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Il Corriere del Veneto

Mercoledì 10 giugno 2009

Università Oggi il voto all’Iuav per l’elezioni del rettore dei prossimi
4anni

Magnani e Restucci, il giorno della


sfida, le incognite di Architettura e
impiegati

VENEZIA – Scontro Magnani-Restucci, oggi lo Iuav elegge il nuovo ret-


tore. Il via alle urne è previsto alle 9 di questamattina, con chiusura dei
seggi alle 12.30. Una sfida, quella tra Carlo Magnani rettore uscente e
Amerigo Restucci docente di Storia dell’Architettura, tutta giocata sulle
ultime novità dell’ateneo dove la riforma dello statuto approvata dal Sen-
ato ha eliminato i dipartimenti e istituito aree di ricerca coordinate da
un direttore unico scelto dal rettore. A decidere, dunque, chi starà al ti-
mone dello Iuav per il prossimo quadriennio (la riforma statutaria entra-
ta in vigore prevede anche l’allungamento di un anno del mandato) sarà
l’elettorato attivo dell’ateneo composto da 190 professori di ruolo (prima
e seconda fascia e ricercatori), 22 componenti del senato degli studenti e
da 303 dipendenti tecnico-amministrativi e dirigenti. In tutto, gli aven-
ti diritto al voto sono 505 persone, non tutti però con lo stesso peso: i
docenti, i ricercatori e gli studenti dispongono di un voto, mentre i voti
disponibili del personale Ata e dirigente sono trasformati in un numero
di voti equivalenti pari al 30 per cento di quelli disponibili da parte dei
professori. Nelle prime tre votazioni serve la partecipazione al voto del-
lamaggioranza assoluta dei docenti di ruolo di prima e seconda fascia, che
in tutto sono 157; il quorum da raggiungere, pertanto, è di 79. Si andrà al
ballottaggio qualora nelle prime tre votazioni il rettore non venga eletto,
servirà pertanto in quel caso la partecipazione al voto di almeno un terzo
dei professori di ruolo di prima e seconda fascia. Tutto pronto, dunque,
per decretare il nuovo rettore dello Iuav dopo una campagna elettorale che
ha visto in sostanza la componente avversa a Magnani schierare Restucci.
A giochi fatti, il fronte degli appoggi sembra essere abbastanza trasversale
soprattutto per quanto riguarda il rettore uscente, ma le incognite restano
parte della Facoltà di Architettura e del personale tecnico-amministrativo.
I due confronti pubblici che si sono svolti nelle scorse settimane hanno
evidenziato da un lato l’apprezzamento da parte di numerosi docenti di
tutte e tre le facoltà nei confronti di un suo secondo mandato, dall’altro
una certa insofferenza (specie dentro Architettura negli ambienti vicini
al preside Giancarlo Carnevale) dovuta alla riforma statutaria. Fra i voti-
incerti, quelli del personale Ata e degli studenti.
Paola Vescovi
Il Corriere del Veneto
Giovedì 11 giugno 2009

Università, Amerigo Restucci è il


nuovo direttore dello Iuav
Stacca con 23 preferenze il rettore uscente Carlo Magnani.
Le congratulazioni di Galan

VENEZIA - Lo storico dell’architettura Amerigo Restucci è il


nuovo rettore dello Iuav (Istituto universitario di architettura
di Venezia). Restucci, che è anche membro del cda della Bien-
nale, è stato eletto alla prima votazione, con 118 preferenze. Il
rettore uscente, Carlo Magnani, ha ottenuto 85 voti.
Lo studioso e docente di architettura, che ha all’attivo nu-
merose pubblicazioni di carattere storico-scientifico, si inse-
dia per la prima volta nel rettorato della celebre università
veneziana e sono molti gli obiettivi che si è prefissato: par-
tendo dalle riforme nazionali che stanno mettendo in crisi la
salvaguardia dell’ambiente, dell’architettura e del territorio,
fino all’impegno per la formazione e la ricerca.
Le intenzioni del neo-rettore Restucci si rivelano nel pro-
gramma presentato all’atto della candidatura. E si sono rive-
late vincenti: pur rispettando le passate direzioni, alla base
del suo intervento c’è «la volontà di dare un contributo per
una forma di governo diversa. Per un Ateneo moderno, spec-
chio di chi lo vuol guardare con interesse scientifico, cultu-
rale, politico».
Il governatore del Veneto Giancarlo Galan ha espresso la pro-
pria soddisfazione per l’elezione del professor Restucci alla
carica di rettore. Una notizia «graditissima» «anche per la
sua posizione come punto di riferimento su tutte le questioni
relative alla tutela del paesaggio». Continua il governatore:
«Il Veneto - ha proprio bisogno dei saperi scientifici e degli in-
dirizzi culturali che possano venire da istituzioni come quella
che il professore Amerigo Restucci si appresta a guidare».
Restucci resterà in carica dal novembre 2009 alla fine del
2013.
Andrea Francato
Il Corriere del Veneto
Venerdì 24 luglio 2009

Il Ministro Gelmini premia


Fondi per gli atenei virtuosi,
Veneto promosso
Scettici sui criteri di merito i rettori. «Aspettiamo di
conoscere l’ammontare dei finanziamenti»

VENEZIA - Il governo Berlusconi promuove tutti e quattro gli atenei veneti. Infatti, tra le 54 uni-
versità italiane definite «virtuose» dal ministero della Pubblica istruzione, figurano la veneziana
Ca’ Foscari, Padova, Verona e l’Istituto universitario di architettura di Venezia. Un riconoscimento,
quello pubblicato ieri sul sito del dicastero retto da Mariastella Gelmini, forse scontato. Ma da non
sottovalutare. Dato che la gratificazione ministeriale, in termini di prestigio e soprattutto monetari,
riguarda «soltanto» poco più della metà degli atenei del nostro Paese. Appunto, 54 su 91. Ancor più
nello specifico, i tecnici governativi riconoscono il «virtuosismo », e di conseguenza una sorta di
«bonus qualità» di alcuni milioni di euro, a 21 università del nord Italia e a 33 del centro- sud.
Però, i criteri adottati per selezionare gli atenei, per cominciare in base all’«efficienza e l’ef-
ficacia dell’attività didattica», alle «strutture», alla «qualità e risultati dei progetti di ricerca» e
all’«acquisizione di finanziamenti esterni, rapporti di collaborazione e scambi con soggetti pubblici
e privati», non sono molto chiari. E, cosa non trascurabile, scorrendo la «classifica» diffusa ieri
su www.miur.it, si scopre che l’ammontare dei «premi» milionari assegnati alle diverse università
più meritevoli verrà ufficializzato soltanto mercoledì prossimo, 29 luglio. La classifica, secondo una
graduatoria difficile da interpretare, sostenuta da valori percentuali frutto di calcoli molto complicati,
attribuisce all’Università degli studi di Trento (+10.69%) la palma di miglior ateneo italiano, nel rap-
porto tra la qualità dell’insegnamento, le strutture offerte agli studenti e i risultati ottenuti dai propri
ricercatori. Sul podio, salgono poi il Politecnico di Torino (+5.22%) e quello di Milano (+4.14%).
Mentre, davvero a sorpresa, tra le prime dieci università classificate, non ce ne è alcuna della nostra
regione. Venezia Ca’ Foscari (+1.65%), infatti, la prima tra le venete, si piazza dodicesima, Padova
quattordicesima (+1.37%), Verona ventiseiesima (+0.31%) e lo Iuav, addirittura, trentacinquesimo
(-1.34%). «Adoperando un pizzico di immaginazione - spiega la professoressa Bettina Campedelli,
prorettore dell’Università di Verona - quella pubblicata dal ministero non è una classifica, ma una
specie di pagella di fine anno in una classe di ‘secchioni’. Affermare che quello di Trento è l’ateneo
migliore d’Italia non corrisponde al vero. E’ più esatto, invece, dire che, nel periodo di tempo preso in
esame dalla Gelmini, l’università di Trento si è maggiormente distinta rispetto alle altre e, per questo
motivo, merita una sorta di ‘premio qualità’ sommato al finanziamento base che le spetta, tenendo
conto delle sue dimensioni, del numero di studenti ospitati e di molti altri parametri... Insomma, il
ventiseiesimo posto di Verona in questa singolare classifica non mi preoccupa ». Sulla stessa linea,
il prossimo rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria: «Secondo quanto leggo sul sito del
ministero - sorride - a noi dovrebbero spettare 4 milioni di euro come bonus, ma prima di fare qual-
siasi tipo di commento, vorrei capire bene il meccanisimo utilizzato». Peraltro, proprio ieri, il Bo è
stato riconosciuto il miglior ateneo italiano dal mensile specializzato «Campus», che ha incrociato i
dati del Censis e del Sole 24 Ore con i ranking internazionali di valutazione. Da Venezia, nonostante
il saldo «negativo» attribuitogli dal governo, il rettore dello Iuav si dice comunque «soddisfatto»:
«Una cultura della valutazione deve esserci - afferma Carlo Magnani - finalmente stiamo andando
nella direzione giusta, anche se i dati presi in considerazione dal ministero sono distanti di anni (si
riferirebbero, infatti, al trienno 2000-2003, ndr)».
Paola Vescovi Davide D’Attino
Il Corriere del Veneto
Venerdì 24 luglio 2009

