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During 2012-2013 new researches on the church of Santa Maria foris portas were conducted. These include: (a) a stratigraphic
analysis of the walls, with particular attention to the plaster and the frescoes of the eastern apse; (b) a revision of the excavation
data of the 80s; (c) the excavation of a tomb in front of the atrium of the church; (d) new systematic 14C dating of wood and
mortar entrusted to three different laboratories; (e) a study of the historical and artistic cycle of frescoes in the apse east; (f) a
study of the graffiti engraved on the frescoes.
The results suggest two distinct phases of construction and decoration of the church. At the latest, that the 14C determinations
place in the mid-tenth century, relates the famous cycle of frescoes of the eastern apse.
Keywords: early medieval churches, early medieval frescos, building archaeology, 10th c. inscriptions
I. SEQUENZA ARCHITETTONICA E DATAZIONI ASSOLUTE sequenza stratigrafica dell’abside orientale e del famoso
ciclo di affreschi.
Tra il maggio e il settembre del 2012, nell’ambito dei
lavori preparatori per una pubblicazione di sintesi su Ca- 1. LA SEQUENZA DELLA CHIESA
stelseprio, sono state condotte le seguenti ricerche sulla
chiesa di Santa Maria foris portas: (a) analisi stratigrafica L’analisi stratigrafica delle murature3 ha permesso di
delle murature e dei rivestimenti, con particolare attenzione riconoscere le fasi di cantiere della chiesa, provvista fin
agli intonaci e agli affreschi dell’abside orientale; (b) revi- dall’origine di tre absidi, di un ambiente annesso collega-
sione dei dati di scavo degli anni ‘80; (c) scavo di una tomba to all’abside nord e dell’atrio (dato quest’ultimo che però
antistante l’atrio della chiesa; (d) sistematiche datazioni 14C non è sostenuto dal 14C di due campioni di malta: infra).
di legni e malte affidate a tre distinti laboratori; (e) studio Ha anche documentato che la navata e le absidi sono state
storico artistico del ciclo di affreschi dell’abside orientale. successivamente sopraelevate di una cinquantina di cen-
I risultati di queste ricerche, presentati in dettaglio nel timetri, dato questo particolarmente importante perché
volume uscito nel novembre 20132, vengono qui ridiscussi contestualmente viene collocato, nell’abside orientale, un
con nuovi dati, acquisiti dopo il 2012, relativamente alla trave, poi carbonizzato da un incendio, oggetto da sempre
Fig. 1. Santa Maria foris portas, stratigrafia dell’abside Est con, in alto a destra,l’area dove si riscontra la relazione stratigrafica tra gli affreschi e la trave EA 200.
720
Fig. 2. Santa Maria foris portas, relazione stratigrafica tra la trave EA 200, inserita nella sopraelevazione dell’abside, e la sequenza di intonaci e affreschi: 5 =
intonaco della prima fase della chiesa, senza contatti con il trave; 6a = intonaco di raccordo con traccia di coloritura rossa che si appoggia al trave e all’intonaco 5;
6 = intonachino che reca gli affreschi che copre l’intonaco 6a; R = malta di restauro, posteriore al trave, a 6a e 6.
di particolare attenzione (Fig. 1). Inserito nella muratura dell’abside est (muro di testata a NW e intonaco 2004, a
di sopraelevazione, al di sopra del muro di prima fase, è SW), nell’angolo NW della navata, in due punti all’interno
stato messo in opera prima che venisse steso un livello di dell’atrio (muratura N e angolo di SW) e nella caldana di
malta che copre l’intonaco di prima fase e sta sotto l’into- preparazione del pavimento in opus sectile. “La datazione è
nachino degli affreschi (Fig. 2). Questa minuscola relazione stata effettuata estraendo il carbonio dal campione grezzo
stratigrafica fornisce dunque un termine ante quem per la tramite trattamenti chimici e fisici. Il carbonio così ottenuto
costruzione dell’abside (e della chiesa) ed uno post quem è stato sottoposto ad analisi di spettrometria di massa con
o ad quem per la sua sopraelevazione e per gli affreschi. acceleratore, al fine di valutare i rapporti 14C/12C e 13C/12C.
Da questi dati è stato possibile ricavare il valore di percen-
2. LA DATAZIONE DELLA CHIESA E DEGLI AFFRESCHI tuale di carbonio moderno (pMC), da cui si è ricavata l’età
convenzionale (trC) del campione. Questa è stata ricalibrata
In questo paragrafo le datazioni archeometriche di (OXCal v.4, curva di calibrazione INTCAL04) e convertita in
malte, legno e laterizi della chiesa, condotte nell’estate età di calendario. La datazione si riferisce alla cessazione di
del 2012, vengono messe a confronto con quelle eseguite scambio di anidride carbonica tra il campione e l’atmosfera
negli anni ‘80. e/o la sua morte, e non sempre è necessariamente correlata
(a) Un prima linea di ricerca ha riguardato la determi- al momento della lavorazione”4.
nazione 14C di campioni di malta prelevati in due punti
La determinazione 14C di questi campioni, prelevati e (b) Ha riguardato elementi laterizi inseriti nella costru-
preparati dal Politecnico di Milano ed eseguita nel Labo- zione anche l’analisi alla termoluminescenza, eseguita
ratorio Circe Università di Napoli II, risulta incompatibile negli anni ‘80, di otto laterizi provenienti dal coronamento
per l’intonaco dell’abside (anteriore al ciclo di affreschi, del timpano del muro di testata orientale: la più antica da-
ma che dalle analisi risulta moderno) e per la malta della tazione è risultata 811+/-93 (tra 718 e 904), la più recente,
caldana del pavimento, datata al XIV-XV secolo. Entrambi che fornisce il termine post quem per il completamento del
i campioni provengono però da murature trattate con pro- muro, 859 ± 88 (tra 761 e 947)6.
dotti chimici in fase di restauro. Sono invece compatibili (c) Sempre negli anni ‘80 è stata eseguita la termolumi-
con le altre analisi le determinazioni (in grassetto nella nescenza di alcuni frammenti di laterizi prelevati sotto la
tabella) centrate nel X secolo dei due campioni prelevati caldana del pavimento in opus sectile, del quale forniscono
nella navata e nell’abside orientale. Da segnalare che tra X un termine post quem: 787 ± 65, ovvero in un arco temporale
e XI secolo si colloca anche la determinazione 14C di 1103 ± dal 722 al 852.
