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la “Strada Carrabile”
di Villa Adriana
2010
ottobre
OTTOBRE 2010 - N. 3
SOMMARIO
Una grande Via Sotterranea, la
“Strada Carrabile” di Villa Adriana 4
I risultati della campagna di studio 2007-2009
di Marco Placidi e Vittoria Fresi
I cantieri nell’antichità
Gli strumenti di lavorazione edilizia 12
I ferri che forgiarono le pietre
di Giulia Doronzo
Il Mitreo di Marino
Una scoperta eccezionale alle porte di Roma
21
(*)
di Alessandro Bedetti*
Archeologo, Direttore del Museo Civico di Marino
S
fig. 1 e trazione motrice sulle 4 ruote
confinata, sontuosa, innovativa. Così la villa
dell’Imperatore Publio Elio Adriano a Tivoli im-
pressiona chi la visita per la prima volta, come
pure chi la indaga e la studia da tempo. La sua
grandiosità si manifesta da secoli in maniera evidente
attraverso le vestigia che orgogliosamente emergono
dal terreno, frutto del genio e della creatività dell’Im-
peratore che personalmente la progettò, nasconden-
do nel sottosuolo altrettante meraviglie ancora perlo-
più sconosciute.
1. Il c.d. Grande Trapezio è formato da quattro gallerie scavate nel tufo, alte e larghe circa 5 m, di diversa lunghezza: il braccio orientale misura 304
m, quello occidentale 296 m, quello settentrionale 140 m e quello meridionale 100 m per un totale di 840 m. Le gallerie sono illuminate da oculi
del diametro di circa 3 m che si susseguono ad una distanza di 11-12 m circa. Salza Prina Ricotti 2000, p. 97; Contini 1668, cap. XII, nn 1-13; Piranesi
1781, tavv. III-IV; Salza Prina Ricotti 1973, pp. 236-240. Sulla funzione di questo maestoso e singolare ipogeo si è molto dibattuto. Secondo la teoria
di MacDonald la struttura riproponeva il regno di Plutone ed insieme al vicino Odeon era utilizzato da Adriano per celebrarvi i misteri eleusini;
di contro Salza Prina Ricotti, sottolineando il ruolo di unico svincolo per la strada carrabile che attraversava la Villa permettendo un solo senso
di marcia, attribuisce all’ipogeo anche la funzione di parcheggio sotterraneo basando questa tesi sul rinvenimento degli incassi sulle pareti atte a
sostenere le mangiatoie per gli animali da soma. MacDonald 1995, pp. 136-137; Salza Prina Ricotti 2000, pp. 311- 315.
2. La campagna di studio dei sotterranei del complesso archeologico di Villa Adriana, è stata condotta fino a dicembre 2007, dall’Associazione
culturale “Roma Sotterranea” e da gennaio 2008 dal Centro Ricerche Speleo Archeologiche – Sotterranei di Roma, sotto la supervisione scientifica
della dott.ssa Benedetta Adembri, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, e il coordinamento dell’archeologo Dr.
Hubertus Manderscheid, esperto in tematiche di idraulica antica.
4 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
Tratto di strada basolata che permette l’accesso
fig. 2 alla c.d. Terrazza di Tempe
La vasta rete sotterranea - originale sistema di col- Panoramica della c.d. Terrazza di Tempe
fig. 3
legamento composto da gallerie sotterranee pedonali
e carrabili - metteva in comunicazione diverse zone
della villa. L’infrastruttura ipogea nascondeva il traf-
fico delle attività di manutenzione del personale ser-
vile contribuendo a rispettare le esigenze di ordine
e tranquillità dell’imperatore che vi soggiornava. Nel
sottosuolo si nasconde una intricata serie di percorsi
ad oggi ancora poco conosciuta e studiata.3 Nel corso
dei secoli, infatti, i riempimenti, non solo accidentali,
hanno sommerso e celato gran parte di queste galle-
rie che oggi si possono ispezionare grazie all’ausilio
di tecniche di indagine avanzate come sonde e robot
filo-guidati (fig.1).
