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IL FOGLIO

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quotidiano

Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

ANNO XVI NUMERO 245

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

MARTED 18 OTTOBRE 2011 - 1,30

Le fasi dello scambio

A lato del negoziato per Shalit, Hamas tratta per tornare a casa in Egitto
I detenuti pi pericolosi andranno in esilio. Il gruppo di Gaza molla la Siria e si riavvicina ai Fratelli musulmani

CRISTO NON E DEMOCRISTIANO


Grande discorso di Bagnasco, dopo le scoppole ai comportamenti privati di Berlusconi. No al trascinamento della chiesa in spallate politiciste o vaghezze solidariste. I vescovi in campo per le cose che contano: la vita e la bioetica, per esempio. Sulla scia di B-XVI

OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

Discorso amoroso
La trama del matrimonio di Jeffrey Eugenides, ovvero come Jane Austen trionfa su Barthes

Cos Merkel sgoverna leuro

LA DC E UNANTICAGLIA
IL CARDINAL BAGNASCO liquida
le attese degli apparatcik neodemocristiani. Il grande equivoco dei giornaloni (negli inserti II e III)

Ora le Borse soffrono pi il pessimismo di Berlino che i dati reali


La Germania svetta su tutti per le sue incertezze sulla Grecia e gela le Borse. Inutili le buone notizie dagli Stati Uniti

La decisione dellAlta corte


Il Cairo, dal nostro inviato. Hamas molla Damasco e torna alle origini egiziane. Tra i tanti accordi sottobanco che assieme fanno il negoziato per la restituzione del
DI

DANIELE RAINERI

soldato israeliano Gilad Shalit in cambio di mille prigionieri palestinesi, c anche un nuovo patto tra lEgitto e Hamas. Il governo del Cairo ha promesso al gruppo di Gaza, o meglio, alla sua leadership in esilio pericolante in Siria, la possibilit di trasferirsi nella capitale egiziana in cambio di flessibilit nelle trattative appena concluse con Israele. Il capo di Hamas, Khaled Meshaal, gi al Cairo da una settimana, ufficialmente per seguire da vicino la fase finale del grande scambio, in realt per parlare del trasloco definitivo di tutto il centro di comando e controllo del gruppo in Egitto. Meshaal, che ha passaporto giordano ma non pu rientrare in Giordania perch sarebbe arrestato, dora in poi dicono al Cairo manger meno shawarma siriane e pi koshar, il micidiale impasto di pasta, riso e legumi che alimenta mezzo paese con un trionfo di carboidrati a prezzo irrisorio. Il capo delle Brigate Ezzedine al Qassam, lala militare del gruppo, Ahmed Jabari, gi al Cairo da tempo imprecisato. Durante i colloqui con gli egiziani, secondo il giornale israeliano Haaretz, ha respinto due volte lofferta del capo dello Shin Bet, il servizio segreto di Israele, Yoram Cohen, disposto a scendere in Egitto per un faccia a faccia personale. Se lAlta corte di Israele non ha accettato allultimo minuto le quattro petizioni dei famigliari delle vittime del terrorismo che vogliono bloccare la liberazione, oggi lo scambio comincer con la consegna dentro Gaza del caporale, ieri promosso a sergente maggiore, Shalit a un rappresentante della Croce Rossa o a un ufficiale egiziano. Subito Israele liberer 27 detenute, come prima tranche. Quindi lisraeliano sar portato al valico di Rafah e su territorio egiziano, dove rester 15 minuti, il tempo di trasferirlo in Israele. In quellintervallo cominceranno le scarcerazioni dei palestinesi. Non tutti saranno restituiti alle loro case. I pi pericolosi della lista saranno consegnati a paesi terzi, dove resteranno senza poter tornare per un periodo di tempo (segue a pagina quattro) non definito.

randissimo discorso di Angelo Bagnasco, cardinale e presidente della Conferenza episcopale italiana, ieri a Todi. Lo stesso presule che ha di recente duramente condannato Berlusconi per i comportamenti emersi dalle intercettazioni, denunciate peraltro anchesse come degenerazione della giustizia, ha messo un fermo tombale alle grandi e piccole manovre per rifare una specie di Democrazia cristiana, per trascinare la chiesa italiana in uno scontro fra schieramenti, che il cardinal Ruini aveva evitato per decenni guadagnando lautonomia dei movimenti e delle idee giovanpaoline e benedettine. Il passaggio di fase, secondo molti apparatcik neodc, avrebbe suggerito di aprire adesso, a copertura, il capitolo della questione sociale (quoziente familiare, povert, accoglienza come orizzonte unico, seppelliti i grandi temi della lotta culturale dei cristiani nello spazio pubblico sulle questioni non negoziabili della bioetica moderna e postmoderna). Niente da fare. Il capo dei vescovi va a Todi, che alcuni avrebbero voluto fosse il laboratorio della spallata politica di corto respiro, e rovescia completamente la frittata. Con grande piacere intellettuale e per dir cos spirituale questo giornale accoglie laicamente, ma laveva previsto parlando dei delusi imminenti da Bagnasco, un pensiero antropologico ribadito con i chiodi della Croce, espressione forte ma che significa: Cristo un maestro di giustizia e un redentore dei peccati, non lassistente o il portaborse di politici ambiziosi e di operatori sociali che non sanno unire laccoglienza agli immigrati allaccoglienza alla vita nascente, in un occidente piagato dalla decostruzione dellamore e della carit nella verit, e dalla sordit morale verso laborto e altre forme di manipolazione estrema e annientatrice della vita umana. I vescovi non sono e non saranno, e con loro le parrocchie e i volontariati cattolici che ieri il direttore del Corriere della Sera preconizzava inclini a chiudere il capitolo dei criteri di vita per aprire quello del dopo Berlusconi (figuriamoci!), agenzie di politica partitica. Un colpo devastante a chi fa della gloriosa tradizione storica democristiana e popolare uno strumento callido per premiare oggi il cattolicesimo facinoroso dei progressisti alla Bindi, gente perbene ma

malamente radicalizzata, pronta ad allearsi con gli opportunisti terzopolisti alla Casini e alla Pisanu, per fare squadra partitica sulla pelle della dottrina dei cristiani veri. E i cattolici o simil cattolici del Pdl, Cl governativa compresa, non devono per questo rallegrarsi in modo settario: la chiesa dice quel che ha da dire, ed molto, sia quando insoddisfatta, come noi del resto, delle politiche pubbliche del governo Berlusconi, e di qualche deriva privata che tale avrebbe dovuto restare, materia per il confessionale e poi per sincere scuse pubbliche mai pervenute, sia quando impedisce a vecchie concezioni politiche di risorgere impropriamente, e con effetti devastanti, allinsegna della lotta faziosa contro Berlusconi. Confermiamo, ma stavolta alla luce di parole estremamente chiare nel loro profetismo etico, pronunciate dal capo dei vescovi italiani: la ricchezza di unItalia eccezionale rispetto al disordine mentale e psicologico delloccidente ultrasecolarizzato, e fanaticamente laicista, una ricchezza comune, non ha partito. E sta ai diversi schieramenti laici cercare di farne tesoro con le giuste politiche. Viene una conferma di questo punto di vista anche da un documento ben fatto, con certi toni un po vecchi e qualche equivoco ma sostanzialmente giusto, e firmato da alcuni prestigiosi intellettuali della sinistra postcomunista (i Tronti, i Vacca, i Barcellona, i Sorbi e altri). Dicono che sono interessati fondamentalmente a un dialogo sulle cose che contano nel XXI secolo, cio sulla bioetica e sui grandi comportamenti collettivi in una societ aperta, in cui sono in crisi amore, matrimonio, famiglia, procreazione, rispetto della vita umana, piuttosto che dettagli. Pubblichiamo nel Foglio questi due documenti. E sopra tutto lo straordinario manifesto di vitalit, emendata dal tempo e dai fatti ma non rinnegata, dello stile e del modo di vedere le cose di uno dei pi straordinari cardinali del secolo scorso, quel Camillo Ruini che in nome del lavoro con due papi (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI) ha inventato un nuovo modo di essere, dovunque si sia, cristiani e laici. Con la argomentata controfirma di un solido e severo e attento cardinal Bagnasco, sulla scia del viaggio filosofico di Benedetto XVI a Berlino.

er scoprire di cosa stavano parlando tutti, negli anni Ottanta in America, bisognava iscriversi a Semiotica 211. I partecipanti al corso erano dieci, e aveDI

Oltre Renzi c di pi

ANNALENA

Scissioni in vista. Bersani e i grossi guai del Pd al sud


Il caso Emiliano, le minacce sicule e le ultime trappole per il segretario
Pd uno e bino. Matteo Renzi ha convocato la sua iniziativa a Firenze per fine ottobre. Nello stesso weekend il Partito democratico ha convocato una convention dei
PASSEGGIATE ROMANE

giovani a Napoli. Non la prima volta che accade. Gi la prima volta, quando il sindaco di Firenze aveva aperto la prima Leopolda, il leader del Pd gli aveva risposto con unassemblea dei circoli. Normale che ora Renzi sia arrabbiato: Mai vista una contro programmazione di questo tipo. Bersani, per, preferisce non rispondergli direttamente, per non alienarsi parte del suo elettorato. Perci preferisce mandare i suoi a dire. Liniziativa di Napoli era in programmazione da tre mesi. Non ci crede nessuno, ma poco importa: quello che interessa al segretario del Pd evitare la polemica diretta con Renzi. Leopolda in vista. E a proposito di Renzi, il rischio che si vada a votare nella primavera del 2012 lo ha reso pi cauto. Tanto che ieri ha dichiarato che non intende partecipare alle primarie. Di pi: ha detto di non averlo mai voluto fare. Una bugia, giustificata dal fatto che se si andr al voto in fretta e furia non c modo per nessuno di scalzare Pier Luigi Bersani come candidato premier. E siccome il rischio di voto anzitempo sembra farsi concreto tutti i competitor del segretario si defilano, dalla Bindi a Renzi. Il che non deve assicurare il leader del Pd, perch sia la presidente del partito che il sindaco di Firenze sono pronti a rimettersi in gioco nel caso in cui le elezioni non saranno nella prossima primavera. Di pi: ritengono di non essere del tutto fuori gioco nemmeno adesso: dipende dagli esiti dellindagine che riguarda Filippo Penati, o, almeno, cos loro ritengono. Le conseguenze dellAnci. Michele Emiliano a dir poco arrabbiato con il suo partito. Il Pd lo aveva candidato alla presidenza dellAnci, poi, di fronte ad alcune resistenze e perplessit, la segreteria Bersani non cha pensato un attimo a fare dietro front. Ora il sindaco di Bari intende ricambiare la cortesia e medita di lasciare il Pd per entrare nel movimento che il sindaco di Napoli De Magistris ha intenzione di mettere in piedi nel sud dItalia. Il senso della Borsellino. Ancora pi a sud: nella Sicilia, per lesattezza. Anche qui il Partito democratico uno e bino. Nel senso che i boss locali, da Antonello Cracolici a Giuseppe Lumia, si sono messi in societ con Raffaele Lombardo e vogliono che il Pd partecipi a pieno titolo al governo regionale. Il segretario regionale del Pd, Lupo, ha cercato di contrastarli, ma non c riuscito. Sono troppe le poltrone da conquistare e troppi gli appetiti da soddisfare. Di fronte a questa situazione apparentemente non risolvibile, Pier Luigi Bersani ha tentato la mossa del cavallo: la candidatura di Rita Borsellino alle elezioni amministrative di Palermo. Apparentemente le due cose non hanno un nesso, ma in realt sono strettamente collegate. La Borsellino, infatti, una delle pi battagliere oppositrici della giunta Lombardo: candidare lei significa sconfessare le manovre del Pd filogovernatore. Se la Borsellino, alla fine, dovesse accettare, al gruppo del Pd favorevole a Lombardo resterebbero due strade: fare dietro front o rompere con il partito ed entrare nellMpa. Unipotesi, questultima, che farebbe sorridere, se non fosse che un pezzo del Pd sta veramente meditando laddio.

Messaggere di morte
Colte, fanatiche, fiere del martirio. Ecco le spose della Palestina che Israele libera per riavere Shalit
Roma. Israele ha amnistiato un totale di 924 ergastoli per avere indietro il soldato Gilad Shalit. Fra i nomi della lista dei 477 detenuti palestinesi che Gerusalemme sappresta a scarcerare ci sono guerriglieri invecchiati come Nail Barghouti, in carcere da trentanni, o Abed al Hadi Ganaim, che nel 1989 scaravent un autobus israeliano da un dirupo, uccidendo sedici persone. Svettano le menti di alcuni degli attentati pi sanguinosi: Walid Anajas uccise una dozzina di israeliani al Moment Caf di Gerusalemme; Abdul al Aziz Salaha fece a pezzi due riservisti israeliani a Ramallah (sue le mani sporche di sangue mostrate da una finestra ai fotografi); Nasser Yataima autore delleccidio di trenta sopravvissuti allOlocausto al Park Hotel di Netanya; Musab Hashlemon ha sedici ergastoli per aver spedito kamikaze a Beersheba; Ibrahim Jundiya ha firmato attacchi a Gerusalemme; Fadi Muhammad al Jabaa ha diretto la strage in un autobus di Haifa; Husam Badran ha ucciso venti ragazzini russi al Dolphinarium di Tel Aviv e quattordici persone al ristorante Matza. Poi ci sono i fondatori dellala militare di Hamas (Zaher Jabarin e Yihya Sanawar), i cecchini che hanno sparato ad automobili, uccidendo famiglie con bambini, e i pugnalatori che hanno ucciso a mani nude. Ma le storie pi agghiaccianti sono quelle delle ventisette donne. Le mantidi palestinesi, madri di famiglia, ragazze col sorriso e laureate fanatiche che hanno scontato la pena allHasharon, il carcere di massima sicurezza detto la tomba vivente. Sulla stampa israeliana sono note come le messaggere della morte. Alcune indossano abiti lunghi e maniche chiuse al polso, come prevede lislam. Altre, specie le militanti di Fatah, vestono alloccidentale. In arabo la istishhadiyah, la versione femminile del martirio. Il giornale egiziano al Ahram evoca la Giovanna dArco palestinese. Lo Shin Bet, il servizio segreto interno dIsraele, ha scoperto che il 33 per cento di loro laureato e il 39 diplomato con ottimi voti. Le chiamano spose della Palestina e pi pure del(segue a pagina quattro) le api.

Moodys a Todi. Gi il rating della Dc


Soggetto prepolitico, battaglia etica. Molti delusi. No terzo polo
Todi. Chi voleva buttarla in partito, e costruire attorno al mondo cattolico lo schema di manovre politiciste, rimasto deluso. Doccia gelata per i todini, le associazioni cattoliche solidariste e Pd, che auspicavano un soggetto vescovile che mettesse finalmente in soffitta anni di battaglia sui valori non negoziabili e di pluralismo nella presenza politica stata servita di primo mattino direttamente dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il nostro impegno, ha detto mentre i seminaristi sorseggiavano il caff gentilmente offerto dai francescani del convento di Montesanto, prepolitico e soprattutto non pu nascere al di fuori di valori gerarchicamente costituiti. Perch c una concezione antropologica Bagnasco ha ricordato su tutti il tema della vita e della sua indisponibilit dal suo inizio sino al suo naturale compimento che la chiesa non vuole e non pu negoziare. Aveva visto lungo pochi giorni fa il fondatore di SantEgidio, Andrea Riccardi, quando diceva che il raduno di Todi non avrebbe fondato nessuna nuova Democrazia cristiana. Nel pomeriggio, dopo un incontro a porte chiuse, ne ha preso atto per primo il portavoce del Forum che ha organizzato il raduno di Todi, Natale Forlani: Non abbiamo intenzione di fare nessun partito cattolico. Il nostro un magazzino dal quale far uscire un soggetto di aggregazione che sia capace di influenzare lagire politico, un soggetto dunque prepolitico, un passo indietro la militanza politica, la cui bussola resta soltanto una: i nostri valori. C una gerarchia di valori da difendere ed il motivo per cui siamo qui. Siamo cattolici, abbiamo una dottrina chiara alla quale ispirarci e questa ci unisce. Era da prima degli anni 70 che il mondo cattolico non riusciva a stare insieme sui valori (boom! e il referendum sullingegneria biologica? ndd). In questo senso il raduno odierno una novit enorme. Oggi chiaro che il terreno sul quale i cattolici vogliono lavorare sono i valori irrinunciabili che non possono essere scissi da nessun impegno sociale. Resta che per tutti il quadro politico in scomposizione. E nella ricomposizione i cattolici intendono contare. Ma vogliono farlo senza cedimenti e compromessi su ci che abbiamo di pi caro, ovvero la nostra identit, i nostri valori. Un impegno di lobbying in perfetta continuit di vedute con gli ultimi decenni seguiti alla fine della Dc. Il tema non dove andiamo domani, in quale partito o in quale polo. Ma : Da dove partiamo per contare di pi. Le velleit di tradurre questi concetti direttamente in partito, e opporre il quoziente familiare alla lotta culturale, sono svanite. Erano ballon dessai gonfiati dallesterno, dal gruppo Repubblica e stranamente anche dal Corriere della sera, giornale ex ruiniano. Anche Raffaele Bonanni dice di non volere la fine del governo Berlusconi che tra laltro, ha ricordato ieri Maurizio Sacconi, ha garantito nel corso di questi anni una regolazione pubblica coerente con la tradizione cristiana. Dice Bonanni: Non vogliamo andare al voto anche perch il quadro che si ripresenterebbe il medesimo. Ma siamo consapevoli che questo governo probabilmente non ce la fa. Servirebbe qualcosa di nuovo. Ma il nostro impegno oggi soltanto quello di contare di pi in questa lunga fase di ricomposizione. In questo senso ci a cui puntiamo a una nuova legge elettorale che reintroduca la preferenza. Modesto. Lattenzione dei vertici della chiesa aiuta invece un forte e profondo movimento culturale capace di cambiare il paese partendo dal territorio. Lo dice Carlo Costalli del Movimento cristiano lavoratori, a Todi per fare un percorso che vuole lanciare ponti per includere e non per escludere. Perch chi si chiude nel fortino degli attuali partiti rischia di essere travolto. Domenico Delle Foglie, ex portavoce del Family Day e oggi presidente del Copercom, ruiniano doc, spiega che occorre uscire dagli schemi partitici. La novit di questo raduno che i cattolici finalmente insieme intendono portare avanti una rivoluzione culturale basata su una gerarchia di valori chiari. Questestate tra i primi a parlare di Todi uscendo dagli schemi della militanza partitica stato su Avvenire il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, che oggi dice: Poich i valori per orientare e alimentare lazione politica abbisognano di strumenti, la riflessione va oltre il tradizionale strumento del partito. I cattolici sono ci in cui credono, e questo Bagnasco lha detto definitivamente.

