Professional Documents
Culture Documents
*
Sapienza Università di Roma – carla.delzotto@uniroma1.it
1
Papa Paolo III, nel 1544, consacrò Olaus arcivescovo di Uppsala, come successore di
suo fratello (Knauer 1981, 24).
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 756
delle isole Færøer (Farei) e Orcadi compaiono per la prima volta nella
mappa di Hereford del 1300 circa, in seguito alle nuove conoscenze
geografiche introdotte da Adamo di Brema. Nei Gesta pontificum Ham-
maburgensis ecclesiae, composti intorno al 1050, il chierico tedesco de-
dica un ampio excursus alle terre nordiche, grazie ai racconti di un in-
formatore privilegiato, il re danese Sven Estridsen (Del Zotto, 2005, 798-
805). Tuttavia l’isola chiamata Farria, che Adamo menziona in tre diver-
se occorrenze, non sembra possa essere identificata con le Færøer, ma
più verosimilmente con l’isola di Helgoland (Young, 1979, 59-61).
La scoperta delle Færøer è tradizionalmente attribuita a monaci irlan-
desi, intorno al 650 (Young, 1979, 2). All’epoca, i monaci irlandesi nelle
loro peregrinazioni per mare a bordo di semplici imbarcazioni di pelle
(curach) erano alla ricerca di luoghi isolati per dedicarsi alla preghiera,
contribuendo al tempo stesso alla diffusione della nuova fede, sia pur
nella forma di un cristianesimo insulare, fondando nelle isole tra Irlanda
e Scozia un monastero dopo l’altro. San Brendano, uno dei primi santi
irlandesi, è principalmente noto per un viaggio leggendario durato sette
anni, descritto nella Navigatio sancti Brendani abbatis dell’ottavo seco-
lo. Le numerose versioni della Navigatio raccontano la sua traversata
dell’Oceano Atlantico insieme a quattordici confratelli alla ricerca della
Terra repromissionis, il Paradiso Terrestre situato in un’isola meravigliosa
dell’estremo Occidente. Nel corso del viaggio, Brendano sarebbe anche
sbarcato su un’isola mobile che si sarebbe poi rivelata un gigantesco
mostro marino chiamato Jasconius2. Un’avventura comune ad altre tradi-
zioni letterarie e attestata già nel Physiologus.
Nel nono secolo, il monaco irlandese Dicuil, autore del Liber de men-
sura orbis terrae, scrive che alcuni anacoreti irlandesi scoprirono un pic-
colo arcipelago, presumibilmente le Færøer, e vissero in quelle isole de-
serte per circa cento anni, malgrado egli non sia in grado di indicare la
data precisa di inizio o fine di quell’insediamento. È possibile che l’arri-
vo di scandinavi, forse già verso la metà del settimo secolo, nelle Shet-
land (Ballin Smith, 2007, 287-297) abbia spinto gli eremiti irlandesi più
lontano, verso isole ancora inesplorate e disabitate: le Færøer, tra il 670
e il 770, e l’Islanda nel 795. Nella sua opera, Dicuil descrive il viaggio da
lui stesso compiuto nelle isole a nord-ovest e a nord dell’Inghilterra,
identificabili con le Ebridi e le Orcadi; menziona poi alcune isole setten-
trionali, chiaramente le Færøer, sconosciute nelle fonti antiche da lui uti-
2
Il nome deriverebbe dal celtico jasc «pesce» (Bartoli, 1994, 31, n. 3).
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 757
lizzate (De mensura, VII, 6). In merito all’Islanda (Thule), Dicuil integra
le notizie di Pitea, Plinio e Isidoro, con i racconti dei confratelli che ave-
vano trascorso un periodo di tempo su quell’isola. La sua affermazione
«Trigesimus nunc annus est», sui monaci irlandesi che si trovavano in Is-
landa intorno all’anno 795, trova conferma nell’Íslendingabók («Il Libro
degli Islandesi») di Ari Thorgilsson, scritto tra il 1122 e il 1133:
L’Islanda fu colonizzata dalla Norvegia all’epoca di Harald Bellachioma [...] 870
anni dopo la nascita di Cristo [...] Allora c’erano dei cristiani, che gli uomini del
Nord chiamano papar, ma poi essi andarono via, perché non volevano stare
con i pagani; e lasciarono libri irlandesi e campane e bastoni ricurvi (pastorali).
