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Antonio Rigo

Il patriarca Germano II (1223-1240) e i bogomili


In: Revue des études byzantines, tome 51, 1993. pp. 91-110.

Riassunto
REB 51 1993 France p. 91-110
A. Higd, Il patriarca Germano II (1223-1240) e i bogomili. — Cinque scritti del patriarca Germano II (1223-1240) trattano del
Bogomilismo. Un esame delle quattro omelie e della «circolare» indirizzata ai costantinopolitani — contenente una serie di
anatemi che va raffrontat.a con formule analoghe - permette di distinguere tra le notizie tratte dai reportori eresiologici e le
informazioni che sembrano il frutto delle indagini del patriarca.

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Rigo Antonio. Il patriarca Germano II (1223-1240) e i bogomili. In: Revue des études byzantines, tome 51, 1993. pp. 91-110.

http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/rebyz_0766-5598_1993_num_51_1_1871
IL PATRIARCA GERMANO II (1223-1240)
Ε I BOGOMILI

Antonio RIGO

I.

La nostra conoscenza di molti gruppi ereticali dériva in larga


misura, se non del tutto, dalle opère degli inquisitori1. Desiderando
ripercorrere la storia di questi movimenti si avverte immediatamente
una difficulté. Spostandosi sull'arco cronologico, ehe a volte copre
diversi secoli, nel quale si sviluppô un'eresia, affiora il dubbio : i
mutamenti délie dottrine e délie pratiche eterodosse, attestati dai
documenti, ο le persistenze di idee e condotte sempre uguali sono
dovuti aile effettive credenze dell'eresia o, piuttosto, vanno imputati
al metodo di lavoro e all'erudizione degli eresiologi?
Simili preoccupazioni logicamente accompagnano anche lo studio
del Bogomilismo. Dopo le fonti maggiori consacrate alla setta tra il
10° e gli esordi del 12° secolo — il Trattalo di Gosma, VEpistola del
monaco délia Peribleptos Eutimio, le confutazioni di Eutimio Ziga-
beno — e prima délie testimonianze dell'età paleologa, un posto di un
certo rilievo è occupato dalla produzione antibogomila del patriarca
Germano If. Questi scritti non sono stati studiati finora in maniera

I. Le seguenti abbreviazioni sono utilizzate nell'articolo


— AAVV. Sources grecques = Ch. Astruc, Wanda Conus-Wolska, J. Goiillard,
:

P. Lemerle, Denise Papachryssanthou, J. Paramelle, Les sources grecques pour


l'histoire des Pauliciens d'Asie Mineure, Τ M 4, 1970. p. 1-227.
— Ficker, Phundagiagiten = G. Ficker, Die Phundagiagiten. Ein Beitrag zur
Ketzergeschichte des byzantinischen Mittelalters, Leipzig 1908.
— Gouillard, Synodikon = J. Gouillard, Le Synodikon de l'Orthodoxie. Édition
et commentaire. TM 2. 1967, p. 1-316.
— Lagopatès, Germano — S. Ν. Lagopatès, Γερμανός 6 Β' πατριάρχης Κωνσταντινου-
-όλεως-Νιχαίας ( 1 1>1>1>- 1 1>40). Tripoli 1913.
— Pl ech-Yaillant. Traité = Il.-Ch. Pi;ec:h-A. Vaillant, Le Traité contre les
Bogomiles de ('osmas le prêtre. Paris 1945.

Revue des Études Byzantines 51, 1993. p. 91-110.


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approfondita. Ci si è limitati soltanto a menzionarli fugacemente nelle


monografie dedicate al Bogomilismo2. Il compito del présente studio
è già delineato : studiare gli scritti antibogomili del patriarca, pres-
tando particolare attenzione a una série di anatemi contenuti in una
lettera indirizzata ai costantinopolitani3. Cercheremo di distinguere
tra le informazioni ehe sembrano rimandare alla letteratura eresiolo-
gica e quelle ehe vanno invece considerate testimonianze di prima
mano sul Bogomilismo del primo quarto del 13° secolo.
Su Germano II abbiamo ben poche notizie. Il futuro patriarca, nato
a Anaplus da una famiglia modesta — il padre era pescatore — ,
divenne, ad una data imprecisata, diacono délia Grande Chiesa a Co-
stantinopoli. Dopo la presa délia città da parte dei latini (1204), fu
monaco a Achyraus nel monastero di S. Giorgio. L'imperatore Gio
vanni III Vatatzes lo chiamô a Nicea quale patriarca4. Egli rivesti
taie carica dal 4 gennaio 1223 al 1240 5. Nei suoi numerosi scritti6, a
fianco délie composizioni antilatine e dei documenti ehe toccano i
problemi dei rapporti con la Chiesa di Roma 7 e degli atti riguardanti i
negoziati per l'unione con gli Armeni8, la polemica antibogomila, ani-
mata evidentemente da preoecupazioni d'ordine pastorale sullo stato
spirituale e morale dei fedeli ortodossi9, ha un certo rilievo. Egli parla
dei bogomili, in cinque opère, délie quali quattro sono omelie. La
prima venne pronunziata in occasione délia festa dell'esaltazione délia
croce (14 settembre), ed è intitolata, per l'appunto, SulU esallazione
délia croce e conlro i bogomili10. In un sermone per la terza domenica di

2. Cf., tra gli altri, Puech-Vaillant, Traité, p. 144; D. Angelov, Der Bogomilis-
mus auf dem Gebiet des byzantinischen Reiches : Geschichte, Annuaire de l'Université
de Sofia 46, 1949/50, p. 31-32; M. Loos, Dualist Heresy in the Middle Ages, Praga 1974,
p. 233.
3. Segnalati come meritevoli di uno studio da J. Gouillard, Une source grecque du
Sinodik de Boril, TM 4, 1970, p. 374.
4. Niceforo Callisto Xanthopoulos, άιήγησις : PG 147, c. 465.
5. Cf. V. Laurent, La chronologie des patriarches de Constantinople au xnie siècle
(1208-1309), BEB 27, 1969, p. 136-137.
6. In merito cf. Lagopatès, Germano, p. 125-146; H. -G. Beck, Kirche und theolo
gische Literatur im byzantinischen Reich, München 1959, p. 667-668.
7. Cf. Lagopatès, Germano, p. 104-121, e le menzioni di diversi scritti antilatini
attribuiti a Germano (V. Laurent, Les regestes des actes du Patriarcat de Constantinople.
Vol. I, fasc. IV, Les regestes de 1208 à 1309, Paris 1971, nr. 1234, 1250, 1256, 1257,
1267-1277, 1287).
xiii1'
8. siècle,
Cf. R. StudiDevreesse,
bizantini e neoellenici
Négociations
5, 1939ecclésiastiques
(= Atti del V Congresso
arméno-byzantines
inlernazionale au
di
Studi Bizantini, I), p. 145-151 ; V. Laurent, Les regestes..., nr. 1290.
9. Va ricordata anche la 'Ομιλία κατανυκτική περί του μή τνροσέρχεσθαι μάντεσιν τ} γόησιν
και ότι ο τούτοις προσερχόμενος άρνησίθεος (Coislin. 278, f. 164-167V), ehe anticipa pagine
analoghe dei patriarchi Atanasio I e Callisto I.
10. Εις ΰφωσιν τοϋ τιμίου σταυρού και κατά βογομίλων : PG 140, c 621-644 (= BUG 429).
IL PATRIARCA GERMANO II 93