56 di un altro campione analizzato negli anni ‘805.
La combinazione tra le due determinazioni con il pro- scena del Sogno di Giuseppe (che) punterebbero a loro volta
gramma OxCal v4.2.1 restituisce, al 68.2% di probabilità, verso il IX secolo”8. Se quest’ultima datazione, più recente,
una forbice compresa tra 535 e 594 e al 95,4% tra 435 e 604. si riferisse effettivamente al muro di prima fase, le altre
sarebbero da riferire ad elementi più antichi reimpiegati.
Nel giudicare l’affidabilità di questa cronologia per la
prima fase della chiesa, si deve tener conto anche di altre e) Come si è detto il trave EA 200 (inserito nella sopra-
due analisi eseguite negli anni ‘80: il 14C di un campione elevazione e anteriore agli affreschi) è sempre stato consi-
prelevato dalla muratura in corrispondenza della “prova derato l’elemento chiave per la datazione degli affreschi. I
delle acque amare” che avrebbero restituito una data fra il risultati di cinque determinazioni 14C, eseguite in quattro
46 a.C. e il 36 d.C.7 e la dendrocronologica di frammenti di laboratori diversi, sono sintetizzati nella tabella.
legno “situati sul muro est della navata e nell’abside dietro la
I due campioni MAMS-15609/10, analizzati presso il questi campioni sono stati prelevati o prima del restauro
Centro per l’Archeometria Curt-Engelhorn di Mannheim, (quello degli anni ‘80) o in sezione (quelli di Mannheim) o
sono stati prelevati, tramite una carota, al centro e al bordo all’esterno dell’abside (quello del CEDAD). Invece il cam-
della trave, punti distanti tra loro 60 anelli circa di accre- pione analizzato dal CIRCE di Napoli, proveniente dalla
scimento annuale della pianta. Mixando le due date con il superficie del trave, in corrispondenza della frattura, ha
programma OxCal4.1, il risultato finale, sempre di primo restituito una determinazione 415-555 d.C.. Il Laboratorio
sigma, sarebbe una forchetta tra 885 e 910. Questa data del Politecnico di Milano, che ha eseguito il prelievo, ritiene
si riferisce ai primi anelli della curva dendrocronologica, però che “il risultato relativo al campione 324 non risulta
quindi ai primi anni di vita dell’albero, precedenti di almeno attendibile in quanto, non essendo stato segnalato in fase
61 anni il suo abbattimento. Tenendo però conto che i due di prelievo un precedente trattamento di restauro con
campioni sono stati prelevati in due punti del trave separati sostanze contenenti idrocarburi, il materiale non è stato
da 50 anelli, i valori del wiggle-matching dell’ultimo anello sottoposto alle procedure specifiche del caso”10.
della curva dendrocronologica hanno come risultato una (f) Una determinazione 14C di un campione prelevato dal
datazione di primo sigma al 963 cal +-139. Rientrano nell’ar- trave EA 201, inserito in una fase successiva, probabilmente
co cronologico del wiggle-matching anche il campione dopo l’incendio del trave EA 200, ha restituito una data di
degli anni ‘80 e quello analizzato al CEDAD di Lecce. Tutti XII-XIII secolo, sulla quale non vi è nulla da obiettare.
(g) Anche due determinazioni 14C, eseguite presso il del 2012 davanti all’ingresso all’atrio: hanno restituito una
CEDAD di Lecce, hanno riguardato due campioni di osso, cronologia di XI secolo, compatibile dunque con un uso
prelevati rispettivamente dal più antico e dal più recente tardo della tomba.
dei cinque scheletri rinvenuti nella tomba scavata nel luglio
LTL12686A scheletro tomba BP 961 ± 45 47,1% tra 1070 e 1160 e 95,4% tra 990 e 1180;
al 21,1% tra 1020 e 1060
LTL12687A scheletro tomba BP 938 ± 45 52,4% tra 1070 e 1160 e 95,4% tra 1010 e 1210
al 15,8% tra 1030 e 1060
La combinazione tra le due determinazioni con il pro- zioni nell’atrio, con sepolture del tipo 3 di Carver (a cassa in
gramma OxCal v4.2.1 restituisce, al 68.2% di probabilità, muratura con fondo in laterizi11), per le quali avevamo già
una forbice compresa tra 1002 e 1115 e al 95,4% tra 889 e un riferimento cronologico al 970±70, da un 14C di carboni
1159). La tomba appartiene alla fase di deposizione lungo provenienti da una strato tagliato dalla tomba.
i perimetrali esterni, probabilmente successiva alle inuma-
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3. DISCUSSIONE DEI DATI alle sepolture (889-1159 al 95,4% di probabilità per i due
scheletri dalla tomba davanti all’atrio e 900-1040 per lo
3.1.Criticità strato tagliato da una tomba del tipo 3).
