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Ispirazione e soggettività
E' allora comprensibile come Rothko abbia preso le distanze dalla action
painting che considerava antitetica allo spirito del suo lavoro, il quale non era volto ad
esprimere se stesso ma qualcosa circa il mondo 13. Questo qualcosa era l'esperienza
trascendentale, e cioè valori che sebbene soggettivi non erano sentiti come meramente
personali. Essi erano considerati ideali o spirituali ma allo stesso tempo immanenti alla
esperienza psichica e sensoriale. L'estasi cui precisamente aspirava Rothko non era
meta-fisica o religiosa ma era fatta di colore o suono 14. Nell'ambito di questo
dibattito si definì con il tempo anche la posizione di Cage che, come Rothko, si
allontanò progressivamente dall'espressionismo astratto, anche lui perché non
condivideva il soggettivismo della action painting. Feldman che negli anni 50 era,
come già detto, molto vicino a Philip Guston ebbe con lui una rottura quando questo
artista passò dalla pittura astratta a quella figurativa 15 e rimase per molti anni
sostanzialmente vicino a Rothko cui dedicò un'opera eseguita per l'inaugurazione, nel
'71 della Rothko Chapel di Houston. Sulla tematica della soggettività nella creazione
artistica vi era infatti un importante punto di contatto. Feldman era solito ripetere :
for art to succeed , its creator must be fail 16 ed in altre occasioni non mancò di
sottolineare con perplessità l'attitudine dei giovani compositori ad attirare l'attenzione
sul loro lavoro e su se stessi piuttosto che sul suono 17.
Non c'è dubbio che sul rifiuto dell'egocentrismo nella creazione artistica vi sia
stata una profonda affinità tra i due artisti, anche perché si trattava di una delle
caratteristiche centrali del circolo di compositori che si era formato intorno a Cage.
Tuttavia rispetto a quest'ultimo la ricerca di Feldman era più orientata, come i pittori
color-field, verso una esplorazione della oggettività nella ispirazione piuttosto che
verso la pratica di tecniche aleatorie. Su questo aspetto possiamo concludere con
Guillame Hazebrouck 18 che per Feldman l'artista doveva essere "dentro" l'opera,
presente a se stesso e al suono, assoggettato alle esigenze che egli incontrava nel
momento dell'atto creatore, trovando, passo dopo passo, un medium appropriato per il
nuovo problema, con soluzioni sempre diverse. Bisogna però precisare che questo
essere "dentro" l'opera non era finalizzato, come in Rothko alla ricerca del sublime.
Con questi condivideva l'importanza dell'arte come esperienza trasformante, come
forza vitale capace di cambiare realmente la vita 19, ma, al momento, non si può
sostenere che questa esperienza potesse essere, per Feldman, "trascendentale".
... if I'm "deep in thought", it's just to get rid of the ideas... For me, it becomes almost
like a physical stamina to just go on with an empty head. That's what I mean by being
"deep in thought" 22
Dove per idee non vanno intese le comuni distrazioni quanto idee musicali,
progetti compositivi. Feldman raccontava che tutte le volte che cercava di manipolare il
suo lavoro con una idea che credeva formidabile il lavoro si fermava. Egli vedeva i
suoni come destinati a "respirare" ed a non essere soffocati da un sistema che era
capace sì, di estendere il vocabolario della musica ma che spesso finiva per essere solo
un modo diverso di dire sempre le stesse cose. Egli vedeva come una sua missione il
porsi al servizio del suono, liberarlo, evitando di mettere il suono al proprio servizio 23.
Liberazione del suono come impossibilità di risalire ad una causalità, come perdita di
un carico linguistico che è pressoché inevitabile in una musica quando una sorgente
demiurgica anteriore impone alla sua produzione ed alle relazioni mutue dei suoni che
la compongono una continuità espressiva. Feldman vedeva invece i suoi colleghi
europei partire da ciò che Nietzsche chiamava l'inganno della grande forma. Mentre per
gli altri, cioè, una immagine musicale era un materiale elaborato, per Feldman un
semplice suono suggeriva già una immagine, era già una immagine musicale, era già
una forma. Quindi giustamente Guillaume Hazebrouk 24 suggerisce come per
Feldman la differenza tra un semplice suono e l'immagine e tra l'immagine e la forma
non fosse nella natura ma in una semplice sfumatura di proporzioni. E' importante però
sottolineare che " fare quello che i suoni dicono" non era per il musicista americano un
tentativo di ipostatizzare il suono o di attribuirgli una verità propria come essenza, per
Feldman il suono risultava sempre fabbricato dall'uomo:
There's an avant-garde aspect which has a very religious, St Thomas attitude about the
"truth of material". In that sense I don't feel that material has any "truths". It has our
truths. We bring it in 25.