Quaresima, festa dell'adorazione délia croce, Per la terza domenica dei


digiuni e sulla croce viuificante11, Germano II faceva soltanto un
rapido accenno agli eretici12. Ricca d'informazioni interessante è
l'omelia pronunziata in una domenica dell'Ortodossia, intitolata Per
la prima domenica dei digiuni e sulla restaurazione délie santé e vivifi-
canti icône13. Egli dice, tra l'altro, ehe «spesso mi sono opposto a loro
in conversazioni a faccia a faccia» (και γαρ αύτοΐς έγώ πολλάκις κατά
πρόσωπον άντέστην). Présenta quindi ai fedeli degli estratti délia
conversazione avuta in passato con gli eretici (ολίγα δε τίνα της τότε
διαλέξεως άποτεμόμενος) 14. Ε di H a poco ricorda ehe un bogomilo gli
aveva fatto una domanda (ήρώτησέ μέ τις των δαιμονοπροσώπων τούτων
βογομίλων), criticando il culto ortodosso délie icône15. Il seguito è una
ripresa del dialogo, in verità un monologo del patriarca, interrotto da
poche obiezioni dell'interlocutore 16. Reminiscenze di questa conversa
zione affiorano qua e là anche negli altri suoi scritti antibogomili.
Questa testimonianza è di un certo interesse perché è, da quanto ci
risulta, un unicum. Di quel vero e proprio génère letterario, costituito
dai dialoghi di un ortodosso con un eretico ο un infedele, conosciamo
infatti un gran numéro di discussioni e dibattiti tra un cristiano e un
ebreo, tra un cristiano e un musulmano, tra un ortodosso e un giaco-
bita, ecc, ma non abbiamo altri esempi di dialoghi tra un ortodosso e
un bogomilo. L'ultimo sermone da segnalare si intitola Omelia terza
per il buon ordine in chiesa e contro i bogomili17. Di particolare impor-
tanza è, infîne, la lettera, ο meglio il documento uffïciale (γράμμα),
contro i bogomili inviata dal patriarca a Costantinopoli18. In queste
pagine sono ripresi, quasi parola per parola, alcuni passi di due délie
precedenti omelie19.
Vanno fatte alcune considerazioni sulla data di questi testi.
S. N. Lagopatès, dopo aver descritto il contenuto del manoscritto
principale délie opère di Germano II, il Coislin. 278 20, diceva ehe gli

11. Tfj τρίττ] Κυριακή τών νηστειών κου εις τον ζωοποιόν σταυρόν : PG 140, c. 644-657
{= BUG 420).
12. Ivi, c. 652c.
13. Εις την πρώτην Κυριακήν των νηστειών και εις την τών αγίων και σεπτών εικόνων
άναστήλωσιν : PG 140, c 660-673 (= BHG 1393).
14. PG 140, c. 664a.
15. Ivi, c. 664b.
16. Ivi, c. 664-672.
17. 'Ομιλία τρίτη περί της χύτης [se. κατά την έκκλησίαν] ευταξίας και κατά τών βογομίλων
:

Lagopatès, Germano, p. 234-243.


18. Προς τους εν Κωνσταντινουπόλει και κατά βογομίλων : Ficker, Phundagiagiten,
p. 115-125; cf. V. Laurent, Les regestes..., nr. 1291.
19. P. 116193031 = PG 140, c. 629b; p. 122»°-»·"-» = c. 664b·-·, 664d1214;
p. 123144s =c. 665a613. 665b; p. 1231317 1725 = c. 664c1014, 664dln.
20. Del quale v. anche la descrizione di R. Devreesse, Le fonds Coislin, Paris 1945,
p. 257-259.
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scritti contenuti nel codice erano disposti secondo l'ordine cronologico


di composizione. Egli, ritenendo ehe Germano fosse diventato
patriarca nel giugno 1222, sosteneva ehe l'omelia per la festa dell'esal-
tazione della croce andava fatta risalire al 14 settembre di quello
stesso anno e ehe la lettera ai costantinopolitani era di poco succes-
siva21. V. Laurent, correggendo la data dell'inizio del patriarcato di
Germano, avvertiva ehe «la chronologie de tout un groupe de discours
tenus par Germain II serait à revoir»22. Limitandoci ai primi cinque
testi del Coislin. 278, possiamo osservare ehe i nr. 1 e nr. 4 devono
essere collegati alla sua nomina a patriarca, per cui vanno posti nel
gennaio 1223 ο poco dopo. Il nr. 2 è un discorso per l'inizio dell'indi-
zione e il nr. 3 è la summenzionata omelia per la festa dell'esaltazione
della croce. Abbiamo pertanto due testi legati a ricorrenze di se
ttembre inseriti tra due titoli di gennaio. C'è da domandarsi se la suc-
cessione degli scritti sia effettivamente cronologica e non piuttosto
tematica : si deve osservare, ad esempio, ehe una lettera ai costanti
nopolitani (nr. 4) è seguita da un'altra missiva agli stessi, il nostro
documento antibogomilo (nr. 5). Stando cosi le cose, non ci sembra
certo ehe questi scritti contro i bogomili risalgano agli inizi del
patriarcato di Germano II.

II.

Il patriarca definisce quasi sempre gli eretici corne bogomili23. Egli


fa anche valere un'assimilazione di matrice eresiologica 24, ehe identifi-
cava l'eresia contemporanea con l'antico Messalianismo : ricorda, in
effetti, «i messaliani, cioè i bogomili»25. In un altro passo parla sol-
tanto dei «messaliani servitori dei demoni»26.
L'eresia viene dipinta secondo canoni ormai ben defîniti, con
connotazioni ehe ricordano il Messalianismo degli eresiologi (παμμιγής,
πολυειδής, πολυώνυμος αϊρεσος). Il Bogomilismo è un'idra dalle moite
teste (πολυκέφαλος ύδρα)27. Ε ancora : è come un serpente, s'insinua
ovunque (πανταχού), pronta a mordere 28. Il propagarsi del Bogomi-

21. Lagopatès, Germano, p. 135.


22. V. Laurent, La chronologie des patriarches..., p. 136 n. 28.
23. PG 140, c. 621, 628c, 629b, 636a-b, 640c, 664a-b, 668a-b, 669c-d, 672b ; Lagopat
ès, Germano, p. 234; Ficker, Phundagiagiten, p. 115, 117, 121, 122, 123, 124, 125.
24. Cf. in rnerito A. Rigo, Messalianismo = Bogomilismo. Un'equazione dell'eresio-
logia médiévale bizantina, OCP 56, 1990, p. 53-82.
25. Μασσαλιανών ήτοι των βογομίλων : Ficker, Phundagiagiten, p. 11618"19.
26. Ivi, p. 11722.
27. Ivi, p. 12418.
28. Ivi, p. 1258.
IL PATRIARCA GERMANO II 95

lismo era già stato segnalato con toni allarmati da Anna Comnena 29,
da Zonaras30, dal Synodikon dell'Ellade31, dal patriarca Cosma32, ecc.
Il propagarsi dell'eresia in questo caso non sembra soltanto un luogo
comune caro agli autori ortodossi33. L'insistenza con la quale Ger-
mano II ritorna a pronunciarsi contro la setta sembra un indizio indi-
retto di una effettiva massiccia diffusione del Bogomilismo. Un ulte-
riore prova in questo senso è rappresentata dal fatto ehe egli invii un
documento ufficiale a Costantinopoli, contenente una série di anatemi
antibogomili, affinché ne sia data lettura tutte le domeniche. Siamo di
fronte ad una chiara testimonianza délia grande popolarità di cui
godeva l'eresia nella capitale e nelle regioni limitrofe. Altre fonti del-
l'epoca ci attestano la presenza di bogomili, oltre ehe a Costantinop
oli, in Tracia, in Calcidica (?), nell'Ellesponto34.
Lopera di proselitismo operata dai bogomili era anche facilitata
dalla loro condotta35. Essi, a detta di Germano II, avevano corrotto
molti, simulando la pietà (σχήματι ευλάβειας)36. Descrizioni di questo
atteggiamento si ritrovano nei racconti di Eutimio Zigabeno37, di
Anna Comnena38 e del Synodikon39. I bogomili, pur celandosi sotto
sembianze devote, sono in realtà demoni incarnati, dei veri e propri
diavoli40. Sono peggiori di tutti gli altri eretici41, ancora peggio degli
Ebrei42. Sono la grande apostasia, il segno délia fine del mondo immi
nente, i precursori dell'Anticristo annunziati nel Vangelo e nelle let-
tere di S. Paolo43. Il patriarca ricorda altresi ehe gli eretici «si chia-
mano buoni cristiani» (χριστιανούς καλούς εαυτούς όνομάζουσιν)44.
Appellativi simili per i bogomili sono ben noti. Eutimio di Peribleptos

29. Alexiade, XV, 9 B. Leib, III, p. 219.


:

