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CAPITOLO 1: IL GERMANICO COMUNE
La legge fonetica è la constatazione a posteriori di una regolarità statistica di
corrispondenze e trasformazioni. Essa non è logicamente dimostrabile ma è
constatabile sul piano empirico. È un postulato, un’ipotesi come
generalizzazione del campione dei dati esistente.
All’insieme delle formule comuni ricostruite dalle forme attestate nelle lingue
germaniche si dà il nome di germanico comune. Tale concetto è puramente
linguistico, nato ed elaborato dalla linguistica storicocomparata.
La spiegazione delle somiglianze tra le lingue germaniche è difatti di ordine
storico. Queste lingue risalgono a un punto di partenza comune, sono cioè
geneticamente comparate. Tale punto di partenza non è documentato ma
man mano che si risale nel tempo le somiglianze tra le lingue germaniche si
fanno più forti. Il germanico comune è dunque un’astrazione scientifica e il
punto di massima convergenza dove si annullano le differenze
interlinguistiche.
Il modello di sviluppo di questa ipotetica fase unitaria è quello dell’albero
genealogico, secondo cui da un ceppo germanico originario si sarebbero in
un primo momento dipartiti tre rami: germanico orientale, germanico
occidentale e germanico settentrionale. Ciascuno di questi tre rami avrebbe
poi generato successive ramificazioni a catena. Tale schema tuttavia non
prevede momenti di avvicinamento a fusione tra i diversi rami ma si
stabiliscono solamente delle relazioni astratte.
I rapporti tra le varie lingue germaniche hanno lasciato una traccia nelle
somiglianze tra questa e quella lingua. Il modello della teoria delle onde
rende conto di tali contatti e stabilisce dei centri di innovazione da cui le
innovazioni inondano verso le zone adiacenti. Tale modello è complementare
a quello ad albero.
È importante la periodizzazione del germanico comune. Sono stati coniati
vari nomi: si è parlato di pregermanico, protogermanico, germanico
primitivo e germanico comune senza però far corrispondere contenuti
precisi a tali denominazioni. È però ovvio che il passaggio da indoeuropeo al
germanico o da questo alle lingue germaniche non può essere avvenuto che
per gradi. Oggi è diffusa una periodizzazione del germanico in due fasi:
1. Il germanico conserva l’accento libero indoeuropeo di tipo musicale
2. L’accento si fissa sulla sillaba radicale e diviene dinamicoespiatorio. A
ciò si collegano una serie di conseguenze: indebolimento delle sillabe
atone, metafonia, frattura vocalica.
Come fase di passaggio tra le due si parla di periodo ea, III secolo a.C.; la
seconda fase giunge all’inizio dell’era volgare. La periodizzazione è a maglie
molto larghe. Il periodo della rotazione consonantica dovrebbe essere
compreso tra il 400200 a.C. e precedere di poco il periodo ea.
CAPITOLO 2: FONOLOGIA DEL GERMANICO COMUNE
ACCENTO
L’accento indoeuropeo era prevalentemente musicale e libero. Ad esso era
assegnata una funzione morfologica e semantica. Il passaggio da accento
libero musicale ad accento dinamico a sede fissa è una tendenza che
accomuna il germanico ad altre lingue dell’Europa occidentale. Tale
passaggio muta la funzione dell’accento: da elemento significativo sul piano
morfosemantico diventa elemento demarcativo, segnale di inizio e fine di
parola.
Si collega all’introduzione dell’accento intensivo sulla sillaba radicale la
progressiva rovina del sistema flessivo, affidato alle desinenze. Tale
fenomeno si verifica tuttavia anche nelle lingue romanze ma non è un motivo
di natura fonetica. La funzione demarcativa dell’accento fisso consiste nel
segnalare chiaramente il confine della parola e i vari componenti della frase.
Si avevano nel germanico un accento primario ed uno secondario. L’accento
primario cadeva sulla sillaba iniziale/radicale, quello secondario sulla prima
sillaba del secondo membro dei composti e sui prefissi deboli.
VOCALISMO
Nel periodo ea vi era il seguente sistema vocalico:
/i/ /u/ /i:/ /u:/ /e, ae/ /a, å/ /e:, ae:/ /o:, /
Rispetto al sistema indoeuropeo si è verificata da un lato la fusione di /a/
ed /o/ in /a/ e dall’altro quella di /a:/ ed /o:/ in /o:/. Salvo i casi di ō e ā il
germanico conserva un’opposizione tra vocali brevi e lunghe.
