Si è voluto verificare i motivi per i quali si è scelto di arrivare a Forlì, i risulta
ti dell'indagine sono in merito al rapporto con i servizi bancari del territorio e alle prospettive future. 1. Immigrati e banche: nodi irrisolti e prospettive future Le ricerche in tema di rapporto tra banche e immigrati a cui poter fare riferime nto sono quello di Lunaria e quello di Libanora. Tre sono i momenti critici del rapporto: screening, monitoring e enforcement. La difficoltà di comunicazione, la diffidenza, la mancanza di garanzie e la difficile comprensione e rispetto dei v incoli posti dalle relazioni finanziare rappresentano ostacoli che spesso preclu dono agli immigrati l'accesso al credito e che rendono difficile il rapporto tra banche e immigrati. E' inevitabile che il migrant banking chiami in causa anche lo sviluppo dei paes i di origine dei clienti stranieri. Nel 2004 l'ammontare del capitale risparmiat o era di circa 2000 milioni di euro. Lo IOM sottolinea come le rimesse rappresen tino il legame diretto tra riduzione della povertà e migrazioni; i flussi di rimes se che transitano tramite gli istituti bancari dei Paesi di origine rappresentan o anche una risorsa importante per i sistemi finanziari di quei paesi, consente loro di poter pagare quote maggiori di debito estero. Alcuni istituti di credito stanno attivando servizi, conti bancari e canali di f inanziamento specificamente rivolti agli immigrati. Uno strumento a disposizione di chiunque è la guida Vado in Banca tradotta in varie lingue. Attualmente si sta diffondendo l'idea di un approccio più complesso al tema: migrant banking, con cu i si indica un approccio multilivello delle banche alla clientela straniera: mod ulistica e materiale informativo tradotto in varie lingue, inserimento in organi co di dipendenti con conoscenza di specifiche lingue straniere, prodotti per str anieri, accordi con le banche dei paesi di origine. Le esperienze di migrant banking invece di portare all'integrazione sociale attr averso l'integrazione bancaria, possono contribuire alla ghettizzazione. Welcome Bank è una banca che gradualmente diventa la banca del dialogo e dell'uguaglianza con idee e prospettive condivisibili ma di difficile praticabilità nel presente. 2. Migrare a Forlì: fruizione dei servizi bancari e integrazione sociale La bancarizzazione degli immigrati ancora oggi non è un traguardo raggiunto (55%). La ricerca realizzata a Forlì nel 2005 è stata svolta tramite una serie di colloqui realizzati con testimoni significativi e tramite 100 questionari ad un campione casuale. Nel campione casuale di 100 immigrati oltre 1/3 non possiede c/c, la metà si, il r esto ha il conto alle poste. Tra gli unbanked troviamo: marocchini, nigeriani, r umeni e tunisini. Tra i banked i cinesi. Per i c/c alle poste gli albanesi. Unbanked: chi ha gli affitti con canoni bassi, i disoccupati o chi ha uno stipen dio < 600 euro; uomini e donne sono in equilibrio. Risparmiare per gli immigrati è più facile che significhi mettere da parte somme di denaro da mandare ai parenti rimasti in patria, spesso tutto il progetto migrato rio si fonda su questa missione. La maggioranza utilizza Western Union, seguono i canali bancari, amicizie e Post e Italiane. Anche tra gli immigrati banked le preferenze maggiori sono nei confronti della W estern Union, a preferire la banca sono soprattutto i cinesi. Tra le motivazioni per il non invio di rimesse troviamo: l'impegno finanziario d el mutuo; il proprio progetto di vita ha fissato le radici a Forlì. Sia gli africani che gli est-europei hanno una quota altissima di soldi che sped iscono in patria, come una sorta di dovere morale. L'82% degli immigrati intervistati ammette di voler vivere a Forlì per sempre, a c onferma di ciò ci sono i dati per i ricongiungimenti familiari. La scuola è un ambito di problematicità soprattutto per i ragazzini in età adolescenzi ale; per dei genitori diventa poi difficile riportarli con sé in patria quando si ritiene di aver concluso il soggiorno italiano. Restare a Forlì per molti immigrati non è una scelta ma l'unico epilogo possibile; i n assenza di progetti