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3/4/2004 anno 2 n.

34 (14)
Esce il sabato 34 Il “corriere” e le “pillole del corriere”
possono richiedersi a mds84@libero.it

Il corriere del pollaio


LA NUOVA FRONTIERA
DIRETTORE RESPONSABILE
Matteo Del Signore
PROGETTO GRAFICO
Matteo Del Signore
REDAZIONE
Nicolò Canestrari
Giovanni Del Bianco
CHIUSO IN REDAZIONE
IL 2/4/ 2004
www.spiox.3000.it
mds84@libero.it

sommario
Storie di sport europei 2
Asfalto storia 3
Mondoalma 4

P
iù passa il tempo, più ci allontaniamo dalla nostro consolidato mondo
occidentale. Forse non riusciamo a rendercene conto, ma mai forse Res publica 5
come in questo periodo si avverte che la nuova economia che regnerà
nei prossimi anni si sposterà verso nuovi scenari, magari esotici. Schermi accesi 6
Semplicemente perché noi siamo saturi di prodotti e pubblicità e diversi paesi Il violino e il liutaio 7
che cominciano ad affacciarsi al mercato globale saranno le prossime mete di
conquiste per le multinazionali occidentali. Per avere un’idea, è spaventoso
Spunti e appunti 8
pensare a quale mercato potrà essere la Cina, che sta cominciando ad aprirsi ad
una nuova realtà più vicina al modello europeo—americano e i capoccia già
pregustano soldini profumati. L’India si trova nelle stesse condizioni, ma anche
l’est europeo dopo difficili anni di rincorse sta uscendo dal guscio e aspira ad una Parte
vita diversa. Soprattutto questo va ad interessare beni come mezzi di trasporto o
elettrodomestici, quando il mondo occidentale è arrivato alla saturazione ed a un Il nuovo
quasi esclusivo mercato di sostituzione: per questi aspetti un nuovo mercato di
conquista sarebbe come la manna dal cielo per una economia perennemente in
recessione. Però attenzione che la conquista non siano loro a farla a spese delle
“mondo
nostre potentissime e forse troppo sicure aziende. La Cina è un “pericolo”,
perché ha la possibilità di avere buoni prodotti ha prezzi molto bassi grazie ad
alma”
2
una manodopera praticamente infinita e a bassa spesa. E questo è solo un esempio. Anche perché
queste “nazioni emergenti”, se mi passate il termine, dimostrano di avere solido denaro fresco a
disposizione e quindi di rappresentare un sano pericolo concorrenziale: forse è la volta buona che si
cominci veramente a vedere una sana e vera concorrenza oltre ai vari cartelli tra industrie. Del resto
guardate cosa succede allo sport: il russo Abramovich è uno degli uomini più ricchi al mondo e ha salvato
un glorioso club come il Chelsea. E la Formula 1 salpa con i suoi camion in uno sperduto Bahrain, sulle
rive del deserto, a scapito di alcune prestigiose vetrine europee: e presto si aggiungeranno Cina, Turchia,
forse India e chissà ancora quale nome esotico, a scapito della tradizione europea. Forse è sbagliato,
triste come è triste abbattere delle tradizioni e delle leggende ma la nuova frontiera sta cominciando
seriamente ad avanzare.
NOTE DALLA REDAZIONE. Gente che leggete, soliti annunci: parte un nuovo appuntamento mensile con
“MondoAlma” in cui il nostro Canestrari entrerà con la sua passione nel mondo della squadra granata:
l’appuntamento è con il primo numero del mese. Detto questo, detto tutto, vi lascio a divorare queste
pagine, tornate otto. Alla prossima. IL DIRETTORE

STORIE DI SPORT
SPECIALE EUROPEI

Il romanzo degli europei: E VENNE IL GIOCO ALLA CECA di Giovanni Del Bianco
5^A PUNTATA

