Guareschi e il Natale nel Lager
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About this ebook
L’originalità del volume sta nella metodologia di lavoro e nella sua trasformazione al momento dell’emergenza per il Covid–19. Gli alunni delle classi 2G e 2H dell’IC4 Stefanini di Treviso, dove la Pascale è docente, hanno voluto fortemente diventare protagonisti e arricchire questa ricerca con la Didattica a Distanza.
Così lo descrive Orlando Materassi Presidente Nazionale ANEI (Associazione Nazionale ex Internati nei Lager Nazisti): “È un testo costruito a “cento mani”, un contributo importantissimo affinché i ragazzi e le ragazze nati nel terzo millennio abbiano la conoscenza e la consapevolezza di costruire il loro futuro facendo tesoro di cosa sia la mancanza di libertà, di democrazia e di pace.”
Sorpreso e soddisfatto di questa grande prova anche il figlio di Giovannino Guareschi, Alberto: “È confortante sapere che questa favola, le cui muse ispiratrici furono ‘fame, freddo e nostalgia’, nata per consolare gli internati militari nei Lager tedeschi lontani dai loro cari, sia riuscita a coinvolgere emotivamente anche questa nuovissima generazione”.
Il libro ha ricevuto il placet non solo dal figlio di Guareschi, ma anche da parte della ministra dell’Istruzione On. Lucia Azzolina, che lo ha indicato come modello: “Sono queste le azioni didattiche che fanno della nostra scuola una vera comunità”.
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Guareschi e il Natale nel Lager - Silvia Pascale
RINGRAZIAMENTI
Come oramai mia consuetudine, scrivo i ringraziamenti all’inizio. Il volume, nato per accompagnare la rappresentazione dei ragazzi dell’IC4 Stefanini di Treviso, ha subito, come leggerete, una rapida, ma anche proficua, modifica con la chiusura delle scuole per il Covid – 19. Quindi un grande ringraziamento ai miei alunni delle classi 2G e 2H e ai loro genitori che hanno contribuito in modo costruttivo al testo.
Un ringraziamento speciale a Maurizio Lenzi, Presidente ANEI di Padova che ho conosciuto qualche anno fa in occasione della presentazione del mio primo libro. Quando è nata l’idea del volume ho subito chiesto a lui di scrivere il saggio storico per la sua grande competenza in materia. Studioso accurato e preciso, persona riservata e piacevole: grazie!
La presenza, oramai costante, del Presidente Nazionale ANEI, Orlando Materassi, è per me un onore: è il riconoscimento del mio lavoro, del mio studio e delle mie ricerche per la Memoria. Lo ringrazio di cuore anche per affiancarmi quasi quotidianamente e per il rapporto di stima e amicizia che va ovviamente al di là delle pubblicazioni e dei progetti.
Grazie a Pamela Stranieri, carissima amica, con la quale abbiamo fili di Memoria comune; grazie a Francesca Piaser, socia ANEI di Treviso, amica, docente, appassionata di storia; grazie ai miei colleghi Gioele Gusberti e Marco Crepet, per il loro importante contributo.
Grazie a Nadia Olivieri che ha contribuito efficacemente all’organizzazione del lavoro didattico e che è stata preziosa per i suoi consigli.
Grazie per il sostegno e l’importante collaborazione al figlio Alberto Guareschi che ha creduto in questo volume e ha seguito l’evolversi dei lavori, con preziosi consigli e con il patrocinio.
Importante come sempre il sostegno dell’editore Carlo Santi, che ha sempre scommesso sui miei lavori, e all’editor Renato Costa, compagno di viaggio da molti anni.
Grazie anche al Comune di Treviso per la concessione del patrocinio.
Silvia Pascale
DUE RIGHE INIZIALI
Nadia Olivieri
PhD in Storia, docente in distacco presso l’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
Confesso che non conoscevo la Favola di Natale di Giovannino Guareschi. Come molti della mia generazione avevo visto le trasposizioni cinematografiche dei racconti di Peppone e don Camillo, ma ignoravo le vicende umane del loro autore. Internato come militare italiano all’indomani dell’8 settembre, Guareschi scrive, nel Lager di Sandbostel, questo tenero racconto, in cui immagina di incontrare, la notte di Natale, la mamma, il figlio Alberto e il cane Flick e di poter trascorrere con loro, in sogno, qualche momento di serenità. Il racconto viene messo in scena, nel Lager stesso, alla vigilia del Natale del 1944, accompagnato dalla musica del maestro Coppola, compagno di prigionia.
