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II.

Analisi del terreno


1. Le analisi del terreno

L’analisi chimica del terreno è un supporto indispensabile alla elaborazio-


ne di un corretto piano di concimazione.
Le analisi del terreno permettono di [1]: orientare meglio le lavorazioni,
l’irrigazione, la scelta delle varietà colturali e dei portainnesti; individuare gli
elementi nutritivi eventualmente carenti e quindi in grado di limitare le pro-
duzioni agricole; rilevare se vi sono elementi presenti in dosi elevate, tali da
permettere di contenere le concimazioni; concorrere ad una corretta diagno-
si di eventuali alterazioni o affezioni delle colture, attraverso l’individuazione
di carenze, squilibri od eccessi di elementi.

1.1 Le analisi di base

Viene stabilito un insieme di analisi, definite di base, necessarie e suffi-


cienti non solo ad identificare le caratteristiche fondamentali del suolo e la
sua dotazione in elementi nutritivi, ma anche a rendere possibile l’utilizzo
delle procedure di calcolo (sezione “Calcolo delle unità di concime”), per la
stima delle unità fertilizzanti dei macroelementi (azoto, fosforo e potassio) da
distribuire al terreno. Le analisi di base sono:

Scheletro

Tessitura (Sabbia, Limo, Argilla)

Carbonio organico

Reazione del suolo

Calcare totale e calcare attivo

Conduttività elettrica

Azoto totale

Fosforo assimilabile

Capacità di Scambio Cationico (CSC)

Basi di scambio (Potassio scambiabile, Calcio scambiabile, Magnesio


scambiabile, Sodio scambiabile)

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Alcune caratteristiche fondamentali del terreno quali scheletro e tessitura, rea-
zione (pH), carbonati totali, calcare attivo, capacità di scambio cationico e con-
duttività elettrica, non si modificano nel tempo, se non lentamente. Pertanto, esse
potranno essere esaminate una tantum solo in funzione di specifiche esigenze [1].

Può essere quindi individuato un insieme di analisi, definito come anali-


si semplificata, le quali permettono di conoscere la dotazione in macroele-
menti e mesoelementi, contenendo il costo previsto per la loro effettuazione.
Le analisi semplificate comprendono:
Carbonio organico
Azoto totale
Fosforo assimilabile
Basi di scambio (Potassio scambiabile; Calcio scam-
biabile; Magnesio scambiabile)

1.2 Le analisi accessorie

Situazioni pedologiche anomale, correzioni del terreno, esigenze nutritive


particolari della coltura, fitopatie, stima dei più corretti volumi di adacqua-
mento in funzione della fertilizzazione, possono richiedere la valutazione
analitica di alcuni parametri chimici e fisici del suolo ad essi correlati.
Ciò può essere attuato mediante le analisi accessorie, ovvero un insieme
di determinazioni analitiche standardizzate che forniscono al tecnico utili
indicazioni, o la soluzione di alcuni problemi agronomici che più frequente-
mente si riscontrano nella redazione del piano di concimazione aziendale.
Tali parametri possono essere così sintetizzati:
Microelementi assimilabili (ferro, manganese, zinco, rame)
Acidità
Boro solubile
Zolfo
Fabbisogno in calce
Fabbisogno in gesso
Analisi fisiche
Massa volumica apparente
Massa volumica reale
Ritenzione idrica a 33 kPa
Ritenzione idrica a 1500 kPa
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In relazione alle diverse esigenze, potranno essere richieste una o più di
tali determinazioni.

1.3 Le metodiche ufficiali

Le analisi chimiche [2]

Le analisi chimiche dovranno essere eseguite secondo quanto previsto dai


“Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo” (MUACS) D.M. del 13/09/99
- riportati in Gazzetta Ufficiale n. 185 del 21 ottobre 1999.

Modifiche alle metodiche analitiche pubblicate nella succitata Gazzetta sono


riportate in [4].

Le analisi fisiche [3]

Le analisi fisiche dovranno essere eseguite secondo quanto previsto dai


“Metodi ufficiali di analisi fisica del suolo” (MUAFS) D.M. del 01/08/97
riportati in Gazzetta Ufficiale n. 204 del 2 settembre 1997

1.4 Bibliografia

[1] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali (1995). Guida alla lettura ed
interpretazione del Codice di Buona Pratica Agricola per la protezione delle acque dai
nitrati. Quaderno n. 2. Edagricole
[2] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[3] Ministero per le Politiche Agricole (1997). Metodi ufficiali di analisi fisica del suolo.
D.M. del 1° agosto 1997, Gazzetta Ufficiale n. 204 del 2.09.97
[4] ] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

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2. Scheletro

Per scheletro si intende la frazione di terreno costituita da elementi di dia-


metro superiore a 2 mm.
Lo scheletro è un costituente inerte che non partecipa ai fenomeni di
adsorbimento e desorbimento degli elementi nutritivi. Tuttavia la sua pre-
senza riduce la capacità di ritenzione idrica del suolo, ed anche i livelli di fer-
tilità. Infatti, a parità di volume di suolo, è presente meno terra fine. In linea
generale si può affermare che all’aumentare dello scheletro, la capacità pro-
duttiva del terreno diminuisce.

2.1 Metodica ufficiale

Metodo n. II.1 “Preparazione del campione e determinazione dello schele-


tro” [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo.


Il dato deve essere espresso in g/kg, senza cifre decimali.

2.2 Valutazione agronomica

Ai fini della valutazione agronomica dello scheletro si considerano la sua


percentuale sul volume di suolo e le dimensioni.
Scheletro valutazione
[g/kg] agronomica
inferiore a 10 assente
tra 10 e 50 scarso
tra 50 e 150 comune
tra 150 e 350 frequente
tra 350 e 600 abbondante
superiore a 600 molto abbondante

dimensioni valutazione
[cm] agronomica
minore di 7,5 ghiaia
tra 7,5 e 25 ciottoli
tra 25 e 60 pietre
maggiore di 60 blocchi

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Scheletro di dimensioni elevate può interferire con l’uso di alcune macchi-
ne agricole, come ad esempio le seminatrici di precisione. Se nel terreno sono
presenti poi pietre di grosse dimensioni, si rende necessario lo spietramento.

2.3 Informazioni generali

In un terreno ricco di scheletro sono accentuati i processi ossidativi ed il


tenore di humus risulta probabilmente inferiore a quello normalmente riscon-
trabile in suoli aventi analoga composizione granulometrica della terra fine.

2.4 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “tessitura”

2.5 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

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3. Tessitura

La tessitura è la distribuzione per classi dimensionali delle particelle ele-


mentari ed è uno dei caratteri edafici più importanti in quanto non varia
considerevolmente con il tempo.

La tessitura è responsabile di molte proprietà fisiche (per es. struttura),


idrologiche (per es. permeabilità, capacità di ritenzione idrica) e chimiche
(es. capacità di scambio cationico) dei suoli.