GLI ATENEI

La classifica delle università


virtuose, comanda Venezia
La tabella del ministero dell’Istruzione: bene Padova e
Verona. Meno soldi allo Iuav

Questa la classifica delle università italiane comparsa nel sito del ministero
dell’Istruzione. La percentuale si riferisce ai finanziamenti in più o in meno
ricevuti quest’anno in base ai nuovi criteri.

Università virtuose: TRENTO 10,69% POLITECNICO TORINO 5,22% PO-


LITECNICO MILANO 4,14% BERGAMO 2,82% GENOVA 2,52% MILANO-
BICOCCA 2,51% ROMA “Foro Italico” 2,35% TORINO 2,18% UDINE 1,95%
TUSCIA 1,80% MILANO 1,69% VENEZIA 1,65% CHIETI 1,50% PADOVA
1,37% INSUBRIA 1,36% BOLOGNA 1,33% ROMA “Tor Vergata” 1,28% FER-
RARA 1,12% della CALABRIA 1,09% MODENA e REGGIO EMILIA 1,05%
Politecnica delle Marche 1,01% PISA 0,99% PIEMONTE ORIENTALE 0,79%
SANNIO di BENEVENTO 0,75% PAVIA 0,33% VERONA 0,31% POLITEC-
NICO BARI 0,26% BRESCIA -0,39% PERUGIA -0,56% ROMA TRE -0,79%
PARMA -0,91% MEDITERRANEA di REGGIO CALABRIA -1,06% SALERNO
-1,06% LECCE -1,16% IUAV - VENEZIA -1,34% CATANZARO -1,42% NAP-
OLI -1,52% CATANIA -1,60% BARI -1,94% Parthenope di NAPOLI -2,03%
CAGLIARI -2,08% ROMA “La Sapienza” -2,11% TERAMO -2,17% CASSINO
-2,21% MOLISE -2,29% CAMERINO -2,42% L’Orientale di NAPOLI -2,50%
Seconda Univ. NAPOLI -2,82% BASILICATA -2,90% SASSARI -2,95% MES-
SINA -3,00% PALERMO -3,00% FOGGIA -3,00% MACERATA -3,00%
Il Corriere del Veneto
Venerdì 29 gennaio 2010

GLI ATENEI

Universita’ - Zaia: mio impegno da governatore


La classifica delle università
virtuose, comanda Venezia
Mazzucco cita il modello Trento: soldi dall’autonomia.
Giorgetti: parliamone

VERONA - Un’università economicamente «federalista » per vincere la crisi: ecco la ricetta


firmata da Alessandro Mazzucco per salvare ilmondo accademico dai tagli e dai ridimensio-
namenti dei finanziamenti pubblici. Il sottosegretario Giorgetti è «disposto a discuterne». E
da Roma, Luca Zaia parla di «giornata storica». Il rettore e il sottosegretario all’Economia
sono stati due dei protagonisti della cerimonia inaugurale del nuovo anno accademico, il
27esimo dalla fondazione dell’ateneo.
Due discorsi molto tecnici, ricchi di cifre e possibili soluzioni, la relazione del rettore sullo
«stato delle cose» del mondo universitario, veronese (ma anche italiano e internazionale)
e il «saluto» di Giorgetti, preciso punto della situazione sull’aria che tira in quei settori del
governo che decidono dove e come dirottare i soldi pubblici. Anche quest’anno la parola
chiave dell’intervento di Mazzucco è stata «meritocrazia». Ha improvvisato una lezione di
storia sociale dell’università, il rettore, indicando gli esempi da seguire: «l’higer instruction
americana, il miglior modello internazionale, fondato sull’integrazione tra società e uni-
versità» e quelli da evitare, «un’università isolata come nella Prussia del diciannovesimo
secolo», ma anche quella dominata dalle baronie ereditarie «problema che c’è», ammette il
rettore, e il modello post-sessantottino, che ha aperto le porte «a docenti non competenti».
I problemi sono quelli indicati più volte negli ultimi due anni: primadi tutto, i finanziamenti
e le modalità con cui vengono erogati: «Se venissero applicati gli ultimi provvedimenti in
maniera integrale, la questione universitaria sarebbe definitivamente chiusa, nel senso che
nessuna università potrebbe ancora sostentarsi». Occorre dunque rivedere i meccanismi di
finanziamento, ma come? «Se le università pubbliche - ha detto Mazzucco - devono continu-
are ad essere a carico di un fondo statale unico, con un meccanismo competitivo basato sulla
performance, allora bisogna pretendere il rispetto delle regole: il rischio altrimenti è quello
di colmare voragine in nome di un malinteso solidarismo».
L’alternativa è anche l’intervento della politica locale come «del governo regionale (di cui
non risultava presente nessun rappresentante, ndr) cui mi sembra inevitabile venga affidato
un ruolo maggiore nel sostegno alle università, istituzioni da cui traggono indubbi benefici.
Anche questo può contribuire a premiare le università “virtuose”, definizione che rivendico
anche per il nostro ateneo» e, indicando tra i presenti il rettore dell’università di Trento, Da-
vide Bassi (presente assieme ai rappresentanti di altri atenei confinanti: da Brescia a Udine)
Mazzucco ha aggiunto: «In virtù della sua autonomia, la provincia di Trento ha ottenuto
di essere l’unica finanziatore della sua università». Una scelta, quest’ultima che il diretto
interessato, Bassi, ha commentato così: «Abbiamo scelto la libertà prendendo in prestito
una ricetta già sperimentata in Germania, che ci permette una più ampia autonomia nella
governance universitaria.
Immediato, da Roma, il commento di Luca Zaia: «Sono felicissimo di queste dichiarazione
del rettore di Verona - ha detto il ministro - e ritengo che sia una giornata storica, perché
il federalismo in campo universitario è lo stesso che vogliamo noi, perché riteniamo che il
sistema universitario sia un’ossatura fondamentale per l’amministrazione regionale». Poi
la frecciata politica: «Perché dovremmo dare i nostri soldi a Roma - si chiede Zaia - perché
poi questi stessi vadano a rimpinguare casse di atenei meno virtuosi dei nostri?». Quanto
ai finanziamenti necessari «certo, in questo momento la Regione non ha i soldi per porter
dare i finanziamenti che ad esempio da’ un’istituzione a statuto autonomo come Trento -
conclude il ministro - ma questo deve essere il percorso e anche per questo mi impegnerò
alla guida della Regione Veneto». Tornando al discorso di Mazzucco, l’ultimo ringrazia-
mento è stato per le realtà del territorio che si sono dimostrate vicine all’università come
Cariverona e il banco Popolare: «Ben vengano - ha detto Mazzucco - i finanziamenti del
territorio, che in questi anni abbiamo speso benissimo, state certi che continueremo a far-
lo».
Poi, Mazzucco ha dato notizia delle inevitabili restrizioni che l’ateneo scaligero ha dovuto
affrontare: «Abbiamo riorganizzato i dipartimenti, riducendoli da 24 a 15, ridotto i corsi
di laurea del 19%, contenuto il turn over, ma abbiamo continuato a sostenere la ricerca».
Alle richieste del rettore ha risposto il sottosegretario Alberto Giorgetti, mantenendosi sul
terreno del realismo: «Il governo sta affrontando il tema dell’istruzione superiore anche
in questo periodo - ha detto - ma la situazione economica, nonostante i segnali di ripresa,
non è ottimale. La difficoltà deriva anche dalle spese, in aumento: le stime del 2009 preve-
dono 15,5 miliardi spesi per l’università italiana contro gli 8,2 del 2001. Il rischio è quello
di dover tagliare le spese non vincolate (tra cui rientrano il premio per ilmerito, ndr) del
60%. Incentivi una tantum, invece, potranno arrivare dalle risorse accumulate grazie allo
scudo fiscale». Via libera, alla devolution universitaria: «Discuteremo ben presto, in sede
di conferenza Stato - Regioni, del ruolo degli enti locali: prevedo aperture significative in
tal senso». L’ultimo intervento politico è stato quello dell’assessore all’Istruzione, Mimma
Perbellini, in rappresentanza del Comune, che ha ricordato le recenti collaborazioni tra
università e Palazzo Barbieri: «Una strada su cui intendiamo proseguire».
Lillo Aldegheri
Davide Orsato
Il Corriere del Veneto
Giovedì 8 aprile 2010

