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Scheda per l’analisi e la valutazione

del testo di Eugenio Ceria


DON BOSCO CON DIO

Al termine della lettura del testo prova a compilare questa


scheda riportando i dati che ti sono richiesti. Questo lavoro
di schedatura e di analisi faciliterà la comprensione e
l’assimilazione del contenuto.

Il testo è suddiviso in tre parti che dividono l’esperienza di


vita umana e spirituale di don Bosco. Per ogni parte prova a
descrivere e sintetizzare utilizzando le indicazioni segnalate.

Valutazione generale dell’opera.


Don Bosco era davvero un uomo di Dio? Ceria parte da
questa domanda per produrre un lavoro innovativo e
singolare. Leggere l’anima di don Bosco è impresa quanto
mai difficile e insidiosa, ma ci riesce bene. Non propone
chissà quali episodi nuovi, ma legge i “soliti” con un’insolita
precisione. Fa quasi una lettura teologica di certe espressioni,
difende la causa di don Bosco contro chi lo definiva un
uomo meramente attivo, e narra di una santità nuova.
Accomunandolo ai grandi fondatori, ne ritrae la misticità,
sottolineando che non è inoperosità; e ne parla come un
figlio parla del padre: alcune volte, esplicitamente, parla di
incontri con lui, il che rende l’opera non un mattone
teologico, o un testo didattico, ma una testimonianza vera
ed attuale. L’italiano scorre un po’ difficile e fuori dai tempi
(le Memorie Biografiche sono più facili), ma il risultato è
un’opera che si fa leggere e che è d’obbligo a chi vuole
conoscere don Bosco da due punti di vista: da dentro, con
uno zoom sulla sua interiorità, che difficilmente si trova
altrove; dall’alto, vedendo cioè alcuni tratti di cui si fa fatica
ancora oggi a parlare, quali la sua misticità (nel vero senso
della parola! Si parla di visioni e di estasi) e i suoi doni
soprannaturali.
PRIMA PARTE
L’aurora che sorge

1. Contesto spirituale generale, legato ai tempi e ai luoghi

Nella prima parte si parla di don Bosco bambino, pre e poi


adolescente, e infine maturo studente del seminario di
Chieri. Il contesto spirituale è quello dell’alba di un grande
santo che già dai primi anni di età presenta alcuni “lampi
rivelatori”, che il Ceria descrive come innati, i quali fanno
vedere già la luce che farà rifulgere in seguito. È l’intima
unione con Dio che già s’intravede, le (forse precoci?)
pratiche di pietà che la mamma gli andava insegnando, ma
che lui viveva già con grande devozione.
Il passaggio fondamentale che ritrae l’autore è quello dalla
tranquilla borgata dei Becchi alla città di Chieri, che sembra
anche un passaggio spirituale, che mette alla prova lo spirito
di Giovannino, e che però non lo sconquassa (ecco un’altra
prova della sua santità: il fatto che è indipendente
dall’ambiente). Ceria conclude questa parte culminando nel
Giovanni Bosco studente di seminario, che già dimostra
parecchi segni del suo spirito ecclesiastico.

2. Aspetto centrale della vita con Dio.

Sembra l’unione con Dio mediante la pietà e l’azione. La


pietà sempre presente, da bambino a chierico, nello spirito
preposto all’orazione e all’intimità col Creatore; l’azione che
a molti pare rumorosa, ma che è solo il segno esteriore
dell’intima unione (ecco lo spirito animatore del terzo
capitolo, parlando di Giovanni saltimbanco).

3. Elementi caratteristici per un cammino con Dio.

Don Bosco ha un’innata predisposizione alla preghiera,


alimentata dall’affetto e la premura materna. Giovannino
parte da qui, ma poi passa all’azione, nel servizio, nelle
mortificazioni che già da piccolo si infliggeva; il cammino
dunque si deve fare concreto, ma poi passare attraverso la
prova: vedi la morte di don Calosso, le provocazioni di
alcuni “colleghi”, come nell’episodio dell’Angelus nei campi,
e poi il passaggio fondamentale a Chieri. Ed è qui
fondamentale la perseveranza: egli continua imperterrito nel
bene anche in un paese straniero, si accosta ai compagni
buoni e si scosta da quelli cattivi, sceglie un confessore
stabile; col risultato che anche questo diviene servizio: infatti,
più fa il bene e più attira al bene certi scapestrati. Ed ecco
quindi la società dell’Allegria e le preziose amicizie, una su
tutte quella col Comollo. Dunque sembra essere questo il
cammino: prova, scelta del bene, perseveranza (e qui la
preghiera, le amicizie spirituali, l’apostolato, …). E diventa
un circolo virtuoso. Il tutto aiuta nelle grandi scelte,
ovviamente: pensiamo al suddiaconato, dove la sua
delicatezza di coscienza sembra fargli frenare il passo
importante, ma dove il confronto con la guida ha il suo
posto fondamentale.

