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Quasi sindaco
Politica e società a Bologna
2008-2010
Ai quattromila quattrocento quarantotto elettori
della lista “Cittadini per Bologna”
con gratitudine.
Gianfranco Pasquino
Quasi sindaco
Politica e società a Bologna
2008-2010
Avvertenza
Farò riferimento alle persone, individuate con nomi e cognomi,
soltanto quando è strettamente necessario. Non è mia intenzione
coinvolgere in questo racconto nessuno che non lo voglia.
D’altronde, anche se “Cittadini per Bologna” non è affatto stata una
mia avventura personale, e colgo l’occasione per ringraziare coloro
che si sono lealmente impegnati con me, questo piccolo libro
contiene il mio punto di vista, non l’unico possibile, ma certamente
un punto di vista autentico e sincero. Per questo, sono costretto ad
oscillare fra due pronomi “io”, quando mia è l’opinione e mia la
responsabilità, e “noi” quando ho fondati motivi per credere che la
posizione che esprimo era ed è condivisa dai “Cittadini per
Bologna”.
Capitolo secondo Indice
Caro amico,
ti comunico che il totale delle firme di
sottoscrizione
della tua candidatura alle prossime primarie,
raccolte presso i circoli del PD alla data del 13 novembre
2008, è di 4.
I visitors
2 Rif. Canto XXXIV “La ginestra, o il fiore del deserto”, v. 51, G. Leopardi
(1836).
all’incirca il dieci per cento e noi fummo “fatti”
politicamente “fuori”. Mentre Zani annunciò che non si
sarebbe ricandidato all’Europarlamento, nel tripudio
degli aspiranti e del già europarlamentare Vittorio Prodi,
da parte mia presi atto che, in seguito alla nascita del
Partito Democratico non avevo più nessun luogo e
nessun referente con il quale fare politica. Zani diede
vita ad un’Associazione “DemocraticieSocialisti”, alla
quale aderii subito, che, però, gracile, poco dinamica e
ancora meno propositiva, non decollò mai.
Nel corso del mese di marzo del 2009, del tutto
inaspettatamente, Zani mi chiese un appuntamento e
divenne il mio primo visitor. Lo ricevetti a casa senza
avere appurato quale sarebbe stato l’oggetto del
colloquio. Ancora adesso non lo saprei individuare con
precisione e per non fargli nessun torto mi limito a
scrivere quello che mi sembra di avere capito.
Sostanzialmente, Zani appariva preoccupato dalla
prospettiva della mia candidatura. Il suo timore era che
causassi una divisione abbastanza profonda
nell’elettorato del Partito Democratico (di quei dirigenti,
che continuavano a sbeffeggiarlo, a Zani giustamente
non importava proprio nulla) e che creassi una
situazione nella quale i candidati della destra riuscissero
a intrufolarsi. Faceva ancora la sua comparsa, persino in
un autorevole, intelligente e dignitoso dirigente politico,
il vecchio, non sempre criticabile, riflesso dell’uomo di
partito, ma Zani prese atto delle mie intenzioni.
Espresse le sue perplessità, ma non cercò in nessun
modo di dissuadermi. Nessun consiglio; nessuna offerta
d’aiuto. Forse toccava a me chiedere. Ma non volevamo
cambiarlo questo Partito? Certamente, nessuno della
sua Associazione “DemocraticieSocialisti”, della quale
facevo parte e per la quale avevo anche tenuto una
conferenza pubblica su “Laicità e Costituzione”, mi invitò
a parlare da loro, a chiarire le ragioni della mia
candidatura né, tanto meno, si espresse, privatamente
o pubblicamente, a mio favore o mi diede sostegno di
qualsiasi altro tipo. Alla fine dell’agosto 2010 Zani ha
lanciato sul suo blog l’idea di un “candidato civico di
sinistra”.
Il secondo visitor è ugualmente importante, ma la
visita fu molto più imbarazzante. Con Guido Fanti, già
sindaco di Bologna (1966-1970), Presidente della
Regione Emilia-Romagna (1970-1976), prima Deputato
e poi Senatore (1976-1987) del PCI, più volte
Europarlamentare, ci eravamo conosciuti per l’appunto
in Senato. Suo figlio, Lanfranco, si era variamente
interessato alla Scienza Politica, la materia che insegno,
chiedendo consigli e suggerimenti anche dopo la laurea.
Oramai pensionato per ragioni d’età, Fanti non aveva
affatto rinunciato alla politica, mantenendo reale
interesse e vivace passione per le idee e i programmi.
Già nel 2003-2004 era riuscito a raccogliere molte e
buone energie per la formulazione di un programma di
governo per la città. Naturalmente, né Cofferati né i
Diessini, senza neppure procedere ad un rispettoso
omaggio verbale, lo avevano minimamente preso in
considerazione. Altro che programma: la priorità fu data
alla processione di Cofferati nei quartieri della città, con
oculata manipolazione degli interventi e degli eletti alla
Assemblea cittadina che avrebbe incoronato la
straordinaria, credevano, dicevano, personalità del
leader sindacalista. Tutto il resto, non c’era neppure
bisogno di dirlo, era carta straccia. Sulle pagine de «la
Repubblica» di Bologna, mentre criticavo vigorosamente
le modalità con le quali il Cofferati era stato “unto” dal
suo partito, non avevo lesinato osservazioni ugualmente
critiche, non sui punti programmatici elaborati dal
gruppo di persone che avevano collaborato con Fanti,
ma sull’illusione che qualcuno ne tenesse conto. In
assenza di un candidato che le facesse proprie, quelle
proposte erano destinate a rimanere lettera morta.