Dunque quando Feldman parla di suono parla di ciò che il musicista ci "mette"
o, più precisamente, l'attenzione che l'artista pone alla materialità del suono, il frutto
dell'incontro tra il compositore ed il suono. Per comprendere meglio potrebbe essere
utile vedere ciò che il musicista americano vede in contrasto con il "mestiere" , con la
metodologia come immagine del controllo della composizione:
“In music, when you do something original, you're an amateur. Your imitators, these
are the professionals. It is these imitators who are interested not in what the artist did,
but the means he used to do it. This is where craft emerges as an absolute, as an
authoritarian position that divorces itself from the creative impulse of the
originator”.26
Silenzio e superficie
Nella musica di Feldman i silenzi non hanno meno importanza della delicata
trama sonora:
“The search for art, all too often, has been another mask for the search for knowledge.
Another attempt to reach heaven with facts. Since the tower of Babel, this attempts has
failed.... The anxiety of art is a special condition, and actually is not an anxiety at all,
though it has all the aspects of one. It comes about when art becames separate from
what we know, when it speaks with its own emotion. Where in life we do everything
we can to avoid anxiety, in art we must pursue it. This is difficult. Everything in our life
and culture, regardless of our background, is dragging us away. Still there is the sense
of something imminent. And what is imminent, we find, is neither the past nor the
future, but simply the next ten minutes. The next ten minutes....”.40
L'ansia per ciò che è imminente, al di fuori della storia e del tempo. La storia per
Feldman non aveva nulla a che vedere con l'arte, è un'altra cosa, come la chimica è
un'altra cosa rispetto alla fisica. L'accettazione del proprio impulso creativo per come
esso si mostra passo dopo passo, imminente, conduce Feldman ad una scrittura fatta di
gruppi di note che si succedono intervallate da pause di silenzio che sembrano isolare
frammenti di musica e sospenderli nel tempo. La musica di Feldman è in gran parte
molto lenta e soprattutto oscilla intorno ad una intensità molto debole rasentando il
pianissimo. I suoni si succedono in una sorta di pienezza calma e dolce e per questa
serenità che si libera da tutte le pièces di Feldman essi acquistano una sottile presenza.
Colui che inizia l'ascolto di questa musica può avere la sensazione di essere entrato in
una stanza buia dove solo con il tempo l'occhio si abitua alla luce. Allora egli comincia
a scorgere oggetti numerosi e diversi in una incredibile varietà. La difficoltà dell'ascolto
è quindi soprattutto dovuta alla necessità di estremo affinamento percettivo che può
richiedere un esercizio ripetuto. Piano piano ci si sente come invitati ad un cammino
che si segue nota dopo nota, talvolta perdendosi e ritornando sui propri passi e quindi
ripartendo senza alcuna direzione. Se si accetta questa erranza si scopre la bellezza del
paesaggio. Si avanza nel nostro cammino guidati da ciascuna nota per scoprire dietro a
questo quasi monodismo uno spazio armonico colorato in zone di ombra e di chiaro. E'
una verticalità nello stesso tempo magica e naturale che ci invita progressivamente. Ma
in che senso verticalità? Come definito da Jonathan Kramer, 41 il tempo musicale esiste
in due forme di base. Il tempo lineare coinvolge una successione di eventi nel quale
ogni evento precedente implica quello successivo e quello successivo è una
conseguenza di quello precedente. Il tempo non lineare o verticale interessa un
"presente esteso" non teleologico, che rinuncia alla variazione, allo sviluppo, ai motivi,
ai gruppi ritmici, gerarchia ed espressione. Kramer ritiene che la musica di Feldman
rappresenti l'epitome di un tempo verticale poiché non ha nulla a che vedere con la
teleologia. La verticalità nella musica del compositore americano risponde ad
un'esigenza ben precisa:
“I work very moduly, I don't work in a continuity, I work moduly.... If I just Think in