3. Cfr. finora Salza Prina Ricotti 1973; Salza Prina Ricotti 2000; Chiappetta 2008.
Il tratto in superficie della Strada Carrabile raggiun- arrotondato, per agevolare il senso di percorrenza da e
geva un altro terrazzamento (fig. 5; fig. 13, B ), che forse verso Piazza d’Oro, il secondo forma un angolo acuto
si può interpretare come area di attesa per accedere alla (con una smussatura di 34 cm) con la galleria principa-
galleria sotterranea diretta al Grande Trapezio. Quest’ul- le che si sviluppa lungo l’asse Nord-Sud. In tal modo, si
tima infatti, in considerazione della minore larghezza intendeva evidentemente scoraggiare il transito ai carri
(2,4 m nel tratto più interno ) rispetto al tratto preceden- provenienti da Piazza d’Oro verso il Grande Trapezio e vi-
te, presuppone una viabilità a senso unico alternato. ceversa (fig. 7). L’invito a ripassare sempre per la piazzola
di sosta, all’esterno del sistema sotterraneo, permetteva
Percorsi pochi metri la galleria si biforca, con un ramo
di regolamentare il traffico veicolare e probabilmente era
che piega verso Ovest (fig. 6 ; fig. 13, E).
finalizzato anche al controllo sulla consistenza numerica
La diramazione presenta caratteristiche disomoge- dei carri presenti all’interno degli assi viari e sulla distribu-
nee tra i due angoli: mentre il primo spigolo, infatti, è zione delle merci all’interno della Villa.
6 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
Punto della biforcazione. Dritto al Grande
fig. 6 Trapezio, a Dx verso Piazza D’Oro.
4. A ridosso del muro si sono accumulati anche consistenti resti detritici provenienti dall’alto.
5. Probabilmente un cono detritico proveniente da uno dei numerosi lucernai.
6. Sulla datazione adrianea del “Mausoleo” che presenta una muratura dello stesso tipo del rivestimento del pozzo contiguo e identificabile con uno
dei lucernai della Strada Carrabile cfr. Betori – Mari 2005, p.1; Pensabene – Ottati 2010.
7. In questi riempimenti sono stati rinvenuti numerosi elementi architettonici del c.d. Mausoleo e di altri edifici fra cui una importante testa ritratto
di filosofo, cfr. Picozzi 1996.
8. E. Salza Prina Ricotti documenta la presenza di un lago in corrispondenza della voragine, che avrebbe determinato l’abbandono della
realizzazione di questo tratto di galleria (Salza Prina Ricotti 2000, p. 109). In realtà il presunto ‘lago sotterraneo’ altro non era che un invaso creato
dall’infiltrazione delle acque di scarico del campeggio, attualmente prosciugato.
9. Sulla datazione riconducibile alla tarda età adrianea del “Mausoleo”, che presenta una muratura dello stesso tipo del rivestimento del pozzo
contiguo, identificabile con uno dei lucernai della Strada Carrabile, cfr. Betori, Mari 2005; Pensabene, Ottati 2010.
10. Non individuato in Salza Prina Ricotti 1973 e 2000.
11. Il materiale detritico, almeno quello più superficiale, è recente. Si tratta probabilmente del risultato dell’opera di bonifica dei proprietari dei
terreni (attualmente buona parte dell’area è ancora in proprietà privata), che in questo modo hanno scongiurato il pericolo di avere nel proprio
terreno di coltura, pozzi aperti di tali dimensioni.
8 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
La lunga galleria in direzione del c.d. Grande
fig. 10 Trapezio.
fig. 12 L’ingresso del grande sistema caveale. fig.11 La grande voragine sotterranea.
Pianta della villa, con evidenziato l’asse viario carrabile oggetto dello studio (elaborazione
fig. 13 grafica di C. Lodi su base cartografica tratta da SALZA PRINA RICOTTI 2001).