Evidentemente non fui affatto convincente cosicché
nell’inverno 2008-primavera 2009 Fanti rilanciò, quasi
con le stesse persone, il suo sforzo programmatico. La
differenza importante rispetto a cinque anni prima fu
che Fanti sembrava ormai molto lontano dal Partito
Democratico, al quale non aveva aderito, e dai suoi
dirigenti locali. Ugualmente lontani e collocati nel
gruppo che si chiamava Sinistra e Libertà, erano non
pochi di coloro che avevano contribuito alla stesura del
programma da sottoporre ai candidati. La presentazione
del programma, ad opera dello stesso Fanti, e il
susseguente dibattito avvennero in una sala della
Provincia. Poi fu la volta degli interventi dei candidati in
ordine alfabetico. Ricordo che quello di Delbono, il
primo ad intervenire, in una delle pochissime occasioni
in cui accettò di essere presente con gli altri candidati,
fu breve e vago, quasi sottovalutasse o non fosse
all’altezza della situazione. Direi tutt’e due. Quando
toccò a me, che avevo letto il programma, utilizzai il
mio tempo sia per intervenire su alcuni punti
controversi sia per dire che anche noi, “Cittadini per
Bologna”, stavamo preparando il nostro programma.
Sarebbe stato fatto di proposte chiare e facilmente
traducibili. Conclusi dichiarando che avremmo volentieri
“saccheggiato” il programma che Fanti metteva a
disposizione dei candidati e della città. Non era soltanto
un tentativo di captare la benevolenza di Fanti, il quale
comunque non disponeva di voti. Era un’indicazione
politica di disponibilità a discutere con quell’area che
sapevo divisa al suo interno cosicché, quando Fanti mi
chiese un incontro personale, accettai subito.
Rimandato una prima volta per ragioni di salute
dell’ottantaquattrenne ex-sindaco, l’incontro ebbe luogo
al bar del Bologna Center della Johns Hopkins. Era il
periodo delle vacanze pasquali per gli studenti i quali,
dunque, non c’erano. Fu un colloquio tanto cordiale
quanto imbarazzante e improduttivo. In maniera soave,
Fanti mi fece capire che il candidato del PD non gli
aveva destato una impressione positiva. Colsi
l’occasione per rincarare la dose e fargli notare che quel
candidato non soltanto non aveva neanche sfogliato il
suo programma e che, pur dovendolo discutere, non si
era preparato, ma che il programma glielo avrebbero
consegnato chiavi in mano gli uffici del PD. Fanti
continuò sottolineando che i candidati della destra,
ovviamente, non gli erano graditi. Ma la ragione per la
quale aveva voluto incontrarmi, me ne resi conto
soltanto alla fine del colloquio, durato una mezz’ora, era
un’altra molto più importante. Fanti voleva, da un lato,
sondare le mie intenzioni (ero davvero deciso a
candidarmi?); dall’altro, voleva capire se, rinunciando
alla mia candidatura, fossi disposto a confluire in
Sinistra e Libertà che, però, non avrebbe voluto me
come candidato, ma aveva deciso di sostenere Delbono.
Insomma, la sua era una richiesta felpata di mia
desistenza. Ancora una volta, nonostante il suo non
gradimento per il candidato del PD, l’anziano ex-
comunista era soprattutto preoccupato di non “fare
perdere” il partito, quindi, bloccando qualsiasi
cambiamento. Confesso che rimasi alquanto sorpreso,
ma anche molto turbato da questo atteggiamento.
Un paio di settimane dopo la mia sorpresa fu ancora
più grande quando ricevetti una telefonata di Delbono,
che conoscevo appena, con una richiesta di incontro
bilaterale. Trovai la cosa molto divertente e intrigante.
Gli proposi di vederci nell’ufficio nel quale ricevo gli
studenti al Bologna Center, territorio non ostile e a lui
già noto poiché da diversi anni vi teneva un corso di
Economia. Quell’anno vi aveva rinunciato a causa della
campagna elettorale. Appresi qualche mese dopo nel
corso dell’inchiesta sulle sue malefatte che si era
“dimenticato” di denunciare al fisco i compensi ricevuti.
Non so neppure come definire l’incontro con Delbono.
Probabilmente, erano stati i dirigenti del PD, nessuno
dei quali, incidentalmente, mi cercò mai né prima né
durante la campagna elettorale, a spingerlo a questo
passo, ma per dirmi che cosa? Non lo so, ma lo intuisco.
Non poteva essere per parlare del tempo atmosferico in
quella primavera del 2009, appena perturbata. Né per
avere notizie sui miei corsi (“Contemporary Italian
Politics” e “Political Systems of the Developing World”)
al Bologna Center. Né del mio grado di soddisfazione,
alto, con l’insegnamento e con i servizi, eccellenti,molto
migliori di quelli dell’Università di Bologna (alla quale,
peraltro, Delbono non insegnava da più di dieci anni)
offerti dall’Università “americana”, come la Hopkins è
abitualmente definita. Né per valutare la campagna
elettorale, faticosa e, aggettivo d’obbligo,
“interessante”. Insomma, in venticinque minuti di inutile
e vuoto colloquio, Delbono non riuscì a chiedermi la sola
cosa che preoccupava i suoi sponsors del PD: mi sarei
ritirato oppure sarei arrivato diritto e filato al primo
turno di giugno? Eppure, ai centri per anziani e ai
giornalisti, lui parlava, un giorno sì e quello dopo anche,
del mio imminente ritiro. Venticinque minuti buttati: un
brutto, inutile, deprimente, per lui, incontro.
