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Semestrale di comunicazione ed informazione del Centro

Ricerche Speleo Archeologiche | via Etruria, 44 - 00183 Roma


Direttore Responsabile: dott. Andrea Cicala | distribuzione gratuita.
ISSN - 2035-7974 - ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA

gli acquedotti di roma

La quinaria
di Frontino
1
2009
OTTOBRE

foto www.sotterraneidiroma.it
L’Araba Fenice
“è bello vedere che siamo di nuovo tanti.” Questa, la frase di Alfonso, che rimarrà
impressa per sempre nella mia mente e pronunciata all’indomani del termine
del 1° corso del Centro Ricerche Speleo Archeologiche – Sotterranei di Roma.
Erano passati solo pochi mesi dalla separazione con la vecchia realtà associativa,
dove avevo lasciato tutto della mia creatura: il nome, i materiali, il sito web, gli amici
e i nemici. Con me solo uno sparuto gruppo di ragazzi spaesati, perché non sapevano
bene cosa ci aspettasse e cosa saremmo riusciti a fare, ripartendo da zero.
Io non sapevo spiegare a loro il perché, come mai ero cosi sicuro di farcela. Non potevo
spiegare che se la sera vai a dormire pensando al perché non convince la direzione di scavo
nel condotto, se la notte ti capita di svegliarti intuendo come è stato realizzato
un sistema, tu allora sai che questa attività ce l’hai nel sangue, la vivi,
la respiri solo come pochi, quei pochi che solo loro possono capirti.
E sai che, come ripete una blasonata pubblicità tanto in voga in questi tempi,
per fortuna ci sono cose che non si possono comprare…. L’intuizione, la dedizione,
la costanza e l’amore per la speleo archeologia. Quella che, quando parli di lei,
fa incantare chi ti sta a sentire e ti fa trasmettere la passione, quella pura,
che solo pochi, chi l’ha provata, riesce a comprendere.
Ha ragione Alfonso, siamo diventati tanti, oltre ottanta, uniti per la passione comune,
per un obiettivo comune, quello dell’amore per Roma e per il suo sottosuolo.
E questo amore si manifesta in mille modi diversi, con i progetti, lo studio e la dedizione
a quanto facciamo e quanto proponiamo. E anche oggi, col primo numero della NOSTRA
rivista, che rappresenta il nostro spirito e la nostra passione, vogliamo creare
un punto d’incontro tra noi e chi ci segue.
Con “Archeologia Sotterranea” cercheremo di dare una voce ai nostri lavori, alle nostre
intuizioni e alle nostre scoperte. Oggi, questo modesto contributo rappresenta
l’esempio di come la passione, l’amore per Roma, si può trasformare in un qualcosa
di concreto e tangibile.
Chiedo scusa se quest’articolo di presentazione è andato un po’ fuori le righe,
ma anch’esso è scritto con la passione e col cuore, ingredienti fondamentali
e indispensabili, necessari per arrivare a fare tutto quello che facciamo, anche
una rivista NOSTRA che si occupi solo di Archeologia Sotterranea. Ad maiora.

Marco Placidi, presidente CRSA

N. 1 - ottobre 2009 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA


OTTOBRE 2009 - N.1

Andar per sotterranei...


viaggi al centro della Terra di L. De Santis
2
I sotterranei, a volte, possono diventare
anche metafora della vita

La quinaria di Frontino di D. Cioli


La portata degli antichi acquedotti viene misurata in quinariae
da Frontino. Ma cos’era una quinaria?
6

I “Sotterranei di Roma” di V. Straccali


Il Centro Ricerche Speleo Archeologiche
indaga con passione ipogei spesso sconosciuti
16

convegni e conferenze pag. 20

Editore Sotterranei di Roma Progetto Grafico Clusterlab comunicazione e


innovazione www.clusterlab.it
via Etruria, 44 - 00183 - Roma
Impaginazione grafica Stefania Apuleo
Direttore Responsabile Andrea Cicala
Fotografia di copertina Acquedotto Marcio
Comitato scientifico B. Adembri, H. Manderscheid,
presso Vicovaro foto di Francesco Lerteri
L. De Santis, D. Cioli, P. Schmitt, V. Fresi, A. Diaz,
M. Placidi ISSN 2035 - 7974 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
di Leonella De Santis
SUMMARY Going into the underground … journey
to the centre of the Earth.
This article starts out by giving a synopsis of the
nineteenth century novel Journey to the Center of
the Earth by Jules Verne describing how in 1863 the
German Professor Otto Lidenbrock, his nephew and
assistant Axel and Icelandic guide Hans go down
into the earth at the bottom of the crater Yokul,
belonging to the volcano Sneffels. During the
two months underground they find out about the
geological eras, find fossils, encounter a antediluvian
giant, witness a fight between two dinosaurs and
more. Eventually they emerge from the volcano on
Stromboli and travel back to Hamburg through the
Mediterranean.
What moves Professor Lidenbrock to make this
journey into the earth? And what causes us,
members of Centro Ricerche Speleo Archeologiche
to go underground? Each one of us has his or her
own reasons, some are interested in the technical
aspects, others want to learn more about themselves
(a kind of psychoanalysis, both of oneself and of
history) or feel closer to the people who lived and
built in times long gone, again others want to
overcome their fear of dark, confined spaces.
Italy has a lot to offer to people that share our interest
and passion, even to those not so adventurous or
agile. Not only in Rome, but also in Orvieto, Narni,
Rieti, Sant’Oreste, Orte, Trinitapoli, Gravina in
Puglia, Foggia, and Colleferro one can visit artificial
cavities. Underground structures are made more
and more accessible to locals and tourists. Several
initiatives in Rome (Roma Nascosta), Milan (100
Milano) and Naples (Napoli Sottosopra) have been
undertaken in 2009 to make people more familiar
with underground spaces. Also some architects
have recently stated that the ancient underground
city should be made more part of the modern city.
On a daily basis we already use the metro and park
our car in underground garages. Who knows?
Soon we may be able to go into the archaeological
underground.

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L
unedì 29 giugno 1863, Otto Lidenbrock, pro-
fessore di mineralogia presso l’Università di
Amburgo, suo nipote e assistente Axel e la
guida islandese Hans si inabissano a piedi in
una galleria sotterranea in fondo al cratere Yokul, boc-
ca centrale del vulcano Sneffels, in terra d’Islanda.
“Adesso, Axel – disse il professore con l’entusiasmo
nella voce – stiamo per entrare davvero nelle viscere
della terra. In questo preciso momento comincia il no-
stro viaggio”.
è uno dei passaggi più significativi del romanzo otto-
centesco di Julius Verne “Viaggio al centro della Terra”
dove l’autore francese, con molta fantasia, spedisce i
tre esploratori in un mondo sotterraneo fantastico e
immaginario.
Proviamo a ripercorrere brevemente, insieme con lo
scrittore, questo cammino eroico che tutti gli studiosi
o solo appassionati dei sotterranei, amerebbero fare.
In una misteriosa iscrizione latina, decifrata proprio
da Axel, Arne Saknussemm, un celebre alchimista del
ritrovando resti di fossili preistorici, fino a scorgere un
Cinquecento, spiega di aver viaggiato al centro della
uomo gigante antidiluviano guardiano di un gregge
Terra, lasciando tutte le indicazioni necessarie per po-
di mastodonti e ad assistere ad una lotta fantastica
ter ripetere il tragitto.
tra due mostri marini, un ittiosauro e un plesiosauro,
Sulle sue tracce e in tutta fretta, il professore e il nipo- anch’essi ancora viventi, nel grande mare “al centro
te lasciano la città tedesca per raggiungere la glacia- della Terra” che attraversano con una zattera improv-
le isola del Nord Europa, tra la Groenlandia e la Gran visata.
Bretagna, a nord-ovest delle Isole Faer Oer, nell’Ocea-
Sempre sulle tracce di Arne Saknussemm finiranno per
no Atlantico.
trovare un passaggio bloccato da un masso granitico
Il loro viaggio inizia il 27 di maggio - “alle sei preci- franato che tenteranno di superare con una carica
se” di mattina - con destinazione Reykjavik. Con il esplosiva la quale, aprendo un abisso, li risucchierà tut-
treno, da Amburgo, arrivano a Kiel , “a due passi dal ti e tre facendoli risalire in superficie e convogliandoli
mare”, da dove si imbarcano con la nave Ellenor per lungo la bocca di un vulcano in eruzione, lo Stromboli,
raggiungere la Danimarca e Copenaghen. Lasceranno in pieno Mediterraneo, da dove verranno “eruttati”.
l’isola a bordo di una goletta danese diretti in Islan- Ripartiranno per Messina e, attraverso Marsiglia, tor-
da e verso lo Sneffels accompagnati da Hans. E’ il 24 neranno infine sani e salvi ad Amburgo, “di sera, il 9
giugno quando si inoltrano lungo le pendici interne settembre”.
del cratere, “un cono rovesciato”. Alcuni giorni dopo
Che cosa spinge il professore Lidenbrock a realizzare
entreranno nella bocca centrale del vulcano per rag-
questo viaggio appassionante? Amore per la scienza?
giungere “il centro della terra” scendendo lungo un
Desiderio di avventura? Ricerca del mistero? Sfida del
pozzo verticale dove continueranno a vedere sempre
pericolo? Smania di celebrità ?
la luce del sole e delle stelle. Giunti in fondo, si ritro-
veranno pressappoco al livello del mare e all’altezza E, che cosa muove noi del Centro Ricerche Speleo Ar-
della superficie dell’isola. Da questo momento in poi cheologiche e tutti gli altri che, ad ogni latitudine, si
inizia la vera avventura nelle viscere terrestri. inoltrano nelle cavità sotterranee quasi a voler tentare
un impossibile ritorno nel protettivo utero della gran-
Nella loro discesa i tre si troveranno a ripercorrere
de Madre Terra, per tornare poi a nuova vita, una vol-
all’indietro le fasi di “costruzione” della Terra, rico-
ta ri-usciti all’aria aperta?
noscendo le diverse ere geologiche trascorse, in una
sorta di “ritorno ai tempi biblici della creazione”, vi- Silenziosamente ci parlano: sono le pietre, i monu-
vendo avventure pericolose ai confini della realtà, sco- menti, i condotti idraulici e quant’altro ci venga in-
prendo minerali preziosi e rari, funghi alti come alberi, contro nel sottosuolo. Forse “andar per sotterranei”