Le particelle minerali costituenti il suolo coprono un ampio intervallo,


dalle pietre alle argille. Mentre per le particelle superiori a 2 mm (lo schele-
tro) la suddivione è abbastanza definita, numerosi sono i sistemi di classifi-
cazione per le particelle al di sotto dei 2 mm (la terra fine). Il sistema classi-
ficatorio proposto è quello USDA (United States Department of
Agriculture) che suddivide le particelle nelle seguenti classi dimensionali [2]:
diametro delle frazione
particelle granulometrica
tra 2,0 e 1,0 mm sabbia molto grossa
tra 1,0 e 0,5 mm sabbia grossa
tra 0,5 e 0,25 mm sabbia media
tra 0,25 e 0,10 mm sabbia fine
tra 0,10 e 0,05 mm sabbia molto fine
tra 0,05 e 0,02 mm limo grosso
tra 0,02 e 0,002 mm limo fine
inferiore a 0,002 mm argilla

Le classi sopra riportate sono determinate solo per la classificazione del suolo.
Per questo motivo, nella redazione di un piano di concimazione, è sufficiente
determinare solo le tre principali frazioni granulometriche della terra fine:
diametro delle frazione
particelle granulometrica
tra 2 e 0,05 mm sabbia
tra 0,05 e 0,002 mm limo
inferiore a 0,002 mm argilla

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Una volta determinate le percentuali di sabbia, limo ed argilla, per stabi-
lire la tessitura è necessario avvalersi del triangolo tessiturale (figura 1), che
consente l’attribuzione della classe tessiturale al suolo. Sui lati di un trian-
golo equilatero sono riportati, rispettivamente, i valori di sabbia, limo ed
argilla. All’interno sono definiti una serie di poligoni, ognuno dei quali indi-
vidua la classe tessiturale. L’incrocio dei valori delle tre frazioni granulome-
triche, ricadendo in uno dei poligoni, determina la classe tessiturale.
figura 1 -triangolo USDA
S sabbiosa
SF sabbioso-franca
FS franco-sabbiosa
F franca
FL franco limosa
L limosa
FSA franco sabbioso-argillosa
FA franco argillosa
FLA franco limoso-argillosa
AS argilloso-sabbiosa
AL argilloso-limosa
A argillosa

3.1 Metodica ufficiale

Metodo II.5 “Determinazione della granulometria per setacciatura ad


umido e sedimentazione (metodo della pipetta)” [1] [4]

Rispetto agli altri metodi proposti nei “Metodi ufficiali”, questo metodo
risulta il più preciso.
Il metodo è applicabile a tutti i terreni non organici e non torbosi, ovve-
ro che contengono meno di 120 g/kg di carbonio organico.
Il principale problema nella determinazione riguarda la rimozione dei
cementi (sostanza organica, ossidi di ferro e carbonati) che tendono a “lega-
re” tra loro le particelle.
I dati devono essere espressi in g/kg, senza cifre decimali, della terra fine. Deve
essere indicato il sistema di classificazione delle particelle (per es. USDA, ISSS).

3.2 Valutazione agronomica

L’analisi granulometrica, per poter costituire un’utile informazione,


dovrebbe essere accompagnata dall’acidità e dalla dotazione di ioni floccu-

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lanti (calcio e magnesio) del terreno e completata soprattutto dall’esame del
profilo.
Per una valutazione più esauriente occorrerebbe tenere conto della dota-
zione di calcare e sostanza organica. In tal modo dalla definizione del terre-
no ricavata dal triangolo delle tessiture, si può aggiungere il suffisso calcareo,
per contenuti variabili da 50 a 200 g/kg, ed il suffisso umifero per contenu-
ti variabili da 40 a 100 g/kg (es. argilloso-calcareo; limoso-umifero).

3.3 Informazioni generali

In assenza di un’analisi granulometrica di laboratorio, è possibile valutare


la tessitura sulla base di sensazioni tattili percepite nel manipolare il terreno.
Nella sez. Allegati è riportato, come test di campagna, lo schema per la valu-
tazione al tatto per la definizione della classe tessiturale USDA.

3.4 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Scheletro”

3.5 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 185 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

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4. Reazione del suolo (pH)

La reazione del suolo, acida, neutra o alcalina, è espressa dal valore di pH


che deve essere inteso in termini di attività chimica degli idrogenioni [4].
Essa è legata, fondamentalmente, alla natura della matrice litologica e all’an-
damento dell’evoluzione pedogenetica, quest’ultima strettamente correlata
alle condizioni pedoclimatiche che l’hanno accompagnata.
Ma altri fattori, sia interni che esterni, concorrono a determinare varia-
zioni della reazione del suolo: la presenza di particolari sostanze, l’eteroge-
neità e la microeterogeneità del sistema, le caratteristiche climatiche stagio-
nali, le tecniche colturali (l’aratura profonda può determinare incrementi di
pH; la fertilizzazione con concimi minerali costituiti da sali a reazione acida
- ammonio solfato, ammonio fosfato, ammonio nitrato e urea - o basica -
scorie di Thomas, calcio nitrato, calcio fosfato bibasico) [4].

La valutazione della reazione, che condiziona in misura determinante le


proprietà fisiche, chimiche, biologiche e nutrizionali del suolo costituisce, in
generale, il punto di partenza dell’iter analitico.

4.1 Metodica ufficiale

Metodo III. 1 “Determinazione del grado di reazione (pH)” (determina-


zione del pH in acqua) [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo. Tuttavia i valori ottenuti non


rispecchiano fedelmente il valore del pH in campo, ma sono indicativi del
grado di reazione del sistema. Usando sospensioni di sali neutri (KCl e,
soprattutto, CaCl2), i valori di pH sono maggiormente correlati al grado di
saturazione e alla natura del complesso di scambio [1].
Il dato è espresso come unità di pH con una sola cifra decimale, preci-
sando la soluzione utilizzata.

4.2 Valutazione agronomica

Normalmente il pH dei suoli varia da 4,0 a 8,5; in condizioni particola-


ri si possono riscontrare suoli con pH inferiore a 3 o superiori a 10.

Sulla base dei valori di pH in H20 i suoli vengono classificati secondo lo


schema riportato in tabella (classificazione USDA)

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classificazione reazione
(pH in acqua)
ultraacido < 3,5
estremamente acido 3,5 ÷ 4,4
molto fortemente acido 4,5 ÷ 5,0
fortemente acido 5,1 ÷ 5,5
moderatamente acido 5,6 ÷ 6,0
debolmente acido 6,1 ÷ 6,5
neutro 6,6 ÷ 7,3
debolmente alcalino 7,4 ÷ 7,8
moderatamente alcalino 7,9 ÷ 8,4
fortemente alcalino 8,5 ÷ 9,0
molto fortemente alcalino > 9,0

Nei terreni neutri ed alcalini, il valore del pH è correlato al contenuto in


calcare, al tenore in basi scambiabili e, nel caso di suoli a pH superiori a
8,4÷8,5, alla percentuale di sodio e/o magnesio nel complesso di scambio.
Pertanto, i terreni calcarei non manifestano mai pH superiori a 8,5.
Nei terreni acidi il valore di pH è correlato all’acidità complessiva e di
scambio (alluminio + idrogeno) e quindi al grado di saturazione basica che,
ovviamente, è sempre inferiore al 100%.