L
’edizione del 1976 si gioca in Jugoslavia e da Belgrado vengono trasmesse le partite più emozionanti
della storia degli Europei, fatte di goleade e rimonte. Una manifestazione bellissima, con quattro
ottime squadre (l’Italia è assente) che si equivalgono. Lo dimostra il fatto che tutte le partite sono
terminate in parità (tre ai supplementari e una, l’ultima, ai rigori). Le quattro squadre sono la
Cecoslovacchia, che poi andrà a vincere il torneo, la Germania Ovest campione d’Europa e del Mondo in
carica, la Jugoslavia padrona di casa e l’Olanda mitica. L’Arancia Meccanica, insomma: quella di Cruijff.
Quel torneo segnò la fine di un’epoca. Con l’ampliamento a 24 squadre dei mondiali, dall’edizione
successiva si sarebbe passati ad un Europeo ad 8 squadre, anziché le solite 4, con turni di semifinale e
finalissima.
LE SEMIFINALI (Cecoslovacchia-Olanda 3-1 dts; Germania Ovest-Jugoslavia 4-2 dts)
Nella prima gara i cechi, futuri campioni battono la favorita Olanda per 3-1 dopo centoventi minuti di
gioco. E’ Ondrus, la croce e la delizia della nazionale, quel giorno. Prima segna l’1-0 al 20, poi segna
un’autorete al 74’. Saranno necessari i supplementari. Ed è qui, che viene fuori la forza fisica della
Cecoslovacchia sugli arancioni: al 115’ al 118’ Nehoda e Vesely hanno siglato le due reti storiche, che
hanno reso gli olandesi spettatori della finale e non protagonisti. E anche la Germania Ovest fatica, ma
passa il turno eliminando i padroni di casa, che dopo il primo tempo conducevano 2-0 (Popivoda e
Dzaijc). Nella ripresa segneranno Flohe e poi Müller a dieci minuti dalla conclusione (non è più il mitico,
ma è un altro dal gol facile: Dieter). Lo stesso Müller segnerà altri due gol nei tempi supplementari (114’
e 119’).
LA FINALISSIMA (Cecoslovacchia-Germania Ovest 5-3 ai rigori dts)
Si gioca a Belgrado, al Crvena Zvezda (Stella Rossa), la finalissima. L’arbitro è l’italiano Gonella. Gli
spettatori sono 33.000. Parte forte la Cecoslovacchia, che all’8’ passa in vantaggio con Svehlik e al 25’ con
Dobias segna il 2-0. La rimonta tedesca inizia con Dieter Müller al 28’ e si materializza al 90’ con un gol di
Holzenbein. Si va ai supplementari dove regna la noia. Si arriva alla lotteria dei rigori col punteggio di 2-2.
Il penalty decisivo è siglato da Antonin Panenka che trafigge Sepp Maier, tuffatosi dall’altra parte. Così
anche la Cecoslovacchia entra nell’albo d’oro della coppa. Una rivelazione sì, ma i cechi hanno dimostrato
a Belgrado di essere una compagine attrezzata per stare ad alti livelli. Anche se i tempi che seguiranno
saranno un lento declino, per una nazionale che lascerà sempre meno il segno nelle partite che contano,
3
fino alla scissione tra Repubblica Ceca e Slovacchia.
LA FINALE PER IL 3/4 POSTO (Olanda-Jugoslavia 3-2 dts)
Anche qua ci vogliono i supplementari. Il primo tempo termina sul 2-1 per gli orange (Gells e W. Van de
Kerkhof e gol serbo di Katalinski). E’ il solito Dzajic a pareggiare all’82’. Al 106’, ancora Geels segna per i
Paesi Bassi, regalando al suo Paese il terzo posto.
L’UOMO DELL’EUROPEO
Ivo Viktor. Era la stella del Dukla Praga, la squadra dell’esercito che all’epoca dominava in Cecoslovacchia
e bomber della nazionale. I compagni prendevano ordini da lui, che riuscì a portare la Ceccoslovacchia da
outsider a corazzata vincente su Olanda e Germania Ovest.
NELLA PROSSIMA PUNTATA
Italia 1980, la nuova formula e la freddezza teutonica

ASFALTO
STORIA

Storia di un secolo di auto fiat di Matteo Del Signore


13^a puntata
UNA STORIA, TANTI SIMBOLI.

