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AMPLIFICATORI
CMOS
A.A. 2006/07
I
AMPLIFICATORI CMOS
INDICE
1 GENERALITA’
BIBLIOGRAFIA
II
AMPLIFICATORI CMOS
Cap.1
GENERALITA’
1
GENERALITA’
Funzione di trasferimento
BJT esponenziale I C = I S eVBE /VT (1+ λVCE )
Cattiva Transconduttanza di piccolo segnale
complementarità I
nella tecnologia proporzionale alla corrente di lavoro gm = C
VT
base
Conduttanza di collettore (“di uscita”) di piccolo segnale
circa proporzionale alla corrente di lavoro
1 λ I VA I
go = = IC = C ; λ IC = C
ro 1 + λVCE VA VA + VCE VA
1
VA tensione di Early dell’ordine del centinaio di volt λ=
VA
Fattore di guadagno, in continua, (guadagno a vuoto) dell’ordine delle migliaia
(in genere assai maggiore del guadagno sotto carico)
indipendente dalla corrente di lavoro e dalla fondamentale caratteristica
geometrica del dispositivo controllabile in fase di progetto (area di emettitore)
g 1 + λVCE VA + VCE VA
µ A = g m ro = m = = ;
go λVT VT VT
Tensione termica
kT
VT = k=1,38 10-23 J/K costante di Boltzmann
q
q=1,6 10-19 C carica dell’elettrone
per T=300 K VT=26 mV
2
AMPLIFICATORI CMOS
3
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
Cap. 2
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI
AMPLIFICATORI CMOS
VD D
M 3 M 4
OU T
I1 I1
CL
IN M 1 M 2 IN
2 1I
Vb i a s
M 5
VS S
Figura 2.1
Semplice amplificatore a transconduttanza CMOS a singolo stadio
4
AMPLIFICATORI CMOS
(si è trascurato l’effetto Early, in questo caso di peso assai modesto, e si è considerato
assente l’effetto body)
E’ importante osservare che il transistore si trova sempre a lavorare in regione di saturazione
essendo rispettata la relazione VDS>VGS-Vt.
La relazione precedente può essere scritta nella forma equivalente
VDS = Vt + ∆V
dove ∆ V risulta controllabile attraverso il rapporto di forma
1 I
M 1 VD S =VG S= Vt +
k' W /L
Figura 2.2
MOS in connessione a diodo
M n + 1
I
Vn
M n
I
V2
M 2
I
V1
M 1
Figura 2.3
5
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
L 1 L 2 L n +1
Nota la sequenza V1 – Vn che si vuole realizzare e fissata la corrente di lavoro (in base a
criteri quali dissipazione e occupazione di area), si determinano le varie tensioni di soglia e quindi i
rapporti di forma necessari. La dipendenza delle tensioni di soglia di tutti i transistori al di sopra
del primo dall’effetto body aggiunge notevole dispersione nel risultato.
Ovviamente la stessa struttura può essere realizzata ricorrendo a dispositivi a canale P e,
parimenti, tutte le strutture mostrate nel seguito possono essere tradotte nella loro forma
complementare.
Le strutture del tipo considerato, utilizzate per produrre tensioni di polarizzazione, sono
realizzabili con numerose varianti, soprattutto in dipendenza dalle configurazioni degli amplificatori
a cui devono essere associate. Nella figura 2.4 è rappresentata una soluzione atta a produrre una
tensione determinata in base alle relazioni
W W
I ref = k N' ( Vbias − VtN ) = kP' ( VDD − Vbias − VtP )
2 2
L N L P
1 I ref
Vbias − VSS = VtN +
k N' ( W
L ) N
VD D
M 2
Ir e f
Vb ia s
M 1
VS S
Figura 2.4
Altro esempio di partitore di tensione MOS
6
AMPLIFICATORI CMOS
e, nel caso di buon matching dei parametri tecnologici di M6 e M5 (tra cui anche λ ,
peraltro solitamente caratterizzato da dispersione non trascurabile)
VDS 5 = VDS 6 = VGS 6 = VGS 5
Quindi M5 rimane in saturazione anche al variare (entro limiti ragionevoli) delle tensioni di
alimentazione e le condizioni di lavoro del circuito risultano sostanzialmente stabili anche se
correnti e tensioni sono sensibili alle tensioni di alimentazione. Inoltre l’effetto Early non
interviene, almeno in prima approssimazione, nel dimensionamento di M5 e M6.
VD D
M 7 M 3 M 4
OUT
I1 I1
Ir e f I N M 1 M 2 IN
2 1I
M 5
Vb i a s
M 6
VS S
Figura 2.5
Esempio di polarizzazione di un OTA tramite un partitore di tensione MOS
Nel circuito considerato, se realizzato in p-well, non interviene l’effetto body. Il circuito di
polarizzazione considerato è peraltro utilizzabile senza dover ricorrere a transistori di dimensioni
eccessive (M7, la cui VGS è pari alla totale tensione di alimentazione -VGS5) purché le tensioni di
alimentazione non siano troppo elevate e può quindi presentare problemi di dimensionamento.
Alcune soluzioni circuitali per realizzare generatori di tensioni di polarizzazione non
escludono l’uso di veri e propri resistori.2.1 Un esempio è mostrato nella figura 2.6.
2 . 1
In tecnologia CMOS si possono realizzare resistori per diffusione, in polisilicio e in well. Resistori diffusi si ottengono
utilizzando le diffusioni utilizzate per realizzare le regioni di source e di drain; si ottengono così resistori con proprietà simili a
quelle dei resistori in tecnologia bipolare, ma di basso valore considerata la bassa resistenza di strato (qualche decina di
Ω /quadro). Resistori in polisilicio si possono derivare dallo strato utilizzato nelle tecnologie con gate in polisilicio e anche in
questo caso la resistenza di strato risulta bassa (qualche decina di Ω /quadro) e piuttosto dispersa. Le regioni di well possono
essere utilizzate per realizzare resistori; la resistenza di strato risulta assai elevata, ma è caratterizzata da forte dispersione, elevato
coefficiente di temperatura e spiccata dipendenza dalla tensione.
In genere si cerca peraltro di evitare l’uso di resistori veri e propri in quanto la struttura MOS può fungere da transistore (elemento
attivo), da condensatore e, in regione ohmica, da resistore. Un MOS polarizzato in regione ohmica consente di ottenere resistori
con resistenza controllabile tramite la polarizzazione gate-source e di valore anche elevato, ma è caratterizzato da scarsa linearità.
7
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
L 1 L 2 R
Noti i valori V1 e V2 desiderati si fissa un valore ragionevole di Iref (sostanzialmente in base
a considerazioni di dissipazione e di occupazione di area) e si deducono i valori di W/L dei
dispositivi e di R, utilizzando eventualmente una procedura “cut and trial”.
VD D
M 2
V2
Ir e f
V1
M 1
VS S
Figura 2.6
Altro esempio di partitore di tensione MOS utilizzante un resistore
8
AMPLIFICATORI CMOS
VD D
M 5
R
Ir e f Ib i a s
M 3 M 4
Ib i a s
M 6
M 1 M 2
1
R I b i =a Vs G =S Vt + Ir e f
k ' W /L
I r e =f γ Ib i a s
Figura 2.7
Circuito di polarizzazione autoalimentato utilizzante come riferimento la tensione VGS di un MOS
9
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
da due possibili punti di lavoro di cui il primo corrispondente a Ibias=0 instabile in linea di principio,
ma solitamente non di fatto. Infatti in fase di avvio (applicazione dell’alimentazione) il guadagno
interno della struttura è troppo piccolo, causa lo stato di non conduzione o insufficiente
polarizzazione dei dispositivi, e non consente di raggiungere il punto di lavoro corrispondente a Ibias
diverso da zero. E’ dunque a volte necessario un circuito di “startup” che conduca inizialmente il
circuito a raggiungere la condizione stabile di regime, ma risulti escluso in tale condizione.
Nell’analisi è stato trascurato l’effetto Early che istituisce un “collegamento diretto” con la
tensione di alimentazione e quindi introduce una certa dipendenza dall’alimentazione stessa della
corrente prodotta.
Il circuito soffre inoltre di dipendenza dalla temperatura spesso non trascurabile. Il
coefficiente di temperatura della corrente prodotta si può esprimere come
1 δ I bias 1 δ VGS 5 1 δ R
ΓT = = −
I bias δ T VGS 5 δ T R δT
e, dato che il coefficiente di temperatura di VGS è negativo (compreso tipicamente tra -1 e -2
mV/°C) mentre quello del resistore è solitamente positivo2.2, di fatto i due termini non si possono
compensare, ma si sommano.
Del circuito riportato nella figura 2.7 sono possibili diverse varianti, ad esempio quella
riportata nella figura 2.8
VD D
M 3
M 4
Ib i a s
Ir e f Ib i a s
M 6
M 1 M 2
Figura 2.8
Variante del circuito della figura 2.7
Lo specchio M1, M2 impone anche in questo caso un certo rapporto, ad esempio 1, tra le
correnti nei due rami e lo specchio Widlar M3, M4, R legge la tensione VGS3 in termini di corrente
attraverso il convertitore resistivo R. La struttura si comporta come la precedente, ma il matching
tra M1 e M2 è peggiorato in quanto la caduta di tensione ai capi dei due transistori è diversa e
quindi la relazione tra le correnti nei due rami imposta dallo specchio risulta influenzata dall’effetto
Early e maggiormente dispersa.
2.2
Possono avere coefficiente di temperatura negativo resistori ad impiantazione ionica o a film sottile.
