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Anche se il termine antimateria incute paura in quanto un antiatomo che collide col suo omologo di
materia ordinaria provoca l’annichilazione immediata dei due atomi convertendo interamente la
somma delle loro masse a riposo in energia cinetica sotto forma di radiazione e altre particelle
elementari – per questo non è possibile confinare e immagazzinare antiatomi elettricamente neutri
– questa viene già usata comunemente in medicina: la tomografia a emissione di positroni (o PET
dall’inglese Positron Emission Tomography).
Per finire, l’antimateria è stata scoperta formarsi sopra le nubi della nostra atmosfera, nelle fasce di
Van Allen di Giove, e comunque in tutti i processi ad alta ed altissima energia.
Visto che l’antimateria immediatamente decade quando viene a contatto con la materia ordinaria,
sorge spontanea una domanda: nella fase di bariogenesi, quando cioè la materia si è
disaccoppiata dall’energia poco dopo il Big Bang, perché poi la materia con questa configurazione
di carica elettrica di cui è composto l’universo che conosciamo è sopravvissuta all’annichilazione
con la sua omologa di carica opposta?
I ricercatori dell’INFN hanno progettato e realizzato, sotto la gestione dell’ASI, alcuni tra i principali
sistemi di identificazione di raggi cosmici, in particolare il time of flight, il rivelatore ad immagini
Cherenkov, il calorimetro elettromagnetico, il tracciatore al silicio e gli star tracker.
Nel 1998 un prototipo dell’esperimento, AMS-01, ha realizzato un primo volo con successo sullo
Shuttle. AMS-02, portato in orbita con l’ultima missione Shuttle Endeavour, sarà successivamente
montato all’esterno della ISS.
Questo spettrometro magnetico sarà in grado di identificare antiparticelle e antinuclei con una
precisione di una parte per miliardo. Qualcuno lo ha confrontato con l’Hubble Space Telescope
(HST), facendolo diventare il nuovo HST dei raggi cosmici, di cui misurerà la composizione nello
spettro di energia compresa tra i 100 MeV e i 5 TeV. Realizzato sulle tecniche di rivelazione di
particelle sviluppate negli esperimenti al CERN e presso i Laboratori dell’INFN, AMS-02 è
composto da una serie di rivelatori in grado di “individuare” vari tipi di particelle di raggi cosmici
che attraverseranno la sua sezione sensibile tramite misure di carica, velocità, energia e direzione
di moto, ricostruendone la traiettoria all’interno del campo magnetico generato da un magnete
permanente cilindrico che deflette i raggi cosmici carichi che lo attraverseranno.
Il precursore AMS-01 aveva raggiunto in soli dieci giorni di funzionamento la stessa sensibilità
all’antimateria ottenuta in decenni di misure con palloni stratosferici, identificando in meno di una
parte per milione la proporzione della frazione nei raggi cosmici dell’antielio rispetto all’elio.
AMS-02, capace di effettuare la ricerca diretta di antinuclei con una sensibilità di una parte per
miliardo, si propone di migliorare questo valore e di far luce su una delle grandi domande della
cosmologia moderna, l’apparente scomparsa dell’antimateria primordiale.
Inoltre, AMS-02 compirà misure di precisione della composizione di tutte le componenti cariche dei
raggi cosmici fino a una energia di 5 TeV, alla ricerca di eventi estremamente rari che sarà più
probabile identificare grazie al fatto che gli anni di attività sono passati dai primi 3 anni ai 10 anni,
anni che la ISS è in grado di garantire.
Anche gli aspetti tecnologici sono notevoli: AMS-02 è il più grande payload scientifico previsto per
la ISS. Le sue dimensioni sono di circa 64 metri cubi per un peso di 6,9 tonnellate. Il magnete
cilindrico ha un campo magnetico di circa 0.15 Tesla, ossia 3000 volte più intenso del campo
magnetico medio terrestre. I rivelatori a bordo di AMS-02 sono in grado di rilevare in poche
centinaia di microsecondi ogni singolo raggio cosmico che attraversa lo spettrometro.
http://www.asi.it/it/attivita/astrofisica/ams_alpha_magnetic_spectrometer
Video sull’antimateria:
http://www.youtube.com/watch?v=mOKJXJ8BsSk&feature=player_embedded
Sabrina e Umberto