4. Personaggi significativi che influenzano don Bosco.

• Mamma Margherita, sua prima guida, che dà a


Giovannino l’imprinting della santità, che coltiva il
suo germoglio fin da subito, non senza sofferenze;
• Don Calosso, sua prima guida spirituale, che dà a lui
conforto e accoglienza, e anche qui non senza la
sofferenza della dipartita;
• Luigi Comollo, suo amico spirituale, suo esempio di
temperanza e carità, modello di perfezione cristiana.
Fondamentale nel discernimento.
• Don Cafasso, sua guida in seminario, àncora stabile
nei passi decisivi.

5. Una espressione o una pagina più significativa.

Non mai dunque Marta senza Maria nella vita di don Bosco.
Sarà ora Marta orante, ora Maria operante. (cfr pag. 71)
SECONDA PARTE
Il sole a mezzogiorno

1. Contesto spirituale generale, legato ai tempi ai luoghi.

È questo il centro spirituale e temporale/cronologico (perché


è il centro della vita) di don Bosco. È qui il peregrinare da un
luogo all’altro con i suoi ragazzi, qui il definirsi del suo
Spirito poliedrico, che passa sempre attraverso ogni prova. È
sempre questo il cammino che propone il Ceria: prova,
scelta, perseveranza. Ma perché mai dà a 6 capitoli su 12 il
nome di un’occupazione? Perché è sempre questa
concretezza al centro: Don Bosco fa (e chi direbbe mai il
contrario?), ma mentre fa, è. Questa unione completa tra il
fare e l’essere, tra la terra e il cielo, il sine intermissione
orate: questa la chiave di tutto.

2. Aspetto centrale della vita con Dio.

La preghiera continua che crea roccia salda nel pellegrinaggio


verso Valdocco: impensierito, ma non abbattuto, afflitto ma
irremovibile (p. 82). Questo dialogo senza interruzione lo
porta a grandi traguardi (pensiamo alle fondazioni), ma
anche a piccole grandi luci che brillavano nel quotidiano: ila
gioia dal pulpito, da dove traspariva la sua purità (prova
inconfondibile della sua capacità di amare), e la risposta
giusta, ai colloqui che prendono vita in qualsivoglia
occupazione: “sembrava interrompesse i suoi colloqui con
Dio per dare udienza e che da Dio gli fossero ispirati i
pensieri e gl’incoraggiamenti che regalava” (p. 113). Persino
nelle grandi prove, come nel suo Getsemani quando l’ultima
volta nel prato Filippi esclamò: “Signore, sia fatta la vostra
volontà; ma non permettete che a questi poveri figliuoli
manchi un rifugio”; persino in queste prove l’unione con Dio
rimane ben salda, ed è anzi il segreto per vincere.

3. Elementi caratteristici per un cammino con Dio.


L’itinerario sembra sempre quello della perseveranza, anche
se sembra esserci un accenno più forte alle prove: sono
eloquenti i capitoli sulle tribolazioni e i contrattempi. Sembra
qui esserci l’eco del niente ti turbi, che è sempre un
riferimento a quella Marta che si turba per troppe cose (Lc
10, 41-42). È questo il rischio degli uomini di azione; ma il
segreto di don Bosco rimane quello di Maria orante, che ha
scelto la parte migliore.
Ma occorre sottolineare come l’azione, appunto, sia
fondamentale nella vita concreta che don Bosco ha con Dio.
È dal suo cuore pieno di fede che nasce l’iniziativa, lo zelo e
dunque l’azione. Sembra questa una dinamica unica: da Dio
viene la fede, e sgorga l’azione. Tutto è legato a Dio, tutto
viene da Lui e torna a Lui continuamente. La fede nel cuore
di don Bosco è fiducia assoluta che tutto ciò che egli faceva
era per Lui, e dunque Lui avrebbe pensato a trovare mezzi e
a far superare eventuali difficoltà. E quindi ecco il niente ti
turbi, fondamentale; e la sua letizia, l’allegria che aveva
questa origine soprannaturale, e che traspariva dal suo volto.
Dunque qui siamo forse ad un piano diverso rispetto al
cammino che delineavamo nella prima parte: qui ci si
comincia ad accorgere della complementarietà della
contemplazione con l’azione, la grazia di unità fondamentale
per comprendere don Bosco. Non mai Marta senza Maria,
come scrivevamo prima.