10 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
Bibliografia
Betori A., Mari Z., 2005, “Tivoli, Villa Adriana, edificio circolare noto come Sepolcro o
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Salza Prina Ricotti E., 2000, “Villa Adriana. Il sogno di un imperatore”, Roma: L’Erma di
Bretschneider.
di Giulia Doronzo
Mazzetta scapezzatore
L ‘
osservazione e lo studio delle tracce di lavora- cronologica dell’uso degli strumenti, bisogna quindi
zione lasciate dagli strumenti sulla pietra può tenere conto di due cose molto importanti: il contesto
aiutarci ad inquadrare cronologicamente il sito e il supporto (cioè il materiale lavorato).
o l’oggetto che stiamo studiando? Con lo studio
Il contesto, come in tutti gli ambiti dell’archeolo-
accurato delle tipologie degli strumenti di lavorazio-
gia, è naturalmente fondamentale. Anche un fram-
ne, della loro diffusione nel territorio e del loro utiliz-
mento di ceramica infatti, nonostante sia un tipico
zo nei vari cantieri si possono in effetti costruire tabel-
‘fossile guida’, se decontestualizzato, perde ogni pos-
le cronologiche utili non certo ai fini di una datazione
sibilità di darci informazioni corrette.
‘all’anno’ dei supporti su cui tali strumenti vengono
utilizzati, ma più che altro ‘al secolo’. Il supporto poi è effettivamente l’unica cosa con-
creta che ci rimane e che ci può dire quale strumento
Non sempre, però, si hanno a disposizione studi
è stato utilizzato, in che modo e a che fine. Un blocco
accurati con indagini a tappeto della zona in cui ci si
di tufo rimane sempre un blocco di tufo ma ci racconta
trova. Bisogna inoltre tener presente che praticamen-
di sé cose diverse se sappiamo leggere gli indizi che ci
te tutti gli strumenti di lavorazione, sia a percussione
lascia: se lo troviamo lavorato con lo scalpello, la mar-
diretta che indiretta, hanno una continuità d’uso di
tellina o la gradina vuol dire che è stato lavorato in
secoli se non di millenni.
modo accurato, da artigiani esperti e che quindi la sua
Per poter fruttuosamente interrogare una tabella destinazione d’uso doveva essere privilegiata oppure
12 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
che la committenza doveva essere assai facoltosa. to senza subire ulteriori lavorazioni oppure, se il cantie-
Gli strumenti di lavorazione, insomma, possono esse- re era abbastanza importante, i lavori proseguivano e i
re utili, insieme con un’analisi del contesto e del sup- blocchi venivano presi in consegna da operai specializza-
porto, a dare una datazione dell’oggetto che stiamo ti: gli scalpellini. Questi operai si occupavano della squa-
osservando, ma non bisogna dimenticare che la sola dratura, una delle fasi più importanti della lavorazione,
traccia di lavorazione non può essere di per sé datante. da eseguire con la massima accuratezza. Per la stabilità
del muro da alzare, infatti, era fondamentale che gli an-
Le fasi del lavoro goli dei conci rispettassero le angolazioni progettate (di
solito a 90 gradi).
La lavorazione della pietra compor-
Alla squadratura seguiva la finitura che
ta diversi passaggi che la trasformano da
comportava una ulteriore lavorazione del-
materiale grezzo a concio accuratamente
le facce dei conci con strumenti più fini ma
lavorato e sistemato nella muratura o para-
questa non era strettamente necessaria e
mento. Queste fasi cominciano con l’estra-
non sempre veniva eseguita.
zione, che avviene in cava, seguita dalla
sfaldatura o dalla segagione, a seconda del Un ulteriore sviluppo della finitura era
materiale estratto: si parla di sfaldatura se la vera e propria decorazione della pietra
la pietra si separa in lastre, come fanno le eseguita da personale specializzato più
ardesie o le filladi; viene altrimenti detta Subbia 90° vicino alla categoria degli artisti che agli
segagione quando si fa uso della sega. operai di cantiere. Per ognuna delle fasi
di lavorazione descritte venivano utilizzati
Si faceva poi lo sbozzo, cioè la lavorazio-
appositi strumenti, che nel corso del tem-
ne rapida e sommaria del materiale estrat-
po, a partire dall’età greco-romana, non
to, effettuata con strumenti a percussione
hanno subito grosse variazioni nella forma
diretta, che risultavano poco precisi, ma
e nelle dimensioni. Dall’età romana a quel-
molto efficienti ai fini della velocità di svol-
la medievale, l’unico cambiamento rilevan-
gimento del lavoro. In seguito si abbando-
te è stata la diminuzione della quantità e
nava la zona della cava e le pietre venivano
della varietà degli attrezzi esistenti e delle
trasportate in cantiere, dove venivano ul-
differenziazioni nel loro uso.
