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LANDOLFO

di Umberto Longo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)


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LANDOLFO. - Figlio di un Gaiderisio, non ne conosciamo la data di nascita, da
collocare presumibilmente verso la met� dell'XI secolo.
L'8 nov. 1108 succedette come arcivescovo di Benevento a Roffredo, morto il 9 sett.
1107. Secondo Klewitz (1936) L. prima di essere consacrato arcivescovo di Benevento
era cardinale prete del titolo di S. Lorenzo in Lucina. Della sua elezione
arcivescovile parlano sia il cronista Falcone di Benevento nel Chronicon
Beneventanum sia gli Annales Beneventani. Entrambe le fonti ricordano che la
consacrazione di L., secondo arcivescovo beneventano di tal nome, avvenne in
occasione della andata a Benevento del pontefice Pasquale II il quale tenne un
sinodo nell'ottobre-novembre 1108.
Il fatto che Pasquale II avesse scelto un cardinale per la sede arcivescovile
beneventana � perfettamente coerente con le linee della sua politica di riforma
ecclesiastica e amministrativa dell'Italia meridionale. A partire dalla seconda
met� dell'XI secolo in coincidenza con la fine del Principato longobardo di
Benevento e con il passaggio della citt� sotto il controllo della Chiesa di Roma,
anche per la sede beneventana si registra una ripresa dell'iniziativa vescovile
all'interno del movimento di riforma che coinvolse le altre sedi vescovili del
Meridione. Dopo una prima fase che dalla met� dell'XI secolo aveva visto
protagonisti vescovi di formazione spirituale monastica, sullo scorcio del secolo
con i pontificati di Urbano II e poi di Pasquale II fino al terzo decennio del XII
secolo, le sedi vescovili dell'Italia meridionale vennero affidate a un gruppo di
vescovi con una formazione spirituale omogenea in quanto gravitanti intorno alla
Curia pontificia. Tra questi oltre a L. - ma gi� il suo predecessore aveva
intrattenuto stretti legami con la Curia romana - possono essere citati Alberto di
Piacenza, gi� cardinale prete di S. Sabina e in seguito vescovo di Siponto, e
Romualdo (I) cardinale diacono di S. Maria in Via Lata arcivescovo di Salerno dal
1121. La scelta di questo tipo di prelati sembra testimoniare una nuova e precisa
volont� del Papato rispetto al controllo ecclesiastico e politico del territorio
nel tentativo di arginare le opposizioni locali.
Dal punto di vista dell'amministrazione ecclesiastica L. si adoper� per
ristrutturare la rete diocesana e la distrettuazione ecclesiastica minore,
costituita da pievi e parrocchie. Una testimonianza in tal senso � offerta da
documenti che riguardano rivendicazioni di L. sulla parrocchia di Castro Biccari
(Kehr, IX, pp. 62 s.). I tentativi di organizzazione territoriale di L., come del
resto degli altri prelati, dovettero fare i conti con la sempre pi� pressante
presenza dell'insediamento normanno.
L. svolse un ruolo di primissimo piano anche all'interno della vita politica della
sua citt�, sulla quale la principale e spesso quasi unica fonte � costituita dal
Chronicon Beneventanum. Non si hanno molte notizie sui primi anni
dell'arcivescovado di L.; a partire dal 1112 la documentazione mette in evidenza il
ruolo essenziale svolto da L. nel quadro delle mutevoli e intricate lotte per la
nomina del rettore pontificio.
Un partito aristocratico filopontificio si contrappose a uno collegato con i
potenti baroni normanni del circondario provocando violenti disordini all'interno
della citt�. La sempre pi� serrata morsa normanna intorno a Benevento provoc�
ulteriori schieramenti e la cittadinanza si divise in due fazioni: una, popolare,
che riteneva possibile una conciliazione con i Normanni e si raccolse intorno a L.
e un'altra alla cui testa si pose l'aristocratico Landolfo di Greca scelto come
connestabile da papa Pasquale II. G. Vergineo ha osservato come una spiegazione
plausibile dell'atteggiamento conciliante di L. nei confronti dei Normanni sia
riconducibile al fatto che la sua diocesi era in buona parte compresa all'interno
dei feudi normanni. Landolfo di Greca fu invece fautore di una politica
intransigente e aggressiva verso i Normanni e la sua condotta, che rifletteva le
esigenze e le direttive della Sede romana, provoc� la dura reazione dei feudatari
normanni che si tradusse in una situazione di conflitto e instabilit� con
conseguenze gravi per l'economia beneventana fondata sui commerci.
Agli inizi del 1114 L. si rec� a Roma da Pasquale II a capo di una legazione
beneventana per tentare di trovare soluzioni alla situazione di discordia
all'interno della citt�. Il pontefice rinvi� L. a Benevento accompagnato da
Romualdo cardinale diacono di S. Maria in Via Lata e Pietro cardinale vescovo di
Porto che avevano il compito di mediare tra le fazioni cittadine. La situazione
per� ben presto degener� e, nonostante i tentativi di conciliazione operati dai
messi papali, il connestabile Landolfo di Greca fu costretto da un'insurrezione del
partito popolare ad abbandonare la carica e a riparare fuori dalla citt�, presso
Montefusco.
