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Isaia Clemente
7. PROGETTAZIONE ANTINCENDIO
(con la collaborazione dell’ing. Claudia Fedrigo )
LA PROGETTAZIONE ANTINCENDIO
LA COMBUSTIONE
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
FIRE SAFETY DESIGN
1
LA COMBUSTIONE
LA COMBUSTIONE
CHE COS’È IL FUOCO
Si chiama COMBUSTIONE, la
REAZIONE CHIMICA che
consiste nella rapida
ossidazione di un corpo con
sviluppo di energia termica
(
(calore)
) ad alta temperatura.
3
3
LA COMBUSTIONE
COMBUSTIBILE;
COMBURENTE;
LA COMBUSTIONE
¾ Accensione
A i i di tt si ha quando il calore d’innesco viene fornito nelle
indiretta:
forme di convezione, conduzione ed irraggiamento termica (ed es.: correnti di aria
calda g
generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti
g
verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali
degli edifici
LA COMBUSTIONE
IL COMBURENTE
IL COMBUSTIBILE
I combustibili sono sostanze solide,
solide liquide e gassose che possono dare luogo a
combustione. Si tratta in particolare di sostanze contenenti Carbonio e Idrogeno i
quali bruciando si ossidano originando rispettivamente Anidride Carbonica e
vapore acqueo che
h costituiscono
i i i principali
i i li prodotti
d i della
d ll combustione.
b i
7
LA COMBUSTIONE
REAZIONE STECHIOMETRICA PERFETTA
COMBUSTIBILE COMBURENTE
Q Cx H y C x H y Q O2 O 2 o Q CO2 CO 2 Q H2O H 2 O
LA COMBUSTIONE
MODALITÀ DI SPEGNIMENTO
10
LA COMBUSTIONE
CLASSIFICAZIONE DEGLI INCENDI per il CEN
(Comité Européen of Normalisation)
CLASSE A: Incendi di materiali solidi, combustibili, infiammabili ed incandescenti
come legname, carboni, carta, tessuti, pelli, gomma e derivati, rifiuti che fanno brace ed il
cui spegnimento presenta particolari difficoltà e per i quali l’acqua o la schiuma hanno
notevole efficacia;
MODALITÀ DI SPEGNIMENTO
Tale classificazione è utile nella scelta del mezzo estinguente che agisce su uno o più
componenti del triangolo del fuoco fino allo spegnimento dell
dell'incendio
incendio.
¾ Raffreddamento: ossia
i l’abbassamento
l’ bb t della
d ll temperatura
t t d l combustibile
del b tibil sotto
tt
quella di accensione dello stesso: si sottrae il calore della reazione utilizzando
principalmente H2O, ma anche CO2 e schiume.
12
CARATTERISTICHE DI
UN INCENDIO
13
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
LA PROPAGAZIONE DEL CALORE
Il calore si propaga in tre modi diversi:
per CONDUZIONE: avviene per contatto tra corpi solidi.
CONVEZIONE riguarda
per CONVEZIONE: i d la
l diffusione
diff i del
d l calore
l neii fluidi
fl idi e avviene
i
con trasporto di materia.
pe GG
per IRRAGGIAMENTO: co s ste nella
N O: consiste e a propagazione
p opaga o e senza
se a contatto
co tatto di
d
energia termica sotto forma di onde elettromagnetiche.
Sebbene
questi tre processi
possano avvenire
contemporaneamente,
non è infrequente che
uno
di essi prevalga
rispetto agli altri due.
14 14
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
Cosa succede durante un incendio?
Quando ha inizio un incendio in un compartimento, di solito l’origine risulta
localizzata su un singolo elemento che brucia. Questo produce un pennacchio
di fumo e fiamme,
fiamme detto “plume”
plume che,
che salendo verso il soffitto,
soffitto rilascia calore
principalmente per via convettiva. In questa fase preliminare dell’incendio, il
trasferimento di calore agli oggetti circostanti, quali il resto dell’arredamento, i
muri, il soffitto, è irrisoria.
15
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
Cosa succede durante un incendio?
Man mano che ll’incendio
incendio si sviluppa i gas caldi e gli altri prodotti della combustione
contenuti nel plume cominciano ad accumularsi sotto al soffitto fino a formare uno strato
uniforme. Da questo punto in poi, il calore sotto forma radiativa comincia a diffondersi
non solo dall
dall’origine
origine dell
dell’incendio
incendio, ma anche dal limite inferiore dello strato di gas caldi
formatesi che continua inesorabile a scendere verso il pavimento. Più il layer di fumi si
ispessisce, maggiore è la quantità di energia che possiede sotto forma di calore, e maggiore
è la
l porzione
i di calore
l t f it per via
trasferita i radiativa
di ti rispetto
i tt a quella ll trasferita
t f it per via i
convettiva.
16
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
Cosa succede durante un incendio?
Ad un certo punto il calore rilasciato per irraggiamento dal layer di fumi diventa così
consistente, che tutti gli oggetti che si trovano nella parte sottostante della stanza
cominciano a prendere fuoco. E’ stato raggiunto il cosiddetto punto di FLASH-OVER, il
punto di non ritorno,
i di massima
i intensità
i i à dell’incendio.
d ll’i di
17
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
L’ANALOGIA DELLA VASCA DA BAGNO
Il fenomeno del FLASH OVER è stato paragonato per analogia ad UNA VASCA DA
BAGNO CON IL RUBINETTO APERTO.
Quantità
Q i à di acqua Quantità
Q i à di energia
i rilasciata
il i per
disponibile combustione dal combustibile
Dimensione
Di i e collocazione
ll i
Perdita di calore per conduzione
dello scarico che controlla
attraverso le pareti e attraverso il
ll’ammontare
ammontare di acqua che esce
sistema di ventilazione
dal sistema
18
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
L’ANALOGIA DELLA VASCA DA BAGNO
I questa
In t analogia,
l i come lla vasca dad bbagno sii riempie
i i e l’acqua
l’
sborda, allo stesso modo avviene il Flash Over.
19
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
Variazione della temperatura all’interno di un ambiente
in cui si sviluppa un incendio in funzione del tempo
FASE
IRREVERSIBILE
DELL’INCENDIO 20
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
Il carico d’incendio
La ventilazione presente
La velocità di combustione
La temperatura
p della fiamma
La durata dell’incendio
La potenza del fuoco
21
21
SICUREZZA IN CASO DI
INCENDIO:
FIRE SAFETY DESIGN
2
FIRE SAFETY DESIGN
I campi del Fire Safety Design
PREVENZIONE INCENDI
4
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
Si possono definire misure di prevenzione quelle che servono a diminuire le probabilità
che un incendio sia innescato. Il rischio ai fini antincendio infatti è legato ad eventi di
tipo probabilistico ed è definito come il prodotto della frequenza F (previsione di
accadimento) per la magnitudo M (conseguenza dell dell’evento)
evento) e perciò:
RISCHIO F M
CURVE ISORISCHIO
Abbasso la gravità
del danno
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE PROTEZIONE
PREVENZIONE INCENDI
Con il termine
C t i di REAZIONE AL FUOCO sii indica i di una classificazione
l ifi i che
h sii
riferisce alla propensione degli elementi a partecipare ad un incendio. In
particolare,, negli
p g ambienti in cui è necessario abbattere il rischio che un ppiccolo
innesco dia luogo ad un principio di incendio - si pensi ai teatri o agli ospedali,
dove anche il solo allarme potrebbe avere conseguenze pesanti per le persone
presentiti - sii cerca di installare
i t ll materiali
t i li di rivestimento
i ti t o arredo
d che,
h soggettitti a
piccoli inneschi, non diano luogo all'incendio ma abbiano un comportamento
autoestinguente,
g , ossia pper i qquali una volta rimosso l'innesco cessi la
combustione.
8
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
Aumentare la temperatura di
accensione
Curva 1 Curva 2
Diminuire la velocità di
combustione
Tempo
Perciò con classi di reazione al fuoco
Viene abbassata la
ppiù basse,, è ppossibile allungare
g la pprima
gravità
ità del
d l danno,
d
fase dell’incendio, quella iniziale o di
quindi sia ha
prima accensione, garantendo una
PREVENZIONE
condizione
di i di maggior
i sicurezza
i per le
l
persone presenti nell’edificio 10
PREVENZIONE INCENDI
11
PREVENZIONE INCENDI
NORMATIVE DI RIFERIMENTO
12
PREVENZIONE INCENDI
E’ importantissimo sottolineare che tutti i materiali per i quali è richiesta una classe di
reazione al fuoco determinata,
determinata devono essere accompagnati da una serie di
certificati. Tali certificati, a fine lavori, vengono trasmessi ai VVFF.