Una storia, questa della favola – che invito a leggere anche nella sua edizione originale, per ovvi motivi di diritti editoriali non riprodotta in questo volume – che ha alle spalle la Storia terribile di quel periodo e di quelle vicende.
Il connubio perfetto per farne un progetto come quello che Silvia Pascale, con l’aiuto dei colleghi, ha elaborato per le proprie classi, nella propria scuola. Un progetto con tutti i crismi per essere etichettato come buona pratica
di didattica della storia: l’approccio laboratoriale allo studio del periodo (documenti alla mano, ma senza perdere di vista il contesto); il bilanciamento tra aspetti emotivi e cognitivi; l’interdisciplinarità.
Il volume che avete tra le mani nasce dal desiderio di condividere questo percorso e di renderne possibile la replicabilità in altre realtà scolastiche. C’è tutto l’occorrente: innanzitutto agili saggi storiografici che permettono di entrare nel dettaglio delle vicende legate all’8 settembre (Lenzi) e di conoscere i Lager in cui Guareschi e i suoi compagni di prigionia – di cui si riportano le testimonianze – vennero reclusi dopo il loro rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale Italiana fascista (Pascale); la narrazione dettagliata del progetto scolastico, partendo da motivazioni e metodologia (Piaser) per arrivare a obiettivi, fasi di lavoro, strumenti e testimonianze utilizzate per coinvolgere i ragazzi in un puntuale percorso di approfondimento storico-documentario (Pascale); e poi l’aspetto artistico-musicale-letterario. Questo progetto si sarebbe dovuto concludere, infatti, con una rappresentazione teatrale (testo e musica), proprio come nella Storia che diede origine alla favola. A chiudere il volume ecco allora i contributi dei colleghi di musica e teatro: un saggio dedicato al complesso rapporto tra musica, nazismo e deportazioni (Gusberti), e la Favola di Natale, adattata a testo teatrale, che i ragazzi avrebbero dovuto mettere in scena (Crepet).
Ho usato il condizionale perché a metà dell’opera – e dell’anno scolastico – ci ha messo lo zampino la Storia di questi nostri giorni: l’arrivo della pandemia da Covid-19 e la chiusura delle scuole. Ecco che allora il percorso pensato in presenza si è trasformato in un esperimento di Didattica a distanza (Stranieri e Pascale), che ha avuto eco anche sulla stampa e su riviste di settore. Impossibilitati a preparare la rappresentazione teatrale, confinati nelle proprie case e costretti a vedersi solo in videolezione, sono stati i ragazzi stessi – ci racconta Pascale – a suggerire di contribuire al lavoro in corso, di cui conoscevano lo sbocco editoriale, con i loro contributi. Nel mezzo del volume sono dunque fioriti
disegni, poesie, brevi testi di commento alla Favola, ma anche riflessioni sulla Storia che questi ragazzi avevano potuto toccare con mano
. La restituzione dei loro sguardi, filtrati dalla loro sensibilità, è a tratti toccante, poetica. In qualche caso – con cautela e consapevolezza dell’enorme differenza nelle condizioni di esistenza quotidiana – qualche ragazza accosta la prigionia di Guareschi alla limitazione alle libertà di uscire e incontrarsi, che le norme di contenimento del contagio hanno imposto a noi tutti, e racconta la nostalgia, ma anche la paura, di non poter rivedere i propri cari. Il racconto diventa allora uno spaccato del nostro e del loro presente, a memoria di questo tempo che, già lo sappiamo, è Storia in quotidiano accadimento. Questo squarcio sul vissuto dei nostri ragazzi al tempo del Coronavirus è allora l’ultima, piccola perla che questo libro è in grado di regalarci.
MEMORIA E SCUOLA
Orlando Materassi
Presidente Nazionale ANEI
(Associazione Nazionale ex Internati nei Lager nazisti)
Tante sono le biografie degli IMI, e sicuramente ognuna ci tramanda la propria storia, diverse tra loro per tanti motivi, così come fu diverso il modo di vivere l’internamento.
Già l’autrice di questo volume, con l’antologia Fiori dal Lager
ci aveva dato la possibilità di leggere tante testimonianze, così come in altre sue scritture ha messo in evidenza varie singole storie.
In questi anni, Silvia Pascale, attraverso le sue ricerche, i suoi studi e le sue pubblicazioni ha dato la possibilità di capire meglio le diversità dei 650.000 IMI e la loro comune coraggiosa scelta di resistenti volontari nei Lager nazisti, mettendo in evidenza le sue doti di scrittrice, di pedagogista e di formatrice.
