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ARGOMENTI

Mondo tardo antico

Nel mondo tardo antico l'Impero Romano d'occidente attraversa prima del suo
decadimento quattro fasi principali. Tra il III ed il IV sec. d.c. durante la prima fase vive
una fase di relativo splendore. Nella seconda fase l'Impero Romano viene
ripetutamente sconfitto dai barbari, popolazioni indo-europee che si stanziavano lungo
i suoi confini. Nella terza fase durante il IV secolo questa emergenza militare ha
portato delle riforme che avrebbero iniziato a dar vita ai regni romano-barbarici ed
all'integrazione di questi popoli. Solo dopo questa fase, emerse una società senza
l'Impero.

Durante la prima fase l'Impero Romano che aveva conquistato tutto il mondo
conosciuto doveva affrontare una serie di spese alle quali non era in grado di tener
testa. In particolare, quelle militari. Si venne così a creare una macchina statale senza
precedenti che tendeva a restituire artificialmente il denaro della popolazione ma non
essendoci strumenti programmatici per la gestione di un così vasto Impero, questo
sistema lentamente cambiò. Furono mercanti e cavalieri, in sostanza, plebei arricchiti
tramite il commercio che iniziarono a prender possesso delle classi sociali più elevate.
Iniziò ad esserci una differenza netta tra Impero Romano d'occidente ed oriente in
particolare legata all'attività economica anche a seguito della riforma di Diocleziano
che spostò la capitale in Occidente , poi solidificata da Costantino dandole il nome di
Bisanzio e chiamata poi Costantinopoli. L'ultima fase della separazione tra impero
romano d'oriente e quello d'occidente avvenne a seguito di una serie di eventi più noti
come invasioni barbariche che si protrassero dalla prima metà del V° secolo alla metà
dello stesso.

Diffusione del Cristianesimo

La diffusione del cristianesimo durante le fasi di crisi dell'Impero Romano ebbero due
vie, una istituzionale ed una individuale.

Nella fase istituzionale la religione si diffuse attraverso le pievi, simili alle parrocchie di
oggi che avevano la funzione di unire quelle macchie di popolazioni tramite le pievi
rurali e che erano decentrate dalle città. Durante questa fase il cristianesimo venne
avallato dallo stesso Impero che prima con l'editto di Milano del 313 (dove veniva
permessa libertà di culto ai cristiani) e successivamente con l'editto di Tessalonica del
380 (dove veniva imposto ed esteso il culto a tutto l'Impero) si ritrovò così ad essere
l'unica religione praticata.

Nella fase monastica la scelta di perseguire la religione diventava una scelta cristiana.
Furono i monaci a fare opera di evangelizzazione dei barbari per primi e seguendo
quest'attività missionaria si rendevano un'alternativa all'organizzazione sociale,
culturale ed economica a quella emanata dalle città.

La formazione delle pievi rurali era un'opera di evangelizzazione delle campagne e la


chiesa divenne punto di raccordo attraverso le diocesi (i territori sottoposti all'autorità
dei vescovi) delle comunità e tramite per la conservazione dell'organizzazione del
territorio di eredità tardo-antica.

Monachesimo

Il monachesimo era una scelta individuale attraverso la quale si ricercava la


redenzione attraverso una vita di sacrificio ed ascesi. Ritenuto talvolta una scelta
eccessivamente individuale si cercò di riformare con Pacomio questo stile di vita
introducendo il cenobitismo ovvero la vita in comunione dei monaci. In occidente
nascevano così i primi monasteri in Gallia ad opera di San Martino e successivamente
anche in Italia a Montecassino nel 529 tramite Benedetto da Norcia che tuttavia non
condannando la scelta eremitica la riservava come una scelta di pochi meritevoli. Il
fattore più importante discusso da Benedetto da Norcia fu senz'altro la regola ora et
labora secondo la quale si prevedeva durante la giornata una dose di ore alla
preghiera ed una dose di lavoro visualizzato come valore penitenziale della vita.