13
PREVENZIONE INCENDI
MARCHIO DI CONFORMITA’
Indicazione permanente ed indelebile apposta dal produttore sul materiale riportante i
seguenti dati:
- nome od altro segno distintivo del produttore;
- anno di produzione;
- classe di reazione al fuoco;;
- estremi dell'omologazione.
14
LA PROTEZIONE PASSIVA
15
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE INCENDI
PREVENZIONE PROTEZIONE
dove:
resistenza al fuoco: è la misura dell’abilità della struttura a resistere al
collasso, alla propagazione dell’incendio o di altri tipi di fallimento durante
l’esposizione al fuoco di una specificata intensità;
severità dell’incendio: è la misura dell’impatto distruttivo di un incendio, o la
misura delle forze o delle temperature che possono causare il collasso od altre
f
forme di fallimento
f lli t come risultato
i lt t dell’incendio.
d ll’i di
18
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
19
RESISTENZA SEVERITÀ
DOMINIO UNITÀ
AL FUOCO DELL INCENDIO
DELL’INCENDIO
Durata dell’incendio indicata
Tempo minuti o ore Tempo al collasso dal codice o determinata dai
calcoli
Temperatura che Massima temperatura
Temperatura °C
C
causa il collasso raggiunta durante l’incendio
Capacità di carico
Carico applicato durante
Resistenza kN o kN·m
kN m ad elevate
l’incendio
temperature 20
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
21
a cui si aggiungono:
- irraggiamento (W)
-Resistenza
Resistenza all
all’incendio
incendio della fuliggine (G)
ISOLAMENTO (I): la temperatura del lato freddo del provino non deve
eccedere il limite specificato, di solito un incremento medio di 140 C ed
un massimo incremento di 180 C in un punto singolo.
25
REI
RE 0 15 20 30 45 60 90 120 180 240
R
La curva di incendio
Un incendio
U i di reale,
l per il gran numero di variabili
i bili che
h lo
l influenzano,
i fl quali
li la
l
natura del combustibile (quantità, stato fisico, umidità, potere calorifico,
temperatura
p di combustione),), la natura del locale ((dimensioni,, tipo
p ppareti,,
proprietà termiche delle pareti, ampiezza e disposizione delle aperture) e le
condizioni ambientali (altezza sul livello del mare, pressione, temperatura,
umidità
idità relativa,
l ti direzione
di i edd intensità
i t ità del
d l vento),
t ) non è maii uguale
l add un altro
lt
ed è difficilmente analizzabile.
Per tali motivi si è resa necessaria la standardizzazione e si sono stabilite una
serie di curve T-t sperimentali/analitiche che comprendessero la maggior parte
degli incendi reali più gravi di lunga durata e che comprendessero anche gli
i
incendi
di meno gravi.i
27
La curva di incendio
Curve nominali
Curve parametriche
Curve naturali
28
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
Le curve nominali
29
La norma UNI 7678 (ISO 834), in analogia ad altre norme europee, stabilisce
quale incendio convenzionale la seguente
q g curva nominale di incendio standard
detta anche incendio convenzionale ISO 834:
Tg l 10 8 t 1
T0 345 log
dove Tg è la temperatura
e pe u de dei ggass nell’ambiente
e b e e ((°C),
C), T0 è la temperatura
e pe u
iniziale in gradi Celsius (20°C), t è il tempo in minuti.
30
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
La curva nominale INCENDIO ESTERNO
Tg T0 660 1 00.687
687e 0.32
0 32t
313e 33.88t
00.313
1400
1300
1200
1100
1000
900
atura
800
tempera
700
600
500
400
300
200
100
0
0 15 30 45 60 75 90 105 120 135 150 165 180
tempo
standard
t d d external
t l h d
hydrocarbon
b smouldering
ld i RWS
32
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
33
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
q f ,d G q1 G q 2 G n q f [MJ/m2]
dove:
Gq,1 è il fattore correttivo che tiene conto del rischio di incendio in relazione alla
dimensione del compartimento e i cui valori sono definiti in tabella1:
35
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
IL CARICO D’INCENDIO SPECIFICO DI PROGETTO
q f ,d G q1 G q 2 G n q f [MJ/m2]
dove:
Gq,2 è il fattore correttivo che tiene conto del rischio di incendio in relazione al
tipo di attività svolta nel compartimento e i cui valori sono definiti in
tabella2:
36
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
IL CARICO D’INCENDIO SPECIFICO DI PROGETTO
q f ,d G q1 G q 2 G n q f [MJ/m2]
dove:
Gn è il fattore correttivo che tiene conto delle diverse misure di protezione e i
cui valori sono definiti in tabella3:
37
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
IL CARICO D’INCENDIO SPECIFICO
qf è il valore nominale del carico di incendio specifico,
specifico così espresso:
n
¦g H
i 1
i i mi \ i
[MJ/m2]
qf
A
dove:
gi è la massa dell’i-esimo materiale combustibile, in [kg];
Hi è il potere calorifico inferiore dell’i-esimo materiale comb., in [MJ/kg];
mi è il fattore di partecipazione alla combustione dell
dell’i-esimo
i esimo materiale comb.
comb
pari a 0.80 per il legno e altri materiali di natura cellulosica e 1.00 per tutti
gli altri;
\i è il fattore di limitazione della partecipazione alla combustione dell’i-esimo
materiale pari a 0 per i materiali contenuti in contenitori appositamente
progettati per resistere al fuoco; 0.85
0 85 per i materiali contenuti in contenitori
non combustibili e non appositamente progettati per resistere al fuoco; 1 in
tutti gli altri casi;
A è la superficie lorda in pianta del compartimento.
38
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
39
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
Il carico d’incendio
40
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
IL LIVELLI DI PRESTAZIONE
A seconda dell
dell’obiettivo
obiettivo che si vuole conseguire fra quelli appena elencati,
elencati è possibile
suddividere la progettazione in livelli di prestazione richiesti. La CNR n°192 del 1999
ne distingue cinque:
41
Livello 2: può ritenersi adeguato per costruzioni fino a due piani fuori terra ed un
piano interrato,
interrato isolate e destinate ad un’unica
n’ nica attività
atti ità non aperta al pubblico,
p bblico ecc..
ecc
In tal caso si hanno le seguenti classi di resistenza:
Classi di resistenza
30 Per costruzioni ad un piano fuori terra, senza interrati
60 Per costruzioni fino a due piani fuori terra e un piano interrato
42
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
IL LIVELLI DI PRESTAZIONE
Livello 3: può ritenersi adeguato per tutte le costruzioni rientranti nel campo di
applicazione del decreto D.M. 09/03/2007; le classi di resistenza sono indicate nella
tabella seguente:
43
CARATTERISTICHE DI UN INCENDIO
¦g
i 1
i Hi
q (Kg legna/m2)
dove:
4400 A
4400 è il potere calorifico superiore del legno (Kcal/Kg o Cal/Kg);
A è la superficie orizzontale in mq del locale o compartimento considerato;
Hi è il potere calorifico superiore (in Kcal/Kg o Cal/Kg) del generico tra gli n combustibili di
peso gi;
Gi il peso (in Kg) del generico tra gli n combustibili che si prevedono presenti nel locale o nel
piano nelle condizioni più gravose di carico d’incendio. 44
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
c=k·q
dove:
45
Il valore del coefficiente k, compreso tra 0.2 e 1.0, veniva determinato in base:
46
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
1
Il valore della somma algebrica degli 0,9
indici di valutazione 6Iv, riportato in
ascissa nel diagramma correlazione 0,8
,
fra indice totale di valutazione e 0,7
coefficiente k forniva direttamente il
06
0,6
valore di k per il quale va moltiplicato
il carico di incendio per la 0,5
determinazione della classe del piano 04
0,4
e del locale nell’ambito dell’edificio
0,3
considerato (c = k · q).
0,2
0,1
0
-82-80 -60 -40 -20 0 20 40 60 74
47
2) Per ogni zona si calcola il valore nominale del carico d’incendio specifico
n
con la formula: ¦ gi H i mi \ i
i 1
qf
A 48
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
49
ZONA D:
D saloni
l i di rappresentanza,
t uffici,
ffi i
deposito, spogliatoio, servizi, corridoi di
disimpegno. Superficie (escluso scala ed
ascensori ed al netto delle murature
perimetrali) 984,5 mq. 51
53
Zona Gn1 Gn2 Gn3 Gn4 Gn5 Gn6 Gn7 Gn8 Gn9 Gn
A 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0.90 0.90
B 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0.90 0.90
C 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0.90 0.90
D 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0.90 0.90
E 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0.90 0.90
56
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
IL CARICO D’INCENDIO SPECIFICO
qf è il valore
l nominale
i l del
d l carico
i di incendio
i di specifico,
ifi cosìì espresso:
n
¦g H
i 1
i i mi \ i
qf
A
Zona 6gi Hi 6gi Hi mi <i $ qf
[kcal ] [MJ ] >mq@ [MJ/mq]
A 32.49x106 136x103 1.00 1.00 252 540
B 3.96x106 16.5x103 1.00 1.00 21 790
C 1259x106 5.27x106 0.80 1.00 532 9909
D 250x106 1.05x106 0.80 1.00 949 1103
57
IL CONCETTO DI COMPARTIMENTAZIONE
59
IL CONCETTO DI COMPARTIMENTAZIONE
Per i vani delle porte e per le aperture necessarie per il passaggio di impianti
tecnici, debbono adottarsi soluzioni tali da non consentire la propagazione
del fuoco ed il passaggio dei prodotti della combustione.