Escludendo le tre datazioni fuori luogo dell’intonaco In conclusione, se prestiamo una fiducia probabilistica,
2004, della caldana del pavimento e di un campione della non assoluta, ai risultati delle innumerevoli datazioni:
trave EA 200, dovute a trattamenti chimici di restauro, ri- (1) per proporre una cronologia di costruzione della
mangono due principali criticità. chiesa anteriormente al IX, occorre accettare che: (a) le assi
La prima riguarda le due determinazioni dei campioni di che stavano sulla rasatura dell’abside orientale (ricavate da
legno pertinenti al muro di prima fase dell’abside orientale: un abero tagliato nel pieno VI) non siano di riutilizzo; (b)
pieno VI i due posti sulla rasatura e a cavallo tra il primo le due datazioni delle malte prelevate dalla chiesa siano il
secolo a.C e primo d.C. quello all’interno del muro. Se risultato di uno scambio di anidride carbonica tra il campio-
quest’ultimo legno è evidentemente di riuso, quale è invece ne e l’atmosfera prolungatosi oltre tre secoli; (c) i frammenti
l’interpretazione degli altri due? Sono anch’essi di riutilizzo di legno, prelevati in prossimità dell’affresco con “la prova
o tagliati al momento della costruzione della chiesa? delle acque” e sottoposti alla dendrocronologia, si riferisca-
La seconda si riferisce alla cronologia più tarda, rispetto no ad un intervento posteriore; (d) i laterizi provenienti da
alla chiesa, dei due campioni di malta prelevati dall’atrio, sotto il pavimento e dal coronamento del muro di testata
spiegabile con tre possibili variabili: o la cessazione di orientale, datati al IX secolo, si riferiscano alla seconda fase
scambio di anidride carbonica tra il campione e l’atmosfera costruttiva; (e) l’esterno della chiesa sia stata scelto come
è avvenuto molto più lentamente, oppure i campioni sono luogo di sepoltura solo tra X e XI/XII secolo, periodo cui si
da attribuire a rifacimenti che non sono stati riconosciuti datano quelle tipologicamente più antiche, posizionate a
nella lettura stratigrafica. Terza possibile ipotesi, l’atrio è ridosso dei perimetrali. Obiezione, quest’ultima, peraltro
stato aggiunto in un secondo momento legando alla per- non conclusiva, in quanto non abbiamo la datazione delle
fezione il lato nord al perimetrale della chiesa, di modo che sepolture dell’atrio, che potrebbe essere stato destinato ad
il rapporto stratigrafico reale non è stato riconosciuto. La uso funerario, prima dell’area esterna ai perimetrali;
questione, in attesa di ulteriori verifiche, rimane aperta. (2) per attribuire gli affreschi ad una data anteriore al
IX-X secolo, è necessario:
3.2. Convergenze (a) negare validità a quattro determinazioni 14C del trave
EA200, eseguite in tre distinti laboratori;
Le convergenze tra le diverse datazioni sono molto più (b) oppure, contraddicendo i risultati dell’analisi stra-
numerose rispetto alle criticità e suggeriscono una data- tigrafica da noi proposta, sostenere che gli affreschi sono
zione della chiesa e degli affreschi in un arco cronologico anteriori al posizionamento della trave EA 200; ma anche
tra IX e X secolo: in questo caso, rimarrebbero le difficoltà, sopra accennate,
(a) il 14C delle malte, prelevate nell’angolo NW dell’aula di datare la chiesa anteriormente al IX secolo.
(2 sigma: 720-1030; 1 sigma: 870-1015) e nel muro di testata
dell’abside orientale (2 sigma: 895-1030; 1 sigma: 975-1020), 3.3. Distanza temporale tra costruzione e ciclo di affreschi
forniscono un termine ante quem per la costruzione della dell’abside orientale
chiesa (corrispondono infatti alla cessazione di scambio di
anidride carbonica tra il campione e l’atmosfera, che può Le datazioni, ricavate dalle varie analisi eseguite, lascia-
essersi verificato anche a distanza di tempo dalla costru- no due possibili scenari, con vario grado di probabilità:
zione); datazione compatibile con la dendrocronologia dei (a) il meno probabile, come si è argomentato, è che la
frammenti di legno prelevati negli anni ‘80 presso la prova costruzione della chiesa sia avvenuta nel VI secolo e la sua
delle acque; sopraelevazione con il ciclo di affreschi si dati al IX secolo;
(b) la termoluminescenza dei frammenti di laterizi pre- (b) lo scenario statisticamente più probabile (considerata la
levati da sotto la caldana del pavimento (722-852) offre, al convergenza del 14C delle malte, dell’analisi dendrocrono-
contrario, un termine post quem per la sua realizzazione; logica degli anni ‘80, della termoluminescenza dei laterizi
(c) la termoluminescenza dei laterizi prelevati dal tim- e dei quattro 14C della trave EA 200) è che la costruzione
pano del muro di testata orientale, il più recente dei quali della chiesa si collochi nel IX e il ciclo di affreschi attorno
si colloca tra 761 e 947, assicura il termine post quem per alla metà del X secolo. Non ha, invece, alcun supporto ar-
la sopraelevazione della navata; cheometrico allo stato della ricerca, una cronologia degli
(d) i quattro 14C del trave EA 200, con determinazioni affreschi anteriore al IX-X secolo.
