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Indice
1 I sistemi di produzione 1
1.1 Generalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 I principi dei sistemi manifatturieri . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.3 Descrizione dei principali sistemi produttivi . . . . . . . . . . 7
4 La linea di produzione 45
4.1 Il carico lavorativo, il tasso di produzione, le relazioni di in-
compatibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
4.2 Dimensionamento di una linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
4.2.1 Stime sul numero minimo di stazioni . . . . . . . . . . 51
4.2.2 Complessità del problema . . . . . . . . . . . . . . . . 52
4.2.3 L’euristica RPWT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
4.2.4 L’euristica COMSOAL . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
4.3 Alcune note pratiche in merito alla natura stocastica delle
durate dei lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
i
ii INDICE
I sistemi di produzione
1.1 Generalità
Per sistema si intende un insieme di elementi interagenti, coesi al raggiungi-
mento di un obiettivo. In particolare un sistema è caratterizzato da:
Obiettivi: l’insieme degli scopi che giustificano l’esistenza del sistema;
Struttura: gli elementi che lo compongono, raggruppabili in diversi sotto-
sistemi;
Processi: le attività svolte dagli elementi della struttura, i cui effetti sono
rivolti sia all’interno del sistema stesso, che all’esterno;
Interrelazioni: le relazioni che intercorrono fra i sotto-sistemi, fra i processi,
fra i sotto-sistemi e i processi.
In generale, qualsiasi tipo di organizzazione può essere descritta secondo
un approccio sistemico, specificandone gli obiettivi, le parti, i processi e le
interrelazioni. Comprendere il sistema cosı̀ descritto, allora, corrisponderà a
comprendere il comportamento dell’organizzazione nel suo insieme.
Gli obiettivi di una azienda sono i suoi fini istituzionali e variano a secon-
da della tipologia d’azienda: per un’azienda pubblica di servizi, l’obiettivo
è quello di fornire alle migliori condizioni possibili di qualità e di costo un
insieme di servizi (di trasporto, di comunicazione, etc.); per un’azienda pri-
vata l’obiettivo è quello di ottenere degli utili, attraverso la progettazione, la
produzione e la vendita di beni.
1
2 CAPITOLO 1. I SISTEMI DI PRODUZIONE
• tecnologie di gruppo,
Spesso però molti prodotti non hanno una domanda sufficiente per giu-
stificare una linea. Infatti, le macchine scelte per un processo in linea non
sono facilmente adattabili per altri prodotti. La risposta a necessità diverse,
dove si può avere a che fare con prodotti a domanda bassa o che richiedono
variazioni sostanziali in tempi decisamente brevi, è data dall’uso di job shop
o dei cosı̀ chiamati sistemi produttivi orientati al processo. In questo
tipo di layout i “reparti” o “centri” di lavoro sono composti da macchine in
grado di poter eseguire lo stesso tipo di lavorazione. In un sistema produt-
tivo di questo tipo, ad esempio, un reparto può essere formato da torni, un
altro da presse ed un altro ancora da macchinari per test termici. Parti di
un prodotto assegnate ad uno stesso centro di lavoro possono richiedere lo
stesso tipo di lavorazione con attrezzaggi diversi e tempi di set-up diversi.
Sistemi produttivi di tipo group technology possono essere utilizzati per
convertire sistemi orientati al processo in sistemi pseudo orientati al prodotto.
Parti simili di un prodotto, ovvero parti che richiedono processi lavorativi
simili, sono raggruppati insieme in quantità sufficienti da giustificare le loro
macchine “personali”. Tale raggruppamento forma una cella di lavorazione
che è atta a produrre esclusivamente questo insieme di parti.
Un sistema a postazioni fisse si realizza in caso di prodotti, quali una
nave, un palazzo, un aeroplano, che a causa della loro elevata dimensione
rendono impraticabile (spesso impossibile come nel caso di un edificio) lo
spostamento del prodotto tra le operazioni da processare. A differenza delle
altre tipologie di sistemi produttivi appena discussi, nei sistemi a postazioni
fisse tutti i processi produttivi “girano” attorno al prodotto.