vano unaria cos spettrale che il colorito sano di Madeleine sembrava sospetto come un voto a Reagan. Bisognava parlare di destrutturalismo e dire: Derrida un dio. Madeleine amava Jane Austen, le sorelle Bront e voleva diventare una vittorianista, ma nel 1982 aveva le idee confuse e temeva di sembrare una superata secchiona sciatta, con le dita sporche dinchiostro. Quei romanzi non avevano pi senso, come del resto il matrimonio (che importanza poteva avere con chi si sposava Emma Bovary, se poi avrebbe potuto chiedere la separazione?), e non si poteva pi trovare infatti una sola storia sul matrimonio, a meno di non ripiegare su autori afghani. Questo invece, dalla prima allultima pagina, un romanzo sul matrimonio. Prima ancora, sugli uomini e sulle donne quando si incontrano. La trama del matrimonio di Jeffrey Eugenides (scrittore cinquantenne premio Pulitzer per Middlesex) da oggi in libreria per Mondadori e racconta la costruzione sociale pi resistente alle costruzioni sociali: lamore. Madeleine si sta laureando con una tesi sul matrimonio, e nel frattempo si innamora. Perdutamente, di un tizio geniale e depresso (dicono tutti che si tratti di David Foster Wallace, ma un romanzo gi un gigantesco e in questo caso bellissimo pettegolezzo, quindi chi se ne importa). Uno che si lega la bandana sulla fronte e quando lei gli dice: ti amo, prova a sabotarla con un passo di Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso. Stanno facendo lamore e lui si alza, va a prendere il libro nella borsa di lei e le legge a voce alta: Passato il momento della prima confessione, il ti amo non vuol dire pi niente. Lei gli lancia il libro in testa, afferra i vestiti e scappa via. E solo linizio di questo amore, di questo matrimonio, di questo triangolo (in cui Madeleine amata follemente dal tipo di ragazzo intelligente, sano, studioso delle religioni e apprezzato dai genitori che avrebbe dovuto amare e sposare, e che certa non amer mai, almeno allinizio). Meglio essere freddi che sentimentali, per non essere primitivi, meglio essere pallidi e postmoderni, e invece Madeleine manda allaria tutto e sprofonda nelle emozioni, le si infiammano le guance, le scendono milioni di lacrime, legge Roland Barthes ma non per decostruire lamore, per trovarci il proprio diario sentimentale. Diventa lei stessa uneroina romantica, pulisce la casa sporchissima del suo amato, in cui il cuscino per dormire puzza di salame (e lo fa nonostante il boom culturale della divisione dei compiti fra uomo e donna), lo accudisce quando malato, rinuncia alla cerimonia di laurea per correre al suo capezzale, tiene nascosta la follia di lui alla sua famiglia finch pu. Lo sposa sospinta da una forza molto simile alleuforia maniacale, proprio come una ragazza vittoriana, lo insegue fin sulle rotaie di un treno, plasma la sua vita sulla sua, negli anni Ottanta a New York (mentre il suo tenace spasimante viene accusato di maschilismo e misoginia a Parigi perch guarda le ragazze per strada e legge Hemingway). Lamore una grande trama. E in fondo a ogni storia c sempre un kit di sopravvivenza.

I timori di Passera (Intesa)


Roma. Lo scetticismo di Berlino sul futuro dellEuropa, diffuso ieri a mezzo agenzie stampa dal governo di Angela Merkel, ha impressionato i mercati perfino pi dei dati positivi in arrivo dagli Stati Uniti. Risultato: Piazza Affari ha chiuso a meno 2,3 per cento, Francoforte a meno 1,9 per cento, Parigi a meno 1,5, con i titoli delle banche particolarmente penalizzati. E pensare che le notizie sulleconomia americana erano tuttaltro che negative: la produzione industriale degli Stati Uniti cresciuta in settembre dello 0,2 per cento, in linea con le attese degli analisti, mentre il tasso di utilizzo degli impianti si attestato al 77,4 per cento, un decimo in pi del mese precedente. Ad affossare le Borse ci ha pensato il portavoce della cancelliera tedesca: I sogni riafANGELA MERKEL fiorati nei confronti del pacchetto anticrisi ancora una volta non saranno realizzati, ha detto commentando la serie di vertici programmati per questa settimana. Venerd e sabato si riuniscono Eurogruppo ed Ecofin, poi domenica 23 ottobre tocca ai capi di stato e di governo dellUe. Lobiettivo del Vecchio continente quello di arrivare al G20 di inizio novembre con una strategia chiara per risolvere il caso Grecia, fermare il contagio della crisi dei debiti sovrani e rassicurare la comunit internazionale. Ma i toni di Berlino hanno scoraggiato un po tutti: Si tratta di un lavoro lungo che forse terminer il prossimo anno o ancora pi in l, ha fatto sapere la Merkel. Il governo della locomotiva europea, evidentemente, non crede innanzitutto a una soluzione rapida del dossier greco. Su Atene, effettivamente, si discute ancora di un taglio del valore dei titoli greci detenuti da banche e investitori; questa soluzione, che alcuni chiamano default ordinato, alleggerirebbe il paese da un debito insostenibile, ma ovviamente penalizzerebbe i creditori, in maniera direttamente proporzionale allentit dellhaircut, colpendo in primis le banche francesi e tedesche. Non a caso ancora ieri Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, ha avanzato dubbi: Un default ordinato della Grecia? Dovrebbero pensarci bene perch una decisione che pu avere delle conseguenze.

Confindustria, sveglia!
Certi imprenditori hanno perso il gusto del rischio. Per il prof. Gallo il solito associazionismo non va

n allarme sullindustria italiana arrivato la settimana scorsa da un convegno della Banca dItalia (12-15 ottobre) e dal presidente della Repubblica (il paese
ANALISI

Mi sta venendo il dubbio che Franca, la quale non cucina come invece piacerebbe a me, vorrebbe sempre viaggiare come invece non piace pi a me, mi vuole spesso trascinare al cinema, e chiss dove altro ancora se la lasciassi fare, la quale vuole andare in campagna quando io non ne ho voglia e mi ripete che sono collerico, superficiale, fazioso, che impossibile parlare con me, e che dovrei muovermi di pi, e passeggiare, e fare del moto perch fa bene al cuore, e fare almeno la cyclette per muovere le gambe, e che gli aperitivi mi fanno male, e che la sambuchina mi fa male, e che fumare mi ammazza, e che devo abbandonare tutte le cose che mi piacciono, mi sta venendo il dubbio che Franca, la quale, tra laltro, ultimamente ama vestirsi di nero, se Bonini la intervistasse, ammetterebbe che si addestrata in Grecia per venirmi contro.

MA PERCHE INDIGNATI?
Fate parlare quei ragazzi e capirete la vera ragione per cui sono precari (a pagina due)
Questo numero stato chiuso in redazione alle 21

deve tornare a fare politica industriale, 13 ottobre). Pochi giorni prima avevo tenuto una lezione magistrale a Pisa, di cui il Foglio ha dato anticipazione (Quelli che non investono, 11 ottobre). Nessuna replica dalla Confindustria, n dal governo che lavora al decreto sviluppo. Le imprese intanto scrivono il budget 2012. Dalla mia lezione emerso che negli ultimi venti anni il sistema industriale italiano ha perso peso in termini di valore aggiunto percentuale e ha tagliato di un quinto la sua base occupazionale. Prima delleuro, svalutazioni periodiche della lira ridavano competitivit alle tante, troppe imprese costrette a vendere a prezzi stracciati, essendo incapaci di fabbricare i prodotti innovativi richiesti dal mercato. Dopo leuro, le svalutazioni non sono state pi possibili. Per abbassare i prezzi, le imprese avrebbero dovuto avere costi pi bassi, ma nel 1996-2001 i governi di centrosinistra prepararono alleuro solo la macroeconomia, non resero meno costosi i servizi e le infrastrutture. Dal 2004 le imprese industriali fanno pochi investimenti, inferiori perfino allautofinanziamento; fanno ammortamenti meno del necessario, sfruttano e lasciano invecchiare gli impianti produttivi, cos vantano utili ancora interessanti e li distribuiscono quasi tutti ai soci come dividendi. Il surplus di risorse non investite lo destinano a riduzione percentuale dei debiti. Insomma, sono finanziariamente sane e ancora abbastanza redditive, ma da tempo non costruiscono pi un futuro. Tra poco muoiono. Anche la loro quota del mercato internazionale calata. Cio, come si dice, la competitivit del sistema produttivo italiano diminuita. Linnovazione scarsa. La produttivit del lavoro (valore aggiunto diviso numero di dipendenti) sta in fondo alle classifiche mondiali, perch nella manifattura il numeratore diminuito e nei servizi poi gli stipendiati al denomina(Gallo segue nellinserto I) tore sono troppi.

ANNO XVI NUMERO 245 - PAG 2

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 18 OTTOBRE 2011

Per carit
Il bellissimo film di Olmi e due equivoci da evitare: accoglienza e carit non sono subordinabili
l film di Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone, bellissimo. Sul Foglio del 12 ottobre, Giuliano Ferrara ne d una singolare interpretazione,
POLITICAMENTE CORRETTISSIMO

Fate parlare gli indignati e capirete la vera ragione per cui sono precari
T
roppo comodo trasformare in fascisti i compagni che sbagliano, gli incappucciati che si prendono i cortei per fare la festa agli indignados. Troppo facile, poi, risolverla con lo sfascismo. In questa vicenda di borghesi stradaioli non centra nulla, infatti, il santo manganello. Non c il Novecento, non c la Rissa in Galleria e neanche Citt che sale. Tuttal pi c quellEcce Homo di Marco Pannella scaracchiato da una manica di benpensanti giacobini. In attesa che ci scappi il morto bene che si sappia che in queste stupide lagne giovanilistiche cui pu benissimo fare il paio la dichiarazione di Mario Draghi, ben lieto di scivolare dentro la demagogia non c una sola scazzottatura, non un solo frammento dellAvanguardia storica e sempre restando in attesa che ci scappi il morto si pu stare sicuri di un fatto: neppure la ribellione delle masse pu cominciare da piazza San Giovanni perch se solo ci fosse stata una goccia di olio di ricino si sarebbero sentite le note di Rusticanella, la marcia della marcia su Roma. Troppo comodo, poi, pensare che possano fare epoca. Sar globale, infatti, la mobilitazione ci sar tutta una canea a muoversi ma tutti questi indignados sono cos a corto di concetti, di parole e di raziocinio che proprio unesagerazione andargli addosso con gli idranti della forza pubblica. E sufficiente farli parlare. Di tutti questi indignados, infatti, quelli interpellati a caldo, dopo gli incidenti di sabato ma anche a freddo, a bocce ferme non ce n uno che sappia fare la O col bicchiere. Il povero David Parenzo, in collegamento dalla piazza ancora rovente per In Onda su La7, dai leader raccolti intorno al suo microfono non riusciva a cavargli un costrutto che fosse uno, due parole messe in croce, tre neuroni in grado di sostenere una spiegazione del loro essere indignati. Stessa fatica per Bianca Berlinguer, sempre in collegamento con i giovani indignati al Tg3 Linea notte, che non riusciva a farsi dare una frase di senso compiuto da questi avanguardisti, incapaci perfino di dare una risposta a Mario Draghi. Certo, troppo comodo fare gli stronzi, come stiamo facendo, con dei ragazzi precari che non hanno potuto coltivare la consecutio temporum a causa dei tagli imposti alla scuola pubblica dalla Mariastella Gelmini. Troppo comodo, forse, fare dei paragoni storici perch, insomma, se non hanno la caratura degli Adriano Sofri e dei Tino Vittorio, se non si sono esercitati nella traduzione dallitaliano in latino dei Pensieri di Mao nelle aule di Ettore Paratore, se non hanno alle spalle Gioia e Rivoluzione degli Area ma sono soltanto pecorelle della farneticazione global, amplificata tanto da Internet quanto dagli incappucciati, indignados assai impazienti, ecco: non solo fa impressione vedere quanto siano ignoranti, ma non sono neppure antagonisti. Altrimenti la guerra alla finanza internazionale la farebbero con i libri di Massimo Fini se non proprio con i Cantos di Ezra Pound o con Cavalcare la Tigre di Julius Evola. E vederli, come si vedono, con quel puzzolentissimo libretto di Stphane Hessel, Indignatevi, li condanna definitivamente alla pochezza del gregge, tutto un belare in sottovuoto marketing. E sono ignoranti a un livello tale che se lo meritano di essere precari, altrimenti sarebbero come i loro coetanei dIndia, di Cina e di Corea che spadroneggiano nella tecnica e nelle invenzioni e non certo in Scienze delle comunicazione. E non producono estetica, infatti, questi indignados come possono fare i loro coetanei nelle banlieue di Parigi con tanto di film come Lodio di Mathieu Kassovitz, con Vincent Cassel e non avranno mai lavventura di fare la rivolta, come accade in Egitto dove per, signori miei, nei pressi del Canale arrivano le motovedette della Repubblica islamica dellIran, altro che i contestatori della Val di Susa. Non sono antagonisti, infine, perch troppo comodo fare la rivoluzione con la corda dimenticata nei magazzini del signor Lenin. E se non si riesce a farsela vendere, la corda, dagli stessi capitalisti destinati a farsi impiccare ma tanto pi ad arricchirsi, non si pu restare a farsi aspergere con queste polluzioni dei giovanotti borghesi in attesa che la rivoluzione trovi una propria lingua perch il linguaggio, intanto, ha retrocesso tutti i bennati doccidente nel balbettio mondialista e i peccati contro lo spirito del male, si sa, non si perdonano in questo mondo. Pietrangelo Buttafuoco

Stato della musica


Ci vuole stomaco per tornare sul luogo del delitto, ma questo video di Alex Harvey imperdibile

dove si intrecciano una critica sottilmente politica e una critica sottilmente pastorale (ebbene s). Innanzitutto c un giudizio sullo stesso Olmi buon uomo di spiritualit cristiana per me ingiudicabile. Qui c gi un infortunio di senso: nel linguaggio devozionale e nella letteratura cristiana buon uomo definisce, con significato esclusivamente positivo, la persona di fede; nel linguaggio profano, quella formula ha tuttaltro suono, e rivela qualcosa di simile alla degnazione. Ma la vera questione unaltra: Ferrara lo legge come un film sullaccoglienza (nei confronti degli stranieri) e arriva a darne quindi una interpretazione politicistica, che lo vede ovviamente critico perch altrettanto ovviamente non pu condividerla per ragioni specularmente politicistiche. Insomma, a un Ermanno Olmi dipinto come un militante di SOS Racisme, Ferrara si trova costretto a contrapporsi come un militante della politica dei respingimenti. Ma via! Ci sono pi cose in cielo e in terra di quante arrivi a scorgerne Roberto Maroni. E anche per commisurare la dimensione dellaccoglienza ai vincoli della politica, della demografia e delleconomia, necessario partire dalle categorie fondamentali. Ferrara, citando Giovanni Bazoli, pretende invece di mitigare quellaccoglienza, (subordinandola ad altri criteri e ad altri limiti), dal momento che laccoglienza discende da una carit che appartiene alla medesima filiera di virt che comprende fede e speranza. Qui emerge, a mio avviso, il primo equivoco. Quasi che quella filiera di virt debba funzionare come una sorta di calmiere: e quasi che, pertanto, la fede e la speranza, siano chiamate a contenere (ridurre) la carit (laccoglienza). Ecco, mi sembra una concezione contabile e avara delle virt teologali, che rischia di negare la loro, come dire, potenza e la loro capacit di liberazione. Per il cristiano, va da s, laccoglienza un assoluto. In caso contrario, non si chiamerebbe accoglienza e non discenderebbe dalla carit. Questo non significa, ovviamente, che il cristiano non debba tener conto della politica, della demografia e delleconomia; significa, piuttosto, che chiamato a valutare la bont della propria politica commisurandola a quanto essa si discosti da quellassoluto, consapevole che quella distanza comunque uno scandalo e che dovere morale ridurla. Il film di Olmi ricorda tutto questo e pu essere letto, da chi lo voglia, come unopera politicamente radicale, solo ed esclusivamente perch unopera spiritualmente radicale. Ma un secondo equivoco quello suscitato dalle parole del vecchio parroco: Ho fatto il prete per fare del bene. Ma per fare del bene, non serve la fede. Il bene pi della fede. Laffermazione, presa alla lettera, stata interpretata da molti come una svalutazione della fede e una sua subordinazione alla carit (fino a quella sociologizzazione della Rivelazione imputata a un certo cattolicesimo di sinistra). Quasi con dolore, Marina Corradi, che pure ha sullimmigrazione una posizione non dissimile da quella di Olmi, ha scritto su Avvenire: Non ci si fa prete per far del bene ma per portare Cristo agli uomini, che assai di pi. Mi sembra una interpretazione impropria, e forse ingenerosa. Certo chi scrive non ha competenze teologiche, ma qui il confronto non tra dottori della chiesa, e dunque si pu osare. Senza dover rammentare a critici certamente avvertiti che sola fide costituiva uno dei cinque punti essenziali del pensiero teologico della Riforma protestante, si pu forse ricordare come la carit rappresenti lalfa e lomega della storia della salvezza. E lAgape il banchetto comunitario come forma concreta dellamore fraterno per Piero Coda il compendio dellintero mistero cristiano. Dunque il bene di cui parla il prete del film , se mi consentito interpretare Olmi, lamare. Quellamare che santAgostino cos coniuga: Ama e fa ci che vuoi. Ma attenzione Ferrara ha realizzato quella che, nella nobile arte della scherma si chiama finta di cavazione: si simula un movimento per indurre una parata e, poi, portare lattacco verso un altro bersaglio. Cos Ferrara solleva un quesito sullimmigrazione perch vuol parlare in realt di una mancata accoglienza che ritiene assai pi scandalosa: quella nei confronti di coloro che vogliono semplicemente vivere ed essere accuditi come prodotto dellamore. E il tema dellaborto. Se ne riparler in questa rubrica, ma intanto noto che Ferrara si chiede se la questione della natalit non sia forse altrettanto se non pi preoccupante della questione dellaccoglienza dei migranti. Ma perch pi quando sarebbe stato sufficiente altrettanto? Perch questo il punto: se si tratta di imperativi morali e di categorie assolute, indicare una priorit come fa il direttore del Foglio risponde solo a una valutazione politica. Infine c un sublime paradosso che sfugge a Ferrara: nel film di Olmi, allinterno di quella chiesa sconsacrata e afflitta, una immigrata clandestina d alla luce un figlio. Diavolo dun Olmi. Luigi Manconi