10
AMPLIFICATORI CMOS
VD D
J 1
R
Ir e f Ib i a s
M 3 M 4
Ib i a s
M 5
M 1 M 2
k T Ir e f
R I b i a= Vs B =E ln
q IS
I r e =f γ Ib i a s
Figura 2.9
Circuito di polarizzazione autoalimentato utilizzante come riferimento la tensione VBE di un BJT
Il circuito si comporta come quello della figura 2.7, ma la corrente risulta proporzionale alla
VBE del transistore bipolare J1
V V I
I bias = BE1 = T ln ref
R R I S1
Anche dal punto di vista della dipendenza dalla temperatura il comportamento risulta del
tutto analogo a quello del circuito in cui viene utilizzata la VGS di un MOS: il coefficiente di
temperatura infatti è dato da
1 δ I bias 1 δ VBE1 1 δ R
ΓT = = −
I bias δ T VBE 1 δ T R δT
e, dato che il coefficiente di temperatura di VGS è negativo (attorno a -2 mV/°C) mentre
quello del resistore è solitamente positivo, di fatto i due termini si sommano.
Una soluzione circuitale che utilizza come riferimento di tensione la tensione termica
VT=kT/q è riportata nella figura 2.10.
2 .3
Nell’ambito della normale tecnologia CMOS possono essere realizzati transistori bipolari verticali sfruttando uno well, il
substrato e la giunzione tra la diffusione di source (o di drain) o lo well: a partire da uno p-well si ottiene un transistore n-p-n; a
partire da uno n-well si ottiene un transistore p-n-p. Il substrato costituisce il collettore che quindi risulta sempre collegato a una
delle alimentazioni (l’alimentazione negativa nel caso di substrato p e quindi di transistore p-n-p; l’alimentazione positiva nel caso
di substrato n e quindi di transistore n-p-n); la base è costituita dallo well, l’emettitore dalla diffusione source/drain. Il transistore
si comporta quindi come un p-n-p di substrato della tecnologia bipolare di base: buona capacità di corrente, basso guadagno,
cattiva risposta in frequenza.
Naturalmente tecnologie CMOS più avanzate sono in grado di produrre BJT di entrambe le polarità senza utilizzare il substrato
come collettore e quindi fornendo dispositivi bipolari liberamente utilizzabili. Si tratta delle tecnologie BiCMOS. I transistori
bipolari sono realizzati in un processo a bassa tensione con drogaggio di collettore un ordine di grandezza più elevato che nei
processi bipolari ad alta tensione, isolamento dielettrico, dimensioni, soprattutto verticali, assai ridotte, impiantazione ionica,
caratteristiche tutte che bene si sposano con quelle di un processo CMOS avanzato.
11
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
VD D
J 1 J 2
mx
Ir e f Ib i a s
M 3 M 4
Ib i a s
M 5
M 1 M 2
k T
R I b i a= s∆ VB =E l nm
q
I r e =f γ Ib i a s
Figura 2.10
Circuito di polarizzazione autoalimentato utilizzante come riferimento la tensione termica VT
In tutti i circuiti del tipo di quelli esaminati le principali fonti di errore e dispersione sono
costituite da:
- l’imperfetto accoppiamento dei dispositivi; nel caso delle strutture considerate nelle figure
2.7, 2.9, 2.10 l’accoppiamento tra M1 e M2, e tra M3 e M4
12
AMPLIFICATORI CMOS
- l’effetto Early che può influenzare la relazione tra le correnti nei due rami e che comunque,
come già notato, determina accoppiamento con l’alimentazione
- l’eventuale effetto body
Per quanto riguarda il primo punto, particolare cura deve essere usata per ottenere un buon
accoppiamento; dal punto di vista geometrico producono migliori risultati dispositivi di dimensioni
non troppo piccole ed è importante utilizzare opportune tecniche di layout (ad esempio disposizioni
a centroide comune).
L’effetto Early può essere sensibilmente ridotto utilizzando strutture cascode. Ad esempio il
circuito della figura 2.10 può essere modificato come nella figura 2.11, sostituendo i transistori M1,
M2, M3, M4 con le relative configurazioni cascode. Questa soluzione consente di ottenere una
VD D
J 1 J 2
mx
Ir e f Ib i a s
M 23 M 24
Ib i a s
M 13 M 14
M 25
M 21 M 22
M 15
M 11 M 12
Figura 2.11
Il circuito della figura 2.10 modificato tramite l’introduzione di strutture cascode.
dipendenza di Ibias dalla tensione di alimentazione molto piccola, ma presenta una dinamica
di uscita in tensione considerevolmente ridotta causa le ulteriori cadute di tensione introdotte dai
trasferitori di corrente e non è quindi utilizzabile in sistemi a bassa tensione di alimentazione (ad
esempio VDD=3,3 V). Inoltre l’aggiunta di dispositivi “floating” rispetto a well e substrato introduce
inevitabilmente effetto body.
13
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
VD D
Ir e f
Ib ia s
M1 M2
Figura 2.12
Semplice generatore di corrente a specchio
La dinamica di tensione in uscita è determinata dal limite di saturazione Vsat del transistore
M2 e quindi, trascurando l’effetto Early
I bias
VDD > Vout > Vsat 2 = = Vov 2
k ' W
( )
L 2
Il transistore M2 andrebbe quindi dimensionato in modo da ridurre il più possibile la sua
tensione di overdrive.
La resistenza di uscita è semplicemente ro, cioè quella di drain di un MOS e non risulta
quindi particolarmente elevata.
L’accoppiamento tra i transistori risulta evidentemente critico per ottenere buona precisione
e riproducibilità e l’effetto Early contribuisce negativamente da questo punto di vista in quanto in
generale la tensione ai capi dei due transistori risulta diversa.
La resistenza di uscita può essere aumentata utilizzando una struttura retroazionata o
configurazioni cascode. Il primo approccio conduce alla ben nota configurazione Wilson
ampiamente utilizzata in tecnologia bipolare. Va peraltro notato che nel caso dei transistori bipolari
la struttura Wilson è utilizzata anche, e spesso, soprattutto per ridurre l’errore sistematico di
specchio connesso con la presenza delle correnti di base; non è ovviamente questo il caso in
tecnologia CMOS. Essendo lo specchio Wilson retroazionato la resistenza di uscita viene
modificata in termini del guadagno d’anello che, purché il fattore di guadagno µ A dei transistori sia
grande rispetto ad 1, in prima e buona approssimazione vale appunto µ A (si è fatta l’ipotesi che i
transistori abbiano tutti lo stesso rapporto di forma e che il generatore Iref non carichi
apprezzabilmente la struttura). Perciò la resistenza di uscita è sostanzialmente data da
14
AMPLIFICATORI CMOS
rout = g m ro ⋅ ro 3 = µ A ro 3
VD D
Ir e f
Ib i a s
M 3
M 1 M 2
Figura 2.13
Specchio Wilson
2.4
Ovviamente il significato di “saturazione” è completamente diverso nei due casi. Qui e nel seguito con Vsat si indica
la tensione che nominalmente separa la regione ohmica da quella di saturazione, cioè la tensione minima che deve
essere presente ai capi del dispositivo MOS perché esso operi nella regione di saturazione. Tale tensione coincide con la
tensione di overdrive Vov=VGS-Vt e costituisce un limite da cui è in pratica necessario discostarsi alquanto per garantire
il funzionamento in saturazione: infatti la transizione tra le due regioni non è netto, ma piuttosto graduale. Per canale
“ultracorto” l’effetto della saturazione della velocità dei portatori comporta uno scostamento dalla caratteristica
quadratica che tende ad essere linearizzata.
15
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
0,18 V, mentre nello specchio Wilson è 1,26 V e quindi scarsamente compatibile con basse
alimentazioni.
Si noti che una buona dinamica di tensione in uscita è importante soprattutto nel caso che i
generatori di corrente vengano utilizzati come carichi attivi.
Il peso dell’effetto Early nel condizionare l’accoppiamenti tra i transistori M1 e M2 può
essere ridotto aggiungendo alla struttura un transistore di level shift per simmetrizzarla, come
mostrato nella figura 2.14.
In ogni caso deve essere attentamente curato l’accoppiamento tra gli elementi attivi, in
particolare tra M1 e M2, M3 e M4
VD D
Ir e f
Ib i a s
M 3 M 4
M 1 M 2
Figura 2.14
Specchio Wilson simmetrizzato
Una struttura molto usata in tecnologia CMOS è quella del generatore di corrente cascode
che può essere derivato direttamente dallo specchio semplice M1-M2 aggiungendo due transistori
M3 e M4 a costituire strutture cascode su ciascun ramo. La configurazione che così si ottiene è
rappresentata nella figura 2.15.
Tale configurazione è intrinsecamente simmetrica nel caso di buon accoppiamento delle
coppie M1-M2 e M3-M4, presenta una resistenza di uscita elevata - dello stesso ordine di quella
dello specchio Wilson e cioè µ Aro – ma è caratterizzata da una caduta residua in uscita anch’essa
pari a quella dello specchio Wilson 2Vsat+Vt.
16
AMPLIFICATORI CMOS
VD D
Ir e f
Ib i a s
M3 M4
M1 M2
Figura 2.15
Specchio cascode
L’andamento della corrente in funzione della tensione all’uscita dello specchio cascode è
mostrato nella figura 2.16. Nelle valutazione fatte e nella figura è stato trascurato l’effetto Early.