Da ciò si poteva capire che erano irlandesi (Íslendingabók, 1)3.
3
La voce è un prestito dal lat. papa, forse tramite l’irlandese, e vale «monaco», «eremita». La
presenza in Islanda è anche attestata da toponimi, quali Papey, Papafjörðr, Papafell (Del Zot-
to, 2010, 14). Quanto allo spontaneo abbandono di libri e altri arredi liturgici da parte dei
monaci irlandesi, appare assai più verosimile che tale abbandono sia stato la conseguenza del-
l’uccisione dei monaci da parte dei vichinghi (Pálsson, 1996, 37). L’affermazione di Ari che l’Is-
landa fu colonizzata dalla Norvegia sembra aver rappresentato una pietra miliare per quella
storiografia nordica tesa a enfatizzare l’elemento norvegese e a passare sotto silenzio la com-
ponente di vichinghi ribelli, prigionieri e schiavi provenienti dalle isole occidentali.
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 758
4
Il Dalriada comprendeva la parte settentrionale dell’Ulster, le Ebridi Interne e la costa
nord-occidentale della Scozia. Gli Annali dell’Ulster registrano nel 580 una spedizione di Ae-
dan mac Gabran, re degli Scoti del Dalriada, nelle Innsi Orc (le Orcadi).
5
Anche Beda (Historia ecclesiastica, III, 4) riferisce la predicazione di Columba tra i Pitti
settentrionali, separati dai Pitti meridionali da impervie catene montuose; questi ultimi sa-
rebbero stati convertiti alla nuova fede dal vescovo britanno Nynia. Nell’Historia Brittonum
(cap. 12) Nennio menziona il regno dei Pitti nelle Orcadi come base per incursioni e inse-
diamenti nella Britannia occidentale.
6
L’episodio è narrato nella Vita sancti Columbae, II, 43. Gli Annali dell’Ulster registrano
la morte di Brude (Bridei) mac Maelchon nell’anno 584.
7
Cadwallon, re di Gwynedd (la regione nordoccidentale del Galles che si affaccia sulla
baia di Liverpool), cercò di riaffermare il dominio britanno sul nord dell’Inghilterra ma fu
ucciso nella battaglia di Denisesburna (Beda, Historia ecclesiastica, III, 1).
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 759
Alcuino di York, che si trovava alla corte di Carlo Magno, in una let-
tera inviata all’arcivescovo Higbald e alla comunità monastica di Lindi-
sfarne deplora la distruzione arrecata dalla gente pagana come un casti-
go inviato da Dio per i peccati degli uomini e l’inosservanza di una vita
conforme all’ideale monastico da parte dei monaci. Egli esorta comun-
8
Nelle cronache latine e in volgare i vichinghi sono indicati come «pagani», «pirati»,
Nordmanni o Dani. In quest’ultimo caso, entrambi gli etnonimi indicano genti nordiche in
generale e non fanno riferimento a una precisa entità politica.
9
La Cronaca anglosassone riporta, quasi riecheggiando il passo sull’arrivo delle tribù
germaniche nel 449, che nell’anno 787 [789] apparvero le prime navi danesi che devastaro-
no le terre della stirpe degli Angli. In realtà non fu un vero raid. L’equipaggio vichingo ucci-
se il sovrintendente del re, Beaduheard, che voleva costringerli a presentarsi al re, a Dor-
chester, per dichiarare lo scopo del loro arrivo.
10
Il passo tradotto dipende dal Ms. E (MS Laud 636, Bodleian Library, Oxford) della
Cronaca anglosassone (Jebson, 1994-2006). Nel manoscritto anglosassone l’indicazione vi id
Ianr [8 gennaio], è considerata un errore scribale da emendare in vi id Iun [8 giugno], data
confermata anche dagli Annali di Lindisfarne.