Ci volevano i compagni della Ferrotubi per dare due sberle agli incazzados
C
i fossero stati i compagni portuali di Livorno, quelli della Tortuga: glielo toglievano loro, il casco ai cretini delinquenti. Gli edili e i vigili del fuoco di Roma. I metalmeccanici di Milano, sezione Ferrotubi (ed tutto dire) nei giorni gloriosi del 68 chiamati a soccorso dai compagni della sezione universitaria persino in difesa di Dante. Proprio quello della Divina Commedia. Per dire: a volte tocca difendere il compagno dirigente, a volte il tranquillo transito di Virgilio per linferno. And cos: i gruppettari contestavano un professore della Statale, iscritto al Pci, colpevole di dedicare troppe lezioni a Dante, anzich a qualche scemenza rivoluzionaria di ultimo grido. Una volta. Due volte. La terza volta, ecco la sorpresa: trovarono le prime file dellaula occupate da una ventina di ben piazzati operai della Ferrotubi stavano tutti l, con laria minacciosa e ciascuno con una copia della Divina Commedia tra le mani. Basta poco a capirsi e abbandonarono mesti il campo. Dopo lennesima devastazione certo colpa della delinquenza nerovestita, ma pure effetto del fru fru organizzativo degli Indignati, ch il servizio dordine per carit!, tutti sfarfalleggianti di qua e di l si deve andare!, indignazione a ruota e strada libera!, cos che il buono, a cuor leggero, finisce con linfilare la testa nelle fauci del teppista. Cera una volta il servizio dordine oltre gli sbirri, si capisce. E che con polizia e carabinieri benissimo sintendeva. Quello del Pci con il Pci andato in liquidazione. Anzi, parecchio prima: una mattina di febbraio del 77, quando insieme con il servizio dordine della Cgil non riusc a impedire la cacciata di Lama dalluniversit. E per quello della Cgil che ancora resiste, e infatti in ogni comunicato di gruppi e gruppuscoli, No Tav o no qualcosaltro, sempre viene preso di mira e contestato, e sempre dintesa con gli sbirri viene identificato. La saggezza del servizio dordine, e la sua necessit, ieri veniva evocato tanto da Diliberto (toh, chi si rivede!), come da Giulietto Chiesa e appena sei anni fa la Stampa titolava a proposito di una nostalgia da parte dellallora ministro dellInterno: E Pisanu rimpianse il servizio dordine della Cgil. Che quando c, egregiamente funziona. Come stato per il Social Forum a Firenze del 2002, che sannunciava tempestoso, e invece si fecero le giuste ricognizioni e tutto fil liscio. Dalla cronaca del Corriere: Una telefonata alla Cgil di Livorno: Possiamo contare sulla Tortuga?. Risposta immediata: Come sempre. I compagni sono pronti. Parola dordine e sarebbe stata perfetta pure in mezzo al disastro di sabato scorso: Per difendere la democrazia, isolare i violenti e organizzare quei cordoni cuori e muscoli capaci di fermare tutti, anche il blocco nero. E cosa un servizio dordine pu ancora fare, se ne ebbe prova alla grande manifestazione di Roma a difesa dellarticolo 18: tre milioni in piazza, neanche una fioriera rotta. Perch la rivoluzione una cosa seria, e chi sta in piazza deve essere tutelato da chi in piazza la porta. S, certo, se serve si allungano anche le mani meglio cos che far allungare gli artigli. Se non ti scansavi iniziavano a spingerti ha raccontato Lucia Annunziata, che nel 77 stava col sampietrino in mano Quindi partiva uno schiaffo, un pugno sul naso o una manata sullorecchio, perch sullorecchio senti un dolore pazzesco. Tutta opera che sarebbe venuta bene due giorni fa. In anni pi gloriosi, chi a una festa dellUnit avrebbe mai osato lanciare lacrimogeni sul leader Cisl o impedire al presidente del Senato di parlare? Ora, i pacifisti pensano a un servizio dordine. Ma che sia dordine davvero: petto saldo, mano netta, pedata pronta. Con gli sbirri e persino meglio degli sbirri. (sdm)

Com vecchio il nuovo che avanza dei super-indignati Hessel e Morin


D
ue quasi centenari avanzano una proposta di rigenerazione dellEuropa, destinata a spandersi sullintero pianeta. Si tratta di Stphane Hessel (classe 1917) e Edgar Morin (classe 1921), profeti degli indignati di tutto il mondo, che hanno da tempo collaudato la filosofia dellindignazione sul pi grande scandalo mondiale: Israele. Il copyright dellindignazione appartiene a Hessel, il quale lanci la parola dordine col libello Indignez-vous che il 20 ottobre compie un anno di successi. Tali da suscitare la gelosia di Morin che, provocato nei suoi mai sopiti istinti rivoluzionari, rispose con il libello La voie, cos presentato dalleditore Fayard: Hessel provoca un sussulto, Morin indica la strada. Poi i due hanno compreso che farsi la concorrenza era stolto e si sono alleati per un nuovo libello a due mani: Il cammino della speranza. E un percorso politico di salute pubblica di fronte allo sfascio del neoliberismo, lannuncio di una nuova speranza, che richiede linsurrezione delle coscienze. Alla fine di molte chiacchiere la ricetta riporta agli anni verdi dei proponenti: rigenerarsi alle quattro sorgenti della sinistra: la fonte libertaria, la fonte socialista (volta al miglioramento della societ), la fonte comunista (la fraternit comunitaria), e la fonte ecologica che ricollega gli uomini alla Madre-Terra e al Sole, fonte di tutte le energie viventi. Insomma, il sorgere di un nuovo esercito rivoluzionario ha risvegliato nei cuori dei due vecchi militanti la nostalgia sessantottina e il rude canto dellInternazionale sgorgato spontaneo dalle loro labbra, ma temperato da una visione non violenta, libertaria ed ecologica. La mente fine che ha suggerito il passaggio dallarma della critica alla critica delle armi, quella di Morin, che da decenni, nella cucina delle sue fumose e inconsistenti teorie sulla complessit e lolismo persegue la ricostruzione del materialismo scientifico sulle macerie dei marxismi. E noto il motto di Morin, meglio una testa ben fatta che una testa ben piena, ripreso da Montaigne, che lo indirizzava contro gli idiots savants ma, poveretto, non si sognava di pensarlo alla Morin, ovvero come una versione pedagogica light della palingenesi marxiana: svuotare le teste per rifarle bene secondo i dettami dellavanguardia rivoluzionaria intellettuale. Dietro questo pifferaio sono andati in tanti, da chi si fatto abbindolare a chi aveva capito benissimo il senso delle sue proposte, come certi professori passati dallesaltazione della scienza materialista sovietica allaziendalismo educativo, o certi sessantottini inutilmente incanutiti che sostengono (a ragione) che quelle ricette possono avvelenare lodiata cultura borghese. Ci casc persino il cattolico ministro Fioroni che, nel 2007, invit Morin a spiegare in una lezione magistrale come rifare le teste dei giovani italiani: con una scuola che insegni a vivere secondo le teorie (pensate un po) di Rousseau Un altro illustre novantenne della sinistra, Pietro Ingrao, ha opposto al saggio di Hessel il suo Indignarsi non basta, dichiarando Sono e resto persuaso che lazione armata del nemico costringa a rispondere con le armi. Oggi che lindignazione tracimata nella violenza qualcuno potrebbe tentare di mettere in imbarazzo lingenuo Ingrao. Invece Hessel se l cavata brillantemente trincerandosi dietro la non violenza. Infatti la ricetta perdente quella di Ingrao, sebbene la merce sia la stessa, ma Hessel e Morin la vendono bene, confezionata dentro una carta luccicante di falso libertarismo. Il fatto che tante persone si lascino abbindolare da questi lustrini, o lo facciano per limpenitente attaccamento alla palingenesi rivoluzionaria, d ragione a Erdogan: Guardate com ridotta lEuropa. Giorgio Israel

Lantisemitismo, Dio, il Web


I fari del Web sono puntati sugli ebrei, neppure c bisogno di scendere in piazza con le kefiah in testa come si faceva nel Sessantotto, oggi i giovani vogliono stare comodi per insultare, al caldo, davanti al computer e alla birra. Poveri ragazzi che si accontentano di far gruppo, di spalleggiarsi, di sentirsi al sicuro - nessun posto sicuro quanto linferno del partito preso, citt dolente che non riserva sorprese, gironi sempre eguali, fatiche di Sisifo. Si accampano attorno a un capro sacrificale, ignari che in tal modo costui diventa Dio, e questa la beffa che la presunta vittima rilascia in ultima istanza al suo carnefice. Poveri ragazzi che si costringono allidiozia; possibile che la solitudine dellidioma, il suo vivificante enigma, faccia cos paura? Umberto Silva (Il testo integrale del discorso tenuto ieri da Umberto Silva presso la Sala della Lupa di Montecitorio, in occasione della presentazione del documento conclusivo del Comitato dindagine conoscitiva sullantisemitismo disponibile su www.ilfoglio.it)

Osvaldo al massimo ha purgato linfiltrato col giaccone scoperto da Rep.


Londra. Spero che Osvaldo abbia gi fatto un bel fal con la maglietta suicida del derby. Festeggiare un gol dopo quattro minuti (le-partite-durano-novanta-minuti-piTHAT WIN THE BEST

recupero, lo sanno pure i massaggiatori) esibendo la scritta Vi ho purgato anchio sulla canottiera suicida almeno quanto scrivere che a Todi i cattolici si riuniscono per fare un partito lo stesso giorno in cui il capo dei vescovi dice a Todi di non volere fare un partito. Il derby fa storia a s, co-

me direbbe un qualunque giornalista di Rai Sport. Lo sanno bene a Manchester, sponda United, dove cominciano a strizzare per la prossima sfida contro il City: sabato Ferguson ha sbagliato tutto, lasciando in panchina i migliori e schierando contro il Liverpool una banda di sbarbatelli gestiti dal solo Giggs. Risultato: 1-1 e secondo posto in classifica. Massimo Mauro, dallalto della sua sfolgorante carriera di allenatore vincente, avrebbe detto che sir Alex non capisce niente di calcio. Nella classifica della simpatia insegue Collovati a ruota.

Seduto qualche fila davanti a me allEastlands cera un uomo con un giaccone sospetto. Il City e lAston Villa stavano facendo riscaldamento quando ho capito che quelluomo era certamente un infiltrato. Ho fatto due buchi in una copia omaggio del Guardian per osservarlo senza dare nellocchio e non c dubbio che lui allo stadio non centrasse nulla. Allora ho chiamato le redazioni del Corriere e della Repubblica, che montano sempre un caso su un presunto infiltrato con il giaccone (e poi montano un caso sullo smontaggio del ca-

so), per segnalare laccaduto. Al numero di via Solferino una voce registrata di Severgnini continuava a dire che mal di pancia una parola nuova (e io che credevo fossero tre vecchie) e alla segreteria di Repubblica mi hanno detto che tutta la redazione stava sbobinando le conversazioni di Lavitola. E allora che un collega molto meno sospetto mi ha sussurrato che quelluomo col giaccone era un giornalista, e una voce dallalto mi ha svelato una verit inconfessabile: ero in tribuna stampa. Jack OMalley

Il sogno garibaldino di Dumas, gli incubi di Caligola secondo Camus


Giuseppe Pambieri in Il sogno dei Mille da Alexandre Dumas, adattamento di Roberto Cavosi, regia di Maurizio Scaparro, Napoli Teatro Festival Italia, poi al Teatro La Pergola di Firenze fino al 23 ottobre Personaggio storico ma anche grandioso personaggio letterario, Giuseppe Garibaldi per Dumas incarnava la duplice qualit di eroe che agisce nella realt e dimora gi nella leggenda. Lautore dei Tre moschettieri, a bordo della sua goletta Emma, segu da Palermo a Napoli il suo personaggio protagonista di Les Garibaldiens e interag con lui, conoscendo cos il raro privilegio per uno scrittore di non raccontare soltanto la storia ma di contribuire a farla, cronista e coprotagonista dellimpresa dei Mille. Dumas visse a Napoli dal 1860 al 1864, e in quel periodo Garibaldi lo nomin soprintendente agli scavi di Pompei, e lo incaric di fondare e dirigere il quotidiano lIndipendente. Dumas corrispondente di guerra e agiografo delleroe dei due mondi protagonista di Il sogno dei Mille che Roberto Cavosi ha liberamente tratto da Les Garibaldiens e che Maurizio Scaparro ha allestito come spettacolo celebrativo dei 150 anni dellUnit dItalia. Alexandre Dumas a Napoli nella sua residenza a palazzo Chiatamone, in vestaglia e intento alla scrittura; dalla strada salgono i rumori e le musiche della festa per la liberazione della citt. Nella stanza dello scrittore francese entra un suo giovane ammiratore, Angelo, che ha imparato a leggere sul Conte di Montecristo e sui Tre moschettieri. Dumas e il ragazzo rievocano gli avvenimenti che hanno determinato la caduta del regno delle Due Sicilie, larrivo da tutte le regioni dItalia di mille giovani sognatori. Il grido, Viva lItalia!, ha turbato Angelo che combatteva nellesercito borbonico e che si chiede: Sono italiano anchio?. La risposta il dono da parte di Dumas di una camicia rossa. Scaparro ha felicemente orchestrato la partitura drammaturgica di Cavosi con il ritmo incalzante di una danza liberatoria, evocata dalle musiche depoca eseguite con trascinante vitalit da Cristina Vetrone alla fisarmonica e da Michele Maione alla tammorra. Giuseppe Pambieri interpreta Dumas con disinvolta eleganza. Angelo affidato alla vivace gestualit e al musicale accento napoletano di Vincenzo Nemolato. Manuele Morgese in Caligola di Albert Camus, regia di Pino Micol, al Teatro delresponsabilit come a una cosa che riguardasse il rapporto con se stessi. Poi ho capito che per essere responsabili con se stessi bisogna esserlo con gli altri che la vita ci mette vicino. Far un esempio. I miei genitori sono venuti in Italia dopo di me, e ancora non se la cavano bene con litaliano. Allora ogni volta che ricevo i risultati degli esami per la mia leucemia sono io a guardarli e a tradurglieli. Glieli traduco, ma attenuandone un po la gravit, per non farli preoccupare troppo. Non dico bugie, dico la verit, ma non tutta. Mi pare che questo sia il senso della responsabilit. la Cometa di Roma fino al 23 ottobre Nel 1984 Scaparro allest Caligola con protagonista Pino Micol, ora passato alla regia del testo di Camus. Micol ne utilizza la seconda versione e sceglie di ambientarla su un palcoscenico allepoca della sua scrittura, nel 1941, esplicito riferimento a Lultimo metr, il film diretto nel 1980 da Truffaut, che racconta le vicende di una compagnia teatrale mentre prova uno spettacolo durante loccupazione nazista di Parigi. La follia di Caligola si confronta cos con quella di Hitler, a scapito forse di una lettura in chiave esistenzialista dellimperatore romano, eroe emblematico di un universo disperato e cosciente, in lotta con il dolore e lassurdo della condizione umana, confinata tra vita e morte. Personaggio con cui ha debuttato come attore Carmelo Bene nel 1959, Caligola richiede al suo interprete una capacit di sperimentare e di comunicare le emozioni di unanima lacerata e pura nel male che non sembra essere nelle corde del protagonista Manuele Morgese; della sublime follia dellimperatore restituisce unimmagine superficiale, con urla e occhi sbarrati. Una storia piena di rumore e furore, che non significa nulla, come dice Macbeth. Pietro Favari

na perla. Ma non per tutti. Serve un apprendistato. E lo stomaco per tornare sul luogo del delitto. A noi, quando ci siamo inciampati sulla Rete, ci ha spezzato il cuore e non potevamo non invitarvi a provare in proprio. Il tema : il rock britannico classico, nella sua matrice pi semplice, sincera e misteriosa (s: dotato di un esoterico richiamo paragonabile a quello su cui aveva indagato Dylan ai tempi dellesilio a Woodstock con la Band, per registrare i Basement Tapes). Qui la materia tuttaltra: si parla di Regno Unito moderno e non contemporaneo intriso della matrice operaia, della predominanza psicologica delle avverse condizioni atmosferiche, della nebbia che invade strade e cervelli quando scende la notte, e la malinconia affiora, lalcol scorre e i ragazzini complottano per unagognata libert dai legacci delle regole. Parliamo di chitarre elettriche di seconda mano, di ragazzotti che cantano per provare a smettere di fare i muratori, di serate a 30 sterline nei pub di periferia, e della magia: pescando tra avanzi di skiffle, odori di blues, turbamenti soul e i fantasmi di Beatles e Rolling Stones, nascono formidabili band di puro rock citazionista niente esperimenti, solo canzoni solide, sudore e birre, un po di vaudeville, ammiccamenti sessuali e spesso, davanti al microfono, un cantante e frontman ben preciso, al quale in fondo dedicato il cantico di oggi: il malandrino. Avete presente Dr. Feelgood, o il misticissimo Ian Dury, neppure fosse Capitan Uncino alla guida dei suoi Blockheads? Cantanti presi di peso dai film di Guy Ritchie, quelli sul mob londinese, quelli con Vinnie Jones. Beh, tra questi rock singer in odore di gangsterismo, ce n uno per il quale abbiamo sempre avuto un debole, per quanto sia passato a miglior vita da trentanni, ovvero allaltezza dell82, quando aveva gi 47 primavere. Il suo nome Alex Harvey, scozzese di Glasgow, infanzia umile, giovinezza divisa tra il cantiere e il tentativo di farsi una carriera nel rhythmnblues. Non gli va troppo bene, per quanto bazzichi anche lui Amburgo e i bassifondi inglesi allinizio dei Sixties. Poi, quando il decennio agli sgoccioli, ha la trovata giusta: praticamente rileva un gruppo di scarso successo ma buon talento, i Tear Gas, e ne fa la sua backing band (suo fratello, tra laltro, Les Harvey qualcuno lo ricorder come il chitarrista che resta vittima di una folgorazione elettrica sul palco, mentre accompagna Maggie Bell). Insomma nata la Sensation Alex Harvey Band e le cose si mettono a funzionare. Merito dei suoi gregari senza grilli per la testa e di un chitarrista formidabile chiamato Zal Cleminson, che sale sul palco vestito da clown triste, facendo uno spettacolo nello spettacolo. E merito delle performance di Alex, met cantante da cabaret, met urlatore vecchio stile, in giubotto di pelle, maglia a righe bianche e nere da ragazzaccio, enorme ciuffo imbrillantinato (che durante i concerti sistema cospargendolo di birra) ed eterna cicca penzoloni dalle labbra. Canta, in cockney spudorato, buffe storie di disperati e prostitute, guardie e ladri. Il pubblico doltremanica lo adora e lui non si fa pregare a scendere a compromessi (ad esempio la sua disgustosa versione di Delilah che trasforma in un hit), diventa un habitu di Top of The Pops, ma soprattutto dal vivo che d il suo meglio. I suoi show sono a met derby calcistici per hooligans, met celebrazioni di quel ruvido edonismo disperato (lo stesso dei fotogrammi di Sabato sera, Domenica Mattina) che pure sorreggeva, prima che arrivasse Tony Blair, quella gente scontrosa e scontenta. Harvey cantava la versione proletaria del rock elettrico e il suo album desordio Framed il suo capolavoro. La title track in particolare storia di un poveraccio con la coscienza sporca pizzicato dai poliziotti, interrogato, riconosciuto e spedito in gabbia mentre non fa altro che ululare che stato incastrato, framed appunto, e che la vita troppo cattiva con lui. In queste cose ci siamo imbattuti in una pigra serata, ed stata unagnizione. Digitate su YouTube le chiavi di ricerca Alex Harvey e Framed: finirete sparati al Ragnarock, un festival alla Holmenkollen Arena di Oslo, Norvegia, il 16 giugno del 1974. E pomeriggio, e in platea ci sono fin troppi hippies per un rocker come Alex. Ma lui di buon umore, alticcio, ha voglia di gigioneggiare e al suo fianco ha Zal, il clown che rocca e rolla. E un miserabile filmato in bianco e nero, eppure contiene la pietra filosofale del rock. Che riassumeremo: Rock fai se rock sei. Predestinazione, non vocazione. Modo di essere. Istinto. Senn perch questo pazzo defunto, che annusa calze di nylon mentre un chitarrista psicotico rilascia un assolo punteggiato di linguacce, perch tutto ci, a guardarlo, ha su di noi leffetto dellassenzio? Stefano Pistolini www.ilfoglio.it/statodellamusica