Le porte, oltre che essere dotate di congegni di autochiusura, debbono
possedere le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco delle strutture del
compartimento ed essere istallate a regola dd’arte
arte.
I vani creati per il passaggio di impianti tecnici (impianti elettrici, impianti di
condizionamento dd’ariaaria, tubazioni,
tubazioni canalizzazioni,
canalizzazioni ecc.)
ecc ) debbono essere
protetti tamponandoli con idonei materiali che, oltre la sigillatura, diano
luogo ad una resistenza al fuoco non minore di quella delle strutture del
comparto.
60
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
Facciata acciaio-vetro
SILICONE SEALANT
BRACKET
INSULATED FACCIATA IN
GLASS PANEL 62
VETRO--ACCIAIO
VETRO
TECNICHE DI PROTEZIONE PASSIVA
Il concetto di compartimentazione
Riguardo la compartimentazione di civili abitazioni, il D.M. 16 Maggio1987,
n°246 stabilisce che gli edifici debbano essere suddivisi in compartimenti di
superficie non superiore a quella indicata nella tabella che segue. segue I
compartimenti e le massime superfici di compartimentazione, le quali
possono essere costituite anche da più piani, debbono essere suddivisi da
elementi costruttivi aventi REI predeterminato come in tabella.
2
FIRE SAFETY DESIGN
4
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Il passo fondamentale
f d t l nella
ll progettazione
tt i antincendio
ti di delle
d ll strutture
t tt è quello
ll
di verificare che la resistenza della struttura (o di ogni parte della struttura)
sia ppiù ggrande della severità dell’incendio a cui si trova assoggettata
gg la
struttura. Questa verifica richiede che: Rfi,d con l’effetto di progetto delle
azioni nella situazione di progetto Efi,d, entrambe valutate in caso di incendio
(il pedice
di “fi” sta
t per fire),
fi ) e controllando
t ll d che h risulti:
i lti
RESISTENZA SEVERITÀ
DOMINIO UNITÀ
AL FUOCO DELL’INCENDIO
Durata
D t ddell’incendio
ll’i di indicata
i di t
Tempo minuti o ore Tempo al collasso dal codice o determinata dai
calcoli
Temperatura che Massima temperatura
Temperatura °C
causa il collasso raggiunta durante l’incendio
Capacità di carico
Carico applicato durante
Resistenza kN o kN·m ad elevate
l’incendio
p
temperature
6
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Combinazione
Co b a o e delle
de e azioni
a o
L’azione incendio rientra nella categoria delle azioni eccezionali, per le quali i
valori
l i rappresentativi
t ti i sono valori
l i nominali
i li o indicativi,
i di ti i che
h vanno utilizzati,
tili ti
unitamente alle azioni permanenti ed alle azioni variabili, con i coefficienti
parziali di sicurezza e con i coefficienti di combinazione specificati
p p pper le
combinazioni eccezionali.
JGA = 1.0 è il coefficiente parziale di sicurezza per le azioni permanenti in situazioni eccezionali;
JP = 1.0 è il coefficiente parziale di sicurezza per la precompressione in situazioni eccezionali;
\1,1 è il coefficiente di combinazione dell’azione variabile considerata come principale (valore
variabile tra 0.5 e 0.9 a seconda della categoria dell’edificio);
\2,i è il coefficiente di combinazione generico delle altre azioni variabili (valore variabile tra 0.3
e 0.8 a seconda della categoria dell’edificio). 8
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Combinazione delle azioni
10
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
13
VERIFICA ANALITICA
Il calcolo della resistenza al fuoco per via analitica prevede lo svolgimento dei
seguenti passi procedurali:
1) Calcolo della distribuzione delle temperature all’interno dell’elemento al
variare del tempo di esposizione all
all’incendio
incendio normalizzato;
2) Valutazione della variazione delle proprietà meccaniche dei materiali
associata all
all’andamento
andamento delle temperature;
3) Verifica della capacità portante dell’elemento.
Nel seguito verranno analizzati uno ad uno i seguenti passi con riferimento a tre
tipologie di elementi costruttivi: quelli composti da cemento armato, quelli in
acciaio ed infine gli elementi in legno.
legno Prima di affrontare tale argomento è
necessario, però, approfondire qualche concetto relativo alla trasmissione del
calore.
15
16
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
IL CONCETTO DI CALORE
E’ utile considerare il tasso di calore, vale a dire il calore che transita per unità di tempo.
Questo tasso sii chiama
hi POTENZA TERMICA TRASMESSA, sii misura i i watt e
in
viene comunemente chiamato flusso termico.
17
IL CONCETTO DI CALORE
Il calore può propagarsi da un corpo caldo ad uno freddo, o da una data regione calda ad
altre meno calde dello stesso corpo, in tre modi distinti e cioè per conduzione, per
convezione e per irraggiamento.
La trasmissione
L i i del
d l
calore in un corpo
solido avviene
prevalentemente
seconda la prima
modalità e quindi,
q ,
nell’analisi del
problema, inizialmente
si prenderà in
considerazione solo il
termine conduttivo.
18
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
DEFINIZIONE DI CONDUZIONE: la conduzione può essere definita come un
processo
p ocesso ttramite
a te il qua
qualee il ca
calore
o e passa da uunaa zona
o a d
di u
un co
corpo
po ad u
un’altra
ata v vicina
c a
avente temperatura inferiore, senza che vi sia movimento di materia
'T 'x T2 T1 d
19
Nel limite di uno strato di spessore infinitesimo dx, con differenza di temperatura dT tra
le sue facce, si ottiene la seguente relazione fondamentale per la conduzione del calore:
dQ dT
OS
dt dx
dove il segno negativo a secondo membro è dovuto al fatto che l’asse x si considera
orientato nel verso di propagazione del calore e quindi dT/dx<0
20
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Generalizzando l’espressione per un flusso di calore che si propaga nelle tre direzioni
d ll spazio
dello i sii ottiene
i l seguente relazione
la l i per il gradiente
di di temperatura:
wT wT wT
gradT i j k T
wx wy wz T T
Nella tabella seguente vengono riportati i valori della conducibilità termica di alcune
sostanze. Come
C sii vede,
d rispetto
i agli
li altri
l i materiali,
i li i metalli
lli hanno
h conducibilità
d ibili à
termica maggiore per almeno un fattore 100; esiste, infatti, una relazione di
proporzionalità tra la conducibilità termica e quella elettrica, cosicché i migliori
conduttori di corrente elettrica sono anche i migliori conduttori di calore.
Dividendo
Di id d l’espressione
l’ i Q = mcT T per il volume
l d l corpo, sii può
del ò infine
i fi definire
d fi i la
l
3
densità di energia U (Joule/m ), indice della quantità di energia termica posseduta dal
corpo di massa m, alla temperatura T gradi:
U UcT
24
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
dz
quantità di calore generata, cioè uscita dalla
sorgente dy dx
x (qx +(Gqx/Gx)dx)dydzdt y
25
wU wU
1° termine: U t dtdxdydz U( t ) dxdydz U( t ) dxdydz dtdxdydz U( t ) dxdydz dtdxdydz
wt wt
§ wq · § wq · § wq ·
¨ dx ¸ dydzdt ¨ dy ¸ dxdzdt ¨ dz ¸ dxdydt
© wx ¹ © wy ¹ © wz ¹
3° termine: wdxdydz
qx dydzdt
Sommando e dividendo per dx
dx·dy·dz·dt
dy dz dt, si ottiene
dz
wU wq wq wq 2° LEGGE DI dy dx
w
wt wx wy wz FOURIER
x (qx +(Gqx/Gx)dx)dydzdt y
wU
div q w
wt
26
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Dalle due leggi di Fourier, per sostituzione di q ottenuto dalla 1a legge nella 2a legge, si
arriva
i all’equazione
ll’ i fi l
finale:
q O gradT wU
div q w
wt
wU
wt
div O gradT w
U UcT
wT
Uc
wt
div O gradT w
P V , P ((V
V)
27
Per i punti appartenenti alla frontiera del volume considerato (cioè tutti i punti
appartenenti alla superficie del solido), devono essere definite delle opportune
condizioni al contorno. Infine, per risolvere il problema, mancano ancora da definire le
condizioni
di i i iiniziali.
