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Moduli 1 - 4
conoscenze fondamentali
competenze interculturale,
gestione del progetto
tecnica pneumatica
azionamenti elettrici e
controlli automatici
Manuale
(concetto)
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MINOS e MINOS**.
Manuale
(concetto)
Matthias Römer
www.minos-mechatronic.eu
Conoscenze fondamentali
Minos
Contenuto:
1 Matematica tecnica......................................................................................................................................7
3
Conoscenze fondamentali
Minos
2.2 Forza............................................................................................................................................................... 44
2.2.1 Addizione di forze..................................................................................................................................... 45
2.2.2 Decomposizione di forze........................................................................................................................ 49
2.6 Pressione....................................................................................................................................................... 54
2.6.1 Trasmissione di forza................................................................................................................................ 56
2.6.2 Trasmissione di pressione....................................................................................................................... 58
2.6.3 La legge del gas......................................................................................................................................... 59
2.6.4 Materie correnti.......................................................................................................................................... 61
4
Conoscenze fondamentali
Minos
3 Disegno tecnico......................................................................................................................................... 89
5
Conoscenze fondamentali
Minos
1 Matematica tecnica
-
Importante La calcolazione della potenza deve essere eseguita prima della moltipli-
cazione e la divisione!
Importante I valori nelle parentesi devono essere calcolati sempre per primi.
Esempio 3+5=8
12 – 5 = 7
3 · 5 = 15
20 : 4 = 5
4 + 2 · 3 = 4 + 6 = 10
(4 + 2) · 3 = 6 · 3 = 18
7
Conoscenze fondamentali
Minos
Consigli Problemi semplici possono essere svolti a mente. Spesso però ci servia-
mo dell’ausilio di una calcolatrice. Va notato però che molte calcolatrici
sono in grado di calcolare operazioni soltanto in maniera separata, ovvero
un’operazione alla volta, mentre in altre si possono inserire le formule
complete e lasciare che sia la macchina ad eseguirle. Ad ogni modo è
sempre la persona il responsabile circa le formule matematiche. Usando
macchina sia in grado di distinguire l’ordine di priorità: ovvero moltiplica-
zione e divisione prima dell’addizione e della sottrazione.
Esempio 8 – 14 = – 6
4+(+5)=4+5=9
4–(–5)=4+5=9
5–(+4)=5–4=1
5+(–4)=5–4=1
Esempio – ( 5 + 6 ) = – 5 + ( – 6 ) = – 5 – 6 = – 11
–(5–6)=–5+(+6)=–5+6=1
–(a+b+c)=–a+(–b)+(-c)=–a–b–c
–(–a+b–c)=+a+(–b)+(+c)=a–b+c
8
Conoscenze fondamentali
Minos
La regola della sostituzione dei segni e simboli simili e non, vale anche
per la moltiplicazione e la divisione.
Esempio ( + 5 ) · ( + 6 ) = + 30
( – 5 ) · ( – 6 ) = + 30
( + 5 ) · ( – 6 ) = – 30
( – 18 ) : ( – 6 ) = + 3
( – 18 ) : ( + 6 ) = – 3
a+b=b+a
a·b=b·a
possono essere anche omesse.
a+(b+c)=(a+b)+c
a·(b·c)=(a·b)·c
a·(b+c)=a·b+a·c
( a + b ) · ( c + d ) = a · ( c + d ) + b · ( c + d ) = ac + ad + bc + bd
"-
gine 1). La moltiplicazione di due segmenti (a+b) e (c+d) è uguale alla
#
costituiti da due parti a e b, come anche c e d. Componendo insieme i
quattro elementi dell’area, si ottiene di nuovo un rettangolo.
9
Conoscenze fondamentali
Minos
a+b
a ·d b ·d
d
c+ d
a ·c b ·c
c
a b
Esempio ab + ac = a ( b + c )
15x – 5y = 5 ( 3x – y )
10
Conoscenze fondamentali
Minos
Esempio
Importante L’ampliamento o la riduzione delle frazioni non può essere eseguito con
il numero 0.
11
Conoscenze fondamentali
Minos
Esempio
Nel primo caso la prima frazione è stata ampliata con 2, con il risultante
denominatore comune 4. Nel secondo caso invece, il denominatore
comune 8 è stato ricavato moltiplicando entrambi i denominatori 2 e 4
con l’ampliamento relativo delle due frazioni. Finalmente il risultato della
frazione è stato ridotto. Entrambi i calcoli dimostrano che la metà di una
mela e un quarto di una mela formano insieme tre quarti di una mela.
$ '
i numeri così ridotti il calcolo diventa più facile.
Esempio
Per eseguire una divisione tra frazioni, si deve prima trasformala in una
moltiplicazione. Per fare questo è necessario trovare il valore reciproco
con il quale si andrà a dividire la frazione. Quest’ultimo si ottiene scam-
biando il denominatore con il numeratore. La divisione avviene quindi
dalla moltiplicazione della frazione reciproca.
Esempio
12
Conoscenze fondamentali
Minos
Esempio
3 : 2 · 5 = 7,5
3 : 2 : 5 = 0,3
Esempio
3 : ( 2 + 5 ) = 0,428571...
Nel caso di frazioni, come nell`esempio, il numero dei posti dopo la vir-
gola che si vedono sullo schermo della calcolatrice, è limitato soltanto
&
Se si calcolano altri posti ci si rende subito conto che i primi sei dopo la
13
Conoscenze fondamentali
Minos
A = a · a = a2
V = a · a · a = a3
14
Conoscenze fondamentali
Minos
V = 3 m · 3 m · 3 m = 33 m3 = 27 m3
Esempio 26 = 2 · 2 · 2 · 2 · 2 · 2
62 = 6 · 6
60 = 1
61 = 6
15
Conoscenze fondamentali
Minos
Le potenze con il numero 10 alla base hanno una certa importanza. Ven-
gono chiamate potenze a base dieci (potenze di dieci) e vengono usate
soprattuto per esprimere numeri molto grandi o molto piccoli.
-
ro di volte che il punto decimale deve essere spostato alla del numero 1 .
106 = 1000000
102 = 100
100 = 1
10–2 = 0,01
10–3 = 0,001
X
X
e giga, oppure mili, micro e nano.
1 km = 103 m = 1000 m
1 nm = 10–9 m = 0,000000001 m
16
Conoscenze fondamentali
Minos
Per calcolare potenze alla seconda o alla terza di solito nelle calcolatrici
ci sono pulsanti separati x2 e x3. Il pulsante xy si usa per calcolare altre
potenze.
Per le potenze a base dieci si usa il tasto EXP. A seconda del modello
della calcolatrice, nel display viene riservata una posizione per indicare
le potenze a base dieci..........
17
Conoscenze fondamentali
Minos
an · am = a(n+m)
an · bn = (a · b)n
Allo stesso modo, quando si dividono potenze con la stessa base, gli
esponenti vengono sottratti. Quando si dividono le potenze che hanno
gli stessi esponenti, una basa viene divisa dall’altra.
(am)n = aZ
Esempio x2 · x3 = (x · x) · (x · x · x) = x(2+3) = x5
x5 · x–2 = x(5–2) = x3
x5 · y5 = (x · y)5
18
Conoscenze fondamentali
Minos
19
Conoscenze fondamentali
Minos
Decimale Binario
0 0
1 1
2 10
3 11
4 100
5 101
6 110
7 111
8 1000
9 1001
10 1010
11 1011
12 1100
13 1101
14 1110
15 1111
20
Conoscenze fondamentali
Minos
Ad ogni modo viene utilizzata una potenza a base 2. Per questo
viene chiamato sistema binario.
110 = 1 · 22 + 1 · 21 + 0 · 20 = 1 · 4 + 1 · 2 + 0 · 1
in questo caso sono 11101.
1 24 = 16 16
1 23 = 8 8
0 22 = 4 0
0 21 = 2 0
1 20 = 1 1
Somma: 25
21
Conoscenze fondamentali
Minos
[ ^__ {
volte zero, otto volte uno.
All´interno del computer ogni carattere e ogni cifra del sistema decimale
viene rappresentato con un byte. Quale numero binario determina un
]' "
] '
for Information Interchange). La A maiuscola per esempio, è equivalente
alla successione di 01000001 o al numero decimale 65.
]
[[[[ [[[[ ;;;; ;;;;
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]
[ ^__
22
Conoscenze fondamentali
Minos
26 = 64
27 = 128
28 = 256
29 = 512
210 = 1024
numerici. Nel sistema decimale un chilo equivale al valore di 1000, cosi
come 1000 metri equivalgono a un chilometro. Nell‘elaborazione dati
invece 1024 byte formano un kilobyte.
"\
"\
valore 1000 o 1024.
]
23
Conoscenze fondamentali
Minos
A=a·b
]
&
rettangolo.
Viariabili come a e b possono essere gestite allo stesso modo dei numeri.
Si possono eseguire con le stesse regole dei numeri, come ad esempio,
l´esecuzione della moltiplicazione e la divisione prima dell´addizione e la
sottrazione, o anche per eseguire le regole per l‘inclusione e l‘esclusione
delle parentesi. Ovviamente si può calcolare il risultato solo sostituendo
le variabili con dei valori concreti.
24
Conoscenze fondamentali
Minos
a =b–x |+x
a+x =b |–a
x =b–a
x:a =b |·a
x =b·a
a:x =b |·x
a =b·x |:b
a:b =x
x =b
Nella vita quotidiana trattiamo spesso con valori che vengono espressi
'
di persone che appartengono ad una determinata fascia di età nella
popolazione.
seconda bottiglia contiene di più rispetto alla prima bottiglia.
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a 0,6 litro.
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[
25
Conoscenze fondamentali
Minos
percentuale dei 12 000 euro.
;^
&
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si calcola dividendo il valore degli interessi per la somma del prestito.
#
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;^
%
;[[
percentuale deve essere premuto dopo aver eseguito la divisione, invece
di premere il tasto dell´uguale. Se si esegue il calcolo con una calcolatrice
che non conosciamo, si deve prima controllare il funzionamento di essa,
eseguendo esempi facili.
26
Conoscenze fondamentali
Minos
Gn = G0 (1 + z/100)n
$
il seguente risultato:
'
27
Conoscenze fondamentali
Minos
1.7 Geometria
%&
come punto d‘intersezione di due linie.
1.7.1 Angolo
Nel caso in cui due raggi partono da un punto in comune, essi vanno
a formare un angolo. Se ruotiamo uno di questi raggi intorno al punto,
$
indicherà l’angolo.
Se tutti e due i raggi sono perpendicolari tra loro, vanno a formare il così
chiamato angolo retto. Il suo valore è di 90°.
Nel caso che i due raggi si trovino in direzione direttamente opposta tra
di loro, essi formano un angolo piatto col valore di 180°. Angoli dal valore
tra 180° e 360° vengono chiamati angoli concavi.
28
Conoscenze fondamentali
Minos
angolo acuto
spitzer
Winkel angolo retto
rechter Wink
el angolo ottuso
stum pfer Wink
el
angolo
gestre piatto Wink
ckter el angolo
überstconcavo
um pfer Wink
el angolo
Voll giro
w inkel
angolo a
Stufenwink
el
gradini
angolo alterni
W echselwinkel
angoli
Winkeltraan
rette
sich
intersecate
schneidenden Gerad angolo opposto
entgegengesetzt
lie
gende W inke
Se due rette vengono intersecate tra loro, vanno a formarsi quattro angoli.
insieme sempre il valore di 180°.
Se una retta attraversa due linee parallele, si formano in totale otto angoli
separati. La gradazione di questi angoli è uguale. Questo vale anche per
gli angoli alterni.
29
Conoscenze fondamentali
Minos
1.7.2 Quadrangolo
Un quadrato possiede quattro lati uguali. I lati opposti sono paralleli. Ogni
angolo di un quadrato è di 90°.
A = a2
U=4·a
Nel rettangolo, a differeza del quadrato, soltanto i lati opposti sono uguali.
L’area del rettangolo si calcola moltiplicando lunghezza per larghezza.
A=a·b
U = 2a + 2b
A=a·b
A=6m·4m
A = 24 m2
U = 2a + 2b
U=2·6m+2·4m
U = 12 m + 8 m
U = 20 m
30
Conoscenze fondamentali
Minos
trapezio
Trapez aquilone
D rachenviereck quadrangolo
konkaves Viereck
concavo
Il trapezio dispone di due lati paralleli e tutti i suoi lati possono avere
lunghezze diverse. Invece l’ aquilone possiede due lati adiacenti di ugu-
ale lunghezza e nessun lato è parallelo con un altro. La sua forma è la
stessa di un acquilone per bambini.
<
]
è spostato verso all’interno.
31
Conoscenze fondamentali
Minos
1.7.3 Triangolo
L’altezza h è una linea dritta che parte da uno dei vertici di un angolo e
perpendicolare ai lati opposti. Siccome in un triangolo ci sono tre tipi di
altezze differenti esse sono indicate con ha, hb e hc, , in conformità del
loro lato corrispondente.
32
Conoscenze fondamentali
Minos
Per i triangoli retti vale il teorema di Pitagora, ovvero, che in ogni triangolo
rettangolo, l‘area del quadrato costruito sull‘ ipotenusa è pari alla somma
delle aree dei quadrati costruiti sui cateti. La formula viene scritta così:
c2 = a2 + b2
c2 = a2 + b2
c2 = 32 cm2 + 42 cm2
c2 = 9 cm2 + 16 cm2
c2 = 25 cm2
c = 5 cm
33
Conoscenze fondamentali
Minos
b2
2
a
a b
c
c2
Esempio Un triangolo isoscele ha due lati, lato a e lato b, pari a 13 cm. Il lato c ha
una lunghezza di 10 cm. Qual è l’area del triangolo?
a2 = hc2 + d2
hc2 = a2 – d2
hc2 = 132 cm2 – 52 cm2
hc2 = 169 cm2 – 25 cm2
hc2 = 144 cm2
hc = 12 cm
34
Conoscenze fondamentali
Minos
Glato opposto
egenkathete
sin α =
Hipotenuso
ypotenuse
Per ottenere dal seno di un angolo di nuovo l´angolo, prima venivano
utilizzate tabelle speciali. Oggi questo calcolo è più semplice grazie alle
$
trigonometriche.
ssae
en
tt eunu
ippoo
Hy
lato
α
lato adiacente
Ankathete
35
Conoscenze fondamentali
Minos
lato oppposto
G egenkat hete
tan α =
lato adiacente
Ankathete
36
Conoscenze fondamentali
Minos
1.7.5 Cerchio
Il cerchio viene determinato dal suo raggio. Il raggio viene misurato dal
punto centrale della circonferenza. Il diametro del cerchio misura esatta-
mente il doppio del raggio.
U = π ⋅ d = 2⋅π ⋅r
U = π ⋅d
U
d =
π
20 cm
d =
3,1416
d ≈ 6,37 cm
1
A = ⋅ π ⋅ d2
4
1
A = ⋅ 3,1416 ⋅ 6,372 cm 2
4
A ≈ 31,87 cm 2
37
Conoscenze fondamentali
Minos
1.7.6 Corpo
~
contenuto del corpo rappresenta il volume di esso.
A = 6 · a2
Siccome tutti i lati del cubo hanno la stessa lunghezza, il volume può
essere calcolato con la formula seguente:
V = a3
A = 2 (a · b + a · c + b · c)
V=a·b·c
<
-
&
1
A = ⋅ π ⋅ d2
4
1
A = ⋅ 3,1416 ⋅ 52 cm 2
4
A = 19,635 cm 2
U = π ⋅d
U = 3,1416 ⋅ 5 cm
U = 15,708 cm
38
Conoscenze fondamentali
Minos
AM = U · h
AM = 15,708 cm · 20 cm
AM = 314,16 cm2
AZyl = 2 · A + AM
AZyl = 2 · 19,635 cm2 + 314,16 cm2
AZyl = 353,43 cm2
VZyl = A · h
VZyl = 19,635 cm2 · 20 cm
VZyl = 392,7 cm3
$ > '
-
temente il cuboide è una specie di prisma.
$
A = 4 · π · r2
4
V = ⋅ π ⋅ r3
3
Esercizio Risolvete il problema 24 dell’eserciziario!
39
Conoscenze fondamentali
Minos
40
Conoscenze fondamentali
Minos
2 Fisica tecnica
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X
X
X
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massa Masse
Kilogramm kg
intervalloZeit
di tempo secondo
Sekunde s
intensità di corrente
Stromstärke ampere
Ampere A
temperatura kelvinKelvin
Temperatur
assoluta K
intensità luminosa
Lichtstärke candela
Candela cd
Tabella 1: SI-unità
X
^
41
Conoscenze fondamentali
Minos
X
$
$
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Vorsatz VorsSimbolo
atzzeichen Decimale
Faktor
Milli m 0,001
Chilo
Kilo k 1000
Esempio ~
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Esercizio
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X
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X
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Conoscenze fondamentali
Minos
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con dei caratteri
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Esempio } ¢
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43
Conoscenze fondamentali
Minos
2.2 Forza
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F1 F2
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Conoscenze fondamentali
Minos
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F3 F3
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Conoscenze fondamentali
Minos
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F1 F1 F2
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F3 = F1 +F2
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46
Conoscenze fondamentali
Minos
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F1,2
F2 F2
F3 F1,2,3
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47
Conoscenze fondamentali
Minos
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F1 F2 F1 F2
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Esercizio
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Y-Achse Y-Achse
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
2.6 Pressione
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Minos
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Conoscenze fondamentali
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
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(273+ 20)K (273 + 50)K
8 m 3 323 K
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1m 3 293 K
p2 = 8,82 bar
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Conoscenze fondamentali
Minos
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61
Conoscenze fondamentali
Minos
2.7 Tensione
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no deformarsi
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Conoscenze fondamentali
Minos
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63
Conoscenze fondamentali
Minos
2.8 Frizione
X
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direzione di movimento
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64
Conoscenze fondamentali
Minos
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Compito
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Conoscenze fondamentali
Minos
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66
Conoscenze fondamentali
Minos
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Compito
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67
Conoscenze fondamentali
Minos
½ ½
½ ¢ ½
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X
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X
X ] &
X
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Compito
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Esercizio
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Esempio #
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Esercizio
¡
71
Conoscenze fondamentali
Minos
2.10 Rotazione
&
#
X
frammento dell‘arco
ück s s
Kreisbogenst
r
punto P
Punkt P
raggio
Radiusr r
asse di rotazione
D rehachse
5
ª^
Conoscenze fondamentali
Minos
$
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[ª_ ¢ ^ ¢ π ¢
[ª_ ¢ ^ ¢ π ¢ [^_
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Compito
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73
Conoscenze fondamentali
Minos
ω ½ ½
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Esempio ~
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#
X
ω ½ ½
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74
Conoscenze fondamentali
Minos
&
α ½ω ½
X
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^
Esempio
α ½ω ½
α
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α ;[
^
Esercizio
;
¡
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Conoscenze fondamentali
Minos
2.11.1 Lavoro
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76
Conoscenze fondamentali
Minos
]
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77
Conoscenze fondamentali
Minos
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¿ ;^ ¢ ¢ ^
-
X
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Esercizio
^
¡
ª
Conoscenze fondamentali
Minos
2.11.2 Energia
&
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calcolata
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ª
Conoscenze fondamentali
Minos
]
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Esercizio
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Conoscenze fondamentali
Minos
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Conoscenze fondamentali
Minos
2.11.4 Potenza
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X
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X ¿ ¿ ]X
X
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X
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Esercizio
¡
^
Conoscenze fondamentali
Minos
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η [
Conoscenze fondamentali
Minos
2.12 Termodinamica
2.12.1 Temperatura
-
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X
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X
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Conoscenze fondamentali
Minos
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$
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$
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½ α ¢ [ ¢ ½
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_
Conoscenze fondamentali
Minos
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X
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Esempio ~
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$
Conoscenze fondamentali
Minos
]
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Esempio #
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X
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# ^[ À
%
^[ À
Esercizio
_
¡
ª
Conoscenze fondamentali
Minos
Conoscenze fondamentali
Minos
3 Disegno tecnico
Oggi giorno i prodotti non vengono più realizzati dalla singola persona,
ma in larga misura il lavoro viene diviso tra un gruppo di collaboratori.
Infatti, già nella fase di design di un prodotto, il lavoro viene diviso in
sezioni/settori e workshops differenti.
- scala e tolleranza
- materiali usati
- trattamenti termici
- protezioni anticorrosive
- istruzioni di assemblaggio.
-
zione dei processi di creazione.
Questi compiti includono:
89
Conoscenze fondamentali
Minos
Norma DIN
Norme ISO
Norme EN
90
Conoscenze fondamentali
Minos
Tipi di illustrazione
non contiene tutte le informazione complete sul prodotto.
91
Conoscenze fondamentali
Minos
A0 841 x 1189 mm
A1 594 x 841 mm
A2 420 x 594 mm
A3 297 x 420 mm
A4 210 x 297 mm
A5 148 x 210 mm
A6 105 x 148 mm
A7 74 x 105 mm.
A0 841x1189 mm
A2
A1
A4
A3
A6
A5
A7
92
Conoscenze fondamentali
Minos
I formati della serie B si calcolano nel modo geometrico dei formati della
seria A. Il formato BO si ricava dal formato AO e il formato 2AO che ha
la doppia grandezza. Perciò, si ottiene per BO
§[ Ã[ Ã^[
§[ Ã"; ;; \ Ã";; ;^ \
B0 = 1000 mm x 1414 mm.
La serie C, invece, si forma dal mezzo geometrico dei lati uguali dai
formati uguali della riga A e della riga B.
La serie D si ricava invece nel modo geometrico dei valori dai valori del
formato A ed il prossimo formato più piccolodella serie B.
[ Ã[ ç;
[ Ã"; ;; \ Ã"ª[ª ;[[[ \
D0 = 771 mm x 1091 mm
B4 = 250 x 353 mm
C4 = 229 x 324 mm
A4 = 210 x 297 mm
D4 = 192 x 272 mm
93
Conoscenze fondamentali
Minos
!"
-
gni. A destra d’accanto, s’iscrive da quante pagine appartenute consiste
il disegno.
(W erkstoff ,H albzeug)
(R ohteil-N r)
(M odell-oderG esenk-N r)
Datum N am e (Benennung)
Bearb.
G epr.
N orm
(Fir
ma des Zeichnun
gsers
tell
ers) (Zeichnun
gsnumm er) Blatt
94
Conoscenze fondamentali
Minos
Nella parte destra, più sopra del campo di tipologico, si registra la riga e
accanto di destra si aggiunge il peso del pezzo da lavorare.
]
$
$
si può aggiungarlo tramitte altri posti.
- posizione
- massa
- unità
- titolo
- numero del prodotto
- commento.
Le seguenti liste dei pezzi della forma B esistono solo nel oblungo
formato A4. Si registrano i seguenti valori nella tabella:
- posizione
- massa
- unità
- titolo
- numero del prodotto
- materiale
- peso misurato in kg
- commento.
95
Conoscenze fondamentali
Minos
3.1.5 Scale
La graduazione della scala viene stabilita dalla DIN ISO 5455 e ha sempre
un valore multiplo decimale dei valori 1, 2 e 5.
Una diminuzione dei pezzi grandi può essere fatta con la misura di 1:2.
Ogni millimetro nel disegno corrisponde a due millimetri dell’originale.
Perciò il disegno ha la meta di grandezza rispetto al pezzo originale.
96
Conoscenze fondamentali
Minos
3.2.1 Vedute
$
visto da un solo lato. In questo modo è impossibile rappresentare tutte
le informazioni necessarie. Un pezzo di lavoro deve essere disegnato
da diverse angolature.
$ $
rappresentati girando il pezzo sulla sinistra e sulla destra. La visione
dall´alto viene rapppresenta in basso nel foglio.
97
Conoscenze fondamentali
Minos
Il gruppo di linee 1 viene utilizzato per disegni nel formato A1. Linee
Il gruppo di linee 0,5, viene utilizzato per disegnare sul formato A4. Qui
le inee piu spesse equivalgono a 0,5, mentre quelle sottili a 0,25 mm. I
caratteri invece hanno uno spessore di linea di 0,35mm.
Una linea spessa e continua viene utilizzata per tracciare i bordi visibili..
~
$X
Con le linee a tratto e punto, si disegnano canti che sono rivestiti e quindi
invisibili. Anche queste linee sono sottili.
Le linee centrali vengono anche disegnate tra una linea a tratto e punto
come pure i cerchi graduati da dentature o cerchi perforati. Le linee sono
strette.
Inoltre, anche le strette linee a tratto e due punti sono possibili. Rappresen-
tano per esempio quale posizione limita i pezzi mobili possono attestarsi.
98
Conoscenze fondamentali
Minos
3.2.3 Sezioni
continua?.
Siccome gli spigoli della sezione visibile sono i bordi del corpo, essi ven-
gono rappresentati con una linea spessa continua.
oggetto, devono essere tratteggiate in maniera identica.
99
Conoscenze fondamentali
Minos
È anche possibile disegnare solo una sezione di una parte del pezzo da
lavorare. I margini della sezione sono delimitati da una linea mediana
oppure con una linea irregolare.
Sezione A-B
100
Conoscenze fondamentali
Minos
Nel caso non fosse possibile ottenere queste misure ci serviamo delle
linee di misura ausiliari. Queste linee servono per spostare la linea di
misura in maniera parallela. Le linee ausiliarie devono sporgere appena
di 2 mm fuori dalle linee di misura, ma non possono disegnate da una
veduta all´altra.
101
Conoscenze fondamentali
Minos
I diametri dei canti non sono spesso riconoscibili nei disegni. Perciò sono
disegnati senza centro. Solo la freccetta di misura con la quota per il
diametro del canto addita al canto che dev’essere indicato.
102
Conoscenze fondamentali
Minos
$
dev’essere riconoscibile, ma non è evidente nel disegno. Per la croce
diagonale si usa una sottile linea ripiena.
]
$
pezzo arrotondo per immettere una chiave per dadi a questo posto, si può
indicare l’apertura della chiave. Quella viene indicata con le lettere SW.
$
-
versale di sezione circolare.
103
Conoscenze fondamentali
Minos
~
loro profondità e larghezza rendono migliore o peggiore la qualità della
X
X
Il valore modio di rugosità Rz, viene diviso in cinque parti parziali uguali.
Le profondità di rugosità di ogni singolo frammento misurato vengono
addizionate e divise per il numero di misura.
]
X
Qui a seguito vengono riportati alcuni valori di rugosità con il loro corris-
pondente grado:
50 N12
25 N11
12,5 N10
6,3 N9
3,2 N8
1,6 N7
0,8 N6
0,4 N5
0,2 N4
0,1 N3
0,05 N2
0,025 N1
104
Conoscenze fondamentali
Minos
Prototipo:
Formazione:
Aie:
105
Conoscenze fondamentali
Minos
$
cilindratura, la fucinatura o tramite la fusione.
-
stati a diverse posti del simbolo principale.
²
X º
X
c segmento di riferimento
d direzione di scanalatura
e sovrametallo
f altre misure di rugosità
X
indicata, ma non è sempre possibile. In quei casi, una stretta linea ripiena
X
pezzo da lavorare, fornita con una freccetta.
b
a c (f)
e d
G eschliff
en
R z 0,8
+
%#
$
106
Conoscenze fondamentali
Minos
X
$
X
-
provoca più o meno variazioni tra la forma teorica e la posizione di un
elemento di costruzione di un pezzo di lavoro.
$
$
costellazione comune di diversi oggetti. Esse determinano quanto piana
foratura si trova nella posizione esatta.
Rettilineità
G eradheit 0.02 A Perpendicolarità
R echtw inkli
chkeit 0.02 A
Ebenheit
Planarità 0.02 A Inclinazione
N eigung 0.02 A
Rundheit
Circolarità 0.02 A Localizzazione
Position 0.02 A
Cilindricità
Zylinderfor m 0.02 A Concentricità
Konzentri
tät 0.02 A
$ Simmetria
Profil einer Linie 0.02 A Symm etrie 0.02 A
Parallelismo
Paralleli
tät 0.02 A Oscillazione
G esam tlauf totale 0.02 A
107
Conoscenze fondamentali
Minos
X
X
-
squadro di tolleranza
Toleranzrahmen
valore tollerabile
Toleranz w ert
simbolo
Sym bol
0.25 tollerata
Toler ierte 0.16
rapporto
Bezug
Fläche
sezione
Toler circolare
ier tollerata
ter Kreisq uerschnitt
108
Conoscenze fondamentali
Minos
dalla rettangolarità. Il simbolo rispettivo è rappresentato da due segmenti
rettangolari.
0.2 C
A 0.4 A
109
Conoscenze fondamentali
Minos
12.0 0.3
8.0
B
A C
110
Conoscenze fondamentali
Minos
Esempio Nel quadro indicatorio del disegno per un pezzo da lavorare, si trovano
le tolleranze generali concesse/permesse. Un pezzo da lavorare ha una
dimensione di 150 mm. Il set di dimensioni S perciò è 150 mm ± 5 mm
= 149,5 ... 150,5 mm.
über
Campo di dimensione 0,5 più di 3 über
più di 6 über
più di 30 über
più di über
più di 400
nominale,
Nennma ßbereich 0,5 bi 3 bi
s
a 3 s6 6 bi
s
30 bi
s 120 bi
s
120 400
bi
s
misurato in mm 6 30 120 400 1000
in mm 3 120 a 400 1000
%&
Livello di tolleran-
f(f
ein) 0,05 0,05 0,1 0,15 0,2 0,3
asse
%&
Toleranzkl
%'&
g (grob) 0,15 0,2 0,5 0,8 1,2 2
%'&
sg (sehrgrob) – 0,5 1 1,5 2 3
za
Immagine 36: Misure limiti per misure di lunghezza senza indicazione di tolleranza
111
Conoscenze fondamentali
Minos
misura
oberes limite superiore
Grenzma ß
+0,3
78 –0,2
unteres
misura Grenzma
limite ß
inferiore
Ndimensione
ennmaß nominale
Livelloanzklasse
ISO-Toler di tolleranza 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Riga dianzre
ISO-Toler tolleranza
ihe IT2 IT3 IT4 IT5 IT6 IT7 IT8 IT9 IT10 IT11
da 10 10
über
; 2 3 5 8 11 18 27 43 70 110
bis 18
N ennm aßbereichnimm
da 18 18
über
[ 2,5 4 6 9 13 21 33 52 84 130
bis 30
da 30 30
über
2,5 4 7 11 16 25 39 62 100 160
_[
bis 50
da 50 50
über
[ 3 5 8 13 19 30 46 74 120 190
bis 80
da 80 80
über
4 6 10 15 22 35 54 87 140 220
;^[
bis 120
da 120120
über
5 8 12 18 25 40 63 100 160 250
bis 180
;[
112
Conoscenze fondamentali
Minos
entrambe le direzioni abbiano una grandezza diversa.
misura interna
Innenmaß (Bohrung) misura
Außenmaesterna
ß (W ell
e)
(alessaggio)
(albero)
N enn-
ma ß
A H T a h t
113
Conoscenze fondamentali
Minos
45H7 45h6
[ «^_
dimensione nominale. In corrispondenza a questi valori, l’alesaggio quindi
& _[[[ _[^_
3.5.2 Accoppiamenti
Nell’esempio dell’albero, è ovvio che esso sia quasi sempre più piccolo
rispetto al foro di un trapano a tutti valori di tolleranza possibile, soltanto
in un caso l’ albero e il foro hanno lo stesso diametro.
X $
X
>
dipende dalla combinazione di tolleranze singole. Gli accoppiamenti
sono divisi in: accoppiamento con gioco (o mobile), accoppiamento con
interferenza (o stabile) e accoppiamento incerto.
Nell’ accoppiamento con gioco, il foro è sempre più largo rispetto all’
albero. Nell’ accoppiamento incerto, l’albero può essere più grande o
>
$
#
albero ha una dimensione effettiva maggiore di quella del foro, si parla
di accoppiamento di interferenza o forzato.
114
Conoscenze fondamentali
Minos
foro
Bohr>ung
albero
> Welle foro
Bohr=ung
albero
Welle foro
Bohr<ung
albero
< Welle
accoppiamento
Spielpassung accoppiamento
Ü bergangspassung accoppiamento
Preßpassung
con gioco incerto di interferenza
Un accoppiamento di transizione è:
Un accoppiamento forzato è:
115
Conoscenze fondamentali
Minos
3.6.1 CAD
I dati vengono immagazzinati nell’ Hard Disk (disco rigido). Molti compu-
ter sono connessi ad un Network (rete), questo consente la possibilità di
effettuare un Backup al server conrispondente.
L’uso del programma CAD rende l’ esecuzione del disegno molto più
facile. Punti, linee e curve possono essere disegnate con pochi „clic“ del
mouse. Anche per i „Bending“ possono essere generati velocemente.
X
in maniera considerevole . La tratteggiatura può essere eseguita anche
in modo automatico. L’ applicazione dei valori di misura e il dimensiona-
mento dell’ oggetto viene eseguito dal programma. Si possono inserire
nel disegno pezzi st5andart di una certa compagnia.
116
Conoscenze fondamentali
Minos
]
ottenere risultati simili a disegni prodotti attraverso l’utilizzo di programmi
3D, ma in compenso, è necessaria minore capacità del computer.
117
Conoscenze fondamentali
Minos
Sistemi di coordinate
118
Conoscenze fondamentali
Minos
119
Conoscenze fondamentali
Minos
&
a catena contiene parecchie distanze uguali. In questo caso la misura può
essere digitata una volta soltanto in addizione dei numeri di ripetizione.
120
Conoscenze fondamentali
Minos
121
Conoscenze fondamentali
Minos
] $
$
sarà possibile usare le tabelle di coordinate o „item numebers“ numeri
di dimensione?
Questi numeri di posizione/item sono scritti in una tabelle. Gli assi di co-
ordinata sono indicati dalle lettere maiuscole A, B e C, per tre coordinate.
Quando si usa più di un sistema di coordinate, la cifra viene collocata
dopo la lettera: A1, B1, A2 e B2.
122
Conoscenze fondamentali
Minos
123
Conoscenze fondamentali
Minos
124
MECCATRONICA
Modulo 2: competenze
interculturale (parte 1)
Manuale
(concetto)
Christian Stöhr
www.minos-mechatronic.eu
competenze interculturale
Minos
Índice
5 Lavorare all’estero 36
5.1 Vivere lo shock culturale 36
5.1.1 Shock culturale 36
5.1.2 Metodi per superare lo shock culturale 36
5.2 Il processo del adattamento culturale 37
5.3 Evitare l’uso del criterio di autoriferimento 38
5.4 Osservazioni 38
7
competenze interculturale
Minos
“La cultura è uno strato sottile ma importante che va trattato con attenzione per non danneggiarlo. Per-
sone di culture diverse in fondo sono uguali e reagiscono nella stessa maniera. Renda sicuro che com-
prende gli usi elementari e faccia vedere interesse e la voglia di comprendere le differenze fra le culture.”
Mike Wills
8
competenze interculturale
Minos
1.1 Introduzione
9
competenze interculturale
Minos
, Cultura consiste in codici imparati che stanno in rapporto fra di loro e i
società. Messi insieme questi orientamenti offrono soluzioni possibili
per problemi che hanno da affrontare tutte le società per continuare ad
esistere. (Terpstra e David, 1985)
, Cultura è una certa misura di standard o prospettive che vengono con-
divise da un gruppo di persone. Aiutano la persona singola a capire che
cosa c’è, che cosa si sente, che cosa c’è da fare e come qualcosa va
fatto. (Goodenought, 1996)
cultura come un sistema di comportamenti e abitudini che vengono
trasmessi da una generazione all’altra. Regole, lingue, religioni, strutture
della famiglia, reazioni e educazione offrono sicurezza e prevedibilità
nella vita quotidiana di un gruppo di persone. Se si incontrano persone
con le stesse convinzioni e gli stessi modi di agire si capiscono e il modo
¥
Î
; ¥'Î
&
¡
^ ¥
Î
Â
$
¡
10
competenze interculturale
Minos
-
riamente hanno familiarità con concetti come p.es. lavori di manutenzione
preventivi.
& £
un luogo. Qualche volta alcuni prodotti non si possono trovare perché
la gente non potrebbe permetterseli o semplicemente non sarebbe in
grado di usarli
Î
¥# $
¡ '
Î
$
sorpreso perché i lavori di manutenzione che conosceva in Germania lì
non esistevano.
£
e l’importanza e la struttura della famiglia. Le donne in paesi diversi hanno
ruoli e diritti diversi.
11
competenze interculturale
Minos
, Di questa categoria fanno parte le religioni come anche credenze, valori
e superstizioni.
%&
religione di una persona quali cibi sono permessi (p.es. non maiale o
bovino), o come ci si veste (le donne coprono la testa, uomini portano
la barba). Questi aspetti in alcune religioni sono più visibili che in altri
(islam, ebrei ortodossi).
,
&
cultura. Tramite il teatro si può sapere qualcosa delle convinzioni e degli
aspetti che vengono considerati importanti. E attraverso le tradizioni
£
12
competenze interculturale
Minos
, $
¦
¥
Î
$
Non sapere come le si usa può portare a frustrazione e insoddisfazione.
&
13
competenze interculturale
Minos
#
14
competenze interculturale
Minos
, ~
$
~
¥
$
Î "§ ;\
Anche se abbiamo bisogno di generalizzazioni per avere un’idea di altre
Â
prospettive diverse, altri comportamenti e convinzioni. Generalizzazione
,
valutate da un‘unica prospettiva assoluta, sia etica o morale. Valutazioni
$
$
valori, l’etica o la morale di una cultura non possono mai essere valutati
del tutto migliori o peggiori di quelli di altre culture.
15
competenze interculturale
Minos
,
>
X %
di persone con diverse forme di pensare e vivere. Nel caso ideale questo
$
$
tradizioni culturali di altre persone.
 $
-
lesso con numerosi aspetti e sfaccettature. Visto che per un soggiorno
all’estero è necessaria una preparazione per adattarsi alla cultura del
posto è necessario un modo semplice per pensare alla cultura che
#
ha bisogno di un modello di cultura che offre le informazioni corrette in
maniera comprensibile.
;
2. Distanza nel potere
3. Evitare insicurezza
4. Mascolinità
5. Orientamento a lungo termine
²
£
-
£ $
individui o gruppi con diversa origine culturale. Come primo approccio
offrono una struttura per l’analisi di culture che può essere usata per la
preparazione di un soggiorno all’estero.
#
{
{
altri e che le loro famiglie o organizzazioni, a cui appartengono, dovreb-
bero prendersi cura di loro.
16
competenze interculturale
Minos
{
$
considera normale.
<
{
$
prevedibili piuttosto che situazioni non strutturate.
X{
presente, così p.es. il rispetto di fronte a tradizioni e l’adempimento ai
doveri sociali.
$X
$
$$
inoltre alcuni consigli per persone che lavorano in un paese con valori
molto diversi dal proprio.
%
¥Î
.
] ~
¬ §-
%
§
17
competenze interculturale
Minos
della comunità è di grande importanza. Nelle culture collettive le persone
si sentono meglio in un gruppo e vogliono stare in rapporto con gli altri.
Verso la famiglia c’è un forte rapporto di responsabilità. Le persone
tendono a vedersi come membri di diversi gruppi. Si aspetta e apprezza
la conformità.
. '
' §-
garia e Romania.
%
² {
%
$ $
#
per gli incontri, le presentazioni e i lavori di gruppo.
18
competenze interculturale
Minos
%
²
{
- Trovare una soluzione può essere un processo molto lento visto che
interpellate tante personedi diverso livello gerarchico.
]
" \ %
riconosciuto come una parte normale della società e la posizione di un
individuo ha meno a che fare con le proprie capacità. Le persone non
trovano strano che esistono delle grande differenze nello stato sociale,
nei redditi e nella divisione del potere. Spesso le religioni favoriscono
la disuguaglianza e il potere più della legge. Le istituzioni tendono a
dimostrare apertamente il loro potere.
-
$$
imposto dalla natura, ma deve avere ragioni pratiche. Eccetto questo
aspetto si tende ad avere l’opinione secondo cui tutti dovrebbero avere
gli stessi diritti ed una posizione sociale in rapporto alle proprie capacità
e competenze.
19
competenze interculturale
Minos
%
%
{
- Addetti di livello gerarchico più alto dovrebbero essere trattati con rispetto
e non dovrebbero essere contraddetti troppo spesso.
$
$
$
ai propri subalterni dovrebbero assumere un comportamento piuttosto
autoritario. Non tutte le decisione vanno necessariamente discusse.
- Le istruzioni per le persone con cui si lavora dovrebbero essere precise
e chiare.
%
%
{
>
- Nel prendere una decisione vanno coinvolte altre persone.
¬
vanno evitati.
20
competenze interculturale
Minos
qualcosa di negativo. Cose che sono diverse vengono valutate pericolo-
se. Le persone in queste società si vedono minacciati da situazioni non
chiare e cercano di evitargli con regole e altre misure di sicurezza. Le
persone tendono a preferire struttura, precisione e formalità.
. %
] ~ ¬ §
Danimarca, la Svezia, la China e Singapore.
21
competenze interculturale
Minos
%
~ {
X
- Tutte le dichiarazioni dovrebbero essere avvalorate da fatti oggettivi e
statistiche.
%
~
{
²
£
22
competenze interculturale
Minos
$
X
X
rendimento, competizione, possesso e crescita. Si vive per lavorare.
~
X
£
vengono risolti prevalentemente in maniera aggressiva.
. %
]
¬
~
la Svizzera hanno un alto valore di mascolinità, come anche il Giappone.
$ "
\
X > $ -
porti sociali e qualità della vita. Si lavora per vivere. A uomini e donne
.
%
§
tale indice.
23
competenze interculturale
Minos
X
$
-
ordinari, brevi vacanze e viaggi di lavoro.
- La vita lavorativa sarà presente dappertutto, anche negli incontri infor-
mali.
- Tutte le questioni personali dovrebbero esulare dalle situazioni lavo-
rative.
- Le persone non sempre sono interessate a coltivare amicizie strette.
> $
breve e priva di emozioni.
%
X >
professionale che la famiglia o i contatti sociali.
%
X
%
]
{
24
competenze interculturale
Minos
~
avvengono più velocemente i cambiamenti perché tradizioni e doveri non
rappresentano una barriera.
Æ$
%
-
dello non spiega però, perché devono esistere proprio cinque dimensioni
>
a spiegare su che base si sviluppano le diverse culture. Hofstede è stato
criticato per aver guardato alla cultura come una caratteristica di un paese
e non alla diversità culturale come causa di sottogruppi etnici, regionali
e generazionali. La descrizione delle dimensioni ha anche il pericolo di
valutare alcune culture più sviluppate di altre. Nonostante ciò il modello
può essere considerato utile per la preparazione di un soggiorno all’estero.
%
Æ$
vengono di seguito riportati e offrono così uno strumento d’aiuto per chi
è diretto in un paese straniero.
25
competenze interculturale
Minos
3.4 La scala delle dimensioni culturali di Geert Hofstede – Sintesi dei paesi
] Ï
X
~ Ï
26
competenze interculturale
Minos
27
competenze interculturale
Minos
4 Caratteristiche di cultura
X Â
{
{
passato, presente e futuro. Viene utilizzato per strutturare la giornata per
28
competenze interculturale
Minos
. Paesi tipici, in cui le persone hanno concetti di tempo monocroni, sono
la Germania, gli Stati Uniti, la Svizzera, la Svezia, la Norvegia e la Da-
nimarca.
qualcosa prima di iniziarne un’altra, e nemmeno concludere qualcosa
con una persona prima di dedicarsi ad un‘altra.
29
competenze interculturale
Minos
. Concetti policromi del tempo si trovano soprattutto in Asia, negli stati
] ] < }
¥
|
$$
¥ "< Æ Æ ;[\
{
%
X
spesso pensano in maniera monocroma e orientata al presente. Queste
persone spesso hanno problemi in competizione legate a gruppi lavorativi
indipendenti dal reparto.
%
{
30
competenze interculturale
Minos
Â
X
classe sociale, il grado di formazione, l’età, il patrimonio, la formazione
o il sesso. Qualità di successo nell’ambito del lavoro contano più delle
qualità esterne e le persone vengono rispettate in base alla propria
capacità e prestazione professionale. Lavorando duramente e con
X
£
~
$
e molto meno in base ai rapporti sociali personali o familiari o la fama
della propria formazione.
&
vengono mantenuti risultati adeguati. Ognuno guadagna il proprio sta-
to e a seconda delle circostanze questo può cambiare velocemente.
>
>
non si comportino da superiori, quando messi a confronto con persone
>
31
competenze interculturale
Minos
,
<
-
stono poche possibilità di raggiungere un determinato stato sociale con
prestazioni e successi. Se qualcuno ha le caratteristiche esterne giuste,
gli viene attribuito automaticamente lo stato sociale corrispondente che
$
X
.
}
' ¬
{
essere formali con i colleghi di livello più alto,
- i manager possono avere il ruolo di mentore. Sono punto di riferimento
e guidano i subalterni per garantire che possano sviluppare lo proprie
capacità e assolvere ai vari compiti con una minima supervisione.
- i subalterni possono mettere in questione le decisioni del proprio capo,
£
32
competenze interculturale
Minos
{
> %
propri compiti e a non avanzare proposte a lavoratori di livello superiore.
- sul posto di lavoro spesso si è molto formali, p.es. ci si chiama con
titolo e cognome. Ordini professionali come dottori, architetti e giudici si
aspetteranno di essere chiamati con i loro titoli.
- dai manager ci si aspettano indicazioni chiare e in grado di rispondere
a tutte le domande. Vengono considerati esperti e sempre capaci di ri-
$
~
il ruolo di mentore.
- Normalmente i lavoratori non criticano le decisioni di un capo.
£
$
&
-
tanto con il proprio capo e non p.es. con persone di un livello superiore
neanche di un altro reparto.
interpretata da diverse persone in modi diversi, a sua volta differente
magari dalle intenzione del mittente di tali informazioni.
&
di comunicazione, il quale può variare da cultura in cultura.
33
competenze interculturale
Minos
, Culture con un contesto basso tendono ad essere lineari, logiche, ori-
entate all’azione, spesso eterogenee e individualistiche. Logica, fatti e
linearità vengono apprezzati. Le decisioni si basano più spesso su fatti
$
%
] ~ ¬
. Svizzera e i paesi scandinavi.
, Culture con un contesto alto tendono ad essere orientate ai rapporti inter-
£
%
reti d’informazione molto vaste e tanti contatti personali. Visto che que-
ste culture tendono ad essere collettivistiche la gente collabora in modo
molto stretto e conosce l’opinione generale. Lo scopo principale dello
scambio d’informazione è mantenere l’armonia ed evitare a chiunque
Le parole non sono così importanti come il contesto, il suono della voce,
la mimica, i gesti e la postura dell’interlocutore, piuttosto che la storia
della famiglia di una persona o il suo stato sociale. Le persone hanno idee
molto evolute sui comportamenti in diverse situazioni. Le informazioni
fornite in un certo momento sono essenziali poiché molto è già noto alle
persone che comunicano.
34
competenze interculturale
Minos
$
>
parole dette.
Qualche volta il modo in cui viene detto qualcosa è più importante di ciò
che viene detto. Se una persona, che solitamente usa una comunica-
zione diretta, si trova per motivi di lavoro in un paese con una comuni-
cazione indiretta, sembrerà sempre che parli un‘altra lingua anche se
utilizza quella corrente. Diversi modalità di comunicazione aumentano
%
%
&
essere preso alla parola.
- Su trattamenti normalmente seguono contratti espliciti.
%
$ ²
~
con un contesto alto può essere percepito come qualcuno che parla trop-
po, che è troppo preciso e che mette a disposizione troppe informazioni.
{
-
{
; ~
^ %$
3. Cambiare argomento per evitare di dire No.
4. Rispondere con una domanda in cenno di dissenso.
5. Tornare ad un punto della discussione per segnalare una diversa
opinione.
35
competenze interculturale
Minos
5 Lavorare all’estero
L’ultimo capitolo sarà dedicato a problemi di motivazione che potrebbe chi
si trova a lavorare in un paese straniero. Vengono offerti alcuni consigli
$
X
]
$$ ¥
Î
-
chie prospettive su all’improvviso vengono a mancare (non sono più utili).
Ci sono diversi metodi e strategie di contrasto allo shock culturale, con cui
$
]
{
36
competenze interculturale
Minos
}
;{
}
^{
$
$
$
-
nuova cultura. A questo punto inizia lo shock culturale. Non ci si sente
$
X
>
>
trattati come ospiti ma ci si aspetta che si affrontino le diverse situazioni
normalmente. Le frustrazioni possono portare velocemente a sentimenti
di ansia e di isolamento.
}
{
è necessario molto impegno.
}
{
37
competenze interculturale
Minos
{
£
del criterio di autoriferimento e si comporti in maniera di cui possono
5.4 Osservazioni
attenta osservazione aiuterà ad ottenere informazioni e prospettive ne-
cessarie per capire un‘altra cultura e adattare il proprio comportamento
alla situazione.
38
competenze interculturale
Minos
Modi di comunicazione
39
competenze interculturale
Minos
Riferimenti
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40
competenze interculturale
Minos
Ringraziamento
Comportamento sociale, competenza interculturale è un modulo autono-
¦]
dalla Commissione Europea.
materiale e di migliorarlo sfruttando la loro esperienza pratica. Si ringrazia
%
'
Commissione Europea per il contributo economico.
41
MECCATRONICA
Modulo 2: gestione del progetto
(parte 2)
Manuale
(concetto)
Andre Henschke
www.minos-mechatronic.eu
gestione del progetto
Minos
Índice
;
4. Programmazione e scopi nel management del progetto 17
4. 1 Management del progetto operativo 17
4. 2 Management del progetto tattico 17
4. 3 Management del progetto strategico 17
5. Un progetto e le sue fasi 18
5. 1. Idee sul progetto e fase iniziale 19
_ ^
;
5. 3 Analisi sulla realizzabilità 19
5. 4 Incarico e Kick Off 20
_ _ ]
^[
_ ] ^[
5. 7 Programmazione del progetto 21
5. 8 Sorveglianza del progetto 22
5. 9 Valutazione del progetto 22
5. 10 Management del progetto in gruppi responsabili per i diversi processi 22
5. 10. 1 Gruppo responsabile per la fase iniziale 23
5. 10. 2 Gruppo responsabile per la programmazione 23
5. 10. 3 Gruppo responsabile per lo svolgimento 24
5. 10. 4 Gruppo responsabile per il comando 24
5. 10. 5 Gruppo responsabile per il compimento 24
6. Organizzazione del progetto 25
6. 1 Pura organizzazione del progetto 25
6. 2 Coordinazione del progetto 26
6. 3 Organizzazione in forma di matrice 26
6. 4 Conclusione: caratteristiche dell’organizzazione del progetto 27
7. Guida del progetto 28
7. 1 Il capo del progetto 28
3
gestione del progetto
Minos
§
4
gestione del progetto
Minos
Le grandi fasi dello sviluppo del management del progetto sono tre:
5
gestione del progetto
Minos
6
gestione del progetto
Minos
Management di integrazione:
Management di deadline:
}
Management di qualità:
] $
$
X
nel progetto, ma anche allo sviluppo del gruppo.
7
gestione del progetto
Minos
Consiglio importante:
Gli ambiti del sapere si assomigliano, come gli equivalenti del manage-
&
del progetto (unicità del prodotto, limitazione del tempo, orientamento
stakeholder e modo di lavorare iterativo) con processi speciali (vedi ma-
nagement del progetto, gruppi di processi), che possono essere diversi
dai campi di sapere del management generale.
8
gestione del progetto
Minos
Condizioni:
9
gestione del progetto
Minos
Caratteristiche:
3 Tipi di progetti
Per scopi pratici spesso si dividono i progetti in:
- progetti d’investimento
- progetti d’organizzazione
10
gestione del progetto
Minos
, Questi prodotti di solito possono essere usati per un lungo periodo
e vengono comprati normalmente soltanto una volta.
Visto che l’interno team del progetto (vedi capitolo 7, “Team del progetto”),
sfrutta i risultati di altri partecipanti al progetto, le decisioni importanti
vanno prese con l’intero team. Un cambiamento di indirizzo è possibile
ma molto dispendioso
11
gestione del progetto
Minos
, I progetti organizzativi sono progettati per essere svolti in una strut-
tura, con lo scopo di guidare le risorse per un certo arco di tempo.
Le risorse usate durante l’arco di tempo del progetto, vengono tolte alla
struttura dell’organizzazione esistente. I progetti di organizzazione si
dedicano ad attività concrete di persone. Dunque, si può trattare della
$
palazzo ad un altro. I progetti di organizzazione di solito possono essere
ben programmati .
12
gestione del progetto
Minos
13
gestione del progetto
Minos
~
$$
che tramite la vendita all’estero si cerca di compensare effetti negativi di
cicli di congiuntura nel proprio paese. Le seguenti attività si basano su
{
14
gestione del progetto
Minos
15
gestione del progetto
Minos
Obiettivi difensivi
Obiettivi offensivi
Abbiamo a che fare con aspetti orientati alla produzione, quando si parte
con l’idea che i processi di produzione all’estero si potrebbero svolgere
a prezzo più basso.
16
gestione del progetto
Minos
, La sociologia (parola d’arte che deriva dalla parola latina ‘socius’:
compagno e quella greca ‘lógos’: parola) descrive e analizza i col-
legamenti nella struttura, del funzionamento e dello sviluppo nella
società.
- coordinare trattamenti
Al problema del dialogo fra diverse culture si dedica il campo della ricerca
delle mentalità.
, Il concetto della mentalità (lat. mens, mente) descrive modi predo-
minanti di pensare o comportarsi in un gruppo di persone (p. es. di
un gruppo della popolazione o un gruppo professionale).
'
&
$
realistico ecc. La percezione di questi modi di pensare attraverso persone
non incluse, spesso è la base per generalizzazioni che si esprimono in
clichè, pregiudizi e stereotipi. Dall’ altro lato il concetto di mentalità può
essere usato come base per descrivere un comportamento ‘normale’ in
gruppi sociali.
17
gestione del progetto
Minos
Nel centro può starvi dunque, l’uso di un nuovo EDV in un ambito della
ditta, la fusione di due reparti o la ristrutturazione dell’organizzazione
della ditta.
- decisioni e
£
18
gestione del progetto
Minos
%
, Una fase del progetto è una sezione temporale di un percorso del
progetto, che per il suo contenuto può essere separato da altre
sezioni.
19
gestione del progetto
Minos
In seguito vengono meglio spiegate le singole fasi del progetto. Non tutti
i progetti devono contenere tutte le fasi. Anche l’impronta delle singole
fasi varia tra un progetto e un altro. La strutturazione delle fasi dunque è
da intendere come direttiva che nella sua successione non può essere
cambiata, però può esserlo nella sua impronta. La piena elaborazione di
tutte le fasi però, è il modo più sicuro per svolgere il progetto.
Importante Il progetto viene fatto partire con un’idea, un problema, una richiesta o
in seguito alla necessità di realizzare un progetto più grande. Anche in
questa fase hanno luogo dibattiti sul senso e sull’utilità. I primi contatti
con futuri partner nel progetto e responsabili nascono in questo frangente.
Importante
$
costi, gli deadline ed eventualmente obiettivi speciali. Nasce un program-
così precisa, che è possibile fare un elenco di compiti e risorse necessarie
"
\ ]
realizzabile. L’impresa può dare l’ incarico di uno studio sulla realizzabilità
o potrebbe fare una inchiesta fra esperti e capire così che cosa potrebbe
funzionare e che cosa no.
X
per raggiungere lo scopo.
20
gestione del progetto
Minos
Importante Il committente ora dà l’incarico. Poi la ditta nomina la guida del progetto
e stabilisce che fa parte del team. Nel cosiddetto Kick off tutte le informa-
zioni che riguardano il progetto vengono date al gruppo. Tutte le persone
incluse, elaborano una strategia vincolante.
Importante l’intero progetto viene ora suddiviso in singoli passi. A secondo della
grandezza del progetto si tratta di progetti parziali o di processi raccolti.
X
X
-
razione, la guida del progetto deve prestare attenzione che non ci siano
interferenze per quanto riguarda il personale o i contenuti.
- A quali punti del progetto ci sono delle libertà nel percorso tecnico o
insicurezze e quali conseguenze ne potrebbero nascere?
21
gestione del progetto
Minos
Il piano con gli deadline è la direttiva più importante per gli impiegati
nel progetto. Contemporaneamente serve per valutare il progresso nel
progetto durante lo svolgimento.
Importante
lavoro.
$
impatta sui seguenti aspetti:
{
- Coincidenze di deadline
22
gestione del progetto
Minos
Importante Dopo l’inizio della realizzazione, il compito della guida del progetto è
sorvegliarne il progresso. Nel caso di imprevisti o cambiamenti di costi,
la guida deve rielaborare il programma del progetto. Regolarmente han-
no luogo e votazioni. La guida del progetto dopo archi di tempo stabiliti,
$
$
$
del progetto.
£
- Gruppo iniziale
- Gruppo di programmazione
- Gruppo di svolgimento
- Gruppo di comando
- Gruppo di conclusione
23
gestione del progetto
Minos
$
X
$
X "
\
perciò vengono chiariti gli obiettivi e il modo di lavoro in ogni fase del
progetto.
- Fissare le conseguenze dei processi
- Programmazione dei mezzi
- Stimare la durata dei processi
- Stimare i costi
- Programmazione del management del rischio
- Sviluppare il piano con deadline
- Programmazione dei costi
- Mettere insieme il programma del progetto
24
gestione del progetto
Minos
/
, >
amministrativa del progetto.