L’assimilabilità degli elementi nutritivi indispensabili alle piante è condi-


zionata dalla reazione. Ferro, manganese, rame e zinco sono influenzati dal
pH: un aumento induce una diminuzione di solubilità e, pertanto, una mino-
re disponibilità per le piante le quali possono manifestare sintomi, più o meno
gravi, di carenze nutrizionali - clorosi ferrica, carenza di manganese, ecc. Al
contrario, una diminuzione del pH (aumento dell’acidità) favorisce la solubi-
lità di questi elementi. Comportamento contrario manifesta il molibdeno.
Anche i composti del fosforo vengono convertiti in forme poco solubili
tanto nei suoli acidi che in quelli ad alcalinità fisiologica (insolubilizzazione
del fosforo) [4].

Rilevanti sono gli effetti del pH su alcune attività biologiche del suolo. La
reazione acida riduce o inibisce numerose attività batteriche, per cui risulta-
no sensibilmente ridotti i processi di azotofissazione, di nitrosazione e di
nitrificazione, e favorisce lo sviluppo e le attività dei funghi.

Non meno importanti sono gli effetti del pH sulle caratteristiche chimi-
co-fisiche del suolo: la dispersione dei costituenti la frazione argillosa, la
distruzione degli aggregati del suolo, la riduzione della permeabilità all’ac-

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qua, la contrazione del volume per essiccamento risultano influenzati dal
grado di reazione. In tal senso le condizioni ottimali si accertano nei suoli
debolmente acidi o neutri [4].

4.3 Elementi di Buona Pratica Agricola

Come è noto, le colture necessitano, per uno sviluppo ottimale, di un


ambiente chimicamente compatibile con i meccanismi biochimici di assor-
bimento e difesa. Tale compatibilità sembra essere importante soprattutto
per le specie da fiore, mentre le più comuni specie da pieno campo sembra-
no adattarsi bene nell’intervallo di pH compreso tra 5,5 e 8,0.

La bassa produttività dei terreni molto acidi è spesso collegata ad azioni


tossiche per la messa in libertà di cationi metallici (in particolare per l’allumi-
nio) che le piante assorbono in quantità tale da superare la soglia di tossicità.
La neutralizzazione dell’alluminio e degli altri elementi metallici, presuppone
l’utilizzo di ammendanti calcarei (calcare, dolomia, marna calcarea) che,
innalzando la reazione del terreno, provocano la loro immobilizzazione.
Inoltre la correzione dei suoli acidi agendo su molte proprietà fisiche, chimi-
che e biologiche del suolo, rende l’habitat più favorevole alla crescita vegetale.

Nei suoli a reazione fortemente alcalina dovuta ad accumuli di sodio sul


complesso di scambio, è possibile la correzione del pH mediante la sommi-
nistrazione di gesso il quale permette di ripristinare i giusti rapporti tra cal-
cio, magnesio, potassio e sodio scambiabili, di migliorare le proprietà fisiche,
di rendere i metalli maggiormente disponibili all’assorbimento radicale.

4.4 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Calcare totale ed attivo”


• questa sezione - par. “Basi di scambio”
• questa sezione - par. “Grado di saturazione basica”
• sezione 5 - “Schede colturali”

4.5 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99

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[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

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5. Conduttività elettrica

La conduttività rappresenta la misura indiretta della concentrazione tota-


le dei sali disciolti nella “soluzione del suolo”. Tale concentrazione e quindi
la conduttività, entrambe dipendenti dal chimismo del terreno, sono forte-
mente influenzate dal contenuto d’acqua, dal pH, dalla capacità di scambio
cationico, dal potenziale redox, dalla quantità di sostanze umiche, dall’attivi-
tà microbica [4], nonché da fattori esterni quali il clima e fattori antropici
come le acque di irrigazione e le concimazioni più o meno recenti.
Tutti i suoli coltivati sono caratterizzati dalla presenza di sali solubili
(costituiti prevalentemente dai cationi sodio, calcio e magnesio e dagli anio-
ni cloruro, solfato e bicarbonato).
La misura della conduttività permette di valutare la salinità del terreno
che, in alcuni casi può provocare effetti negativi sulle colture sia per la pre-
senza di alcuni elementi tossici (effetto specifico), sia per l’effetto dovuto
all’inibizione dell’assorbimento di acqua per aumento della pressione osmo-
tica della soluzione del terreno (effetto aspecifico).

5.1 Metodica ufficiale

Metodo IV.1 “Determinazione della conduttività elettrica” [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo.


Il dato si esprime in dS/m a 25°C, con due cifre decimali, specificando
con quale rapporto acqua/suolo si è operato.

Sono possibili nel metodo estratti ottenuti con differenti rapporti


acqua/suolo:
• a saturazione (pasta satura);
• a rapporto acqua/suolo 5:1 (estratto acquoso 5:1);
• a rapporto acqua/suolo 2:1 (estratto acquoso 2:1).
I valori analitici ottenuti sull’estratto a pasta satura danno indicazioni più
valide sullo stato di salinità del suolo perché risultano collegabili, con for-
mule empiriche, alla pressione osmotica della fase liquida e alla risposta delle
piante coltivate [1]:

Sali solubili (mg/L) nell’estratto a pasta satura = 640 * conduttività elet-


trica.

La preparazione dell’estratto 5:1 è di facile esecuzione, richiede una quan-


tità di campione poco elevata, risulta conveniente quando si devono studia-
re variazioni di salinità nello stesso suolo.

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5.2 Valutazione agronomica

La determinazione della conduttività sugli estratti acquosi del terreno


consente di avere una pronta indicazione sui potenziali danni e riduzioni di
resa delle colture, tenendo conto della loro più o meno elevata sensibilità alla
salinità.
La variabilità dei valori di conduttività per i diversi tipi di suolo è note-
vole e non sono disponibili, al momento, indicazioni sufficienti a stabilire
per i terreni italiani una taratura agronomica.
La salinità si manifesta in campo con una diminuzione dei raccolti (si può
arrivare ad una riduzione anche del 20% delle rese senza che appaiano evi-
denti i danni provocati dall’eccesso di sali) e con la presenza di aree dove la
germinazione risulta essere molto ridotta; le piante presentano uno sviluppo
stentato e manifestano diverse alterazioni, come accartocciamenti delle
foglie, necrosi dei margini e degli apici fogliari, colorazioni atipiche (spesso
verde-bluastra), e si coprono di un deposito ceroso.
La tolleranza alla salinità varia notevolmente a seconda della coltura e
della varietà e, per una stessa coltura, dallo stadio vegetativo.

5.3 Elementi di Buona Pratica Agricola

Un campo di valori di 0,2÷2,0 dS/m risulta quello più facilmente riscon-


trabile in terreni non salini, indicando buone potenzialità di produzione e
rischi di perdite di produzione praticamente assenti.
Valori più alti fino a 4,0 dS/m obbligano alla scelta di varietà colturali
resistenti ed inducono ad indagini più approfondite al fine di classificare il
terreno per l’esecuzione delle necessarie bonifiche.

5.4 Informazioni generali

La determinazione della conduttività è indispensabile per la classificazio-


ne dei terreni salini ed alcalini che si basa anche sulla misura del pH e della
percentuale di sodio scambiabile (ESP):
conduttività ESP pH
tipo di suolo [dS/m]
salino superiore a 4 inferiore a 15 inferiore a 8,5
sodico inferiore a 4 superiore a 15 superiore a 8,5
salino-sodico superiore a 4 superiore a 15 inferiore a 8,5

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5.5 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “reazione del suolo (pH)”


• questa sezione - par. “basi di scambio”
• questa sezione - par. “Percentuale di sodio scambiabile (ESP)”
• questa sezione - par. “Schede colturali”

5.6 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. Franco Angeli Editore.