calibrate in un arco temporale tra IX e X secolo, danno un
termine post quem per il ciclo di affreschi dell’abside orien- Rimane aperto il problema della distanza cronologica
tale, che con la procedura del wiggle-matching può essere tra la prima e la seconda fase di decorazioni dell’abside
ridotto (al 90.3 % di probabilità) ad un arco cronologico orientale. Alla prima è infatti attribuibile una sequenza
tra il 928 e il 980; che comprende (Gheroldi infra): (a) la stesura di un primo
(e) al X secolo sono inoltre da riferire i più antichi graf- intonaco sull’intera superficie; (b) il posizionamento di un
fiti sugli affreschi, non solo quello che ricorda il vescovo arredo ligneo al centro dell’abside; (c) una nuova intona-
Arderico (936-948), ma anche quello erroneamente letto catura esterna all’arredo con una coloritura azzurra al di
come “Tadone”, vescovo di Milano dall’860 al 86812, inter- sopra dell’arredo; (d) progressive scialbature di calce; (e)
pretazione che Flavia De Rubeis confuta (infra, in questo una decorazione a finto marmo giallo e rosso. Una sequenza
contributo), riportando anche questa iscrizione all’avan- dunque complessa che suggerisce una certa distanza cro-
zato X secolo; nologica, almeno di molti decenni, tra la costruzione della
(f ) compatibile infine con una cronologia tarda delle chiesa e la sua sopraelevazione.
chiesa sono anche le tre determinazioni 14C in relazione
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Fig. 4a-b. Santa Maria foris portas: sequenza degli intonaci, particolare.
Fig. 5. Santa Maria foris portas: sequenza degli intonaci, quadro di insieme.
versa granulometria degli inerti presenti negli impasti e sia I dati raccolti con questa analisi stratigrafica – con-
in relazione alle differenti pratiche di stesura e di finitura fermata anche dall’esame tecnico della composizione e
superficiale (Fig. 3). La stessa stratigrafia continua senza della lavorazione dei frammenti d’intonaco isolati – pos-
interruzioni anche intorno all’angolo nord-ovest e sulla sono essere ricomposti in un grafico generale (Fig. 6). Il
parete interna destra dell’arcone (Fig. 4a) e si ritrova anche rilievo che ne risulta dimostra la perfetta simmetria della
dalla parte opposta, sulla parete sud, intorno all’angolo discontinuità stratigrafica. In particolare, nel grafico, sono
sud-ovest e sulla parete interna destra dell’arcone. Invece segnati in blu i limiti estremi della stratigrafia 4-6, mentre
nella zona a destra della finestra nord l’intonaco 6 dei di- le lettere a e b indicano i frammenti più esterni di questa
pinti si appoggia direttamente sull’intonaco 4 (Fig. 4b). La stratigrafia. La stratigrafia 4-6 riguarda dunque solo l’area
sequenza 4-6 – cioè la mancanza dello strato intermedio centrale dell’abside. Lo testimoniano molto bene anche
5 – si riscontra in tutta l’area centrale, nello spazio absidale le spalle della finestra centrale, dove l’intonaco dipinto 6
compreso fra la spalla sinistra della finestra nord e la spalla si appoggia direttamente sull’intonaco 4. Una conferma
destra della finestra sud. viene anche dall’esame morfologico e petrografico degli
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Fig. 8. Santa Maria foris portas, registro superiore dell’area centrale dell’abside: tracce di un colore azzurro a calce sottoposte all’intonaco 6 dei dipinti.
trattarsi di arredo ligneo dotato di una sola seduta curva
con un alto schienale.
Ci sono invece le prove di un uso prolungato di que-
sto assetto. L’intonaco 5 che era rimasto in vista intorno
all’arredo aveva infatti ricevuto più strati di scialbo a testi-
monianza del ripristino continuo della sua superficie. Si
contano con sicurezza quattro stratificazioni di scialbature.
Ma molto probabilmente nell’ultima presentazione a vista
dell’intonaco 5 era stata prevista una chiazzatura a calce a
finto marmo. La fotografia a luce semi-radente mostra un
frammento dell’intonaco 5 con tracce di coloritura a calce
con ocra gialla e ocra rossa che evidentemente non sono
scolature casuali o segni di sinopia (Fig. 7). L’estensione di
queste tracce di pittura corposa sono riconducibili ad un
trattamento voluto.
Sull’intonaco 4 nel registro superiore dell’area centrale
Fig. 7. Santa Maria foris portas: fotografia a luce semi-radente di un dell’abside si trovano invece tracce di un colore azzurro a
frammento dell’intonaco 5 con tracce di coloritura a calce con ocra gialla. calce sottoposte all’intonaco 6 dei dipinti (Fig. 8). La posi-
zione stratigrafica di questa stesura – indicata con a nella
Molto probabilmente l’abside aveva ricevuto una prima fotografia – provano che si tratta di un completamento
intonacatura generale levigata corrispondente allo strato colorato precedente alla fase dei dipinti. Le indagini tec-
4. Successivamente era stato posizionato un arredo ligneo niche compiute hanno consentito di riconoscere in questi
a muro nell’area centrale dell’abside, sostenuto da pali frammenti l’uso dell’azzurro egizio. Il fatto che i frammenti
ammorsati alla muratura. Contro i limiti esterni di questo di questa coloritura azzurra di 4 si trovino nell’area dove
elemento di arredo era stato addossato l’intonaco 5. Quan- manca l’intonaco 5 e sempre nella zona alta, fa ritenere
do infine erano stati eseguiti i dipinti, era stato rimosso che si tratti dei resti di una colorazione coeva all’arredo
l’arredo, e per questa ragione l’intonaco 6 dei dipinti si posizionato contro la zona centrale della parete dell’abside.
sovrappone nell’area centrale al solo intonaco 4 e all’into- Possiamo quindi ricostruire questa situazione nella fase
naco 5 sia nelle zone laterali sud e nord e sia nell’area della precedente all’esecuzione dei dipinti:
controfacciata dell’arco. a) Tutte le superfici erano state rivestite dall’intonaco 4
Non ci sono tracce per ricostruire la forma di questo b) Nella parte centrale dell’abside era stato posizionato
arredo. Poteva forse trattarsi di un piccolo syntronon a tre un arredo ligneo
sedute dotato di un alto schienale che seguiva la curva c) Le superfici intonacate esterne all’arredo erano state
del muro centrale. Questo elemento di arredo non è fuori rivestite con l’intonaco 5
contesto in quanto un syntronon viene ancora rappresen- d) Queste superfici dell’intonaco 5 erano state più volte
tato per indicare lo spazio sacro nella scena della Prova imbiancate e infine chiazzate a finto marmo giallo
delle acque amare nei dipinti murali della fase successiva. e rosso
Tuttavia lo spazio dell’abside sembra troppo stretto per la e) Sopra l’arredo la parte dell’intonaco 4 rimasta sco-
presenza di una simile struttura. Verosimilmente poteva perta era stata dipinta in azzurro
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Fig. 10. Santa Maria foris portas, graffito con menzione dell’arcivescovo di Milano Arderico (936-948).