PREGHIERA
di Camillo Langone

PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri

Mi hanno raccontato il discorso di un giovane albanese ospite del Dynamo Camp. Che cos Dynamo Camp lo sapete: il luogo sontuoso sullAppennino pistoiese in cui vengono ospitati a turno, per essere curati e per fare una vacanza meravigliosa, bambini e ragazzi malati gravemente, spesso molto gravemente. Il ragazzo albanese ha fatto il suo discorso allinaugurazione annuale del Camp, lo scorso 1 ottobre. Vi parler ha detto del senso di responsabilit. Pensavo alla

I divorziandi se lo meritano, il divorzio low cost e last minute ottenibile in Romania. Chi dice s in una cattedrale e poi si rimangia la parola data giusto che finisca a firmare le carte che certificano il proprio status di spergiuro in uno sgabuzzino, in una nazione triste (Un paese che non ha conosciuto la felicit come scrisse Cioran), davanti a un avvocato triste vestito come il legale di Arad intervistato dal Corriere ovvero con maglione a righe grigie, tristerrimo. Il turismo divorzistico ha pi di unaffinit con quello sessuale, in entrambi i casi si espatria per risparmiare e per aggirare la legge, e si viene trascinati in luoghi di uno squallore assoluto, ignoto alla virt.

ANNO XVI NUMERO 245 - PAG 3

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 18 OTTOBRE 2011

EDITORIALI
Pischelli che sbagliano e ipocriti agitatori
Perch chi sfascia vetrine pi coerente di chi ha eccitato le piazze

Pi li conosci pi scopri quanto siano feroci i ribelli libici


SECONDO AMNESTY I CARCERIERI DEL CNT RICORRONO AD ARRESTI SOMMARI E TORTURE SUI DETENUTI, MEGLIO SE NERI
Roma. I delegati di Amnesty hanno udito urla e il sibilo delle frustate da una cella; hanno anche scoperto la presenza di minorenni insieme con i detenuti adulti e che le detenute sono controllate da personale maschile. Cos le ispezioni di Amnesty International nelle carceri di Tripoli e al Zawiya controllate dal Cnt, a un mese e mezzo dalla fuga di Muammar Gheddafi. Gi il titolo del rapporto anticipa i resoconti agghiaccianti: Sulla nuova Libia, la macchia degli abusi sui detenuti. Ora non si pi a ridosso dei combattimenti e della confusione dello scontro, la vita si dovrebbe essere normalizzata, ma, per quanto Tripoli sia sotto il controllo delle milizie del Cnt, Amnesty paventa il pericolo che il quadro carcerario resti esattamente quello del regime del rais. Le stesse finalit umanitarie della guerra avallata dallOnu sono dunque pesantemente messe in discussione, anche se, con rare eccezioni, lo scandalo non trova riscontro sui media internazionali. Amnesty non denuncia un quadro generico, ma molteplici episodi documentati dai suoi inviati con trecento interviste a detenuti in undici carceri delle due citt: Centinaia di persone sono state arrestate in casa, al lavoro, ai posti di blocco o semplicemente per strada. Molte sono state maltrattate al momento dellarresto, colpite con i bastoni e con il calcio dei fucili, prese a pugni e a calci e insultate, spesso mentre erano ammanettate e bendate. In alcuni casi, i detenuti hanno riferito di essere stati feriti a colpi di arma da fuoco dopo essere stati arrestati. In alcuni casi, sono state riscontrate prove delluso della tortura per estorcere confessioni o per punire i detenuti. Almeno due guardie, in due distinti centri di detenzione, hanno ammesso di aver picchiato i detenuti per ottenere confessioni pi rapidamente; un diciassettenne del Ciad, accusato di essere uno stupratore e un mercenario, stato preso a pugni e percosso con bastoni, cinture, calci dei fucili e cavi di gomma: Alla fine ho detto quello che volevano, dice; un nigeriano, presentato ad Amnesty come mercenario e assassino, ha detto di essere stato costretda persone che non si erano identificate e che erano alla caccia di presunti combattenti o lealisti del rais. La pratica generalizzata delle torture e rata, incontrati da Cremonesi nelle strade deserte, alludono anche alla possibile esistenza di fosse comuni: Qui vivevano soltanto negri, negri stranieri, nemici dalla pelle scura che stavano con Gheddafi, ucciderli giusto. Qui non hanno nulla da fare, se non morire. Siamo venuti ad assicurarci che nessun cane nero cerchi di tornare. Tawargha aveva 40 mila abitanti, tutti cittadini libici, ora deserta e sui muri campeggiano ancora le scritte delle Brigate per la punizione degli schiavi neri. E lennesima testimonianza della persecuzione di immigrati e di libici dalla pelle nera da parte dei ribelli del Cnt, sempre ignorata dai governi europei e dalla Nato, nonostante le numerose denunce, come quelle del sacerdote eritreo don Mussie Zerai, che riferiva di telefonate disperate di immigrati eritrei dalla Cirenaica: Ci stanno uccidendo con coltelli e machete. Vengono nelle nostre case, ci accusano a torto di essere mercenari del regime. A questi liberatori meglio resistere La ferocia dei ribelli del Cnt spiega perfettamente quanto ha stupito lo stesso comandante della campagna aerea della Nato in Libia, il generale Ralph Jodice, che l11 ottobre ha dichiarato: Siamo tutti sorpresi dalla tenacia delle forze pro Gheddafi che stanno combattendo strenuamente a Sirte e Bani Walid. Questa tenacia non prodotta da fanatismo o da fedelt sino alla morte nei confronti del rais in fuga, ma dalla certezza di avere di fronte un avversario che, con la piena complicit della Nato, intende in molti casi sterminare i libici dalla pelle nera e governare la Libia come faceva Gheddafi. Gli ultimi bollettini del Cnt danno Bani Walid e Sirte per quasi conquistate e non c dubbio che prima o poi lo saranno. Ma la nuova Libia porta in s i semi di una violenza efferata che la condanner a un futuro di ritorsioni, vendette e instabilit.

modo loro, i ragazzotti scassatutto e nerovestiti sono pischelli che sbagliano dotati di una certa coerenza. Sono i barbari dei nostri tempi, militarizzati e manovrati come massa critica da qualche stregone dellinsurrezionalismo, sono privi di un disegno alternativo, non teorizzano un altro mondo possibile perch praticano con estrema destrezza la rottamazione violenta e predatoria del mondo che li circonda qui e ora. Tecnicamente, non sono una avanguardia rivoluzionaria ma unaspirante Internazionale di rivoltosi. Sfasciare le vetrine di una banca daffari non serve a niente, ma meno faticoso e pu dare qualche soddisfazione liberatoria (non esiste piccolo borghese che in cuor suo non abbia almeno per una volta sognato di farlo). Assai pi nociva, perch cinica e studiata, la copertura ideologica assegna-

ta a questi barbari dai maestri cantori dellindignazione purchessia. Da quelli che oggi reclamano repressioni poliziesche mentre fino a tre giorni fa soffiavano sulle braci della propaganda e della destabilizzazione (qui ci scappa il morto, ricorda onorevole Di Pietro?) pur di legittimare i cani sciolti organizzati armati di monetine e fumogeni e stanziati intorno al Palazzo di Montecitorio. I professionisti della spallata di popolo anticasta (dal Fatto in su), gli avventurieri della ghigliottina a mezzo stampa (bussare a Largo Fochetti), i golpisti emeriti dellaristocrazia moralista (da Zagrebelsky in gi) che giocano a palla avvelenata con le aspettative di dignit e benessere dellItalia: sono questi gli eccitanti di cui si alimenta unallucinazione stradaiola nella quale, non la violenza, ma il buon senso si dato alla clandestinit.

Linviata dellAlto commissariato dellOnu per i diritti umani conferma e aggrava: Potrebbero esserci pi di 7.000 incarcerati nei 67 centri di detenzione presenti nel paese. Per gli ultimi lealisti meglio combattere fino alla morte che finire nelle mani dei secondini del Cnt
to a confessare dopo due giorni di pestaggi ininterrotti. In una prigione, gli inviati di Amnesty hanno individuato un bastone di legno, una corda e un tubo di gomma simidei pestaggi da parte delle truppe del Cnt, che di fatto controllano le prigioni, cos grave che persino linviata dellAlto commissariato dellOnu per i diritti umani, Mona Rishmawi, stata costretta a confermare di aver ricevuto informazioni che alludono a casi del genere, aggiungendo che tra i detenuti, oltre a combattenti e forse dei mercenari, vi sono anche molti immigrati. Rishmawi ha completato le cifre di Amnesty dichiarando che, in tutto il paese, potrebbero esserci pi di 7.000 incarcerati in 67 centri di detenzione. Moltissimi tra le vittime di torture e carcerazioni arbitrarie, ha fatto notare Amnesty, non sono affatto mercenari, ma immigrati di colore o cittadini libici dalla pelle nera (discendenti degli schiavi), che costituiscono quasi la met dei detenuti. Peraltro, al vaglio di Amnesty, anche le voci corali lanciate da al Jazeera, riportate dai media internazionali e avallate dal Cnt, secondo le quali le forze di Gheddafi erano composte da grandi quantit di mercenari subsahariani, si sono dimostrate decisamente esagerate. Linviato del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi, da Tawargha, a sud-est di Misurata, ha reso una cruda testimonianza della pulizia etnica che ricorda i villaggi vuoti dellex Jugoslavia degli anni 90 portata a termine dalle milizie del Cnt. Quattro ragazzi della brigata Qatiba Namr di Misu-

Intercettateci tutti
Cav. eversore? No, ha detto meglio che mai ci che tutti pensiamo

n telefono veritas. Quelle anime sensibili di Repubblica hanno subito definito telefonate choc gli sfoghi berlusconiani rivolti al compare Lavitola nel 2009 e coscienziosamente intercettati dai pm. A leggere bene i tabulati, c invece da rimpiangere che il Cav. non abbia fatto di quelle trascrizioni sparate ieri da Rep. lepicentro del suo recente discorso alla Camera (iperbole). Nulla di pi limpido, autentico, sofferto, smisurato e quindi comprensibilmente impossibile. Il premier dice: io non conto niente, la gente non conta niente, il Parlamento non conta niente, siamo nelle mani dei giudici di sinistra e nella disponibilit duna muta di contestatori professionali aizzati dal circo mediatico diretto da Repubblica e affini. Soluzione: O io lascio, cosa che pu essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando

di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c unalternativa. Naturalmente questo programma 2009/2010 rimasto il prologo in cielo di un nulla di fatto, uno sbotto doccasione al quale gli antipatizzanti cercheranno dimpiccare il Cav. con il minimo sforzo di onest e fantasia. Ma chi se ne frega. Resta la sua monumentale adesione al principio di realt: una turba di nemici, fra i quali anche alcune ineleganti frequentazioni private, e di amici (i suoi avvocati perfino) ostacola il presidente del Consiglio nellesercizio delle sue prerogative. E il Parlamento non se la passa meglio. Intercettino pure lItalia intera, ascolteranno soltanto variazioni sullo stesso tema.

li a quelli usati per picchiare i detenuti col metodo della Falaqa (le percosse sulla pianta del piede). Ad Amnesty risulta che, soltanto a Tripoli e al Zawiya, siano state incarcerate circa 2.500 persone, quasi sempre senza mandato di cattura e senza controllo da parte della magistratura: Molti sono stati portati via dalle loro abitazioni

Le poste in crisi saffidano a Wall Street, ma non ditelo in piazza


New York. Se il nucleo ideologico di Zuccotti Park una banda di ventenni senza sigle che vuole cambiare il mondo, la sostanza militante della vicenda ce la mettono le associazioni per i diritti civili e soprattutto i sindacati, figure codificate della dialettica servo-padrone. E proprio mentre i cartelli delle associazioni dei lavoratori a Times Square chiedevano di tassare i fuckin rich e finirla con lavidit dei banchieri, un altro massiccio sindacato, quello degli impiegati postali, si rivolgeva a Wall Street per fare quello che il colloso settore pubblico non in grado di fare: risanare aziende, rivitalizzare il mercato, trovare soluzioni che esulino dalla tetragona salvaguardia di uno status quo che danneggia lavoratori e manager. Il sindacato che rappresenta 280 mila impiegati delle poste americane ha assunto Ron Bloom per affrontare la crisi finanziaria del servizio postale con strategie diverse da quelle usate finora, ha spiegato il presidente del sindacato, Fredric Rolando. Le strategie tentate finora sono quelle tipiche del settore pubblico in declino: aumentare a dismisura il debito, evitare ristrutturazioni, difendere i posti di lavoro facendo meno concessioni possibili alle richieste di flessibilit. E cos che le poste americane hanno accumulato un buco di 5 miliardi e mezzo di dollari che, secondo le proiezioni dei manager di Washington, diventeranno dieci entro la fine dellanno. Il mezzo postale soffre di una ovvia crisi strutturale legata allo sviluppo tecnologico nel 2010 i postini americani hanno consegnato 171 miliardi di lettere, il venti per cento in meno rispetto a quattro anni prima alla quale nessuno ha mai avuto lardire di opporre adeguate soluzioni aziendali. Per non alienarsi il potente sindacato nato nel 1889 e le sigle affiliate, le poste sono state abbandonate a una deriva fatta di lacci e altri malanni burocratici che ha trascinato lazienda pubblica a un passo dal default. Un mese fa il direttore generale delle poste, Patrick Donahoe, ha presentato al Senato unaustera proposta di ristrutturazione che puntava il dito contro gli accordi sindacali l80 per cento delle spese deriva dal costo del lavoro, che per statuto irriformabile e minacciava di interrompere le consegne del sabato per risparmiare. I sindacati hanno riso di lui con un misto di sdegno e disgusto: Non ho abbastanza aggettivi per descrivere le proposte del Postal Service ha detto Cliff Guffey, presidente dellAmerican Postal Workers Union alcune sono oltraggiose, altre spregevoli, altre ancora illegali. Cos si arenato lo spunto di dibattito, ma non il rapido scivolamento delle poste verso la bancarotta. E allora anche allambiente pi ostile ai cambiamenti toccato rivolgersi a Wall Street. Bloom uno specialista delle contrattazioni sindacali che si muove con lo spirito pragmatico del mercato, un risanatore di mastodonti pubblici che ha imparato il mestiere nei fondi dinvestimento di Wall Street. Nel 2009 Barack Obama gli ha chiesto di prendersi cura dei bailout di Chrysler e General Motors trovando soluzioni non depressive per rilanciare le aziende di Detroit. Non senza rischi e incidenti di percorso riuscito a trovare una via virtuosa nel rapporto fra soldi pubblici e iniziativa privata e ha lasciato la Casa Bianca quando le aziende che aveva seguito si sono messe a camminare sulle proprie gambe. Per questo ora i sindacati delle poste americane, ovvero dellazienda che sintetizza lincapacit del settore pubblico di adeguare in modo competitivo il suo modello di business alle condizioni del mercato, si sono rivolte a un maestro della contrattazione cresciuto allombra dei principi della crescita. Ma non ditelo ai ragazzi che vanno a braccetto con i sindacalisti per New York a chiedere che il mercato venga ghigliottinato a Liberty Plaza.

Ecco come non si protegge leuro


Parlando in cagnesco ma tentennando sui fatti. Come fa Merkel

cco i risultati delleffetto Berlino, come lo chiamano gli analisti: Piazza Affari ha chiuso ieri a meno 2,3 per cento, Francoforte a meno 1,9 e Parigi a meno 1,5. Merito, diciamo, dellennesima dichiarazione fuori tempo arrivata dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, la quale ha detto che sperare che il Consiglio europeo di domenica prossima risolva tutti i problemi della zona euro un sogno impossibile. Probabile, ma intanto pi che mandare segnali allarmanti sarebbe utile concentrarsi per risolvere il detonatore della crisi: necessario ristrutturare il debito pubblico della Grecia. Il che significa imporre a banche, assicurazioni e fondi pensione, perdite superiori al 21 per cento del valore nominale dei bond greci concordato in luglio. Le notizie venute dal G20 dei ministri delle Finanze sono incoraggianti:

lhaircut dovrebbe aggirarsi intorno al 50 per cento e le banche saranno costrette a ricapitalizzarsi. Daltronde chiaro: chi ha troppo rischiato, chiudendo gli occhi di fronte a uneconomia che si reggeva sulla spesa pazza, non pu che rimetterci. Pena laggravamento del cosiddetto azzardo morale. Poi certo, oltre i principi, aiuta il realismo: per questo, per attutire i possibili effetti di un default controllato sul mercato europeo del credito, servir rafforzare i meccanismi comunitari di gestione dellattuale fase economica. Primo: la Germania farebbe bene ad accettare un rafforzamento del Fondo salva stati, o con ulteriori risorse o consentendo allo stesso di fornire garanzie collaterali sui debiti sovrani. Secondo: Berlino comprenda che una Bce meno avara e pi fantasiosa sarebbe lunica Banca centrale veramente utile.