Nel primo caso è importante fare attenzione che tutti i contratti venga-
$
Learned Workshop e – secondo PMI molto importante – la compilazione
della banca dati con “dati storici del progetto”, per mettere a disposizione
il sapere ottenuto anche per progetti (e manager) futuri.
25
gestione del progetto
Minos
Vantaggi:
Svantaggi:
Durante la scelta dei membri del progetto la guida dipende dalla volontà
di cooperazione dell’organizzazione della linea. di produzione. Devono
problemi a reintegrarsi nell’organizzazione della linea. Inoltre c’è il pericolo
che il team rimanga isolato e che ci sia una mancanza di collaborazione
con i reparti.
direzione
dell‘impresa
26
gestione del progetto
Minos
Vantaggi:
~ £
Svantaggi:
direzione
dell‘impresa
progetto A progetto B
27
gestione del progetto
Minos
Vantaggi:
£
Svantaggi:
riferimento ai compiti del progetto da risolvere ed ai lavori ordinari. I col-
direzione
dell‘impresa
progetto B
un progetto
progetto A
29
gestione del progetto
Minos
, Ambiti di responsabilità e compiti della guida del progetto: Il capo è una
persona nominata dal committente (p. es. amministrazione, committente
esterno) per l’intera durata del progetto, ed ha numerose responsabilità.
I compiti e le competenze dipendono sempre dal progetto, dalla struttura
della ditta o dal committente. Il seguente conteggio parte da una organiz-
zazione del progetto in forma di matrice nella quale il capo ha soltanto
una competenza professionale.
30
gestione del progetto
Minos
- competenza professionale
- competenza di guida
- competenza sociale
- capacità di comunicazione
- capacità di motivazione
- capacità di delegare
31
gestione del progetto
Minos
- capacità di cooperazione
- riconoscere collegamenti
- talento di organizzazione
- iniziativa propria
- creatività
- voglia di decidere
- capacità di trattare
- capacità d’imporsi
- dinamicità
Importante Visto che il successo del progetto dipende in gran misura dalla personalità
della guida del progetto, la ditta dovrebbe sceglierla bene. Per evitare
equivoci va stabilito se la guida del progetto opera soltanto in via profes-
sionale o ha anche il potere di decidere per via disciplinare.
Competenze minime:
Per uno svolgimento del progetto senza problemi, la guida del progetto,
però, deve avere almeno le seguenti competenze:
32
gestione del progetto
Minos
- membri variabili
33
gestione del progetto
Minos
1. funzione di orientamento
2. funzione di selezione
3. funzione di coordinazione
4. funzione di controllo
1. resa
2. data di conclusione del progetto
3. costi del progetto
34
gestione del progetto
Minos
attività
progetto
35
gestione del progetto
Minos
%
$
$
#
però, nel caso di progetti nuovi, è possibile soltanto in maniera limitata.
Il pericolo di fare sbagli è grande. Un procedimento molto approfondito
perciò è necessario. Si consiglia di rispettare i seguenti aspetti:
"
\
Metodo-Top-Down
"|
\
il progettista crea per prima cosa l’arrangiamento che successivamente
verra riempito con le procedure.
Metodo Bottom-Up
, Questo metodo funziona all’incontrario, cioè da giù in su. È adatto quando
tutti o quasi tutti i processi singoli sono conosciuti in forma di un elenco
sottoposto. In questo caso il responsabile deve soltanto cercare una
struttura di per lo svolgimento dei processi. La struttura nasce dai singoli
processi esistenti.
Spesso sono necessari arrangiamenti ausiliari p. es. secondo reparti,
costi o tipi di prodotti.
36
gestione del progetto
Minos
progetto
progetto progetto
parte 1 parte 2
strategia „Top-Down“
strategia „Bottom-up“
1.1 1.2 2.1 2.2
Piano della struttura (piano delle fasi e della struttura del progetto)
37
gestione del progetto
Minos
creazione di un
000
basamento
38
gestione del progetto
Minos
creazione di un
000
attuazione collaudo
indagine 201 301
101
- procacciamento test di funzionamento
cazione 202 302
102
licenza edilizia monitoraggio inizio d‘uso
103 203 303
&
creazione di un
000
39
gestione del progetto
Minos
i mezzi e risorse e altre misure” (DIN69900, parte 1). Un piano di rete
“è la rappresentazione di processi o dipendenze in forma di tabella o di
Î " [[ ;\
#
]
$
la velocità con costi bassi?
40
gestione del progetto
Minos
- Per tutti i processi del progetto con l’aiuto della tecnica della pro
grammazione reticolare, può essere sviluppato un piano del tempo.
41
gestione del progetto
Minos
{
¥-
tersi le calze” prima che può iniziare il processo “mettersi le scarpe”.
Queste dipendenze vengono descritte in dettaglio in seguito.
42
gestione del progetto
Minos
quattro caratteristiche importanti (oltre la durata):
Float
, Con più direttive nel piano di rete possono essere calcolati più tipi di
tempi di Puffer:
43
gestione del progetto
Minos
, Il percorso libero è il tempo che non mette in pericolo l’inizio al più presto
essere svolti soltanto nella loro posizione al più presto. ) Può nascere
soltanto quando almeno due processi svolti hanno lo stesso successo-
re.
l’inizio al più presto del successivo. Vengono paragonate nel caso di
iniziale (inizio-inizio) le date del inizio al più presto e nel caso del seguire
"\ >
A
FP= FAZ(past) - FEZ
$
|
£
FRPi, j = SZj - SZi- Di, j
, Maximum time interval the procedure may be shifted that does not
endanger the whole project, in case all preceding procedures end to the
last possible date.
>@
UPi, j = max {0, FZj - SZi - Di, j}
, Maximum time interval the procedure may be shifted; if all preceding
procedures are to end to the last possible date and all following
procedures should begin to the earliest possible date. Of practical means
the GP (for critical Path) is primarily and FP is second of importance.
44
gestione del progetto
Minos
Event
,
$
<
represent dates, at which certain partial procedures are terminated or
are others to begin; therefore the beginning and the end of a procedure
are events. An event does not have temporal expansion.
Relationships:
Expiration structure:
45
gestione del progetto
Minos
Analisi del tempo in forma di una valutazione delle durate dei processi
(p.es. le durate fra due avvenimenti). Una buona valutazione è il compi-
$
abbozzo e la valutazione del tempo sono molto più grandi che il segu-
¥| Î
Nome
46
gestione del progetto
Minos
*
?
Ora vanno calcolati i tempi. Per farlo si inizia con l’inizio al più presto
del primo evento e si somma la sua durata. Il risultato è contempora-
neamente il punto di chiusura al più presto del procedimento attuale e
l’inizio al più presto del successivo. Quando con questo calcolo in avanti
>
>
risulta con la durata del processo il suo inizio più tardi. Dalla differenza
fra l’inizio al più presto e l’inizio al più tardi risulta il percorso totale.
In seguito, dal piano di rete che si trova qua come esempio si pos-
sono estrarre le seguenti informazioni:
47
gestione del progetto
Minos
\ "<
"'%\\
A causa del loro uso relativamente semplice CPM e MPM sono più dif-
fusi.
48
gestione del progetto
Minos
sviluppato indipendente dalle deadline previste. In breve si può dire:
-
temporaneamente, per evitare distorsioni nella programmazione. Se il
piano in rete è troppo astratto e i passi rimangono poco comprensibili,
è alta la possibilità che non possa essere compreso dalle persone che
lo utilizzano. Attività di programmazione reticolare che sono sottoposte
ad un forte processo di cambiamento, non possono essere comprese.
Questo porta a programmi non realizzabili e il progettista non riesce più
a seguire i piani.
49
gestione del progetto
Minos
$
data di svincolo.
Svolgimento cronologico:
Programmazione dell’obiettivo:
- gerarchia dell’obiettivo (obiettivi: risultati e procedimenti)
]
target-deviazione la guida del progetto che si basa sulla target-deviazi-
one
50
gestione del progetto
Minos
^ " \
Programmazione approssimativa
]
51
gestione del progetto
Minos
Programmazione dettagliata
; }
; }
Programmazione / Sorveglianza
52
gestione del progetto
Minos
£
Rilevanza
, G
53
gestione del progetto
Minos
Referencias
Internet
54
gestione del progetto
Minos
Libri e riviste
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ISBN 3-446-19432-0 (Zusammenfassung)
DeMarco, Tom; Lister, Timothy: Wien wartet auf Dich! Hanser, München 1998,
ISBN 3-446-21277-9
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gestione del progetto
Minos
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Holert; Renke: Projektmanagement mit Microsoft Project. MS Press, 2003, ISBN 3-860-63596-4
Jankulik, Ernst; Kuhlang, Peter; Piff, Roland: Projektmanagement und Prozessmessung - Die Ba-
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ISBN 3827318378 (Rezension + Interview m. d. Autor über Internetprojekte)
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gestione del progetto
Minos
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gestione del progetto
Minos
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58
MECCATRONICA
Modulo 3: tecnica pneumatica
Manuale
(concetto)
Matthias Römer
www.minos-mechatronic.eu
tecnica pneumatica
Minos
Inhalt:
1 Pneumatica....................................................................................................................... 7
1.5 Pneumatica..................................................................................................................... 23
1.5.1 Cilindri a singolo effetto .................................................................................................. 23
1.5.2 Cilindri a effetto doppio ................................................................................................... 25
1.5.3 Forme speciali di costruzione dei cilindri ........................................................................ 28
3
tecnica pneumatica
Minos
4
tecnica pneumatica
Minos
5
tecnica pneumatica
Minos
6
Tecnica pneumatica
Minos
1 Pneumatica
1.1 Introduzione
Il termine pneumatica deriva dal termine greco pneuma, che significa re-
spirare o trasmettere. Nella pneumatica viene utilizzata la compressibilita
d’aria come forma d’energia, ovvero l’aria compressa. Il termine aria in
pressione è un termine vecchio che oggi non dovrebbe essere più usato.
L´aria compressa è una forma di energia molto antica. Già più di 2000
anni fà si cercava di sviluppare un sistema per lanciare proiettili attraver-
so l´utilizzo dell aria compressa. L`aria, attraverso il suo riscaldamento,
veniva utilizzata anche per muovere le porte. I soffietti, utilizzati per
aumentare la temperatura del fuoco, possono considerarsi come i primi
compressori.
Alla fine del 19. secolo l´aria compressa veniva usata per azionare i freni
di un treno. In questo periodo nacquero anche i primi „sistemi di posta
pneumatica“
Nel 1890 venne construita a Parigi una rete di aria compressa. I segnali di
un orologio centrale venivano trasmessi a lunga distanza. Ad ogni modo
negli anni anni seguenti in molti settori fuzano preferiti congegni elettrici
invece di quelli ad aria compressa.
7
Tecnica pneumatica
Minos
8
Tecnica pneumatica
Minos
9
Tecnica pneumatica
Minos
10
Tecnica pneumatica
Minos
11
Tecnica pneumatica
Minos
12
Tecnica pneumatica
Minos
Per esempio, se viene riscaldata l´aria, con una umidità relativa del 100%
Esempio da una temperatura di 20°C a 50°C, l´umidità relativa si abbassa con un
valore fino al 20%.
100
90
80
70
60
[g/m3]
50
40
30
20
10
0
-30 -20 -10 0 10 20 30 40 50
[°C]
13
Tecnica pneumatica
Minos
14
Tecnica pneumatica
Minos
Ad ogni modo, gli essiccatori a membrana sono i più adatti per piccole
quantità d aria‘compressa. Essi vengono sistemati in maniera decentrata.
Siccome questi essiccatori necessitano di aria filtrata, essi vengono posti
spesso dopo dopo le unità di manutenzione.
I tubi che forniscono ogni utenza, si diramano dal tubo principale, vesso
l‘alto, poi sonc ripiegati vesso il basso. Questa soluzuione serve anche
per prevenire che l‘acqua, che può essere contenuta all‘interno di un
tubo, raggiunga l‘utenza.
15
Tecnica pneumatica
Minos
L´aria esterna viene filtrata verso l´interno attraverso dei filtri, entrando
successivamente nella componente di unità di manutenzione. Per com-
ponenti particolarmente delicati, vengono utilizzati dei pre-filtri raffinati.
L´aria passa dall´interno verso l´esterno attraverso questi pre-filtri. Il
filtraggio raffinato deve essere eseguito soltanto per il flusso d‘aria, che
effettivamente richiede questo tipo di filtraggio.
16
Tecnica pneumatica
Minos
Il filtraggio deve essere eseguito nei limiti del necessario, non nei limiti
del possibile.
17
Tecnica pneumatica
Minos
18
Tecnica pneumatica
Minos
Molte unità pneumatiche moderne non necessitano più di aria con olio
lubrificante. Inffatti esse sono pre-lubrificate con un grasso lubrificante
che è molto duraturo nel tempo. Quindi l´aria compressa non deve essere
oliata con ulteriori dispositivi.
Da notare che una volta che delle i componenti vengono lubrificate con
l´olio, esse non possono essere più utilizzate successivamente se non
senza essere lubrificate. L´olio lava via il grasso lubrificante, e in que-
sto modo, ulteriori lubrificazion, possono essere eseguite solo con aria
compressa oleata.
19
Tecnica pneumatica
Minos
Molte delle valvole di blocco possiedono uno o più fori per assicurare
il mantenimento della posizione di blocco. Questo viene utilizzato ad
esempio per prevenire l‘azionamento dell ´area compressa, nel caso una
persona si trovasse all´interno dell´area di sistema.
20
Tecnica pneumatica
Minos
Per gli schemi dei circuiti idraulici e pneumatici si utilizzano simboli de-
terminati dalla ISO DIN 1219. La prima parte di questa norma descrive la
simbologia. La seconda parte spiega le regole e le istruzioni per tracciare
la schema di un circuito.
sorgente di pressione
manometro
lubrificatore ad olio
nebulizzato
21
Tecnica pneumatica
Minos
22
Tecnica pneumatica
Minos
1.5 Pneumatica
Il moto rotazionale può essere generato dai cilindri eon appositi mecca-
nismie. Esistono anche altri sistemi rotanti.
23
Tecnica pneumatica
Minos
La corsa di ritorno viene eseguit per mezzo della reazione di una molla.
Il valore della molla è tarato per permettere al cilindro di ritornare senza
problemi nella sua posizione inziale, senza influire considerevolmente
sulla forza opposta impiegata per guidare il pistone verso l´esterno.
24
Tecnica pneumatica
Minos
Per l´attivazione senza contatto degli interruttori per cilindri, i pistoni sono
provvisti di un magnete ad anello. Quando il pistone si avvicina all inter-
ruttore del cilindro, esso viene attivato per mezzo dell campo magnetica.
25
Tecnica pneumatica
Minos
Gli interruttori per cilindro più semplici sono quelli a lamine. Essi consisto-
no in piccoli tubi di vetro con due lamine di metallo. Attraverso il campo
magnetico si congiungono le lamine tra loro.
26
Tecnica pneumatica
Minos
27
Tecnica pneumatica
Minos
28
Tecnica pneumatica
Minos
In questi cilindri l´asse del pistone non rischia di piegarsi, per via della loro
costruzione. Ad ogni modo, soltanto quando viene fissato all‘estremità
del pistone un cilindro lungo può curvarsi a causa del proprio peso. In
questo caso deve essere provvisto di un adeguato supporto.
I cilindri senza stelo sono più costosi rispetto a quelli con lo stelo, a causa
della loro costruzione complicata e del loro costos sistema di tenuta..
Cilindri con pistone a stelo che passa attraverso il pistone hanno la stessa
area di superficie. Quando sono operativi, una parte del pistone sporge
verso l´esterno, l‘altra invece verso l interno.
La seconda parte del pistone a stelo può essere usata per attivare
l´interruttore. Questo potrebbe essere necessario nel caso non ci fosse
abbastanza spazio nell‘altra parte del pistone.
È possibile generare una forza anche con due cilindri paralleli. Questi
possono essere applicati al carrello, dove il cilindro e le unità di guida
sono combinate in un solo gruppo. La lunghezza del carrello può essere
ridotta attraverso l‘utilizzo di due pistoni.
29
Tecnica pneumatica
Minos
A B C D
30
Tecnica pneumatica
Minos
Le unità di blocco vengono usate per fissarelo stelo del pistone. Quest
ultimo deve essere più lungo per poter passare attraverso di loro. Il pistone
a stelo viene bloccato per mezzo di un eccentrico o un disco a euneo.
Accanto al blocco del pistone, che può essere eseguito ad ogni posizione
della corsa, può essere installato anche un blocco nella posizione finale.
Questo può essere usato per impedire che cilindri poisizionati verso il
basso possono essere spostati da una forza esterna senza nessuna
pressione applicata. con questo accorgimento fossono anche essere
evitati sfostamenti non desiderati del cilindro per cadute di pressione.
31
Tecnica pneumatica
Minos
Per esempio è possibile azionare una ruota dentata utilizzando due cilindri
ed uno o due ingranaggi a cremagliera. Per questo possono essere usati
cilindri ad effetto singolo, così che ogni cilindro possa spingere l´altro
nella sua posizione di partenza. È possibile utilizzare anche cilindri ad
effetto doppio. La maggior parte delle costruzioni possono compiere un
angolo di rotazione superiore a 360°.
Le guide rotanti sono anche note come motori ad aria compressa. I più
diffusi sono i motori a lamelle. Queste sono portate da un rotore eccentrico
e sono mobili radialmente. La forza centrifuga che agisce su di esse le
mantiene aderenti alla cassa.
32
Tecnica pneumatica
Minos
33
Tecnica pneumatica
Minos
34
Tecnica pneumatica
Minos
35
Tecnica pneumatica
Minos
Nella maggior parte dei casi l‘aria di scarico delle valvole di controllo di
direzione, fuorisce nell‘ambiente circostante. Quando l‘aria viene espulsa
da una semplice apertura, viene chiamata aria di scarico non canalizzata.
Mentre, l‘aria canalizzata, passa attraverso un‘apertura filettata, dove è
possibile applicarvi, ad esempio, un silenziatore.
36
Tecnica pneumatica
Minos
37
Tecnica pneumatica
Minos
Nelle valvole piu grandi la forza dei solenoidi viene amplificata dal pilota
di controllo. Il suo simbolo è collocato tra i simboli dei solenoidi. Il trian-
golo vuoto significa che il pilota di controllo è azionato attraverso l‘utilizzo
d‘aria compressa.
38
Tecnica pneumatica
Minos
A 2
Y Z 12 10
P R 1 3
A B 4 2
Y Z 14 12
R P S 5 1 3
39
Tecnica pneumatica
Minos
L‘otturazione delle valvole con sede viene eseguita con delle piastre,
sfere o corpi a sfera. Le superfici degli otturatori vengono molto spesso
corredate in plastica.
3 (R)
2 (A)
1 (P)
40
Tecnica pneumatica
Minos
2 (A)
3 (R) 1 (P)
1 (P) 3 (R)
41
Tecnica pneumatica
Minos
Le valvole a spola non hanno intersezioni per via della loro morfologia
costruttiva. Il carrello deve coprire una corsa relativamente lunga per ap-
rire o bloccare le connessioni. Attraverso un‘attività lenta le connessioni
possono essere sbloccate soltanto in modo graduale.
42
Tecnica pneumatica
Minos
Le valvole di tipo 3/2 vengono utilizzate spesso come elementi per tras-
mettere segnali. In questo caso l‘aria compressa agisce sul controllo
d‘aria di una valvola pneumatica di direzione, invece che su di un cilin-
dro. Questo permette alle valvole di tipo 3/2, di piccole dimensioni, di
azionare valvole a controllo di direzione di dimensioni maggiori. Questo
tipo di valvole possono essere collocate distanti dalle valvole principali.
3 (R)
1 (P) 2 (A)
43
Tecnica pneumatica
Minos
Per poter operare su cilindri ad effetto doppio con due connessioni d‘aria
compressa sono necessarie due valvole di controllo di direzione con due
connessioni operative. Nelle valvole di controllo di tipo 4/2, una delle due
connessioni d‘uscita è la pressione diretta. La pressione viene applicata
sulla seconda uscita quando la valvola di controllo viene spostata sull‘altra
posizione.
Le valvole del tipo 4/2 hanno un solo foro di ventilazione comune. Queste
di solito sono le valvole con sede. Esse rappresentano in generale una
combinazione di due valvole del tipo 3/2, una con la posizione di blocco
inattiva e l‘altra in posizione di riposo. Le valvole di controllo di direzione
4/2 sono provviste di interruttori simultanei su entrambe le valvole.
2 (B) 4 (A)
1 (P) 3 (R)
3 (R) 1 (P)
44
Tecnica pneumatica
Minos
Le valvole 5/2, così come altri tipi, possono essere riportate alla posizione
di partenza attraverso una molla. Queste valvole vengono chiamate anche
valvole di controllo di direzione monostabili. Ma vi sono anche alcuni tipi
in grado di mantenere tutte e due le posizioni di commutazione. Nella
pneumatica, queste valvole sono chiamate valvole ad impulso, perchè
il loro azionamento viene eseguito da un breve impulso su di una delle
due connessione di controllo.
14 5 4 1 2 3 12
45
Tecnica pneumatica
Minos
14 5 4 1 2 3 12
46
Tecnica pneumatica
Minos
In questo caso il segnale applicato alla connessione con area del pistone
maggiore ha una priorità maggiore. Le valvole ad impulso con aree disu-
guali dei pistoni sulle connessioni di controllo dell‘aria vengono definite
valvole differenziali. Tali valvole si adoperani di solito solo come valvole
pneumatiche comandate ad impulsi.
47
Tecnica pneumatica
Minos
48
Tecnica pneumatica
Minos
2 (B) 4 (A)
Figura 30: valvola a controllo di direzione con controllo pilota (immagine di: BoschRexroth)
49
Tecnica pneumatica
Minos
Un piccolo trattino sul simbolo del controllo pilota delle valvole, indica
che la pressione viene erogata da una fonte esterna.
14 4 2
5 1 3
50
Tecnica pneumatica
Minos
51
Tecnica pneumatica
Minos
Le valvole con gli attacchi a tubo hanno le loro connessioni rivolte verso
l‘alto. Prima di essere smontate entrambe le connessioni devono esse-
re liberate e riconnesse in un secondo momento. Poichè, nella valvola
con attacco a tubo, l‘aria compressa non viene disturbata, essa ha una
portata maggiore di quella delle valvole con attacco con flange della
stessa misura.
52
Tecnica pneumatica
Minos
Nei terminali, i contatti dei solenoidi vengono connessi con cavi multipo-
lari. Il terminale delle valvole può essere connesso facilmente con una
centralina utilizzando un conduttore multipolare.
Nei terminali che possiedono tre livelli di pressione deve essere installata,
una piastradi alimentazione al posto di una valvola di livello intermedio.
Questo permettedi alimentare la pressione dal lato superiore. Le piastre
di supporto vengono usate anche quando una grande quantità d‘aria
compressa deve essere applicata allo stesso tempo al terminale delle
valvole o quando l‘aria di scarico deve fuoriscire più velocemente.
53
Tecnica pneumatica
Minos
54
Tecnica pneumatica
Minos
2 (A)
1 (P) 3 (R)
55
Tecnica pneumatica
Minos
2 (A)
1 (E 1 ) 1 (E 2 )
56
Tecnica pneumatica
Minos
2 (A)
1 (E1) 1 (E1)
57
Tecnica pneumatica
Minos
The flow valves control the volume flow and consequently the speed of
pneumatic drives. In a choke the section area decreases continuously.
This allows to decrease the flow continuously in a simple way, which is
considered advantageous in the pneumatics.
Chokes have two connections. They can be installed inside the pipelines
or screwed directly in the threaded holes of the valves. Chokes have the
same working in both flow directions.
In directional control valves with two separated exhaust air holes two
chokes can affect the exhaust flows separately. This allows to adjust the
cylinders speed individually in each direction. In many directional control
valves the chokes are installed permanently in the exhaust air holes.
1 (A) 2 (B)
58
Tecnica pneumatica
Minos
In a check choke valve the volume flow is throttled in the blocking direction
of the check valve. In the other direction the check valve is open and
the compressed air can pass through the check choke valve without
throttling.
The symbols of a choke and a check valve are surrounded with a dash-
point line. This indicates that both components represent one structural
unit. The throttling direction is usually from connection 1 to connection 2.
There are two principle methods for throttling. The incoming air throttling
means that the compressed air that flows into the cylinder is throttled. A
slip-stick effect can appear at slow motion speeds. This means that the
cylinder runs out a little then stops until enough compressed air flows in
again.
The outgoing air throttling is the throttling of the compressed air that
flows out of the cylinder. Since full pressure is applied to the other piston
side the piston is pneumatically fixed. This makes the cylinders motion
considerably smoother.
Because of this smooth motion the outgoing air throttling should be used
as far as possible. Only very small cylinders with short strokes doesn’t
have enough pressure buildup for throttling at the ventilation side.
Check choke valves for Incoming and outgoing air throttling should be
never used together at both compressed air connections of a doubleaction
cylinder. In this case both chokes will work in the same direction
while the other direction will be without throttling.
59
Tecnica pneumatica
Minos
Se qualche parte del sistema richiede una pressione minore allora e pos-
sibile usare le valvole di pressione. In effetti esse sono valvole di riduzione
della pressione. Esse hanno bisogno di una determinata pressione che
viene ridotta e applicata all uscita.
60
Tecnica pneumatica
Minos
61
Tecnica pneumatica
Minos
Per questo bisogna premere due bottoni, uno dopo l‘altro, a distanza di
0,5 secondo. Questi bottoni devono essere premuti fino alla fine, e per
non rischiare di premeri i due bottoni contemporaneamnete, occorrerà
posizionarli a distanza di sicurezza l‘uno dall‘altro.
Questo vale anche per l‘indice pneumatico a catena, che veniva adope-
rato per operazioni di sistema di controllo sequenziale. In questi sistemi
le uscite venivano azionate una ad una. Ancora oggi è possibile trovare
questi vecchi sistemi di controllo.
62
Tecnica pneumatica
Minos
I pulsanti e le valvole che operano sui cilindri devono essere collocati nella
parte inferiore del diagramma, in quanto la direzione del loro segnale si
muove dal basso verso l´alto. Gli interruttori dei cilindri vengono rappre-
sentati da trattini molto piccoli collocati al di sopra dei simboli raffiguranti
i cilindri.
A Actuators (attuatori)
S Signal sensor (sensori di segnale)
V Valves (valvole)
Z altri componenti
63
Tecnica pneumatica
Minos
I cilindri vengono designati spesso con Z1, Z2 etc. Altri componenti che
appartengono ai cilindri vengono indicati da due cifre separate da un
punto.
1A 1S2
1V2 1 1V3 1
2 2
1V1 4 2
14 12
5 1 3
1S1 2 1S2 2
1 3 1 3
0Z1
64
Tecnica pneumatica
Minos
„Neps“ sono applicate sulle ventose in modo da prevenire che esse non si
attacchino in maniera radente al pezzo di lavoro, il quale ne diminuirebbe
la superficie . Questo provaca facilmente anche l´allentamento del pezzo
di lavoro dopo aver spento la pressione negativa.
La forza della ventosa deve essere per lo meno due volte superiore a
quella necessaria. Alla alta accelerazione di un pezzo di lavoro saranno
necessarie misure di sicurezza.
Con l‘azione di più ventose connesse in modo parallelo tra loro, si corre
il rischio di rottura di una queste, che potrebbe provocare il fallimento
dell‘intera pressione negativa e del distacco del pezzo di lavoro. In que-
sto caso si possono usare valvole di flusso, che si bloccano attraverso
forti flussi.
65
Tecnica pneumatica
Minos
Gli eiettori vengono per generare pressione negativa „nel luogo“. Essi
vengono azionati con aria compressa e lavorano secondo il principio di
Venturi. Poichè gli eiettori non contengono nessuna parte mobile, essi
possono lavorare anche senza fili e non hanno bisogno di manutenzione.
66
Tecnica del £uido
Minos
2 Idraulica
2.1 Introduzione
67
Tecnica del £uido
Minos
68
Tecnica del £uido
Minos
69
Tecnica del £uido
Minos
Pompa
Pumpe
70
Tecnica del £uido
Minos
La prima sezione è situata al punto più basso del serbatoio. Essa pos-
siede anche un tubo di scarico. Le impurità e la condesazione dell‘acqua
depositatesi in questa sezione, possono essere rimosse quando si cambia
l‘olio idraulico.
71
Tecnica del £uido
Minos
2.2.3 Il filtro
Il terzo tipo è il ltro di ritorno. È situato nella linea di ritorno del serbatoio
e ltra il £usso dopo che esso sia passato attraverso tutto il meccanismo.
Si suppone che un singolo ciclo del £uido non provochi nessun danno
alle parti di costruzione.
72
Tecnica del £uido
Minos
I ltri di ritorno sono costruiti in modo semplice e quindi non molto costosi.
Le valvole di blocco con Bypass sono connesse parallelamente a questi
ltri. Se i ltri sono molto sporchi e costituiscono una considerevole re-
sistenza al £usso, i „bypass“ si aprono e lasciano passare l‘olio idraulico
dal ltro.
È possibile anche l‘utilizzo di ltri più piccoli, dove può passare una sola
parte del £uido. L‘intera quantità d‘olio viene ltrata soltanto dopo diversi
cicli.
Nell‘idraulica vengono utilizzati di solito oli minerali per via delle loro
caratteristiche di lubricazione, essenziale per i componenti movibili del
meccanismo e per la locro capacità di prevenzione dalla corrusione e
dalla dispersione di calore.
2.3.1 Viscosità
73
Tecnica del £uido
Minos
Come già menzionato, le parti idrauliche sono adatte soltanto per de-
terminati valori di viscosità. Perciò i „parametri di operazione“ devono
essere presi in considerazione durante la selezione di un £uido idraulico.
74
Tecnica del £uido
Minos
Con l‘aumento della temperatura aumenta anche il volume dei £uidi idrau-
lici. Un aumento di dieci gradi accresce il volume di circa 0,7%. Perciò il
serbatoio dovrà essere abbastanza grande da contenere questi valori.
Per molti tipi d‘oli idraulici l‘elevata temperatura è la causa della loro
inammabilità. La temperatura, sotto la quale i vapori dell‘olio potrebbe-
ro inammarsi, è chiamata £ash point. Il £ash point per oli idraulici più
comuni, normalmente si aggira intorno ai 180 e i 200 °C. Al di sopra di
questi valori l‘olio potrebbe inammarsi.
75
Tecnica del £uido
Minos
La lubricazione delle parti mobili dei meccanismi idraulici è una funzione
molto importante dei £uidi. Un sottile rivestimento protegge le parti me-
talliche dal loro contatto. Allo stesso tempo diminuisce l‘attrito tra le parti.
76
Tecnica del £uido
Minos
Il livello di pulizia per i £uidi idraulici è stabilito nella ISO 4406, quale de-
termina il massimo della quantità di particelle in un volume di 100 ml. Tre
valori deniscono il numero massimo permesso di particelle più larghe di
4 ºm, 6 ºm e 14 ºm.Un valore tipico di pulizia riguardante i meccanismi
idraulici, ad una pressione di 160 bar, è di 21/18/13.
Otre ai corpi solidi è possibile la presenza d‘aria all‘interno dei £uidi. L‘aria
disciolta non in£uisce sui meccanismi operativi.
All‘interno del £uido possono formarsi piccole bolle d‘aria. Si deve evitare
la loro formazione. Essa provaca l‘aumento della compressibilità del £ui-
do, perchè le bolle d‘aria sono compressibili come i gas. Questa causa
il movimento irregolare (a scatti) ed un forte rumore del meccanismo.
Attraverso le bolle d‘aria viene a formarsi una schiuma, che viene separata
da una lastra all‘interno del serbatoio, così da permettere il pompaggio
dell‘olio pulito. Pompare l‘olio contenente bolle d‘aria può portare alla
cavitazione, quale in grado di distruggere il meccanismo idraulico.
77
Tecnica del £uido
Minos
L‘acqua può inltrarsi nei liquidi idraulici in diversi modi. A volte può esse-
re contenuta già all‘interno dell‘olio fresco oppure formarsi nel serbatoio
come acqua condensata. Inoltre essa può penetrare nei liquidi anche
attraverso la sua perdita dalla ventola di raffredamento.
I £uidi idraulici vengono classicati in tre classi, riguardanti i rischi per
l‘acqua:
Oli vegetali inquinano meno. I cosi chiamati bio-oil sono facilmente bio-
degradabile e possono essere usati ad esempio in zone di protezione
d‘acqua. Oltretutto ci sono alcuni £uidi idraulici, quali non rappresentano
alcun pericolo per l‘acqua.
D‘altra parte i costi dei £uidi idraulici devono essere abbastanza bassi. Il
costo complessivo include il prezzo diretto e la sua durata. Inne bisogna
prendere in considerazione anche le spese di spedizione.
78
Tecnica del £uido
Minos
79
Tecnica del £uido
Minos
Al contrario delle pompe nei motori il simbolo del triangolo è rivolto verso
l‘interno.
80
Tecnica del £uido
Minos
81
Tecnica del £uido
Minos
Una piccola quantità del £uido idraulico rimane tra i denti, riducendone
lo spazio che intercorre tra loro. Questo comporta all’incremento della
pressione. Per impedire che questo avvenga è opportuno utilizzare
„squeezed oil“ alimentato da piccoli canali disposti sul lato della pres-
sione. Questo permette alla pompa di lavorare in maniera più silenziosa
e sofce.
82
Tecnica del £uido
Minos
83
Tecnica del £uido
Minos
Una pompa a vite è composta da due o tre mandrini a forma di vite con
la rispettiva lettatura inversa.
84
Tecnica del £uido
Minos
85
Tecnica del £uido
Minos
86
Tecnica del £uido
Minos
87
Tecnica del £uido
Minos
Figura 47: Pompa a pistoni assiali, pistone assiale inclinato (immagine di: BoschRexroth)
88
Tecnica del £uido
Minos
Le pompe a pistoni assiali con angolo sso sono pompe costanti. Nelle
pompe modicabili può essere cambiata l’angolazione del tamburo e
consequentemente la quantità del £usso.Le possibilità di modica in tutte
e due i lati della posiztione intermedia permette anche l’inversione della
direzione del £usso.
Nelle pompe a pistoni assiali con piatto oscillante il tamburo non ruota
insieme al pistoe. È il piatto a ruotare, invece di premere i pistoni uno
dopo l‘altro all‘interno del tamburo.La corsa di ritorno viene effettualta per
mezzo della forza elastica, la quale respinge i pistoni al piatto.
La posizione inclinata del piattello non può essere modicata. Di conse-
guenza queste pompe sono in grado di supportare soltanto una quantità
costante di £usso.
Figura 49: pompa a pistoni assiali, a piatto oscillane (immagine di: BoschRexroth)
90
Tecnica del £uido
Minos
I cilindri idraulici vengono utilizzati per muovere carichi pesanti, che ne-
cessitano di forze molto grandi. Usi tipici sono la fresatura e l’iniezione. In
questo caso le velocità richieste sono decisamente basse. I cilindri idraulici
possono lavorare anche con alte velocità, ad esempio per chiudere una
pressa attraverso macchine a stampaggio ad iniezione.
Dispositivo
Elektromotorelettrici (motore asincrono a tre fasi )
(Drehstrom-Asynchronmotor)
Dispositivo pneumatici
Druckluftmotor (motore a lamella)
(Lamellenmotor)
Dispositivo idraulico
Hydraulikmotor (motore ad ingranaggi)
(Zahnradmotor)
91
Tecnica del £uido
Minos
Il pistone può essere anche a forma di disco, come nei cilindri a doppia
azione. La posizione di partenza ritratta oppure estesa del cilindro è
possibile senza l‘ausilio della pressione. I cilindri con una molla reversa
hanno una corsa breve. La molla infatti necessita di un determinato spazio
e la forza elastica varia durante la sua corsa.
92
Tecnica del £uido
Minos
L‘estensione dei cilindri a telescopio inizia sempre dal pistone più grande.
Esse genera maggior forza rispetto agli altri. Gli altri pistoni escono in
maniera progressiva a seconda della loro grandezza. La forza esercitata
dai pistoni diminuisce relativamente alla loro grandezza.
D‘altra parte però, aumenta la velocità man mano che i pistoni di diame-
tro inferiore compiono il loro movimento, se la portata rimane costante.
Durante la loro corsa di rientro, ovviamente la velocità tende a diminuire.
Durante quest‘ultimo movimento la portata deve essere ad effetto oscil-
lante, in modo da prevenire il duro impatto tra un pistone e l‘altro.
93
Tecnica del £uido
Minos
I cilindri ad azione doppia sono di uso molto frequente. Essi sono in gra-
do di espellere la forza in tutte e due le direzioni di corsa. Entrambe le
connessioni del £uido idraulico possono essere pressurizzate o connesse
al serbatoio, a seconda del moto di direzione.
I cilindri idraulici possono espellere forze molto grandi grazie alla loro
elevata capacità di pressione. Per permettere questo il pistone a stelo del
cilindro possiede un diametro più largo di quello del cilindro pneumatico.
Molti cilindri idraulici hanno la supercie del pistone due volte più larga
di quella a forma di anello die pistoni a stelo. Perciò le forze generate da
un cilindro idraulico, durante la sua estensione, sono due volte più grandi
di quelle d‘espulsione, durante il rientro del pistone.
94
Tecnica del £uido
Minos
I cilindri con pistone a stelo singolo sul lato vengono chiamati anche ci-
lindri differenziati, a causa delle diverse misure delle aree delle superci
dei pistoni. Mentre i cosi chiamati cilindri „balanced running cylinder“
possiedono un pistone a stelo su ognuno dei due lati.
Questi cilindri hanno la stessa supercie d‘area. Perciò essi producono
la stessa quantità di forza su tutte e due le direzioni e hanno la stessa
velocità di moto direzionale.
Alcuni cilindri idraulici hanno una „end position damping“. Questa am-
morbidisce l‘impatto del pistone una volta raggiunta la posizione nale.
Inoltre sono necessari quando si lavora a velocità molto elevate, oppure
quando devono essere spostati carichi molto pesanti e rallentati non
appena raggiunta la posizione nale.
La sezione del pistone, la quale chiude l‘apertura libera del tubo di sca-
rico, può essere supportata da scanalature oppure da fori da trapano.
Questo previene da un‘improvviso inizio dello strozzamento, ma potrebbe
causare un impatto indesiderato.
95
Tecnica del £uido
Minos
Oltre ai cilindri a doppia azione, qui sopra descritti, esistono molti altri
tipi di costruzione.
Per un ssaggio £essibile viene applicata una testa a forca nella parte
inferiore del pistone. Il ssaggio £essibile nella parte intermedia del cilindro
viene chiamata „center pin“.
96
Tecnica del £uido
Minos
97
Tecnica del £uido
Minos
I motori idraulici sono divisi in alta e bassa velocità, a seconda della loro
velocità di rotazione. Motori che raggiungono una velocità inferiore ai 500
giri per minuto appartegono alla fascia bassa velocità.
98
Tecnica del £uido
Minos
99
Tecnica del £uido
Minos
100
Tecnica del £uido
Minos
Le connessioni devono essere costruite senza creare dei nodi. Essi non
non devono presentare contorsioni. Per prevenire piccole piegature de-
vono pendere possibilmente verso il basso.
101
Tecnica del £uido
Minos
Le forze della pressione si compensano le une con le altre sulla slitta del
pistone, è per questo che le forze operative delle valvole a pistone sono
molto piccole. Gli elettromagneti all‘interno dei controlli elettrici sono di
conseguenza molto piccoli. A seconda del tipo di costruzione del della
slitta del pistone e le porte dell‘involucro possono essere prodotte diverse
quantità del £usso.
P T
102
Tecnica del £uido
Minos
Tra la slitta del pistone e l‘involucro intercorre uno spazio a forma di anello.
Questo rende le valvole a pistone non del tutto resistenti alla sporcizia.
Queste valvole infatti sono particolarmente sensibili a piccole impurità che
vanno a depiositarsi all‘interno di questo spazio, e possono essere causa
di problemi durante loscorrere del pistone. Elementi impuri, di dimensione
più grande, causano meno problemi, infatti data la loro grandezza essi
passano attraverso le aperture della valvola.
103
Tecnica del £uido
Minos
Nei simboli delle valvole di controllo di direzione le cassette delle due po-
sizioni di cambio, vengono assegnate con le lettere A e B. Se le posizioni
fossero tre, alla cassetta intermedia verra assegnato il numero 0. Queste
valvole possono cambiare, partendo dalla cassetta intermedia, su una
delle due posizioni circostanti. La posizione di riposo verra assegnata
quando la valvola non è operativa. essa viene indicata solitamente alla
cassetta di destra.
D‘altra parte nella circolaizione delle posizione medie la porta della pres-
sione viene connessa con la porta della riserva. La pompa guida di nuovo
nel serbatoio e quasi senza pressione la quantità del £usso. Entrambe
le porte vengono bloccate come nella posizione di blocco intermedia. La
circolazione senza pressione consuma meno energia, e consequente-
mente mantiene basso il riscaldamento del £udo.
Un‘altra posizione media connette insieme tre porte delle quattro por-
te. Questo permette di applicare la pressione su tutte e due le porte
operative oppure di connetterle al serbatoio. Questa è la cosi chiamata
„chair middle position“ (posizione intermedie seriali). In alcune posizioni
intermedie tutte e quattro le porte vengono connesse insieme. Le val-
vole che dispongono più di quattro porte permettone ulteriori variazioni.
104
Tecnica del £uido
Minos
Ü Ü
105
Tecnica del £uido
Minos
106
Tecnica del £uido
Minos
Figura 57: valvole di controllo di direzione a funzione elettrica (figura di: BoschRexroth)
107
Tecnica del £uido
Minos
108
Tecnica del £uido
Minos
Nella maggior parte die casi l‘arresto delle valvole di ritegno è necessa-
rio solo per un breve periodo di tempo. Per esempio, se una valvola di
ritegno viene usata per prevenire un „sinking of load“ indesiderato, esso
deve essere aperto „quando si desidera l‘abbassamento“. In questo caso
vengono usate valvole di ritegno sbloccabili.
„To unblock a double action cylinder, the control pressure at each side of
the cylinder is taken trough a branch line from the inlet pipe at the other
side respectively. Two unblockable check valves for both inlet pipes of
the double action cylinder may be arranged in one housing.“
109
Tecnica del £uido
Minos
Le valvole usate per una combinazone logica dei segnali sono appar-
tengono alle valvole di blocco. Nelle valvole di ritegno alternate due
valvole vengono connesse ad un modulo composto da due entrate ed
una uscita, ed al loro interno si trova anche „retaining element“ capace
di muoversi liberamente.
Quando viene applicata la pressione si uno dei due ingressi „the retaining
element“ blocca l‘altro. La pressione però può essere applicata anche
all‘uscita. Se a tutte e due porte d‘ingresso viene applicata la pressione,
allora essa aumentará sulla porta d‘uscita. Se su tutte e due le entrate
viene applicata una stressa quantità di pressione, la posizione del „ritai-
ning element“ rimane incerta. Questo tipo di prestazione viene denita
logica o funzione.
110
Tecnica del £uido
Minos
111
Tecnica del £uido
Minos
Il vantaggio delle valvole con sede consiste nella loro capacità rapida di
aprirsi e di bloccarsi. D‘altra parte però le valvole a spola permettono un
controllo molto ne, a causa delle tacche presenti nella loro guida/slitta.
112
Tecnica del £uido
Minos
Il £uido idraulico che passa attraverso la valvola pilota, può ri£uire nel
serbatoio attraverso il tubo di ritorno della valvola principale. Tuttavia
questo potrebbe provocarne il formarsi della pressione nel suo interno,
cambiando consequentemente anche il valore della pressione della
valvola pilota.
Per prevenire che ciò avvenga, il £uido della valvola pilota viene ricondotto
al serbatoio separatamente da quello della valvola principale. A seconda
dello „stop plug installation“ il tubo delle valvole di controllo della pressione
possono essere installati in modi differenti.
Quest‘ultimo viene usato quando devono essere trainati carichi con pistoni
a stelo. Questo previene da ogni movimento incontrollato del cilindro. Le
valvole di ritegno devono essere connesse in parallelo con in modo da
permettere al £uido idraulico di scorrere liberamente in direzione opposta,
by-passando le valvole di pressione.
114
Tecnica del £uido
Minos
Una delle pompe, che produce un valore di pressione molto basso, alimen-
ta larga parte della portata, mentre l‘altra pompa agisce con l‘alta pres-
sione su di una piccola quantità del £uido. Per ottenere un‘alimentazione
rapida del movimento entrambe le pompe lavorano insieme sin dall‘inizio.
Con l‘aumentare dello sforzo di una pressa aumenta anche la pressione
nel tubo d‘aspirazione dei cilindri. Le valvole della pressione sequenziali
rendono senza pressione il modo della circolazione del £uido nella pompa
che alimenta larga parte della portata. A questo punto la portata viene
alimentata soltanto dall‘altra pompa.
Un processo simile viene usato per riempire gli accumulatori idrici. Una
volta raggiunto il valore della pressione desiderato per il riempimento, le
valvole della pressione cut-off rendono senza pressione la circolazione
della pompa. Per prevenire le perdite del £uido idraulico dall‘accumulatore
viene utilizzata una valvola di ritegno.
115
Tecnica del £uido
Minos
117
Tecnica del £uido
Minos
The restriction in a choke has a circular cross sectional area, which re-
duces the viscosity in£uence on the throttling. The circular form has the
largest ratio value of the area to the circumference.
The longer the restriction area the higher the viscosity dependence. There-
fore, orices are frequently used. The fouling of chokes should be possi-
bly avoided.
118
Tecnica del £uido
Minos
In the adjustable choke valves needle type chokes are used. The cones-
haped needle partially closes the circular opening, leaving a ring-shaped
area open. A ne adjustment of the choke with small opening is difcult,
despite the circular cross section. The small opening is also more sensitive
to fouling.
The chokes decrease the volume £ow in both directions. When a throttling
in one direction is required a check valve is connected in parallel with the
choke. This combination is called the check-choke valve.
Chokes are also used to switch cylinders from the rapid feed to the ope-
ration cycle. Hereby, the chokes are mechanically operated and turned
on by means of follower rolls. There is no sudden change to a slower
speed like when using directional control valves.
If the force generated by a running out cylinder with a throttled inlet in-
creases, the pressure before the cylinder rises up. The pressure difference
at the choke falls down and the volume £ow decreases. If such speed
changes caused by variable loads should be avoided, the chokes should
not be used.
119
Tecnica del £uido
Minos
Since the 3-directional £ow control valve divides the £ow, there is no need
to feed the not required volume £ow back to the tank through a pressure
control valve. The pump must generate the pressure required by the
drive and the pressure control valve only. This reduces the warming of
the hydraulic £uid.
120
Tecnica del £uido
Minos
p
3
p
2
p
1
Qualche volta, per applicare la pressione sui £uidi, vengono utilizzati die
gas. E necessario pero l‘utilizzo di un separatore per prevenire che essi
si mischino assieme. E possibile utilizzare un diaframma o un pistone.
122
Tecnica del £uido
Minos
Gli idro accumulatori vengono utilizzati per fornire il £uido idraulico quando
è necessario. In casi di emergenza, ad esempio un guasto energetico, gli
accumulatori garantiscono il funzionamento del dispositivo per un certo
periodo tempo. Anche attraverso l‘arresto dell‘alimentazione della pompa
i cilindri possono continuare a svolgere il proprio lavoro.
Gli idro accumulatori possono essere usati anche come molle idrauliche.
Questo permette di mantenere le giunte e le catene strette/in tensione.
Gli idro accumulatori bilanciano l‘oscillare della temperatura nei sistemi
chiusi e compensano i cambiamenti della portata del £uido idraulico.
123
Tecnica del £uido
Minos
124
Tecnica del £uido
Minos
La quantità del gas non cambia durante la normale operazione degli idro
accumulatori. Le perdite di azoto sono molto basse. La pressione del
gas deve essere controllata prima di iniziare un‘operazione e dopo ogni
intervento di manutenzione. Alla consegna la pressione del gas negli idro
accumulatori può essere molto bassa.
125
Tecnica del £uido
Minos
126
MECCATRONICA
Modulo 4: azionamenti elettrici e
controlli automatici
Manuale
(concetto)
Matthias Römer
www.minos-mechatronic.eu
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
1 Le basi dell’elettrotecnica
1.1 Introduzione
Molti impianti lavorano con forme di energia miste. Alcune valvole per
esempio sono azionate tramite la corrente elettrica ma controllano pro-
£
Per il lavoro con queste tensioni bisogna aver partecipato a speciali corsi
di formazione e avere il permesso di manovra. I lavori con basse tensioni
possono essere eseguiti da chiunque. Pertanto,durante le prove pratiche,
nei corsi di formazione si lavora con una tensione continua di 24 V.
7
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
8
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Per quanto attiene la tecnica della regolazione, essa riguarda molti sistemi
tecnici. Ne sono semplici esempi la regolazione di temperatura nel ferro
da stiro o nelle lavatrici.
Tra i vari ambiti uno dei più importanti è certamente quello delle tecniche
di avanzamento in cui gioca un fattore fondamentale l‘elettronica per
quanto attiene il controllo e la regolazione delle propulsioni nonchè la fase
di alimentazione tramite elettronica a correnti forti con energia elettrica.
9
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
1.1.4 Elettronica
L‘elettronica a correnti forti, con lo sviluppo di semiconduttori, gioca un
ruolo sempre più importante nella tecnica di azionamento. Con convertitori
di frequenza l‘energia elettrica viene messa a disposizione in maniera
> £
10
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel 1792 Luigi Galvani fece il famoso esperimento con coscie di rana.
Alessandro Volta fu ispirato dal suo lavoro e costruì intorno al 1800 la
cosiddetta colonna voltaica. Questa rappresentava la prima batteria
funzionante.
Nel 1820 Hans Christian Ørsted fece esperimenti per spostare una ago
magnetico tramite la corrente elettrica.
Sempre nel 1820 Andrè Marie Ampère con i suoi esperimenti dava la
prova del fatto che due conduttori elettrici esercitano una forza reciproca
l’uno sull’altro. I nomi della tensione elettrica e della corrente elettrica si
devono a lui.
Sulla base dei lavori di Faraday sulla teoria del magnetismo elettrico,
James Clerk Maxwell ha sviluppa l‘elettrodinamica e la sua espressione
matematica.
Nel 1864 Maxwell pubblicò le equazioni che hanno preso il suo nome e
che sono una delle teorie di base nell’elettrotecnica.
11
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
Werner von Siemens fa parte dei pionieri della cosiddetta tecnica delle
correnti forti. Nel 1866 scoprì il principio dinamoelettrico e in seguito svi-
luppò il primo generatore elettrico, attraverso il quale, l‘energia elettrica
per la prima volta era a disposizione in una grande quantità.
¬
-
mite radiotrasmissione, superando una distanza di 3 km. Sui suoi lavori si
basano i primi impianti trasmittenti e riceventi, che dal 1900 in poi sono
stati disponibili anche in commercio.
Le basi della TV nel 1926 sono stati costruiti da John Logie Baird che
con mezzi semplici ha realizzato la prima TV meccanica sulla base del
disco di Nipkow. Nel 1928 già era possibile la trasmissione a colori. Nel-
lo stesso anno si svolse anche la prima trasmissione transatlantica da
Londra e New York.
Manfred von Ardenne nel 1931 sviluppò il tubo a raggi catodici. Con la
televisione elettronica la TV sulla base del disco meccanico di Nipkow
velocemente passò di moda.
12
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel 1942 Konrad Zuse costruì il primo computer funzionante. Questo com-
puter portava il nome Z3. John Presper Eckert e John Mauchly nel 1946
presentavano la ENIAC (Electric Numerical Integrator and Computer).
Iniziò così l’epoca del computer che con la sua potenza di calcolo rendeva
possibile lo sviluppo di tecnologie assolutamente moderne. Così ad es.
l’atterraggio sulla luna è stato possibile soltanto grazie a queste scoperte.
Il transistor è stato scoperto nel 1947 nei Bell Laboratories negli Stati Uniti
da Wiliam B. Shockley, John Barden e Walter Brattain. Con l’aiuto dell’
industria di semiconduttori tanti strumenti furono costruiti in maniera più
compatta. Un altro passo importante in questa direzione fu lo sviluppo di
circuiti di commutazione integrati e degli attuali microprocessori.
Il primo robot industriale del mondo è stato costruito nel 1958 da G.C.
Devol e J. Engelberger negli Stati Uniti. General Motors nel 1960 per la
prima volta usava tali motori nella produzione industriale. Oggi i robot
industriali sono una parte importante della tecnica dell’automatizzazione.
In diversi ambiti industriali, come ad es. nell’industria automobilistica sono
addirittura indispensabili.
Nel 1968 Marcian Edward Hoff nella ditta Intel sviluppava il microproces-
sore. La prima realizzazione di un microprocessore avvenne nel 1969 ed
era l’Intel 4004, un processore di 4 Bit. Il primo processore di 8 Bit, l’Intel
8080, nell’anno 1973, rese successivamente possibile la costruzione del
primo computer personale.
Dalla ditta Honda nell’anno 1996 è stato presentato il primo robot umano-
ide nel mondo, il P2. Nel 1997 gli seguiva il P3. Lo sviluppo successivo è
stato Asimo .Asimo ha un peso di soltanto 43 kg per di 1,20 m di altezza,
mentre il P2 pesava ben 210 kg.
13
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
14
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Per separare gli elettroni dal resto dell‘atomo c’è bisogno di lavoro.
Questo lavoro si ritrova nella tensione elettrica che si forma tra
potenziali diversi.
U = W/Q
e = 1,602 · 10 ….. ….
- Sfregamento meccanico
- Induzione
- Reazione chimica
£
15
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
- Effetto di pressione
] £
tensione. Queste tensioni sono molto alte e si possono scaricare con
scintille. L’effetto descritto si usa in accendisigari a gas o accenditori.
Anche se le tensioni sono molto alte, se le correnti elettriche sono basse,
non sussiste nessun pericolo.
£
£
{ _[
;^[
{ ;[[[
;_[[
continua
alta tensione: più di 1000 v tensione alternata o 1500 v tensione conti-
nua
16
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
I = Q/t
1 ah = 3600 as = 3600 C
Esempio Dall’accumulatore di una macchina per 15 ore viene prelevata una cor-
rente di 4 a. Quanto è grande la quantità di carica prelevata?
Q=l·t
Q = 15 ore · 4 a
Q = 60 ah
17
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
]
£
&
-
tanto con apparecchi di misura, tuttavia, la corrente è ‘visibile’ a causa
dei suoi diversi effetti:
- Calore
]
£
- Effetto magnetico
Intorno ad ogni conduttore attraversato da corrente elettrica si sviluppa
un campo magnetico. Questa azione magnetica viene sfruttata nei mo-
tori elettrici ma anche in bobine per azionare relè o valvole comandate
tramite la corrente. L’esistenza indesiderata di campi elettromagnetici
invece spesso viene chiamata smog elettromagnetico.
- Effetto chimico
Negli accumulatori, durante la carica, l‘energia elettrica viene tras-
formata in energia chimica. Durante la scarica questo processo avviene
all‘inverso. Anche la dissociazione dell‘acqua in idrogeno e ossigeno può
avvenire fornendo energia elettrica. Questo processo viene chiamato
elettrolisi.
- Luce
Nelle lampade a incandescenza, a causa della corrente elettrica, un
conduttore elettrico viene riscaldato in maniera tale da emettere luce
nello stato di incandescenza. Con un gas di protezione si evita che bruci
il conduttore. In altri mezzi di illuminazione come ad es. le lampade lumi-
nescenti a gas, gli elettroni degli atomi e le molecole di un gas vengono
stimolati ad emettere la luce da un campo magnetico.
<$$
& $$
-
rapia vengono utilizzate basse correnti a scopo di riabilitazione. In ogni
caso sono da evitare passaggi di corrente troppo alti. Le correnti elettriche
[ _[ $$
18
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
resistenza = p · l / A
X
åçæ ¦
viene descritto il collegamento fra tensione elettrica, l’intensità di corrente
e la resistenza elettrica.
R = U/l
I = U/R
£
corrente sarebbe quasi illimitato. Questo stato viene chiamato cortocir-
cuito. Le correnti alte possono distruggere il conduttore se questo non è
protetto con un fusibile.
19
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
Esempio <
;[[[ ç #
alta la corrente che attraversa il corpo umano con una tensione di 50 v?
I=U/R
I = 50 v / 1000 OHM
I = 50 ma
" #
${
¢
conduttore
p=R·A/l
X
]
tratta di un conduttore metallico la resistenza cresce con l’aumento della
&
del conduttore ad una temperatura di 20 ° C.
20
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
P=U·I
I = P/U
I = 60 w / 230 v
I = 0,26 a
£
[^
W = p·t
W=U·I·t
Invece dell’unità di misura [ws] può essere usato anche il joule [j]. Il lavoro
indicato da un joule però è abbastanza piccolo, perciò spesso viene usata
l’unità di misura kilowattora [kwh].
W=P·t
W = 2200 W · 24 h
W = 52 kwh
21
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
Da Gustav Robert Kirchhoff sono stati trovate due regole che presndono
il suo nome, che descrivono il legame fra più correnti elettriche e più
tensioni elettriche nelle reti elettriche.
