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In concomitanza di eventi di pioggia, nelle reti di fognatura mista, raggiunto un prestabilito gra-
do di diluizione delle acque fecali (rapporto acque nere/acque bianche pari a 1/3-1/5), si provvede
all'evacuazione immediata delle acque di supero tramite scaricatori di piena ed al recapito delle
stesse direttamente nel mezzo ricettore naturale.
Nelle reti separate nasce la necessità di convogliare nella fogna nera le portate fluenti nella fogna
bianca nella fase iniziale di un evento meteorico in quanto la prima pioggia, eseguendo un lavaggio
delle strade , accumula un notevole carico inquinante derivante da tutto ciò che può depositarsi
sulla sede stradale ( rifiuti , polveri di gas di scarico e di ferodi , residui derivanti dall’usura dei
pneumatici, oli e grassi ecc.). Tale inconveniente cresce in rapporto all’intervallo tra due eventi me-
teorici consecutivi. Pertanto è possibile trasferire alla fogna nere queste acque realizzando una pic-
cola luce, sul fondo del canale bianco, opportunamente dimensionata. Trascorso un po’ di tempo
dall’inizio della pioggia, se questa persiste ed aumenta di intensità, la portata meteorica aumenta
tanto da superare la luce di fondo e raggiungere, priva dei contenuti inquinanti, il collettore e da
questo al mezzo recettore. (Figura 3)
Le reti di fognatura sono progettate per funzionare a gravità con flusso a superficie libera. Situazio-
ni topografiche locali impongono, a volte, la realizzazione di impianti di sollevamento.
La natura delle acque trasportate e la forte variabilità delle portate pongono particolari problemi
alla progettazione di un impianto di sollevamento sia nei riguardi del macchinario (tipo e numero
di pompe), sia relativamente al volume ed alla geometria ottimale della vasca di aspirazione.
L' impianto va dimensionato in funzione della portata massima da sollevare, ma, data la forte va-
riabilità delle portate, la portata totale va ripartita su più pompe funzionanti in parallelo. (Figura
4). Le pompe debbono essere istallate con la girante sommersa, sempre sotto battente, condizione
che garantisce l'immediato avvio del sollevamento.
La condotta di mandata, in corrispondenza del funzionamento di una sola pompa deve essere
percorsa dal flusso con velocità non inferiore ad 1 m/s per evitare la sedimentazione e l'accu-
mulo delle sostanze solide presenti nei liquami.
a b c
La dimensione del pozzo dovrebbe essere la minore possibile sia per ridurre i costi e sia per mante-
nere meno possibile il liquame stagnate; è ovvio che il volume minimo è funzione del numero di
avviamenti/ora consentiti dalla macchina. Il livello nel pozzo è regolato da un interruttore a bulbo
di mercurio rinchiuso in un involucro impermeabile galleggiante , sospeso all’altezza voluta tramite
il cavo elettrico che lo collega al quadro di avviamento dell’elettropompa. La variazione di livello
del liquido varia la posizione del regolatore e di conseguenza l’interruttore a mercurio apre o chiu-
de il circuito di controllo (Figura 7).
I principi da adottare nella progettazione di un pozzo sono illustrati in manualiI contenenti regole
pratiche frutto di una estesa serie di dati acquisiti con test su modelli in scala. Nel seguito si farà
riferimento al pozzo standard Flygt riprodotto nella Figura 8.
Figura 8
Quando vengono realizzati progetti fuori dello standard è necessario eseguire prove di funzionalità
su modello idraulico in scala ridotta, al fine di ottimizzare il flusso verso le pompe , l’eliminazione di
vortici e di aria in prossimità dell’aspirazione.
V
un tempo di riempimento Tr = e
Qi
∆V
= Qp1 − Qi per ∆t = Tv, tempo di vuota-
∆t
∆V V
tura Tv = Tv =
Qp1 − Qi Qp1 − Qi
V2 V2
Tr = Tv =
Qi − QP1 (QP1 +Qp2 ) − Qi
Vtot = V1 + (n − 1) ⋅ ∆h ⋅ S
essendo :
Dimensionare una stazione di pompaggio per una portata in ingresso Qi=58 l/s e prevalenza 5 me-
tri.