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6. Calcare totale ed attivo

La conoscenza del contenuto di carbonati totali del suolo, impropria-


mente definito per convenzione “calcare totale”, è utile per la corretta inter-
pretazione del pH, per valutare l’incidenza del calcare nel volume del suolo,
e quindi la proporzione della frazione più direttamente interessata alla nutri-
zione vegetale, e per il calcolo dei fabbisogni idrici.
Il “calcare attivo” definisce la quantità di calcare che reagisce, in condi-
zioni standardizzate, con una soluzione di ossalato ammonico. Rappresenta
l’aliquota del calcare dotata di maggiore reattività, in relazione alla dimen-
sione dei cristalli ed alla loro struttura.

6.1 Metodica ufficiale

Metodo V.1 “Determinazione del calcare totale” [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo e permette di determinare la


totalità dei carbonati (CaCO3, MgCO3, Na2CO3, ecc.) presenti in un suolo.
Il dato si esprime in g/kg di CaCO3, senza cifre decimali.

Metodo V.2 “Determinazione del calcio carbonato attivo” [1] [4]


Il dato si esprime in g/kg di CaCO3, senza cifre decimali.

Il metodo ufficiale V.1 è semplice e fornisce risultati probanti a meno che


il calcare sia presente in quantità troppo basse.

6.2 Valutazione agronomica

Il calcare interferisce sulla solubilità dei fosfati, favorendo la formazione di


fosfati di calcio più basici e quindi meno solubili ed assimilabili. La sua presen-
za inoltre riduce l’assimilabilità dei microelementi fino a portare, in alcuni casi
a carenze nutrizionali. Non trascurabile è l’azione che il calcare esplica nei con-
fronti della struttura in quanto costituisce una riserva di calcio, che saturando i
colloidi argillosi ed umici, condiziona lo stato di aggregazione del terreno.
La valutazione agronomica può essere fatta in base alla seguente tabella:
calcare totale valutazione
[g/kg]
inferiore a 25 poveri
tra 25 e 100 mediamente dotati
tra 100 e 150 ben dotati
tra 150 e 250 ricchi
superiore a 250 eccessivamente dotati
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Per quanto riguarda il ”calcare attivo”, la valutazione agronomica può
essere fatta in base alla seguente tabella:
calcare attivo valutazione
[g/kg]
inferiore a 50 basso
tra 50 e 150 medio
superiore a 150 elevato

I suoli calcarei vengono definiti suoli alcalini costituzionali e sono carat-


terizzati da un pH massimo di 8,2÷8,3. Questi valori non vengono superati
nemmeno quando il contenuto in calcare è molto elevato; essi corrispondo-
no infatti al pH del sistema tampone [CaCO3 + CO2 +H2O ⇔
Ca(HCO3)2].
Al contrario pH più elevati stanno ad indicare la presenza di ioni di sodio
in eccesso.

6.3 Elementi di Buona Pratica Agricola

Ampiamente riportata in letteratura è la sensibilità nei confronti del cal-


care attivo dei portainnesti usati in viticoltura e frutticoltura, in quanto in
grado di determinare clorosi ferrica. L’adattabilità di una coltura arborea ad
un particolare terreno dipende molto dal tipo di portainnesto usato che va
scelto sulla base di precise motivazioni sia agronomiche che pedologiche: tra
queste ultime, la percentuale di calcare attivo assume un ruolo rilevante.

6.4 Informazioni generali

L’intensità della clorosi ferrica, scarsa assimilazione del ferro che si mani-
festa con tipiche clorosi internervali nelle foglie apicali dei germogli, appare
correlata alla concentrazione di ioni bicarbonato e quindi alla reattività del
calcare. Su questi assunti si basa la determinazione del “calcare attivo”.

6.5 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “reazione del suolo (pH)”

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6.6 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

38
7. Carbonio organico

Il contenuto di carbonio organico nel suolo è in stretta relazione con quel-


lo della sostanza organica, anche se la composizione di quest’ultima presenta
un elevato grado di variabilità [4].
La sostanza organica nel suolo è costituita principalmente da cellule di
microrganismi, residui animali e vegetali a diverso stadio di trasformazione e
sostanze umiche di diversa età e composizione.

La sostanza organica esplica una serie di azioni chimico-fisiche positive


che influenzano numerose proprietà nel suolo. Non esiste alcun dubbio sul
ruolo che essa svolge nella formazione e conservazione della struttura del
suolo rendendo ottimali i rapporti tra fasi solida, liquida e gassosa.
Altrettanto largamente provato è il contributo positivo:
• alla capacità di scambio cationico del suolo;
• nei confronti degli elementi minerali nutritivi per le piante (azoto, fosfo-
ro, potassio, zolfo e tracce di metalli);
• sulla capacità di ritenzione dell’acqua.

La determinazione del carbonio organico totale nel terreno è tra le anali-


si di routine più importanti.

7.1 Metodica ufficiale

Metodo VII.3 “Determinazione del carbonio organico (metodo Walkley-


Black)” [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo.


I dati devono essere espressi in g/kg, senza cifre decimali.
Comunemente il contenuto di sostanza organica viene stimato indiretta-
mente moltiplicando la concentrazione di carbonio organico per un coefficien-
te di conversione (1,724, fattore di Van Bemmelen): tuttavia ciò rappresenta
solo un’approssimazione in quanto il fattore può variare non solo da suolo a
suolo, ma anche tra orizzonti dello stesso suolo. Ecco perché è più appropriato
esprimere il dato in carbonio organico piuttosto che come sostanza organica [2].
In ogni caso, nel caso quest’ultimo fosse richiesto, è opportuno riportare anche
il valore del fattore di conversione impiegato per calcolarlo [4].

7.2 Valutazione agronomica

La dotazione in sostanza organica di un suolo può essere valutata sia in fun-


zione del contenuto di argilla (per suoli privi di calcare), sia in funzione del con-

39
tenuto di argilla e calcare. In tabella si forniscono alcune soglie orientative di
correlazione fra tessitura del suolo e contenuto di carbonio organico totale [4].
Classi tessiturali USDA
Dotazione sabbiosa franco argillosa
sabbiosa-franca franco-sabb.-argillosa franco-argillosa
franco-sabbiosa franco-limosa argilloso-limosa
argilloso-sabbiosa franco-arg.-limosa
limosa
carbonio organico (g/kg)
scarsa inferiore a 7 inferiore a 8 inferiore a 10
normale tra 7 e 9 tra 8 e 12 tra 10 e 15
buona tra 9 e 12 tra 12 e 17 tra 15 e 22
molto buona superiore a 12 superiore a 17 superiore a 22

In ogni caso, non bisogna dimenticare che il contenuto in carbonio orga-


nico dipende largamente dal clima (il contenuto di sostanza organica aumen-
ta al diminuire della temperatura media annua e all’aumentare delle precipi-
tazioni [4]), fattore che deve essere tenuto in particolare considerazione per
una corretta interpretazione dei risultati analitici.