Questo lavoro mette in risalto una parte della prigionia, dell’arte e dei saperi del tenente di complemento Giovannino Guareschi, conosciuto da quelli della mia generazione per essere stato il creatore di personaggi quali Don Cammillo e il Sindaco comunista Peppone attraverso le trasposizioni cinematografiche degli anni ‘50 e ‘60.
Film che risentivano del secondo dopoguerra, delle lotte sociali e politiche di quel periodo, mettendo in evidenza il senso di appartenenza di Guareschi: conservatore, monarchico, cattolico, convinto anticomunista, ma anche resistente e antifascista.
Un appassionato ed eccellente giornalista, scrittore, umorista e caricaturista, le cui doti riesce a fare emergere fin dal periodo dell’internamento.
Famoso il modo in cui riuscì a comporre attraverso appunti tenuti segreti alle guardie del campo di prigionia, il Diario clandestino 1943 – 1945, i cui brani venivano letti ai compagni di prigionia.
Tra le opere famose dell’internamento di Guareschi un particolare rilievo merita la Favola di Natale, scritta nel dicembre del 1944 e da lui narrata all’interno della baracca nel Lager di Sandbostel alla viglia di Natale dello stesso anno.
Con la pubblicazione di questo volume, Silvia Pascale ha il grande pregio di far conoscere Giovannino Guareschi e la sua prigionia attraverso i ricordi dei suoi compagni di internamento, i Lager dove condusse la sua battaglia di resistente e, soprattutto, grazie alla collaborazione di Francesca Piaser, di Marco Crepet e di Gioele Gusberti, di far conoscere non solo la scrittura della favola, ma la sua riproposizione come opera teatrale.
Interessante il saggio storico del Gen.B.ris. Maurizio Lenzi, presidente della Federazione ANEI di Padova, il quale in modo dettagliato fa conoscere la storia degli IMI partendo dagli antefatti precedenti l’8 settembre 1943, giorno della diffusione dell’armistizio.
Importante per capire cosa accadde in Italia dopo la destituzione da Capo del Governo e l’arresto di Mussolini del 26 luglio 1943, il piano operativo Achse ideato dalla Germania, le responsabilità e la reazione delle Forze Armate italiane, ma anche quelle degli Alleati sui tempi della notizia, le responsabilità della Casa Reale e del governo Badoglio.
E poi la prigionia, la liberazione degli IMI e il lungo oblio sul loro coraggio di Volontari Combattenti per la Libertà d’Italia, la rivendicazione del loro valore resistenziale al nazifascismo.
Il saggio del Gen. Maurizio Lenzi non solo arricchisce il volume, coniugando la storicità all’educazione e alla teatralità, ma mette in evidenza la collaborazione tra due importanti sedi territoriali dell’ANEI: la Federazione di Padova e la Sezione di Treviso, di cui l’autrice è Presidente.
C’è poi il merito di Silvia Pascale di aver voluto realizzare questa pubblicazione in una maniera particolare – mai prodotta fino ad oggi – interessando le ragazze e i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Stefanini di Treviso, la cui dirigenza e il corpo docente hanno in più di un’occasione manifestato la loro disponibilità, dando un fattivo contributo per tenere vivo il ricordo della memoria storica, coinvolgendo giovani adolescenti, ormai della quarta generazione, non solo educandoli alla memoria, ma rendendoli partecipi protagonisti.
Non è sicuramente un caso se nella rivista http://www.novecento.org/ dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri vi è un articolo dedicato agli obbiettivi didattici di questo progetto, che dà la possibilità ai ragazzi di confrontare la storia e le memorie.
Quante volte abbiamo discusso dell’utilità di far conoscere il coraggio e la battaglia senza armi condotta dagli IMI nei Lager nazisti, ma anche di come non disperdere quella storia che è storia del nostro Paese, nato dalla lotta di Liberazione contro il fascismo e il nazismo.
Silvia Pascale riesce a fare tutto questo, coniugando in maniera straordinaria la ricerca, l’educazione e la partecipazione.
Sicuramente questo volume va ad arricchire la seppur ampia, ma non ancora esaustiva, bibliografia degli Internati Militari Italiani, della loro vita condotta nei Lager tra fame, freddo, violenze, morte, nostalgia, speranza.
Con la pubblicazione di questa sua opera – unica e straordinaria – Silvia va oltre gli schemi fin qui conosciuti, riuscendo a sensibilizzare e a rendere protagonista la generazione dei pronipoti.
Un contributo importantissimo affinché i ragazzi e le ragazze nati nel terzo millennio abbiano la conoscenza e la consapevolezza di costruire il loro futuro facendo tesoro di cosa sia la mancanza di libertà, di democrazia e di pace.