UNIVERSITA’, IUAV E IL BILANCIO

Facoltà di Design e Arti


Iauv, docenti senza contratto
Gli studenti: «Sos esami»
Una quindicina i docenti cui non è stato rinnovato
l’accordo d’impiego. Il preside: il problema sarà risolto

I professori hanno avuto contratti solo trimestrali

VENEZIA —Sos esami all’Iuav. A lanciarlo sono gli studenti della facoltà di Design e arti, i
cui docenti—una quindicina— non hanno ancora ottenuto il rinnovo del contratto. «Molti con-
tratti dei docenti non sono stati rinnovati dopo i primi tre mesi per mancanza di fondi—dice
Leonardo Cabiddu, rappresentante degli studenti in facoltà—i finanziamenti erano sufficienti
soltanto per attivare il primo trimestre di didattica. I docenti hanno insegnato anche nel sec-
ondo periodo, ma ora che si avvicinano gli esami come faranno a verbalizzarli visto che for-
malmente hanno titolo?». La preoccupazione degli studenti è che possa saltare la sessione
d’esami, visto che qualche docente potrebbe temere di commettere una sorta di falso regist-
rando un esame senza averne formalmente il compito.
Il problema riguarderebbe una quindicina di insegnanti, ma il presidente della facoltà getta
acqua sul fuoco. «La soluzione è stata trovata, è stato analizzato il bilancio e si è pensato a
possibili trasferimenti di fondi. Ora la valutazione finale sarà del consiglio d’amministrazione
dell’Ateneo ma io sono ottimista — dice Medardo Chiapponi — nei mesi scorsi per lungo tempo
ho condiviso le preoccupazioni degli studentima ora, grazie ad uno sforzo molto responsabile
e significativo del rettore e di tutto l’ateneo le cose sembrano essere in via di soluzione. La
sessione d’esame è imminente (l’apertura avviene solitamente in aprile) e capisco perciò le
preoccupazioni dei ragazzi, ma stiamo chiudendo in questi giorni le riflessioni sull’argomento
e spero che potrà partire regolarmente ». E intanto a margine della seduta di ieri di senato
accademico è stata annunciata anche un’ulteriore rivoluzione all’interno di Iuav: la fusione
dei corsi di laurea magistrale in «Progettazione e produzione delle arti visive» e «Scienze e
tecniche del teatro», che dal prossimo anno accademico, partiranno unite.
«Non si tratta di un vero e proprio accorpamento, piuttosto di un progetto nuovo che sarà
una commistione delle due anime dell’arte—spiega Angela Vettese, direttore del Corso di lau-
rea Magistrale in Progettazione e produzione delle arti visive—i due curricula rimarranno co-
munque ma si offrirà agli studenti maggiore possibilità di spaziare nella scelta dei laboratori.
Certamente alcuni cambiamenti sono legati a doppio filo con l’esistenza di difficoltà economi-
che ma quello proposto non sarà un ripensamento al ribasso dei corsi,ma un cambiamento con
novità positive per gli studenti». Rimandate invece ai prossimi mesi le decisioni per la sede
di Cà Tron che hanno originato oggi una piccola manifestazione davanti ai Tolentini durante
il senato accademico. «Gli studenti chiedono un’accelerazione sui tempi ma l’università sta
cercando di definire i bisogni complessivi per rifunzionalizzare il patrimonio edilizio di Iuav—
spiega Roberto Sordina prorettore agli spazi — Ca’ Tron sarà il primo e principale intervento,
ma i bisogni sono molti e diffusi nelle varie sedi».
Alice D’Este
Il Corriere del Veneto
Venerdì 30 aprile 2010

L’indagine di alma laurea


Record di laureati occupati
Gli studenti veneziani trovano lavoro più della media
nazionale: IuaV e Ca’ Foscari in testa alle classifiche
nazionali di placement

VENEZIA — A Venezia i laureati trovano lavoro più dei loro colleghi italiani, an-
che se guadagnano meno. IuaV e Ca’ Foscari sono in testa alle classifiche italiane
di placement. I dati, diffusi da Alma Laurea e contenuti nel rapporto 2010 rivolto
ai laureati del 2008, indagano infatti la situazione degli studenti ad un anno dal
conseguimento della laurea delineando una situazione nazionale particolarmente
preoccupante, che registra un aumento sensibile della disoccupazione giovanile
rispetto allo scorso anno (dal 14 al 21%) con una contrazione ulteriore della quota
di lavoro stabile e del livello delle retribuzioni. In questo panorama a tinte fosche,
però, i dati delle università veneziane registrano livelli occupazionali che superano
in quasi tutti i casi la media nazionale.
Considerando in particolare la fine della laurea specialistica Iuav registra ad un
anno dalla fine il 72% dei laureati occupati (solo il 31% con un lavoro stabile), men-
tre per Ca’ Foscari la media è intorno al 66,4% (31% con lavoro stabile), di gran lun-
ga superiore a quella nazionale (57%). «I nostri ragazzi sono molto richiesti dalle
aziende — spiega Michela Villa, responsabile del placement per Iuav — i settori più
fecondi sono quello del design del prodotto e della comunicazione visiva, ma anche
la nuova specialistica dedicata alla sostenibilità sta aprendo molte opportunità di
collaborazioni ». «I dati sono diversi a seconda delle Facoltà — spiega Adalberto
Perulli, delegato del rettore al placement per l’università di Ca’ Foscari — quelle che
hanno meno difficoltà sono soprattutto Economia e Scienze matematiche, fisiche e
naturali, seguiti da Lettere e Lingue dove il tasso di disoccupazione arriva anche al
12%».
Una situazione nel complesso positiva, quella della ricerca di lavoro degli studenti
veneziani, per la quale emerge però un dato negativo: nonostante la maggiore oc-
cupazione il guadagno medio dei neo-lavoratori veneziani è inferiore a quello me-
dio nazionale: 875 euro mensili netti è la media di Iuav, 1058 quella di Ca’ Foscari
(1216 per la Facoltà di Economia, 1110 per la Facoltà di Scienze, 946 per la Facoltà
di Lingue e letterature straniere e 882 per la Facoltà di Lettere e Filosofia) contro la
media nazionale di 1115 euro netti mensili. «I contratti ci sono, ma s o n o q u a s i t u
t t i co.co.pro. e arrivano dopo un periodo di stage gratis in azienda — spiega Miche-
la Villa—purtroppo sono pagati molto poco e durano al massimo dai 3 ai 6 mesi».
«Le offerte di lavoro per i primi quattro mesi del 2010 sono 63 (prevalentemente
per laureati di Economia e in ambito commerciale), mentre nello stesso periodo
del 2009 il numero era di 39 offerte e anche la presenza delle aziende ai “recluting
days” della facoltà è più massiccia—spiega però Perulli di Ca’ Foscari — da questi
ultimi dati, forse, si può rilevare una ripresa di dinamicità del mercato che fa ben
sperare per il futuro».
Alice D’Este
Il Corriere del Veneto
Mercoledì 2 giugno 2010

Formazione e lavoro
Univeneto, Fondazione pronta
«Sì a Regione e Confindustria»
Summit dei rettori, il progetto di ateneo unico avanza