i i li
C di i
Condizione i i i l T x , y , z , t0 T 0 x , y , z
iniziale: P V P ( V )
deve essere definita al tempo t0 la temperatura associata ad ogni punto del corpo preso
in esame (sia ai punti appartenenti al volume che a quelli della frontiera);
28
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
qIRR >
V T SURF 4 T AMB 4 @
dove TSURF e TAMB sono rispettivamente le temperature del corpo e dell’ambiente
circostante espresse in gradi Kelvin e V 5.67 10 8 W 2 4 è la costante di Stefan
Stefan-
Boltzmann. m K
30
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Se in luogo di considerare la radiazione emessa dal corpo nero, prendiamo in esame quella
riguardante un corpo qualsiasi, poiché a parità di condizioni quest’ultima rappresenta solo
una frazione ridotta di quella corrispondente al corpo nero, l’equazione precedente viene
espressa nella forma:
qIRR >
H V T SURF 4 T AMB 4 @ P ( V )
dove H è l’emissività superficiale di valore compreso fra zero ed uno (il valore suggerito
dall’EC1 Parte 2-2 è di 0.56)
Concludendo, come condizione al contorno si impone che tutti i punti della superficie
possano trasmettere calore sia per convezione che per irraggiamento:
q qCONV q IRR P ( V )
31
Le condizioni di non linearità, presenti nell’equazione differenziale alle derivate parziali per la
di d
dipendenza d ll conducibilità
della d ibili à dalla
d ll temperatura e nella
ll condizione
di i all contorno per il termine
i
radiativi, rendono il problema non risolubile analiticamente e richiedono l’uso di soluzioni
numeriche.
ª D c D i º V
NB « »A
¬ O ¼
33
In tali condizioni, che si verificano ad esempio per elementi in acciaio con profili laminati o
saldati, la soluzione del problema è notevolmente semplificata in quanto l’equazione
differenziale alle derivate parziali degenera in unun’equazione
equazione differenziale ordinaria del primo
ordine, che di fatto esprime il bilancio dell’energia relativamente all’intero elemento:
wT
UcV S D c D i T SURF T AMB
wt
T( t 0 ) Ta
34
VALUTAZIONE DELLA RESISTENZA
AL FUOCO DEGLI ELEMENTI
COSTRUTTIVI IN ACCIAIO
- UNI 9503 -
L’elevata conducibilità termica dell’acciaio, accoppiata agli esigui spessori dei profili,
comporta una notevole l vulnerabilità
l bili à all fuoco
f d li elementi
degli l i costruttivi
i i completamente
l i
in
acciaio, che necessitano di adeguati rivestimenti protettivi. Il calcestruzzo presenta invece
una conducibilità termica inferiore di un rapporto medio di 1/30 per cui esso viene talvolta usato
per realizzare
li una “protezione
i parziale”
i l delle
d ll membrature
b metalliche.
lli h
Le colonne metalliche possono essere costruite inglobando una flangia e parte dell’anima in
murii dotati
d t ti di cavità
ità interne,
i t riducendo
id d le
l parti
ti metalliche
t lli h espostet all’incendio,
ll’i di oppure è
possibile riempire lo spazio tra le flange di profili metallici a “I” con blocchi di calcestruzzo
alleggerito
2
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Per quanto riguarda le strutture per solai, si può realizzare il cosiddetto slim floor, che si
ottiene
tti appoggiando
i d solette
l tt di calcestruzzo
l t prefabbricate
f bb i t sulla ll flangia
fl i inferiore
i f i d ll
delle
travi metalliche e completando con getti di calcestruzzo in opera: in tal modo soltanto la
flangia inferiore è esposta all’incendio, mentre il resto della sezione è adeguatamente
protetto dal
d l calcestruzzo
l
2) D t
Determinazione
i i d ll variazioni
delle i i i delle
d ll proprietà
i tà dell’acciaio
d ll’ i i con la
l temperatura
t t
3) V l
Valutazione
i d ll temperatura critica
della ii
4
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
PASSO 1: Valutazione della variazione della temperatura dell’elemento
Tale passo viene eseguito mediante la risoluzione dell’equazione differenziale incontrata
precedentemente, che esprime il bilancio dell’energia.
Per elementi strutturali in acciaio e passando ad incrementi finiti si ottiene:
GT
UcV S D c D i T SURF T AMB
Gt
T( t 0 ) Ta
K S
'T a T SURF t 't T AMB (t ) 't
U a ca V
con K Dc Di
Per l’accuratezza numerica del risultato, occorre scegliere intervalli di tempo sufficientemente
piccoli. accrescimento della temperatura TAMB(t) segua quello dell
piccoli Nel caso in cui ll’accrescimento dell’incendio
incendio
convenzionale, è necessario assumere 't minore od uguale a 30 secondi. 5
6
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Oi / d i cp U p dp S p
k con ]
1] 2 ca U a V
Nella norma sono indicate, per i principali profilati con e senza rivestimenti protettivi, le
modalità di calcolo del fattore di massività.
ª1081 0,001T a º
f y ,T fy « » 600qC T a d 1000qC 0.60
¬ T a 440 ¼
0.40
con fy,T limite convenzionale di snervamento ad
0.20 2
alta temperatura ed fy tensione di snervamento a
temperatura ordinaria.
0.00
0 200 400 600 800 1000
T a [qC ] 8
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
La variazione del MODULO DI ELASTICITÀ: per 0 C Ta 600 C è ammesso
utilizzare la stessa relazione definita p
per il limite convenzionale di snervamento,, oppure,
pp , in
alternativa, la seguente relazione:
E-
E 1 1.59 10 5 T a 34.5 10 7 T a 11.8 10 9 T a 17.2 10 2 T a4
ET 10 5 N / mm 2 dove E0 è il modulo convenzionale di
2,1
elasticità ad alta temperatura ed E è il
2,0 modulo di elasticità a temperatura
ordinaria.
1,5
Per Ta > 600 °C, ET non è definito.
1,0
0,5
Fd Gk Q1k 0.7 Q2 kj
- F è il fattore correttivo del rapporto P/Pu che consente di tarare il metodo con quello
sperimentale, dipendente dallo schema statico e dallo stesso rapporto P/Pu . In prima
approssimazione si può assumere pari a 0.85;
- P è il carico sull’elemento conseguente all’azione di calcolo Fd;
- Pu è il carico sull’elemento tale da comportare, a temperatura ordinaria, il raggiungimento
dello stato limite di collasso. 10
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Nel prospetto che segue sono riportate le temperature critiche Tcr in funzione del rapporto FP/Pu
per F = 0.85.
p
F P/Pu
0,3 0,4 0,5 0,6 0,7
(F =0,85)
T cr [[°C]
C] 590 540 490 430 360
Per i soli elementi sollecitati a flessione, qualora il dimensionamento sia stato effettuato con
riferimento allo stato limite di elasticità invece che allo stato ultimo di collasso,
collasso si può rapportare
direttamente P al carico massimo Pe sopportabile, a temperatura ordinaria, in regime elastico; la
relazione fra Pu e Pe può infatti essere espressa nella seguente forma:
\ 2 è il rapporto
pp fra Pu ed il carico tale da comportare,
p , a temperatura
p ordinaria,, la completa
p
plasticizzazione della sezione più sollecitata. Per gli elementi isostatici F2 è pari a 1.00; per
quelli iperstatici il coefficiente tiene conto dell’eventuale ridistribuzione delle sollecitazioni fra
più sezioni dell’elemento ed assume, in funzione dello schema statico, un valore t 1.00
p
11
12
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
PASSO 4: Calcolo della resistenza al fuoco
Viene
i calcolato
l l il tempo tr = t(T
(Tcr) necessarioi all raggiungimento
i i della i i Tcr.
d ll temperatura critica
La verifica al fuoco risulta soddisfatta se tr C, con C classe di resistenza al fuoco richiesta.
Quindi, ricapitolando, per la verifica di un elemento in acciaio devono essere eseguiti i seguenti passi:
IV C
IV. Calcolo
l l del
d l tempo
t i all raggiungimento
necessario i i t della
d ll temperatura
t t critica
iti d t
determinato
i t
dall’equazione
K S
'T a T f t 't T a (t ) 't
U a ca V
14
VALUTAZIONE DELLA RESISTENZA
AL FUOCO DEGLI ELEMENTI
COSTRUTTIVI IN CEMENTO ARMATO
- UNI 9502 -
Analiticamente
Valutazione della variazione
della temperatura dell’elemento
Sperimentalmente
in funzione del tempo di
esposizione all’incendio standard
Mediante mappature termiche/tabelle
contenute nella norma
Il presupposto del calcolo della resistenza al fuoco è la determinazione della distribuzione delle
temperature all’interno dell’elemento al tempo corrispondente alla resistenza al fuoco richiesta.