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vuol anche dire andare alla ricerca di noi stessi, delle E poi il sé. Andar per sotterranei – e che sotterranei
nostre radici, delle nostre vicende più intime. Significa a volte! - vuol dire sfidare il pericolo, provare il brivi-
viaggiare alla scoperta e al superamento delle nostre do dell’ignoto, superare il baratro della paura, vincere
paure o dei nostri desideri più nascosti e inconsci. E’ i propri limiti per riacquistare la consapevolezza del
una sorta di psicanalisi del sé ma anche della storia. E proprio io e delle proprie forze, per aggiungere un
non si potrebbe pensare all’archeologia, che scava nel tassello in più di autostima alla propria persona.
passato, e alla speleo-archeologia come a una “psica-
Per tutti, scendere nel buio sotterraneo delle città, degli
nalisi” che viene fatta al monumento e all’umanità?
acquedotti, delle caverne significa comunque avventu-
Da una breve indagine svolta tra i “folli” con tute rarsi alla ricerca di posti insoliti, per soddisfare le pro-
e stivali, caschi e luci sulla testa, emergono tutte le prie curiosità e il proprio desiderio di conoscenza. Vuol
suggestioni finora immaginate. In particolare, nei dire emozione, felicità, privilegio, gioco, vertigine!
sotterranei percorsi in assenza di rumori, tutti per-
“Et quacumque viam dederit fortuna sequamur”. Con
cepiscono sensibilmente la presenza dell’uomo che
questa frase latina - letteralmente traducibile con
in passato ha lavorato, ha prodotto, ha scavato, op-
l’espressione “E qualunque sia la sua direzione, seguia-
pure che ha costruito, ha dipinto, ha scolpito. Forse
mo la via che la sorte ci ha dato “ – lo scienziato islan-
a lavorare in quei luoghi furono le persone più umili,
dese Fridriksson saluta i tre viaggiatori di Julius Verne
ma anche maestri d’arte e d’architettura, che hanno
verso il centro della Terra. Axel, che parla nel romanzo
lasciato ai posteri i loro manufatti, belli o brutti che
in prima persona, scrive: “il signor Fridriksson mi diede
fossero. Opere che hanno attraversato il tempo e che
l’addio con un verso che Virgilio pareva aver scritto per
giungono a noi, a volte, raggelate e ferme a tanti
noi, viaggiatori incerti del loro cammino”.
secoli fa, anche se molte di loro, invece, sono state
più volte riutilizzate e riconsegnate alla storia con gli Ma la frase è sempre attuale e vale anche per chi, vo-
usi i più disparati. lendo provare il brivido del sotterraneo, non è un na-
vigato speleologo o uno spericolato avventuriero. Non
è necessario infatti calarsi in grotte oscure o nei budel-
li stretti degli acquedotti romani che a volte corrono
anche fino a 100 metri sotto le colline. E’ sufficiente
scendere in un qualsiasi sotterraneo cittadino di una
qualsiasi città del nostro Paese per fare un viaggio in-
solito.
In Italia, infatti, non c’è solo Roma, la Capitale, che più
di tante altre città italiane ha una intera città sotto la
città. Il patrimonio ipogeo interessa le grandi come le
medie o le piccole dimensioni urbane.
Ad esempio, ci sono città come Orvieto, sospesa tra
cielo e terra, che all’interno della rupe nasconde un
dedalo di grotte realizzate in circa 2500 anni di sca-
vi continui e visitabili attraverso un percorso agevole
e del tutto affascinante. O Narni, che sottrae alla vi-
sta del passante, ma non del curioso “archeonauta”,
i sotterranei dell’antico complesso conventuale di San
Domenico: la chiesa ipogea, una cisterna romana, una
prigione del tribunale dell’Inquisizione. O Rieti, tutta
da scoprire, che consente di percorrere un poderoso
impianto idraulico realizzato dai romani per impedire
che la via Salaria si impaludasse.
Ci sono piccoli centri come Sant’Oreste (Rm) che sta
realizzando un’ardita iniziativa per valorizzare le gal-
lerie militari del Monte Soratte, oppure Orte (Vt) che
sta aprendo al pubblico i cunicoli sotterranei scavati
per estrarre il materiale di costruzione della città e che
percorrono tutto il centro storico.

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Sono realtà spesso poco tiaereo che arrivano fino
note anche a livello locale, a 40 metri sottoterra e nel
come Trinitapoli, nei pres- sistema idraulico di piazza
si di Bari, che nel suo Par- San Gaetano.
co archeologico nasconde
A questo si aggiunga che,
sottoterra un progetto ar-
negli ultimi anni, alcuni
chitettonico realizzato da
architetti all’avanguardia,
un popolo misterioso del-
illuminati o forse utopi-
la media età del Bronzo.
sti, hanno sviluppato una
O come Gravina in Puglia
nuova visione dell’urbani-
con sotterranei spettaco-
stica immaginando che la
lari dove la mano dell’uo-
città sotterranea, quella
mo è andata a integrare
antica, che giace sovente
l’opera della natura. Op-
nel sottosuolo delle mo-
pure Foggia, percorsa da
derne metropoli, deb-
una ragnatela di cammi-
ba diventare una forma
namenti realizzati da Fe-
della città. Lo spessore
derico II nel XIII secolo.
del sottosuolo infatti, se-
Sono anche cittadine che condo questi progettisti,
hanno radici storiche mol- dovrebbe entrare a far
to ravvicinate come il co- parte del tessuto urbano
mune di Colleferro (Rm), e dei Piani regolatori per
“città di fondazione” consentire ai cittadini di
nata solo 75 anni fa, che “abitare” o di “vivere” il
è attraversato da una rete sotterraneo.
di sei chilometri di gallerie
L’idea parte da un concet-
realizzate appositamente
to di “Archeologia inversa”(1) e si propone di prendere
per cavare il materiale da costruzione dei palazzi so-
in esame la possibilità di riutilizzare gli spazi archeo-
prastanti, cavità che vennero poi sfruttate dai cittadini
logici ad uso pubblico con un attraversamento urbano
durante la seconda guerra mondiale come rifugio an-
alla quota della città antica affinché questa possa es-
tiaereo.
sere vissuta e riattraversata dai moderni cittadini che
Ai giorni nostri il sotterraneo è diventato anche un’at- potranno così considerarla uno dei tanti livelli dell’or-
trazione per cittadini e turisti, come testimoniano di- ganizzazione della città moderna.
versi esempi di molti comuni italiani che da qualche
Nel 1978, ad esempio, dodici architetti di fama inter-
anno stanno animando la vita culturale aprendo il loro
nazionale vennero invitati a proporre i loro progetti
patrimonio ipogeo a volte sconosciuto.
per “completare” la pianta di Roma di Giambattista
In questo 2009, per la prima volta, la Capitale ha de- Nolli del 1748. L’architetto francese Antoine Grum-
dicato una settimana intera (dal 25 al 31 maggio) alla bach propose di mettere in collegamento, attraverso
Roma nascosta con un programma di conferenze, pro- dei sottopassi, la via Salaria, il ninfeo commissiona-
iezioni di filmati storici e visite tutte sotterranee in siti to dal cardinale Albani a J.J.Winkelman nel 1767 e il
archeologici normalmente chiusi al pubblico. Il capo- mausoleo di Lucilio Peto, un monumento funebre di
luogo lombardo, invece, ha organizzato un program- epoca augustea al quale si agganciano alcune gallerie
ma turistico dedicato alla città sotterranea, le 100 cimiteriali cristiane.
Milano che mostra una città del sottosuolo formata
Andar per sotterranei, oggi, nelle città, già si fa quo-
da “canali, pozzi, gallerie e bastioni, grotte e cunicoli,
tidianamente: entriamo nelle metropolitane, attra-
trincee e cripte, rifugi e tombe”. Napoli, a sua volta,
versiamo sottopassi, parcheggiamo nei garage sotto
dal 4 al 13 giugno, ha messo a disposizione i propri
i palazzi. Forse tra qualche anno potrebbe diventare
sotterranei per manifestazioni teatrali. Napoli Sottoso-
una realtà quotidiana anche quella di “andar per sot-
pra infatti si è articolata in spettacoli che si sono svolti
terranei archeologici”, chissà.
nel teatro ipogeo neroniano, nelle gallerie rifugio an-

