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XX congresso annuale

ASOTO

Abstracts
&
Posters
Importanza della TAD nella prevenzione del fallimento dellʼosteosintesi delle fratture
dellʼestremo prossimale di femore

A.Dibenedetto, P.Demaio, A.Zisa, G.Sallemi


Email : dosaglimbene@gmail.com

Il fallimento meccanico dell'osteosintesi delle fratture dell'estremo prossimale del femore


( cut out ) è correlato sostanzialmente al posizionamento della vite cefalica nella testa del
femore indipendentemente dal mezzo di sintesi utilizzato. La letteratura piuʼ recente ha
evidenziato che la misurazione della TAD (tip-apex distance) puoʼ essere utilizzata come
semplice metodo di misurazione per individuare il corretto alloggiamento della vite
cefalica, con significativitaʼ statistica infatti una posizione della TAD > 2,5 cm aumenta
significativamente il rischio di cut out.
Scopo della nostra comunicazione è una revisione della nostra casistica ( 257 fratture
dellʼestremo prossimale del femore dal 03/01/2008 al 31/12/2010 ) alla luce di questo
metodo di misurazione.
Gestione della componente acetabolare nella coxa protrusa

M.R. Nigito , D. Saglimbene , A. Zisa , G. Sallemi


Email : dosaglimbene@gmail.com

La protesizzazione acetabolare nella coxa protrusa rappresenta sicuramente un problema


di non semplice gestione. La tenuta della componente infatti, non puo' fare affidamento sul
fondo acetabolare. Nel tempo si e' passati da procedure con soluzioni prevalentemente
meccaniche (cotili da revisione, gabbie acetabolari etc..) verso soluzioni con trapianti ossei
aumentati da fattori biologici (gel piastrinico, proteine morfogenetiche, cellule staminali
etc..) con l'ausilio di nuovi materiali ad alta porosita' ed alto grip. Scopo della nostra
comunicazione e' stato quello di riportare la nostra esperienza nella gestione del cotile
nella coxa protrusa. Si tratta di 6 cotili in 5 pazienti (1 bilaterale) nei quali abbiamo
utilizzato trapianto osseo di banca, osso del paziente, gel piastrinico e componente ad alta
porosita' (Trabecular Metal).
Fratture periprotesiche dellʼanca: nostra esperienza

R. VARSALONA, S. PICCIONE, F. CARLUZZO, S. CARUSO, G. INCATASCIATO, F.


SIRUGO
U.O.C. ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA, OSPEDALE “UMBERTO I” SIRACUSA e OSPEDALE TRIGONA NOTO - A.S.P. 8
SIRACUSA
email: ortopediasiracusa@libero.it

La frattura periprotesica di femore rappresenta, nella nostra casistica, in ordine di


frequenza, la quarta causa (5,9%) di revisione chirurgica dopo lʼallentamento asettico
(74,9%), la lussazione (7,6%) e lʼinfezione primaria profonda (7,3%).
Lʼincidenza di questa complicanza risulta in aumento per lʼinnalzarsi dellʼetà media della
popolazione e per lʼincremento del numero di artroprotesi impiantate anche in pazienti più
giovani che essendo più attivi sono anche maggiormente predisposti a traumi.
La classificazione da noi utilizzata è quella di Duncan e Mastri che analizza oltre la sede di
frattura anche la stabilità dello stelo. Secondo tale classificazione si disgiungono, in base
alla sede della frattura, fratture di: Tipo A: regione trocanterica; Tipo B: attorno o subito al
di sotto dello stelo; Tipo C: molto al di sotto dello stelo.
Presso lʼU.O.C. di Ortopedia e Traumatologia dellʼOspedale Umberto I di Siracusa, dal
Dicembre 2008 al Marzo 2011, abbiamo trattato 25 fratture periprotesiche di anca.
Delle 25 fratture, 15 appartenevano al gruppo B, 7 appartenevano al gruppo A e 3
appartenevano al gruppo C. Tutte le fratture sono state trattate chirurgicamente: delle 15
fratture del gruppo B, solo 11 sono state trattate con placca e cerchiggi, le 4 rimanenti
hanno previsto lʼimpianto di stelo da revisione Wagner in quanto la precedente protesi era
mobilizzata. Le fratture appartenenti al gruppo A sono state trattante: 5 con sintesi e 2 con
revisione di stelo, di cui 1 ha previsto lʼimpianto del cotile. Le fratture appartenenti al
gruppo C sono state tutte trattate con sintesi interna.
Il follow-up è stato di 12 mesi: tutte le fratture sono guarite e il nostro criterio ha previsto la
valutazione clinica e i controlli radiografici a 1,2,3, 6 mesi. Solo un caso è sfuggito al
nostro controllo , in quanto deceduto a circa 80 giorni dal trauma.
Miniinvasività nella chirurgia protesica dellʼanca: approccio anteriore vs antero-
laterale vs postero-laterale. Nostra esperienza