Peggiore fu, per la perdita tempo, l’ultimo incontro
ripetutamente ricercato, da Gian Guido Naldi, forse a
nome di Sinistra e Libertà, della quale credo fosse il
coordinatore cittadino. Sapevo vagamente che era un
ex-sindacalista fortunosamente diventato consigliere
comunale. Da lui richiestomi e un paio di volte
rimandato a causa di altri suoi impegni, l’incontro
avvenne, ancora una volta nel mio ufficio al Bologna
Center, verso la fine di aprile. Naldi sì, sapeva
abbastanza bene che cosa voleva chiedermi, ma
altrettanto sicuramente non sapeva come chiedermelo.
Tanto per cominciare il suo problema consisteva nel
trovare il modo con il quale rivolgersi a me: con il tu
oppure con il lei, con il cognome oppure con
l’appellativo Professore? Già questo portava via un po’
di tempo nella sua conversazione che non aveva né
capo né coda, ma soltanto qualche contenuto che
esprimeva poco e male, forse, ma dubito,
vergognandosi un po’. Insomma, davvero, volevo
andare avanti? Bella domanda a pochi giorni dall’inizio
della raccolte delle firme per presentare candidatura e
liste. Ovviamente, sì, per l’appunto se riusciremo a
raccogliere le firme. Ma avevo valutato le difficoltà?
Ovviamente, sì: ogni giorno, tutti i giorni le valutavamo,
e sapevamo che erano molte e serie. Non avevo
pensato ad accompagnarmi/aderire alla loro lista (non
sono i verbi del contorto e tormentato Naldi; i suoi non
li ricordo più)? Non avevano pensato loro di appoggiare
la mia candidatura, pur mantenendo la loro lista?
Sapevo che c’era un intenso dibattito interno, con alcuni
a sostenermi, e anche con pesanti pressioni contrarie
del PD che non aveva nessuna difficoltà a promettere
cariche e posti. Queste cariche promesse costituivano
un elemento di grande rilevanza per l’avida e trucida
omonima del Naldi, Milena, che mi accusava
frequentemente, in dichiarazioni al limite dell’ingiuria,
rilasciate alle agenzie, senza sapere di che cosa parlava,
di nefandezze quali personalismo e presidenzialismo
come se l’elezione di un sindaco non implicasse
intrinsecamente un po’ di personalizzazione della
politica e un po’ di presidenzialismo delle istituzioni.
Eletta in Consiglio comunale, premiata con un
Assessorato, la Naldi è poi stata travolta dal
Commissariamento.
Alla fine, il Naldi tirò fuori in maniera un po’
scomposta il suo arruffato e intimorito coniglio dal
cilindro. “Sì, insomma, avevo mai pensato al
Parlamento europeo?” Ecco, mi rivelò, Claudio Fava,
coordinatore nazionale di Sinistra e Libertà, mi chiedeva
se fossi interessato ad una candidatura nelle loro liste.
[In effetti, un segretario di Fava mi aveva cercato un
paio di volte per combinare un appuntamento che non
ci fu mai.] Per fortuna, il periodare del Naldi era tanto
lento e impasticciato che ebbi abbastanza tempo per
assorbire la sua del tutto strabiliante offerta e per dire
che mi pareva di essere già abbastanza impegnato in
una complicata campagna elettorale per fare il sindaco,
che miravo a offrire alla città una alternativa di sinistra,
nella sinistra, che il Parlamento europeo, ancorché
affascinante, era tutt’un’altra storia, che ringraziavo,
ma che no. Ripensandoci qualche tempo dopo capii che
l’offerta di Naldi mirava non soltanto a farmi desistere
da sindaco, ma a cancellare la lista “Cittadini per
Bologna” poiché loro, i Naldi & Company, temevano che
avrei portato via voti dalla loro lista, dal ristretto bacino
in cui pescavano. Il colloquio si concluse con Naldi che,
senza nessuna mia domanda in tale senso, mi annunciò
che lui non si sarebbe ricandidato. Usciva dalla politica.
Nel marzo 2010 Gian Guido Naldi è stato eletto,
immagino per puro “spirito di servizio”, al Consiglio
Regionale dell’Emilia-Romagna nelle liste di “Sinistra e
Libertà”.
Quale lezione complessiva tirare dagli incontri con
questi visitors? Ci ho riflettuto spesso. Intendiamoci:
niente di lancinante e, in fondo, neppure sorprendente.
Qualcuno, per malinteso senso di appartenenza e,
forse, di gratitudine, non riesce a strappare il cordone
ombelicale neppure da un partito che con la storia del
PCI c’entra pochissimo e che oramai è ridotto ad una
dispensa di posti. In questo modo ne perpetua una
cattiva esistenza. Qualcuno sa che i posti sono, per
l’appunto, dispensati dal Partito Democratico e, quindi,
si limita ad un gioco delle parti per ottenere alcuni di
quei posti. Lungi dal contribuire alla trasformazione
della sinistra, tutti finiscono per sanzionare lo status
quo e il degrado della politica locale, di cui sono e
debbono essere considerati ugualmente responsabili.