Fig. 11. Santa Maria foris portas, graffito di Dunbertus / Daibertus (a. 979-998).
e de Capitani D’Arzago , lettura che qui viene messa in
19
2. LA PALEOGRAFIA E I TESTI
Fig. 14. Santa Maria foris portas, graffito di Iohannes (a. 979-998),
particolare.
mente la mano dell’autore del graffito; lo scrivente inoltre
utilizza sistematicamente i distinguenti fra le parole in Fig. 15. Santa Maria foris portas, graffito di Dunbertus / Daibertus
forma di punto. A questo si aggiungano poi l’allineamento (a. 979-998), particolare.
incerto della scrittura: sarà anche interessante osservare periodo di Tadone (anni 860-868), a ulteriore conferma
che il graffito viene sistematicamente allineato alla parte della lettura proposta del nome del vescovo medesimo22.
superiore della fascia piuttosto che insistere su quel rigo di Prescindendo dal fatto che l’indizione VIII non cade
base naturale offerto dalla banda affrescata. nell’anno 865 (cui corrisponde invece la XIII indizione e
non l’VIII), bensì nell’anno 859-860, sarà utile verificare
Venendo ora al secondo graffito, ossia quello che ricorda anche un secondo dato, presente nel graffito di Dumberto,
la consacrazione sacerdotale di Giovanni (Fig. 13), e mante- ossia quello riferito al vescovo Tadone secondo la lettura
nendo l’analisi paleografica prima di procedere con quella qui discussa.
del testo, si noterà nella scrittura la particolare forma della È stata infatti trascurata la presenza di un’altra indica-
lettera R, con il tratto obliquo quasi orizzontale innestato zione cronologica, ossia quella dell’indizione che compare
su di un occhiello alto sull’asta e la particolare maniera di nel graffito della consacrazione di Dumberto, dove in fondo
eseguire la S ribaltata, cioè secondo un sistema che si è si legge indizione terza o forse quarta (Fig. 15).
già visto essere caratterizzante la mano dello scrivente del Andando ora a verificare le cronologie e ponendo in
graffito che ricorda la consacrazione di Dumberto. Anche relazione le indizioni presenti in ciascuno dei due graffiti
in questo secondo graffito sono presenti i distinguenti fra con i due vescovi in causa, si otterrà il seguente risultato
le parole in forma di punto. basato sulla cadenza quindicennale delle indizioni presenti:
Escludendo la possibilità (fino a prova del contrario) di
una scuola scrittoria a Castelseprio caratterizzata dalla S Vescovo Tadone (860-868):
ribaltata e dalla R con tratto orizzontale, ritengo che i due GRAFFITO DI DUMPERTO:
graffiti proprio per la vicinanza stilistica tra questi due la III indizione corrisponde all’anno 855-856 (o in alter-
elementi particolari – cioè morfologia della S e della R -, nativa la IV indizione anno 856-857), non accolta essendo
unitamente all’uso in entrambi i casi del segno distinguen- fuori dagli anni di vescovato;
te in forma di punto a separare le parole, debbano essere
GRAFFITO DI GIOVANNI:
ascritti a una unica mano e non a due mani stilisticamente
l’VIII indizione cade nell’anno 860-861.
vicine che intervengono a cronologia ravvicinata21.
Vescovo Landolfo II (979-998):
3. LO SCRIVENTE E LE INDIZIONI GRAFFITO DI DUMPERTO:
la III indizione cade nell’anno 989-990 (o in alternativa
Se, come ritengo, le mani dei due graffiti devono essere la IV indizione anno 990-991);
ricondotte a un solo e unico scrivente, ne consegue che
anche la cronologia dei due graffiti deve essere riportata GRAFFITO DIGIOVANNI:
alla stessa epoca. la VIII indizione corrisponde all’anno 979-980, o, con il
Così la cronologia che vuole il graffito di Dumberto ciclo successivo, all’anno 994-995.
risalente all’epoca del vescovo Tadone che, lo ricordo, fu
vescovo di Milano tra l’860 e l’868, attrarrebbe alla stessa Analizzando ora i dati e ponendo come punto di riferi-
data il secondo graffito, ossia quello che ricorda la consa- mento i due vescovi, i risultati che emergono dallo schema
crazione di Giovanni. qui proposto permettono di trarre alcune conclusioni.
Ma veniamo ora ai dati presenti nei due graffiti e in Al tempo del vescovo Landolfo II possono essere di
particolare all’uso della cronologia espressa mediante il fatto riferite le indicazioni cronologiche presenti sia nel
ricorso al ciclo indizionale. graffito di Dumberto (la III che cadrebbe nell’anno 989-990
È stato notato che nel graffito commemorativo della o la quarta che cadrebbe nell’anno 990-991), sia quelle del
consacrazione di Giovanni compare la indizione ottava (Fig. graffito di Giovanni (la ottava indizione che cadrebbe negli
14), che ricadrebbe proprio nell’anno 865, ossia in pieno anni 979-980 o 994-995).