30. XVIII, 23 Bonn, II, p. 743.


31. Gouillard, Synodikon, 1. 293.
:

32. J. Gouillard, Une source grecque..., p. 3711819.


33. Cf. ivi, p. 370 n. 18.
34. Da confrontare quindi con le fonti cronologicamente prossime quali, ad esempio,
Ugo Etherianus (v. A. Dondaine, Hugues Éthérien et Léon Toscan, Archives d'histoire
doctrinale et littéraire du Moyen Âge 19, 1952, p. 109 e s.) e lo pseudo-Psellos
(v. P. Gautier, Le De Daemonibus du Pseudo-Psellos, BEB 38, 1980, p. 148 n. 29).
35. Sulla quale, cf. le osservazioni di Puech-Vaillant, Traité, p. 150-161.
36. PG 140, c. 664.
37. Narrazione Fickeb, Phundagiagiten, p. 8921.
38. Alexiade, XV, 8 B. Leib, III, p. 218.
:

39. Gouii.i.ard, Synodikon, 1. 295 e s.


40. PG 140, c. 668a; Ficker, Phundagiagiten, p. 117.
4L PG 140, c. 628c-d.
42. Ivi, c. 668b.
43. M t. 18,7, 1 Tin 4.1-4 e 2 Tess 2,3-4 cf. PG 140, c. 628c-d ; Ficker, Phundagiagit
;

en. p. I 16.
44. PG 140. c. 637a.
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scriveva ehe gli eretici «si chiamano cristiani»45 e il Synodikon ricor-


dava due nomi diversi : i bogomili «si chiamano cristiani»46 e, poi,
«si chiamano cristopoliti»47. Va perô segnalato ehe l'espressione
utilizzata da Germano II ha un esatto équivalente soltanto nelle
fonti latine sui catari, secondo le quali i settari si dicevano «boni
christiani»48.

III.

L'analisi delle dottrine e pratiche bogomile esposte da Germano II


deve partire dallo studio della série di anatemi contenuta nella lettera
indirizzata ai costantinopolitani. In questo documento, dedicato
esclusivamente alia refutazione del Bogomilismo, sono presenti dieci
anatemi, sui quali va soffermata la nostra attenzione perché, eviden-
temente, qui sono condannate quelle concezioni ehe, agli occhi del
patriarca, erano le credenze principali della setta. In secondo luogo,
anche alia luce di simili collezioni di anatemi, vanno individuati i loro
precedenti eresiologici.
II patriarca ordina ai cristiani di Costantinopoli di trasmettere il
gramma, nel quale gli anatemi sono inseriti, a tutte le chiese della
città. Il documento deve essere letto tutte le domeniche e giorni di
festa per rafforzare il popolo ortodosso e per scacciare la satanica
eresia dei bogomili49. Questa lettura pubblica degli anatemi era simile
a quella ricordata dallo pseudo-Xiphilinos per gli anatemi contro il
bogomilo Basilio50 e puo essere confronta ta innanzitutto con la reda-
zione degli anatemi antibogomili del Synodikon dell'Ellade nell'
"Ελεγχος και θρίαμβος del Vindobon. iheol. gr. 40 51. La stessa usanza è
attestata in una lettera del patriarca Cosma al metropolita di Larissa,
dove leggiamo ehe il patriarca e il sinodo costantinopolitano dispon-
gono «di far pronunciare, ogni domenica e ogni giorno festivo, in tutte
le santé chiese cattoliche di tua giurisdizione, l'anatema dei dogmi e
delle pratiche abominevoli della suddetta eresia (i.e. dei bogomili)»52.

45. Ficker, Phundagiagiten, p. 411, 31 324.


46. Gouillaro, Synodikon, 1. 295.
47. Ivi, 1. 371.
48. V. Innocenzo III, Epistulae, VI, 141 : PL 215, c. 154, ecc. ; cf. A. Borst, Die
Katharer, Stuttgart 1953, p. 242 n. 10.
49. Ficker, Phundagiagiten, p. 12527.
50. PG 120, c. 1289-1292. Sulla condanna di Basilio, cf. la nostra messa a punto in II
processo del bogomilo Basilio (1099 ca.) : una riconsiderazione, OCP 58, 1992, p. 185-
211.
51. PG 131, c. 40-45.
52. J. Gouillard, Une source grecque..., p. 3712025.
IL PATRIARCA GERMANO II 97

Ma, nelle intenzioni di Germano II, gli anatemi dovevano essere


innanzitutto utilizzati dai bogomili pentiti ehe desideravano anate-
matizzare la loro eresia. L'introduzione e la conclusione sono ricalcate
sui rituali d'abiura, ai quali, corne vedremo, alcuni articoli rimandano
anche dal punto di vista formale. Ecco le righe introduttive :
«Se qualcuno in preda a questa eresia, intrappolato dai lacci diabo-
lici, vorrà pentirsi e ritornare alla verità, detestando l'arconte délie
ténèbre e espellendo le ténèbre dell'errore, desiderando salvarsi, si
volgerà a chi dice : Ιο sono la luce del mondo, chi segue me non cam-
mina nelV oscurilà — cioè l'inganno diabolico — , ma aura la luce délia
vila (Gv 8,12), costui ripeterà i seguenti anatemi in chiesa in maniera
chiara, alla presenza di molti cristiani e uditori»53.
La conclusione si limita a riprendere queste indicazioni, omettendo
i particolari liturgici del rituale di riconciliazione, ehe ci sono noti
daWEucologio :
«Chimique, quindi, accusato di eresia bogomila, dopo essersi pen-
tito e aver chiesto indulgenza e perdono, deve dire pubblicamente in
chiesa i suddetti anatemi e cosi sarà accolto e annoverato tra i
fedeli»54.
Passiamo all'esame dei singoli anatemi, isolandoli dal testo del
gramma. Rileveremo i parallelismi, più ο meno letterali, con altri testi
di polemica antibogomila e delineeremo brevemente le dottrine
condannate.
[Nr. 1] «Se qualcuno attribuisce all'arconte délie ténèbre la crea-
zione e il potere su questo mondo sensibile e afferma ehe il mondo è
governato dal principio del disordine e dell'abominio, anatema»55.
Questa concezione riappare anche in altri passi di Germano II : i
bogomili vedono nel diavolo il demiurgo del mondo visibile (την
δημιουργίαν του φαινομένου κόσμου [...] άποχαρίζοντοα)56, il re e il Creatore
di ogni creatura 57. Per il demiurgo viene utilizzata prevalentemente
l'espressione «arconte délie ténèbre» (άρχων τοΰ σκότους)58. Ci troviamo
dinanzi a degli accenni al mito bogomilo strutturato secondo la narra-
zione di Eutimio Zigabeno59, anche se il patriarca è molto laconico,

53. Fickfr, Phundagiagiten, p. 1181726.


54. Ivi, p. 1243235. Per il rito di ammissione degli eretici secondo VEucologio riman-
diamo una volta per tutte a M. Arranz, Les sacrements de l'ancien Euchologe constan-
tinopolitain. 2. lre partie, Admission dans l'Église des convertis des hérésies ou d'autres
religions non-chrétiennes. OC Ρ 49. 1983, p. 42-90.
55. Ivi, p. 1182730.
56. PC, 140, c. 629b, e cf. 672b-c.
57. Fk.krr, Phundagiagiten. p. 1172627.
58. Cf. anche ivi, p. 11819.
59. \arrazione (Ficker. Phundagiagiten, p. 91 e s.) = Panoplia, c. 6 (PC 130. c. 1293
e s); v. anche Pi'Ech-Vaillant. Traité, p. 190 e s.
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limitandosi a scrivere : «essi chiamano il diavolo figlio di Dio e fratello