teriormente lavorate per diventare blocchi:
avevano così dimensioni minori e forma pa- Nel Medioevo infatti, gli strumenti esi-
Scalpello
rallelepipeda. Era questa una finitura som- stenti venivano utilizzati per le loro finalità
maria e i blocchi, a questo punto, potevano originarie e anche in sostituzione di quelle
essere sistemati direttamente in paramen- di cui si era perso l’uso e il ricordo.
Subbia 45°
14 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
rettangolare, ma non presentava angoli perfettamen- riali più duri e resistenti esistevano martelline adegua-
te squadrati né facce perfettamente piane; operazioni te: quelle a due punte e quelle a taglio dentato, che
che avrebbero comportato una ulteriore fase di la- lasciavano tracce identiche alla gradina; questi stru-
vorazione chiamata squadratura, che doveva essere menti sono attestati per tutto il Medioevo soprattutto
eseguita da artigiani specializzati con la giusta stru- nella provincia pontificia del Patrimonio di San Pietro
mentazione, squadre e righe, e il giusto bagaglio di in Tuscia.
esperienza alle spalle.
Veniva utilizzata anche la raspa su supporti di ogni
La squadratura veniva effettuata con strumenti a
tipo, dal marmo al tufo; con questo strumento si pos-
percussione indiretta che risultavano più precisi dal
sono dare alla pietra varie gradazioni di ruvidità che
momento che era possibile dosare maggiormente la
dipendono dalla dimensione e dal numero delle punte
forza del colpo. Una volta individuati i piani perpendi-
da taglio della raspa stessa; viene usata sia in scultura,
colari tra loro, con lo scalpello si realizzava il “nastri-
per delineare zone difficoltose in cui lo scalpello non
no” di contorno, cioè il bordo di ogni faccia mentre la
può arrivare, ma anche nella
zona interna veniva lavorata
lavorazione di conci per pa-
con strumenti come la subbia
ramenti murari, poiché la sua
fina, la gradina o anche con la
funzione è quella di eliminare
martellina.
i segni troppo profondi di altri
Lo scalpello era lo stru- strumenti, come la subbia, e
mento più utilizzato per le levigare le superfici su cui pas-
operazioni di precisione e po- sa. I segni che lascia sono un
teva avere dimensioni molto insieme di graffi che non han-
varie a seconda del compito no un‘unica direzione, ma ap-
che doveva svolgere. Le sue paiono disordinati e incrociati
dimensioni medie comunque tra loro.
erano assimilabili a quelle del-
Il raschietto è uno stru-
la subbia per la lunghezza del
mento con il bordo da taglio
corpo, e a quelle della gradina
piano o dentato; viene utiliz-
per la testa. E’ attestato per Martellina
zato sulle superfici tenendo-
tutta l’età romana imperiale
lo quasi parallelo al piano di
e poi da metà IX fino ai nostri
posa della pietra raschiando
giorni.
avanti e indietro. In Tuscia è stato molto adoperato e
La gradina era fatta come lo scalpello ma con ta- costituiva la rifinitura finale apportata quando il con-
glio dentato e presentava 4-5 denti paralleli tra loro, cio era già sistemato nel paramento.
lisci o appuntiti. Anche questo strumento, come la sub-
bia, lascia tracce diverse a seconda dell’angolo che for- Il suo uso è stato riscontrato in base all’individua-
ma col supporto: tenuta tra 30 e 60 gradi, mai stacca- zione di superfici a sottili linee parallele in edifici da-
ta, crea delle linee lunghe e continue; se l’angolazione tabili al XIII sec. e poi per tutto il periodo tardo medie-
è più alta le linee si spezzano. vale; datazione che contrasta
Quella con denti lisci è usata con quella francese dove l’uso
già nel XIII sec. mentre quella del raschietto risulta posterio-
a denti a punta è attestata dal re di almeno un secolo.