Cos la guerriglia editoriale inglese sta incastrando Cameron


Londra. Siamo senza soldi, assediati dagli anarchici, sviliti dagli scandali, storditi dallipocrisia della classe politica: volete lasciarci stare? Paul Dacre, direttore del tabloid britannico Daily Mail, ha tenuto la settimana scorsa un discorso appassionato in difesa dei giornali, davanti alla commissione Leveson, istituita dal governo per dare una regolata letteralmente alla stampa inglese. Lorigine di tutto naturalmente lo scandalo delle intercettazioni illegali fatte dal gruppo Murdoch, ma ormai il punto non pi quello: i media inglesi stanno vivendo la loro primavera, e nulla sar pi come prima. Il gruppo di Rupert Murdoch ha subto contraccolpi economici non da poco, alla corazzata murdochiana venuto a mancare il tabloid News of the World, ma tutti, i lettori soprattutto, se ne sono fatti presto una ragione. Se lattacco frontale portato avanti dal Guardian (e strumentalizzato alla grande dalla politica, laburisti e liberaldemocratici soprattutto, i secondi senza le code di paglia dei primi) non ha avuto troppo successo, restano ancora in gioco gli altri campi di battaglia: la regolamentazione della stampa e un senso di fastidio crescente nei confronti del premier, David Cameron. Il direttore del Mail Dacre considerato un kingmaker della politica britannica, non allaltezza del Murdoch che fu, ma comunque con un potere di endorsement che pu sollevare o annientare carriere ha spiegato: lo scandalo c stato, ci ha coinvolti tutti, i reati vanno perseguiti e le intercettazioni illegali devono terminare, ma badiamo alle proporzioni degli eventi. Le citt inglesi non sono state assaltate. Nessuno morto. Le banche non sono collassate a causa di News of the World. I politici hanno continuato a rubare dai cittadini che li pagano per essere rappresentati. Il paese non entrato in guerra. Eppure stata istituita una commissione dinchiesta con poteri pi ampi rispetto a quelli dati alla commissione che indaga sullIraq; una commissione peraltro con dentro persone che, mi perdonino quelli invece competenti, non hanno la bench minima idea di come funzioni il mercato della stampa. E Dacre poi spiega che i giornali sono sempre meno ricchi, fanno fatica a verificare le notizie, sono assediati da politici che prima si inginocchiavano davanti a Murdoch e ora vogliono rifarsi una credibilit, e comunque hanno gi molte pi regole di quelle che avevano ventanni fa. E in queste condizioni volete pi regole, quando sempre pi informazione che la gente vuole leggere proviene da una rete internet completamente deregolamentata e indubbiamente anarchica? Dacre non ci sta: la stampa va difesa, non regolamentata (a chi chiede di introdurre licenze per i giornalisti e monitoraggi da parte delle autorit, il direttore del Mail ricorda la corporazione introdotta in Italia da Mussolini, e dice: Emigrauna carriera pluripremiata, e c la volta che in platea in attesa di un premio e deve assentarsi per andare alla toilette. Quando torna e sente parlare di tuttaltro, nota di trovarsi a una seduta del Consiglio dEuropa. La vita che scorre quella di un misantropo e misogino. Con la sincerit di un fanciullo e la rudezza di un adulto senza speranza confida a Karl che prenderebbe subito una moglie ma dovrebbe essere una specie di serva, come era la consorte del nonno, che puliva i pavimenti, andava negli uffici, scriveva belle lettere, ne tollerava i silenzi senza fine e ci aveva fatto tre figli. No, una moglie per lui non pu esistere. Nonostante i viaggi per andare a ritirare il profluvio dei premi, assistere alla messa in scena dei testi teatrali, i viaggi principali sono quelli tra casa sua e quella del segretario amico, e landirivieni allufficio postale a dettare telegrammi a editori e a direttori di teatro. Ecco la dettatura di un lunghissimo telegramma in un ufficio postale: non effettuabile a causa della lunghezza. Lo scrittore e il factotum partono come per un viaggio e vanno alla posta centrale di Salisburgo. L, limpiegata gentilissima e ammirata. Conosce lo scrittore, dice che in vita sua non ha mai visto un telegramma cos lungo e che probabilmente nella storia dei telegrammi un telegramma cos lungo non mai esistito. Potenza di un grande scrittore. te in Zimbabwe). Stephen Glover sullIndependent definisce questo discorso il primo e pi fiero da parte di un personaggio di spicco in difesa della stampa (Glover anche columnist del Mail). Ma non cos semplice: Dacre vuole libert di manovra, come tutti i direttori che competono su un mercato cos duro com quello dei tabloid (e dei non tabloid) inglesi. Per imporsi ha iniziato a mettere in discussione il suo appoggio al governo: nulla pu scuotere il governo pi di questo. Cos lo scandalo delle intercettazioni illegali non ha scatenato una guerra a Murdoch, ma una guerra a Cameron: basta vedere il trattamento (tremendo, neanche i giornali dellopposizione sono riusciti a far tanto) riservato negli ultimi giorni, mentre decideva le sorti del suo ministro della Difesa Liam Fox, da quelli che erano i giornali amici: il Telegraph, il Sun, il Times, e naturalmente il Mail. Oggi su www.ilfoglio.it i commenti audio di Crippa e Amicone sul discorso di Bagnasco, il video dellElefantino che muove i primi passi a Repubblica Tv, le immagini della demolizione del complesso di Bab al Aziziya a Tripoli.

Padre Tentorio ucciso in silenzio


Lodio anticristiano ormai endemico ed una vergogna per tutti

adre Fausto Tentorio stato assassinato a colpi di pistola subito dopo aver celebrato la messa nella sua parrocchia di Arakan, nel sud delle Filippine. Era gi sfuggito a un attentato alcuni anni fa, e non lunico missionario in quei luoghi vittima del fanatismo e della violenza. Altri due pastori erano stati uccisi negli anni passati nellisola di Mindanao, mentre altri due sono stati rapiti. Padre Tentorio esercitava il suo ministero di missionario nelle Filippine da trentanni, era quindi perfettamente integrato nella comunit. Il dolore per questa ennesima mattanza dovrebbe aiutare tutti, anche chi non credente, ad aprire gli occhi su un accanimento anticristiano che sta assumendo caratteri endemici in Asia come in Africa, e al quale non si danno risposte efficaci da parte delle autorit locali n la giusta at-

tenzione a livello internazionale. Non si sa ancora a quale gruppo di banditi appartengano gli assassini di padre Tentorio e forse, com accaduto in casi precedenti, non lo si sapr mai. Lodio verso il missionario non ha bisogno neppure di essere rivendicato. Non stato ucciso perch era straniero, anche perch dopo trentanni di convivenza con i filippini era considerato, giustamente, uno di loro. E stato ucciso perch cristiano. La chiesa conosce il martirio fin dalle sue origini, ha la capacit di sublimare il sacrificio in testimonianza, ma non pu rassegnarsi alla diffusione dellodio e alla persecuzione sistematica. Per i laici si tratta di un delitto ignobile, che con ogni probabilit rester impunito, una vergogna per un mondo che proclama diritti universali delluomo e non in grado di proteggere chi li fa vivere.

er gli appassionati dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, (1931-1989) per i semplici curiosi di che sia da vicino un anno di un uomo che per lavorare scrive, e scrive grandi testi, c Un anno con Thomas Bernhard, lancora del mediterraneo. Il diario del 1972, scritto da qualcuno che non scrittore, ma il segretario personale, quasi amico di Bernhard: Karl Hennetmair, da lui conosciuto nel 1965 in qualit di agente immobiliare. Lesistenza dellautore asserragliata in una campagna austriaca, senza Internet, ancora con le poste, scassando i tasti delle macchine da scrivere. A Bernhard serve un filtro per i curiosi e ammiratori, uno che medi con gli editori, stemperi la solitudine, beva con lui un bicchiere di vino, a volte nella famiglia del segretario. Non c la trama, i giorni si inanellano, ma nel descrivere i tic di un uomo solitario, la scrittura si affaccia sulla soglia dellumorismo. Quando a Thomas si rompe il televisore, a cui dopo mezzora svanisce limmagine, il timore che una volta portato ad aggiustare, lapparecchio venga acceso e funzioni per mezzora: e allora a che pro portarlo ad aggiustare? I tecnici diranno che lo scrittore un cretino, il televisore funziona e poi lo faranno anche pagare. A quarantuno anni, Bernhard viene trattato da artigiani e negozianti come un incapace, tutti cercano di raggirarlo: destino di artista, la collisione

LIBRI
Karl Ignaz Hennetmair UN ANNO CON THOMAS BERNHARD lancora del mediterraneo, 429 pp., 25 euro con gli adulti. Karl, factotum e amico, restio ad assumersi le responsabilit del caso, ma non resiste e rimane avviluppato nelle ritrosie dello scrittore che non ritira i premi letterari, ma poi si presentano gli scatti del carattere, lira, quando i riconoscimenti non arrivano; o quando i presidenti dei premi sono protagonisti di sgarbi involontari nei suoi confronti, come il ministro che saluta le varie personalit e non lui, il vincitore del premio, perch era seduto in sesta fila e nessuno lo conosceva. Quando Bernhard riceve il premio Grimme per la sceneggiatura di un film, commenta stizzito che non vuole simili premi perch dopo gli sceneggiatori parleranno di lui come un collega. Poi, confida con amarezza Bernhard al segretario, presto non potr pi ricevere tutti quei premi perch suscitano invidia e alla fine perderebbe gli amici rimasti. Bernhard ama raccontare gli aneddoti di

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ANNO XVI NUMERO 245 - PAG 4

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 18 OTTOBRE 2011

La Giornata Mussolini al Financial Times. Uno due tre cento mille baci
* * * In Italia
MARONI ANNUNCIA: ORA LEGGI PIU DURE CONTRO I VIOLENTI. Il ministro dellInterno, Roberto Maroni, che oggi riferir in Senato in merito agli scontri di sabato a Roma, ha detto: Per una volta sono daccordo con lonorevole Antonio Di Pietro: servono nuove norme che possano consentire alle forze dellordine di prevenire pi efficacemente le violenze, cio una legge Reale bis. Il leader dellIdv ha auspicato arresti e fermi obbligatori e riti direttissimi con pene esemplari. Polizia e carabinieri stanno compiendo perquisizioni negli ambienti anarco-insurrezionalisti (sei fermi a Firenze). La Francia chiuder la frontiera con lItalia dal 24 ottobre in vista del G20 di Cannes. Rischiano fino a 15 anni di reclusione i 12 manifestanti arrestati sabato a Roma. La procura ha chiesto al gip la convalida delle misure e la custodia in carcere. La questura vieta il corteo Fiom previsto venerd a Roma, per motivi di sicurezza. Sar messa a disposizione una piazza. Centrodestra in vantaggio in Molise. I primi parziali danno in testa il governatore uscente Michele Iorio (Pdl). I pm rinunciano allarresto di Penati. Secondo la procura di Monza: Non sussistono pi le esigenze cautelari. Chiusa lindagine fiorentina su Verdini, DellUtri e altre 55 persone, relativa al filone dellinchiesta sul G8 sulla gestione del Credito Cooperativo Fiorentino. Chiesta copia della sentenza Mondadori dal ministero della Giustizia alla Corte dappello di Milano, dopo lesposto presentato da Marina Berlusconi. Borsa di Milano. FtseMib -2,3 per cento. Leuro chiude in ribasso a 1,38 sul dollaro. Al direttore - Il partito di Romano ora si chiama PT, poste e telegrafi. Perch spediscono dei pizzini? Maurizio Crippa Al direttore - C un poema sinfonico che verrebbe voglia far ascoltare ai black bloc arrestati, modello Arancia Meccanica, mettendo al posto di Ludovico Van il nostro grandissimo Ottorino Respighi: Feste Romane, con particolare accento sui due movimenti centrali Giubileo e LOttobrata. In sottofondo, per giunta, una voce potrebbe continuamente ripetere le parole di Prospero nella Tempesta shakespeariana: Una musica solenne, la migliore confortatrice di una sconvolta immaginazione, possa guarire il tuo cervello, ora inutile tumore entro il tuo cranio. Alberto Bergamaschi Al direttore - Repubblica on line ospita il blog di Piergiorgio Odifreddi, il formoso matematico che assegna ai black bloc la palma di aver finalmente fatto qualcosa di buono per lItalia e alla statua della Madonna triturata per strada il ben gli sta. Solo nel sud del mondo qualcuno poteva pensare, e addirittura dire, che rompere un pezzo di gesso senza nessun valore potesse costituire unoffesa alla sensibilit di qualcuno. Ora mi pare che Odifreddi abbia sostenuto che cristiano sia etimo di cretino. Mai letto un battezzato cos etimologicamente corretto. Luigi Amicone Al direttore - Venerd 14, giorno del fatidico voto di fiducia al Cav., il mitico Ft, il cui motto Without fear and Without favour (inteso come pregiudizio) incornicia la colonna degli editoriali, titolava solennemente che Il Cavaliere deve finalmente smontare da cavallo. Il contenuto del pezzo il solito elegante frullato di luoghi comuni su Berlusconi, il conflitto di interessi, le difficolt fiscali legate al momento, la necessit di mandarlo a casa per il nostro bene e quello europeo. Unica novit che ho trovato in questa severa analisi la definizione del Cav.: Un plutocrate sic! che si dato alla politica. Per piacere, quando incontra il corrispondente del quotidiano, pu spiegargli che la scelta della parola plutocrate fa venire i brividi (creeps)? Margherita Boniver La traduciamo in inglese per servire la verit ai colleghi della City di Londra. Il nome Mussolini non menzionato se non implicitamente a proposito del plutocrate, ma nome proprio italiano, di Predappio. Sir - In Friday 14th October, fateful day of the confidence vote in Parliament for the government headed by il Cavaliere, the mighty Financial Times, whose resounding motto Without fear and without favour is emblazoned on the masthead above the days editorials, solemnly proclaimed that it was at last time that il Cavaliere dismounted from his charger. The article itself was the usual well shaken cocktail of clichs about Berlusconi, his conflict of interests, the nations current severe financial difficulties, and the need to send him packing both for our own good and for the good of the European Union, etc etc. The one fresh ingredient contained in this dour and critical analysis was the definition of him as a plutocrat (sic!) who went into politics. Would you mind awfully, the next time you bump into the Rome correspondent of the Ft, that using the term plutocrat really and I mean really gives us Italians the creeps? Yours Margherita Boniver Al direttore - A Mario Draghi: vi sono occasioni in cui indispensabile parlare; altre, come sabato scorso, in cui sarebbe stato meglio stare zitti. Giuliano Cazzola Al direttore - A un certo punto della bella intervista di Buttafuoco a Ciarrapico sul Foglio di sabato il Ciarra dice: Fanno solo quello ormai i suoi nemici (di Berlusconi); lo guardano mentre va a donne. Ma chi se ne frega. Lui sereno, lieto, ilare, ha solo bisogno di un filtro. Magico?! Giorgio Guazzaloca Al direttore - Ho sentito parlare di partito serio (ah la canzone di Rino Gaetano!) che dovrebbe liberarsi o cacciare i Radicali. Non sono daccordo. E questo, nonostante la ricerca di visibilit dei miei amici e colleghi e compagni del Pr possa far saltare i nervi (come accaduto dalle parti della Camera e pure nellaccoglienza riservata a Pannella alla manifestazione degli indignati). Tuttavia, dietro a questa discussione io ne riconosco unaltra. Il rispetto per il Parlamento. Soprattutto in un momento in cui la sua fragilit evidente. Per me lassenza dallAula stato un messaggio simbolico insufficiente. Non coinvolgeva, non spostava pezzi di opinione pubblica. Dunque, ci vuole qualcosa di pi per diventare maggioranza dentro e fuori dallAula. Allora, non resta che legarsi allo scranno? Franca Chiaromonte Un bacio. Al direttore - Se Rosy Bindi definisce stronzi i deputati radicali, colpevoli di non aver aderito a una operazione di tattica parlamentare, perch meravigliarsi di qualcuno che dice stronzo a Pannella in piazza e ci aggiunge uno sputo e uno spintone? I politici insegnano, i militanti seguono. Per fortuna sempre di meno. Ritanna Armeni Due baci. Al direttore - Sui mille euretti non sputiamo, e tantomeno sullinvito a cena. Tieni conto che qui a Radio Radicale siamo almeno una cinquantina, vedi tu di trovare una adeguata sala banchetti. Poich un po stronzi siamo anche noi, aggiungiamo che con i mille euretti non compreremo bottigliette dacqua da depositare sul sagrato del Duomo. Magari li useremo per informare ancora meglio su temi dei quali con te e con il Foglio discutiamo da qualche lustro. Fine vita e Cav. compresi. Ma sicuramente lo sai, e per questo ringraziamo commossi e non la facciamo lunga. Ps: in sciopero della fame, da pi di un mese, c Pannella, con Rita Bernardini e Irene Testa. Almeno sul primo siamo pronti a giurare che digiunando si unir volentieri, se potr. Paolo Martini, direttore di Radio Radicale Tre baci. E a presto.

La Giornata
* * * Nel mondo
UN MISSIONARIO ITALIANO E STATO UCCISO NELLE FILIPPINE. Don Fausto Tentorio, missionario del Pime, stato freddato davanti al suo convento, nellisola di Mindanao, da un sicario in motocicletta. Il 59enne lecchese, colpito alla testa, al petto e a un fianco, morto sul colpo. Per larcivescovo di Milano, Angelo Scola, stato un delitto orribile. Muhammad Ameen, presidente dei ribelli del Moro islamic liberation front, ha detto che lagguato un segno del decadimento morale del paese. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha chiesto al governo di Manila di estendere la scorta a tutti i missionari in loco. Editoriale a pagina tre Le truppe keniote sono entrate in Somalia, dopo una serie di rapimenti messi a segno dai guerriglieri di al Shabaab. Il ministro degli Esteri del Kenya, Moses Masika Wetangula, ha detto che i soldati puntano ai jihadisti somali, nel sud del paese. Liliane Bettencourt messa sotto tutela. Il tribunale di Courbevoie ha interdetto lereditiera dellOreal, perch affetta da demenza e morbo di Alzheimer. La nipote JeanVictor Meyers si occuper di lei, la figlia e due nipoti del patrimonio. Il Cnt dice di aver conquistato Bani Walid, citt libica ancora nelle mani dei miliziani di Muammar Gheddafi. Un comandante dei ribelli, Seif al Lasi, dice che la citt totalmente liberata. (Articolo a pagina tre) La televisione siriana al Arrai ha confermato che Khamis Gheddafi, ultimogenito del rais libico, stato ucciso a Tarhouna, a sud di Tripoli, il 29 agosto scorso. Riprendono i lavori per i negoziati tra israeliani e palestinesi. Il 23 ottobre le autorit dei due paesi si incontreranno a Gerusalemme con gli inviati del Quartetto per decidere il calendario dei colloqui.

