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Vocali
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cmene
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Esempi
I numeri
Possessivi
lo tanru .i lo lujvo
Frasi relative
Connettivi logici
Domande si/no
Domande “sumti”
Domande “selbri”
Domande quantitative
Domande connettive
I i
Imperativo
Comments
In rete ci sono molte risorse, ma credo che la scrittura di questi appunti, mi aiuti a migliorare la mia
conoscenza della lingua stessa. Spero che qualcuno li possa trovare interessanti e che siano utili anche ai
principianti (spero di non spaventarli).
Qualsiasi suggerimento o correzione è ben accetto e apprezzato. Potete usare i commenti in fondo alla
pagina oppure potete contattarmi.
Risorse utili
The Complete Lojban Language, la “bibbia” del lojban
korpora zei sisku, statistiche sull’uso della lingua nel canale IRC
Fonetica
Pagina proveniente da la sutysisku.
Vocali
Vocali
In Lojban ci sono 6 vocali che si pronunciano come in italiano eccetto l’ultima:
Vocale a e i o u y
La y è la vocale centrale media che si pronuncia facendo vibrare le corde vocali e rilassando i muscoli
della cavità orale. È un suono assente in italiano eccetto per alcuni dialetti come il napoletano o il
piemontese.
.i che significa inizio di una nuova frase (il punto non separa le frasi, ma impone una pausa lunga che
separa le parole nel parlato)
.y che significa “aspetta, sto pensando”, che è in effetti il suono “eeeh…” che facciamo quando
pensiamo. È completamente invisibile alla grammatica, e quindi si può mettere dovunque. Utile nel
parlato o nel discorso diretto.
Una miriade di vocativi, parole brevi formate da poche lettere che esprimono un’attitudine. Alcuni
esempi sono: ui -> felicità, io -> rispetto.
Per riferirsi alla vocale si aggiunge il suffisso “bu”, quindi abu, ebu, ibu, obu, ubu, ybu sono le 6 vocali del
lojban.
Consonanti
In Lojban ci sono solo 19 consonanti che si indicano con questi grafemi: b, c, d, f, g, apostrofo, j, k, l, m, n,
p, r, s, t, v, x, z e punto. Da notare che i simboli di punteggiatura non vengono usati nel modo
convenzionale.
fricativa postalveolare
c /ʃ/ “sc” come in sci
sorda
fricativa postalveolare
j /ʒ/ come in francese “bonjour”
sonora
Per riferirsi alle consonanti si aggiunge il suffisso “y”, con due eccezioni:
l’apostrofo che si chiama y’y perché l’apostrofo non può mai trovarsi all’inizio o alla fine di una parola
e quindi ‘y non è un suono permesso
il punto che si chiama denpa bu (denpa significa pausa). In italiano mettiamo questa consonante
implicitamente di fronte alle parole che iniziano per vocale. La stessa regola vale in Lojban solo che può
essere esplicitato.
Esercitate la pronuncia a partire dall’alfabeto (essendo una lingua fonetica non c’è da fare la faticaccia
che spetta a chi impara ad esempio l’inglese):
abu, by, cy, dy, ebu, fy, gy, y’y, ibu, jy, ky, ly, my, ny, obu, py, ry, sy, ty, ubu, vy, xy, ybu, zy.
In più c’è anche la virgola che indica una pausa breve e viene usata raramente.
Morfologia
In lojban non si usano le lettere maiuscole né all’inizio di una frase, né per i nomi propri. Le lettere
maiuscole servono soltanto a lojbanizzare i nomi o le parole che vengono da altre lingue e hanno il
preciso significato di marcare lo stress (in italiano si usano gli accenti).
La lettera y’y si trova solo tra due vocali e quindi non può trovarsi nemmeno all’inizio o alla fine di una
parola. Il suo scopo principale è quello di separare le vocali che altrimenti formerebbero un dittongo. Ad
esempio ui e u’i si pronunciano differentemente e significano uno felicità, l’altro divertimento (sono due
vocativi).
cmene
Le cmene sono i nomi propri che possono essere assegnati a cose o persone, come nelle altre lingue.