XV secolo. Una finitura più sottile e
Sulle pietre tenere come accurata di quella del raschiet-
il tufo era usata soprattutto to, della raspa o dello scalpello
la martellina a taglio liscio, la danno sicuramente gli abra-
che svolgeva le stesse funzioni sivi, che vengono annoverati
dello scalpello largo lascian- tra gli strumenti di lavorazio-
do anche le stesse tracce, ma ne, ma che in realtà sono ele-
risultava di più facile impiego menti naturali adoperati per
dal momento che sfruttava la Ascia martello liscia rimuovere materiale median-
percussione diretta. Per mate- te strofinamento. Possono es-
16 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
STRUMENTI
A PERCUSSIONE DIRETTA
1. Adam,1988, p.36.
2. Bessac, 1986, p.15.
3. Adam, 1988, p.34-35.
4. Rockwell, 1989, pp.36-37.
5. Coppola, 2006, p.145.
6. Bessac, 1986, p.39 e pp.102-104 per la cronologia.
7. Bessac, 1986, p.61, 63, 69 e pp. 102-104 per la cronologia.
18 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
notano gli effetti decorativi a punta diminuisce alla fine più rap-
fatti a scalpello.14 dell’età romana imperiale presen-
per poi sparire e tornare in tato, in
GRADINA auge alla metà del XV sec., varietà
con l’ascia-martello dentata. differenti
Alla fine del periodo Gotico tra loro17.
è soppiantata da uno stru-
mento chiamato raschietto,
la cui unica variazione rispet-
to alla gradina è costituita
dai denti angolati rispetto al
manico quasi a formare de-
La gradina può essere gli uncini. Il modello a denti
impugnata in modo da for- piatti ha la stessa cronologia MAZZETTA
mare col supporto un angolo d’uso della precedente, ma E’ uno strumento in
di 30-60 gradi, creando sulla in età medievale se ne ri- metallo di cui esistono tre
superficie una serie di linee scontra l’uso già a inizio XIII varianti
continue sec.16 fonda-
e paral- mentali:
lele. mazzetta
rettan-
Con an- PERCUSSORI golare,
golazioni curva e
più alte sferoida-
le linee le; viene
sono utilizzata
spezzate come per-
e meno cussore
lunghe. MAGLIO abbinata
E’ da no- Il maglio è uno strumen- a stru-
tare che to a percussione in legno menti
la mar- e va quindi utilizzato uni- dal corpo
tellina a camente con strumenti dal metallico,
denti la- corpo in ma anche
scia tracce legno come
quasi poiché la strumen-
identiche durezza to a per-
a quelle del ferro cussione
della gra- lo frattu- diretta
dina, ma rerebbe. nella fase della sgrossatura.
ancora più discontinue.15 I Nell’ico- La testa, in genere, pesa
bordi da taglio sono di due nografia, 2 kg per una lunghezza del
tipi: con denti a punta o den- a partire manico che va dai 100 ai 150
ti lisci. Generalmente la gra- dal XIII cm18.
dina ha 4-5 denti larghi da fino al XV
0,2 a 1 cm e la loro distanza sec, il ma-
varia da 0,1 a 0,4 cm. glio viene
L’uso della gradina a denti sempre
J-C. Bessac, L’outillage traditionnel du tailleur de pierre de l’antiquite a nos jours, Paris,
1986.
G. Macchiarella, Note sulla scultura In marmo a Roma tra VIII e IX secolo, in -Roma e l’età
Carolingia-, Atti delle giornate di studio, Roma, 3-8 maggio 1976, pp.289-299.