La classificazione dei sistemi produttivi può essere fatta attraverso lo
schema riportato in Figura 1.1
In base allo schema in figura si possono utilizzare tre principali caratte-
ristiche per classificare un sistema di produzione:
• Per lotti: i cicli sono meno variabili nel tempo, i prodotti vengono rea-
lizzati per lotti di dimensioni anche superiori ai fabbisogni immediati
in modo da formare delle scorte destinate a soddisfare eventuali richie-
ste quando gli impianti saranno impegnati per la realizzazione di altri
prodotti.
• Continue: i cicli restano costanti nel tempo anche per periodi estesi, si
ha quindi la produzione ininterrotta di un prodotto dalle caratteristiche
omogenee nel tempo e un magazzino polmone.
2. Altro:
1.3. DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI SISTEMI PRODUTTIVI 15
Nella produzione per reparti (job shop) ogni unità di lavoro o ordine di
lavorazione (costituito da un unico pezzo o da un certo numero di pezzi -
lotto o batch - che si muovono assieme, per esempio in un contenitore o pal-
let), richiede l’esecuzione di una serie di operazioni da parte di un gruppo
di centri di lavoro (macchine, stazioni, gruppi di operatori) in una sequenza
preassegnata (ciclo tecnologico) che eventualmente può ammettere alternati-
ve. In queste organizzazioni produttive la varietà dei cicli da realizzare è tale
che l’unica forma di ordinamento possibile è quella di aggregare i macchinari
in reparti per il tipo di lavorazione realizzabile, vedi Figura 1.5
I flussi produttivi tendono pertanto ad essere via via più intrecciati pas-
sando da job shop impiegati in qualche misura per commesse ripetitive (ci-
cli con qualche interferenza) all’impiego in produzioni su commesse singole
(possibilità di cicli con sensibili interferenze), vedi Figura 1.6
La creazione di reparti dotati di omogeneità tecnologica, oltre a facilitare
lo scambio di competenze fra operatori e la supervisione da parte dei capi
di primo livello, mette a disposizione una potenzialità produttiva (espressa
per esempio in ore macchina disponibili per l’esecuzione di una data classe
di operazioni tipiche del reparto) variamente utilizzate per le produzioni che
la richiedono, a tutto vantaggio della flessibilità operativa (tipica di questa
soluzione).
La produzione per celle manifatturiere si ha quando è possibile individua-
re delle famiglie di pezzi con cicli di lavorazione sufficientemente omogenei
(secondo i criteri della tecnologia a gruppi, o Group Technology), si possono
creare gruppi (celle) di macchine (questa volta di natura diversa) adibite alle
lavorazioni necessarie per ottenere l’intera famiglia di pezzi, vedi Figura 1.7
Si riduce cosı̀ fortemente il grado di intreccio dei flussi produttivi rispet-
to alle soluzioni del job shop (con vantaggi in termini di semplificazione dei
trasporti e della gestione della produzione); in parallelo diminuisce però la
1.3. DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI SISTEMI PRODUTTIVI 17
27
28CAPITOLO 2. I MODELLI MATEMATICI PER IL SUPPORTO ALLE DECISIONI
• una analisi più approfondita della soluzione e della coerenza che questa
presenta rispetto alla applicazione pratica per cui si è sviluppato il
modello. Eventuali inammissibilità (pratiche e non analitiche) sono
fondamentali per poter “correggere” il modello stesso;
• analisi della “bontà” del modello nel suo complesso: in funzione dei
risultati ottenuti è importante chiedersi se il modello elaborato è effet-
tivamente adeguato alla soluzione del problema in esame.
Si noti infine come ogni fase del processo, seppur distinta, sia integrata
con le altre, e come il controllo delle fasi permetta un feedback essenziale per
il continuo miglioramento e sviluppo del modello logico-matematico.
max f (a)
st a∈A (2.1)
f (a) ≤ f (a∗ ) ∀a ∈ A
Si noti che l’aver scritto max f (a) non è per nulla restrittivo in quanto un
problema di minimizzazione può essere ricondotto ad uno di massimizzazione
semplicemente cambiando il segno della funzione obiettivo (e naturalmente
viceversa).
delle alternative è molto limitato. Nel caso contrario, quando cioè il numero
delle alternative è elevato o infinito (in questo caso sorgono anche problemi
di esistenza del massimo: a rigore l’espressione max f (a) andrebbe sostituita
con sup f (a) può tuttavia essere possibile determinare il massimo della f (a)
in un tempo ragionevole sfruttando una qualche particolarità di A e di f (a),
usando cioè qualche particolare metodo di ottimizzazione.
