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15.2.3 Effetti dannosi delle risposte immunitarie
I principali effetti collaterali delle risposte a batteri extracellulari sono l’infiammazione e lo shock settico.
Le reazioni infiammatorie, dovute agli stessi meccanismi che sradicano l’infezione, sono normalmente
controllate e autolimitanti. Lo shock settico è la conseguenza di infezioni disseminate da parte di batteri
Gram- (e qualche Gram+) ed è caratterizzato da collasso cardiocircolatorio e coagulazione intravascolare
disseminata. La fase precoce è causata dalle citochine macrofagiche prodotte soprattutto in risposta
all’LPS; TNF è la principale citochina mediatrice dello shock, ma anche IFN-γ e IL-12 hanno ruolo.
Alcune tossine batterische stimolano tutti i linfociti T in un individuo che esprimono una particolare
famiglia genica di recettori: sono i superantigeni. La loro importanza sta nel fatto che possono attivare
moltissimi linfociti, con conseguente iperproduzione di citochine e shock.
Una complicazione tardiva della risposta umorale può essere la generazione di anticorpi patogeni. La
febbre reumatica è la sequela di un’infezione faringea da parte di alcuni streptococchi β-emolitici; l’in-
fezione porta alla produzione di anticorpi contro una proteina della parete batterica ma alcuni di questi
cross-reagiscono con proteine del sarcolemma cardiaco con conseguente endocardite. La glomerulone-
frite streptococcica è la sequela anch’essa di infezioni con streptococchi β-emolitici in cui gli anticorpi
formano complessi che si vanno a depositare nel rene causando la nefrite.
1. Attivazione dei macrofagi grazie ai segnali dei linfociti T quali CD40L o IFN-γ
2. Lisi delle cellule infette da parte dei linfociti citotossici
Sia le cellule CD4+ che le CD8+ rispondono agli antigeni proteici dei microbi fagocitati che sono presen-
tati come peptidi sulle molecole MHCII o I. Le cellule CD4+ differenziano in effettori TH 1 dietro stimolo
di IL-12 prodotta dai macrofagi e dalle cellule dendritiche. I linfociti T esprimono CD40L e secernono
IFN-γ e questi due stimoli attivano i macrofagi per produrre varie sostanze microbicide. L’interferone
stimola inoltre la produzione di isotipi anticorpali che attivano il complemento e opsonizzano i batteri
per aiutarne la fagocitosi.
I batteri fagocitati stimolano i linfociti CD8+ se gli antigeni passano dal fagosoma al citosol o se
il batterio scappa dal fagosoma. Nel citoplasma i meccanismi microbicidi del fagocita sono inutili e
l’infezione va estirpata uccidendo la cellula.
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L’attivazione macrofagica si ha in risposta a microbi intracellulari che possono anche causare danno
tissutale. Il danno può essere il risultato di ipersensibilità ritardata. I batteri intracellulari si sono evo-
luti per resistere all’uccisione, e persistono spesso per lunghi periodi causando stimolazione antigenica
cronica dei linfociti e attivazione dei macrofagi che possono risultare nella formazione di granulomi. La
formazione di granulomi, principale segno istologico per alcune patologie, serve a evitare la diffusione
dei microbi ma è anche causa di pesanti disfunzioni tissutali.
Le differenze individuali nei pattern di risposta linfocitaria ai microbi intracellulari sono determi-
nanti importanti per la progressione e l’esito della malattia: esempio è la lebbra. Esistono due forme
di lebbra, lepromatosa o tubercoloide. Nella forma lepromatosa i pazienti hanno alti titoli di anticor-
pi specifici ma deboli risposte cellulomediate; l’esito evidente è la formazione di lesioni distruttive di
cute e tessuti annessi. I pazienti con lebbra tubercolosa hanno invece forte immunità cellulomediata e
pochi anticorpi: si sviluppano danni ai nervi periferici ma la distruzione tissutale è molto minore. La
differenza tra le due patologie è il modo in cui l’organismo risponde.
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L’eliminazione di virus intracellulari è mediata dai linfociti citotossici che uccidono la cellula infetta.
Quasi tutti i linfociti citotossici sono CD8+ che risconoscono antigeni citosolici in associazione a MHCI.
Se la cellula che presenta l’antigene non è una APC professionista può essere fagocitata da una di
queste per attivare meglio i linfociti CD8+ naive: si parla di cross-priming o cross-presentazione. La
piena differenziazione a linfociti citotossici richiede l’immunità innata o le citochine prodotte dagli
helper o i costimolatori sulle cellule infette.
Le risposte immunitarie alle infezioni virali possono produrre danni per azione dei linfociti citotossici
o per altre vie. Una consequenza di alcune infezioni a lungo termine, tipo epatite B, è la formazione di
immunocomplessi che si depositano nei vasi e portano a vasculite sistemica.
3. Produzione di molecole che inibiscono la risposta immunitaria. Alcuni virus (ad esempio poxvirus)
producono proteine leganti citochine che funzionano da antagonisti competitivi. Altri virus pro-
ducono molecole simil MHCI che competono per la presentazione, altri molecole che inibiscono
l’attivazione dei macrofagi.
4. Blocco delle risposte citotossiche in infezioni croniche. Alcuni virus potrebbero aver imparato a
sfruttare i normali meccanismi di regolazione immunitaria e ad attivarli a piacimento.
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