Ib ia s
M 2 e M 4 a m b e d u e in s a t u r a z io n e
M 2 in s a t u r a z io n e e M 4 in r e g io n e o h m ic a
M 2 e M 4 a m b e d u e in r e g io n e o h m ic a
Vo u t
2 Vs a t 2 Vs a t+ Vt
Figura 2.16
Corrente in funzione della tensione all’uscita dello specchio cascode
E’ possibile ridurre tale caduta e quindi migliorare nettamente la dinamica di uscita del
circuito modificando in modo semplice la struttura tramite l’introduzione di una traslazione di
livello che costringa il transistore M2 ad avere ai suoi capi una tensione pari a Vsat invece che VGS.
La soluzione usualmente utilizzata è riportata nella figura 2.17.
Nella figura si riconoscono i transistori M1-M4 della configurazione cascode originaria. Tra
i transitori M3 e M4 è ora interposto il transistore M5 (alimentato dal transistore M6 e quindi in
17
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
configurazione follower) che introduce una traslazione di livello pari alla sua VGS5. Tra il suo gate e
il drain del transistore M2 si ha quindi una caduta pari a
2VGS
e quindi per portare la tensione ai capi di M2 ad essere pari a
Vsat = VGS − Vt
è necessario portare il gate di M3 e M5 a
2VGS + Vsat = 3VGS − Vt = 3Vsat + 2Vt
Dunque il transistore M3 deve essere dimensionato in modo che la sua tensione VGS3 sia pari
a
VGS 3 = 2VGS − Vt = 2Vsat + Vt
cioè in modo che abbia una tensione di overdrive
VGS 3 − Vt = 2(VGS − Vt )
doppia della tensione di overdrive degli altri transistori.
Ciò, considerata la relazione quadratica tra corrente e tensione di overdrive, si ottiene
riducendo il rapporto di forma di M3, rispetto a quello degli altri transistori, di un fattore 22=4.
VDD
Iref Iref
Ibias= Iref
M3 3Vsat+2Vt
M5
1 W/L
W/L
4 M4
2Vsat+Vt
W/L
Vsat
M1 Vsat+Vt
M2
W/L W/L
M6
W/L
Figura 2.17
Specchio cascode con dinamica di uscita migliorata
18
AMPLIFICATORI CMOS
la coppia di transistori M1-M2 e vale Vt. Ciò peggiora l’accoppiamento tra i transistori in quanto
interviene il diverso effetto Early.
E’ possibile realizzare una struttura, sempre del tipo cascode, che ripristina la simmetria pur
conservando una caduta residua in uscita contenuta ed eventualmente pari a quella del circuito della
figura 2.17. Si tratta di portare ambedue i transistori M1 e M2 ad avere ai capi Vsat.
La nuova struttura è rappresentata nella figura 2.18 e nella figura 2.19 in una forma
“generalizzata” che evidenzia, attraverso il parametro di dimensionamento relativo m (scaling del
rapporto di forma), l’approccio utilizzato.
Facciamo dapprima riferimento alla figura 2.18.
Anche qui si riconoscono i transistori M1-M4 della configurazione cascode originaria alla
quale si aggiunge il transistore M5 e nella quale si modifica la connessione a diodo di M1.
VD D
Ir e f Ir e f
Ib i a s
2 Vs a+t Vt
M3 M4
W /L W /L
Vs a t Vs a t
Vs a+t Vt
M5 M1 M2
1
W /L W /L W /L
4
Figura 2.18
Specchio cascode con dinamica di uscita migliorata e simmetrizzato
Affinché sia M1 che M2 risultino polarizzati con tensione ai capi VDS pari a Vsat i gate di M3
e M4 devono essere posti al livello
Vsat + VGS = 2Vsat + Vt
A ciò provvede il transistore M5 opportunamente dimensionato.
Deve essere
VGS 5 = VDS 5 = 2Vsat + Vt = 2VGS − Vt
e cioè
VGS 5 − Vt = 2(VGS − Vt )
Ciò, considerata la relazione quadratica tra corrente e tensione di overdrive, si ottiene
riducendo il rapporto di forma di M5, rispetto a quello degli altri transistori, di un fattore 22=4.
Evidentemente la connessione originaria, a diodo, dei singoli transistori M1 e M3 non risulta
compatibile con il voler porre M1 al limite di saturazione e con il dimensionamento di M5 rispetto
agli altri transistori: la connessione va cambiata e l’unica soluzione semplice adottabile è quella
riportata nella figura.
19
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
Nella successiva figura 2.19 si aggiunge un grado di flessibilità in base alla considerazione
che non è a rigore necessario che tutti i quattro transistori M1-M4 abbiano il medesimo rapporto di
forma: ciò è necessario separatamente per le coppie M1-M2 e M3-M4, anche se, dal punto di vista
di un buon matching generale, avere dispositivi uguali costituisce un vantaggio. Introducendo un
fattore di scaling m, i transistori M3 e M4 potrebbero essere dimensionati sulla base di m2 e cioè
con un fattore di forma
1 W
m2 L
dove m è un numero intero uguale o maggiore di 1
E’ immediato mostrare che, in questo caso, per ottenere il risultato desiderato, cioè sia M1
che M2 polarizzati al limite di saturazione, è necessario dimensionare M5 in base a uno scaling
(1+m)2. 2.6
VD D
Ir e f Ir e f
Ib ia s
(m + 1 s) aV+t Vt
1M 3
M4
W /L 1
m
2 W /L
2
m
Vs a t Vs a t
Vs a+t Vt
M5 M1 M2
1
W /L W /L W /L
(m + 12 )
Figura 2.19
Specchio cascode della figura precedente con dimensionamento “generalizzato”
VDS 4 = mVsat
e quindi la caduta residua in uscita risulta pari a
(m + 1)Vsat
E’ evidente che da questo punto di vista è conveniente porre m=1. Inoltre m di valore
sensibilmente discosto da 1 condurrebbe a difficoltà di dimensionamento causa problemi di
occupazione di area e di accoppiamento.
2 .6
L’elevazione al quadrato discende, come già fatto notare, dalla dipendenza quadratica della corrente dalla tensione
di overdrive.
20
AMPLIFICATORI CMOS
Nella trattazione precedente relativa ai generatori rappresentati nelle figure 2.15 – 2.19 sono
state considerate valide alcune approssimazioni che in un progetto reale non possono essere
rigorosamente mantenute. Ad esempio è sempre stato trascurato l’effetto body, in particolare per
quanto riguarda i transistori “floating” M3 e M4. Inoltre la transizione tra la regione ohmica e
quella di saturazione non è netta, ma piuttosto graduale e quindi i transistori devono essere
polarizzati con una tensione ai capi maggiore della Vsat nominale, onde garantire buone
caratteristiche quali, ad esempio, la resistenza di uscita.
Il problema del buon accoppiamento tra più dispositivi è particolarmente grave in tecnologia
CMOS e i risultati ottenibili sono in generale inferiori a quelli raggiungibili in tecnologia bipolare;
ciò a causa del maggior numero di parametri che controllano il funzionamento di un MOS e del
fatto che alcuni di essi, come ad esempio la tensione di soglia, risultano piuttosto dispersi.
Consideriamo ad esempio il caso dello specchio semplice di corrente, riportato nuovamente
nella figura 2.19
Definiamo il valor medio e la deviazione della corrente, del fattore di forma e della tensione
di soglia
1
I = ( I1 + I 2 ) ∆I = I1 − I 2
2
W 1 W W W W W
= + ∆ = −
L 2 L 1 L 2 L L 1 L 2
1
Vt = ( Vt1 + Vt 2 ) ∆Vt = Vt1 − Vt 2
2
I1 I2
M1 M2
( W /L 1) ( W /L 2)
Figura 2.19
Accoppiamento degli elementi di uno specchio semplice
21
TECNICHE DI POLARIZZAZIONE NEGLI AMPLIFICATORI CMOS
22
AMPLIFICATORI CMOS
Cap. 3
AMPLIFICATORI CMOS A TRANSCONDUTTANZA
(OTA) “ON CHIP”
VD D
M3 M4
OUT
I I
CL
IN M1 M2 IN
2I
Vb i a s
M5
VS S
Figura 3.1
Semplice amplificatore a transconduttanza CMOS a singolo stadio
La resistenza di uscita è
1
rout ;
g oi + gol
Introducendo la tensione di overdrive e il parametro λ della tecnologia, le espressioni
precedenti si possono scrivere
1 1
Ad ; g mi roi // rol ;
1 ( V − V ) λi + λl
2 GSi ti
1 1
rout ;
λi + λl I
23
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
La prima delle due mostra che il guadagno può essere controllato tramite la tensione di
overdrive dei transistori di ingresso e la seconda mostra che, fissata la corrente di lavoro, la
resistenza di uscita è, in prima approssimazione, determinata dalla tecnologia. Dal punto di vista
progettuale la tensione di overdrive viene controllata attraverso il dimensionamento geometrico dei
transistori di ingresso, cioè attraverso il rapporto di forma
1 I
( VGSi − Vti ) = '
ki W ( )
L i
Piccola tensione di overdrive, e quindi elevato guadagno, significa elevato rapporto di
forma, condizione questa che risulta in accordo con i requisiti di rumore che richiedono
transconduttanza degli elementi di ingresso sufficientemente elevata onde contenere il loro rumore
termico e ridurre il peso relativo del rumore introdotto dal carico. D’altro canto la tensione di
overdrive non può essere ridotta al di sotto di un certo valore pena l’instaurarsi del meccanismo di
funzionamento della conduzione sottosoglia. Si vedrà poi, più avanti, discutendo il comportamento
in frequenza, che, sino ad un valore massimo, il prodotto guadagno banda cresce in una struttura
come quella esaminata, al crescere del rapporto di forma dei transistori di ingresso.
In una seconda approssimazione si può anche notare che il parametro λ dipende dalla
lunghezza di canale e diminuisce al crescere di essa il che indurrebbe, in relazione al guadagno
ottenibile, a utilizzare dispositivi di ingresso a canale relativamente lungo, peraltro, a parità di W/L,
con aumento dell’occupazione d’area.