I fattori che influenzano la distribuzione di temperature sono la geometria dell’elemento, il
tipo di esposizione al fuoco (tramite il coefficiente di esposizione termica globale), le
proprietà fisiche del conglomerato (massa volumica, conduttività termica, contenuto d’acqua),
la possibilità di dissipare energia termica e la presenza di eventuali rivestimenti protettivi.
3) Mediante tabelle contenute nella norma: in funzione della forma, delle dimensioni e della
presenza di eventuali protezioni, la norma fornisce mappature termiche di sezioni di solette,
travi e pilastri. Per la determinazione delle temperature in presenza di rivestimenti protettivi,
si possono utilizzare le tabelle fornite per gli elementi in solo cemento armato, aggiungendo
allo spessore del materiale di base uno spessore equivalente.
4
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Si definisce, infatti, spessore equivalente del materiale protettivo lo spessore del conglomerato
cementizio che occorrerebbe per esercitare lo stesso grado di protezione del rivestimento
protettivo applicato. Si definisce rapporto di equivalenza il rapporto fra lo spessore equivalente
e lo spessore del rivestimento protettivo. Nel prospetto che segue sono riportati i valori del
rapporto di equivalenza di alcuni materiali protettivi, valori che possono essere utilizzati per il
calcolo, in mancanza di dati specifici.
MATERIALI RAPPORTO DI
EQUIVALENZA
Calcestruzzo normale (2400 kg/m3) 1.0
Calcestruzzo cementizio cellulare (d500 kg/m3) 2.0
3
Calcestruzzo cementizio con aggregati di argilla espansa (d1500 kg/m ) 1.5
Gesso 1.8
Laterizio 1.0
Intonaco di cemento 1.1
Intonaco a lastre di fibre minerali, di vetro o di roccia (contenuto in fibre t80%) 2.5
Intonaco di cemento e vermiculite (rapporto d4:1) 2.5
Intonaco di gesso e vermiculite (rapporto d4:1) 2.7
Intonaco di cemento e perlite (rapporto d4:1) 2.5
Intonaco di gesso e perlite (rapporto d4:1) 2.7 5
f ctk (T c ) kct (T c ) f ctk ( 20qC ) dove fctk(Tc) e fctk(°C) sono rispettivamente la resistenza a
trazione del calcestruzzo alla temperatura Tc e quella a 20 °C
8
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Coefficienti ks1(Tc), ks2(Tc) e kp(Tc) per la valutazione della diminuzione della resistenza
caratteristica dell’acciaio da c.a. e da c.a.p. all’aumentare della temperatura:
Acciaio ordinario - Tipo 1
(Hs,fi 2% in caso di incendio):
f yk (T c ) k s (T c ) f yk (20qC )
ks,1(T) = 1.0 per 20°C T < 350°C
ks,1 (T) = (6650 - 9T)/3500 per 350°C T < 700°C
ks,1 (T) = (1200 - T)/5000 per 700°C T < 1200°C Acciaio armonico :
ks,1 (T) = 0 per T 1200°C f pk (T c ) k p (T c ) f pk (20qC )
kp(T) = 1.0 per 20°C T < 100°C
Acciaio ordinario - Tipo 2 kp (T) = (850 - T)/750 per 100°C T < 250°C
(Hs,fi < 2% in caso di incendio): kp (T) = (650 - T)/500 per 250°C T < 600°C
kp (T) = (1000 - T)/4000 per 600°C T < 1000°C
f yk (T c ) k s (T c ) f yk (20qC )
kp(T) = 0 per T 1000°C
ks,2(T) = 1.0 per 20°C T < 100°C
ks,2 (T) = (1100 - T)/1000 per 100°C T < 400°C
ks,2 (T) = (8300 - 12T)/5000 per 400°C T < 650°C
ks,2 (T) = (1200 - T)/5000 per 650°C T < 1200°C
ks,2 (T) = 0 per T 1200°C 9
10
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
PASSO 3: Verifica della capacità portante
Essa può essere effettuata mediante i seguenti metodi:
I. Prescrizioni tabellari: per tempi di esposizione da 30 a 240 minuti, la verifica
analitica può essere omessa quando i valori della distanza a dell'asse dell'acciaio
ordinario delle barre o dei trefoli più esposti dalla superficie esterna sono non
minori di quelli riportati nel prospetto A.1. (UNI 9502)
11
¦A hi k pi
n
¦A si
h2
i 1
Per la verifica a A1 T
compressione/flessione
k mc
³ Ac
kc dAc
A2
(cls compresso): Ac
12
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
dove:
Kfi è il fattore di riduzione del coefficiente di sicurezza dei carichi presenti in caso di incendio,
pari a :
Ed , fi § Q · § Q ·
K fi ¨ J G , E \ 1,1 k ,i ¸ ¨ J G J G k ,i ¸
Ed ¨ Gk ,i ¸¹ ¨© Gk ,i ¸¹
©
Vreale/Vmax = A0 / A1 è il rapporto fra la tensione realmente presente nei materiali a freddo rispetto
quella massima concessa
La verifica è soddisfatta se per ogni materiale e per ogni sezione si ha km > kcrit.
13
14
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
IV. Verifica rigorosa: tale verifica può essere eseguita solo disponendo di codici di calcolo
appropriati. Essa consiste nel determinare in più punti della sezione la temperatura T associata
alla durata di resistenza al fuoco C richiesta, nello stabilire un legame V-H puntuale “ridotto”
per effetto della temperatura, e nel valutare il dominio di rottura Mu-Nu della sezione,
ridotto rispetto a quello che si ha a temperatura ambiente per effetto della temperatura T.
dove:
kc (T cc )
è il fattore di riduzione della resistenza del conglomerato cementizio corrispondente
alla temperatura media caratteristica della zona compressa;
è la resistenza caratteristica cilindrica a compressione al giorno jmo dal getto; si può
f ck , j assumere j=90 e, in mancanza di valutazioni più precise fck,90=1.10fck,28 essendo fck,28 la
resistenza a 28 giorni dal getto;
Jc è il coefficiente di sicurezza del calcestruzzo; si assume pari a 1.20 15
I. Valutazione della temperatura T= T(P) nei diversi punti P posizionati al centro delle areole in
cui è stata divisa la sezione Ac (mappatura termica);
II. Valutazione del legame V-H per ogni punto P opportunamente ridotto secondo la procedura
vista in precedenza;
III. Si fissa un valore di x cui corrisponde una certa posizione dell’asse neutro n e si impone il
raggiungimento della deformazione ultima Hu nella fibra superiore del calcestruzzo, oppure
nell’armatura inferiore;
P Hu Hsup
H
IV. Si valuta
x
H(P)
H/2
HSUP n
H P H y Hsup y H 2
x
H/2
17
y
V V H P
V (P)
A
VII. Al variare di x, cioè dell’asse
neutro n, si ottiene il dominio di
resistenza entro cui deve essere Trazione
contenuto il punto A nella verifica N
di rottura.
18
VALUTAZIONE DELLA RESISTENZA
AL FUOCO DEGLI ELEMENTI
COSTRUTTIVI IN LEGNO
19
i. la carbonizzazione del legno sotto l’azione del fuoco proceda perpendicolarmente alle
superfici esposte dell’elemento a velocità costante e dipenda esclusivamente dalla specie
legnosa;
ii. il legno conservi inalterate le sue proprietà meccaniche nella parte non raggiunta dalla
carbonizzazione;
br b 2 vc C
hr
h
hr h vc C
con br e hr in millimetri;
br
b 21
Fd Gk Q1k 0.7 Q2 kj
con coefficiente parziale di sicurezza pari a 1.40 per le proprietà meccaniche e 0.8 per
le velocità di penetrazione alla carbonizzazione.