Il processo di acculturazione dei barbari alla nuova religione ebbe una strategia ben
precisa che partiva innanzitutto dal Re che, essendo a carattere sacrale, rendeva più
semplice l'infiltrazione della nuova religione nella vita dei popoli. Seguivano poi le
aristocrazie politiche e militari. Durante questo processo di acculturazione tuttavia vi
furono anche delle ingerenze nel cristianesimo in quanto i barbari tendevano comune
a contaminare la religione dandone un'immagine più combattente tanto da chiamare i
cristiani miles Dei (soldati di Cristo). Inoltre si fece strada tramite il sacerdote di
Alessandria, Ario, la religione ariana che negava la trinità del Cristo e che fu
condannata da tutti i vescovi al concilio di Nicea del 325. Nonostante questo tale
religione ebbe ampia diffusione in particolare grazie al suo vescovo, Wulfila, e la sua
Bibbia Gotica, la prima ad essere tradotta e che ha grande rilevanza in tutta la filologia
germanica.

Queste divergenze religiose a seguito del concilio di Nicea dettero origine a due
correnti di pensiero. Secondo la prima, Nestorianesimo, si ritiene dare più importanza
alla natura umana di dio, nella seconda, monofisismo, si ritiene invece prevalente la
natura divina. Giustiniano cercò di saldare questa scissione tramite l'editto dei Tre
Capitoli del 544 cercando di rendere omogenea la religione per tutto l'Impero ma tale
tentativo vide la contrapposizione del vescovo di Roma che si dimostrò così contrario a
tale unificazione ma venne comunque condotto a Costantinopoli e costretto a
ratificare l'editto. Il tentativo di Giustiniano, dunque, di dare autorevolezza alle sedi
episcopali di Costantinopoli e Roma ritrovando così anche coesione sociale e politica
vide il successo solo successivamente.

Regni romano-germanici

I barbari erano popoli di origine indo-europea stanziati lungo il limes ovvero il confine
romano e con i quali avevano alleanze o convivenze. I rapporti tra romani e barbari
divennero intensi a partire dal II° secolo poiché già molti di loro venivano integrati
nelle guarnigioni militari romane. La debolezza militare dei romani faceva anche in
modo che i barbari potessero entrare militarmente ma senza compiere razzie nei
territori dell'Impero. A questo si aggiungono gli Unni, popolazioni dell'Asia centrale che
con i loro spostamenti costringevano le altre popolazioni barbare ad infiltrarsi nei
territori romani. Coinvolti in particolare in questo processo furono i visigoti e gli
ostrogoti. I visigoti ottennero dall'Imperatore Valente l'autorizzazione a varcare il
Limes compiendo così le prime razzie. Nel 378 Valente fu costretto ad affrontarli
scendendo in campo e venendo ucciso, questo ridefinì interamente i rapporti tra
romani e barbari che cambiarono radicalmente attraverso due metodi.

Il primo metodo era quello della Hospitalitatis secondo il quale si concedevano un


terzo delle terre (o delle tasse) alle popolazioni barbariche che in cambio
riconoscevano l'autorità dell'Imperatore e ne garantivano appoggio militare restando
indipendenti.

Nel secondo metodo, quello dei foederati, i barbari divenivano puri alleati militari o
mercenari che in cambio di un compenso combattevano per Roma.

Questi due metodi, in particolare il secondo, non nutrirono il successo sperato. Gli
stessi visigoti che si erano dichiarati foederati dell'Impero per far valere le proprie
ragioni compirono il sacco di Roma del 410 con Alarico. Questo evento seguì il crollo
delle frontiere del reno ad opera dei popoli migratori di Vandali Alani e Svevi che
furono poi sparpagliati grazie alla difesa dei franchi e degli alamanni che li
ricacciarono in Galizia e nella penisola iberica.

Infine, la tribù degli Unni intorno al 450 compì nuove drammatiche incursioni. Al
riguardo , quando Attila giunse a Roma, Leone I° riuscì a fermarlo (si dice tramite la
forza della fede ma più probabilmente grazie ad un'ingente quantità di beni).

L'ultimo atto di queste incursioni dei barbari fu la deposizione di Romolo Augustolo ad


opera di Odoacre che segnò anche, con la rinuncia di Odoacre al titolo di Imperatore,
un'affermazione dell'identità dei barbari o comunque della consapevolezza di una
propria autonomia.

