Corriere della Sera Domenica 20 Luglio 2008

Politica 11
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L’opposizione La Bindi chiude: non è il momento per un confronto

Dialogo con la Lega, dubbi nel Pd

«Una scelta ingenua e sbagliata»
Ma la Finocchiaro plaude alla proposta federalista di Calderoli
ROMA — «Ma qualcuno pen-
sa che sia davvero possibile dia-
logare con la Lega?». Rosy Bin-
di risponde stupita alla doman-
da se sia il caso di spingersi
troppo nel confronto con il Car-
roccio sul federalismo. Nel ten-
tativo, magari, di mettere il par-
tito di Umberto Bossi contro
quello di Silvio Berlusconi, che
vuole sullo stesso piano la rifor-
ma della giustizia.
La minaccia-appello in real-
tà l’aveva fatta il giorno prima
Walter Veltroni: «Se date retta
al premier niente collaborazio-
ne». Sul tema che sta più a cuo-
re al ministro per le Riforme.
Che è, appunto, il federalismo.
Ma ieri Europa, quotidiano del-
l’ex Margherita, ha messo in
guardia dagli eccessi di credito
Cautela Il segretario del Pd, Walter Veltroni, all’assemblea del partito il 20 giugno (Borgia/Ap) del Pd nei confronti della Lega:
«Per quanta paura possa avere
Bossi di portare a casa un fede-
Vincino ralismo monco a causa dell'op-
posizione del centrosinistra,
nessuno schioderà mai la Lega
dal suo legame d'acciaio con
Berlusconi». Quindi, se è vero
che il Partito democratico non
deve dimenticare «il dialogo
con gli italiani del Nord» è al-
trettanto vero che «non può fa-
vorire il successo delle avventu-
re leghiste a Roma».
E la Bindi, quindi, non solo è
d’accordo, ma rincara la dose:
Il congresso Rissa sfiorata al Sole che ride. Insulti all’ex ministro Pecoraro Scanio (che arriva solo a fine lavori)
«Non mi pare che al momento
ci siano le condizioni di un con-
fronto, non solo con la Lega
ma con tutti gli altri partiti del-
la maggioranza. Perché non ci
sono possibilità né di merito,
né tattiche. Basta pensare alla
loro proposta sulla legge eletto-
rale per l’Europa, con il 5 per
cento di sbarramento e senza
le preferenze. E basta vedere i
disastri che porterà la Finanzia-
ria. Il problema oggi è un altro:
è fare opposizione in modo se-
rio».
Su «Europa»
L’editoriale di Europa di ieri,
intitolato «Non aiutiamo troppo
la Lega», pone l’accento anche
sul ruolo del federalismo
nell’agenda politica del Pd:
«S’è fatta tanta mitologia
attorno al concetto», sostiene il
quotidiano d’area Margherita
La «tentazione» è comun-
que forte, se anche il capogrup-
po al Senato Anna Finocchiaro,
dopo aver letto la proposta di
riforma federalista avanzata
dal leghista Calderoli, applau-
de: «Si tratta di parole chiare,
di chi non accetta ricatti o
scambi e non considera priori-
taria la riforma della giustizia».
Ma è proprio il rischio di
«scambi» a far insorgere il pro-
diano Franco Monaco: «È vero
che le regole costituzionali si
scrivono insieme, quindi an-
che con la Lega. Ma la materia
è così alta da suggerire di non
indulgere al tatticismo. Mi rifiu-
to di pensare che il Pd possa ce-
dere alla tentazione di utilizza-
re strumentalmente la materia
solo per aprire contraddizioni
nella maggioranza».
Si spinge ancora più in là
Marco Follini, quando sente
che il leader del Carroccio con-
corda con l’idea di procedere
subito anche alla riforma della
giustizia: «Le dichiarazioni di
Bossi dovrebbero apparire ov-
vie anche a quanti tra di noi gli
hanno fatto in questi giorni un
po' troppo la corte: giocarlo
contro Berlusconi mi è sempre
apparsa una trovata per metà
troppo ingenua e per metà
troppo spregiudicata».
Roberto Zuccolini
Morando (Pd)
«In quella bozza
molta farina
del nostro sacco»
ROMA — Contento? Di più: «Non dico
un’assurdità se affermo che in quella
proposta c’è molto delle nostre idee...». Di
quelle del Pd. Ne è convinto il coordinatore
del governo ombra, Enrico Morando, di
fronte alla bozza di «federalismo
bipartisan», opera del leghista Calderoli e
anticipata ieri dal Corriere.
Quali sono le novità rispetto alle altre
proposte del centrodestra?
«Prima di tutto il fatto che finalmente si
passa dalla propaganda alla politica vera,
che è l’arte del possibile».
Entrando nel merito della bozza
Calderoli?
«Invece di partire dalle risorse, come fa la
proposta di legge della Lombardia, fissando
per la Regione l’80 per cento dell’Iva e il 15
per cento dell’Irpef statale, qui si fa un
ragionamento che parte dai bisogni reali.
Mi sembra un approccio corretto».
Bisogni reali?
«Certo, pur rispettando chi ha confezionato
il modello lombardo, trovo più lineare che
all’inizio si prendano in considerazione le
funzioni base del federalismo. Poi occorre
stabilire i livelli essenziali delle prestazioni,
decifrare i fabbisogni,
indicare i costi standard
e solo alla fine
individuare le risorse.

