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all’asse Ox e quindi le loro ascisse saranno uguali funzionare come ellissoidografo (fig. 9), dove le
(x = x’); le ordinate SB e SD avranno invece sempre un cerniere D e H descrivono due ellissoidi “a tre assi”
rapporto (y / y’) costante. quando la cerniera B percorre la sfera Σ di raggio OB.
Come per il parallelogrammo di Vecchi, si può Fin qui l’applicazione al disegno o alla modellazione
constatare che la trasformazione attuata dal rombo di tecnica motiva la trasformazione omologica - che
Delaunay è esattamente la corrispondenza (fig. 8) tra i corrisponde ad un semplice paradigma proiettivo - nel
luoghi descritti dal punto D e quelli della sua piano o nello spazio; forse la tentazione di fare del suo
proiezione parallela B su di un piano distinto che cinematismo un compasso conico induce Delaunay ad
interseca il piano del punto D lungo la retta Ox ed è esplorare un caso di trasformazione non lineare che si
inclinato d’un angolo α il cui coseno è = SD / SB = ottiene con un particolare vincolo meccanico ai moti
MD / PB. del rombo articolato. Osserviamo che se due vertici
Se con un qualche dispositivo, eliminando uno dei (cerniere A e C) opposti del rombo articolato A B C D
due gradi di libertà dei punti del cinematismo, fossero vincolati a scorrere su di una retta Oy, gli altri
obblighiamo, ad esempio, il punto nella cerniera B a due vertici B e D segnerebbero in ogni possibile
descrivere una curva, allora una matita in D traccerà posizione una coppia di punti che si corrispon-
la curva corrispondente nell’affinità omologica derebbero in simmetria assiale. Per eliminare uno dei
ortogonale di asse Ox. In sé il biellismo di Delaunay due gradi di libertà del cinematismo A B C D si possono
non esercita alcuna proprietà particolare della curva, vincolare le traslazioni relative delle due cerniere
ma solo quella della trasformazione affine. (carrelli) A e C sull’asse y (fig. 10) aggiungendo due
È con una nuova limitazione meccanica che il altre aste AM e CM (più corte dei lati del rombo) ed
projecteur di Delaunay può definirsi come un obbligando la nuova cerniera M a scorrere lungo una
curvigrafo; diventa, ad esempio, un ellissografo scanalatura δδ rettilinea. Delaunay dimostra 8 che
quando B è vincolato a muoversi circolarmente da un mentre M percorre la retta δδ i punti B e D descrivono
braccio imperniato in punto p. In questo caso D simmetricamente i due rami dell’iperbole che ha per
descrive la proiezione ortogonale del cerchio di centro asintoto la retta δδ . L’’iperbolografo di Delaunay è
p e raggio pB, che è l’ellisse con l’asse parallelo ad Ox dunque un biellismo, un deltoide articolato, che
uguale al diametro del cerchio (manovella) e l’altro trasforma la retta δδ (asintoto) in un’iperbole
asse EF tale che EF / 2.pB = MD / PB. costruendo una relazione non lineare.
Delaunay non si arresta alla trasformazione affine
del piano ed aggiunge una versione tridimensionale del 1.1.3 La generalizzazione del dispositivo mono-
suo meccanismo nel caso in cui sia vincolato a malografico, anche verso le funzioni di un completo
parallelo al quadro, la prospettiva [la prospettività tra Q’1, cioè nei carrelli scorrevoli appunto sulle rette di
i due piani, l’omografia] non verrà turbata e sussisterà traccia e di fuga); individuano nella cerniera
anche quando il quadro risulterà rovesciato sul piano d’intersezione il punto A’ dove si istalla la matita che
orizzontale [ π ]”. Facendo ruotare uno dei due piani disegna nella prospettiva (s, q’) del piano π . Il
prospettivi π o π ’ intorno alla comune traccia s, i piani parallelogrammo articolato APLT è fissato al foglio
π e π ’ rimangono collineari, restano prospettivi solo nel perno del suo vertice L che rappresenta il
rispetto al punto di vista che contemporaneamente punto di vista ribaltato intorno alla retta q’ di fuga di
ruota intorno al suo piede descrivendo una circon- π . (Si osservi che se π fosse obiettivamente ⊥ a π ’ la
ferenza perpendicolare a s (quindi ⊥ a π e π ’)10 . Una distanza L q’ equivarrebbe alla distanza principale, cioè
volta sovrapposti π e π ’ (sull’unico piano del disegno) alla distanza minima del punto di vista dal quadro). Per
non sarebbero più omografici in senso stretto ma il resto le aste del parallelogrammo articolato sono
rimangono comunque collineari e mantengono la retta vincolate a scorrere lungo i carrelli in corrispondenza
s come asse della collineazione (dell’omologia piana). dei punti di traccia e di fuga delle rette Q’S e Q’1S1 ;
Il punto di vista, una volta abbattuto nel punto L sui quindi non possono che rappresentare (essendo due a
due piani sovrapposti π ≡ π ’, resta il centro della due parallele sui vertici opposti A e L) la coppia di rette
collineazione, il centro dell’omologia; ad esso si AT e AP obiettive (cioè appartenenti a π ) e le loro o
allineano le coppie A A’ di punti corrispondenti mentre corrispondenti rette proiettanti TL e PL (obiet-
rette corrispondenti mantengono ovviamente in tivamente // a AT e AP ) che determinano i punti di
comune i punti uniti (tracce) sulla s, asse dell’omologia. fuga Q’ e Q’1.