La prima legge di Kirchhoff viene chiamata anche legge dei nodi. Dice
che la somma delle correnti in un punto nodale equivale alla somma delle
correnti che escono dal nodo stesso.
I1 + I2 = I3 + I4 + I5
I1 + I2 – I3 – I4 – I5 = 0
Immagine 2: Nodi
22
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
delle resistenze si parla di calo di tensione generato dal consumo di
energia delle stesse.
U1 + U2 = R1 · I + R2 · I + R3 · I
U1 + U2 – R1 · I – R2 · I – R3 · I = 0
U=R·I
Utotale = 6 · 2 V
Utotale = 12 V
23
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
che lampade a 24 v ilumminerebbero poco se fossero legate in serie ad
un alimentatore di 24 v.
24
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
25
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
Rtotale = R1 + R2
Itotale = I1 + I2
R1 = U / I
R1 = 6 V / 3 A
R1 = 2 Ω
Rges = U / I
Rges = 24 V / 3 A
Rges = 8 Ω
Rges = R1 + R2
R2 = Rges – R1
R2 = 8 Ω – 2 Ω
R2 = 6 Ω
ç
26
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
£
misura con un‘elevata resistenza interna.
Per poter misurare invece,tensioni di diverse entità, lo strumento deve
avere una resistenza relativamente bassa. Se si utilizzano delle resistenze
misurazione.
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Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
Immagine 7: Multimetro
28
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
I multimetri oggi sono quasi sempre attrezzati con display digitale. Qual-
che volta sono anche in grado di misurare altre grandezze elettriche.
29
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
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Azionamenti elettrici e controlli automatici
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Ueff = Us Ã^
Us = Ueff ¢ Ã^
Us ^[ ² ¢ Ã^
Us = 325 V
31
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
sulle piastre del condensatore.
Il calcolo della produttività e del lavoro con una tensione alternata può
essere eseguito come il calcolo con tensione continua. Questo però vale
soltanto se ci sono soltanto resistenze in Ohmutilizzando i valori effettivi.
S=U· I
32
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
La potenza vera e propria viene chiamata potenza attiva e viene calcolata con
la seguente formula:
P = U · I · cos
potenza reattiva
ren
pa
ap
za
ten
po
potenza effettiva
33
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
P = U · I · cos
P = 684,25 W
Q = U · I · sin
Q = 224,2 Var
La potenza reattiva è 224, 2 Var. Il calcolo si poteva fare anche con la legge
di Pitagora.
Esempi per resistenze che hanno una parte ohmica e una parte indut-
tiva sono:
- motori
- trasformatori
£
-
venzionale senza compensazione
34
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Esempi di resistenze che hanno una parte ohmica e una parte capa-
citiva sono:
Visto che le bobine durante il lavoro, oltre della resistenza ohmica hanno
una resistenza induttiva, devono essere azionate con una tensione più
alta. Così ad es. per l‘attivazione di una bobina è necessaria una ten-
sione alternata di 48 V, mentre la stessa bobina magnetica con tensione
continua può essere azionata soltanto con 24 V.
35
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
-
ta schema elettrico.Tale rappresentazione non prende in considerazione
la vera forma e posizione degli elementi, ma mostra in modo astratto le
funzioni e il corso della corrente.
"
\
B Traspositore di grandezze non elettriche in grandezze elettriche
e viceversa, … (interruttori cilindrici), sensori, interruttori a pressione)
F Attrezzi di protezione ( relè o dispositivi di protezione)
H Dispositivi di segnalazione (attrezzi di segnalazione ottici o
acustici)
K Relè (anche relè a tempo e relè)
M Motori
P Strumenti di misura
S Interruttori (selettori, pulsanti)
¨
"
\
Y Attrezzi azionati in maniera meccanica (bobine magnetiche)
36
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
A destra del numero d‘ordine della notazione indicativa dei mezzi di pro-
duzione si può trovare un‘altra lettera che aggiunge un altra informazione
relativa alla funzione del mezzo di produzione.
relè
lampada spia
relè temporizzato
37
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
38
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
39
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
40
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
41
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
con un nuovo azionamento, viene riportato nella posizione iniziale.
42
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
generalmente attivo,
blocco
premere per attivare
pulsante, contatto di rottura
tirare per attivare
elementi di
commutazione
contatti
molla
43
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
elementi di commutazione
contatti
molla
contatto di rottura
elementi di commutazione
contatto a filo
44
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
²< [;;
coloriin relazione alla loro funzione.
§
Questi colori possono essere usati per ogni funzione, al di fuori dei pulsan-
te a pressione con sola funzione di arresto. Il nero ad es. viene usato
per il comando a impulsi . Il bianco viene usato soprattutto per indicare
funzioni ausiliarie che non fanno parte del ciclo lavorativo.
45
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
46
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Gli interuttori cilindrici che lavorano senza contatto hanno elementi elett-
ronici che reagiscono su un magnete dello stantuffo. Questi non sono
sensibili ai campi magnetici estranei come li troviamo ad es. in impianti
di saldamento elettrico.
Gli interruttori di prossimità ottici usano mezzi elettronici e ottici per rico-
~
$
47
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
otturatore
otturatore, attivo
rottura
rottura, attivo
48
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
'
$
trasduttori, (come ad es. la pressione, la portata in volume o la tempera-
tura) vengono convertite in una grandezza elettrica analogica o digitale.
49
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
- temperatura fuori dei limiti (di sicurezza) previsti
- l’ordine di fermare la macchina (ad es. a causa di sovvracarico)
- parti elementari dell’attrezzo fermate a causa dell’impianto di prote-
zione
- pericolo a causa di elementi che si muovono
50
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Giallo attenzione
Verde sicurezza
§
ad altri colori. Inoltre si tratta di informazioni che sono legati ad richieste
speciali. Ad es.:
§
51
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
che vengono denominati come i relè.
52
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
£
53
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
corrente verso il relè viene interrotto e il relè cade.
acceso spento
54
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nella sequenza continua tutti i passi vengono effettuati uno dopo l’altro.
L’ultimo passo disattiva l’autotenuta del primo relè; a causa di ciò tutta
la catena ritorna allo stato di partenza. Un impulso di reset non è neces-
sario. Ne circuiti con relè questo tipo di sequenziatore dovrebbe essere
sempre applicato.
55
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
Visto che gli stessi elementi sono rappresentati nei due schemi in maniera
diversa, è possibile una correlazione soltanto tramite la denominazione
dell‘elemento.
56
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Il circuito elettrico per la bobina magnetica viene chiuso con il relè atti-
vato. Questo percorso della corrente determina l’emissione di segnali.
La correlazione fra bobina magnetica e schema pneumatico viene rap-
presentata dalla denominazione “Y1”.
57
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
0 nessuna protezione
> _[
"
\
58
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
0 nessuna protezione
59
Azionamenti elettrici e controlli automaticii
Minos
60
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2 Controllori programmabili
2.1 Introduzione
gli ambiti di utilizzo dei controllori programmabili sono molto vasti. In ge-
nerale essi regolano , comandano e sorvegliano i processi tecnici, ove,
in tanti casi, sostituiscono l’uomo.
61
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
62
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel corso del tempo c’erano sempre più produttori che offrivano uno o
più controllori programmabili. In diversi casi fra i linguaggi per la program-
mazione c’erano differenze.
Accanto al set di istruzioni AWL e il ladder diagram KOP oggi viene usato
anche il linguaggio dei componenti funzionali FBS. Per comandi di ese-
cuzione invece si preferisce il diagramma di sequenza delle funzioni AS.
63
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
singoli elementi costruttivi. Il collegamento avviene tramite cablaggio o con
il collegamento di una piastra con circuito stampato. Se ci sono variazioni
£
64
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
65
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Entrate
Eingänge
24 V Uscite
Ausgänge
66
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Il numero delle entrate e uscite dipende dal numero delle schede inserite.
Le schede d’ingresso normalmente hanno 16 o 32 ingressi. Le schede
d’uscita spesso hanno 8 o 16 uscite. Le schede con meno uscite possono
fornire una corrente più alta in uscita rispetto alle schede con numero
di uscite superiore. In questi casi l’uso di relè aggiunti non è sempre
necessario.
Energia
Netzteil Unità
Zentral- Entrate
Eingänge Uscite
Ausgänge slot
freieliberi
Steckplätze
centrale
Einheit
24 V
67
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
~
68
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Touchscreen
Touchscreen
69
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
{
I Introduzione
E Elaborazione
U Uscita
porta di programmazione
Schnittstelle für Programmierung
E 0.0
E V A A 0.0
Trennung
Trennung
galvanico
galvanica
entrate
Eingänge unità centrale
Zentraleinheit uscite
Ausgänge
galvanische
galvanische
isolamento
isolamento
E 0.7 A 0.7
alimentazi-
Spannungs- supporto energetico
Netzteil
one
versorgung
70
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
elettrica. E‘ comunque possibile leggere e scrivere velocemente i dati.
programmabile, sono chiamate Interrupteingänge. Spesso sono da tro-
vare nell’unità centrale.
Al posto delle schede d’uscita per uscite digitali è possibile anche l’uso
di schede d’uscita per uscite analoghe. Il collegamento con i sistemi bus
avviene tramite un bus-master.
71
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
-
¥Î
Prima del primo ordine, inoltre, tutte le entrate vengono lette e memo-
rizzate. Se le entrate cambiano durante lo svolgimento del programma,
ciò non viene considerato. Dopo l’ultimo ordine vengono designate le
che si sta svolgendo.
Ciò implica un determinato tempo (del ciclo) che è necessario per lo svol-
gimento del programma. Un entrata messa nuovamente dunque viene
considerata in uscita soltanto se è trascorso il tempo dell‘intero ciclo.
La durata del ciclo dipende dal numero e dalla modalità delle istruzioni.
X
assegnazioni
Anweisungen
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
lettura ent-
Eingänge uscite
Ausgänge
ratelesen Sprung
salto setzen
72
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Un altro sistema più vecchio si basa sul numero 12. Ancora oggi p.es.
dodici parti vengono chiamati una dozzina. Nella lingua tedesca esisteva
inoltre la parola “Schock” che oggi è quasi sconosciuta e si utilizzava per
indicare cinque dozzine, cioè 60 parti. La durata di un giorno può essere
divisa in due volte dodici ore e ogni ora in 60 minuti. Anche la suddivisione
del cerchio in gradi è possibile in base 60.
per la produzione di una macchina. La base è sempre il sistema binario.
73
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Gli otto bit di un byte possono essere suddivisi anche in gruppi a quattro.
Questi due gruppi vengono chiamati nibbles.
U, I quattro
vier Bitbit
H
bitBit 1
L
1 0 1 1 t
byte
Byte 10101101
Wort 1 0 0 1 1 0 0 1 1 1 1 0 0 1 0 0
parola
parola
Doppel-
doppia 11001011001110110110011010010110
wort
74
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
In altri sistemi possono essere usati altri numeri come base. I numeri
binari si basano sul 2 e gli esadecimali sul 16. Se vengono usati diversi
sistemi c’è da stare attenti a non scambiarli fra di loro.
Come prevedibile nel sistema binario sono necessari molte più posizioni
che nella rappresentazione con numeri decimali. Ne segue che per la
programmazione con numeri più grandi non basta un byte. Per i numeri
più grandi vengono usati numeri binari con 16 o 32 posizioni.
~
;
&
[
a 65353, il … (double word). Una parola con 32 posizioni può rappresen-
[ ^ ª ^_
75
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Per la rappresentazione durante la programmazione di numeri negativi
si stabilisce, che il bit con il valore più grande determina il segno.
Come metodo per la marcatura dei numeri negativi viene usato il metodo
del complemento a due. I numeri negativi vengono rappresentati quindi
tali che la somma di due numeri con lo stesso valore assoluto e segno
opposto è pari a zero.
Esempio
510 = 01012
10112 = –510
76
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
;[ ;_
77
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nella tabella sono indicati i numeri a una cifra del sistema esadecimale
e i loro valori corrispondenti nel sistema decimale e binario.
"§'\
¦
$
$ [ ; %
$
[
necessari quattro posti. Questi quattro posti collegati vengono chiamati
„nibble“ o anche „tetrade“.
^;
$ ^;
il valore dei posti e corrispondono con i posti nel sistema esadecimale.
%&
}
BCD dunque sono un sottoinsieme dei numeri esadecimali, nella quale
$ [
-
biati in valori binari, così che ogni gruppo di quattro del sistema binario
corrisponde ad un numero decimale. Questo rende più leggibile i numeri.
I segni non usati non rappresentano numeri (BCD) validi. Vengono chi-
¤
¥
premonitori, riporti o virgole.
78
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Esempio
ª_^
§'
0011 0111 0101 0010 ordinato 0011011101010010
Visto che un byte consiste di 8 bit con un byte possono essere rappresen-
$
] X
sistema BCD, il numero risultante viene chiamato numero BCD o „paked“.
]
§'
valore minimo di un byte e i quattro bit che rimangono sostituiti con 0, si
parla di un numero BCD „non paked“.
0 0000
1 0001
2 0010
3 0011
4 0100
5 0101
6 0110
7 0111
8 1000
9 1001
Il codice BCD si usa anche in sistemi di controllo p.es. per gestire display
LCD o LED.
79
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Numeri interi sono, come dice il nome, numeri interi nell’ambito dei nu-
meri binari. Durante la programmazione questo tipo viene denominato
<¬<
Il bit più a sinistra con il valore più alto viene chiamato anche „most si-
¥ ]§ >
>
]§
Con segno
Senza segno
Gli integer che hanno un lunghezza di 16 bit, dunque due byte, vengono
¤|¥%>
di numeri decimali:
Â;^ ;^ª
[ ^__
Â^ ª ^ ªª
[ _ __
Si possono ottenere gamme più grandi usando 64 bit oppure 128 bit
lungo i numeri interi.
80
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Gli integer vengono usati anche per contare. In questo caso l’integer
viene aumentato o diminuito di una unità.
81
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
<
^
]Ʀ
< $$
¦¬ <
ultimi hanno una lunghezza di 64 bit. ciò consente sia la rappresenta-
zione di numeri ancora più grandi o più piccoli, sia l‘aumento del livello
di precisione dei numeri. Ciò è garantito dall‘utilizzo di ben 52 bit solo
per la mantissa.
Esempio …. .(integer) 7
Esempio valore a virgola mobile 7,0
Anche se tutt’e due valori dal punto di vista matematico hanno la stessa
grandezza durante la programmazione bisogna prestare attenzione ai
formati dei numeri.
Un‘altra possibilità del collegamento tra gli stati dei segnali consiste in
££
%>
$
££
££
82
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.1 Collegamenti E
E1 E2 A
0 0 0
0 1 0
1 0 0
1 1 1
Come simbolo per il collegamento logico E viene usato il segno &. Spesso
viene usato anche un simbolo che assomiglia ad una v capovolta. Nella
notazione matematica può essere utilizzato anche un punto (da non
confondere con il segno della moltiplicazione).
E1& E2 = A
E1 E2 = A
E1 E2 = A
E1 E1 E2 A
& A
E2
E2
A E2
83
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.2 Collegamento O
E1 E2 A
0 0 0
0 1 1
1 0 1
1 1 1
E1/E2 = A
E1 E2 = A
E1 + E2 = A
E1 E1 A
≥1 A
E2
E2
A E2
84
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.3 Negazione
E1 A
0 1
1 0
Come simbolo per la negazione viene usato una linea sopra la lettere
indicative del segnale. Spesso viene usato anche un simbolo che con-
siste in una striscia orizzontale con un segmento verticale collegato ad
un‘estremità.
E1= A
E1= ¬ A
E1 A
E1 1 A
E1 A
E1
85
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.4 Affermazione
2.4.4 Affermazione
E1 A
0 0
1 1
E1=A
E1 A
E1 1 A
E1 A
E1
86
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
E1 E2 A
0 0 1
0 1 1
1 0 1
1 1 0
E1 E2 = A
E1|E2 = A
E1 E1 A
& A
E2
E2
diagramma
Schaltbild del circuito elettrico
Elektrik diagramma delPneumatik
Schaltbild circuito pneuma-
tico
A
E1 E2
E1 E2
A
Immagine 39: E NO
87
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
E1 E2 A
0 0 1
0 1 0
1 0 0
1 1 0
E1 E2 A
0 0 1
0 1 0
1 0 0
1 1 0
Nei simboli O-NO entrambi gli imput sono rappresentati insieme con un
trattino sovraggiacente..
E1 E2 = A
E1 E1 E2 A
≥1 A
E2
E1
E2
E1 E2
A
Immagine 40: O NO
88
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.7 Inibizione
L‘inibizione viene chiamata anche „inhibition gate“. I due segnali
d’ingresso vengono collegati così che in uscita c’è soltanto un segnale
se l’entrata E1 porta un segnale e l’entrata E2 no.
E1 E2 A
0 0 0
0 1 0
1 0 1
1 1 0
Die Negation des Eingangs E2 wird durch einen Strich darüber dargestellt.
Die Verknüpfung der beiden Eingänge erfolgt durch die entsprechenden
Symbole der UND-Verknüpfung.
E1 E2 = A
E1 E1 E2 A
& A
E2
E1 A
E2 E2
A
E1
89
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.8 Implicazione
E1 E2 A
0 0 0
0 1 1
1 0 0
1 1 1
E1 E2 = A
E1 E1 A
≥1 A
E2
E2
E1 E2
A
E1
A E2
90
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.9 Equivalenza
E1 E2 A
0 0 1
0 1 0
1 0 0
1 1 1
E1 E1 E2 A
= A
E2
E1 E2
A E2
91
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.10 Antivalenza
E1 E2 A
0 0 0
0 1 1
1 0 1
1 1 0
E1 E1 E2 A
= A
E2
E1 E2
A E2
92
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.4.11 Memoria
££
o „bistable element“. Si tratta di collegamenti elettronici che possono
assumere due stati stabili. Visto che questi stati non possono cambiare
aut vonomamente,viene normalmente memorizzato sempre l’ultimo stato.
££
¤
¥ "
\ ¤
¥ "
-
cella). Conformemente gli stati vengono rappresentati, rispettivamente,
]
' > ££
X
' ££
può essere accumulato un bit intero. Tali ambiti di accumulazione vengono
chiamati registri. A seconda il tipo del microprocessore sono possibili
diverse lunghezze di registrazione.
segnale dominante
Setzsignal di reset
dominant
E1 A E1 assegnazione segnale
E1 Signal gesetzt
S
E2 B E2 Signal gelöscht
E2 segnale cancellato
R
E1 A
+
E2
&
E2 1 A
E1 –
93
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
££
-
$
££
-
ogni singola cella (storage cell) contiene soltanto un condensatore e un
transistore.
segnale dominante
Löschsignal di reset
dominant
E1 A E1 assegnazione segnale
E1 Signal gesetzt
R
E2 E2 segnale cancellato
E2 Signal gelöscht
B
S
E2 E1 A
+
1
E2 & A
E1
–
94
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
A B C =C B A
A B C =C B A
La legge associativa descrive le equazioni nelle quali c’è una parentesi
in più. Assomiglia però alla legge di commutazione.
A (B ) (
C = A B ) C =A B C
A (B ) (
C = A B ) C =A B C
Nella legge di distribuzione ci sono sia collegamenti logici di tipo E che
di tipo O. Gli elementi fuori dalle parentesi possono essere moltiplicati.
A (B ) (
C = A B ) (A C )
A (B ) (
C = A B ) (A C )
95
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
A (A )
B =A
A (A )
B =A
A (A B )= (A B )
A (A B )= (A B )
La legge di negazione descrive il collegamento di una variabile con la
sua negazione. Anche in questo caso, i collegamenti possono essere
A A =0
A A =1
A B =A B
A B =A B
Â
96
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
La norma internazionale IEC 611 31 è stata introdotta per creare una base
per l‘univocità della programmazione di controllori programmabili. La IEC
61131-3, ha una parte dedicata ai linguaggi di programmazione ma è più
che altro una direttiva per la programmazione di controllori programma-
bili. Una norma unica per l‘uniformità dei linguaggi di programmazione
ha vantaggi sia per il produttore sia per l’utente. I produttori, in questo
modo, non devono sviluppare un loro software completamente nuovo,
che determinerebbe costi molto alti. Gli utenti inoltre possono imparare
ad usare più facilmente i diversi sistemi di programmazione essendo
questi costruiti in maniera simile.
97
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Usando tali elementi è da notare che le uscite nel programma quasi sem-
pre vengono inserite un‘unica volta. Lo scambio di informazioni tramite i
£ "
\
Nei moduli del programma possono essere archiviati anche dati. Questi
dati possono essere richiamati durante lo svolgimento del programma,
o memorizzati.
O B1
FB1
BA FB1
FB3
BA FB3
BE
FB2 BE
BA FB2
BE
BE
98
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Le singole entrate vengono denominate con due cifre che sono separate
con un punto. La prima cifra indica il gruppo mentre la seconda cifra da 0
ª
¦ &
entrate. Questi gruppi sono a otto perché un bit consiste di otto singoli bit.
Entrate: E0.0, E0.1, E0.2, E0.3, ... E0.7, E1.0, E1.1, ...
Esempio Uscite: A0.0, A0.1, A0.2, A0.3, ... A0.7, A1.0, A1.1, ...
<[[
]
99
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
£
(indicatori). Questi vengono numerati in modo analogo ai primi ma si
distinguono da essi per la denominazione con la lettera M.
2.5.3 Istuzioni
< $ <
¿
anche come funzione di carico
O funzione E per il collegamento di bit e byte e Word
.... mettere accumulatori
… rimettere di accumulatori
= assegnazione del risultato di un collegamento
il contenuto della parentesi e soltanto dopo il risultato viene integrato nel
calcolo successivo.
100
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Con l’aiuto del set di istruzioni, soprattutto le entrate e le uscite del con-
trollore programmabile, vengono collegate in maniera logica. In ogni riga
vengono inseriti sia la operazione che l’operatore.
Inoltre, in ogni riga ci dovrebbe essere un commento in cui viene spiegata
l’operazione. Questo facilita le successive letture e la comprensione del
programma. Il commento viene messo fra parentesi con un asterisco.
Il sistema di programmazione ignora questi commenti e viene caricato
soltanto il codice del programma nel controllore programmabile.
Il vantaggio del set di istruzioni consiste nel fatto che il codice del pro-
gramma può essere abbreviato. Ciò è importante soprattutto se si tratta
di in controllore programmabile con una memoriadi piccole dimensioni.
Il set di istruzioni, di solito, viene usato soltanto da programmatori esperti.
Utenti con meno esperienza preferiscono usare linguaggi di programma-
zione con la visualizzazione che consentono una migliore comprensione
del programma.
101
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
-
miglia a schemi elettrici con comandi a rélé orecedentemente visti. Le singoli parti del programma
vengono suddivise in sezioni che vengono chiamati reti.
~
X
possono essere rappresentati anche con la tastiera di una macchina da scrivere. La rappresenta-
zione dei simboli era possibile anche su schermi che portavano visualizzatori di solo testo.
Inoltre il ladder diagram assomiglia alla rappresentazione americana di un collegamento a relè nella
quale i percorsi di corrente sono sistemati in orizzontale.
Per la conformità con uno schema elettrico europeo, nella rappresentazione di un diagramma gerar-
chico (ladder diagram), lo schema elettrico va girato di 90º in senso oriario. In seguito lo schema
elettrico va allineato a una linea verticale e i simboli vanno adattati.
Il ladder diagram è adatto soprattutto per elettricisti visto che la rappresentazione somiglia molto
a schemi elettrici con relè. Il ladder diagram viene usato anche per rappresentare i comandi di
connessione
– S1 –S2 – K1
–S3 –S4
–S5
102
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Come nel ladder diagram, le singole parti del programma vengono suddi-
visi in reti. Nel caso di collegamenti di Bool le singoli reti possono essere
trasformate nel ladder diagram, o nel diagramma a blocchi delle funzioni..
–S 1 &
–S 2 >=1
–S 3 &
–S 4
–S 5 = –K1
103
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Per ogni passo c’è un‘azione che viene eseguita in esso. Inoltre c’è una
condizione che deve essere realizzata per poter eseguire ogni passo.
$$
Start
- S1
- S2
- S3
&
1N1 N Mot or A n - K1
Ende
104
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
spesso integrato con ordini non attinenti strettamente alle macchine (set
di istruzioni).
Il vantaggio del testo strutturatorispetto all‘AWL è che compiti di program-
mazione possono essere espressi in maniera molto compatta. La struttura
del programma grazie all’uso di blocchi di istruzioni è molto chiara.
dove sono presenti spazi vuoti e quindi anche all‘interno di un ordine.
L’assegnazione nel testo strutturato si concretizza nel simbolo „due punti“
seguito dal segno di uguaglianza. Nel caso di un’assegnazione, il valore
dell’ordine alla destra del segno di uguaglianza viene trasmesso alla va-
Ï
IF, in quanto l‘istruzione di saltonon è presente nel testo strutturato.
105
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.5.9 Temporizzatori
T1
SE
E0.0 IN ET M0
T#1s PT
E0. 1 ST
E0. 2 R Q A1.0
106
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.5.10 Numeratore
Z1
ZR
E1. 0 CD CV M2
75 PV
E1.1 LD
E1. 2 R Q A2. 0
107
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
2.5.11 Accumulatori
segnali esistenti per un breve arco di tempo devono agire per una durata
più lunga. Essendo il loro stato accesso o spento automaticamente, tali
dispositivi sono denominati anche bistabili.
Collegando un segnale all’ingresso S viene acceso l’accumulatore e
all’uscita viene fatto uscire un segnale. La cancellazione avviene tramite
#
$
dell‘accumulatore.
SR RS
E0.0 S1 E 1.0 S
FUNCTION_BLOCK S R FUNCTION_BLOCK RS
V AR_INPUT V AR_INPUT
S1 : BOOL; S : BOOL;
R : BOOL; R1 : BOOL;
E ND_VAR E ND_VAR
V AR_OUTPUT V AR_OUTPUT
Q1 : BOOL; Q1 : BOOL;
E ND_VAR E ND_VAR
Q1 := S1 O R (NOT R AND Q1); Q1 := NOT R1 AND ( S O R Q1);
E ND_FUNCTION_BLOCK E ND_FUNCTION_BLOCK
108
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
M1
RS
–S1 & S
– B1
M0.2 R1 Q1 M0. 1
M2
RS
M0. 1 & S
– B2
M0. 3 R1 Q1 M0.2
:
:
:
109
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
110
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
3 Propulsioni elettriche
3.1 Introduzione
111
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
£ $
segno si respingono e tensioni opposte si attraggono. Le forze risultanti
sono quindi positive, se le tensioni si respingono ovvero le tensioni in
oggetto sono entrambe positive o negative.
]
$
-
no delle forze. Le linee di forza elettrica, più in particolare, attraverseranno
il centro della sfera (linee sono le linee di forza del campo elettrico).
+ +
–
– –
– –
+ – – +
–
112
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel caso di un campo elettrico omogeno tutte le linee di forza elettrica sono
parallele. Un esempio è il caso di due piastre con la stessa grandezza
con cariche opposte. I campi elettrici nelle macchine invece spesso non
sono omogenei.
X
……….
……….
113
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Più spire collegate in serie formano una bobina. Le linee di forza delle
singole spire vengono sommate e creano un elettromagnete se la bobina
viene attraversata da corrente.
Il punto dove escono le linee di forza elettrica dalla bobina viene chiama-
to anche polo nord. Visto che nelle spire della bobina, posizionate una
accanto l’altra, la corrente va nella stessa direzione, le singole spire si
attirano e tengono insieme la bobina.
114
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
~
X £
caso di bobine magnetiche con nucleo di ferro il valore si riconosce nella
linea caratteristica di magnetizzazione che varia secondo il materiale.
Con i materiali che vengono usati nelle macchine elettriche e nei trasfor-
matori nel caso di una certa potenza del campo magnetico si raggiunge
X £
una volta raggiunto il valore massimo del campo magnetico.
]
X £
£
-
catenato magnetico.
115
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
3.2.3 Induzione
corrente, il pollice indica la direzione della forza di Lorenz. Questa regola
viene chiamata anche regola del motore, perché mediante la corrente
elettrica viene creato un movimento.
%
Con la giunzione dei conduttori alle a bobine, la tensione indotta può es-
sere aumentata. In particolare la tensione aumenta col numero delle spire
£
che può essere cambiato anche con il numero di giri del generatore.
116
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
-
rassite deboli.
-
rente viene ostacolato da una resistenza causata dall’induzione. Perciò la
corrente raggiunge il suo valore massimo successivamente alla tensione.
Come nel caso del campo elettrico anche un campo magnetico immagaz-
zina energia. La quantità di energia dipende dall’induttività della bobina
e dalla corrente che attraversa la bobina.
117
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
118
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
le reti monofase dei treni non lavorano con corrente trifase e conduttori
con tensione altissima. La trasmissione di tensione continua è più im-
pegnativa ma per grandi distanze le perdite di potenza sono più basse
visto che non c’è una resistenza reattiva.
119
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
3.4 Trasformatori
Un trasformatore nel maggior numero dei casi consiste di due bobine che
non sono collegati fra di loro elettricamente. L’accoppiamento delle bobine
avviene tramite un campo magnetico. Il nucleo di ferro del trasformatore
£
ü rapporto di moltiplicazione
U1 tensione d’ingresso
U2 tensione d’uscita
N1 numero di spire al lato d’ingresso /numero di di spire al lato d‘uscita
N2 num
ü = U1 / U2 = N1 / N2
ü = I1 / I2 = N2 / N1
U1 / U2 = N1 / N2
48 V / U2 = 200 / 800
U2 = 192
120
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
amperaggi:
I1 / I2 = N2 / N1
I1 / 2 A = 800 / 200
I1 = 8 A
ü rapporto di moltiplicazione
Z1 resistenza apparente al lato d’ingresso
Z2 resistenza apparente al lato d’uscita
N1 numero degli spiri al lato d’ingresso
N2 numero degli spiri al lato d’uscita
ü2 = Z1 / Z2 = N12 / N22
Z1 / Z2 = N12 / N22
Z1 = 31,25 Ω
Capacità:
1 / ü2 = C1 / C2
Induttività::
ü2 = L1 / L2
121
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
$
sotto carico. I fusibili al lato d’ingresso del trasformatore a causa di questo
fenomeno devono essere programmati per una corrente nominale doppia.
Nel caso di trasformatori sotto carico una parte delle linee di forza elet-
trica del campo magnetico vanno anche al di fuori del nucleo e dunque
#
£
e nel caso di elevato numero dei trasformatori richiede una schermatura.
Questo vale soprattutto per la tecnica delle informazioni.
Una corrente di cortocircuito bassa implica una forte resistenza interna del
trasformatore. Per questi trasformatori la tensione iniziale sotto carico si
abbassa soltanto poco. Però nel caso di resistenze interne piccole ci sono
correnti di cortocircuito alte. Queste possono distruggere l’avvolgimento
e dunque il trasformatore intero.
122
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
di perdite dovute al ferro e all‘avvolgimento.
²
£
magnetico nel nucleo di ferro è molto basso e raramente c’è un calo di
rendimento per perdita nel ferro.
Visto che le perdite legate al nucleo di ferro non dipendono dal carico,
$
$
un lungo tempo e soltanto temporaneamente sotto carico.
123
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
3.5.1 Introduzione
124
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Visto che le singoli fasi della corrente trifase sono spostate di 120º, a
causa delle tre bobine viene creato un campo magnetico rotante con due
poli. Durante un periodo il campo magnetico rotante risultante fa un giro
di 360 º. Nel caso di una frequenza di 50 Hz ne risulta un numero di giri
di 3000 giri al minuto.
Nel caso di utilizzo di sei bobine queste vengono disposte una rispetto
all‘altra a 60º. Nasce un campo magnetico rotante di quattro poli che in
un periodo gira soltanto di mezzo giro. Nel caso di 50 Hz ne risulta un
numero di giri di 1500 giri a minuto.
U
U 120°
X
120° 120°
N
360° Y
V
90° 180° 270°
S
t
Z
W
125
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Sia nel caso dei motori che trasformano energia elettrica in energia mec-
canica, sia nel caso di trasformatori, che trasformano energia meccanica
in energia elettrica sussistono delle perdite. A causa di queste perdite si
sviluppa calore.
-
gazzini e nelle spazzole può essere causa di perdite.
$
motore, ovvero il rapporto tra la resa effettiva alla resa attesa.
126
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel caso di motori asincroni, il numero di giri del rotore è diverso da quel-
lo del campo magnetico rotante nello statore. Questa differenza viene
chiamata „slip“. Viene indicata spesso in percentuale della velocità e nel
del campo magnetico rotante.
Nel caso di motori asincroni il numero di giri del rotore è più basso delnu-
mero di giri del campo magnetico rotante. A differenza di ciò il numero di
giri di un generatore asincrono è maggiore del numero di giri del campo
magnetico rotante.
lo slip risulta dalla differenza del numero di giri in rapporto alla velocità
del sincrono.
……………………..
127
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Con il campo magnetico rotante nello statore del motore viene creato
uncampo magnetico rotante. Sulla base di questo viene creata una ten-
sione nella gabbia del rotore e una corrente attraversa i conduttori della
gabbia che tramite gli anelli di cortocircuito sono collegati fra di loro.
la corrente nel rotore genera un campo magnetico che gira il rotore nel
senso di rotazione del campo rotante dello statore. Se il rotore raggiun-
gesse lo stesso numero di giri del campo rotante dello statore nel rotore
non si indurrebbe più tensione e dunque non verrebbe creato il momento
torcente.
Per questo motivo nel caso di motori asincroni il numero di giri del rotore
intorno allo slip deve essere sempre più basso del numero di giri del
campo rotante dello statore.
128
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
un avvolgimento di resistenza. Anche in questo caso, dopo l’avviamento
del motore il dispositivo deve essere spento per evitare che si scaldi
troppo. Successivamente il motore lavora come un motore di avviamento.
129
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Con l’aiuto del circuito Steinemetz, i motori normali per corrente trifase
possono essere azionati anche con una tensione trifase. Però il motore a
corrente trifase deve essere adatto ad una tensione di 230 V per poterlo
collegare a 230 V tensione trifase.
Uno degli avvolgimenti del motore a corrente trifase viene collegato di-
rettamente con la rete. Il condensatore viene inserito in maniera parallela
ad uno dei altri due avvolgimenti.a seconda se l’avvolgimento segue un
giro a destra o a sinistra.
Visto che le correnti a causa dei singoli tratti hanno una grandezza diversa,
il campo magnetico rotante risultante sarà elittico. Il motore a causa della
$
&
70% del suo oputput nominale per corrente trifase. Anche la coppia di av-
viamento ha un‘entità dimezzata rispetto al caso della corrente alternata.
sensoRechtslauf
orario senso antiorario
Linkslauf
L N L N
W2
U1 W2 U1
W1 U2 W1 U2
V2 V1 V2 V1
L N L N
U1 V1 W1 U1 V1 W1
W2 U2 V2 W2 U2 V2
130
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
' $
-
gono pressate contro le striscie di rame del commutatore. Mentre gira
l’indotto le spazzole scivolano sulle striscie di rame.
$
^[ ¿
$
perdite negli avvolgimenti sollecitati e dunque il motore ha un grado di
$
Se i cicli di conduzione dell‘induttore vengono attraversati da una cor-
rente, il campo magnetico che nasce si sovrappone al campo magnetico
dello statore. A causa di ciò, sull‘induttore viene esercitato un momento
rotante. Tramite le spazzole e il commutatore, durante il movimento
rotatorio,i nodi dell’indotto vengono attraversati dalla corrente e creano
un momento torcente elevato.
131
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
A avvolgimento dell‘armatura,
B avvolgimento di commutazione,
C avvolgimento di compensazione,
D avvolgimento in serie,
E avvolgimento di shunt,
F avvolgimento con eccitazione separata.
corrente di arma-
Ankerstrom
tura
corrente di
Erregerstrom
eccitazione
132
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
motore Reihenschlussmotor
con eccitazione in serie motore con eccitazione a magneti
Nebenschlussmotor
L+ L– L+ L–
A1 A1
M D1 D2 E1 E2
M
A2 A2
A1 A1
M F1 F2 E2 E1 D2 D1
M
A2 A2
133
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Il controllo della velocità avviene con una caduta sulla resistenza in serie.
Il numero di giri però dipende anche dal carico. Se il telaio magnetico
del motore in serie è realizzato con lamine conduttrici, questi motori
sono adatti anche alla corrente continua visto che la corrente a causa
dell‘armatura e la bobina eccitata, cambiano la loro direzione in maniera
sincrona.
134
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
135
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Motori del tipo descritto vengono chiamati motori universali. Essi vengono
prodotti soprattutto per il funzionamento con corrente alternata.
-
canismo o un ventilatore.
Tali dispositivi vengono usati soprattutto in piccoli utensili elettrici come
ad es. un trapano o in elettrodomemestici come le aspirapolvere .
La loro resa massima è di 1,5 kW.
La limitazione a piccole rese è causata anche dal fatto che con i motori
universali viene messa sotto carico soltanto una fase della rete di cor-
rente alternata. Nel caso dei treni invece vengono usati motori in serie a
corrente alternata con rese di alcune centinaia di kW.
Il controllo della velocità avviene con delle resistenze in serie. Nel caso
di utensili elettrici viene usata anche un controllo con angolo di fase.
'$$
usati dei capacitori anti intreferenza che reprimono le interferencedeter-
minate dagli impulsi ad alta frequenza.
%
sul collettore sono montate tre spazzole, sfalsate di 120°. Questi tipi di
motori sono però poco utilizzati.
136
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Visto che i motori a collettore sono costruiti in maniera molto più comp-
lessa che ad es. i motori trifase con rotore in corto circuito, ci può essere
anche un numero maggiore di guasti. Attenzione particolare deve essere
dedicata al fenomeno dello scintillamento delle spazzole.
Nel caso di commutatori azionati con corrente continua tale fenomeno
non sussiste. Con corrente trifase, invece, l‘entità del fenomeno è debole.
spazzole troppo bassa. La pressione sulla spazzola si può aumentare
cambiando la forza elastica.
Lo scintillamento, inoltre, può essere un segno della presenza di sporcizia
tra le lamelle del collettore. In questo caso il collettore è da pulire o da
spegnere nell‘ipotesi di un collettore non tondo.
Altre cause di scintillamento sono:
- carico eccessivo; in questi casi il carico deve essere ridotto o bisogna
usare un motore più robusto.
polarità ed eventualmente cambiarla.
- posizione sbagliata delle spazzole. La posizione deve, se possibile,
essere cambiata.
L‘essesso di carico o la tensione troppo bassa possono determinare un
%>
sul collettore. Le cause di surriscaldamento devono essere eliminate.
Un eccessivo numero di giri, inoltre potrebbe indurre la rottura del motore.
137
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
I motori sincroni vengono chiamati anche rotori magnetici, visto che nel
rotore si trova un magnete permanente o un magnete elettrico. Nei motori
sincroni per corrente trifase si preferisce inserire magneti permanenti.
Per l’alimentazione degli magneti elettrici sono necessari anelli collettori
all’indotto.
L’avvolgimento a gabbia evita inoltre che il rotore oscilli nel caso di ca-
richi variabili, e perciò viene chiamato avvolgimento smorzatore che è
particolarmente utilizzato nei motori sincroni di grandi dimensioni.
Durante il funzionamento l’indotto mantiene stabile il numero di giri del
campo rotante, anche sotto carico. Tuttavia, nel caso di carichi grandi,
l’indotto si colloca dietro il campo rotante sfalsato del cosiddetto angolo
di carico. Tale angolo si annulla nell‘ipotesi di assenza di carico.
Sotto carico,inoltre, il momento rotante del motore tende ad aumentare.
Se il motore è a due poli, il massimo viene raggiunto con un angolo di
carico di 90°. Questo valore viene chiamato momento di beccheggio.
Nell‘ipotesi di ulteriore aumento del carico, il momento torcente si abbassa
e senza gabbia il motore si ferma.
£
X
momento di beccheggio
138
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
139
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
La grandezza dell‘ angolo di base del motore dipende dal numero dei
poli, dal numero dei tratti e dalla modalità di funzionamento (angolo di
base completo o dimezzato).
Angolo di base del motore tipici si trovano nell’intervallo fra 1,8° e 45º.
^[[
a giro.
Il numero di giri dipende, quindi, dall‘angolo di base del motore e dalla
frequenza con la quale i singoli avvolgimenti vengonoeffettuati (serie di
connessioni).
140
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel caso di motori multifase con grandi angoli di base (da circa 7,5 º), lo
'&
che i poli delle due bobime statoriche cambiano uno dopo l’altro. Il rotore
ha lo stesso numero di poli.
Il rotore consiste di due singole ruote,i poli salienti del rotore, che fuori
hanno denti. I poli salienti del rotore sono sfalsati di mezzo dente. Se lo
statore non viene attraversato dalla corrente il rotore è in posizione di
arresto.
Per consentire il passaggio della corrente nei singoli avvolgimenti del
]
-
tato un solo avvolgimento, nel caso dicomando a due sezioni, vengono
sollecitati due avvolgimenti simultaneamente.
Il conteggio dei singoli contatti, così come il corretto ordine di avvolgimento
nel circuito è regolato da un microcontroller (driver).
Per garantire che il motore sotto carico possa essere avviato senza errori,
la coppia massima di avviamento non va superata. L‘accelerazione (in
termini di numero di giri desiderato) deve avvenire lentamente in parti-
colare nella rampa di accelerazione e decelerazione.
Nel caso del motore multifase, il carico massimo durante il servizio viene
chiamata coppia a pieno carico. Ad un carico di notevole entità corris-
ponde un grande angolo di carico che determina la rotazione dell‘indotto.
L‘angolo di carico può raggiungere al massimo l‘ampiezza corrispondente
a un passo.
I motori multifase hanno un basso rendimento sebbene esistano mec-
£
motori multifase vengono usati ad es. nelle stampanti o per gli attuatori.
141
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
L1
L2
L3
PE
elementi
Schalt-
di coman- Schaltstellung
doglied L 0 R
A
B
C
L1
L2
L3
D
E
A B C D E F
F
W
U
V
Schaltglied offen
Schaltglied geschlossen
PE
M
3˜
%#
Y
#
142
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Per motori più grandi è necessario una rotazione anodica di avvio. Questi
motori raggiungono lo stato di servizio in più passi e quindi la corrente
d’avviamento può essere limitata eventualmente con l‘ausilio di una
ulteriore resistenza.
L‘apparecchio in cui è inserita la resistenza viene chiamato starter. Se è
inserita anche una protezione contro il sovraccarico di corrente, tutto il
dispositivo viene chiamato motore starter.
;; ¿
connessione avviamento stella-triangolo. Per realizzarla, il motore deve
essere adatto alla connessione a triangolo con 400 V.
143
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel caso di uso del relè è necessario un relè di rete per fornire la tensione
la tensione e due relè, rispettivamente a stella e a triangolo, perle due
modalità di commutazione . Durante l’avviamento del motore, accanto al
releè di rete, viene commutato anche il relè a stella. Il relé a stella dopo
un periodo di tempo predeterminato viene spento con un dispositivo
appositamente previsto e subeentra il relè a triangolo.in un sistema di
commutazione automatica.
Un’altra possibilità per limitare la corrente elettrica in fase di avviamento
è l’uso di reattori. Questi dispositivi vengono commutati come resistenze
con induzione di cortocircuito.
#
;_ ¿
L1
U
L1
U
230 V 400 V
L3 L2
W V
W V
L3 L2
avvio
Anlauf operazione
Betrieb
144
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
essere usati resistenze addizionali. Questi tipi di connessione spesso
vengono usati se i motori sono commutati a stella e in questo caso ven-
gono chiamati avviatori a punto neutro. Quando il motore viene avviato
le resistenze sono però soggette a surriscaldamento.
Nei motori piccoli che potrebbero essere avviati direttamente, qualche
volta viene inserita una resistenza in un conduttore della linea di allac-
ciamento che viene superata al termine della fase di avviamento.
L1 L1
L2 L2
L3 L3
PE PE
F1 F1
S1 S1
U1 V1 W1
PE
K1
M1
M
3˜
U2 V2 W2
R1
PE
M1
M
3˜
145
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
della tensione sinusoidale.
'
X £
l’andamento della tensione sinusoidale.Il controllo dell‘angolo di fase, nel-
la prima parte caratterizzata da tensione alternata sinusoidaledetermina
l‘assenza di passaggi di corrente nel motore. Soltanto dopo un arco di
tempo, il resto della curva sinusoidale viene lasciato libero. La tensione
£
Nel caso del regolazione di taglio in fase discendente, l’inizio della curva
sinusoidale rimane originale. In questo caso la tensione risultante viene
£
per lo zero della curva sinusoidale.
Il settore di controllo è una combinazione di angolo di fase e Abschnitt-
steuerung. La parte intermedia della curva sinusoidale rimane inalterata.
La sua ampiezza viene indicata come tensione risultante.
U, I
regolazione di taglio, fase ascendente
Anschnittsteuerung
U, I
Abschnittsteuerung
regolazione di taglio, fase discendente
U, I
regolazione di taglio, segmento
Sektorsteuerung
146
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
£
147
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Nel maggior numero dei casi vengono usati circuiti a ponte parzialmente
comandati. In questi casi veine sostituito soltanto un diodo con un triac.
Collegando un motore a corrente continua con la rete trifase di corrente
perdite più basse dell‘eventuale utilizzo di resistenze.
148
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
&
£
dall‘angolo di fase o l‘ Abschnittssteuerung.
Gli interruttore a reostato (dimmer) hanno la stessa modalità di funzio-
namento e sono adatti a motori per i quali è stata eseguita anche la
regolazione dei giri.
L1 L2 L3
D1 Q1
D2 Q2
D3 Q3
M1
2D2 2D1 A2 M A1 1D2 1D1
149
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Sono utilizzati come dispositivi per la sicurezza dei motori, anche le la-
miere bimetalliche. L‘ assorbimento elevato di corrente determina il riscal-
damento e il cambiamento di forma del bimetallo. I contatti si aprono e il
motore viene spento. Tale fenomeno viene chiamato disgiunzione termica.
Il riscaldamento delle lamiere di bimetallo ha bisogno di un certo tempo.
Nel caso dei interruttori salvamotore con bimetallo questo ritardo è desi-
derato per evitare reazioni indesiderate nell‘ipotesi di innalzamento della
corrente durante l’accensione o durante un breve sovraccarico.
>
reagisce nel caso di cortocircuiti.
La presenza di archi elettrici durante un cortocircuito può aggirare il
sistema salvamotore, superando i contatti aperti.
Per questo motivo anche nell‘ipotesi di utilizzo di interruttori salvamotori
deve essere usato un certo numero di fusibili.
150
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
L1 L
L2
L3
F2
PE
F1
S1
K1
S2 K1
B1
B1
K1
PE
M1
M
3˜ N
151
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
} ;__ ¶ "
\
Æ ;[¶ "
-
stenti al caldo)
152
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
nominali. Le condizioni di azionamento di una macchina sono indicate
sotto.
153
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
;[[[ ²
-
cuitare e da collegare a terra nella fase 4. L’impianto necessario per tale
fase deve essere collegato prima con la terra e poi con l’impianto.
154
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
Per evitare accidenti con energia elettrica parti dell’impianto sotto ten-
sione non vanno toccati. Si divide fra il contatto diretto bipolare, durante
il quale la corrente attraversa un conduttore, il corpo e poi un altro con-
duttore; e il contatto unipolare. In questo caso la corrente attraversa il
corpo arrivando in terra.
Una protezione dal contatto diretto accade con l’isolazione di parti sotto
tensione o tramite la copertura di questi pezzi. Tramite ostacoli va evitato
un contatto casuale.
Nel caso di uno sbaglio di isolamento una parte della corrente non tor-
nerebbe sul … (Summenstromwandler) e l’impianto di sicurezza parte.
Questo succede spesso con un … (Bemessungsdifferenzstrom) di 30
mA. Questa corrente non dovrebbe poter causare un incidente mortale.
155
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
~
$ &
-
cuito o dispersione verso terra. Tali fenomeni possono essere isolati o
Si parla di contatto di massa nell‘ipotesi di assenza di tensione prodotto
da isolamento con conseguente danneggiamento della macchina. Tale
&
contatto con la terra, generando una tensione fra la posizione di contatto
con il conduttore e un punto a breve distanza.
Per certi ambiti si utilizzano tensioni ancora più basse (25 V tensione
alternata o 60 V tensione continua). In tali casi una protezione per evitare
un contatto diretto non è necessaria.Rientrano in tale ambito i sistemi
di funi e cordeper lampade alogene a bassa tensione e le ferrovie di
piccole dimensioni.
156
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
157
Azionamenti elettrici e controlli automatici
Minos
158
MECCATRONICA
Moduli 5 - 8
componenti meccatronici
sistemi meccatronici e
funzioni
attivazione, sicurezza e
teleservizio
manutenzione remota e
diagnosi
Manuale
(concetto)
www.minos-mechatronic.eu
Partners per la creazione, valutazione e diffusione dei progetti
MINOS e MINOS**.
Manuale
(concetto)
Wojciech Kwaśny
Andrzej Błażejewski
Politecnico di Wroclaw,
Polonia
www.minos-mechatronic.eu
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Contenuto:
Contenuto: ................................................................................................... 3
1 Sensori ad induzione ...................................................................... 6
1.1 Nozioni di base ................................................................................................. 6
1.2 Principio fisico.................................................................................................. 7
1.2.1 Il circuito risonante ............................................................................................. 7
1.2.2 Il circuito risonante elettronico.......................................................................... 10
1.3 Schema base .................................................................................................. 11
1.3.1 Principio di funzionamento ............................................................................... 11
1.3.2 Coefficienti di correzione .................................................................................. 14
1.3.3 Tecniche d’istallazione ..................................................................................... 14
1.4 Tipi speciali di sensori................................................................................... 16
1.4.1 Sensori anulari ad induzione ............................................................................ 17
1.4.2 Sensori insensibili al campo magnetico............................................................ 18
1.4.3 Sensori per condizioni ambientali severe ......................................................... 19
1.5 Rilevamento della direzione del moto .......................................................... 19
1.6 Sensori NAMUR.............................................................................................. 20
1.7 Sensori ad induzione analogici..................................................................... 22
1.8 Alimentazione in corrente continua (DC) ..................................................... 23
1.9 Alimentazione in corrente alternata (AC) ..................................................... 23
1.10 Tecnica di collegamento dei sensori............................................................ 24
1.11 Protezione e sicurezza dei sensori ............................................................... 26
1.12 Collegamento dei sensori ad una rete di comunicazione........................... 27
1.13 Applicazioni .................................................................................................... 28
2 Sensori capacitivi ......................................................................... 30
2.1 Nozioni di base ............................................................................................... 30
2.2 Principio fisico................................................................................................ 31
2.3 Funzionamento del sensore capacitivo ....................................................... 33
2.4 Tipi di sensori capacitivi................................................................................ 37
2.5 Influenza del materiale dell’oggetto.............................................................. 38
2.6 Soppressione dei disturbi ............................................................................. 41
2.7 Applicazioni .................................................................................................... 41
3 Sensori ultrasonici........................................................................ 45
3.1 Nozioni di base ............................................................................................... 45
3.2 Principio fisico................................................................................................ 46
3.2.1 Propagazione delle onde acustiche nell’aria .................................................... 46
3.2.2 Influsso dell'ambiente ....................................................................................... 49
3.2.3 Trasduttori acustici ........................................................................................... 51
3.2.4 Generazione delle onde ultrasoniche ............................................................... 53
3
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
4
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
5
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
1 Sensori ad induzione
1.1 Nozioni di base
I sensori ad induzione rappresentano il gruppo di sensori più diffusa-
mente impiegato nei sistemi di automazione per controllare la posizio-
ne, lo spostamento ed il moto di meccanismi di macchine ed attrezza-
ture. I sensori ad induzione sono la scelta ideale per molte applicazioni
in virtù della loro forma compatta, dell’affidabilità di funzionamento e
del montaggio semplice nell’impianto.
L C
6
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Nello stato iniziale il circuito LC che consiste della bobina L e del con-
densatore C è aperto e l’energia totale è accumulata negli elettrodi del
condensatore caricato (istante 1 nella Figura 1.2). Quando si chiude il
circuito, il condensatore inizia a scaricarsi e la corrente I inizia a circo-
lare nel circuito. L’intensità di corrente varia da zero fino a Imax. A que-
sto punto tutta l’energia del condensatore viene accumulata nella bobi-
na (istante 2 nella Figura 1.2). Anche se il condensatore è ormai scari-
co, nel circuito circola ancora corrente nella stessa direzione. Questa
corrente, la cui fonte è l’autoinduzione della bobina, carica il condensa-
tore e così l’energia viene trasferita al condensatore. Quando la carica
del condensatore è massima, la corrente si annulla nel circuito (istante
3 nella Figura 1.2). Lo stato finale è del tutto simile allo stato iniziale,
ma il condensatore è caricato all’inverso e la corrente circola nella di-
rezione opposta. Nel circuito LC hanno dunque luogo le oscillazioni ac-
coppiate del campo elettrico del condensatore e del campo magnetico
della bobina.
7
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
-C
t
L I +
- C L I +
++ --
L --C L C L ++ C
EL=0 EC=E EL=E EC=0 EL=0 EC=E
8
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
In verità avvengono sempre perdite di energia nei circuiti LC, dovute al-
la resistenza elettrica della bobina e del condensatore. A causa di tali
perdite, le oscillazioni del circuito risonante con resistenza (RLC) ven-
gono smorzate (Figura 1.3). Le oscillazioni del circuito risonante pos-
sono essere mantenute costanti se il circuito viene alimentato da una
fonte esterna con una tensione sinusoidale. L’ampiezza delle oscilla-
zioni è massima quando la frequenza delle onde esterne è pari alla
frequenza propria del circuito LC.
1
f f0
2 LC [Hz],
dove:
L – induttanza [Henry],
C – capacità [Farad].
a) b) c)
LC RLC RLC
L L
L C R C G R C
Figura 1-3 Oscillazioni dei circuiti LC e RLC: a) circuito LC non smorzato, b) circuito RLC senza fonte
esterna, c) circuito RLC con una fonte esterna di tensione sinusoidale
9
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
+U UD
UD Q=10
C1
L
C2 Q=1 ω
ω0
1 2 3
Figura 1-4 Il circuito risonante elettrico: a) generatore LC con un amplificatore, che compensa lo
smorzamento, b) livello del segnale di uscita per due diversi valori di Q
10
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Oggetto
Conducting
guida
object
Campo
magnetico
Magnetic
della field
corrente
of eddy currents
indotta
Coil
Bobina
magnetic
field
magnetica
Coil
Bobina
Amplitude Amplitude Ferromagnetic
core
Amplitudine amplitudine
„core”
Time Time
ferromagnetico
Tempo Tempo
Figura 1-5 Effetto di un oggetto metallico nel campo magnetico della bobina avvolta sul nucleo di ferrite
11
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
S
Sn Metal
ON
OFF
H
Sn + H
12
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
50
40
Sn [mm]
30
20
10
0
0 10 20 30 40 50 60 70
D [mm]
Figura 1-7 Relazione tra il diametro della bobina ed il raggio d’azione nominale per i comuni sensori ad
induzione
13
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
La sensibilità del sensore dipende dalla sua forma costruttiva. Per sen-
sori cilindrici si hanno forme costruttive di base:
- schermata – la bobina del circuito risonante è inserita in una bus-
sola che forma la testa del sensore ed è a contatto con questa,
- non schermata – la bobina sporge all’esterno dell’alloggiamento,
coperta soltanto da un involucro protettivo di plastica.
I sensori con la bobina non schermata sono più sensibili agli oggetti
metallici nella loro vicinanza.
Steel St37
Un sensore cilindrico non coperto su tre lati è sensibile per oggetti me-
tallici. Perciò il sensore va un po’ tirato fuori. Così la zona libera ripren-
de anche le parti del sensore. In questo caso la distanza minima tra
sensori dovrebbe essere più grande di 3xD, per evitare l’influsso a vi-
cenda.
a) b)
Distance Y [mm]
X
Y
0
0
Distance X [mm]
Detected
2Sn
object
3Sn 3Sn
Figura 1-9 Sensori ad induzione con bobina schermata e non schermata, a) caratteri-stica, b) raccomandazioni
per il montaggio
f = 1 /(t1 + t2)
Sn/2 UD
D
D D
2D
t1 t2 t1 t
Figura 1-10 Le condizioni prescritte dalla Norma Europea 50010 per stabilire la frequenza massima del
segnale d’uscita di un sensore ad induzione
16
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
25
diameter/length ratio [mm]
Diameter
20
Minimum object
Length
15
10
0
0 20 40 60 80 100
Figura 1-11 Sensore anulare ad induzione, a) installaione, b) relazione tra la grandezza del sensore e la
grandezza minima dell’oggetto da rilevare
17
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Plastics
Bobina di
bobbin
plastica
Coil
bobina
Low permeability
Bassa permeabilità
core
Figura 1-12 Bobine per sensori ad induzione insensibili a forti campi magnetici esterni
18
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
I sensori che lavorano sotto alta pressione devono avere un solido in-
volucro rigido che protegge i circuiti elettronici interni. La superficie an-
teriore viene protetta con un disco di ceramica resistente all’usura. Dal
momento che la costruzione richiede un arretramento della bobina il
raggio d’azione del sensore si riduce. L’oscillatore va quindi opportu-
namente modificato per compensare questo effetto. In condizioni nor-
mali un sensore modificato di questo tipo avrebbe un raggio d’azione
molto maggiore dei sensori standard.