L
’evoluzione della Fiat e della sua storia è seguita a stretto contatto da quello del simbolo, di ciò quin-
di che identifica al primo colpo d’occhio un’industria, una squadra sportiva, una casata. Il simbolo
Fiat si è evoluto nelle varie epoche di questo secolo di vita, ha cambiato spesso la propria identità e
la propria personalità. Uno sguardo anche alla storia del marchio è quindi doverosa e, anzi, necessa-
ria.

Una immagine d'insieme che raccoglie i vari stemmi della Fiat


Il primo abbozzo di stemma era una quasi “pergamena” con la scritta per esteso del nome e l’evoluzione
che ha seguito ha portato a forme sempre più tondeggianti, fino alla comparsa ,negli anni ’20, del primo
simbolo tondo, che ha poi avuto cinque varianti, prima di cambiare completamente e assumere una forma
rettangolare. Negli anni ’70 è poi comparso il famoso stemma a listelle oblique, che è rimasto nelle car-
rozzerie della auto torinesi fino al 1999. In occasione del centenario, infatti, si è tornati indietro nel tem-
po, riproponendo lo stemma tondo su sfondo blu circondato da una corona argentata, mentre il marchio a
listelle è rimasto ad identificare il gruppo Fiat nel suo insieme, oltre ad essere ancora presente nella par-
te posteriore delle vetture. Quest’anno, invece, il classico stemma rotondo prende possesso anche del
portellone delle auto torinesi, donando quindi anche una maggiore ed immediata identificazione ai prodot-
4
ti Fiat. Chissà mai che questo ulteriore ritorno al passato non sia di buon auspicio per i nuovi modelli che
devono guidare la ripresa. (CONTINUA)

MONDOALMA

Il racconto del marzo granata: Bisogna scegliere: salvezza o playoff?


di Nicolò Canestrari

M
arzo è notoriamente il mese in cui i campionati, quali che siano, si delineano chiaramente e
lasciano capire quale potrà essere la situazione finale. Però, in un torneo “strano” come quello
della serie C2 girone B (dove più della metà delle squadre è raccolta in una manciata di punti,
dove con una vittoria voli e con una sconfitta sei sul baratro), marzo rimane un mese incerto.
Incerto come il cammino del nostro Fano che ora è chiamato a scegliere: raggiungere in scioltezza
l’obbiettivo stagionale, quello della salvezza, oppure osare qualcosa in più, provando a conquistare un
posto nei playoff mirando dritti alla promozione in C1? Mah, solo le prossime giornate potranno darci una
risposta.