Come al solito lo stress cade sulla penultima sillaba, a meno che altre sillabe non siano capitalizzate. I
nomi provenienti da altre lingue devono essere “lojbanizzati” secondo queste regole:
Devono finire per consonante, se non è così si aggiunge una consonante, di solito una s o una n
Le consonanti sonore non devono essere adiacenti a consonanti sorde ad esempio “ds”. In tal caso si
cambiano le consonanti ad esempio da “ds” a “ts”.
Alcuni esempi:
.djanlucas. = Gianluca
brivla
Le brivla sono parole fondamentali del lojban che equivalgono ai nomi, verbi e aggettivi italiani, ma
hanno precise regole morfologiche:
composti da almeno 2 sillabe
gismu: sono parole di base e sono meno di 2000. Sono lunghe esattamente 5 lettere che seguono uno
di questi due schemi CVCCV o CCVCV dove C è una consonante e V una vocale. Sono state progettate per
essere distinguibili in ambienti rumorosi e ottenute mediante un algoritmo che prende i suoni dalla
media ponderata delle 6 lingue più parlate del mondo.
lujvo: ottenuti combinando più gismu in una sola parola tramite l’algoritmo di LeChevalier, che trova
più candidati detti rafsi e assegna a ciascuno un punteggio. Il rafsi che ha il punteggio più basso “vince” e
gli viene assegnato una nuova definizione nel dizionario. Se, successivamente, si volesse assegnare un
significato diverso alla stessa fusione si usano i rafsi successivi.
fu’ivla: prestiti linguistici per parole molto specifiche o tecniche o gergo di un certo campo. Sono
formate da un rafsi e dalla forma lojbanizzata della parola originaria.
cmavo
Le cmavo sono parole di struttura, come gli articoli, congiunzioni, preposizioni, punti interrogativi e
numeri in italiano.
Anche questi sono facilmente distinguibili:
A questo punto ci servirà anche un po’ di lessico, quindi preparate un dizionario di Lojban. Io consiglio il
dizionario lojban-inglese sutysisku, visto che è veloce e funziona anche offline (sutysisku significa, come
Un altro strumento caldamente consigliato è glosser, un analizzatore di sintassi lojban che visualizza in
scatole colorate la struttura della frase, è molto utile per imparare la sintassi e la grammatica.
“ x1 selbri x2 x3 x4 x5
Un selbri può essere visto come un verbo, ma è più simile ad un predicato come definito nel linguaggio
del primo ordine nella logica matematica. Un predicato può avere un certo numero di argomenti, tale
numero si dice arietà del predicato. In lojban i selbri hanno arietà massima 5, cioè al massimo hanno 5
argomenti (altrimenti ricordarli tutti sarebbe un problema!).
Un sumti è un argomento di un selbri. Nello schema sopra sono indicati con x1, x2, x3, x4 e x5. Come
nella logica del primo ordine, gli argomenti del predicato sono posizionali, cioè assumono un ruolo
diverso all’interno della relazione specificata dal predicato in base alla loro posizione.
La forma standard non è altro che una notazione infissa: 1 + 2 è un esempio di notazione infissa, cioè il
predicato + è infisso, compreso tra i due argomenti.
In lojban, per ragioni di stile, ad esempio in una canzone, è possibile spostare il selbri a destra a propria
discrezione, fino a ottenere una notazione postfissa, come 1 2 +. Quindi una bridi in forma postfissa
assume questa forma:
‘ x1 x2 x3 x4 x5 selbri
‘ x1 x2 selbri x3 x4 x5
Purtroppo non esiste la forma prefissa, cioè + 1 2, a meno di rinunciare al primo sumti. Quindi questo non
va bene:
‘ selbri x1 x2 x3 x4 x5
‘ selbri x2 x3 x4 x5
I sumti in coda o il primo, se non rilevanti nel discorso, possono essere omessi, facendo attenzione a
preservare l’ordine posizionale.
