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Le lastre piane inflesse
Criteri di dimensionamento delle piastre in c.a.
Dal momento che queste cinque direzioni (X, Y, (1), (2) e la direzione delle fessure) non sono in
generale coincidenti tra loro, il problema che deve essere affrontato è relativo alle modalità di veri-
fica della sezione in c.a.; infatti, in generale non è possibile verificare semplicemente la sezione per
i momenti flettenti ricavati dal calcolo, a meno che questi non coincidano con le direzioni principa-
li.
zm
n1 = m1 / zm
n2 = m2 / zm
X
Y zm = (zX + zY)/2
m2 n2
Z
zY
X
zX
m1 1
(1)
m1
m2
n2
direzione
fessure
Y
(2)
zm
n1 n1
1
Se consideriamo elementi di lunghezza unitaria nelle due direzioni (1) e (2), indicando con d lo
spessore della porzione di lastra che si sta analizzando (che, per quanto detto, si può generalmente
assumere uguale a s/3), gli sforzi agenti sono pari a
n1 1 d 1 n 2 2 d 1
dove σ1 e σ2 rappresentano le tensioni normali causate dai due momenti principali m1 e m2, in prima
approssimazione assunte costanti lungo lo spessore d. In alternativa, indicando con zm il braccio
della coppia interna (che, in prima battuta, può essere assunto pari alla distanza tra i due strati di
armatura), i valori di n1 e n2 possono essere calcolati a partire dai valori dei momenti flettenti prin-
cipali m1 e m2
m m
n1 1 n2 2
zm zm
Analogamente, lungo le direzioni X e Y, attraverso gli stessi passaggi, si possono identificare i tre
sforzi nX, nY e nXY (quest’ultimo dovuto all’azione del momento torcente m XY) espressi dalle rela-
zioni che seguono:
Gianni Bartoli/Claudio Mannini/Carlo Guastini – Appunti di Tecnica delle Costruzioni (2) Revisione – 28/05/12
Lezione n. 4 – pag. IV.3
mX
nX X d 1
zm
m
n Y Y Y d 1
zm
m
n XY XY XY d 1
zm
Obiettivo dell’analisi è quello di determinare (ai fini delle verifiche) i valori delle tensioni σsX e σsY
che agiscono nelle due direzioni di armatura, e la tensione σ C nel calcestruzzo compresso, in ognu-
no dei due strati esterni della lastra inflessa. Un problema analogo potrebbe essere affrontato, una
volta noti i momenti resistenti mX,Rd e mY,Rd nelle due direzioni X e Y, per determinare i momenti
sollecitanti da confrontare con questi ultimi per la verifica allo stato limite ultimo per flessione.
Considerando il comportamento dell’elemento in c.a., l’equilibrio alle forze interne determinate in
precedenza è garantito dalle forze dovute agli elementi di armatura in direzione X, a quelli in dire-
zione Y ed agli sforzi che trasmessi attraverso gli elementi compressi in calcestruzzo. Per questi
ultimi, che hanno la stessa direzione delle fessure (che tendenzialmente si formeranno in direzione
ortogonale alle trazioni massime), ossia sono inclinati di un angolo rispetto all’asse Y, si trascu-
rano gli sforzi di taglio che in realtà si trasmettono lungo la direzione delle fessure; infatti, a causa
dell’ingranamento degli inerti lungo i bordi della fessura e dell’effetto bietta dovuto alle armature
che attraversano la lesione, nel piano insorgono anche sforzi di taglio che hanno approssimativa-
mente la stessa direzione delle fessure.
Le tre risultanti valgono (sempre su elementi di larghezza unitaria)
z X AsX sX risultante dovuta alle armature in direzione X
z Y AsY sY risultante dovuta alle armature in direzione Y
c C d 1 risultante dovuta alla compressione nel calcestruzzo
dove si sono indicate con σsX, σsY e σC le tensioni nelle armature e nel calcestruzzo.