Le caratteristiche comuni dei regni romano-barbarici erano innanzitutto della


netta minoranza dei barbari all'interno dei territori romani e l'utilizzo delle legis
romane che costituivano la necessità per i barbari di utilizzare uno strumento quale la
codifica scritta.

Tra tutti i regni fondati sul suolo occidentale i più rilevanti furono quelli di

Franchi
I franchi erano foederati romani già dal 430. Iniziarono ad avere coesione sotto
Clodoveo verso il 466 , discendente di un leggendario Re meroveo, da qui, merovingi.
Egli eliminò la concorrenza degli altri capi franchi, espanse il proprio dominio dopo
L'austrasia anche alla Neustria e tra le sue prime iniziative ci fu quella di creare uno
stretto legame con la chiesa di Roma, facendosi battezzare e presentandosi agli altri
popoli come i franchi, difensori del popolo di Dio. Successivamente alla sua morte il
Regno fu spartito fra i suoi eredi, dopo vedremo meglio come.

Anglosassoni
Nello stesso tempo in cui i franchi conquistarono i loro territori in Britannia andava
affermandosi il regno degli anglosassoni che tramite le loro incursioni spinsero le
popolazioni britanniche verso il Galles. Anche qui vi fu un'opera di evangelizzazione
con la nomina di Etelberto Re del Kent e la fondazione di Canterbury come sede
vescovile, che avrà un'importanza particolarmente rilevante in futuro.
Ostrogoti
Il Regno degli ostrogoti si rende ricco di ambiguità a partire dalla carica di Teodorico.
Titolo regio barbarico ma anche comandante delle truppe imperiali riflettè tale
ambiguità anche sul suo regno giacché molti suoi servitori erano infatti di origine
romana (Cassiodoro e Boezio)

Visigoti
I visigoti invece spostatisi nella penisola iberica stanziarono un regno più duraturo
degli ostrogoti durato sino al 526 (metà del VI sec.). Anche loro si ispirarono a norme
ed effetti della tradizione romana mantenendo in sé solo il credo ariano. Sarà solo a
causa degli islamici che terminerà il regno visigoto.

Vandali
Infine, i vandali, conquistata l'area nord-africana iniziarono la persecuzione dei
cristiani non ariani. Questo provocò una conflittualità endemica all'interno del
territorio e fu grazie a questa che Belisario riuscì ad abbatterli con una sola campagna.

Franchi e mondo carolingio (cap 7)

I franchi, foederati romani rimasero sotto il regno di Clodoveo sino al 511. Alla sua
morte, egli lasciò come da tradizione in eredità ed in parti eguali a tutti e quattro i suoi
figli parti dell'Impero che si estese anche alla Burgundia e ad altri territori. I conflitti
iniziarono a dopo Clotario II, quando i suoi due figli, Chileperico e Sigilberto
conquistarono la parte meridionale della Francia. Alla morte di Sigilberto succedette la
moglie Brunilde, uccisa brutalmente dal figlio di Chilperico, Clotario II come simbolo di
affermazione del suo potere. Iniziò l'affidamento di importanti compiti politici ed
amministrativi in seguito ai Maior Domus che lentamente svuotarono il potere
merovingio grazie alla dinastia (resa ereditaria) che portò a Pipino il quale figlio Carlo
Martello (detto piccolo marte per meriti di battaglia), lo stesso che arrestò gli arabi
nella battaglia di Poitiers, ebbe a sua volta come figlio Pipino il Breve. In questa
dinastia, detta pipinide o Carolingia a seconda di quale fosse i merovingi subirono un
drenaggio del loro potere a favore dei carolingi. La dinastia dei merovingi ebbe
termine con Childerico III a cui furono tagliati i capelli, simbolo di forza e rinchiuso in
una torre, da Pipino il Breve.