Va ricordato anche che l’aumento delle dimensioni dei dispositivi influisce negativamente
sulla loro risposta in frequenza, ma, entro certi limiti, non necessariamente su quella dell’intero
sistema.
La corrente di lavoro deve primariamente essere determinata con riferimento allo slew rate
(esterno) necessario per caricare su grande segnale, a velocità sufficiente, la capacità di carico che si
desidera pilotare. Essendo lo stadio evidentemente in classe A vale la relazione
2I
SRe =
CL
e quindi
SR
I = e CL
2
Il guadagno si può quindi esprimere nella forma
W W
2 ki' 2 ki'
2 1 L i 1 L i 1
Ad ; g mi rout = = =
VGSi − Vti λi + λl I λi + λl SReCL λi + λl
2
Si noti che il guadagno, in prima e accettabile approssimazione, non dipende dal
dimensionamento geometrico dei dispositivi di carico, il quale interviene per quanto riguarda la
risposta in frequenza e il rumore, sia termico che 1/f.
A titolo di esempio consideriamo una capacità di carico di 10 pF e uno slew rate richiesto di
10 V/µ s
La tecnologia utilizzata sia p-well Lmin = 3 µ
λ i = 0,035 λ l = 0,05 3.1
3 .1
In realtà il parametro da utilizzare sarebbe il coefficiente di modulazione della lunghezza di canale dXL/dVDS da cui
λ = (dXL/dVDS)/Leff e i valori di λ andrebbero correlati con la lunghezza di canale. Ciò da un lato costituisce un
elemento di un certo peso da utilizzare nel progetto, ma nell’esempio qui riportato complicherebbe notevolmente il
procedimento da utilizzare. D’altro canto nel seguito vengono ammesse altre semplificazioni (quale, ad esempio, il
trascurare l’effetto Early nei dispositivi di ingresso) allo scopo di consentire un dimensionamento di prima
approssimazione. ( Ν ella versione più utilizzata del programma di simulazione numerica Spice si considera λ
costante).
24
AMPLIFICATORI CMOS
25
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
(W )
L i
== '
I
k ( V −V )
2
; 30
i GSi ti
Il transistore M5 deve essere dimensionato in modo che la sua tensione di overdrive, che
interviene nel determinare il limite inferiore della dinamica del modo comune in ingresso, non sia
troppo elevata in relazione alla tensione di alimentazione utilizzata. Essendo esso polarizzato
tramite il doppio della corrente di lavoro degli altri transistori ciò comporta sicuramente un elevato
26
AMPLIFICATORI CMOS
rapporto di forma e quindi notevole occupazione di area ed elevata capacità parassita del nodo
corrispondente al suo drain e ai source dei transistori di ingresso. Ponendo ad esempio VGS-Vt = 250
mV si ottiene
W
= 53
L 5
e quindi L5 = 3 µ W5 = 159 µ
Si ottengono quindi dispositivi tutti di notevoli dimensioni, risultato questo connesso con
l’estrema semplicità della struttura che solo in queste condizioni può ragionevolmente soddisfare le
specifiche imposte. Per ottenere un dimensionamento più contenuto dal punto di vista geometrico
devono essere rilassate tali specifiche: in particolare capacità di carico e slew rate.
3 .2
La dinamica del modo comune in ingresso si può definire come l’escursione del segnale di modo comune entro la
quale rimane sostanzialmente costante il guadagno di modo differenziale.
27
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
VD D
Vb i a s M 5
2I
IN M 1 M 2 IN
I I
OUT
M 3 M 4
VS S
Figura 3.2
L’amplificatore della figura 3.1 nella versione n-well
In questo caso è favorita la dinamica negativa rispetto a quella positiva e ciò suggerisce una
soluzione di carattere generale e cioè l’utilizzo contemporaneo, cioè in parallelo, di ambedue le
strutture. Tale soluzione viene implementata in strutture più efficienti di quella particolarmente
semplice qui considerata e cioè strutture cascode (folded) o strutture a più stadi (due più un
eventuale stadio di uscita) oppure, più frequentemente in amplificatori completamente differenziali
che comportano una retroazione sul modo comune. E’ evidente che una elevata dinamica del modo
comune in ingresso è particolarmente importante quando l’amplificatore viene retroazionato nella
configurazione a guadagno unitario (buffer).
28
AMPLIFICATORI CMOS
Vb i a s 2
M 11
M 7 M 8
M 5 M 6
Vb i a s 3 O U T
I1 0
M 3 M 4
CL
I I
M 1 0
IN M 1 M 2 IN
2 +II 9
M 9
Vb i a s 1
VS S
Figura 3.3
Amplificatore monostadio cascode
29
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
VD D
Vb i a s 2
M 1 1
M 7 M 8
M 5 M 6
O U T
I1 0
M 3 M 4
CL
I I
M 1 0
IN M 1 M 2 IN
2 +II 9
M 9
Vb i a s 1
VS S
Figura 3.4
Amplificatore monostadio cascode con migliori caratteristiche di dinamica
30
AMPLIFICATORI CMOS
Un possibile amplificatore così modificato (con carico del tipo di quello della figura 2.18) è
rappresentato nella figura 3.4. Malgrado siano stati introdotti significativi miglioramenti rispetto
alla struttura cascode più semplice, l’amplificatore risulta inadatto all’utilizzazione nel caso di
tensioni di alimentazione non sufficientemente elevate. Inoltre risultano necessarie tre tensioni di
polarizzazione.
Una soluzione più efficiente è quella riportata nella figura 3.5. Si tratta evidentemente
sempre di una struttura cascode con i relativi vantaggi, ma la tensione totale utilizzata risulta
significativamente inferiore a quella della struttura precedente. E’ peraltro necessario introdurre,
ovviamente, una addizionale coppia di generatori di corrente (M9 e M10 nella figura) il che, tra
l’altro comporta problemi di rumore. La rete di polarizzazione deve fornire 4 tensioni e, soprattutto
nel caso sia richiesta limitata dipendenza dalle tensioni di alimentazione, può risultare complessa, al
punto da richiedere un numero di componenti comparabile o addirittura superiore a quelli
dell’amplificatore vero e proprio.
DD
M9 M10
Vbias4
I2 I2
I1 I1
M3 M4
IN M1 M2 IN
OUT
2I1 M5 M6
CL
M11
Vbias1 Vbias3
M7 M8
Vbias2
Figura 3.5
Amplificatore monostadio folded cascode
31
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
C L
OUT
M4
M6
M8
M5
M3
M7
I2
IN
I1
M10
M2
M11
1
I2
2I
M1
I1
M9
VDD
IN
M19
M20
M18
M16
M17
V M15
bias
M12
M14
J2
I3
R
m
J1 x
M11
M13
Figura 3.6
Amplificatore monostadio folded cascode completo
32
AMPLIFICATORI CMOS
VDD
M3 M4
M6
I1 I1
OUT
IN M1 M2 IN
I2 CL
2I1
M5 M7
Vbias
VSS
Figura 3.7
Semplice amplificatore a due stadi
33
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
VDD
M3 M4
M6
I1 I1
M8
IN M1 M2 IN
OUT
2I1 M9 CL
M5 M7
Vbias
VSS
Figura 3.8
Amplificatore a due stadi con dinamica di uscita e capacità di corrente migliorate.
34
AMPLIFICATORI CMOS
VD D
Vb ia s 2
M 11
M7 M8
M5 M6
I10 M 12
M 14
M3 M4
I I
M 10
IN M1 M2 IN
OUT
2 I+I1 0 M 15 CL
M9 M 13
Vb ia s 1
VS S
Figura 3.9
Amplificatore cascode a due stadi.
VDD
M9 M10
Vbias4
I2 I2
I1 I1
M3 M4 M12
IN M1 M2 IN
M14
OUT
Vbias2 M5 M6
2I1 M15 CL
Vbias3
M11 M13
Vbias1
M7 M8
Figura 3.10
Amplificatore folded cascode a due stadi.
35
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
Gli esempi di amplificatori OTA mostrati nei paragrafi precedenti non riportano le reti
utilizzate per ottenere, ad anello chiuso, un margine di fase adeguato. Consideriamo dunque ora le
possibili, più semplici e più frequenti soluzioni del problema della compensazione in frequenza.
Iniziamo col considerare la più semplice struttura monostadio della figura 3.1 riportata
nuovamente nella figura 3.11. In questo caso non si tratta propriamente di un compensazione in
frequenza, ma piuttosto della semplice progettazione dal punto di vista della risposta in frequenza,
senza l’aggiunta di reti addizionali.
p -w e ll
+ VD D
M3 M4
1 2
M1 M2
IN + IN - CL
2 I0
M5
V b ia s
-VS S
Figura 3.11
Semplice amplificatore OTA monostadio. Sono evidenziati i nodi a cui sono associate le
singolarità principali.
Il nodo 2 a cui sono associate la capacità di carico CL e una capacità intrinseca (“parassita”)
C2 dà luogo al polo dominante.
Il nodo 1, cui è associata la capacità intrinseca C1, dà luogo a una coppia polo-zero
(“doppietto”) distanti una ottava, le cui pulsazioni sono
g
polo wp2 = ml
C1
g
zero wz = 2 ml
C1
Il prodotto guadagno-banda è dato da
gmi
wT =
C L +C 2
Diamo di seguito un esempio di dimensionamento dell’amplificatore che conduca ad
ottenere un margine di fase accettabile. Dall’esempio si deduce che, nel caso della tecnologia
CMOS, il prodotto guadagno-banda non è solitamente noto a priori, come invece accade
sostanzialmente in tecnologia BJT, ma è dipendente da parametri almeno in qualche misura
controllabili dal progettista.