Il problema è a questo punto quello di impostare l’equilibrio tra le sollecitazioni nX, nY e nXY e le tre
azioni interne zX, zY e c. Si possono quindi scrivere due equazioni di equilibrio alla traslazione lun-
go due direzioni qualsiasi, che possono essere scelte coincidenti con quella degli elementi compres-
si in calcestruzzo (ossia la direzione delle fessure) e con la direzione a questa ortogonale.
am
am
d
(1)
direzione
fessure
Y
(2)
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Lezione n. 4 – pag. IV.4
Individuando un elemento triangolare con due lati paralleli agli assi X e Y (con normali concordi
con gli assi coordinati) ed il terzo parallelo alla fessura, si può imporre l’equilibrio alla traslazione
nelle direzioni degli assi coordinati (in figura sono riportate le azioni per unità di lunghezza):
zX cos n X cos n XY sin
zY sin n Y sin n XY cos
e quindi zY
1
zX n X n XY tg
nXY
zY n Y n XY cotg
zX
In queste espressioni non compare la com- cos
ponente c di compressione che agisce su nX
facce ortogonali a quella considerata (ossia
su facce che hanno la normale coincidente
con la direzione delle fessure). Inoltre, la
presenza della fessura fa sì che non si tra- nXY
smettano sforzi tangenziali in quella dire- nY
zione (trascurando, come detto, effetto biet-
ta e ingranamento degli inerti). sin
Sostituendo le espressioni che legano gli sforzi normali ai valori dei momenti flettenti e torcenti si
ha:
1
zX mX mXY tg
zm
1
zY mY mXY cotg
zm
In altre parole, osservando che zX·zm rappresenta il momento flettente che sollecita le armature in
direzione X, inducendo in esse la trazione zX (e analogamente per zY·zm), si può dire che la verifica
nelle direzioni delle armature deve essere effettuata con valori dei momenti di progetto pari a:
md,X mX mXY tg
md,Y mY mXY cotg
da confrontare con i valori dei momenti resistenti mX,Rd e mY,Rd in quelle direzioni.
Tali valori coincidono rispettivamente con m X e mY soltanto nel caso in cui le direzioni X e Y coin-
cidessero con le direzioni principali dei momenti (nel qual caso si avrebbe m XY = 0).
Il problema sarebbe determinato se si conoscesse la direzione delle fessure, assunta sin qui arbi-
traria. È possibile procedere per due strade diverse:
la prima (cfr. Leonhardt & Moenning1) è quella di imporre alcune condizioni di congruenza che
potrebbero condurre alla determinazione di in campo elastico (attraverso il lavoro di deforma-
zione oppure imponendo la congruenza tra le deformazioni lungo X e Y e quelle lungo la dire-
zione della fessura);
la seconda corrisponde a ricercare, tra tutte le possibili inclinazioni delle fessure, quella che cor-
risponde al massimo valore del momento flettente in direzione ortogonale alla fessura stessa.
Operando secondo questa ultima modalità, si ottiene un risultato che di fatto corrisponde ad assu-
mere le fessure inclinate di un angolo = 45°; si giunge quindi alle seguenti espressioni (valide nel
caso in cui sia mX che mY siano positivi):
md,X mX mXY
md,Y mY mXY
1
Leonhardt , F & Moenning, E, “C.A. & C.A.P. Calcolo di progetto e tecniche costruttive”, vol. 2, EST, 1977
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Lezione n. 4 – pag. IV.5
e questi rappresentano i momenti di progetto con i quali procedere alla verifica della sezione in c.a.
nelle due direzioni X e Y.
Da notare che, supponendo che l’altezza utile della sezione sia la stessa nelle due direzioni,
l’armatura complessiva necessaria in ogni punto della lastra risulta proporzionale alla somma m d,X +
md,Y, il cui minimo2 si ottiene proprio progettando in base all’assunto = 45°.
Con riferimento all’intradosso della piastra, la condizione mX < ˗ |mXY| corrisponde alla sicura pre-
senza di un momento flettente negativo, per cui le armature lungo X risulterebbero compresse;
mud,X e m'ud,X si riferirebbero quindi entrambi a momenti negativi ma con valori assoluti in conflitto
fra loro. Dato che in sostanza non servirebbero armature all’intradosso della piastra in direzione X,
si può assumere nullo il momento di progetto in tale direzione e valutare a quale inclinazione della
linea di snervamento corrisponda questa ipotesi (ricordando che mX è negativo):
m
0 md,X mX mXY tg tg X
mXY
mXY m2 m2
md,Y mY mXY cotg mY mXY mY XY m Y XY
mX mX mX
2
Lo si vede imponendo d(md,X + md,Y) /dφ = 0
3
UNI-ENV 1992-1-1:1991 “Eurocode 2: Design of concrete structures – Part 1-1: General – Common rules for build-
ing and civil engineering structures”
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Le espressioni dei momenti negativi nel caso in cui mY > |mXY| si ricavano in maniera analoga.
