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TEORIA FISICA
Tra due punti materiali di massa m ed M, posti a distanza R fra di loro, si esercita una forza data da
F = G mM/R2 , detta forza di gravitazione universale.
Il valore comunemente accettato per G è
che corrisponde alla forza fra due sfere omogenee di massa 1 kg poste a distanza di 1 metro.
Il valore di G è indipendente dalle proprietà della materia di cui sono fatti i corpi, come pure non
dipende da dove viene svolta l’esperienza, né da quando: per questo la costante G viene detta
universale. Come conseguenza, essa può essere misurata utilizzando qualsiasi coppia di masse poste
a distanza nota fra di loro.
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Il metodo dell’ accelerazione non è molto accurato a causa delle approssimazioni semplificatrici
introdotte. Tra l'altro, sfruttando il fatto che la velocità della bilancia non è molto elevata, non si
tiene conto dell’attrito viscoso dell’aria, che è proporzionale alla velocità stessa.
Sia θ0 l’angolo di incidenza del raggio luminoso all’istante iniziale t = 0 e θ l’angolo di incidenza al
generico istante t, in cui l’asta ha ruotato di un angolo φ rispetto alla posizione di partenza, a causa
dell’attrazione gravitazionale fra la massa m e la massa M. Sia β l’angolo di cui è ruotato il raggio
riflesso incidendo sull’asta graduata ad una distanza S rispetto alla posizione iniziale S0 . Sia s lo
spazio percorso, all’istante t, dalla massa m sotto l’effetto dell’attrazione gravitazionale, mentre L è
la distanza fra l’asta graduata e la sbarretta mobile e d la distanza fra il fulcro e la massa m. Allora,
per angoli piccoli, possiamo dire che Lβ = S mentre φd = s
Si può vedere anche come θ0 – θ = φ e β = θ0 – (θ – φ) = 2φ, da cui s = (Sd)/(2L
Di conseguenza, la misura sperimentale di S nel tempo permette di ricavare anche s in funzione del
tempo.
La vera situazione di riposo dello strumento sarebbe con le masse M a 90° rispetto alle masse m. In
realtà l’esperienza inizia con le masse M ad una distanza a dalle masse m, risultato di una
precedente stabilizzazione dello strumento in una situazione di equilibrio in cui il momento torcente
dovuto alla forza gravitazionale è equilibrato dal momento torcente del filo. Possiamo esprimere
questa situazione di equilibrio come:
2τ = 2Fd = 2dGmM/a2 = kφ
dove il fattore 2 nasce dal fatto che i momenti relativi ad ognuna delle due masse m si sommano.
Dopo lo spostamento delle masse M, il sistema si mette in moto. Possiamo descrivere questo
andamento attraverso la seconda equazione cardinale del moto τ = I α, considerando per il momento
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solo le forze che producono il moto uniformemente accelerato descritto sperimentalmente dalla
parabola. La bilancia parte da una situazione in cui la forza attrattiva della massa M è equilibrata
dalla reazione del filo. Spostando le masse M, la reazione non è più equilibrata ed anzi si somma
all’azione attrattiva delle masse M poste ora, rispetto a prima, dal lato opposto delle masse m.
l’equazione del moto può quindi essere scritta come:
2Fd + kφ = I0 (d2 φ / d t2 )
4Fd = I0 a0/2L
dove a0 è l’accelerazione ricavata sperimentalmente dal fit della parabola, I0 = 2md2 è il momento
di inerzia rispetto all’asse perpendicolare all’asta e passante per il filo ed F = GmM / a2.
Si ottiene, con alcune sostituzioni, considerando a in prima approssimazione costante
G = a2a0d / 4LM
Essendo a conoscenza di tutti i termini che compaiono nell’espressione, si può calcolare il valore di
G.
Il metodo dell’oscillazione è maggiormente accurato in quanto prende in considerazione gli aspetti
precedentemente trascurati. In questo caso si ha:
G = 2π2dSeq r2 / LMT2
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Questa forza va scomposta secondo due componenti, una parallela all’asta (che non influisce perché
annullata dal vincolo) e l’altra perpendicolare all’asta. Questa componente della forza esercitata su
m dalla massa M più lontana si oppone, come verso, alla forza esercitata su m dalla massa M più
vicina. La forza complessivamente applicata alla massa m diventa quindi F’ = F – F* e la posizione
di equilibrio viene modificata diventando:
dove F* è la forza agente lungo la congiungente la massa m con la massa M più lontana. Si ottiene
per G la soluzione:
G = G0 / 1- γ .
Il valore di G, previsto teoricamente, è quindi maggiore del valore G0 ricavabile dai dati con le
approssimazioni fatte, come ci si poteva aspettare essendo F’ in modulo inferiore ad F.
Appendice
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Soluzione dell’equazione differenziale nel caso (β2 – 4kI0) < 0 (oscillazioni smorzate) e nel caso
particolare β = 0 (oscillazione non smorzata).(Attenzione: nella figura β = µ)
Soluzione dell’equazione differenziale per (β2 – 4kI0) > 0 (caso (1)) e per (β2 – 4kI0) = 0 (caso (2))