Una condizione che è ragionevole porre in partenza appare quella relativa alla posizione del
doppietto che, per le note ragioni di settling time, è bene non si trovi al di sotto di ω T. Qualora il
36
AMPLIFICATORI CMOS
polo ω p2 del doppietto sia posto in coincidenza con ω T il margine di fase risulta di circa 70° e si
può quindi solitamente considerare sufficiente (>60°).
Possiamo quindi utilizzare la coppia di relazioni
gml gmi
=
C1 C L +C2
gmi
wT =
C L +C 2
a fronte peraltro di tre incognite relative alla polarizzazione e al dimensionamento
geometrico degli elementi della struttura:
æWö ÷ æWö ÷
I0 ç ç
èL ÷
ç ÷
øi
ç
è Lø
÷
÷
l
Per ottenere un guadagno non troppo basso è quindi opportuno lavorare con bassa tensione
di overdrive (pur mantenendo i transistori sufficientemente sopra soglia). La condizione da
introdurre può perciò consistere nella scelta di Vovi e ne discende ovviamente una proporzionalità di
æW÷ö
ω T sia alla radice di I0 che a quella del fattore di forma dei transistori di ingresso ç ÷
èL øi .
ç ÷
æWö÷
k'I 0 ç
gmi èL ÷
ç øi
wT = =2
C L +C 2 C L +C 2
Tale andamento è riportato indicativamente nella figura 3.12 in un diagramma
bilogaritmico.
log ω T
I0
log ( W/ ) i
L
Figura 3.12
Andamento di ω T in funzione di I0 e del fattore di forma dei transistori di ingresso
37
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
log ω T
I0 I0
Figura 3.13
38
AMPLIFICATORI CMOS
Consideriamo ora un semplice amplificatore OTA a due stadi come quello della figura 3.7.
E’ ora necessario introdurre una apposita rete di compensazione onde garantire nel sistema
retroazionato un adeguato margine di fase. Faccciamo riferimento a quanto già discusso nel capitolo
5 della parte dedicata agli amplificatori operazionali in tecnologia BJT dove è stato considerato
come principale approccio quello della compensazione “alla Miller”. Discutiamo quindi il caso
rappresentato nella figura 3.14 dove si ipotizza una compensazione ottenuta tramite una semplice
capacità Cc posta a cavallo del secondo stadio.
VDD
M3 M4
M6
I1 I1
OUT
IN M1 M2 IN Cc
I2 CL
2I1
M5 M7
Vbias
VSS
Figura 3.14
Compensazione in frequenza di un OTA a due stadi mediante una semplice capacità alla Miller
39
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
Nel caso qui considerato l’amplificatore è destinato a pilotare un carico capacitivo tramite il
secondo stadio configurato come generatore di corrente. Non è presente, come accadrebbe in un
amplificatore stand alone, uno stadio di uscita del tipo follower. Si richiede il pilotaggio di capacità
non troppo piccole, tipicamente dello stesso ordine di grandezza della capacità di compensazione: è
anzi pratica comune progettare l’amplificatore perché possa pilotare, con sufficiente margine di
fase, una capacità di valore massimo proprio uguale a quello di Cc.
In questa situazione un secondo polo è presente approssimativamente a
g
ω p 2 ; m6
CL
dove CL è la capacità di carico.
E’ poi presente uno zero nel semipiano destro
g
ωz ; m 6
Cc
Per CL prossimo a Cc il secondo polo e lo zero destro risultano praticamente sovrapposti e sono
quindi ambedue da considerare per quanto riguarda l’ottenimento di un adeguato margine di fase.
Il prodotto guadagno-banda è dato al solito da
g
ωT ; mi
Cc
In linea di principio lo zero e il secondo polo potrebbero essere trasferiti a frequenze
sufficientemente alte rispetto al prodotto guadagno-banda dimensionando il secondo stadio per una
transconduttanza sufficientemente grande rispetto a quella dello stadio di ingresso: è questa la
tecnica normalmente utilizzata in tecnologia bipolare.
Di fatto nel caso degli amplificatori OTA MOS ciò, tranne casi particolari (ad esempio
capacità di carico molto più piccola della capacità di compensazione), non risulta possibile perchè:
- come già detto, le due singolarità – secondo polo e zero destro – sono sostanzialmente
sovrapposte e quindi lo sfasamento da recuperare è molto alto
- in molti casi, per ragioni di risposta in frequenza, la corrente di lavoro del primo stadio è
assai più alta (tipicamente un ordine di grandezza) di quella utilizzata in tecnologia bipolare; la
transconduttanza dipende dalla radice della corrente di lavoro e dalla radice del fattore di forma e
quindi sarebbero richiesti correnti e fattori di forma eccessivamente elevati per il secondo stadio.
Dunque la semplice capacità utilizzata nella struttura della figura 3.14 non è solitamente
utilizzabile.
40
AMPLIFICATORI CMOS
VDD
M3 M4
M6
I1 I1
M8
OUT
IN M1 M2 IN Rc Cc
I2 CL
2I 1
M5 M7
Vbias
VSS
Figura 3.15
Compensazione in frequenza mediante una rete resistenza-capacità
E’ facile mostrare che l’introduzione di una resistenza Rc di valore opportuno in serie alla
capacità di compensazione Cc può risolvere il problema. Questa soluzione è presentata nella figura
3.15 dove il resistore in serie alla capacità di compensazione è realizzato attraverso il MOS M8
polarizzato nella regione ohmica (nell’origine) e dimensionato in modo da ottenere il valore
desiderato della resistenza.
Infatti, in prima approssimazione,nella funzione di trasferimento lo zero si posiziona ora alla
pulsazione
1
ωz ;
1
Cc − Rc
gm6
e può quindi venir traslato verso le alte frequenze sino a portarsi all’infinito (eliminazione) per
1
Rc =
gm6
Per valori ancora maggiori di Rc lo zero si porta nel semipiano sinistro e può quindi essere
utilizzato per ridurre lo sfasamento dovuto ai poli: in questo caso lo zero verrà posizionato in
prossimità del prodotto guadagno-banda (in genere un poco prima) e si realizza una configurazione
di singolarità del tipo “cancellazione polo-zero”.
La resistenza ottenuta tramite il MOS M8 risulta poco lineare e tende quindi, per grandi
segnali, a introdurre distorsione, per cui può convenire una soluzione del tipo mostrato nella figura
3.16 dove due MOS complementari M8 e M9 sono posti in parallelo: questa configurazione tende a
sopprimere le armoniche pari ed è quindi caratterizzata da linearità sensibilmente migliore.
41
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
VDD
M3 M4
M6
M9
I1 I1
OUT
IN M1 M2 IN Rc Cc
M8
I2 CL
2I 1
M5 M7
Vbias
VSS
Figura 3.16
Linearizzazione della resistenza di compensazione tramite la struttura complementare M8-M9
Le soluzioni sopra considerate, con l’inserimento di una resistenza in serie alla capacità di
compensazione, presentano il vantaggio di poter trasferire lo zero nel semipiano sinistro, ma sono
inefficienti dal punto di vista della reiezione dei disturbi presenti sulle alimentazioni. In particolare
un segnale (disturbo) presente sull’alimentazione positiva (in una soluzione complementare:
sull’alimentazione negativa) ad alta frequenza, in prima approssimazione, si accoppia direttamente
con l’uscita. Infatti nell’ipotesi, alquanto grossolana, ma significativa, che il carico M7 del secondo
stadio sia un generatore ideale di corrente, lo stesso segnale che si presenta sul source di M6 deve
presentarsi anche sul gate e, ad alta frequenza, quando Cc può essere assimilato a un corto circuito,
viene trasmesso in uscita. L’analisi, come detto è molto grossolana e non considera il fatto che M7
ad alta frequenza si discosta significativamente dall’essere un generatore ideale, che vi è partizione
tra Cc e CL, ecc. ma fornisce una indicazione, come già detto, abbastanza significativa.
L’altra alimentazione si comporta in maniera diversa e la reiezione può essere soddisfacente.
La reiezione dei disturbi dell’alimentazione è molto importante nei sistemi on-chip perchè
essi convivono con strutture a commutazione, digitali o a capacità commutate.
Un approccio alternativo a quello sopra considerato utilizzante una resistenza è quello
presentato nella figura 3.17. Esso consiste nell’impedire la trasmissione diretta del segnale tra
l’ingresso e l’uscita del secondo stadio attraverso la rete di retroazione e nel consentire quindi
solamente la trasmissione dall’uscita all’ingresso, cioè nel costituire una retroazione unidirezionale.
Fisicamente infatti è la bidirezionalità delle reti precedentemente considerate che genera lo zero nel
semipiano destro.
42
AMPLIFICATORI CMOS
VDD
M3 M4
M6
I1 I1
M8
OUT
IN M1 M2 IN
I2 CL
Cc I3
2I 1
M5 M9 M7
Vbias
VSS
Figura 3.17
Cammino unidirezionale di retroazione a cavallo del secondo stadio tramite l’inserzione di un
follower.
43
AMPLIFICATORI CMOS OTA” ON CHIP”
VDD
I3
M3 M4
M6
I1 I1
M8
OUT
IN M1 M2 IN Cc
Vbias2 I2 CL
I3
2I 1
M5 M7
Vbias1
VSS
Figura 3.18
Cammino unidirezionale di retroazione a cavallo del secondo stadio tramite l’inserzione di un
gate comune.