Volendo utilizzare due elettropompe identiche , la portata nominale di ciascuna macchina sarà:
Qp1=Qp2=2/3 Qi ⇒ Qp1=Qp2=2/3* 58 = 38,6 l/s
Elettropompa CP 3127
Le dimensioni minime vengono lette in corrispondenza di pompe con portata di 100 l/s
Vtot = V1 + (n − 1) ⋅ ∆h ⋅ S
in cui
Vtot
h = = 0,97 m
S
Essendo il livello minimo di aspirazione pari a 0,43 m l’avviamento della prima elettropompa sarà
posto a quota + 1,40 m dal fondo del pozzo ; la quota di avvio della seconda pompa sarà 1,40 +∆h
=1,40+0,30 =1,70 m.
Infine la quota di arresto della prima macchina sarà pari all’altezza minima di aspirazione 0,43 m e
la seconda sarà 0,43+ ∆h=0,73 m.
Nei casi in cui il collettore emissario sia posto a quota inferiore del mezzo recettore è indispensabile
il ricorso ad impianti di sollevamento caratterizzati da elevata portata e bassa prevalenza. Questi
tipi di impianti vengono comunemente chiamati idrovori dal nome delle elettropompe, idrovore,
utilizzate per lo smaltimento di grandi volumi di acqua e basse prevalenze, generalmente H < 10
m).
Nella Figura 11 è raffigurato un impianto idrovoro caratterizzato da una idrovora ad asse verticale
con tubazione di scarico realizzata con un sifone “ a cavaliere dell’argine “ . A monte delle macchine
sono presenti una griglia di protezione ed una paratoia di sezionamento mentre, a valle, la condot-
ta sfocia in una vasca di dissipazione che, nei periodi di magra del recettore, ha il compito di dissi-
pare il contenuto energetico della portata in uscita dalla condotta ed evitare il disinnesco del sifone.
Nota la portata da esitare la scelta delle macchine è legata ai criteri già esposti per gli impianti di
sollevamento al Capitolo 4.
L’afflusso dell’acqua verso la pompa deve essere uniforme in modo da evitare trascinamento di a-
ria con conseguente innesco di vortici. Tra i criteri da adottare per la progettazione di un impianto
è importante la verifica del rapporto tra la sommergenza S ed il diametro D della condotta di aspi-
razione D. (Figura 15)
S 4⋅Q VD
= a + b ⋅ Fr con : a =1,5 e b=2,5 VD = Fr =
2 g⋅D
D π⋅D
Dell’idrogramma tipico, rappresentato nella Figura 16, se ne può dedurre uno schematico
nell’ipotesi che l’effettiva modalità dell’evoluzione della pioggia nel tempo sia ad intensità costante,
considerando variazioni lineari della pioggia e delle portate esitate con il tempo (Figura 17).
L’espansione dei centri abitati comporta una trasformazione di parte del territorio che con costru-
zioni ed opere di urbanizzazione si trasforma da terreno permeabile in terreno scarsamente perme-
abile alterando, dunque, il coefficiente di afflusso che è un elemento determinante per la stima del-
la portata di piena. La conseguenza di ciò si risente nei tronchi terminali della rete dove le dimen-
sioni degli spechi non sono più sufficienti per lo smaltimento delle variate portate di piena.
Un criterio utilizzabile per risolvere il problema è quello di inserire, a monte dei tronchi critici, delle
vasche di laminazione
dell’onda di piena.
Il principio di funzionamento si
basa sul concetto della conti-
nuità, pertanto limitando la
portata in uscita occorrerà un
volume V da invasare per tut-
to il tempo che la portata in
ingresso supera il valore della
portata ammissibile a valle.
Figura 18
Quando non sia possibile realizzare tutto il volume di laminazione, per mancanza di aree da assog-
gettare a tale servizio, la parte eccedente può essere sfiorata verso un “elemento” di accumulo
provvisorio (Depressione naturale, campagna, ecc,)
Figura 19
Una soluzione ottimale è rappresentato dalla Figura 20, dove è possibile utilizzare un laghetto per il
contenimento dei volumi di supero delle vasche di laminazione .
Per quanto attiene la tipologia delle vasche di laminazione queste possono essere in serie ed in pa-
rallelo secondo gli schemi di Figura 21.
Nelle seguenti figureII sono riportati esempi di manufatti di restituzione nel mezzo recettore.
A seconda dei valori delle velocità in uscita sono da prevedere elementi di dissipazione del contenu-
to energetico della corrente.