L’ordine con cui specificare i sumti è stato scelto in modo che gli argomenti ritenuti meno importanti
vengano lasciati per ultimi. Inoltre tutti i selbri simili hanno posizioni simili. In questo modo si possono
anche non ricordare proprio tutte le posizioni di un selbri riuscendo comunque a capire.
Da notare che la posizione del sumti è sufficiente a determinarne lo scopo nella relazione e quindi non
sono necessarie tante preposizioni diverse e ambigue come in italiano. Inoltre il fatto che i selbri abbiano
un certo numero di posizioni ci consente di essere esplicitamente vaghi in lojban. Questo significa che
l’interlocutore potrebbe essere facilitato al momento in cui desidera più informazioni. Del tipo “Perché hai
omesso x2? Rimani vago per nascondere qualcosa?”.
Esempi
Con questa prima infarinatura sintattica, possiamo già fare un esempio concreto. Partendo dalla logica del
primo ordine, posso definire un predicato “dare” che ha 3 argomenti: dare(chi da, oggetto, a chi); al quale
posso associare l’interpretazione semantica ovvia: qualcuno da qualcosa a qualcuno. Se scrivo “dare(io,
questo, te)” vuol dire che “io do questo a te”.
Possiamo mappare direttamente questo esempio in Lojban: il selbri dunda ha arietà 3 ed è definito come
“x1 da un oggetto x2 a x3”.
Per comporre le prime frasi semplici di esempio ci servono anche di pronomi, conosciuti in lojban come
pro-sumti. Eccone qualcuno da imparare:
mi (io, noi)
do (tu, voi)
ti (questo, questi)
ta (quello, quelli)
tu (codesto, codesti)
Notiamo che morfologicamente sono cmavo (parole di struttura). Inoltre Lojban non ci costringe a
specificare né la cardinalità (quantità: singolare o plurale) né il genere. Più avanti impareremo nuove
parole che ci permettano di indicare separatamente ciascuno di questi concetti.
dunda: x1 da un oggetto x2 a x3
pendo: x1 è un amico di x2
ed utilizziamoli:
.i indica l’inizio di una nuova frase, quindi può essere omesso davanti alla prima frase di un interlocutore.
Ad esempio se durante un comizio si da la parola a qualcuno non è necessario che inizi con .i.
A questo punto potete provare voi a comporre alcune frasi con i pro-sumti che ho introdotto e altri selbri.
“lo selbri” trasforma un un selbri in un sumti ed assume il significato che avrebbe x1 nella definizione del
selbri. Si ha quindi:
Da notare che lo è completamente neutro, sia per quanto riguarda il numero, sia per il genere. Entrambi i
concetti si esprimono separatamente, come vedremo. È facile vedere che questa regola ci consente di
usare qualsiasi verbo come se fosse un nome ed attribuirgli un significato ben preciso (in base al
contesto)!
A questo punto verrebbe voglia di usare questi nuovi sumti che abbiamo ottenuto, semplicemente
sostituendoli al posto delle x1, x2, x3, x4 e x5. In effetti è proprio così che si utilizzano, ma con un
particolare: a causa di una caratteristica grammaticale, chiamata tanru, che presenterò più avanti, è
necessario marcare esplicitamente il selbri della bridi per evitare ambiguità.
ku, che termina lo, ogni selbri che si trova tra lo e ku viene composto (tanru)
pinxe: x1 beve la bevanda o il liquido x2 dalla fonte x3, quindi lo pinxe è colui che beve
lo mlatu ku pinxe lo ladru l’omissione di ku alla fine non cambia nulla, ma…
lo mlatu pinxe lo ladru non è una bridi lojban! Il motivo è che non ci sono selbri, ma solo due sumti: lo
mlatu pinxe e lo ladru, che significano rispettivamente un bevitore che è un gatto (o qualcosa del genere)
e latte. Ripeto che vedremo questo aspetto più avanti (l’importante è usare cu o ku).
lo mlatu cu pinxe lo ladru, dove cu indica che pinxe è il selbri della bridi.
