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Importanza della TAD nella prevenzione del fallimento dellʼosteosintesi delle fratture
dellʼestremo prossimale di femore
In questi ultimi anni si è andata sviluppando una tecnica chirurgica cosiddetta mininvasiva
che consente di ridurre incisione e invasività sui tessuti muscolo-tendinei. La mini
invasività consiste anche nella preservazione dellʼ osso che si può ottenere con lʼaiuto di
steli più corti e di limitata invasività che permettono la parziale conservazione del collo
femorale. Queste tecniche consentono una riduzione del dolore post-operatorio, una
riduzione del sanguinamento intra e post-operatorio di circa 20% ed una migliore
propiocettività dellʼanca con un conseguente più rapido recupero post-operatorio. Questa
tecnica non può essere usata in pazienti obesi, in pazienti con gravi deformità artrosiche o
con grave osteoporosi. I rapporti provenienti dai centri con maggiore casistica e periodo di
follow up in questo specifico settore, sono estremamente interessanti. Alcuni autori
riferiscono che dopo lʼiniziale curva di apprendimento da parte del chirurgo, i tempi
operatori risultano sovrapponibili a quelli necessari seguendo la tecnica chirurgica
convenzionale. Inoltre non sono riferiti incrementi di incidenza di complicanze, utilizzando
queste nuove tecniche, come infezioni, paralisi nervose, lussazioni da mal posizionamento
delle componenti o mobilizzazione della protesi.
Scopo del nostro lavoro è stato analizzare i risultati a breve e lungo termine dei Pz. trattati
di protesi dʼanca confrontando le perdite ematiche, il dolore in sede, la ripresa funzionale,
e le nostre di tecnica chirurgica, confrontando 3 diversi approcci chirurgici: via anteriore,
via antero-laterale e via potero-laterale.
Presso lʼU.O.C. di Ortopedia e Traumatologia dellʼ Ospedale Umberto I di Siracusa, dal
Dicembre 2008 al Marzo 2011, abbiamo trattato 180 protesi dʼanca. La diagnosi iniziale
spaziava dalla frattura in Pz. con età inferiore ai 75 anni, alla coxartrosi, alla necrosi della
testa femorale. 40 Pz. sono stati trattati tramite accesso anteriore, 120 con accesso
antero-laterale, 20 con accesso postero-laterale. Il modello protesico variava da quelle a
conservazione di collo a quelle a stelo standard sia anatomico che retto, e la valutazione
ha preso in considerazione la scheda Merle dʼAubignè.
Anche se la maggioranza di casi è stata trattata con accesso antero-laterale, la nostra
esperienza ci porta a confermare i dati in letteratura: se la tecnica miniinvasiva richiede
Pz. esili e con qualità ossea soddisfacente, la via anteriore è sovrapponibile alla antero-
laterale in riferimento alle perdite ematiche, agli esiti cicatriziali e alla ripresa funzionale
rispetto alla postero-laterale. Quando i casi non consentono la tecnica miniinvasiva, noi
sconsigliamo la via anteriore, e rendiamo sovrapponibili le vie antero-laterale e postero-
laterale. Oltre alla selezione dei casi, la miniinvasività richiede sempre uno strumentario
chirurgico dedicato e una ottima esperienza da parte del chirurgo.
Lʼartroprotesi dʼanca con cotile a doppia motilità.
Abstract
L'artoprotesi d'anca a doppia motilità è stata prodotta per associare, ai vantaggi della
riduzione dell'attrito della componente acetabolare con teste di grosso diametro, alla
prevenzione delle lussazioni. Noi abbiamo utilizzato tali impianti protesici sia negli
interventi di riprotesizzazione che nei casi di primo impianto in cui vi era bassa
collaborazione da parte del paziente. La lussazione della protesi è una complicanza
frequente nell'accesso posteriore per cui bisogna attuare una strategia di prevenzione
utilizzando protesi che riducono al minimo tale rischio. la protesi a doppia motilità
acetabolare rappresenta a nostro avviso una valida opzione a tale problema.