20 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
Il Mitreo di Marino
Una scoperta eccezionale alle porte di Roma
di Alessandro Bedetti *
*
Archeologo, Direttore del Museo Civico di Marino
I
l territorio della città di Marino vanta numerose dalle fonti come oppidum fortificato da Silla e succes-
testimonianze archeologiche che, senza soluzione sivamente assegnato da Nerone a tribuni e soldati, si
di continuità, si susseguono dall’età del bronzo al sovrappone a preesistenze protostoriche e romane,
medioevo1. La presenza di importanti tracciati viari rinvenute a più riprese nel corso degli anni: come il
quali l’Appia, la Cavona e la Castrimeniense e di un fondo di una capanna dell’età del ferro nei pressi del-
importante centro abitato come Bovillae, favorirono la stazione ferroviaria e le strutture murarie in opera
in epoca classica l’insediamento di molte ville residen-
quadrata, incerta e reticolata presenti sotto il quartie-
ziali e produttive2, che in passato hanno restituito mol-
re del “Castelletto”4.
ti reperti archeologici, alcuni dei quali conservati ed
esposti presso il Museo civico ”U. Mastroianni” della
La scoperta del Mitreo
cittadina laziale3.
Lo stesso centro urbano medioevale, da alcuni stu- Proprio in una cisterna, pertinente ad una villa
diosi identificato con l’antica Castrimoenium ricordata databile all’epoca tardo-repubblicana individuata da
Thomas Ashby e di cui si vedono ancora vari lacerti di In seguito, la curiosità per l’insolita scoperta alimenta-
murature, si trova il Mitreo che per l’eccezionale sta- ta dalla diffusione della notizia da parte dello scopri-
to di conservazione, dovuto alle particolari condizio- tore, fece affluire numerosi visitatori tra cui alcune au-
ni microclimatiche, costituisce una delle più importati torità locali che non si preoccuparono minimamente
testimonianze archeologiche della Provincia di Roma. di avvertire la Soprintendenza. Quest’ultima venne a
conoscenza del ritrovamento solo grazie ad un artico-
Scoperto fortuitamente agli inizi degli anni ’60 nei
lo apparso su Il Messaggero del 6 febbraio 1963, che
pressi della stazione ferroviaria di Marino durante i la-
in terza pagina riportava il titolo sensazionalistico ”Un
vori per la costruzione di un immobile, il proprietario
tempio di Mitra nella cantina di un vinaio”5.
non diffuse subito la notizia ma sfruttò per la conser-
vazione del vino la lunga galleria che gli era apparsa, L’allora soprintendente alle Antichità di Roma I
costruendovi una serie di strutture murarie. (Fig. 1) Giulio Iacopi si precipitò a Marino e, dopo un sopral-
22 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
luogo, il 9 febbraio comunicò alla Direzione Generale con l’editto di Tessalonica del 380, venne decretata la
Antichità e Belle Arti l’importante scoperta; in seguito fine di questa confessione.
ad una serie di verifiche, nel 19736 si pose finalmen-
La straordinaria diffusione della religione mitraica
te il vincolo, acquisendo al patrimonio demaniale la
si deve al messaggio sotteso al suo carattere misteri-
parte dell’immobile riguardante il Mitreo. Negli anni
co. I riti di iniziazione che prevedevano sette gradi: il
successivi, varie comunicazioni intercorsero tra le parti
corvo (corax), il ninfo (nymphus o crisalide), il soldato
per rendere visitabile il monumento, senza purtroppo
(miles), il leone (leo), il persiano (perses), l’eliodromo
giungere ad un risultato positivo.
(heliodromus o corriere del sole) ed il padre (pater)9.