La retta di fuga q’ del piano π diventa, nel ribal- Vecchi può così affermare che mentre il segnatore
tamento, la retta limite dell’omologia piana di π ≡ π ’ (punto direttore) in A si sposta lungo i punti del piano
restando il luogo dei punti corrispondenti ai punti π ribaltato intorno ad s su π ’, la matitaa A’ descrive i
impropri di π . corrispondenti punti in prospettiva; A e A’ si cor-
Indicando con gli stessi simboli della proposizione rispondono dunque in un’omologia di asse s, centro L
precedente gli elementi dello schema del prospet- e retta limite q’ ed evidentemente la diagonale
tografo piano proposto da Vecchi (fig. 12), è chiaro A A’ L del parallelogrammo percorre il fascio di rette
come quello schema cinematico corrisponda ai termini unite di centro L. Di fatto l’autore non dimostra, come
dell’omologia su π ≡ π ’ che ha centro in L, asse in s e ci aspetteremmo oggi, proiettivamente quest’omo-
retta limite in q’. L’asta (o scanalatura) s indica la logia, ma la presuppone implicitamente dimostrata
traccia del piano π ’ e del piano π al quale appartiene (dobbiamo riferirci a proposizioni seicentesche come
il punto obiettivo A; la parallela q’ rappresenta la retta il teorema di Stevin -1610- o, in termini più mediati, ad
di fuga del piano π (se π fosse obiettivamente ⊥ a π ’,, un’interpretazione del teorema dei “triangoli omo-
q’ sarebbe la linea d’orizzonte). Le due aste Q’ S e Q’1S1 logici” di Desargues –1636-) nelle conseguenze
rappresentano le immagini prospettiche di due rette direttamente descrittive, nella stessa costruzione
(che hanno traccia nei punti S e S1 e fuga nei punti Q’e grafica della prospettiva di due rette.
s
15 Schema del teorema di Stevin
di due piani prospettivi π e π ’,, q’ la retta di fuga del L'*
piano π , e L è il ribaltamento del punto vista intorno
a q’; aggiungiamo un’asta r che indica qui una retta di π ≡π ’
π sempre perpendicolare ad s mentre l’asta r’’ designa
l’immagine di r in prospettiva. Indichiamo con Q’ il
punto di fuga, il punto limite delle r e r’, cioè quel punto
che, se π e π ’ fossero ortogonali prima del ri- i-
baltamento, sarebbe il consueto punto principale (la
proiezione ortogonale del punto di vista sul quadro)
sulla linea q’ d’orizzonte. Il punto di vista ed il punto
di fuga Q’ appartengono allo stesso piano ortogonale
ad s ( π π ’) che spazzano nel ribaltamento ritro- o- Q'*
vandosi quindi in L e Q’, sul piano del disegno, allineati q’
lungo una stessa perpendicolare a q’ e s (fig. 15).
Perché (fig. 16) r e r’ possano riguardarsi come una
r'
coppia di rette corrispondenti nell’omologia devono
intersecarsi nella cerniera S (il punto di traccia rr’) A'*
lungo s; quindi mentre r trasla, (come una riga a “T”)
sempre perpendicolare ad s, deve trascinare nel perno
S l’asta scanalata r' incernierata nel perno fisso del s
suo punto di fuga Q’. Infine i punti corrispondenti A e
A’, di r e r’, devono essere allineati con una riga
incardinata nel centro dell’omologia (nel perno L).
Questa riga AA’L rappresenta quindi il fascio di tutte
le possibili rette unite (oltre all’asse s).