1 A. De Cesaris “Lo spessore del suolo parte di città” Roma Palombi editore 2002 p. 78.

N. 1 - ottobre 2009 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 5


La quinaria di Frontino
Le alterne fortune della quinaria di Frontino
come unità di misura delle acque dell’antica Roma

di Donato Cioli

SUMMARY The alternating fortunes of Frontinus’ quinaria as a unit of measurement of the waters of ancient
Rome. Frontinus’ estimates of the amount of water flowing in the aqueducts of ancient Rome are ostensibly ba-
sed on the geometrical measurement of the cross-sectional area occupied by water flowing in closed pipes or in
open channels. This is a very rough approximation, since the amount of water flowing through a given area is
crucially dependent on the velocity of flow and Frontinus makes no quantitative measurements of velocity. Du-
ring the last couple of centuries, a number of authors have proposed ingenious ways of bypassing the problem
of velocity and thus rescue Frontinus and the quinaria from any suspicion of inconsistency and inaccuracy, while
other scholars have held totally opposed views. This note reviews the history of the controversy up to the most
recent publications and concludes by taking the side of those that are skeptical about the possibility of viewing
the quinaria as a precise unit of flow measurement. It is stressed, however, that –irrespective of the approximation
one is willing to accept– even the most conservative estimates of the amount of water reaching ancient Rome
deserve our most respectful admiration.

P
arlando degli antichi acquedotti che, correndo sui documenti letterari, mi occuperò soprattutto del
per lo più sotterranei, portavano acqua alla cit- secondo, concentrando l’analisi su quel trattato De
tà di Roma, si è soliti commentare con ammira- aquaeductu urbis Romae che proprio il sovrinten-
zione la copia aquarum, cioè la grande quan- dente alle acque Sesto Giulio Frontino scrisse intorno
tità di tali acque1. Ma quanta era veramente l’acqua al 97 dC. Il trattato è una vera miniera di dati, giac-
che arrivava a Roma nella prima età imperiale? Questa ché Frontino vi riporta minuziosamente, per ciascuno
nota si propone di riassumere la controversa storia dei dei nove acquedotti allora esistenti, sia la quantità
calcoli su cui si basano le varie stime, ricordando le d’acqua registrata dai suoi predecessori sia la quan-
opinioni degli autori che –diversissimi per formazione, tità da lui stesso misurata alla sorgente e al punto
cultura e carattere– si sono occupati del problema. Pur di distribuzione in città. Il problema è che tutte que-
arrivando alla conclusione che una stima esatta non ste quantità sono espresse sulla base di una unità
sia possibile, si rivendica alla fine il diritto degli autori
1 Ad esempio, Quilici scriveva nel 1969 che la quantità di acqua che
antichi e moderni di guardare con stupore e con am- arrivava a Roma al tempo di Traiano era superiore a quella distribuita
mirazione allo straordinario fiume di acque che arriva- a un numero circa doppio di moderni abitanti (Quilici 1969). Pace
va a Roma e che –comunque lo si voglia considerare– (1983) calcola che ogni cittadino romano alla fine del primo secolo dC
disponeva di 1,55 m3 di acqua al giorno, mentre lo stesso valore per il
era pur sempre grandioso. cittadino romano del 1980 era solo di 0,518 m3 al giorno. Morgan (1902)
riporta calcoli secondo cui all’inizio del 20° secolo l’approvvigionamento
Dei due possibili approcci al calcolo delle antiche por- idrico pro capite nella città americana di Cambridge, MA o nel sobborgo
tate, quello basato sui reperti materia- di Brooklin, NY, erano uguali alla disponibilità offerta agli antichi
Romani, e sembra quasi tranquillizzato dai dati di Boston
li e quello basato
e Baltimora che invece utilizzavano una
volta e mezzo la quantità
offerta ai Romani.

N. 1 - ottobre 2009 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 6


di misura, la quinaria, che è fonte di grandi controver- Già dal passo sopra citato è evidente che per Frontino
sie poiché alcuni la ritengono una vera misura di por- esiste una completa identità tra la luce e la capaci-
tata, mentre per altri si tratta solamente della misura tà di un calice (lumen, id est capacitatem). Ma noi
geometrica dell’area interna (‘sezione retta’ o ‘luce’) sappiamo che un’apertura di una certa area può ero-
di un tubo di un certo diametro. L’acqua infatti arri- gare quantità di acqua assai diverse, a seconda della
vava in città per mezzo di canali a pelo libero (rivi), velocità con cui scorre il liquido4. Ne consegue che,
nei quali scorreva per pendenza e senza pressione; si se Frontino ha ignorato il fattore velocità (della cui
versava poi in particolari serbatoi (castella) dai quali determinazione, in effetti, non si fa parola nel trat-
partivano i tubi (fistulae) che la distribuivano sotto tato), tutte le sue misurazioni non hanno alcun senso
pressione ai punti pubblici e privati di utilizzazione; per noi che vogliamo sapere quanta acqua arrivava
alcune fistulae (di dubbia legalità) potevano anche veramente a Roma.
connettersi direttamente al rivus. Nel punto in cui la
La velocità di un fluido all’interno di un condotto
fistula si innestava nel castellum o nel rivus, esisteva
chiuso dipende principalmente dall’altezza di carico
una particolare struttura, il calice (calix), che Fron-
(o ‘battente’), cioè dal dislivello esistente (h in Fig.
tino descrive minuziosamente, dato che questo era
1) tra il pelo libero del fluido soprastante e lo sbocco
l’elemento essenziale per la misura delle acque2: “il
all’aperto del condotto a valle 5. In una serie di condot-
calice è un modulo di bronzo che si innesta al canale
ti che avessero tutti le stesse caratteristiche costruttive
od al suo castello ed a cui si applicano le fistole. La
e la stessa altezza di carico, ma differissero per il lume
sua lunghezza deve essere non minore di dodici digiti
(area della sezione retta) del condotto, la portata sa-
[22 cm], la luce e cioè la sua capacità [deve essere]
rebbe effettivamente funzione soltanto del lume. Ne
consegue che se nel sistema idraulico di
Frontino fosse rispettata la condizione di
uniformità nell’altezza di carico di tutti
i condotti, una unità di misura come la
quinaria, che è basata esclusivamente
sull’area della sezione del condotto, sa-
rebbe perfettamente idonea a misurare
le portate, senza alcun bisogno di misu-
rare le velocità dei liquidi. Questa inge-
gnosa soluzione è sostanzialmente alla
base di tutte le proposte che sono state
avanzate dai commentatori per riscatta-
re Frontino e la quinaria da ogni sospet-
to di inconsistenza e inaffidabilità.
L’ipotesi appena esposta (uniformità di
carico in tutte le condotte) viene il più
Fig. 1. Velocità di efflusso per differenti altezze di carico h (da Pace 1983)
delle volte associata al nome dell’inge-
quanta fu concessa. Sembra che sia stato escogitato gnere del Genio Civile di Roma Claudio Di Fenizio, il
perché per la rigidezza del bronzo che è più difficile a quale effettivamente la sostenne per tutta la sua vita
piegarsi, non si può temere che sia allargato o ristret- con uno zelo e una dedizione quasi missionari. Biso-
to”3. Frontino descrive le dimensioni che i vari calici gna tuttavia riconoscere, come fa lo stesso Di Fenizio,
potevano avere e prende come unità di misura il più che l’idea ha radici più lontane.
piccolo di questi, cioè la quinaria, così detta perché Il primo ad occuparsi del problema fu un illustre
aveva un diametro di cinque quarti di dito (2,32 cm). scienziato francese, il barone Gaspard Françoise

2 La ricerca di testimonianze archeologiche di calici a Roma è del tutto deludente, considerando che ne doveva esistere un numero considerevole
nei 274 castella che Frontino enumera. è dubbio che i due o tre reperti proposti come calici si possano effettivamente considerare tali (Bruun 1991, p.
41) ed è stato dimostrato che gli oggetti illustrati da Piranesi (1761) non sono calici ma misure per liquidi (Tedeschi Grisanti 2005).
3 Par. 36: “Est autem calix modulus aeneus, qui rivo vel castello induitur, huic fistulae applicantur: longitudo eius habere debet digitos non minus
XII: lumen, id est capacitatem, quanta impetrata fuerit. Excogitatus videtur, quoniam rigor aeris difficilior ad flexum, non timeri potest laxari vel
coarctari”.
4 Esiste infatti la semplice relazione: Q = A x V, dove Q è la portata (m3/sec), A è l’area della sezione e V è la velocità dell’acqua.
5 Tale velocità si può riassumere nella formula: V = µ 2gh , dove µ è un coefficiente (<1) che dipende dalle caratteristiche del condotto, g è
l’accelerazione di gravità e h è l’altezza di carico. Per non appesantire troppo questa nota, la pur grande importanza del coefficiente µ viene
deliberatamente trascurata.

