentino ‐ ci aiuta. Il freddo ferma i parassiti, rallenta le muffe e rinvia
la crescita dei funghi. Le piante si conservano, come in una sconfinata cella frigo. Abbiamo quattro mesi per aprire le
piste forestali e preparare il campo di prelievo. Il problema è che la nostra segheria più grande lavora al massimo 38mila
metri cubi di legname all’anno, una goccia nel mare. Il valore degli alberi lasciati lì, il prossimo autunno, crollerà da 100 a
60 euro al metro cubo. Raccogliere gli schianti costa fino a 55 euro al metro cubo. Sarà difficile trovare imprese boschive
disposte a lavorare sul filo del deficit. Nell’area del disastro c’è a terra un patrimonio legnatico di quasi 800 milioni di
euro, pronto a ridursi a 400 se non saremo tempestivi. Per questo bisogna andare oltre burocrazia e ideologie: servono
boscaioli, patentini per il taglio riconosciuti da tutti, mezzi meccanici, segherie e ditte di distribuzione comuni per
affrontare insieme un mercato già pronto alla speculazione».
L’alba di una nuova era
Da Rocca Pietore a Livinallongo, da Sappada al Cansiglio, da Santo Stefano di Cadore a Moena, da Tarvisio a Santa
Caterina Valfurva, decine di paesi temono di perdere i fondi con cui fino a oggi hanno finanziato scuole, case di riposo,
trasporti, lavori pubblici e manutenzione della montagna. Dal Medioevo l’istituto delle “Regole” ha fatto crescere
20 ATTUALITÀ
l’autogoverno del territorio alpino. Ancora una volta, è dal legno e dall’acqua che è nata l’autonomia. I nobili e la Chiesa,
per non lasciar morire di fame e di freddo la gente, hanno concesso l’uso di pascoli, foreste e sorgenti, organizzandolo in
modo comunitario. La natura ora ha colpito proprio questo atavico patrimonio collettivo, senza il quale i Comuni ri‐
schiano di non pagare nemmeno gli stipendi. «La ricostruzione ‐ dice Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore ‐ ha
bisogno di mani, ma anche di cervelli e di colletti bianchi. Nei piccoli paesi gli impiegati sono contati, spesso privi delle
competenze necessarie per affrontare un’emergenza senza precedenti. Dobbiamo accelerare delibere e appalti,
documentare danni e governare finanziamenti, riflettere su una svolta urbanistica radicale. La paura è che, calata
l’emozione e spenti i riflettori, la montagna venga riabbandonata a se stessa, come sempre». Sulla piana di Marcesina,
sopra l’altopiano di Asiago, Giovanni Rigoni Stern cammina così tra i pecci piantati alla fine della Grande guerra, dove da
bambino lo portava suo padre Mario. Quante volte è salito qui, da forestale, nei posti della Storia di Tònle e del Bosco degli
urogalli, tra le abetaie ora ripopolate dai lupi che attorno a Forte Lisser e alle trincee dovevano far dimenticare i crateri
aperti dalle granate austroungariche. «Tra il 1925 e il 1935 ‐ dice ‐ Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, fece piantare 10
milioni di abeti rossi. In vivaio crescono prima, gli impianti giovani attecchiscono meglio, il legname d’alta quota è di
qualità superiore. Il vento e la pioggia si sono portati via fino all’80 per cento delle foreste, ma non ha una ragione
scientifica mettere sotto accusa un’essenza. In un secolo sono cambiate le condizioni, dalle ore di irraggiamento solare
al tasso di umidità, dalla temperatura media alla fertilità dei costoni non più pascolati. Spesso, sopra una morena, non
c’è più di una spanna di terra. Prendersela con chi ha rimboschito in un’era botanica conclusa è facile, più difficile aprire
in modo corretto un’epoca climatica nuova. Dobbiamo avere la pazienza e l’umiltà di studiare caso per caso, bosco per
bosco, versante per versante, senza paura della biodiversità, rinunciando a generare foreste coeve e riducendo la
densità degli innesti. I vegetali sono come gli esseri umani: una famiglia, per essere stabile e completa, ha bisogno di
caratteri diversi, di spazio e di mettere in relazione i nonni con i nipoti». Più difficile, oltre che presuntuoso, ambire a
«rimettere a posto le montagne», come promettono i politici in tour aereo sopra le Dolomiti, a bordo degli elicotteri che
decollano dalla laguna di Venezia.