Parametri. Sono i valori che si assumono noti prima del momento di rife-
32CAPITOLO 2. I MODELLI MATEMATICI PER IL SUPPORTO ALLE DECISIONI
- dij = distanza;
P
min i∈I cij xij
solo la prima è corretta.
5. Deve apparire almeno una variabile decisionale nella funzio-
ne obiettivo e in ciascun vincolo. Ad esempio nella seguente
formulazione:
XX
min hi dij yij
i∈I j∈J
st dij ≥ 0
la funzione obiettivo è scritta correttamente, mentre il vincolo potrebbe
essere sbagliato se dij fosse un valore di distanza in input, e non una
variabile decisionale.
6. Assicurarsi che ogni variabile sia collegata in qualche modo
con le altre. Se cosı̀ non fosse, il problema risulterebbe separabile e con
molta probabilità si avrebbe un errore. Ad esempio, nella formulazione:
X
min hi zi
i∈I
X
st xj = P
j∈J
zi ∈ {0, 1}, ∀i ∈ I
xj ∈ {0, 1}, ∀j ∈ J
le variabili x e z non sono collegate fra loro. Ci sarebbe allora bisogno
di un vincolo di collegamento addizionale, ad esempio del tipo:
X
zi − aij xj ≤ 0, ∀i ∈ I
j∈J
Si osservi, che la regola fornita non impone che ogni variabile sia col-
legata direttamente alle altre, situazione che potrebbe anche portare
alla presenza di vincoli ridondanti, ma altresı̀ richiede che gruppi di
variabili collegate fra loro siano a loro volta collegati.
34CAPITOLO 2. I MODELLI MATEMATICI PER IL SUPPORTO ALLE DECISIONI
yij ≤ xj , ∀i ∈ I, ∀j ∈ J
c’è una effettiva disaggregazione dei vincoli, che non è presente invece
in: X
yij ≤ |I|xj , ∀j ∈ J
i∈I
Capitolo 3
35
36 CAPITOLO 3. OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI PRODUZIONE.
– Capacità Produttiva;
– Livello di servizio;
– Livello Tecnologico;
– Grado di Integrazione;
– Forza Lavoro;
– Qualità;
– Organizzazione;
– Flessibilità;
In funzione dei livelli di scelta tattici e operativi, in ogni fase della gestione
si possono individuare tre momenti fondamentali:
3.3. IL RUOLO DEI MODELLI MATEMATICI. 39
• I dati introdotti nel modello potrebbero non essere coerenti con le spe-
cifiche richieste dal modello stesso: la risposta fornita potrebbe essere
distorta.
Una gestione di tipo pull è caratterizzata dal fatto che l’ingresso delle
risorse materiali nel sistema è regolato da valle del processo produttivo (let-
teralmente pull significa tirare, e infatti l’ingresso delle risorse è tirato dagli
ordini di realizzazione).
Per capire, però, con precisione cosa si intende con sistemi produttivi di
tipo push e di tipo pull, è necessario prima definire le caratteristiche temporali
dei flussi produttivi, definendo dei parametri caratteristici:
il punto di collegamento che segna la transizione tra le due logiche nel flusso
produttivo.
La cerniera funziona da elemento di disaccoppiamento delle fasi gestite
pull da quelle gestite push, e pertanto è costituita da un buffer (magazzino)
di semilavorati opportunamente dimensionato. Si possono individuare due
dimensioni per localizzare la cerniera lungo il processo produttivo:
La linea di produzione
45
46 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
|T |
X
xij = 1 ∀i ∈ T (4.1)
j=1
|T |
X
xij di = Cj ∀j = 1, . . . , |T | (4.2)
i=1
una produzione di circa 1000 unità all’anno. Tale valore viene trasferito allo
stabilimento di produzione dove i progettisti stanno realizzando la linea. Il
parametro c.m.t. è ottenibile facilmente dalla trasformazione delle specifiche
di produzione (1000 unità l’anno) come segue:
356 giorni
anno ∼ ore
pezzi = 8 .
1000 anno pezzi
Una volta calcolato c.m.t. si può facilmente scrivere il vincolo sul rispetto
delle specifiche di produzione:
Cj ≤ c.m.t. ∀j = 1, . . . , |T | (4.3)
ovvero il carico Cj assegnato ad ogni stazione j deve essere non superiore
al carico massimo teorico c.m.t..