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Alta Societ
Il tout Milan oggi alla mostra fotografica sullIndia di Andrea Micheli, figlio di Francesco. Pap ha chiamato illustri amici e amiche per il vernissage del pomeriggio alla Fondazione Forma. C da scommettere che non mancher nessuno.

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Come arrivare al 2013. Il Cav. sommerso da intrighi e dossier aperti


Roma. Lalternativa rimane fra la tenuta di questo governo e le elezioni, dice Fabrizio Cicchitto dopo aver letto lintervista contundente che Beppe Pisanu ha rilasciato ieri al Corriere della Sera e che il quotidiano di via Solferino ha titolato cos: Questo governo non pu durare. Rispondendo a Pisanu, il capogruppo del Pdl alla Camera ieri ha anche parlato di riforma della legge elettorale e ha proiettato al 2013 lorizzonte senza alternative, sostiene Cicchitto di questa legislatura. In una giornata politica di nuovo travolta dalle intercettazioni tra Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, e resa ancora pi cupa dallangosciata attesa di nuove trascrizioni di conversazioni contenute nei fascicoli della procura di Napoli che indaga su Luigi Bisignani, la cauta euforia per la fiducia conquistata a Montecitorio appena pochi giorni fa nel centrodestra si gi esaurita e ritornano prepotenti i timori e dunque i piani strategici (di solito destinati a vita breve). Queste le linee guida: vanno contenute le spinte centrifughe sulle quali lucrano i Pisanu e gli Scajola (ma non solo), ed anche necessario assestare un paio di colpi duri allunico avversario pericoloso percepito sulla scena: Pier Ferdinando Casini. Silenzio su Gianfranco Fini sempre meno terza carica dello stato e sempre pi leader di partito, ironia sul Pd e i suoi alleati di Vasto (Antonio Di Pietro e Nichi Vendola), massima attenzione al Quirinale sottoposto alle pressioni della grande stampa (Repubblica). Per quanto riguarda lattivit legislativa e di governo, la regia di Palazzo Chigi gradirebbe maggiore reattivit e dinamismo. Ma la cosa pi complicata, e gli auspici non sono correttamente registrati sulla reale capacit delle forze in campo. La legge sulle intercettazioni pare destinata a rientrare dalla finestra (ancora) ma tra quindici giorni (e la politica degli annunci su questo tema non ha portato granch fortuna n consensi); il decreto sullo sviluppo resta invece l dov, cio incompleto (ne esiste un numero imprecisato di versioni) sulla scrivania del ministro Paolo Romani che se lo litiga con un Giulio Tremonti ancora nelle grazie di Umberto Bossi; infine la prescrizione breve imbarca acqua in commissione al Senato, mezza affondata dallostruzionismo dellIdv (anche se il Pdl conta di poterla portare in Aula). La minaccia delle elezioni anticipate viene agitata dai dirigenti berlusconiani per spaventare, e dunque ricompattare, il gruppo del Pdl attraversato da un intenso ed eterogeneo tramestio. Ci sono poche cose che i parlamentari temono pi delle elezioni anticipate, specie in un contesto in cui un gran numero di eletti non sarebbe garantito sia al Senato (nellordine di una quarantina di senatori) sia alla Camera. Parlare di elezioni anticipate, dal punto di vista del Pdl e della Lega, non si spiega in altro modo se non come un ammonimento rivolto ai Claudio Scajola, ma soprattutto ai tanti peones agitati del Parlamento, quegli stessi che in un attimo di disperazione potrebbero persino prestare orecchio alle singolari proposte di Santo Versace, che ha abbandonato il gruppo del Pdl e da qualche giorno cerca colleghi disposti a costituire un gruppo parlamentare con lui. Pi attenzione viene prestata a Pier Ferdinando Casini. Lipotesi di una riforma della legge elettorale viene sbandierata dai dirigenti del Pdl con sapienza tattica, e con un po di sadismo, affinch il leader dellUdc intenda e si pieghi a pi miti consigli (ammesso che la tattica funzioni sul serio, cosa che per la verit non sembra). A Palazzo Grazioli si sono convinti che il capo dellUdc aspetti solo la crisi di governo per tornare alle urne con questa legge elettorale, che gli consentirebbe di essere determinante nel nuovo Parlamento: di fatto il rischio che non vinca nessuno. Ma il problema del Pdl che non riesce proprio ad agganciarlo, Casini, il quale della minaccia di una riforma della legge elettorale (a lui sfavorevole) non sembra curarsi troppo. Per rendere la minaccia verosimile il centrodestra dovrebbe imprimere una vigorosa accelerazione delliter parlamentare. Il problema, tuttavia, che Lega e Pdl non hanno gli stessi progetti in mente. Salvatore Merlo twitter @SalvatoreMerlo

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INNAMORATO FISSO
di Maurizio Milani

IL RIEMPITIVO
di Pietrangelo Buttafuoco
Secondo un sondaggio di Renato Mannheimer, un italiano su quattro vuole un Governo istituzionale, il 43 per cento vuole il voto anticipato e solo il 17 per cento, invece, desidera che resti lattuale premier, ovvero, il Cavaliere. Il dato pi interessante certamente quello sul governo istituzionale. In un certo senso lo aveva auspicato Alberto Asor Rosa sperando che si muovessero i carabinieri e istituzionale, in senso lato, pur sempre un qualcosa che ricorda il golpe. Perfino democratico. A meno che Berlusconi non instauri una dittatura. Con tante belle prefettesse. E le podestesse. E le gerarchesse. E sarebbe tutto un saltare nel cerchio di fuoco. Scavalcando la foresta di baionette o, magari, di tacchi a spillo. Che fa listesso.

Come ragazzo mi sono buttato nella ristorazione abusiva. Fisso a Milano (visto anche un certo clima permissivo del comune), in mezzo a un parco. Bombola di gas e griglia, faccio sia carne che pesce (anche bollito). La provenienza della carne dalla macellazione abusiva di mio zio; il pesce non so, me lo vende uno mascherato, me lo consegna tutte le mattine al casello di Agrate (A4). La frutta, rigorosamente ogm, la rubo direttamente io (vado una volta alla settimana in un magazzino nel bresciano e faccio razzia). I funghi e le rane provengono dalloasi protetta del parco Adda sud. Gli ortaggi me li d un nomade. Il resto lo compro. Chiaramente non ho partita Iva, non sono iscritto agli ambulanti, non ho il permesso dellufficio Igiene. Per questo motivo somministro anche alcolici e superalcolici. Bevo anchio insieme ai miei clienti. Tanti sono drogati, altri solo pederasti. Lavoro molto bene, il comune di Milano tollera: C di peggio, sono ben altre le cose da perseguire: i grandi speculatori finanziari, i grandi sfruttatori e trafficanti internazionali. Questo lo dicono gli attuali amministratori comunali ai cittadini barricati in casa che si lamentano chiamando le televisioni locali. Cittadini: Basta! Vergogna! E ora di finirla!. Esponenti della giunta: Calma, adesso vediamo. Intanto che loro vedono io vado avanti a far da mangiare. Chiaramente tasse non ne pago. La prossima elezione voto ancora per confermare lattuale sindaco. Non per egoismo, ma perch credo nel progetto. Firmato: un cittadino contentissimo.

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La comunicazione ansiogena sulla crisi pu minare anche le basi della democrazia

i sono indizi che in America ed Europa lumore prevalente nella societ stia passando da ottimista a pessimista per la prima volta dagli anni 50. Gli indicatori
SCENARI - DI CARLO PELANDA

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Tanti lettori mi scrivono: A che et vanno in pensione i nomadi?. Essendo nomade rispondo con precisione. Noi nomadi andiamo in pensione a 59 anni esatti. Questo in funzione dei vari contributi (bollini Inps) che i comuni in cui siamo stati accampati ci versano. A volte let della pensione slitta (in avanti o in dietro). Questo perch tanti comuni, per sbolognarci il prima possibile dal loro territorio, ci versano bollini doppi. Io per esempio sto verificando allInps la mia situazione: su 250 comuni in cui come nomade mi sono accampato, ben 80 non mi hanno versato i bollini per la pensione. A questo punto faccio causa. C per un comune che oggi si fa carico di ci: a tutti i nomadi come me, che gli mancano le marchette per la pensione, dice: Amici nomadi, venite a metter gi tende e tendoni nel nostro comune e vi paghiamo tutti i contributi che vi mancano. Il nome del comune non lo dico, altrimenti arrivano tutti e va in bancarotta. Anche i cittadini poi tendono a diventare nomadi fissi. Unaltra domanda dei lettori : Quando vanno in pensione i domatori di circo?. Rispondo volentieri: i trentuno domatori di circo ancora in attivit vanno in pensione a 75 anni, oppure devono avere maturato 26.000 numeri a far saltare i leoni e 23.000 numeri a far alzare la zampa agli elefanti. Per le tigri non esiste numero. Altra domanda: A che et vanno in pensione i domatori nomadi?. Risposta: le due pensioni non sono cumulabili. Altra domanda: A che et vanno in pensione i tecnici del comune di Milano che misurano le polveri sottili?. Rispondo subito: essendo una misurazione che fanno da poco, i tecnici assunti hanno tutti venticinque anni esatti. Andranno in pensione quando ci andr Britney Spears (ottantanni circa).

tradizionali del sentimento sono compatibili con lo scenario di ripresa lenta: incertezza a breve combinata con moderato ottimismo di prospettiva, ma pi uno stato di attesa che una convinzione. Ora lo stato di attesa sta orientandosi pi verso il pessimismo. Finora, nel complesso delle democrazie, le recessioni sono state brevi, le espansioni lunghe, e il loro bilancio combinato positivo. Ma la via della ripresa do-

po il 2008 si sta facendo troppo lunga. Non solo. La continua comunicazione ansiogena da parte della politica della priorit del rigore sullo sviluppo, in Europa, e dello stato di emergenza irrisolvibile in America, con la complicazione delleffetto simbolico del dollaro basso e della ritirata dellImpero dal mondo, sono fattori che spostano gli umori verso il pessimismo. La societ del capitalismo democratico pu resistere a tutto se la profezia resta ottimista. Ma se diviene pessimista, la configurazione di queste societ metastabili pu fluttuare in brevissimo tempo verso tendenze degenerative. Non ci sono esempi storici recenti in materia, ma quelli del-

lArgentina alla fine degli anni 40 e della Germania nel 1933 fanno ipotizzare che la crisi di fiducia favorisca la domanda di salvazioni autoritarie/populiste. La recente svolta nazionalista nellUngheria, da tempo stagnante, un segnale in tale direzione. Il formarsi di movimenti indignati indica lemergere di un linguaggio che trasforma il pessimismo silente in attivismo demonizzante. Irrazionale, ma efficace per calmierare lansia negli individui e permettere loro di preservare la dignit nel fallimento personale: colpa delle banche. Tale linguaggio, di destra o sinistra che sia, prepara la domanda per offerte politiche di salvazione populista/autoritaria. E an-

cora fenomeno minimo, ma la platea dei pessimisti propensi a parteciparvi in ampliamento. Con quali azioni contenerlo? Certo non quelle finora tentate dalla politica. Probabilmente dovranno essere segnali di sterilizzazione (non inflazionistica) del debito affinch questo non pesi sul rilancio della speranza del capitalismo di massa. Unopzione sarebbe quella di impacchettare tutti i debiti delle democrazie in un contenitore unico garantito dai patrimoni statali, cos decomprimendo i bilanci pubblici. Esagerazione, ma d lidea della direzione: mettere in priorit il governo della profezia con azioni forti, altrimenti perderemo le democrazie.

Al Cairo va a monte il matrimonio di convenienza tra Hamas e lIran


(segue dalla prima pagina)

I paesi ospiti saranno la Siria, la Turchia e il Qatar ormai il regno del Golfo una star onnipresente nei negoziati complessi. Hamas al Cairo sarebbe un ritorno alla culla, perch Hamas costola della Fratellanza musulmana, e infatti anche i Fratelli hanno preso parte a questi negoziati, a suggellare alleanza e unione di intenti. Furono i Fratelli a creare quella rete di centri di assistenza, mense e scuole che nel 1987, anno della fondazione di Hamas, spalancarono le porte tra i palestinesi al gruppo armato contro i rivali del partito Fatah. Quando gli uomini di Meshaal presero pos-

sesso armi in pugno della Striscia nel 2007 si trattato per la Fratellanza della conquista fisica di un territorio, per la seconda volta. La prima era arrivata con Omar Bashir in Sudan nel 1989. Il trasloco egiziano sembra un effetto laterale dello scambio Shalit, ma una scossa di terremoto. La strana alleanza di Hamas movimento ferocemente sunnita con lasse formato da Iran e Siria un regime sciita e uno alawita era sempre sembrata un matrimonio di convenienza che sarebbe durato fino a quando fosse durato il nemico comune, Israele. Si sta invece dissolvendo davanti alle rivolte nel mondo

arabo, che prima in Egitto hanno azzerato il blocco anti Fratellanza musulmana costituito dal presidente Hosni Mubarak e dal suo capo dei servizi, Omar Suleiman, e poi, e soprattutto, hanno spinto Hamas contro il regime di Damasco. In Siria appartenere alla Fratellanza musulmana reato da pena di morte secondo la legge demergenza 43, Hamas era tollerata soltanto per realpolitik. Ma da quando scoppiata la rivolta della maggioranza sunnita contro la minoranza alawita, limbarazzo cresciuto fino a diventare intollerabile. Il gruppo si sforza di fare buon viso davanti al massacro dei correligionari e impedisce agli abitanti

della Striscia di manifestare in solidariet ai profughi bombardati nel porto siriano di Latakia, ma non basta. Damasco accusa i palestinesi di aiutare i ribelli e lIran ha sospeso i preziosi finanziamenti perch Hamas non esprime il suo sostegno al regime siriano. Il risultato che 40 mila dipendenti della macchina amministrativa di Gaza sono rimasti senza stipendio per due mesi. E questa condizione di debolezza che spinge Meshaal alla trattativa con il primo ministro Netanyahu, che nel 1997 diede al Mossad lordine di ucciderlo e per poco non ci riusc. Daniele Raineri

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Nessun pentimento nelle donne che Israele libera per riavere Shalit
(segue dalla prima pagina)

Il giornale egiziano al Akhbar loda cos le donne terroriste rilasciate da Israele: Hanno strappato via la classificazione di genere dai loro certificati di nascita. Ahlam Tamimi faceva la giornalista a Ramallah. Prima ha fallito nel cercare di piazzare un ordigno in un supermercato di Gerusalemme. Poi ha avuto successo trasportando la bomba e il kamikaze che alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme ha ucciso quindici persone. Usava le proprie credenziali giornalistiche per superare i controlli pi stretti. Non mi pento di quel che ho fatto, anzi lo rifarei, ha detto Tamimi in una ra-

ra intervista. Non riconosco Israele, questa terra islamica. Davanti a Barbara Victor, autrice del libro Shahidas, Tamimi ha rivendicato luccisione dei bambini: Non mi pento per i bambini uccisi, dovrebbero tornare in Polonia o Russia. Lo scorso marzo lAutorit palestinese lha premiata come eroica prigioniera. Sar rilasciata Kahira Saadi, madre di quattro figli, responsabile di un attentato in cui sono morti quattro israeliani, fu scelta per il suo aspetto occidentale. Uccise Zipi Shemesh, incinta di due gemelli, e suo marito Gad. A domanda se si sia mai pentita, Kahira ha risposto: No, siamo in guer-

ra. Lasci dei fiori al kamikaze prima di salutarlo. Esce dal carcere Wafa al Biss, voleva diventare martire fin da piccola: Credo nella morte, volevo uccidere cinquanta ebrei perch una donna musulmana, da martire, diventa la regina delle 72 vergini. Wafa cerc di farsi saltare in aria in un ospedale con nove chili di esplosivo fra le gambe. A domanda se fosse pronta a uccidere anche dei bambini ebrei, la donna ha risposto: S, tutti, neonati e bambini. Imam Razawi venne arrestata con quattro chili di esplosivo. Al Saadi al Qahara madre di quattro figli e ha spedito un kamikaze in King George a Gerusalemme (tre mor-

ti). Daragmeh Ruma ha portato lattentatrice di Afula (tre morti). Sar liberata Mona Awana, anche lei giornalista, che con Internet ha attratto il sedicenne israeliano Ofir Rahum. Sar spedita a Gaza, dove, si dice, Hamas pronto a usarla come propagandista. La sua vittima, Ofir, trov sul computer un messaggio di Mona. Senza dirlo a nessuno, Ofir si mise i vestiti migliori e prese il primo autobus. Mona lo venne a prendere a Gerusalemme. A Ramallah, dove il ragazzino neppure si accorse di essere entrato, Mona e compagni dopo averlo ucciso legarono il corpo al cofano di unauto. Giulio Meotti

ANNO XVI NUMERO 245 - PAG I

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 18 OTTOBRE 2011

CONTRO GLI INCUBI DEI DECLINISTI


Non solo declino
Perch difficile registrare il vero sviluppo del quarto capitalismo. Le misurate analisi di Mediobanca
Quelli che seguono sono stralci della relazione presentata sabato scorso da Fulvio Coltorti alla 52esima Riunione annuale della Societ italiana degli economisti.