Nella particolarità dei tempi di realizzazione di questa opera, durante l’infausto periodo del COVID 19 e con le scuole chiuse, vi è l’originalità di aver lavorato con gli allievi in video lezione attraverso la piattaforma Meet.
Un significativo esempio di senso civico e di consapevolezza per fare in modo che vada tutto bene, per non rimanere indifferenti di fronte alle avversità del difficile momento, di non abbandonarsi mai all’infausto destino
, di lottare con le armi non solo della ragione ma anche della speranza, proprio come recitano le ultime strofe della favola: ... ve ne dirò una meglio il prossimo Natale, e che sarà una favola senza malinconia; c’era una volta la prigionia... la prigionia... la prigionia.
Sicuramente il modo in cui Silvia Pascale e i suoi studenti, ragazze e ragazzi di dodici anni, hanno lavorato alla preparazione del testo e dello spettacolo, è un valore aggiunto alla realizzazione dell’opera.
Insieme hanno fatto una scelta importante, una coraggiosa risposta allo sconforto e alla delusione, per dare continuità di confronto e di condivisione ad un lavoro che non è solo memoria ma anche un ideale di libertà.
NOTA
Albertino Guareschi
Ho letto e apprezzato moltissimo il lavoro di Silvia Pascale: lo trovo perfetto, le testimonianze sono essenziali e la ricostruzione storica, secondo le mie conoscenze, è impeccabile.
Il finale della favola fu di buon augurio: il Natale dell'anno dopo mio padre e Arturo Coppola, con la sua fisarmonica, sul palcoscenico dell'Angelicum di Milano raccontarono
la Favola di Natale agli ex prigionieri presenti in platea assieme ai propri familiari.
UNA FAVOLA SENZA MALINCONIA, C'ERA UNA VOLTA LA PRIGIONIA...
GIOVANNINO GUARESCHI
Non abbiamo vissuto come bruti: costruimmo noi, con niente, la Città Democratica" (Diario clandestino, p. XIV)
Silvia Pascale
Giovannino Guareschi è stato uno dei circa 650mila Internati Militari Italiani con il numero di matricola 6865. Viene catturato il 9 settembre 1943 nella caserma di Alessandria e il 13 viene caricato su treni merci e portato alla stazione di Bremenworde in Germania, dove arriva qualche giorno più tardi. Dopo una brevissima tappa a Sandbostel, viene condotto sempre su tradotte ferroviarie a Czestochowa, in Polonia, e internato alla Nordkaserne che faceva parte dello Stalag 367. L’8 novembre del 1943 viene trasferito al Lager di Beniaminowo, sempre in territorio polacco, dove resterà fino alla fine di marzo. Verrà nuovamente trasferito in Germania a Sandbostel, all’Oflag XB, per poi terminare la prigionia a Wietzendorf, Oflag 83. Da Wietzendorf viene rimpatriato il 29 agosto e arriva a Parma il 4 settembre 1945.
Come ha affermato più volte nel corso della sua vita, scriveva per vivere, o meglio sopravvivere, ma scriveva soprattutto per gli altri, per strappare un sorriso, per dare speranza. Scriveva infatti anche il cosiddetto Giornale Parlato
, che leggeva poi di baracca in baracca con Arturo Coppola in veste di accompagnatore musicale.
Durante la prigionia Guareschi scrisse molto (note, appunti, scritti), e disegnò, come disse egli stesso, tanto materiale da scrivere un volume da duemila pagine
. Da tutto questo materiale uscirono tre volumi sull’esperienza della deportazione: La favola di Natale nel 1945, Diario clandestino nel 1949, e Ritorno alla base, uscito postumo nel 1989, a cura dei figli Alberto e Carlotta.
Il Diario clandestino raccoglie proprio quello che l’autore scriveva e leggeva nel Lager ai compagni di prigionia per tenere alto il morale. Questi scritti servirono a fare compagnia nei momenti di solitudine e di nostalgia. Il Diario clandestino rappresenta quindi una scelta fra i testi di conversazione e tra le sue pagine si avverte il senso profondo di una libertà interiore che sarà una costante degli ideali e della vita di Guareschi, una libertà personale che nessuno potrà mai comprimere anche nell’umiliazione della prigionia.
Io non mi considero prigioniero, io mi considero combattente… sono un combattente senz’armi, e senz’armi combatto… Io servo la patria facendo la guardia alla mia dignità di italiano
.
Ho fame! Che il buon Dio mi aiuti. Ma creperò piuttosto di cedere
. A tutto questo aggiungeva però una grande forza di volontà e testardaggine di emiliano della Bassa
, soprattutto per il desiderio di rivedere la famiglia e conoscere la figlia Carlotta,