Passiamo ora ai vincoli di precedenza tra operazioni. Come detto nella
definizione del problema in esame, sia A l’insieme delle coppie di operazioni
legate da vincoli di precedenza, ovvero:
A := {(k, k 0 ) : k → k 0 , k, k 0 ∈ T }.
Per ogni coppia (k, k 0 ) ∈ A si deve scrivere una relazione secondo cui l’opera-
zione k 0 deve essere assegnata ad una stazione che non sia a monte di quella
a cui è stata assegnata k. La relazione che cerchiamo è la seguente:
j
∀j = 1, . . . , |T |, ∀(k, k 0 ) ∈ A
X
xk 0 j ≤ xkj 0 (4.4)
j 0 =1
termine a destra dovrà valere 1 (1 non può essere minore od uguale a zero).
Nel caso in cui il primo termine sia uguale a zero, ovvero nel caso in cui k 0
non sia stata assegnata alla stazione j, allora il termine di destra potrà (come
prevede la disuguaglianza) valere sia 0 che 1, ovvero l’operazione k potrà o
meno essere stata assegnata nelle stazione a monte di j.
Definiti anche i vincoli sulle relazioni di precedenza, possiamo passare alla
definizione della funzione obiettivo. Come specificato, il nostro obiettivo sta
nella minimizzazione del numero di stazioni da attivare. Per raggiungere que-
sto obiettivo, possiamo pensare ad una funzione di costo fittizia cij associata
all’assegnamento di un task i ad una stazione j (se vogliamo il minor nu-
mero di stazioni, dobbiamo assegnare più task possibili alle prime stazioni).
Per forzare l’apertura del minor numero possibile di stazioni, progettiamo
una funzione di costo con una struttura tale per cui il costo aumenta all’au-
mentare del numero di stazioni utilizzate. Una configurazione possibile è la
seguente:
cij = cj , ∀i ∈ T
|T |cj ≤ cj+1 , ∀j = 1, . . . , |T |
ovvero, il costo di associare una operazione ad una stazione non dipende
dal tipo di operazione, ma dal numero di stazioni attivate. I vincoli sono tali
50 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
per cui risulta più economico attivare il minimo numero di stazioni. Con tale
funzione di costo, la funzione obiettivo può scriversi nella forma:
|T | |T |
X X
M in cij xij
i=1 j=1
Una formulazione alternativa, che non tenga conto del costo associato al-
l’apertura di una stazione, ma solo del numero minimo di stazioni da attivare
è la seguente.
Introduciamo una variabile decisionale yj che assume valore 1 se la sta-
zione j viene attivata e assume valore zero altrimenti. La funzione obiettivo
si può facilmente scrivere come segue:
|T |
X
M in yj
j=1
xij ≤ yj ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , |T | (4.5)
|T |
X
M in yj
j=1
|T |
X
s.t. xij = 1 ∀i ∈ T
j=1
|T |
X
xij di = Cj ∀j = 1, . . . , |T |
i=1
Cj ≤ c.m.t. ∀j ∈ T
j
X
xk 0 j ≤ xkj 0 ∀j = 1, . . . , |T |, ∀(k, k 0 ) ∈ A
j 0 =1
xij ≤ yj ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , |T |
xij ∈ {0, 1} ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , |T |
yj ∈ {0, 1} ∀j = 1, . . . , |T |
TO
LB1N ∗ = .
c.m.t.
52 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
|T |
X
M in yj
j=1
|T |
X
s.t. xij = 1 ∀i ∈ T
j=1
|T |
X
xij di = Cj ∀j = 1, . . . , |T |
i=1
Cj ≤ c.m.t. ∀j ∈ T
xij ≤ yj ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , |T |
xij ∈ [0, . . . , 1] ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , |T |
yj ∈ {0, 1} ∀j = 1, . . . , |T |
Come si può notare sono stati rilassati due vincoli. Il primo, quello sulle
relazioni di precedenza, è stato completamente eliminato, mentre il secondo,
ovvero quello sulla“interezza” della variabile xij , è stato sostituito da una
relazione più debole data da xij ∈ [0, . . . , 1]. Infatti, la sottostima LBN ∗
ammette che un’operazione i possa essere assegnata in più stazioni come
“quota” del suo ammontare di , essendo tale quota proprio xij di . Cosı̀ il
P|T |
vincolo j=1 xij = 1 assumerà un diverso significato rispetto a prima: le
somme delle quote di i che sono assegnate a stazioni diverse devono essere
pari ad uno, ovvero la somma dei suoi contributi deve restituire il totale
ammontare di .