N. 1 - ottobre 2009 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 7


Claire Marie Riche de Prony (Fig. 2), che oltre ad avere
molti nomi aveva anche molti interessi, dato che fu
professore di Matematica a Parigi, organizzò il Cata-
sto Generale di Francia, curò la compilazione di tavole
logaritmiche fino alla diciannovesima cifra decimale,
si interessò alla sistemazione di porti in Francia e in
Italia, esaminò la possibilità di bonificare le Paludi
Pontine, studiò la sistemazione del fiume Po, si occupò
della misura della latitudine dimostrando lo ‘schiaccia-
mento’ dei poli terrestri, ideò il freno dinamometrico
che porta il suo nome e ricevette meritatamente l’ono-
rificenza di Pari di Francia6. In una memoria del 1817,
il De Prony avanza per primo l’ipotesi che esistesse un
battente (altezza di carico) uniforme su tutti i calici
e si spinge inoltre ad immaginare –per analogia con
quanto avveniva ancora a Roma nell’Ottocento– che
questo battente fosse eguale alla lunghezza prescrit-
ta per ogni calice (22 cm, come abbiamo visto)7. Sulla
base di questa ipotesi, de Prony calcola che la quinaria
equivalga a 56 m3/24h.
È ancora un illustre savant francese, Jean-Baptiste Ron-
delet, architetto del Pantheon parigino, cavaliere della
Legion d’Onore, membro dell’Institut Royal, eccetera,
che dopo aver percorso in lungo e largo (per quaranta
Fig. 2. Il barone Gaspard de Prony
miglia, racconta) gli acquedotti romani, ripropone nel
1820 la validità della quinaria di Frontino come unità
di misura della portata8. Il Rondelet porta l’attenzione degli orificii dei diversi moduli”), per poter calcolare
su un passo del De aquaeductu in cui si dice che “per le vere portate. Qui Rondelet accoglie l’ipotesi di de
quanto riguarda il posizionamento dei calici, bisogna Prony, secondo cui il carico al centro dei calici sarebbe
stare attenti che siano tutti ordinati su una stessa li- stato eguale alla lunghezza prescritta per i calici stes-
nea, e che il calice di qualche utente non sia posto più si (22 cm). L’aggiunta innovativa di Rondelet consiste
in basso e quello di qualcun’altro più in alto. Infatti nell’applicare il concetto del battente fisso e uniforme
quello più basso prende più acqua mentre quello più anche alle misure fatte nei canali a pelo libero. Ricorda
alto ne porta meno perché il corso dell’acqua viene che Frontino aveva determinato la portata dell’acqua
trascinato dal più basso”9. Questa osservazione di- Appia misurando la larghezza e la profondità della
mostra che Frontino era consapevole dell’effetto del massa d’acqua e convertendo poi tale prodotto in qui-
carico (o battente) sulla portata dei suoi calici, tanto narie e aggiunge: “è probabile che Frontino trovasse
è vero che prescrive che siano messi tutti alla stessa questo prodotto facendo passare questa massa attra-
altezza (presumibilmente misurata al centro di ogni verso una apertura rettangolare, il cui lato superiore
apertura, per uniformare calici di diverso diametro). Ri- poteva essere sotto la superficie dell’acqua per una di-
mane da sapere quale fosse il battente effettivamente stanza uguale a quella tra il centro dei calici fissati ai
usato (cioè “l’altezza dell’acqua al di sopra del centro castella e la superficie dell’acqua”10. Questo è illustrato

6 Loffi (2007).
7 “Or, dans le module romain moderne, la charge sur le centre de l’orifice est égale à la longueur de l’ajoutage; n’est-il pas naturel de penser que ce
rapport d’égalité existait aussi dans le module ou quinaire antique?” De Prony (1817) p. 417.
8 Rondelet (1820). Di questa monografia del Rondelet esiste una parziale traduzione italiana, pubblicata a Mantova nel 1841 (Rondelet 1841). Una copia di questa
traduzione, già appartenuta a Thomas Ashby e con tracce delle sue annotazioni (ininfluenti per il nostro tema), esiste nella Library of the British School at Rome.
9 Par. 113. “Circa collocandos quoque calices observari oportet ut ad lineam ordinentur; nec alterius inferior calix, alterius superior ponatur. Inferior plus trahit;
superior, quia cursus aquae ab inferiore rapitur, minus ducit”.
10 “Il est probable que Frontin trouvait ce produit en faisant passer cette masse par une ouverture rectangulaire, dont le haut pouvait être à une distance au-dessous
de la surface de l’eau du réservoir égale à celle du centre des orifices des modules adaptés aux cuvettes de distribution des châteaux-d’eau.” Rondelet 1820, Notions
préliminaires, p. XVII.

N. 1 - ottobre 2009 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 8


Fig. 3. Schema della misura di portata in un canale a pelo libero mediante bocca a battente con paratoia (da Di Fenizio 1930)

nella Fig. 3, in cui una paratìa calata dall’alto crea un da lui attribuita (a ciascun calice)” 12, una concessione,
battente c della dimensione voluta (22 cm nell’ipo- quest’ultima, che gli verrà aspramente rimproverata,
tesi di de Prony e Rondelet), in modo che la misura come vedremo tra poco. è interessante notare che Bel-
dell’area rettangolare in a sia equivalente a quella di grand muove alle teorie di Rondelet una obiezione
un calice posto alla stessa profondità regolamentare fondamentale che sembra essere passata inosservata,
dal pelo dell’acqua. o è stata largamente sottovalutata, da molti autori
successivi, inclusi –sorprendentemente– alcuni dei con-
Rondelet arriva ad un valore di 60 m3/24h per la quina-
temporanei. Scrive Belgrand che la base su cui Ronde-
ria, valore molto vicino a quello di de Prony.
let fonda i suoi calcoli non ha consistenza; infatti “la
Circa cinquant’anni più tardi, l’ipotesi di de Prony e fistula che partiva dal castellum e arrivava all’utente
Rondelet che il battente fosse uguale alla lunghezza era connessa [saldata] direttamente all’estremità del
del calice veniva pacatamente contestata come ‘gra- calice, senza soluzione di continuità. Anche le persone
tuita’ in un opuscolo anonimo intitolato ‘Brevi notizie più estranee alla scienza idraulica non faranno fatica
sull’Acqua Pia (Antica Marcia)’ 11, in cui si proponeva a capire che con un simile assetto non ci poteva essere
un approccio modernamente scientifico basato sulla alcuna misurazione di portata. Se un utente maldestro
determinazione della ‘sezione bagnata’ ancora misu- avesse collocato la bocca di uscita della sua condotta
rabile nell’antico speco dell’Acqua Marcia e sulla de- allo stesso livello del castellum, non gli sarebbe arriva-
terminazione di una pendenza media di tale acque- ta in casa nemmeno una goccia d’acqua, qualunque
dotto. Sulla base di questi dati e di un confronto con fosse il diametro del suo calice. Colui poi a cui l’acqua
i dati di Frontino, il valore massimo ammissibile per la arrivava in casa a 1 metro sotto il livello del castellum,
quinaria risultava di 27 m3/24h, contro i 60 m3/24h di ne riceveva evidentemente meno di chi, alla stessa di-
Rondelet. stanza e con una tubazione dello stesso diametro, si
Altre critiche alle teorie di Rondelet vennero espres- trovava a 2, 3 o 4 metri più in basso” 13. In altre parole,
se nel 1875 dall’ing. Eugène Belgrand, che era il di- ciò che conta non è solo il dislivello tra la superficie
rettore delle Acque e delle Fognature di Parigi. Par- dell’acqua e il punto di prelievo, ma il dislivello totale
lando dei calici, Belgrand dice: “Rondelet ha cercato tra la superficie libera e lo sbocco finale al punto di
di dimostrare che gli orifizi di queste prese d’acqua utilizzazione.
erano degli strumenti di misura; questo è un errore, Un commentatore che non si poneva certo scrupoli di
tuttavia ho riportato nella tabella seguente la portata cortesia nei confronti dei colleghi fu l’ingegnere ameri-