Nel frattempo, molti, 38 in particolare, quelli esclusi dal
Consiglio comunale a causa del Commissariamento, si
sono riposizionati, pronti ad agire nella campagna
elettorale del 2011 nello stesso modo di quella del 2009
per riavere le posizioni allora conquistate e, magari,
qualcosina in più. Il buongoverno della città è una
variabile che non occupa mai il primo posto nelle loro
considerazioni. La prova provata la abbiamo già avuta.
Capitolo quarto Indice
Il candidato latitante
Incontrarsi, così
Disinformazia
Il caso
Caro Direttore,
non soltanto il suo quotidiano non controlla le notizie, ma
le manipola. Il sottotitolo di un’intervista di cui nessun vostro
giornalista si assume la responsabilità firmandola: “Il PD ci
offra degli incarichi” riporta una assoluta falsità. A totale
smentita di quanto avete scritto, come ho detto al vostro
giornalista Gulotta, che si è ben guardato dal riferirlo, è
disponibile a tutti la registrazione della trasmissione
radiofonica, Radio Città del Capo, martedì, 8.45-9.30.
Gianfranco Pasquino
Balzanelli mi rispose che, invece, era tutto vero e che
lui aveva ascoltato la registrazione dell’intervista
radiofonica. Ecco il seguito, a cominciare dalla mia
lettera successiva a una breve telefonata:
APPENDICE
Programma dei “Cittadini per Bologna”
Amministrare Bologna
Premessa
Bologna più veloce
Servizio Ferroviario Metropolitano
Tram
La metropolitana è superata
People mover
Civis
Parcheggi pubblici di interscambio
Parcheggi privati
Merci
Viabilità ciclabile
Mobilità pedonale
Car sharing
Riduzione velocità veicoli
Rimozione discontinuità viabilità
Verifica esenzioni circolazione e parcheggio
Passante nord
Sirio e Rita
Prevenire la domanda di mobilità
Bologna più energica
Fonti rinnovabili
Efficienza energetica
Sviluppo aree verdi
Rifiuti
Utilizzo acqua piovana
Prodotti ortofrutticoli
Bologna più bella
Bologna più vostra
Bologna più ricca
Bologna costituisce un insediamento ideale per le attività economiche
Creazione di un tavolo permanente di confronto Comune – Associazioni
imprenditoriali – Università
Bologna più sicura
Bologna più giusta
La politica della Casa per tutti
L’integrazione sociale ed economica dei cittadini stranieri
Bologna più dotta
Bologna più artistica
Bologna più sportiva
Bologna più etica
Bologna più europea
Non finisce qui
ASSOCIAZIONE “CITTADINI PER BOLOGNA”
PROGRAMMA DI MANDATO (2009-2014)
PER LE DONNE E GLI UOMINI DI BOLOGNA
PER UNA BOLOGNA MIGLIORE
Gianfranco Pasquino
Premessa Torna al
Programma
2. Tram
A partire dagli anni Sessanta molte città europee e quasi
tutte le italiane hanno seguito logiche di sviluppo della
mobilità basate solo sull’automobile. Da allora si sono
soppresse le reti tranviarie, si sono impoverite quelle
ferroviarie e si è investito solo sulla rete stradale con il
risultato che oggi, in Italia, il 90% delle persone e delle
merci viaggia con mezzi privati. Questa tendenza in Europa
si è arrestata e si sono finalmente riscoperte le potenzialità
del trasporto su ferro. In oltre 20 città europee a partire dal
1985 si è ripristinata la rete tramviaria: Nantes, Grenoble,
Rouen, Valenciennes, Montpellier, Parigi, Bordeaux, Orleans,
Lione, Marsiglia, Nizza, Strasburgo, Mulhouse, Croydon,
Nottingham, Birmingham, Sheffield, Manchester, Atene,
Heilbronn, Saarbrücken, Messina, Sassari, Cagliari, Bergamo,
Alicante, Barcellona, Bilbao, Valencia.
Il tram è un mezzo capillare sul territorio, modulare,
veloce, intermodale e capace di soddisfare le esigenze di
spostamento di persone ed anche di merci. È inoltre un
mezzo economico che può essere installato (re-installato nel
caso di Bologna) con tempistiche rapide e con basso impatto
architettonico.
A Bologna esistono 4 direttrici dove il tram può
ricominciare a circolare con successo, eseguendo i lavori
scaglionati nel tempo:
1. Corticella-Stazione-Indipendenza-S. Stefano-Murri-
San Ruffillo (parte linea 27 e parte 13);
2. (Casalecchio-) Andrea Costa-S. Isaia-Indipendenza-
Stazione-Fiera-Pilastro (circa linea 20);
3. Casteldebole-Barca-Battindarno-E. Ponente-S. Felice-
Bassi-E. Levante-S. Lazzaro (linea 19);
4. B. Panigale-E. Ponente-Saffi-S. Felice-Bassi-Mazzini-
Longo-Ponticella (parte linee 13 e 27).