PIAZZOLA SUL BRENTA (PADOVA)— La Fondazione degli atenei


si farà, ma per il momento solo a livello Veneto. L’ipotesi di allargamento
annunciata lunedì dal Magnifico di Padova Giuseppe Zaccaria, che aveva
ipotizzato la nascita di una federazione delle università di Veneto, Tren-
tino e Friuli, ha trovato infatti il parere contrario dei rettori delle tre ac-
cademie friulane - Udine, Trieste Statale e Trieste Sissa -, che ieri non si
sono presentati al summit organizzato dal Bo a Villa Contarini di Piazzola
Sul Brenta.
«L’ipotesi di un ingresso degli atenei del Friuli Venezia Giulia nella pro-
gettata Fondazione Uninordest ci sembra prematuro e non figura in agen-
da», hanno tagliato corto i tre in una nota congiunta diramata nel tardo
pomeriggio. Il forfait del Friuli è stato inatteso - le tre università erano
state inserite nello statuto della Fondazione come «enti di riferimento» -,
tuttavia non è riuscito a bloccare il processo di aggregazione ormai messo
in moto dagli altri rettori. Alla fine della riunione, infatti, un risultato im-
portante comunque c’è stato.
E a spiegarlo sono stati i Magnifici di Verona (Alessandro Mazzucco) e Pa-
dova, assieme all’ex rettore del Bo Vincenzo Milanesi, anch’egli presente
al workshop. «Abbiamo convenuto di dar vita a due distinte azioni comuni
- hanno affermato i tre, in rappresentanza anche degli altri Magnifici che
hanno partecipato alla riunione: Carlo Carraro (Ca’ Foscari), Amerigo Re-
stucci (Iuav), Davide Bassi (Trento), Walter Lorenz (Bolzano) -. La prima
collegherà in un’associazione chiamata “Sistema universitario NordEst”
gli atenei disponibili a sviluppare una serie di iniziative per promuovere e
favorire la formazione di una comunità a livello di macroregione europea.
La seconda, invece, darà vita ad una Fondazione chiamata «Univeneto »,
che unirà in un patto federativo i quattro atenei del Veneto, in modo da
realizzare iniziative di razionalizzazione e di ottimizzazione per il rafforza-
mento delle attività didattiche e di ricerca». I rettori hanno deciso quindi
di provare ugualmente la strada dell’aggregazione, puntando da un lato
ad una ampia sinergia a livello europeo (ancora, però, tutta da pensare),
dall’altro lato ad una federazione che riguarda le università del Veneto.
«E’ la filosofia delle geometrie variabili - è tornato a definirla ieri il profes-
sor Zaccaria -. Noi ora siamo pronti e abbiamo bisogno di fare gruppo. Gli
altri si vedrà».
La Fondazione, in particolare, si presenta come la realtà di maggiore in-
teresse. Non solo perché permetterà agli atenei di mettere in sinergia una
serie di forze («L’offerta formativa sarà presentata congiuntamente e
saremo a tutti gli effetti un’università unica», ha chiosato il rettore di
Ca’Foscari Carraro); ma anche perché, per la prima volta, consentirà ad
altri soggetti istituzionali ed economici di entrare attivamente nel mon-
do accademico. «Proporremo a Confindustria e Regione di entrare a far
parte come soci della Fondazione», ha spiegato il rettore del Bo Zaccaria.
Che ha annunciato anche che entro giugno i responsabili degli atenei del
Veneto incontreranno a Venezia il governatore Luca Zaia. «Perché senza
l’aiuto della Regione rischiamo di restare indietro», ha detto Zaccaria.
«L’accordo di oggi da vita ad una nuova università che non si chiamerà
Uninordest ma Univeneto— ha concluso in serata Carraro, rettore di Ca’
Foscari — L’offerta formativa stessa sarà presentata congiuntamente. Il
rapporto con il Sistema universitario del Nordest e quindi con Bolzano,
Trieste e Udine ma anche con l’Austria, servirà piuttosto a stabilire degli
standard di qualità comuni, sui quali lavorare insieme».
Giovanni Viafora
Il Corriere del Veneto
Giovedì 17 giugno 2010

UNIVERSITA’ Il piano all’assemblea


Docenti, sedi e facoltà
Restucci presenta la rivoluzione di Iuav
Il rettore: «Una nuova organizzazione di tutti gli aspetti, a partire dalla
didattica, fino alla ricerca e agli spazi»

VENEZIA—Troppi professori a contratto. Sedi da ristrutturare e facoltà che salter-


anno. Niente rimarrà uguale a prima, insomma, allo Iuav, nell’anno accademico in ar-
rivo. «L’impianto attuale dell’ateneo va rivisto in modo radicale», ha dichiarato il ret-
tore Amerigo Restucci in apertura della partecipatissima assemblea di ateneo che si
è tenuta ieri in aula magna ai Tolentini, «dovrà esserci una nuova organizzazione di
tutti gli aspetti, a partire dalla didattica, fino alla ricerca e agli spazi». Prima fra tutte
la didattica che verrà totalmente ristrutturata in accordo con la riforma Gelmini. Via le
tre facoltà attuali e al posto di Architettura, Pianificazione del territorio e Design e arti
potrebbero nascere tre nuove aree dipartimentali, o school (Progetto; Pianificazione
territoriale urbanistica e del paesaggio, e l’Area della formazione storica, estetica, del
restauro e dei materiali) con l’eventuale aggiunta di una quarta nel caso in cui design e
arti non riuscisse a confluire all’interno delle precedenti. «Saranno strutture nuove che
non dimenticheranno però le vecchie specificità—ha spiegato Restucci — non abbiamo
scelta, dobbiamo pensare ad un progetto che abbia sullo sfondo le nuove leggi, così
com’è l’università non può rimanere».
Ma il nuovo assetto di Iuav coinvolgerà anche la ricerca (18 ad oggi le aree di ricerca,
divise in 55 unità) e i contratti dei docenti (attualmente 270 di cui 47 ordinari, 65 associ-
ati, 21 ricercatori, 70 professori a contratto, 32 dottorandi, 35 assegnisti). «C’è stato un
decremento del tasso di successo della ricerca di Iuav nell’ultimo anno — ha continuato
Restucci — su 20 progetti presentati in sede europea solo 4 hanno ricevuto l’ok, su 59
in sede nazionale solo 12 sono stati approvati. Dobbiamo cambiare o diventeremo solo
una scuola teorica, facilmente inglobata da università più grosse e non troppo lontane
da noi».
A sentire le parole, lanciate dal microfono alle circa 300 persone presenti, quello del
rettore di Iuav suona come un grido d’allarme che guarda con molta preoccupazione al
futuro dell’università, soprattutto nell’ottica della pesante mancanza di fondi. «Non ci
potremo più permettere decine e decine di docenti a contratto ha dichiarato Restucci—
bisognerà ripensare le cose a partire da ottobre, anche a seguito dei pensionamenti».
E bisognoso di fondi (oltre che in crisi) sembra anche il quadro degli spazi, nella ric-
ognizione del prorettore Renato Sordina. «Serve una revisione complessiva—ha dichi-
arato Restucci — da nove anni non si interveniva sui Tolentini e lo stesso vale per Ca’
Tron». Meno chiaro è rapporto rispetto alla neo-nata proposta di dare vita all’Ateneo
del veneto (con Ca’ Foscari, Bo e Verona) discussa nelle scorse settimane dai rettori e
allontanata invece, da Restucci, con una decisa marcia indietro sulle dichiarazioni fatte
finora dai colleghi, che ha rimandato ogni decisione ad altre sedi.
Alice D’Este
Il Corriere del Veneto
Mercoledì 23 giugno 2010

A Palazzo Balbi
Ateneo del Veneto, rettori a rapporto
da Zaia
Primo incontro e via ufficiale alla Fondazione. Apertura per futuri
accordi con partner pubblici e privati