Pipino il Breve vide richiesta la sua presenza da Papa Stefano II il quale ne richieste
l'intervento per scacciare i longobardi che stavano diventando pericolosamente
pressanti per la Chiesa di Roma. Dopo la scacciata dei longobardi tra il 754 ed il 756 e
la morte di Pipino si lasciò il Regno ai due figli come da tradizione, Carlo Magno
(incoronato Imperatore da Papa Leone III nell'800) e Carlo Magno (morto invece
precocemente nel 751). Carlo Magno comprese subito l'importanza di un'alleanza con
la sede di Roma e presentò grazie a quest'incoronazione il Regno Francorum come
difensore della Chiesa e, oltretutto gli si dovette riconoscere anche da Bisanzio la
dignità sovrana.

Le sedi di Carlo Magno, è da precisare, che furono itineranti. Questo significa che non
esisteva una vera e propria capitale ma dei luoghi chiamati Palatium Regium dove era
solito soggiornare tra l'uno e l'altro spostamento. Dopo Carlo Magno l'Impero fu
nuovamente diviso tra i suoi tre figli, tuttavia la morte precoce di due consegnò tutto
alle mani del terzo, Ludovico detto il Pio (810-840) che a sua volta riconsegnò ai suoi
figli il Regno secondo la Ordinatio Imperi i quali tuttavia fecero scontri sanguinosi
senza vinti né vincitori.

Mediterraneo medievale

Oriente bizantino (cap. 4 e 20)

L'Impero romano d'oriente sotto la guida di Giustiniano durante la metà del VII° secolo
tentò la Renovatio Imperii ovvero il tentativo di ricondurre il regno occidentale sotto
Bisanzio e dunque riunificare l'Impero Romano. Intraprese dunque tramite Belisario e
Narsete delle campagne volte a riconquistare i territori di Africa settentrionale
sottraendoli ai vandali, penisola italica togliendola agli ostrogoti e penisola iberica ai
visigoti. Nacque a seguito del recupero di quei territori anche l'esigenza di restaurare
una legislazione solida, scritta come non era mai accaduto prima nell'Impero Romano.
Fu così che Teodosio fece raccogliere in codici le legislazioni romane dalle quali ancora
oggi traggono ispirazione le fonti legislative come nel caso nel Corpus Iuris Civilis. Non
solo, per legittimare il territorio Bizantino Giustiniano costituì anche la Pragmatica
Sanctio che doveva raccogliere la legislatura delle terre di Bisanzio e dei territori ad
essa assoggettati. La Pragmatica Sanctio ricevette una resistenza dall'insediamento
dei goti di Totila nelle terre italiche in modo diretto, ed in modo indiretto anche dal
papa. Difatti si tentò tramite essa anche di ricostituire una formazione scolastica di
stato, tentativo che fallì anche a causa della cultura, monopolizzata ormai dai
monasteri e dalla chiesa.

Costantino lasciò un'eredità pesante ai suoi successori , l'egemonia dell'Impero


bizantino resistette in larga parte dell'Impero eccezion fatta per l'Italia, assediata di lì
a poco dai longobardi, popolazione forse di origine scandinava a detta delle loro
leggende ma che tuttavia si riconosce ufficialmente l'insediamento d'essi oltre le rive
del reno. Costoro riuscirono ad ottenere nella penisola un dominio a macchia di
leopardo, mai del tutto omogeneo e prevalente soprattutto nelle regioni del nord,
benevento e nella parte alta delle regioni centrali che non erano soggette alla chiesa
di Roma. Lo stanziamento dei longobardi avvenne con Alboino sulla quale nomina del
572 è possibile riconoscere l'episodio della moglie Rosmunda. Tramite questa
popolazione si avviò l'origine del potere temporale dei papi dove il Re longobardo
Liutprando dopo aver conquistato Sutri riconsegnò il castello ai beatissimi apostoli di
Pietro e Paolo e dunque alla chiesa di Roma. Un episodio discusso inquadrabile in
un'ottica di ampliamento del potere dei vescovi di Roma in Italia. La fine del Regno dei
Longobardi si ebbe attraverso l'alleanza di papa Stefano II con l'Impero dei franchi. La
chiesa, con il timore di restare schiacciata dal regno longobardo, richieste l'intervento
dei franchi che tramite Federico Barbarossa scacciarono i longobardi del nord.
Successivamente i longobardi stessi cercarono di spezzare quest'alleanza, senza
successo. Solo nell'XI secolo con l'invasione normanna, anche i longobardi del sud
vennero sconfitti e videro estinto il loro impero.