Può sembrare un piano fantasioso, ma non lo è, è molto
ambizioso. Costruendo metà linea per volta ogni due anni si
inaugura un tratto. Dopo il secondo tratto in esercizio ci sarà
la gara dei quartieri e dei comuni limitrofi per avere un
prolungamento. Ovunque è successo così.
3. La metropolitana è superata
Nessun cantiere italiano è stato aperto meno di 8 anni,
con le strade e le piazze completamente occupate salvo
piccole striscioline laterali. Non ci si illuda che la “talpa” entri
da una parte, esca dall’altra e le stazioni si costruiscano in
una notte. I costi non sono inferiori a 100 milioni €/km.
Anche a Torino, dove erano partiti molto veloci adesso il
prolungamento per Rivoli è fermo con le stazioni al grezzo ed
allagate da circa 5 metri di acqua. Linee lunghe meno di 12
km spesso trasportano pochissime persone.
Le stazioni della metropolitana non possono essere
capillari come le fermate del tram: quando parliamo di
spostamenti dobbiamo pensare alla durata del viaggio da
porta a porta. Raggiungere la fermata, andare nel
sottosuolo, alla stazione di arrivo uscire dal sottosuolo e
raggiungere l’obiettivo di viaggio: se sommiamo questi tempi
al tempo del tragitto ci rendiamo conto che su percorsi non
lunghi la metropolitana non ha alcun vantaggio. Nel caso
della nostra città teniamo presente che il 75% degli
spostamenti avviene entro i 5 km: il tram è più veloce.
Per l’efficacia è evidente che se si sceglie questo mezzo
come primario non possiamo pensare di creare solo una linea
e mezza, dovremmo realizzare una vera e propria rete
altrimenti parte della mobilità resterebbe comunque delegata
ai mezzi di superficie.
Per la sicurezza degli utenti, la metropolitana è
svantaggiata per due motivi. Si crea un’estensione del
territorio urbano: in superficie esiste un problema di
sicurezza che potrebbe ripresentarsi amplificato nella nuova
zona urbana? E soprattutto facendo viaggiare le persone in
sotterranea eliminiamo un presidio dalla superficie: i
viaggiatori. Come sarà la città di sera quando tutti viaggiano
nel sottosuolo? Il risultato della rete metropolitana è che
sarà necessario, come è ben evidente in altre città, un
maggiore investimento in attività di controllo sia per la
superficie più sguarnita che per la nuova zona sotterranea.
4. People mover
Avere tutte le infrastrutture di trasporto possibili ed
immaginabili non solo crea notevoli costi per la costruzione,
ma rischia una esplosione dei costi di esercizio. L’aggiunta di
“rotture di carico” è deleteria per il Trasporto Pubblico. Se si
vuole un collegamento forte dell’aeroporto, è sufficiente
mandarci il tram, se lo si vuole fortissimo, è la linea
ferroviaria di forza (sia TAV che gli Interregionali) che deve
passare dentro l’aerostazione, come a Zurigo e Francoforte.
Anche se la gara è appena stata aggiudicata, dato che i
lavori non sono ancora iniziati, nulla vieta di rinunciarvi (con
modeste penali).
5. Civis
Ormai ce lo abbiamo, dobbiamo farne un buon uso. Far
passare il Civis in strada Maggiore e via San Vitale non è
necessariamente “devastante”, perché sono larghi e lunghi
come gli attuali autobus, ma se ne può e se ne deve
discutere con i cittadini cercando anche alternative. Se con il
loro passaggio avremo una corrispondente riduzione di
autobus, avremo migliorato la situazione almeno da un punto
di vista ambientale. Possiamo invece rinunciare ad alcuni
sottoprodotti nocivi, come il cambio di tensione della rete
filoviaria da 600 a 750 V, che costa oltre 10 milioni di Euro e
non porta nessun vantaggio. Possiamo pensare di rivedere e
migliorare il percorso facendolo proseguire verso le zone
occidentali della città.
7. Parcheggi privati
Al fine di ridurre il consumo del territorio e destinare
quanto più possibile la superficie urbana al trasporto
sostenibile si passerà ad una più accurata gestione della
sosta a pagamento (sulle direttrici del TPL pagano tutti,
anche i residenti) ed un rilascio dei permessi per entrare in
centro più selettivi, per evitare l’affitto dei garage ai non
residenti. Una preziosa opportunità per il centro è oggi
costituita dalla dismissione di aree demaniali ex militari, è
necessario rivedere i progetti ad oggi abbozzati al fine di
destinare le risorse necessarie in questa direzione.
8. Merci
Per il trasporto merci in centro si sviluppa un piano,
“BolognaMerci”, che preveda la razionalizzazione della
distribuzione. Si prevede un raggruppamento delle merci in
area opportuna esterna al centro (sull’esempio del Cityporto
di Padova). Il servizio sull’ultimo miglio viene realizzato
grazie a vetture elettriche o a basso impatto ambientale.
Al fine di agevolare le attività commerciali in Centro,
stante le attuali limitazioni al traffico, il Comune promuove
un servizio, “ComuneConsegna”, su prenotazione, con veicoli
a bassa emissione capaci di trasportare colli ingombranti dal
negozio richiedente sino ad un parcheggio di interscambio ad
uso dell’utente privato finale.
Una volta realizzata la rete tranviaria, sviluppo del “Cargo
Tram”, su esempio di quanto fatto a Dresda, Zurigo, Vienna.