Sempre nella versione 1991 dell’EC2 è riportato che, in alternativa alle relazioni precedenti, è pos-
sibile utilizzare le seguenti espressioni per i momenti di progetto
mudx mX mXY
mudy mY 1/ mXY
(e analoghe per m'ud,X e m'ud,Y), dove il parametro γ può essere scelto in modo tale che le equazioni
diano valori compresi tra la metà e il doppio dei valori che derivano dalle espressioni viste prima.
Tale possibilità (se si riconosce che il parametro γ corrisponde al valore, incognito, di tg) è eviden-
temente offerta dalla circostanza di poter assumere valori diversi da 45° per l’inclinazione delle
fessure rispetto all’asse Y.
φ0 X
mX n X
mXY n XY
Y
dv 2 dv 2
m n
XY XY Z
dv 2
mY n Y
dv
dv 2
vX mX n X
dv dv 2 1
vY
v 0 cot
m XY n XY
2
dv 2
m XY n XY θ v0
mY n Y
dv 2 v0·cotθ
dv 2
v 0 cot
dv·cotθ 2
Nel caso in cui la parte interna della lastra risulti fessurata a causa della presenza del taglio, allora
l’azione complessiva di quest’ultimo, che nel piano orizzontale è rappresentata da una forza di scor-
rimento v0, dove
v0 vX2 vY2
inclinata di un angolo 0 rispetto all’asse X, con
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Il Model Code (MC1978 e MC1990 ad opera di CEB-FIP, e MC2010, sviluppato dalla fib), è un “modello normativo”
per le strutture in calcestruzzo strutturale, ossia un documento che viene redatto per sintetizzare le ricerche, definire le
nuove linee di ricerca e produrre indicazioni che troveranno spazio nelle future normative (tra cui l’Eurocodice),
nell’ambito della progettazione di strutture in cemento armato
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Lezione n. 4 – pag. IV.7
vY
tg0
vX
fa nascere una trazione nelle porzioni esterne della lastra che, per unità di lunghezza, assume il va-
lore:
v cotg
v 0
2
con inclinazione delle bielle compresse nella zona centrale della piastra. Il meccanismo individua-
to è dovuto al fatto che, a causa della presenza delle fessure nel calcestruzzo di anima, non è più
possibile assorbire lo sforzo di taglio attraverso sforzi tangenziali di scorrimento fra l’elemento in-
terno e quelli esterni; di conseguenza, la lastra segue un comportamento simile a quello riportato in
figura, dove l’equilibrio all’azione tagliante è garantito dalla presenza di bielle inclinate di calce-
struzzo nell’anima della trave e da trazioni nelle due parti esterne.
Impostando l’equilibrio nel piano orizzontale di una porzione triangolare di area delimitata dagli
assi X e Y (lati con normali concordi con gli assi coordinati) e dalla direzione ortogonale a v0, si ha
(analogamente a quanto fatto in precedenza, ossia imponendo l’equilibrio in direzione X e Y)
1) v cos 0 n X cos 0 n XY sin 0
2) v sin 0 n Y sin 0 n XY cos 0
L’equilibrio può essere scritto anche per la porzione triangolare di area delimitata dagli assi X e Y
(lati con normali rispettivamente discordi e concordi con gli assi coordinati X e Y) e dalla direzione
parallela a v0; poiché sulla giacitura parallela a v0 non si hanno forze applicate, in questo caso si
ottiene
3) 0 n X sin 0 n XY cos 0
4) 0 n Y cos 0 n XY sin 0 con Claudio dicevamo che sarebbe meglio mettere il n Y negativo
ed nXY positivo
cos0
nY
1 v v·sin0 nXY nXY X
0 0 nX
cos0 sin0
v·cos0 nX nXY
X 1
nXY
nY Y
sin0
Y
È a questo punto possibile risolvere il sistema nelle tre incognite nX, nY e nXY in funzione di v; si
noti che si sono scritte quattro equazioni di equilibrio, ma di queste una è dipendente dalle altre. Se
avessimo lasciato indicati gli sforzi tangenziali con n XY e nYX, dall’ultima di queste avremmo infatti
ottenuto che nXY = nYX.