19
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
U1
U2 t
t
U1
U2 t
Figura 1-13 Riconoscimento della direzione di moto con due sensori standard o un sensore bistabile
20
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
I<=6mA - maximum current +
5
4 No
Current [mA]
damping
3
2,1mA
2 Allowable
zone L1
1 1,2mA
Damping Disconnection L2
_
S [mm]
21
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
L C
IA = 0-20mA
SENSOR
Sensore di OSCILLATOR
Circuito LINEARISATION
Circuito di OUTPUT
Uscita
testaHEAD CIRCUIT
Oscillatore CIRCUIT
linearizzazione CIRCUIT
Al St 37
Current [mA]
0 1 2 3 4 5 6
S [mm]
22
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Uss ≤ 0.1UD
a) b)
NPN
U Uss +
RL
-
UD
Uss <= 0.1Uśr
PNP
+
t RL
-
Figura 1-16 Sensori ad induzione con alimentazione in corrente continua, a) tensione della parte della rete, b)
collegamento fra il sensore e la resistenza RL.
23
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
WRONG RIGHT
RL
24
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
DC DC/AC
+
+ - (+)
+/- N
-
+ (+)
-
(+)
+ RL
RL
-
25
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
DC DC AC
+
+ - +
+ -
RL
- -
RL
+ RL +
- -
+ +
- -
26
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
RP=U/Imin P=U2/RP
Leakage current [mA]
1.5 RL
1.0 RP
0.5
0 100 200
Supply voltage [V]
Figura 1.20: La corrente di perdita nel circuito quando il sensore ad induzione è spento con alimentazione
in corrente alternata
Grazie alle reti, parte dei segnali può essere elaborata ai livelli bassi
(più vicini alle linee di processo) creando sistemi di controllo distribuiti.
Gli elementi base di una rete sono i moduli d’input / output (I/O) con di-
verse interfacce. Un modulo ha un indirizzo di rete unico e permette
una trasmissione di dati molto rapida. Questo è molto importante al li-
vello di attrezzature e sensori laddove è richiesta una complessa ela-
borazione dei dati e sono necessari tempi di decisione rapidi.
Multi-core cables
2-core wire
Junction
box
3-core cable:
power, Junction AS- I
signal, box
GND
1.13 Applicazioni
28
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
29
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
2 Sensori capacitivi
2.1 Nozioni di base
I sensori capacitivi usano un campo elettrico per rilevare la presenza di
oggetti nel loro campo d'azione. Possono rilevare sia oggetti di metallo
sia oggetti che non conducono la corrente elettrica (ad es. di materiale
plastico). Un sensore capacitivo può rilevare un oggetto che si trova
dietro una parete di materiale non conduttore. Perciò viene usato per
riconoscere un fluido o un granulato in un serbatoio. I sensori capacitivi
sono comunemente impiegati come sensori di prossimità, ma possono
anche generare un segnale proporzionale alla distanza tra l’oggetto e il
sensore. Il raggio d'azione del sensore capacitivo è 30 mm (60 mm per
versioni speciali).
OBIECT SENSORS
ELEKTRODES
P
S
Sensore di Circuito
OSCILLATOR Circuito
DETECTIONdi Uscita
OUTPUT
SENSOR
testa oscillatore detenzione
HEAD CIRCUIT CIRCUIT CIRCUIT
30
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
εr ε o S
C=
d .
dove:
a) b)
U B
C U/2
ε0 d/2
C ε0
U/2 ε0 d/2
ε0 d/2
A 0 U B
0 A
Figura 2-2 a) il condensatore con elettrodi A e B affacciati, b) il condensatore aperto con elettrodi A e
B, disposti sullo stesso piano
31
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Gli oggetti non conduttori (isolanti) che entrano nel campo elettrostati-
co del condensatore aperto aumentano la sua capacità in maniera
proporzionale alla costante dielettrica dell'isolante (Figura 2.3b). La
capacità del condensatore viene aumentata perché le constanti dielet-
triche dei fluidi o di corpi solidi sono sempre maggiori della costante
elettrica dell’aria (εair =1).
C
CONDUCTING C B
A
a)
MATERIAL
+
AC CB
A + - B
NONCONDUCTING εr
b) A εr B
MATERIAL
+
A + - B
Figura 2-3 Il campo elettrico del condensatore aperto per materiali conduttori e non conduttori
32
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
33
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Element
Elementi indivituati C U/2
being detected
ε0 s
Sensor
Area attiva del
active
sensore area 0 U 0
B A B
Gli oggetti non conduttori (di plastica, carta o vetro) aumentano la ca-
pacità propria del sensore perché le loro costanti dielettriche sono
maggiori della costante dielettrica dell’aria (Figura 2.5a). L’aumento di
capacità dipende dalla costante dielettrica dell’oggetto, ma è comun-
que ridotto. Perciò anche il raggio d’azione del sensore è ridotto.
34
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
SENSORS
OBIECT ELEKTRODE
SENSORS
a)
εr εr
ELEKTRODE
S
EXTERNAL EXTERNAL
ELEKTRODE ELEKTRODE
SENSORS SENSORS
OBIECT
S ELEKTRODE ELEKTRODE
S
b) S
S EXTERNAL
EXTERNAL
ELEKTRODE ELEKTRODE
SENSORS SENSORS
OBIECT ELEKTRODE
ELEKTRODE
2S
c) S EXTERNAL
EXTERNAL ELEKTRODE
ELEKTRODE
Figura 2-5 Struttura capacitiva del sensore: a) per un oggetto non conduttore, b) per un oggetto conduttore
senza collegamento a massa, c) per un oggetto conduttore con collegamento a terra
35
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
36
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
37
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a)
b)
38
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
0 40 50 60 70 80
Switching range
39
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Materiale εr
Alcool 25,8
Bachelite 3,6
Petrolio 2,2
Cellulosa 3
Legno 2 ... 7
Gomma morbida 2,5
Gomma siliconica 2,8
Gomma vulcanizzata 4
Marmo 8
Mica 6
Olio per trasformatore 2,2
Carta 2,3
Cartone 4,5
Paraffina 2,2
Plexiglas 3,2
Poliammide 5
Polietilene 2,3
Polipropilene 2,3
Polistirolo 3
Porcellana 4,4
Vetro 5
Teflon 2
Aria, vuoto 1
Acqua 80
Tabella 2-1 La costante dielettriche εr di differenti materiali non conduttori
40
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Campo di
compensazione
Campo del sensore
Elettrodo di
compensazione
Elettrodo esterno
Interferenza di
inquinamento
2.7 Applicazioni
41
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 2-10 Sensore per individuare e rimuovere dalla linea bottiglie non completamente piene
42
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 2-12 impiegati per controllare il livello del fluido in serbatoio o in un tubo
43
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 2-13 Sensore usato per individuare vuoti imballaggi di carta su un nastro trasportatore
44
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
3 Sensori ultrasonici
3.1 Nozioni di base
I sensori ultrasonici vengono usati sia per individuare oggetti, indipen-
dentemente dal loro colore o dal materiale di cui sono costituiti, sia per
controllare l’altezza di un fluido, anche se trasparente. Vengono usati
in ambienti polverosi dove i sensori ottici non possono essere usati. I
sensori ultrasonici generano un ultrasuono e misurano l’arco di tempo
tra l'invio del segnale e la ricezione dell'eco rinviato. Questo arco di
tempo è proporzionale alla distanza fra oggetto e sensore. Per questo
principio di funzionamento, la frequenza di scansione del segnale
d’uscita deve essere minore rispetto a quella del rivelatore (da alcuni
Hertz anche fin oltre 100 Hz).
45
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
V = λ·f [m/s]
47
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
S=V·t/2
48
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
49
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
50
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
b)
51
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
l = d·U [m]
Superficie
metallizzata
Ceramica
54
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-10 Onda ultrasonica: a) sezione longitudinale del raggio lungo l’asse del sensore,
Figura 3-12 Relazione tra la precisione della misurazione e la distanza tra l’oggetto e il sensore
56
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Trasduttore di emissione
Trasduttore di ricezione
57
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Segnale di ritorno
Amplitudine tempo di attesa
Durata Durata
dell’impulso dell’impulso
ti Ti
Riflessione
del segnale
58
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-15 Segnale di output del sensore a diffusione: a) prima del rilevamento dell’oggetto,
59
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
La zona morta si trova in prossimità del sensore dove gli oggetti non
vengono rilevati o dove l’individuazione non è affidabile. L’ampiezza
della zona morta dipende dal raggio di azione del sensore. Minore è il
raggio di azione del sensore più piccola è la zona morta.
60
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
61
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-17 Segnale di output di un sensore a sbarramento: a) prima di rilevare un oggetto, b) dopo il
rilevamento.
62
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-18 Oggetto che non viene rilevato da un sensore a diffusione e che può essere invece rilevato da un
sensore a sbarramento
64
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
65
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
66
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-21 Segnale d’output del sensore di riflessione a) prima di individuare l’oggetto, b) dopo
l’individuazione del oggetto
67
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Questi sensori vengono usati per oggetti costituiti da materiale che as-
sorbe bene il suono (come cotone, gomma, tessuto ecc.) o se l’angolo
tra la superficie frontale dell’oggetto e l’asse del sensore non è 90 °.
Figura 3-22
Interruzione delle onde acustiche prodotta da oggetti che diffondono onde acustiche (a) o che le assorbono
68
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Elementi di riflesso
oggetto
riflettore
Figura 3-23 Sfruttamento dell'onda ultrasonica riflessa per riprendere un oggetto assorbente
69
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a)
b)
Figura 3-24 Sensore con due trasduttori: a) funzionamento a diffusione, b) funzionamento a riflessione
70
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
71
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Raggio di misura
Figura 3-26 Variazione del segnale di output connessa al cambiamento della distanza da un oggetto
72
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Applicazioni
Figura 3-27 Controllo del livello di un fluido in contenitori di vetro con un sensore a diffusione
73
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-28 Misurazione del livello di un fluido con un sensore ultrasonico analogico
74
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-29 Conteggio degli oggetti su di un nastro trasportatore con un sensore a sbarramento
75
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-31 Misura della dimensione di oggetti o dell’altezza di una pila con un sensore ultrasonico analogico
76
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
77
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-33 Controllo della distanza di sicurezza con sensore a diffusione per evitare collisioni
Figura 3-34 Controllo della tensione di una cinghia mediante sensore a diffusione
78
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 3-35 Misura del diametro di una bobina di carta mediante sensore ultrasonico analogico
Figura 3-36 Conteggio di oggetti che diffondono onde sonore o che le assorbano su un nastro trasportatore
mediante un sensore a riflessione
79
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
4 Sensori ottici
4.1 Caratteristiche costruttive
I sensori ottici utilizzano un raggio di luce per rilevare oggetti nel loro
raggio d’azione. Possono rilevare oggetti di materiale qualsiasi che si
trovano da alcuni millimetri fino ad alcune decine di metri di distanza
dal sensore. Questi sensori reagiscono quando il raggio luminoso da
essi generato viene interrotto o riflesso. Le variazioni nel raggio lumi-
noso vengono trasformati in un segnale elettrico che controlla l’output
del sensore.
80
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Gli elementi di sensori citati sopra si trovano in uno o due involucri se-
parati. Questo dipende dal modo in cui l’oggetto viene rilevato, ossia se
interrompe (configurazione A) o riflette il raggio di luce (configurazioni
B e C).
4.2.1.1 La luce
Dal punto di vista della fisica si chiama luce la luce visibile, la luce ul-
travioletta (la cui lunghezza d’onda è minore di quella della luce visibi-
le) e la luce infrarossa (la cui lunghezza d’onda è maggiore di quella
della luce visibile) (Figura 4.3). La luce visibile è parte della radiazione
elettromagnetica, che è percepita dall’occhio umano. La sua lunghezza
d’onda è compresa nell’intervallo 380-770 nm.
81
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 4-3 Intervallo della radiazione elettromagnetica usato nei sensori ottici
82
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
La sensibilità dell’occhio umano è diversa per ogni colore della luce vi-
sibile. La sensibilità è massima per il colore giallo (Figura 4.4).
L’infrarosso e ultravioletto non vengono affatto visti dall’uomo.
Nei sensori ottici viene usata più comunemente luce rossa o infrarossa.
Figura 4-4 Sensibilità relativa dell’occhio umano a diversi colori della luce visibile
83
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Light
n
io
ct
fle
Re
Refraction
84
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
3. diffusa – la luce viene riflessa in tutte le direzioni (ad es. da una su-
perficie ruvida).
4.2.2 Emettitori
Gli elementi ottici sono realizzati con semiconduttori e si dividono in
due gruppi: fonti di luce (emettitori) e fotorilevatori. Il funzionamento di
questi elementi è basato su fenomeni ottici fondamentali: l’emissione di
fotoni ad opera degli emettitori e l’assorbimento di fotoni nei rilevatori
colpiti dalla luce.
- diodi emettitori di luce, LED (da Light Emitting Diode), che emettono
una luce visibile con una lunghezza d’onda inferiore ai 780 nm;
housing n
cathode
anode p
1,5
Relative light intensity
1,0
0,5
0 10 20 30 40 50 60
Drive current
86
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
1,0
GaAs
0,5
GaP
GaAsP
0
400 500 600 700 nm 800
Wavelength
Sia i LED che generano una luce visibile sia quelli che producono una
radiazione infrarossa vengono utilizzati come emettitori nei sensori otti-
ci. La luce visibile facilita la regolazione del sensore. I sensori che e-
mettono impulsi infrarossi hanno una potenza assorbita bassa, un’alta
precisione e un ampio raggio d’azione. Il contenitore dei LED viene
normalmente prodotto con plastica trasparente, opaca, trasparente o
87
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
colorata (dello stesso colore della luce emessa dal diodo). All’estremità
del contenitore si trova una lente convergente, anche questa di plasti-
ca, che condensa il raggio di luce e garantisce una caratteristica ango-
lare della radiazione ottimale (Figura 4.9).
Figura 4-9 Forme tipiche dei LED e caratteristica angolare della radiazione del diodo
corrente
Current
Diode
Margine
deledge
diode
Giunzione p-n
OP p-n junction
TIC
AL
RE
SO
NA
TO
R
Luce
Light
Amplitudine
Durata
dell’impulso
Diode
Segnale di ritorno
tempo di attesa
Durata
dell’impulso
edge
ti Ti
Riflessione
del segnale
I sensori ottici nella maggior parte dei casi contengono diodi laser che
emettono luce visibile (λ = 635690 nm).
89
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Intensity
90
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
4.2.3 Fotorilevatori
4.2.3.1 Fotodiodo
I rilevatori sono costituiti da semiconduttori (spesso fotodiodi o foto-
transistor) e trasformano l’energia di luce prodotta da un emettitore in
energia elettrica.
I
0.9 I
0.1 I
Idarc
tr tf
Time
91
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Superfice
Optical ottica
surface
Radiation
Radiazione
Condenser
Contatto
Contact
R Absorber
Base
+
Contatto Heterojunction
Giunzione
Electrical
Superficie „hetero”
surface
elettrica
92
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Luce Rivestimento
Light Antireflection
antiriflesso
coating
Contatto
Contact
Insulator
Isolante
p Absorption
R Strato d’assorbimento
layer
Electric
Campo elettrico
+ n
field
Contatto
Contact
93
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
L
Light
x
A B
p
n
+ M
IA IB
94
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Length
PIXEL element
IMAGED spot
INTENSITY
4.2.3.4 Fototransistore
95
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
100
%
80
Light intensity
60
40
20
0
400 600 800 1000 nm
Wawelength
Figura 4-17 Caratteristica spettrale e simbolo dei fototransistori
96
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 4-18 Tipologie costruttive di barriere ottiche unidirezionali: a) con sensori in alloggiamenti cilindrici, b)
con sensori in alloggiamenti prismatici
Il raggio di luce efficace dipende dal diametro delle lenti nel trasmettito-
re e nel rilevatore (Figura 4.19). Un oggetto viene rilevato quando co-
pre almeno il 50% di questo raggio.
a) Riflettore
Reflector
Receiver (R)
Emitter (E)
b)
Riflettore
Reflector
Receiver (R)
Emitter (E)
Figura 4-20 Tipologie costruttive di barriere ottiche a riflessione: a) con sensori in alloggiamenti cilindrici, b)
con sensori in alloggiamenti prismatici
98
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
Figura 4-22 Riflessione della luce: a) con un sistema a due specchi, b) con un sistema a tre specchi#
99
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Il raggio d’azione efficace dipende dal diametro delle lenti nel trasmetti-
tore e nel rilevatore e dalla superficie del riflettore (Figura 4.23)
Reflector
Receiver (R) Effective Beam
Emitter (E)
Emitting Beam
100
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Oggetto
Oggetto
101
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
10
(relative units) sodium discharge lamp
3 8
6
2
4
intensity
1
intensity
100 300 500 700 900 1100 300 400 500 600 700 800
Wavelength [nm] Wavelength [nm]
c)
10 fluorescent lamp
(relative units)
4
intensity
Figura 4-25 Fonti di luce artificiale e le loro caratteristiche di spettro: a) lampadina ad incandescenza , b)
lampada a vapori di sodio, c) lampada fluorescente
103
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Emitter ON T=1/f
Emitter supply
Emitter OFF
Time
104
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Sia la luce naturale sia la luce emessa dai LED non è polarizzata. Se
la luce attraversa un filtro di polarizzazione resta soltanto quella parte
del raggio che ha la direzione del filtro. Se un raggio di luce che già ha
attraversato un filtro con polarizzazione orizzontale (Figura 4.27a) at-
traversa un filtro con polarizzazione verticale viene smorzato del tutto.
105
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) Light
source
Normal light
Polarizing filters
Polarized light
Light
b) source
Normal light
Diffuse surface
Polarized light
Depolarized light
Light
c) source
Normal light
Mirror surface
Polarized light
Figura 4-27 Polarizzazione della luce: a) spegnimento di un raggio di luce con due filtri, b) riflessione della
luce polarizzata su di una superficie diffondente, c) riflessione della luce polarizzata su di uno specchio
106
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Switching output ON
Time
Unstable Protected Unstable
range operating range range
Figura 4-28 Relazione fra l’intervallo di sicuro funzionamento del sensore ottico ed il margine operativo
107
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Time
Output ON
108
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Diffuse sensor
ON H OFF
Receiver (R)
Emitter (E)
Object
Hysteresis H
Detecting distance S
Figura 4-30 Relazione tra isteresi e la distanza fra il sensore a diffusione e l’oggetto rilevato
109
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a)
Emitter Receiver
(E) (R)
Max. sensing
distance
b) Reflector
Receiver (R)
Emitter (E)
Max. sensing
distance
c)
Object
Receiver (R)
Emitter (E)
Max. sensing
distance
Figura 4-31 Distanza massima di funzionamento: a) barriera ottica unidirezionale, b) barriera ottica a
riflessione c) sensore a diffusione
110
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Receiver (R)
Emitter (E)
Dead Minimum
zone sensing distance
Figura 4-32 Distanza di lavoro minima per le barriere ottiche a riflessione e per i sensori a diffusione
Se gli spazi vuoti tra gli oggetti da rilevare sono più stretti di un oggetto
il tempo di passaggio dello spazio davanti al sensore è più importante.
Questo tempo deve essere molto più lungo che il tempo di rilascio del
sensore impiegato, indicato nel catalogo.
112
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
113
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 4-34 Intersezione dell’asse ottico dell’emettitore e del rivelatore per limitare la finestra di rilevamento
114
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
M
Optics
ea
Output
su
r
in
g
ra
ng
e
L min
Object 2
Foreground suppresion
area
L max
Background suppresion
area
Object 3
115
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
White paper
Black paper
Figura 4-36 Relazione tra il raggio d’azione ed il colore della superficie riflettente
116
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
117
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Light ray
Cladding
Refractive index – n2
Cable jacket
Raggio di luce
Rivestimento
Core
Refractive index – n1
n1 > n1
I cavi a fibre ottiche possono contenere una, due o più fibre (Figura
4.39).
118
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Fibre
Cable jacket
Filling
Ad ogni estremità della fibra ottica si trova una testa cilindrica di metal-
lo o una biforcazione per il collegamento ai sensori. Ne esistono due
tipi: per connessioni di passaggio e connessioni di derivazione (Figura
4.40).
119
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a)
Optical
Fibra ottica fibre
Head
Testa del of receiver
ricevitore
b)
Optical
Fibra ottica fibre
TestaSensing
del rilevatorehead
120
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Rilevatore
Figura 4-41 Tipi di sensori con fibre ottiche: a) ottica unidirezionale, b) sensore ottico
Grazie alle ridotte dimensioni della testa della fibra ottica tali sensori
possono riprendere oggetti molto piccoli ed essere istallati dove non
c’è abbastanza spazio per altri tipi di sensori. Inoltre possono lavorare
nei liquidi infiammabili ed in luoghi dove c’è pericolo di esplosione. Non
sono sensibili alle vibrazioni e a stress meccanici. Perciò possono es-
sere istallati su meccanismi mobili.
Un LED che emette luce rossa visibile o infrarossa può essere utilizza-
to come fonte di luce. Il diametro esterno di un cavo a fibra ottica stan-
dard è di 2,2 mm e la sua lunghezza è normalmente inferiore a 2 m.
121
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Object
Output ON
Output OFF
Output ON Object Receiver (R)
Receiver (R) Emitter (E)
Object
Emitter (E)
122
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Receiver
Y
Emitter
+Y
Emitter 0 0 Receiver
-Y
Distance X
123
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
i sensori ottici la frequenza massima viene definita sulla base del tem-
po di risposta e di rilascio che è indicato tra i dati tecnici di ogni senso-
re. Per questo calcolo si assume che i due tempi siano uguali.
fmax [Hz]
4.7 Applicazioni
Figura 4-44 Controllo della tensione di un nastro con sensori optoelettronico a sbarramento
124
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
125
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 4-46 Controllo del livello di fluido in un contenitore di vetro con un sensore optoelettronico a
riflessione con filtro di polarizzazione
Figura 4-47 Controllo dell’integrità di un utensile con una barriera di luce unidirezionale a fibre ottiche
126
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
5 Sensori magnetici
5.1 Nozioni di base
I sensori a campo magnetico rilevano principalmente oggetti a cui pos-
sono essere fissati magneti. Questo tipo di sensori viene ampiamente
impiegato nell’automazione industriale perché hanno un elevato raggio
d’azione e perché i loro piccoli involucri e chiusi ermeticamente posso-
no avere forme molto diverse.
L’elemento che reagisce al campo magnetico può essere, tra gli altri,
un contattore elettromagnetico chiuso ermeticamente (contatto Reed),
un elemento a semiconduttore (sensore ad effetto Hall), una magneto-
resistore o un materiale di caratteristiche magnetiche speciali.
Magnete
Magnet Element responding
to the magnetic field
S
N
DETECTION OUTPUT
CIRCUIT CIRCUIT
Y
X
127
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
N
S
I
Live conductor
a) b)
129
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
B = r Bo
a) b)
Generated Generated
magnetic magnetic
field field
External External
magnetic magnetic
field field
a) b)
Glass S
N
Gap N S
casing
N
Lead S
Neutral
gas Contact
c)
+
ODBIORNIK C R ODBIORNIK C R -
~
-
+
ODBIORNIK D ODBIORNIK W -
~
Figura 5-5 Contatto Reed: a) schema, b) effetto del campo magnetico, c) mezzi di protezione (condensatore C,
resistenza R, diodo D, variatore W)
131
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
ON ON ON ON ON
A B C A C
Figura 5-6 Posizioni in cui le lamelle di un contatto Reed possono essere chiuse, quando un magnete viene
spostato parallelamente all’asse del contatto
VH = RHBIc/d
dove:
RH – costante di Hall (che indica la mobilità dei vettori energetici)
d – spessore della piastra
132
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Nel convogliatore, che viene realizzato con una lega di cobalto, ferro e
pentossido di vanadio, si trovano due diversi volumi magnetici: un nu-
cleo e un guscio. Il nucleo ha le proprietà di un materiale ferromagneti-
co dolce (isteresi stretta) e la guaina di un materiale ferromagnetico
duro (isteresi larga) (Figura 5.9.).
L’effetto Wiegand viene usato nei sensori a campo magnetico per rile-
vare un movimento lineare o di rotazione degli oggetti.
134
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
U U
Magnetically 0 0 20μs
soft core
Time Time
Core
Magnetically Winding
Shell
hard shell
U
Figura 5-9 L’effetto Wiegand: a) “convogliatore dell’impulso” con la bobina, b) impulso elettrico prima e
dopo il cambiamento di direzione del campo magnetico esterno
135
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
OUTPUT
OFF
N
S
OFF
NO NO/NC
S
N H
Magnet
ON
Smax
ON
Reed contact
sensor
S
N
Y
X
Figura 5-10 sensori a campo magnetico con contatto Reed: a) schema e segnale di output, b) Smax – massimo
raggio d’azione, H - isteresi
136
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
N
S
S
N
S
N
Figura 5-11 Zone di commutazione del segnale di output in dipendenza dalla posizione e l'orientamento del
magneto
L’alloggiamento dei sensori a campo magnetico con contatto Reed
può avere forme diverse (cilindriche, prismatiche o molto complesse)
che dipendono dalle condizioni d’uso. La forma del sensore definisce
le direzioni in cui un magnete si può muovere. Per alcuni sensori il
magnete si deve muovere soltanto di fronte alla superficie frontale del
sensore. Per altri tipi di sensori il magnete si può muovere anche di
fronte alle superficie laterale del sensore.
I sensori con contatto Reed hanno tre contatti o soltanto due se non
hanno un LED di segnalazione dello stato. La frequenza massima di
commutazione del segnale di output è bassa ed e normalmente di
200-250 Hz. La corrente ammissibile che attraversa un contatto Reed
può arrivare fino a 3 A. Quando l’amperaggio è basso il sensore può
funzionare anche ad una tensione maggiore di 100 V.
137
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Magnet
Magnete
Semiconductor
Semi conduttore
Dispositivo di ingresso
Hall device
S
N
DETECTION OUTPUT
Circuito di Uscita
CIRCUIT CIRCUIT
detenzione
Y
X
138
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
a) b)
45o
R M1 R M2
Magnet
Magnete Wheatstone
Ponte di Weatstone
bridge o
45
S
N
R M3 R M4
DETECTION
Circuito di OUTPUT
Uscita
CIRCUIT
detenzione CIRCUIT
Y
X
Voltage
Alimenta GND
supply
zione Measuring
Misurazione Measuring
Misurazione
signal (+)(+)
del segnale signal
del (-)(-)
segnale
a)
Dispositivo
WiegandWiegand
device
DETECTION
Circuito di OUTPUT
Uscita
CIRCUIT
detenzione CIRCUIT
b)
Impulse
Impulsi Lead leads
S N
N S
UKŁAD UKŁAD
Y
DETEKCJI
Circuito di WYJŚCIOWY
Uscita
detenzione
Figura 5-13 Sensori Wiegand: a) funzionamento con un campo magnetico mobile, b) funzionamento con
convogliatore d’impulso mobile
Tali sensori non possono però rilevare oggetti immobili perché la ten-
sione d’uscita dipende dalla velocità dell’oggetto. Più lentamente si
muove un oggetto più bassa è la tensione d’uscita. Se l’oggetto non si
muove la tensione è 0 V. Valori bassi della tensione d’uscita vanno
amplificati per commutare il segnale di output.
Materiale
Ferromagnetic
ferromagnetico
material
S
DETECTION
Circuito di OUTPUT
Uscita
CIRCUIT
detenzione CIRCUIT
141
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
S S
SENSOR N
N
SENSOR
1,2 x Sn
Ferromagnetic
material
Non-ferromagnetic
material
S
S
N
N SENSOR
SENSOR
0,6 x Sn
Figura 5-15 Influsso di elementi ferromagnetici e non ferromagnetici sul funzionamento di sensori a campo
magnetico
142
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 5-16 Rilevamento della posizione del pistone in un cilindro non ferromagnetico con un sensori a campo
magnetico con contatto Reed
143
Componenti meccatronici: sensori - Manuale
Minos
Figura 5-18 Rilevamento della posizione angolare di un tavola rotante con un sensore Hall
144
MECCATRONICA
Modulo 6: sistemi meccatronici e
funzioni
Manuale
(concetto)
Jerzy Jędrzejewski
Wojciech Kwaśny
Zbigniew Rodziewicz
Andrzej Błażejewski
Politecnico di Wroclaw,
Polonia
Matthias Römer
www.minos-mechatronic.eu
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Contenuto:
1 Sensori induttivi................................................................................................................. 7
1.4 Montaggio........................................................................................................................ 12
2.1 Introduzione..................................................................................................................... 25
3
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
4
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
5 Sensori magnetici............................................................................................................ 77
5.2 Isteresi............................................................................................................................. 78
6.6 Applicazioni di sensori nella diagnosi del servizio dei sistemi meccatronici .................. 95
5
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
7.1 Introduzione..................................................................................................................... 97
7.1.1 Definizione di meccatronica ............................................................................................ 98
7.1.2 Lavorazione di singole parti e montaggio........................................................................ 99
6
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
1 Sensori induttivi
1.1 Informazioni di base
Nei sistemi automatici, nella maggior parte dei casi si usano sensori in-
duttivi per controllare la posizione e il moto di sottomeccanismi. I sensori
induttivi vengono spesso preferiti per il design compatto, l’affidabilità e
la facilità di installazione.
7
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
conduttore
campo magnetico
campo magnetico
bobina
bobina
ampiezza ampiezza
nucleo di
ferrite
tempo tempo
Figura 1.2: Oggetto di metallo nel campo magnetico della bobina con il nucleo di ferrite
8
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il campo d’azione dei induttori tipici d’induzione è più piccolo che 60 mm.
Il supporto del sensore viene prodotto in forma cilindrica o quadratica, di
metallo o di plastica, e permette un montaggio ottimo.
metallo
9
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 1.4: Legame tra diametro della bobina e raggio d’azione nominale per sensori induttivi
standard
10
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
I sensori con la bobina non ricoperta sono più sensibili per oggetti metallici
nella loro vicinanza.
acciaio St37
cromo
acciaio anticorrossivo
ottone
aluminio
oro
11
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
1.4 Montaggio
Il diametro del nucleo e della bobina dipendono dalla grandezza del sup-
porto cilindrico (bussola di metallo). Perciò c’è un forte collegamento fra il
diametro del supporto, la raggio d‘azione del sensore e la zona che deve
rimanere libera nella quale si deve trovare soltanto l‘oggetto di metallo
da rilevare. I sensori con la bobina ricoperta hanno una raggio d‘azione
maggiore . Di conseguenza anche la zona libera deve essere maggiore .
oggetto
rilevato
Figura 1.6: Sensori induttivi con bobina ricoperta e non ricoperta, a) caratteristica, b) raccomandazioni
di montaggio
12
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
diametro
Figura 1.7: Sensore ad anello induttivo, a) costruzione, b) collegamento fra la grandezza del sensore
e la grandezza minimale dell‘oggetto da riconoscere
13
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Per questo motivo sensori che progettati per essere posizionati nelle
vicinanze dell‘impianto di saldatura vengono prodotti in ottone con uno
strato di Teflon®. La superficie frontale viene protetta con Duraplast
® resistenti alle alte temperature.
rullo di plastica
bobina
14
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
15
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
nessuno
smorzamento
intervallo permesso
smorzamento
spento
16
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
current
17
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
18
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
19
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Perciò due sensori con due conduttori non dovrebbero essere collegati in
parallelo. La somma massima dei sensori collegati dipende dalla somma
di questi correnti e la resistenza.
20
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Tensione di alimentazione
Figura 1.13: Perdita di corrente Ip in un circuito con sensore induttivo alimentato con corrente
alternata
21
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Le reti aperte vengono utilizzate nella maggiornaza dei casi, perché ren-
dono possibile lo scambio di informazioni tra elementi di diversi produttori.
Le informazioni vengono scambiate secondo i protocolli di comunicazione
standard (ethernet, bus, devicenet, modbus, CAN, AS-I).
Grazie alle reti una parte del segnale viene elaborata a basso livello (più
vicino al processo).
Gli elementi basilari della rete sono moduli d’entrata / d’uscita (I/O) con
diverse interfacce. Un modulo ha un indirizzo di rete e permette una
trasmissione di dati molto rapida. Questo è molto importante a livello
dei sensori, dove è necessaria una elaborazione dei dati in quanto sono
stretti i tempi di decisione.
sensori dove hanno luogo un’elaborazione complicata dei dati e si giunge
rapidamente a decisioni.
22
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
1.12 Applicazioni
23
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
24
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
2 Sensori capacitivi
2.1 Introduzione
oggetto
elettrodo
potenziometro
25
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
oggetto da rilevare
superficie del
sensore
superficie da involucro
misurare
campo del
sensore
elettrodo esterno
elettrodo interno
26
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
27
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
28
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
29
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
campo compensazione
campo sensore
elettrodo compensazione
oggettto rilevato
elettrodo sensore
elettrodo esterna
insudiciamento
30
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
2.6 Applicazioni
Possono:
- controllare il livello del fluido o del granulato in un magazzino
- contare oggetti conduttori e non conduttori
- rilevare imballaggi vuoti
- rilevare danni all’oggetto.
31
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
32
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
3 Sensori ad ultrasuoni
3.1 Informazioni di base
33
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Correnti d’aria: l’influenza delle correnti d’aria dipende dalla loro direzione
e intensità. I venti forti con una velocità superiore ai 50 km/h che si pro-
pagano nella stessa direzione delle onde acustiche, possono cambiarne
notevolmente la velocità. I venti che si muovono perpendicolarmente
alla direzione delle onde acustiche ne alterano la direzione in modo
indesiderato.
pressione 1013
hPa
temperatura
34
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
quarzo
generatore
dell‘impulso
voltmetro
35
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
D = 2 · X · tan(α/2)
Figura 3.4: Onda ultrasonica: a) diametro lungo il sensore, b) il cono sonoro da utilizzare
L’angolo del cono del suono può essere adattato ai bisogni ed ha una
ampiezza di alcuni gradi fino ad alcune decine di gradi. Sia l’angolo sia
la forma dell‘onda sonora dipendono da grandezza, forma e frequenza
della superficie del convertitore vibrante.
36
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
oggetto
convertitore nella
fase della trasmis-
sione
oggetto
convertitore nella
fase del ricevere
37
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
tempo durata
impulsoTi durata dell‘impulsoTi
segnale riflesso
tempo
tempo ciclo
38
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
La zona morta si trova vicino al sensore dove gli oggetti non vengono
individuati o dove l’individuazione non è credibile. La misura della zona
morta dipende dal raggio d’azione del sensore. Più piccolo è il raggio di
azione del sensore minore è la zona morta.
intervallo lavora-
zona bloccata tivo
zona morta Sn massimo
39
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
ricevitore
ricevitore
trasmettitore
trasmettitore
Figura 3.8: Segnale d’uscita del sensore di passaggio a) prima di rilevare l’oggetto, b) dopo aver
rilevato l’oggetto
40
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 3.9: Oggetto che non viene rilevato da un sensore a diffusione e che viene rilevato invece da
un sensore di transito
41
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- L’aumento della temperatura nel raggio d‘azione del sensore può dimi-
nuire la velocità del suono e la durata dell‘impulso come anche l’affidabilità
della misurazione. Un aumento della temperatura o dell’umidità sotto-
stima la distanza tra l’oggetto e il sensore. Le superfici di un oggetto a
temperature maggiore riflettono meno le onde sonore. Se la temperatura
aumenta di 20 K Il raggio d‘azione del sensore aumenta del 3,5 %.
42
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
43
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 3.11: Sincronizzazione di sensori che sono adiacenti e catturare lo stesso oggetto
44
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
superficie riflettente
Figura 3.12: Sfruttare un‘onda ultrasonica riflessa per rilevare un oggetto assorbente
45
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Un tale sensore rileva anche oggetti piccoli nelle strette vicinanze del
sensore visto che il ricevente può lavorare contemporaneamente con il
trasmettitore. I due convertitori vanno però sincronizzati.
trasmet.
přijímač
vysílač
zrcadlo
přijímač
46
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
fine
inizio
campo misur.
Figura 3.14 Rapporto dal segnale d’uscita alla distanza tra l’oggetto e il sensore
47
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
3.8 Applicazioni
48
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 3.17: Contare oggetti che diffondono o assorbono onde sonore su un nastro trasportatore con
un sensore di passaggio
49
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
50
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
4 Sensori optoeletronici
4.1 Caratteristiche di costruzione
51
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
52
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il raggio di luce effettivo dipende dal diametro delle lenti del trasmettitore
e del ricevitore (figura 4.3). Un oggetto viene rilevato se copre almeno il
50% di tale raggio.
campo emesso
53
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il raggio di luce effettivo dipende dal diametro delle lenti nel trasmettitore
e nel ricevitore e dalla superficie del riflettore.
54
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
55
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
emit. spento
tempo
56
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Sia la luce naturale sia la luce emessa dai LED non è polarizzata. Se la
luce attraversa un filtro di polarizzazione rimane soltanto la componente
del raggio diretta lungo la direzione di polarizzazione. Se un raggio di luce
che già ha attraversato un filtro con polarizzazione orizzontale (figura 4.6a)
passa per un filtro con polarizzazione verticale viene totalmente filtrato.
57
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
fonte di luce
luce bianca filtro di polazizza-
zione
luce polaziz-
zata
filtro di polaizzazione
luce polarizzata
filtro di polarizza-
zione
specchio
luce polariz-
zata
Figura 4.6: Polarizzazione di luce: spegnere luce di due filtri, b) riflessione della luce polarizzata su
una superficie diffondente, c) riflessione della luce polarizzata tramite a uno specchio
58
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
livello segnale
margine surplus
operativo livello commutazione ON
tempo
Figura 4.7: Rapporto fra un intervallo sicuro di lavoro del sensore optoeletronico e margine operativo
59
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
livello segnale
livello di commutazione ON
60
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
ricevitoe (R)
emittore (E)
zona morta
61
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Questo tempo deve essere decisamente più lungo del tempo di reazione
del sensore utilizzato, indicato nelle specifiche.
Se i spazi fra gli oggetti rilevati sono più piccoli dell‘ ingombro dell‘oggetto
la velocità di passaggio di tali spazi davanti al sensore è calcolato secondo
la seguente formula:
Questo tempo deve essere maggiore del tempo di reazione del sensore
utilizzato, indicato nel catalogo.
62
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
polarizzatore
orrizontale
emittente
riflettore con specchi
tripli
lenti
polarizzato-
ricevitore re verticale
63
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
asse ottica
ricevitore (R) dall‘emittente
intervallo attivo
Figura 4.11: Tagliare la asse ottica dall‘emittente e del ricevitore per limitare l’intervallo attivo
64
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
65
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
intervallo di uscita
lenti misurazione
intervallo attivo
Figura 4.12: Sensore a triangolazione con rimozione elettronica dell’influenza dello sfondo
I sensori a diffusione che rimuovono l’influenza dello sfondo rilevano og-
getti chiari e scuri quasi senza differenza, come è rappresentato anche
in figura 4.36. La differenza delle distanze operative per oggetti scuri e
chiari è soltanto del 5 %.
Fonti di luce LED e ricevitori possiedono lenti ottiche per ridurre sia il
raggio di luce generato che il campo visivo del ricevitore. Questo limita il
raggio d‘azione del sensore e l’influenza degli oggetti che si trovano al di
fuori del raggio d‘azione. Allo stesso tempo pero‘ la differenza massima
fra trasmettitore e ricevitore o fra il trasmettitore e la superficie riflettente
diventa maggiore. Se si ha bisogno di un brepiccolo raggio d’azione e
una ampio campo visivo viene preferito l‘utilizzo di elementi fotoottici
senza lenti.
66
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
lente
raggio rif-
lesso
raggio
ricevitore emesso
emittente
67
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
nucleo
(coefficiente rifrazione luce - n1)
Figura 4.14: Riflessione totale della luce interna in un cavo in fibra ottica
Il raggio di luce viene riflesso soltanto dalla barriera / limite se si trova nel
mezzo con il coefficiente di rifrazione della luce più alto. Inoltre vengono
trasmessi soltanto i raggi il cui angolo di incidenza sulla superficie frontale
del bastone è minore dell’angolo limite. L’angolo limite dipende dal rap-
porto fra coefficiente di rifrazione della luce del rivestimento e del nucleo.
68
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il diametro del nucleo del cavo in fibra ottica è di 5 micron (per cavi in
vetro di silice) fino a 1 mm (per cavi in plastica). Grazie al modesto dia-
metro i conduttori di vetro sono molto elastici e possono essere piegati
quasi senza limitazioni.
Alla base del cavo in fibra ottica si trova una testa cilindrica di metallo o
una doppio connettore per la derivazione. Ci sono due tipi di cavo in fibra
ottica: passante, con un unico nucleo (single cored), e di derivazione con
due o piú nuclei (double cored o multi cored).
Figura 4.15: Tipi di cavi in fibra ottica: a) cavo passante e b) cavo di derivazione
69
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
4.8.2 Funzionamento
uscita
amplificatore uscita
del cavo in fibra
ottica
testa sensore
Figura 4.16: Tipi di sensori con cavi in fibra ottica: a) a sbarramento, b) a diffusione
70
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Grazie alle dimensioni ridotte della testa del cavo in fibra ottica tali sen-
sori possono rilevare oggetti molto piccoli ed essere installati dove non
è possibile installare altri sensori. Inoltre possono lavorare nei liquidi e in
posti ad alto rischio di esplosione. Sono robusti agli urti e alle vibrazioni.
Perciò possono essere installati su meccanismi in moto.
Un LED che emette una luce rossa visibile o infrarossa può essere uti-
lizzato come fonte di luce. Il diametro esterno di un cavo in fibra ottica
standard è 2,2 mm e la sua lunghezza standard è minore di 2 m.
71
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
ricevitore
emittente
emittente ricevitore
distanza X
72
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
fmax [Hz]
73
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
4.10 Applicazioni
74
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 4.20: Controllare l’altezza del fluido in un contenitore di vetro con un sensore retroriflettente
optoeletronico con un filtro di polarizzazione
Figura 4.21: Rilevare la spaccatura di un utensile con una barriera di luce monouso con cavi in fibra
ottica
75
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
76
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
5 Sensori magnetici
5.1 Informazioni di base
77
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
5.2 Isteresi
campo campo
magnetico magnetico
generato generato
78
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
79
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
permalloy
elettrodi
80
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
L’effetto Wiegand viene utilizzato nei sensori magnetici per rilevare tras-
lazioni o rotazioni degli oggetti.
nucleo mag-
net. morbido
tempo tempo
Figura 5.5: Effetto Wiegand: a) “trasmissione dell’impulso” mediante bobina, b) impulso elettrico
prima e dopo il cambiamento di direzione del campo magnetico esterno
81
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
uscita
magnete
contatto Reed
Figura 5.6: Sensori Reed: a) schema e stato d’uscita, b) Smax – raggio d’azione, Histeresi
82
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 5.7: Zone di commutazione del segnale d’uscita in dipendenza dalla posizione e l’orientamento
del magnete
83
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
I sensori Hall usano l’effetto Hall. Il loro segnale d’uscita cambia quando
la variazione di un campo magnetico esterno induce la tensione aggi-
untiva di Hall.
magnete
circuito Hall
84
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
85
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
„conduttore impulsivo“
Figura 5.10: Sensori Wiegand: a) con un campo magnetico mobile, b) con una conduttore impulsivo
mobile
86
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
C’è ancora una terza possibilità: sia i magneti sia il conduttore impulsivo
e la bobina si trovano nella testa del sensore. In questo caso la direzione
del campo magnetico viene modificata mediante materiale ferromagnetico
che si trova nel raggio d’azione del sensore. Perciò si possono usare tali
sensori per contare oggetti ferromagnetici che si spostano (p.es. i denti di
una ruota dentata e di conseguenza la velocità angolare). Se un oggetto
si sposta davanti al sensore, la polarizzazione magnetica del conduttore
impulsivo viene invertita due volte. Ogni cambiamento induce un impulso
elettrico nella bobina.
87
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Tali sensori non rilevano però oggetti immobili perché la tensione d’uscita
dipende dalla velocità dell’oggetto. Più lentamente si muove un oggetto
minore sarà la tensione d’uscita. Se l’oggetto non si muove la tensione
è pari 0 V. Valori bassi della tensione d’uscita devono essere amplificati
per commutare il segnale d’uscita.
ferromagnetikum
88
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 5.12: Influenza degli elementi ferromagnetici e non ferromagnetici sulle caratteristiche di
sensori magnetici
89
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
5.10 Applicazioni
Figura 5.13: Rilevare la posizione del pistone in un cilindro non ferromagnetico con un sensore Reed
90
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
91
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
92
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
93
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Tabella 6.1: Difetti tipici di assemblaggio, per la diagnosi vengono usati i loro sintomi ed i sensori
94
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
95
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
7.1 Introduzione
Deve avere visione d‘insieme del problema e conoscere tutto ciò che ad
esso è connesso. Soltanto in questo caso può coordinare il lavoro dei
singoli specialisti e integrare così le loro conoscenze nel sistema comp-
lessivo – dando vita così ad un sistema complesso, ottimo, funzionale
ed economico.
Il controllo di tali sistemi complessi da parte del gestore chiede una va-
sta conoscenza degli elementi utilizzati per il flusso di informazioni e di
risorse, e su tutte le possibili connessionu.
96
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
La parola “sistema” sta per schema riassuntivo e serve per rendere più
trasparenti i rapporti fra le singole parti nelle macchine. Un sistema viene
considerato una collocazione deliminata funzionale di parti si interfacciano
per adempiere ad un determinato compito.
Alle interfacce dei tre campi specifici emergono altri nuovi settori.
L‘elettromeccanica unisce l‘elettrotecnica alla pneumatica e all‘idraulica.
Meccanica e software p.e. vengono utilizzati in sistemi di realtà virtuali o
durante l’animazione dil moto. Software e elettronica sono presenti sia
in controllori programmabili che a controllo numerico.
Elettro-
meccanica
meccanica Elettronica
Mecca-
tronica
Software Software
meccanico elettronico
Computing
97
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Esempio In figura è rappresentata una puleggia di una bottiglia a becco. Alcuni parti
di questa puleggia devono essere lavorate. Successivamente i seguenti
componenti devono essere assemblati:
1) borchia
2) scatola motore
3) disco (2x)
4) cuscinetto a gole e sfere
5) lamiera elastica di copertura (2x)
6) flangia (1x)
7) rullo avvolgitore disco
8) vite a testa esagonale (8x)
9) rosetta elastica spaccata (8x)
10) anello distanziatore
11) flangia (1x)
10
8, 9
5
4
11
3
2
1
98
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
99
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Elettro- Elettro-
pneumatica idraulica
Sistemi
complessi
Tecnica Elettro-
sensoriale tecnica
Controllo
(SPS)
100
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
z1 z2
101
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Z1 Z2 Z3
T Elemento di trasferimento
Xi Valore di entrata
Xo Valore di uscita
Z Valore di disturbo
102
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
7.2.1 Regolazioni
Feedback
z1 z2
103
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Controllo di alimentazione
Programma di controllo
Attuatori Sensori
104
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
105
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Sezione di
controllo
dell’alimentazione
Sezione di
Segnale Elaborazione controllo
d’ingresso del segnale dell’alimentazione
Flusso di energia
Sezione di
controllo
dell’alimentazione
Trasformazione
Controllo dell’alimentazione dell’alimentazione
Preparazione
mezzo di
pressione
106
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
2. Controllo
di energia
- elementi di attuazione Valvole a controllo di Valvole a controllo di Contattori
direzione idrauliche direzione pneumatiche
107
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Definizione:
Idraulica elettrica:
Elettropneumatica:
Con la parola pneumatica si descrive tutto ciò che riguarda impianti pneu-
matici. Gli impianti pneumatici sono macchine e attrezzi che lavorano con
pressione o aria aspirata.
Elettrotecnica:
L‘elettrotecnica è l’insieme di tutte le applicazioni tecniche in cui si
sfruttano gli effetti della corrente elettrica e delle caratteristiche di campi
elettrici e magnetici.
108
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Elettroidraulica Elettropneumatica
l Elettrotecnica
Nella parte operativa del controllo vengono utilizzati diversi ‘mezzi’ per
trasmettere l’energia in un dato sistema.
109
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
separazione d’aria,
cavitazione, resistente
Dltro resistente a corrosione
a basse temperature,
e abrasione
resistente a corrosione
e abrasione
Tabella 7.3: Caratteristiche e specifiche dei mezzi che trasmettono energia
110
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
111
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
7.3.2 Attuatori
112
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Trazione:
Motore di avanzamento:
- moto traslatorio
- affidabilità anche in sovraccarico
- possibilità di controllo elettrico
- velocità regolare, indipendente dal carico, durante la truciolatura
- possibilità di produrre una forza di avanzamento di 2000 N
- rapida possibilità di modifica della velocità da traslazione rapida
al normale ciclo di lavorazione
- velocità di avanzamento massima di 0,5 m/s
- moto di rotazione
- velocità angolare n =750/1450
- design compatto e robusto (per motivi di spazio) della postazione
di lavoro
- potenza di taglio 1, 6 kW
113
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- planimetria
- piano di svolgimento del programma
- piano logico
- schema funzionale e diagramma di flusso
- diagramma funzionale
- schemi elettrici
Planimetria
114
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
a) Messa in trazione
Nella tabella è riportata una scelta di attrezzi adatti per mettere in trazione
una puleggia:
Fissaggio e rilascio
X XX XX
rapido
Garanzia di fissaggio
XX XX
in caso di corto circuito
Costi più bassi di quando si più bassi degli elettro- molto alti
usano gli magneti e dei costi
elettromagneti idraulici, perchè l’ener-
gia è gia presente
Tabella 7.5: Richieste durante la messa in trazione della puleggia
Il cilindro attiva tramite un sistema di leve due ganci che mettono in tra-
zione il pezzo in lavorazione su due lati. Una possibile trasmissione di
forze nel sistema di leve può essere trascurato.
115
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Cilindro idraulico:
p = Fs / A
A = Fs / p
A = 1000 N / 70 bar
A = 1,43 cm2
Cilindro pneumaico:
A = Fs / p
A = 1000 N / 6 bar
A = 16,7 cm2
116
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- alta precisione
- tempo di preparazione macchina basso
- forza di tensione su tutta la superficie del pezzo, che pertanto
non si può deformare
- il magnete non si riscalda
- la forza di trazione non si interrompe anche se manca l’energia
elettrica
- poca necessità di corrente, utilizzata soltanto per un breve impulso
di bassa potenza.
117
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Seiltrommelscheibe
Elektromagnet
118
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Tutti e tre gli elementi di azionamento sono adatti per adempiere il compito
di mettere in trazione.
Per poter praticare un foro filettatto M12 bisogna scegliere una modalità
diavanzamento.
119
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
moto di translazione
XX XX XX
Sicurezza di sovracca- XX XX –
rico
Controllabilità elettrica XX XX XX
Forza di alimentazione
XX X –
F = 2000 N
Forza massima di
alimentazione XX X X
v = 0,5 m/s
Realizzazione di moti XX
difficile –
rapidi e funzionanti facile
libero da scatti XX X X
120
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il calcolo dei parametri di progetto del del cilindro è simile al calcolo già
effettuato per un cilindro che mette in trazione il pezzo da lavorare. Si
trascuri il grado di efficienza dell‘attuatore.
p = Fv / A
A = Fv / p
A = 2000 N / 70 bar
A = 2,86 cm2
121
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Moto rotatorio
XX XX XX
122
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
1 motore in linea
2 motore a V
3 motore radiale ad una manovella
4 motore radiale a più manovelle
5 motore a ingranaggi ?
6 motore a palette ?
7 motore a pompa ?
123
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Momento torcente
nominale
124
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Un‘altra variante è il motore a palette. Questo tipo dil motore può essere
utilizzato come motore idraulico regolabile o non regolabile.
dm3/min
6,5 10 15 20 25 30 35 40
35
Mab 20
p = const.
20
Nm 18
MPa
25 16
14
20
12
15 10
8
10
6
5
4
2
0 500 1 000 1 500 2 000 2 500 3 000
nab min-1
125
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- motori radiali,
- motore in linea,
- motore a lamelle.
kW Nm l/s
3.5 28 140
3.0 24 120
2.5 20 100
2.0 16 80
1.5 12 60
10
1.0 8 40
0.5 4 20
Figura 7.16: Diagramma di prestazione con una sovrappressione di regime 6,3 bar
126
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il motori pneumatici lavorano con grande sicurezza fino alla linea a trattini
In figura.
torsione
frequenza di rotazione
127
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Si è visto che nel caso del trapano un motore elettrico asincrono è il più
adatto. Dovrebbe essere attrezzato con una trasmissione per la realizza-
zione delle due diverse frequenze di rotazione richieste nell‘esempio. Visto
che la spinta principale deve essere modulata ciò può essere possibile
con un cambio a ingranaggi.
Per poter usare i vantaggi delle differenti forme di energia in modo ottimale
spesso esse vengono anche combinazte tra loro. Molte volte vengono
utilizzati sistemi elettropneumatici o elettroidraulici.
128
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
129
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- è robusto,
- non è sensibile ai disturbi,
- è molto diffuso e conosciuto,
- l’affidabilità è nota,
- è economico soprattutto se i sistemi sono piccoli,
- se non ha più di 8 relè è economicamente vantaggioso al pari di
un controllore programmabile.
- la necessità di spazio,
- elaborazione delle sole funzioni binarie,
- il programma è fissato, modificabile generando nuovi o altri col
legamenti fisici,
- sviluppo e produzione sono molto costosi,
- necessità di manutenzione intensa a causa di abrasioni,
- i costi aumentano in relazione alle capacità del programma
130
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Interruttore reed:
Interruttore capacitivo:
131
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
132
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
133
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
134
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Spesso è molto difficile trovare una soluzione ottima per una data appli-
cazione, dal momento che i campi d’applicazione e i parametri tecnici il
più delle volte coincidono. Non bisogna meravigliarsi dunque che nella
prassi spesso sono necessari dei compromessi per raggiungere un certo
obiettivo/requisito.
Visto che le specifiche richiedo che devono essere realizzate due velo-
cità angolari differenti per mettere in rotazione il tamburo del trapano è
sembrato più adatto un motore elettrico con trasmissione.
Per segnalare il fondo corsa del cilindro pneumatico sono stati scelti
interruttori reed e per il cilindro idraulico interruttori di prossimità induttivi.
135
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Dopo di aver realizzati gli schemi elettrici viene costruito l’impianto. Bi-
sogna fare attenzione che i singoli elementi dell‘impianto siano indicati
con lo stesso nome utilizzato nello schema elettrico.
obiettivo di controllo
Steuerungsaufgabe
1.passo
Schritt Vorüberlegungen
considerazioni preliminari
2.passo
Schritt Gedankliche Umsetzung
implementazione teorica
costruzione del
3.passo
Schritt Anlage aufbauen
dispositivo
verifica e valutazione
Anlage testen und del
4.passo
Schritt
Ergebnisse auswerten
dispositivo
Erkenntnisse
pratica
136
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
S0 interruttore d’avviamento
S2 interruttore per velocità angolare n1
S3 interruttore per velocità angolare n2
Bearbeiten:
lavorazione: „drill fee-
Bohrervorschub
ding“ con cilindro mit
idrauli-
Hydraulikzylinder
co 2A e B3, B4 e B5 2A
und B3, B4 und B5
lavorazione:
Bearbeiten:
moto di rotazi-
Bohrerdreh-
onebewegung
E-motore
M1E-Motor M1
Spannbewegung:
velocità dil moto: ci-
lindro pneumatico 1A
Pneumatikzylinder 1A
mit B1
con B1 e
und
B2B2
137
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Usando due interruttori separati per la scelta della velocità angolare c‘è
la possibilità di azionare entrambi i tasti contemporaneamente. Questa
eventualità nell‘esempio non è stata considerata. Se gli schemi elettrici
vengono redatti successivamente è permessa la scelta di una sola ve-
locità angolare.
138
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
139
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Alla fine della riga viene indicato quale sensore indica l‘operazione ese-
guita.
1. passo: S2 + S3 = x
2. passo: x · S1 = 1A + -> B2
5. passo: B5 = 2A – · M1 – -> B3
6. passo: B3 = 1A – -> B1
Il schema logico dunque rappresenta il flusso dei segnali con simboli com-
binatoriali e per la memorizzazione, nel quale le linee di azione vengono
rappresentate senza frecce. I simboli grafici per le funzioni logiche e gli
elementi binari sono fissati nella norma EN-60617-12.
Molti produttori nel caso di sistemi di controllo semplici non usano ta-
belle combinatoriali. Preferiscono il schema logico con i simboli per i
collegamenti . In tal modo il schema logico serve anche per facilitare la
comunicazione fra elettricisti da un lato e esperti di elettronica e operai
nel settore pneumatico e nell’idraulico dall‘altro.
140
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
S2 >=1
&
S3
S
S1 1A
Start
inizio B3 R
B2 S
2A
B5 R Eilgang
attraversomento
rapida
B2 &
S
B4 2A
B5 R Arbeitsgang
processo
B2 S
M1
B5 R
141
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
142
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
1 2 3 4 5
Schritt
Passo
1
1A
0
0 2 4 6 8 10 12 14
Tempo
Zeit (s)
(s)
1
1A
0
143
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
144
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
145
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Prima della creazione dei singoli schemi elettrici per l’esempio vengono
selezionati i diversi componenti.