7.3 Elementi di Buona Pratica Agricola

Con i fertilizzanti chimici i problemi inerenti la fertilità chimica del


suolo, in funzione degli obiettivi produttivi perseguiti, possono essere risol-
ti. Tuttavia, la scarsa importanza (e applicazione al terreno) che per molti
anni è stata dedicata alla sostanza organica ha portato a conseguenze negati-
ve sulle caratteristiche fisiche e biologiche dei suoli.

Secondo alcuni autori l’effetto primario della sostanza organica si esplica


soprattutto sulle caratteristiche fisiche che non su quelle chimiche dei suoli.
Nei terreni sottoposti ad agricoltura continua, l’effetto sulle proprietà fisiche
assume un ruolo importante: carenze nutrizionali, tossicità ed altro possono
essere facilmente risolte se le proprietà fisiche del terreno sono favorevoli. In
altre parole gli apporti di fertilizzanti o ammendanti risultano più efficaci in
presenza di condizioni fisico strutturali favorevoli.

Pertanto gli apporti di sostanza organica con letamazioni, residui vegeta-


li, sovesci, compost, ecc., rappresentano la pratica colturale più efficace per
mantenere elevati i livelli di fertilità nel terreno.

40
I sovesci verdi sono tra le pratiche in uso per incrementare la sostanza
organica nel terreno, la cui efficacia però è limitata alla sola coltura che segue:
infatti essi vanno incontro ad una rapida demolizione e gli apporti di sostan-
za organica umificata sono in genere bassi.

Le sostanze che contengono prodotti facilmente decomponibili e a basso


rapporto C/N forniscono poca sostanza organica stabilizzata (humus); le
sostanze che contengono lignina hanno tendenza a formare humus. È tutta-
via necessario che esse contengano una certa quantità di azoto o che ne tro-
vino nel terreno durante la fase di umificazione.

In tabella sono riportate le quantità di sostanza organica secca apportata


da differenti residui vegetali.

Coltura residui in sostanza


organica secca
[kg/ha]
mais (senza letame, con interramento degli stocchi) 400 ÷ 650
frumento o orzo (cespi) 150 ÷ 200
paglie di cereali 300 ÷ 500
colza (sovescio durante la maturazione del seme) 500 ÷ 800
colza (sovescio verde) 400
favetta (sovescio verde) 500
trifoglio violetto 500
trifoglio bianco 350 ÷ 400
trifoglio incarnato 400
lolium perenne 400
erba medica di 2 anni (cespi) 400 ÷ 600
erba medica di 2 anni (interramento ultimo sfalcio) 400 ÷ 650
prato naturale (2 anni) 300 ÷ 500
prato naturale (4 anni) 1000 ÷ 1200
barbabietola (colletti e foglie) 500 ÷ 600
patate 50
lino 20 ÷ 50

41
7.4 Informazioni generali

Tra le azioni positive di cui è responsabile la sostanza organica si ricorda-


no i processi di assorbimento e/o inattivazione di sostanze di origine antro-
pica (metalli pesanti, erbicidi, ecc.); ciò contribuisce non solo ad annullare o
ad ammortizzare gli effetti acuti della contaminazione, ma anche ad annul-
lare o a ridurre le possibilità di migrazione dell’inquinante negli acquiferi sot-
tostanti [4].

7.5 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “azoto”


• questa sezione - par. “fosforo”
• questa sezione - par. “capacità di scambio cationico”
• questa sezione - par. “rapporto C/N”

7.6 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

42
8. Azoto totale

L’azoto nel suolo è presente in varie forme, due sole delle quali assimilabili
dalle piante: quella nitrica, libera nella fase liquida e prontamente disponibile,
e quella ammoniacale, più lentamente disponibile ed adsorbita sul complesso
di scambio ed in equilibrio con una piccola parte presente in soluzione. Le
riserve sono costituite dall’azoto organico e dall’azoto ammoniacale fissato.
L’azoto organico, che rappresenta la quasi totalità dell’azoto nel terreno
(dal 95 al 99%), è potenzialmente mineralizzabile (essenzialmente per attivi-
tà biochimiche) e quindi in grado di cedere naturalmente azoto alla vegeta-
zione: di solito però la messa a disposizione per le colture è assai limitata.

8.1 Metodica ufficiale

Metodo XIV.3 “Determinazione dell’azoto totale per distillazione secondo


Kjeldahl” [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo. Non sempre permette la


determinazione dell’azoto ammoniacale fissato nei reticoli argillosi. Le forme
ossidate dell’elemento (N-NO3, N-NO2, ecc.) non vengono determinate.
Il metodo dovrebbe determinare tutte le forme azotate del suolo, sia orga-
niche che inorganiche, e questo rende l’analisi, di per sé semplice dal punto
di vista tecnico, poco attendibile se non si segue strettamente la metodologia
indicata.
Il dato deve essere espresso in g/kg, con una sola cifra decimale.

8.2 Valutazione agronomica

Poiché il contenuto di azoto è, almeno in linea generale, in relazione con


il contenuto di sostanza organica, la valutazione agronomica prende in con-
siderazione i livelli di azoto e sostanza organica [3].
Sostanza organica azoto totale valutazione
[g/kg] [g/kg] agronomica
inferiore a 10 inferiore a 0,5 molto basso
tra 10 e 20 tra 0,5 e 1 basso
tra 20 e 30 tra 1 e 1,5 mediamente fornito
superiore a 30 superiore a 1,5 ben fornito

43
8.3 Elementi di Buona Pratica Agricola

Apporti di azoto al terreno possono essere assicurati anche attraverso l’a-


zoto-fissazione operata dalle leguminose mediante la pratica del sovescio. In
tabella sono riportate le quantità di azoto fissate da alcune leguminose [3].

Coltura azoto
[kg/ha anno]
erba medica 200 - 250
meliloto 120 - 160
trifoglio rosso 120 - 160
trifoglio incarnato 100 - 150
soia 70 - 100
veccia 30 - 70
pisello 40 - 60

I terreni a riposo da molto tempo, nel primo anno di coltura general-


mente non necessitano di applicazioni di fertilizzante in quanto la presenza
di sostanza organica e la decomposizione dei residui vegetali assicura un’ade-
guata quantità di azoto. Con la messa a coltura il terreno perde progressiva-
mente la sua fertilità naturale e le carenze nutrizionali, in special modo quel-
le azotate, possono divenire più evidenti.

8.4 Informazioni generali

Ogni suolo possiede una sua capacità di fissazione dell’ammonio, che può
variare da alcuni chilogrammi ad alcune migliaia di chilogrammi per ettaro,
in funzione di diversi fattori tra cui il più importante è il tipo di argille fillo-
silicate. Come detto precedentemente, una parte dell’azoto fissato è in equi-
librio con quello scambiabile ed è quindi disponibile per la vegetazione [2].

8.5 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “carbonio organico”


• questa sezione - par. “Il rapporto C/N”
• sezione 3 - il calcolo delle unità di concime

44
8.6 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

45
9. Fosforo assimilabile

Il fosforo si trova nel suolo in diverse forme:


• ione nella soluzione;
• adsorbito sulle superfici degli ossidi e ossidi idrati di ferro e alluminio e
sui minerali argillosi;
• nei minerali cristallini ed amorfi;
• legato alla sostanza organica.