9. Viabilità ciclabile
La bicicletta è uno dei tasselli che contribuiscono a creare
un ambiente meno inquinato, meno rumoroso e più virtuoso
da un punto di vista energetico. La bicicletta può superare il
20% degli spostamenti, rispetto al 5% odierno, se si procede
nelle seguenti direzioni:
a. Sviluppo rete ciclabile:
- Consolidamento intermodalità (con SFM e tram);
regolamentazione particolare del Centro Storico (biciclette
contromano).
- Individuazione linee di flusso dirette centro-periferia
- Consolidamento e collegamento piste ciclabili percorribili
a 20km/h.
- Integrazione rete ciclabile bolognese con la provincia.
- Riduzione conflitti con i pedoni.
b. Sicurezza:
- Azione di traffic calming (aree 30 km/h) utilizzando le
intersezioni e gli attraversamenti pedonali e ciclabili
rialzati su esempio di Cattolica (RN).
- Revisione segnaletica ed adozione modelli FIAB per
rotonde ed attraversamenti.
c. Servizi e promozione:
- Diffusione bike sharing (con bici più versatili di quelle
attuali, pesanti e poco maneggevoli).
- Incremento rastrelliere.
- Promozione utilizzo bici attraverso campagne mirate
- Creazione di incentivi per la rottamazione delle vecchie
biciclette.
- Creazione parcheggi custoditi automatici sotterranei. Si
utilizzano i sottopassaggi abbandonati in centro oltre a
parcheggi ad hoc creati in zone strategiche quali la
stazione.
1. Fonti rinnovabili
Per fonte energetica rinnovabile si intende una qualunque
delle seguenti: solare termico, solare fotovoltaico, eolico,
idroelettrico, geotermico, biomasse, biogas:
2. Efficienza energetica
Il comune adotta una politica di efficienza energetica che
riguarda sia l’edilizia industriale ed abitativa (pubblica e
privata) che l’illuminazione pubblica.
- si istituisce il Registro Energetico Comunale degli
edifici;
- si introduce, come obbligo, la certificazione energetica
degli edifici nuovi e si richiede per obbligo la certificazione
energetica degli appartamenti o edifici esistenti all’atto
della compravendita o della stipula di un contratto di
locazione;
- si introduce una tassa comunale energetica in funzione
delle classi di merito con valore pari a zero per la classe A
(per le classi si utilizza quanto definito da CasaClima). La
tassa entra in vigore al momento della presentazione del
primo certificato (atto di compravendita o locazione);
- il Comune definisce un piano di dettaglio che preveda
il passaggio della illuminazione pubblica a led;
- si effettua una revisione delle modalità operative dei
sistemi di riscaldamento e teleriscaldamento pubblici
- nella definizione dei fabbisogni luminosi il Comune di
Bologna concerta l’azione di intesa con le associazioni che
hanno competenza in tema di inquinamento luminoso.
4. Rifiuti
Il Comune diffonderà quanto più possibile la raccolta
differenziata avviando la raccolta porta a porta. L’obiettivo è
quello di ridurre quanto più possibile la percentuale di utilizzo
dei termovalorizzatori. Il Comune presenterà un piano che
incentiva tutte le attività artigianali e industriali indirizzate
verso il recupero e la raccolta differenziata.
6. Prodotti ortofrutticoli
Il Comune si impegna a promuovere produzioni e
distribuzioni di prodotti a km zero. Si impegna altresì a
verificare in maniera oggettiva la qualità dei prodotti
distribuiti nelle mense pubbliche, particolarmente in quelle
scolastiche.
Bologna più bella Torna al
Programma
Il Turismo
Il turismo a Bologna non è divenuto un settore strategico
e i consistenti incrementi, percentuali ma non assoluti, nel
numero di presenze negli anni passati sono da ricondurre alla
pressoché assente strategia delle politiche economiche
cittadine.
Occorre, invece, pianificare a sistema le opportunità
turistiche del territorio, coinvolgendo l’Università, sia come
punto di eccellenza della cultura, sia come entità da far
visitare per affrontare nuove politiche di attrazione.
Occorre potenziare il Sistema Turistico Locale nella logica
che ciascun sistema, da solo, non è sufficiente a determinare
presenze consistenti, ma che se messe a sistema,
permettono di competere con altri sistemi turistici. Occorre
ad esempio:
- pensare ad uno specifico assessorato al turismo;
- proporre Bologna come scenario architettonico di eventi
artistici e culturali;
- curare un accordo con la regione per una proposta di
sistema museale in rete con altre città d’arte regionali e
studiare un percorso treno/bus che colleghi in modo
permanente le eccellenze di questa rete;
- proporre un accordo con le associazioni degli albergatori
per pacchetti tutto compreso, soprattutto in occasione di
eventi fieristici, che comprendano visite e tour artistici e
rappresentazioni teatrali.
Le Società Partecipate
- maggior controllo sulle “mission” delle società
partecipate e sulla loro gestione;
- trasparenza degli emolumenti corrisposti a vario titolo ai
vertici aziendali;
- divieto di cumulo di incarichi nelle società controllate/
partecipate dal comune, salvo deroghe esplicitamente
giustificate;
- tentare, attraverso l’accordo con gli altri soci pubblici, di
ridurre le partecipazioni pubbliche ad un livello di
minoranza “qualificata” che permetta di monitorare e
mantenere il perseguimento dell’interesse pubblico senza
coinvolgimenti e influenze sulla gestione;
- gestire in modo dinamico le partecipazioni reinvestendo
quelle dismesse in nuovi stimoli per l’economia locale.