- movimento traslatorio,
- applicazione sicura della forza di fissaggio.
146
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- movimento traslatorio,
- forza di propulsione di 2000 N,
- protezione dai sovvracarichi,
- velocità di propulsione massima di 0,5 m/s.
147
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Come organo di controllo viene utilizzata una valvola di flusso. Con questa
viene fissata la velocità del moto di lavoro. Soddisfa le seguenti specifiche:
148
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Come attuatore per il moto di lavoro del trapano viene utilizzato un motore
elettrico con circuito Dahlander. Soddisfa le seguenti specifiche:
- movimento di rotazione,
- velocità angolare regolabile,
- rendimento di taglio di 1,6 kW.
149
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Per l’esempio è stato supposto che il fissaggio vada eseguito con com-
ponenti pneumatici. L‘avanzamento viene eseguito con mezzi idraulici.
Il terzo sottosistema viene attrezzato con una attuatori elettrici.
150
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Nel caso di uno schema funzionale bisogna attenersi alle norme DIN
ISO 1219. Nella seconda parte è descritta come redigere uno schema
elettrico e la denominazione dei singoli simboli.
Gli attuatori come cilindri e motori vengono inseriti nella parte superiore
dello schema elettrico. Le aste dello stantuffo dovrebbero uscire verso
destra. La numerazione procede progressivamente da sinistra a destra.
Anche la prima cifra dei rulli a tasteggio si riferisce al cilindro a cui sono
stati fissati. È indifferente la valvola o il cilindro su cui impattano.
151
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
- posizione di base
L’energia è collegata. Gli elementi assumono uno stato ben determina-
to.
- Condizioni di avviamento
Contiene tutti i passi necessari per giungere dalla posizione di riposo
a quella di partenza .
1A
1Z1
1V3
1V2
1V1
1S1 1S2
0Z
152
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
153
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
1A
1S1
1V2
1S1
1V1
0Z1
154
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
155
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
400 VAC 50 Hz
L1
L2
L3
3 PE
3
-F1...F3
-F1...F3
-K1 -K1
3
-F4
-F4
3
M M
-M1 -M1
3 AC 3 AC
Figura 8.15: Schema elettrico generale e schema elettrico per il motore a corrente alternata
156
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Per offrire comunque una sufficiente protezione per tali motori viene
collegato in serie un secondo relé regolato in modo tale da non entrare
in azione durante il processo di avviamento del motore, ma in grado di
fermare il flusso della corrente in caso di errato funzionamento, p.es.
quando si blocca il rotore.
400 VAC 50 Hz
L1
L2
L3
PE
-F1...F3
-K1
-F4 -K2
-F5
M
-M1
3 AC
157
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Figura 8.17: Schema elettrico per lo spunto del motore sotto carico
158
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
159
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
B1 B2
1A
1Z1
1V2
B6
1V1
Y1 Y2
0Z
160
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il distributore 4/3 deve essere attivabile per via elettrica così come la
commutazione da avanzamento rapido ad avanzamento di servizio con
il distributore 2/2 dovrebbe avvenire mediante un distributore azionato
elettricamente.
Visto che spesso non è disponibile un distributore 2/2, al suo posto può
essere utilizzato anche un distributore 2/4. I collegamenti non necessari
possono essere isolati mediante tappi di sigillo.
Visto che le bobine magnetiche del distributore pneumatico sono già state
denominate Y1 e Y2, le bobine magnetiche del distributore 4/3 vengono
denominate Y3 e Y4. La bobina magnetica per la commutazione delle
velocità viene denominata Y5.
B3 B4 B5
1A
1V3
1V2
Y5
1V1
Y3 Y4
0Z1
161
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Il collegamento dei singoli schemi elettrici fra di loro avviene con un con-
trollo a relé. Lo schema elettrico utilizzato per il circuito di controllo può
essere preso come esempio per la programmazione del controllore. Il
programma per il controllore può essere eseguito anche senza sviluppare
preventivamente lo schema elettrico.
Per la segnalazione della posizione dei cilindri sono adatti anche gli
interruttori di prossimità induttivi. Vengono utilizzati prevalentemente
per cilindri idraulici. Le camme dei pistoni devono essere di materiale
metallico, visto che con un interruttore di prossimità induttivo possono
essere rilevati soltanto materiali conduttori.
162
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Con ognuno dei due tasti viene azionato un relé che resta attivo anche in
seguito al rilascio del tasto. Sul percorso del circuito è presente un altro
relé connesso con un contatto normalmente chiuso in modo da evitare
che entrambi i relé vengano azionati contemporaneamente.
S0
24V
-K12 -K11
-K11 -K12
0V
163
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
L’avvio tramite il tasto S1 è possibile soltanto se uno dei due relé K11 o
K12 è stato attivato ossia è stata scelta la velocità angolare desiderata.
Quando è stato azionato il tasto di avvio il relé K13 resta attivo mediante
il bloccaggio automatico del proprio contatto. Contemporaneamente la
bobina magnetica del cilindro pneumatico per il fissaggio viene attivata
mediante un altro contatto del relé.
Il terzo passo può essere svolto soltanto quando al secondo passo il relé
K13 viene attivato.
-S1 -B6
P
-K13
164
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Anche questo passo può essere eseguito soltanto se prima è stato attivato
il relé K16 e se è stato eseguito il passo precedente.
-K14 -K16
-K16 -K17
165
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Con il relé K19 viene eliminato l’autobloccaggio dei relé K11 o K12 pre-
posti alla selezione della velocità angolare. Contemporaneamente viene
nuovamente spento il relé K13, che è stato attivato mediante il tasto di
avvio. L‘indicazione dei contatti coinvolti va effettuatae nei primi due passi.
-K17 -K18
-K18 -K19
Figura 8.24: Spegnimento del motore, sblocco del fissaggio e preparazione di un nuovo avvio
166
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
Una volta disattivato il relé K13 anche i successivi passi vengono ripri-
stinati. Il circuito dunque è pronto per un nuovo avvio.
L’uscita dei segnali dei relé avviene nella componentedi potenza del cir-
cuito. Due led segnalano la scelta di una determinata velocità angolare
(tra le due possibili).
Con il relé K1 viene acceso il motore elettrico. Il relé K2, che serve per
collegare il salvamotore durante l’avviamento, viene attivato con leggero
ritardo.
Visto che le valvole di controllo dei due cilindri hanno due bobine magne-
tiche, nel momento in cui viene accesa la seconda bobina magnetica la
prima va spenta. Questo avviene mediante i contatti di apertura nei rami
del circuito in corrispondenza delle bobine magnetiche Y1 e Y3.
24V
0V
167
S0
24V
-S2 -K11 -S3 -K12 -K11 -K12 -K13 -B2 -K14 -B4 -K16 -B5 -K17 -B3 -K18 -B1 -K19
Sistemi meccatronici e funzioni
168
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
E1.0 B1
E1.1 B2 posizione finale interna, cilindro di fissaggio
E1.2 B3 posizione finale interna, cilindro di avanz-
amento.
E1.3 B4 avanzamento rapido / avanzamento di
lavoro, cilindro di avanzamento
E1.4 B5 posizione finale esterna, cilindro di avanz.
E1.5
E1.6 B6 interruttore a pressione
E1.7
A0.0
A0.1 Y1 uscita del il cilindro di fissaggio
A0.2 Y2 entrata del cilindro di fissaggio
A0.3 Y3 uscita del cilindro di avanzamento
A0.4 Y4 entrata del cilindro di avanzamento
A0.5 Y5 avanzamento lento
A0.6
A0.7
A1.0
A1.1 K1 salvamotore
A1.2 K2 bypass salvamotore
A1.3
A1.4 H1 indicazione velocità angolare bassa
A1.5 H2 indicazione velocità angolare alta
A1.6
A1.7
169
Sistemi meccatronici e funzioni
Minos
170
MECCATRONICA
Modulo 7: attivatione, sicurezza e
teleservizio
Manuale
(concetto)
Matthias Römer
www.minos-mechatronic.eu
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Contenuto
1 Sicurezza . ........................................................................................................................ 5
2 Attivazione ...................................................................................................................... 14
3
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
1 Sicurezza
1.1 Introduzione
Sono esposte a rischio tutte le persone che hanno a che fare con mac-
chine. Sono dunque quelli che devono montare la macchina o le per-
sone che l‘attivano. Ma anche chi normalmente la usa o chi la sistema
è sottoposto a pericoli. Visto che le persone di solito hanno un bisogno
fondamentale di sicurezza è stato sviluppato un gran numero di direttive
per la protezione. Per renderle note sono da tenere regolarmente corsi
formativi e istruzioni.
5
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
1.2 Affidabilità
Esempio I contatti dei relais sono progettati per una certa corrente elettrica e una
data tensione. Spesso hanno una durata di vita di diversi milioni di cicli
di rottura. Quando è raggiunta tale durata di vita i relais vanno sostituiti.
La loro sostituzione è indispensabile se si tratta di relais con funzioni
rilevanti per la sicurezza.
Per sistemi che non sono riparabili sono da usare le seguenti parametri
di affidabilità:
6
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Il principio della vita sicura: significa che ogni parte di un gruppo della
macchina, ma anche il gruppo stesso sopravvive senza guasti per la
durata di funzionamento prevista. Per raggiungere questo scopo ogni
parte viene sovradimensionata con un certo fattore di sicurezza.
Nel caso della duplicazione diverse copie della parte vengono istallate
così che le parti in più possono svolgere pienamente o parzialmente la
funzione degli elementi difettosi. Questa condizione si chiama ridondanza.
7
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
L’impianto deve essere progettato e costruito così che tutte le parti siano
raggiungibili in maniera da poterle regolare e manutenere in sicurezza.
8
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
I tubi non devono mai essere usati per sostenere altri apparecchi. Nella
pneumatica le tubature possono essere anche di materie plastiche. Le
caratteristiche tecniche di questi tubi vanno sempre rispettate.
9
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
I requisiti per la sicurezza degli impianti idraulici sono descritti nella DIN
EN 982.
10
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
E verificare che gli azionamenti vengano istallati in maniera tale che tutte
le forze prevedibili possono essere sostenute. Indicazioni al riguardo si
trovano nei cataloghi o nelle istruzioni per l’uso.
Anche per i tubi flessibili esistono istruzioni per il montaggio. I tubi flessibili
non devono avere raggi di curvatura troppo piccoli e non devono essere
ritorti, compressi o messi in tensione.
11
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
- con l’isolamento,
- sistemando gli elementi sotto tensione in modo che siano inac-
cessibili;
- istallando sistemi di protezione che non permettono il contatto
- il collegamento a terra,
- la messa a terra del neutro,
- il collegamento a terra della tensione di scarica,
- collegamento di sicurezza per la corrente di scarica,
- collegamento di sicurezza della tensione di scarica.
- l‘isolamento di sicurezza,
- la bassa tensione di sicurezza,
- la messa a terra,
- il sistema di conduttori a terra.
12
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Per i motori asincroni per corrente trifase c’è da sorvegliare se una delle
tre fasi si è staccata.
Nel circuito a stella in questo caso la tensione che circola nelle altre due
bobine aumenta e l’interruttore per la protezione del motore viene attivato.
Altre norme importanti sono la direttiva per la bassa tensione che regola
la circolazione di apparecchiature elettriche nell‘UE e la direttiva EVM
(EVM: Compatibilità elettromagnetica) che vale per apparecchiature che
possono creare disturbi elettromagnetici.
13
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
2 Avviamento
2.1 Introduzione
Il controllo del corretto stato della macchina e della sua efficienza fanno
parte dell‘assicurazione di qualità e non dell’avviamento.
P i a n i f i c a z i o n e
I s t a l l a z i o n e
C o l l a u d o
O p e r a z i o n e
c o s t a n t e
r i c o l l a u d o
C h i u s u r a
S m o n t a g g i o ,
e l i m i n a z i o n e
14
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Una struttura del progetto del sistema orientata all’avviamento può per-
mettere che si possano eseguire prove o avviamenti parziali in anticipo.
15
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
- se gli elementi sono già stati usati con aria arricchita di olio;
- se i cilindri compiono movimenti molto veloci;
- se vengono usati motori del tipo a lamelle.
16
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
17
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
2.3.3 Ispezione
18
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Nei tubi forati non deve crearsi un rigurgito. Il fluido idraulico dovrebbe
poter tornare al serbatoio senza problemi.
In caso di necessità vanno schermati per evitare pericoli i pezzi non coperti
dei cilindri, come l‘asta dello stantuffo. Da nessun elemento movimentato
devono nascere pericoli per i lavoratori.
Nel serbatoio idraulico non deve entrare aria non filtrata. Il filtro per l’aria
in entrata o uscita deve essere funzionale.
19
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
20
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
2.4.3 Ispezione
21
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
22
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
È anche possibile definire lo stato degli input dal lato software e provare
così i singoli elementi del programma.
23
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
3 Ricerca di guasti
3.1 Definizione
24
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Una utile alternativa per localizzare disturbi tecnici o guasti è l’uso del
diagramma funzionale. Sono adatti a questo scopo anche schemi logici,
diagrammi dello svolgimento delle funzioni o diagrammi di flusso del
programma. Insieme con gli schemi funzionali anche il diagramma fun-
zionale è una efficiente opportunità.
25
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
rumore elevato
si
Le pompe ed i motori elettrici no Allinea le pompe e verifica e verifica le cop-
sono allineate? pie dei sigilli „coupling sealing“
si
Il livello dell‘olio all‘interno no Riempire la tanica
del serbatoio è corretto?
si
Il fluido in entrata è strozzato? no Pulire i filtri,
i tubi,
si le morse delle valvole,
viscosità eccessiva dell‘olio,
temperatura troppo bassa,
rotazione di frequenza della pompa trop-
po alta,
area di sezione della pompa troppo picco-
la, elimina le contrazioni e restrizionio del
tubo d‘ingresso
Bild 2: Programma di localizzazione disturbi e guasti “rumore elevato di una pompa idraulica“
26
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Di solito diversi guasti si verificano più spessi che altri. Questi guasti
dovrebbero essere primariamente analizzati. Tra questi:
a) Componente elettropneumatica
- i cilindri non sono abbastanza riforniti di aria compressa;
- la pressione di funzionamento non è abbastanza alta;
- le tubature del cilindro sono state scambiate;
- gli interruttori di prossimità sono messi al posto sbagliato;
- i collegamenti delle entrate e uscite del PLC sono difettosi.
c) Componente elettrica
- i cavi o le tubature di collegamento sono difettose;
- i collegamenti sono imperfetti.
d) PLC
- software difettoso;
- hardware difettoso.
27
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Effetto:
Ricerca di guasti:
28
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Conseguenza:
All’inizio della ricerca di guasti si dovrebbe usare la funzione del test del
controllore programmabile. Con il comando corrispondente bisognereb-
be entrare nella rete e con questo viene dato il segnale di partenza per
l’avvio. Nell’esempio qui presentato si tratta della rete 4.
In questa rete può essere verificato che il segnale di reset è nello stato
1 corrispondente al flag M 2.0. Il segnale di reset è conseguentemente
attivo, anche se non dovrebbe esserlo per l‘avvio.
M0.5
–tact_in
–pre_in
–h_pressure
29
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Osservando la rete può essere constatato che sono attivi sia i due con-
tatti delle posizioni finali del cilindro e del cilindro a inezione. Nonostante
ambedue le posizioni finali sono raggiunte, il collegamento AND non
assume lo stato 1, visto che il flag M 0.5 non è attivato.
Dopo segue un collegamento OR. In questo caso basta che venga im-
postato ad 1 uno dei segnali d’entrata, che il flag M 0. 2 all’uscita si attivi.
Sul LED per l’ingresso I 1.7 del controllore programambile viene tuttavia
rappresentato l’input adiacente.
30
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
Conseguenza:
Sì, la catena dei passi fa come previsto il passo per l’uscita del cilindro
idraulico.
31
Attivazione, sicurezza, teleservizio
Minos
- valvola di strozzamento,
- interuttore di pressione.
32
MECCATRONICA
Modulo 8: manutenzione remota,
diagnosi
Manuale
(concetto)
Jerzy Jędrzejewski
Politecnico di Wroclaw,
Polonia
www.minos-mechatronic.eu
Indice
Sistemi di diagnosi 8
5
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
6
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
7
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
Also the efficiency of the communic ation system, especially when the
diagnosed quantities are critical for system operation reliability (require
a quick response), is important. T he further away fro m the signal
source the sensor is, the greater the danger that the monitoring system
sensitivity may be not high enough and the response time t oo long. In
such cases it may become necessary to e mploy measurement amplifi-
ers integrat ed with the sensors, d igital filter s a nd proper signal proc-
essing. In this way one can greatly increase the measurement resolu-
tion.
Tool
temperature Main
Vibrations
Geometry drive load
Tool wear deformation Feed
Tool chipping drive load
Machine force
Supply voltage
Air temperature
and humidity Rotation speed
Ball screw forces
Machine tool temperature Spindle torgue
Workpiece temperature Oil feed
and geometry
Oil pressure
Oil temperature
Air pressure
Acoustic emission
Palette clamping force Clamping pressure
Feed force
Presence Positioning accuracy
of unmachined
workpiece Axies and connectors
Geometry Guard closing Palette clamping force
of unmachined
workpiece
8
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
DIN 66348
RS 485
RS 232
Force PC
sensor
1
Sampling-storing system
Force
Microprocessor
sensor Inputs
2
a/d converter
Pressure Outputs,
sensor Alarm
A typical unit for diagno sing mechanical objects consists of the follow-
ing assemblies and components:
1. A measuring system (sensors, mat ching systems – respo nsible
for energy a nd information matching of signals, diagnostic sock-
ets for retrieving information from the object).
2. Instrumentation amplifiers, a/d conve rters, channel selectors, I/O
ports and other.
3. A digital sig nal processor (used for calculating diagnostic symp-
toms).
4. A decision system (incorporating logic converters, voltage level
translators, digital comparators and other).
5. An informat ion display system whi ch decodes information and
presents it in the form most convenient for t he user (monitor,
printer, analogue indicators, digital indicators and other).
6. An informa tion storag e system (memory: RAM, RAM-DISK,
VDISK).
7. Software (operating system, signal processing and analysis, state
diagnosis a nd predictio n, functions performed by the diag nostic
unit, communication b etween system layers, system ope ration
management).
10
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
DIAGNOSTIC UNIT
Diagnostic
Components signal
sensors
Diagnostic Diagnostic
system sockets
Multichannel
Processor diagnostic signal RAM, RAM-DISK,
converter VDISK
System bus
12
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
Uniserviceable
Ug Ug - Boundary value
Signal/symptom
Functional
Serviceability
area
13
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
DIAGNOSTIC TASK
(real objects)
MECHANICAL MODELS
(structure and condition characteristics)
STRUCTURAL STRUCTURAL
MODEL MODEL
- wear - wear
dynamics Types of models:
deterministic evolution
probabilistic
HOLISTIC fuzzy SYMPTOM
MODEL MODEL
DIAGNOSTIC MODEL
14
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
The way in which relationships bet ween a symptom and a defect are
sought (which is the aim of service diagnostics) is shown in Fig. 7. This
requires highly complex operations on models: model reversing, com-
plicated testing of mode ls’ sensitivity to defects, training data genera-
tion, creating adaptational models and building diagnostic relations.
CLASSICAL METHOD
15
Remote diagnostics and servicing of mechatronic systems - Textbook
Minos
4 Developmental trends
16
MECCATRONICA
Modulo 9: Prototipazione Rapida
Manuale
Esercizi
Soluzioni
(concetto)
www.minos-mechatronic.eu
Partners per la creazione, valutazione e diffusione dei progetti
MINOS e MINOS**.
Manuale
(concetto)
www.minos-mechatronic.eu
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
1. INTRODUZIONE 5
2. CAD (DISEGNO ASSISTITO DAL CALCOLATORE) 7
3. CAD – RP COMUNICAZIONE 12
3.1. FORMATO STL 12
3.1.1. Struttura e creazione di un file STL 12
3.1.2. Orientamento dei Triangoli 13
3.1.3. Sistema di coordinate e unità nel formato STL 14
3.1.4. Creazione di un File STL 15
3.1.5. Errori e difetti più frequenti del formato STL 15
3.1.6. Regole di costruzione di un file STL 19
3.1.7. Generazione di file *.stl in diversi programmi 20
4. PRE‐PROCESS ACTIVITIES IN RP 26
4.1. MODIFICA DEI FILE STL 30
4.2. FISSAGGIO DEI FILE STL 35
4.3. GENERAZIONE DEI SUPPORTI 36
5. RAPID PROTOTYPING – RP (PROTOTIPAZIONE RAPIDA) 38
5.1. STEREOLITOGRAFIA(SLA, SL) 46
5.2. SELECTIVE LASER SINTERING/MELTING – SLS/SLM 48
5.2.1. MCP Realizer II – dispositivo MCP – HEK company 50
5.2.2. EOSINT M 270 – dispositivo RP di EOS company 51
5.2.3. M3 Linear ‐ un dispositivo della società Concept Laser 52
5.2.4. TrumaForm LF 250 – dispositivo della società TRUMPF 53
5.2.5. EBM S12 – dispositivo della società ARCAM 54
5.2.6. Sistema di sinterizzazione HiQ – dispositivo della società 3D
SYSTEMS 55
5.3. LAMINATED OBJECT MANUFACTURING (LOM) 56
5.4. FUSED DEPOSITION MODELING – FDM 58
5.5. METODO DI FORMATURA LASER DELLE POLVERI 59
5.6. INK JET PRINTING 60
5.7. 3DP STAMPANTE A 3 DIMENSIONI 62
3
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
5.8. SGC ‐SOLID GROUND CURING METHOD 64
6. INGEGNERIZZAZIONE INVERSA 66
6.1. INTRODUZIONE 66
6.2. AREE DI APPLICAZIONE DELL’INGEGNERIZZAZIONE INVERSA 67
6.3. METODI DI DIGITALIZZAZIONE 70
6.3.1. Metodi di digitalizzazione mediante contatto 72
6.3.2. Metodi basati su punti ottici 74
6.3.3. Metodi ottici lineari 77
6.3.4. Metodi basati sulla zona ottica 78
6.3.5. Scansione distruttiva 80
6.4. APPARECCHIATURE E SOFTWARE 81
6.5. DIGITALIZZAZIONE DELLA GEOMETRIA 83
6.5.1. Fasi di digitalizzazione 83
6.5.2. Pianificazione del processo di digitalizzazione 84
6.5.3. Acquisizione di dati 86
6.5.4 Elaborazione dei dati e costruzione di modelli CAD 87
7. LETTERATURA 93
4
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
1. Introduzione
Attualmente, nel mondo altamente industrializzato, un bisogno incessante
di ridurre i tempi di pianificazione e progettazione di beni e la necessità di
garantire la massima qualità dei prodotti al momento del lancio forza lo
sviluppo di nuove tecnologie, finalizzate alla riduzione del lancio dei
prodotti.
Una volta ottenuto, il modello può essere utilizzato per vari scopi, a partire
dall’ archiviazione alla possibilità di eseguire le prove, migliorando la
geometria, l'uso in applicazioni multimediali, nonché nelle analisi e test
FEM di processi reali di produzione, preparazione di prototipi e forme con
l'uso di prototipazione rapida e delle tecniche di lavorazione rapide [19].
5
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
6
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
7
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
8
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
• bisogno di riconoscimento
• definizione del problema,
• sintesi,
• analisi e ottimizzazione,
• valutazione,
• presentazione.
9
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
10
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
11
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
3. CAD – RP Comunicazione
Fig. 3.1 Approssimazione del modello mediante l’utilizzo di triangoli BRAK FOTO
I file STL vengono salvati con l'estensione *. stl, comunque parte dei
programmi consentono anche l’utilizzazione di altre estensioni. La
dimensione del file dipendono dal numero di triangoli in cui le superfici del
modello sono state divise e, di conseguenza, dalla precisione con cui i
triangoli descrivono la geometria del modello.
12
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
Fig. 3.2 Differenze nel modello geometrico al variare del numero di triangoli
13
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
14
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
●Scegliere una parte (parti) che dovrà essere convertita in formato STL.
●Impostare la tolleranza dei parametri di processo.
●Scegli il formato di archiviazione di file (ASCII o binario).
●Salvare il file.
Va ricordato che durante il salvataggio del file in formato STL sono stati
definiti i seguenti parametri:
15
Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
di figura "a" contiene addirittura quattro "punti di vertice", mentre solo tre
di loro sono reali (il punto X non può essere trattato come un vertice in
quanto è posizionato su un lato di un triangolo). Il vertice inferiore sinistro
del triangolo 1, tuttavia, non è condiviso con nessun altro triangolo della
figura descritta. inoltre, quando si arriva ai triangoli 2 e 3 della figura,
entrambe contengono un punto corretto condiviso con il triangolo 1, e uno
scorretto X, non essendo un vero e proprio vertice del triangolo 1.
Variabilità (dispersione)
F-E+V=2B
dove:
6– 12+8 = 2x1
2=2
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Fig. 3.6 Esempio di un errore in un file *.stl – superfici di incrocio (Nel caso di un
modello in cui le operazioni booleane, sono state fatte con troppa poca
precisione, la perdita è un errore comune. Essa si manifesta con il fatto che
elementi di geometria corretta, non vengono sempre visualizzati).
Fig. 3.7 Esempio di un errore in un file *.stl – fori sul bordo di una superficie (gap
che compare sul bordo della superficie può essere causato da un software virus o
da una non corretta configurazione del file *. stl)
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Superfici „degeneri”
•In primo luogo, i dati relativi alle superfici aumentano la dimensione del
file STL,
• le superfici degenerate saranno causa di errore per gli algoritmi che
analizzano i processi di prototipazione rapida,
• la loro trasmissione sarà molto più difficile.
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Ridondanza
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•formato binario,
•formato ASCII,
•unità di misura (millimetri, centimetri, metri, pollici, piedi).
•A grana grossa,
•A grana fine,
•Adattativo (adattata).
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Fig. 3.14 STL anteprima file. Frammento della finestra di dialogo opzioni di
esportazione e anteprima grafica del modello esportato
Non trasferire (spostare) i dati di output STL nel primo quadrante del
sistema di coordinate. La scelta di questo parametro fa sì che il modello da
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salvare in formato STL potrà mantenere la sua posizione originale nello spazio
globale in relazione alle coordinate dell’origine del sistema di riferimento.
Un modello 3D, che deve essere esportato, dovrebbero essere aperti nel
modulo STL Rapid Prototyping
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Sag - parametro che definisce l'altezza della corda tra la superficie del
modello e il piano del triangolo di approssimazione. L'impostazione
predefinita è 1,08 mm. Diminuendo tale valore otterremo un infittimento
(perfezionamento) della griglia triangolare, e quindi, l'aumento della
precisione della rappresentazione del modello e un aumento della
dimensione del file (Fig. 2.13).
Fig. 3.16 Modello 3D esportato nel formato STL nel software CATIA. a) Sag =
1,08 mm (numero di triangoli = 140), b) Sag = 0,5 mm (il numero di triangoli =
180)
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Fig. 3.17 Differenti valori del parametro Step: a) Step = 20mm (numero di triangoli
= 970), b) Step = 10mm (numero di triangoli = 4.214), c) Step = 200mm (numero
di triangoli = 140)
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4. Pre-process activities in RP
Dopo aver finito il modello CAD in formato STL, esso dovrebbe pronto per
il processo di costruzione su uno dei dispositivi di prototipazione rapida.
Le attività di Pre-processo possono essere svolte in uno dei programmi
dedicati per questo uso, che consentono alla lavorazione di file STL.
Fig. 4.1 Schema delle attività di pre-processo
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Fig. 4.2 Errori segnalati in rosso negli stl e, vicino, il modello corretto
Modifiche al modello
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Fig. 4.4 Collocazione ottimale dei modelli sulla piattaforma di lavoro
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essere orientato in modo tale che l'altezza del modello è minima nel verso
dell’asse Z (asse di incremento di livello).
Fig. 4.5 Modello suddiviso in strati
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Manutenzione STL
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I testi possono essere scritti sui modelli, utilizzando qualsiasi fonte True
Type di Windows, in qualsiasi dimensione e su qualsiasi superficie del
modello. Informazioni (ad esempio numero di serie) possono essere incise
o in rilievo sulla parte.
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Fig. 4.10 Il taglio di una parte consente la sua connessione con l’area di lavoro
del dispositivo RP
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E 'anche possibile creare oggetti, come sfere, cilindri, coni, piramidi, prismi
ed altri.
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Fissaggio automatico
Manipolazione e trasformazione
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Tutti i metodi sono simili tra loro e si basano su una produzione per
accrescimento di materiale del modello (senza sprechi). Pertanto, tali
tecniche sono completamente diverse da metodi classici di produzione del
modello fisico (tornitura, fresatura, ecc), dove la formazione degli oggetti
avviene attraverso la rimozione meccanica del materiale (residui di
lavorazione). La creazione di modelli con tecniche di RP, dove ogni strato
successivo è un riflesso esatto della sezione del modello in un piano ben
preciso, si basa su un’aggiunta di materiale laminato.
I modelli che sono stati creati con tecniche RP sono oggetto di valutazione
per ingegneri, manager e clienti. Gli ingegneri devono verificare le
soluzioni costruttive applicate e individuare eventuali mancanze
progettuali molto prima che gli strumenti per la produzione di serie siano
stati realizzati mentre i manager sono tenuti a valutare i modelli
visivamente ed esteticamente. Infine, i clienti che hanno il compito di
confermare se un potenziale prodotto soddisfa le loro esigenze.
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Fig. 5.1 Settori di applicazione delle tecniche del Rapid Prototyping [1]
● Tradizionale
● Concurrent Engineering – CE
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Fig. 5.5 Classificazione dei metodi RP per quanto rispetto ai processi e i materiali
applicati [1]
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Fig. 5.7 Confronto dei tempi e dei costi di produzione di modelli prototipali
utilizzando metodi RP e RM-HSM [1]
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Fig. 5.8 Modello CAD 3D (a), il suo modello salvato in formato *. STL (b), il
modello fisico creato utilizzando la tecnica della stereolitografia (c), e un prodotto
finito (d)
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Vantaggi Svantaggi
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Tali strati sono alla base della generazione dei file usati dal computer di
controllo di una macchina stereolitografica. Mentre un modello è prodotto,
il raggio laser viene spostato sulla superficie del liquido di resina foto-
temprabile secondo il contorno di un particolare strato, questo viene fatto
con l'aiuto di una serie di specchi dinamici che sono diretti da un sistema
di movimentazione. La movimentazione è controllata da un sistema sulla
base dei dati relativi al modello CAD. La foto-polimerizzazione, in altre
parole l’indurimento, si ha nelle zone dove la resina viene irradiata da un
fascio di raggi ultravioletti. Il primo strato è creato direttamente sul piano di
sostegno immerso. Quando viene creato, il piano di lavoro è abbassato
esattamente al valore dello strato pronto. In quel momento, la resina
scorre sul modello abbassato e crea un altro livello necessario per la
fotopolimerizzazione.Tuttavia, la resina è appiccicosa e per livellare la
superficie uno speciale raschietto viene mosso al di sopra della superficie
e raschia i dislivelli rendendo la superficie di resina liscia. Poi, un altro
strato viene indurito. Ogni strato successivo è creato dal precedente e in
questo modo, viene costruito un solido. Questo processo viene eseguito
fino a completare tutto il modello. Il processo SLA può richiedere la
costruzione di sostegni se ci sono risalti (sporgenze) frammenti (cosiddetti
sbalzi), ed è tutto fatto per evitare possibili deformazioni. L'applicazione di
supporti è usuale durante la produzione di modelli utilizzando il metodo
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Dopo che un modello è creato, viene effettuata una lavorazione finale, che
comprende la rimozione della resina liquida e dei supporti, l’indurimento
definitivo e le lavorazioni di completamento, quali: molatura, lucidatura,
verniciatura, ecc.
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Tale polvere metallica è fusa strato per strato fino a raggiungere una
densità del 100%. Questa strategia di irradiazione appositamente
elaborata permette la produzione di elementi di grandi dimensioni senza
distorsioni. Il sistema brevettato di lavorazione post-processo della
superficie, che avviene subito dopo il completamento del processo,
assicura una qualità superficiale e una durezza eccezionali.
Vantaggi:
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Il vantaggio principale del LOM è dato dal fatto che si possono applicare
vari materiali, quali: carta (cellulosa), metalli, plastica, materiali sintetici e
compositi. Al fine di combinare gli strati di carta, le colle applicate sono
attivate da radiazione UV o dal calore di un rullo. Le ceramiche possono
essere applicate utilizzando la pressatura, il riscaldamento e processi di
reazioni di incollaggio. Gli strati di metallo possono essere combinati con
delle saldature laser puntuali, saldatura a fiamma o saldature
forti. Possono essere anche applicati il montaggio meccanico nonché la
combinazione dei processi elencati. Il metodo LOM è molto a buon
mercato e grazie ad esso, possono essere fabbricati oggetti di grandi
dimensioni. Tuttavia, il suo punto debole è dato dal fatto che è difficile
rimuovere il materiale di scarto, per esempio dalle cavità interne, quando
è utilizzato un materiale temprabile. Nel caso di liquidi o polveri (SLA,
metodi SLA) ciò è fatto molto più facilmente. L'accuratezza dei modelli
ottenuti con il metodo LOM è paragonabile nel piano XY all'accuratezza
dei modelli fabbricati per mezzo di altri metodi di RP. Eppure, tale
accuratezza diminuisce nel piano Z, che è la direzione in cui si è costruito
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Figura 5.21 Principi di funzionamento del LENS (Laser Engineered Net Shaping)
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Per mezzo del metodo IJP, sono fabbricati prodotti di plastica, che
possono soddisfare i requisiti dei modelli concettuali o funzionali etc. che
sono stati progettati [3]. Il metodo IJP può essere applicato anche come
tecnologia di Rapid Tooling per la produzione di anime e forme per le
colate di metallo (per lo più alluminio). In tali, casi due componenti micro
dosati si legheranno sciolti nella massa di stampaggio. Tale massa (simile
alla sabbia) viene messa su tutta la superficie della piattaforma. Poi, su di
essa, nelle aree assunte a sezione trasversale del prodotto, è posto il
legante, su cui è versato la sostanza indurente. Sia il legante che la
sostanza indurente sono posti con l'ausilio di ugelli. In questo modo sono
creati gli strati successivi al fine di ottenere l'intero prodotto.
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Fig. 5.24 Principi del metodo di stampa 3D [13]
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Processo:
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6. Ingegnerizzazione inversa
6.1. Introduzione
L’ingegnerizzazione inversa (IR) è una tecnologia che permette di scoprire
le regole di costruzione di un oggetto già esistente. E 'utilizzata per
individuare le ipotesi secondo le quali l'oggetto è stato progettato e
realizzato. Nell'industria manifatturiera, di solito, comporta la ricostruzione
della geometria di un prodotto, il principio di funzionamento e, talvolta,
anche i materiali che sono stati utilizzati per crearlo. L’ingegnerizzazione
inversa è nota anche in altri ambiti, ad esempio, in informatica, dove
significa analizzare un programma già esistente, al fine di comprenderne il
funzionamento e / o ripristinare il suo codice sorgente [20].
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Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
Per avere successo sul mercato molti prodotti in via di sviluppo devono
avere un design accattivante, a parte le loro caratteristiche tecniche.
Prima di avvicinarsi al lavoro di progettazione, una ricerca di marketing è
condotta per determinare un insieme di caratteristiche funzionali
necessarie a impostare la progettazione preliminare del prodotto. E’
preoccupazione degli stilisti a prendersi cura del design esterno in modo
più dettagliato come prepare il modello in argilla, gesso o di legno. I passi
successivi sono la digitalizzazione (fig. 6.1), la creazione di
documentazione tecnica e avviamento della produzione del progetto.
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Fig. 6.2 Manico di racchetta da tennis
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Fig. 6.2 Imballaggio la cui forma ricopre l’oggetto
Fig. 6.3 Modello fisico e risultato della comparazione al computer
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Non-destructive Destructive
Contact Non-contact
Non-optical Optical
X-ray Laser
Electromagnetic
White light
radiation
Ultrasounds Interferometery
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Bracci di misurazione
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Fig. 6.7 Misurazione basata sul principio del tempo di volo [27]
Laser Radar
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Fig. 6.8 Laser radar [27]
Fig. 6.9 Variazione di fase usando I LIDAR [27]
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Una simile situazione, come nel caso della triangolazione mediante laser
punto, si verifica nel metodo lineare e si manifesta nel problema di
occlusione. Per superarla, l'angolo tra la fotocamera e un generatore può
essere ridotto o possono essere applicate due fonti di luce. Un altro
modo riguarda l'applicazione di una fotocamera supplementare la quale,
però, richiede la determinazione della loro posizione in relazione alla
situazione. Così, l'angolo di triangolazione non è mai uguale a zero
perché c'è sempre la probabilità di occlusione.
Fotogrammetria
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Prototipazione Rapida ‐ Manuale Minos++
Fig. 6.12 Fotogrammetria [27]
Profilometria
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Fig. 6.13 Profilometria [27]
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Fig. 6.14 Lo schema del processo di scansione distruttiva [15]
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Process planning
Data acquisition
Data processing
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digitalizzazione vanno da alcuni minuti in sistemi ottici fino a poche ore nel
caso di macchine di misura a coordinate e scanner a contatto.
Un compito importante durante la progettazione è quello di decidere se
sarà possibile la scansione di un oggetto in un'unica sessione o di farlo in
più tappe. Nel caso di scansione di un oggetto in diversi supporti (scanner
a contatto), o da più parti (scanner ottico), il risultato è una nuvola di punti.
È altrettanto importante determinare la forma di dati, in cui un modello
ottenuto deve essere convertito, il che determina i requisiti relativi al
software. Se il modello ottenuto deve essere la base di calcoli numerici,
non è necessaria grande precisione, però è significativa una piccola
dimensione dei dati. Diversa è la situazione in cui su un oggetto viene
eseguita la scansione ed è in procinto di essere la base per l'introduzione
di modifiche: allora una maggiore enfasi viene messa in precisione. Se il
risultato di digitalizzazione è la copia di un oggetto, è sufficiente se la
superficie di un oggetto è presentato in forma di un triangolo di maglia, ma
i software dovrebbe permettere di generare un programma su una
macchina utensile a controllo numerico.
Fig. 6.18 Digitalizzazione di un oggetto sotto forma di nuvola di punti
Questi punti di solito non sono ordinati, ancora, in alcuni dei metodi di
misurazione (ad esempio scanner contatto e coordinare le macchine di
misura), è possibile determinare i confini (Fig. 6.20) e la direzione di
scansione, che dà in effetti un punto di nuvola simile a un insieme di curve
che si trovano sulla superficie di un oggetto (Fig. 6.21). Esso offre la
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Fig. 6.19 Profilo 2D ottenuto da una scansione al contorno
Fig. 6.20 2D Profilo con aree di inviluppo mediante differenti direzioni di scansione
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Fig. 6.21 Modifica della nuvola di punti – rimozione dei punti inappropriati
Fig. 6.22 Conversione dei punti della nuvola in mesh triangolari
Fig. 6.23 Rimozione dei vuoti nelle mesh triangolari
Una modifica possibile delle mesh triangolari con una riparazione degli
errori, come ad esempio: fori nella maglia, si intersecano triangoli, ecc (fig.
6.24). Nel caso in cui un oggetto è stato esaminato in diversi supporti,
vengono eseguiti i passaggi 1-3 per tutti i dati, e,in questa fase, i
frammenti di superficie ottenuti dal modello sono collegati dando un nuovo
modello (Fig. 6.25). Se è richiesto un modello poligonale nella forma di
dati di uscita, si può fermare a questo punto e registrare il risultato nella
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Fig. 6.24 Combinazione di molteplici frammenti di modelli superficiali
a) b)
Fig. 6.25 Riduzione del numero dei triangoli dal 100 % (a) al 10 % (b)
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Fig. 6.26 Errori sulle superfici NURBS
Fig. 6.27 Rilevamento dei bordi
Fig. 6.28 Creazione e modifica dei percorsi
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Fig. 6.31 Comparazione della superficie NURBS con i punti della nuvola
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7. Letteratura
[1] Chlebus E. „Techniki komputerowe Cax w inżynierii produkcji” WNT, Warszawa 2000
Dybała B., Kolinka P., Techniki inżynierii odwrotnej w rozwoju produktu, Automatyzacja
[2] produkcji. AP 2003. Nauka - wiedza - innowacje. Wrocław 2003. T. 1. Referaty
plenarne i sesyjne, s. 413-420
[10]
http://rpdrc.ic.polyu.edu.hk/content/rp_for_arch_short_guide.htm
[11] http://www.3dsystems.com
[12] http://www.arcam.com
[13] http://www.cadcamforum.pl
[14] http://www.cadcamnet.com
[15] http://www.cgiinspection.com
[16] http://www.concept-laser.de
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[17] http://www.eos-gmbh.de
[18] http://www.faro.com
[19] http://www.impactstudiostv.com/laser_scan_site/htm/technology.htm#laser
[20] http://www.konicaminolta-3d.com
[21] http://www.mcp-group.de
[22] http://www.moldmakingtechnology.com/articles/030107.html
[23] http://www.moldmakingtechnology.com/articles/100003.html
[24] http://www.newscientist.com/article.ns?id=dn3292
[25] http://www.prz.rzeszow.pl/mech/kkm/rapid_prototyping.htm
[26] http://www.trumpf.com
[27] www.cs.tcd.ie/publications/tech-reports/reports.99/TCD-CS-1999-46.pdf
[28]
www.RTCN.org - materiały archiwalne ITMA
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MECCATRONICA
Modulo 9: Prototipazione Rapida
Esercizi
(concetto)
www.minos-mechatronic.eu
1. Che cosa è un CAD?
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2. Che cosa è la modellazione geometrica?
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3. Come velocizzare il design?
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4. Quali sono le caratteristiche principali dei sistemi CAD?
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5. Quali sono i vantaggi derivanti dall'utilizzo di sistemi CAD?
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6. Quali sono le tappe del processo di progettazione in un sistema CAD?
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7. Specificare i tipi di modelli in un CAD.
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8. Che cosa è un STL?
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9. Come viene costruito un modello STL (un disegno sarà utile)?
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10. Che cosa dice la regola del vertice a vertice?
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11. Quali parametri descrivono un triangolo?
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12. Come può essere determinato l'orientamento di un triangolo in un STL ?
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13. Quali sono gli errori e difetti più comuni nel formato STL?
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14. Quali sono le attività di pre‐processo nel Rapid Prototyping?
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15. Descrivere almeno 4 operazioni che sono possibili nelle attività di pre‐
processo del Rapid Prototyping.
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16. Che cosa sono le strutture di sopporto e dove sono utilizzate?
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17. Che cosa è la prototipazione rapida?
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18. Cosa differenzia le tecnologie di Rapid Prototyping da quelle tradizionali?
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19. Quali sono le principali applicazioni di modelli realizzati con tecnologie di
Rapid Prototyping?
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20. Come vengono utilizzati i prototipi nella progettazione convenzionale?
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21. Come vengono utilizzati i prototipi nel Concurrent engineering?
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22. Come sono utilizzati i prototipi nell’ingegneria rapida?
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23. Come sono divisi i metodi di creazione di prototipi?
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24. Che cosa deve essere considerato quando si decide l’applicazione di un
modello prototipale?
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25. Classificare le tecnologie RP per quanto riguarda i materiali e i processi
applicati.
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26. Che cos’è il Rapid Tooling?
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27. Quali materiali possono essere utilizzati nelle tecnologie di Rapid
Prototyping ?
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28. Quali sono I Vantaggi delle Tecnologie di prototipazione Rapida?
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29. Quali sono gli svantaggi della prototipazione rapida?
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30. Come può essere caratterizzata la stereolitografia?
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31. Come può essere caratterizzata la sinterizzazione mediante laser
selettiva(SLS)?
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32. Come può essere caratterizzata fusione mediante laser selettiva (SLM)?
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33. Cita almeno 3 tecnologie che utilizzano polveri metalliche come materia
prima.
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34. Quali differenze ci sono tra la tecnologia di fusione a fascio di elettroni e le
altre tecnologie con polveri metalliche?
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35. Come può essere caratterizzata la produzione di oggetti mediante
laminazione?
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36. Come può essere caratterizzato un modello a strati di un materiale fuso
(FDM – Modellazione mediante deposizione di materiale fuso)?
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37. Come può essere caratterizzata la stampa a 3 dimensioni (3DP)?
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38. Come deve essere intesa l’ingegnerizzazione inversa?
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39. Dare 2 esempi di applicazione dell’ingegnerizzazione inversa nel settore.
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40. In che modo l’ingegnerizzazione inversa aiuta lo sviluppo di un prodotto
disegnato da uno stilista?
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41. E 'possibile per un nuovo prodotto seguire la geometria di un oggetto
esistente? Spiegare.
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42. Come può una valutazione di un prodotto di precisione geometrica essere
fatto con metodi di ingegnerizzazione inversa?
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43. Quali sono i due metodi principali di classificazione dei metodi di
digitalizzazione?
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44. Quando è ragionevole utilizzare un metodo distruttivo della
digitalizzazione?
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45. Quali metodi di ingegnerizzazione inversa consentono di riconoscere la
struttura interna di un oggetto?
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46. Caratterizza il processo di scansione distruttivo.
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47. Qual è il contatto di scansione?
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48. Quali sono gli svantaggi della scansione mediante contatto?
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49. Quale metodo di digitalizzazione è il più veloce?
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50. Qual è un tipico risultato della digitalizzazione con metodi di
ingegnerizzazione inversa?
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51. Nomi dei metodi basati su punti ottici.
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52. Come ottenere un modello di superficie in una forma di maglia triangolare?
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53. Caratterizzare le capacità di misurazione degli scanner di contatto.
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54. Quali sono i vantaggi dei bracci di misura su altri dispositivi di
digitalizzazione? Quando è giustificato l'uso dei bracci?
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55. Quali questioni devono essere considerate al momento di pianificare la
digitalizzazione?
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56. Quando è sufficiente una maglia triangolare come risultato della
ricostruzione?
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57. Cosa può essere oggetto della ricostruzione mediante un tipico processo di
ingegnerizzazione inversa?
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MECCATRONICA
Modulo 9: Prototipazione Rapida
Soluzioni
(concetto)
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1. Che cosa è un CAD?
I sistemi CAD includono librerie di oggetti pronti (viti, cuscinetti, ecc) che
possono essere utilizzati in opere di design. Un costruttore non ha modo
di utilizzare vari tipi di cataloghi, mentre cerca un qualsiasi
elemento. Questi possono essere trovati nel sistema di base o è possibile
scaricare il modello 3D per il proprio design.
Versione 1
Ogni bordo e ogni vertice del triangolo sono comuni ad almeno due
triangoli adiacenti.
Versione 2
Ogni triangolo condivide due vertici con i triangoli adiacenti, e nessun
vertice di un triangolo può stare su un lato di un altro triangolo.
13. Quali sono gli errori e difetti più comuni nel formato STL?
Manuale
Esercizi
Soluzioni
(concetto)
Petr Blecha
Zdenêk Kolíbal
Radek Knoflícek
Ales Pochylý
Tomas Kubela
Radim Blecha
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Concetto europeo per la Formazione Continua in Meccatronica di
personale esperto nella produzione industriale globalizzata
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Manuale
(concetto)
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1. STORIA, SVILUPPO E DEFINIZIONE DI ROBOT .................................................. 1
1.1. DALLE MACCHINE DA SCRIVERE AI ROBOT .................................... 1
1.2. DEFINIZIONE DI ROBOT .......................................................................... 4
2. LA STRUTTURA DEI ROBOT E DEI MANIPOLATORI INDUSTRIALI (IR&M)
7
2.1. STRUTTURA CINEMATICA DEI ROBOT INDUSTRIALI .................... 7
2.1.1. Sistema di azionamento deI robot industriali stazionari ...................................... 7
2.1.2. Coppie cinematiche nella costruzione dei robot industriali ................................. 8
2.1.3. Robot industriali con cinematica seriale .............................................................. 9
2.1.4. Il problema dell'accuratezza di posizionamento................................................. 14
2.1.5. Robot industriali a cinematica parallela ............................................................. 16
2.1.6. Veicoli a guida automatica – AGV .................................................................... 18
2.2. ESEMPI DI IR&M RAPPRESENTATIVI DAL PUNTO DI VISTA
COSTRUTTIVO ................................................................................................. 19
2.2.1. Tipologie di base ................................................................................................ 19
2.2.2. Tipologie di robot industriali derivate ................................................................ 20
2.2.3. Tipologie di robot industriali derivati da diverse combinazioni di coppie
cinematiche....................................................................................................................... 23
3. END-EFFECTORS ........................................................................................................ 25
3.1. Applicazione e classificazione degli end-effectors ..................................... 25
3.2. Teste tecnologiche ....................................................................................... 25
3.3. Teste di manipolazione – grippers .............................................................. 26
3.3.1. Teste combinate.................................................................................................. 35
3.3.2. Teste speciali ...................................................................................................... 36
3.3.3. Forze agenti sugli oggetti afferrati sotto l’azione del moto del robot ................ 37
3.3.4. Sostituzione automatica degli end-effectors....................................................... 40
3.4. DISPOSITIVI PERIFERICI PER IR&M .................................................. 41
3.4.1. Introduzione, classificazione, finalità................................................................. 41
3.4.2. Classificazione dei PD rispetto alla loro funzione ............................................. 42
3.4.3. Classificazione dei PD rispetto alle loro caratteristiche costruttive ................... 43
3.4.4. Classificazione dei PD in base al loro ruolo nella cella robotizzata .................. 50
4. CELLE DI LAVORO ROBOTIZZATE ...................................................................... 52
4.1. Componenti fondamentali di una cella robotizzata. ................................... 52
4.2. Controllo delle celle robotizzate ................................................................. 54
4.3. Tipologie di celle robotizzate. ..................................................................... 57
4.3.1. Saldatura ............................................................................................................. 57
4.3.2. Manipolazione .................................................................................................... 59
4.3.3. Verniciatura ........................................................................................................ 62
4.3.4. Operazioni tecnologiche ..................................................................................... 63
5. Ambiente di programmazione....................................................................................... 67
5.1. Introduzione ................................................................................................ 67
5.2. Programmazione on-line ............................................................................. 67
5.2.1. Interfaccia utente – teach pendant...................................................................... 68
5.2.2. 6 DOF industrial robot ....................................................................................... 70
5.2.3. Tipologie principali di moto. .............................................................................. 73
5.2.4. Approssimazione del moto ................................................................................. 75
5.2.5. Breve panoramica delle istruzioni per i robot ABB ........................................... 77
5.2.6. Breve panoramica delle istruzioni per i robot KUKA........................................ 79
5.2.7. Caso studio: Compito di pallettizzazione ........................................................... 79
5.3. Programmazione Off-line............................................................................ 83
6. SICUREZZA DELLE POSTAZIONI DI LAVORO ROBOTIZZATE ................... 86
6.1. Termini e definizioni di base....................................................................... 86
6.2. Requisiti per la costruzione di robot ........................................................... 87
6.2.1. Componenti dell’unità di alimentazione ............................................................ 87
6.2.2. Interruzione o sbalzo della alimetazione elettrica .............................................. 87
6.2.3. Alimentazione .................................................................................................... 88
6.2.4. Energia latente .................................................................................................... 88
6.2.5. Compatibilità elettromagnetica (EMC) .............................................................. 88
6.2.6. Equipaggiamento elettrico.................................................................................. 88
6.2.7. Elementi di controllo .......................................................................................... 88
6.3. Requisiti per le parti relative alla sicurezza dei sistemi di controllo .......... 88
6.3.1. Comando di arresto di emergenza ...................................................................... 89
6.3.2. Arresto di sicurezza ............................................................................................ 89
6.3.3. Velocità ridotta ................................................................................................... 90
6.3.4. Modalità di funzionamento ................................................................................ 90
6.3.5. Controllo tramite un teach-pendant .................................................................... 90
6.3.6. Requisiti per la cooperazione operativa ............................................................. 91
6.4. Descrizione delle categorie delle parti relative alla sicurezza dei sistemi di
controllo............................................................................................................... 92
6.4.1. Categoria B ......................................................................................................... 92
6.4.2. Categoria 1 ......................................................................................................... 92
6.4.3. Categoria 2 ......................................................................................................... 94
6.4.4. Categoria 3 ......................................................................................................... 94
6.4.5. Categoria 4 ......................................................................................................... 96
6.5. Dispositivi di sicurezza protettivi................................................................ 96
6.5.1. Dispositivo di arresto di emergenza ................................................................... 96
6.5.2. Barriere fotoelettriche di sicurezza..................................................................... 97
6.5.3. Laser scanner di sicurezza .................................................................................. 99
6.5.4. Barriere solide .................................................................................................. 100
6.5.5. Sensori di sicurezza per le porte ....................................................................... 100
6.5.6. Tappeti di sicurezza .......................................................................................... 101
6.6. Esempio di protezione di una postazione di lavoro robotizzata ............... 102
1. STORIA, SVILUPPO E DEFINIZIONE DI ROBOT
1.1. DALLE MACCHINE DA SCRIVERE AI ROBOT
La tendenza all’impiego di umanoidi o macchine rassomiglianti ad esseri viventi al fine di
servire l’uomo è antica quanto la stessa cultura umana. La costruzione delle prime statuine
semoventi risale all’antico periodo bizantino. Nell’Iliade Omero racconta che Efesto, uno
degli Dei dell’Olimpo, impiegò nella sua casa cameriere forgiate di oro puro. Nel periodo che
va dal 400 al 365 A.C. Archita da Taranto creò con il legno un uccello meccanico, la famosa
colomba di Archita. Si dice che il piccione contenesse al suo interno un piccolo palloncino,
con una valvola che ne consentiva l’apertura e la chiusura per mezzo di contrappesi. Una
volta riempito il palloncino d’aria compressa, agendo opportunamente sulla valvola, era
possibile simulare il volo della colomba. Erone di Alessandria, celebre matematico ed
inventore del I secolo D.C., è ricordato per aver progettato e costruito una serie di dispositivi
meccanici tra cui: la prima macchina a vapore con il motore rotatorio, chiamata “eolipila”; un
congegno meccanico che permetteva l’apertura dei portoni dei templi sfruttando la forza del
vapore, ecc.. Un esempio significativo del suo ingegno è il dispositivo mostrato in fig. 1-1.a. Il
fuoco acceso sull’altare riscalda l’acqua contenuta nel recipiente (A); la fuoriuscita di vapore
provoca un incremento di pressione sulla superficie dell’acqua nella parte inferiore dell’altare,
concepito come un serbatoio. L’acqua è spinta verso l’alto attraverso i tubi (L) e va a
depositarsi nelle ciotole mantenute dalle mani delle statue. Una volta che le ciotole sono
state riempite, le mani si inclinano e l’acqua versata dalle ciotole va a spegnere il fuoco
sull’altare.
a b c
Fig. 1-1: Esempi di automatismi storici
a. Esempio di un antico altare con statue che versano automaticamente acqua sul fuoco
sacrificale
b. Automa meccanico di Jacquete Droze.
c. Automa meccanico di Hosokawa
Il grande artista ed inventore Leonardo da Vinci (1452 – 1519) ha un grande rilievo nella
storia dell’automazione.
Per accogliere il re Ludovico XII a Milano, Egli costruì un leone meccanico, che si avvicinò al
trono del re e lo salutò alzando una zampa.
Costruzioni meccaniche di esseri umani artificiali maggiormente significative furono
realizzate nel 18° secolo e sono relative alla bior obotica.
1
Nel 1738, l’ingegnere meccanico francese Jacques de Vaucanson costruì un robot flautista
in grado di suonare 12 pezzi musicali. Il robot produceva suoni soffiando aria attraverso la
bocca nell’apertura principale del flauto e cambiava i toni posizionando le dita sulle altre
aperture dello strumento.
Nel 1772, Jacquet Droz costruì un automa a forma di bambino (vedi fig. 1-1b), comandato
mediante camme e guidato mediante molle, che era in grado di scrivere porzioni di testo
usando una penna reale. Nel 1796, un altro automa ben noto, il ragazzo che porta il tè (vedi
fig. 1-1c), fu realizzato dal giapponese Hosokawa.
Studi sui fenomeni fisici ed ulteriori sviluppi tecnologici fornirono ai costruttori di automi mezzi
maggiormente efficienti.
L’avanzamento delle conoscenze nel campo dell’acustica consentì la costruzione di
meccanismi in grado di emettere semplici suoni, per esempio strumenti musicali automatici e
statuette parlanti.
Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, in tutte le migliori esposizioni tecniche
venivano presentati nuovi robot.
Questi riproducevano la forma degli armigeri, muovevano le mani e rispondevano a semplici
domande con una voce riprodotta da un grammofono.
L’elettricità consentì di controllare i robot in modo più efficace rispetto all’impiego di
manovelle, camme e molle.
Per esempio il robot TLEVOX, costruito nel 1927 da Brit R. J. Wensly, era in grado di
afferrare la cornetta del telefono, quando questo squillava, e di rispondere con voce umana.
L’americano Whitman Zase creò un umanoide radiocomandato denominato “OCCULTA”.
Esso era destinato a scopi militari, ovvero per distruggere barricate o per superare blocchi
militari.
La parola “robot” deriva dall’antico termine slavo “rob”, la quale si ritrova anche nelle parole
ceche “robota”, che significa lavoro duro, forzato e faticoso, e “robit” (lavorare), ma anche
nelle parole “výroba” (produzione, lavorazione), “obrábět” (lavorare, macchina, utensile), ecc.