Espansione islamica (cap. 6)


L'Impero islamico ebbe origine con Maometto e la professione di una nuova religione
monoteista che rivedeva negli uomini pii (Abramo, Mosè, Gesù) i seguaci di Dio.
L'impero arabo-islamico ebbe un'espansione che spazia dall'India alla Spagna
passando per la Sicilia e l'Africa del nord.
Sostanzialmente l'Arabia era un territorio difficile da controllare attraverso il quale
l'Impero Bizantino e Persiano tentarono , creando stati-cuscinetto, di tenerla alla larga
dalle proprie terre. Fu in questo territorio che durante la metà del VI° secolo si
riunirono alla Ka'ba diverse popolazioni di diverse religioni. Essa situata nella Mecca,
dove una volta all'anno veniva costituita una fiera che serviva per gli scambi
commerciali e per comporre conflitti, mostrò all'ex mercante e profetta Maometto uno
scenario politeista a cui si oppose in virtù della natura monoteista di Dio. Sostenendo
che non esisteva alcun Dio all'infuori di Allah e Maometto ne era profeta, e sostenendo
alcune regole (ramadam, pellegrinaggio alla mecca, elemosina ai poveri) con questo
messaggio si attirò il dissenso dei Qurayshiti che videro attaccato il proprio potere.
Maometto dovette così spostarsi con i suoi seguaci a Medina dove fondò la Umma
nell'anno di insediamento nel luogo, il 622, ovvero l'agira che è l'anno di partenza dei
musulmani. Qui Maometto saldò la posizione della religione mediando con le altre ed
eliminando la comunità ebraica.

Le conquiste dell'Islam iniziarono con il primo califfo, Abu, che allargò l'Impero
attraverso la Siria e la Persia. Le conquiste che vennero successivamente dal secondo
califfo Omar (644) erano improntate ad un distaccamento tra il potere militare della
comunità islamica ed il popolo arabo. Gli altri popoli mantenevano l'autonomia
amministrativa, producevano e pagavano imposte e tenevano una sostanziale
autonomia. Dovevano, in più, pagare una tassa di salvaguardia alle truppe arabe
conquistatrici.

La diatriba che tuttavia avvolgeva i califfi era ereditaria, Maometto non aveva lasciato
disposizioni ereditarie e dunque si crearono differenti correnti di pensieri. Questo
generò dei conflitti che culminarono nell'uccisione, nel 660, di Alì da parte dei sunniti
che videro così eletta la dinastia Omayyade (661-750) che dette vita al primo impero
arabo.

L'Impero Omayyade (661-750) mise fine al principio di separazione sancito dai primi
califfi e ripianificarono nuove espansioni verso la Spagna meridionale. Le truppe arabe
vennero nel 732 fermate da Carlo Martello, tuttavia, mentre s'accostavano alla Francia
Meridionale. Le riforme politiche dell'Impero Omayyade come l'egualità di tutti i
cittadini musulmani provocò molti conflitti all'interno dell'Impero stesso da parte dei
Kharigiti e non solo. Furono gli abbassidi (750-945) a contrapporsi dunque agli
Omayyade creando una nuova fase.

Gli abbassidi (750-945) erano prevalentemente un Impero Persiano. Furono loro ad


inaugurare la nuova capitale Baghdad. La grande rivoluzione del Regno Abbasside fu
innanzitutto la rivoluzione amministrativa dove vennero rivoluzionati gli uffici distinti in
cancelleria, amministrazione di spese militari ed esattoria. Poi, l'interruzione delle
guerre dove, malgrado alcuni nuclei rimasero in Europa attivi (ad esempio discendenti
della dinastia Omayyade con scorrerie piratesche nel mediterraneo) misero la parola
fine alle conquiste dando, secondo Brown, la possibilità all'Europa di crescere e darsi
un'identità.
Papato e riforma della chiesa (cap. 16, 25)

Nel corso del X secolo la chiesa ebbe necessità di saldare la crisi che stava andando
ad acuirsi per via dei movimenti contestatori che stavano nascendo nei suoi confronti
come ad esempio quelli pauperistici (ovvero il ritorno ai valori del vangelo) e di ridarsi
una nuova dignità.

