Professional Documents
Culture Documents
Home > Curarsi al Rizzoli › Informazione medica › Piede torto congenito: il trattamento tradizionale e la metodica di Ponseti › La valutazione iniziale e la classificazione del piede torto
Per informazioni
Dr. Manuele Lampasi
Dirigente Medico Ortopedia e Traumatologia Pediatrica
tel. 051-6366837
fax 051-6366837
manuele.lampasi@hotmail.it
una malposizione del piede: ossia un piedino che si è conformato normalmente nei primi mesi di gravidanza, ma che successivamente ha assunto un
orientamento scorretto per la “posizione” costretta all’interno della cavità uterina; questi piedi torti “posizionali” sono ben correggibili passivamente e hanno
una prognosi molto positiva; rispondono bene al trattamento (gessi, valve, manipolazioni, fisioterapia, ecc) e non necessitano generalmente di chirurgia;
un piede torto “vero”: il disturbo dello sviluppo del piede agisce più precocemente nel corso della gravidanza, viene spesso diagnosticato già nel corso di
ecografie effettuate verso il 4-5° mese di gravidanza ed ha cause multifattoriali, in parte legate a fattori genetici, in parte a fattori sconosciuti. E’ a questo tipo
di deformità che ci si riferisce in tutta la trattazione precedente.
Per tale motivo, piedi che ad un occhio inesperto appaiono identici, potranno avere un punteggio di severità completamente diverso (ad esempio, nel caso in cui un
piede si può correggere quasi completamente con le mani, mentre l’altro rimane quasi bloccato in quella posizione) e quindi necessitare di tempistiche di
trattamento diverse (ad esempio due–tre gessi nel primo caso, otto-nove gessi nel secondo).
Inoltre, vengono presi in considerazione altri aspetti: presenza di pliche profonde, di rigidità, ipertono, cavismo, curvatura del bordo laterale, copertura della testa
dell’astragalo, possibilità o meno di palpare il calcagno all’interno del tallone, ecc.
Quando viene assegnato un grado al piedino, occorre specificare a quale classificazione ci si sta riferendo. Generalmente, utilizziamo tre classificazioni:
la classificazione di Manes-Costa: I grado, il piede torto è di gravità lieve; II grado, gravità media; III grado, gravità severa;
la classificazione di Dimeglio, basata su un punteggio che va da 0 a 20 punti (in questo caso, 20 corrisponde al piede più grave);
la classificazione di Pirani, basata su un punteggio da 0 a 6 (0 corrisponde al piede corretto, 6 al piede più grave).
Sia la classificazione di Dimeglio che quella di Pirani hanno un’altra importante funzione: ad ogni controllo, dopo la rimozione dei gessi, viene ripetuta la
valutazione ed il punteggio viene annotato su una scheda che accompagna il piccolo paziente.
In questo modo, si riesce a seguire con una certa oggettività l’andamento del miglioramento della deformità. Questo può essere per i genitori fonte di
soddisfazione e stimolo a continuare nell’impegno del trattamento.
In qualche caso però possono essere presenti delle alterazioni muscolari, a espressione variabile.
I casi meno colpiti mostrano una debolezza della muscolatura laterale del piede (i muscoli peronei, che normalmente hanno la
Fig. 1 - Esempio di piede torto funzione di portare il piede verso l’esterno).
atipico
Tale debolezza può essere semplicemente legata a un’azione svantaggiosa di questi muscoli (cioè i peronei faticano ad agire perché
il piede è molto deformato): in questi casi, una volta corretta la deformità, i peronei recuperano la loro forza.
In altri casi i muscoli peronei mostrano una debolezza oggettiva. Questo può rappresentare un elemento sfavorevole, perché porta a uno squilibrio muscolare,
dove i muscoli che portano il piede verso l’interno prevalgono su quelli che lo portano verso l’esterno. Nel tempo, questo può comportare una maggior tendenza
del piede alla recidiva. Questi piedi possono essere facilmente candidati a interventi di trasposizione del Tibiale Anteriore all’esterno.
In altri casi, la debolezza muscolare può colpire altri gruppi muscolari e portare ad altre problematiche. Ad esempio, in caso di coinvolgimento dei muscoli estensori
(del piede o delle dita), il piede potrà diventare “cadente”: in altri termini, quando il bimbo camminerà, nella fase di avanzare col piede in sospensione, la punta del
piede non sarà sostenuta dai muscoli e tenderà a cadere verso il basso, rischiando di fare inciampare il bimbo.
Il medico dovrà prendere in considerazione questi aspetti per effettuare eventuali accertamenti diagnostici (ad esempio, l’esame elettrico) e per prendere
provvedimenti terapeutici.
il piede torto “idiopatico”: è il piede torto non accompagnato da altre patologie e di cui non si conosce la causa. E’ il più frequente, e ad esso ci si riferisce in
tutta la trattazione della scheda.
il piede torto “secondario”: è il caso in cui il piede torto è causato da una patologia di base o è presente un quadro sindromico che colpisce il bambino. Si tratta
di casi più rari, ma che devono essere ricercati con attenzione perché cambiano radicalmente il trattamento del bambino.
Occorre infatti sottolineare che, con l’avvento della metodica di Ponseti, molti medici senza esperienza di patologia ortopedica pediatrica si sono specializzati
nell’applicazione della metodica stessa alla deformità da piede torto.
Il rischio principale è che il bimbo non venga valutato nella sua interezza: purtroppo, abbiamo avuto esperienza di bambini seguiti per mesi in altri centri per
problematiche di piede torto, in cui tardivamente era stata fatta diagnosi di quadri più complessi.
Esempi di problematiche che possono portare a un piede torto secondario sono:
mielodisplasia: ossia bambini con spina bifida o patologie analoghe (vedi scheda dedicata);
artrogriposi: ossia bambini con rigidità articolari multiple, e non solo a livello dei piedi (vedi scheda dedicata);
quadri sindromici, genetici o quadri complessi: esempio tipico, la sindrome di Larsen, in cui oltre al piede torto sono presenti lussazioni articolari multiple
(lussazione congenita delle anche, delle ginocchia, ecc) e lassità legamentosa marcata.
Il medico ortopedico dovrà subito valutare il bimbo per escludere tali patologie, ma queste dovranno essere tenute in considerazione anche durante il percorso del
trattamento, in quanto a volte certi elementi patologici sfumati possono rendersi più evidenti col passare dei mesi (ad esempio, il ritardo di acquisizione di alcune
tappe motorie del bambino può fare ipotizzare quadri neuromuscolari) e condizionare la prognosi.
E’ possibile che il bimbo presenti altre patologie ortopediche associate, indipendenti dal piede torto?
Ovviamente sì. Ad esempio, bambini che presentano una lussazione congenita dell’anca o un torcicollo miogeno o un metatarso varo nel piede controlaterale, ecc
ecc.
Il medico ortopedico fin dall’inizio è tenuto a valutare il bambino nella sua interezza, senza limitarsi al solo piede torto.
Ancora una volta, abbiamo avuto esperienza di bambini trattati per mesi per problematiche di piede torto, in cui è stata diagnosticata tardivamente una lussazione
d’anca.
Per questo motivo, riteniamo che il trattamento del bambino con piede torto debba essere portato avanti da medici con grande conoscenza ed esperienza sulla
metodica di Ponseti, ma anche con grande esperienza di patologia del piede torto e di patologia ortopedica pediatrica in genere, capaci di trattare non solo il piede, ma
il bimbo nella sua interezza.
Autore: Dr. Manuele Lampasi, Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica, Istituto Ortopedico Rizzoli.