Il marzo granata inizia in una fredda sera, quella del primo del mese, nella quale davanti agli occhi di un
pubblico eccezionale (quasi 5000 i presenti!) e quelli delle telecamere di Raisat il Fano affronta il Gubbio,
squadra tosta, mordace, che vuole fortemente un posto nei playoff. Risultato: partita tremendamente
emozionante nella quale il Fano riesce a portare a casa i tre punti. Pierobon sblocca il risultato nel primo
tempo, pareggio eugubino con un autorete del nostro Pomante e poi la decisiva rete, ancora, di Pierobon.
L’attaccante piemontese sale a quota 8 reti (come il nigeriano Garba).
Nella domenica successiva, il Fano va a Ravenna. I giallorossi sono il vero mistero di questo campionato:
sono neopromossi, è vero, dai dilettanti; ma hanno soldi, entusiasmo e blasone per puntare dritti alla C1.
Non è così: fra cambi di allenatore, acquisti e cessioni errate, infortuni e chi più ne ha più ne metta, il
Ravenna ha occupato quasi sempre le ultime posizioni. Ma è in ripresa, e si vede. Il Fano, infatti, è
sconfitto su un campo in pessime condizioni col risultato di 1 a 0. I granata escono dal campo a testa
alta, col rammarico di non aver portato a casa qualche punto e notando anche che Gubbio e Forlì, dirette
avversarie dei nostri, hanno impattato fra di loro. Se il Fano avesse vinto, sarebbe iniziato tutt’un altro
campionato.
Pazienza, si ricomincia da capo. Ci sono due turni interni da sfruttare al massimo: Montevarchi prima e
Rosetana poi. Urgono 6 punti. Purtroppo ne arriveranno un po’ meno…
Contro il Montevarchi il Fano fa la partita, si rende pericoloso ma come al solito è troppo inconcludente. E
se proprio vogliamo dirla tutta, mister Morganti sbaglia qualcosa nell’impalcatura della formazione,
lasciando fuori Biagianti, Pelliccia e l’acciaccato Pierobon. Alla fine dei novanta minuti il risultato è di 0 a
0. Gubbio e Forlì continuano a fare favori immensi al Fano, il quale pare non raccogliere cotanti inviti: i
primi pareggiano con la Rosetana, gli altri, addirittura perdono in casa contro il modesto Tolentino.
Insomma: un’altra immensa occasione è sfumata. E come se non bastasse il prode Mast Hashimu Garba
si lussa la spalla sinistra: ne avrà sino alla metà di aprile.
Tuttavia, domenica 21 marzo arriva il colpo di scena: il Fano gioca male contro una volitiva Rosetana.
Partita soporifera, noiosa, brutta. Eppure, da un calcio di punizione di capitan D’Aloisio nasce un gol che
regala ai granata una vittoria di misura ed altri tre punti in classifica. Alla fine dei novanta minuti, è
obbligatorio uno sguardo agli altri risultati: il Gubbio pareggia in casa ed il Forlì, sempre più in caduta
libera, non va oltre lo zero a zero a Carrara. Morale della favola: il Fano si ritrova quinto, occupando cioè
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quella posizione utile (l’ultima rimasta vacante) che regala l’accesso ai play-off! Ricapitolando: non si è
riusciti a fare bottino pieno ma tuttavia le soddisfazioni non sono mancate.
Poi, lo scoglio San Marino (squadra dominatrice di questo campionato ma in lieve flessione nelle
ultimissime settimane): bisogna far risultato e dimostrare di essere ambiziosi, anche se manca Pierobon
(squalificato) e le fila degli acciaccati sono ricche di nomi. Va tutto a meraviglia: il Fano sale sul Titano per
giocare una partita votata al gioco difensivo; erige un muro impenetrabile in difesa ed i quotati bianco
celesti non passano. 0 a 0. Va benissimo così. È un punticino prezioso, importantissimo.
Ora il Fano ha 37 punti, frutto di 9 vittorie, 10 pareggi e 9 sconfitte, ed è ad un solo punto da quel
fatidico quinto posto (domenica è stato superato dal Forlì, vittorioso col Sansovino). Domani c’è il Bellaria
in casa e l’imperativo categorico è uno soltanto: vincere. Perché vincendo si chiuderebbe in modo
pressoché definitivo la pratica salvezza e ci si avvicinerebbe sempre di più al paradiso. Sta ai ragazzi di
Morganti scegliere l’obiettivo cui mirare.