Prima fase di questa riforma spettò a Cluny, un'importante abbazia in Borgogna


fondata nel 910 che rielaborò il sistema di vita monastico basato sulla purezza dei
monaci e sulla specializzazione liturgica (la festa del 2 novembre tra l'altro deriva
proprio da Cluny). Si cercavano, insomma, di dare una sorta di rapporto privilegiato
con l'aldilà e questo tentativo dava all'abbazia una solenne immagine che servì anche
per attirare ulteriori donazioni. La chiesa dovette inoltre raffrontarsi con le accuse di
simonia e nicolaismo, con la prima si intendeva la vendita di particolari abilità del papa
e deriva da Simon Mago che tentò di acquistare da Pietro il dono della guarigione
mentre con la seconda si intendono coloro che erano favorevoli al concubinato ed al
matrimonio.
Nella seconda fase della propria riforma la chiesa ridefinì il papato, in situazione di
confusione. Difatti l'ingerenza delle famiglie romane era netta (come i Crescenzi ed i
Tuscolo) e vi fu un momento attorno alla metà dell'XI secolo in cui vi fu l'elezione
addirittura di tre papi. Enrico III fece nominare a loro scapito Clemente II cercando di
applicare a Roma un modello di chiesa già riproposto in Germania. Sino alla sua morte
questo sistema tenne, prima dell'elezione di Enrico IV e dell'avvio alla lotta per le
investiture.
La lotta investiture prese forma dall'elezione di papa Ildebrando, ovvero Gregorio VII,
stabilita secondo acclamazione popolare e non secondo il concilio dei cardinali come
stabilito da Niccolò II ed il suo decretum in electione papae. Questo fece nascere
problemi sulla legittimità di quest'elezione. Gregorio VII avviò una politica di
desacralizzazione del Re in virtù del fatto che rifiutava le sue ingerenze negli affari
della chiesa. Mandò dei delegati in Germania per accaparrarsi il favore di alcuni grandi
del regno, questo non piacque e fece nascere lo scontro con Enrico IV. Iniziarono a
susseguirsi una serie di episodi di delegittimazione tra papa ed imperatore, Gregorio
VII rese nulle tutte le cariche dei vescovi date dall'Imperatore che a sua volta convocò
nel concilio di Worms del 1076 un concilio di vescovi che depose Gregorio VII dalla
carica papale. Quest'ultimo rispose con la scomunica, fatto particolarmente grave
poiché liberava i sudditi del Re dall'obbligo di obbedienza. Solo con il concordato di
Worms del 1122 e dopo la morte di Gregorio VII vi fu un risanamento della situazione
secondo la quale veniva stabilito che l'elezione del Papa doveva avvenire per
acclamazione popolare e dal clero e che solo in Germania il Re poteva, una volta
effettuata la nomina, ad investire le cariche ai vescovi.

Questo nuovo modo di elezione non bastò tuttavia a comporre tutti i problemi, difatti
si creavano correnti di pensiero differenti secondo chi riteneva importante la
partecipazione di clero e popolo, solo di clero e via discorrendo. La situazione fu risolta
dal terzo concilio lateranense con Alessandro III che dette la possibilità a tutti i
cardinali di eleggere il papa, al quale seguì l'istituzione della conclave per evitare
eccessivi periodi di vacanza da parte dei cardinali stessi. Il conclave era una stanza
dove venivano chiusi e si vedevano ridotti i compensi durante il papato e gli alimenti
man mano che i giorni passavano, sino all'elezione del papa, fu in questo periodo che
si delineò maggiormente lo Stato della Chiesa che grazie ad Innocenzo III iniziava ad
assumere connotati ben definiti. Da qui, il pontificato di Bonifacio VIII riscuoteva
praticamente tasse da mezza europa per l'istituto che presiedeva, dai territori che
erano suoi dello stato della chiesa con annessi tributi (per le vie di comunicazione ad
esempio) e delle decime che gli venivano versate. Fu lo stesso Bonifacio che nel 1303
promulgò la bolla Unam Sanctam dove riscrisse l'intera gerarchia ecclesiastica, fu lo
stesso Bonifacio VIII che istituì il giubileo nel 1300, ovvero l'anno in cui venivano
concesse indulgenze a chiunque avesse visitato Roma ed i suoi luoghi santi in stato di
benedizione (confessato e comunicato).