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 761
Si racconta che un giorno dei mercanti da poco arrivati esposero alla vendita
nel foro molte merci, e si raccolse una folla di compratori. Venne anche san
Gregorio, e vide che fra le altre mercanzie erano stati messi in vendita dei gio-
vani schiavi, bianchi di corpo e belli d’aspetto, e con una splendida capigliatu-
ra. La storia racconta che Gregorio, nel vederli, chiese da quale regione o terra
provenissero, e gli fu risposto che venivano dall’isola di Britannia, i cui indige-
ni avevano appunto tale aspetto. Egli chiese allora se gli abitanti dell’isola fos-
sero cristiani [...] e chiese quale fosse il nome di quel popolo. Gli fu risposto
che si chiamavano Angli; e lui: «Il nome è appropriato, perché hanno l’aspetto
di angeli; ed è giusto che partecipino nei cieli all’eredità degli angeli. Come si
chiama esattamente la regione da cui provengono?». Gli fu risposto che gli abi-
tanti di quella regione si chiamavano Deiri. «Giusto!» commentò, «Deiri, cioè
dall’ira, strappati dall’ira e chiamati alla misericordia di Cristo! Come si chiama
il re di quella regione?» Gli fu detto che si chiamava Ælle. E lui, giocando sul
nome: «L’Alleluia» disse, «la lode a Dio creatore, deve essere cantato in quelle
terre!» (Chiesa, 2008, I, 179).
Tuttavia Gregorio Magno non potè lasciare Roma e, diventato papa, affi-
dò ad Agostino la missione per la Britannia.
I vichinghi non furono i primi stranieri né i primi pagani ad attaccare
le Isole britanniche; li avevano preceduti i Romani e le tribù germaniche
nel 449, cui si deve il cambiamento del nome Britannia in England (En-
gla-land), la «Terra degli Angli»11. Tuttavia, a differenza dei precedenti
11
Come è noto il lat. Britannia, corrisponde al Pretaniké attestato da Pitea di Marsiglia
nel 325 a. C., affine al gallese Prydain; il nome è etimologicamente connesso con un termi-
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 762
ne celtico che vale «dipinto / colorato», e può essere associato all’uso delle genti dell’isola di
dipingersi il corpo col guado (Davies, 2004, 62-63). Il nome della tribù degli Angli sembra
invece ricollegabile alla regione di Angeln nello Jutland.
12
Si veda l’articolo Viking treasure hoard found in Dumfries and Galloway apparso il 12
ottobre 2014 sul quotidiano The Herald, online su Internet: http://www.heraldscotland.
com/news/13184340.Viking_treasure_hoard_found_in_Dumfries_and_Galloway/.
13
Successivamente, intorno al 1200, il termine Ga(i)ll (“straniero”) indica i normanni e
gli inglesi (Dumville, 2008, 360).
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 763
14
Tale spedizione non è ricordata negli Annali irlandesi e alcuni ritengono che il raccon-
to possa essere una creazione letteraria, ispirata a resoconti analoghi, come quello di re Ma-
gnus Piediscalzi, che regnò in Norvegia dal 1093 al 1103.
15
I toponimi Caithness e Sutherland attestano chiaramente il predominio di parlanti
scandinavi nell’area scozzese.