Il passaggio del fosforo dalle frazioni minerali alla soluzione del suolo è
lento e quindi la concentrazione dello ione fosforico non sempre è a livelli
sufficienti per la crescita delle piante. Al contrario il fosforo organico, che
mediamente rappresenta dal 30 al 50% del fosforo totale, è reso disponibile
in tempi più brevi.
Il fosforo in forma disponibile o aggiunto al suolo può essere velocemen-
te retrogradato alle forme minerali insolubili.

Per fosforo assimilabile si intende la quota dell’elemento presente in solu-


zione e quella più facilmente disponibile.

9.1 Metodica ufficiale

Metodo XV.3 “Determinazione del fosforo assimilabile (metodo Olsen)”


[1] [4]

Il metodo è applicabile sia ai suoli acidi che a quelli caratterizzati dalla


presenza di carbonato di calcio [1].
Il contenuto in fosforo assimilabile si esprime in mg/kg, senza cifre
decimali

Nei suoli con pH < 6,5 privi di calcare è possibile usare il metodo uffi-
ciale XV.4 (metodo Bray-Kurtz) che si è dimostrato valido per la stima della
disponibilità fosfatica nei suoli acidi e subacidi in cui le forme di fosforo sono
largamente rappresentate da Al-P, Fe-P e, in misura inferiore, Ca-P.

9.2 Valutazione agronomica

La valutazione della frazione del fosforo assimilabile risulta essere molto


delicata e pertanto l’analisi ha lo scopo di valutare il comportamento del
suolo nei confronti dell’asporto o dell’aggiunta di fosforo, piuttosto che for-
nire indicazioni dirette sullo stato di fertilità fosfatica.

46
In ogni caso è stato recentemente dimostrato che i valori analitici ottenu-
ti applicando il metodo Olsen ai suoli delle regioni mediterranee sono corre-
lati ai relativi asporti colturali.
Inoltre risulta che per valori inferiori a 34 mg/kg di fosforo estratto con il
metodo Olsen (espresso come P2O5), la maggior parte delle colture rispon-
dono alla fertilizzazione fosfatica, mentre una dotazione superiore è da con-
siderarsi normale ed in grado di assicurare il pieno sviluppo di gran parte
delle colture.
P2O5 [mg/kg] valutazione
inferiore a 34 molto basso
tra 34 e 69 basso
tra 69 e 103 medio
tra 103 e 160 alto
superiore a 160 molto alto

Anche il metodo Brazy-Kurtz risulta ben correlato con l’asporto vegetale


in questi terreni. Tuttavia i dati di asportazione riportati in letteratura fanno
tutti riferimento al metodo Olsen.

9.3 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• sezione 3 - il calcolo delle unità di concime

9.4 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiale di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

47
10. Capacità di scambio cationico (C.S.C.)

La conoscenza della capacità di scambio cationico è di notevole impor-


tanza per tutti i suoli: fornisce un’indicazione sulla fertilità potenziale e sulla
natura dei minerali argillosi. L’assorbimento per scambio ionico rappresenta
infatti il meccanismo più importante di trattenimento degli ioni e coinvolge
quasi esclusivamente i cationi - tra cui quelli utili alla nutrizione vegetale
ovvero calcio (Ca 2+), magnesio (Mg2+), potassio (K+) e sodio (Na+) - che, fis-
sati solo temporaneamente sui minerali argillosi e le sostanze umiche, sono
facilmente sostituiti da altri cationi al mutare della composizione ionica della
soluzione del suolo.

10.1 Metodica ufficiale

Metodo XIII.1 “Determinazione della capacità di scambio cationico con


ammonio acetato” [1] [4]

Si applica ai suoli contenenti meno di 50 g/kg di calcare totale [2].


Il dato si esprime in millequivalenti per 100 grammi di suolo (meq/100 g
equivalenti a centimoli di carica per chilogrammo di suolo cmol(+)/kg), con
una cifra decimale.
Nel certificato di analisi andrà specificato il metodo utilizzato.

Metodo XIII.2 “Determinazione della capacità di scambio cationico con


bario cloruro e trietanolammina” [1] [4]

Il metodo è applicabile a tutti i tipi di suolo, fatta eccezione per i suoli


caratterizzati da elevato contenuto di allofane nei quali produce risultati
molto inferiori a quelli accertati con l’impiego di soluzione di ammonio ace-
tato [1].
Il dato si esprime in millequivalenti per 100 grammi di suolo (meq/100 g
equivalenti a centimoli di carica per chilogrammo di suolo cmol(+)/kg), con
una cifra decimale.
Nel certificato di analisi andrà specificato il metodo utilizzato.

10.2 Valutazione agronomica

La C.S.C., da un punto di vista agronomico, può essere considerata come


un magazzino in cui sono “riposti” i cationi di scambio (calcio, magnesio,
sodio, potassio) in una forma prontamente utilizzabile dalle colture.

48
Essa è correlata al contenuto di argilla e di sostanza organica. Nei suoli
coltivati oscilla da un minimo di 5 ad un massimo di 50 meq/100 g di suolo.
Nei suoli torbosi può raggiungere valori intorno a 200.
Può essere valutata secondo il seguente schema:
C.S.C. valutazione
[meq/100 g di suolo]
inferiore a 5 molto bassa
tra 5 e 10 bassa
tra 10 e 20 media
superiore a 20 alta

10.3 Elementi di Buona Pratica Agricola

Nei terreni sabbiosi il contributo della sostanza organica alla capacità di


scambio cationico è fondamentale. Pertanto, devono essere perseguite tutte
le pratiche agronomiche atte alla conservazione ed al miglioramento dei livel-
li di sostanza organica del terreno determinanti per un buon livello di nutri-
zione vegetale.

10.4 Informazioni generali

I suoli dell’area mediterranea presentano un sistema di scambio costitui-


to, prevalentemente, da argille fillosilicate e dalla sostanza organica. La capa-
cità di scambio è funzione anche del tipo di fillosilicato (maggiore nel grup-
po delle vermiculiti, minore nel gruppo delle caoliniti) ed è elevata nella
sostanza organica (spesso superiore a 300 meq/100 g di suolo).

10.5 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Basi di scambio”


• questa sezione - par. “Carbonio organico”

10.5 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale

49
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

50
11. Basi di scambio (Ca, Mg, K, Na)

Strettamente legati alla Capacità di Scambio Cationico (C.S.C.) sono le


basi scambiabili e l’acidità potenziale, che insieme costituiscono il comples-
so di scambio [2].

La proporzione in cui si trovano i singoli cationi sul complesso di scam-


bio è praticamente la stessa nei terreni neutri e acidi; nei primi essi occupa-
no l’intera C.S.C., mentre nei secondi soltanto una parte è occupata dagli
ioni idrogeno e alluminio. Si ha una larga preponderanza del calcio
(55÷70%); seguono il magnesio (5÷10%), il potassio (2÷5%), il sodio
(meno del 5%) [4].