Regni e principati feudali (cap 8, 13, 17)

E' necessario inquadrare innanzitutto il feudalesimo ovvero la nascita dei rapporti di


diversa natura ma con cui sommariamente si indica un beneficio che veniva concesso
a patto di un servizio , dunque, in sostanza, si andava costituendo un rapporto
vassallatico-beneficiario dove il vassallo concedeva terre al beneficiario che le portava
avanti pagandone determinati tributi. Il rapporto vassallatico-beneficiario si articola in
quattro fasi :
1. (VIII-IX sec.) La prima fase concerne il regno carolingio prima e dopo Carlo Magno
dove i rapporti vassallatico-beneficiari avevano origine e si creava così un rapporto
che rendeva legali i rapporti clientelari.

2. (IX-X sec.)Dopo la dissoluzione dell'Impero Carolingio viene meno il coordinamento


regio, pertanto conti duchi e marchesi divengono dinasti all'interno del loro territorio.

3. (XI-prima metà del XII sec.)La frammentazione del potere pubblico raggiunge i
massimi livelli, questa fase viene definita pertanto ordinamento signorile. Inizia il
fenomeno di incastellamento.

4. (dalla seconda metà del XII sec.) E' la fase in cui i poteri signorili iniziano a
ridimensionarsi a causa di una nuova politica regia e di nuovi strumenti giuridici da
essa utilizzati per assoggettare a sé i signori locali. Si crea la piramide feudale.

Durante il regno di Carlo Martello (che va dal 716-741) si espanse un tipo di rapporto
nominato vassallatico-beneficiario. In sostanza, il beneficium oggetto del contratto
veniva messo a disposizione del vassallo che veniva mantenuto e che doveva gestire il
bene in nome del suo signore. Questo tipo di rapporto clientelare mutò l'assetto
militare ed organizzativo romano che si era creato precedentemente e che faceva più
riferimento ad un'organizzazione di tipo Res Publica (stato) e dunque non basato su
rapporti clientelari. Le personalità che il Re doveva scegliere per concedere i
beneficium dovevano comunque godere di una certa posizione aristocratica e
dovevano venire controllate in qualche modo. Già nel regno merovingio e poi ripreso
da Carlo Magno, dunque, la figura dei Missi Dominici venivano inviati direttamente dal
sovrano a tale scopo e si trovavano negli ecclesiastici le figure più idonee per tale
scopo. Da qui venne l'istituto dell'Immunità che garantiva agli stessi ecclesiastici
l'esenzione dalle tasse, inoltre, si creava un'area sterile dove duchi conti e marchesi
non potevano, pertanto, effettuare riscossione di tasse né amministrare la giustizia.
Una nota sul sistema curtense, esso si basa sulla presenza di due elementi : Il primo è
quello riguardante la presenza di aziende a conduzione diretta (dominicus) ed uno a
conduzione indiretta (massaricio). Il secondo elemento è quello che stabilisce il
legame tra queste due parti dove i contadini erano obbligati a prestare corvées sulle
terre dove risiedevano. Le corvées, prestazioni d'opera dei contadini sulle terre del
Padrone.

Questo dette vita ad un'organizzazione di stampo feudale in crescendo. I piccoli


proprietari terrieri venivano inglobati dai proprietari più grandi che a loro volta
dovevano seguire l'autorità regia a cui era affidato il compito di garantire la pace,
muovere guerra e difendere i deboli. I principati feudali che andavano formandosi
verso il XII secolo assunsero sempre più potere e fu per questo che Enrico II , primo re
della famiglia dei plantageneti, cercò un ritorno alla res publica facendo pagare ai
baroni le scutage, imposte che li rendevano esenti dalla prestazione militare e
tornando alle riforme dalle quali venne colpito anche il clero con la privazione
dell'esenzione, uccidendo l'arcivescovo di Canterbury che tuttavia ebbe una eco
negativa sul Re che dovette fare ammenda inginocchiandosi sulla sua tomba. Tuttavia,
questo, cambiò radicalmente l'assetto della giurisdizione regia che ne uscì rafforzata.
Fino agli inizi del XIII secolo, questo equilibrio si mantenne saldo. Fu con la Magna
Charta del 1215 che chi era stato privato del potere cercò di limitarne quello regio.
(Luigi VI, Luigi VII e regni normanni)