di Cristo » (υίον τοΰ θεοΰ καί άδελφόν τοΰ Χρίστου [...] κατονομάζουσιν) 60.
[Nr. 2] «Se qualcuno dice ehe Dio ha fatto soltanto le anime degli
uomini, mentre il diavolo ha fatto i corpi, e introduce una coopera-
zione di Dio e del diavolo nella creazione dell'uomo (ότι ό θεός τας
ψυχας μόνας έποίησε των ανθρώπων, τα δε σώματα ό διάβολος καί συγ-
κοινωνούς εις την τοΰ ανθρώπου πλάσιν τον θεον καί τον διάβολον συνεισάγει),
non ascoltando il grande Paolo ehe dice : Quäle unione ira la luce e le
ténèbre e quale intesa Ira Cristo e Beliar? (2 Cor 6,14-15) e non crede
piuttosto ehe solo Dio è il creatore e l'artefîce délie anime e dei corpi,
secondo l'insegnamento délia divina Scrittura, anatema»61.
Questo articolo, strettamente correlato al précédente, espone la
dottrina tipica délia creazione secondo il Bogomilismo62. Si possono
rinvenire dei precedenti molto simili in una formula antipauliciana63 e
in un passo di Eutimio Zigabeno64. Con ogni probabilité è quest'ul-
timo testo ad aver ispirato l'anatema di Germano. Nel seguito
del brano di Eutimio troviamo infatti la stessa citazione di 2 Cor 6,
14-1565.
[Nr. 3] «Se qualcuno rigetta e oltraggia l'Antico Testamento, del
quale il legislature è Dio e l'interprète Mosè, e lo bestemmia quale
tradizione del diavolo e quindi risulta empio nei confronti di Cristo
ehe dice : Se credele a Mosè, credete anche a me, perché di me egli ha
scritlo (Gv 5,46), non accogliendo nemmeno l'insegnamento di Paolo :
La legge è santa e santo, giusto e buono è il comandamento (Rm 7,12),
anatema »66.
In un'omelia il patriarca avvertiva : « Disputando con loro si
devono addurre testimonianze tratte dal Nuovo Testamento, cioè dai

60. Ficker, Phundagiagiten, p. 1172728. Si tratta sempre di una forma di dualismo


mitigato ehe ci testimonia la persistenza di questa «scuola» anche dopo il 12° secolo. Si
pensa infatti ehe la maggior parte dei bogomili bizantini siano passati nel corso di quel
secolo dal dualismo moderato al dualismo radicale ; cf. il récente contributo di
D. Obolensky, Papas Nicetas : A Byzantine Dualist in the Land of Cathars, Okeanos.
Essays presented to Ihor Sevcenko (Harvard Ukrainian Studies 7, 1983), edd. C. Mango-
O. Pritsak, p. 489-500.
61. Ficker, Phundagiagiten, p. 119714.
62. In merito cf. Puech-Vaillant, Traité, p. 198-201.
63. Τον θεόν ποιητήν είναι τοϋ ούρανοϋ καί της γης καί πάντων των κτισμάτων καί πλάστην
τοΰ 'Αδάμ καί δημιουργόν της Εύας : anatema nr. 13 délia III formula (AAVV, Sources
grecques, p. 201).
64. Λέγουσι τον άνθρωπον κοινόν είναι τοϋ θεοϋ καί τοΰ δαίμονος καί το μέν σώμα παρά τοΰ
δαίμονος πλασθήναι, την δέ ψυχήν έμφυσηθηναι παρά θεοΰ : Narrazione, c. 6 (Ficker, Phundag
iagiten, p. 9528"30).
65. Cf. Panoplia, c. 7 : PG 130, c. 1300d ; v. anche tit. XXIV : ivi, c. 1212a.
66. Ficker, Phundagiagiten, p. 1191522.
IL PATRIARCA GERMANO II 99

Vangeli e dalle lettere apostoliche, dal momento ehe non accettano


l'Antico Testamento, bestemmiando ehe questo non viene da Dio
(βλασφη μουντές μή παραδοθήναι ταύτην εκ θεοΰ)»67. Il rigetto dell'Antico
Testamento da parte del Bogomilismo è abbastanza ben conosciuto68.
Tra le diverse fonti va ricordato quanto scriveva Eutimio Zigabeno : i
bogomili «rigettano tutti i libri mosaici con il cola descritto Dio (...) e
tutti quelli ehe vengono dopo in quanto ispirati da Satana»69. Nella
Panoplia, Eutimio rimanda al capitolo dedicato ai pauliciani, nel
quale si trova una refutazione di questa tesi basata, tra l'altro, su Gv
5,46, e Rm 7,12 70. Ci si deve chiedere se i bogomili condannati da
Germano II sostenessero un rigetto totale dell'Antico Testamento,
come credeva H.-Ch. Puech71, avvicinandosi cosi ai settari descritti
dal prête bulgaro Cosma 72, dall'omonimo patriarca di Costantino-
poli 73 e da Simeone arcivescovo di Tessalonica 74. Come è noto, infatti,
i bogomili e gli esponenti di gruppi eterodossi simili avevano un atteg-
giamento «fluttuante» nei confronti dell'Antico Testamento, ehe si
traduceva, a volte, in un rifiuto parziale dei libri della Bibbia. Questa
posizione è attestata nel modo più conseguente dal passo di Eutimio
Zigabeno appena menzionato. Egli scriveva ehe i bogomili «accet
tano,venerano e hanno in considerazione soltanto sette libri : il Salte-
rio, i sedici Profeti, i Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni
e, settimo, gli Atti con tutte le Lettere e l'Apocalisse di Giovanni il
teologo. Dicono infatti : La sapienza si è coslruiia la casa, ha inlaglialo
le sue selle colonne (Prov 9,1), intendendo con casa la loro scelleratis-
sima sinagoga e con sette i libri enumerati»75. Quanto scrive Germano
II nell'anatema puo forse essere chiarito con un passo della sua omelia
per la domenica dell'Ortodossia. Qui egli, riassumendo una conversa
zione avuta con un bogomilo, ricordava ehe costui fondava il suo
rifiuto délie icône su Sal 113,4. AI ehe il patriarca replicava dicendo :
«Come, tu, bogomilo, ehe rigetti i libri dell'Antica Legge definendola
legislazione non del buon Dio, ma del malvagio e li condanni cosi tutti
al silenzio, citi soltanto questi versetti e ce li proponi?»76. Da queste

67. Lagopatès, Germano, p. 239.


68. Cf. Puech-Vaiixant, Traité, p. 168 e s.
69. Narrazione, c. 17 (Ficker, Phundagiagiten, p. 981013) = Panoplia, c. 1 (PG 130,
c. 1292).
70. PG 130, c. 1221c-d. 1225c.
71 . Op. cit., p. 167.
72. Ivi, p. 68, 72-73.
73. ,J Gouili.ard, Une source grecque.... p. 37 132"37.
74. PG 155. c. 69c.
.

75. Narrazione, c. 17 (Ficker. Phundagiagiten. p. 9813Μ) = Panoplia. c. 1 (PG 130,


c 1292b).
76. PG 140, c. 669c -d.
100 A. RIGO

righe si potrebbe pensare ehe i bogomili conosciuti da Germano utiliz-


zassero i Salmi, avvicinandosi cosi a un canone simile a quello dei
bogomili costantinopolitani di Zigabeno. Se fosse cosi, sarebbe il
patriarca, sulla base délia propria cultura eresiologica, a tradurre il
rifiuto dei libri normativ] dell'Antico Testamento in un rifîuto totale
dello stesso. Bisogna ammettere pero ehe la questione non puô essere
risolta in maniera soddisfacente anche alla luce di un'affermazione di
Eutimio Zigabeno secondo il quale il bogomili «respingono i libri
mosaici, ma spesso li utilizzano a sostegno delle loro tesi»77.
[Nr. 4] «Se qualcuno bestemmia la vivificante e venerabile croce e la
chiama patibolo (φούλκαν αυτόν ονομάζει), anatema»78.
[Nr. 5] «A coloro ehe bestemmiano la preziosa e vivificante croce,
ponendosi come vendicatori del diavolo abbattuto e ucciso dalla
croce, anatema»79.
Il primo di questi due anatemi (nr. 4) è una ripresa pressoché lette-
rale di un articolo del Synodikon80, ehe echeggiava, a sua volta, un'es-
pressione della Vita di Andrea Salos81. Sul rifiuto della croce82 proprio
dei bogomili, Germano II ritorna più ampiamente nell'omelia consa-
crata alia croce, ove le scarne indicazioni degli anatemi vengono inte
grate con ulteriori particolari. A suo dire, gli eretici sostenevano ehe
«non si deve venerare e baciare la croee, ma oltraggiarla e abominarla
perché ha fatto morire Cristo. Se qualcuno avesse ucciso tuo padre
appendendolo al legno, ameresti e venereresti questo legno ? Per
niente ! Lo detesteresti, lo odieresti e, vedendolo da lontano, lo fug-
giresti corne il nemico ehe ha fatto morire il tuo caro padre»83. E
ancora, più sinteticamente : « I bogomili considerano iniquo ehe i figli
ο gli amiei venerino il legno sul quale è stato ucciso il loro padre ο il
loro amico»84. Eutimio Zigabeno aveva detto ehe gli eretici rifiutano
la croce perché ha ucciso Cristo85. Curiosamente un parallelismo quasi
letterale delle parole di Germano II si ritrova in un'opera latina, la