Nuovi selbri:
Nuovi esempi:
.i mi klama lo zdani ti zo’e lo karce -> Io vado a casa da questo posto passando da qualsiasi strada in
automobile
.i lo logji cu jicmu la .lojban. -> La logica sta alla base del lojban
la vulkan cu te javni lo ka ri jimte lo logji -> *I vulkaniani devono limitarsi alla logica *
la viene usato davanti ai nomi propri: la .bob. -> la persona chiamata bob.
le è una versione meno generica di lo che indica una istanza specifica. Comunque l’uso di le è molto
raro, perché a seguito di una riforma (lojban si evolve!) chiamata xorlo, lo si adatta meglio a qualsiasi
situazione quindi le è quasi caduto in disuso.
Esempi:
Consiglio di usare glosser per visualizzare graficamente la struttura sintattica delle frasi che seguono.
Esempi:
| fa mi | dunda | fe ti | fi do |
| x1 | selbri | x2 | x3 |
| | | | |
| fe ti | dunda | fa mi | fi do |
| x2 | selbri | x1 | x3 |
| mi | klama | fu lo karce |
| x1 | selbri | x5 |
fe ti dunda fa mi fi do -> questo oggetto lo do io a te (esistono modi più efficienti per dirlo, vedi il
prossimo paragrafo)
mi klama fu lo karce -> io vado con l’automobile (utile per saltare le posizioni che non ci interessa
specificare!)
Come si vede dall’ultimo esempio, una volta specificata una posizione si prosegue sequenzialmente.
Esempi:
Utili per spostare per primo l’oggetto più importante della frase o per i tanru.
Nota bene: ora che iniziamo ad abituarci a questa grammatica strana fatta di bridi, selbri e sumti, vi
mostro l’eleganza di tutto ciò:
selbri è in realtà una parola composta, cioè se bridi. In lojban è facile inventarsi nuove parole
mediante l’algoritmo di LeChevalier. Quindi il significato di selbri è quello di se bridi: x1 è una relazione
data dal predicato x2 tra gli argomenti x3.
terbri -> te bridi -> x1 è un insieme di argomenti (sumti) tra i quali intercorre la relazione x2 data dal
predicato x3. La differenza tra terbri e sumti e la stessa che c’è tra un insieme e un elemento dello stesso
insieme.
I numeri
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
no pa re ci vo mu xa ze bi so
I numeri si compongono con estrema regolarità: pa no = 10, pa no no = 100, xa mu bi so = 6589. Da notare
che, grazie alle regole morfologiche del lojban, è possibile anche togliere gli spazi tra i numeri, quindi
pano = 10, vore = 42, pasobize = 1987.
Per numeri più grandi o più piccoli ci sono parole basate sui prefissi del Sistema Internazionale, come
kilto = kilo = 1000, quindi re kilto = 2000.
lo non indica la cardinalità quindi può essere plurale o singolare. Per il singolare si usa semplicemente pa
(1) al posto di lo. Se sono 2 si usa re, se sono 3 ci e così via.
Si può anche indicare il plurale senza specificare la quantità precisa usando parole che si basano sulla
soggettività dell’osservazione:
ro tutti
so’i molti
so’o alcuni
so’u pochi
pa uno
no zero, nessuno
su’e al massimo…
su’o almeno…
du’e troppi
10 11 12 13 14 15
Quindi abbiamo vai vai = FF, dau no = A0 e così via. Quindi 10 può essere espresso direttamente anche con
dau oltre che pa no.