che facilitino il ritorno scivolano facilmente tra i casi sociali in carico ai servizi. Molti di quelli che falliscono però non vogliono tornare a causa della vergogna e per mantenere l'illusione del successo si è disposti a vivere da poveri ed emargin ati in Italia. Chi non aspira a comprare la casa per lo meno desidererebbe affittarne una digni tosa e sicura. Se nello scenario occupazionale precario è difficile pensare al lav oro ideale è altrettanto difficile avere tempo per investire in formazione. La storia dell'immigrazione a Forlì è una storia recente, i motivi sono legati princ ipalmente all'opportunità di lavoro offerte dal territorio nei settori dell'indust ria, artigianato e agricoltura; chi vive oggi a Forlì generalmente viene dal sud i talia e la sua conoscenza avviene tramite passaparola. Fino a qualche mese fa il principale problema era trovare casa, oggi invece è dive ntato il lavoro; le pressioni sui servizi sociali sono in crescita. Solo coniugando integrazione sociale, scolastica, abitativa, lavorativa e finanz iaria si potrà parlare anche di città come Forlì in termini di territori dell'accoglie nza. CAPITOLO 8 1. Immigrazione, media, territorio L'immigrazione provoca mutamento perché crea nuovi soggetti e nuove situazioni. L' immigrazione svolge l'azione detta funzione specchio, per cui essa è rivelatrice d elle più profonde organizzazioni di una società, della sua organizzazione politica, delle sue relazioni con altre società. La società ospite è obbligata a rivedere i prop ri confini e il funzionamento di molti meccanismi; è fondamentale in questi proces si il ruolo svolto dai media; le definizioni e i discorsi sugli immigrati messi in circolazione sulla sfera pubblica dai media rivestono un'importanza strategic a nella comprensione delle evoluzioni e dei conflitti dei territori. In Sardegna i tassi dell'immigrazione sono ancora contenuti; quante e quali rapp resentazioni degli uomini e delle donne straniere forniscono i quotidiani sardi? L'intento è di misurare lo spazio dedicato al tema immigrazione e poi rivolgere l o sguardo sulla società autoctona domandandosi quale Sardegna emerge da questi rac conti. Ci si è concentrati sull'analisi del luoghi fisici, dell'ambiente urbano e di quello extraurbano; la ricerca è stata svolta nel 2005sui due principali quotid iani: L'Unione Sarda e La Nuova Sardegna; capire quanto e come i quotidiani sard i parlano dell'immigrazione è importante per comprendere come cambiano la Sardegna e i suoi abitanti. 2. I quotidiani sardi raccontano l'immigrazione straniera Analisi di oltre 1000 articoli che narravano vicende di uomini e donne immigrati , 1/5 può vantare un riferimento in prima pagina; la metà erano accompagnati da una foto; 2/3 appartengono alla cronaca sarda; fare notizia d'estate sui giornali sa rdi è proporzionalmente più difficile. A mantenere viva l'attenzione per più giorni sono riuscite solo alcune morti non n aturali, che hanno sfruttato la suspance del giallo. Nel complesso la visibilità è a bbastanza buona. Chi è l'immigrato straniero che ci presenta la stampa sarda? Abbiamo ricostruito i l suo profilo studiando il genere, l'età e la nazionalità. Gli identikit sono risultati: Uomo immigrato tra i 30 e i 50 (rumeno, marocchino , cinese, senegalese, albanese); Donna immigrata < 30 (nigeriana, polacca o est europa). La stampa fornisce una scena semplificata ma più caratterizzata rispetto alla real tà fisica, abitata da meno attori ma con più protagonisti. Quale immigrazione raccontano i quotidiani sardi? Lo sfondo delle narrazioni si gioca tutto sul terreno delle bad news, ovvero cronaca nera. Gli identikit sono risultati: Uomini tra i 30 e 50, per lo più africani o dell'est europa, attori di terrorismo, sbarchi, incidenti sul lavoro e traffici illegali ; Donne protagoniste di vicende legate alla prostituzione e in modo meno frequen te, di abbandono di minori (solitamente Nigeriana-Prostituta e Est Europa-Night club). 