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Per quanto riguarda invece la verifica delle indizioni agli vered in 1944. From the outset they have been seen as wit-
anni del vescovo Tadone, si deve escludere dalla cronologia nesses to an enduring tradition of Greco-Roman painting,
il graffito di Dumberto sia ipotizzando una lettura con la a tradition dubbed by Ernst Kitzinger, ‘perennial Hellenism’,
III indizione (che cade negli anni 855-856 o in alternativa with roots deep in the classical past and a continuing life of
870-871), sia ipotizzando la lettura con una IV indizione survival and revival in a wide-reaching Byzantine cultural
(che cadrebbe negli 856-857 o con il ciclo successivo, sphere of influence centred in the capital, Constantinople,
negli 871-872). Entrambe le date infatti escono dall’arco and continuing in a state little changed in its essentials
cronologico del vescovato di Tadone che ricorderò essere throughout the early medieval centuries23. However, the
agli anni 860-868. date of execution of the paintings at Castelseprio and the
La sola data che potrebbe essere riferita al periodo del cultural context in which they were produced have never
vescovo Tadone è quella che ricorda la consacrazione di satisfactorily been determined.
Giovanni, risalente agli anni 859-860, coincidente quindi In the comprehensive initial publication of 1948, Al-
con il primo anno di vescovato di Tadone. berto de’ Capitani d’Arzago assigned them to the mid 7th
Rimane in ogni caso fuori l’indicazione offerta dal century24, Kurt Weitzmann a few years later, argued co-
calcolo indizionale del graffito di Dumberto, il che appare gently for early in the 10th century,25 while Meyer Schapiro
piuttosto singolare e pone non piccolo problema, se solo and Ernst Kitzinger opted for an intermediate stage in
si consideri che proprio a questo graffito viene ascritta la the development of early medieval art, sometime around
lettura del nome del vescovo Tadone e che tutta la crono- 80026. The iconographic and stylistic indices could not be
logia intesa come termine ante quem per la realizzazione resolved. Carbon-14 dates of 865AD+/-87 years, from a ro-
degli affreschi si basa esattamente su questo graffito e su of-beam respected by and originally sealed by the plaster
questa indicazione. layers supporting the painted decoration in the eastern
La datazione, utile a tale fine, offerta dall’indizione pre- apse27, thermoluminescence dates in the 9th century, with
sente nel graffito, ossia quella di Dumberto, ripropone allora a median date of 828, for roof-tiles associated with an
la questione del nome del vescovo che a questo punto dovrà early phase of the building28, and a date of 787+/- 65 years
essere per causa di forza maggiore quello di Landolfo II e for ceramic fragments from the make-up of the original
non Tadone, andando a confermare così la lettura proposta pavement29, prompted Carlo Bertelli to argue for a date in
in passato e in questa sede riproposta. the mid-9th century and to propose as patron, John, Count
of Seprio and Milan, a major protagonist in the region30.
Volendo poi circoscrivere cronologicamente il periodo Subsequently a date in the middle years of the 9th century
della loro realizzazione, si potrebbero prendere in cosi- has found some general acceptance31. However, perceived
derazione l’arco cronologico compreso tra il 989 e il 995, similarities between the paintings at Castelseprio and 7th-
ossia le date fra di loro più vicine presenti nei due graffiti e and early 8th-century phases of painted imagery at Santa
emerse dal riscontro indizionale. Questo potrebbe spiegare Maria Antiqua, in Rome, have continued to lead others
il modulo differente delle due testimonianze che, torno to argue for an earlier date32. A very early dating, in the 6th
a ribadirlo, devono essere assegnate all’opera di un solo century, has also found favour with a number of scholars
scrivente e non a due mani differenti che avrebbero scritto over the past twenty-five years33. A seemingly secure ter-
a distanza di pochi anni l’una dall’altra. minus ante quem for the paintings is provided by a graffito,
traced into the surface of the painted plaster beneath the
4. SE NON ALLORA, QUANDO? Presentation of Christ in the Temple, recording the name
of Ardericus, archbishop of Milan in the second quarter of
Stabilito così che il graffito di Dumberto deve essere the 10th century (938-945) – however, it is possible that this
ritrasferito alla fine del secolo X, rimane da chiedersi se could be a posthumous commemorative record. A further
possa ancora essere considerato il termine ante quem cui less secure graffito reference, located beneath the Adora-
fare risalire la realizzazione dell’affresco o se piuttosto non tion of the Magi, is the name of Tado, archbishop between
si debba prendere in considerazione un altro graffito pre- 860-868, although an alternative reading for this has been
sente nella parete, quello che ho ricordato in apertura del proposed, Landulfus, the name of two archbishops of Milan,
presente lavoro e che ricorda la consacrazione avvenuta al 896-899 and 979-99834.
tempo del vescovo di Milano Arderico. Meanwhile, both the consensus for a date in the 9th
Questa, con l’indicazione certa e chiaramente leggibile century, largely founded on carbon-14 and thermolumine-
del nome del vescovo e la sua cronologia agli anni 936-948, scence dating, essentially unsupported by secure stylistic
deve, a mio parere, essere considerata, allo stato attuale or iconographic evidence, and the concurrent 6th-century
delle ricerche, come la data più antica possibile per stabilire consensus, which would appear to discount the relevance
un termine ante quem, lasciando ai graffiti di Dumberto e of the scientific evidence for dating the painted decoration,
di Giovanni la sola loro funziona memoratoria, ossia quella remain uneasy. While purportedly telling formal compari-
per la quale sono stati realizzati. sons have been proposed, between the frescoes in S. Maria
at Castelseprio and paintings now dated to the 6th, 7th and
Flavia De Rubeis early 8th century in S. Maria Antiqua in Rome, on the one
hand, and metropolitan Byzantine manuscripts of the early
10th century, like the Joshua Roll and the Paris Psalter, on the
other, no obvious point of resolution is in sight.