77. Narrazione, c. 35 (Ficker, Phundagiagiten, p. 1021213) = Panoplia, c. 1 (PG 130,


c. 1292c).
78. Ficker, Phundagiagiten, p. 12045.
79. Ivi, p. 121 25.
80. Τον τίμιον και ζωοποιόν σταυρόν φούλκαν άποκαλοϋσι : Gouillard, Synodikon, 1.
360-361. Φούλκα evidentemente è una lezione per φούρκα; cf. Du Cange, s.v.
81. Τόν τίμιον xad ζωοποιόν σταυρόν φούρκαν ονομάσει : L. Ryden, The Andreas Salos
Apocalypse : Greek Text, Translation and Commentary, DOP 32, 1974, p. 20491.
82. Sul quale cf. Puech-Vaillant, Traité, p. 234-237.
83. PG 140, c. 632b.
84. Ivi, c. 636a.
85. Άτιμάζουσι τον θείον σταυρόν, ώς άναιρέτην τοϋ Σωτηρος : Panoptia, c. 14 (PG 130,
c. 1309-1312).
IL PATRIARCA GERMANO II 101

Disputatio inter Calholicum et Paterinum : «si pater vester suspensus


esset in aliquo patibulo, ipsum patibulum abominaremini, et non
honoraretis illud»86. Va infine segnalato ehe già nel Trattalo di Cosma
i bogomili facevano un ragionamento analogo : «Se qualcuno ha
ucciso il figlio del re con un legno, questo legno potrà essere caro al
re ? » 87.
[Nr. 6] «Se qualcuno chiama i santissimi e vivificanti misteri, ehe il
Signore Nostro Dio Gesù Cristo ha trasmesso ai suoi santi discepoli e
apostoli prima délia sua Passione — egli, infatti, benedi e santifïcô il
pane e disse ai suoi discepoli : Pr endete, mangiate, questo è il mio corpo
spezzalo per voi per la remissione dei peccati. Allô stesso modo benedi e
santifïcô il calice e disse agli stessi : Bevetene tutti, questo è il mio
sangue, il sarigue délia Nuova Alleanza versato per voi e per molti per la
remissione dei peccati (Mt 26,26-29), se qualcuno quindi chiama questi
santissimi misteri pane e bevanda ordinari (κοινήν βρώσιν και κοινήν
πόσιν ονομάζει) e insegna di avvicinarsi ad essi come a cibi corruttibili,
anatema »88.
Le espressioni utilizzate nell'anatema avevano dei precedenti quasi
letterali nel Synodikon dell'Ellade89, in una formula antipauliciana90,
in quella del Vatican, gr. 511 91 e neWEpistola di Eutimio di Peri-
bleptos92. Quest'ultimo aveva anche fatto seguire alia proposizione
bogomila sulla comunione i diversi passi del Nuovo Testaments
sull'eucarestia : Mt 26,26-28, 1 Cor 10,16-17, 23-30, ecc. Il précédente
più vicino alle parole di Germano He, comunque, 1'anatema del
Synodikon : «A coloro ehe dicono ehe la comunione al prezioso corpo e
sangue del Signore Nostro Dio Gesù Cristo è comunione a pane e vino
ordinari e ehe per questa ragione consigliano di avvicinarsi ad essi
senza essere a digiuno e di comunicarsi per ipocrisia e per passare
inosservati (...), anatema»93.
[Nr. 7] «Se qualcuno lancia bestemmie contro questi santissimi e
vivificanti misteri e non crede ehe dicendo Questo è il mio corpo e il

86. Cit. apud Puech-Vaii.i.ant, Traité, p. 235 n. 7.


87. Ivi. p. 59.
HH. Fh.kkr, Phundagiugiten, p. 121e 18.
89. "Αρτου ψιλού και οΐνου εστί. μετάληψις : Gouim.ard, Synodikon, 1. 367.
90. Ώς άρτου ψιλοϋ και κράματος κοινοΰ : anatema nr. 14 della III formula (AAVV,
Sources grecques, p. 203).
91. Τα άγια και άχραντα μυστήρια κοινον άρτον anatema nr. 15 (Gouillard, Synodi-
:

kon, p. 31 345).
92. Κοινός άρτος εστί και οίνος Ficker. Phundagiagiten. p. 2815 e p. 7422 23.
:

93. (iorii.i.AHi). Sytwdikon. 1. 36N-370. ehe. a sua volta, riprendeva quanto avova
scritto Kutimio di Peribleptos.
102 A. RIGO

mio sangue si riferisse veramente al pane e al calice consacrati, ana-


tema»94.
L'anatema, dedicato alla parte «positiva» deU'insegnamento bogo-
milo sull'eucarestia95, prende pieno significato alia luce di un'altra
frase di Germano II : «Non disse : // pane ehe vi dô è la mia parola,
come spiegano nella loro assurda interpretazione i bogomili, ma
chiamô quel pane la sua stessa carne»96. I bogomili infatti, rigettando
la dottrina ortodossa délia eomunione, interpretavano in maniera
allegorica le parole di Gristo. Già i pauliciani avevano professato idee
analoghe. In una formula d'abiura si legge : «A coloro ehe non cre-
dono ehe veramente sia il corpo e il sangue di Cristo quello ehe ha
detto e dato agli apostoli con le parole : Prendeie, mangiale (Mt 26,26),
ma dicono la mostruosità ehe si tratta del Vangelo e dell'Apostolo,
anatema»97. Ε in un'altra formula antipauliciana, in termini piu gene-
rici : «Anatema (...) a coloro ehe si distolgono dalla eomunione del
prezioso corpo e sangue di Cristo, fingendo di riceverla, ma pensando
al posto di questa alle parole deU'insegnamento di Cristo (τα ρήματα
της του Χρίστου διδασκαλίας) ehe ha, dicono, dato agli apostoli dicendo :
Prendete, mangiale, bevete (Mt 26,28) »98. Secondo Cosma i bogomili
intendono con pane il Vangelo e con il calice gli Atti". Eutimio Ziga-
beno riporta ehe essi «ehiamano pane délia eomunione il Padre No-
stro : è scritto infatti : pane sovrasostanziale (Mt 6,11). Analogamente
dhiamano calice délia eomunione l'Alleanza di cui si parla nel Vang
elo. È scritto infatti : il calice e la Nuova Alleanza (Le 22,20). La cena
mistica è la eomunione ai due»100. È chiaro ehe qui Germano II
rimanda a questo tipo di interpretazioni. Le parole del patriarca rie-
cheggiano piuttosto la seconda délie due formule antipauliciane
appena citate.
[Nr. 8] «A coloro ehe ehiamano le santé c venerande icône idoli (τοις
άποκαλοΰσι τας αγίας και σεπτας εικόνας είδωλα) uguali alle figure dei
demoni — la Scrittura a ragione infatti defmisce idoli le immagini dei
demoni — , anatema»101.
L'espressione-chiave dell'anatema si ritrova in una formula anti-