3. Viaggio nella Sardegna degli immigrati Che volto della Sardegna ci mostrano queste narrazioni? Su quali luoghi dell'iso la accendono i riflettori? L'appartamento è il luogo della città più citato dai giornalisti sardi; sede di violen ze e incidenti, di intrecci poco chiari tra affitti e subappalti è comunque in pri mo luogo il regno della prostituzione. Ubicato in genere in quartieri residenziali e borghesi, in palazzine, anonimo e insospettabile. Le rare perlustrazioni raccontano di arredi spartani, riscaldati ma essenziali; queste case funzionano quasi sempre come prigioni per le stranie re che vi lavorano, segregate con minacce e botte. Dei drammi consumati in quest e abitazioni raramente trapela qualcosa fuori. Si risale alla tappa che nelle carriere professioniste del sesso precede la sist emazione in appartamento: il night club; proseguendo a ritroso si arriva alla st rada. La strada narrata dai cronisti è ovviamente prostituzione, ma anche incidenti, tru ffe, rapine e perfino qualche bomba minatoria fatta in casa. Capita persino che diventi la vetrina di una vera e propria battaglia mediatica pro o contro l'immi grazione. Sul binomio immigrati-periferia i quotidiani sardi non sembrano offrire molto di nuovo: la favela, le baraccopoli abusive, il ghetto. Ciò che colpisce è il silenzio di questi sobborghi, ad attrarre i riflettori non è mai una protesta bensì sempre q uello di un sinistro. E' la natura stessa del viaggio per raggiungere l'isola che costringe gli immigr ati stranieri dediti allo spaccio ad inventarsi percorsi e rifugi singolari per nascondere la droga: il corpo umano come contenitore e le sale-parto per le oper azioni di espulsione. Drammatiche sono le storie degli immigrati clandestini che vivono nell'entroterr a dell'isola. I quotidiani raccontano che le montagne sono abitate da qualche migliaio di immi grati, arruolati in tutte quelle attività che i giovani indigeni non vogliono più fa re. I nuovi protagonisti sono i rumeni: presidiano campi e pascoli, è per loro che riaprono gli stazzi e le porcilaie. Questi fantasmi non scendono in paese perché sono senza documenti. Si lavora tutto il giorno, tutti i giorni dell'anno, si vi ve e si dorme con le pecore, il capo è signore e il dipendente servitore; capita p erfino che difendano il padrone davanti alla legge. Inoltre russi e albanesi come taglialegna, manovali, operai nelle cave e carbona ie; tunisini nei campi, marocchini nei pescherecci (oltre a semafori, spiaggie e villaggi turistici). I loro volti si sovrappongono tutti nel profilo dipendenti-schiavi. Rare invece le figure femminili. 4. Nuovi e vecchi abitanti dei territori fisici e immaginari della Sardegna I racconti di violenze e di miseria prodotti dai giornalisti descrivono anche co n inequivocabile evidenza le condizioni di povertà e di vulnerabilità di molti uomin i e donne stranieri. La Sardegna è un territorio in silenziosa trasformazione. CAPITOLO 9 1. Introduzione Gli stranieri sono ormai parte stabile della nostra società, sia nel bene che nel male. Parlando di male intendo includere tutte le possibili implicazioni a livel lo di devianza, criminalità e disagio sociale. Il fenomeno dei senza dimora vede u na crescente quota di immigrati ma anche per quanto riguarda l'alcolismo e la to ssicodipendenza. Intendo vedere se e come tale disagio si rifletta nell'ambito familiare, esponen do la mia ricerca svolta presso il Tribunale per i minorenni di Bologna. 2. La condizione dell'immigrato come condizione di fragilità Più spesso la condizione dello straniero è vista come fonte di potenziale disagio, d i complicazione nella vita quotidiana e nel rapporto con i locale; appartiene ad entrambe le società ma non è pienamente membro di nessuna. Questa precarietà ha almen o 4 dimensioni: materiale, sociale, psicologica e culturale. Il periodo più difficile è probabilmente quello iniziale: si pone il problema di cer care lavoro e trovare casa, oltre a tutti gli adempimenti burocratici; possono c ontare meno su reti di aiuto e sostegno. Gli effetti a livello psicologico e soc iale sono immaginabili e forse aiutano a spiegare perché tante manifestazioni di d isagio. Tutte queste precarietà diventano ancora più pesanti quando giunge il nucleo familiare. Non accade praticamente mai che un cinese organizzi