Verdi, assise tra urla e accuse. Francescato leader

DAL NOSTRO INVIATO
CHIANCIANO TERME (Sie-
na) — «Venduti». «Tangenta-
ri». «Camorristi». Qualcuno fa
addirittura il gesto di lanciare
una manciata di monetine con-
tro il palco. Scene da Hotel
Raphael. E' invece solo uno
dei tanti momenti caldi del pri-
mo congresso dei Verdi dopo
la batosta elettorale. Rissa sfio-
rata. Comincia così il nuovo
corso del Sole che beffarda-
mente se la ride sulle bandiere
di partito, mentre i delegati li-
tigano scambiandosi accuse e
offese.
La resa dei conti è scattata
nella seconda giornata dell'as-
semblea a Chianciano (Siena),
riunita per eleggere il succes-
sore di Alfonso Pecoraro Sca-
nio. Il leader uscente, contesta-
tissimo, anche ieri ha diserta-
to i lavori. «Gli hanno chiesto
di non parlare», dicono dallo
staff, «più tardi arriva». L'ex
ministro, a distanza, ha co-
munque spinto una sua candi-
data: Grazia Francescato. Era
stata l'ultimo presidente pri-
ma di Pecoraro Scanio. Una
staffetta a due. E lei ha ricam-
biato: «Non siamo a piazzale
Loreto, ingiusto addossare tut-
te le colpe ad Alfonso». Alla fi-
ne è stata eletta.
Poco dopo mezzogiorno, lo
scontro. Angelo Bonelli, ex ca-
pogruppo alla Camera, dal pal-
co illustra la mozione di mag-
gioranza. «Basta con i veti ide-
ologici. Serve la concretezza
del quotidiano», urla al micro-
fono, proprio mentre in sala
vengono raccolte le firme con-
tro l'estrazione del petrolio in
Basilicata. Il caos scoppia
quando Angelo Bonelli dice:
«Non dobbiamo più vedere
scempi come quello nel parco
della Sila». Il riferimento è agli
impianti eolici voluti dai Verdi
della Calabria. La vicenda è fi-
nita al centro di un'inchiesta Lei si commuove. Lacrime e ab-
del pm Luigi De Magistris. Me- braccio. Il dibattito va avanti.
tà della sala insorge. Tutti in «Mai con questo Pd — dice Fa-
piedi a urlare. «Vai a casa». bio Roggiolani, dalla Toscana
«Ladri». «Corrotti». —. Ma bisogna cambiare i no-
Torna la calma. Bonelli si stri vertici». Prende la parola
spende per la Francescato: Maurizio Pieroni, ex senatore:
«Non ha mai voluto poltrone». «E il rinnovamento? Otto anni
Il buffet «rosso»
Niente lambrusco, protestano i delegati del Pdci. Diliberto: tanto fa schifo
DAL NOSTRO INVIATO
SALSOMAGGIORE (Parma) — A
Salsomaggiore non si parla che di unità,
ma i comunisti trovano il modo di
dividersi sul rosso più amato da
Peppone: il Lambrusco. Con i delegati
del Pdci che protestano per la sua
assenza al buffet a prezzo fisso, la coda
Congresso
al bar per acquistarlo, l’ordine del
Oliviero
partito di non venderlo — forse per
Diliberto,
mantenere la sobrietà del dibattito
leader
pomeridiano —, Oliviero Diliberto che
dei Comunisti
approva l’assenza «perché tanto fa
italiani
schifo» e il segretario della federazione
fa siamo partiti da Grazia. E og-
gi ripartiamo da lei? Autovestir-
si di rappresentanza non fun-
ziona. Il consenso deve arriva-
re dai cittadini. E questo verti-
ce non ha avuto consenso».
Tocca dunque a Mario Pave-
se, di Mantova: «Il partito esi-
di Reggio Emilia Donato Vena che
sbotta indignato: «Mangiare il
Parmigiano-Reggiano senza Lambrusco
è un sacrilegio! Domani
l’organizzazione del congresso dovrà
rimediare, sennò lo offriremo noi:
anche a Diliberto, perché possa
ricredersi». E stemperare la delusione
degli appassionati di quel vino pastoso,
scuro, popolare, che nelle osterie del
«mondo piccolo» servono in ciotole di
porcellana ad accompagnare
memorabili taglieri di affettati e
formaggio. Diceva un delegato ieri:
«Andiamo: il rosso, quel rosso, non può