La scuola
Il sistema educativo bolognese è forte e ben radicato nel
territorio, anche grazie all’impegno degli Enti locali che vi
hanno dedicato risorse umane ed economiche, alla qualità
professionale, pedagogica e didattica dei docenti, alla
considerazione di cui gode la scuola nelle nostre Comunità, ai
rapporti di fiducia ed alla partecipazione attiva delle famiglie.
La generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’estensione
del tempo scuola per scelta educativa oltre che per esigenze
sociali, gli alti livelli di scolarizzazione superiore, l’attenzione
alle esigenze occupazionali in particolare femminile, sono
caratteristiche molto note di questo sistema formativo e di
questo territorio, che ha visto nell‘investimento in formazione
e ricerca il volano dello sviluppo economico e sociale. Questo
sistema ha retto con difficoltà, ma con impegno crescente a
fronte di una duplice congiuntura: progressivo incremento
della popolazione scolastica (dal 2004 si registrano 3.000
studenti in più ogni anno scolastico) grazie anche
all’accoglienza di un consistente flusso immigratorio (11 per
cento di alunni stranieri presenti nelle scuole bolognesi di
ogni ordine e grado). Tale investimento assume oggi, a
fronte di una crisi senza precedenti, un rilievo più che mai
strategico anche come sponda per la qualificazione o la
riqualificazione delle lavoratrici e dei lavoratori sospesi o
espulsi dal lavoro. I dati sono preoccupanti: Scuola primaria
2.435 alunni in più, 243 posti in meno; Scuola media 3.091
alunni in più, 688 posti in meno; Scuola secondaria 665 posti
in più, 427 posti in meno.
Il nostro sistema scolastico provinciale non può sostenere
– specie a fronte del consolidato trend di crescita della
popolazione scolastica – il prospettato taglio di circa 1.500
unità di personale docente ed ATA nei prossimi due anni (500
docenti nel solo prossimo anno), aumenta la loro
precarizzazione mentre occorrerebbero invece almeno 250
docenti in più per il prossimo anno scolastico, oltre ad
almeno 40 docenti aggiuntivi per il sostegno agli alunni con
disabilità, a fronte dell’incremento della popolazione
scolastica di 3.000 studenti. A tali tagli non potrà
corrispondere alcun ruolo di supplenza da parte degli Enti
Locali, in considerazione delle loro competenze in materia e
dell’attuale stato delle condizioni della finanza locale.
Intendiamo pertanto metter in campo ogni risorsa sia per
assicurare l’attivazione di tutte le sezioni a tempo pieno ad
oggi esistenti nella scuola dell’infanzia e delle nuove sezioni
richieste dalle famiglie per il prossimo anno scolastico sia
affinché venga accolta la domanda, aggiuntiva, rispetto al
numero attuale delle sezioni a tempo pieno attive in
provincia di Bologna, espressa dalle 3.200 famiglie che
hanno iscritto i propri figli nelle prime classi della scuola
primaria. Soltanto una scuola in piedi, può garantire la vita
stessa e il perpetuarsi della democrazia, che ha bisogno, per
mantenersi, di saperi che circolano, di diversità culturali, di
conoscenze, di senso critico diffuso, di competitività
intellettuale. Lavoreremo dunque per mantenere istituzioni
scolastiche in piedi, con una “spina dorsale”, con insegnanti
che riscoprano il gusto (e i vantaggi) dell’autoformazione,
della valutazione (per se stessi e per i loro studenti) e della
carriera. Solo cosi pensiamo di contribuire alla formazione di
cittadini in grado di conservare la propria identità nazionale e
di rapportarsi alle altre culture, rispettando e riconoscendo il
valore della diversità come fonte di arricchimento.
A questo serve la scuola: ad aiutare le persone a
crescere, e a tenere insieme la comunità sociale. L’istruzione
è un “diritto di cittadinanza”. E a questo non vogliamo e non
dobbiamo rinunciare.
Cosa fare
Il sistema culturale bolognese ha enormi potenzialità. È
caratterizzato da forte eterogeneità con istituzioni culturali di
rilievo nazionale (tra tante l’Università, i musei, le
biblioteche, la Gam, la Cineteca, la Fondazione Lirico
Sinfonica- Teatro Comunale, l’Accademia di Belle Arti), con
teatri, festival, imprese della cultura, delle comunicazione,
del cinema, dei contenuti digitali, con organizzatori di eventi
culturali, artisti, scrittori, fumettisti, designer, numerose
associazioni. Inoltre Bologna è riconosciuta dall’Unesco città
della Musica, unica in Italia e seconda in Europa solo a
Siviglia. Ha una significativa presenza di imprese che
operano nella filiera della produzione audiovisuale
cinematografica e televisiva.
Questo sistema è un patrimonio strategico per lo sviluppo
della città, ma già dal 2009 è stato fortemente compromesso
dal cospicuo taglio al Fondo Unico dello Spettacolo e dai tagli
delle sovvenzioni locali e delle erogazioni delle Fondazioni
Bancarie. Il Comune interverrà facendosi promotore di una
azione di coordinamento con gli altri soggetti istituzionali
(Ministero, Regione, Provincia e Fondazioni Bancarie) oltre
che con gli attori del settore per definire un Piano Strutturale
per la Cultura a Bologna.