Alle comunità di fedeli, organizzate in piccoli gruppi
La religione mitraica
da cui erano escluse le donne, che si raccoglievano in
ambienti sotterranei, a riproposizione della grotta in
Il culto di Mitra (o Mithra) affonda le sue radici nel-
cui era nato Mitra e dove si sarebbe svolto il sacrificio
le nebbie della storia indoeuropea; la sua più antica
taurino, si assicurava la salvezza in terra e nella vita
testimonianza fu trovata nel 1907 tra le rovine di Hat-
futura, oltre alla resurrezione e al ricongiungimento
tusa, l’antica capitale Ittita, in alcune tavolette cunei-
con la propria anima.
formi che contenevano un’invocazione a Mitra quale
garante di un patto tra gli stessi Ittiti ed il popolo dei Ciò fece sì che questo messaggio di speranza e di
Mitanni. Anche tra gli inni del Rgveda, uno dei com- riscatto si diffondesse soprattutto in ambiente militare
ponimenti in cui sono divisi i Veda (antichi testi sacri (cosa che si riflette chiaramente nella rigida struttura
indiani), ve ne è uno dedicato alla divinità quale giu- gerarchica) e tra funzionari e mercanti, ovvero le classi
dice e custode (con Veruna) dell’ordine universale che più legate ad un ordine sociale preesistente alla cul-
armonizza il cosmo alla vita. tura uniformatrice dell’impero. Ma proprio in questi
tratti distintivi e circoscritti risiedeva il limite del mi-
Il suo culto fu rielaborato e trasformato da Zara-
traismo, che non seppe trasmettere il proprio messag-
thustra, che ne fece una delle figure che affiancavano
gio salvifico a tutte le fasce di popolazione, anzi ten-
Ahura Mazda nella sua eterna lotta contro il principe
deva essenzialmente a mantenere limitato il numero
del male Ahriman o Angra Mainyu.
degli adepti come invece fece la religione cristiana che
Nei regni ellenistici, in particolare nella Commage- nel contempo si andava affermando.
ne (in Anatolia), il culto mitraico subì ulteriori trasfor-
Secondo una nuova chiave di lettura, avanzata da
mazioni che lo videro oggetto di un sincretismo reli-
alcuni studiosi, la religione e l’iconografia mitraica,
gioso testimoniato dalla tomba di Antioco I a Nemrut
così come la conosciamo noi, sarebbe sorta ex novo
Dag, dove il dio compare insieme con Zeus ed Eracle7.
nell’ambito del mondo greco-romano, dato che non
Sotto questa forma si diffuse in occidente nel I sec. esisteva alcun mito orientale in cui si parlasse di Mitra
a. C. quando con Pompeo si deportarono i pirati cili- come uccisore del toro10, ma sarebbe stata elaborata
ci in Grecia8, arrivando nel secolo successivo alla corte inizialmente alla corte di Mitridate, che si vantava di
imperiale dove Nerone si fece iniziare ai suoi misteri. discendere da Perseo.
Con Commodo prima e con Eliogabalo poi, la reli- Basandosi sulle figure presenti nella tauroctonia
gione mitraica si diffuse ulteriormente tra strati sem- (il toro, il cane, il serpente, lo scorpione, il corvo) è
pre più larghi di popolazione, arrivando anche alle stata avanzata l’ipotesi che l’immagine rappresentas-
classi dirigenti; addirittura Costantino prima di conver- se in realtà una mappa stellare, in cui ogni simulacro
tirsi fu un adepto di Mitra. troverebbe correlazione con l’omonima costellazione
Successivamente, con la chiusura dei templi pagani e giacente su una linea definita da un’antica posizione
24 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
Mappa del santuario sotterraneo
fig. 3
Il santuario mitraico
parete destra, sono visibili una serie di incassi rettan- razioni in oro. Sulle spalle gli volteggia un mantello
golari che furono probabilmente praticati per inserire blu bordato anch’esso di rosso e costellato di stelle,
elementi lignei formanti una divisione trasversale fun- tra cui spiccano sette di dimensioni più grandi; il dio
zionale ai riti che si svolgevano internamente. ha la testa rivolta verso il Sole raggiante circondato da
(Figg. 6 e 7) un’aureola dorata (il nimbus), dipinto in alto a sinistra,