IV. THE PAINTINGS The paintings in the eastern apse at Castelseprio seem
to constitute one of the rare instances in western art of the
The extraordinary mariological programme on the walls past two millennia in which, in the absence of any secu-
of the eastern apsidal chapel in the church of Santa Maria re internal or external chronological indices, contextual
foris portas at Castelseprio has been the object of intense formal analysis, deployed by some of the most competent
attention and debate since the paintings were first unco- connoisseurs of early medieval art in the Mediterranean
732
Fig. 17. St. Johann, Müstair, north apse: St. Paul preaching at Rome, (Foto: Suzanne Fibbi-Aeppli, Grandson 1987; Bearbeitung Michael Wolf).
Fig. 18. Crypt of Epyphanius, San Vincenzo al Volturno: martyrdom of St. Fig. 19. St. Maria foris portas: foliate ribboned rod and simple meander
Stephan, c. 830 (Foto: James Barclay-Brown). between dado and scenes, (after BOGNETTI, CHIERICI, DE CAPITANI
D’ARZAG 1948, pl. L).
tore, Brescia and Müstair on the other, might be understood
in terms of derivation from a common ongoing Byzantine at Müstair (Fig. 17)41. Another such signature feature is
pictorial tradition which continued to flourish from the 6th the angled opening, with a depressed arch, supported on
through the 10th centuries. one side by a masonry pier, on the other by a free standing
However, there are certain features which constitute column, usually with stilted entablature, which appears
almost leitmotifs in the pictorial vocabulary deployed at only occasionally in somewhat reduced variants in Con-
Castelseprio but which in surviving Constantinopolitan stantinople (Fig. 16).42 These asymmetrical openings are
works of the 9th-10th centuries, like the Paris Homilies of deployed similarly as characteristic recurring elements
Gregory of Nazianzus, the Paris Psalter and the Joshua Roll, in the well-preserved paintings at Müstair (Fig. 17), they
Psalter, are either absent or make only rare appearances, would seem also to have been present at Brescia, and they
in rather compressed and mannered versions40. Prominent found a broader diffusion in the southern Lombard duchy
among these are architectural motifs, one being the flat and later principality, in S.Sofia at Benevento, in the 760s,
architrave-lintels and depressed arches, with characteristic and later at San Vincenzo al Volturno in the 830s (Fig. 18)43.
thin triangular areas of shadow under the arches to intimate Other details that point in a similar direction are the
spatial depth and indicate that the openings are seen on framing motifs which divide the lower zone of painted
the slant, which feature in all but one of the compositions scenes above from the dado below in the eastern apse at
with architectural settings at Castelseprio but which are Castelseprio (Fig. 19). The upper element is a foliate rod
not at all prominent in the Byzantine manuscripts (Fig. 16). bound round with spiralling ribbons, which issues from
This does, however, seem to have been a stock element in bell-mouth trumpet-sleeves at the corners; this is accom-
the repertoires of the artists at San Salvatore, Brescia and panied below by a simple running perspective meander44.
Fig. 23. San Salvatore, Brescia: medallion bust of saint over window, north
aisle, (after PANAZZA 1962, pl. G).
theatres, are the medallion images of Christ and two other
figures set directly over the three windows in the eastern apse
Fig. 22. St. Maria foris portas: medallion bust of Christ over central window, (Fig. 22). This vertical association of clipeate portrait-bust
easten apse, (After WEITZMANN 1951, fig. A )
and round-headed window features in the 8th-century pain-
Both motifs feature in the painted decoration at Müstair, ted decoration of San Salvatore in Brescia (Fig. 23) and was
in the late 8th century (Fig. 20-21). While the framing berib- also to be found in the probably more or less contemporary
boned rod with its corner trumpet-sleeves does make an painted scheme in the Oratory of San Romualdo at San Se-
appearance in the Byzantine capital in the later 9th century, vero, in Classe, the port of Ravenna, now lost but recorded in
in the mosaics of the bema at Santa Sophia and later in the a detailed 18th-century drawing (Fig. 24)46. The introduction
Paris Psalter, the simple perspective meander does not seem of this arrangement at Castelseprio might suggest a pur-
to be a common motif in Byzantine decorative schemes of poseful return to a particular convention characteristic of
the period45. prestigious earlier monuments in the region.
A further feature of the scheme at Castelseprio, rarely While there is no obvious context in which to situate
met with in either the western or the eastern Mediterranean the paintings in what we know of the pictorial traditions
734
Fig. 24. San Severo in Classe, Ravenna: inner façade wall of the oratory of San Romualdo at watercolour of 1745, Ravenna, Biblioteca Classense, Molbile
3.1Q“/n.6 (after BERTELLI and BROGIOLO 2000, p. 335, fig. 214).
current in the western Mediterranean and in northern in Byzantine cultural practice, as a series of features in the
Europe in the 10th century, it would seem that the master paintings, singled out by Kurt Weitzmann as diagnostic in
responsible, wherever he may have had his training and this regard, may indicate, then he was thoroughly aware of
artistic formation, did not introduce an unchanged, unin- the traditions of the pictorial arts which had been dominant
flected pictorial idiom to Castelseprio from an alien cultural at the highest levels of patronage in the Italian peninsular in
tradition. A number of the salient marks of his practice, past centuries and had made it his business to incorporate
in particular the architectural elements which he uses to some of these, not as minor guest-features, but as major
frame and articulate his narratives, seem to have been leitmotifs, into his own compositions. Arguably we ought
derived from a courtly pictorial idiom developed in the to see the paintings in S. Maria foris portas, not as purely
ambience of the northern Lombard courts, in the 8th cen- exotic alien importation, but rather as the work of a master
tury, some two centuries before. These are features which who engaged closely and dramatically with traditions of
are either absent or weakly represented in Byzantine art of practise long established in the region.
the period. If the Castelseprio Master was an artist formed
John Mitchell
1
Rispettivamente: Università di Padova, Storico dell’Arte, Università Ca’ Foscari di Venezia, University of East Anglia.