22
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Valutazione della resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in legno
(CRN-DT 206/2006)
La resistenza di una struttura lignea non coincide, in generale, con quella delle singole
menbrature componenti, essendo determinati le prestazioni dei collegamenti e degli altri
componenti (ad esempio controventi) che, nella pratica, sono usualmente realizzati con elementi
metallici.
i. la carbonizzazione del legno sotto l’azione del fuoco proceda perpendicolarmente alle
superfici esposte dell’elemento a velocità costante e dipenda esclusivamente dalla specie
legnosa;
ii. le proprietà meccaniche della sezione lignea residua, ad una certa distanza dallo strato
carbonizzato, non risultano ridotte rispetto alle condizioni standard;
24
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
1. Determinazione della sezione efficace ridotta in funzione della classe C di resistenza al fuoco :
Si definisce:
- Linea di carbonizzazione: confine fra stato carbonizzato e sezione trasversale residua;
- Sezione trasversale residua: la sezione trasversale originaia ridotta dello strato carbonizzato;
- Sezione trasversale efficace: la sezione trasversale originaia ridotta dello strato carbonizzato e
di un successivo strato in cui si considerano nulli i valori di resistenza e di rigidezza;
d ef d char k 0 d 0
d char E0 t
25
26
VALUTAZIONE ANALITICA DELLA R AL FUOCO
Valutazione della resistenza al fuoco degli elementi costruttivi in legno
(CRN-DT 206/2006)
fk
f d,fi k mod,fi k fi
J m,fi
S05
Sd,fi k mod,fi k fi
J m,fi
dove:
fk,S05 = valore di una generica proprietà del materiale (resistenza o modulo elastico);
Fd,fi,Sd,fi = valore di progetto una generica proprietà del materiale;
kfi = coefficiente da assumersi pari a: 1,25 per il legno massiccio
1,15 per il legno lamellare/pannelli
27
PERFORMANCE BASED
BUILDING CODES
Per più di vent’anni i paesi europei hanno lavorato per tracciare le coordinate di
una nuova normativa comunitaria, raccolta nei cosiddetti Eurocodici
Strutturali. Questi documenti hanno lo scopo di unire assieme differenti punti
di vista riguardanti tutti gli aspetti della progettazione strutturale, per tutti i
materiali tipici della costruzione. Nel 1990, dopo aver consultato i rispettivi
Paesi membri, la CCE (Commissione delle Comunità Europee) incaricò CEN
(Comité Européen de Normalisation) del lavoro di sviluppo ulteriore,
dell’emanazione e dell’aggiornamento degli Eurocodici Strutturali. Il Comitato
Tecnico CEN/TC 250 è responsabile di tutti gli Eurocodici strutturali.
4
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
6
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Pochissima libertà di
Permette al progettista di
azione per il progettista
utilizzare qualunque strategia
desiderata, purché supportata
da adeguate motivazioni e
prove
8
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Per raggiungere una progettazione sicura dell’edificio dal punto di vista anti
incendio è necessario capire come NON È POSSIBILE DEFINIRE REGOLE
GENERALI CHE DESCRIVONO COME UN EDIFICIO DEBBA ESSERE
COSTRUITO PER ESSERE SICURO. Un progettista deve essere libero di
utilizzare ogni strategia desiderata, purché sostenuta da adeguate prove di
sicurezza. Infatti le costruzioni moderne sono così complesse e differenti le une
dalle altre che una visione globale del comportamento dell’edificio costituisce
l’unica possibilità per una appropriata progettazione.
10
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
11
Il termine ‘Computational
Permettono il calcolo della fluid dynamic’, o
temperatura dei gas in semplicemente CFD, significa
funzione del tempo, utilizzare dei codici che
integrando le equazioni consentono, integrando le
differenziali ordinarie equazioni della fluido-dinamica
esprimenti le leggi di
SU VOLUMI DI
conservazione della massa e
CONTROLLO,
dell'energia
di ottenere soluzione numerica
IN OGNI ZONA DEL
a problemi
COMPARTIMENTO
di fluido-dinamica
13
L’elemento base di
tale modello è la
ZONA. La principale
ipotesi che viene fatta
è che proprietà quali
la temperatura e la
densità possono
essere considerate
uniformi all’interno
della zona.
14
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
ZONE MODELS
15
Ogni volume di ogni stanza scambia calore e massa con gli altri volumi
secondo relazioni che rispettano le leggi della conservazione dell’energia e
della massa di derivazione semiempirica (teoria del “Plume” e dei
“Vents”). 16
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
17
VU (Volume Upper)
Plume
VL (Volume Lower)
19
7 VINCOLI:
mU mL
DENSITÀ UU UL 2 vinc.
VU VL
VOLUME V VU VL 1 vinc.
J cP cV J 1.4 20
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
TWO ZONE MODELS – C FAST
dm L x
LOWER LAYER mL
dt
dm U x
UPPER LAYER mU
dt
21
dE L dV x
LOWER LAYER P L HL
dt dt
ENTALPIA
dE U dV x
UPPER LAYER P U HU
dt dt
ENERGIA
LAVORO
INTERNA
23
24
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
TWO ZONE MODELS
Dal bilancio di massa e di energia si ottengono le seguenti disequazioni:
dP J 1 x x
(H L H U )
dt V
dTU 1 ª x x dP º
«¬ ( H U c p m pU TU ) VU
dt c p VU U U dt »¼
dTL 1 ª x x dP º
«¬ ( H L c p m pL TL ) VL
dt c p VLUL dt »¼
dV 1 ª x dP º
J 1 H L VL
dt PJ «¬ dt »¼
25
27
Incendio controllato
dal combustibile (a)
a
RHR (MW)
Incendio controllato
dalla ventilazione (b)
b
Tempo (min)
28
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Tratto decrescente
Tempo (min)
RHRI° tratto=Afi · RHRf · (t/tĮ )2
29
30
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
31
't
Tempo (min)
t(i) t(i+1)
33
Questa espressione tiene conto dell’aria fresca del layer inferiore che penetra all’interno del
pennacchio.
34
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
BILANCIO DI MASSA
0.566
x § z · x ª¬ HRR i 1 HRR i º¼ > MJ s@ ª kg º
mp 0.011 Q C ¨ 2 5 ¸ m fire «¬ s »¼
© QC ¹ 'H > MJ kg @
x x
mp mU
x x x x
mL m fire m p me
35
TU Ti 1 TL Ti 1
x
mU m p 'T mL UL VL
VU H z A VL V VU
UU m U VU UL P RTL
EU c v m U TU EL c v m L TL
P RUU TU
36
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
BILANCIO DI ENERGIA
Si considerino le temperature interne ed esterne delle murature agli istanti temporali ti-2,
ti-1 e ti e e vengano chiamate rispettivamente Ti-2, Ti-1 e Ti. La temperatura all’istante di
tempo Ti può essere calcolata mediante la seguente espressione:
4't ª R º
Ti Ti 2
s c U «¬
h TU Ti 1 VH TU
4
Ti
4
1
s
Test,i 1 Ti 1 »¼
s [m]
IRRAGGIAMENTO
Ti-1 TU
q = 'Q/'t [J/m2s] 38
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
TWO ZONE MODELS
J 1
'P (HRR) 't Pi Pi 2 'P 't
V
1 x
ª º
'TU «¬ (Q U c p m pU TU VU 'P »¼ 'T TU Ti 2 'T 't
C p VU U U
1 x
ª º
'TL «¬ (Q L c p m pL TL ) VL 'P 'T
»¼ TL Ti 2 'T 't
C p VLUL
1
'zs ª J 1 HRR VL 'P º¼ 't zs z i 2 'z s ' t
A fi Pi 1 J ¬
39
Questi sono strumenti molto potenti ma richiede enormi tempi di analisi. Tale fatto
è inaccettabile nella normale progettazione, specialmente se il programma viene
lanciato su computer con limitata CPU. Quindi, nella progettazione ordinaria, si
preferisce utilizzare modelli a zone (che richiedono tempi di esecuzione sull’ordine
delle decine di minuti contro i CFD che richiedono dalle ore alle settimane a
seconda del risolutore e della mesh). Naturalmente il grado di accuratezza è
notevolmente inferiore, in molti casi al limite dell’accettabilità.
40
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
CFD – Computational Fluid Dynamic
§ wT wT wT ·¸ § w 2 T w 2 T · . . § wp wp wp ·
ȡc p ¨ vi vi Ȝ¨ 2 2 ¸ q ij ȕ¨¨ v i vj ¸¸
¨ wt wx i wx j ¸¹ ¨ wx wx ¸ wt wx wx
© © i j ¹ © i i ¹
w w wp w ª 2 § wv j · º w ª § wv i wv j · º
Uv i Uv i v j UBi « P ¨¨ ¸¸ » «P ¨¨ ¸¸ »
wt wxj wxi wxi «¬ 3 © wxj ¹ »¼ wxj «¬ © wxj wxi ¹ »¼
41
Esistono molti tipi di CFD. La principale differenza fra tutte queste varianti dipende dal
modo di modellare la turbolenza. Secondo questo criterio è possibile suddividere i CFD
in tre categorie:
42
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
43
Il problema, naturalmente, consiste nel trovare dei modelli di turbolenza e dei criteri
di suddivisione fra grandi e piccoli vortici appropriati. Inoltre, nonostante i tempi di
analisi siano più brevi rispetto al DNS, si hanno comunque lunghi tempi di attesa.
44
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
RANS – Reynolds Average Navier-Stokes models
Il problema più grosso risiede nel fatto che per modellare gli effetti turbolenti dei
macro-flussi, è necessario utilizzare degli opportuni modelli di turbolenza. Essi
inficiano notevolmente sui risultati ed è difficile stabilire se sono adatti o meno per
ogni caso particolare.