VENEZIA — Un primo incontro a Palazzo Balbi per siglare il patto definitivo con la Re-
gione ma per l’università veneta del futuro i partner saranno molteplici. Le intenzioni dei
rettori sono state chiare fin da subito: è prevista una partnership ampia e ora le carte sono
in tavola. Fondazioni bancarie, Camere di Commercio ma anche Confindustria e Fondazioni
private, questa la direzione verso la quale si sta muovendo il nuovo Ateneo del Veneto anche
e soprattutto nell’ottica di una raccolta sempre maggiore di finanziamenti. Di ieri il primo
incontro a Palazzo Balbi dei quattro rettori (Carlo Carraro, rettore di Ca’ Foscari, Amerigo
Restucci, rettore Iuav, Alessandro Mazzucco, rettore dell’Università di Verona, e Giuseppe
Zaccaria, rettore dell’Università di Padova) e il Presidente Regionale Luca Zaia in cui sono
state definite in modo ufficiale le linee guida tra l’istituzione regionale e il futuro Ateneo
del Veneto: «C’è stata grande intesa con il presidente della Regione sugli obiettivi da per-
seguire per il futuro — ha spiegato Carraro — la Regione Veneto sarà una parte importante
del progetto e a breve concretizzeremo un piano operativo per il funzionamento della nuova
università».
Il progetto, annunciato lo scorso 8 maggio, è ambizioso e racconta della nascita di un Ateneo
unico, in cui verranno proposte attività formative comuni, attività integrate di ricerca
nell’ambito delle nanotecnologie, delle biotecnologie, nel settore dell’energia e in quello dei
beni culturali, e una nuova circuitazione di docenti e studenti con scuole di dottorato inter-
ateneo ed Erasmus veneti. In pratica collaborazioni in aumento e «doppioni» formativi in
diminuzione, con il potenziamento, in ogni singolo polo, delle aree disciplinari chiave delle
singole università e la centralizzazione della gestione amministrativa attraverso la nascita
della Fondazione Univeneto. «La Fondazione Univeneto, cui abbiamo dato il via oggi, si oc-
cuperà in modo unitario della gestione amministrativa (e non solo) della nuova università
ma con il tempo le partnership possibili saranno anche molte altre - spiega Carraro - ci sono
stati già alcuni contatti con enti interessati (da Cassamarca a Confindustria) ma è ancora
troppo presto per dare vita a degli accordi effettivi. Prima sarà necessario stilare un piano
operativo che dovrà decidere la gestione delle risorse esistenti, poi si inizieranno a valutare
gli eventuali accordi futuri».
L’auspicio comune, però, sembra essere proprio quello di aprire il progetto, oltre ai quattro
atenei coinvolti e alla Regione anche alle Fondazioni bancarie, alle forze economiche, sociali
ed imprenditoriali oltre alle Camere di commercio del Veneto, per creare un tavolo di lavoro
comune nella prospettiva di accrescere la competitività e l’efficacia nel sistema universitario
veneto nel suo complesso. Grande condivisione degli obiettivi dei quattro rettori è arrivata
anche dal presidente Luca Zaia: «Il presidente della Regione ha ribadito la sua volontà, che
è anche la nostra, di migliorare il legame con il territorio - ha spiegato Carraro -. L’università
in particolare in questi momenti di crisi dev’essere per le imprese il bacino dal quale attin-
gere per risolvere i problemi».
Alice D’Este
Il Corriere del Veneto
Lunedì 26 luglio 2010

L’EDITORIALE
No agli atenei «territoriali»
Federalismo, industria e ricerca

Le università venete per le industrie del Veneto. Un progetto cardine del programma
federalista della nostra Regione; un obbiettivo da condividere o affossare a seconda
dell’interpretazione che ne viene data. E tuttavia l’opzione peggiore, anche per risol-
vere i problemi del mondo industriale, cui la Regione si mostra particolarmente sen-
sibile, sarebbe ritenere che la formazione superiore e la ricerca scientifica siano final-
izzate in modo diretto alle esigenze dell’industria. Perché invece solo la ricaduta sul
territorio di risultati scientifici che la comunità internazionale considera validi potrà
fornire un contributo reale al trasferimento tecnologico e all’innovazione. E di conseg-
uenza le università potranno svolgere un ruolo utile al territorio solo se la loro attività
sarà rivolta al raggiungimento di risultati scientifici e di livelli formativi di validità
internazionale.
Per essere condiviso, il progetto federalista va pertanto interpretato come un percorso
che origina dalla ricerca scientifica (i cui risultati sono però difficilmente percepibili
da un vasto pubblico), e che ha come risultato finale quello, visibile, del trasferimento
tecnologico. I governi locali sono indotti, per ovvie ragioni politico- elettorali, a focal-
izzarsi unicamente sulla fase finale del processo, quella visibile e sono, di conseguenza,
poco propensi all’allocazione di risorse per la ricerca di base, lasciando questo compito
al Governo centrale. Del resto, questo è anche l’atteggiamento, nel nostro Paese, del
mondo industriale. Se le istituzioni locali nella nuova visione federalista continuasse-
ro ad adottare una politica rivolta solo alle esigenze immediate del territorio, finirebbe
per esaurirsi proprio la linfa vitale al percorso «le università venete per le industrie
del Veneto ». Le stesse università finirebbero per appiattirsi su logiche regionali con
il miraggio di ottenere nuove ed immediate risorse, ma con l’inevitabile eclissi dalla
scena internazionale. E le imprese saranno invece, paradossalmente costrette a rivol-
gersi ad università straniere per trovare quei risultati scientifici di cui hanno bisogno
per produrre un’innovazione reale e duratura.
Alcuni anni fa, durante una cerimonia celebrativa delle università di Parigi, il Presi-
dente dell’Associazione degli industriali dell’Ile de France dichiarò pubblicamente
l’impegno delle aziende della regione a fornire alle università le risorse perché nell’Ile
si potesse produrre il 2.5% della ricerca scientifica mondiale. Un obiettivo assai am-
bizioso che testimonia il tipo di impostazione adottata da una regione con un forte
insediamento industriale avanzato, che necessita di trasferimento tecnologico per es-
sere competitiva e che ha individuato nell’eccellenza della ricerca di base l’origine del
successo industriale. A confronto preoccupano non poco gli autorevoli interventi di
parte pubblica e privata apparsi recentemente sui mezzi di comunicazione locali che
inneggiano ad una formazione a tutti i livelli in stretto collegamento con l’impresa e
basata su corsi di tecnologia. Ma quale tecnologia? Un ulteriore passo indietro analo-
go a quello, drammatico, dell’esperienza delle lauree triennali richieste con forza dal
mondo industriale. Lo stesso mondo che oggi predilige assumere laureati che hanno
concluso un percorso di laurea quinquennale.
Giovanni Marchesini
Il Corriere del Veneto
Martedì 12 ottobre 2010

ATENEI VENETI
Zaia ai rettori: «Univeneto parta
subito o perderemo il primato»
Il governatore la vuole più vicina al lavoro: «Ma non influirò
sulla didattica». Verso l’aumento del «rating». Carraro:
«Arriverebbero nuovi finanziamenti»

VENEZIA — «La Fondazione Univeneto adesso deve partire, l’Università del Veneto è una grande
occasione a livello nazionale - dice Luca Zaia, governatore della Regione, - dagli accordi dei mesi
scorsi adesso dobbiamo passare ai fatti altrimenti c’è il rischio che quest’operazione di eccellenza
universitaria parta prima da qualche altra parte in Italia». Un’accelerata importante, quella richi-
esta dal governatore del Veneto ai rettori delle università coinvolte nel progetto (Carlo Carraro di
Ca’ Foscari, Giuseppe Zaccaria dell’Università di Padova, Alessandro Mazzucco dell’Università di
Verona e Amerigo Restucci di Iuav) che punta insomma a dare il via ai giochi al più presto, super-
ando in passo doppio i dubbi e le difficoltà espresse nei giorni scorsi dalla componente universitaria
veneziana di Iuav.
«Se Iuav o le altre università hanno qualche dubbio sullo statuto che ci siamo dati ci troveremo per
risolverli, l’importante adesso però è andare avanti - dice Zaia - questo è il vero futuro dell’istruzione
superiore. Un incrocio diretto tra domanda e offerta. Una risposta culturale alle esigenze vere del
territorio». Un gap da colmare, e in fretta, secondo il governatore, quello tra l’università e il mondo
del lavoro. Con una delle soluzioni possibili, ormai però a portata di mano. «L’entrata nella Fondazi-
one di una partnership ampia (dalle Fondazioni bancarie alle Camere di Commercio fino a Confin-
dustria stessa ndr) porterebbe a zero i passaggi intermedi tra domanda e offerta, permetterebbe alle
aziende di far capire quali sono le specializzazioni che servono veramente qui, formando allo stesso
tempo i ragazzi - aggiunge Zaia, - quanto alla Regione ci metteremo a totale disposizione dei rettori.
La didattica? No, su quella non ci esprimeremo. Sono i rettori ad avere le competenze necessarie per
decidere, e continueranno a farlo. La Regione sarà totalmente al servizio della cultura, e di chi da
sempre ne ha dettato i tempi».
E se l’intervento del governatore Zaia punta a fugare ogni dubbio di «ingerenza» culturale sollevato
a più riprese da docenti e studenti negli scorsi mesi, il riferimento alla matrice politica non sfugge.
«L’università del Veneto sarebbe un fiore all’occhiello del federalismo - dice Zaia - la nostra regione
è il posto giusto per partire. Dobbiamo dare un segnale forte, il Veneto così diventerebbe la culla
del federalismo a tutti i livelli». Timori, titubanze, insomma, addio. E il sodalizio, visto di buon oc-
chio dal governatore, alletta (e non poco, visti i tagli degli ultimi anni) anche i rettori, che vedono
profilarsi all’orizzonte un possibile aumento dei finanziamenti. «Unendoci il rating dell’Università
migliorerebbe sicuramente - spiega Carlo Carraro, rettore di Ca’ Foscari - i finanziamenti ministe-
riali quindi potrebbero aumentare, anche se esiste un tetto massimo del più 5%. Il beneficio da parte
del ministero insomma sarebbe minimo, la vera linfa vitale, economicamente parlando, arriverebbe
però dalle partnership. Camere di commercio, Confindustria etc, ma anche la Regione Veneto st-
essa, che si dice entusiasta del progetto, potrebbe contribuire». E intanto anche da Iuav arriva un
segnale di distensione. «Vogliamo esserci, questo è certo - spiega Amerigo Restucci, rettore di Iuav
- il Senato sta studiando lo statuto, ma non sono stati espressi, se non da qualche docente, giudizi
negativi. Se ne discuterà, si faranno variazioni, ma una cosa è sicura. Iuav ci sarà».
Alice D’Este
Il Corriere del Veneto
Mercoledì 13 ottobre 2010