Questo Piano darà risposte lungo le seguenti linee
programmatiche:
- Cultura come investimento, come leva produttiva
capace di contribuire alla crescita della città e di attrarre
nuove risorse.
- Valorizzazione delle sinergie tra le realtà culturali della
città e della provincia, mettendo in comunicazione il
centro con le periferie, nell’intento di qualificare l’offerta
complessiva e renderla più capillare, eliminando aree di
abbandono.
- Valorizzazione delle istituzioni culturali della loro
capacità progettuale e della loro operatività. Potenziare il
loro dialogo con la società civile in particolare modo con
l’associativismo.
- Favorire il pluralismo dell’offerta culturale costruendo
convenzioni con le istituzioni o con i soggetti che
gestiscono spazi culturali comunali che prevedano il
sostegno all’attività di nuovi soggetti.
- Costruire sinergie con il principale “produttore culturale”
che è l’università per condividere obiettivi e strategie per
valorizzare il ruolo dell’Alma Mater nel tessuto cittadino.
- Progettare e realizzare spazi di auto-produzione aperti
ai giovani, agli artisti ed alle associazioni culturali, che
operino in contatto con i quartieri, nell’intento anche di
riqualificare strutture dimesse ed ottimizzare l’utilizzo
degli spazi cittadini esistenti.
- Potenziare le azioni che utilizzano la cultura come
strumento di inclusione sociale e che permettano uno
scambio interculturale.
- Costruire una politica di pianificazione territoriale che
metta al centro la realizzazione di infrastrutture culturali.
- Creare le condizioni perché Bologna possa competere
per affermarsi come città del cinema e del multimediale.
- Dotarsi di strumenti di commercializzazione e di
promozione nazionale ed internazionale delle produzioni
culturali locali.
- Predisporre uno sportello di assistenza delle nuove
realtà associative o dei giovani artisti.
- Progettare sostegni all’insediamento di imprese che
operino in settori creativi.
8 maggio 2009
Indice dei nomi
(Per cercare nel documento, digitare CTRL+F, scrivere il nome e premere Invio)
Amato, G. Imbeni, R.
Amorosi, A. Iorfino, N.
Andreatta, B. La Forgia, A.
Andreatta, N. Lazzaroni, L.
Balzanelli, A. Lenzi, R.
Baraldi, F. Lewanski, R.
Barbagli, M. Maccaferri, G.
Bartolomei, R. Marx, K.
Bartolini, S. Marzullo, G.
Bergami, M. Matteucci, N.
Berlusconi, S. Mazzuca, A.
Bersani, P. Melloni, C.
Bertinotti, F. Mennichelli, D.
Bindi, R. Merighi, C.
Blair, T. Merola, V.
Boccia, F. Michelini, W.
Bonaga, S. Naldi, G.G.
Bonazzi, P. Naldi, M.
Bruni, M. Nanni, A.
Buriani, M. Napolitano, O.
Calda, F. Orioli, P.
Calderoli, R. Padellaro, A.
Calzolari, G. Padoa Schioppa, T.
Calzolari, P.U. Panebianco, A.
Cammelli, M. Pannella, M.
Cancellieri, A. Parisi, A.
Caronna, S. Pedrazzi, L.
Casini, P. Pettazzoni, E.
Cazzola, A. Pizzirani, I.
Cervellati, P. Pombeni, P.
Cevenini, M. Principe, A.
Cicconi, I. Prodi, R.
Cofferati, S. Prodi, V.
Collina, P. Ramazza, A.
Corticelli, D. Reverberi, J.
Cracchi, C. Riccardi, C.
Crepuscoli, C. Rizzo Nervo, L.
D’Alema, M. Roversi Monaco, F.
De Gaulle, C. Salvati, M.
De Maria, A. Sen, A.
De Plato, G. Schröder, G.
Delbono, F. Spelta, T.S.
Delli Santi, F. Spinelli, A.
Donini, R. Todaro, G.
Dossetti, G. Tonelli, G.
Dozza, G. Tonna, S.
Draghetti, B. Traldi, E.
Errani, V. Truzzi, S.
Fanti, G. Valbruzzi, M.
Fanti, L. Varesi, V.
Fava, C. Vendola, N.
Filippi, I. Visci, P.
Forlani, A. Vitali, W.
Galli, C. Weber, M.
Galli della Loggia, E. Zampa, S.
Giugni, G. Zamagni, S.
Grilli, M. Zangaro, A.
Grosso, L. Zangheri, R.
Guazzaloca, G. Zani, M.
Candidato
nelle amministrative
2008-2009
a sindaco di Bologna
Gianfranco Pasquino
autorevole professore
di scienza politica
e già parlamentare
per tre legislature
racconta alla soglia
di queste nuove primarie
la sua avventura di sindaco
il degrado brutto fazioso
e amministrativo della città
narrato
nel carattere Simoncini Garamond
su carta Arcoprint
delle Cartiere Fedrigoni
dalla tipografia Sograte
di Città di Castello
per conto di Diabasis
nel dicembre
duemila
dieci
I muri bianchi.
Biblioteca di cultura civile
Per il Bene Comune. Dallo stato del benessere alla società del
benessere
di Bruno Amoroso, prefazione di Johnny Dotti