11 “Brevi notizie sull’Acqua Pia (Antica Marcia)”, 1872. Lo scritto può essere attribuito all’ing. Blumensthil che diresse i lavori per il ripristino
dell’Acqua Pia.
12 “Rondelet a cherché à démontrer que ces orifices de prise d’eau étaient des appareils de jauge; c’est une erreur, j’ai néanmoins donné, dans le
tableau suivant, le débit qu’il leur attribue”. Belgrand 1875, p. 84.
13 “La conduite, partant du château d’eau et aboutissant chez le concessionnaire, était branché sur l’extrémité du calice lui-même, sans solution de
continuité. Les personnes les plus étrangères à la science de l’hydraulique comprendront sans peine qu’avec cette disposition il n’y avait pas de
jaugeage. Si un concessionnaire maladroit avait placé l’orifice de sortie de sa conduite au niveau du château d’eau, il ne serait pas arrivé une goutte
d’eau chez lui, quel que fut le diamètre de son calice. Celui chez lequel l’eau arrivait à 1 mètre au-dessous du château d’eau, en recevait évidemment
moins que celui qui, à la même distance et avec une conduite de même diamètre, se trouvait placé à 2, 3 et 4 mètres plus bas.” Belgrand 1875, p. 85.

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cano Clemens Herschel, secondo il quale sulla determi- teressato alla ricerca di nuove fonti di approvvigiona-
nazione della quinaria “sono state scritte, o piuttosto mento idrico per la città. Nell’esaminare la possibilità
ripetute o passate in rassegna, più sciocchezze che su di sfruttare nuovamente le sorgenti dell’antica acqua
molte altre questioni” Egli aggiunge che il peccato ori- Appia, occorreva accertare se –come ipotizzato da
ginale va fatto risalire al de Prony, il quale però aveva qualcuno– la stessa Appia non fosse già stata convo-
posto alcuni se alla sua ipotesi, mentre queste condi- gliata nel moderno condotto dell’acqua Vergine. Da
zioni sono state ignorate da tutti i commentatori suc- qui la necessità di conoscere le antiche portate per con-
cessivi, eccetto l’autore delle Brevi notizie sull’Acqua frontarle con quella della moderna acqua Vergine 17.
Pia e il Belgrand, anche se quest’ultimo “non ha avuto
Di Fenizio ha una fiducia assoluta in Frontino, da lui
il coraggio delle proprie opinioni nel compilare le sue
definito variamente ‘uomo rigido e onesto’, ‘scrupo-
tabelle” 14. Herschel presenta in modo pungente le sue
loso’, ‘zelante’, ‘immortale Curatore delle acque’ ed è
argomentazioni: valutare la portata di un condotto
convinto che le misurazioni in quinarie del De aquae-
solo in base alla superficie del lume è come calcolare il
ductu fossero effettive determinazioni di portata. La
volume di un cilindro basandosi solo sull’area di base;
‘memoria’ pubblicata
Frontino stesso era con-
sul Giornale del Genio
sapevole della incon-
Civile del 1916 è un te-
sistenza di un metodo
sto ridondante, un po’
basato solo sul lume
farraginoso, che trasu-
del calice, quando dice
da fideistico entusia-
che bisogna riaggiusta-
smo, ma anche qualche
re la quantità d’acqua
accomodante forzatura
concessa a un utente a
del testo frontiniano.
seconda dell’altezza da
In sostanza, Di Feni-
cui proviene 15; nono-
zio ripropone l’idea di
stante questo, quando
base del de Prony se-
determina la portata
condo cui i calici posti
dell’acqua Virgo (par.
a una profondità uni-
70) o dell’acqua Appia
forme dal pelo dell’ac-
(par. 65) non fa altro che
qua avrebbero erogato
tradurre in quinarie la
portate proporzionali
superficie della sezione
alla superficie del loro
bagnata nel condotto
lume. Il contributo ag-
principale; quando poi
giuntivo del Di Fenizio
i conti non tornano, gli
(che è probabilmente
è facile invocare i furti
il motivo per cui viene
d’acqua per spiegare le
così spesso citato) consi-
discrepanze; ben diver-
Fig. 4. L’ing. Claudio di Fenizio ste nella proposta che il
so era il livello scientifi-
battente (o carico cen-
co di Erone, secondo il
trale medio) fosse di 12
quale per determinare una portata bisogna misurare
cm. Il ragionamento, nelle parole dell’autore, è abba-
con un orologio solare il tempo impiegato a riempire
stanza semplice: “poiché tutti i moduli frontiniani si
un bacino di dimensioni note 16.
devono ritenere situati ad lineam, è evidente che si
è a questo punto della controversia che si inserisce nel deve ritenere che i calici fossero situati con i centri su
1916 Claudio Di Fenizio (Fig. 4), un giovane ingegnere una medesima orizzontale. L’interpretazione tecnica
in servizio all’Ufficio Tecnico del Comune di Roma, in- del testo di Frontino porta a questa conclusione. Ciò

14 Herschel 1973, p. 183: “A question about which probably more nonsense has been written, or rather repeated or compiled, than about many
other”; “Belgrand had not the courage of his convictions in making up his tables”
15 Par. 35: “Memineramus omnem aquam, quotiens ex altiore loco venit, et intra breve spatium in castellum cadit, non tantum respondere modulo
suo, sed etiam exuperare. Quotiens vero ex humiliore, id est minore pressura, longius ducatur, segnitia ductus modum quoque deperdere. Ideo
secundum hanc rationem aut onerandam esse erogatione aut relevandam”.
16 Erone di Alessandria, Dioptra 31.
17 Nella sua pubblicazione del 1930, Di Fenizio rivendicherà di aver raggiunto fin dal 1916 la conclusione “che l’attuale acquedotto Vergine ha una
portata certamente non superiore all’acquedotto Vergine antico che funzionava contemporaneamente all’Appio.”

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Fig. 5. Posizionamento dei calici sulla medesima orizzontale e valore della libra. Il primo modulo a sinistra è il maggiore della serie dei moduli
frontiniani, la quinaria è il minore. I diametri sono proporzionali (da Pace 1983).

posto, è chiaro che il minimo battente ammissibile è Di Fenizio ripropone anche l’ipotesi di Rondelet se-
il raggio del maggiore modulo legale (Centenumvice- condo cui la portata dei canali a pelo libero poteva es-
num)” 18, cioè 11,5 cm (Fig. 5). sere misurata congegnando apposite paratìe che pro-
ducessero un battente standard equivalente a quello
Di Fenizio si prende anche la cura di giustificare cau-
usato per i calici, e questo particolare argomento vie-
tamente la sua propensione ad aggiungere ‘cinque
ne più ampiamente trattato in una breve pubblicazio-
o sei millimetri’ a tale valore così da portarlo a 12
ne successiva (Di Fenizio 1930). Basandosi sull’assunto
cm tondi (Fig. 6). Viene da sorridere sull’attenzione
che il battente standard fosse di 12 cm e conoscendo
inverosimile portata a tali minuti dettagli, mentre si
le dimensioni del calice della quinaria, Di Fenizio cal-
sottace del ben più cospicuo problema (già sollevato
cola che la portata della quinaria stessa fosse equiva-
dal Belgrand) rappresentato dal mancato controllo
lente a 0,48 litri/sec (41,5 m3/24h). Questo valore viene
dell’altezza dello sbocco del condotto all’utenza, ciò
confermato in uno studio successivo 19 condotto su un
che poteva comportare dislivelli dell’ordine di qual-
tratto di canale ancora esistente dell’acqua Marcia vi-
che metro. Di Fenizio in realtà ha un intero paragra-
cino a Roma. Misurando le dimensioni e la pendenza
fo intitolato ‘Sulla conoscenza dell’influenza del di-
del canale e assumendo che funzionasse a pieno ca-
slivello totale fra la presa e la bocca di erogazione di
rico (cioè con l’acqua che raggiungeva quasi il tetto
una condotta per tubi’, ma metà del paragrafo tende
del condotto), Di Fenizio ottiene una portata di 1.410
a dimostrare che Plinio (non necessariamente Fron-
litri/sec che, rispetto alle 2.944 quinarie misurate da
tino) aveva questa conoscenza, mentre l’altra metà
Frontino, dà proprio un valore di 0,48 litri/sec per ogni
riporta il già citato par. 35 (v. nota 14) in cui però l’at-
quinaria. Una coincidenza senza dubbio impressio-
tenzione di Frontino è ancora una volta concentra-
nante, viste le incertezze dei dati di partenza.
ta sul livello della presa (ex altiore/humiliore loco),
non su quello dello sbocco. Di Fenizio riconosce che Ancora nel 1947 20, l’instancabile Di Fenizio ci ricorda
Frontino non parla mai di un battente fisso e tanto di aver iniziato i suoi studi “circa 38 anni addietro, ap-
meno ne specifica l’altezza, ma suggerisce che que- pena qualche mese dopo aver avuto l’onore di essere
sto avviene perché in realtà il valore del battente do- assunto in servizio al Comune di Roma, in seguito a
veva essere noto a tutti, una spiegazione che lascia Concorso nazionale” e ribadisce le sue tesi favorite, con
alquanto perplessi. l’aggiunta di qualche prudente caveat. Così ammette,