Una ulteriore soluzione possibile è quella della figura 3.19 in cui è utilizzata una
compensazione Rc Cc, ma si evita, tramite l’interposizione del follower M10-M11 un forte
VDD
M3 M4 M6
M10
M9
I1 I1
OUT
IN M1 M2 IN Rc Cc I2
M8
I3 2 CL
2I1 M7
M5 M11
Vbias
VSS
Figura 3.19
Soluzione circuitale utilizzante una rete di compensazione Rc Cc, ma che evita accoppiamento
diretto con l’alimentazione.
44
AMPLIFICATORI CMOS
Cap. 5
AMPLIFICATORI OPERAZIONALI CMOS
COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI (“FULLY
DIFFERENTIAL”)
VDD VDD
Vbias 2 Vbias
M3 M4 M3 M4
IN1 M1 M2 IN 2 IN1 M1 M2 IN 2
Vbias 1 Vcm f
M5 M5
VSS VSS
(a) (b)
Figura 5.1
Semplice stadio differenziale
(a) con uscita single ended (b) con uscita differenziale
45
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
Anzitutto il guadagno della configurazione (b) è doppio di quello della configurazione (a):
viene sfruttata appieno la transconduttanza dei transistori di ingresso.
La dinamica del segnale di uscita in (b) è doppia che in (a), il che è particolarmente
vantaggioso nel caso di basse tensioni di alimentazione: infatti se l’uscita 2 sale, l’uscita 1 scende
corrispondentemente.
Il rumore e i disturbi di modo comune vengono rigettati (ovviamente tanto più quanto più la
simmetria è effettivamente realizzata) nel caso (b), ma non nel caso (a); ad esempio il rumore
prodotto dalla “coda” M5 si ritrova in uscita nel caso (a), ma non nel caso (b); disturbi provenienti
dall’alimentazione negativa si comportano allo stesso modo; così pure il rumore di substrato che,
attraverso capacità parassite, risulta, in prima approssimazione, accoppiato come modo comune agli
ingressi e ad altri nodi del circuito. In molte applicazioni una struttura differenziale conduce, per
effetto del maggior segnale disponibile in uscita, ad un rapporto segnale/rumore più elevato che non
una struttura single ended. Ad esempio ponendo sull’ingresso 1 della struttura single ended un
resistore R (potrebbe derivare dalla rete di retroazione; l’altro terminale a massa) esso produce in
uscita una certa potenza di rumore; ponendo equivalentemente un resistore R su ambedue gli
ingressi della struttura differenziale la potenza di rumore raddoppia, ma quella di segnale
quadruplica.
In applicazioni temporizzate, ad esempio in sistemi a capacità commutate, attraverso
accoppiamenti capacitivi parassiti il segnale di clock produce disturbi di commutazione che, in un
sistema totalmente simmetrico, risultano essenzialmente di modo comune e vengono quindi rigettati
efficientemente.
Errori sistematici, ad esempio le componenti sistematiche della tensione di offset, in quanto
per loro natura uguali sui due percorsi simmetrici del segnale, vengono anch’essi cancellati
efficientemente.
In un sistema completamente differenziale la caratteristica di trasferimento è dispari e
quindi, idealmente, le componenti di distorsione risultano essere solo quelle dispari.
Gli ingressi e le uscite sono simmetrici rispettivamente rispetto al livello di modo comune in
ingresso e in uscita e quindi è possibile in sede di progetto scegliere indipendentemente tali livelli
adattandoli all’applicazione cui è destinato l’amplificatore differenziale.
Naturalmente le proprietà sopra elencate caratterizzano il sistema reale solo in misura
limitata fortemente dipendente dalla effettiva simmetria ottenuta anche in fase di realizzazione:
deve quindi essere attentamente curata la simmetria in termini di architettura e condizioni elettriche
di funzionamento (polarizzazioni), ma deve essere assai curato anche il layout di dettaglio. Ciò
nonostante nelle applicazioni reali la simmetria non risulta efficiente come previsto idealmente e ciò
perché molti disturbi, rumore, errori sistematici, ecc. non si presentano di fatto come segnali
puramente di modo comune, ma, attraverso asimmetrie di accoppiamento, dipendenza dal livello
delle tensioni in gioco sui due rami del sistema o delle alimentazioni, risultano parzialmente
convertiti in modo differenziale. In ogni caso un amplificatore completamente differenziale, per
quanto riguarda le proprietà sopra elencate, se ben progettato e realizzato risulta nettamente
superiore a un amplificatore single ended.
Gli amplificatori in discussione sono in ogni caso notevolmente più complessi degli
amplificatori single ended, sia in termini di architettura di base che in termini di circuiti di servizio
addizionali. Ciò comporta significative difficoltà di progetto e realizzazione e, tra l’altro, maggiore
occupazione di area. Vengono realizzati solitamente in tecnologia CMOS, ma può essere impiegata
anche una tecnologia bipolare.
Nella figura 5.1 il terminale corrispondente al gate del transistore di “coda” M5 è stato
indicato con Vcm, cioè come utilizzato per l’applicazione di un segnale di controllo del modo
comune. In un amplificatore single ended uno dei terminali di ingresso, quello invertente, è
utilizzato per la retroazione derivata dall’unico terminale di uscita e si comporta quindi come una
“terra virtuale” in “tracking” con l’altro terminale che provvede a fornire un livello di riferimento:
risultano così fissati i livelli di modo comune sia in ingresso che in uscita. In un amplificatore
completamente differenziale ciò non avviene in quanto i due rami sono retroazionati separatamente,
46
AMPLIFICATORI CMOS
anche se simmetricamente, e quindi il livello di modo comune in uscita non è imposto, con
riferimento a quello di ingresso, dalla retroazione che agisce sul segnale differenziale, ma deve
essere fissato internamente in relazione a un opportuno riferimento di tensione. Si consideri, quale
esempio elementare la figura 5.1 (b). Il livello in tensione delle due uscite è definito internamente
con precisione, riproducibilità e stabilità del tutto insoddisfacenti per cui è necessario introdurre una
retroazione, ovviamente sul solo modo comune, tramite una opportuna rete utilizzante un
riferimento adeguato. Ciò è mostrato nella figura 5.2 dove il gate di M5 è appunto utilizzato per
applicare alla struttura amplificatrice la retroazione anzidetta.
VDD
BIAS
M3 M4
VO2
VO1
CMF
Vi1 M1 M2 V i2 Rete di retroazione
sul modo comune VCM
Vcmf
Vcm f
M5
VSS
Figura 5.2
Semplice struttura completamente differenziale con rete di retroazione sul modo comune
La retroazione sul modo comune, oltre a fissare il livello di tensione in uscita, ovviamente
contribuisce anche in misura essenziale a migliorare la reiezione dell’amplificatore al modo
comune, caratteristica questa che, come visto più sopra, è fondamentale per ottenere un
soddisfacente comportamento nei riguardi di disturbi, rumore, errori sistematici, ecc.
E’ evidente che la rete di retroazione sul modo comune costituisce una, anzi in generale la
principale, delle cause della complessità di questi amplificatori. Essa richiede area, dissipa potenza,
introduce rumore, limita in genere la dinamica di uscita e la risposta in frequenza. Il progetto di un
buon circuito di retroazione sul modo comune costituisce parte essenziale del progetto di tutto
l’amplificatore e ne è spesso la più complessa.
Consideriamo la semplice struttura già rappresentata nella figura 5.2 e nuovamente riportata
nella figura 5.3 dove si evidenzia anche un carico capacitivo.
47
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
VDD
BIAS
CL
M3 M4
VO2
VO1
CMF CL
Vi1 M1 M2 V i2 Rete di retroazione
sul modo comune VCM
Vcm f
Vcm f
M5
VSS
Figura 5.3
La struttura della figura precedente con carico capacitivo
48
AMPLIFICATORI CMOS
dove ro5(1/2) è la resistenza di drain del transistore M5 dimezzato. Tale fattore risulta molto
maggiore di 1 e quindi la resistenza del nodo di uscita è approssimabile con quella ro3 di drain del
transistore di carico M3. Quindi il guadagno di modo comune nel caso di pilotaggio dall’ingresso
risulta dato da
l
Acm ; N = 0,5
lP
Il guadagno nel caso di pilotaggio a partire dal gate di M5, il quale entra in gioco nel
determinare il guadagno dell’anello di retroazione sul modo comune, è dato da
2 1
Acmf ; = 100
Vov5 l P
avendo utilizzato anche per M5 una tensione di overdrive pari a 250 mV.
Il guadagno relativo al pilotaggio a partire dal gate di M5 è molto maggiore di quello
relativo al pilotaggio dall’ingresso per effetto delle transconduttanze equivalenti molto diverse.
VD D
B IA S
M 3
VO 1
CL
Vi 1 M 1
Vc mf
1 /M2 5
VS S
Figura 5.4
Mezzo circuito
La struttura della rete di retroazione sul modo comune è mostrata nella figura 5.5. Essa è
costituita dalla rete di prelievo del modo comune in uscita all’amplificatore, cioè del valor medio
delle tensioni di uscita
V +VO 2
VOcm = O 1
2
dal confronto Σ tra tale tensione e la tensione di riferimento VCM
e dall’amplificatore di sense con guadagno Acms che legge e amplifica la differenza tra Vocm e
VCM e invia a un ingresso opportuno dell’amplificatore differenziale il segnale di retroazione sul
modo comune. Tale ingresso deve essere tale da consentire il controllo del modo comune senza
49
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
interferire con l’amplificazione del modo differenziale, deve cioè essere un ingresso di modo
comune dell’amplificatore: nel semplice esempio in discussione l’ingresso naturale è costituito dalla
“coda” dello stadio differenziale.