Il geniale scrittore ceco Karel Čapek usò la parola robot per identificare degli esseri creati
artificialmente nella sua opera “R.U.R” nel 1920. L’acronimo “R.U.R.” sta per: “Rosum’s
Universal Robots”, liberamente tradotto come „Universální roboti pana Rozuma” (la parola
“rozum” in ceco significa cervello o intelletto). Originariamente, Karel Čapek voleva nominare
i suoi robot “Labors” (ovviamente con l’obiettivo di utilizzare la parola latina “labore”, o
eventualmente la parola inglese “labour”), ma fu suo fratello, il pittore Josef Čapek, che gli
consigliò di utilizzare la parola “robot”. Sta di fatto che dal 1921, quando fu messa per la
prima volta in scena l’opera di Čapek “R.U.R”, subito diventò popolare nel mondo e, con
essa, la parola ceca “robot”. Per esempio, ai bambini giapponesi nelle scuole viene
insegnata l’origine ceca della parola “robot”.
Da quel momento in poi la parola robot è stata comunemente utilizzata per indicare qualsiasi
dispositivo automatizzato o meccanizzato, dai distributori di cibo ai piloti automatici.
Inevitabilmente, essa è stata anche associata ai tanti tentativi, che si sono succeduti nella
storia, di costruire “androidi” artificiali dalle sembianze umane, principalmente basati su
concetti meccanici. Va osservato che questi concetti erano del tutto estranei a Karel Čapek;
il suo concetto di robot era legato alla biochimica. Tuttavia, nella Repubblica Ceca i robot
vengono classificati come macchine inanimate, in accordo con il paradigma inanimato “hrad”.
Nella produzione industriale di massa, comunque, le macchine, ampiamente impiegate,
adibiti a funzioni normalmente espletate dall’uomo, generalmente non vengono chiamate
robot, ma automi (o macchine automatiche). Questo perché gli automi, nell’aspetto,
somigliano molto poco all’uomo e le loro funzioni sono in gran parte altamente specialistiche
(auto-operatori, manipolatori a singola funzione, ecc.).
La fig. 1-3 illustra lo sviluppo storico della produzione di macchine industriali e di robot.
Sebbene lo sviluppo storico delle macchine industriali sia cominciato molto prima, qui viene
individuato tra il XV ed il XVI secolo. In questo periodo è possibile riconoscere il vero e
proprio sviluppo delle macchine industriali, considerando anche il loro graduale
miglioramento e la meccanizzazione, così come lo sviluppo da parte di Golem di una
concezione maggiormente articolata di un essere artificiale, rispetto ai robot concepiti da
2
Čapek nell’opera “R.U.R.”. Il filo comune a questi due differenti sviluppi può essere
individuato nell’invenzione delle macchine a controllo numerico (NC) verso la metà del XX
secolo. Le macchine industriali a controllo numerico, insieme con i manipolatori, anch’essi
dotati di controllo numerico – i robot industriali – cominciarono a far si che l’idea della
produzione automatica potesse diventare realtà.
Era il 1961 quando la società americana AMF (American Machine and Foundry Corporation)
introdusse sul mercato una macchina automatica polivalente con il nome di “VERSATRAN
Industrial Robot” (VERSAtile TRANsfer), che era in grado di svolgere le funzioni di un uomo
in una linea di produzione, sebbene non avesse alcuna somiglianza con l’uomo, e che
rappresentava il punto di inizio di futuri sviluppi mai ipotizzati prima.
La simbiosi tra i robot industriali e le macchine di produzione a controllo numerico tra il XX ed
il XXI secolo ha dato luogo alla nascita di fabbriche completamente automatizzate, come
quelle operate dalla compagnia giapponese FANUC.
Altri robot industriali hanno trovato impiego in applicazioni non manifatturiere, tra cui
l’agricoltura.
La parte della fig. 1-3 incorniciata in rosso rappresenta una selezione di tipici robot
industriali.
Quello a sinistra prevede una programmazione mediante apprendimento immediato. Questa
consiste in una prima fase denomina modalità “TEACH” durante la quale il programmatore
guida il robot lungo il percorso desiderato, il quale viene registrato nel sistema di controllo;
successivamente, dopo l’attivazione del programma memorizzato, nella modalità denominata
“REPEAT” il robot continua a ripetere l’attività registrata. Questi robot trovano impiego
principalmente nei processi di saldatura continua lungo un percorso desiderato, oppure nei
processi di verniciatura o di deposizione di rivestimento protettivo.
Quello a destra prevede una programmazione implicita, o “mediata”, durante la quale il
programmatore, mediante un teach-pendant (una sorta di pannello di controllo), guida il robot
fino al punto desiderato che viene salvato nella memoria del sistema di controllo. Dopo aver
memorizzato il percorso, il robot esegue delle operazioni preimpostate su tali punti oppure
nello spazio fra di essi. Questi robot sono molto appropriati, per esempio, nella saldatura a
punti di carrozzerie nelle fabbriche di automobili.
3
Fig. 1-3: Schema dello sviluppo di machine e robot industriali
Le applicazioni di Biorobotica, gestite da sistemi MASTER-SLAVE, eventualmente con il
contributo dell’elettromiografia (EMG), sono state sviluppate come una sorta di appendice
dei sistemi a controllo numerico. Comunque lo sviluppo diretto della robotica sta
raggiungendo l’obiettivo ambizioso di realizzare robot umanoidi in grado di muoversi e
camminare (ad esempio HONDA). Questi dispositivi hanno una notevole somiglianza con il
fittizio Golem. Inoltre anche l’apprendimento immediato dei robot industriali, che sono guidati
dai loro componenti terminali, e la registrazione di questo movimento nel sistema di controllo,
possono ricordare il modo in cui Golem viene portato in vita per mezzo di un misterioso
“šém” inserito nella sua testa.
Il robot-pianista del professor Ichiro Kató dell’Università Wased di Tokyo ha accompagnato
l’intera orchestra sinfonica alla fiera mondiale in Osaka. Il robot-umanoide Honda, così come
altri androidi, è in grado di salire le scale, trasportare oggetti, danzare, ecc.. Essi
meriterebbero una forma animata del loro nome, indicata in ceco con il termine “roboti”.
4
Fig. 1-4: Confronto schematico tra uomo e macchina in un processo di produzione
[NODA;s.xx]
D’altra parte, gli elaboratori (computer, sistemi di controllo) sono anch’esse rappresentate in
due dimensioni nel suddetto diagramma, mediante un piano individuato dalle proprietà
fisiche e dal livello di intelletto.
Lo studio della robotica, naturalmente, comporta la ricerca di una definizione appropriata sia
dei manipolatori, sia degli stessi robot. Le definizioni di "robot", che si trovano nella
letteratura mondiale, sono ben lungi dall'essere concordi. Alcune di esse utilizzano come
fattore discriminante il numero di gradi di libertà del dispositivo, ad esempio: "Il robot è un
dispositivo con più di tre gradi di libertà; dispositivi con numero di gradi di libertà inferiore a
tre vengono chiamati manipolatori". Oppure "Il robot industriale è un dispositivo di
manipolazione automatica liberamente programmabile secondo tre assi di trasporto, dotato
di pinze ed altri strumenti tecnologici, progettato per uso industriale". Queste definizioni
danno prova della mancanza di comprensione della filosofia di base dei robot. Tuttavia,
l’ultima definizione menzionata solleva un'altra questione, ossia se un robot e un robot
industriale sono dispositivi identici. L'attributo "industriale" suggerisce esso stesso cosa si
intende nell'ultima parte della definizione: che un robot industriale è un particolare tipo di
robot. Per la nozione generale di "robot" è possibile adottare la definizione dettata dall'ing.
Ivan M. Havel, CSc. [2], come citato in [3, p.20]:
5
"Il robot è un sistema integrato automatico o comandato da calcolatore, capace di
interazione autonoma e finalizzata ad un compito, con l'ambiente naturale, basata su
istruzioni conferite dall'uomo. L'interazione consiste nel rilevare e riconoscere
l'ambiente e nel manipolare oggetti, o muoversi, all'interno dell'ambiente."
Il dispositivo così definito è il sostituto ideale dell’uomo nel processo di produzione. Che si
tratti di un robot industriale o di un manipolatore industriale, deve essere determinato in base
all’analisi del suo livello di intelligenza, vale a dire del suo sistema di controllo. In accordo
con la fig. 1-4, non esiste un criterio unificato che consenta una rigida distinzione tra
manipolatori industriali e robot industriali.
6
2. LA STRUTTURA DEI ROBOT E DEI MANIPOLATORI
INDUSTRIALI (IR&M)
2.1. STRUTTURA CINEMATICA DEI ROBOT INDUSTRIALI
2.1.1. Sistema di azionamento deI robot industriali stazionari
Sulla base delle definizioni di robot date nel precedente paragrafo e da una visione generale
su questi complessi dispositivi, è possibile giungere alla conclusione che i robot industriali
devono essere intesi come un sottoinsieme dei robot. Questi sono rappresentati
principalmente da robot mobili la cui movimentazione è resa possibile da ruote o cinghie
disposte al di sotto del telaio, oppure da gambe realizzate in similitudine a quelle di animali o
di androidi.
Nei sistemi robotici mobili, il braccio di manipolazione rappresenta un meccanismo che è, da
un punto di vista globale, praticamente un sistema di azionamento in sé. Esso può essere
usato come robot industriale fisso oppure può essere equipaggiato con meccanismi di
locomozione semplici o complessi.
In termini di caratteristiche costruttive, i sistemi di azionamento degli IR&M possono essere
classificati come segue:
- Meccanismo di locomozione;
- Meccanismo di posizionamento;
- Meccanismo di orientamento;
- End effector (organo terminale).
a. b.
Fig. 2-1: Esempio di classificazione dei componenti del sistema di azionamento di un robot
industriale stazionario.
a. Robot industriale adattativo APR- 20 VUKOV-PREŠOV (SK)
b. Robot industriale BEROE RB-321(BG)
X - meccanismo di locomozione
Meccanismo di posizionamento - CBB’ (APR-20), CZY (BEROE RB-321)
Br - Punto di riferimento
7
A0, B0, C0 - Meccanismo di orientamento (possibile disposizione)
Nei robot e manipolatori industriali vengono solitamente impiegate coppie cinematiche lineari
(per le traslazioni) e rotoidali (per le rotazioni). Al fine di rappresentare le strutture
cinematiche degli IR&M, è stato adottato un sistema di simboli schematici che richiamano le
caratteristiche tipiche dei diversi giunti.
a) b) c)
8
Fig. 2-3: Coppie cinematiche rotoidali con angolo di rotazione illimitato:
a),c) – con braccio di lunghezza “r”, e b),d) – intorno al proprio asse (r = 0)
Va notato che anche una semplice rappresentazione schematica riesce a trasmettere l’idea
del tipo di moto rotatorio consentito dai vincoli costruttivi. Tipici esempi sono mostrati nelle
Fig. 2-3 e Fig. 2-4.
Fig. 2-4: Coppie cinematiche rotoidali con braccio “r” nelle viste frontali ed in pianta:
a) con angolo di rotazione illimitato; b) con angolo di rotazione limitato.
In termini di applicazioni pratiche, nei primi anni di sviluppo della robotica sono state
ampiamente impiegate le seguenti quattro combinazioni di base di tre coppie cinematiche:
1. Tre coppie cinematiche prismatiche: TTT
2. Una coppia rotazionale e due prismatiche: RTT
3. Due coppie rotazionali ed una prismatica: RRT
4. Tre coppie cinematiche rotazionali: RRR
I volumi di lavoro di queste quattro combinazioni sono rispettivamente:
9
1. Rettangolare
2. cilindrico
3. sferico
4. Torico (TORUS) 1 (detto anche combinato, antropomorfo, angolare).
La Fig. 2-5 a-d offre una panoramica dei volumi di lavoro ottenuti mediante le quattro
combinazioni di base di tre coppie cinematiche.
Fig. 2-5: Rappresentazione dei volumi di lavoro delle tipologie di base di robot industriali:
a. Volume di lavoro cartesiano (o rettangolare) (Tipo „K“)
b. Volume di lavoro cilindrico (Tipo „C“)
c. Volume di lavoro sferico (Tipo „S“)
d. Volume di lavoro torico (ditto anche combinato, antropomorfo, angolare) (Tipo „A“)
a) b)
Fig. 2-6: Trasformazione delle strutture di robot industriali concepite come combinazioni di
tipo TRR.
a. Rappresentazioni schematica e figurativa del robot industriale UM-160 (URS)
b. Rappresentazioni schematica e figurativa del robot industriale PROB-5 (CZ)
dove: X,Z.…rappresentano le traslazioni lungo gli assi x e z; A, A‘, C,
C‘…rappresentano le rotazioni intorno agli assi x e z; Br…è il punto di riferimento.
Le applicazioni pratiche sono in accordo con la teoria che definisce per n gradi di libertà il
numero di possibili combinazioni di coppie cinematiche T ed R:
1
"TORUS", "OBLOUN" in ceco, è un termine tratto dall’architettura dove descrive modanature convesse
semicircolari unite mediante una modanatura concava. Esse si ritrovano ad esempio nelle basi delle colonne
Ioniche o Attiche (varietà orizzontale) oppure nel profilo degli stipiti gotici (varietà verticale).
10
m = 2n……..…………………………………………………………………...(2.1)
dove n è un numero naturale.
Questo schema già comprende la struttura dei robot mostrata in Fig. 2-6 (TRR); quindi, è
possibile far riferimento ad una struttura derivata della catena cinematica di base di questo
robot in virtù della connessione delle sue coppie cinematiche.
In contrasto con l’esempio della struttura di robot industriale mostrata nella Fig. 2-6, la
struttura della catena cinematica di base dei robot industriali del tipo “SCARA” (GEC
ROBOTS BODY, BOSCH SR-800) non rappresenta la combinazione base RTT. Tuttavia, in
contrasto con la combinazione di base più diffusa impiegata nei robot industriali di questo
tipo, la connessione con il volume di lavoro sferico è evidente, come mostrato in Fig. 2-7.
Fig. 2-7: Differenti tipologie di robot industriali caratterizzate da differenti disposiozioni delle
coppie cinematiche nella combinazione RRT
a) Rappresentazioni schematica e figurativa del robot industriale „UNIMATE“ (CBY)
b) Rappresentazioni schematica e figurativa del robot industriale „SCARA“ (CC'Z)
Comunque è impossibile distinguere la struttura della catena cinematica di base CC’Z usata
nel robot industriale “SCARA” dalla struttura del tipo CBY nella combinazione RRT (ad
esempio UNIMATE) puramente in virtù dell’analisi delle combinazioni di coppie cinematiche,
sebbene entrambi i tipi mostrano grandi differenze.
La ragione di ciò è che, a causa della diversa disposizione delle coppie cinematiche, si ha
una trasformazione dal giunto di tipo sferico a quello cilindrico. Le strutture mostrate in Fig.
2-6, e progettate nella combinazione TRR, sono simili. Si tratta di un esempio concreto del
fatto che ciascuna delle coppie cinematiche impiegate nella catena cinematica di base può
essere orientata in una delle tre differenti direzioni date dal sistema di assi cartesiani x, y, z,
e cioè:
11
− Rotazione (R) intorno agli assi A,B,C,
Per cui all’interno delle rispettive combinazioni, sono possibili diverse altre disposizioni, per
esempio Tx,Ty,Tz (X,Y,Z) a differenza di Tx,Tz,Ty (X,Z,Y) etc. In teoria, per un numero di
gradi di liberta n = 3 ci sono w3teor = 165 differenti disposizioni, di cui solo w3prakt = 13 sono
impiegate nella pratica.
La combinazione e la disposizione delle coppie cinematiche nella catena cinematica di base
(meccanismo di posizionamento) giocano un ruolo cruciale nella valutazione della morfologia
di un particolare robot industriale, consentendone la classificazione tra i tipi basici o derivati
(vedi capitolo 2.2).
Meccanismo di orientamento
I vari tipi di robot industriali su introdotti hanno mostrato, tra l’altro, che il meccanismo di
posizionamento di qualunque tipo di IR&M avente tre gradi di libertà consente di condurre il
punto di riferimento “B” nella posizione desiderata del volume di lavoro. Il meccanismo di
orientamento deve essere quindi utilizzato per garantire il corretto orientamento dell’oggetto
afferrato e manipolato. In termini pratici, il meccanismo di orientamento non incide
sostanzialmente sull’architettura del robot, essendo questa largamente determinata dal
meccanismo di posizionamento.
Il meccanismo di orientamento ha una funzione solo complementare assicurando che venga
raggiunta non solo la corretta posizione dell’oggetto, ma anche il giusto orientamento.
Quindi, in teoria, la struttura della catena cinematica degli IR&M dovrebbe presentare (per le
combinazioni di base delle coppie cinematiche) le caratteristiche mostrate in tabella 2.2:
Tabella 2.2 2: Uso scorretto delle coppie cimnematiche nel meccanismo di orientamento
Meccanismo di Meccanismo di Valutazione
posizionamento orientamento
TTT RRR
RTT TRR - NO!
RRT TTR - NO!
RRR TTT - NO!
2
Le lettere in grassetto evidenziano le differenze costruttive, gradualmente meno robuste, tra il meccanismo di
posizionamento e quello di orientamento.
12
Tabella 2.3: Uso corretto delle coppie cinematiche nel meccanismo di orientamento
Meccanismo di Meccansimo di
posizionamento orientamento
TTT RR(R)
RTT RR(R)
RRT RR(R)
RRR RR(R)
Pertanto è possibile concludere che il meccanismo di orientamento degli IR&M deve solo
essere costruito da coppie cinematiche rotazionali. Eccezioni possono occorrere solo per
particolari esigenze.
Il meccanismo di orientamento degli IR&M può, in generale, avere un numero qualunque di
gradi di libertà (DOF), a cui vanno sommati i gradi di libertà del meccanismo di
posizionamento per ottenere il numero totale di gradi di libertà della catena cinematica di un
robot industriale.
Tuttavia, l’utilizzo della terza rotazione consente semplicemente di ruotare l’oggeto
manipolato intorno all’asse della catena cinematica, il quale è solitamente ridondante (in
particolare quando si manipolano oggetti assialsimmetrici). Di conseguenza, i meccanismi di
orientamento dei robot industriali spesso contengono solo due coppie cinematiche
rotazionali in modo da annullare la rotazione del meccanismo di posizionamento, mentre la
terza rotazione intorno all’asse dell’oggetto manipolato viene scartata. Ciò è evidenziato
nella tabella 2.3 dalla R tra parentesi.
Comunque, l’uso di tutte le tre coppie cinematiche rotazionali può essere vantaggioso per
orientare opportunamente gli oggetti; si consideri, ad esempio, l’assemblaggio di un perno
con linguetta, o di un profilo scanalato, all’interno del relativo foro in un mozzo.
O ancora, la coppia cinematica terminale può essere adattata ad un braccio che ha, per
esempio, una saldatrice all’estremità. È ovvio che le considerazioni teoriche sul meccanismo
di orientamento sono strettamente correlate alle sue applicazioni pratiche.
Fig. 2-8: Realizzazione di una coppia Fig. 2-9: Due possibili disposizioni di tre
cinematica nel meccanismo coppie cinematiche rotazionali nel
rotazionale degli IR&M meccanismo di orientamento degli
a) Con un asse IR&M
b) b),c) con un braccio rotazionale a) La prima e la terza coppia cinematica
hanno assi paralleli nella posizione di
base
b) Gli assi di tutte le tre coppie cinematiche
sono reciprocamente perpendicolari.
13
Fig. 2-10 Le disposizioni più comuni relative alla combinazione di due coppie cinematiche nel
meccanismo di orientamento degli IR&M.
∆ cK = A1A 2 = (x 2 − x1 )2 + (y 2 − y1 )2 + (z 2 − z1 )2 ……………………………………………...(2.2)
Assumendo l’ipotesi semplificativa che gli errori sulle singole coordinate siano: ∆x = ∆y = ∆z =
∆, l’errore risultante può essere espresso come: ∆cK = A1 A2 = 1,73 ∆.
14
Nel sistema di riferimento cilindrico (C) in fig. 2-5b e fig. 2-11b sono espresse le coordinate
della posizione desiderata A2 ( r + ∆ r, ϕz + ∆ϕz , z + ∆z ) e di quella effettiva A1 (r, ϕz,z).
Ponendo per semplicità ϕz = 0, ∆z = ∆r, z = 0 l'errore risultante effettuando le sostituzioni
nella (2.2) è:
( )
∆ cC = A1A 2 = 2 ⋅ ∆r 2 + 2 ⋅ (1 − cos ∆ϕ z ) ⋅ r ⋅ ∆r + r 2 ……………………………………….(2.3)
L'errore ∆cC dipende dalla distanza r della testa dal centro del riferimento. Maggiore è la
distanza, maggiore sarà l'errore.
Nel sistema di riferimento sferico (S) in fig. 2-5c e fig.2-11c le coordinate dei punti A1 e A2
sono espresse come: A1 ( r, ϕz , ϕx ), A2 ( r + ∆ r, ϕx + ∆ϕx , ϕz + ∆ϕx ). Assumendo per
semplicità ϕx = 0 e ϕz = 0 e ∆ϕx = ∆ϕx = ∆ϕ, l'errore risultante sarà:
( )
∆ cC = A1A 2 = 2 ⋅ r 2 + r ⋅ ∆r ⋅ sin 2 ∆ϕ + ∆r 2 …………………………………………......(2.4)
Come nel caso cilindrico, anche stavolta l'errore dipende dalla distanza r della testa rispetto
alla posizione iniziale. Maggiore è la distanza, maggiore sarà l'errore.
a. b. c. d.
Fig. 2-11 Coordinate in un sistema di riferimento cartesiano (a), cilindrico (b), sferico (c) e
antropomorfo (d)
15
dunque che il punto di riferimento Br si trova alla massima distanza dal centro del riferimento,
l'errore risultante sostituendo tali valori in (2.2):
da cui sviluppando:
∆ cA = 2 ⋅ R sin 2 ∆ϕ + 0,5 ⋅ sin ∆ϕ ⋅ sin 2∆ϕ − 0,5 ⋅ cos ∆ϕ ⋅ cos 2∆ϕ + 0,5 …………….(2.5)
L'analisi dei 4 sistemi di riferimento mostra che, a parità di accuratezza della meccanica dei
manipolatori, un robot industriale operante senza feedback di errore, composto di unità
regolabili nel sistema TTT, ad esepio posizionamento nel sistema di riferimento cartesiano
„K“, sarà il più accurato.
16
consueto meccanismo di posizionamento (costituito una sequenza di coppie cinematica e
attuatori in serie) è dunque sostituito da un sistema di pistoni che nell'estremità inferiore
sono agganciati alla piattafoma di Stewart. I giunti si trovano in corrispondenza dei vertici del
triangolo equilatero al centro del quale è posizionato il punto di riferimento “Br”, che è il
punto al quale si connette il meccanismo di orientamento del robot. Tale meccanismo è
governato da un sistema di ingranaggi alloggiati nel cilindro verticale situato al centro dei tre
attuatori (cfr. fig. 2-11b). Nonostante dal punto di vista morfologico il dispositivo possa
essere classificato come ibrido, (cfr schema in fig. 2-11a), il suo meccanismo di
posizionamento è a tutti gli effetti puramente parallelo.
a. b.
Fig. 2-12 Classificazione morfologica delle strutture cinematiche (a) e robot industriale
TRICEPT HP 1 a struttura ibrida (b)
17
2.1.6. Veicoli a guida automatica – AGV
La tipologia più semplice di robot mobili è rappresentata dai veicoli a guida automatica
(Automated guided vehicle, AGV), pensati come dispositivi interoperazionali in sistemi di
produzione flessibile (Flexible manufacturing systems, FMS). Gli AGV sono utilizzati per il
trasporto di elementi pesanti, componenti, attrezzi, ecc. ad esempio da una macchina
produttiva ad un'altra, principalmente fra centri di lavorazione (machining centres, MC). Il
loro svantaggio è la necessità di avere un percorso predefinito, solitamente realizzato con un
conduttore integrato all'interno del pavimento che fa da traccia magnetica.
Fig. 2-13 Componenti del sistema di guida Fig. 2-14 Principio di rilievo del percorso:
degli AGVs 1-Conduttore, 2-canaletta
1- Antenna rilevatrice con avvolgimenti, 3-campo magnetico, 4-avvolgimento
2-cavo interrato,
3-Sistema operativo elettronico,
4-amplificatore, 5-meccanismo di guida,
6-Campo magnetico
AGV sono dotate di accumulatori ricaricabili con connessione automatica, a pavimento (Fig.
2-16) o anche aerea (Fig. 2-17). In alternativa possono essere dotati di un caricabatteria
interno connesso manualmente o automaticamente.
Fig. 2-16 Ricarica con connessione a Fig. 2-17 Ricarica con connessione
pavimento: automatica aerea:
1-Connettore, 2-Caricabatteria esterno,3- 1-connettore, 2-polo di ricarica, 3-
batteria caricabatteria interno, 4-batteria
18
Quando il livello di carica si avvicina a quello minimo, il sistema di controllo batteria genera
un segnale. Il segale di minimo batteria è tarato in modo da consentire al veicolo di
terminare la propria attività e andare alla stazione di carica.
aa) Lo schema XYZ in combinazione con quello TTT si caratterizza per il moto verticale
dell'organo terminale. lo spazio di raggiungibilità è costituito da un cuboide. Il design è
spesso caratterizzato da un portale a montante singolo (Fig. 2-18a,b), o multiplo (Fig.
2-18c,d,e,f,g). La coppia cinematica prismatica orizzontale per il movimento lungo l'asse Y è
solitamente del tipo a scorrimento (Fig. 2-2a), come il robot MANTA (Fig. 2-18a), oppure a
sospensione (Fig. 2-2b), come il robot PRKM-20 (Fig. 2-18b).
a. b. c. d.
e. f. g.
Fig. 2-18 Schema di robot a portale (a) MANTA (J) e PRKM-20 (BUT in Brno - CZ) (b), il
francese RENAULT PORTIQUE-80 (c,d), i tedeschi REIS (e) e KUKA (f) e lo
svedese ABB (g):
ba) Lo schema CZY (CZX) nella combinazione RTT è privo di moto verticale per l'organo
terminale; è interessante il VERSATRAN-500 (Fig. 2-19a). E' il tipo più diffuso (si veda ad
esempio il robot BEROE in Fig. 2-1b e Fig. 2-19b) con alcune modifiche nell'estensione
orizzontale. Il volume di lavoro è costituito dal tronco di cilindro mostrato in Fig. 2-5b.
ca) Il tipico schema CBX (CAY) nella combinazione RRT è realizzato dal robor UNIMATE
(USA). Il volume di lavoro è una porzione di sfera come in Fig. 2-5c.
19
a. b. c.
Fig. 2-19 Schemi di robot industriali:
a. VERSATRAN-500 (GB); b. BEROE RB-321 (BG); c. UNIMATE-2000 (USA)
da) Alcuni dei robot industriali realizzati dalle più note aziende di robot, come ABB, ASEA
(S), KUKA, REIS (D), FANUC (J) e altre, sono concepiti secondo lo schema CAA' (CBB'). La
maggior parte di essi è programmato da istruzioni mediate; il norvegese TRALLFA (ora
ABB), o il giapponese MITSUBISHI, è programmato da istruzioni dirette (Fig. 1-2).
a. b. c. d.
Fig. 2-20 Schema e design dello svedese ASEA-6 (a,b), il tedesco KUKA KR-125 e il
norvegese TRALLFA (d), oggi divenuto ABB (S)
Le più importanti tipologie derivate sono quelle ottenute da combinazioni TTT (XZY e ZXY),
robot a parete in combinazione RTT (CYZ) e il tipo SCARA (CC’Z) nella combinazione RRT.
Con riferimento alla combinazione TTT, dei tre schemi analizzati, fra i quali lo schema XYZ,
specialmente nella versione a portale, può essere considerato il fondamentale; gli altri due,
XZY e ZXY, rappresentano schemi derivati.
ab) Lo schema XZY (TTT) a differenza dello schema di base, è dotato di moto verticale
lungo l'asse z al centro della catena cinematica. Da ciò nasce la necessità di dimensionare
correttamente gli attuatori lungo tale asse. Questo è ciò che comunemente accade anche
per la tipologia di base VERSATRAN nella combinazione RTT (fig. 2-19a), e questo tipo di
robot si presenta spesso anche in combinazione TTT. E' il caso del robot ROBOLANG-50
dell'azienda francese LANGUEPIN, in fig. 2-21a.
20
bb) Lo schema ZXY (TTT) si caratterizza per avere un asse verticale proprio come primo
elemento della catena cinematica (lungo l'asse z) e dunque in tale direzione si hanno i
maggiori problemi di dimensionamento per gli attuatori. Tale schema sembrerebbe insolito,
ma nonostante ciò viene utilizzato in alcuni casi. Un esempio è il LIMAT-2000 dell'azienda
austriaca IGM (fig. 2-21b,c).
a. b. c.
Fig. 2-21 Schema e design di robot industriali: a. LANGUEPIN ROBOLANG-50 (F) e IGM
LIMAT-2000 (A)(b,c)
Fig. 2-22 Schema e modello del robot modulare APR 2,5 03 (SK)
21
db) Lo schema CC’Z (RRT), analogo a quello precedente del tipo derivato in combinazione
RTT, non era mai stato utlizzato in pratica e apparve nel 1986 quasi contemporaneamente in
diverse aziende con il nuovo nome di "SCARA".
a. b. c.
Fig. 2-23 Robot industriali del tipo "SCARA"
a.: BOSCH SR 800 (D), b.: GEC „BODY“ (GB), c.: Pana-Robot Hr-155C (J)
Questo robot, differentemente dagli altri in combinazione RRT, che nella configurazione di
base è rappresentato dal sistema sferico di UNIMATE, trasforma il suo volume di lavoro in
un sistema cilindrico. Pertanto avviene un cambiamento del layout sferico in uno cilindrico e
per la precisione all'interno della combinazione di base KD RRT.
eb) Lo schema ABZ (RRT) deriva direttamente dal tipo UNIMATE; si tratta comunque di un
robot montato a parete. Una soluzione pratica è ad esempio il robot KAWASAKI-UNIMATE. I
problemi tecnici riguardano soprattutto i componenti oleodinamici e dinamici dovuti alla
gravità. In Fig. 2-24 è mostrato un robot UNIMATE montato a parete, installato al di sopra di
una linea di saldatura di scocche di automobili.
KAWASAKI-
UNIMATE
Hanginig type
Fig. 2-24 Linea di saldatura con robot Fig. 2-25 Robot KUKA KR 125
UNIMATE in configurazione di base e a „Wandrobot“
parete (J)
fb) il layout ABB’ (BAA’) è un layout derivato direttamente dal modello base della
combinazione KD RRR. Un modello side-hanging simile al precedente caso è quello derivato
dal modello base del robot KUKA, (vedi Fig. 2-26c) che presenta il layout delle coppie
cinematiche CAA’ nella combinazione di base RRR; il robot derivato è il KUKA KR 125, un
robot industriale montato a parete (D) avente il layout delle coppie cinemtaiche dell’ABB’
(BAA’).
In questo caso, l’utilizzo di una bilancia è osservabile da un punto di vista sia morfologico,
sia strutturale, vedi Fig. 2-25.
22
2.2.3. Tipologie di robot industriali derivati da diverse combinazioni di
coppie cinematiche
ac) Il layout del ZCY (RTR) si avvicina molto a quello dei modelli base di robot industriali
nella combinazione RRT (VERSATRAN). Solo le prime due coppie cinematiche sono
scambiate. Si tratta di una differenza simile a quella realizzata all’interno del layout della
combinazione TTT. Come primo movimento, quindi, è eseguita la traslazione verticale nella
direzione dell’asse z, come nel caso del robot IGM LIMAT-2000, che è piuttosto
un’eccezione nella sua categoria del modello “K”. Al contrario, ci sono diversi modelli che
derivano dalla combinazione RTR, e questi robot sono spesso incorrettamente inclusi tra i
modeli “c”. L’originale robot cecoslovacco PR 16-P della compagnia VUKOV in Presov fu
costruito con questo sistema. Oggi la compagnia svedese ELEKTROLUX può essere
considerata la principale produttrice di questi robot.
a. b. c. d.
Fig. 2-26 Diverse generazioni di robot industriali della ELEKTROLUX - MHU (S) e un robot
della VUKOV
a.: MHU Minior; b.: MHU Junior; c.: MHU Senior; d.: PR-16P
Nelle alter combinazioni derivate TTR e RTR, sono stati analizzati altri possibili layout;
comunque, il loro uso pratico ancora non è conosciuto. Il più interessante layout derivato
dalla combinazione TRR corrisponde al layout CC’Z derivato dalla combinazione RRT.
bc) il layout ZCC’ (TRR) è praticamente il modello SCARA, ma con il trasferimento del
movimento finale verticale della catena cinematica al suo inizio. Questo layout è simile al
layout derivato ZXY (IGM LIMAT-2000 ROBOT) dalla combinazione base TTT (vedi figura 2-
11 c), ma al contrario di esso, ha avuto largo impiego negli ultimi tempi. Uno dei primi modelli
appartenenti a tale categoria fu sviluppato dalla compagnia francese RENAULT, sotto il
nome di ROBOT HORIZONTAL 80 (vedi fig. 2.27).
cc) il layout XAA’ è una variante molto interessante del precedente layout ZCC’. Esso è
praticamente il suo ri-orientamento alla posizione orizzontale mantenendo la stessa
combinazione.
23
a. b.
Fig. 2-27 Robot industriale RENAULT Fig. 2-28 Robot industriali:
HORIZONTAL-80 (F) a. UM-160 (RUS)
b. GE-ROBO R-60 (J)
Dallo schema e dalla vista assonometrica del robot UM-160 in figura 2-28a appare evidente
che esso è un dispositivo che opera con bracci rotazionali molto simili ai sistemi della
combinazione RRR (ASEA, TRALLFA…); tuttavia, invece della prima rotazione è utilizzato
un movimento dritto lungo entrambi gli assi. Il volume di lavoro, pertanto, passa da un toro
rotazionale (antropomorfo, angolare, multi angolare) a un comune segmento cilindrico, come
nei casi ad e bc precedentemente menzionati. Un interessante esempio progettuale di
questa tipologia di robot è rappresnetato dal robot giapponese GE-ROBO R-60 in figura
2.28.
24
3. END-EFFECTORS
3.1. Applicazione e classificazione degli end-effectors
La catena cinematica aperta dei robot e dei manipolatori industriali (IR&M) si chiude con
l’apparato operativo stesso (struttura meccanica – end-effector – testa), secondo lo specifico
attrezzaggio. Per quanto riguarda i robot e i manipolatori industriali ciò che conta è la
specifica applicazione:
Dal punto di vista costruttivo gli end-effectors possono essere classificati in teste:
− tecnologiche
− di manipolazione (grippers)
− combinate
− speciali
25
Le teste tecnologiche sono dunque classificate in teste per:
- saldatura a fusione elettrica, ovvero: - saldatura ad arco (fig. 3-1a)
- saldatura a punti (fig. 3-1b)
- Spruzzaggio di vernici e rivestimenti protettivi (Fig. 1-2)
- Taglio tramite apposito attrezzaggio (fig. 3-1c)
- Operazioni di montaggio, ovvero:
- montaggio semplice, ad esempio assemblaggio di
componenti (operazione di manipolazione)
- giunzione (cucitura, chiodatura, ecc.)
- incollaggio
- Operazioni di controllo
- Compiti speciali
a. b. c.
Un più largo impiego di queste teste in futuro richiede l’uso di sensori per I sistemi di
controllo adattativi.
Le teste di manipolazione (presa) sono finalizzate ad afferrare oggetti per una loro ulteriore
manipolazione. Generalmente tali teste sono progettate per specifiche applicazioni gestite
direttamente da utenti di robot e manipolatori industriali. Le parti delle teste a diretto contatto
con gli oggetti manipolati sono dette “componenti di presa”. A seconda del tipo di forza di
contatto, tali componenti di presa sono classificate in:
− meccaniche
− magnetiche
− pneumatiche
− passive
− attive
26
Le componenti di presa passive non consentono di per sè il controllo delle forze di contatto,
contrariamente a quelle attive. Le teste di presa basate su componenti passivi generalmente
consentono di afferrare un oggetto, ma il suo rilascio è determinato da un’azione esterna.
Componenti di presa:
- attive: - elettromagneti
Oltre i più semplici componenti meccanici passivi, che nella pratica serovono a prendere,
trasferire e metter via parti, ci sono anche altre interessanti soluzioni, con pinze flessibili o
mobili ovvero collari di presa, mostrate in fig. 3-2.
a. b.
Fig. 3-2 Esempi di sistemi di presa meccanici passivi
a: con pinze elastiche, b: con pinze mobili
27
Il design di un collare di presa (con pinze elastiche) è mostrato in fig. 3-2a. La presa è
ottenuta facendo aderire le pinze flessibili sulla superfice esterna della parte (– 1 – in alto in
figura, sopra l’asse), oppure su quella interna (– 2 – in basso in figura, sotto l’asse). Il
movimento del braccio robotico è usato per la presa; per il rilascio si può usare il movimento
contrario del braccio dopo che l’oggetto viene preso da un altro manipolatore, o agganciato
nell’accessorio di rilascio della macchina, tirato giù da un gancio unidirezionale nel feeder
ecc.. A volte il collare di presa può essere completato da un eiettore che spinge la parte fuori
dalla sua morsa. Ad esempio si può usare un cilindro pneumatico, ecc. I collari di presa
(grippers) sono utilizzabili per parti piccole e leggere con superfici liscie.
In fig. 3-2b è mostrato un esempio di testa con una coppia di ganasce mobili rotanti tenute
insieme da una molla. Il principio di presa e rilascio è simile a quello dei collari di presa.
Affinchè la superficie della parte non sia danneggiata durante l’avvicinamento vi sono delle
rotelline alle estremità delle pinze. Il rilascio della parte può essere ottenuto azionando una
leva collegata ad una ruota che apre le pinze sotto l’azione della forza F.
Uno svantaggio è che la testa può catturare anche altri oggetti ferromagnetici, specialmente
piccole componenti, ciò in alcuni casi può avere un effetto negativo, soprattutto in quanto
può influenzare il corretto posizionamento dell’ oggetto afferrato.
28
I componenti passivi di presa pneumatici sono ventose a deformazione. La presa
dell’oggetto avviene tramite la pressione della ventosa sulla sua superficie, perché con la
deformazione della ventosa, le dimensioni del suo spazio interno si riducono e
successivamente aumentano nuovamente di una certa quantità a causa della loro elasticità,
ed è così che viene creato il vuoto. La forza di presa dipende anche dalla forma e dalla
solidità della ventosa, oltre che dalla qualità della superficie di contatto con l'oggetto. La forza
di serraggio non può essere determinata a priori, ma è necessario seguire le indicazioni del
costruttore.
L’aderenza è una condizione essenziale per una presa sicura dell’oggetto. Essa è
condizionata soprattutto dalla levigatezza e dalla qualità della superficie. Per queste ragioni,
le ventose vengono utilizzate per la manipolazione di oggetti planari, per esempio lamiere,
vetri, ecc. Talvolta, per garantire l’aderenza della ventosa sulla superficie dell'oggetto,
vengono utilizzate sostanze viscose; queste sostanze sono spruzzate sulla superficie prima
del contatto con la ventosa.
Il rilascio di oggetti è ottenuto allo stesso modo degli altri tipi di componenti passivi di presa,
preferibilmente attraverso il movimento in direzione tangenziale. Con le ventose è possibile
effettuare il rilascio anche nel modo indicato in fig. 3-5. (ventose con valvole ausiliarie).
a. b. a. b.
Fig. 3-4 Schema di ventosa a deformazione: Fig. 3-5 Ventose dotate di valvole ausiliarie:
a. Ventosa di gomma fissata con un perno a. Rilascio oggetto con segnale di
b. Ventosa con pistone mobile interruzione
b. Rilascio oggetto con segnale attivo
In fig. 3-5a è mostrata una ventosa dotata di valvola ausiliaria controllata per mezzo di una
membrana, che viene flessa in basso dalla pressione dell'aria (segnale di azionamento), e
chiude così la camera a vuoto della ventosa contro la forza della molla. Dopo l'interruzione
del segnale di azionamento pneumatico sulla membrana, essa è bilanciata, viene così aperta
una via indicata dalla freccia per equilibrare la pressione all'interno della ventosa con
l'ambiente circostante, e la forza di serraggio viene meno senza la necessità di vincere il
vuoto della ventosa. Una tale soluzione può essere realizzata in un modo simile con una
valvola controllata da un elettromagnete. Con la soluzione di fig. 3-5b un impulso di
pressione pneumatica viene dato sotto la membrana al rilascio dell'oggetto. Oltre alla
29
interruzione del vuoto all'interno della ventosa, si ottiene contemporaneamente la caduta di
oggetti leggeri che potrebbero altrimenti potrebbero aderire alla ventosa.
Le teste di presa meccaniche attive sono giustamente definite "pinze". Essi sono di solito
dotati di ganasce mobili - componenti attivi di presa, il cui moto può essere governato da
motori di vario genere e tipo.
L'organo di presa più adatto sarebbe una mano umana, ma la sua implementazione tecnica
resta molto difficile. La soluzione a tre dita di fig. 3-15 sembra ottimale. Tuttavia, ai fini della
manipolazione di oggetti ordinari, sono solitamente sufficienti due sole componenti
(ganasce), che si muovono tra di loro di moto lineare (traversale) o rotatorio. I motori che
muovono queste componenti attive sono anch’essi lineari (in particolare cilindri pneumatici
ed idraulici, elettromagneti con armature mobili) o rotazionali (motori pneumatici ed idraulici,
motori elettrici, elettromagneti di rotazione). Tra il motore e le ganasce, è necessario
installare una trasmissione, che trasmetta il moto prismatico (o rotazionale) del motore alle
ganasce. Le tabelle che seguono, 3.1-3.4 mostrano diverse alternative rispetto alla
cinematica delle pinze nelle trasformazioni da T1 a T4, a cui sono associate le soluzioni
progettuali mostrate in fig. 3-5a-e.
Table 3.1: Kinematic structure of gripping Table 3.2: Kinematic structure of grippin
effectors with the T1 transmission effectors with the T2 transmission
30
Table 3.3: Kstruttura inematic structure of gripping Table 3.4: Kinematic
structure of gripping
effectors with the T3 transmission with the T4 transmission
In fig. 3-6 sono mostrati diversi esempi di soluzioni progettuali per la trasformazione da T1 a
T4, insieme al tipo di trasmissione indicato nella relativa tabella.
a.
b. c. d. e.
Fig. 3-6 Esempi di grippers nelle trasmissioni da T1 a T4
a. Pinza tipo T1 governata da un motore lineare pneumatico con ganasce aperte da molle
trasversali (trasmissione di tipo 3)
b. Pinza tipo T2 governata da un cilindro idraulico e con ganasce a rotazione, aperto da
molle di trazione (tipo di trasmissione 2)
c. Pinza tipo T2 governata da un elettromagnete lineare e con ganasce a parallelogramma,
chiuso da una molla di compressione (trasmissione di tipo 8)
d. Pinza tipo T3 (tipo di trasmissione 2) con ganasce governate da un motore elettrico di
rotazione mediante un innesto a frizione, per mezzo del quale è possibile regolare la
forza di presa
e. Pinza tipo T4 con trasmissione ad ingranaggi (tipo di trasmissione 1) e un motore elettrico
di rotazione: 1 - motore elettrico, 2 - frizione conica, 3 - trasmissione ad ingranaggi conici,
4 - trasmissione ad ingranaggi anteriore, 5 – bracci rinforzati, 6 – ganasce
31
2. Componenti di presa magnetici attivi 3
Il gripper in fig. 3-7 utilizza due unità di presa individuali dotate di elettromagneti a sezione
circolare, è avvitato al braccio robotico, che è dotato di una testa di connessione ottimizzata
(in termini di forma e dimensioni).
Tra le teste di presa attive degli IR&M vi sono sistemi pneumatici chiamati anche camere a
vuoto, che utilizzano pompe a vuoto pneumatico o eiettori per il loro funzionamento.
L'estrattore è un dispositivo di scarico o di pompaggio alimentato da un ugello a getto di
acqua, gas o vapore. Nel caso delle pompe a vuoto, più camere a vuoto possono essere
collegato al sistema di scarico comune. La forza del vuoto ottenuto è determinata dal tipo di
pompa a vuoto; solitamente si va da 30 a 80 kPa. Nel caso di teste di presa dotate di
estrattore, quest’ultimo può essere condiviso fra diverse camere a vuoto oppure ciascuna
camera può avere un eiettore separato. Nel secondo caso, la camera a vuoto ed il
meccanismo di espulsione costituiscono in genere una sola unità (cfr. fig. 3-8a).
Il vantaggio delle teste a vuoto con meccanismo di espulsione, rispetto alla pompa a vuoto, è
il loro costo incomparabilmente inferiore, d'altra parte, però, c'è un grande consumo di aria
compressa. Gli eiettori sono quindi più adatti alle teste di presa più piccole. In fig. 3-8b è
mostrato il meccanismo di controllo della testa di un eiettore a vuoto, dotato di un silenziatore
sul tubo di scarico. L'unità di espulsione è dotata di un ingresso supplementare, attraverso il
quale è possibile immettere aria compressa nella camera a vuoto, qualora sia necessario
rilasciare velocemente l’oggetto afferrato.
3
Le teste di presa magnetiche attive con elettromagneti non devono essere confuse con le teste di presa
meccaniche (pinze) controllate da elettromagneti!
32
a. b. c.
Fig. 3-8 Esempi di componenti a vuoto attivi
a. Ventosa dotata di aspiratore: 1 – testa a vuoto, 2 – eiettore
b. Esempio di controllo dell’eiettore della ventosa: 1 – testa eiettore, 2 – ventosa,
3 – silenziatore
c. Schema di componente attivo montato su giunto sferico
La costruzione delle camere a vuoto di per sé è semplice. Nelle soluzioni più semplici la
camera a vuoto è costituita da un anello di gomma, che si deforma ad imbuto quando viene
stirato da due piastre metalliche. L'impianto di aspirazione è collegato ad un bullone di
eiezione con un foro passante. Le camere a vuoto industriali vulcanizzate sono le migliori per
quanto riguarda la tenuta. Una testa di presa a vuoto è costituita da una o più camere a
vuoto opportunamente posizionate e attrezzate. In fig. 3-8c è mostrato un esempio. La parte
principale è la camera a vuoto 1, che è concepita come una tazza di gomma, montata sullo
snodo a sfera 2, che permette l’adattamento alla superficie dell'oggetto.
Un tipico esempio di componenti speciali di presa sono quelli basati sulla deformazione di
corpi cavi. I corpi sono fatti di un materiale elastico con profilo a sezione asimmetrica, con
l'uso di rinforzi asimmetricamente distribuiti, forme asimmetriche ad onda, ecc. Dopo essere
stati posti in pressione, tali componenti si piegano (dal lato della parete più sottile) in
direzione della superficie oggetto da catturare, si adattano alla sua forma esterna e nella
fase finale del movimento esercitano la forza di presa (cfr fig. 3-9a).
a. b.
Fig. 3-9 Componente speciale di presa (a) e suo utilizzo in un gripper per parti lunghe (b)
33
Fig. 3-10 Grippers con componenti di guida e presa integrati
Le soluzioni la cui componente d'azione si unisce con la funzione di presa sono interessanti.
Dal punto di vista costruttivo, tali soluzioni sono ottimali. Le pinze possono essere
concettualmente basate sull'utilizzo di un motore a fluido e cinghia (fig. 3-10a), o più
precisamente un nastro elastico di acciaio (fig. 3-10– presa esterna e b2 – presa interna).
Un altro esempio di componenti speciali sono le pinze per la manipolazione di oggetti dalla
forma complessa (vedi fig. 3-11). Un tale end-effector è concettualmente progettato su
componenti di presa disposti trasversalmente che vengono spinti in contatto con l'oggetto
manipolato attraverso un nastro, messo in tensione da molle a compressione. Una volta che
tutti i componenti di presa sono in contatto con la superficie dell'oggetto, il nastro è in
tensione e si esercita la forza di presa.
a. b. c.
Fig. 3-11 End-effectors per la manipolazione di oggetti di forma complessa con presa
esterna (a,b) e presa interna (c)
Una tipo particolare di presa è costituito dalle pinze a scatto. La pinza in fig. 3-12a ha un
nottolino mobile 1, che è richiamato dall'elettromagnete 2 (la ganascia si chiude), o 3 (la
ganascia si apre), in ogni posizione la ganascia è assicurata da una molla di compressione.
Con la pinza in fig. 3-12b, l’apertura e la chiusura delle ganasce è effettuata collegando gli
elettromagneti 1 o 2, mentre la tenuta è assicurata dai magneti permanenti 3 o 4. La pinza è
utilizzabile come morsa e il vantaggio è che la tenuta è realizzata con componenti passivi
con un effetto illimitato nel tempo.
34
Fig. 3-12 Gripper a scatto con tenuta a molla (a) o con magneti permanenti (b)
Esse sono spesso utilizzate per la manipolazione automatica di stampati plastici. La pinza
fig. 3-13a è costituita da quattro camere a vuoto 1 e da un dispositivo di taglio a controllo
pneumatico (forbici) 2. Le ganasce 3 delle forbici 2 sono destinate al taglio del canale di
iniezione della fusione.
a. b.
Fig. 3-13 End-effectors combinati
35
In fig. 3-13b è mostrato un altro esempio di testa combinata finalizzata alla manipolazione ed
al trattamento termico di pezzi, o più precisamente per la formatura a caldo. La testa è
concettualmente concepita come una pinza (braccio di presa 3, connettore ganascia 2,
componente di presa - ganascia 1) dotata allo stesso tempo di una testa tecnologica
(ganascia 1), destinata al riscaldamento della superficie dell'oggetto manipolato (oggetto 5).
La geometria delle ganasce (1) dipende dalla forma e dalle dimensioni dell’oggetto
manipolato (5) ed è intercambiabile. La ganascia è fatta di un materiale elettricamente
conduttivo, mentre la sua sezione è dimensionata in base alla corrente e alla forza di presa
richieste. L'end-effector è dotato di un sistema di raffreddamento (raffreddamento 4). La sua
meccanica è elettricamente e termicamente isolata.
Le teste speciali svolgono funzioni che non possono essere annoverate nelle categorie
precedenti. Sono particolarmente utilizzate per speciali applicazioni robotiche, o più
precisamente per la robotica di servizio. Dotare questi end-effetcors di opportuni sensori
(scanner, rilevatori) è un prerequisito per sviluppare l’adattabilità dei robot e dei sistemi
robotici.
a. b.
Fig. 3-14 Teste speciali
a. End-effector speciali per applicazioni sottomarine:
1 – molle in leghe a memoria di forma (SMA), 2 – collettore di aspirazione, 3 – dita
raschianti, 4 – tubo di aspirazione, 5 – sensore ad ultrasuoni, 6 – telecamera
b. Gripper sensoriale del robot adattativo UNIMATE (USA)
Fra i sensori automatici il sensore tattile è sicuramente il più importante per l’adattività del
robot. Gli attuali sensori tattili sono essenzialmente sofisticati rilevatori di forza o più
precisamente di pressione, che rilevano i valori di forza e pressione e li convertono in impulsi
di tensione. Il sistema prensile sviluppato per i robot UNIMATE è dotato di questo tipo di
sensori. In fig. 3-14b è mostrato il modello di tale sistema.
36
3.3.3. Forze agenti sugli oggetti afferrati sotto l’azione del moto del
robot
Un oggetto afferrato da un robot industriale, come in fig. 3-15, sarà sottoposto a forze
esterne ed inerziali.
Fig. 3-15 Gripper dotato di dita Fig. 3-16 Forze agenti su un gripper a due
prese
Fg = m . g [N]……………………………………………………………………..……………….(2.6),
Ft = Fn . f [N]……………………………………………………………..…….……………….…(2.7),
Durante la rotazione dell’oggetto di massa m [kg] lungo un percorso circolare di raggio r [m]
alla velocità v [m.s-1], la variazione del vettore velocità genera la forza centripeta Fd [N]:
Fd = m . v2 / r [N]…………………..……………….…………………………….………………(2.10)
37
La velocità v [m.s-1] dipende dal raggio r [m], mentre la velocità angolare ω [rad.s-1] si ricava
come:
v = ω / r [m.s-1]…………………………….………………..……………………………..…..…(2.11)
e dunque:
Fd = m . r . ω2 [N]……………..…………….…………….……………………...………………(2.12)
ω = 2 . π . n [rad.s-1]……………………………………….………………………...................(2.13)
La forza centripeta Fd è bilanciata da vari tipi di ganasce, nel caso di sulla base di fig. 3-15 è
pari alla somma delle forze di attrito che agiscono sull’oggetto afferrato. Le forze di attrito
dipendono le forze normali alle pinze, e il loro calcolo è analogo al calcolo della resistenza
delle pinze già menzionate.
Per esercitare la forza di presa necessaria il motore deve generare una forza motrice (o una
coppia) in dipendenza della tipologia di trasmissione utilizzata.
Per il calcolo del diametro del motore lineare a fluido (pneumatico o idraulico) applicato alla
pinza con la meccanica in fig. 3-16, è possibile partire dalla determinazione della forza
motrice Fv, che è data da:
π.D2
Fv = p. .ηv ………………………..………………………………………………………….(2.14)
4
Fv 2b
= . cos 2 γ …….…………………………………………………………………………….(2.15)
Fu a
Fu .b
D = 4. cos γ. ………….……………………………………………………………..(2.16)
a.π.p.ηv .ηi
38
Fig. 3-17 Ventosa
La risultante della forza di presa normale scambiata attraverso il baricentro della superficie di
contatto è data da:
π.D02 V
Fnp = ε .1 − 1 ………………….………………………………………………………….(2.17)
4 V0
dove D0 è il diametro della ventosa indeformata, mentre il rapporto fra i volumi interni V1/V0
in genere varia da 0.2 a 0.5.
La forza di presa normale Fna esercitata dal vuoto ∆p dipende dalla qualità del contatto
ventosa-oggetto Se (da 0.6 a 0.7), dalla superficie racchiusa dalla ventosa in contatto (in
mm2), e dal gradiente fra pressione interna pv (in MPa) ed esterna pa (pressione atmosferica,
in MPa); essa è data da:
Il vuoto è dato dalla differenza delle pressioni (per ventose senza anelli di compressione, per
teste non regolabili con anelli di compressione esso vale circa 0.030 – 0.035 MPa):
∆p = p a − p v
La forza di presa tangenziale dipende invece dal coefficiente kf (1.00 – 1.25), che comprende
la forma della superficie di contatto oggetto-ventosa, la qualità e lo stato della superficie
dell’oggetto e dal coefficiente di attrito µ0 (0.25 – 0.60) fra il materiale della ventosa e quello
dell’oggetto a diretto contatto con essa:
Ft = k f .µ 0 .Fn ……………………………….………………………………………………………(2.19)
Fu
n= ………………………………………………………………………………..……..(2.20)
k t .∆p.S
Dove kt è il fattore di forma (per una forma circolare varia da 0.8 – 0.9).
Nel caso di grippers con teste magnetiche passive, che sono perpendicolari alle superfici di
contatto, la forza di presa normale Fnp vale:
Bž
Fnp = ( −3
)2 . S ž …………….………………………………………………………………..(2.21)
1,6.10
dove Bž è il coefficiente di induzione magnetica dei dipoli, Sž è l’area della sezione dei dipoli
magnetici (in m2).
39
B ž .S ž
Sm = k r . ………..………………………………………………………………………….(2.22)
Bm
Dipende dal coefficiente di deviazione kr (1.1 to 1.2) e da quello di induzione magnetica del
magnete permanente Bm.
La forza di presa tangenziale può essere ricavata dalla stessa formula vallida per le ventose.
Il dimensionamento dei magneti passa per la determinzione del numero di dipoli e dalla forza
di presa Fu necessaria a compensare gli effetti esterni dinamici e statici.
Per i grippers che utilizzano teste magnetiche attive, la forza di presa normale Fna vale:
Fna = 2.
(l.n)
2
.
1
………….……………………………………………………(2.23)
µ 0 .Sp (Rm1 + Rm2 + Rm3 )
dove I è la corrente nella bobina di eccitazione del magnete, n è il numero di avvolgimenti di
ogni bobina, µ0 è il coefficiente di permeabilità nel vuoto, Sp è la superficie della superficie di
contatto dell’elettromagnete (surface of the pole extensions), Rm1 è la resistenza magnetica
del nucleo, Rm2 è la resistenza magnetica del traferro, Rm3 è la resistenza magnetica del
materiale ferromagnetico.
Il sistema di sostituzione automatica degli end-effectors contribuisce alla flessibilità dei robot
industriali. Ciò nasce dalla necessità per un robot industriale di effettuare diverse operazioni
sia di manipolazione sia tecnologiche. Il vantaggio di questo sistema è la possibilità di
adattarsi a un cambiamento di dimensione e forma degli oggetti manipolati o di tecnologia
operativa senza interrompere il ciclo di funzionamento. Il robot, sulla base del proprio
programma, aggancia gli utensili necessari e dopo aver completato l'operazione può
cambiare nuovamente l’end-effector.
