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Formulazioni della meccanica quantistica[modifica | modifica

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La meccanica quantistica ammette numerose formulazioni che utilizzano basi matematiche
talvolta molto diverse. Sebbene siano differenti, tutte le descrizioni non cambiano le loro
previsioni in merito al risultato degli esperimenti.[28] Si può preferire una formulazione rispetto
ad un'altra se in questa il problema da descrivere risulta più semplice. Ogni differente
formulazione ha permesso inoltre una maggiore conoscenza in merito alle fondazioni stesse
della meccanica quantistica. Le formulazioni che sono più frequentemente utilizzate sono
quella lagrangiana e quella hamiltoniana.

Meccanica delle matrici[modifica | modifica wikitesto]


Lo stesso argomento in dettaglio: Meccanica delle matrici.

La meccanica delle matrici è la formulazione della meccanica quantistica elaborata da Werner


Heisenberg, Max Born e Pascual Jordan nel 1925.[29]
Fu la prima versione completa e coerente della meccanica quantistica che, pur senza
considerare i principi della relatività ristretta, estese il modello atomico di Bohr, giustificando
dal punto di vista teorico l'esistenza dei salti quantici. Tale risultato fu raggiunto descrivendo
le osservabili fisiche e la loro evoluzione temporale attraverso l'uso di matrici. È la base
della notazione bra-ket di Paul Dirac per la funzione d'onda.

Meccanica ondulatoria[modifica | modifica wikitesto]


Lo stesso argomento in dettaglio: Meccanica ondulatoria.

È la definizione data da Erwin Schrödinger alla teoria basata sulla propria equazione,
considerata la formulazione standard della meccanica quantistica, la più nota e quella
maggiormente insegnata in ambito accademico. Storicamente costituisce la seconda
formulazione, pubblicata nel 1926 a distanza di circa sei mesi dalla meccanica delle matrici.

Formulazione Hamiltoniana[modifica | modifica wikitesto]


Lo stesso argomento in dettaglio: Postulati della meccanica quantistica.

La formulazione hamiltoniana della meccanica quantistica si basa principalmente sui lavori di


Paul Dirac, Hermann Weyl e John von Neumann. Il nome è dovuto al fatto che l'evoluzione
temporale degli stati è formulata in funzione dell'Hamiltoniana del sistema, descritto con le
variabili canoniche coniugate di posizione e impulso.
Questa formulazione, nel quadro dell'interpretazione di Copenaghen, si basa su quattro
postulati, detti anche principi, la cui validità deve essere verificata direttamente in base al
confronto delle previsioni con gli esperimenti:[30][31][32][33]

1. Lo stato fisico di un sistema è rappresentato da un raggio vettore unitario di uno

spazio di Hilbert . Nella notazione di Dirac un vettore è indicato con un ket, ad

esempio come , mentre il prodotto scalare fra due vettori e è indicato


con . In questo modo, uno stato è definito a meno di una fase complessa
inosservabile in modo che:

2. Per ogni osservabile fisica riferita al sistema esiste un operatore

hermitiano lineare che agisce sui vettori che rappresentano .

3. Gli autovalori associati all'autovettore dell'operatore , che soddisfano


quindi:

corrispondono ai possibili risultati della misura dell'osservabile fisica . La

probabilità che la misura di sul sistema nello stato dia come

risultato un qualsiasi autovalore vale:

Questa legge sulla probabilità è nota come regola di Born. I vettori sono
scelti in modo tale da formare una base ortonormale dello spazio di Hilbert,
cioè soddisfano:

4. Se non è effettuata alcuna misura sul sistema rappresentato da ad un dato

istante , allora evolve ad un altro istante in maniera deterministica in


base all'equazione lineare di Schrödinger:

dove è l'operatore hamiltoniano che corrisponde all'osservabile energia. Se

invece è effettuata una misura di una osservabile sul sistema , allora

questo collassa in modo casuale nell'autovettore corrispondente

all'autovalore osservato. La probabilità che a seguito di una misura lo

stato collassi in è data sempre dalla regola di Born.


L'interpretazione di Copenaghen descrive il processo di misura in termini probabilistici. Questo
significa che il risultato di una misura in generale non può essere previsto con certezza
nemmeno se si dispone di una completa conoscenza dello stato che viene misurato.
L'evoluzione degli stati nella meccanica quantistica obbedisce a leggi di tipo deterministico
finché non sono effettuate misure. Al contrario in generale la misura di una qualsiasi proprietà
di un sistema è descritta da un processo casuale. Il collasso della funzione d'onda non
permette di stabilire in modo univoco lo stato del sistema antecedente alla misura. Questa
differenza profonda di comportamenti dei sistemi, quando sono sotto osservazione rispetto a
quando non lo sono, è stata spesso oggetto di ampi dibattiti anche di carattere filosofico ed è
chiamata come "Problema della Misura".[34]
Il problema della quantizzazione[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Quantizzazione (fisica).

I postulati della meccanica quantistica stabiliscono che ogni stato è rappresentato da un


vettore dello spazio di Hilbert, ma fra tutti i possibili spazi di Hilbert non indicano quale bisogna
scegliere. Inoltre non viene stabilita una precisa mappa che ad ogni osservabile associ un
rispettivo operatore che agisca sullo spazio Hilbert degli stati, i postulati si limitano
semplicemente ad affermare che questa mappa esiste. Fissare lo spazio di Hilbert degli stati e
stabilire la corrispondenza osservabile-operatore determina il "problema della quantizzazione",
che ammette diverse possibili soluzioni. Alcune di queste sono completamente equivalenti dal
punto di vista fisico e sono legate fra loro solo attraverso trasformazioni dello spazio di Hilbert.
Per scegliere una quantizzazione, oltre a considerare il sistema fisico da descrivere, si
possono imporre condizioni di compatibilità aggiuntive fra le strutture algebriche della
meccanica classica e quelle quantistiche.[35] Nella quantizzazione canonica ad esempio tutti gli
stati sono funzioni a quadrato sommabile delle coordinate:

All'osservabile momento lineare (quantità di moto) può essere associato l'operatore:

che a meno di costanti dimensionali deriva la funzione d'onda, mentre all'osservabile


posizione:

che moltiplica la funzione d'onda per la coordinata . Ogni altra osservabile

delle coordinate e degli impulsi sarà ottenuta mediante sostituzione e


simmetrizzazione.

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