Quanti inganni nei lamenti apocalittici sui tagli alla spesa pubblica
DAGLI INDIGNADOS AI MINISTRI, ECCO CHI PROTESTA SOLO PERCH GLI INCREMENTI PREVISTI SONO MENO PINGUI DELLE ATTESE
Roma. Gli ultimi a protestare sono i poliziotti. Indignati siamo noi, gridano, e non solo perch sono al fronte contro autonomi, antagonisti, black bloc. Ma perch debbono anche tirare la cinghia. Se la cavano meglio le mezze maniche che siedono davanti alle scartoffie dei ministeri: hanno salvato infatti i buoni pasto, simbolica incarnazione della lotta di classe nel Secondo millennio. Tagli, tagli, apocalisse della spesa pubblica: Macelleria sociale, rigore a senso unico, manovra recessiva. La battaglia contro la riduzione della spesa pubblica accomuna ministri e sindaci, governatori e consiglieri provinciali, sindacati e precari, in un abbraccio trasversale: perch non c opposizione o maggioranza che tenga, dividere la torta larte della politica nellera post ideologica. Ma davvero le cose stanno cos? Oppure siamo di nuovo davanti a una commedia allitaliana, anzi a una farsa? Ogni legge finanziaria dalla sua istituzione, nel 1978, a oggi, ha annunciato tagli alla spesa pubblica eppure il debito balzato dal 63 al 120 per cento. La crisi del 2008 ha dato lultima spinta allins, per la scalata resta impressionante. Dal 1991 il trattato di Maastricht avrebbe dovuto imporre una fiera disciplina di bilancio, eppure la spesa pubblica passata dai 373 miliardi di euro del 1990 agli 800 miliardi di euro del 2010, rimanendo attestata a oltre met del prodotto lordo. Nel frattempo, la pressione fiscale salita di sei punti di pil (dal 38 del 1990 a quasi il 44 per cento del 2010) e il totale delle entrate pubbliche aumentato di oltre cinque punti (dal 41,8 del 1990 allattuale 47 per cento). Il debito pubblico che allora era il 90 per cento del pil, quasi triplicato: da 663 miliardi di euro a 1.911 miliardi ed oggi il terzo al mondo. Da almeno tre decadi, i ministri del Tesoro, tutti nessuno escluso, mettono mano alle forbici. Qualcuno ha fatto ricorso allascia, qualcun altro avrebbe voluto la ghigliottina, ma la cura della lama una costante storica. E non servita a nulla. Un mistero che la stampa non racconta e la politica rende pi oscuro con tutto questo gridare al lupo al lupo. A leggere bene le cifre, per, una spiegazione si trova. La prima, pi facile: nonostante siano aumentate in modo costante, le entrate non sono riuscite a compensare le uscite. La seconda che la spesa pubblica non si mai ridotta davvero. Il segreto di questo paradosso sta nel meccanismo con il quale viene costruito il bilancio di riferimento. Si parte dallanno in corso, stabilendo come base la spesa erogata, di qui sabbozza una stima del fabbisogno per lanno successivo. Il Tesoro decide se compatibile con i criteri di Maastricht, tenendo conto della congiuntura; e mette mano ai ferri. Ma, attenzione, riduce i valori tendenziali, non quelli storici. In altre parole, ogni ministero avr sempre qualcosa in meno di quel che avrebbe voluto, ma qualcosa in pi di quel che ha gi speso. Ecco qualche esempio con le cifre attuali. Secondo il servizio bilancio del Senato, nel 2012 senza la manovra di luglio (quella di agosto ritocca un po, ma non cambia la sostanza) il totale delle spese sarebbe stato di 844 miliardi di euro lanno prossimo. Giulio Tremonti lha ridimensionato a 829 miliardi. Ma, spiegano ancora i tecnici di Palazzo Madama, nel 2010 sono stati spesi 809 miliardi, quindi lausterit del Tesoro lascia in realt a disposizione altri 13 miliardi rispetto allanno precedente. Troppo poco? Forse, ma comunque un segno pi, non meno. Per la prima volta, Tremonti introduce due varianti importanti rispetto a questo sistema perverso allorigine del debito pubblico italiano. La prima il blocco degli stipendi degli statali, fissando la retribuzione al 2010. Quindi, un taglio vero, non solo tendenziale. La seconda novit il tetto allacquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche, tuffando il bisturi in un pozzo nero praticamente incontrollabile. La riduzione va dal 3 per cento per lo stato centrale al 5 per cento per gli enti locali. E riapre la querelle sui tagli lineari o mirati. Ma il diavolo sannida anche qui nei dettagli. Le spese sono attribuibili per un quinto ai ministeri, il resto proviene dalle amministrazioni locali, particolarmente incontrollabili. Mentre le prime suscitano le ire del ministro dellAmbiente, Stefania Prestigiacomo, le altre portano in piazza le mamme che gridano contro la chiusura degli asili nido comunali o la riduzione dei posti letto negli ospedali. Ebbene, i consumi intermedi ammontavano a 137 miliardi che salgono a 144 nel tendenziale, cio il valore rispetto al quale si calcolano le riduzioni. Si tenga conto che nel 2004 erano stati erogati 113 miliardi. Di questi, 53 miliardi provenivano dagli acquisti nella sanit che oggi sono arrivati a 77 miliardi. Dunque, ancora segno pi, non meno. Ce n di grasso da raschiare, persino troppo. Ci sono i fondi perduti, alias trasferimenti in conto capitale che ammontano a 43 miliardi, 15 dei quali per le sole ferrovie. Ci sono le false pensioni di invalidit, i prepensionamenti che sono solo aiuti impropri a imprese fallite, e via via spalmando. Altro che rigore. Nessuno riesce a fermare la scalata inesorabile della spesa pubblica. Per inseguirla si aumentano le tasse, riducendo il reddito disponibile di chi le paga. Qui davvero sannida il rischio recessione, non nelleterna farsa dei tagli. Stefano Cingolani

Non solo austerity


Il caso Irlanda e la lezione per lEuropa: troppo rigore (senza sviluppo) non aiuta, dice il WSJ

insoddisfacente sviluppo negli anni dopo il 1999 non costituisce un aspetto specifico delleconomia italiana, ma appare in linea con quanto accaduto agli altri due maggiori paesi dellUnione monetaria. Sulla Germania uno dei pi ascoltati economisti cos si esprime: Il paese sembra essere stato abbandonato dalla fortuna e ora pare mancare dei mezzi per incoraggiarne il ritorno. Dal 1995 al 2005, lEuropa stato il continente con la crescita pi lenta nel mondo e, a fianco dellItalia, la Germania stato il paese che cresciuto meno in Europa (Sinn). Per la Francia il Rapporto Attali di tre anni fa ha tralasciato la sfortuna, richiamando espressamente il declino: Il declino relativo cominciato. In 40 anni la crescita delleconomia francese passata dal 5 all1,7 per cento lanno, mentre la crescita mondiale seguiva il cammino inverso. La nostra economia ha due principali punti di debolezza, unanimemente riconosciuti: una competitivit che diminuisce e linsufficienza della sua rete di medie imprese. Il problema della crescita si sposta dunque al livello superiore. Per lItalia, lanalisi spassionata delle statistiche mette in luce una deformazione delle nostre effettive performance nel contesto di una progressiva trasformazione della struttura che al declino delle grandi aziende affianca lemersione delle imprese del quarto capitalismo. Le vere specifiche difficolt di crescita risalgono in larga misura alla grande crisi del 2008 e alla pi lenta ripresa dei livelli produttivi originari. Almeno in parte, ci riconducibile ai processi di internazionalizzazione. Essi proseguono con delocalizzazioni importanti da parte delle grandi imprese e stanno ora interessando anche le medie, che tendono a soddisfare la domanda dei paesi emergenti attraverso insediamenti esteri. A tutto il giugno scorso i flussi esportativi avevano riguardato i livelli pre crisi, ma occorre considerare laumento delle importazioni di beni intermedi e dunque leffetto del saldo sfavorevole della bilancia commerciale. Esso limita la produzione interna (sostituita da quella offshore) comportando indebitamenti crescenti sui quali gravano oneri finanziari che si traducono in flussi verso lestero. Verosimilmente aumenteranno ancora i flussi di materiali intermedi importati, mentre rallenteranno le esportazioni a causa delle politiche di protezione doganale adottate dai paesi a maggiore tasso di sviluppo. Il procedere della globalizzazione sta imponendo una nuova selezione di mercati e prodotti; verosimile che lindustria italiana e i nostri sistemi locali, pur con dinamiche eterogenee, abbiano la capacit per farvi fronte.

Cos le statistiche truccano (ma in peggio) lo sviluppo italiano


IN UNA RICERCA DEL CAPO ECONOMISTA DEL TESORO, CODOGNO, TUTTI I DUBBI SUI DATI SU PRODUZIONE E PRODUTTIVIT
Roma. I numeri italiani parlano chiaro: la produttivit scarsa rispetto agli altri paesi e quindi anche la crescita economica asfittica nei confronti europei. Ma gli stessi numeri sono chiari? Ovvero: i dati italiani mostrano davvero tutta la realt o ne colgono soltanto una parte? La domanda lecita, a maggior ragione dopo la lettura di unanalisi che il capo economista del Tesoro, Lorenzo Codogno, ha illustrato in un seminario a porte chiuse che si svolto la scorsa settimana a Roma proprio sulla questione della produttivit e della crescita. Secondo lo studio, gli indici e le statistiche potrebbero non dire tutta la verit sulla produzione industriale e sulla produttivit dei fattori, con tutta probabilit sottostimati rispetto alla realt. Codogno da civil servant qual rifugge da interventi su giornali e da interviste a televisioni e radio: preferisce il rigore delle analisi. Le tesi del responsabile dellufficio studi del ministero dellEconomia si fondano su numeri, studi e confronti internazionali. Per questo nessuno dei partecipanti al seminario si meravigliato quando Codogno ha indicato, con tabelle e grafici, che il tasso di crescita potenziale dellItalia si significativamente ridotto negli ultimi 10 anni sia in termini assoluti sia in termini relativi rispetto a Germania, Francia e Stati Uniti. Il motivo? La contrazione del potenziale principalmente imputabile alla caduta del contributo della Tfp (Total factor productivity, ndr) che, dal 2002, addirittura negativo. Il calo dellapporto della Tfp sintomatico delle prospettive di crescita dellItalia nel lungo periodo, ha chiosato Codogno. Ma quali sono i motivi della riduzione della produttivit totale dei fattori (Tfp)? Secondo leconomista, tra le molte motivazioni vi sono anche aspetti strutturali del mercato e fattori statistici. Vediamo gli aspetti strutturali: bassa partecipazione al lavoro, scarsa performance in termini di ore lavorate pro capite, qualit del lavoro misurata dalla preparazione scolastica ancora pi bassa della media europea. Tassi negativi della Tfp possono essere determinati da tre fattori. Primo: Ricomposizione nella forza lavoro (a causa ad esempio dellafflusso di lavoratori immigrati che per la tipologia di lavoro in cui sono inseriti e per minore preparazione professionale e livello educativo hanno una produttivit pi bassa). Secondo: Ricomposizione dai settori ad alto a quelli a basso valore aggiunto (ovvero pi peso del settore dei servizi rispetto al settore industriale). Terzo: Problemi di misurazione. Ebbene s, un ruolo non trascurabile dovuto alla statistica. La questione diventa un po tecnica, quindi ardua e sdrucciolevole, ma merita di essere affrontata, come ha fatto Codogno: Le statistiche ufficiali sono influenzate da una serie di problemi che normalmente hanno condotto a una sottostima dei trend di output e produttivit a livello aggregato. Insomma, i dati indicano valori della produzione industriale e della produttivit totale pi bassi di quelli effettivi. Sono cinque i motivi per cui la Tfp e la produttivit possono essere sottostimate: i deflatori dellimport e dellexport; le disfasie tra i dati sulla produzione e quelli sul fatturato; la stima dei fattori produttivi, cio dello stock di capitale e del lavoro; la misurazione delleconomia sommersa; la regolarizzazione degli immigrati. Partiamo dai deflatori, ossia dai numeri indice dei prezzi utilizzati per depurare dalle variazioni dei prezzi i valori in moneta di una grandezza economica: I deflatori dellimport e dellexport per lItalia ha suggerito Codogno sono aumentati notevolmente nel corso degli ultimi 10 anni rispetto a quelli dei principali partner commerciali provocando significative perdite di quote internazionali di mercato. Eppure, secondo studi della Banca dItalia citati dal capo economista del Tesoro, losservazione diretta dei prezzi allimport e allexport contribuirebbe sia a ridurre il valore dei deflatori sia a diminuire la contrazione delle quote di mercato e a migliorare le stime della crescita del settore manifatturiero italiano e la sua produttivit. Codogno si anche chiesto se lindice Istat della produzione industriale sia pienamente congruente con altri indicatori come il fatturato delle aziende. Qualche dubbio lecito visto che le statistiche nazionali riportano una dinamica della produzione industriale significativamente pi debole rispetto a quella del fatturato delle aziende: Rispetto alla Germania ha commentato Codogno la performance del fatturato delle imprese in Italia tra il 2003 e il 2008 stata molto migliore di quanto risulta considerando lindice della produzione industriale. Questa discrepanza tipica di una fase di ristrutturazione come quella in corso in Italia verso prodotti qualitativamente migliori. Insomma lindice di produzione industriale secondo lanalisi del capo economista del Tesoro pu non tenere pienamente conto di questo mutamento (shift) qualitativo, in quanto viene derivato su un basket di beni prefissato. Ci rimarrebbe vero anche tenendo conto che il fatturato riflette pure il valore degli input importati, mentre la produzione industriale fa riferimento ai soli beni materialmente prodotti in Italia. Le incognite sui fattori capitale e lavoro C anche un problema relativo al fattore capitale che viene calcolato dalle statistiche: le stime del fattore capitale basate su un metodo come quello utilizzato (perpetual inventory) possono essere poco informative in periodi in cui si ha unaccelerazione nel tasso di decadimento dei beni capitali. Il risultato paradossale che in fasi di forte ristrutturazione, come quella che sta vivendo il sistema industriale italiano, non considerare queste dinamiche pu sovrastimare lo stock di capitale e quindi registrare una riduzione della produttivit che pu non essere del tutto reale. Sulla produttivit incide anche il modo in cui si tiene conto del fattore lavoro: le regolarizzazioni degli immigrati hanno s fatto emergere forza lavoro illegalmente presente in Italia, e quindi economia non calcolata prima, ma a discapito della produttivit. Questo perch c stata una crescita delle ore lavorate nei settori con maggiore presenza di lavoratori immigrati, che a parit di output ha depresso la produttivit. Anche la stima delleconomia sommersa provoca problemi considerevoli: Istat ha scritto Codogno nel paper correntemente produce una misurazione del sommerso, tuttavia stime della Tfp prodotte da Bankitalia escludendo leconomia informale mostrano come la crescita cumulata nella produttivit del lavoro tra il 2000 e il 2006 si sarebbe attestata tra il 2 e il 2,8 per cento a fronte di un valore di 0,5 per cento registrato nelle statistiche ufficiali. Michele Arnese

Gli standard tedeschi ci promuoverebbero I metodi delle rilevazioni statistiche, sempre pi complesse man mano che le reti dimpresa si diversificano e si estendono al di fuori dei confini nazionali, aggravano il quadro poich distorcono le nostre performance relative; non chiaro in quale misura ci dipenda dai nostri metodi e in quale da quelli degli altri paesi. La questione aperta, ma intanto vi condivisione nel fatto che i valori deflazionati svantaggino le serie italiane (Deutsche Bundesbank 2011). Difficile dallesterno valutare lentit del fenomeno. Basti dire che, nel caso il valore aggiunto della manifattura italiana venisse deflazionato con gli indici tedeschi, la sua variazione annua tra il 1999 e il 2007 passerebbe dallo 0,7 per cento ufficiale al 3,3 per cento; se gli indici fossero quelli francesi, la crescita salirebbe al 4,2 per cento. Un ruolo importante anche giocato dalleconomia sommersa (che una stima grossolana fissa al 32 per cento del pil italiano emerso) che induce a sottovalutare il flusso annuo del reddito. In ogni caso, resta il fatto che le variazioni annuali del prodotto non vengono mai rese coerenti con i livelli e sono questi, in ultima analisi, che determinano la competitivit. Un altro esempio di illusione statistica la dinamica regressiva dei margini di profitto della nostra manifattura quando viene calcolata sui valori macro. Se si considerano invece i dati dimpresa elaborati da Mediobanca, che escludono in quanto inattendibili le piccole aziende, si ha modo di verificare che la quota del margine operativo lordo sul valore aggiunto negli anni dal 1999 al 2007 rimasta elevata, oscillando tra il 37 per cento e il 42 per cento (valore questultimo relativo al 2007): imprese redditizie mal si combinano con il paventato declino. () In definitiva, la dinamica della produzione industriale italiana soggetta a due coppie di forze contrarie: il declino delle grandi imprese fa regredire la generazione di ricchezza, mentre lemergere dei distretti prima e, prevalentemente al loro interno, dei sistemi dimpresa del quarto capitalismo poi, spingono in avanti. Daltro canto, nellultimo decennio il nostro mezzogiorno non stato capace di contribuire allo sviluppo nazionale con una spinta proporzionalmente superiore a quella delle aree pi progredite. Quarto capitalismo e mezzogiorno restano le pi forti leve di cui disponiamo per combattere la tendenza recessiva indotta dalla grande crisi. Fulvio Coltorti Responsabile Area studi di Mediobanca