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 764
bosco una grande nave mercantile (knörr), poiché riteneva ormai per-
duta qualsiasi possibilità di conservare una posizione di preminenza in
quelle terre. Ultimata la nave, Aud si pose a capo di un equipaggio di
venti uomini e con un grande carico e un largo seguito di persone,
schiavi compresi, salpò alla volta delle Orcadi. Ella fece poi sosta nelle
Færøer e raggiunse infine l’Islanda. Il Libro degli Islandesi di Ari Thor-
gilsson la ricorda fra i primi colonizzatori e afferma che si stabilì a ovest
nel Breiðafjörður (Íslendingabók, 2). In Islanda, Aud diede agli schiavi
lo status di liberti e con grande capacità e avvedutezza distribuì terre e
ricchezze. Di Aud, come già della sua famiglia e di altri colonizzatori, i
testi islandesi menzionano anche la loro fede cristiana e alcuni toponi-
mi, come Krosshólar («Colline della croce»), Patreksfjörður («Fiordo di
Patrizio»), confermano quanto si legge nelle saghe. La Landnámabók (S
97) riporta che Aud era solita dire preghiere a Krosshólar e fece innalza-
re croci nelle sue terre perché era stata battezzata ed era una devota cri-
stiana; per tale ragione quando morì fu sepolta in terra consacrata
(Landnámabók, S 110). Aud è quindi nominata insieme ad altri che
giunsero in Islanda per mare da occidente – ovvero dalle Isole britanni-
che – e introdussero il cristianesimo, poiché erano battezzati e manten-
nero la loro fede fino alla morte (Landnámabók S 399). Tra questi la
Landnámabók (S 23, 24, 26) ricorda l’irlandese Kalman, Jörund il Cri-
stiano che in vecchiaia visse da eremita, Halldor che fece costruire una
chiesa in onore di san Columba. Di Ørlygg, figlio di Hrapp, si dice che
fosse stato educato nelle Ebridi dal vescovo Patrizio e che nel corso del
difficile viaggio verso l’Islanda avesse promesso di intitolargli il luogo in
cui fosse riuscito ad approdare (Landnámabók, S 15)16. Di certo, quan-
do i primi missionari giunsero in Islanda, precipuamente per volere di
re Olav Tryggvason, sull’isola già esistevano delle enclaves cristiane. An-
che nelle Færøer, la cui conversione nel 999 è attribuita alla politica
evangelizzatrice del sovrano norvegese, doveva già esserci una presen-
za cristiana in seguito all’emigrazione di molti scandinavi dalla Scozia e
dalle Ebridi.
Peraltro è nota la facile adattabilità dei vichinghi ai costumi e alla reli-
gione in uso nelle terre in cui si stabilivano. Le saghe islandesi racconta-
no numerosi episodi di uomini che ricevettero il battesimo all’estero, nel
corso delle loro spedizioni corsare – come ad esempio i futuri re di Nor-
16
Alcuni ipotizzano in questo racconto della Landnámabók un’interferenza con i rac-
conti agiografici e la figura di san Patrizio.
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 765
realizzato per lui dalla madre con arti magiche per assicurargli la vittoria
in battaglia (Orkneyinga saga, 11)17. Nondimeno, nel 1117, l’uccisione
per motivi politici dello jarl Magnus Erlendsson diede alle Orcadi il suo
primo santo (Orkneyinga saga, 44-51), in onore del quale fu iniziata nel
1137 la costruzione di una grande cattedrale in pietra a Kirkjuvágr (Kirk-
wall)18. Anche nelle Færøer, a Kirkjubøur sull’isola di Streymoy, venne
costruita, ma forse non ultimata, una cattedrale in pietra dedicata al cul-
to di san Magnus durante l’episcopato di Erlendur (Young, 1979, 65). È
possibile che per la cattedrale sia stata poi realizzata la lussuosa serie di
stalli di legno, finemente intarsiati, conservati ora nel Føroya Fornmin-
nissavn a Tórshavn. Sui pannelli laterali degli stalli sono raffigurati gli
Apostoli e la Vergine Maria e su due pannelli appartenenti a un prie-
dieu compaiono le figure di un vescovo benedicente e di un santo. Si
tratta verosimilmente del vescovo Erlendur, una figura centrale per la
storia della Chiesa faroense, e di san Brendano, che sarebbe approdato
a Kirkjubøur durante il suo viaggio alla ricerca del Paradiso Terrestre. Il
santo irlandese è raffigurato con il pastorale nella mano destra e una tor-
cia accesa nella sinistra, poiché secondo la leggenda Brendano avrebbe
bruciato il libro contenente la descrizione delle meraviglie create da Dio:
tre cieli, due paradisi e nove purgatori (Krogh, 1988, 89-108). Similmen-
te, in Islanda, anche se all’inizio l’accettazione del cristianesimo fu un at-
to meramente formale, nel 1082 il vescovo Gizur consacrò la sede ve-
scovile di Skálaholt, per la quale aveva donato le terre della propria fa-
miglia, e più tardi, nel 1106, il vescovo Jón consacrò il vescovado di Hó-
lar a nord dell’isola. La morte del vescovo Gizur nel 1118 fu considerata
come la fine dell’Età dell’Oro, poiché gli anni del suo episcopato erano
stati un grande periodo di pace (Del Zotto, 2010, 36-37).