Fig. 3-18 Concetto di sostituzione Fig. 3-19 Dettaglio del sistema di aggancio
automatica degli end-effectors
Ogni end-effector è dotato di una flangia di fissaggio, che si aggancia alla corrispondente
flangia di collegamento situata all’estremità della catena cinematica del robot industriale. Le
flange servono contemporaneamente a garantire la forza di connessione e di controllo per il
meccanismo di presa, ma anche per le esigenze funzionali degli end-effectors, ad esempio
essa può essere dotata di connettori, giunzioni per l’adduzione di un fluido in pressione
(idraulico, pneumatico), per la conduzione di corrente elettrica, per la conduzione dei segnali
elettrici di controllo.
40
In fig. 3-19 è mostrata ad esempio una flangia di collegamento sviluppata presso ÚVSSR
FSI VUT a Brno (Brno University of Technology, Facoltà di Ingegneria Meccanica, Istituto di
macchine di produzione, Sistemi e Robotica).
I dispositivi periferici (PD) per gli IR&M (chiamati anche sistemi di manipolazione ausiliari o
meccanismi interoperazionali) sono finalizzati a semplificare la movimentazione degli
elementi oggetto della robotizzazione (ad esempio un pezzo, una fusione, un elemento
saldato, una parte, ecc.) all’interno dello spazio di lavoro di robot industriali stazionari (IR) o
di un manipolatore (M).
I dispositivi periferici (PD) effettuano le movimentazioni necessarie fra le singole lavorazioni
all’interno della cella di lavoro robotizzata (RW), che non possono essere svolte né dal robot,
né dal manipolatore. Inoltre, essi assicurano anche il flusso di pezzi necessario o il loro
corretto orientamento nello spazio. In altre parole, i PD assicurano il trasporto e la
conservazione degli oggetti, ne semplificano la manipolazione, ecc. I PD rendono la
programmazione del sistema operativo di una RW molto meno difficile e inoltre consentono
l'utilizzo di Manipolatori e Robot industriali dotati di un minor numero di gradi di libertà o di
caratteristiche tecniche meno complesse.
La cooperazione di un manipolatore o un robot industriale con i dispositivi periferici velocizza
il processo di manipolazione, diminuendo i tempi necessari per la manipolazione. Inoltre,
essi spesso migliorano anche l’accuratezza nel posizionamento dell'oggetto. La maggiore
accuratezza può essere ottenuta perché i PD consentono di:
41
Le soluzioni costruttive dei dispositivi periferici sono sempre legate alla particolare RTW, e
possono essere classificati secondo diversi aspetti, e cioè:
I dispositivi periferici possono essere classificati in tre gruppi principali in base alla loro
funzione:
In base alle loro caratteristiche costruttive i dispositivi periferici possono essere classificati in:
• nastri trasportatori
• piani rotanti e composti
• dispositivi di sollevamento e trasporto
• trasportatori a cestello
• pallets
• carrelli di trasporto.
I dispositivi periferici sono chiaramente una parte essenziale nella progettazione e nella
realizzazione di una cella di lavoro robotizzata. La loro costruzione e produzione dipende da
particolari necessità di manipolazione, verniciatura, ecc. Perciò spesso il PD è una macchina
destinata ad una specifica applicazione (come accade con i diversi end-effectors).
In questo caso, i PD sono usati per cambiare la posizione del centro di massa di un oggetto
nello spazio. L’oggetto viene ricollocato cambiando la posizione del suo centro di massa,
mentre l’orientamento del pezzo resta costante. Possiamo avere i seguenti PD (elencati in
base alla direzione nella quale viene spostato il centro di massa):
Esempio di PD usato per muovere il centro di massa dell’oggetto lungo una retta – questo
tipo di PD serve a permettere lo spostamento intervallato di oggetti lungo una linea – come
mostrato in fig. 1, senza modificare l'orientamento dell'oggetto. Questo è uno dei gruppi più
importanti.
42
Fig. 3-20 Movemento di oggetti lungo una linea, mentre l’orientamento resta costante
(movimento ad intervalli t)
Le soluzioni costruttive dei dispositivi periferici dipendono sempre dal tipo di macchina di
produzione, manipolatore o robot industriale, ma soprattutto con la postazione di lavoro alla
quale sono legati – ma anche con l’oggetto della robotizzazione (la sua forma, dimensione,
peso, composizione, ecc.). Nelle pagine seguenti verranno mostrate la struttura e l’utilizzo di
diversi PD.
3.4.3.1. Trasportatori
I trasportatori sono elementi fondamentali per il trasporto di componenti e pezzi (oggetti di
manipolazione) e possono essere di varie forme e tipologie. Essi possono trasportare
semilavorati, parti finite, strumenti, attrezzi di produzione, assiemi o anche materiale di
scarto. I più utilizzati sono:
• Nastri trasportatori
• Trasportatori a catena
• Trasportatori a sospensione
• Trasportatori a vibrazione
• Trasportaori in produzioni automatiche e linee di assemblaggio
• Rulli trasportatori.
Fig. 3-21 Esempio di nastro trasportatore che fornisce componenti ad un robot manipolatore
43
Fig. 3-22 Esempio di nastro trasportatore in uso con un manipolatore di pizze a giunti
plastici (industria alimentare)
Oltre ai nastri trasportatori classici, attualmente se ne utilizzano nuovi tipi, come nastri
modulari adatti alla movimentazione di prodotti leggeri in diversi ambiti industriali. Il suo
grande vantaggio sta nella flessibilità nel gestire le linee secondo differenti percorsi, nella
facile manutenzione e nei bassi costi – cfr. fig. in basso.
44
Fig. 3-24 Trasportatore a catena – telaio in lega di alluminio, curve ad inserto, forze elevate,
materiali della catena: plastica o acciaio
45
Fig. 3-26 Trasportatore a catena, guide in plastica
Fig. 3-27 Esempio di trasportatori a sospensione: in entrambi i casi la linea può trasportare
pesi superiori ad 80 kg.
46
Fig. 3-29 Rulli trasportatori in esercizio in una RW – manipolazione ed impilamento di
scatole di cartone
Fig. 3-30 Rulli trasportatori interoperazionali durante la produzione di dischi in lega leggera
per automobili
47
Fig. 3-31 Rulli trasportatori in una RW con manipolatore a portale
Fig. 3-32 Sistema di posizionamento come dispositivo periferico per saldature. Due IR tipo
RRR eseguono la saldatura a punti, mentre il posizionatore fissa le parti da saldare
e compie semplici movimenti sulla base di quelli di robot industriali.
48
Fig. 3-33 Dispositivo periferico per saldatura ad arco – il posizionatore tiene fermi i pezzi da
saldare e compie semplici movimenti in base al braccio robotico dotato di testa
tecnologica
Fig. 3-34 Produzione automatizzata di forche per carrelli elevatori con moduli rotanti a
scomparsa liberamente programmabili (come una periferica di RW) ed un robot
agganciato al portale.
49
3.4.4. Classificazione dei PD in base al loro ruolo nella cella robotizzata
Fig. 3-35 Interconnessione di celle di lavoro robotizzate per mezzo di nastri trasportatori.
Descrizione del layout interno della postazione di lavoro tecnologica robotizzata
(RTW) in figura: Ci sono tre tipi di IR - strutture a catena cinematica seriale di tipo
RRR e SCARA e strutture parallele di tipo TRIPOD. Compito del robot è di
effettuare la manipolazione e l'assemblaggio di componenti piccoli e leggeri, ai quali
ben si adatta questo tipo di PD. I trasportatori connettono le singole stazioni di
lavoro con la postazione di assemblaggio.
50
Fig. 3-37 Trasportatori di ingresso e uscita per l‘impilamento di pezzi e l’estrazione di
stampati di plastica. Descrizione del layout interno delle postazioni di lavoro
tecnologiche robotizzate (RTW) in figura: la PD sta eseguendo la manipolazione di
componenti rimuovendole dall'alimentatore, che svolge anche la funzione di nastro
trasportatore, ed il loro impilamento in scatole trasportate da un nastro trasportatore
(foto a sinistra), mentre il IR sta eseguendo lo scarico dei pezzi stampati (paraurti) e
la loro manipolazione in uscita della linea di stampaggio a iniezione (foto a destra).
I
Fig. 3-38 Illustrazione di un ambiente di lavoro robotizzato più complesso con i dispositivi
periferici per la lavorazione tecnologica di metalli (tavole di trasporto, alimentatori in
ingresso e uscita). Descrizione del layout interno della postazione di lavoro
tecnologica robotizzata (RTW) in figura: PR serve alla manipolazione operativa e
interoperativa di semilavorati e prodotti finiti provenienti dalla linea di stampaggio in
un industria automobilistica.
51
4. CELLE DI LAVORO ROBOTIZZATE
Le celle robotizzate sono sistemi complessi che inglobano un' ampia gamma di elementi di
differente tipologia. Per ottenere un funzionamento ottimale dell'intera cella è necessario che
tutti gli elementi che la compongono cooperino in maniera corretta. Ad esempio, nel caso
della pallettizzazione, il moto del robot deve essere opportunamente sincronizzato con la
velocità del dispositivo di alimentazione del materiale (e.g. nastro trasportatore). Oggigiorno
sono numerose le attività industriali che vengono automatizzate con successo ma,
naturalmente, vi sono settori in cui l'impiego dell'automazione è più ricorrente e per i quali la
progettazione di una cella robotizzata si potrebbe svolgere secondo criteri standard poichè le
problematiche generali da affrontare sono ben note. Ciononostante è sempre
raccomandabile analizzare ogni problema individualmente, cercando di comprendere i fattori
che hanno maggiore influenza sul funzionamento della cella e trovare la soluzione adeguata.
I fattori che influenzano l'utilizzo di postazioni robotizzate possono essere divisi in tre
categorie principali, che sono interconnesse e si influenzano mutuamente. La prima
categoria fa riferimento alla funzione finale della postazione in cui il robot industriale deve
essere impiegato. Bisogna infatti considerare il tipo di robot industriale che meglio si adatta
alla situazione specifica, le periferiche da utilizzare e la fattibilità dell'implementazione. La
seconda categoria riguarda i fattori ambientali quali temperatura, consumo di energia,
necessità di mantenere la pulizia in certi ambienti (e.g. industria alimentare), grado di
variabilità strutturale dell'ambiente in cui si opera. Ultimo aspetto, ma non meno importante,
è il costo totale della postazione rispetto, anche, alle possibilità economiche del cliente che
dovrà acquistarla.
Pertanto l'attività di progettazione di una cella robotizzata può essere affrontata e risolta in
diversi modi pensando a diverse soluzioni. Per esempio, il costo iniziale di una postazione
completamente automatizzata è sicuramente maggiore del costo di una postazione in cui i
robot lavorano con l'ausilio di un operatore, secondo una modalità semi-automatica. Tuttavia,
l’elevato grado di affidabilità con cui una postazione completamente automatizzata può
smaltire elevati volumi di produzione potrebbero renderne conveniente l’acquisto.
Di conseguenza, come esposto precedentemente, è necessario affrontare la progettazione
di ciascuna postazione robotizzata in maniera individuale cercando soluzioni specifiche,
anche perchè il continuo sviluppo tecnologico, unitamente alla continua riduzione del costo
delle apparecchiature che integrano la postazione robotizzata, apre la strada a nuove
soluzioni progettuali.
52
Fig. 4-1 Sistema robotico di base: robot (1), cavi di connessione (2), unità di governo
(3), teach pendant (4); fonte - KUKA Industrial Robots
Fig. 4-2 Schema del sistema di controllo di un robot KUKA; fonte - KUKA Industrial
Robots
53
Tale organo terminale può essere una pinza, un cannello da saldatura, una pistola per
incollaggio, una mola, o anche una fresa. Vi è una grande varietà di organi terminali
disponibili e di nuovi tipi ne vengono continuamente prodotti; per una trattazione più
dettagliata si veda il capitolo 3.
Il principale vantaggio legato all'utilizzo delle celle robotizzate è senz'altro la possibilità di
eseguire lavorazioni in serie, anche su elevati volumi di produzione, con un elevato grado di
affidabilità.
Di conseguenza, il trasposto di materiale dovrebbe essere quanto più regolare possibile.
Questo è assicurato da diversi tipi di sistemi di alimentazione (e.g. nastri trasportatori).
Questo argomento è affrontato nella sezione 3.4 in maniera più dettagliata. Ci sono
postazioni, comunque, in cui il volume di materiale, su cui il robot deve operare, non è
particolarmente elevato e il singlolo prodotto o semilavorato è fornito al robot da un
operatore.
Queste celle in genere sono attrezzate con piattaforme girevoli o aree di consegna del
materiale messe in sicurezza mediante l’utilizzo di sensori di contatto (che verificano la
chiusura/apertura della porta di accesso alla cella) così da arrestare il funzionamento del
robot se l’operatore deve accedere all’interno della postazione.
Il robot industriale, nella sua configurazione base, non è corredato di sensori per il
monitoraggio dell'ambiente circostante (sensori esterocettivi), eccetto i sensori per il controllo
degli attuatori (sensori propriocettivi). Al fine di rendere la postazione in grado di operare con
sufficiente affidabilità in maniera automatica è necessario equipaggiare il robot con sensori
appropriati e ben noti nell'automazione industriale (ad esempio luci di sicurezza allarmate,
sensori induttivi, sensori di contatto). Esempi di questi sensori sono riportati in fig. 4-3.
Fig. 4-3 Alcune tipologie di sensori utilizzati nell' automazione industriale; fonte –
Siemens
54
compiti relativamente semplici, quali ad esempio la pallettizzazione, depallettizzazione, etc.
Questa tecnologia presenta un costo iniziale relativamente basso e una discreta flessibilità;
tuttavia, nell’ottica di espansioni future della postazione, ci si potrebbe imbattere in forti
limitazioni dovute soprattutto al numero limitato di ingressi/uscite di cui è dotato il
manipolatore. Un esempio di questa tipologia di controllo è mostrata in fig. 4-4.
55
Fig. 4-6 Esempio di controllo tramite PLC interconnessi utilizzando un DeviceNet bus.
fonte – Phoenix Contact Inc.
56
4.3. Tipologie di celle robotizzate.
4.3.1. Saldatura
Le celle robotizzate impiegate per la saldatura possono essere divise in due tipologie a
seconda della tecnologia utilizzata. Ciascuna di esse richiede l'utilizzo di periferiche dedicate.
Una postazione per la saldatura ad arco è equipaggiata, oltre che con i componenti
fondamentali quali generatore, cannello per saldatura e carrello trainafilo, con dei
componenti addizionali per incrementare l' automatizzazione delle operazioni. Per motivi di
sicurezza si utilizza un sensore di collisione posizionato sulla flangia del robot che cambia il
valore logico del segnale di uscita in caso di contatto accidentale del cannello con un
ostacolo. Questa variazione dell’ingresso logico dovuta alla collisione è interpretata dal
sistema di controllo come condizione di errore e causa l’arresto immediato di tutti gli
attuatori. Di conseguenza, in postazioni equipaggiate con sensori di collisione, non si
verificano danni ai componenti più costosi, quale è, ad esempio, il cannello per saldatura.
Se il robot saldasse con continuità, si verificherebbe un progressivo intasamento del
cannello, con conseguente degrado della qualità della saldatura. Per questo motivo le celle
per la saldatura sono equipaggiate con postazioni per la pulizia del cannello e dell’unità di
taglio del filo di saldatura. In alcuni casi le celle sono anche dotate di una unità di
calibrazione automatica per l'organo terminale. Dopo un certo numero di saldature il robot
porta l’organo terminale all'unità che esegue la manutensione necessaria. A questo punto il
robot è di nuovo pronto per riprendere a saldare. Questi componenti sono mostrati in fig. 4-7.
Fig. 4-7 Attrezzatura per saldatura ad arco: generatore (1), cannello (2), fascio di tubi
(3), carrello trainafilo (4), sensore di collisione (5), unità di pulizia del cannello,
unità di taglio del filo di saldatura e unità di calibrazione dellaTCP (6-8), unità
di controllo delle operazioni (9); fonte – ABB
Spesso nelle celle per la saldatura ad arco si utilizzano dei posizionatori per movimentazione
dei componenti da saldare il cui moto è legato a quello del robot. In questo caso il robot
esegue la saldatura in maniera continua, mentre i pezzi saldati vincolati al posizionatore si
muovono simultaneamente. Recentemente diversi costruttori di robot hanno cominciato ad
57
offrire sul mercato celle robotizzate per l'esecuzione di saldature semplici corredate di tutti i
componenti, compresi posizionatori e sensori di sicurezza. Una cella robotizzata per un solo
robot con un posizionatore mono-assiale, prodotta da ABB, è mostrata in fig. 4-8
Fig. 4-8 Cella robotizzata integrata per la saldatura ad arco; fonte – ABB
Per quanto riguarda l'attrezzatura necessaria all'esecuzione della saldatura per punti, la
situazione è piuttosto differente. In primo luogo l’utensile è completamente diverso. Le pinze
per la saldatura a punti (fig. 4-9) sono molto più larghe e pesanti di quelle utilizzate per la
saldatura ad arco. Pertanto si utilizzano in genere robot con una maggiore portata. Una
questione di fondamentale importanza è il raffreddamento della pinza che viene realizzato
mediante un circuito di raffreddamento ad acqua.
Un robot destinato alla saldatura per punti deve essere dotato di un sistema di controllo,
generalmente collocato alla base della macchina, che assicuri il regolare circolo del liquido
refrigerante e il conseguente raffreddamento della pinza. In fig. 4-10 è riportata una
immagine dettagliata.
58
Fig. 4-10 Unità di controllo di un robot ABB per la saldatura per punti; fonte - ABB
Da quanto detto si potrebbe pensare che l'utilizzo di questa tecnologia di saldatura sia
limitato ad un settore di nicchia, invece è molto utilizzato; si pensi, ad esempio, all’industria
automobilistica. In generale si può dire che circa il 70-80% delle operazioni di saldatura è
realizzato utilizzando la tecnologia della saldatura per punti. La configurazione di base è
rappresentata in fig. 4-11.
Fig. 4-11 Configurazione di base relativa al robot per saldatura per punti KUKA; fonte -
KUKA Industrial Robots
4.3.2. Manipolazione
Il robot industriale è usanto di frequente anche allo scopo di manipolare pezzi durante le
lavorazioni, in particolare per il posizionamento di semilavorati nelle macchine utensili. Una
cella robotica integrata utilizzata per questo tipo di operazione è mostrata in fig. 4-12. Il
59
trasporto del semilavorato è realizzato manualmente mediante sistemi di trasporto. Queste
celle sono in genere equipaggiate anche con sistemi di visione per il riconoscimento
automatico della posizione dei pezzi e di sistemi per il cambio automatico dell'organo
terminale. Naturalmente, per questo tipo di operazioni, si richiede alla cella la maggiore
adattabilità possibile al prodottto da manipolare.
Fig. 4-12 Cella robotizzata integrata per il posizionamento del semilavorato nella
macchina utensile; fonte – Fastems
60
Fig. 4-13 Robot per la pallettizzazione con un ridotto numero di assi; fonte - KUKA
Industrial Robots
Una cella robotizzata per la pallettizzazione con due punti di scarico del materiale è
rappresentata in fig. 4-14. Poiché con questo tipo di postazione l’operatore entra
frequentemente nella zona di lavoro del robot per estrarre pallet, è necessario rendere la
zona sufficientemente sicura, in maniera tale che la collisione del robot con altri macchinari o
con l’operatore non si verifichi. Queste postazioni generalmente sono equipaggiate con
scanner il cui scopo è monitorare continuamente la zona di lavoro ed individuare intrusioni
accidentali.
Fig. 4-14 Cella di pallettizzazione con due punti di scarico; fonte – trillium automation
Inc.
61
4.3.3. Verniciatura
Gli organi terminali dedicati alla verniciatura robotizzata sono, in genere, di tipo pneumatico o
elettrostatico. Il trasferimento della vernice è realizzato mediante pompe a ingranaggi, e la
alimentazione della vernice è realizzata mediante regolatori di pressione controllati
pneumaticamente con “misura del flusso”. Con questo tipo di controllo si garantisce una
erogazione controllata che consente di realizzare verniciature di spessore ridotto. La pompa
a ingranaggi è attivata da un servomotore che può essere visto come un ulteriore giunto del
robot una volta che è stato connesso al suo sistema di controllo.
Inoltre, c’è la possibilità di controllare la verniciatura direttamente mediante la Tech Pendant.
Se è necessario utilizzare diversi tipi di vernice, sono disponibili apposite valvole, controllate
pneumaticamente, che permettono il cambio automatico della tinta in 15-30 secondi. E'
possibile, quindi, verniciare diverse parti di un componente con strati di diverso spessore. Il
robot è protetto con una copertura di tessuto per evitare che possa depositarsi su di esso
parte della vernice utilizzata (fig. 4-15). Inoltre, per semplificarne la manutenzione l’esterno e
l’interno del robot vengono trattati con uno strato di teflon.
Le postazioni di lavoro devono essere distribuite tenendo presente i diversi tipi di vernice
utilizzati. L'utilizzo di vernici liquide, ad esempio, comporta un elevato rischio di esplosione
poichè queste sono diluite con solventi speciali altamente infiammabili. Per questo motivo
bisogna predisporre delle adeguate protezioni per i componenti elettrici del robot. Per la
maggior parte delle vernici in polvere, invece, non si presenta il rischio di esplosione ma la
62
verniciatura è più lenta a causa della sua minore aderenza. In alcuni casi, in particolare per
le materie plastiche, si utilizza, oltre al robot per la verniciatura, un secondo robot per trattare
la superficie da verniciare al fine di migliorarne l'aderenza della vernice. Generalmente la
superficie è preriscaldata con plasma, mentre è sempre meno impiegato il tradizionale
risciacquo con acqua.
Alcuni costruttori di robot integrano la cella con dei sistemi di visione (telecamere) per
l'individuazione di eventuali difetti nel processo di verniciatura (e.g. bolle o crepe sulla
superficie verniciata).
Fig. 4-16 Postazione dotata di due celle robotizzate per la verniciatura; fonte – ABB
I robot industriali sono largamente utilizzati anche per le lavorazioni meccaniche. Questo
settore, in particolare, è in continua espansione e ciò è dovuto principalmente alle capacità,
sempre crescenti da parte dei robot industriali, di eseguire lavorazioni con elevata
precisione. Esempi di applicazioni sono la piegatura di lamiere e la formatura dei tubi.
In entrambi i casi il robot industriale opera come un manipolatore ausiliario che cambia la
posizione e l’orientamento del componente nella macchina piegatrice. Un robot industriale
KUKA impiegato nella piegatura di lamiere è mostrato in fig. 4-17. E’ necessario ovviamente
63
attrezzare la postazione anche con un alimentatore automatico di semilavorati, che assicuri il
loro accurato posizionamento prima che vengano rilevati dal manipolatore. Anche per questo
tipo di lavorazione, in alcuni casi, si utilizzano sistemi di visione per il controllo automatico dei
componenti fabbricati.
Fig. 4-17 Robot industriale KUKA usato come manipolatore ausiliario al momento della
piegatura di componenti in lamiera; fonte - KUKA Industrial Robot
Fig. 4-18 Cella robotizzata per la formatura di tubi; fonte – Mewag Innovation
Robot industriali, in genere a sei assi, si utilizzano anche per le lavorazioni di taglio. Tuttavia
bisogna tenere in considerazione che, essendo comunque una catena cinematica seriale,
probabilmente la massima accuratezza ottenibile non sarà mai comparabile con quella
64
ottenibile dalle tradizionali macchine da taglio (principalmente per la minore rigidezza della
struttura). Per questo motivo un robot industriale può essere utilizzato per applicazioni che
non richiedono elevata precisione. Un organo terminale da taglio prodotto dalla ABB è
mostrato in fig. 4-19.
Fig. 4-19 Organo terminale da taglio di un robot industrial ABB (Cutting head of an ABB
robot); fonte – ABB
I robot industriali sono utilizzati molto frequentemente anche nelle operazioni di rettifica. In
questi casi, in genere, è necessario utilizzare un sensore di forza collocato tra la flangia del
robot e il suo organo terminale. Questa tipologia di sensore misura la forza e/o il momento
che nasce all’organo terminale, dovuto al contatto tra esso e l’ambiente circostante.
Utilizzando un controllo di forza è possibile fare in modo che la forza di contatto esercitata
dalla mola sul componente da rettificare sia costante. Un esempio di rettifica di un cerchione
utilizzando un robot industriale Fanuc è mostrato in fig. 4-20.
65
Anche per l’ operazione di incollaggio (fig. 4-21) è possibile utilizzare un robot. In questo
caso la postazione deve essere equipaggiata con una pistola, un alimentatore automatico di
collante ed una centralina termica. Quest’ultima permette di mantenere la pistola ad una
temperatura tale da evitare l'essiccazione del collante in caso di preriodi di inattività
prolungata del robot, che potrebbero verificarsi, ad esempio, in caso di alimentazione
irregolare dei semilavorati. Proprio come per le celle per verniciatura, spesso si utilizza un
robot ausiliario .
Spesso, per l’incollaggio di materie plastiche, si opera un preriscaldamento delle superfici del
componente mediante una torcia al plasma.
Fig. 4-21 Incollaggio operato mediante un robot KUKA; fonte – Blumenbecker Prag
s.r.o.
Per il corretto funzionamento della postazione è necessario dotare la cella di un adeguato
sistema di alimentazione (ad es. nastro trasportatore, si veda il paragrafo 3.4) e di sistemi di
visione. I moderni sistemi di visione consentono, infatti, di verificare la forma dei componenti,
il corretto assemblaggio del complessivo, nonché l’individuazione della posizione dei
componenti nastro trasportatore e il loro assemblaggio, anche se la disposizione di questi sul
nastro trasportatore non è corretta.
Per verificare il corretto assemblaggio del complessivo si può operare in diversi modi
verificando, ad esempio, la forza (o il momento) esercitata tra i componenti all’atto del
montaggio, oppure verificando la presenza di giochi (che consentono piccoli movimenti
relativi tra i componenti), o ancora testando direttamente le funzionalità del prodotto.
Per dare alla cella la massima flessibilità si utilizzano dispositivi che consentono di cambiare
utensile alla punta del robot automaticamente in base alle diverse lavorazioni da eseguire.
66
5. Ambiente di programmazione
5.1. Introduzione
In questo capitolo verranno analizzate le principali problematiche connesse all’utilizzo di
robot industriali, in particolare la programmazione e la pianificazione del moto per
l'esecuzione di applicazioni semplici (ad es. operazioni di pallettizzazione). Poiché esistono
numerose tipologie di robot industriali, classificabili secondo diversi criteri, si farà riferimento,
per fissare le idee, ad un robot antropomorfo a 6 DOF che è tra i più utilizzati nell'industria.
Inoltre, ciascun produttore di robot (KUKA, ABB, FANUC, MOTOMAN, PANASONIC, REIS,
COMAU, Mitsubishi, etc) sviluppa uno specifico linguaggio di programmazione che differisce
dagli altri per diversi aspetti tra cui la sintassi e questo rende impossibile trattare l’argomento
in maniera generale. Negli esempi proposti nel seguito si farà riferimento ai due principali
produttori di robot, KUKA e ABB e ai rispettivi linguaggi di programmazione da essi
sviluppati, KRL e RAPID.
I robot industriali possono essere programmati in linea (metodo on-line) e fuori linea (metodo
off-line). Il primo metodo è del tipo ad insegnamento diretto (teaching-by-showing). Il
secondo metodo è basato sulla ricostruzione virtuale in 3D della cella di lavoro robotizzata,
utilizzando software dedicati, con cui è possibile definire i movimenti e il percorso del robot, e
poi esportare i dati nel linguaggio di programmazione proprio del robot da utilizzare (ad es.
KRL, RAPID).
Attualmente si sta cercando di combinare i due metodi di programmazione al fine di usufruire
dei loro rispettivi vantaggi. Questo capitolo tratterà, in particolare, il metodo on-line. Uno dei
più interessanti e recenti filoni di ricerca riguarda lo sviluppo di tecniche di programmazione
interattiva dei robot industriali. Si tratta di una tecnica basata sulla interazione (o
cooperazione) tra il robot e l'operatore che non verrà analizzata in queste note. Ulteriori
informazioni sono reperibili sul sito www.smerobot.org.
67
Fig. 5-1 Componenti fondamentali di un sistema robotico industriale
Sebbene, oggigiorno, siano disponibili soluzioni wireless (wireless teach pendant), sono
ancora largamente utilizzate teach pendant connessi via cavo all'unità di governo del robot.
Gli attuali teach pendant possono essere divisi in due categorie, che differiscono per la loro
configurazione:
Fig. 5-2 Esempi di teach pendant a configurazione verticale (dalla destra: Motoman; Reis;
Kawasaki; Fanuc)
68
all'operatore di tenerla con una sola mano (generalmente la sinistra). Teach pendant di
questo tipo integrano, in genere, dispositivi di input per il controllo manuale del moto del
robot che é può essere un joystick a 3 gradi di libertà oppure uno space mouse a 6 gradi di
libertà. Questi dispositivi sono in genere controllati dalla mano destra che è libera.
Fig. 5-3 Esempi di teach pendant a configurazione orizzontale ABB (dalla sinistra: un
vecchio modello di teach pendant per il sistema di controllo S4CPlus; un teach
pendant di nuova generazione per ABB IRC5 – (il così detto flex pendant).
Fig. 5-4 Esempi di teach pendant KUKA (dalla sinistra: la tipologia attuale; prototipo di un
teach pendant wireless con touch screen ed interfaccia vocale)
69
5.2.2. 6 DOF industrial robot
Per il controllo del moto del robot nella modalità manuale (on-line), l'operatore ha due opzioni
disponibili:
Fig. 5-5 Rappresentazione degli assi dei giunti per un robot industriale antropomorfo a 6
DOF.
Fig. 5-6 Tipico spazio di lavoro di un robot a 6 DOF (dalla sinistra: spazio di lavoro relativo
agli assi 2 e 3 del robot KUKA KR150-2 K; spazio di lavoro complessivo del robot
ABB IRB 4400)
70
• Programmazione del moto nello spazio operativo
Questa modalità consente di programmare il moto direttamente nello spazio operativo sia
traslando l’origine della terna utensile (Tool Centre Point - TCP) lungo i suoi assi coordinati
sia ruotandola attorno ai suddetti assi.
I diversi costruttori utilizzano denominazioni diverse per i vari sistemi di riferimento. Nelle
figure seguenti sono rappresentate le terne di riferimento per i robot KUKA e ABB (fig. 5-7
and fig. 5-8), si veda la tabella 5.1 per un confronto. In generale è possibile definire tre
sistemi di riferimento fondamentali:
71
Fig. 5-8 Sistemi di riferimento (ABB)
Tab. 5.1: Confronto tra i sistemi di riferimento usati per i robot KUKA e ABB.
KUKA ABB
Sistema di riferimento - World Coordinate - World Coordinate
mondo System System
Sistema di riferimento base - Robot Base Coordinate
- ROBROOT
del robot System
- User Coordinate System
Sistema di riferimento base - BASE - Object Coordinate
System
Sistema di riferimento
- Tool Coordinate System - Tool Coordinate System
utensile
La programmazione del moto nello spazio operativo è notevolmente più semplice rispetto
alla programmazione “giunto per giunto ” (moto ad impulsi). Naturalmente il sistema di
controllo del robot implementa algoritmi, che possono variare tra i robot di diversi costruttori,
per la trasforzazione di coordinate e per il calcolo della cinematica inversa (in fig. 5-9 sono
rappresentate le principali differenze KUKA e ABB). Si parla di cinematica diretta quando si
calcolano posizione ed orientamento della terna utensile a partire dai valori delle variabili di
giunto, mentra si parla di cinematica inversa quando si calcolano le variabili di giunto a
partire dalla posizione e dall’ orientamento dell'organo terminale.
72
Fig. 5-9 Trasformazione di coordinate
73
Per questa tipologia di moto l'origine della terna utensile (TCP) si muove nel minor tempo
possibile tra due punti P1 e P2 ed, in generale, il percorso di lunghezza minore non è
necessariamente quello più breve. Inoltre, il robot non segue un percorso rettilineo in quanto,
essendo i giunti del robot rotoidali, il moto lungo una percorso curvilineo richiede un tempo
minore rispetto a quello lungo una traiettoria rettilinea. Inoltre, è necessario sottolineare che,
dopo che l'operatore ha salvato le coordinate di due punti assegnati ed ha definito il moto
generico tra di essi, la traiettoria risultante non è nota in anticipo. Questo tipo di moto è
utilizzato per un rapido spostamento nello spazio e, in generale, laddove non vi sono rischi di
collisione.
Questo tipo di moto è definito dalla KUKA moto "punto-punto" (PTP motion, point-to-point)
mentre ABB utilizza il comando MoveJ (joint move).
L'origine della terna utensile (TCP) si muove lungo un tratto lineare che connette i due punti
assegnati P1 e P2 ad una velocità costante (mm/s).
La relativa istruzione nell’ambiente di programmazione fornito da KUKA è KUKA LIN (LIN
motion) invece ABB utilizza l'istruzione MoveL (Linear move).
74
Ll'origine della terna utensile (TCP) si muove a velocità costante (mm/s) lungo una traiettoria
circolare da un punto iniziale (P start) ad un punto finale (PEND). Il raggio della
circonferenza è definito da un punto ausiliario (PAUX, punto di via).
L’istruzione nel linguaggio sviluppato da KUKA è CIRC (CIRC motion), per ABB è MoveC
(Circular move).
In generale si può dire che l'utilizzo delle tipologie di moto fondamentali, precedentemente
definite, di per se, non sarebbe sufficiente per la maggior parte delle applicazioni pratiche.
Una caratteristica comune, peraltro necessaria, a tutti i moti definiti è che la velocità
dell’organo terminale, in corrispondenza del punto finale di ciascuna primitiva di percorso
(P2, PEND, si veda sopra), deve annullarsi. Infatti, immaginando di pianificare il moto
mediante l’unione di più primitive (lineari o circolari), nei punti di contatto si avrebbero
necessariamente delle spigolosità, in corrispondenza delle quali si verificherebbe una
discontinuità della velocità. Pertanto, per inseguire il riferimento assegnato, il robot dovrà
arrestare il suo moto in ogni punto intermedio. Se si è disposti a rinunciare al vincolo di
passaggio per i punti di cui sopra, è possibile fare in modo che il robot vi passi “vicino”
mantenendo una curvatura regolare che consente di proseguire il moto senza fermarsi. In
questo caso i punti in oggetto sono chiamati punti di via. Di conseguenza la traiettoria sarà
più regolare e più veloce. Perciò questa “approssimazione” consente anche una riduzione
del ciclo di lavoro complessivo, che è un tempo assegnato e che si può considerare uno dei
principali parametri in base ai quali progettare la cella robotizzata.
Si assume che il punto di partenza dell’organo termianle del robot sia p0. Le istruzioni,
seconso la sintassi utilizzata per i robot ABB (linguaggio RAPID) che consentono al robot di
seguire la traiettoria da p0 a p3 (attraverso p1 e p2) sono:
76
Il valore z10 (10 mm di raggio) è critico per l'approssimazione. Il valore "fine" è usato per i
tratti senza approssimazione.
• robtarget – definisce la posizione del robot nello spazio (si veda l'esempio in fig. 5-
17)
• wobjdata – work object, definisce la posizione del sistema di riferimento utente (User
frame e Object frame, ma Object frame può essere anche zero, si veda ad esempio
la fig. 5-18)
Fig. 5-18 Esempio di definizione della terna di riferimento utente. - wobjdata, linguaggio
Rapid, ABB
77
• tooldata – definisce il sistema di riferimento utensile e altre sue carattiristiche (per un
esempio si veda la fig. 5-19)
Fig. 5-20 Esempio di utilizzo delle istruzioni per la programmazione del moto, linguaggio
Rapid, ABB
78
5.2.6. Breve panoramica delle istruzioni per i robot KUKA
La struttura di base del programma per i robot KUKA (linguaggio KRL) è mostrata in fig. 5-
21.
Fig. 5-21 Esempio di utilizzo delle istruzioni per la programmazione del moto, linguaggio
KRL, KUKA
Compito:
Due nastri trasportatori (Feeder_1, Feeder_2) alimentano, in maniera irregolare, un robot
industriale. Il robot preleva i componenti dalla posizione 1 (Position_1) e dalla posizione 2
(Position_2). La presenza di componenti nelle rispettive posizioni è segnalata da fotocellule.
Il compito del robot è posizionare i componenti, 45 in totale, sul pallet ed inviarli, mediante un
nastro trasportatore, alle successive postazioni (fig. 5-22).
79
Fig. 5-22 Schema della cella robotizzata per un compito di pallettizzazione
• Diagramma di flusso
Per la scrittura di codice di programmazione, ed in particolare per la programmazione
relativa alla pianificazione di un compito, è utile scomporre la procedura in operazioni
elementari e rappresentare l’algoritmo mediante un diagramma di flusso. Nella tabella 5.2
sono rappresentati alcuni simboli utilizzati per la costruzione dei diagrammi di flusso.
80
Fig. 5-23 Diagramma di flusso relativo al compito di pallettizzazione
81
• Programmazione del compito di pallettizzazione (per la struttura del
programma si veda la fig. 5-24)
82
5.3. Programmazione Off-line.
Questo metodo di programmazione (Off-Line Programming - OLP) si basa sull'utilizzo di
sistemi software che consentono sia la ricostruzione della cella robotizzata in un ambiente
virtuale 3D (fig. 5-25 and fig. 5-26), sia la pianificazione del moto, mediante simulazione
cinematica, in relazione ad una applicazione specifica. In alcuni casi questi strumenti
consentono di simulare anche la dinamica del manipolatore. Utilizzando questi ambienti di
simulazione è possibile modificare e ottimizzare le operazioni della cella robotizzata. Inoltre è
possibile calcolare il tempo impiegato dal robot per l'esecuzione di una lavorazione (il
cosiddetto tempo ciclo), è possibile calcolare lo spazio di lavoro, verificare se alcuni punti,
percorsi o anche oggetti nello spazio di lavoro sono raggiungibili da parte del manipolatore. I
programmi generati off-line possono essere poi caricati nel sistema di controllo del robot
mediante opportuni supporti (CD-ROM, USB, etc.).
Alcuni sistemi OLP consentono addirittura la generazione automatica di percorsi, per
lavorazioni da eseguire su componenti di forma complessa, a partire da modelli CAD. Per
quanto riguarda la sicurezza, i sistemi OLP integrano, in genere, dei moduli per il rilevamento
automatico delle collisioni.
Uno dei principali vantaggi nell’utilizzo di sistemi OLP che emerge dalle considerazioni
precedenti, è che, a differenza della programmazione on-line, non c'è bisogno di avere
disponibile, fisicamente, il robot durante la fase di programmazione; per contro, essa richiede
un grado di competenza, da parte dell’operatore, più elevato rispetto alla programmazione
online.
L'aspetto fondamentale comunque non è tanto la possibilità di simulare la cella robotica in
ambiente virtuale, ma la possibilità di esportare le operazioni pianificate nella sintassi dello
specifico linguaggio di programmazione del robot in dotazione (e.g. linguaggio RAPID per i
robot ABB, linguaggio KRL per i robot KUKA e così via). Sebbene questa caratteristica sia
molto importante e rappresenti la principale utilità dal punto di vista pratico, la maggior parte
dei software si concentrano principalmente sulla simulazione e le possibilità di esportazione
sono a volte limitate. Mediante l'utilizzo dei software menzionati per la OLP è possibile
ottenere un incremento produttivo e di qualità, una riduzione di costi e di tempo necessario
per la produzione e per l'assemblaggio della cella robotizzata.
A valle della simulazione e della conseguente generazione, ove possibile, del codice
sorgente nello specifico linguaggio di programmazione, è necessario modificare il
programma generato in quanto il modello è per sua definizione approssimato.
Perciò è importante quantificare il livello di accuratezza del modello di simulazione rispetto
alla cella reale e analizzare con attenzione i risultati delle simulazioni ed i conseguenti
programmi sviluppati prima di caricarli nel sistema di controllo del robot.
I pacchetti software commerciali disponibili per la simulazione e la programmazione fuori
linea possono essere divisi in due grandi categorie:
83
Il secondo gruppo rappresenta una soluzione universale che presenta il vantaggio di
esportare il programma in diversi linguaggi di programmazione e di creare, se necessario,
modelli di robot personalizzati (oltre ai diversi modelli CAD disponibili nella librerie). In questo
modo uno può scegliere facilmente il robot che meglio si adatta alle proprie necessità
quando si progetta una cella robotica.
Uno svantaggio di questi sistemi consiste in una minore accuratezza nel calcolo dei cicli di
lavoro; inoltre anche la traiettoria simulata può mostrare piccole deviazioni se paragonata
alla traiettoria realmente seguita dal robot, specialmente nell’esecuzione di moti generici.
Comunque, visto che la traiettoria tipica di un robot è costituita da tratti lineari e circolari, una
piccola deviazione può essere trascurabile rispetto al moto complessivo. Questa piccola
deviazione è spesso imputabile ai diversi algoritmi per il calcolo della cinematica inversa (in
alcuni casi anche della dinamica). I costruttori di robot, infatti, sono riluttanti a fornire i loro
algoritmi a terze parti.
Sistemi di questo tipo sono, ad esempio, EASY-ROB (http://www.easy-rob.de/), RobotWorks
(http://www.robotworks-eu.com), Workspace5 (www.workspace5.com), eM-Workplace
(Robcad, http://www.robcad.de/), DELMIA (www.delmia.com).
Fig. 5-25 Esempio di simulazione di una postazione per applicazioni di manipolazione con
robot ABB.
84
Fig. 5-26 Esempio di simulazione di una cella per applicazioni di saldatura mediante robot
FANUC robot.
85
6. SICUREZZA DELLE POSTAZIONI DI LAVORO
ROBOTIZZATE
Prima di mettere in funzione una postazione di lavoro robotizzata deve essere eseguita
un'analisi dei rischi della postazione stessa. L'analisi dovrebbe comprendere l'individuazione
di tutti i rischi connessi con il ciclo di vita della postazione di lavoro robotizzata in questione.
Ciò significa che essa deve includere le seguenti fasi della vita di servizio: trasporto,
montaggio ed installazione, messa in funzione, utilizzo (funzionamento e manutenzione),
messa fuori servizio (smontaggio e smaltimento). Quando tutte le situazioni di pericolo sono
state individuate, deve essere effettuata una stima dei rischi connessi con ognuna di esse.
La base per la stima dei rischi è la determinazione di un possibile danno (infortunio) e la
probabilità del suo accadimento. In caso di situazioni di pericolo con tasso di rischio elevato,
devono essere adottate misure di protezione per ridurre il rischio. Le misure a livello
costruttivo sono lo strumento principale per ridurre i rischi. Se queste non possono essere
applicate, vengono adottate misure protettive di sicurezza (coperture, sensori di sicurezza,
ecc). L'ultimo livello di riduzione dei rischi consiste nell’informare gli utenti tramite etichette di
sicurezza posizionate sul robot e istruzioni per l'uso della postazione di lavoro robotizzata.
L'utente deve essere informato sui rischi residui.
86
stop di protezione - un tipo di interruzione di attività che permette al robot di essere
correttamente fermato per scopi preventivi (di protezione) e che assicura il corretto riavvio
della logica del programma
spazio - lo spazio tridimensionale che comprende lo spostamento di tutte le parti del robot
lungo i loro assi
spazio massimo - spazio che comprende le parti mobili del robot specificate dal fabbricante,
l’end-effector ed il pezzo da lavorare
spazio limite - una parte dello spazio massimo limitato da barriere che non devono essere
superate
spazio di manovra, spazio operativo - sottoinsieme dello spazio limite che è effettivamente
descritto dal robot mentre opera secondo il programma utente
spazio salvaguardato - spazio che limita un circuito chiuso di dispositivi di sicurezza
componentistica di sicurezza di un sistema di controllo - parte del sistema di controllo
(operativo), che reagisce ai segnali di sicurezza in ingresso e produce segnali di sicurezza in
uscita
categoria - classificazione delle parti relative alla sicurezza di un sistema di controllo
(operativo), con riferimento alla resistenza al guasto, e al loro comportamento in caso di
guasto, ottenuto attraverso la progettazione strutturale delle parti, l'individuazione di un
guasto e / o la loro affidabilità
funzione di sicurezza - una funzione della macchina, il cui malfunzionamento può portare
ad un innalzamento immediato del rischio
arresto incontrollato – un arresto di un robot causato dall’interruzione dell’alimentazione
elettrica alle parti di controllo del robot (dispositivi non-elettrici possono essere usati per
fermare il robot, come ad esempio interruzioni meccaniche o idrauliche)
arresto controllato - un arresto del moto della macchina, durante il quale le parti di controllo
continuano ad essere alimentate
operazione collaborativa - condizione in cui robot costruiti appositamente lavorano in
collaborazione diretta con l'uomo all'interno di uno spazio di lavoro ristretto
Tra tali componenti si possono contare, ad esempio, albero motore, trasmissione aperta,
cinghia di trasmissione e altri tipi di ingranaggi. Rischi che possono essere causati da questi
componenti devono essere impediti con contenitori di protezione rigidi o mobili. L’involucro
mobile di protezione deve bloccare movimenti pericolosi, impedendoli prima che il pericolo
possa nascere. In termini di caratteristiche di sicurezza, il sistema di blocco deve essere
conforme alle prescrizioni di cui al sottocapitolo 5.3.
87
di protezione di sicurezza (blocco idraulico, accumulatori di energia, ecc.) Il ripristino
dell’alimentazione non può portare ad un movimento automatico di un robot o del suo end-
effector.
6.2.3. Alimentazione
L’equipaggiamento del robot deve permettere a ciascuno dei suoi sistemi di alimentazione
potenzialmente pericolosi (es. elettrico, meccanico, idraulico, pneumatico, ecc) di poter
essere scollegato, consentendo un blocco switch-out o qualsiasi altra forma di blocco di
sicurezza.
L'operatore del robot (regolatore, addetto alla manutenzione) deve disporre di mezzi che
permettano un rilascio controllato di energia latente. Ogni fonte di energia latente (ad
esempio cilindri di stoccaggio di aria/fluido compresso, condensatori, batterie, molle, pesi di
bilanciamento, volani) devono essere provvisti di una etichetta di sicurezza appropriata.
La costruzione e le progettazione di robot devono essere conformi alle IEC 61000 per evitare
movimenti pericolosi o situazioni di pericolo derivanti da segnali di disturbo causati da
interferenze elettromagnetiche (EMI), interferenze radio (RFI) o da scariche elettrostatiche
(ESD).
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caratteristiche che comprendono il livello delle proprietà necessarie per le funzioni di
sicurezza da eseguire. La norma è valida per le parti relative alla sicurezza dei sistemi di
controllo (SRP / CS) indipendentemente dal tipo di tecnologia e alimentazione (elettrica,
idraulica, pneumatica, meccanica ecc) utilizzati in tutti i tipi di macchine.
Le parti relative alla sicurezza dei sistema di controllo del robot devono essere progettate per
soddisfare i seguenti requisiti:
• un singolo guasto in una qualsiasi di queste parti non comporta la perdita della
funzione di sicurezza;
• ogniqualvolta sia ragionevolmente possibile, un singolo guasto deve essere rilevato
prima della successiva richiesta alla funzione di sicurezza;
• quando si verifica un guasto singolo, il comando di sicurezza deve essere sempre
eseguito e la condizione di sicurezza deve essere mantenuta fino a quando il difetto
riscontrato non è stato rimosso;
• tutti i guasti razionalmente prevedibili devono essere rilevati.
Tali requisiti sono conformi alle prescrizioni per la categoria 3 specificata nella norma ISO
13849-1. Tuttavia, il requisito per la rilevazione di un guasto singolo non assicura che tutti i
guasti saranno rilevati. Di conseguenza, l'accumulo di errori non rilevati non può portare a
segnali di ingresso indesiderati e dar luogo a una situazione di pericolo in tutto il robot. La
connessione forzata dei contatti relè o il controllo di segnali elettrici in uscita può servire
come esempio di misure concrete per il rilevamento di difetti. Sulla base dei risultati della
valutazione dei rischi di un robot e del suo presunto utilizzo, è possibile rilevare che in una
particolare applicazione potrebbero essere necessarie ulteriori caratteristiche del sistema di
controllo della sicurezza del robot, non prescritte dalla norma relativa alla categoria 3, ma
magari prescritte da quelle relative alle categorie 2 o 4.
Ogni comando che consenta l'avvio del robot o l'inizio di qualsiasi altra situazione pericolosa
deve essere fornito con l'opzione di controllo manuale della funzione di arresto di
emergenza, quali:
• deve lavorare sia come arresto di categoria 0 sia di categoria 1 (la selezione della
categoria di arresto di emergenza dipende dai risultati dell’accertamento dei rischi);
• deve essere superiore a tutte le altre funzioni e attività in tutti i regimi (massima
priorità);
• attiva un arresto in caso di pericolo;
• disconnette la fornitura di energia a tutte le unità robot (arresto di categoria 0) o deve
essere gestito in un modo che permetta di fermare il movimento pericoloso non
appena possibile (categoria 1 stop) senza che si verifichino altri rischi;
• se viene utilizzato più di una unità di controllo, ordini efficaci di arresto di emergenza
devono essere forniti da qualsiasi unità di controllo,
• deve rimuovere ogni altro pericolo derivante dal funzionamento del robot;
• deve rimanere attivo fino al momento in cui il ripristino avviene;
• il ripristino deve essere effettuato esclusivamente a mano e non può causare il riavvio
del sistema, lo deve solo permette.
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• un arresto di categoria 0 rappresenta un arresto del robot in cui la fornitura di energia
per controllare le parti del robot è immediatamente rimossa (il cosiddetto arresto
incontrollato) e
• un arresto di categoria 1 rappresenta un arresto controllato del robot, qualora gli
elementi di controllo del robot siano alimentati al fine di raggiungere l’arresto (dopo
l'arresto, l'alimentazione viene rimossa).
Le modalità automatica è prevista esclusivamente per il funzionamento del robot sulla base
del programma utente. Il controller del robot non può essere in modalità manuale e le misure
di protezione devono essere attive. Al rilevamento di qualsiasi motivo per l'arresto, il lancio
dell'operazione in modalità automatica è da evitare. Il comando per cambiare il modo
automatico in una modalità diversa deve provocare l'arresto del funzionamento automatico.
Nel caso in cui sia possibile usare un teach-pendant o un altro dispositivo di comando per il
controllo del robot nella zona di sicurezza, tale dispositivo deve soddisfare i seguenti
requisiti:
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attraverso la visualizzazione dell’informazione di velocità sul display del teach-
pendant).
• Dopo il rilascio di tutti i pulsanti e di altri dispositivi sul teach-pendant, per mezzo del
quale è possibile azionare il robot, il movimento del robot deve fermarsi.
• I dispositivi di attivazione sul teach-pendant devono avere tre posizioni, e il loro
rilascio o la pressione oltre la posizione centrale serve per prevenire i rischi (ad
esempio il funzionamento del robot).
• I dispositivi di attivazione possono essere una parte del teach-pendant, oppure
possono essere separati (ad esempio con dispositivi di attivazione a pressione
controllata), e devono operare in modo indipendente da tutte le altre operazioni o
funzioni di controllo del dispositivo;
• Se ci sono più interruttori su un dispositivo di attivazione, premendo completamente
qualsiasi pulsante deve essere impedito il controllo con altri pulsanti, e causare un
arresto di sicurezza;
• Se il controllo da vari dispositivi di attivazione indipendenti è abilitato (cioè nella zona
di sicurezza ci sono più persone con dispositivi di attivazione), il funziomento del
robot è possibile solo nel caso in cui tutti i dispositivi hanno pre-impostata in quel
momento la posizione centrale (attivazione);
• L’interruzione dei dispositivi di attivazione non deve portare ad un guasto che
consenta l’attivazione del funzionamento del robot.
• Il teach-pendant o il dispositivo di programmazione devono avere la funzione di
arresto di emergenza.
• Il teach-pendant non deve consentire l'attuazione del funzionamento automatico del
robot. Prima dell'attivazione della modalità automatica, è necessaria una conferma
indipendente dal lato esterno della zona di sicurezza.
• Se il teach-pendant permette il controllo di un gruppo di robot, si deve permettere il
controllo del funzionamento di uno o più robot separatamente o
contemporaneamente. Dopo il funzionamento in modalità manuale, tutte le funzioni
del sistema robotico devono essere sotto il controllo di un unico teach-pendant.
91
6.4. Descrizione delle categorie delle parti relative alla sicurezza dei
sistemi di controllo
6.4.1. Categoria B
La categoria B è quella di base tra le categorie di sicurezza definite dalle normative e dai
regolamenti. Le parti di sicurezza del sistema di controllo devono essere progettate,
costruite, selezionate, assemblate e connesse in modo da rispettare le normative in essere
e, nel caso siano applicate le normative di sicurezza per usi specifici, in modo da resistere a:
- Sforzi di esercizio attesi (ad esempio frequenza di commutazione);
- Contatto con i materiali utilizzati in lavorazione (per esempio vernice);
- Altri effetti esterni rilevanti (ad esempio vibrazioni meccaniche o guasti di alimentazione).
I sistemi di Categoria B non sono dotati di alcuna copertura diagnostica, per cui il verificarsi
di un guasto può causare la perdita della loro funzione di sicurezza.
La fig. 6-1 mostra un tipico esempio di circuito di categoria B, dove il controllo del motore
START/STOP è stato progettato come un normale pulsante di START e un tasto STOP
chiudibile a chiave clip-on.
In caso di STOP, il motore può essere avviato utilizzando il pulsante di avvio tramite
l‘interruttore R, e l’avvio del motore è assicurato mediante il contatto ausiliario dell’interruttore
R anche dopo che il tasto di avvio è stato rilasciato.
L’arresto può essere eseguito premendo il pulsante E-STOP. Tuttavia, in caso di guasto, ad
esempio in caso di condensa dei contatti dell’interuttore R, il movimento pericoloso non sarà
fermato.
6.4.2. Categoria 1
è una categoria con una migliore resistenza ai guasti, conseguita principalmente attraverso
la selezione e l'uso dei componenti. Per questa categoria si applicano gli stessi requisiti
della categoria B. Inoltre, i componenti di sicurezza di un sistema di controllo di categoria 1
devono essere progettati e realizzati con particolari affidabili e secondo principi di sicurezza
collaudati.
Per essere considerato affidabile, un componente deve rispettare uno dei seguenti requisiti:
-È stato ampiamente utilizzato in passato in casi analoghi, con risultati soddisfacenti
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-È stato costruito e certificato in base a principi che ne assicurano l'idoneità e l'affidabilità ai
fini della sicurezza.
L’architettura stabilita per la categoria 1 è la stessa della categoria B. Anche in un sistema di
categoria 1 non vi è copertura diagnostica, per cui il verificarsi di un guasto può comportare
la perdita della funzione di sicurezza
A titolo di esempio, questa categoria può essere definita da un sistema di elaborazione,
come mostrato in fig. 6-2.
A questa categoria appartengono, ad esempio, gli interruttori di posizione per un utilizzo
sicuro.
Oltre ai principi ben sperimentati, possiamo citare, tra gli altri, i seguenti:
Come esempio può servire il circuito di fig. 6 2b, dove la connessione di elementi di controllo
praticamente non si differenzia dalla categoria B, con l'eccezione della spia di controllo, che
rileva lo stato del motore (se il motore è in funzione o meno) e li segnala all’operatore.
L’architettura stabilita per la categoria 1 è la stessa della categoria B. Anche in un sistema di
categoria 1 non vi è copertura diagnostica, per cui il verificarsi di un guasto può comportare
la perdita della funzione di sicurezza.
93
6.4.3. Categoria 2
È una categoria con una migliorata struttura dei componenti di sicurezza del sistema di
controllo, che include una funzione di controllo periodico. Questa categoria è anche
conforme ai requisiti della categoria B e della categoria 1. Il controllo periodico può essere
automatico e deve: consentire il funzionamento quando non sono stati rilevati errori;
generare un segnale di output che avvia una opportuna procedura di controllo quando viene
rilevato un errore. L'output deve innanzitutto avviare la modalità di sicurezza. Se ciò non è
possibile si deve almeno dare un segnale di pericolo.
Il controllo dovrebbe essere eseguito o al momento di avvio della macchina, o prima
dell’inizio di una situazione pericolosa.
A titolo di esempio, questa categoria può essere definita da uno schema di elaborazione,
come mostrato in fig. 6-4a, dove la differenza con le precedenti categorie è chiaramente
rappresentata dall’elemento di test periodico (ciclico).
Come esempio può servire il circuito di fig. 6-4b, dove il tasto di avvio assicura una doppia
funzione, vale a dire la funzione START nel caso in cui il pulsante viene premuto e rilasciato,
o la funzione di TEST, nel caso in cui il tasto venga mantenuto. Quando la funzione di TEST
è in esecuzione, il motore di uscita è ancora in stato di riposo e comincia solo dal rilascio del
pulsante.
Maggiore sicurezza di questo curcuito è garantita dal collegamento in serie di due contatti di
scambio.
In un sistema di categoria 2, ci deve essere una copertura dignostica media di tutte le parti di
sicurezza del sistema di controllo, tra cui l’individuazione di guasti, a basso livello. Il tempo
fra i guasti di singoli canali del circuito deve essere da breve a lungo.