I cationi scambiabili (Ca, Mg, K, Na) sono in equilibrio dinamico con le


rispettive frazioni solubili e rappresentano le forme prontamente disponibili
per la pianta: via via che l’elemento presente nella soluzione viene assorbito
il livello viene ripristinato a spese delle forme scambiabili. Viceversa, quando
nella soluzione si aggiunge un fertilizzante, parte di esso viene assorbito dal
complesso e preservato da fenomeni di lisciviazione.
A loro volta le forme scambiabili sono in equilibrio con le forme di riser-
va, ma la velocità di rilascio di queste forme è troppo bassa rispetto ai fabbi-
sogni di una coltura in pieno sviluppo.

11.1 Metodica ufficiale

Metodo XIII.4 “Determinazione delle basi di scambio (calcio, magnesio,


potassio e sodio) con ammonio acetato” [1] [5]

Il contenuto di ciascun catione di scambio viene espresso in millequiva-


lenti per 100 g di suolo (meq/100 g), equivalenti a cmol(+)/kg, con una cifra
decimale (per la conversione in mg/kg si veda nell’allegato “Formule di con-
versione”).

Metodo XIII.5 “Determinazione delle basi di scambio (calcio, magnesio,


potassio e sodio) con bario cloruro e trietanolammina” [1] [5]

Il contenuto di ciascun catione di scambio viene espresso in millequivalenti


per 100 g di suolo (meq/100 g), equivalenti a cmol(+)/kg, con una cifra decima-
le (per la conversione in mg/kg si veda nell’allegato “Formule di conversione”).

Per i suoli ricchi di sali (>2 cmol(+)/kg di sali solubili) bisogna sottrarre
dai cationi scambiabili quelli solubili, determinati a parte.

51
Per i suoli calcarei il calcio può essere dosato per differenza tra la C.S.C.
e la somma di magnesio, potassio e sodio scambiabile.

11.2 Valutazione agronomica

La valutazione agronomica del potassio, il più importante tra i cationi


scambiabili per la nutrizione delle piante, è riferita alla tessitura del terreno [2]:
Potassio scambiabile (mg/kg di K2O)
valutazione sabbia > 60% franco argilla > 35%
basso inferiore a 102 inferiore a 120 inferiore a 144
normale tra 102 e 144 tra 120 e 180 tra 144 e 216
elevato tra 145 e 180 tra 181 e 217 tra 217 e 265
molto elevato superiore a 180 superiore a 217 superiore a 265

Qualora la valutazione abbia stabilito un livello basso di potassio la


risposta a concimazione potassiche è certa o molto probabile per molte col-
ture. Con livelli normali di potassio la risposta è probabile solo per le col-
ture più esigenti. Con livelli elevati è sconsigliata ogni pratica di concima-
zione potassica.

La valutazione agronomica del calcio deve riguardare non solo l’aspetto


nutrizionale specifico, ma anche la capacità dell’elemento di migliorare le
caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche del suolo. Carenze di calcio nei
nostri ambienti sono abbastanza rare e, in linea generale, si manifestano su
terreni acidi, a bassa C.S.C., e soggetti ad intensa lisciviazione (zone ad ele-
vata piovosità o con notevoli apporti idrici). Calcio-carenze sono molto pro-
babili a livelli inferiori a 200-300 mg/kg di Ca scambiabile, mentre livelli
compresi tra 300-600 mg/kg sono da considerarsi marginali per le colture
più esigenti.

Il magnesio, nonostante il suo ruolo fisiologicamente importante, è


richiesto dalla pianta in quantità assai minori rispetto al calcio e al potassio.
La risposta a concimazioni con questo elemento sono molto probabili con
livelli di Mg scambiabile inferiori a 50 mg/kg. Per valori compresi tra 50 e
100 mg/kg la risposta è meno probabile e per lo più relativa a colture esigenti
(bietola, cavoli, fruttiferi e colture in serra).

La valutazione del sodio scambiabile ai fini della nutrizione delle piante


deve prendere in considerazione i suoi eccessi sul complesso di scambio in
relazione con gli altri cationi. Magnesio e potassio possono venire ostacolati

52
nell’assorbimento dalla eccessiva presenza di sodio (antagonismo ionico).
Valori inferiori a 230 mg/kg sono da considerarsi normali, mentre al di sopra
si manifestano sintomi di tossicità per le colture e peggioramento delle carat-
teristiche fisiche dei suoli.

I certificati di analisi riportano molto spesso la valutazione delle basi di


scambio in quantità assolute (mg/kg), che però può essere espressa, in forma
più moderna, anche considerando la percentuale che i cationi occupano sul
complesso di scambio [4].
11.3 Approfondimenti
Valutazione
(valori espressi come % della Capacità di Scambio Cationico)
basi di scambio normale leggermente alto molto alto
alto
Na+ scambiabile <inferiore 5 tra 5 e 10 tra 10 e 15 superiore a 15

basso medio alto molto alto


K scambiabile
+
inferiore a 2 tra 2 e 5 tra 5 e 8 superiore a 8
Mg2+ scambiabile inferiore a 5 tra 5 e 10 tra 10 e 15 superiore a 15

molto basso basso medio alto


Ca scambiabile
2+
inferiore a 35 tra 35 e 55 tra 55 e 70 superiore a 70

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Capacità di scambio cationico”


• questa sezione - par. “Saturazione basica”
• questa sezione - par. “Rapporto Mg/K”
• questa sezione - par. “Percentuale di sodio scambiabile (ESP)”
• sezione 3 - il calcolo delle unità di concime

11.4 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, Osservatorio Nazionale
Pedologico per la Qualità del Suolo (1994). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo
con commenti ed interpretazioni. ISMEA, Roma.

53
[3] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.
[4] Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali (1995). Guida alla lettura ed
interpretazione del Codice di Buona Pratica Agricola per la protezione delle acque dai
nitrati. Quaderno n. 2. Edagricole
[5] AA VV (2000). Metodi di analisi chimica del suolo. FrancoAngeli Editore.

54
12. Grado di saturazione in basi

Si definisce grado di saturazione in basi (GSB) la percentuale di basi


scambiabili (calcio (Ca2+), magnesio (Mg2+), potassio (K+) e sodio (Na+), sulla
Capacità di scambio cationico (C.S.C.).

Il grado di saturazione in basi si calcola con la seguente espressione [1]:

GSB = B / CSC *100

dove:
GSB è il grado di saturazione in basi (percentuale);
∑B è la somma del contenuto di calcio, magnesio, potassio e sodio di scam-
bio espresso in cmol(+)/kg;
CSC è la capacità di scambio cationico, determinata con lo stesso metodo
delle basi di scambio, espressa in cmol(+)/kg.

12.1 Valutazione agronomica

Il rapporto di saturazione basica è utile per definire il grado di disponibi-


lità dei cationi nutritivi sul complesso di scambio [2].
GSB valutazione
inferiore al 45% molto bassa
tra il 45 e il 65 % bassa
tra il 65 e 85% media
superiore all’85% alta

12.2 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Capacità di scambio cationico”


• questa sezione - par “Basi di scambio”
• questa sezione - par. “Sodicità”

12.3 Bibliografia

[1] Ministero per le Politiche Agricole (1999). Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo.
D.M. del 13/09/99, Gazzetta Ufficiale n. 248 del 21.10.99
[2] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.