18 Di Fenizio 1916, p. 316.


19 Di Fenizio 1931.
20 Di Fenizio 1947.

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almeno en passant, che ogni calice erogava la giusta lante approccio esplorato da Hodge consiste nella
quantità di acqua “se liberamente fluente in aria”, ma riproduzione in scala ridotta di modelli sperimentali
sorvola sul fatto che questa non era certamente la con- di acquedotto, come quello da lui utilizzato nel la-
dizione di funzionamento prevista da Frontino. boratorio di Idraulica dell’Università di Ottawa, Ca-
nada.
Val la pena ricordare qui l’equilibrata opinione di Tho-
mas Ashby, che si occupa solo brevemente della qui- Anche Fanny Del Chicca (a cui si deve una recente
naria, criticando l’approssimativo approccio di Fronti- preziosa edizione critica con traduzione italiana del
no nel confrontare le sue misure alla sorgente e alla De aquaeductu 24) riporta sostanzialmente l’inter-
distribuzione. Aver trascurato
fattori cruciali come la veloci-
tà dell’acqua, l’altezza dello
sbocco rispetto alla presa o l’in-
fluenza del diametro delle tu-
bazioni, fa sì che “i suoi calcoli
ad entrambi i punti della rete
di distribuzione siano palese-
mente senza valore (demon-
strably useless) per una esatta
valutazione delle quantità for-
nite o consumate”. Aggiunge
tuttavia che “i dati di Frontino,
sebbene inaffidabili per una sti-
ma accurata dell’acqua fornita,
rimangono tuttavia l’unico in-
dizio sulla portata degli antichi
acquedotti di Roma” 21.
Fig. 6. Proposta di ricostruzione della posizione di un calice (da Forbes, modificata)
Naturalmente anche i com-
mentatori contemporanei si
dividono in due campi, quelli
pretazione del Di Fenizio, aggiungendo che, in certe
che ritengono la quinaria una vera misura di portata
condizioni, la quinaria può dare grosso modo una
e quelli che si dichiarano scettici sul suo effettivo
stima delle portate.
valore. Per citare solo alcune delle maggiori auto-
rità, bisogna ricordare innanzitutto A. Trevor Hod- Ugualmente numerosa è la schiera degli scettici con-
ge, autore di uno straordinario libro intitolato Ro- temporanei circa il valore della quinaria. Robert H. Rod-
man aqueducts and water supply, che è una miniera gers (autore di una recente importante edizione con
piacevolmente leggibile di informazioni, dettagli, commento al De aquaeductu 25) fa notare che Frontino
riflessioni ed immagini di carattere tecnico, archeo- in fin dei conti è un amministratore e non un tecni-
logico e letterario 22. Sia nel libro che in precedenti co 26: le sue misurazioni sono misure di superficie, an-
pubblicazioni 23, Hodge si schiera tra i difensori della che se egli ha una vaga nozione dell’influenza di altri
quinaria, riprendendo sostanzialmente le tesi del Di fattori come la pressione (pressura) e le resistenze del
Fenizio e aggiungendo una intrigante ipotesi sulla condotto (segnitia ductus). Rodgers critica soprattutto
possibilità di interpretare alcuni resti archeologici l’equiparazione delle misure in canale libero alle misu-
del castellum divisorium di Nîmes come strutture re nei calici e conclude che, se vogliamo davvero sapere
utilizzabili per misure di portata ‘alla Rondelet’ tra- quanta acqua arrivava a Roma, dobbiamo affidarci a
mite bocca a battente con paratoia. Un altro stimo- misure moderne piuttosto che alle fonti letterarie 27.

21 Ashby 1935.
22 Hodge 1992.
23 Hodge 1984, 1991.
24 Del Chicca 2004, p. 292.
25 Rodgers 2004.
26 An administrator’s hydraulics (Rodgers 1991).
27 Rodgers 1986, 1991.

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Ancora più esplicita la critica di Christer Bruun (un’au- lezza (almeno in termini qualitativi) dell’importanza
torità sulle fistulae), sin dal titolo del suo contributo: dei dislivelli e delle pressioni, ma risulta anche il suo
“The impossibility of reaching an exact value for the approccio ingenuamente ‘antropomorfo’ ai fenomeni
Roman quinaria measure” 28. Secondo questo autore, della fisica, per cui il calice inferiore ‘distoglie’ (rapit)
l’ipotesi del Di Fenizio che i calici fossero posti a 12 acqua dal superiore, senza rendersi conto che la stes-
cm sotto la superficie è teorica e largamente arbitra- sa differenza di portata si sarebbe verificata anche in
ria. Infatti la maggior due recipienti separati
parte delle fistulae ha e identici in tutto ec-
un diametro minore di cetto che nell’altezza
15 cm e non ci sarebbe dei calici (come in Fig.
quindi motivo di pre- 1). La stessa impressio-
vedere un battente su- ne di primitiva sempli-
periore a 7,5 cm. L’ar- cità si ricava dalla pur
gomentazione appare pittoresca attribuzione
valida, ma sorprende delle resistenze alla se-
che si dia ancora tanta gnitia ductus (pigrizia
importanza ai centime- del condotto). Proprio
tri del battente (Bruun perché era consapevo-
calcola che una varia- le dell’approssimazio-
zione da 10 a 12 cm nel ne delle sue misure,
battente produrrebbe Frontino non esita a
il 10% in più di acqua), proporre vaghi e in-
ignorando ben più determinati correttivi,
corpose critiche, come come l’aggiunta o la
quelle sollevate già nel sottrazione di acqua
1875 da Belgrand. (aquam onerare aut
relevare erogatione,
Mi pare di poter con-
par. 35, citato in nota
cludere che la quinaria
15) quando i risulta-
di Frontino non può
ti erano palesemente
essere considerata una
inaccettabili. Probabil-
unità di misura delle
mente c’era una inevi-
portate secondo i cri-
tabile dose di discrezio-
teri scientifici a noi fa-
nalità empirica affidata
miliari. Non c’è dubbio
all’occhio (e alla buona
che Frontino si limitava
fede!) degli aquarii nel
a misurare la superficie
Fig. 7. L’acquedotto Vergine tuttora funzionante decidere se una fistula
della sezione retta dei
dava la quantità ‘giu-
suoi tubi e dei suoi ca-
sta’ di acqua o se la velocità della corrente era quella
nali. Anche se si fosse preso la cura di allineare tutti i
‘giusta’ per fare una misura in canale aperto. D’altra
calici a una altezza standard, questa precauzione sa-
parte, è stato fatto notare che in un sistema a flus-
rebbe stata ampiamente vanificata dall’impossibilità
so continuo che funzionava notte e giorno sprecando
di uniformare l’altezza di tutti gli sbocchi terminali
enormi quantità d’acqua, l’effettiva portata oraria di
degli utenti. Ugualmente inaccettabile è il suo assunto
una conduttura interessava relativamente poco al sin-
che un tubo di sezione 10 porti tanta acqua come dieci
golo utente, a cui bastava in fondo di avere uno zam-
tubi di sezione 1. Ancora più problematiche sono le
pillo decente nella propria abitazione. E forse anche
misure nei canali aperti, dato che le soluzioni proposte
a Frontino interessava soprattutto ‘dare l’impressione’
(tipo battente con paratìa) appaiono abbastanza mac-
di un rinnovato rigore con i suoi calici standardizzati,
chinose e -soprattutto- non descritte da nessuna parte.
più che attuare una effettiva equità di distribuzione,
Dal par. 113 del De aquaeductu citato alla nota 9, ri-
stando almeno a certe recenti interpretazioni della
sulta che Frontino aveva indubbiamente consapevo-
sua opera 29.

28 Bruun 1991, 2004.


29 Peachin 2004.

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8. Frontino misura alla sorgente dei nove acquedotti esistenti un totale di 24.800 quinarie. Dal momento che ogni quinaria ha la superficie di 4,2 cm2,
la superficie totale equivale a 10,4 m2; queste dimensioni sono riportate in scala con l’altezza media di un cittadino romano. La velocità di scorrimento
delle acque non viene presa in considerazione.