Una geografia da ridisegnare
Ogni giorno, calzati gli scarponi, a terra si scopre invece lo scenario nuovo di una geografia da ridisegnare. Alcune valli
del Primiero e del Lagorai sono state chiuse dalle slavine, altre nell’Alpago sono state aperte da torrenti sgorgati da falde
sotterranee. Gli affluenti che nell’Alto Cadore formano le sorgenti del Piave, sul confine tra Veneto, Austria e Friuli,
hanno riempito invasi ignoti attorno al lago di Misurina, ancora inaccessibile. In Val di Sole una frana antica e periodica
ha riconquistato il conoide accumulato dai detriti del Rio Rotiàn, seppellendo un campeggio Iasciato costruire a Dimaro,
all’inizio della strada percorsa dall’imperatore Francesco Giuseppe per raggiungere Madonna di Campiglio La Val
Cimoliana, sopra Erto e a lato della diga del Vajont, è stata colmata da massi enormi, precipitati dagli Spalti di Toro. In
Val di Fiemme, come attorno al lago di Carezza, in Alta Pusteria e tra le Dolomiti di Sesto, le foreste abbattute sono così
vaste che i crinali svelano malghe e rifugi anche a chi guarda dai fondovalle. Sopra i grovigli ancora umidi volano stormi
neri di corvi imperiali, attratti dalle carogne di cervi e caprioli, schiacciati sotto le fustaie. Tra Valdaora, Monguelfo e il
passo di Monte Croce, tra Moso e il Comelico, gli alberi si cippano sul posto, a bordo strada, e il combustibile parte
direttamente per le centrali a biomassa di tutta Italia. Nelle segherie di confine, dalla “Pircher” di Dobbiaco alla
“Doriguzzo” di San Nicolò sotto Padole, le barriere di tronchi e di fusti spezzati di giovani piante sono già più alte delle
cipolle in rame dei campanili. Sandro Soratroi, forestale e membro del Soccorso alpino di Arabba, assieme ad altri
volontari sega le migliaia di alberi che hanno travolto i sentieri escursionistici tra Colle Santa Lucia e Livinallongo. «Anche
per chi cammina ‐ dice ‐ l’universo dolomitico è cambiato per sempre. Le vecchie mappe sono superate, assieme ad
altimetrie e tempi di percorrenza dei tracciati. Dalle nebbie emergono panorami mai visti. È come se all’oceano una
tempesta avesse rubato le onde». Questi, prima che il magma bollente li spingesse in alto plasmando le montagne e
formando i ghiacciai, sono stati davvero fondali marini. Solo adesso, dopo che la natura si è concessa uno sbadiglio
educato, chi ha perduto la casa, un tetto, la strada o il bosco dell’infanzia realizza all’improvviso la propria, irrilevante
dimensione. Ognuno lavora, per rimarginare le ferite o per salvare la stagione dello sci, contemporanea vacca sacra da
cui si munge il latte che nutre tutti. Il cuore però non è più quello di prima.
La colonna sonora della vita
«Nemmeno il mio ‐ dice il re degli Ottomila Reinhold Messner tra i larici secolari sradicati a Castel Juval, in Val Venosta ‐
perché so che gli sconvolgimenti ambientali sono all’inizio e che si ripetono sempre più spesso. Il mondo non finisce con
gli emendamenti alla finanziaria, con qualche decina di milioni scovati nelle pieghe del bilancio e annunciati da politici
travestiti da pompieri per un’ora. Dobbiamo decidere, agire, imboccare strade coraggiose. Mentre un uragano si infila
nelle Dolomiti, la Giordania viene allagata e la California incenerita. Serve altro per capire che nell’atmosfera sta
succedendo qualcosa che ci vede tra i protagonisti, che il problema non sono i migranti, ma la globalizzazione degli
eventi catastrofici? Il mio cuore non è più quello di prima non perché ora ho paura del vento che fischia, che invece amo
sin da bambino: a inquietarmi è un potere che chiude gli occhi davanti all’evidenza di una montagna abbandonata, della
vita che finisce, della terra malata. Occuparsi di questo dovrebbe essere l’unico assillo della politica, la ragione che oggi
la legittima: la gente qui sta scappando, ma le foreste sono innocenti». Per questo, tra le Pale di San Martino, fa
21 ATTUALITÀ
impressione prendere atto che al tramonto commerciale della musica classica desti tanta emozione popolare l’idea che