Esempi:
Possessivi
In lojban è sufficiente aggiungere mi o do tra lo e il selbri per indicare un possessivo generico:
Bridi aggiornata:
‘ x1 [selbri selbri …] x2 x3 x4 x5
Esempi:
ta melbi zdani -> quella è una casa bella, melbi: x1 è bello o piacevole per x2 sotto l’aspetto x3 secondo
lo standard estetico x4
pa sutra bajra mlatu cu pinxe lo ladru -> un gatto che corre velocemente beve il latte
pa bajra sutra mlatu cu pinxe lo ladru -> un gatto veloce che corre beve il latte
I tanru spesso hanno un significato molto ampio e vago. Talvolta un tanru viene condensato in un lujvo,
una parola che ha un solo significato che può essere usato come selbri o per formare nuovi tanru a sua
volta. I lujvo vengono coniati per mezzo di regole morfologiche. Il significato del nuovo lujvo viene
assegnato univocamente da chi per primo forma quella parola e viene inserito nel dizionario. Tuttavia, il
dizionario rimane soggetto a cambiamento.
Visitando jvozba, potrete formare i vostri lujvo o decomporli (ma questo lo fa meglio la sutysisku).
samselkei composto da skami se kelci, dove skami: x1 è un computer con scopo x2, kelci: x1 gioca con il
giocattolo x2, quindi hanno assegnato a samselkei il significato non ambiguo: x1 è un videogioco/gioco
per computer
sutysisku: sutra sisku, dove sutra: x1 è veloce a fare x2 e sisku: x1 cerca x2 all’interno dell’insieme x3,
quindi “ricerca veloce”
Frasi relative
Possiamo complicare un po’ le frasi aggiungendo poi se vogliamo inserire una seconda mini-bridi che ci
aiuta ad identificare di chi stiamo parlando, oppure noi se vogliamo aggiungere informazioni che però non
ci consentono di identificare di chi parliamo. poi e noi si collegano al sumti che li precede e ci consentono
di aggiungere una bridi a seguire.
pa mlatu (poi blabi) cu pinxe lo ladru -> il gatto che è bianco beve il latte, magari tra un gruppo di gatti
neri ce n’è uno bianco e quindi lo identifichiamo
pa mlatu (noi blabi) cu pinxe lo ladru -> il gatto bianco beve il latte, magari è un gruppo di gatti bianchi
e quindi ne escludiamo solo qualcuno
Ci sono anche pe e ne che si differenziano come poi e noi, ma ci consentono di aggiungere soltanto un
sumti invece che una bridi:
mi djuno lo vajni pe do -> io so una cosa importante su di te, lo vajni è qualcosa di importante, con pe
aggiungo che riguarda te
Quando si formano i sumti con lo, è possibile specificare anche x2 con be. Molti selbri hanno questa
forma: “x1 è qualcosa di x2”, ad esempio zdani: x1 è una casa di x2, quindi lo zdani be mi -> la casa mia.
le ranmi be la .zeldas. -> la leggenda di Zelda, ranmi: x1 è un mito o leggenda o storia culturalmente
significativa che riguarda x2 nella mitologia x3 nella cultura x4.
la kalte be la nunzi’e -> a caccia della libertà, nome che vorrei dare a Freedom Hunter, dove kalte: x1
caccia x2 per lo scopo x3
lo ranmi be fo lo xelso -> i miti nella cultura greca, che è più specifico di lo xelso ranmi -> i miti greci.
Possiamo anche inserire un commento che riguarda la nostra attitudine verso ciò che stiamo dicendo
utilizzando sei.
Esempio: do jinga sei mi gleki -> hai vinto! (sono contento di ciò)
Connettivi logici
Nella grammatica ufficiale esposta nel CLL i connettivi sono complicatissimi. Le ragioni sono storiche e
hanno radici tecniche. Molto tempo fa lojban veniva parsata da un parser LALR, che non è in grado di
risolvere le ambiguità controllando più di un token in avanti. Questo ha portato alla necessità di sfornare
un connettivo per ogni situazione. Successivamente hanno cambiato il parser con uno più moderno e
adatto alle esigenze della lingua, ovvero un parser PEG che ha tolto la limitazione garantendo l’assenza di
ambiguità.