Il terzo passo, che prevede una logica di tipo first fit, può prevedere una
logica di tipo next fit. In quest’ultimo caso, il task o viene assegnato alla
stazione corrente se soddisfa i vincoli di capacità o alla successiva stazione
vuota.
Step 3. Per ogni operazione i si calcola il peso posizionale, dato dalla somma
dei tempi di quella operazione e di quelle che appartengono a Si :
X
P W i = di + dk
k∈Si
dei tempi delle operazioni ad essa assegnati non superi la sua capacità
Cj ); se tale stazione non esiste, bisogna crearne una nuova.
Step 6. Si ripete lo Step 5 fino a che tutte le operazioni siano state assegnate.
Si noti, infine, come allo Step 5 dell’euristica non sia stato necessario
specificare di scegliere il task con peso posizionale massimo tra quelli i cui
predecessori siano già stati assegnati, come logicamente imporrebbe l’esisten-
za di precedenze tra le operazioni, in quanto la struttura analitica di calcolo
indicata allo Step 3 assicura il rispetto di tale condizione (il P W di un task
è almeno uguale a quello dei suoi successori).
Step 5. Si determina l’insieme Fj delle operazioni k tali per cui ogni opera-
zione in Pk sia già stata assegnata, e tali da poter essere associate alla
corrente stazione j senza violare il vincolo sul carico Cj consentito. Si
seleziona in maniera random una operazione da Fj e la si assegna alla
stazione j; se Fj è vuoto, si apre un’altra stazione.
Step 6. Si ripete lo Step 5 fino a che tutte le operazioni siano state assegnate.
P Wi
P
k∈Fj P Wk
Oppure, utilizzando dei metodi euristici tipici dei problemi di bin packing,
per cui è meglio selezionare i task con maggiore tempo di durata, si potrebbe
associare la probabilità di selezione:
di
P
k∈Fj dk
siano variabili normali e che ciascuna stazione abbia task sufficienti affinchè
valga il teorema del limite centrale, allora le sk sono distribuite normalmente.
Un approccio possibile potrebbe essere quello di considerare una probabilità
del 99% di completare i task assegnati ad ogni ciclo. Una tabella relativa ad
una distribuzione normale ci direbbe quindi che, nel soddisfare il vincolo sul
carico massimo delle stazioni di lavorazioni, dobbiamo considerare oltre al
tempo medio un tempo aggiuntivo pari a 2.33 deviazioni standard. Quindi
il vincolo da soddisfare nell’assegnamento dei task ad una stazione di lavoro
k è il seguente:
E(sk ) + 2.33V (sk )1/2 ≤ C
Va notato che la probabilità che il sistema completi le operazioni in tem-
po è pari a 0.99m , dove m è il numero di stazioni di lavorazione. Quindi
60 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
Cj = µ ∀j = 1, . . . , N.
N
X
M in |Cj − µ| = SBlinea
j=1
N
X
s.t. xij = 1 ∀i ∈ T
j=1
|T |
X (4.6)
xij di = Cj ∀j = 1, . . . , N
i=1
j
X
xk 0 j ≤ xkj 0 ∀j = 1, . . . , N, ∀(k, k 0 ) ∈ A
j 0 =1
xij ∈ {0, 1} ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , N
Si può notare che la funzione obiettivo è non lineare dato che contiene
un modulo. Possiamo ovviare a questo problema, utilizzando una variabile
decisionale di “supporto”. Infatti, definendo
zj = |Cj − µ|,
62 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
l’obiettivo diventa:
N
X N
X
M in |Cj − µ| = zj .
j=1 j=1
Ora dobbiamo legare la nuova variabile ai vincoli. Per fare questo, sfruttiamo
un passaggio intermedio e supponiamo che:
zj ≥ |Cj − µ|
zj ≥ Cj − µ,
zj ≥ µ − Cj .
zj = |Cj − µ|.