il vento abbia preteso anche la sua quota dell’abetaia da risonanza, miniera dei violini settecenteschi ereditati dal liutaio
Stradivari. A malga Juribrutto centinaia di persone da giorni salgono a piedi da passo San Pellegrino e scavalcano in
silenzio i tronchi dell’armonia, come una processione in onore di un defunto. L’anima più vecchia di questa foresta
straordinaria in realtà è ancora in piedi e pronta a cantare. Chi continua ad arrivare qui per un funerale assume così
l’espressione biblica di una pia donna che abbia visto un Lazzaro risorto: la musica che non si ascolta, è evidente, conta
ancor più dei boschi che non si attraversano e che si onorano finché restano lontani. «Ma è da questa sorprendente
commozione sociale per la materia prima della colonna sonora della vita sulla terra ‐ dice Paola Favero, colonnello dei
Carabinieri forestali di Vittorio Veneto e scrittrice ‐ che nel Paese dei condoni e degli abusi possiamo ripartire. Il
passaggio da compiere è tra la selvicoltura economica e quella
naturalistica. Sui versati più ripidi, ad esempio, gli alberi caduti
non vanno rimossi subito. Verranno attaccati dai coleotteri,
perderanno valore, ma salveranno case e paesi dalle valanghe di
neve. Se in un sistema idrogeologico sconvolto l’acqua scende a
valle più velocemente perché il terreno viene pulito per forzare
la ricrescita, saremo travolti da frane e piene. Ricostruire
l’ambiente alpino, questa volta, significa cambiare le nostre
azioni. Me ne vengono in mente due concrete. Riportare ogni
giorno nella natura le guardie del Corpo forestale dello Stato,
decimate e confinate negli uffici. Introdurre nelle scuole la
cultura dell’ambiente. È incredibile: la resilienza degli ecosistemi
viene superata e nessun docente è tenuto a insegnare ai ragazzi
perché». La Val di Sella, sopra Borgo Valsugana, è una lezione esemplare. La chiesetta della Madonna della neve è stata
scoperchiata. I pali in cemento armato della linea elettrica sono stati spezzati. Una cavalla è stata uccisa da un larice,
cadutole sulla schiena dopo due giorni, da un traliccio piegato. Il museo a cielo aperto di ArteNatura, fondato nel 1986 e
che raccoglie sessanta opere lignee dei maggiori artisti e architetti di tutto il mondo, è stato parzialmente distrutto. Il
sentiero tra Villa Strobele e Malga Costa, sotto il monte Armentera, è scomparso sotto cumuli di pini e faggi sradicati. La
strada che sale dal fiume Brenta al torrente Moggio, vicino alla casa dove è morto Alcide De Gasperi, è morsicata da
decine di frane, solcate da rivi fangosi ora coperti con teli di nylon. Dal ‘500, secolo dei primi registri ecclesiastici dedicati
agli eventi atmosferici per fini rurali, non c’è traccia di un evento paragonabile. A salvarsi, in mezzo a un prato, solo una
quercia maestosa di 700 anni. «Dobbiamo accettarlo ‐ dice Giacomo Bianchi, presidente di Arte Sella ‐ ai segni naturali
lasciati dal tempo dedichiamo la vita. Accettarlo non significa però restare passivi, o rifugiarsi nel fatalismo. Lasceremo
le tracce della notte d’inferno a cui nemmeno le montagne hanno potuto opporsi. Ma con la forza della creazione
lotteremo per raccogliere il messaggio del vento, venuto per avvisarci che siamo in pericolo, forse per l’ultima volta».
La montagna che cerca suo figlio
Salendo la valle sotto la Croda Grande, che da Rivamonte conduce al villaggio di Digoman, migliaia di faggi hanno
trascinato anche i noccioli sulla strada e giù, fino al letto del
torrente Domadore. Si transita a stento, tagliando in due una
foresta trasformata in una legnaia. Sulle foglie gialle sono
abbandonate sei motoseghe, rimaste senza miscela. Appesa al
costone devastato resta una casa senza più tetto, né vetri alle
finestre. Fioretto Renon, contadino di 82 anni, vive nel maso a
fianco: una stalla in calce bianca e il fienile in assi di larice
annerite dal sole. Dice che la casa «si chiama il Vaticano perché
ha un mucchio di padroni», emigrati chissà dove. È vuota e sul
muro crollato, prima della bufera, qualcuno con il senso del
profetico aveva scritto: “La fine del mondo siamo io e te”.