CMF
R E T E D I R E T R O A Z IO N E S U L M O D O C O M U N E
VO 2 VO 1+ VO 2
R iv elato re VO cm =
d el m o d o c o m u n e 2
in u sc ita
VO 1
+
-
Σ
VC M
Vc mf A m p lific a to re
d i se n s e V - V
O cm C M
A c ms
Figura 5.5
Struttura della rete di retroazione sul modo comune CMF
50
AMPLIFICATORI CMOS
Qualora risultasse necessario ridurre ulteriormente il prodotto guadagno banda ciò può
essere evidentemente ottenuto o aumentando la capacità di carico CL o diminuendo la
transconduttanza gm5.
Intervenire sulla capacità di carico aumentandola significa intervenire parimenti sulla
risposta in regime differenziale aumentandone, solitamente in misura ingiustificata, il margine di
fase e riducendo la banda effettiva; inoltre CL è solitamente, almeno entro certi limiti, una specifica
di progetto.
Conviene quindi intervenire sulla transconduttanza in gioco, riducendola opportunamente.
Ciò è possibile molto semplicemente spezzando in due parti, da porre in parallelo, il transistore M5,
utilizzandone una soltanto per la retroazione. Ciò è mostrato nella figura 5.6.
VD D
B I A2 S
M3 M4
VO 2
VO 1
Vi 1 M1 M2 Vi 2
B I A1 S Vc mf
M 15 M 25
VS S
Figura 5.6
Riduzione della transconduttanza utilizzata nell’anello di retroazione sul modo comune per
pilotare la struttura differenziale
51
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
Sono possibili diverse soluzioni per quanto riguarda la realizzazione della rete di prelievo
del modo comune in uscita e dell’amplificatore di sense. Spesso tali circuiti non sono distinti, ma
sono integrati in una stessa struttura.
Una rete molto semplice per ottenere il valor medio delle tensioni in uscita è semplicemente
costituita da due resistori uguali (accuratamente accoppiati) che, per partizione consentono di
prelevare il modo comune in uscita, così come mostrato nella figura 5.7. Questa soluzione peraltro
comporta alcuni inconvenienti in quanto: carica resistivamente l’uscita dell’amplificatore,
riducendone il guadagno differenziale e quindi anche la reiezione del modo comune, ameno di
utilizzare resistori di elevato valore, grande rispetto alla resistenza di uscita propria
dell’amplificatore; introduce un ulteriore polo per effetto della capacità associata al nodo che
costituisce il punto di prelievo (centro del partitore).
Al primo inconveniente si può ovviare inserendo dei follower a pilotare i resistori, ma ciò
comporta l’introduzione di una traslazione di livello e quindi una riduzione della dinamica nonché
minor precisione e riproducibilità nel prelievo del valor medio a causa del non perfetto
accoppiamento tra le VGS dei transistori utilizzati.
Al secondo inconveniente si può porre parzialmente riparo inserendo in parallelo ai resistori
delle capacità che introducono uno zero (compensazione feedforward).
VDD
M10
M3 M4 BIAS 2
R
VO2
M6 M7
VO1 VOcm VCM
R
Vi1 M1 M2 V i2
BIAS1 Vcm f
M51 M52 M8 M9
VSS
Figura 5.7
Amplificatore completo della rete di prelievo del modo comune e dell’amplificatore di sense
Nella figura è rappresentato anche un possibile amplificatore di sense costituito dai MOS
M6-M10. Si tratta di una struttura differenziale tra gli ingressi della quale si confrontano il modo
comune prelevato e la tensione di riferimento VCM. Come è facilmente comprensibile gli
amplificatori di sense sono praticamente sempre costituiti da strutture differenziali.
Il guadagno del circuito di sense considerato è dato da
1 kP ( L ) 6
' W
1 gm6
Acms = =
2 gm8 2 kN' (W )
L 8
Imponendo la condizione che tale guadagno sia pari a 1 si ha
52
AMPLIFICATORI CMOS
kP' (W L ) = 4kN' (W L )
6 8
e quindi
(W L ) 6
= 8,67(W L )
8
ovvero, per uguali lunghezze di canale
W6 = 8,67 W8
La corrente di lavoro dell’amplificatore di sense va scelta in considerazione della
dissipazione di potenza accettabile per una struttura che, per certi versi, si può considerare
ausiliaria, e dell’occupazione di area accettabile.
Per quanto riguarda la dissipazione di potenza conviene evidentemente mantenere la
corrente nell’amplificatore di sense inferiore quanto possibile a quella dell’amplificatore principale
e quindi
1
I M8 < IM5
2
Avendo M5 e M8 la stessa tensione di overdrive è verificata l’uguaglianza
IM5 I
= M8
æWö æWö
ç ÷ ç ÷
èL ø5 èL ÷
ç ÷ ç ø8
e quindi la disuguaglianza precedente comporta minor rapporto di forma per M8 e, di
conseguenza, minore occupazione di area a pari lunghezza di canale.
Ponendo
1 con α <1
IM8 = a IM5
2
si ha
æWö÷ = IM8 æ Wö 1 æ Wö
ç ç ÷ = aç ÷
èL ÷
ç ÷ I ç
ø8 M5
èL
÷
÷
ø5 2 ç
è L
÷
÷
ø5
La tensione di riferimento VCM che determina il livello del modo comune a riposo in uscita
deve essere scelta in modo da corrispondere al centro della dinamica di uscita dell’amplificatore
differenziale. Ipotizzando una alimentazione simmetrica gli ingressi possono essere considerati a
riposo a 0 V; in prima approssimazione, in presenza di retroazione, gli ingressi si scostano poco
dalla tensione di riposo.
Nelle condizioni sopra considerate il limite inferiore della dinamica di uscita è determinato
dall’entrata in regione ohmica del transistore M1 (M2) e cioè quando il drain di M1 (M2) scende
53
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
sotto al gate, cioè 0 V, di una quantità pari alla tensione di soglia VtN; il limite superiore è
determinato dall’entrata in regione ohmica del transistore M3 (M4) e cioè VDD – Vov3. Nell’esempio
considerato
- 0,7V <Vo < 2,25V
avendo sempre assunto una tensione di overdrive pari a 0,25 V.
Il centro della dinamica è dunque posto a 0,775 V e quindi
VCM = 0,775 V
Naturalmente questo livello di tensione deve essere compatibile con la dinamica di ingresso
dell’amplificatore di sense il cui limite inferiore è determinato dall’entrata in regione ohmica di M7
(M9), cioè - 2,25 V, e quello superiore dall’entrata in regione ohmica di M10 (con M6 e M7 in
funzionamento normale (piena VGS), cioè + 1,3 V. VCM risulta quindi compatibile.
VDD
M10 M12
M3 M4 BIAS
VO2
VO1
M6 M7 M9 M8
VCM
Vi1 M1 M2 V i2
Vcm f
M5 M11
VSS
Figura 5.8
Circuito alternativo di retroazione sul modo comune
L’amplificatore di sense qui svolge anche la funzione di prelievo del modo comune. Si tratta
sempre di una struttura differenziale costituita da due coppie differenziali M6, M7, M10 e M8, M9,
M12 che rispondono al modo comune inviando un segnale di correzione sul transistore M11 che lo
trasmette alla coda dello stadio di ingresso.
A riposo, nel caso il sistema sia perfettamente bilanciato, cioè il guadagno d’anello molto
grande e i transistori M6-M8 perfettamente accoppiati, la corrente che scorre in M11 e che viene
specchiata in M5 determina Voc = VCM e vale
I + I 12
I 11 = 10 = I 10 essendo I10 = I12
2
Nel caso gli ingressi a M6 e M8 (cioè le uscite dello stadio differenziale Vo1 e Vo2) abbiano
modo comune pari a VCM tale corrente non viene modificata. Ciò è vero non solo per piccoli segnali,
purché i transistori siano bene accoppiati, perché la struttura è simmetrica e riceve un pilotaggio
simmetrico (Vo1-VCM = VCM –Vo2) e quindi le non linearità di un ramo compensano quelle dell’altro.
Nel caso gli ingressi a M6 e M8 (cioè le uscite dello stadio differenziale Vo1 e Vo2)
tendessero ad avere modo comune discosto da VCM tale corrente viene proporzionalmente
modificata attraverso la transconduttanza di M6 (M8) e l’anello interviene cancellando lo
scostamento. La proporzionalità sussiste però solo per piccoli segnali e quindi solamente in questo
caso la cancellazione è del tutto efficiente.
54
AMPLIFICATORI CMOS
Per grandi segnali, che possono essere presenti all’uscita dell’amplificatore differenziale, la
non linearità della caratteristica di trasferimento dei transistori della struttura di sense conduce alla
presenza nella corrente di retroazione Icms nel transistore M11 di termini di ordine superiore
derivanti dalla tensione differenziale Vod, con ovvia prevalenza del termine quadratico. Ciò ha come
conseguenza una interazione tra il modo differenziale e il modo comune e, per rettificazione, può
produrre uno spostamento del livello di modo comune in uscita.
Va anche osservato che la struttura di sense opera correttamente solo se i transistori che la
compongono rimangono attivi. Ciò si verifica solamente per ampiezze dei segnali di ingresso Vo1-
VCM e VCM –Vo2 che non superino una determinata soglia: altrimenti durante una porzione del
segnale differenziale di uscita la retroazione non interviene. Le caratteristiche della rete di
retroazione sul modo comune impongono quindi dei limiti alla dinamica differenziale
dell’amplificatore. Dato che la dinamica di ingresso di una coppia differenziale è determinata dalla
tensione di overdrive, ciò significa che i transistori M6-M9 devono essere progettati con elevata
tensione di overdrive.