94. Ficker, Phundagiagiten, p. 1221821.


95. In merito cf. Puech-Vaillant, Traité, p. 226-229.
96. Ficker, Phundagiagiten, p. 121 29~32.
97. Anatema nr. 7 délia II formula (AAVV, Sources grecques, p. 19721"23).
98. Anatema nr. 5 délia III formula (ivi, p. 1992425); cf. Pietro di Sicilia, Storia,
c. 40 (ivi, p. 21); Pietro Igumeno, Notizia, c. 12 (ivi, p. 87).
99. Puech-Vaillant, Traité, p. 62.
100. Narrazione, c. 13 (Ficker, Phundagiagiten, p. 97610) = Panoplia, c. 17 (PG 130,
c. 1313b).
101. Ficker, Phundagiagiten, p. 1222225.
IL PATRIARCA GERMANO II 103

pauliciana102 e in Eutimio Zigabeno103. Va altresi ricordato ehe


queste parole dovevano essere un vero e proprio luogo comune : cosi
figurano, ad esempio, nel rituale di abiura per gli Armeni104. Il nostro
anatema rimanda alla Scrittura. Il rinvio è una citazione implicita di
Sal 113,12, versetto ehe figura anche nella proposizione bogomila sulle
icône di Eutimio Zigabeno105. Eutimio replicava agli eretici dicendo
ehe una eosa è l'idolo e un'altra è l'immagine (άλλο εΐδωλον και άλλο
είκών). Benché gli idoli venissero chiamati dei, erano, in realtà,
demoni ingannatori. Egli aggiungeva ehe i bogomili sostenevano la
nécessita di venerare i demoni per mezzo délie icône materiali fabbri-
cate in loro onore106. L'anatema di Germano II sembra un riassunto
sehematico degli argomenti di Zigabeno.
L'omelia per la domenica dell'Ortodossia, giorno in cui si célébra la
restaurazione del culto délie immagini dopo l'Iconoclasmo, è dedicata
specificamente a questa tematica. Vediamo innanzitutto confermate
le nostre supposizioni : l'interlocutore bogomilo di Germano utilizza
Sal 113,12 per fondare il suo rifiuto délie immagini107. Leggiamo
anche délie parole molto simili alla lettera dell'anatema : i bogomili
non sopportano di vedere la venerabilissima immagine di Cristo e la
chiamano idolo (εΐδωλον αυτήν όνομάζουσιν)108. In un altro passo Ger
mano II dice ehe ci sono anche al giorno d'oggi dei seguaci di Copro-
nimo (se. Costantino V) : si tratta dei bogomili. «Questi cani rabbiosi,
questi luridi porei osano gettare stereo contro le venerande e sacre
immagini di Cristo e di tutti i santi : chiamo cosi le loro bestem-
mie»109. L'associazione degli eretici all'imperatore iconoclasta
rimanda alla digressione storica précédente, nella quale Germano II
ricordava ehe quella domenica si celebrava la restaurazione délie

10*2. Εί'δωλα άποκαλών αύτάς anatema nr. 16 délia III formula (AAVV, Sources
:

grecques, p. 203) = Gou illard, Synodikon, 1. 275-276.


103. Άτιμάζουσι και τας σεβάσμιους εικόνας, τα εΐδωλα λέγοντες Narrazione, c. 14
:

(Ficker, Phundagiagiten, p. 9714) = Panoplia, c. 11 (PG 130, c. 1308d).


104. Εΐ τις ού προσκυνεί τας αγίας εικόνας, άλλα λέγει δτι εΐδωλά είσιν, ecc. : anatema nr. 5
(PG 132, c. 1260d1213).
105. Narrazione, c. 14 (Ficker. Phundagiagiten, p. 97) = Panoplia (c. 1308). Questa
citazione era già intervenuta nel dibattito sulle immagini all'epoca dell'Iconoclasmo
(Giovanni Damascene)).
106. Narrazione. c. 15.
107. PG 140, c. 669.
108. Ivi, c. 668a.
109. Ivi, c. 664a. La frase di Germano «gettare stereo» (κόπρια) si spiega con 1'uso di
questo termine, motivato dal gioco di parole, in collegamento con Copronimo. Cosi nel
giro di un paio di frasi lo ripete per ben quattro volte (cf. c. 661b*914, c8). A questo
impiego oratorio dell'espressione farà seguito una fonte sui bogomili athoniti del
14" secolo, seconde) la quale gli eretici gettavano realmente nel letame le icône di Cristo
e dei santi: cf. A. Rk;o. \ionaci esieasti e rnonaci bogomili, Firenze 1989, p. 169.
104 A. RIGO

immagini dopo l'lconoclasmo, meglio — per parlare col patriarca —


dopo l'eresia dei «giudeofroni» e di Copronimo no. Va peraltro segna-
lato ehe sempre Eutimio Zigabeno parlava di una sorta di venerazione
da parte dei bogomili nei confronti degli imperatori iconoclasti e,
in particolar modo, di Copronimo111. La radicale avversione nei
confronti delle immagini sacre è espressa in una domanda posta dal-
l'anonimo bogomilo a Germano : «Perché venerate i mûri, le tavole di
legno, la calce e i diversi colori?»112. Nella storia del Bogomilismo
qualcosa di analogo puo essere rinvenuto soltanto nei 14° secolÔ 113.
Alcune tesi dell'antico Iconoclasmo forse costituivano un interessante
précédente114.
[Nr. 9] «Se qualcuno non riceve i santi e cattolici sette concili dei
nostri santi Padri teofori e ispirati da Dio e non adora né abbraccia i
dogmi e i canoni da loro defîniti, ma piuttosto li oltraggia, tentando di
abbatterli, anatema»115.
Già da una prima lettura si puo vedere corne queste righe non
contengano alcunché di specificamente bogomilo : si tratta piuttosto
di una ricapitolazione degli anatemi precedent]. Lo stesso Germano II
considéra questo anatema soltanto un mezzo per anatematizzare
tutte le altre dottrine in un sol colpo 116. Anche in questo caso egli si
ispirava a dei modelli ben precisi. Alla fine di una formula antipauli-
ciana troviamo parole analoghe, articolate in ben tre anatemi117.
L'anatema nr. 24 del rituale di riconciliazione per i giacobiti suona
cosi : «A tutti gli eretici ehe pensano dottrine contrarie ai santi e
ecumenici sette concili, anatema»118. Si puo concludere pertanto ehe
questo articolo è qui inserito non perché specificamente antibogomilo,
ma in quanto tipico anatema conclusivo delle formule d'abiura.
[Nr. 10] «Se qualcuno anatematizza l'eresia bogomila soltanto con
le labbra, ma con il cuore la custodisce, l'onora e l'abbraccia, esterior-
mente simulando l'ortodossia, di nascosto venerando e seguendo gli

110. PC- 140, c. 661b.


111. Narrazione, c. 21 (Fickkr, Phundagiagiten, p. 992122) = Panoplia, c. 11 (PG
130, c. 1308d) : μόνους δε καλοϋσιν ορθοδόξους και πιστούς τους εΐκονομάχους και μάλιστα τον
Κοπρώνυμον.
112. PG 140, c. 664a-b.
113. Cf. Α. RiGO, Monaci esicasti ..., p. 199.
114. Giovanni Damasceno : PG 94, c. 1245, 1297; Germano I : PG 98, c. 173d.
115. Ficker, Phundagiagilen, p. 124222e.
116. Ivi, p. 1242022.
117. Anatemi nr. 14-16 della IV formula (AAVV, Sources grecques, p. 20543-20751) ;
cf. anche la II formula (ivi, p. 1951β).
118. Ed. A. Dmitrievskij, Opisanie liturgiceskich rukopisej, II, Kiev 1901, p. 424.
IL PATRIARCA GERMANO II 105

oscuri misteri dei bogomili, diventi erede del fuoco eterno assieme a
Giuda il traditore»119.
Si potrebbe pensare ehe con queste parole si stigmatizzi l'abitudine
tipica dei bogomili di dissimulare l'eresia. A detta degli inquisitori,
corne i manichei e i messaliani, costoro erano pronti a anatematizzare
la loro eresia, pur perseverando nei loro errori 120. In verità, anche in
questo caso, come per il précédente nr. 9, si tratta di una formula
standard dei rituali di abiura. Alla conclusione di una série di anatemi
antipauliciani leggiamo : «Se non è con tutta la mia anima ehe penso
e dico queste cose, io un taie, ma è per simulazione ehe ho fatto i
precedent! anatematismi, anatema e catatema a me nel secolo pré
sente e nel futuro e ehe sia condannato e perisca la mia anima e ehe
sia per sempre gettata nell' Inferno»121. Il rituale di abiura degli
Armeni termina con délie parole ehe ritroviamo in una forma presso-
ché identica in quelli degli Ebrei122 e dei musulmani123 : «Se ho detto
queste cose per simulazione e non nella fede di tutta la mia anima e di
tutto il mio cuore e poco fa ho finto di diventare ortodosso, volendo in
seguito rinnegare e ritornare alla mia eresia précédente e verrô tro-
vato a festeggiare e banchettare con gli Armeni ο in rapporto con i
giacobiti, di nascosto ο apertamente, invece di accusarli assieme alla
loro eresia, venga ora su di me tutta la maledizione e il tremore di
Caino e la lebbra di Ghiezai e inoltre verrô sottoposto inesorabilmente
aile pêne délie leggi civili124. Per il secolo futuro anatema e catatema
a me e la mia anima verra posta con Satana e i demoni»125. Appurato
ehe si tratta di una formula tipica dei procedimenti di abiura, si pos-
sono, forse, cogliere délie sfumature. Per i gruppi «manichei» — nel
senso in cui gli eresiologi impiegavano questo termine — viene posto
l'accento sul pericolo dell'abiura simulata, mentre per gli altri gruppi
(Armeni, Ebrei, musulmani) è segnalato il rischio di una ricaduta suc-
cessiva nelle dottrine anatematizzate.
Dopo aver esaminato isolatamente i diversi anatemi, vanno fatte
infine alcune considerazioni d'ordine più générale. Gli anatemi, ad
eccezione del nr. 5 e del nr. 8, hanno una forma (Incipit : Et τις), ehe,