RES
PUBLICA

Politica: ora scendo in campo anch’io di Giacomo Mattioli

N
on so quanti di voi hanno già votato alle elezioni amministrative, ma voglio farvi una domanda: vi è
mai capitato di non sentirvi per niente rappresentati dalle persone alle quali avete dato il vostro voto
per governare la nostra città? Vi siete mai sentiti “traditi” da coloro nei quali avevate riposto la
vostra fiducia, e che invece hanno dimostrato di saper fare solo i propri interessi, o poco altro?
Negli ultimi tempi io mi sono posto spesso questi interrogativi, e purtroppo la risposta è stata quasi
sempre un triste SI’.
Troppe volte mi sono reso conto che l’attuale amministrazione comunale, che io stesso ho contribuito ad
eleggere, ha badato più ai propri interessi piuttosto che a quelli della città, finendo per prendere decisioni
e promuovere iniziative spesso impopolari, perché dettate non dal bene comune ma solo da quello di
alcune persone.
Ad esempio,mi riferisco all’ormai famigerato PUT, che invece di snellire e facilitare la viabilità ha
trasformato le nostre strade più trafficate in un vero e proprio inferno, oppure al Piano Regolatore, che sta
favorendo solo alcuni grandi imprenditori che da un po’ di tempo a questa parte stanno costruendo
palazzi in ogni angolo di Fano, o ancora al fantomatico Parco Tecnologico, di cui tanto si parla ma
nessuno sa bene che cosa sia…potremmo parlare di tante altre cose, ma è meglio fermarsi qui.
In questa situazione così avvilente è tramontata in me la fiducia in questi partiti e in questi uomini,
incapaci di ascoltare la voce della città, e si è fatta strada nella mia testa l’ipotesi di partecipare
attivamente alla vita politica fanese; questa idea ha assunto sempre più vigore con il passare del tempo,
finchè non ho conosciuto la Lista Civica “ LA TUA FANO” , mi sono riconosciuto nei suoi intenti e ho
deciso di candidarmi nell’ambito di questa lista per il Consiglio della Seconda Circoscrizione, cioè
la nostra, quella del Poderino – Flaminio.
Non sono qui per fare campagna elettorale (almeno, non ancora…) ma per me è importante diffondere
questa mia decisione a più gente possibile, perché sono veramente deciso a voler partecipare
attivamente alla gestione e allo sviluppo del nostro amato quartiere.
Voi mi conoscete bene, e sapete che quando mi prendo a cuore un impegno difficilmente non lo porto a
termine; perciò io confido molto in voi, perché se verrò eletto nel Consiglio, inevitabilmente mi farò
portatore della voce di tutti, dei problemi che ritenete più urgenti da risolvere, delle proposte per una
migliore vivibilità del quartiere, per lo sviluppo di nuove iniziative sportive, culturali, religiose, ecc.
Non solo: si potrebbero anche intensificare i rapporti tra la Parrocchia e la Circoscrizione, promuovendo
iniziative non solo religiose, ma anche, viste le potenzialità che ha la nostra parrocchia in termini di spazi,
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di aggregazione per tutti quei ragazzi che non frequentano assiduamente la nostra comunità; ciò potrebbe
avvenire anche in collaborazione con l’ACLI Trave, di cui sono socio da molti anni, che con i nuovi locali
rappresenta una ricchezza da non trascurare.
In conclusione, quello che cerco di far capire è che poter entrare a far parte del Consiglio di
Circoscrizione per me rappresenta l’opportunità di fare una nuova e bellissima esperienza personale, per
mettermi in gioco portando avanti alcune mie idee, e di poter essere uno strumento al servizio degli
altri, intesi come abitanti del quartiere, per ascoltare le loro proposte, le loro lamentele, i loro consigli e
cercare di realizzarli concretamente.
Sono sicuro che molte persone saranno stupite leggendo queste righe, comunque io spero nell’aiuto di
tutti voi per realizzare questo mio piccolo sogno, e so che non me lo negherete; per qualsiasi tipo di
chiarimenti sono sempre a disposizione, chiamatemi pure se volete, e soprattutto spargete la voce più
che potete: in fondo credo che avere un amico all’interno del Consiglio di Circoscrizione non possa
essere che un bene per ognuno di noi, che poi siamo quelli che nel quartiere ci vogliono vivere, e non
solo sopravvivere.