Quindi i due vincoli sopra riportati con l’obiettivo modificato sono esatta-
mente gli oggetti che cercavamo, vale a dire quelli che rendono in forma
lineare la funzione M in N j=1 |Cj − µ|.
P
Si può notare come non abbiamo volutamente inserito il vincolo sul sod-
disfacimento delle specifiche di produzione. Infatti la funzione obiettivo del
problema garantisce l’implicito soddisfacimento di tale vincolo. Infatti, bi-
lanciare i carichi delle stazioni lavorative implica in qualche modo che si
spostino delle operazioni da stazioni più cariche verso stazioni meno cariche,
nel tentativo di ridistribuire i tempi di lavorazione. Questo tentativo implica
a sua volta in modo implicito la riduzione del carico massimo di lavorazione
della linea. Risulta chiaro allora che cosı̀ non rischieremo mai di superare il
c.m.t., visto che stiamo muovendo le soluzioni in senso esattamente opposto.
Si noti quindi che la formulazione di cui sopra può anche essere riscritta
in questi altri termini:
4.4. BILANCIAMENTO DEI CARICHI IN UNA LINEA DI PRODUZIONE63
M in Cmax
s.t. Cmax ≥ Cj ∀j = 1, . . . , N
N
X
xij = 1 ∀i ∈ T
j=1
|T |
X
(4.7)
xij di = Cj ∀j = 1, . . . , N
i=1
j
X
x k0 j ≤ xkj 0 ∀j = 1, . . . , N, ∀(k, k 0 ) ∈ A
j 0 =1
xij ∈ {0, 1} ∀i ∈ T, ∀j = 1, . . . , N
1 2
V1 X
X V2
M in cij xij
i=1 i=j
V1
X
s.t. xij = 1 ∀j ∈ V2 (4.8)
i=1
V2
X
xij = 1 ∀i ∈ V1
j=1
xij ∈ {0, 1} ∀i ∈ V1 , ∀j ∈ V2
j0 j 0
∀j 0 = 1, . . . , N, ∀(k, k 0 ) ∈ A,
X X
xkj ≥ xk 0 j
j=1 j=1
mentre nel caso di una variabile di tipo ykk0 la relazione è più immediata:
ykk0 = 1 ∀(k, k 0 ) ∈ A
4.5. RAPPRESENTAZIONE E SOLUZIONE DI UN PROBLEMA DI BILANCIAMENTO67
∀j 0 = 1, . . . , N
X X
xkj ≥ xk 0 j
j=1 j=1
∀j 0 = 1, . . . , N
X X
xkj − xk 0 j ≥ 0
j=1 j=1
j0 = 1 → xk1 − xk0 1
j0 = 2 → xk1 + xk2 − xk0 1 − xk0 2
.. ..
. .
j 0 = N → xk1 + . . . + xkN − xk0 1 − . . . − xk0 N
Sommando i valori si ottiene:
N (xk1 − xk0 1 ) + (N − 1)(xk2 − xk0 2 ) + . . . + (xkN − xk0 N ) ≥ 0
Definiamo αkk0 pari alla quantità N (xk1 − xk0 1 ) + (N − 1)(xk2 − xk0 2 ) + . . . +
(xkN − xk0 N ). Poichè sia xkj che xk0 j possono valere 1 in corrispondenza di
una sola j allora si avrà che 0 ≤ αkk0 ≤ (N − 1). Questo ci porta a stabilire
che:
ykk0 = 1 → αkk0 ≥ 0
che equivale a:
αkk0 ≥ (ykk0 − 1)(N − 1),
e
ykk0 = 0(yk0 k = 1) → αkk0 ≤ 0
che equivale a:
αkk0 ≤ (1 − yk0 k )(N − 1)
68 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
attenzione al suo significato ci accorgiamo che esso altro non è che un vin-
colo and. Vogliamo sostituire il vincolo N 0
j=1 xkj xk0 j = 1, ∀(k, k ) ∈ SS con
P
PN j 0
j=1 zkk0 = 1, ∀(k, k ) ∈ SS. Per rendere la trattazione più semplice faremo
uso di tabelle di verità.
j
xkj xk 0 j zkk 0
0 0 0
0 1 0
1 0 0
1 1 1
La tabella si legge per riga: i primi due valori sono i possibili valori
assegnabili a xkj e xk0 j ed il terzo valore nella colonna è quello che deve
j
assumere zkk 0 nella conversione. Ovviamente solo quando xkj = 1 e xk 0 j = 1,
j
zkk0 varrà 1.