UNIVERSITA’

Vertice fra Tomat e i rettori:


adesso Univeneto accelera
Confindustria risponde all’appello di Zaia: «Garantiamo
un appoggio incondizionato». Alessandro Mazzucco:
«L’efficienza amministrativa veneta è la base comune»
VENEZIA — Il piede sull’acceleratore? Premuto. A distanza di un giorno
dall’invito del governatore Luca Zaia, Confindustria Veneto risponde presen-
te. «Abbiamo accolto con molta soddisfazione l’appello del presidente, siamo
pronti ad entrare da subito nella Fondazione Univeneto e a dare il nostro
contributo— dichiara il numero uno di Confindustria Veneto, Andrea To-
mat —. Noi imprenditori ci auguriamo che la Fondazione parta al più presto
e che si accorcino i tempi di realizzazione». Un appoggio totale, insomma,
quello degli industriali del Veneto, che se c’era stato fin dai primi momenti di
progettazione della Fondazione, ora prende la via dell’ufficialità. Nei giorni
scorsi, infatti, nella sede del Palazzo del Bo a Padova, è stato organizzato il
primo incontro ufficiale tra i quattro rettori (Giuseppe Zaccaria, Alessandro
Mazzucco, Carlo Carraro, Amerigo Restucci) e il presidente di Confindustria
Veneto, al termine del quale è stato dato il via alla costituzione di un gruppo
tecnico di lavoro che elaborerà le tappe del percorso per la realizzazione della
Fondazione.
«Siamo disposti a garantire un appoggio incondizionato — dice Tomat — si-
amo pronti ad entrare nella Fondazione e a dare il nostro contributo per ab-
battere gli steccati che dividono il mondo accademico da quello dell’impresa
e del lavoro». Nuova linfa, insomma, e nuovi finanziamenti (anche se le ci-
fre di eventuali sponsorizzazioni ancora si fanno attendere), per sviluppare
nuove produzioni, creare un link più diretto tra domanda e offerta, aprire il
mondo accademico alle imprese e creare nuovi posti di lavoro. «Il tema della
valorizzazione del capitale umano e della formazione adeguata alla crescita e
alle nuove sfide che questa ci impone resta per noi imprenditori una priorità
— spiega Tomat —le Università sono perciò un agente determinante dello
sviluppo. Il Veneto, anche a causa della crisi economica, sta cambiando pelle
e per questa ragione la cooperazione Università- imprese è la ricetta più ur-
gente e praticabile per avvicinare il mondo del lavoro a quello della formazi-
one». E anche se per il momento di tempi tecnici per il «via» sembra ancora
prematuro parlare, l’accelerata è stata impressa. Su più fronti.
Le reazioni dal mondo universitario non si sono fatte attendere. «Mettere
a disposizione del territorio le novità tecnologiche puntando ad un collega-
mento più stretto con il mondo del lavoro—rileva il rettore dell’Università di
Padova, Giuseppe Zaccaria — rappresenta ormai un obiettivo irrinunciabile e
urgente per gli Atenei, per la Regione, per tutto il mondo economico del nostro
territorio». «Già il giorno del nostro incontro il presidente di Confindustria
sollecità la partenza della nuova Università—rivela Carlo Carraro, rettore di
Ca’ Foscari —Disse scherzando: “Ci saranno dei tempi tecnici necessari, ma
facciamo in modo che non ci si metta sei anni, come in tutte le questioni bu-
rocratiche universitarie”. Credo abbia ragione. Ca’ Foscari approverà lo sta-
tuto in Cda già venerdì, le altre Università seguiranno a ruota. Non manca
molto ormai alla partenza». Qualche settimana al massimo e la Fondazione,
insomma, potrebbe muovere i primi passi, anche se qualche aggiustamento
«del tiro», una volta iniziati i giochi, sembra sempre più prevedibile.
«La Fondazione Univeneto metterà in luce la capacità di collaborare fra le
quattro Università — assicura Amerigo Restucci, rettore di Iuav — il percorso
universitario, superate le iniziali dinamiche di diffidenza e di autosufficienza,
è già a buon punto. Il mondo dell’impresa dovrà contribuire giocando
un forte ruolo di sostegno e di proposta, consapevole che le sfide economiche
si vincono solo cooperando». «Non si tratta di una chiusura degli Atenei ve-
neti all’interno di una nuova cinta muraria, quella della Regione—avverte il
rettore di Verona, Alessandro Mazzucco—. La storica tradizione di cultura e
di efficienza amministrativa veneta rappresenta la matrice comune di questo
sistema, il cui prevedibile risultato, se adeguatamente guidato, sarà ottimo».
Alice D’Este
governance), il provvedimento ora all’esame del Parlamento non prevede
alcuno strumento concreto per la correzione di queste storture, mentre per
quanto riguarda gli assi culturali di riferimento,ribadisce, in maniera esaspe-
rata, l’idiozia pseudo liberista delle tre «i» - inglese, informatica, internet -
che ha già fatto scempi nella scuola secondaria italiana. Manca totalmente,
quanto al secondo punto, una analisi rigorosa di ciò che davvero non funzio-
na, poiché si preferisce puntare su alcuni slogan ad effetto - come quelli della
valutazione e della meritocrazia - senza dire una sola parola sui modi concreti
con i quali si intende
Il Corriere del Veneto
Lunedì 06 dicembre 2010