2
M. DE MARCHI (ed) 2013, Castelseprio e Torba. Sintesi delle ricerche e aggiornamenti, Mantova.
3
G.P. BROGIOLO 2013, Per una storia religiosa di Castelseprio: il complesso di Torba e la Chiesa di s. Maria foris Portas, in M. DE MARCHI, op.cit., pp.
213-254.
4
F. MASPERO, Box 4. Misure 14C di 12 campioni provenienti da Torba e Castelseprio, in M. DE MARCHI, op. cit., pp. 575-577, a p. 364 .
5
M. ANDALORO, ad vocem ‘Castelseprio’, in Enciclopedia dell’arte medievale IV, Roma, 1993, pp. 453-9, sulla scorta di P. LEVETO-JABR, Castel Seprio:
Architecture and Painting, tesi di dottorato, Univ. di Ann Arbor, 1990, p. 38
6
E. SIBILIA, L. DELLA TORRE, M. MARTINI, G. SPINOLO, Santa Maris foris portas. Analisi di datazione di Termoluminescenza, “Notiziario Soprin-
tendenza Archeologogica della Lombardia 1987”, Milano, 1988, p. 81.
7
P. LEVETO-JABR, Carbon-14 Dating of Wood from the East Apse of Santa Maria at Castel Seprio, International Center of Medieval Art, 1987, pp. 17-18,
a p. 17; M. ANDALORO, op.cit.
8
M. ANDALORO, op.cit, in base a P. LEVETO, Castelseprio..., op.cit., 1990, pp. 36-37.
9
N. MARTINELLI, O. PIGNATELLI, Datazione assoluta delle strutture lignee dell’abside, in M. DE MARCHI, op. cit., pp. 339-363, a p. 363.
10
F. MASPERO, op. cit, p. 364.
736
43
Müstair: J. GOLL, M. EXNER, S. HIRSCH, Müstair, op. cit., 105k and passim; Brescia: G. PANAZZA, Gli scavi, op. cit., fig. 82, pls. F1, 11, 39, F2; Santa
Sofia, Benevento: H. BELTING, Studien zur beneventanischen Malerei, Wiesbaden, 1968, figs. 63-4; F. BOLOGNA, La pittura italiana delle origini, Rome,
1978, pl. 1; M. ROTILI Benevento romana e longobarda: l’immagine urbana, Napoli, 1986, pls. XLIII-XLIV; San Vincenzo al Volturno: H. BELTING, Studien,
op. cit., figs. 31-3, 38; A.PANTONI, San Vincenzo al Volturno e la cripta dell’abate Epifanio, Abbazia di Montecassino,1970, pls. 40-2, 52; J. MITCHELL,
The crypt reappraised, in San Vincenzo al Volturno 1: The 1980-86 Excavations Part I, London, 1993, pp. 75-114., figs. 7:26-7.
44
G.P. BOGNETTI, G. CHIERICI, A. DE CAPITANI D’ARZAGO, op. cit., pls. LV, LXII, XC; K. WEITZMANN, The Fresco Cycle, op. cit., fig. 10.
45
Santa Sophia: C. MANGO, E.J.W. HAWKINS, The apse mosaics of S. Sophia at Istanbul. Report on work carried out in 1964, in Dumbarton Oaks Papers
19 (1965), pp. 113-51, at pp.125-7, 137-9, figs. 21-2, 30, 41-2; C.MANGO, A. ERTUG, Hagia Sophia – A Vision for Empires, Istanbul, 1997, pp. 37, 39. Paris,
Bibl. Nat. lat. 139, fol. 3v, David anointed by Samuel: H.BUCHTHAL, The Miniatures, op. cit., fig. 3; K. WEITZMANN, The Fresco Cycle, op. cit.
46
C. BERTELLI, G.P. BROGIOLO, Il futuro dei Longobardi, op. cit., pp. 331, 335, cat. 332, p. 340, fig. 214.
SANTA MARIA FORIS PORTAS U CASTELSEPRIJU: NOVA ISTRAŽIVANJA O SLIJEDU, KRONOLOGIJI I KONTEKSTU FRESAKA
SAŽETAK
U sklopu priprema za objavu sinteze o Castelsepriju freske imaju terminus ante quem dobiven metodom 14C u
(M. De Marchi (ur.), 2013, Castelseprio e Torba. Sintesi sredini desetog stoljea, kao i nešto kasnijim grafitima. Ova
delle ricerche e aggiornamenti, Mantova), izmeu svibnja i datacija, u vezi je s najstarijim dekorativnim ciklusima San
rujna 2012. godine izvršena je stratigrafska analiza zidova Salvatorea u Bresci i St. Ivana u Müstairu (druga polovica
crkve Santa Maria. Crkva, s tri apside i atrijem je izvorno osmog stoljea), i trai ponovno povijesno umjetniku
opremljena jednostavnim ukrasom, kasnije je povišena za analizu odnosa izmeu doprinosa umjetnika s istoka i
pedesetak centimetara i ukrašena ciklusom fresaka. Novi unutarnje evolucije sjeverne Italije.
rezultati dobiveni metodom 14C ne pruaju rješenje datacije
prve faze, koja oscilira izmeu šestog i devetog stoljea, a Prevela: Tea Gorup