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Benolli Michele, 4Ds

LA CONTEMPLAZIONE
DELLA NATURA COME
SPUNTO PER UN
PERCORSO
INTERIORE
Quante volte abbiamo visto artisti cercare di
rappresentare la natura attraverso un pennello?
La luce riflessa da un corso d’acqua, la terra, gli
alberi, sono alcune delle immagini che attraverso
le tele di pittori di tutto il mondo, sono arrivate
fino a noi. Quello che rappresentano è il frutto di
una lunga contemplazione della natura, la
trasposizione astratta di ciò che gli artisti vedono
con i loro occhi, modificata attraverso le emozioni.
L’arte è cambiata nei secoli, si è trasformata l’idea
di bellezza, ma ciò che non cambia nelle sue
caratteristiche essenziali è il soggetto, la natura.
Due alberi, leggermente inclinati l’uno verso
l’altro, quasi a cercare di unirsi in un abbraccio in
un ambiente mite e sereno: questo è ‘Mattino’ uno
dei quadri più famosi di Antonio Fontanesi. È un
esempio di come la natura sia capace di suscitare
emozioni nell’animo umano, catturarlo e legarsi
indissolubilmente ad esso. Ciò che ci circonda, ciò
che possiamo osservare, sembra guardarci allo
stesso modo, scrutare in maniera quasi distaccata
il lento scorrere delle nostre vite. I più grandi poeti
hanno da sempre trovato, nella natura, massima
ispirazione. Perché è qualcosa che non dipende da
noi, ma al contrario ne facciamo parte e ne
dipendiamo totalmente. È stata spunto di infinite
riflessioni. Un pensiero particolarmente profondo è
stato espresso da Leopardi in uno dei suoi
componimenti più celebri. Ne ‘L’Infinito’ il poeta
contempla la natura e allo stesso tempo riflette su
tutto ciò che potrebbe non avere una fine, sullo
spazio, sul tempo. In un’esplorazione della propria
soggettività realizza un ragionamento sull’eternità
in generale. L’uomo può riuscire a godere
dell’infinita bellezza che la natura offre? O per il
ruolo che ricopre, una piccola e fragile parte di
essa, è destinato a coglierne un minuscolo
frammento prima di sparire per sempre?
Con un processo di astrazione l’uomo può arrivare
ad associare ciò che si trova all’interno dell’anima
con ciò che è reale e creare così un legame tra la
natura e i propri stati d’animo. Un esempio di
questo accostamento tra i sentimenti e l’ambiente
lo troviamo ne ‘La mia sera’ di Pascoli. La
tempesta è associata ai momenti di travaglio
vissuti dal poeta, la quiete della sera alla pace
interiore ritrovata. Attraverso una riflessione
sull’ambiente che lo circonda, Pascoli riesce a
ripercorrere alcuni momenti della propria vita. A
volte la natura lascia intravedere solamente i suoi
aspetti più negativi e ciò che rimane viene
trasformato dall’anima nei modi più imprevedibili.
Un clima di tristezza e di desolazione, una natura
fredda e incapace di infondere sensazioni positive;
tutto questo può lasciare spazio a riflessioni
malinconiche o pessimistiche sugli aspetti più
reconditi della nostra vita. In ‘Meriggiare pallido e
assorto’ Montale si trova al centro di un paesaggio
di questo tipo; attraverso l’ambiente che crea,
trasmette tutta la sua tristezza e rassegnazione di
fronte agli ostacoli della vita. <<[…] sentire con
triste meraviglia/ com’è tutta la vita e il suo
travaglio/ in questo seguitare una muraglia/ che
ha in cima cocci aguzzi di bottiglia>>[1]. Talvolta la
natura è capace di trasmettere di più, in senso
negativo, della semplice malinconia. Quando
sembra che non rimanga più nulla di positivo
subentra l’angoscia. Una sensazione affine è
quella catturata da van Gogh in uno dei suoi
quadri più celebri, il Campo di grano con corvi. Ciò
che il pittore lascia sulla tela è la propria
inquietudine, una negatività che soffoca e opprime
la bellezza del paesaggio. La tela è frutto di una
profonda riflessione interiore e rispecchia
pienamente l’animo dell’artista. Le emozioni che
gli uomini lasciano sulle loro opere sono quelle che
la natura, in tutta la sua perfezione, ha trasmesso
loro. La pace che infondono nel cuore dipinti come
‘La notte stellata’ di van Gogh o poesie come ‘La
fine del giorno’ di Baudelaire o ‘Il mare è tutto
azzurro’ di Sandro Penna è straordinaria. La
natura è sempre stata fonte di ispirazione e di
riflessioni per l’uomo e probabilmente continuerà
ad esserlo fino al termine della nostra esistenza.

[1] Meriggiare pallido e assorto, da E. Montale (v. 14-18).

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