Appena lo scirocco se ne è andato, sul “Vaticano” di Digoman
hanno appeso un cartello non del tutto estraneo all'ottimismo:
“Vendesi edificio indipendente”. Fioretto Renon è sordo e, a chiunque lo avvicini, domanda: «Cerca mio figlio?».
Vent’anni fa il suo ragazzo ha venduto le mucche ed è sceso ad Agordo per lavorare in una fabbrica di occhiali. Non è più
ritornato e il padre adesso spera che il cancro che corrode la terra lo spinga su, almeno qualche minuto, per controllare
se la montagna dove è nato ha resistito, se la madre Maria Luisa è viva. «Cerca mio figlio?», nel cuore di una foresta
millenaria caduta sulle case abbandonate che aveva sempre difeso, è una domanda cui nessuno ha il coraggio di
rispondere con la verità. Però quotidianamente da vent’anni la rivela, certificando adesso l’incrollabile speranza che
dalla notte del 29 ottobre 2018 muove il popolo delle Dolomiti, impegnato a «restare qui senza aspettare qualcosa di
particolare dal mondo». E se alla domanda cruciale della montagna ferita non si può rispondere, non significa che si
debba ignorare che qui c’è ancora un uomo che tranquillamente la pone.
22 ATTUALITÀ
7 dicembre 2018
Eventuale collaborazione nell’organizzazione dei Cicchetti di Natale a Feltre con la presenza del Trenino Ex-
press Dolomiti (TED) che circolerà dalle ore 18:00 alle ore 24:00
8 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con gli artisti: Renna Rudolf, Claudia Piccoli, Ass. Ca’ Cornaro, Flora Rossi
Laboratorio sulla storia del Natale
9 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con artisti di strada: Claudia Piccoli e Flora Rossi
Natale in Concerto – Chiesa di S. Giacomo ore 20:45 con esibizione di Sara Cecchin
15 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con artisti di strada: Giorgio Dell’Osta, Claudia Piccoli, Ass.ne Ca’ Cornaro, Flora Rossi
16 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con artisti di strada: Giulia Pivetta, Flora Rossi, Emanuele Cozzaglio, Giorgia Meneghel
22 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con artisti di strada: Giorgio Dell’Osta, Claudia Piccoli, Flora Rossi. Lucia “La Casa dei gnomi”,
Ass.ne Ca’ Cornaro
Intrattenimento dei presenti con scultori vari lungo le vie più suggestive di Feltre
Presepe Vivente in Piazza Maggiore
23 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con artisti di strada: Claudia Piccoli, Voci incanto, Flora Rossi, Giorgia Meneghel
Tombola di Natale
24 dicembre 2018
Mostra Mercato Fattoria dei Sapori e Saperi
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Spettacoli con artisti di strada: Flora Rossi, Giorgia Meneghel
04 gennaio 2019
Eventuale collaborazione nell’organizzazione dei Cicchetti di Natale a Feltre con la presenza del Trenino Ex-
press Dolomiti (TED) che circolerà dalle ore 18:00 alle ore 24:00
23 ATTUALITÀ
06 gennaio 2019
Tombola della Befana
Circolazione del Trenino Express Dolomiti (TED)
Per quanto riguarda il Palio dei Bambini, questo evento verrà organizzato in collaborazione con i quattro Quartieri
della Città di Feltre (BL) in data da destinarsi. Si presume di svolgerlo tra il 15 o il 16 dicembre 2018, previo accordo
con tutti i Presidenti dei Quartieri.
Su tutte le date in programma ci sarà anche la presenza di Babbo Natale e i suoi assistenti che intratterranno i bambini
in tutte le vie sopra elencate.
Il Trenino Express Dolomiti dal giorno 16 dicembre circolerà tutti i pomeriggi fino al 06 gennaio 2019.
Anche quest’anno il Comitato Feltre Dop organizzerà, in collaborazione con il Comune di Feltre, la Fe-
sta di Carnevale con animazione e intrattenimento dei bambini.
Il Comitato Feltre Dop si riserva di fissare nelle prossime settimane un incontro con Loris Minella per avviare una
possibile collaborazione assieme nell’organizzazione di una Festa di Capodanno a Feltre.