45
PIASTRA
DI NODO
FUNI
PRETESE
TRAVI A “T” DI
IRRIGIDIMENTO
ASTE D’ARCO IN
ACCIAIO DI
FORMA
RETTANGOLARE
47
COMPARTIMENTI
LATERALI, A
DESTINAZIONE
D’USO DI LIBRERIA
ED UFFICI
RHR
6.E+07
ATRIO 5.E+07
4.E+07
RHR [W)
3.E+07
2.E+07
1.E+07
0.E+00
0 1000 2000 3000 4000 5000
Tempo [s]
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Esempio – Copertura DG BANK
Temperatura
CURVA TEMPO-TEMPERATURA
300 DATA DAL C-FAST
250
200
150
100
viene considerato solo quello della parte più alta della
50 copertura dato che si è fatta l’ipotesi che i gas ed i
0
0 1000 2000 3000 4000 5000 6000
fumi caldi siano localizzati solo in quella zona
Tempo [s]
49
50
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Esempio – Copertura DG BANK – Analisi strutturale in condizione di incendio
Sollecitazioni
Sd
ª Ffi º A ky,Tmax f y
Nb,fi,t,Rd « 1, 2 »
¬ ¼ J M,fi
52
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Esempio – Copertura DG BANK – VERIFICHE DI RESISTENZA
1 Determinazione di H in f(t)
F 0,5 I 0,5 ª1 D O q,max 0, 2 O º
2
t kE,T ky,T H
I ª¬I2 O q,max º¼ ¬ ¼ [°C] [/] [/] [/]
20 1,000 1,000 0,81
100 1,000 1,000 0,81
0.5 200 0,900 1,000 0,77
O q,max O ª¬ky,T ,max kE,T ,max º¼ 300 0,800 1,000 0,73
0,5 400 0,700 1,000 0,68
H ª 235 f y kE,T ky,T º
0,5 ¬ ¼ 500 0,600 0,780 0,71
O O O 1 >E A @ 600 0,310 0,470 0,66
700 0,130 0,230 0,61
800 0,090 0,110 0,74
900 0,068 0,060 0,86
0,5 1000 0,045 0,040 0,86
O l0 Umin O1 S ª¬ E f y º¼ 93,9H 1100 0,023 0,020 0,86
1200 0,000 0,000 0,00
53
1400
300
1200
250
1000
Temperatura (°c)
Temperatura [°C]
200
800
600
150
400 100
200 50
0
0
0 50 100 150 200 250 300
0 1000 2000 3000 4000 5000 6000
Classe di incendio (minuti)
Tempo [s]
55
56
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Esempio – Copertura DG BANK – VERIFICHE DI RESISTENZA
VERIFICA SEZIONE A T
Determinazione di N b,fi,t,Rd
T Jmfi ky,Tmax O0 O1 O't=20°C O'T,max I Ffi Nb,fi,t,Rd Ns,d
Verifica
[°C] [/] [/] [m] [m] [/] [/] [/] [/] [kN] [kN]
20 1,00 1,00 94 76 1,23 1,23 1,51 0,42 968 445 ok
100 1,00 1,00 94 76 1,23 1,23 1,51 0,42 968 445 ok
200 1,00 1,00 94 72 1,30 1,37 1,72 0,36 835 445 ok
300 1,00 1,00 94 68 1,38 1,54 2,01 0,30 698 445 ok
400 1,00 1,00 94 64 1,47 1,76 2,43 0,24 563 445 ok
500 1,00 0,78 94 67 1,40 1,60 2,12 0,28 512 445 ok
600 1,00 0,47 94 62 1,51 1,87 2,65 0,22 240 445 Cede
700 1,00 0,23 94 57 1,64 2,18 3,35 0,17 90 445 Cede
800 1,00 0,11 94 69 1,36 1,50 1,95 0,31 80 445 Cede
900 1,00 0,06 94 81 1,16 1,09 1,32 0,49 68 445 Cede
1000 1,00 0,04 94 81 1,16 1,09 1,32 0,49 45 445 Cede
1100 1,00 0,02 94 81 1,16 1,09 1,32 0,49 23 445 Cede
57
VERIFICA SEZIONE A T
Andamento in f(temperatura)
Resistenza/Sollecitazione [kN]
1200
1000
800
C-FAST
600
400
200 ISO
0
20 120 220 320 420 520 620 720 820 920 1020
Temperatura [°C]
Resistenza Sollecitazione
58
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
Esempio – Copertura DG BANK – VERIFICHE DI RESISTENZA
Determinazione di N b,fi,t,Rd
T Jmfi ky,Tmax O0 O1 O't=20°C O'T,max I Ffi Nb,fi,t,Rd Ns,d
Verifica
[°C] [/] [/] [m] [m] [/] [/] [/] [/] [kN] [kN]
20 1,00 1,00 100 76 1,31 1,31 1,63 0,39 273 160 ok
100 1,00 1,00 100 76 1,31 1,31 1,63 0,39 273 160 ok
200 1,00 1,00 100 72 1,38 1,45 1,86 0,33 234 160 ok
300 1,00 1,00 100 68 1,46 1,64 2,19 0,27 195 160 ok
400 1,00 1,00 100 64 1,56 1,87 2,66 0,22 156 160 Cede
500 1,00 0,78 100 67 1,49 1,70 2,32 0,26 143 160 Cede
600 1,00 0,47 100 62 1,61 1,98 2,91 0,20 66 160 Cede
700 1,00 0,23 100 57 1,74 2,32 3,70 0,15 25 160 Cede
800 1,00 0,11 100 69 1,45 1,60 2,12 0,28 22 160 Cede
900 1,00 0,06 100 81 1,23 1,16 1,41 0,45 19 160 Cede
1000 1,00 0,04 100 81 1,23 1,16 1,41 0,45 13 160 Cede
1100 1,00 0,02 100 81 1,23 1,16 1,41 0,45 6 160 Cede
59
Andamento in f(temperatura)
Resistenza/Sollecitazione [kN]
300
250
C-FAST
200
150
100
50
ISO
0
20 120 220 320 420 520 620 720 820 920 1020
Temperatura [°C]
Resistenza Sollecitazione
60
ANALISI AL FUOCO DELLE STRUTTURE
La curva ISO di normativa risulta troppo severa per analizzare ambienti di grandi
dimensioni, in particolare se si devono verificare strutture in acciaio, molto
sensibili alle temperature. In questo caso sarebbe opportuno eseguire un’analisi più
completa della situazione tramite, ad esempio, l’utilizzo della curva tempo-
temperatura fornita dal C-fast.
61
FIRE SAFETY DESIGN
PROTEZIONE ATTIVA
2
PROTEZIONE ATTIVA
Molto in generale per PROTEZIONE ATTIVA si intende ogni tipo di sistema che abbia
come obiettivo quello di sopprimere l’incendio (FIRE SUPPRESSION SYSTEM). Per
la stragrande maggioranza degli edifici questo scopo viene raggiunto mediante un
sistema di spegnimento automatico.
PROTEZIONE ATTIVA
L'impianto è costituito da:
una serie di erogatori chiusi da un elemento termosensibile, alimentati da una rete di
distribuzione fissa; la rottura dell'elemento termosensibile permette la fuoriuscita dell'acqua;
una o più stazioni di controllo cui fa capo ogni
sezione di impianto; alle stazioni sono direttamente
collegate le campane di allarme idraulico;
una o più alimentazioni idriche.
Gli impianti
automatici di
estinzione a
pioggia trovano
impiego in tutti i
casi in cui l'acqua
non risulta
controindicata.
PROTEZIONE ATTIVA
IMPIANTI DI ESTINZIONE A SCHIUMA
Un altro tipo di impianto di spegnimento è quello a schiuma. Si tratta di un impianto
automatico per la produzione di schiuma e la relativa distribuzione sull'area protetta.
Data la relativa instabilità della schiuma, questa viene prodotta solo al momento
dell'utilizzazione miscelando aria con una soluzione schiumogena, ottenuta diluendo uno
schiumogeno concentrato con acqua.
SMOKE MANAGEMENT
SYSTEM
6
SMOKE MANAGEMENT SYSTEM
La principale causa di morte dovuta ad un incendio non è per esposizione diretta alle
fiamme ma per soffocamento.
È fondamentale, per una sicura evacuazione degli occupanti di un edificio, tenere quanto
più possibile le vie di fuga sgombre da fumi.
Il sistema di controllo e gestione dei fumi può avvenire tramite l’utilizzo di due
strategie:
EXHAUST SYSTEM
PRESSURIZATION SYSTEM
L’“EXHAUST SYSTEM” consiste nel creare delle aperture adibite all’esausto dei
fumi e del calore. Tali aperture vengono utilizzate per GRANDI ATRII ED EDIFICI
e possono essere collocate sui tetti.
