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EDVARD MUNCH : L'URLO

"La natura non è ciò che appare ma è un UNIVERSO DI SIMBOLI che l'artista deve
decifrare"

La vita dell'artista Edvard Munch è segnata fin dai primi anni da gravi lutti e
queste perdite lasceranno dei vuoti incolmabili per il resto della sua
esistenza. Figlio di un medico militare, nasce nel 1863 a Løten, in Norvegia
Quando è ancora bambino perde la madre e l’amatissima sorella maggiore
Sophie, più tardi moriranno anche il fratello Andreas e il padre, con il quale il
pittore ha da sempre un rapporto difficile. La sorella minore Laura sarà
invece consumata dalla malattia mentale. Lo stesso Edvard Munch
sperimenta più volte nella sua vita lo stato di malattia, sarà affetto da
alcoolismo e crisi depressive. Affronta l'arte come se fosse uno specchio
dell'anima, il suo unico modo per esternare le proprie emozioni; la sua
pittura è inizialmente post- impressionista ma, gradualmente passa ad
un'accentuazione di linee e colori avvicinandosi sempre di più alla ricerca
dell'interiorità e dell'aspetto emotivo. Egli ha un linguaggio pittorico carico di
simbolismi "privati", è un linguaggio unico nonostante ci siano stati altri
pittori simbolisti poichè nessuno riusciva a ritrarre i propri sentimenti, le
proprie ossessioni in maniera così perfetta e visibile come faceva Munch.

"Egli vede solo l'essenziale, che naturalmente è solo quello che dipinge; ma
non si tratta di opere incomplete perchè un'opera è completa quando
l'artista riesce ad esprimere tutto quello che aveva in mente."
L'URLO
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo
si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto
ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue
di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di
paura... E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura».

Queste furono le circostanze che portarono Munch a dipingere L'urlo, uno


dei quadri più celebri dell'arte mondiale ed ineguagliabile emblema
dell'angoscia dell'uomo.

Ispiratosi a una mummia ritrovata in Perù, il messaggio che Munch ci ha


voluto dare emerge già nel nome della tela: L'urlo, titolo che dà alla luce lo
spirito dell'artista. Il protagonista della scena è, infatti, proprio l'uomo
urlante, nel quale Munch infonde tutto il suo crudo stile pittorico. Il suo
grido, lancinante ed unico nel trasferire angoscia allo spettatore, sembra con
la sua sonorità deformare l'innaturale paesaggio, composto da un cielo
striato da venature color rosso sangue e da un mare nero ed oleoso, questi
colori così accentuati stanno a indicare l'intensità con cui l'autore ha
percepito quell'angosciante paesaggio.

Oltre al personaggio al centro, che più che a un uomo fa pensare a uno


spirito (al posto del corpo, infatti, ha un'ombra sinuosa, nera e molle) vi sono
le sagome di due uomini sullo sfondo, che sembrano ignorare
completamente quel lancinante grido di disperazione: anche la loro
collocazione, posta ai margini della tela, suggerisce questa loro sordità e
impassibilità di fronte all'angoscia del pittore, che così ha deciso di tradurre
in immagini la falsità dei rapporti umani.

Quest'opera, insomma, è una vera e propria immersione nell'introspettività


umana, la tela diventa una metafora della morte che spazza via il senso della
vita: proprio come fa questo grido sordo, un effimero modo di guardare
dentro di sé, ritrovandovi solo sofferenza.

Il panico si sviluppa non per una causa di dolore diretta, tangibile, ma per il
perdersi d’ogni Senso dell’esistenza, per secoli dominata da una precisa idea
del trascendente.

KANDISKIJ _ Il linguaggio dei colori


Kandiskij è il maggiore esponente dell’astrattismo, nonché fondatore stesso
del movimento; egli incomincia con una pittura espressionistica accentuando
il colore, per poi passare ad una pittura completamente astratta, priva di
figure riconoscibili. L’astrattismo è appunto, un linguaggio visuale di forme,
colori e linee che hanno il compito di distrarre dal materiale e di andare oltre
la realtà oggettiva.

Kandiskij arriva a maturare un importante rapporto tra pittura e musica,


dimostrando il loro valore attivo : entrambe devono esprimere i sentimenti e
non riprodurre la realtà. Fu decisivo per la sua pittura, assistere al concerto
del compositore austriaco Arnold Schonberg e rimase così colpito da quella
musica, tanto da esprimere le sue impressioni nel dipinto “Impressione III :
Concerto.”

Impressione III è un'opera di Vasilij Kandinskij realizzata nel 1911.

Dipinto a olio su tela, dalle dimensioni di 77,5 cm per 100 cm, è esposta
presso la Galleria Civica nel Lenbachhaus di Monaco.

Il dipinto Impressione III rappresenta un'esecuzione musicale fatta in un


parco francese alla quale Vasilij Kandinskij aveva assistito e che dipinse dopo
aver assistito a un concerto del compositore viennese Arnold Schönberg.
L'opera contiene l'evidente forma del pianoforte nero che si trova su un
palco e ai piedi i numerosi spettatori di diversi colori che mette in evidenza la
folla del concerto, in lontananza si nota un albero arancio e alla destra
dell'albero un presunto stagno blu.

Scrive così, “Lo spirituale nell’arte”, lavorandoci dal 1904 al 1909 e dà inizio a
una nuova epoca in cui l’arte deve basarsi sul linguaggio del colore; afferma
che forma e colore non possono esistere separatamente e dà indicazioni
sulle proprietà emozionali di ciascun tono e colore associando ognuno a uno
strumento musicale.

La parola chiave dell’intera opera è il termine “Costruzione”, intesa come


grammatica pittorica, cioè come base della pittura e di un linguaggio che di
per sé rimane insufficiente se privato dei sentimenti e dell’individualità
dell’artista.

Per Kandiskij la forma è vuota se non veicola l’emotività che scaturisce


dall’interiorità del pittore.

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