CRONACA
Dall’Ape all’Atrio
Continua la liberazione di libri
(M.M.) Vi ricordate quest’estate la bella iniziativa delle biblioteche di far girare
per i paesi un Apecar, attrezzato con espositori di libri offerti a tutti i potenziali
lettori? L’iniziativa in qualche modo continua perché gli espositori, scesi
dall’Apecar, hanno trovato un temporaneo rifugio nell’atrio del municipio di
Quero Vas, proprio all’ingresso, ad accogliere con una bella carrellata di colo-
rate copertine i cittadini che si recano negli uffici, invitandoli a prelevare, legge-
re e liberare un libro, facendogli così incontrare altri lettori.
Se avrete l’occasione di avvicinarvi ai due espositori, magari anche in future
sedi, approfittatene!
Si cercano lettori!!!
24 ATTUALITÀ
Autocertificazione
e dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà
Che cos’è l’autocertificazione È una dichiarazione che
l’interessato può presentare in sostituzione di un certificato rilasciato da una pubbli-
ca amministrazione (Comune, Istituto scolastico, Università, ecc.) e che ne assume
a tutti gli effetti il valore e l'efficacia. Può avvenire utilizzando gli appositi moduli
messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni o usando semplicemente un
foglio di carta sul quale l’interessato, dopo aver scritto i propri dati identificativi (cognome e nome, luogo e
data di nascita, residenza) dichiarerà uno o più dati che la legge prevede si possano autocertificare. L'auto-
certificazione ha la stessa durata temporale del certificato che sostituisce. Tutte le pubbliche amministrazioni
devono accettare le dichiarazioni sostitutive (autocertificazioni) delle certificazioni per qualsiasi procedimento
di loro competenza. Le aziende private possono accettare l’autocertificazione, ma non hanno l’obbligo.
La firma sull'autocertificazione non va autenticata.
QUALI DOCUMENTI SI POSSONO AUTOCERTIFICARE?
Data e luogo di nascita Stato di disoccupazione
Residenza Qualità di pensionato e categoria di pensione
L’AUTOCERTIFICAZIONE
QUALI SONO I VANTAGGI PER I CITTADINI? Sono molteplici: meno code agli sportelli, procedure più semplici e
veloci, risparmio di denaro. Resta fermo che le dichiarazioni sostitutive vengono rese sotto la personale responsabi-
lità dell'interessato; chiunque rilascia dichiarazioni mendaci, forma atti falsi o ne fa uso è punito ai sensi del codice
penale e delle leggi speciali in materia. Il dichiarante, inoltre, decade dai benefici eventualmente conseguenti a
provvedimenti emanati sulla base della dichiarazione non veritiera. Allo scopo, le pubbliche amministrazioni sono
tenute a procedere a controlli, anche con verifiche a campione e in tutti i casi in cui sorgono fondati dubbi sulla veri-
dicità delle dichiarazioni sostitutive.
Vedi anche: http://www.funzionepubblica.gov.it/semplificazione/la-decertificazione#decertificazione
25 ATTUALITÀ
Dichiarazione sostitutiva di
ATTO DI NOTORIETÀ
(Art. 47- D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445)
Il/la sottoscritto/a _________________________________________________________________________,
nato/a in ________________________________________, il ____________________________________,
con residenza anagrafica nel Comune di _____________________________________________________,
Via _________________________________________, n. ________, ___________________________,
ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 47 del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445,
consapevole delle responsabilità penali in cui potrebbe incorrere in caso di dichiarazioni mendaci o di formazione od
uso di atti falsi, richiamate dall’art. 76, nonché dell’ulteriore sanzione della decadenza dai benefici prevista dall’art. 75,
articoli entrambi dello stesso D.P.R. n. 445/2000,
D I C H I A R A
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________
Luogo e data ____________________ IL/LA DICHIARANTE
____________________________
(firma per esteso e leggibile)
______________________________________
timbro (firma per esteso)
_________________
(1) Nome, cognome e qualifica del pubblico ufficiale autenticante
(2) Modalità d’identificazione del/della dichiarante.
N.B.: la presente dichiarazione se presentata a pubblica amministrazione o gestore privato di pubblico servizio non
necessita dell’autenticazione della firma. E’ sufficiente firmare la dichiarazione davanti al funzionario addetto a
ricevere la documentazione oppure firmare la dichiarazione e presentarla (anche via fax o per via telematica)
insieme alla fotocopia di un documento di riconoscimento in corso di validità e sostituisce a tutti gli effetti le normali
certificazioni richieste o destinate ad una pubblica amministrazione nonché ai gestori di pubblici servizi e ai privati
che vi consentono. L’Amministrazione si riserva di effettuare controlli, anche a campione, sulla veridicità delle
dichiarazioni (art. 71, comma 1, D.P.R. 445/2000). In caso di dichiarazione falsa il cittadino verrà denunciato
all’autorità giudiziaria. L’autentica della firma può essere richiesta da soggetti diversi dalla Pubblica
Amministrazione ed è soggetta all’imposta di bollo.