Sostituendo la 4) nella 1) si ottiene
n XY cos 0 n Y sin 0 v sin 0 n X sin 0 n Y sin 0 v n X n Y
(si sarebbe ottenuto lo stesso risultato sostituendo la 3) nella 2)), mentre dal rapporto tra la 3) e la 4)
si ottiene
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Lezione n. 4 – pag. IV.8
nX
tg0 cotg 0 n Y n X tg 20
nY
Poiché
v
tg0 Y
vX
l’ultima relazione può essere scritta come
2
v
nY nX Y
vX
per cui si ottiene
v 2 v2 v2 v2
v n X n Y n X 1 Y n X X 2 Y n X 20
vX vX vX
e quindi
v2 v cotg v 2X v 2X
n X v X2 0 2
v0 2 v0 2 v0 tg
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Lezione n. 4 – pag. IV.9
b) q
a) N
N+V
c) q
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Lezione n. 4 – pag. IV.10
fessura tangenziale
o circonferenziale
mt
mr
φ
fessura radiale
r
h
V
Schema di riferimento relativo ad una piastra circolare, intestata su un pilastro a
sezione circolare, caricata sul bordo della piastra
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Lezione n. 4 – pag. IV.11
(a) V=Vcr
(b)
Vcr<V<0.8 VU
(c) V≈0.85 VU
(d) 0.9 V<V≤VU
(e)
V=VU
Per quel che concerne le deformazioni radiali, nella zona compressa della piastra in prossimità della
testa del pilastro, che possiamo assimilare ad un tronco di cono, ha luogo un fenomeno che, a prima
vista, potrebbe sembrare anomalo. Inizialmente la compressione radiale nel calcestruzzo nella coro-
na cresce all’aumentare del carico applicato, come intuitivamente prevedibile. Ma quando il carico
applicato raggiunge un valore pari a circa l’80÷90% del carico di rottura, la compressione radiale
comincia a diminuire. Numerosi studi sperimentali hanno constatato che nella fase immediatamente
precedente la rottura, l’allungamento specifico radiale della zona di compressione decresce e, in
molti casi, la compressione diventa trazione. Infatti, in questa fase di ridistribuzione delle forze in-
terne per il mantenimento dell’equilibrio in direzione radiale, il meccanismo reticolare resistente si
modifica e nella zona inferiore della corona compressa si sviluppa un tirante. La compressione di-
minuisce quando la fessura principale (o critica) per flessione si è propagata all’interno della pia-
stra. Quindi, come mostrato nella figura successiva, deve formarsi un tirante per deviare in direzio-
ne del pilastro la biella compressa.
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Lezione n. 4 – pag. IV.12
Schema esemplificativo della possibile evoluzione del meccanismo reticolare “stut&tie” resistente allorché
la profondità della fessura principale (tangenziale) determina l’ulteriore inclinazione del puntone superiore
in prossimità del pilastro e lo sviluppo di un tirante all’intradosso.
Esempi di rottura di provini di piastra circolare su pilastro a sezione quadrata: risulta evidente
la differenza di forma della superficie tronco-conica di rottura nel caso di assenza o meno di
armatura inferiore (M. Dragosavic, A. van den Beukel. Punching Shear., Heron, Vol. 20, n° 2,
1972, scaricabile dal link http://heronjournal.nl/20-2/1.pdf)
Nel corso degli anni sono state sviluppate diverse teorie e proposti vari approcci per affrontare il
problema della verifica delle lastre soggette a punzonamento. Ad oggi non è stata ancora definita
una teoria analitica efficace per il punzonamento e la maggior parte delle normative internazionali
(EC2, ACI 318, CSA A.23.3) si basano su approcci di tipo esclusivamente empirico. L’importanza
della ricerca e dell’osservazione sperimentazione per lo studio di questo fenomeno risultano deter-
minanti e recentemente è stata sviluppata una nuova trattazione, la Critical Shear Crack Theory
(CSCT), di natura semi-empirica, adottata nel Model Code 2010 oltre che nelle SIA 262, capace di
prevedere in maniera più affidabile il comportamento a punzonamento di piastre in c.a. armate e
non armate a taglio. In attesa che tale trattazione venga recepita, nel seguito faremo riferimento alle
verifiche a punzonamento previste dalla versione vigente dell’EC2.
Tali verifiche a punzonamento, in quanto relative alla resistenza, vengono sempre eseguite in rife-
rimento allo Stato Limite Ultimo e consistono nella verifica dell’entità delle tensioni di taglio-
punzonamento di progetto su alcuni punti di controllo rispetto alla tensioni resistenti.