R. VARSALONA, S. CARUSO, F. SIRUGO, F. CARLUZZO, F. COLANTONIO, P.


FORTUNA
U.O.C. ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA, OSPEDALE “UMBERTO I” – A.S.P. 8 SIRACUSA
email: ortopediasiracusa@libero.it

In questi ultimi anni si è andata sviluppando una tecnica chirurgica cosiddetta mininvasiva
che consente di ridurre incisione e invasività sui tessuti muscolo-tendinei. La mini
invasività consiste anche nella preservazione dellʼ osso che si può ottenere con lʼaiuto di
steli più corti e di limitata invasività che permettono la parziale conservazione del collo
femorale. Queste tecniche consentono una riduzione del dolore post-operatorio, una
riduzione del sanguinamento intra e post-operatorio di circa 20% ed una migliore
propiocettività dellʼanca con un conseguente più rapido recupero post-operatorio. Questa
tecnica non può essere usata in pazienti obesi, in pazienti con gravi deformità artrosiche o
con grave osteoporosi. I rapporti provenienti dai centri con maggiore casistica e periodo di
follow up in questo specifico settore, sono estremamente interessanti. Alcuni autori
riferiscono che dopo lʼiniziale curva di apprendimento da parte del chirurgo, i tempi
operatori risultano sovrapponibili a quelli necessari seguendo la tecnica chirurgica
convenzionale. Inoltre non sono riferiti incrementi di incidenza di complicanze, utilizzando
queste nuove tecniche, come infezioni, paralisi nervose, lussazioni da mal posizionamento
delle componenti o mobilizzazione della protesi.
Scopo del nostro lavoro è stato analizzare i risultati a breve e lungo termine dei Pz. trattati
di protesi dʼanca confrontando le perdite ematiche, il dolore in sede, la ripresa funzionale,
e le nostre di tecnica chirurgica, confrontando 3 diversi approcci chirurgici: via anteriore,
via antero-laterale e via potero-laterale.
Presso lʼU.O.C. di Ortopedia e Traumatologia dellʼ Ospedale Umberto I di Siracusa, dal
Dicembre 2008 al Marzo 2011, abbiamo trattato 180 protesi dʼanca. La diagnosi iniziale
spaziava dalla frattura in Pz. con età inferiore ai 75 anni, alla coxartrosi, alla necrosi della
testa femorale. 40 Pz. sono stati trattati tramite accesso anteriore, 120 con accesso
antero-laterale, 20 con accesso postero-laterale. Il modello protesico variava da quelle a
conservazione di collo a quelle a stelo standard sia anatomico che retto, e la valutazione
ha preso in considerazione la scheda Merle dʼAubignè.
Anche se la maggioranza di casi è stata trattata con accesso antero-laterale, la nostra
esperienza ci porta a confermare i dati in letteratura: se la tecnica miniinvasiva richiede
Pz. esili e con qualità ossea soddisfacente, la via anteriore è sovrapponibile alla antero-
laterale in riferimento alle perdite ematiche, agli esiti cicatriziali e alla ripresa funzionale
rispetto alla postero-laterale. Quando i casi non consentono la tecnica miniinvasiva, noi
sconsigliamo la via anteriore, e rendiamo sovrapponibili le vie antero-laterale e postero-
laterale. Oltre alla selezione dei casi, la miniinvasività richiede sempre uno strumentario
chirurgico dedicato e una ottima esperienza da parte del chirurgo.
Lʼartroprotesi dʼanca con cotile a doppia motilità.

R. Lupo, S.Lauria, S.A. Rapisarda, G. Tulumello,R.Arcidiacono, G. Palmisciano


Email : ortopedia.agrigento@virgilio.it

Abstract
L'artoprotesi d'anca a doppia motilità è stata prodotta per associare, ai vantaggi della
riduzione dell'attrito della componente acetabolare con teste di grosso diametro, alla
prevenzione delle lussazioni. Noi abbiamo utilizzato tali impianti protesici sia negli
interventi di riprotesizzazione che nei casi di primo impianto in cui vi era bassa
collaborazione da parte del paziente. La lussazione della protesi è una complicanza
frequente nell'accesso posteriore per cui bisogna attuare una strategia di prevenzione
utilizzando protesi che riducono al minimo tale rischio. la protesi a doppia motilità
acetabolare rappresenta a nostro avviso una valida opzione a tale problema.

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