4. Personaggi significativi che influenzano don Bosco.

• Sempre Mamma Margherita, come prima educatrice,


origine della sua fede.
• Pio IX, che intuisce la statura di don Bosco, sente la
chiamata di Dio, lo esorta a scrivere le memorie.
• Sempre il Cafasso, dietro le quinte, che segue
prudentemente l’uomo di Dio, e arriva a difenderlo:
“Per me don Bosco è un mistero! Sono certo però
che Dio solo è lo scopo di tutte le sue azioni” (cfr
pag. 105).
5. Una espressione o una pagina più significativa.

Due pericoli minacciano seriamente gli uomini di azione:


sono quelli indicati da Gesù nel sollicita es e nel turbaris che
Egli rimproverò a Marta, cioè preoccupazione di pensieri e
inquietudine di sentimenti. Per non incapparvi, ci vuole
l’unum necessarium prescelto da Maria, cioè non perdere di
vista l’unione con Dio. (pag. 145)
TERZA PARTE
Al termine del giorno

1. Contesto spirituale generale, legato ai tempi ai luoghi.

Il contesto spirituale di questa ultima parte è da un lato il


tramonto splendente di don Bosco, che raccoglie i primi
frutti di una semina fatta di prove e perseveranza negli anni
centrali della sua vita, e da un altro uno zoom dall’alto,
partendo da domande scomode (e forse a tratti ingenue, ma
lecite) come: se don Bosco era un santo, che cos’ha in
comune ai santi che hanno le estasi, le visioni, ecc.? Forse
guardando don Bosco da fuori, come quasi fosse un
manager, non ci si accorge e non si bada neanche a questo
aspetto della sua santità; che però c’è ed è concreto, ed è un
qualcosa a cui bisogna badare!

2. Aspetto centrale della vita con Dio.

L’unione con Dio in questo periodo è talmente forte che i


doni del Creatore sembrano moltiplicarsi su don Bosco. A
questo ci si arriva anche solo ascoltando testimoni che
l’hanno visto negli ultimi anni della sua vita, e quindi si
evince da qualsiasi biografia. Il Ceria parte da questi episodi,
e descrive cose anche straordinarie, che sono proprio frutto
della perseveranza e del continuo dialogo. L’unione e il
dialogo continuo con Dio mette in discussione e spinge
all’azione, esorta alla conversione, alimenta lo zelo, offre
soluzioni, dà consigli; e in ultimo, dà doni straordinari; ed
ecco la lettura dei peccati, che nell’oratorio passava con
l’espressione leggere in fronte; il dono che forse si può
esprimere con la parola ubiquità, ma che Ceria dice
semplicemente come vedere le cose da lontano, e che don
Bosco definiva simpaticamente filo telegrafico (oggi
diremmo telematico). Come non citare poi i sogni, o visioni
in alcuni casi1, e potremmo andare avanti.

1
e questo è un problema tutto attuale, perché ancora oggi ci
si chiede se le tre fermate fossero sogno o visione!
3. Elementi caratteristici per un cammino con Dio.

Dobbiamo riprendere la dinamica accennata prima, che è


quella della contemplazione e dell’azione. Qui la
contemplazione sembra essere in accento, ma i racconti e le
testimonianze di don Bosco che rifulge, di don Bosco che ha
il dono del consiglio ecc. è sempre nel contesto dell’azione!
Non si parla dunque di contemplazione staccata, di momenti
puramente sul monte, per così dire. Sembra dirci Ceria che il
mistico è un uomo di azione, e che tale è don Bosco: lui
sembra essere la prova di questo, ma in verità altri santi, e
specialmente i fondatori, hanno questa caratteristica. Non
mai Marta senza Maria! Non mai parole campate per aria o
estasi che distaccano dalla terra senza un’azione concreta,
senza un rimanere comunque coi piedi per terra. Continua a
balenare l’immagine di don Bosco che ha l’estasi all’altare: si
distacca da terra e torna subito giù. Ma si distacca. Non si
può dunque pensare a una santità puramente terrena,
manageriale per così dire, ma neanche ad una nebulosa
intellettuale. Marta e Maria vanno a braccetto.

4. Personaggi significativi che influenzano don Bosco.

Non sembra essercene molti o diversi da quelli già citati fin


qui. L’accento è messo più sulla misticità e meno sulla
storicità dei fatti, e dunque anche dei personaggi coinvolti.

5. Una espressione o una pagina più significativa.

Due false idee stravolgono le menti dei profani. Credono che


mistico si opponga a reale, mentre si oppone a fisico, ossia
naturale. Un autore che fa testo in materia tratteggia così la
figura dei mistici: “Sono persone di pratica e di zione, non di
ragionamento e di teoria. Hanno il senso
dell’organizzazione, il dono del comando, e si rivelano
forniti di ottime doti per gli affari”. Questo, se non
m’inganno, è il vivo ritratto di don Bosco, nel quale la
contemplazione illuminava e dirigeva l’azione. (cfr. pp. 299-
300)

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