119. FrcKER, Phundagiagiten. p. 1242732.


120. Ci. Puec.h-Vaillant. Traité, p. 156 e s.
121. Anatema nr. 11 délia III formula (AAVV, Sources grecques, p. 2015760).
122. PC, 1, c. 1461 a-b.
123. PC, 140. <·. 136b-c.
124. Per la consegna al braccio secolare, cf. anche la conclusione di un'altro rituale
di riconciliazione in L. (von) Thalloczy, Bruchstücke aus der Geschichte der nord
westliche Balkanländer. V, Beiträge zur Kenntnis der Bogomilenlehre, Wissenschaftl.
Mitteilungen aus Bosnien und Hercegovina 3. 1895. p. 370.
125. PC, 132, c. 1261 a-b.
106 A. RIGO

pur non essendo la più consueta, è abbastanza diffusa126. La série di


anatemi puô essere grosso modo divisa in due parti : la prima
condanna le dottrine «teologiche» délia setta (nr. 1-3), la seconda
contempla piuttosto le pratiche (nr. 4-8). Per quanto riguarda il primo
gruppo si deve rilevare come la successione demiurgo -crea-
zione - rifiuto dell'Antieo Testamento fosse già ben attestata nelle fo
rmule antipauliciane127 e antibogomile 128. Analogamente la série
croce-comunione- icône si ritrova in liste più antiche129.

IV.

Lo stesso Germano II confessa ehe gli anatemi non coprono l'intero


sistema bogomilo : ci sono infatti — egli scrive — molti altri capitoli
dell'eresia bogomila degni dell'anatema 13°. Il patriarca accenna sol-
tanto ad altre due dottrine.
In un'omelia ricorda ehe gli eretici «si oppongono al matrimonio
legittimo e condannano corne impuri tutti i cibi» (τον εννομον γάμον
κωλύουσι και [...] πάντων βρωμάτων άκαθαρσίαν καταψηφίζονται)131. Nel
gramma, riprendendo pressoché alla lettera queste parole, aggiunge
ehe costoro insegnano di astenersi dai cibi e di rigettare il legittimo
vincolo con la donna (άθετεΐν το κατά νόμους συζεύγξαι γυναιξί). I bogo-
mili ritengono impuri tutti i cibi perché, bestemmiando, affermano
ehe sono creati dal diavolo. Vituperano in modo particolare il vino a
causa degli ubriachi. Bere vino in maniera misurata — aggiunge il
patriarca — rende lieto il cuore ed è un beneficio per la salute del
corpo. E ancora : «Gli scostumati si oppongono apertamente al matri
monio, corne sanno gli iniziati ai misteri délie ténèbre»132. Con queste
parole Germano II riassumeva délie concezioni tipiche del Bogomi-

126. Si ritrova, ad esempio, in undici dei 12 anatemi di Efeso (cf. G. Alberigo e


alii, Conciliorum Oecumenicorum Décréta, Bologna 1962, p. 47-50), nei 14 anatemi del
Costantinopolitano II (cf. ivi, p. 90-98), nei 4 anatemi di Nicea (cf. ivi, p. 113-114), in 2
anatemi in uso in una metropoli di Lacedemonia (cf. Gouillard, Synodikon, 1. 412,
414), negli anatemi nr. 12-16 délia III formula antipauliciana (AAVV, Sources grecques,
p. 201-203), in 10 anatemi délia formula d'abiura per gli Armeni (ripresi nella loro quasi
totalité in quella per i giacobiti cf. PC, 132, c. 1260-1261).
:

127. Cf. gli anatemi nr. 1-3 délia II formula (AAVV, Sources grecques, p. 195).
128. Cf. gli anatemi nr. 1-3 délia lettera del patriarca Cosma (J. Gouillard, Une
source grecque..., p. 369).
129. Cf. gli anatemi nr. 6 e nr. 14-16 délia III formula antipauliciana (AAVV,
Sources grecques, p. 201, 203) e i nr. 7-8 délia lettera del patriarca Cosma (J. Gouil-
uard, Une source grecque..., p. 371).
130. Ficker, Phundagiagiten, p. 1241718.
131. PG 140, c. 629b.
132. Ficker, Phundagiagiten, p. 116.
IL PATRIARCA GERMANO II 107

lismo 133. Va anche segnalato ehe la letteratura eresiologica aveva


associate- la continenza all'astenersi dalla carne e altri cibi fin dal
concilie- di Gangre del 4° secolo134. Negli articoli antibogomili del
Synodikon leggiamo : «A coloro ehe dicono ehe il matrimonio nel
Signore e il cibarsi di carne secondo Dio sono abominio per Dio e
perciô aboliscono entrambi, anatema»135. A fianco di numerosi testi
ehe parlano soltanto délia continenza 136, Eutimio Zigabeno dice ehe
per il bogomili il mangiar carne e il matrimonio sono impuri137. Euti
mio di Peribleptos si chiede : «non sono questi ehe si oppongono al
matrimonio? Non sono costoro ehe insegnano ai secolari di astenersi
dai cibi?»138. Germano II parlava di un'universale astinenza, ehe puô
forse ricordare Yendura catara, e condannava il loro radicale rifiuto
del vino, motivato, sembra, dal rischio dell'ubriachezza. Il canonista
Teodoro Balsamone aveva accennato al rifiuto bogomilo di cibarsi di
carne e di bere vino139. I vescovi Leonzio e Clémente, sottoposti ad un
processo per Bogomilismo (1143), furono accusati di «insegnare ai
mariti di astenersi dai rapporti con le loro mogli legittime, dalla
carne, dal latte, dal pesée e dal vino»140. Nel Tratlato del prête bulgaro
Cosma si possono ritrovare i passi più vicini aile proposizioni di Ger
mano II : in particular modo, il vino viene rigettato per motivi ana-
loghi a quelli avanzati dai settari del 13° secolo. I bogomili «vietano
assolutamente di toccare la carne e il vino, ritenendoli impuri. Anche
noi sappiamo ehe l'ubriaco è ripugnante a Dio e agli uomini (...). Il
vino bevuto con moderazione per la nécessita del corpo è una buona
cosa»141. E ancora : «insegnano ehe tutto quello ehe dériva dal matri
monio è sozzura e s'ingannano pretendendo ehe mangiare carne e bere
vino sépara da Dio»142.
Germano II, in un'altra omelia, confuta un'ultima dottrina bogo-
mila. I settari accusano «la Chiesa di Dio perché il Signore dice :

133. Cf. Puech-Vaii.lant, Traité, p. 263-272.


134. Cf. le osservazioni di Gouillard, Synodikon, p. 235.
135. Ivi, 1. 325-326.
136. Cf. l'anatema nr. 4 délia II formula antipauliciana (AAVV, Sources grecques,
p. 1971415), l'anatema nr. 22 délia série del Vatican, gr. 511 (Gouillard, Synodikon,
p. 31 360'62) e quanto dice Eutimio Zigabeno : cf. Narrazione, e. 52 (Ficker, Phundagia-
giten, p. 1062730) = T>anoplia, c. 39 (PG 130, c. 1325d).
137. Narrazione, c. 43 (Ficker. Phundagiagiten, p. 10411 12) = Panoplia, c. 30
(PG 130. c. 1324a).
138. Ficker, Phundagiagiten, p. 6526-662.
139. In canon. Lf Apost. (PG 137, e. 141 b-c) : τους κρεωφαγοϋντας και οΐνω χρωμένους
βδελύττεται.
140. J. Gouillard, Quatre procès de mystiques à Byzance (vers 960-1143). Inspira
tion H autorité. HEH 36. 197*. p. 723!M0.
141. ΙΊίχμ-Υλιι.ι,λντ. Traité, p. 79.
142. Ivi. p. 106.
108 A. RIGO