Possiamo scrivere i seguenti due vincoli:
j xkj + xk0 j
zkk 0 ≤
2
j
zkk 0 ≥ xkj + xk 0 j − 1.
n
X
z≥ xi − (n − 1).
i=1
Passiamo ora alla formulazione di una relazione che abbiamo già incotrato
nella Sezione 4.4 quando abbiamo “legato” le due variabili xij e yj : l’impli-
cazione. La relazione di implicazione tra due variabili (ad esempio xij e yj )
ha la seguente tabella di verità:
4.7. FORMULAZIONI DI VINCOLI LOGICI 71
xij yj
0 0
0 1
1 1
xij ≤ yj .
x y z
0 0 0
0 1 1
1 0 1
1 1 1
Le relazioni sono:
z ≤x+y
x+y
z≥ .
2
La prima soddisfa la prima riga e non inflenza le altre tre, mentre la
seconda soddisfa le seconde tre righe senza violare la prima riga. Volendo
anche qui estendere il discorso alla relazione or definita su n variabili xi ,
analogamente al caso della relazione and avremo due vincoli del tipo:
n
X
z≤ xi
i=1
Pn
i=i xi
z≥ .
n
Passiamo ora alla tabella di verità dell’or esclusivo tra x e y:
72 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
x y z
0 0 0
0 1 1
1 0 1
1 1 0
Le relazioni sono:
z ≤x+y
z ≥y−x
z ≥x−y
z ≤ 2 − x − y.
In quest’ultimo caso abbiamo usato quattro iperpiani per tagliare via le solu-
zioni non ammissibili. Ciascuno verifica una relazione della tabella di verità
(il primo la prima, il secondo la seconda, e cosı̀ via) senza violare le altre.
zi ≥ Ci ∀i, ∀j > i
zi ≥ Cj ∀i, ∀j > i
76 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
N
X −1
c xij x(i+1)(j+1) .
j=1
X N
X −1
(c xij x(i+1)(j+1) ) ≤ B.
i∈S j=1
Si può pensare ad una linearizzazione di tipo and, come esposto nella Sezio-
ne 4.7.
ν = 1 − Ilinea .
E’ rilevante notare che nel caso in cui la linea sia perfettamente bilanciata,
ν = 1 ovvero l’efficienza è massima dato che Ilinea = 0.
minuti che coinvolge il 35% dei prodotti verrà assegnato un valore pari
a 3,5 minuti.
Passo 7. Assegna le operazioni alle stazioni in funzione del loro peso posi-
zionale.
αi + max{βi , αj } + βj ,
Se invece j → i si ha:
αj + max{βj , αi } + βi .
αi + max{βi , αj } + βj ≤ αj + max{βj , αi } + βi =
αi + βj − max{βj , αi } ≤ αj + βi − max{βi , αj } =
min{αi , βj } ≤ min{αj , βi }.
86 CAPITOLO 4. LA LINEA DI PRODUZIONE
α_i α_j
β_i β_j
Max{α_j, β_i}
α_j α_i
β_j β_i
Max{α_i, β_j}
Step 1. k = 1, l = n.
– Elimina Ji da S.
– Poni l = l − 1.
AB D
Il tempo più basso è ora il ritiro di C (4 giorni), che viene dunque posto
in coda a B. Si ottiene perciò:
ABCED
Il tempo di completamento è pari a 27.
X
xji = 1 ∀i = 0, . . . , n
j∈Γ−1 (i)
Inoltre, devono essere eliminati i sottocicli; definendo con (S, S 0 ) una generica
partizione dell’insieme dei nodi, il seguente vincolo deve essere soddisfatto:
∀i ∈ S, j ∈ S 0
XX
xij ≥ 1
i∈S i∈S 0
L’obiettivo è:
n X
X n
M in sij xij
i=1 j=1
Macchina 1 2 3 4 5 6
Tempo di lavorazione 18 9 22 11 13 15
Macchina 1 2 3 4 5 6
1 0 1 4 2 1 3
2 1 0 4 1 2 2
3 4 4 0 2 5 5
4 2 1 2 0 4 5
5 1 2 5 4 0 3
6 3 2 5 5 3 0