L’EC2 prevede che le tensioni di progetto vengono ricavate in riferimento ad un perimetro di verifi-
ca attraverso la relazione:
V
v Ed ,i Ed
ui d
F L2
dove VEd indica il taglio sollecitante a punzonamento, β è un coefficiente che tiene conto della
eventuale eccentricità della forza sollecitante rispetto al pilastro o all’area caricata (ossia della pre-
senza di momenti flettenti), d rappresenta l’altezza utile della piastra (generalmente calcolata come
media delle altezze utili d y e dz nelle direzioni y e z contenenti il piano della piastra) ed u il perime-
tro di verifica a cui ci riferiamo.
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Lezione n. 4 – pag. IV.13
In normativa vengono definiti due diversi perimetri di verifica da determinare in relazione alla posi-
zione del pilastro o dell’area caricata rispetto alla piastra:
u0, che chiameremo “perimetro di base”, e che rappresenta il perimetro del pilastro o dell’area
caricata, che l’EC2 identifica come Aload;
u1, che chiameremo “perimetro critico”, posto a distanza 2d dal perimetro di base, corrispon-
dente a quello che delimita superiormente la superficie di rottura, assunta quindi inclinata di
26.6° rispetto all’orizzontale;
Particolare attenzione deve essere posta nel calcolo del perimetro critico di verifica per pilastri (o
aree caricate) di bordo o cantonali, dove la superficie di rottura non potrà formarsi a 360° ma risul-
terà ridotta e dovrà rispondere ad alcune limitazioni geometriche in relazione all’altezza utile.
A testimonianza della varietà delle formulazioni esistenti per la verifica a punzonamento, è interes-
sante confrontare la distanza dal perimetro di base che viene considerata per la definizione del pe-
rimetro critico di verifica in alcune delle normative internazionali più conosciute.
L’EC2 considera due diverse situazioni progettuali, basandosi di fatto sull’analogia tra il taglio ed il
taglio-punzonamento, estensione al caso bidimensionale del fenomeno del taglio su elementi mono-
dimensionali:
1. Resistenza a taglio-punzonamento per piastre non armate
2. Resistenza a taglio-punzonamento per piastre armate
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h θ θ d
hH hH
θ θ = 26.6°
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dove:
200
k 1 2 , con d espresso in mm
d
1 1y 1z 0.02, con ρly e ρlz riferiti alle armature tese aderenti rispettivamente in dire-
zione y e z
cy cz N Ed ,y N
cp 0.2 f cd , con cy e cz Ed ,z
2 A cy A cz
vmin 0,035 k3/2 fck
1/2
CRd,c e k1 sono due costanti empiriche di valore rispettivamente pari a 0.18/γc e 0.1.
Nel caso in cui la verifica sopra descritta non risultasse soddisfatta, nemmeno modificando al-
cuni dei parametri geometrici o meccanici in gioco, si renderà necessario, a meno di non inter-
venire sulla geometria strutturale, prevedere l’inserimento di un’apposita armatura taglio-
resistente nella zona del perimetro critico, tipo cuciture o barre piegate 5, per aumentare la ten-
sione resistente di punzonamento e procedere alle verifiche per piastre armate a taglio.
5
Già nel 1930, negli Stati Uniti, sfruttando una tecnologia ancora oggi molto attuale, nei solai a piastra venivano inseri-
ti dei profili metallici passanti in testa ai pilastri, mentre le prime armature specifiche a taglio-punzonamento sono sta-
te sviluppate in Europa negli anni ’60.
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Lezione n. 4 – pag. IV.16
Vediamo adesso nel dettaglio come progettare l’armatura a punzonamento; inizialmente è consi-
gliabile fare alcuni passaggi preliminari:
1) Determinare il perimetro critico esterno uout per cui vEd,out = VRd,c,out da cui si ricava il perimetro
entro il quale dovrà essere inserita l’armatura a taglio, eventualmente disposta su più file. Tale
perimetro, coincidente con la fila più esterna di armatura taglio-resistente disposta, dovrà essere
ad una distanza inferiore a 1.5d dal perimetro uout, procedendo verso l’interno.
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Lezione n. 4 – pag. IV.17
h α α d
θ
Il termine “fila” indica quanti elemen-
uout ti resistenti vengono disposti in dire-
2d sr≤ 0.75d zione radiale: nel caso di cuciture
corrisponde al numero di anelli di
caso 1 fila c caso 2 file cuciture disposti in pianta o nel caso
di barre piegate corrisponde invece al
numero di barre con interasse sr diffe-
≤ 0.25d rente.