IL COMMENTO

Università, i cinque punti oscuri


La riforma Gelmini

A proposito della riforma dell’università, è difficile dire qualcosa che non sia
stato già detto dai (molti) che l’hanno criticata o dai (pochi) che l’hanno difesa.
Eppure, specialmente se ci si sforza di descrivere la situazione con la maggiore
obbiettività possibile, qualche punto di fondo merita di essere chiarito.
Punto primo: indubbiamente, il sistema universitario italiano ha bisogno di una
riforma, e cioè - alla lettera - di una nuova «forma», di un nuovo assetto nor-
mativo, capace di correggere mali cronici e di avviare processi virtuosi, sia dal
punto di vista della struttura organizzativa degli atenei, che per quanto riguarda
la ridefinizione degli assi culturali.
Punto secondo: per poter realizzare questi obbiettivi generali, è preliminarmente
necessaria una diagnosi seria e circostanziata dello stato di salute del sistema
nel suo insieme, idonea a far emergere quali siano davvero gli aspetti sui quali è
necessario e improcrastinabile intervenire.
Terzo punto: l’università è una realtà articolata e complessa, irriducibile al mero
dato organizzativo-istituzionale. Essa è infatti il centro di un fascio complesso
di funzioni che vanno ben al di là, per estensione e rilevanza, dell’ambito stret-
tamente universitario, e intersecano altri settori strategici, quali il mercato del
lavoro, la produzione dell’innovazione tecnico-scientifica, la formazione e la ri-
produzione dei ceti professionali e delle classi dirigenti.
Quarto punto: per quanto si è ora detto, illudersi che una riforma della uni-
versità almeno accettabile possa essere realizzata dall’«esterno», senza un reale
coinvolgimento di tutte le componenti attive in quel mondo, dagli studenti ai
tecnici e ai docenti, è un errore capitale, non solo per un evidente difetto di
«democrazia», ma perché la complessità tecnica dei nodi coinvolti in un pro-
cesso di riforma implica il concorso delle competenze specifiche di coloro che
conoscono dall’interno i problemi connessi col funzionamento del sistema.
Quinto punto: non esiste la possibilità di una riforma decente in questo settore
senza un significativo investimento di nuove risorse economiche. Il ddl elaborato
dalla Gelmini procede nella direzione esattamente opposta, rispetto alle esigen-
ze ora descritte. Sul primo punto, infatti, pur denunciando con grande efficacia
demagogica alcuni mali passati e recenti (la proliferazione, talora immotivata,
di insegnamenti e corsi di studio; la persistenza di nepotismi e clientelismi; la
qualità tuttora insoddisfacente della didattica e della ricerca; l’inefficienza della
governance), il provvedimento ora all’esame del Parlamento non prevede alcuno
strumento concreto per la correzione di queste storture, mentre per quanto ri-
guarda gli assi culturali di riferimento,ribadisce, in maniera esasperata, l’idiozia
pseudo liberista delle tre «i» - inglese, informatica, internet - che ha già fatto
scempi nella scuola secondaria italiana. Manca totalmente, quanto al secondo
punto, una analisi rigorosa di ciò che davvero non funziona, poiché si preferisce
puntare su alcuni slogan ad effetto - come quelli della valutazione e della meri-
tocrazia - senza dire una sola parola sui modi concreti con i quali si intende
evitare che la generalizzazione delle valutazioni finisca per estendere e generaliz-
zare gli abusi che sussistono nelle molte valutazioni già in atto. Sul terzo punto,
se non fosse pericolosa, sarebbe perfino patetica l’incapacità di mettere a fuoco la
complessità e gli intrecci del sistema della formazione universitaria, che la min-
istra riduce al semplice dato istituzionale, senza alcuna considerazione delle fun-
zioni concrete da essa svolte. Inutilmente provocatoria, oltre che alla fine autole-
sionistica, la pretesa di scaraventare dall’esterno un provvedimento legislativo
di tale rilievo, infischiandosene bellamente non solo dei pareri, ma soprattutto
delle competenze di coloro che questa realtà vivono dall’interno. Dovrebbe essere
infine intuitivo, per chiudere col quinto punto, che una riforma di un settore così
importante e strategico non può essere fatta riducendo le già magrissime risorse
disponibili (l’Italia continuerebbe ad essere al penultimo posto in Europa per la
percentuale del Pil riservato alla ricerca), agendo tra l’altro non con strumenti
chirurgici mirati e circoscritti, ma con la falce dei tagli orizzontali. Nel suo in-
sieme, il testo approvato dalla Camera fotografa efficacemente una sconfitta cul-
turale di grandi proporzioni e di effetti ancora oggi inesplorati. La sconfitta della
cultura democratica e progressista che in tutti questi anni non è stata capace di
avviare alcun reale processo di riforma, e che ora deve fronteggiare la vittoria,
forse ineluttabile, di un pessimo provvedimento legislativo, destinato a distrug-
gere quel poco di buono che ancora vi è nell’assetto universitario attuale.
Umberto Curi
Il Corriere del Veneto
Giovedì 09 dicembre 2010

IL CASO
Fenice, gli studenti sul palco
Pennac: «Hanno ragione»
Prova generale del «Killer di parole», musica di Ambrosini
e testo dello scrittore francese (in sala): sotto i riflettori
uno striscione contro i tagli

VENEZIA - Non si confondeva certo tra il pubblico in sala. Gi-


acca grigia e occhialetto rotondo, Daniel Pennac era in sala, per
assistere alla prova generale di «Killer di parole», del composi-
tore veneziano Claudio Ambrosini, su soggetto ideato insieme
allo scrittore francese. Poco più in là, sul palco, c’erano gli stu-
denti di Ca’ Foscari, Iuav e Accademia (una ventina) che hanno
chiesto attenzione ai presenti, portando sul palco due striscioni
(«riprendiamoci ora il nostro futuro» e «contro i tagli alla cul-
tura e all’università»). Hanno letto una lettera agli spettatori,
poco prima che la prova iniziasse, denunciando i tagli alla cul-
tura e spiegando i motivi della mobilitazione di questi giorni.
«Hanno tutto il nostro appoggio - ha commentato Ambrosini
– sono commosso dalla difesa della libertà di pensiero che stan-
no facendo, in questo caso poi anche il testo che portiamo in
scena parla di questo, dell’attenzione alla libertà di parola». «In
Francia sta succedendo la stessa cosa – ha detto Pennac – anche
da noi il ministro della cultura è immobile e poco lungimirante,
i ragazzi hanno ragione».
Alice D’Este
Il Corriere del Veneto
Giovedì 09 dicembre 2010

UNIVERSITA’
I rettori firmano, Univeneto è una
realtà Subito due scuole di dottorato
regionali
Accelerazione improvvisa dopo le polemiche: ok allo statuto
da Padova, Venezia e Verona. Manca lo Iuav

PADOVA — Univeneto, la prima fondazione degli atenei della Regione, è realtà. Venerdì la svol-
ta, dopo mesi di tentennamenti. I rettori di Padova, Verona e Venezia si sono incontrati nel tardo
pomeriggio nella sede dell’università scaligera e hanno deciso di partire. Da soli, senza aspettare
eventuali finanziamenti di Palazzo Balbi o di privati. Unico contrattempo: lo Iuav - presente alla
riunione, al posto del magnifico Amerigo Restucci, la vice Donatella Calabi - che, alle prese ancora
con ritardi interni, per il momento non prenderà parte all’iniziativa. Lo statuto dunque è stato sot-
toscritto dagli atenei di Padova, Verona e di Venezia Ca’Foscari e inviato per l’approvazione sia al
Miur, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sia alla prefettura.
Mentre sono state subito gettate le basi per la prima iniziativa comune: un doppio corso di dottorato,
in Scienze storiche e Scienze economiche, che verrà fatto mettendo assieme personale, professori e
studenti (al via a settembre, ma il bando sarà disponibile a breve). La sferzata decisiva l’aveva data
solo tre giorni fa il rettore di Ca’ Foscari, Carlo Carraro. Che, dopo i tentennamenti degli ultimi
tempi, rivolgendosi ai colleghi, aveva affermato: «Non possiamo rimanere immobili ad aspettare».
E così è stato. Dopo l’incontro i tre magnifici coinvolti nel progetto hanno firmato un comunicato. «I
rettori hanno condiviso la decisione di dare immediatamente avvio a tutte le procedure amministra-
tive per la costituzione della Fondazione Univeneto - vi si legge -. Inoltre hanno approvato la prima
nuova iniziativa comune, rappresentata dall’istituzione in via sperimentale di due scuole di dottora-
to regionali inter-ateneo in Scienze storiche e in Scienze economiche. Queste iniziative e quelle che
sono state previste a breve confermano la coesione delle Università del Veneto e la comune volontà
di creare sinergie e nuove collaborazioni».
Per Carraro il via libera alla nuova Fondazione, preludio di una vera e propria federazione degli
atenei veneti sullo stampo del modello californiano, è una soddisfazione personale. «Finalmente
parte Univeneto - dice il numero di Ca’ Foscari -. Dovevamo dare un segnale concreto a tutti gli scet-
tici e i critici. Ma alla fine lo abbiamo fatto: abbiamo dimostrato che le intenzioni le avevamo sempre
avute». Carraro non nasconde l’orgoglio. «Il nostro rappresenta il primo caso in Italia - sostiene
-. I soldi? Per il momento siamo in grado di provvedere da soli: ci basteranno per questi obiettivi.
Dopo si vedrà, il progetto è bello e quindi sono sicuro che anche la Regione e i privati potranno dare
il loro contributo». Neanche il forfait dello Iuav, dunque, sembra impensierire i fondatori. «Sono
in ritardo - sottolinea Carraro -, ma il testo dello statuto verrò presentato al Senato Accademico in
breve tempo, così che in un momento successivo potranno figurare anche loro tra i fondatori». Dopo
l’atto di costituzione di Univeneto, ora dovrà riunirsi il primo consiglio di amministrazione, in cui
figura anche il governatore Luca Zaia. All’ordine del giorno la nomina del presidente e le prossime
iniziative comuni.
Giovanni Viafora
Il Corriere del Veneto
Mercoledì 09 marzo 2011