6.4.4. Categoria 3
Questa categoria è, nel suo principio, basata sulla combinazione della categoria B e della
categoria 1. Tuttavia, deve anche soddisfare i requisiti sugli elementi di controllo, in modo
che un fallimento nel controllo possa essere individuato prima che possa causare disturbo
alla funzione di sicurezza.
Ancora una volta, come esempio, questa categoria può essere definita da uno schema di
elaborazione come mostrato in fig. 6-5b.
94
Come esempio può servire il circuito di fig. 6-5b, dove è presente la connessione di due
circuiti indipendenti con una connessione ridondante (doppia) per entrambi i tasti di START e
STOP. In caso di guasto in uno dei circuiti, l'unità è controllata tramite collegamento seriale
di due contatti di scambio nella parte di alimentazone.
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6.4.5. Categoria 4
Ancora una volta, questa categoria è, nel suo principio, basata sulla combinazione di
categoria B e di categoria 1. Tuttavia, deve anche rispettare i requisiti sugli elementi di
controllo, in modo che un guasto nel controllo possa essere rilevato prima che possa
provocare disturbi nella funzione di sicurezza, ma, a differenza della categoria 3 in caso di
guasti multipli non rilevati, non può verificarsi una perdita della funzione di sicurezza del
sistema.
A titolo di esempio, questa categoria può essere definita da un sistema di elaborazione come
mostrato in fig. 6-6a, in cui si vede il principio di raddoppio più frequentemente utilizzato con
la coesione reciproca dei rami di controllo individuale con ulteriori comunicazioni tra i rami
indipendenti.
Come esempio può servire il circuito di fig. 6-6b, con il collegamento di due circuiti di
controllo independenti con una connessione ridondante (doppia) sia per il tasto START che
per il tasto di STOP. In caso di guasto in uno dei circuiti, l'unità è controllata tramite
collegamento in serie di due contatti di scambio, nella parte di alimentazione. Fino a questo
punto, il circuito è simile a quello per la categoria 3. Tuttavia, la differenza è che, se si
verificano guasti multipli, per esempio in caso di condensa dei contatti di alimentazione K1 e
K2, la funzione di sicurezza è comunque garantita e il movimento non può essere riavviato.
96
Fig. 6-7 Visualizzazione dei pulsanti di Stop di emergenza
S = (K×T) + C
Dove:
K – velocità di avvicinamento del corpo dell'operatore (parte del corpo). Per il corpo
dell'operatore si applica: K=1600mm/s.
T – tempo necessario per fermare movimenti pericolosi
C – la distanza complementare rispetto all’intrusione in direzione della zona di pericolo senza
interruzione del raggio della barriera. Per un braccio teso, si applica C=850 millimetri.
Questa grandezza fa sì che la zona di pericolo non può essere raggiunta attraverso i
raggi della barriera.
97
Fig. 6-8 Barriera fotoelettrica di sicurezza SICK
Nelle barriere fotoelettriche multi-raggioo, il passo, cioè la distanza tra i raggi limitrofi,
definisce la capacità di risoluzione della barriera di sicurezza e la sua efficacia. Più piccolo è
il passo dei raggi, più piccolo è l'oggetto intruso che può essere rilevato dalla barriera. La
98
risoluzione della barriera deve corrispondere al livello di protezione desiderato. Se, per
esempio, deve essere prevenuta l'intrusione del dito dell'operatore nello spazio tutelato, deve
essere utilizzata una barriera di luce con una risoluzione di 14 o 20 mm. Una risoluzione di
30 o 50 mm è sufficiente per proteggere le mani dell'operatore, mentre una risoluzione
maggiore di 100 mm è sufficiente per controllare l'accesso delle persone in spazi
salvaguardati.
A differenza delle barriere fotoelettriche di sicurezza, gli scanner laser di sicurezza sono
utilizzati per il rilevamento della presenza dell'operatore nello spazio controllato. Essi sono di
solito situati a 300 millimetri dal suolo.
Gli scanner laser operano sul principio del fascio infrarossi pulsante. Il fascio emesso da un
fotodiodo passa attraverso il sistema ottico e finisce sullo specchio rotante, che causa la sua
deformazione, creando una zona di rilevamento salvaguardata nella forma di settore
circolare.
Siccome il raggio attraversa lo spazio, esso viene riflesso dalla persona o gli oggetti presenti
nello spazio controllato. I raggi riflessi vengono rilevati ed elaborati dallo scanner.
La fig. 6-13 mostra due applicazioni di uno scanner laser SICK. Nella fig. 6 13 si può vedere
uno scanner in uso, programmato per due spazi controllati. Nel caso in cui l'operatore entra
99
nel primo spazio controllato, è avvertito dallo scanner circa la sua presenza nello spazio di
controllo. Qualora l'operatore, nonostante ciò, entri nel secondo spazio controllato, il robot
verrà arrestato. La fig. 6-13b mostra uno scanner in uso, programmato per due spazi di
controllo, che possono essere controllati a turno, a seconda del programma selezionato.
a b
Fig. 6-13 Applicazioni di uno scanner laser
Le barriere solide sono spesso impiegate nel processo di salvaguardia di uno spazio di
pericolo. Se lo spazio di pericolo può essere raggiunto attraverso queste barriere (barre,
recinti), la distanza di queste dalla spazio di pericolo deve essere tale da impedire agli arti
superiori ed inferiori di scavalcare o attraversare le barriere. I valori delle distanze di
sicurezza necessarie per evitare che gli spazi di pericolo vengano raggiunti sono indicati
nella norma EN ISO 13857.
Se vengono usate barriere solide per salvaguardare una zona di pericolo, possono essere
inserite solo attraverso punti di accesso designati.
Questi ingressi o porte sono dotati di sensori di sicurezza che forniscono segnali al sistema
operativo nel caso in cui lo spazio venga invaso. Dopo l'apertura (ad esempio la porta),
l'interruttore di sicurezza è disinserito, il che provoca l’arresto dei movimenti pericolosi.
100
Fig. 6-15 Serrature di sicurezza SICK
Solution A Solution B
Fig. 6-16 Principio di funzionamento di serrature di sicurezza con dispositivo di chiusura e di
lock-out
In posizione 1, la porta in fig. 6-16 è bloccata. Mentre la soluzione A garantisce che i contatti
di rilascio (21-22) rimangano bloccati e la porta chiusa in caso di mancanza di alimentazione,
la soluzione B permette alla porta di essere aperta in caso di interruzione di corrente.
In posizione 2, se è applicata la soluzione A allora la tensione viene trasmessa alla bobina
(A1, A2), mentre in caso di soluzione B, l'alimentazione viene scollegata dalla bobina, che
causa la disattivazione dei contatti di rilascio (21-22) e lo sblocco della porta.
La posizione 3 mostra l'apertura della porta, quando i contatti di posizione della porta (11-
12), che avviano il blocco degli attuatori sono scollegati.
Servono per la messa in sicurezza di zone più grandi intorno a zone di pericolo. Quando un
tappeto è calpestato, tutti i movimenti pericolosi devono essere fermati.
Un tappeto è composto da due piastre a contatto che sono normalmente tenute a distanza. A
causa del peso dell'operatore, quando il tappeto viene calpestato avviene il contatto tra le
piastre 1 e 2 che a sua volta aziona il comando necessario per fermare i movimenti
pericolosi.
Per evitare che l'operatore scivoli, il piano di contatto superiore è di solito provvisto di uno
strato protettivo con rivestimento antiscivolo.
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Fig. 6-17 Sezione trasversale di un tappeto di sicurezza
Bibliografia:
[1] BELJANIN,P.N.: Promyšlennyje roboty. Mašinostrojenie, Moskva, Rusko, 1975
[2] HAVEL,I.M.: Robotika. Úvod do teorie kognitivních robotů. SNTL, Praha, 1980
[3] MATIČKA,R.- TALÁCKO,J.: Mechanismy manipulátorů a průmyslových robotů.
SNTL Praha, 1991
[4] NODA,K.: Posobije po primeněniju promyšlennych robotov. Mir, Moskva,
Rusko, 1975 (translated from Japanese)
102
MECCATRONICA
Modulo 10: Robotica
Esercizi
(concetto)
Petr Blecha
Zdenêk Kolíbal
Radek Knoflícek
Ales Pochylý
Tomas Kubela
Radim Blecha
Tomas Brezina
www.minos-mechatronic.eu
1. Domanda: Descrivi i metodi di programmazione dei robot
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7. Domanda: Quali sono i vantaggi nell’uso di dispositivi terminali (Peripheral
Devices - PD) in una postazione tecnologica robotizzata (Robotized
Technological Workplace - RTW)?
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12. Domanda: Come possono essere classificati i dispositivi terminali (PD) in relazione
alle loro soluzioni costruttive?
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15. Domanda: Elenca gli elementi di base di una postazione robotizzata e descrivi
quelli più importanti
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16. Domanda: Descrivi i diversi modi di controllare una postazione robotizzata con
riferimento ai collegamenti con altri dispositivi. Disegna uno schema
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17. Domanda: Quali sono gli elementi più importanti di una postazione robotizzata
per la saldatura ad arco?
Elementi di base:
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Elementi supplementari:
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18. Domanda: Quali sono gli elementi indispensabili di una postazione robotizzata
per la saldatura a punti?
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19. Domanda: Quale tipologia di robot industriale è più spesso utilizzata per
semplici operazioni di manipolazione, come la pallettizzazione? Descrivi la sua
struttura e spiega la sua importanza.
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21. Domanda: Descrivi l’attrezzatura necessaria per i robot industriali usati per la
verniciatura.
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22. Domanda: Descrivi le tipologie di postazioni di verniciatura in termini di
tecnologia impiegata.
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(2) …………………………………………………………………………………………………
(3) …………………………………………………………………………………………………
(4) …………………………………………………………………………………………………
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Compito:
Un robot industriale afferra continuamente componenti - alberi - dal deposito alberi e li
colloca in un sistema automatico di misura, in cui viene determinata la lunghezza degli
stessi. Il robot invia al sistema di controllo della stazione di misura un segnale di avvio
misurazione (al tempo stesso, questo segnale indica il corretto posizionamento del
componente nel sistema di misura). La procedura di misurazione richiede circa 2s. A
questo punto, un segnale informa il sistema di controllo del robot che l’operazione di
misura è conclusa e che il robot può rimuovere il componente (il componente viene
rilasciato per essere rimosso). La lunghezza degli alberi può variare come segue: 120
mm (Alberi di tipo 1 – Shaft 1), 140 mm (Alberi di tipo 2 – Shaft 2), 152 mm (Alberi di
tipo 3 – Shaft 3). Naturalmente, ci possono essere pezzi difettosi (Scrap). Questi sono
etichettati come rottami. In funzione del risultato della misurazione, il robot colloca il
componente nell’apposito contenitore (Shaft 1, Shaft 2, Shaft 3 oppure Scrap). Il
programma del robot dovrebbe iniziare con la verifica di inizio/fine produzione.
Basandoti sulle tue conoscenze (con particolare riferimento all’esempio nel capitolo
4.2.7), svolgi i seguenti esercizi:
Soluzione:
Inputs:
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Outputs:
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Schema postazione:
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Diagramma di flusso:
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Esempio di programma:
Dichiarazione dati
M
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Categoria B - …………………………………………………………………………………….
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Categoria 1 – …………………………………………………………………………………….
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Categoria 2 – ………………………………………………………..…………………………..
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Categoria 3 – …………………………………..………………………………………………..
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Categoria 4 – ……………………………………………………………………………………
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31. Domanda: Che colore deve essere usato per il pulsante di arresto di emergenza
e per il suo sfondo?
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34. Domanda: Qual è la massima risoluzione richiesta alle barriere fotoelettriche per
prevenire l’intrusione delle dita dell’operatore all’interno dell’area protetta?
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35. Domanda: Qual è la massima risoluzione richiesta alle barriere fotoelettriche per
prevenire l’intrusione delle mani dell’operatore all’interno dell’area protetta?
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36. Domanda: Qual è la massima risoluzione richiesta alle barriere fotoelettriche per
prevenire l’accesso di persone all’interno dell’area protetta?
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37. Domanda: Qual è la distanza minima dalla zona di pericolo alla quale deve
essere posta una barriera fisica, se la stessa zona può essere parzialmente
raggiunta al di sopra della barriera (vedi figura)? L’altezza della barriera è di
1000mm e l’altezza dello spazio di pericolo è di 1000mm.
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38. Domanda: Qual è la distanza minima dalla zona di pericolo alla quale deve
essere posta una barriera fisica, se la stessa zona può essere parzialmente
raggiunta attraverso la barriera (vedi figura)? L’altezza della barriera è di
1000mm e l’altezza della zona di pericolo è di 1000mm.
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39. Domanda: Qual è la distanza minima dalla zona di pericolo alla quale deve
essere posta una barriera fisica, se la stessa zona può essere raggiunta
attraverso la barriera mediante gli arti inferiori (vedi figura)? L’altezza
dell’infrastruttura di sicurezza è di 450mm.
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40. Domanda: Elenca i requisiti di sicurezza dei componenti destinati alla
trasmissione di potenza.
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43. Domanda: La postazione robotizzata mostrata in figura è adeguatamente
protetta? In caso contrario, quali cambiamenti dovrebbero essere posti in essere
per garantire la massima protezione?
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46. Domanda: Quali sensori di sicurezza possono essere usati per salvaguardare gli
accessi agli spazi di lavoro individuali 1 e 2?
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MECCATRONICA
Modulo 10: Robotica
Soluzioni
(concetto)
Petr Blecha
Zdenêk Kolíbal
Radek Knoflícek
Ales Pochylý
Tomas Kubela
Radim Blecha
Tomas Brezina
www.minos-mechatronic.eu
1. Domanda: Descrivi i metodi di programmazione dei robot
- attivi: - elettromagneti
Per il calcolo del diametro dell’attuatore lineare a fluido (pneumatico o idraulico) che
comanda la pinza, la cui meccanica è mostrata in fig. 2.60, si può ricorrere
all’espressione della forza motrice Fv, che ammette la seguente formulazione:
.D2
Fv p. .v
4
dove D è il diametro del cilindro in pressione, v è il rendimento del motore a fluido.
Il rapporto fra forza motrice Fv e forza di presa Fu è dato dalla seguente formula:
Fv 2b
. cos 2
Fu a
Fu .b
D 4. cos .
a..p.v .i
a) b) c)
In mancanza di altri simboli, si assume che gli elementi in movimento mostrati nello
schema precedente non possano ruotare.
Coppia cinematica rotoidale (R) – Nella rappresentazione di una coppia rotoidale
(Rotational Kinematic Pair - RKP), bisogna considerare le sue caratteristiche
specifiche, che riguardano la rotazione intorno al proprio asse oppure la rotazione di
un braccio di lunghezza “r” intorno ad un asse eccentrico (giunto). Inoltre, bisogna
considerare anche la direzione della vista del giunto rotoidale (frontale, planare o
laterale).
- RKP con un braccio rotoidale „r“ (a, c)
- RKP con rotazione intorno al proprio asse (b, d)
- RKP con un angolo di rotazione illimitato (e)
- RKP con un angolo di rotazione limitato (f)
Le soluzioni costruttive dei dispositivi periferici sono sempre legate alla particolare
RTW, e possono essere classificati secondo diversi aspetti, e cioè: la funzione che
devono svolgere, le caratteristiche costruttive, il loro posizionamento all’interno della
cella robotizzata.
Le funzioni dei dispositivi periferici possono essere classificati in tre gruppi principali:
L’oggetto viene ricollocato cambiando la posizione del suo centro di massa, mentre
l’orientamento del pezzo resta costante. È possibile riconoscere i seguenti PD (elencati
in base alla direzione nella quale viene spostato il centro di massa): dispositivi che
spostano il centro di massa lungo una linea, lungo una circonferenza, in un piano o
nello spazio.
12. Domanda: Come possono essere classificati i dispositivi terminali (PD) in relazione
alle loro soluzioni costruttive?
Le soluzioni costruttive dei dispositivi terminali sono sempre consistenti con il tipo di
macchina di produzione, manipolatore o robot industriale, ma soprattutto con le finalità
della postazione di lavoro. Infine esse dipendono dall’oggetto da manipolare (la sua
forma, dimensione, peso, composizione, ecc.). Dal punto di vista costruttivo, i
dispositivi terminali possono essere classificati in trasportatori, posizionatori e attrezzi
di saldatura.
I posizionatori e gli attrezzi di saldatura sono usati per fissare la posizione di saldatura.
Il posizionatore fissa il pezzo da saldare, ed inoltre esegue semplici movimenti per
realizzare, mediante una testa tecnologica, saldature ad arco, con pinze o a punti
(saldatura a resistenza).
15. Domanda: Elenca gli elementi di base di una postazione robotizzata e descrivi
quelli più importanti
16. Domanda: Descrivi i diversi modi di controllare una postazione robotizzata con
riferimento ai collegamenti con altri dispositivi. Disegna uno schema.
Controllo remoto di una postazione di lavoro più complessa con diversi robot industriali,
tramite rete Ethernet e server OPC.
17. Domanda: Quali sono gli elementi più importanti di una postazione robotizzata
per la saldatura ad arco?
Elementi di base:
- Generatore di corrente
- Torcia di saldatura
- Alimentatore del filo
Elementi supplementari:
- Sensore di collisione
- Dispositivi per la pulizia della torcia di saldatura ed il taglio del filo
- Unità di calibrazione automatica del TCP (tool center point)
- posizionatore del pezzo da saldare
18. Domanda: Quali sono gli elementi indispensabili di una postazione robotizzata
per la saldatura a punti?
- Generatore di corrente
- elettrodi per la saldatura a punti
- Unità di processo che assicura il regolare flusso del liquido di raffreddamento
19. Domanda: Quale tipologia di robot industriale è più spesso utilizzata per
semplici operazioni di manipolazione, come la pallettizzazione? Descrivi la sua
struttura e spiega la sua importanza.
21. Domanda: Descrivi l’attrezzatura necessaria per i robot industriali usati per la
verniciatura.
- Pistola spray
- Sistema di distribuzione della vernice - esterno, se la vernice è distribuita lungo
condotti sul lato esterno del robot, o integrato all'interno dei bracci (più comunemente
impiegato)
- Sistema di alimentazione della vernice tramite pompa ad ingranaggi. La trasmissione
ad ingranaggi è realizzata da un tradizionale servomotore che, collegato al sistema di
controllo del robot, agisce come un settimo asse.
- Alimentazione della vernice - per mezzo di regolatori di pressione a controllo
pneumatico provvisti di misuratori di flusso
- Sistema di cambiamento del tipo di vernice - valvole a comando pneumatico
- Protezione esterna del robot - materiale tessile, strato di Teflon
Verniciatura con vernici liquide, diluibile solo in solventi speciali ad alto rischio di
esplosione, il robot deve avere una protezione sufficiente dei suoi componenti elettrici.
Migliore adesione dello strato applicato sulla superficie.
Rivestimento con vernici in polvere - non vi è alcun pericolo di esplosione, il processo
di verniciatura è più lento, minore adesione degli strati di vernice applicati alla
superficie. La postazione di lavoro può essere dotata di un ulteriore robot che prepara
la superficie da spruzzare preriscaldandola (plasma, fiamma, ecc.).
(1) Postazione per il carico e lo scarico delle parti dai nastri trasportatori, governata da
un robot industriale.
(2) Postazione di verniciatura
(3) Postazione di asciugatura della vernice (libera, a fuoco, ecc)
(4) Le celle sono dotate di un alimentatore di tipo a sospensione per l'alimentazione dei
pezzi da spruzzare.
Postazione di taglio – una testa di taglio ad alta velocità è utilizzata come end-effector.
Postazione di rettifica - il robot è dotato di una testa rettificante e di un sensore, che
misura le forze e i momenti, in modo che la mola eserciti sempre una forza costante
sulla superficie in lavorazione.
Compito:
Un robot industriale afferra continuamente componenti - alberi - dal deposito alberi e li
colloca in un sistema automatico di misura, in cui viene determinata la lunghezza degli
stessi. Il robot invia al sistema di controllo della stazione di misura un segnale di avvio
misurazione (al tempo stesso, questo segnale indica il corretto posizionamento del
componente nel sistema di misura). La procedura di misurazione richiede circa 2s. A
questo punto, un segnale informa il sistema di controllo del robot che l’operazione di
misura è conclusa e che il robot può rimuovere il componente (il componente viene
rilasciato per essere rimosso). La lunghezza degli alberi può variare come segue: 120
mm (Alberi di tipo 1 – Shaft 1), 140 mm (Alberi di tipo 2 – Shaft 2), 152 mm (Alberi di
tipo 3 – Shaft 3). Naturalmente, ci possono essere pezzi difettosi. Questi sono
etichettati come rottami (Scrap). In funzione del risultato della misurazione, il robot
colloca il componente nell’apposito contenitore (Shaft 1, Shaft 2, Shaft 3 oppure
Scrap). Il programma del robot dovrebbe iniziare con la verifica di inizio/fine
produzione.
Basandoti sulle tue conoscenze (con particolare riferimento all’esempio nel capitolo
4.2.7), svolgi i seguenti esercizi:
Soluzione:
Output:
Punti operativi:
Get_a_shaft_positi
Posizione in cui il robot afferra l’albero
on
Measuring_positio
Posizione dell’albero nel sistema di misura
n
Shaft_1_position Posizione finale dell’albero 1 (120 mm)
Shaft_2_position Posizione finale dell’albero 2 (140 mm)
Shaft_3_position Posizione finale dell’albero 3 (152 mm)
Scrap_position Posizione per gli scarti
Diagramma di flusso:
Esempio di programma:
ENDPROC
PROC Shaft_1()
MoveL Measuring_position,v100,fine,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Measuring_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Grasp_shaft;
MoveL Measuring_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
MoveJ Shaft_1_position,v1000,z20,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Shaft_1_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Release_shaft;
MoveL Shaft_1_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
ENDPROC
PROC Shaft_2()
MoveL Measuring_position,v100,fine,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Measuring_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Grasp_shaft;
MoveL Measuring_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
MoveJ Shaft_2_position,v1000,z20,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Shaft_2_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Release_shaft;
MoveL Shaft_2_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
ENDPROC
PROC Shaft_3()
MoveL Measuring_position,v100,fine,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Measuring_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Grasp_shaft;
MoveL Measuring_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
MoveJ Shaft_3_position,v1000,z20,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Shaft_3_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Release_shaft;
MoveL Shaft_3_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
ENDPROC
PROC Scrap()
MoveL Measuring_position,v100,fine,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Measuring_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Grasp_shaft;
MoveL Measuring_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
MoveJ Scrap_position,v1000,z20,Gripper\wobj:= wobj0;
MoveL Offs(Scrap_position,0, 0,-50),v100, fine, Gripper\wobj:= wobj0;
Release_shaft;
MoveL Scrap_position,v100,fine, Gripper\wobj:= wobj0;
ENDPROC
P Routine principale con istruzioni e chiamate alle varie subroutine
R
OC Main()
IF Di_1=0 THEN
Set Do_1;
WaitUntil Di_1=1;
Reset Do_1;
ENDIF
Get_a_shaft;
Shaft_placement_to_the_measuring_system;
Set Di_2;
WaitUntil Do_2=1;
Reset Di_2;
IF Do_3=1 THEN
Shaft_1;
Reset Do_3;
ELSE
IF Do_4=1 THEN
Shaft_2;
Reset Do_4;
ELSE
IF Do_5=1 THEN
Shaft_3;
Reset Do_5;
ELSE
Scrap;
ENDIF
ENDIF
ENDIF
ENDPROC
ENDMODULE
27. Domanda: Elenca e descrivi le categorie di componenti di un sistema di
controllo legati alla sicurezza
I sistemi di Categoria B non sono dotati di alcuna copertura diagnostica, per cui il
verificarsi di un guasto può causare la perdita della loro funzione di sicurezza.
Per essere considerato affidabile, un componente deve rispettare uno dei seguenti
requisiti:
-È stato ampiamente utilizzato in passato in casi analoghi, con risultati soddisfacenti
-È stato costruito e certificato in base a principi che ne assicurano l'idoneità e
l'affidabilità ai fini della sicurezza.
Categoria 2 - è una categoria con una migliorata struttura dei componenti di sicurezza
del sistema di controllo, che include una funzione di controllo periodico. Questa
categoria è anche conforme ai requisiti della categoria B.
Il controllo periodico può essere automatico e deve:
- Consentire il funzionamento quando non sono stati rilevati errori;
- Generare un segnale di output che avvia una opportuna procedura di controllo
quando viene rilevato un errore. L'output deve innanzitutto avviare la modalità di
sicurezza. Se ciò non è possibile si deve almeno dare un segnale di pericolo.
Un sistema di categoria 3:
- Garantisce la funzione di sicurezza anche in caso di un singolo guasto;
- Può individuare alcuni, ma non tutti i guasti;
- Impedisce che l'accumulo di errori non riconosciuti porti alla perdita della funzione di
sicurezza.
In un sistema di categoria 2:
- Un guasto causa la perdita della funzione di sicurezza tra un controllo e l’altro;
- Il controllo può rilevare la perdita della funzione di sicurezza.
SI’
S = (Vo * T) + C
T= 0,5s
S=(1600*0,5)+850
S=1650mm
31. Domanda: Che colore deve essere usato per il pulsante di arresto di emergenza
e per il suo sfondo?
Si tratta di una barriera di sicurezza ottenuta con un singolo fascio di luce e destinata
ad applicazioni poco complesse. Il trasmettitore e il ricevitore sono alloggiati nello
stesso involucro e un vetro riflettente è utilizzato per riflettere il raggio di luce.
Si tratta di una barriera di sicurezza ottenuta con un singolo fascio di luce destinata ad
applicazioni poco complesse. Il trasmettitore e il ricevitore sono alloggiati in contenitori
separati e sono posti l’uno alla parte opposta dell’altro.
34. Domanda: Qual è la massima risoluzione richiesta alle barriere fotoelettriche per
prevenire l’intrusione delle dita dell’operatore all’interno dell’area protetta?
35. Domanda: Qual è la massima risoluzione richiesta alle barriere fotoelettriche per
prevenire l’intrusione delle mani dell’operatore all’interno dell’area protetta?
36. Domanda: Qual è la massima risoluzione richiesta alle barriere fotoelettriche per
prevenire l’accesso di persone all’interno dell’area protetta?
37. Domanda: Qual è la distanza minima dalla zona di pericolo alla quale deve
essere posta una barriera fisica, se la stessa zona può essere parzialmente
raggiunta al di sopra della barriera (vedi figura)? L’altezza della barriera è di
1000mm e l’altezza dello spazio di pericolo è di 1000mm.
La distanza minima di sicurezza può essere definita in base alla norma EN 294 ČSN.
Se il pericolo derivante dall’area di pericolo è basso, la distanza minima è di 1400mm.
Se il pericolo derivante dall’area di pericolo è alta, la distanza minima è di 1500mm.
38. Domanda: Qual è la distanza minima dalla zona di pericolo alla quale deve
essere posta una barriera fisica, se la stessa zona può essere parzialmente
raggiunta attraverso la barriera (vedi figura)? L’altezza della barriera è di
1000mm e l’altezza della zona di pericolo è di 1000mm.
La distanza minima di sicurezza può essere definita in base alla norma EN 294 ČSN.
Per un foro di accesso che va da 40 a 120 mm, la distanza minima di sicurezza è di
850 mm.
39. Domanda: Qual è la distanza minima dalla zona di pericolo alla quale deve
essere posta una barriera fisica, se la stessa zona può essere raggiunta
attraverso la barriera mediante gli arti inferiori (vedi figura)? L’altezza
dell’infrastruttura di sicurezza è di 450mm.
La distanza minima di sicurezza può essere definita in base alla norma ČSN EN 811.
Per la situazione in figura e con un'altezza della barriera che va da 400mm a 600mm la
distanza minima di sicurezza è di 800 mm.
Ogni operazione che implichi l'avvio del robot o qualsiasi altra situazione pericolosa
deve essere dotata di controllo manuale della funzione di arresto di emergenza, che
deve:
• lavorare come arresto di categoria 0 o categoria 1 (la scelta della categoria di arresto
di emergenza dipende dai risultati della valutazione dei rischi);
• essere al di sopra di tutte le altre funzioni e attività in qualsiasi condizione (ha priorità
più alta),
• permettere la fermata in caso di pericolo;
• interrompere immediatamente la fornitura di energia a tutte le unità robot (arresto di
categoria 0) oppure deve consentire l’arresto del movimento pericoloso appena
possibile senza provocare ulteriori rischi (arresto di categoria 1);
• nel caso di più di una unità di controllo, i segnali di arresto di emergenza devono
poter essere dati da un’unità di controllo qualsiasi;
• neutralizzare qualunque altro pericolo derivante dall’attività del robot;
• rimanere attivo fino al momento in cui viene effettuato il ripristino;
• il ripristino deve essere esclusivamente manuale e non deve necessariamente
causare il riavvio del sistema, ma soltanto permetterlo.
Se prevista, la modalità operativa a velocità ridotta implica che la velocità della flangia
di fissaggio dell’end-effector e del punto di riferimento dell'oggetto manipolato non
superino i 250 mm/s.
Il controllo su tale modalità operativa deve essere realizzato in modo che la velocità
massima non sia superata in ogni caso di guasto razionalmente prevedibile (funzione
errata).
La porta sul retro non è assicurata. Essa deve essere dotata di un sensore di sicurezza
porte.
44. Domanda: Di cosa deve essere ulteriormente dotata la postazione robotizzata in
figura per essere conforme alle norme di sicurezza?
Nella cella robotizzata non è presente alcun pulsante di arresto di sicurezza. Ogni
possibile accesso deve essere dotato di pulsante di arresto di sicurezza.
Lo spazio massimo è una zona che comprende il volume di lavoro del robot così come
indicato dal costruttore ed inoltre quello dell’end-effector e del pezzo lavorato.
Lo spazio limite è quel sottoinsieme dello spazio massimo, definito da vincoli che
impongono limiti che non possono essere oltrepassati.
L’utilizzo previsto del robot è l’impiego del robot in ottemperanza alle informazioni
contenute nel suo manuale d’uso.
MECCATRONICA
Modulo 11: Migrazione
Manuale
Esercizi
Soluzioni
(concetto)
Andre Henschke
Henschke Consulting,
Germania
www.minos-mechatronic.eu
Partners per la creazione, valutazione e diffusione dei progetti
MINOS e MINOS**.
Manuale
(concetto)
Andre Henschke
Henschke Consulting,
Germania
www.minos-mechatronic.eu
Migrazione - Manuale Minos++
Indice
1
Migrazione - Manuale Minos++
5 Sommario...................................................................... 53
2
Migrazione - Manuale Minos++
1. L’Unione Europea
3
Migrazione - Manuale Minos++
carbone,
minerale di ferro,
acciaio,
rottami.
il Belgio,
la Repubblica Federale Tedesca,
la Francia,
l’Italia,
il Lussemburgo,
l’Olanda.
4
Migrazione - Manuale Minos++
5
Migrazione - Manuale Minos++
Alta Autorità
La massima espressione dell’ECSC fu l’Alta Autorità,
con sede in Lussemburgo. Il suo primo presidente fu
Jean Monnet, che sviluppò, insieme con Robert
Schumann, il piano Schumann. L’Alta Autorità era
costituita da nove membri indipendenti e avrebbe
dovuto fungere da precursore della Commissione
Europea.
Congresso Comune
Il Congresso Comune fu costituito da membri dei
Parlamenti nazionali dei paesi membri per operare
come struttura di controllo dell’Alta Autorità. La
costituzione di tale organismo è dovuta in gran parte
alle idée di Coudenhove-Kalergi, in aggiunta al
Consiglio dei Ministri anch’esso costituito sulla base di
una rappresentanza parlamentare. Il Congresso
Comune rappresenta l’organo precursore del
Parlamento Europeo.
Corte
La Corte fu costituita da sette membri e fu riconosciuta
come ente abilitato alla giurisdizione sovranazionale. In
più la Corte fu l'istituto precursore di un altro organo
dell’Unione Europea e precisamente della Corte di
Giustizia Europea.
6
Migrazione - Manuale Minos++
7
Migrazione - Manuale Minos++
8
Migrazione - Manuale Minos++
La Commissione Europea
La Commissione Europea fu concepita come
istituzione dell’EEC, per agire indipendentemente
dai governi nazionali.
Il Parlamento Europeo
Questo Parlamento fu composto da parlamentari
eletti dai vari paesi membri per agire come
organo di controllo.
9
Migrazione - Manuale Minos++
10
Importante
Migrazione - Manuale Minos++
11
Migrazione - Manuale Minos++
EURATOM
Lavoro in collaborazione nel campo
dell’energia nucleare
ECSC
Controllo comunitario del carbone e
dell’acciaio
12
Migrazione - Manuale Minos++
1973
o Danimarca
o Irlanda
o Regno Unito
1981
o Grecia
1986
o Portogallo
o Spagna
1995
o Austria
o Svezia
o Finlandia
2004
o Estonia
o Lettonia
o Lituania
o Polonia
o Republica Ceca
o Slovacchia
o Ungheria
o Slovenia
o Malta
o Cipro
2007
o Bulgaria
o Romania
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etc. In più esso può agire in caso di crisi come consesso per la
discussione ai più alti livelli politici e ricerca soluzioni per
comporre disaccordi fra stati membri. Dopo aver negoziato con
gli stati membri il Consiglio d’Europa con il loro consenso:
fissa le linee guida con le quali il Consiglio dei Ministri e
la Commissione Europea, notificano le priorità stabilite
dal Consiglio d’Europa nell’amministrazione dell’Unione
per le politiche comunitarie. Ciò avviene in forma di
linee guida di politica generale, con le scadenze
temporali e l’indicazione di obiettivi specifici.
Emette dichiarazioni e risoluzioni nelle quali le posizioni
dei capi di stato o di governo su determinate posizioni
vengono espresse in forma ufficiale.
Il Consiglio d’Europa assicura all’EU la propulsione necessaria
per il suo sviluppo e stabilisce le linee guida politiche,
economiche e sociali per tutte le attività dell’Unione Europea a
livello europeo come a quello internazionale. Le linee guida e
le dichiarazioni del Consiglio d’Europa, tuttavia, non hanno
valore legale. Per essere effettivamente assunte esse devono
passare attraverso le usuali procedure previste per i testi
legislativi, che sono:
sottomissione della proposta da parte della
Commissione Europea,
votazione nel Parlamento Europeo e nel Consiglio
dell’Unione Europea, ed infine
assunzione al livello dei singoli Stati.
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2 Migrazione Europea
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Esse includono:
Livello di intervento
La capacità d’intervento corrisponde ad un livello di
possibilità di azione, ossia di agire nella mansione
assegnata.
Livello di motivazione
Il livello di motivazione è la misura della volontà. Quindi
è espressione della motivazione interna a fare
qualcosa.
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Violenza strutturale
Sentimenti di non appartenenza emergono durante un
processo nel quale una persona può provare
l’esperienza di non essere accettato che è confrontabile
ad “una puntura di spillo”.
In particolare sono molto importanti i fattori di identità
come lo stato familiare, la lingua, la religione,
l’appartenenza etnica e sociale. Queste percezioni di
non far parte della comunità, possono essere percepite
come una esperienza molto forte ed intensa. Il
sentimento di non far parte della comunità può
svilupparsi per un periodo di tempo molto lungo. Esso si
manifesta con la mancanza di segnali di
riconoscimento, con persistenti esperienze di
discriminazione sociale, forme di esclusione e
discriminazione striscianti o palesi. Entrambe queste
condizioni portano ad uno stato di isolamento interiore e
ad un atteggiamentio di facciata che spesso preludono
alla violenza umana.
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Chi è coinvolto?
Chi sono gli attori del conflitto identificato?
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Chiarezza di espressione
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Cosa osservo?
Il monitoraggio, preferibilmente, dovrebbe essere
formulato senza spirito di competizione.
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Capacità empatica.
L’empatia è la capacità di comprendere, in modo
rispettoso, le esperienze di altre persone. L’empatia si
manifesta quando una persona non schiaccia un’altra
persona sotto il peso di avvertimenti, di esperienze
personali e reprimendone le emozioni. Per esprimere
empatia bisogna avere la mente sgombra. Nella
consapevolezza di chi ascolta non deve esserci
null’altro al di fuori della disponibilità ad essere
totalmente responsabile nei confronti della comunità.
Una persona può raggiungere questo atteggiamento
prestando attenzione alla realtà aldilà delle parole degli
altri. Al fine di realizzare positivamente la soluzione di
un conflitto, bisognerebbe convertire i messaggi rivolti
con il “Tu” alla controparte in messaggi formulati con
“Io”. Questa strategia può avere successo se una
persona è capace di ascoltare attivamente. Ciò, a sua
volta, significa assumere un atteggiamento interessato
ed orientato ad ascoltare, a voler comprendere ed
esplorare ciò che l’altra persona intende dire. Questo
può essere utile per sintetizzare ciò che è stato
ripetutamente detto ed ascoltato. Alcune domande di
spiegazioni possono essere utili:
“Io in precedenza ho notato che tu… hai detto”.
“Non ho ancora compreso del tutto. Cosa intendi
esattamente con ….?”
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5 Sommario
Nel capitolo precedente sono state considerate diverse
sfaccettature dell’idea di Comunità Europea. Partendo dal
processo di integrazione europea sono stati percorsi tutti i
passi in avanti verso la realizzazione dell’Unione Europea. In
particolare è stato discusso, nei suoi vari aspetti, il tema della
migrazione europea. Nel capitolo sono state analizzate le
cause del conflitto e gli scenari per la soluzione dei problemi
che insorgono tra esseri umani. L’Unione Europea è la più
complessa costruzione di sviluppo politico avvenuta dall’inizio
della storia dell’umanità. Per ogni europeo sostenere
attivamente questo processo è una responsabilità, ma anche
un’opportunità. Ciascuno deve essere consapevole di dover
fornire il proprio importante contributo perchè il processo di
integrazione in Europa sia coronato da successo. Certamente
se il destino di una qualsiasi persona la porterà in un altro
Paese o in una differente cultura, essa si troverà a dover
affrontare situazioni e problemi insoliti. Il successo di questa
persona in un un nuovo ambiente dipenderà in modo critico
dall’apertura con cui incontrerà la gente. Essa sicuramente
s’imbatterà nella mancanza di comprensione ed avrà a che
fare con atteggiamenti ostili.
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MECCATRONICA
Modulo 11: Migrazione
Esercizi
(concetto)
Andre Henschke
Henschke Consulting,
Germania
www.minos-mechatronic.eu
Migrazione – Esercizi Minos++
Libro di esercitazione
ATTENZIONE!
1. L’Unione Europea
1.1 Storia e motivazione dell'istituzione
1.1.1 Il movimento paneuropeo
Esercizio 1:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata“:
1
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Esercizio 2:
Descrivi brevemente le motivazioni di fondo da cui erano
spinte alcune nazioni dell’Europa:
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Esercizio 3:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “::
2
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Esercizio 4:
Segna nella mappa i Paesi fondatori della Comunità del
carbone e dell'acciaio nel 1952:
3
Migrazione – Esercizi Minos++
Esercizio 5:
Descrivi brevemente la Comunità del carbone e dell'acciaio ed
i suoi principali organi già esistenti nel 1952. Tratta poi anche
del forte controllo d'influenza reciproco tra i comitati.
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Esercizio 6:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
4
Migrazione – Esercizi Minos++
Esercizio 7:
Spiega brevemente in che modo il piano di Pleven dovrebbe
sviluppare il programma di Schuhmann:
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Esercizio 8:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
5
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Esercizio 9:
Descrivi brevemente quali organi sono stati istituiti nel 1957
con il Trattato di Roma sulla CEE. Quali organi si sono
aggiunti in seguito agli organi della CEE e che ruolo hanno.
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Esercizio 10:
Descrivi come consideri lo sviluppo pacifico dell’Europa con la
CEE in base alla tua personale conoscenza storica.
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Esercizio 11:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
6
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Esercizio 12:
Completa il diagramma con l'anno d'ingresso ed evidenzia tutti
i Paesi che sono entrati a far parte dell’Unione Europea
durante quest’anno.
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Esercizio 13:
Descrivi con parole tue in che modo la Comunità Europea
permette una stabilizzazione comune dell'economia europea.
8
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Esercizio 14:
Descrivi con parole tue l‘organo del "Consiglio d’Europa":
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Esercizio 15:
Completa i diagrammi seguenti specificando in dettaglio le
funzioni dei diversi organi.
Esercizio 16:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
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Esercizio 17:
Definisci con parole tue l’organo dell’UE detto "Consiglio dei
Ministri":
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Esercizio 18:
Il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha sei mansioni
principali. Indica e descrivi brevemente queste sei mansioni:
1: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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2: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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3: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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4: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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5: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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6: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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Esercizio 19:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
12
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Esercizio 20:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
Esercizio 21:
Descrivi con le tue parole il lavoro dei parlamentari dell’Unione
Europea (nello spazio di un quarto di foglio).
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Esercizio 22:
Completa i diagrammi seguenti specificando in dettaglio le
funzioni dei diversi organi.
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Esercizio 23:
Definisca la „Commissione Europea“ nel contesto degli altri
organi di governo dell’Unione Europea.
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Esercizio 24:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta” o „errata “:
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Esercizio 25:
Descrivi con parole tue le cinque principali mansioni della
Corte europea di giustizia. Occupati quindi delle
differente„sezioni“, che formano la Corte europea di giustizia.
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Esercizio 26:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta” o „errata “:
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Migrazione – Esercizi Minos++
Domande di riepilogo
Esercizio 27:
Descrivi con parole tue lo sviluppo degli organi di governo
dell’UE. Formula quindi le tue previsioni riguardo all'estensione
delle competenze degli organi con dell’Unione Europea.
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Esercizio 28:
Quali ostacoli vedi all’equilibrio democratico in Unione
Europea?
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Esercizio 29:
Descrivi il processo di stesura di una legge dell’Unione
Europea, a partire dalla proposta di legge nazionale fino alla
conversione come legge dell’Unione Europea. Spiega come la
legge si trasforma in una norma valida per tutti gli Stati membri
dell’Unione Europea. Usa anche un diagramma.
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Esercizio 30:
Descrivi brevemente lo sviluppo della componente di
immigrazione in Europa occidentale a partire da 1950 fino al
1990.
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Esercizio 31:
Descrivi brevemente a quale contesto si riferisce il termine
“migranti post-coloniali”.
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Esercizio 32:
In quale paese nel mondo si ritrova la maggior parte di
migranti etnici.
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Esercizio 33:
Fornisci due esempi di migrazione politica nella zona
dell'Unione Europea ed indica le conseguenze politiche di
questi movimenti di migrazione.
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Esercizio 34:
Che cosa intendi per immigrati per motivi di lavoro?
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Esercizio 35:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta” o „errata“:
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Esercizio 36:
Elenca le abilità e capacità conosciute tra quelle incluse nelle
competenze interculturale:
1: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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2: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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3 ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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4: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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5: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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6: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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7: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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8: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
Esercizio 37:
Descrivi in dettaglio i livelli del “concetto generale di
competenza”:
1: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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2: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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3: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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Esercizio 38:
Quali sono i tre aspetti della competenza interculturale che hai
studiato?
1: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
2: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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3: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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Esercizio 39:
Quali delle affermazioni seguenti sono vere?
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Esercizio 40:
Qual è la differenza tra i due fondamenti base di una
concezione rigida della cultura ed una aperta?
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Esercizio 41:
Esprimi una definizione di cultura studiata in questo contesto.
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
Esercizio 42:
Quali delle affermazioni seguenti sono vere?
Esercizio 43:
Quali effetti positivi del conflitto conosci?
Esponi questi effetti mediante un esempio scelto
personalmente.
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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Esercizio 44:
Denomina e descrivi tre miriadi comuni e frequenti di conflitti:
1: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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2: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
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3: ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
Esercizio 45:
Quali delle affermazioni seguenti sono vere?
27
Migrazione – Esercizi Minos++
Esercizio 46:
Descrivi brevemente le differenze tra i cosiddetti conflitti
d’identità e i conflitti di valore.
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Esercizio 47:
28
Migrazione – Esercizi Minos++
29
Migrazione – Esercizi Minos++
Esercizio 48:
Esprimiti riguardo a ciascun argomento in base alla tua
conoscenza. Introduci anche un tuo personale esempio
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2. Espressione franca
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3. Capacità empatica
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Migrazione – Esercizi Minos++
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Esercizio 49:
Cosa intendi con il concetto di mediazione? Esponi la tua
definizione personale di questo termine.
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Esercizio 50:
Quali fasi di soluzione conosci per la composizione di un
conflitto di interessi?
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Migrazione – Esercizi Minos++
Esercizio 51:
In quale caso la composizione di un conflitto di interessi può
seguire la classica via di soluzione “a maggioranza”?
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Esercizio 52:
Cosa intendi per educazione empatica preventiva?
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Esercizio 53:
Esponi tre esempi tratti dalla tua esperienza personale in cui la
mancanza di empatia è stata all’origine di un conflitto. Descrivi
brevemente lo sviluppo del conflitto. In quali situazioni di
conflitto può secondo la tua opinione nascere una riflessione
autocritica nelle persone coinvolte?
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Migrazione – Esercizi Minos++
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Migrazione – Esercizi Minos++
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Esercizio 54:
Cosa intendi per motivazione nel lavoro?
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Esercizio 55:
All'interno di quali aree del tuo lavoro vedi opportunità per te e
per la tua squadra legate alla motivazione a lavorare più
attivamente per evitare i conflitti?
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Migrazione – Esercizi Minos++
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MECCATRONICA
Modulo 11: Migrazione
Soluzioni
(concetto)
Andre Henschke
Henschke Consulting,
Germania
www.minos-mechatronic.eu
Content
- Meccatronica
Obbiettivi:
- Unione europea
- Organi politici dell'Unione Europea
- Migrazione nell’Unione Europea
- Competenze interculturali nella vita professionale di tutti i giorni
- Strumenti per lo sviluppo delle competenze interculturali
Requisiti:
- Nessuno
Partecipanti:
2000 minuti
2
Migrazione - Soluzioni Minos++
- Proiettore video
- Lavagna / tavolo
- Computer portatile
- Quaderno, penna
- Unione europea
- Organi politici dell'Unione Europea
- Migrazione nell’Unione Europea
- Competenze interculturali nella vita professionale di tutti i giorni
- Strumenti per lo sviluppo delle competenze interculturali.
3
Migrazione - Soluzioni Minos++
Contenuti in breve:
- Giro di presentazione
- Presentazione del programma
- Domande
- Orari, organizzazione, contatti
Note:
30 minuti
4
Migrazione - Soluzioni Minos++
1 L'Unione Europea
fino a:
Contenuti in breve:
Note:
- Nessuna
200 minuti
5
Migrazione - Soluzioni Minos++
Citi gli antichi legami culturali esistenti fra molti paesi europei. Vedi
nella Francia, l’Italia così come la Spagna e la Gran Bretagna i padri
e le madri di molte tradizioni odierne.
6
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 1:
Esercizio 2:
7
Migrazione - Soluzioni Minos++
politica ha preso piede più tardi nei rapporti tra i due paesi.
Chiarisca che dopo la seconda guerra mondiale la cooperazione fra
i due paesi fu particolarmente importante nel centro Europa.
Esercizio 3:
8
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 4:
9
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 5:
Autorità Superiore
Assemblea Comune
L’Assemblea comune era una riunione dei parlamentari dei
Parlamenti nazionali degli Stati membri e operava come
controllo del’Autorità Superiore. L'istituzione di tale
Parlamento fu realizzata seguendo specialmente le idee di
Coudenhove Kalergi, che richiedeva anche un organo
parlamentare al fianco del Consiglio dei Ministri. La riunione
comune agì da precursore del Parlamento Europeo.
Corte
La Corte di Giustizia consisteva di sette membri ed aveva
facoltà di giurisdizione sovranazionale. Pertanto esercitava
una giurisdizione che andava oltre le leggi dei singoli Paesi
membri. Inoltre la Corte era un precursore di un altro organo
dell'Unione Europea, la Corte Europea di Giustizia.
10
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 6:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
Esercizio 7:
Spiega brevemente in che modo il piano di Pleven dovrebbe
sviluppare il programma di Schuhmann:
Esempio di soluzione:
11
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 8:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
12
Migrazione - Soluzioni Minos++
13
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 9:
Descrivi brevemente quali organi sono stati istituiti nel 1957 con il
Trattato di Roma sulla CEE. Quali organi si sono aggiunti in seguito
agli organi della CEE e che ruolo hanno.
10. Domanda:
14
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 11:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta“ o „errata “:
Esercizio 12:
Completa il diagramma con l'anno d'ingresso ed evidenzia tutti i
Paesi che sono entrati a far parte dell’Unione Europea durante
quest’anno.
1973
o Danimarca
o Irlanda
o Regno Unito
1981
o Grecia
1986
o Portogallo
o Spagna
1995
o Austria
o Svezia
o Finlandia
2004
o Estonia
o Lettonia
o Lituania
o Polonia
o Repubblica Ceca
o Slovacchia
15
Migrazione - Soluzioni Minos++
o Ungheria
o Slovenia
o Malta
o Cipro
2007
o Bulgaria
o Romania
Esercizio 13:
Risposta di esempio:
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Migrazione - Soluzioni Minos++
fino a:
Contenuti in breve:
- Consiglio d’Europa
- Consiglio dell'Unione Europea (Consiglio dei Ministri)
- Parlamento Europeo
- Corte Europea di giustizia
- Corte Europea dei revisori dei conti
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Migrazione - Soluzioni Minos++
Note:
200 minuti
18
Migrazione - Soluzioni Minos++
19
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 14:
Descrivi con parole tue l‘organo del "Consiglio d’Europa":
20
Migrazione - Soluzioni Minos++
21
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 15:
Esercizio 16:
22
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 17:
Le relazioni dell’EU con tutti gli altri paesi vengono discusse nel
Consiglio Generale degli Affari e delle relazioni con l’estero. Questo
Consiglio ha un’ampia competenza per le questioni di politica
generale, per questo ciascun governo può scegliere quale Ministro
o segretario di Stato sia più opportuno inviare alle riunioni.
Complessivamente vi sono nove differenti configurazioni del
Consiglio:
• Affari generali e relazioni esterne,
• Economia e Finanza,
• Giustizia ed affari interni,
• Occupazione, politiche sociali salute e protezione dei
consumatori,
• Competitività,
• Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia,
• Agricoltura e pesca,
• Ambiente,
• Formazione, giovani e cultura.
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Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 18:
Esercizio 19:
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Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 20:
Esercizio 21:
25
Migrazione - Soluzioni Minos++
26
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 22:
Completa i diagrammi seguenti specificando in dettaglio le funzioni
dei diversi organi.
Esercizio 23:
27
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 24:
Rispondi indicando ciascuna delle seguenti affermazioni come
„corretta” o „errata “:
28
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 25:
Descrivi con parole tue le cinque principali mansioni della Corte
europea di giustizia. Occupati quindi delle differenti „sezioni“, che
formano la Corte europea di giustizia.
29
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 26:
Esercizio 27:
Descrivi con parole tue lo sviluppo degli organi di governo dell’UE.
Formula quindi le tue previsioni riguardo all'estensione delle
competenze degli organi con dell’Unione Europea.
Esercizio 28:
Quali ostacoli vedi all’equilibrio democratico in Unione Europea?
30
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 29:
Contenuti in breve:
Note:
150 minuti
31
Migrazione - Soluzioni Minos++
2 Migrazione Europea
32
Migrazione - Soluzioni Minos++
33
Migrazione - Soluzioni Minos++
34
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 30:
Dal 1950 fino al principio degli anni ‘70, il numero di stranieri nella
metà occidentale dell’Europa si è triplicato. Questa tendenza
chiaramente dimostra l’internazionalizzazione della popolazione
dell’Europa Occidentale, del lavoro, dei mercati e della società.
35
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 31:
Esercizio 32:
36
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 33:
Esercizio 34:
37
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 35:
38
Migrazione - Soluzioni Minos++
Contenuti in breve:
Note:
- Nessuna
100 minuti
39
Migrazione - Soluzioni Minos++
40
Migrazione - Soluzioni Minos++
41
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 36:
42
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 37:
• Livello di qualificazione
Il livello di qualificazione è espressione della conoscenza e
dell’abilità. La conoscenza è richiesta per comprendere e per
essere capace di fare qualcosa, l’abilità significa l’essere padroni di
ciò che si fa.
• Livello di intervento
Il livello di intervento corrisponde ad un livello di possibilità di
azione, ossia di poter agire nella mansione assegnata.
• Livello di motivazione
Il livello di motivazione è la misura della volontà. Quindi è
espressione della motivazione interna a fare qualcosa.
43
Migrazione - Soluzioni Minos++
Contenuti in breve:
− Gestione costruttiva dei conflitti
− Riconoscimento tra diversità nella società dell’immigrazione
− Concezione di una cultura senza confini
− Concezione positiva dei conflitti
− Tipi di conflitti quotidiani nel lavoro e nella formazione
− Una costellazione di conflitti
− Tipi base di conflitti interculturali di ogni giorno
− Conflitti di comunicazione
− Conflitti d’interesse e di distribuzione
− Conflitti di identità
− Conflitti di valori e di valutazioni
− Strumenti per la gestione costruttiva dei conflitti
− Riconoscimento e messa in luce dei conflitti
− Riconoscimento tra diversità nella società dell’immigrazione
− Approcci per risolvere i conflitti nella vita di ogni giorno
− Strutture di comunicazione stabili
− Istituzionalizzazione della mediazione dei conflitti d’interesse
− Educazione empatica preventiva
− Motivazioni per accrescere l’auto-stima
Note:
1320 minuti
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Migrazione - Soluzioni Minos++
45
Migrazione - Soluzioni Minos++
46
Migrazione - Soluzioni Minos++
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Migrazione - Soluzioni Minos++
48
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 38:
49
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 39:
50
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 40:
Esercizio 41:
51
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 42:
Esercizio 43:
Esempio di risposta:
52
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 44:
Esercizio 45:
53
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 46:
54
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 47:
Esercizio 48:
2. Espressione franca
Per e una discussione costruttiva e comprensiva è di
fondamentale importante esprimersi apertamente e
chiaramente. Per questo è utile riferirsi a circostanze
concrete ed esprimere messaggi del tipo “io...”. Infatti nelle
discussioni animate e nelle situazioni di polemica si utilizzano
frequentemente i messaggi “tu…”. Vale a dire che
comunichiamo un’opinione sugli altri (per esempio “Sei in
ritardo!”).
L’uso critico di questo tipo dei messaggi impostati con il “Tu”
dovrebbe essere evitato, perché offende gli altri e spesso
induce ad una reazione. Occorre piuttosto comunicare con
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Migrazione - Soluzioni Minos++
• Cosa osservo?
Il monitoraggio, preferibilmente, dovrebbe essere formulato
senza spirito di competizione.
56
Migrazione - Soluzioni Minos++
3.Capacità empatica.
L’empatia è la capacità di comprendere, in modo rispettoso,
le esperienze di altre persone. L’empatia si manifesta quando
una persona non schiaccia un’altra persona sotto il peso di
avvertimenti, di esperienze personali e reprimendone le
emozioni. Per esprimere empatia bisogna avere la mente
sgombra. Nella consapevolezza di chi ascolta non deve
esserci null’altro al di fuori della disponibilità ad essere
totalmente responsabile nei confronti della comunità. Una
persona può raggiungere questo atteggiamento prestando
attenzione alla realtà aldilà delle parole degli altri. Al fine di
realizzare positivamente la soluzione di un conflitto,
bisognerebbe convertire i messaggi rivolti con il “Tu” alla
controparte in messaggi formulati con “Io”. Questa strategia
può avere successo se una persona è capace di ascoltare
attivamente. Ciò, a sua volta, significa assumere un
atteggiamento interessato ed orientato ad ascoltare, a voler
comprendere ed esplorare ciò che l’altra persona intende
dire. Questo può essere utile per sintetizzare ciò che è stato
ripetutamente detto ed ascoltato. Alcune domande di
spiegazioni possono essere utili:
“Io in precedenza ho notato che tu… hai detto”.
“Non ho ancora compreso del tutto. Cosa intendi
esattamente con ….?”
Esercizio 49:
57
Migrazione - Soluzioni Minos++
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Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 50:
59
Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 51:
Esercizio 52:
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Migrazione - Soluzioni Minos++
Esercizio 53:
Esercizio 54:
Esercizio 55:
All'interno di quali aree del tuo lavoro vedi opportunità per te e per la
tua squadra legate alla motivazione a lavorare più attivamente per
evitare i conflitti?
61
Migrazione - Soluzioni Minos++
5 Sommario
Nei capitoli del manuale dello studente così come nella guida per il
docente, oltre agli aspetti della migrazione all'interno della comunità
sono stati presentati molti altri temi della storia dell'Unione Europea.
Non tutti i partecipanti manterranno una lunga memoria dei diversi
anni e delle diverse fasi dell'allargamento dell’Unione Europea. Più
importante del ricordo delle date è tuttavia quella visione
dell'unificazione dell’Europa che Lei è riuscito a produrre in loro. Gli
obbiettivi più importanti di questo corso da realizzare con i
partecipanti sono:
sviluppare una coscienza dell’Europa come patria e come
una comunità culturalmente unitaria;
vedere la vita in Europa e nei paesi dell’Unione Europea
come un vantaggio per sé e per le loro condizioni;
considerare la migrazione come un’opportunità da cogliere di
all'interno di continente con una garanzie di previdenza e
sicurezza sociale;
autoorganizzarsi attivamente per facilitare i migranti ad
un'integrazione più semplice nei loro ambienti.
62