Ridotto a sole tre aste il dispositivo è tanto semplice
da sembrare poco diverso dagli ausili che fin dal tardo
Quattrocento si potevano apparecchiare sui tavoli da A
prospettiva, eppure presuppone il raggiungimento
della più semplice ed astratta riduzione ad un’unica
legge piana di due immagini proiettive. Ad essa
Lambert giunge dalla meccanizzazione (figg. 17 e 1)
degli altri schemi costruttivi della prospettiva per r
ribaltamento di piani ortogonali al quadro, simili a
quelli impliciti sin dalle costruzioni di Alberti,
Gaurico, Vignola, studiati fin dalle opere prospettiche 16 Schema di una versione semplificata del prospettografo di
di Commandino e Benedetti. Vi giunge in un percorso Johann Heinrich Lambert
punto di
vista
O O
x
omotetia è il punto del quadro determinato dalla metriche le operazioni di ribaltamento sul quadro dei
intersezione della retta (proiettante) che unisce i vertici piani coordinati Ox, Oy, Oz o dei piani proiettanti Ox’,
dei due triedri (l’origine obiettiva degli assi ed il punto Oy’, Oz’ (fig. 31) ed in queste operazioni si mantengono
di vista), ovvero è l’immagine dell’origine degli assi. tutte quelle costruzioni che utilizzano piani proiettanti
Sono dunque inversamente omotetici sul quadro della ortogonali al quadro (figg. 31 - 33) e non necessitano
prospettiva il triangolo delle tracce del triedro della determinazione del luogo del punto di vista.
obiettivo ed il triangolo delle fughe di quello e di tutti L’aver portato il centro di proiezione ad una distanza
gli infiniti triedri ad esso paralleli. finita dal quadro cambia solo la costruzione delle
Stanislao Vecchi nelle prime memorie non usa “metrie” degli assi x’, y’, z’, ora prospetticamente
ancora esplicitamente, seguendo Fiedler, la cor- scorciate. Infatti la proiezione centrale non conserva,
rispondenza omotetica sottolineando la relazione tra i in genere, le proprietà metriche e trasforma i sistemi
paradigmi proiettivi e la teoria delle trasformazioni di rette parallele agli assi in sistemi di rette concorrenti
puntuali; il suo intento iniziale è piuttosto quello di nei punti di fuga degli assi, i sistemi di piani paralleli
estendere alla proiezione centrale la costruzione
dell’ordinaria assonometria ortogonale portandovi al
finito il centro di proiezione (figg. 29 e 30) lungo la Tz Tz
retta perpendicolare al quadro e passante per il punto
d’intersezione dei tre piani di riferimento, l’origine O
dei tre assi coordinati Ox, Oy, Oz. In questa particolare
z* z'
proiezione centrale si conservano utili proprietà di
costruzione del sistema assonometrico ortogonale: i
tre assi coordinati si proiettano (fig. 30) nei sostegni O' O* O'
delle tre altezze del triangolo formato dalle tracce con Tx Ty
il quadro dai tre piani coordinati; e di conseguenza il
punto principale della prospettiva (che coincide con
la proiezione O’ dell’origine degli assi) è l’ortocentro
del triangolo delle tracce. Come nelle consuete as-
sonometrie ortogonali, anche in questa particolare
prospettiva è semplice determinare la distanza
dell’origine O degli assi dalla sua proiezione O’, oppure
dato il triangolo delle tracce, individuare graficamente
le proiezioni degli assi, e viceversa verificare se tre
segmenti concorrenti in O’, assegnati sul quadro, 32 Triangolo delle tracce e cerchio di distanza nella proiezione
possano riguardarsi come prospettiva “ortogonale” di centrale di un triedro trirettangolo
tre spigoli tra loro obiettivamente ortogonali. Non 33 Ribaltamento dell’asse z (del piano proiettante zz’) sul quadro
differiscono dalle ordinarie costruzioni assono- nella proiezione centrale di un triedro trirettangolo
z* z' Fy Fx
O* punto
di vista
ribaltato
Fz Fz
34 Determinazione delle unità 35 Determinazione del triangolo 36 Tracciamento del reticolo coordinato
metriche sull’asse z’ e del punto di delle fughe nella proiezione centrale di una prospettiva assonometrica
fuga della direzione z di un triedro trirettangolo
O Z
Pxz
Y
d
Pyz
P
Z
37 Schemi della relazione tra le coordinate obiettive e le coordinate della prospettiva di un generico punto P, cfr. Nicolas Louis de La
Caille, Leçons élémentaires d’optique avec un traité de perspective Paris 1756
Z
y’= (d. h)/Z
h
d
38 Schemi della costruzione di Lambert di una "scala degli allontanementi" determinando la funzione che trasforma le coordinate
obiettive di un punto in quelle della sua prospettiva; cfr.Johann Heinrich Lambert, Anlage zur Perspektive (agosto 1752), manoscritto
conservato alla biblioteca universitaria di Basilea. Trad. fr. di Jeanne Peiffer in J. H. Lambert, Essai sur la perspective, Paris 1981
nel disegno di prospettive mentre il pantografo pros- variabile di un cannocchiale a sistema obiettivo
pettico era probabilmente usato da quel geniale doppio”, primo risultato della ricerca 54 che li condurrà
precettore, accanto alla sua versione della prospettiva ad un apparecchio per restituire meccanicamente per
aerea e della teoria dell’illuminamento, nel disegno di coordinate polari (in rilievi di dettaglio) la posizione
paesaggio. La prospettiva, come ogni altro suo caso planimetrica ed altimetrica di tutti i punti rilevati da
particolare usato in astronomia ed ingegneria, era una stazione sul nodo di una trilaterazione principale.