Successivamente la situazione si modifica in molte lingue germaniche con
una ridistribuzione automatica della quantità della vocale in dipendenza
della struttura della sillaba.
Le consonanti indoeuropee r, l, m, n prendono in germanico la vocale di
appoggio u. Nel sistema delle vocali lunghe nasce una nuova /e:/ indicata
con ē2 per distinguerla dall’indoeuropeo. Si ipotizza che essa nasca dal
dittongo ei davanti a vocale bassa.
METAFONIA
La metafonia è la modificazione di una vocale ad opera del contesto fonetico.
In genere si tratta dello sviluppo di varianti allofoniche di preesistenti fonemi
vocalici, condizionate dal contesto fonetico. È un fenomeno che interessa tutte
le lingue germaniche e in momenti diversi della loro evoluzione. Le
manifestazioni della metafonia avvengono nelle singole lingue; le premesse si
trovano tuttavia nel germanico comune. Si trovano tre tipi di metafonia nelle
fasi più antiche delle lingue germaniche:
1. Metafonia da i,j
a > e
e > i
u > j
o > ø
Tutte le vocali vengono anteriorizzate quando nella sillaba seguente
compaiono i, j.
2. Metafonia da a
i > e
u > o
3. Metafonia da v,w
a > ø
e > ø
i > y
E’ un fenomeno particolarmente nordico e si tratta di un andamento
delle vocali anteriori.
FRATTURA
La frattura è quel fenomeno per cui una vocale breve (radicale) si dittonga
(si frange in due vocali) in determinate condizioni del contesto fonetico. I
fenomeni di frattura vocalica sono fatti di assimilazione e, come la
metafonia, sono riconducibili alla scarsa consistenza sillabica sotto
l’influsso del forte accento intensivo germanico.
Il germanico comune possedeva anche dittonghi, in parte di tradizione
indoeuropea, in parte di origine più recente. I dittonghi erano ai, au, eu, iu.
Essi conservano il valore fonetico delle due vocali distinte.
L’antico alto tedesco e le lingue scandinave conservano tre dittonghi: eu,
ai, au. Il sassone e anglico conservano ea ed eo mentre il gotico e il frisone
conservano solamente iu.
CONSONATISMO
Rispetto al sistema indoeuropeo il consonatismo germanico ha subito una
profonda mutazione nota come rotazione consonantica / legge di Grimm.
Le occlusive presentano una correlazione di sonorità e un’aspirazione.
Il tedesco sottopone il consonatismo germanico a una seconda rotazione
consonantica, più complessa e meno regolare negli esiti.
La rotazione consonantica è sostanzialmente un processo di
fricativizzazione ( bh > b, p > f) e desonorizzazione.
Legge di Verner
Finora abbiamo detto che le sorde indoeuropee passano in germanico a
spiranti sorde. Vi sono però casi in cui una sorda indoeuropea corrisponda
nelle lingue germaniche ad una spirante sonora. Verner individua una
spiegazione: k, t, p indoeuropee passarono in un primo momento a
fricative sorde; esse divennero sonore all’interno di parole sonore in
contesto sonoro ma si mantennero sorde quando seguivano una sillaba
accentata. La legge di Verner è un processo di assimilazione. Le
consonanti germaniche possono occorrere in quattro diverse posizioni
contestuali: inizio parola, interno di parola tra vocali, fine di parola.
Il sistema vocalico del germanico comune si presenta assai semplice, con
un basso numero di tratti distintivi impiegati nelle opposizioni
fonematiche. La disposizione quadratica delle vocali comporta in sé la
possibilità di successivi sviluppi triangolari. La tendenza nelle singole
lingue sarà verso una complicazione del sistema.
Il consonatismo si presenta assai più stabile e conservatore, ad accezione
del tedesco che effettua una seconda rotazione consonantica. Il germanico
ha in un certo senso mantenuto il sistema originario indoeuropeo più di
altre lingue. Si hanno però innovazioni, come la nascita di nuovi nessi
consonantici in seguito alla caduta delle vocali atone.