8
SMOKE MANAGEMENT SYSTEM
Il “PRESSURIZATION SYSTEM” consiste nel controllare la propagazione dei
fumi all’interno di un edificio tramite differenze di pressione fra gli ambienti da
proteggere. Si considerino ad esempio due ambienti di analisi, due stanze adiacenti
separate da una barriera, in questo caso costituita da una porta. Venga instaurata una
differenza di pressione fra le due stanze. La stanza con la pressione più elevata può
essere una regione di fuga o di rifugio, mentre quella a pressione più bassa è quella in
cui si può sviluppare l’incendio.
Affinché il sistema sia efficace, lo smoke control system deve produrre una
differenza di pressione nella direzione desiderata in condizioni di incendio. Il fuoco
incrementa la pressione dovuta all’effetto di sollevamento (buoyancy effect) dei gas
caldi, e il valore della pressione dell’edificio fluttua a causa della differenza della
pressione barometrica dovuta, oltre che al buoyancy effect, anche al vento,
all’apertura e chiusura di porte e finestre, alla ventilazione meccanica, ecc.
10
SMOKE MANAGEMENT SYSTEM
La determinazione del percorso dei fumi viene di solito realizzata mediante l’ausilio
di due strumenti combinati:
11
12
SMOKE MANAGEMENT SYSTEM
Il NETWORK MODEL è utilizzato per simulare flussi di aria in edifici con centinaia
di stanze. Per applicazioni nel campo dell’antincendio, CONTAMW è svantaggiato
perchè non risolve l’equazione dell’energia ed è quindi incapace di calcolare la
temperatura nei vari spazi dell’edificio. NON È POSSIBILE, quindi, con un
modello a rete, PREVEDERE come può variare la DISTRIBUZIONE DELLE
PRESSIONI NELL’EDIFICIO IN FUNZIONE DELLA TEMPERATURA.
13
14
IMPIANTI DI
SPEGNIMENTO
MANUALE
15
GLI ESTINTORI
Un incendio nasce di solito come piccolo focolaio; in questa fase è possibile contrastarlo
con l’uso degli estintori. Essi possono essere di due tipi: portatili (di minor peso e più
diffusi) o carrellati (maggiore capacità estinguente) e vengono classificati a seconda del
tipo di incendio sul quale è necessario intervenire.
Su ogni estintore sono riportate, oltre le istruzioni per l’impiego e gli estremi
dell’omologazione CE, le principali caratteristiche dell’apparecchio. Le lettere in
stampatello maiuscolo indicano le classi di incendio compatibili con l’impiego.
17
GLI ESTINTORI
Gli estintori nei locali pubblici prevedono valori minimi di 13A 89B C ; devono essere
collocati ad un'altezza di 150 cm da terra e distribuiti uno ogni 200 mq. E' comunque
necessario che si trovino in prossimità degli accessi ed in vicinanza delle aree di
maggior pericolo.
Gli estintori si distinguono anche a seconda della sostanza estinguente contenuta:
19
Se la lancetta si trova nel settore verde, i valori della pressione sono ottimali. Questo tipo
di controllo rientra fra le ispezioni da svolgersi mensilmente.
Ogni sei mesi, invece, gli estintori devono essere verificati da un incaricato della azienda
produttrice, che procederà alla vidimazione sull'apposito cartellino, posto sul collo
dell'estintore.
La revisione degli estintori a polvere va eseguita ogni 3 anni.
20
IMPIANTI DI SPEGNIMENTO MANUALE
SISTEMI DI
EVACUAZIONE
22
SISTEMI DI EVACUAZIONE
23
SISTEMI DI EVACUAZIONE
I sistemi di fuga sono costituiti da tre componenti primari:
LE VIE DI ACCESSO ALL’USCITA: è il percorso che gli occupanti devono
seguire per raggiungere l’uscita;
L’USCITA: è il percorso protetto che permette agli occupanti di lasciare l’edificio
senza essere soggetti ai rischi dell’incendio;
LO SMALTIMENTO DELL’USCITA: è un percorso pianificato che direziona gli
occupanti in modo sicuro lontano dall’incendio.
24
SISTEMI DI EVACUAZIONE
25
SISTEMI DI EVACUAZIONE
La sicurezza delle vie di fuga si ottiene mediante una progettazione ad hoc dell’edificio:
si deve considerare la PIANTA DEL PIANO, la PROTEZIONE DELLE VIE DI FUGA,
la DISTANZA DA PERCORRERE, il LIVELLO DI PROTEZIONE AL FUOCO, la
MOBILITÀ DEGLI OCCUPANTI e le CARATTERISTICHE DI
COMPORTAMENTO.
È necessario anche progettare la segnaletica di evacuazione, le luci di emergenza e lo
smoke management.
26
SISTEMI DI EVACUAZIONE
Verificare se una via di fuga è efficace o meno, è molto complesso.
Possono comunque essere seguite delle linee guida, riportate nella normativa.
Il sistema di fuga non può, tuttavia, essere verificato completamente se non nel corso di
un’emergenza, quando si è di fronte ad una crisi reale. E se non funziona, le
conseguenze possono essere gravi.
27
SISTEMI DI EVACUAZIONE
Per far fronte a questo problema e verificare le vie di fuga, si può fare ricorso all’utilizzo
di SIMULAZIONI NUMERICHE.
Mediante l’utilizzo di un network flow, un flusso di rete, che si appoggia alle equazioni
della fluidodinamica, sono stati sviluppati diversi tipi di software che cercano, per
quanto possibile, di simulare il comportamento di individui soggetti ad uno stato di
panico.
28
SISTEMI DI EVACUAZIONE
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
29
SISTEMI DI EVACUAZIONE
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Percorsi
DECRETO MINISTERIALE 19 agosto 1996 - Approvazione della regola tecnica
di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di
intrattenimento e di pubblico spettacolo – Punto 4.3
Scale e Rampe
DECRETO MINISTERIALE 9 aprile 1994 - Approvazione della regola tecnica
di prevenzione incendi per la costruzione e l'esercizio delle attività ricettive turistico-
alberghiere – Punto 7.3
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Ascensori e montacarichi
Segnaletica e illuminazione
D.P.R. 14 agosto 1996, n. 493
31
SISTEMI DI EVACUAZIONE
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Uscite
32
SISTEMI DI EVACUAZIONE
3.1 - DEFINIZIONI
33
SISTEMI DI EVACUAZIONE
USCITA DI PIANO: uscita che consente alle persone di non essere ulteriormente
esposte al rischio diretto degli effetti di un incendio e che può configurarsi come
segue:
a) uscita che immette direttamente in un luogo sicuro;
b) uscita che immette in un percorso protetto attraverso il quale può essere raggiunta
l'uscita che immette in un luogo sicuro;
c) uscita che immette su una scale esterna.
VIA DI USCITA ( da utilizzare in caso di emergenza): percorso senza ostacoli al
deflusso che consente agli occupanti un edificio o un locale di raggiungere un luogo
sicuro.
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SISTEMI DI EVACUAZIONE
3.2 - OBBIETTIVI
35
SISTEMI DI EVACUAZIONE
36
SISTEMI DI EVACUAZIONE
37
SISTEMI DI EVACUAZIONE
38
SISTEMI DI EVACUAZIONE
39
SISTEMI DI EVACUAZIONE
Per luoghi di lavoro di PICCOLE DIMENSIONI, il piano può limitarsi a degli avvisi
comportamentali scritti.
Per luoghi di lavoro, facenti capo a titolari diversi ed ubicati nello stesso edificio, il
piano deve essere elaborato in collaborazione tra i vari occupanti.
40
SISTEMI DI EVACUAZIONE
ESERCITAZIONI ANTINCENDIO
IMPIANTI DI
RILEVAZIONE ED
ALLARME
42
IMPIANTI DI RILEVAZIONE E ALLARME
44
IMPIANTI DI RILEVAZIONE E ALLARME
RILEVATORI DI FUMO
Tutti i rilevatori di fumo sono costituiti da due parti: un sensore che rileva il fumo e un
segnale acustico molto acuto in grado di svegliare le persone.
45
SISTEMI DI EVACUAZIONE
OSSERVAZIONI
46
SISTEMI DI EVACUAZIONE
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
SISTEMI FISSI AUTOMATICI DI RIVELAZIONE D'INCENDIO
UNI 9795
NFPA (National Fire Protection Association) c. 72
47
PROCEDURE PER LA
PROGETTAZIONE
ANTINCENDIO
2
PROCEDURE PER LA PROGETTAZIONE ANTINCENDIO
La procedura di rilascio del C.P.I. è regolata dalla legge n.437 del 27 ottobre
1995. In tutto, in tale procedura, si possono individuare tre campi:
6
PROCEDURE PER LA PROGETTAZIONE ANTINCENDIO
8
PROCEDURE PER LA PROGETTAZIONE ANTINCENDIO