che lo guarda benevolente ed ha
Proseguendo verso il fondo,
accanto un corvo nero; sull’altro
sul pavimento si notano le tracce
lato è raffigurata la Luna, con il
in negativo lasciate dai banconi
volto scuro, i capelli raccolti sulla
riservati ai fedeli, che dovevano
nuca ed una tunica bianca; il suo
essere larghi circa 1 metro e lun-
sguardo è chino e distolto dal sa-
ghi 10. Tali strutture erano colo-
crificio.(Figg. 8 e 9)
rate di rosso, come si può evince-
re da una labile traccia rinvenuta Mitra è rappresentato nell’at-
fig. 8
sulla parete sinistra. Al centro Rappresentazione del Sole e del Corvo,
suo messaggero
to di tagliare la gola al toro, mo-
della parete di fondo venne di- mento supremo del culto, mentre
pinto Mitra all’interno della grot- un cane e un serpente bevono il
ta, vestito alla maniera orientale sangue che sgorga dalla ferita ed
con il berretto frigio (pilaeus), uno scorpione punge i testicoli
una tunica stretta sul petto da dell’animale morente. La scena,
una cintura dorata con maniche secondo quanto proposto da Vol-
lunghe (tunica manicata) e cal- lkommer, rientra nel tipo C sot-
zoni lunghi (anaxirides), il tutto totipo 3 con l’animale morente e
di colore rosso ornato da deco- aderente al suolo14. Ai lati della
fig. 9 Rappresentazione della Luna, con
lo sguardo chino
26 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA
scena, in basso, sono presenti i due dadofori; sotto il INVICTO
Sole a sinistra c’è Càutes con la fiaccola alzata e accesa, DEO
indossa una tunica rossa senza maniche con il mantello CRESCES
sulle spalle e al di sotto una sorta di camicia con mani- ACTOR
che e pantaloni entrambi bianchi e calzari rossi; sotto la ALFI SEBERI
Luna a destra c’è Cautòpates con la fiaccola abbassata D(onum) P(osuit)
e spenta in rappresentazione della notte, vestito con gli
stessi abiti ma di colori diversi: tunica blu, berretto, ca- (al dio invitto pose come dono Cresces, amministra-
micia e pantaloni rossi e calzari gialli. tore di Alfio Severo). La sua interpretazione è fonda-
mentale per comprendere chi possano essere stati i
Ai lati della scena sacrificale, inquadrate in due pila- frequentatori del mitreo. Secondo le ipotesi correnti,
stri bordati di nero, quattro scenette per lato, riportano Alfio Severo sarebbe stato un personaggio di rango
le fasi più significative del mito di Mitra. Si comincia dal
primo riquadro in alto a sinistra. Vi è rappresentata la
lotta fra Giove, con la barba ed il mantello svolazzante
nell’atto di scagliare una folgore, e i Giganti anguipedi,
cioè la vittoria contro il Caos e il ristabilirsi dell’ordine
universale. Segue Saturno (o Oceano) sdraiato sul fian-
co con in mano una falce. Nel terzo riquadro si vede la
nascita di Mitra da una roccia, con in mano una torcia
ed il pugnale sacrificale. Nell’ultima scena Mitra cavalca
il toro bianco tenendolo per le corna.
Si prosegue a destra nello stesso ordine: Nella prima
scena Mitra, sceso dal toro, lo trascina per le zampe po-
steriori nella grotta (taurophoria) dove avverrà il sacri-
ficio. Segue la rappresentazione di Mitra che inizia il
Sole, nudo con la testa nimbata e inginocchiato davanti
a lui, ai suoi misteri. Nel terzo riquadro le due divinità
si stringono la mano destra (dextrarum iunctio) davan-
ti ad un’ara, su cui arde il fuoco, suggellando il patto.
Nell’ultimo riquadro Mitra fa sgorgare l’acqua da una
roccia tirando con l’arco una freccia; davanti a lui è ingi-
nocchiato un personaggio con le braccia protese verso
l’alto.
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Bibliografia
Bedetti A, “Il Mitreo di Marino. Le guide del Museo I”, Marino 2003.
Ulansey D, “I misteri di Mithra. Cosmologia e salvezza nel mondo antico, ed. Mediterra-
nee”, 2001.
Vermaseren MJ, in Enciclopedia dell’Arte Antica, Vol. V, 1963, s.v. “Mitra e Mitrei”.
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