55
13. Percentuale di sodio scambiabile (ESP)

Rappresenta il rapporto percentuale tra il sodio scambiabile (Nascamb.)e la


Capacità di scambio cationico (C.S.C.)

ESP = 100 * Nascamb./C.S.C.

L’acronimo ESP proviene dalla definizione in inglese Exchange Sodium


Percentage.

13.1 Valutazione agronomica

L’accumulo di sodio di scambio nel terreno provoca: deterioramento delle


proprietà fisiche, elevato pH del terreno, tossicità dell’elemento verso le colture.
La presenza di un eccesso di sodio favorisce la deflocculazione delle argil-
le che determina un drastico peggioramento delle caratteristiche fisiche di un
suolo: minore permeabilità del terreno, basso grado di areazione, suolo molto
duro quando secco e plastico ed adesivo quando bagnato (le operazioni di
aratura diventano difficili), problemi di crosta superficiale.

Convenzionalmente viene definito sodico un suolo con ESP maggiore di


15. Tuttavia andrà considerata la natura delle argille, la tessitura (a parità di
ESP le tessiture tendenzialmente sabbiose si comportano meglio di quelle
pesanti), la presenza di sostanza organica, i livelli di salinità.

Il livello di attenzione dell’ESP è funzione della sensibilità delle colture; la


gran parte delle piante da frutto è molto sensibile, mentre in genere le coltu-
re annuali lo sono meno e risentono degli effetti fitotossici a più alti livelli.

Tolleranza coltura
all’ESP
molto sensibili fruttiferi;
(ESP=2÷10) agrumi
sensibili fagiolo
(ESP=10÷20)
mediamente tolleranti trifoglio, avena, festuca, riso
(ESP=20÷40)
tolleranti grano, cotone, medica,
(ESP=40÷60) orzo,pomodoro, bietola

56
Altri inconvenienti sono relativi ad azioni indirette: la forte alcalinità pro-
voca la insolubilizzazione di alcuni microelementi - ferro, manganese, rame
e zinco - determinando quindi carenze nutrizionali.

13.2 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Capacità di scambio cationico


• questa sezione - par. “Basi di scambio”
• questa sezione - par. “Conduttività elettrica”

13.3 Bibliografia

Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla ferti-
lizzazione. Studio Pedon, Pomezia.

57
14. Rapporto C/N

Rapporto in peso tra la quantità di carbonio organico (C) e la quantità di


azoto totale (N) presenti in un suolo o nel materiale organico.
Tale rapporto qualifica il tipo di humus presente nel terreno. Nei terreni
ricchi di sostanza organica ben umificata, tale rapporto è compreso tra 8 e 12
mentre sale oltre 15 nei terreni biologicamente meno attivi e con mineraliz-
zazione più lenta.

14.1 Elementi di Buona Pratica Agricola

Il rilascio di azoto dai residui colturali è legato al rapporto C/N. Se il rap-


porto è inferiore a 20 una certa quantità di azoto che viene liberato dai resi-
dui è ceduto al terreno (mineralizzazione dell’azoto). Se il rapporto è com-
preso tra 20 e 30÷35 l’azoto presente nei residui viene totalmente utilizzato
nel processo di umificazione ed in genere non si ha né rilascio né immobi-
lizzazione. Se il rapporto è superiore a 30÷35 non si ha un rilascio ma al con-
trario i microrganismi utilizzano l’azoto inorganico presente nel terreno
(immobilizzazione dell’azoto).

Pertanto, è bene conoscere il rapporto C/N dei residui vegetali, al fine di


evitare fenomeni di immobilizzazione dell’azoto. In tabella vengono elencati
i valori medi del rapporto C/N di alcuni residui vegetali [1].
Tipo di residuo rapporto C/N
trifoglio 13
erba medica 20
arachide 20
foglie di robinia 16
fieno misto 25
stocchi di mais 40
miglio 90
paglia di frumento 80
paglia di avena 80
paglia di riso 50

Come si vede le leguminose, sia erbacee che arboree, presentano rapporti


C/N di circa 20 e quindi cedono azoto al terreno durante la fase di demoli-
zione; al contrario le paglie di cereali, che presentano elevati rapporti C/N,
hanno bisogno di azoto e si ha quindi il fenomeno dell’immobilizzazione. In

58
quest’ultimo caso può verificarsi una sottrazione di azoto assimilabile: per-
tanto quando si interra la paglia, o altri residui ad alto rapporto C/N, si sug-
gerisce di applicare azoto in ragione di 0,5-1 kg per quintale di residuo, per
evitare l’immobilizzazione ed accelerare la decomposizione dei residui.

14.2 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Carbonio organico”


• questa sezione - par. “Azoto totale”

14.3 Bibliografia

[1] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.

59
15. Rapporto Mg/K

Rapporto tra la quantità di magnesio scambiabile (Mg) e la quantità di


potassio scambiabile (K).

Diversi autori hanno evidenziato l’importanza che il rapporto Mg/K rive-


ste nella valutazione del magnesio. Elevati quantitativi di potassio possono
ostacolare l’assorbimento del magnesio da parte della coltura la quale può
manifestare delle carenze indotte.
Pertanto, nel valutare l’assimilabilità del magnesio è fondamentale non
solo considerare la carenza dell’elemento in termini assoluti, cioè la sua scar-
sa presenza sul complesso di scambio, ma anche la sua assimilabilità in fun-
zione dei livelli di potassio.

15.1 Valutazione agronomica

In linea generale, la valutazione del rapporto Mg/K è la seguente:

Mg/K valutazione
inferiore a 0,5 Molto basso; le magnesio carenze indotte sono
molto probabili per tutte le colture
tra 0,5 e 1,0 Basso; le magnesio carenze indotte sono poco
probabili per le colture erbacee; sono probabili
per gli ortaggi, la bietola, i fruttiferi e le colture
sotto serra.
tra 1,0 e 2,0 Leggermente basso; le magnesio carenze
indotte non sono probabili per le colture erba-
cee, per gli ortaggi e la bietola; lo sono invece
per i fruttiferi e le colture sotto serra.
tra 2,0 e 6,0 Ottimale; le magnesio carenze indotte non sono
probabili. Magnesio e potassio sono presenti in
quantità equilibrate.
tra 6,0 e 10,0 Leggermente alto; probabili effetti antagonisti
del magnesio sull’assorbimento del potassio.
superiore a 10,0 Alto assai probabili effetti antagonisti del
magnesio sull’assorbimento del potassio.

60
I limiti del rapporto Mg/K sono abbastanza definiti per valori inferiori a
2, mentre per i valori superiori a 6 il significato deve essere valutato con
attenzione.

Le carenze indotte si fanno sentire in maniera più marcata quando l’ele-


mento sottoposto ad antagonismo è presente a bassi livelli assoluti.

15.2 Approfondimenti

Per approfondimenti vedi i seguenti paragrafi:

• questa sezione - par. “Capacità di scambio cationico”


• questa sezione - par. “Basi di scambio”

15.3 Bibliografia

[1] Sbaraglia M., Lucci E. (1994). Guida all’interpretazione dell’analisi del terreno ed alla
fertilizzazione. Studio Pedon, Pomezia.

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