e faccia il prop rio viaggio da solo, tale comunità è una delle più coese perché in genere è già disponibile un posto per vivere e lavorare nonché una rete comunitaria dentro cui inserirlo; r esta altrettanto problematico lo scarso contatto con gli autoctoni, la conoscenz a dell'italiano poco diffusa e il rapporto saltuario con le istituzioni. Coesion e comunitaria e integrazione non sono la stessa cosa. L'immigrazione è un'esperienza in cui spesso manca l'intorno familiare, in cui tut to ciò che ha fatto parte della propria vita fino a poco prima viene meno, si acco mpagnano spesso forti pressioni psicologiche difficili da gestire, in molti casi chi emigra viene caricato di forti responsabilità da parte di chi rimane in patri a. Nella ricerca viene vista la nazionalità più presenti e i motivi per cui arrivano a d essere aperti dei procedimenti, lo scopo è di dare un quadro d'insieme della pre senza immigrata nei conflitti familiari. Lo studio ha per oggetto dei fascicoli del Tribunale per i minorenni in merito alla giurisdizione civile nel triennio 2 000-2002; il desiderio di sentire le famiglie si è scontrato con forti problemi de lla privacy e quindi il ricorso ai fascicoli si è profilato come lo strumento più a deguato. Restano escluse le adozioni e le amministrative di "irregolarità di condotta". Son o state prese in considerazione anche le coppie miste. I fascicoli dedicati a stranieri sono sempre una realtà piuttosto consistente e mo strano una tendenza alla crescita, l'apertura di ogni procedimento fascicolo imp lica il riferimento a uno o più articoli del codice civile. Citati: 31 Disposizion i a favore dei minori; 330 Decadenza della potestà; 333 Condotta del genitore preg iudizievole sui figli. Gli articoli 330 e 333 sono i più indicativi di una situazione di disagio, quelli dove emerge meglio la crisi del nucleo: dalla violenza all'abuso, dall'alcolismo alla povertà. Nel triennio i fascicoli sono 856; i magrebini sono il gruppo più pre sente, l'unica eccezione di rilievo sono le Filippine pressochè assenti. Riguardo alle motivazioni fra quelle magrebine la condotta genitoriale è la più frequente con l'80% dei casi. Riguardo al caso cinese, le famiglie giunte in tribunale sono decisamente poche e i dati sono in controtendenza considerando che la comunità cinese è una delle più nu merose in Emilia Romagna, troviamo poi una preponderanza dell'articolo 31, si tr atta di un immigrazione dove le famiglie sono assai presenti. Secondo vari studi i cinesi tendono a risolvere per conto proprio sia la ricerca di lavoro che le forme di disagio. Anche i fascicoli relativi ad India e Pakistan sono piuttosto pochi, una possibi le spiegazione potrebbe essere che i nuclei familiari sono ancora pochi, il rico ngiungimento familiare è ancora piuttosto raro; nei pochi casi in cui arrivano in tribunale si tratta di casi relativi alla condotta genitoriale. Per quanto riguarda gli albanesi c'è una certa coerenza tra la loro presenza in te rritorio e quella in Tribunale, quasi l'80% dei fascicoli è aperto per condotta ge nitoriale. Riguardo ai dati sulla Romania possiamo vedere come sia scarsamente rappresentat a in Tribunale, si potrebbe segnalare l'ipotesi che la presenza di famiglie in E milia Romagna sia piuttosto scarsa, i fascicoli presenti sono quasi tutti relati vi alla condotta genitoriale. 3. Conclusioni Secondo le statistiche le comunità numerose sono anche quelle con le famiglie magg iormente segnalate, in particolare i magrebini e gli albanesi. Potrebbe sorprend ere la scarsità dei cinesi ma è una conferma dell'invisibilità che caratterizza tanti aspetti della immigrazione da quel paese. Alcune nazionalità molto presenti in Emilia Romagna hanno invece una presenza assa i limitata in tribunale, è il caso dei filippini e dei pakistani, ma in entrambi i casi i nuclei familiari non sono moltissimi. Le possibili precarietà a cui va incontro l'immigrato sono molte e di molti tipi, le crisi familiari sottolineano ancora una volta quanto l'integrazione sia un pr ocesso difficoltoso e sfaccettato, e quanti siano i fattori in grado di comprome tterne la riuscita.