Quanto sopra discende dal fatto che la struttura della figura 5.8 è pilotata direttamente dalle
tensioni in uscita dall’amplificatore differenziale e vede quindi sia il modo comune che le
componenti differenzial Vo1 e Vo2 e mostra come, in dipendenza dalle soluzioni circuitali utilizzate,
la rete di controllo del modo comune possa interagire con il trasferimento del segnale differenziale.
Si noti come la soluzione circuitale appena discussa abbia il pregio di non caricare
apprezzabilmente le uscite differenziali dell’amplificatore rispetto a quella utilizzante una rete
resistiva per il prelievo del segnale di modo comune. Peraltro tale rete pilota l’amplificatore di
sense tramite un segnale di modo comune Vocm e, salvo il non perfetto accoppiamento dei resistori,
non trasmette le componenti differenziali Vo1 e Vo2 che invece, come già detto, vengono viste dalla
struttura della figura 5.8.
55
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
VDD
M11
BIAS
M3 M4
VO1 I I VO2
2I
Vi1 M1 M2 V i2
M5 M8
VCM VCM
M6 M7 M9 M10
VSS
Figura 5.9
Circuito di retroazione sul modo comune utilizzante transistori M6-M9 polarizzati in regione
ohmica
La retroazione sul modo comune non deve essere necessariamente applicata alla coda dello
stadio differenziale, nemmeno in un amplificatore monostadio. Può anzi essere conveniente
utilizzare evitare di inserire tale nodo entro l’anello in quanto, come visto più addietro, esso
introduce un polo secondario che può intervenire nel determinare il margine di fase e può quindi
richiedere interventi correttivi. Una soluzione frequentemente adottata è riportata nella figura 5.10.
56
AMPLIFICATORI CMOS
VDD
M9
BIAS 2
M3 M4
VO2 R M6 M7 M8
VCM
I1 I1
VO1 R
I2 I2 I2
2 2
Vi1 M1 M2 V i2
M5
BIAS1
VSS
Figura 5.10
CMF che inietta direttamente la retroazione sui terminali di uscita
57
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
Φ1 Φ1
V1 V2
C
Φ2 Φ2
R = T/C
Figura 5.11
Schema di principio di un resistore a capacità commutate. T è il periodo del clock
Nella figura 5.12 una rete CMF a capacità commutate è utilizzata per controllare il modo
comune nel semplice amplificatore monostadio sinora considerato (figura 5.2).
Le capacità commutate sono indicate con CR e i resistori equivalenti sono ottenuti tramite la
rete a commutazione costituita dai condensatori stessi e dagli interruttori Φ 1 e Φ 2.
Le capacità indicate con C0 sono poste tra gli ingressi Vo1 e Vo2 e l’uscita Vcmf della rete
CMF e sono quindi posti in retroazione: insieme ai resistori R posti in serie agli ingressi
costituiscono quindi un (doppio) integratore a capacità commutate.
Trattandosi di una rete capacitiva è necessario un riferimento di tensione Vbias che permetta
di caricare e scaricare i condensatori CR e che, nella struttura considerata, fornisce anche la
polarizzazione di M5, cioè dell’amplificatore differenziale.
Tale tensione è ottenuta replicando la struttura dell’amplificatore differenziale per quanto
riguarda i transistori M3, M4 e M5 attraverso i transistori M31, M41 e M51 ad essi bene
accoppiati: il gate di M51 fornisce la tensione di polarizzazione richiesta in quanto M31 e M41
sono polarizzati esattamente come M3 e M4.
La struttura a capacità commutate ha il vantaggio di non limitare la dinamica
dell’amplificatore differenziale in quanto la rete di prelievo del modo comune è costituita
unicamente da elementi passivi e da interruttori; è quindi anche, equivalentemente, una rete lineare.
Se gli interruttori sono realizzati tramite transistori a canale n e a canale p posti in parallelo e
pilotati dal segnale di clock e dal suo complemento (transmission gate), il segnale trasmissibile
risulta limitato in ampiezza solamente dalle alimentazioni
Ciò è vero ovviamente nel caso di interruttori ideali. Negli interruttori MOS reali all’atto
della commutazione on-off una certa quantità di carica associata al canale e alla capacità di overlap
tra gate e source e gate e drain viene trasferita ai terminali di source e di drain e quindi nella
struttura considerata sulla capacità commutata CR. Tale carica è proporzionale all’area del
transistore (più esattamente alla larghezza W) e quindi questo effetto non risulta del tutto
trascurabile in quanto un interruttore MOS, per avere bassa resistenza in chiusura, deve avere
elevato rapporto di forma W/L.
Il trasferimento di carica sopra considerato equivale ad una iniezione spuria di carica che si
sovrappone a quella dovuta al pilotaggio da parte del modo comune Vocm e quindi produce un offset
di tensione che ha come effetto un certo scostamento di Vocm da VREF.
58
AMPLIFICATORI CMOS
VDD
BIAS
Φ1 Φ2
M3 M4 M31 M4 1
VO2
C0 Φ1 CR Φ2
Vbias
C0 Φ1 CR Φ2
VO1
Vi1 M1 M2 V i2
VCM
Vcm f
M5 M5 1
VSS
Figura 5.12
Rete CMF a capacità commutate applicata al semplice amplificatore della figura 5.2
59
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
carica l’uscita dell’amplificatore solamente tramite i resistori R; questi ultimi potrebbero essere
sostituiti da una equivalente rete a capacità commutate.
VDD
M15
M11 M10 M16
M4 M17
M3
I3
I1 I1
M18
VO1 VO2
R R
M1 M2
Vi1 V i2 M7 M6
M19
I2 I2
M9 M8 M20
M5
VSS
Figura 5.13
Esempio di amplificatore completamente differenziale utilizzante una architettura folded
cascode.
Nella figura 5.14 è rappresentato un altro esempio di amplificatore con struttura folded
cascode.
Sono stati introdotti i transistori M12 e M13 che risultano polarizzati in regione ohmica.
Infatti i loro gate sono collegati con le uscite dell’amplificatore mentre i drain si trovano in
prossimità della tensione di alimentazione positiva ad una tensione imposta dalla corrente di lavoro
fissata I1+I2 , dalla tensione imposta ai gate di M10 e M11 dalla rete di polarizzazione (partitore di
tensione MOS) e dal loro dimensionamento geometrico. M12 e M13 fissano quindi il livello della
tensione in uscita dell’amplificatore.
Immaginiamo che tale livello tenda a variare, ad esempio a salire. La tensione VGS dei
transistori M12 e M13 diminuisce e quindi cresce, a corrente invariata, la loro resistenza
equivalente; perciò diminuisce la tensione VGS dei transistori M10 e M12 e, dato che ciò avviene a
corrente costante, deve aumentare, per effetto Early, la tensione ai loro capi e i loro drain scendono;
60
AMPLIFICATORI CMOS
VD D
M 13 M 12 M 14 VC M
I1 + I2 I1 + I2
M 11 M 10 M 15
M3 M4 M 16
I1 I1
VO 1 VO 2 M 17
M1 M2
Vi1 V i2 M7 M6 M 18
I2 I2
M9 M8
M5 M 19
VSS
Figura 5.14
Altro esempio di amplificatore completamente differenziale utilizzante una architettura
folded cascode.
Il guadagno d’anello di questa retroazione risulta assai elevato: è facile mostrare che esso
vale
gm13ro13 ×gm11ro11 ×gm3ro3 = mA13 ×mA11 ×mA 3
(per il ramo di sinistra; equivalentemente per il ramo di destra)
e risulta quindi in accordo con il guadagno differenziale pure esso elevato.
E’ questo un esempio di utilizzo nella rete di retroazione sul modo comune di transistori
MOS polarizzati in regione ohmica. La rete risulta così essere lineare almeno per segnali di ingresso
Vo1 e Vo2 non troppo ampi e quindi risponde al solo modo comune e non introduce effetti di
distorsione. Ovviamente è necessario curare attentamente l’accoppiamento dei vari transistori.
Il partitore di polarizzazione può essere dimensionato come segue.
Imponiamo ad esempio l’uguaglianza
I1 = I2
Si ha allora
æWö æ W÷ ö 1æ W÷ ö 1æW÷ ö
ç ÷ ÷ =ç ÷ = ç ÷ = ç ÷
ç ÷ ç ÷ ç
èL ø8 èL ø9 2èL ø5 2èL ø19 ÷ ç ÷
æWö æW÷ ö æW÷ö
ç ÷ ÷ =ç ÷ =ç ÷
ç ÷ ç ÷
èL ø12 èL ø13 èL ø14 ç ÷
61
AMPLIFICATORI CMOS COMPLETAMENTE DIFFERENZIALI
æWö ÷ =æ Wö æW÷ ö
ç ç ÷ =ç
èL ÷
ç ÷ ç
ø10
è ÷
÷
ø
L 11 ç
è ÷
÷
L ø15
æWö æ W÷ ö 1æW÷ ö
ç ÷ ÷ =ç ÷ = ç ÷
ç ÷ ç ÷
èL ø3 èL ø4 2èL ø16 ç ÷
æWö æ W÷ ö 1æW÷ ö
ç ÷ ÷ =ç ÷ = ç ÷
ç ÷ ç ÷
èL ø6 èL ø7 2èL ø18 ç ÷
Il rapporto di forma di M17 va poi scelto in maniera da determinare la corrente con cui si
vuole polarizzare il partitore di tensione di polarizzazione. Per ragioni di dissipazione tale corrente
va scelta sufficientemente piccola, compatibilmente con problemi di occupazione di area e risposta
in frequenza.
62
AMPLIFICATORI CMOS
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