Come accennato all’inizio, si può fare qui solo una dell’acquedotto. In generale, si ha l’impressione che
breve menzione degli studi che non si basano sul- questi studi tendano ad accreditare agli acquedot-
le fonti letterarie, ma su dati materiali ricavabili dai ti romani portate inferiori a quelle deducibili dalle
resti archeologici. In pratica, conoscendo la ‘sezione fonti letterarie.
bagnata’ di un canale a pelo libero, la sua pendenza
Come possiamo dunque risolvere il quesito iniziale su
e le sue caratteristiche costruttive, si può calcolare la
quanta fosse l’acqua che arrivava davvero a Roma? Io
portata del canale stesso (l’approccio usato dall’au-
credo che dobbiamo rassegnarci a rinunciare ai nostri
tore delle Brevi note sull’acqua Pia e dal Di Fenizio
criteri di scientifica precisione e cercare invece di ade-
per l’acqua Marcia). Bisogna notare tuttavia che
guarci noi alla mentalità di un antico romano. Tutto
anche l’approccio scientifico-archeologico soffre di
quello che possiamo fare è adottare la quinaria in
molte incertezze sui dati di partenza e produce am-
tutta la sua approssimazione e considerare appunto
pie variazioni nei risultati. Ad ogni modo, Blackman
quanto fosse grande il fiume di quinarie che arrivava-
30
ha calcolato la portata dei quattro maggiori ac-
no a Roma: la Fig. 8 ce ne dà un’idea assolutamente
quedotti di Roma ottenendo un valore che, rappor-
esatta, se crediamo almeno nella capacità di Frontino
tato alle quinarie di Frontino, dà il risultato di 32,8
di misurare superfici e se non pretendiamo di sapere
m3/24h per ogni quinaria, valore che l’autore giudica
a che velocità si muoveva tutta quell’acqua (proprio
in modest agreement con quello del Di Fenizio (41,5
come generalmente fa chi ammira ‘un gran fiume’). E
m3/24h). Fahlbush31 ha calcolato per sette degli ac-
possiamo anche noi stupirci e rimanere ammirati per-
quedotti romani, valori di quinaria che vanno da un
ché, comunque la si voglia giudicare, è pur sempre una
minimo di 21 a un massimo di 38 m3/24h, a seconda
quantità ‘grande’.

30 Blackman 1979.
31 Fahlbush 1982.

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romano” e la tecnica delle condotte nel I sec. dell’era volgare.
Giornale del Genio Civile, Roma - fasc. 9/10 pp 391-401, 1947 e Rondelet J, 1841. Descrizione dei principali acquidotti costrutti
fasc11/12 pp 451-463, 1948. sino ai giorni nostri, corredata delle leggi o costituzioni imperiali
su gli acquidotti e d’un sunto idraulico / memoria di Giovanni
Fahlbush H, 1982. Über Abflussmessungen und Rondelet stesa in appendice al commentario di Sesto Giulio
Standardisierungen bei den Wasserversorgungsanlagen Rom. Frontino su gli acquidotti di Roma, Negretti, Mantova.
In: Wasserversorgung im antiken Rom 1:129-144.
Tedeschi Grisanti G, 2005: Misure per liquidi e non calices: da
Herschel C, 1973. The two books on the water supply of the city Piranesi alle mense ponderarie. Bull Commissione Archeol
of Rome of Sextus Julius Frontinus, water commissioner of the Comunale Roma 106: 241-252.
city of Rome A.D. 97. A translation into English, and explanatory

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I “Sotterranei di Roma”
Il Centro Ricerche Speleo Archeologiche indaga con passione
patrimoni ipogei spesso inesplorati e sconosciuti

di Vania Straccali

SUMMARY Rome is famous for sites like the Colosseum, Sistine Chapel, St. Peter’s and Piazza Navona. While vi-
siting these places people are often not aware of the fact that the biggest archaeological museum in the world
is to be found under their feet.
Members of the Cultural Organisation “Centro Ricerche Speleo Archeologiche Sotterranei di Roma” study the
underground world of Rome, Italy and sometimes do projects abroad. Every member has at least followed the
beginner’s course in which the basic technical competences in speleo-archaeology are acquired, both in theory
and practice. Once the exam is passed successfully one can choose in which of the many research projects to par-
ticipate, a.o. mapping the Cloaca Maxima; studying the hydraulic system, underground roads and passageways
of Hadrian’s Villa in Tivoli; documenting the ditches and hypogea in the Etruscan area of Formello and Veii; ex-
ploring the many aqueducts that carried water into Rome.
More information is to be found on www.sotterraneidiroma.it

V
i è capitato sicuramente mille volte di cam- da molte sorgenti, e una di queste, una delle più im-
minare per Roma e scoprire ancora qualche portanti, è nata proprio qui a Roma.
angolo nascosto, qualche rudere non ben
In questo momento sono convinta che ad ognuno di
identificato oppure approfondire le vostre
voi vengono alla mente le immagini di grande valore
conoscenze di Roma antica per potervi cimentare
storico-artistico di Roma: il Colosseo, la Cappella Sisti-
come esperto cicerone “fai da te” per qualche ami-
na, Fontana di Trevi, Piazza Navona, San Pietro, Trini-
co o parente “forestiero”, e ristupirvi per l’ennesima
tà de’ Monti ma il più grande museo archeologico del
volta delle bellezze archeologiche che vi circondano,
mondo è appena qualche metro sotto i nostri piedi, un
riviste attraverso i loro occhi e il loro stupore .... la
patrimonio ancora oggi spesso sconosciuto agli stessi
nostra cultura è quella che domina il mondo da
abitanti della Roma moderna, ignari del
oltre duemila anni, cultura e civiltà
fatto che, sollevando un tombino
che è sgorgata
nel cortile del proprio

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palazzo, potrebbero ritro- Che cosa si propone
varsi in uno dei tanti cunicoli di fare il Centro Ricerche
dell’enorme labirinto che ripo-
Innanzitutto, avendo a dispo-
sa sotto il piano stradale.
sizione un enorme patrimo-
Benvenuti nei “Sotterranei di nio archeologico sotterraneo
Roma”: una città nella città, ancora inesplorato, promuo-
anzi sotto la città. vere la conoscenza, lo studio
Ninfei, acquedotti, cunico- e la salvaguardia di questi
li, opere di alta ingegneria ambienti agli addetti ai lavori
idraulica, case, vie, templi, ma anche al grande pubblico,
edifici pubblici, chiese e vil- mettendo a disposizione del
le. E un lago, esattamente in personale esperto nelle cam-
corrispondenza dell’Ospedale pagne di studio che le varie
Forlanini. Un lago navigabi- istituzioni di volta in volta
le con un gommone, in alcu- ci propongono, sia in Italia
ni punti profondo 8 metri. E che all’Estero (Soprintendenza
non è l’unico perché lungo la Archeologica del Lazio, Parco
direttrice della Via Tuscolana, dell’Appia Antica, Parco dei
la zona di Roma col sottosuolo Castelli Romani, ecc…).
più ricco di meraviglie, ce ne Ci prefissiamo ogni volta di
sono altri! E mentre i vari mo- produrre un’attenta e detta-
numenti all’aria aperta hanno gliata documentazione dei siti
subito sorti funeste per l’azio- in cui operiamo, utilizzando
ne nociva degli agenti atmo- una metodologia rigorosa-
sferici, ma ancor più per l’azio- mente scientifica che è sempre
ne dannosa dell’uomo che li ha smontati, riutilizzati o precedentemente concordata con l’Istituzione con la
distrutti, il mondo sotterraneo, soprattutto in una re- quale stiamo collaborando. L’obiettivo è sempre, quin-
altà sempre densamente abitata come quella di Roma, di, di effettuare una minuziosa attività di raccolta dati
si è mantenuto praticamente intatto fino a noi. rilevando topograficamente ed accumulando il mag-
E io? Come non vivere questa realtà, e come non par- gior numero di informazioni possibili dal sito che stia-
tecipare, anzi contribuire a queste ricerche a contatto mo esplorando per poi demandare l’interpretazione
con chi è del mestiere e con chi, come me, mette pas- dei dati raggiunti all’archeologo competente di rife-
sione ed entusiasmo? rimento.

Da profana mi sono avvicinata


all’ associazione Sotterranei di Gli attuali ambiti
Roma ho partecipato ad alcu- di ricerca
ne “visite guidate” da loro or-
ganizzate, poi il grande passo:
un corso di formazione di I° Tra i più arditi dei nostri pro-
livello per acquisire quel mi- getti c’è sicuramente quello
nimo di competenze tecniche della Cloaca Maxima.
in speleo-archeologia, sia teo- Con il termine Cloaca oggi de-
riche che pratiche, e superato finiamo un condotto fogna-
l’esame, faccio adesso parte rio, mentre la Cloaca Maxima
del “Centro Ricerche Speleo nasce con l’intento di drena-
Archeologiche - Sotterranei re, e quindi rendere fruibile,
di Roma” (CRSA – Sotterranei l’area oggi occupata dal Foro
di Roma) e quindi abilitata a Romano, il Circo Massimo e
partecipare ai loro progetti se- della Suburra creando un unicum nella quale la Roma
condo la mia fattibilità e disponibilità, con la giusta primordiale potesse accentrarsi ed in seguito svilup-
consapevolezza dei miei limiti e delle mie capacità, ma parsi. Per conformazione idrogeologica di Roma, le
sempre in condizioni di “sicurezza”.