Qui di seguito riporto in breve alcuni dei motivi che hanno portato alla creazione della Lista Civica “LA
TUA FANO”:
La tua Fano trova le ragioni della sua costituzione nelle richieste da parte della gente di essere ascoltata,
di confrontarsi e di poter contare, nella necessità di alimentare lo spento dibattito politico e di ridare
qualità e sostenibilità allo sviluppo, in una parola, di cambiare il modo di fare politica dell’attuale
maggioranza dando un nuovo governo a Fano.
L’attuale maggioranza non ha saputo dare risposte democratiche alla crescita della città, non l’ha amata;
ha governato in modo centralistico, non ha riposto fiducia nei suoi cittadini ed ha finito per rivolgersi a
competenze esterne e a privilegiare i pochi a scapito del bene collettivo.
Il denaro pubblico è stato sperperato per realizzare idee estranee agli interessi e ai bisogni reali della
città.
Questa maggioranza ha scambiato il proprio potere per il bene comune, si è allontanata dai bisogni della
gente e ha perso il contatto con la realtà.
Umiliata per essere stata trascurata, Fano ha lanciato segnali di riscatto, vuole ricreare spazio di
democrazia in cui potersi esprimere, contare ed impegnarsi per il cambiamento.
Per ulteriori informazioni: www.latuafano.it

SCHERMI
ACCESI
Togliamo questo film dalla polvere di Nicolò Canestrari
“Caterina va in città”, regia Paolo Virzì, con Sergio Castelletto, Margherita Buy,Alice Teghil,
2003.

S
i tratta del classico film sbattuto un po’ troppo frettolosamente nel dimenticatoio. Una di quelle
pellicole per le quali la pubblicità non è stata asfissiante né la distribuzione si è estesa su larga
scala. Ma dietro queste non proprio rosee premesse si cela un film molto carino, intelligente,
brillante, che mescola sapientemente la comicità ed il riso ad attimi più riflessivi ed importanti. Da
noleggiare e rivedere. La storia è semplice: Caterina, 14 anni, frequentante l’ultimo anno delle medie e
con una gran passione per la lirica, si trasferisce con i suoi genitori a Roma, dopo aver passato tutta la
sua infanzia in un paesino sperduto nella campagna laziale. È da questo particolare che, ovviamente,
nasce il titolo del film. Non c’è una vera e propria “trama”, ma solo il racconto continuo e preciso delle
sensazioni di Caterina: osserva i suoi nuovi amici, amiche e compagni di scuola, ne scopre i
comportamenti e le abitudini, stringe amicizia con due ragazzine dai caratteri e dalle idee diametralmente
opposte. Non solo: spicca con forza, in questo suo “diario”, la figura di suo padre (un bravissimo Sergio
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insegnante pieno di idee, voglia di fare e tanti sogni nel cassetto puntualmente buttati al vento; anche la
madre (Margherita Buy) viene caratterizzata nei suoi comportamenti abituali e ne esce una figura buona,
ingenua, forse troppo ingenua al limite della stupidità. Come detto, Caterina scoprirà cosa significa farsi
nuove amiche a Roma e capirà quanto difficili e complesse saranno queste amicizie: frequenterà
dapprima la classica “alternativa”, una ragazza che divide il duo tempo fra centri sociali, marce per la
pace, alcool e tatuaggi per poi finire a passare il suo tempo con un’ochetta snob, ricchissima ed
irriverente. Caterina si innamorerà, conoscerà facce nuove e realtà fra le più disparate. Il film si chiude
con un finale a sorpresa e con una domanda cui lo spettatore dovrà dare una risposta: tutto questo mix
di esperienze, nuove realtà e nuove amicizie, feste, divertimenti e piccoli drammi quotidiani sono riusciti a
temprare l’animo di Caterina facendola crescere?