essenzialmente uno strumento di controllo e rap- L’idea perseguita dai due topografi era inizialmente
presentazione dello spazio ed il suo sviluppo nella quella di riunire in un unico apparecchio un goniografo
geometria proiettiva avviene proprio attraverso i ed un sistema stadimetrico, ovvero un tacheometro ed
paradigmi topografici connessi ai sistemi di coordinate. una tavoletta pretoriana. Le modifiche ottiche e
Le relazioni indagate da La Caille e Lambert sono di meccaniche successive avevano fatto dello strumento
fatto la scrittura dell’omologia conseguente una sorta di goniografo longimetro in grado di
all’omografia esistente tra un piano e quello della sua disegnare direttamente su una tavoletta circolare la
prospettiva. proiezione orizzontale del punto traguardato (sul quale
Le misure della prospettiva diventano oggetto tanto è collocata la stadia graduata entro un raggio di 140
della geometria proiettiva quanto delle pratiche metri dalla stazione), oltre alla possibilità di “...leggere
topografiche ed il termine “omolografo” si ritrova a immediatamente l’altezza vera [livello] di quel punto.”
significare tanto un utensile da disegno quanto uno Le distanze rilevate con un sistema stadimetrico erano
strumento di rilevamento poiché entrambi manifestate attraverso movimenti nel cannocchiale
automatizzano una stessa “omologia”. dell’obiettivo e dei fili di mira di un micrometro,
Le formulazioni di Lambert e La Caille confermano comunicati da due sistemi articolati al dispositivo di
algebricamente che ogni prospettografo utilizzabile tracciamento sulla tavoletta.
all’inverso (ogni congegno che realizza un’omologia, In altri termini, l’apparecchio consentiva la
e dunque una corrispondenza biunivoca, invertibile) trasformazione dei punti dello spazio in una loro
è naturalmente anche una sorta di restitutore foto- rappresentazione nel metodo dei piani quotati (cioè,
grammetrico, uno strumento per ricavare le misure in una loro proiezione orizzontale in scala associata
obiettive da quelle prospettiche. all’indicazione della “quota”) tramite un opportuno
Prima che Stanislao Vecchi chiamasse Omolografi sistema articolato.
i suoi strumenti da disegno, gli ufficiali francesi Se nel 1874 era questo solo un caso particolare
Peaucellier e Wagner pubblicavano 53 la teoria ed i d’impiego dei biellismi e dei sistemi articolati per
resoconti del collaudo del loro appareil homolo- ottenere determinate trasformazioni geometriche
graphique in uso presso la Brigata Topografica del applicate a parti di congegni meccanici, lo si deve
Genio, dispositivo destinato, come recitava il titolo proprio al capitano Charles-Nicolas Peaucellier al
della memoria, “... a sostituire alle operazioni abituali quale spetta la priorità di una scoperta (dieci anni
[del rilievo topografico] dei processi puramente prima) che segna l’inizio della teoria esplicita dei
meccanici”. Già dal 1866 i due ufficiali avevano sistemi articolati e la sua applicazione sistematica alle
costruito uno strumento “... basato sull’ingrandimento macchine: la soluzione esatta del problema della
B' o
t
A
B'' A''
42 43 Schemi di un ipotetico uso improrio di uno strumento riduttore (per similitudine) di Marolois come prospettografo per ritrarre
corpi che possono anche estendersi nel semispazio tra il quadro ed il punto di vista