IL RAPPORTO
Atenei, più disoccupati
a un anno dalla laurea
I rettori: «Ma nel lungo periodo l’università rende e porta
redditi migliori»

PADOVA — La crisi dell’università non risparmia gli atenei del Veneto. La foto-
grafia che emerge dall’annuale rilevazione di AlmaLaurea, il consorzio degli atenei
italiani che si occupa di raccogliere le informazioni sui neolaureati, dice infatti che
anche nelle quattro accademie della Regione (Padova, Verona, Ca’ Foscari e Iuav) la
situazione non è rosea. Sebbene i dati veneti si collochino, nella maggior parte dei
casi, al di sopra di quelli della media nazionale, evidenziano ugualmente un quadro
di generale difficoltà. L’analisi, che prende in considerazione i 187mila giovani lau-
reati in Veneto nel 2009, afferma che ad un anno dal conseguimento del titolo solo il
62,35% di loro ha un posto di lavoro. Il tasso di occupazione più basso è quello dello
Iuav di Venezia, dove la percentuale degli occupati ad un anno dalla laurea è del
54%; ma male sono messe anche l’università Ca’Foscari (60,3%), Padova (62,4%) e
Verona (72,7%). La negatività delle cifre risalta ancora di più se la si confronta con
quella dell’anno precedente. In 12 mesi il tasso di occupazione è diminuito in tutti
gli atenei: -5,5% a Ca’Foscari; -4,3% a Verona; -3,6% allo Iuav; -1,8% al Bo. Non va
meglio nemmeno se si considera il tasso di disoccupazione, cioè il valore che indica
la percentuale dei giovani in cerca di lavoro (esclusi quelli che decidono di proseguire
gli studi o che non sono sul mercato). Qui il dato regionale segna un incremento del
3,8% rispetto al 2008, che porta la disoccupazione ad un anno dalla laurea all’11,85%.
La media nazionale è del 16,5%: una magra consolazione.
La disoccupazione più alta è quella di Ca’ Foscari: 15,2%; a ruota seguono lo Iuav
(12,6%), Padova (11%), Verona (8,6%). Un altro elemento sconfortante è quello che
concerne il guadagno mensile netto dei giovani laureati con un’occupazione. La me-
dia regionale è di 985 euro, ben al di sotto di quella nazionale, che è di 1081 euro. Ris-
petto a questo parametro di salva solo l’Università di Verona, i cui neolaureati pos-
sono contare su uno stipendio medio di 1092 euro mensili. Sotto invece Padova: 1018
euro al mese; Ca’ Foscari: 939 euro; lo Iuav: solo 829 euro. Di fronte a questo quadro
la risposta che viene dagli atenei è unica: studiare all’università rappresenta ancora
un valore aggiunto, anche se forse è necessario ripensare il sistema di orientamento e
i servizi agli studenti. Così il rettore di Ca’ Foscari, Carlo Carraro. «Sarebbe un grosso
errore non iscriversi all’università - afferma il professore -. Sul lungo periodo rende
di più. Anche gli studi sul differenziale del reddito lo dimostrano. E ad un giovane che
dovesse scegliere il proprio percorso di studi, direi guardare al futuro ma anche di
fare le cose per passione. Alla fine così facendo si lavora meglio ». Carraro evidenzia
alcune criticità. «Il problema sono alcune lauree tradizionali - dice - come Lettere o
Lingue. C’è bisogno di competenze ulteriori che in una laurea tradizionale mancano.
Come quelle economiche ad esempio. Per questo abbiamo creato otto nuove scuole
interdipartimentali, per mescolare più saperi».
E pensa positivo anche il rettore del Bo Giuseppe Zaccaria. «A differenza del resto
d’Italia Padova ha trend positivo delle iscrizioni - sostiene -. E sull’orientamento
dai giovani mi sento di dire: fate quello che vi detta il cuore». Diversa l’analisi del
professor Luigi Fabbris, coordinatore del progetto del Bo «Agorà», che da due anni
monitora la qualità dell’occupazione dei giovani laureati di Padova. «Anch’io sos-
tengo che non bisogna lasciarsi impressionare da questi dati, perché l’università
è ancora un valore aggiunto straordinario - sottolinea il docente -. Dico, però, che
bisognerebbe concentrarsi su altri due fattori: il dato di abbandono dei giovani a tre
anni dall’iscrizione, che in Veneto è pari al 35%; il secondo: la necessità di fornire
un’informazione vera e trasparente alle matricole al momento dell’iscrizione. Da
un lato infatti mancano le vocazioni, dall’altro ci sono alcune Facoltà, come quel-
la di Lettere e Filosofia, che danno una formazione troppo generica ». A questo
proposito, va segnalata l’interessante elaborazione fatta dallo statistico Giampiero
Dalla Zuanna, che ha individuato l’indice di efficacia della formazione universitaria
di una facoltà. Tale valore, frutto del rapporto occupati e tasso di soddisfazione,
quantifica gli studenti che, ad un anno dalla laurea, fanno un lavoro coerente con
i propri studi. Emerge che al top ci sono facoltà come Ingegneria ed Economia, in
fondo Lettere e Filosofia. Ecco allora la proposta di Mattia Gusella, rappresentante
degli studenti nel Senato accademico del Bo. «L’ateneo renda noto al momento
dell’immatricolazione i dati sulla percentuale degli occupati e la coerenza tra il per-
corso di studi e l’occupazione raggiunta». Potrebbe essere il primo passo per uscire
dall’impasse.
Giovanni Viafora
Alice D’este
Il Corriere del Veneto
Giovedì 17 marzo 2011

UNIVERSITA’ IN SENATO
Iuav non vota su Univeneto ma
salva Design
VENEZIA - Nuovi accordi e Nuove distribuzioni dei piani didattici.
Iuav discute la riforma ma non vota l’entrata in Univeneto.
Il Senato Accademico di ieri di cambiamenti ne ha stabiliti molti, ma
per ora, il voto per l’ingresso in Univeneto, ancora non si è visto.
“Si da per scontata la nostra presenza e ormai non ci sono dubbi - spiega
Giancarlo Carnevale, preside di Architettura - ci saremo di sicuro ma
non l’abbiamo ancora votato formalmente.
L’incontro ufficiale con le varie componenti universitarie sarà a breve.
Intanto oggi abbiamo tentato di salvare Design e Arti”.
E quando parla di salvataggio, Carnevale, non lo dice metaforica-
mente.
La Facoltà di Design e Arti di Iuav, ha infatti una particolarità: conta
molti docenti a contratto, esterni all’università. Professionisti di grande
fama, che, però, percepiscono un pagamento diverso rispetto ai docenti
strutturati.
“La situazione è paradossale - spiega Carnevale - i docenti da noi ven-
gono pagati 3-4 mila euro, da loro anche 25-30mila. Non può esserci
tutto questo divario. Si passa da 70 euro l’ora anche a 400. Oggi il diret-
tore amministrativo l’ha spiegato chiaramente, tutte queste differenze
all’interno della stessa università non possono esserci. Nelle prossime
settimane farà un piano progettuale indicando un tetto massimo di
pagamento per tutti”.
In più ci si è messa anche la riforma.
Per rispettarla i docenti a contratto dovranno essere ridotti drastica-
mente anche nella Facoltà di Architettura, che già ne aveva di meno ris-
petto a quella di Design e Arti: “Noi passeremo da 44 mila ore a 16 mila
- spiega Carnevale - figuriamoci loro che ne avevano molte di più”.
“Stiamo tentando di capire come convertire questi contratti in contratti
da ricercatori a tempo determinato - spiega Medardo Chiapponi, pre-
side di Design e Arti - la differenza di costi? Si, C’era ma erano contratti
d’eccellenza, relativi ai personaggi di altissima levatura. L’anno pros-
simo però, vista la riforma, saranno molti di meno”.
E intanto, per “salvare” per il prossimo anno accademico i corsi di Design
e Arti, Architettura e Pianificazione dovranno cedere qualche docente.
Saranno cinque in tutto a spostarsi. Qualcuno manterrà l’insegnamento
in entrambe le facoltà, qualcun’altro si sposterà completamente. Con il
risultato di mantenere a Design e Arti la stessa offerta formativa dello
scorso anno con un’unica variazione: la confluenza del Corso di laurea
in Arti Visive e dello spettacolo in quello di Design della moda in uno
stesso corso, con due indirizzi diversi.
Alice D’Este

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