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N. 07138/2010 REG.RIC.
REPUBBLICA ITALIANA
Il Consiglio di Stato
ha pronunciato la presente
SENTENZA
sul ricorso numero di registro generale 7138 del 2010, proposto dalla:
Regione Abruzzo, in persona del Presidente p.t., rappresentata e difesa
dall'avv. Pietro Referza, con domicilio eletto presso Antonio Ruggero
Bianchi in Roma, via Leonardo Greppi n. 77;
contro
nei confronti di
per la riforma
FATTO e DIRITTO
Il TAR ha poi ritenuto fondato anche il secondo motivo del ricorso con
il quale era stata censurata la disposizione, contenuta nel medesimo
atto, secondo cui alla mancata sottoscrizione del contratto da parte
delle case di cura veniva fatta conseguire la sospensione
dell’accreditamento. Detta disposizione, fatta discendere dall’art. 79
del d. l. n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133, risultava illegittima perché la sospensione
dell’accreditamento non può che conseguire ad un procedimento di
verifica “che involga, evidentemente e soprattutto, anche le cause della
mancata sottoscrizione e la loro imputabilità ‘soggettiva’, oltre che la
considerazione complessiva del comportamento dell’operatore e la
valutazione di proporzionalità della sanzione medesima, neppure
risultando indifferente, come nel caso che ne occupa, la eventuale
contestazione della correttezza delle determinazioni a monte”.
3.- La sentenza del TAR per l’Abruzzo è stata appellata dalla Regione
Abruzzo che ne sostiene l’erroneità sotto diversi profili.
7.- La Regione Abruzzo, dopo aver rilevato che “l’asse intorno al quale
ruota la decisione è l’affermazione dell’avvenuta lesione delle
aspettative maturate, nelle more dell’adozione della delibera
commissariale, in capo agli operatori del settore”, ha sostenuto che le
strutture private ricorrenti in primo grado “disponevano …di numerosi
elementi, a partire dagli atti generali inerenti alla programmazione
della spesa sanitaria regionale, che avrebbero potuto e dovuto fungere
da criterio orientativo delle loro aspettative e della loro stessa
attività produttiva”. Infatti il provvedimento commissariale era
intervenuto in un contesto che “non solo preannunciava da tempo
l’imminente forte riduzione della spesa sanitaria, ma ne indicava già le
cifre fondamentali”.
8.- Ritiene questa Sezione che l’atto adottato dal Commissario ad acta
per la realizzazione del piano di rientro dai disavanzi del settore
sanità della Regione Abruzzo, annullato dal giudice di primo grado, non
possa ritenersi tardivo, tenuto conto della peculiarità della vicenda
che ha riguardato la determinazione definitiva del budget complessivo
per il 2008 e la ripartizione delle risorse alle strutture private. E
nemmeno si può ritenere che siano state lese legittime aspettative degli
interessati.
Deve aggiungersi che anche nel breve periodo trascorso fra la data di
annullamento della delibera n. 45 del 2008 (il 18 ottobre 2008) e la
data di emanazione della nuova delibera commissariale n. 3 (il 5
novembre 2008), le case di cura private sapevano, per essere state
invitate dal Commissario ad acta a partecipare ai relativi incontri, che
stavano per essere nuovamente fissati i tetti di spesa (generali e per
singolo operatore) peraltro complessivamente in linea con i precedenti
(e già conosciuti) tetti di spesa.
8.6- Né, per tutti gli esposti motivi, può condividersi l’affermazione
del TAR secondo cui la determinazione impugnata, doveva comunque
considerare il dato oggettivo delle prestazioni già erogate, e dunque la
situazione oggettivamente in atti al momento dell’adozione della
deliberazione impugnata (con il conseguente difetto di istruttoria e la
falsità di presupposti) tenuto conto che il Commissario ad acta ha
distribuito le risorse secondo parametri oggettivi e predeterminati e
considerato che, operando diversamente, avrebbe potuto favorire quelle
strutture che avevano ritenuto di non doversi adeguare (anche solo in
parte) alle determinazioni con le quali era già stata stabilita una
decurtazione dei tetti di spesa.
In ogni caso, per tutti i motivi già esposti, tali criteri non possono
certo ritenersi viziati, come era stato invece affermato, per non aver
tenuto conto della storia e dei comportamenti degli erogatori
accreditati nonché della loro potenzialità e delle loro capacità produttive.
8.10- Non possono infine incidere sulla legittimità della ripartizione
delle risorse le vicende di rilievo penale che hanno riguardato la
sanità abruzzese (e coinvolto anche una struttura privata che non è
parte del presente giudizio), tenuto conto dei criteri dichiaratamente
oggettivi utilizzati per la distribuzione delle risorse fra le diverse
strutture private accreditate.
9.- La sentenza del TAR per l’Abruzzo appellata ha poi ritenuto fondato
anche il motivo con il quale era stata censurata la disposizione,
contenuta al punto 8 della deliberazione del Commissario ad acta n. 3
del 2008, secondo cui alla mancata sottoscrizione del contratto da parte
delle case di cura veniva fatta conseguire la sospensione
dell’accreditamento.
9.1- Ma anche tale parte della sentenza non può essere condivisa.
10.- Per tutti gli esposti motivi, l’appello risulta fondato e deve
essere accolto con il conseguente annullamento della appellata sentenza
del TAR per l’Abruzzo.
P.Q.M.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 6 maggio 2011
con l'intervento dei magistrati:
L'ESTENSORE IL PRESIDENTE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 06/06/2011
IL SEGRETARIO