Città e comuni (cap. 10, 13, 18, 23)

Le città nacquero ed ebbero estensione tra il IV ed il X secolo. Roma aveva istituito


una rete di città che passavano per le sue vie consolari, con la caduta dell'Impero
avvenne una contrazione delle popolazioni delle città e del comando di esse che
vennero soppiantate gradualmente dai vescovi tramite le diocesi e le pievi che
coprivano un fazzoletto di terreno simile a quello delle precedenti aree.
La frammentazione dei poteri a seguito della dissoluzione dell'Impero Carolingio fece
nascere anche i comuni nella prima metà dell'XI secolo. Si creavano situazioni in cui la
comunità cittadina veniva gestita dai cittadini stessi (ma non tutti) ed anche dal
vescovo che veniva eletto dai cardinali della cattedrale e dal popolo. Tale situazione
respinse anche le mire di Corrado II sulla città di Milano, per rafforzare l'autorità
imperiale promulgò nel 1037 l'edictum de beneficiis che garantiva ai vassalli la
trasmissione ereditaria dei poteri. Non fu abbastanza in quanto lo stesso Corrado fu
respinto all'assedio di Milano dai cittadini stessi che così manifestavano chiaramente
l'intento di non voler ingerenze esterne della propria città. Fondamentale nella fase
successiva divenne il controllo del contado, ovvero dell'area soggetta al dominio del
comune e che risultava di importanza vitale nella gestione per poter approvvigionare
adeguatamente la città dove talvolta anche gli aristocratici si trasferirono.

Europa nel XIII secolo (cap. 24)

Nel XIII secolo l'Europa attraversa una fase di consolidamento pregnante dove in
particolare per la Francia, l'Inghilterra e la Spagna vi sono delle importanti
considerazioni da fare. Oltre a queste è necessario mettere a punto il fatto che è
questo il periodo dove si possono identificare le nascite di alcuni stati nazionali come
noi li potremmo riconoscere oggi, è questo il caso di tre paesi in particolare :
Francia, Inghilterra, Spagna.
La Spagna subisce l'opera di reconquista da parte dei regni cristiani che si erano
andati formando come quello di Portogallo, Aragona e Navarra e che con il supporto
ideologico della chiesa di Roma e di molti cavalieri europei, si attrezzarono per
rimuovere la presenza dei musulmani da quella terra.
Nel caso dell'Inghilterra il territorio viene espanso verso la Scozia ed il Galles da
Edoardo I, a tal proposito diviene interessante anche la considerazione dell'eroe
nazionale scozzese il quale si oppose al dominio inglese : William Wallace meglio
conosciuto come Braveheart.
Per quanto riguarda la Francia avviene un'opera di annessione dei territori del sud a
quelli del nord cercando così di dare un'impronta omogenea a tutta la nazione. Con le
riforme di Luigi IX , le inchieste e la diatriba con la chiesa di Roma (a cui susseguì la
chiesa gallica, una sorta di chiesa sotto il controllo regio) egli affermò il potere dello
stato francese.

Trecento (19, 20, 22, 24, )

L'episodio che segnò significativamente la vita nel 1300 è quello della peste. Si
suppone che sia stata inizialmente importata dai mercanti genovesi che a loro volta
l'avevano contratta nel mar nero, oggi si sa che la peste ha origine da un bacillo ma i
contemporanei del tempo attribuivano ad una punizione divina o all'ascesa del
maligno questa situazione. Il fenomeno mutò radicalmente l'intero assetto dell'Europa
poiché la natura della malattia era virale, contagiosa e nel 90% dei casi mortale.

Italia, dal comune alla signoria e allo stato regionale (cap. 28)

nuovi equilibri politici del quattrocento (cap. 27, 29)

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