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con l’intento di drenare l’area occu-
pata dal delta dai citati fiumi e ren-
derlo edificabile. Lucius Tarquinus
detto il Superbo, ultimo fra i monar-
chi di Roma, completò monumenta-
lizzando la Cloaca Maxima, renden-
dola la più grandiosa ed antica opera
idraulica d’epoca romana, ancora in
funzione senza interruzioni dalla sua
costruzione sino ai giorni nostri.
Il nostro progetto in Cloca Maxima
consiste nella mappatura dettagliata
del suo percorso cercando di notare
quelle particolarità che ci permetto-
no di individuare le diverse fasi di co-
struzione e di vita di questa grandio-
sa opera ancora oggi funzionante.
acque sorgive e piovane, originate dai colli, posti sulla Da diversi anni collaboriamo con la
riva orientale del Tevere, si incanalavano dapprima in Soprintendenza Archeologica del Lazio per avanzare
rigagnoli quindi concentrandosi in fiumi, sino ad afflu- nello studio dei sotterranei di Villa Adriana a Tivoli.
ire nel fiume Tevere. Una maestosa residenza imperiale ancora in gran par-
Di questi corsi d’acqua l’Amnis Petronia, raccoglieva le te da scoprire e da valorizzare come monumento in
acque provenienti dal Pincio e dal Quirinale sfociando sé ma anche e soprattutto in quanto rappresentativa
in prossimità del ponte Cavour, mentre lo Spinon, rice- delle più importanti tipologie di ipogei normalmente
vendo le acque provenienti dal Quirinale e dall’Esqui- riscontrabili nell’Urbe.
lino e integrando le acque del Nodinus, attraversa- Si tratta di articolate opere idrauliche di scarico e addu-
zione, interminabili condotti idrici che
si ramificano nel sottosuolo per arri-
vare in ogni punto della villa; strade
sotterranee carrabili e pedonali che
permettevano agli schiavi di muoversi
all’interno della villa senza dare fa-
stidio all’Imperatore ed ai suoi ospiti
mentre godevano dell’otium nei pa-
radisiaci giardini esterni. E poi di tutta
una serie di strutture precedenti alla
costruzione della villa ma sapiente-
mente riutilizzate ed adattate ai bi-
sogni dell’Imperatore architetto, che
in quanto profondo amante del bello,
non si risparmiò nel progettare la sua
villa con estremo gusto e sfarzo.
Attraverso sopralluoghi ed interviste
locali nell’area tra Formello e Veio,
stiamo documentando una serie di
Fossati ed Ipogei di origine
Etrusca facenti parte degli impianti idrici, che forma-
to l’Argileto e il Velabro si immetteva nel Tevere in
no un vero labirinto nel sottosuolo dei terreni sotto a
prossimità dell’isola Tiberina, l’odierno sbocco. I lavori
dove più di 2.500 anni fa sorgevano le città e i villaggi
iniziarono nel 616 a.C. sotto Lucius Tarquinius Priscus,
etruschi. Gli impianti idrici etruschi sopportano ogni
quinto re di Roma, con l’obiettivo di congiungere le
paragone con i famosi acquedotti romani che suscita-
varie aree della città, edificata sulle sommità dei colli,

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no ancor oggi ammirazione. Già gli scrittori romani,
tra i quali Varrone e Plinio, menzionano ripetutamen-
te la straordinaria abbondanza dei raccolti etruschi,
ma non accennano mai al fatto che ciò era dovuto
alla tecnica agraria etrusca attraverso l’utilizzazione
dell’acqua piovana: le piogge invernali venivano rac-
colte e conservate per esser poi convogliate nei campi
durante i mesi estivi, al tempo della maturazione della
frutta e dei cereali. Inoltre le tecniche che erano sta-
te utilizzate per l’agricoltura, riuscirono di vantaggio
anche alle città: ognuna possedeva una rete di canali,
fontane artificiali, e tubazioni di terracotta che forni-
vano agli abitanti acqua dolce. Furono scavati pozzi
in profondità per convogliare l’acqua dei fiumiciattoli
fino alle città o per eliminare l’umidità del sottosuolo,
facendo defluire l’acqua che ristagnava. Per chi è curisoso sull’argomento suggerisco “un giro” sul
sito del nostro gruppo, www.sotterraneidiroma.it, dove
trovate anche informazioni sui corsi per chi vuole appro-
Il progetto Acquedotti Imperiali nasce con l’am- fondire le conoscenze e dare un contributo alla ricerca.
bizioso obiettivo di documentare, esplorare e ridise-
Per chi è più “comodo” segnalo il libro “I segreti di
gnare il tracciato dei più importanti acquedotti che
Roma Sotterranea” di Leonella De Santis (al costo di
nell’antichità fornivano il supporto idrico all’Urbe.
€9), socia attiva del nostro gruppo, che invita a scen-
Ancora oggi infatti, dei chilometrici percorsi (alcuni
dere sotto la Roma conosciuta da tutti per scoprire i
superano i 90 km di lunghezza), pochissimo si conosce
segreti delle catacombe cristiane ed ebraiche, ammi-
al punto che anche gli stessi tracciati sono ancora in-
rare i miracoli degli antichi acquedotti, visitare i vetu-
certi. Questo è tanto vero quanto più ci si avvicina alla
sti luoghi di sepoltura, ritrovare fossili appartenuti ad
città ove, con il denso sviluppo edilizio, la morfologia
altre ere geologiche, esplorare i cunicoli delle vecchie
del territorio è stata spesso stravolta, cancellando in
carceri e godere dell’arte conservata nelle numerose
superficie ogni traccia della presenza di questi impor-
basiliche sotterranee della Capitale. È sicuramente una
tanti monumenti.
valida guida ai Sotterranei di Roma.
e altro ancora ....
Se vi ho incuriosito e se siete interessati a scoprire di
più, contattateci, raggiungeteci o seguiteci attraverso
www.sotterraneidiroma.it

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CONFERENZE e CONVEGNI
ROMA

Giovedì 5 – venerdì 6 novembre 2009, ore 9.00 Ragnar Hedlund (Svenska Institutet i Rom), Where
British School at Rome - Via Gramsci, 61 Propaganda Ends: structures and dynamics in
Convegno internazionale Roman visual arts.
“Bread for the People: a Colloquium on the
Archaeology of Mills and Milling” Lunedì 16 – mercoledì 18 novembre, ore 9.30
École française de Rome - Piazza Navona, 62
Mercoledì 11 novembre 2009, ore 18.00 Convegno internazionale:
British School at Rome - Via Gramsci, 61 “Archéologie des huiles et huiles parfumées en
BSR Lecture Méditerranée occidentale et en Gaule (VIIIe s. av. –
“How the Minerva Medica got its name: Pirro Ligorio VIIe s. ap. J.-C.)”
and Roman toponymy” (Ian Campbell - Edinburgh
College of Art) Sabato 21 novembre – domenica 22 novembre 2009
Primo Congresso Telematico
Venerdì 13 novembre – Sabato 14 novembre Il Centro Ricerche Speleo Archeologiche di Sotterranei
2009, ore 9.00 di Roma parteciperà al IV Congresso di Archeologia
CNR - P.le Aldo Moro, 7 (sala conferenze) del Sottosuolo in diretta su Napoli Underground
Tempio di Adriano - Piazza di Pietra Channel con un contributo sull’esplorazione
Convegno internazionale dell’acquedotto Vergine; a partire dalle ore 10.00
“L’identità dei luoghi fra turismo e conservazione. Per inizieranno le trasmissioni degli interventi
una valorizzazione sostenibile dei centri storici” (Primo Congresso Telematico).

Lunedì 16 novembre 2009, ore 17.00 Tema del convegno: “Le acque del passato: opere
Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana - idrauliche dall’antichità al XX secolo”
Via Napoleone III, 1
Incontri AIAC
Mercoledì 25 novembre 2009, ore 18.00
“Le forme della propaganda”
British School at Rome - Via Gramsci, 61
BSR Lecture
(moderatrice: Josephine Quinn, University of Oxford)
“…in una vignia de uno gentile homo Romano…”:
Erika Manders (Reale Istituto Neerlandese a
il luogo della scoperta del Laocoonte” (Antonella
Roma – Radboud Universiteit Nijmegen), Images
Parisi - Archivio di Stato di Roma e Rita Volpe -
of power: the representation of third-century
Sovraintendenza Comunale ai Beni Culturali).
emperors on imperial coinage.
Lauren M. Kinnee (American Academy in Rome
New York University Institute of Fine Arts), The
Trophy Tableau Monument in Rome: From Marius
to Caecilia Metella.

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