In Scandinavia, la conversione alla fede cristiana fu un fattore deter-
minante per il rafforzamento dell’identità etnica, l’unificazione e il con-
solidamento dei singoli regni e portò anche a un espansionismo «cri-
stiano». Tutti i re che efficacemente realizzarono un forte potere mo-
17
Come è noto, il corvo è associato al culto di Odino. Lo jarl morirà nel 1014, nella bat-
taglia del Venerdì Santo combattuta in Irlanda a Clontarf, insieme al re norvegese di Dubli-
no, Sigtrygg Barba-di-seta, contro il re degli Irlandesi, Brjan Boru.
18
Come si evince dalla saga (Orkneyinga saga, 68), la decisione di costruire una catte-
drale in onore di san Magnus fu presa dallo jarl Rögnvald Kolsson, su consiglio del padre
Kol, onde avocare a sé più facilmente il regno delle Orcadi, detronizzando lo jarl Paul Ha-
konsson. Ad ogni buon conto, anche lo jarl Rögnvald Kolsson, assassinato nel 1158 da ri-
belli scozzesi, venne poi canonizzato nel 1192.
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 767
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
BALLIN SMITH B., Norwick: Shetland’s First Viking Settlement?, in B.
BALLIN SMITH e altri (a cura di), West over Sea. Studies in Scandinavian
Sea-Borne Expansion and Settlement Before 1300. A Festschrift in Hon-
our of Barbara E. Crawford, Leiden, Brill, 2007, pp. 287-297.
BAMBURY P. e S. BEECHINOR, The Annals of Ulster , in CELT: Corpus of
Electronic Texts: a project of University College Cork, Cork, Ireland,
2000, online su Internet: http://www.ucc.ie/celt/online/T100001A/.
BARRETT J. H., The Norse in Scotland, in BRINK S. e N. PRICE (a cura
di),The Viking World, London, Routledge, 2008, pp. 411-427.
BARTOLI R. e altri (a cura di), Benedeit. Il viaggio di san Brandano,
Parma, Pratiche editrice, 1994.
BENEDIKTSSON J. (a cura di), Íslendingabók. Landnámabók, (Íslenzk
fornrit 1), Reykjavík, Hið íslenzka fornritafélag, 1986.
CRAWFORD B. E., The Northern Earldoms. Orkney and Caithness from
AD 870 to 1470, Edinburgh, Donald, 2013.
DAVIES N., Isole. Storia dell’Inghilterra, della Scozia, del Galles e del-
l’Irlanda, (traduzione dall’inglese The Isles. A History, 1999), Milano,
Mondadori, 2004.
DEL ZOTTO C., La scoperta del Nord tra etnografia ed evangelizzazio-
ne. Dall’Orosio alfrediano ai Gesta Pontificum di Adamo di Brema, in
«Bollettino della Società Geografica Italiana», Roma, 2005, Serie XII, 10,
pp. 783-807.
DEL ZOTTO C., La letteratura cristiana nell’Islanda medievale, in DEL
ZOTTO C. (a cura di), La letteratura cristiana in Islanda, (Biblioteca di
Testi e Studi – Neg/Otia nostra 3), Roma, Carocci, 2010, pp. 13-53.
DEL ZOTTO C., Siðaskipti e riti pagani nelle saghe islandesi, in «Studi e
Materiali di Storia delle Religioni», Roma, 2012, 78/2, pp. 377-404.
DÌMMLER E. (a cura di), Epistolae Karolini Aevi II, in Monumenta Ger-
maniae Historica, Epistolarum tomus IV, Berlin, Weidmann, 1895.
DUMVILLE D. N., Vikings in Insular Chronicling, in BRINK S. e N. PRICE
(a cura di),The Viking World, London, Routledge, 2008, pp. 350-367.
EKREM I. e altri (a cura di), Historia Norwegie, Copenhagen, Museum
4 Geografia e cartografia storica:Emanuele Paratore 21/11/16 08:32 Pagina 768