I connettivi sono soltanto 5: ja, je, ji, jo, ju. Prendendo in considerazione una classica tabella della verità
con 2 input e 4 output,, usiamo il formato compatto TTTF per indicare la tabella di verità dell’OR, cioè
indichiamo solo l’output assumendo come input TT, TF, FT, FF.
Per ottenere le altre tabelle possiamo negare la parte sinistra o destra. na nega la parte sinistra:
na je, FFTF
na jo, FTTF, se sono diversi
ja nai, TTFT
je nai, FTFF
jo nai, FTTF
ju nai, TTFF
Passiamo subito agli esempi passando per gradi (le parentesi servono solo per evidenziare le bridi che
diventano selbri):
Oltre a su’u esistono altri astrattori più specifici (nu, ka, ni, si’o):
Domande si/no
Inserendo xu dovunque in una bridi, si richiedere all’interlocutore di valutare la verità della bridi. In
pratica è una domanda alla quale ci aspettiamo una risposta affermativa, cioè je’u, o una risposta
negativa, cioè je’u nai. xu e je’u sono interiezioni, cioè parole che modificano il costrutto che la precede.
Se viene messo all’inizio modifica tutta la bridi, altrimenti si evidenzia il sumti o il selbri che lo precede.
je’u sta per vero, affermativo, nai nega l’interiezione precedente.
Esempi:
affermativa: je’u oppure nelci oppure je’u mi nelci lo jbobau -> si / mi piace / si, mi piace il lojban
negativa: je’u nai oppure je’u nai mi nelci lo jbobau -> no / no, non è vero che mi piace il lojban
Domande “sumti”
È possibile richiedere all’interlocutore di “riempire i puntini” con il sumti giusto tramite ma.
Esempi:
do xabju ma noi gugde -> In quale nazione abiti? (Frase relativa: Vivi in quale posto che è una nazione?)
Domande “selbri”
Si può richiedere all’interlocutore di “riempire i puntini” con un selbri tramite mo, che va trattato come se
fosse un selbri.
Esempi:
Domande quantitative
Si può richiedere una quantità tramite xo, che va trattato come un numero.
Esempi:
Domande connettive
Per richiedere di fare una scelta si può usare ji. Quale connettivo si può sostituire a ji per rendere vera la
frase?
je -> entrambi
na je -> il secondo
Imperativo
L’imperativo generico in lojban si rende usando ko al posto di do.
Esempi:
ko bajra -> Corri! nelci ko -> Fa si che tu piaccia a qualcuno! ko kurji ko -> Prenditi cura di te
Se si vuole essere più specifici, cioè se si vuole specificare la propria attitudine, si usa do seguito da un
vocativo.
ui: felicità, mi citka lo plise ui -> mangio la mela e sono felice riguardo la mela
ie: accordo, ie tu mlatu -> si, sono daccordo che quello è un gatto
a’o: speranza, a’o do clira klama -> spero che tu venga presto
.ie: approvazione, .ie do cilre lo jbobau -> bravo, hai finalmente imparato il lojban!
E molte altre ancora! Dovrebbero essere 35 in totale ed in più si possono combinare! Inoltre ci sono i
modificatori:
Inoltre se ci si dimentica di mettere l’interiezione all’inizio della frase, si può iniziare una nuova frase con
.i bo e mettere l’interiezione.
21 Aprile 2017: aggiunte sezioni sulle domande e imperativo. Aggiunta la spiegazione dell’eleganza di
bridi e selbri. Aggiunto come riferirsi alle lettere. Aggiunto riferimento all’algoritmo di LeChevalier.
la .lojban.
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