Entra nella tua camera e Chiusa la porta, prega il Padre luo net segreto
(Mt 6,6). Voi, innalzando grandissimi templi e conducendo qui ogni
génère di persone, stando in piedi, urlate a gran voce e lanciate grida
penetranti e impiegate moite parole. Ritenete ehe cosi vengano ascol-
tate le vostre lodi e preghiere, ma Cristo dice ehe nella vostra molte-
plicità di parole (πολυλογία) non sarete ascoltati (cf. ivi 6,7)». Il
patriarca riassume poi gli argomenti degli eretici in tre obiezioni prin-
cipali. «Perché costruite chiese? Sono sufficienti infatti — dicono —
le camere». Perché pregate assieme, in luoghi pubblici, «respingendo
l'ingiunzione di pregare nel segreto»? I bogomili, infine, rinfacciano
agli ortodossi la molteplicità di parole (πολυλογία) nelle preghiere,
mentre «è suffîciente la preghiera trasmessaci formalmente da
Cristo»143. Nel seguito del sermone Germano II ritorna sulla prima
critica, citando un'affermazione di un bogomilo secondo il quale «i
discepoli e gli apostoli di Cristo dicono ehe Dio non abita in templi
fatti dalle mani (έν χειροποιήτοις ναοΐς) (cf. At 7,48 e 17,24)»144. Già nel
Trattato del prête bulgaro Cosma si ritrovano riuniti alcuni di questi
elementi. Egli, dopo aver ricordato ehe i bogomili fondavano la loro
dottrina délia preghiera su Mt 6,6 e s., scriveva : «pretendono ehe gli
incroci délie strade siano le chiese, la molteplicità di parole gli uffîci e
le altre preghiere ehe si tengono nelle chiese»145. Nell'opera di Euti-
mio Zigabeno è possibile trovare chiaramente delineate le diverse
obiezioni menzionate dal patriarca. I bogomili «dicono ehe l'Altissimo
non abita in templi fatti dalle mani (έν χειροποίητους ναοΐς), ma ha la
dimora in cielo»146. Sono piuttosto i demoni ad abitare in templi fatti
dalle mani (έν χειροποιήτοις ναοΐς)147. Gli eretici insegnano di non pre
gare nelle chiese sulla base di Mt 6,6 148. Eutimio di Peribleptos
conferma queste informazioni : «rifiutano le assemblée nelle santé
chiese e perché sono vaniloqui e perché non si deve salmodiare altro se
non il Padre nostro»1*9. Tre anatemi del Synodikon presentano sostan-
zialmente la stessa dottrina : «A coloro ehe aboliscono e disprezzano
corne vaniloqui le preghiere e gli inni ehe ci sono stati trasmessi (...),
anatema». «A coloro ehe abominano le riunioni nelle chiese, sedendo
in luoghi privati (...), anatema». «A coloro ehe disprezzano corne opère
délie mani (ώς έργα χειρών) le chiese ehe la tradizione dei santi apostoli

143. Lagopatès, Germano, p. 238-239.


144. Ivi, p. 2401820. L'eretico riprendeva quanto avevano detto il protomartire
Stefano e Paolo sull'Areopago.
145. Puech-Vaillant, Traité, p. 84-85.
146. Narrazione, c. 15 (Ficker, Phundagiagiten, p. 9724).
147. Panoplia, c. 20 (PG 130, c. 1316b).
148. Narrazione, c. 55 (Ficker, Phundagiagiten, p. 1071417) = Panoplia, c. 42
(PG 130, c. 1328a-b).
149. Ficker, Phundagiagiten, p. 33.
IL PATRIARCA GERMANO II 109

ci ha insegnato di elevare per la gloria di Dio (...), anatema»150. Il


patriarca. dando maggior spazio alla critica délie chiese e délie tradi-
zioni e del culto ecelesiastici, accenna soltanto ad un'altra concezione,
ehe emerge anche qua e là nelle fonti appena citate, e cioè alla ripeti-
zione esclusiva nella preghiera del Padre nostro, accompagnata dal
rigetto délie altre forme di orazione151. A questa dottrina, con ogni
probabilité, egli rimandava ancora quando, in quella stessa omelia,
scriveva : «Resta da esaminare un'ultima obiezione : l'accusa secondo
la quale noi diciamo moite parole (πολυλογεΐν) nelle preghiere e nelle
salmodie. Ci riserviamo di ritornarci in un'altra occasione, dal
momento ehe ha bisogno di un'ampia spiegazione»152. Anche nelle
opère ancora inédite sembra ehe il patriarca non abbia mantenuto
quest a promessa 153.
Alla conclusione di questa nota bisogna fare un paio di osserva-
zioni. In primo luogo abbiamo visto corne il patriarca Germano II,
nelle sue opère antibogomile, utilizzi alcuni scritti ben precisi. Conte-
nutisticamente, infatti, esse rimandano soprattutto alla notizia di
Eutimio Zigabeno e agli articoli antibogomili del Synodikon. Alcuni
passi perô non hanno dei parallelismi esatti nella tradizione greca :
essi vanno piuttosto avvicinati a brani latini contemporanei sui
catari. La série di anatemi, présente nel documento ai costantinopoli-
tani, è, dal punto di vista formale, un calco délie analoghe formule
d'abiura conservate neWEucologio. Il quadro dottrinale del Bogomi-
lismo offertoci da Germano è, in linea di massima, omogeneo e
completo. Si potrebbero, in verità, rilevare délie omissioni rispetto ad
altre fonti : cosi, ad esempio, il patriarca non fa alcun accenno ad un
rifiuto, da parte degli eretici, del battesimo. Ma più di queste assenze
è un altro aspetto ehe deve attirare la nostra attenzione. Il mito bogo-
milo, pur ricordato, è liquidate in poche battute, mentre viene accor-
dato largo spazio, sia negli anatemi ehe nelle omelie, al rigetto délie
immagini sacre e délia croce. L'eresia viene ad assumere connotazioni
più «pratiche» rispetto aile esposizioni del prête Cosma e di Eutimio
Zigabeno. Questa evoluzione non ci sembra propria del movimento
bogomilo, ma è un fenomeno ehe riguarda l'eresiologia bizantina. Per
non parlare soltanto del Bogomilismo — l'età paleologa, corne
abbiamo mostrato altrove, offre degli ottimi spunti al riguardo — , si
puô ricordare ehe la polemica contro i monofîsiti, partita dalle di-

150. C.ouiLLARD, Synodikon. 1. 327-330, 342-343. 347-348.


loi. Cf. A. Rigo. \Ionari esicasti .... p. 76 e s.
1Γ>2. I.AiiOPATÈs. (ïermano. p. 2422 5.
153. In alcuni logoi, conservati dal Coislin. 278, ci sono a It ri accenni ai bogornili,
ehe non forniscono perô nuove informazi(oni sulle dottrine e sulle pratiche dei settari
(f. 8'-\ 17V. 148-149).
110 A. RIGO

scussioni sulla natura di Cristo, neU'llo-12° secolo trattava soprat-


tutto dell'aggiungere ο meno l'acqua nel vino per l'eucarestia e del
numéro délie dita con cui ci si fa il segno della croce. Analogamente
quella contro· gli Armeni, iniziata con il dibattito su Calcedonia, era
giunta a parlare del digiuno dell'Artzibourion, di Pietro «il lupo»,
dell'eretieo Sergio e del suo cane. Benché Germano II sia piu rigoroso
e onesto di molti suoi contemporanei e successor! — e ci risparmia
perciô le accuse di infamità rivolte ai bogomili, i racconti di misteri
sordidi, del sacramentum infanlicidii, ecc. — , egli appartiene ad un'e-
poca ehe preferisee soffermarsi sulle eondotte e sulle pratiche più ehe
sui principi del sistema ereticale.

Antonio Rigo
Dipartimento di Scienze storico-archeologiche e orientalistiche
Université di Venezia

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