Da sinistra ste solo quando bisogna rinno-
Grazia vare la tessera, è diventato so-
Francescato, lo un centro di potere». E via
Pecoraro con altri interventi dello stesso
Scanio con tono. Loredana De Petris poco
Fabio dopo le 18 interrompe il dibat-
Roggiolani e tito per dare la parola ai tre can-
Marco Boato didati-portavoce: Francescato;
Marco Boato, ex parlamentare;
e Fabio Roggiolani, l'outsider.
Grazia Francescato nel suo
intervento accenna alla squa-
dra che vorrebbe nell'ufficio
politico: Bonelli, l'ex sottose-
gretario Paolo Cento... Non
può continuare. Urla e fischi.
«E' questo il nuovo? Vergo-
gna», grida un delegato della
Sardegna. Alla conta l'ex presi-
dente del Wwf esce vincitrice
(300 su 507 voti). I Verdi ripar-
tono dunque dalla donna am-
bientalista che in un libro ha
raccontato di aver incontrato
l'arcangelo Michele. Il vero mi-
racolo sembra però un altro: al-
la proclamazione si materializ-
za l'ex ministro Pecoraro Sca-
nio, atteso da due giorni. «Ma-
fioso, mafioso» è il grido che
lo accoglie.
Paolo Foschi
mancare alla tavola dei comunisti...». E
magari oggi servirà a innaffiare proprio
la rielezione di Diliberto, che ha dalla
sua l’88 per cento dei delegati. Ieri, l’ex
ministro Katia Bellillo, leader della
mozione alternativa, ha criticato
l’appello del segretario al Prc per la
«riunificazione dei comunisti»:
«Usciamo dalla sindrome dell’identità
comunista per dare al nostro Paese una
forza di sinistra in grado di incidere».
Ma Diliberto va avanti: «Spiace ci sia
qualcuno che a vent’anni di distanza
vuole rifare la Bolognina...».
G.G.V.
Non si può partire da
ciò che il gettito dello
Stato determina e poi
risalire ai bisogni. È
troppo rischioso».
Quali rischi si corrono?
«Quelli di aumentare la
spesa pubblica o
l’imposizione fiscale.
Enrico Morando Due effetti da evitare nel
modo più assoluto. Del
resto se penso ad una riforma a partire da
ciò che le regioni devono tenere e non da
ciò che si deve fare per far funzionare il
sistema, mi ritrovo inevitabilmente con
uno Stato centrale che fa il bello e il cattivo
tempo».
La bozza di Calderoli non sembra distante
da quella promossa dalla Conferenza
delle Regioni all’inizio del 2007, con due
diessini, Vasco Errani e Sergio
Chiamparino, a fare da sponsor.
«In effetti, occorre riconoscere che nella
proposta di Calderoli c’è molto della farina
del nostro sacco. Ed è significativo che si
parta da quelle idee».
Anche il governo Prodi approvò, in
consiglio dei ministri, un testo sul
federalismo fiscale.
«È vero. Non facemmo in tempo a
trasformarlo in legge, ma ciò smentisce il
ritornello di chi ripete che su questa
materia rincorriamo il centrodestra. Perché
loro, che hanno governato dal 2001 al 2006,
non sono riusciti ad attuare l’articolo 119
della Costituzione, quello che parla
appunto di federalismo fiscale?»
E lei ripresenterebbe quel testo del
governo Prodi?
«Non esattamente. Non ne condivido tutte
le parti, perché alcuni passaggi furono
dettati da alcune componenti dell’Unione
che avevano un’impronta troppo
centralista».
Che farà allora il Pd, appoggerà la bozza
Calderoli?
«Noi salutiamo con soddisfazione
soprattutto la disponibilità a uscire
dall’impasse dimostrata da quella proposta.
E ci confronteremo con essa. Ma
prenderemo anche noi l’iniziativa: c’è già
un gruppo di lavoro istituito per presentare
a settembre un disegno di legge del Pd su
tutta la materia. E comunque speriamo che
il dialogo possibile con il centrodestra sul
federalismo non debba sottostare alla
subordinazione di un’altra riforma: quella
della giustizia».
R. Zuc.