IL VIOLINO
E IL LIUTAIO

Il grigiore del tempo di Matteo Del Signore


“I TEMPI CAMBIERANNO” - ZUCCHERO (dall’album “Bluesugar”, 1998)

Times are gonna change


Changing all the time
Io sto qui
Dentro il vento di settembre, qui, così

Times are gonna change


Changing alla the time
E sto qui
Con la notte che si accende, fino a te

Tutti i giorni che hai vissuto


E i minuti che vivrai
Sono tuoi e sono miei
Fino in fondo
Me li voglio ricordare
Farne ancora girotondi
Quando i tuoi capelli biondi
Andranno in grigio

Cos’ times are gonna change


Changing all the time
Sono qui
Colo sorriso che si tende, fino a te

Posso ribaltarti il cielo


Con un salto all’improvviso
Tutte cose che farei
Amico mio
Rivedermi sul tuo viso
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Farne ancora girotondi
Quando i tuoi capelli biondi
Andranno in grigio

Times are gonna change


Changing all the time
Resto qui
Guardo l’infinito, già sfinito
Spero con te.

la canzone che chiude un bellissimo lavoro del nostro bluesman, a mio modo di vedere tra i primi tre

È album da lui incisi, creando una atmosfera favolosa: accompagnati da un leggero arpeggio di chitarra
elettrica, sembra di vedere Sugar di notte, sotto la luna, con sottobraccio lo strumento, sussurrando
queste parole che avete appena letto. Solo, nella sua tenuta di campagna, col suono delle cicale
(presenti difatti nel disco), si lascia andare ad una immagine. L’immagine che lo ritrae vecchio, quando i
suoi capelli andranno in grigio, si vede, si guarda, ancora circondato dalla sua gente, dalle sue cose,
sapendo che il cambiamento che il tempo impone non deve essere per forza di cose negativo. Anzi, sono
tutti da vivere, portando dietro i minuti degli anni già passati via. Il testo è molto semplice, o meglio
diretto e a mio avviso molto emozionante, in una tensione unica quando la musica lo accompagna. Sono
sicuro di non sbagliare affermando di avervi presentato una delle più belle ed emozionanti canzoni italiane
e non solo. Il tempo cancella molte cose, ma per fortuna le cose veramente belle riescono a salvarsi: beh,
è uno di quei casi che resisterà all’usura del tempo

SPUNTI
E APPUNTI

“Il liliana” è pronto a salpare il direttore risponde


Caro direttore
Sa qualcosa sull’ormai mitico “ Liliana e Cesarino”, che ormai dovrebbe essere alle porte? E
“L’eco del Liliana”?Tornerà?
Maurizio Palloso

B
ella e opportuna domanda, nonostante tu sembri essere tanto palloso. Il “Liliana” lettori è in
rampa di lancio. Le iscrizioni sono aperte e proseguiranno fino al 18 aprile, dopodiché verrà
stabilita la formula in base alle squadre iscritte e verranno stabilite le ultime norme. La formula
resterà sempre quella delle precedenti edizioni che ne hanno decretato il successo, quindi scontri
ricchi di pathos tre contro tre e una riserva per squadra pronta a subentrare in qualunque momento.
Devo dirti che sembra che quest’anno ci sia molta attesa, forse come non mai e questo fa veramente ben
sperare. Il “Liliana” verrà come sempre seguito passo passo da “L’Eco del Liliana”, sempre molto
apprezzato, voce ufficiale del torneo, diretto dal nostro ottimo Nicolò Canestrari . Lo scorso anno se ti
ricordi era abbinato al nostro cugino, il già glorioso “ Il Giornale della Virtus”. Quest’anno forse potrebbe
camminare da solo come meriterebbe, ma la decisione spetta a lui. “Il Corriere” si limiterà a patrocinare
la grande rassegna. Una cosa che voglio mettere in rilevo è lo spirito che il torneo quest’anno vuole
riproporre:quello di un sano moneto di amicizia, di sfogo pallonaro, in cui la vittoria, sempre lieta e ben
accetta, viene dopo il divertirsi e il condividere. Tengo a ribadire questo perché non sempre nelle due
precedenti edizioni questo è emerso e vorrei tanto che quest’anno sparisse questo sentimento

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