terms of module, I could take this in another place like Frankenstein, and I could put it
over here... (draws). ...I do it by ear and so, very quickly I look my material and I
could see. The reason is that I want to bring back a kind of fake association”. 44
“So essentially I am working with three notes, of course we have to use the other notes
but the other notes are like shadows of the basic notes.... After a few years I added an
other one (note).... Essentially a piece of about three or four minutes is just
orchestrating the four notes.... You can either do two things with music, you could be
involved with variation, which in simple terms means only vary it, or you could be in
repetition. Reiterative. What my work is, is a synthesis between variation and
repetition”.48
Abbiamo visto come Morton Feldman abbia sviluppato una poetica del tutto
personale, fortemente tributaria delle ricerche dei pittori color-field ed in particolare di
quelle di Mark Rothko. Salvo in alcuni aspetti, presenti soprattutto all'inizio della sua
carriera, la poetica di Feldman si distanzia dalle ricerche di Cage, del quale pur tuttavia
per molti anni è stato considerato un epigono. Riflettendo oggi sulla storia di ieri va
detto che è difficile sapere dove Cage si incontrasse con Feldman, perché il suo
cammino, a parte una reazione alla cultura musicale europea contemporanea e, nei
primi anni, una ricerca comune sul ruolo dell'esecutore, sembra oggi piuttosto diverso.
Feldman infatti oltre a trovare ingenua la rinuncia all'armonia, si pose fuori dal
dibattito determinazione/indeterminazione. Egli se nella prima parte della sua carriera
compose opere con un (solo) elemento sonoro indeterminato, per esempio la durata
nelle Durations, progressivamente abbandonò la linea di Cage. Fra l'altro Feldman non
mancò di sottolineare la contraddizione di Cage che da una parte affermava che il
processo doveva imitare la natura nelle sue operazioni e dall'altra sosteneva che ogni
cosa era musica.54 Oggi l' originalità di Feldman è ampiamente riconosciuta ed il suo
prestigio si è molto accresciuto anche presso quei compositori che, come Reich 55 e
Andriessen 56, sembrerebbero molto distanti dal suo mondo culturale. D'altra parte si
potrebbe dire che forse, in musica, una rottura della direzionalità era già stata
compiuta dalla logica del pensiero seriale e che la psicologia della musica potrebbe
evidenziare una certa velleità nel programma di affrancamento dalla memoria sonora
tentato da Feldman 57. Tuttavia egli è forse uno dei pochi compositori in cui la ricerca
di un'affinità tra musica e pittura, iniziata operando le prime forme di scrittura grafica,
ha sviluppato un pensiero musicale ad essa pressoché totalmente ispirato, tanto che
possiamo dire che nel rapporto tra questo compositore e Mark Rothko si è realizzato
una specie di laboratorio vivente sulle intersezioni tra mondo sonoro e pittura di
assoluto interesse ed ancora attuale. Ma, oltre a quanto esposto finora, cosa può rendere
Feldman ancora vicino allo sviluppo delle arti visive degli ultimi anni? La pittura, pur
mantenendo un suo spazio, ha ceduto il posto alle ricerche sulle nuove tecnologie:
video, fotografia, computer. La scultura, in mostre importanti come la Biennale di
Venezia, è pressoché scomparsa ed ha lasciato il posto ad installazioni create con
oggetti "ready made". L'arte contemporanea dopo circa due decenni dominati in gran
parte dal minimalismo e dall'arte concettuale ha recuperato da alcuni anni il senso
della autonomia dell'arte, concetto non nuovo, che da Kant in poi ha sempre dato segni
della sua presenza, in particolare nel novecento. Feldman e la sua musica sono
sicuramente in sintonia con questa evoluzione. Alcuni artisti contemporanei, in nome
di questa autonomia, hanno rinunciato, come i pittori color-field, a privilegiare il bello
a vantaggio di una ricerca sulla creatività. Il focus dei fratelli Jake e Dinos Chapman, di
Damien Hirst, di Maurizio Cattelan sembra, come per Feldman, la creatività in se e per
se, con il suo dono di stupore e di meraviglia. Forse un nuovo terreno di incontro.
NOTE