La superficie tronco-conica di rottura
individuata a partire dal perimetro uout
dovrà intercettare solamente la fila più
esterna di armatura a taglio. Il numero
minimo di file di armatura da disporre
è di 1 per le barre piegate e di 2 per le
cuciture verticali.
Le armature descritte (a, b) rappresen-
b) Piastra armata a taglio con cuciture verticali tano solamente degli esempi, esistono
bu≤ 1.5d 0.3d ≤ a1 ≤ 0.5d diverse altre armature e tecnologie
taglio-resistenti non citate in questa
sede.
h d
θ
uout
2d sr≤ 0.75d
c
caso 2 file caso 3 file
uout
bu≤ 1.5d
st≤ 2d
2) Calcolare l’area della sezione resistente di un elemento di armatura a taglio, che dovrà risultare
non minore di:
f 1/ 2 sr st
A sw1,min 0.08 ck
f yk 1.5 sin cos
dove st è il passo tangenziale, lungo il perimetro, tra le file di armatura a taglio-punzonamento.
3) Calcolare l’area massima efficace di armatura a taglio per la tipologia scelta, infatti dalle verifi-
che a punzonamento per piastre armate a taglio si ricava:
VEd min VRd,max ; VRd,c,out; VRd,cs
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Lezione n. 4 – pag. IV.18
di conseguenza si ha che esiste un valore massimo di area, Asw,max, oltre il quale l’ulteriore ar-
matura a taglio disposta risulterà totalmente inefficace ai fini della resistenza a punzonamento.
Tale valore può essere ricavato sostituendo le relazioni di verifica descritte precedentemente
nell’espressione seguente:
VRd,cs min VRd,max ; VRd,c,out .
x
M``Ed,(y,z)
y
-
Vale la pena ricordare che il momento MEd da considerare per entrambe le direzioni nel piano della
piastra (y, z) è dato dalla somma dei momenti flettenti nella sezioni di testa del pilastro inferiore e
di base del pilastro superiore come indicato nella figura sopra riportata.
Occupiamoci adesso del coefficiente β necessario al calcolo della tensione di taglio-punzonamento
di progetto, fin qui trascurato. Tale coefficiente, definito in riferimento al perimetro di verifica u 1, è
stato introdotto per amplificare la tensione media in relazione alla trasmissione dell’eventuale mo-
mento flettente MEd,(y,z) tra la piastra ed il pilastro, dovuto dunque all’eccentricità della reazione del
pilastro.
V
vEd ,i Ed v Ed ,i vEd ,i
ui d
Considerando la superficie S1, data da u1·d, possiamo esprimere la tensione tangenziale agente su
questa come somma dei contributi prodotti dal taglio (vEd,V) e dai momenti flettenti (vEd,M(y,z)) in
termini di tensioni:
V
v Ed v Ed , V v Ed , M ( y, z ) v Ed Ed v Ed , M ( y, z )
u1 d
dividendo entrambi i membri per l’espressione di vEd,V, si ottiene
v Ed v
1 Ed , M y, z u1 d .
v Ed , V VEd
Volendo esplicitare il termine vEd,M(y,z), poniamo il momento flettente uguale all’integrale delle ten-
sioni lungo il perimetro critico:
u1
M Ed , y, z vEd , M y, z d e y, z du
0
dove:
e(y,z) è la distanza del tratto infinitesimo du dall’asse intorno al quale agisce il momento flettente
MEd,(y,z);
du è il tratto infinitesimo del perimetro critico u 1.
Ipotizzando che la distribuzione di tensioni tangenziali sia di tipo plastico (|v Ed,M(y,z)| = cost.), pos-
siamo scrivere l’equazione di equilibrio alla rotazione nella forma:
M Ed , y, z v Ed , M y, z d e y, z du v Ed , M y, z d W1, y, z
u1
0
W1, y ,z
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Lezione n. 4 – pag. IV.19
dove W1,(y,z) rappresenta il momento flettente intorno all’asse di sollecitazione prodotto da una di-
stribuzione di tensioni tangenziali unitarie di tipo plastico (vEd,M(y,z) = 1) sulla superficie S1, come
rappresentato in figura.
vEd,M 2d
MEd,(y,z) c1
S1 u1
h
d
c2
2d
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