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PERCORSI TEMATICI
Il concetto di Provvidenza
Con il termine “Provvidenza” si indica l’intervento di Dio nelle vicende umane. Secondo la visione
cristiana e cattolica, Dio non resta indifferente di fronte a ciò che accade sulla terra, ma vi prende parte
attivamente, operando affinché il bene trionfi e il male venga sconfitto.
Naturalmente, in che cosa consista davvero il bene, gli uomini non possono saperlo. Così come non
possono sapere in che modo Dio intervenga, cioè in che modo si manifesti la Provvidenza divina.
Manzoni aveva già affrontato il tema della Provvidenza in Adelchi, la tragedia scritta prima dei Promessi
sposi, tra il 1820 e il 1822.
Una riflessione simile anima Il cinque maggio, l’ode scritta nel 1821 in occasione della morte di
Napoleone.
Nei Promessi sposi, la parola “Provvidenza” è usata, con pochissime eccezioni, da quattro personaggi:
• Renzo,
• Lucia,
• don Abbondio,
• fra Cristoforo.
RENZO
• Alla provvidenza! (cioè: rischiamo, tentiamo la fortuna) esclama il giovane entrando all’osteria
della luna piena (cap. XIV, pag 274);
• Al pane ci ha pensato la provvidenza (cioè la fortuna, il caso), dichiara all’oste poche pagine dopo
(cap. XIV, pag 275);
• Uscendo dall’osteria di Gorgonzola, Renzo si incammina a guida della Provvidenza, cioè senza
una vera meta, lasciandosi guidare dal caso (cap. XVI, pag 317).
In altre occasioni, il termine assume un significato più serio, vicino a quello religioso. Una vera e propria
riflessione in questo senso si trova al termine del lungo percorso di formazione che accompagna Renzo
nel suo viaggio verso Bergamo (link Percorso 10. Renzo e il suo Bildungsroman):
57 I Promessi Sposi in rete © La Spiga Edizioni 2010 – www.laspigaedizioni.it
- La c'è la Provvidenza! - disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di que' pochi soldi; li
mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada. (...)
Dall'essersi così spogliato degli ultimi danari, gli era venuto più di confidenza per l'avvenire, che non
gliene avrebbe dato il trovarne dieci volte tanti. Perché, se a sostenere in quel giorno que' poverini che
mancavano sulla strada, la Provvidenza aveva tenuti in serbo proprio gli ultimi quattrini d'un estraneo,
fuggitivo, incerto anche lui del come vivrebbe; chi poteva credere che volesse poi lasciare in secco colui
del quale s'era servita a ciò, e a cui aveva dato un sentimento così vivo di sé stessa, così efficace, così
risoluto? Questo era, a un di presso, il pensiero del giovine; però men chiaro ancora di quello ch'io
l'abbia saputo esprimere. (cap. XVII, pag. 330)
LUCIA
Per Lucia la Provvidenza coincide con la volontà di Dio. Animata da un sentimento religioso ben più
profondo di quello di Renzo, la sua fidanzata si affida a questa volontà nei momenti di difficoltà, ma
spesso il suo atteggiamento appare fatalistico e rinunciatario. L’abbandono alla Provvidenza evita a Lucia
di dover prendere decisioni difficili (link Percorso 9. Lucia portavoce di Manzoni).
La lontananza di Renzo, senza nessuna probabilità di ritorno, quella lontananza che fin allora le era
stata così amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza, che avesse fatti andare insieme i due
avvenimenti (l’esilio di Renzo e il voto di Lucia) per un fine solo; e si studiava di trovar nell'uno la
ragione d'esser contenta dell'altro. (cap. XXIV, pag. 441)
I suoi disegni eran ben diversi da quelli della madre, o, per dir meglio, non n'aveva; s'era abbandonata
alla Provvidenza. (cap. XXV, pag. 460)
DON ABBONDIO
Don Abbondio ha una visione ingenua della Provvidenza. La sua mentalità egoistica concepisce una
divinità “al suo servizio”, sicché tutto ciò che gli torna vantaggioso appare provvidenziale e viceversa
tutti i guai e le difficoltà lo fanno sentire a credito nei confronti della Provvidenza.
Oh povero me! povero me! Basta: il cielo è in obbligo d'aiutarmi, perché non mi ci son messo io di mio
capriccio. (cap. XXIII, pag. 428)
- Ah! è morto dunque! è proprio andato! - esclamò don Abbondio. - Vedete, figliuoli, se la Provvidenza
arriva alla fine certa gente. Sapete che l'è una gran cosa! un gran respiro per questo povero paese! che
non ci si poteva vivere con colui. E stata un gran flagello questa peste; ma è anche stata una scopa...
(cap. XXXVIII, pag. 701)
La prima riflessione sulla Provvidenza che incontriamo nel romanzo è invece affidata a fra Cristoforo:
dopo il tempestoso colloquio con don Rodrigo, mentre lascia il suo palazzo, il cappuccino viene
avvicinato da un anziano servitore che promette di raggiungerlo in convento per rivelargli importanti
segreti.
Ecco un filo, - pensava, - un filo che la provvidenza mi mette nelle mani. E in quella casa medesima! E
senza ch'io sognassi neppure di cercarlo! (cap. VI, pag. 121)
È davvero un filo della Provvidenza? Il seguito della storia sembra smentirlo, perché l’avviso del
servitore (che i bravi intendono rapire Lucia) arriverebbe troppo tardi: i bravi riuscirebbero a rapire la
ragazza se i due promessi non tentassero il matrimonio di sorpresa.
Le parole dei personaggi lasciano emergere quindi una visione ingenua della Provvidenza, che a volte
coincide con il caso, a volte con i propri desideri.
La Provvidenza dunque c’è, secondo Manzoni, ma si manifesta in modi misteriosi, imprevedibili e spesso
non compresi dagli uomini.
Di fronte a questo mistero, la scelta di Manzoni è un rispettoso silenzio.