L'eccessiva preponderanza acquisita dal partito popolare non poteva essere
accettata dalla Sede romana e si ritorse contro il suo capo, L., che fu ritenuto da
Pasquale II responsabile dell'insurrezione contro il connestabile nominato dal
pontefice stesso e del forzato esilio cui Landolfo di Greca era stato costretto.
Pasquale II - fortemente adirato per la rimozione e l'allontanamento coatto del
connestabile a lui fedele - decise di deporre pubblicamente L. da tutte le cariche
che aveva ricevuto dalla Chiesa di Roma e invi� a Benevento "Anastasium et
Albanensem episcopum cardinales Romanae Sedis idoneos" (Falcone di Benevento, p.
22), con il compito di appurare dai Beneventani come si erano svolti i fatti
relativi alle discordie tra la fazione dell'arcivescovo L. e quella di Landolfo di
Greca.
Dopo il ritorno a Roma dei due cardinali, nell'ottobre 1114 Pasquale II convoc� un
concilio a Ceprano nel corso del quale depose L. dalla sua carica.
Con ogni probabilit� al concilio dovette assistere anche Falcone che, mantenendo
una posizione distaccata, nella sua cronaca riporta con dovizia di particolari
l'episodio della deposizione e la sua drammatica conclusione: "O qualem, si
interesses, lector, fletum videres et Landulphi illius pallidum aspiceres vultum,
cum ex ore tantorum iudicum, qui decoratus Beneventana sede et prae aliis gloriosus
ubique fuerat, deponebatur. Quid dicam? Subsellio eius levato, metuendum illud
concilium, ut mente captus, dereliquit" (p. 30).
Dopo appena due anni, grazie anche all'intercessione dell'influente abbazia di
Montecassino, l'11 ag. 1116 il papa reintegr� L. nella sua carica arcivescovile.
Superata la crisi con la Sede pontificia, l'arcivescovo torn� a essere l'elemento
pi� importante nel governo di Benevento.
Il 10 marzo 1118 L. fu presente a Gaeta alla consacrazione di Gelasio II (Kehr,
VIII, p. 30; IX, p. 64).
Il 10 marzo 1119 L. convoc� un sinodo per porre un freno alle continue violenze che
funestavano la citt� al punto che anche le chiese della sua diocesi erano
continuamente oggetto di furti e vessazioni. Falcone narra che a esso furono
presenti Giovanni, cardinale vescovo di Tuscolo, Ugone, cardinale prete dei Ss.
Apostoli, un altro cardinale, venti vescovi suffraganei della sede beneventana e
sei abati.
L. provvide anche ad avviare i lavori per la costruzione del nuovo episcopio. Con
ogni probabilit� sono da porre in collegamento a quest'opera di risistemazione
edilizia anche le solenni riesumazioni delle reliquie di una serie di santi
beneventani ricordate da Falcone. Il cronista descrive precisamente le modalit�
della solenne traslazione organizzata da L. il 15 maggio 1119 dei corpi dei santi
Marziano, Doro, Potito, Prospero, Felice, Cervolo e Stefano. L'attenzione di L. per
l'edilizia sacra e la promozione dei culti si inserisce in un programma religioso
di ampio respiro che trova testimonianza anche nel fatto che durante il suo
episcopato si registra una fase di ripresa della produzione agiografica
beneventana, sia mediante la committenza arcivescovile di testi agiografici sia
mediante la diretta composizione da parte di L. di opere agiografiche.
L. risulta infatti dedicatario di una serie di testi agiografici ed egli stesso �
l'autore di una Passione in versi in onore di s. Mercurio (in V. Giovardi, Acta
passionis et translationes sanctorum martyrum Mercurii ac duodecim fratrum, Romae
1730, pp. 32-45; cfr. Bibliotheca hagiographica Latina), e anche di un Sermo in
vigiliis Ss. XII Fratrum; tale testo, generalmente ritenuto anonimo, � stato
recentemente attribuito a L. da A. Vuolo sulla base del fascicolo VII del codice
Fondo Ebdomadari, Misc., 1, cc. 45v-47, dell'Archivio storico diocesano di Napoli
datato al XII secolo, che riporta il testo indicandolo come: "sermo venerabilis
Landulfi beneventani archiepiscopi" (c. 45v).
L. mor�, secondo quanto riporta Falcone di Benevento, il 4 ag. 1119.
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Hist., Scriptores, XXXIV, Hannoverae 1980, ad ind.; Ignoti monachicisterciensis
Sanctae Mariae de Ferraria Chronaca, a cura di A. Gaudenzi, Neapoli 1888, p. 16; O.
Bertolini, Gli "Annales Beneventani", in Bull. dell'Istituto stor. italiano per il
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VIII, Berolini 1935, pp. 28, 30 s.; IX, ibid. 1962, pp. 27-30, 62-65; Falco
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