26 ATTUALITÀ
Dichiarazione sostitutiva di
CERTIFICAZIONI
(art. 46 – D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445)
DICHIARA(*)
di non aver riportato condanne penali e di non essere destinatario di provvedimenti che riguardano l’applicazione
di misure di prevenzione, di decisioni civili e di provvedimenti amministrativi iscritti nel casellario giudiziale ai sensi
della vigente normativa;
di non essere a conoscenza di essere sottoposto a procedimenti penali;
di non essere l’ente destinatario di provvedimenti giudiziari che applicano le sanzioni amministrative di cui al D.Lgs.
8/06/2001, n. 231;
di vivere a carico di: _______________________________________________________________________;
di essere a conoscenza dei seguenti dati, inerenti alla propria persona, contenuti nei registri dello stato civile:
____________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________
____________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________;
di non trovarsi in stato di liquidazione o di fallimento e di non aver presentato domanda di concordato.
Il/la sottoscritto/a dichiara inoltre di essere informato/a, ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003 (codice in materia di
protezione di dati personali) che i dati personali raccolti saranno trattati, anche con strumenti informatici,
esclusivamente nell’ambito del procedimento per il quale la presente dichiarazione viene resa.
(*) barrare la casella e compilare in corrispondenza, ove previsto, riportando i dati richiesti. – (a) Indicare il Comune di residenza. Per i residenti
all’estero: se nati in Italia, indicare il Comune di nascita; se nati all’estero, il Comune di iscrizione A.I.R.E., ovvero precisare a quale titolo siano
cittadini italiani. - (b) Indicare: celibe, nubile, coniugato/a con ____; vedovo/a di ____; già coniugato/a. - (c) Indicare cognome e nome del defunto. -
(d) Indicare l’albo o l’elenco in cui si è iscritti. - (e) La firma non va autenticata.
N.B.: la presente dichiarazione non necessita dell’autenticazione della firma e sostituisce a tutti gli effetti le normali
certificazioni richieste o destinate ad una pubblica amministrazione nonché ai gestori di pubblici servizi e ai privati che
vi consentono.
L’Amministrazione si riserva di effettuare controlli, anche a campione, sulla veridicità delle dichiarazioni (art. 71,
comma 1, D.P.R. 445/2000).
In caso di dichiarazione falsa il cittadino verrà denunciato all’autorità giudiziaria.
28 COME ERAVAMO
grafica - stampa
editoria - libreria
gioia.gelato.fener
di Ferdinando Carraro
PITTORE RESTAURATORE
Via F.lli Agrizzi - FENER - ALANO di PIAVE (BL)
Cell. 339.2242637
di Piasentin Bernardino enologo
di Piasentin Bernardino enologo
di Piasentin Bernardino enologo
VINI IN BOTTIGLIA- GRAPPE - OLIO EVO - RISO
VINI IN BOTTIGLIA-
Via della GRAPPE - OLIO15
Vittoria EVO - RISO
VINI INFBOTTIGLIA-
ener di AlanoGRAPPE di
- OLIO EVO - RISO
Piave
Via della Vittoria, 15 - FENER di Alano di Piave - Cell. 392.6391164
Tel. 392 6391164
Via della Vittoria, 15 - FENER di Alano di Piave - Cell. 392.6391164
Via della Vittoria, 15 - FENER di Alano di Piave - Cell. 392.6391164
SPADA
CIMITERIALI
TRASPORTI NAZIONALI
ED ESTERI di Mondin Duilio
CREMAZIONI
SERVIZIO 24 H
Realizzazione e Manutenzione Giardini
TEL. 0423 69054 - 348 5435137
Prati - Irrigazione - Potature
SERVIZI FUNEBRI A PARTIRE DA € 1.800
CON POSSIBILITÀ DI RATEIZZAZIONE
ACCORDI CON VISITE A DOMICILIO SU VOSTRA Via Feltrina - 32038 QUERO (BL) - Cell. 338.1689292
RICHIESTA CON GARANZIA DI CONVENIENZA, E-mail: mondingiardini@gmail.com - mondingiardini.blogspot.com
SERIETÀ E PERSONALE QUALIFICATO