a Grecia non raggiunger il suo obiettivo di riduzione del deficit. Le motivazioni addotte sono molteplici. Non riesce a riscuotere le tasse che ha imposto nella speranza di aumentare il flusso di risorse verso le casse statali. E tagliare gli stipendi del settore pubblico si sta dimostrando pi difficile del previsto, mentre il programma di privatizzazioni in stallo. La Spagna non centrer il suo obiettivo di riduzione del deficit, che salir pi probabilmente al 9 per cento del pil rispetto al 6 per cento promesso. Ha abbandonato i suoi piani per vendere le lotterie di stato e rimandato quelli di cedere gli aeroporti di Madrid e Barcellona. Il governo ha detto che il mercato valuta troppo poco le lotterie, mentre i potenziali investitori negli aeroporti hanno bisogno di tempo per ottenere finanziamenti. E sembra che il governo centrale non riesca a mantenere le redini della spesa degli enti locali. () LItalia non centrer i suoi obiettivi di riduzione del deficit, supponendo che possa trovare laccordo su qualcuno di questi obiettivi non solo votarli nel timore di perdere il suo primo ministro con un voto di sfiducia, ma implementare sul serio i tagli a una burocrazia dilatata e a quel sistema di casta che passa per governo in Italia. Di certo i mercati non sono ottimisti: lItalia sta pagando di pi della Spagna per prendere denaro in prestito. Il primo ministro Silvio Berlusconi ha traballato su una mozione di sfiducia e ha portato a casa lapprovazione del bilancio, ma nessuno crede che abbia la forza sufficiente per veder realizzate le riforme annunciate, o che un successivo governo pi orientato a sinistra ci possa nemmeno provare seriamente. Intanto, la troika Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione Ue trotterellano di paese in paese, meravigliandosi dellingenuit contabile degli stati che sono stati salvati, bacchettando ogni fallimento nel raggiungere i propri obiettivi, e raccomandando dosi maggiori del farmaco che sta debilitando il paziente. La troika vede disegni di alberelli da unire coi puntini, mentre ci sono una foresta e una figura precisa. Questi alberi sono parte di una foresta minacciata da ununica fonte, e questi puntini possono essere uniti. Gli sforzi anti deficit falliscono infatti non per cause diverse in ognuno di questi paesi, tranne alcuni casi. Falliscono a causa di piani di austerit impropri. Tagli alla spesa e aumenti delle tasse abbattono il pil pi velocemente che non il deficit; il rapporto deficit-pil sale invece che scendere. Queste misure vengono imposte a economie con mercati del lavoro rigidi, senza una storia di innovazione imprenditoriale, con alto livello di tassazione e una regolamentazione che strangola il settore privato. Questo non significa che il ruolo dei governi non dovrebbe essere ridotto. Dovrebbe. Ma senza riforme pro crescita, tutti i tagli continueranno a essere inutili. Nel dubbio, considerate lIrlanda, uno dei primi paesi a ritrovarsi alla merc dei garanti dellEurozona. Lalleanza sacrilega tra politici e banchieri che ha finanziato linflazione della bolla immobiliare stata seguita da un grande errore politico. Invece che adottare il consiglio del grande Walter Bagehot, e lasciar fallire le banche mentre la Banca centrale pompa massiccia liquidit nel sistema, il governo decise di caricare il peso delle banche fallite sui bilanci nazionali. Dublino, le tasse e le privatizzazioni Ma quando lIrlanda col cappello in mano ha chiesto aiuto allEurozona, si mantenuta fedele a un principio: tenere duro sul suo basso livello di tassazione (12,5 per cento) sui profitti aziendali, nonostante le pressioni esercitate da una Francia fiscalmente avida e da un cancelliere tedesco ansioso di eliminare la concorrenza negli investimenti esteri. Questa non lunica ragione per cui lIrlanda oggi pu rivendicare di aver rispettato i termini del bailout, e ha diritto a una riduzione dei suoi tassi di interesse. E importante sia per la cosa in s che come simbolo della determinazione irlandese di crescere nonostante il suo problema. Dublino ha ceduto asset per 2 miliardi di euro, pari a circa la met del suo obiettivo prefissato di 5 miliardi di privatizzazioni. Ma sta facendo pressioni sulla troika perch le conceda di investire parte del ricavato in misure per far crescere leconomia, in particolare per eliminare laumento della tassazione sulle persone fisiche che aveva dovuto introdurre per accedere ai fondi di salvataggio. Le esportazioni sono in aumento del 40 per cento, in buona parte per le multinazionali che investono nel paese grazie a un clima favorevole agli investimenti e a una forza lavoro preparata, che parla inglese e preferisce i posti di lavoro alle sommosse. I rendimenti dei bond decennali irlandesi sono scesi dal 14 per cento dellestate scorsa al 7,6 per cento mentre quelli di altre nazioni fortemente indebitate sono saliti. Con un tasso di disoccupazione oltre il 14 per cento, lIrlanda deve fare molta strada. Ma se la sua ricetta per la crescita funziona, la tigre celtica potrebbe ruggire ancora prima che sia udita una allegra risata tra le strade del Club Med. Qui c una lezione per i poteri dellEurozona, che suona cos: anche se loro sono daccordo per un salvataggio alla shock and awe, resta il duro lavoro delle riforme dal lato dellofferta. (Traduzione di Michele Masneri) Irwin Stelzer Wall Street Journal per gentile concessione di MF Milano Finanza

Caritas non in veritate. I poveri e i rischi del circo mediatico-finanziario


L
e agenzie di stampa hanno dato grande risalto a un non studio della Fondazione Zancan per Caritas sullaumento dei poveri in Italia. Basta leggere la stampa specializzata internazionale per rendersi conto che il giudizio negativo del debito pubblico italiano, che ha determinato uno spread sui Bund superiore a quello spagnolo, deriva da due valutazioni negative, una politica e una economica. Quella politica riguarda questo governo, che avrebbe una maggioranza insufficiente per applicare una politica di rigore. La seconda riguarda lincapacit di crescere; non a caso vi chi descrive leconomia italiana addirittura co(segue dalla prima pagina)

me moribonda. E tutto ci nonostante il boom che le esportazioni italiane hanno fatto segnare nei mesi scorsi dimostri il contrario. Affermare che in Italia la povert aumentata in un anno del 13,8 per cento, come fa la Fondazione Zancan, contraddicendo di fatto i dati Istat, d un contributo notevole allallarmismo in circolazione. In realt la povert relativa in Italia per lIstat all11 per cento nel 2010, con un aumento di 0,2 punti rispetto allanno precedente, ma con una riduzione di 0,3 punti sul 2008 e di 0,1 punti sul 2007. Una crescita del 13,8 per cento (dati Caritas) della povert gi all11 per cento (dati Istat) fa im-

pressione, se non si spiega che il riferimento alla povert relativa. Questultima per lIstat riguarda le famiglie con meno di duemila euro al mese per due persone, da spendere; ci vuol dire soltanto che l11 per cento delle famiglie ha un reddito da spendere minore di quello medio nazionale. La povert assoluta, per lIstat, si definisce invece come la non capacit di effettuare la spesa per beni e servizi ritenuti accettabili rispetto allo standard nazionale, ed essa nel 2010 al 4,6 per cento (contro il 4,7 per cento del 2009). Lincremento reale, come si vede, non in assoluto troppo significativo. Certo, nessuno mette in discussione il

fatto che la Caritas percepisca questo pur piccolo aumento percentuale nelle richieste di aiuto ai veri poveri, ma i numeri in libert rischiano di alimentare il solito circo mediatico finanziario che deprime i mercati (oltre che i lettori). Anche perch perfino a leggere il rapporto dellassociazione cattolica si scopre che secondo gli ultimi dati la spesa assistenziale dei comuni aumentata negli ultimi anni; il problema parole della Caritas che queste risorse sono spese male e danno scarsi risultati. Questo un problema serio, tutto il resto autolesionismo. Francesco Forte ro. Le agevolazioni erano un pietoso indennizzo a fronte di prestazioni non fornite. Era come una corruzione. La nuova politica industriale la si fa aprendo alla concorrenza, non blindando Parmalat; organizzando il trasferimento dellinnovazione dai centri di eccellenza (e in Italia ne abbiamo molti) alle imprese di piccola dimensione; obbligando gli amministratori a cercare di convincere i soci che gli conviene lasciare gli utili nelle imprese; controllando che tutta la Pubblica amministrazione faccia domanda qualificata. Con un decreto simile i benefici sarebbero enormi, ma arriverebbero non prima delle elezioni, perci il governo dovrebbe spiegarlo. Il paese non tornerebbe a fare (una vecchia) politica industriale, ne farebbe una nuova, purtroppo mai vista prima. Riccardo Gallo Ordinario di Economia applicata, Universit La Sapienza di Roma

Quelli che per mestiere dovrebbero rischiare il capitale si sono disaffezionati; oppure sono la nuova generazione, figli dei vecchi imprenditori, e non si sono ancora affezionati. Il paese torni a fare politica industriale. S, ma quale? Un barlume di ottimismo che la mia ricerca non presentava sta nel cosiddetto Quarto capitalismo (il primo era quello delle grandi imprese private di un tempo, il secondo era quello delle partecipazioni statali, il terzo sono i distretti e i sistemi locali di produzione). Il quarto capitalismo fatto dalle imprese mediograndi che, in un quadro mondiale di frammentazione del ciclo di attivit, hanno saputo innovare, si sono internazionalizzate facendo shopping allestero, hanno puntato sulle attivit ad alto valore aggiunto a monte (qualit, styling) e a valle (brand, marketing, retail), hanno lasciato la manifattura a reticoli di picco-

Cara Confindustria, sveglia!


le imprese. Hanno fatto tutto da sole o con le banche dinvestimento, senza guida n assistenza della politica. Questo modello viene indicato come il futuro. Purtroppo sullaggregato non pesa molto e nella mia lezione non si vedeva. Come altro effetto della crisi, oltre al quarto capitalismo e ai disaffezionati, ci sono gli imprenditori che ora si buttano in politica. Tra tutti, sono quelli che dimostrano allatto pratico di avere pi bisogno della politica. La Confindustria in questi ultimi anni (mi pare dignitosamente) ha continuato a fare il suo solito. Il problema sta nel solito. Forse avrebbe dovuto ideare nuovi compiti: che so io, pensare a come allargare le basi del quarto capitalismo, coltivare lhumus per gli animal spirit, etc. Invece hanno fatto il manifesto per il governo, pagine di protesta sui giornali, insomma il solito, o addirittura hanno aperto la strada a chi si butta in politica. Cari industriali, state cercando un nuovo presidente di Confindustria. Tra i nomi papabili ci sono seri esponenti del quarto capitalismo. Affascinante, ma una contraddizione se non cambiate prima la Confindustria. Come volete che vi rappresenti a Roma proprio chi per avere successo nel suo business andato allestero, ignorando la politica? Caro governo, cari ministri dellEconomia e dello Sviluppo economico, state soffrendo perch dovete fare un decreto sviluppo e non avete soldi. Ma questo non casuale, una faccia della stessa medaglia. Lo sviluppo non lo si fa con la vecchia politica industriale, quella delle agevolazioni per salvare posti di lavo-

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IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 18 OTTOBRE 2011

DC E UNANTICAGLIA, QUESTION
Il cardinal Bagnasco liquida le attese degli apparatcik neodemocristiani. Tre papi a
di Angelo Bagnasco

ingrazio per il cortese invito a porgere un saluto a questo Convegno promosso dal FORUM del mondo del lavoro. La comune ispirazione cristiana consente di fare, in un certo senso, un discorso di famiglia che possa essere ascoltato con benevolenza e speriamo condiviso oltre questo uditorio. Il nostro animo ancora segnato da quanto accaduto sabato scorso a Roma, e non possiamo non esprimere la nostra totale esecrazione per la violenza organizzata da facinorosi che hanno turbato molti che intendevano manifestare in modo pacifico le loro preoccupazioni. Alle Forze dellOrdine va la nostra rinnovata gratitudine e stima per il loro servizio, che presiede lo svolgimento sicuro e ordinato della vita del Paese. Che dei cristiani si incontrino per ragionare insieme sulla societ portando nel cuore la realt della gente e i criteri della Dottrina sociale della Chiesa, qualcosa di cui tutti dovrebbero semplicemente rallegrarsi. E un segno di vivace consapevolezza, e di responsabile partecipazione alla vi-

zione. Auspico aggiungeva che da tali iniziative scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune (Lamezia Terme, Omelia 9-10.2011). La Dottrina Sociale della Chiesa non un insieme di argomenti slegati e chiusi, ma un corpo organico con un centro vitale e dinamico che la natura umana con i suoi dinamismi e le sue leggi. Solo riconoscendo nei fatti e senza sconti questo dato universale e irrinunciabile - questo patrimonio valoriale genetico che crea unit culturale possibile guardare in modo coerente e costruttivo ai vari areopaghi del mondo. E opportuno ripetere che non c motivo di temere per la laicit dello Stato, infatti il principio di laicit inteso come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica ma non da quella morale un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civilt che stato raggiunto. () La laicit, infatti, indica in primo luogo latteggiamento di chi rispetta le verit che scaturiscono dalla conoscenza naturale delluomo che vive in societ, anche se tali verit

Non dobbiamo farci catturare dalle forze del mondo. Politica per noi dimensione alta, siamo in campo per ci in cui crediamo
ta della citt. E espressione di quellintelligenza damore che nasce da Cristo Ges: Egli continua a donarci la luce della sua Parola e la forza corroborante dellEucaristia, cuore del discepolato e sorgente perenne della Chiesa. Lintreccio vitale di Parola, Sacramenti e vita, infatti ci che sostanzia la presenza del cristiano nel mondo e il suo servizio agli uomini. In forza della fede e della sequela Christi, il discepolo rivive la situazione di Pietro sul lago di Galilea, chiamato a rispondere allinvito del Maestro ad andare verso di Lui camminando sulle acque. E noto lo sviluppo della vicenda: egli scende dalla barca dove si trovava al sicuro e si avventura sulle onde. Ma poi, avvolto dalla notte, dal vento impetuoso, dalla burrasca crescente, comincia ad affondare. Che cosa successo nello spazio di pochi secondi? Che Pietro ha distratto lo sguardo dal volto di Ges, si attardato a guardare le forze avverse della natura, e le ha commisurate con la sua piccolezza. Allora ha avuto paura ma, pi profondamente, si indebolita la fiducia nel Signore. Leco della vicenda di Pietro illumina la situazione di ogni cristiano: egli chiamato ad attraversare il mare del tempo, a camminare sulle acque fidandosi di Cristo senza mai distogliere gli occhi da Lui. Qualora si vedesse affondare, sarebbe il segno della sua distrazione dal Volto Santo, del suo essere catturato dalle forze del mondo. E quando siamo presi dal mondo diventiamo del mondo, anzich essere nel mondo ma non del mondo, e cos diventiamo incapa-

La laicit dello stato al sicuro, bsiogna difendere la libert di fede nello spazio pubblico. Il teorema di B-XVI a Berlino
sono nello stesso tempo insegnate da una religione specifica, poich la verit una (Congregazione della Dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti limpegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24.11.2002, n. 6). E poich solo scegliendo la verit che luomo per natura, egli giunge alla propria perfezione, allora la morale liberazione delluomo e la fede cristiana lavamposto della libert umana. Tuttavia bisogna ricordare che il riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi religiose se per un verso un valore auspicabile e dovuto, dallaltro fortemente insufficiente in ordine alla costruzione del bene comune e allo stesso concetto di vera laicit. Infatti esso potremmo dire come una cornice di apprezzabile valore, ma che deve essere riempita di contenuti. La laicit positiva, infatti, non pu ridursi a rispetto e a procedure corrette, ma, anche qui, deve misurarsi con luomo per ci che in se stesso universalmente, cio con la sua natura. E questa che invera le diverse culture e che ne misura la bont o, se si vuole, lintrinseco livello di umanesimo. 4. I fedeli laici sanno che loro dovere lavorare per il giusto ordine sociale, anzi un debito di servizio che hanno verso il mondo in forza dellantropologia illuminata dalla fede e dalla ragione. E questo il motivo per cui non possono tacere. Nel Documento conclusivo della XLVI Settimana sociale dei Cattolici italiani a Reggio Calabria si

1945, manifestazione della Democrazia Cristiana (archivi Alinari)


postolo Pietro. Lesperienza insegna da sempre che, in ogni campo, non sono lorganizzazione efficiente o il coagulo di interessi materiali o ideologici che reggono gli urti della storia e degli egoismi di singoli o di parti, ma la consonanza delle anime e dei cuori, la verit e la forza degli ideali: Considera sommo crimine diceva il poeta latino Giovenale preferire la propria sopravvivenza allonore, e perdere per la vita le ragioni del vivere. E ci vale non solo per il singolo individuo, ma anche per un Paese, una civilt, una cultura. Se, in forza del relativismo gnoseologico e morale, venissero corrosi i valori che giustificano limpegno della vita, allora verrebbero meno anche le fondamenta e le forze che sostengono la convivenza sociale, ed edificano una Nazione come comunit di vita e di destino. E questo patrimonio spirituale che permette lunit culturale e sociale dei cristiani per essere, secondo la parola del Maestro, lievito e sale nella pasta. Tornando allepisodio evangelico, ci chiediamo: dove troviamo il volto di Cristo? Dove Lo possiamo, come Pietro, guardare fisso con gli occhi della fede e del cuore? La Chiesa, ricorda SantAmbrogio, misterium lunae, cio riflette la luce del suo Sposo e Signore. E nel grembo della Chiesa Madre risplende il Sacramento della Presenza reale di Dio nel mondo, la Santissima Eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore, alla cui intimit Egli ci invita nel sacro convito. SantAgostino ci aiuta a comprendere il profondo rapporto tra il mistero eucaristico e la presenza del cristiano nel mondo: Io sono il cibo dei forti () Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu a essere trasformato in me (Confessioni VII, 10, 8). Nella santa comunione, dunque, siamo assimilati a Lui, conformati a Lui: la nostra individualit viene elevata non distrutta, si ritrova pi ricca nella comunione trinitaria. Unendoci intimamente a S, nello stesso tempo Egli ci apre agli uomini e ce li fa riconoscere non solo come nostri simili ma come fratelli, e ci spinge ad amarli nelle diverse modalit del servizio, compresa la forma alta e nobile della politica. Alla politica, che ha la grande e difficile responsabilit di promuovere il bene comune, la Chiesa in ogni tempo ha guardato con rispetto e fiducia, riconoscendole la gravit del compito, le conquiste di volta in volta raggiunte per il bene della societ, e sostenendo con la forza della preghiera coloro che hanno abbracciato questo servizio con onest e impegno. Se per nessuno possibile lassenteismo sociale, per i cristiani un peccato di omissione, infatti da qui, dallEucaristia scrive Papa Benedetto XVI deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali che sono stati sempre anime eucaristiche. Chi riconosce Ges nellOstia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e sete, che forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed attento a ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessit. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilit di cristiani nella costruzione di una societ solidale, giusta, fraterna (Benedetto XVI, Omelia Corpus Domini, 23.6.2011). 3. Radicati e fondati in Cristo come due milioni di giovani hanno meditato alla Giornata Mondiale della Giovent a Madrid (agosto 2011) i cristiani abitano la storia consapevoli di avere qualcosa di proprio da dire, qualcosa di decisivo per il bene dellumanit. Qualcosa che dato dalla fede, che si rivela pienamente in Ges, ma che in misura avvicinabile dalla ragione pensante e aperta: lautentica concezione delluomo, della sua dignit, dei suoi bisogni veri, non indotti e imposti da una cultura prona allideologia del mercato. Senza questa visione, paragonabile al tesoro nascosto nel campo o alla perla preziosa, lordine sociale e civile si deforma e progressivamente si allontana dalluomo. E con questo patrimonio universale che la comunit cristiana deve animare i settori prepolitici nei quali maturano mentalit e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica. Non si tratta di predicare il Vangelo scriveva Paolo VI in fasce geografiche sempre pi vaste o a popolazioni sempre pi estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dellumanit, che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno della salvezza (Esortazione Apostolica, Evangelii nuntiandi, n. 19). E noto che non tutte le concezioni antropologiche sono equivalenti sotto il profilo morale; da umanesimi differenti discendono conseguenze opposte per la convivenza civile. Se si concepisce luomo in modo individualistico, come oggi si tende, come si potr costruire una comunit solidale dove si chiede il dono e il sacrificio di s? E se lo si concepisce in modo materialistico, chiuso alla trascendenza e centrato su se stesso, un grumo di materia caduto nello spazio e nel tempo, come riconoscerlo non qualcosa tra altre cose, ma qualcuno che qualitativamente diverso dal resto della natura? E su che cosa potr poggiare la sua dignit inviolabile? E quale sar il fondamento oggettivo e non manipolabile dellordine morale? Solo Dio Creatore e Padre pu fondare e garantire la pi alta delle creature, luomo. Per questo, dove la religione subisce lemarginazione palese o subdola, dove si pretende di confinarla nella sfera individuale come una questione priva di valenza pubblica magari con la motivazione del primato della testimonianza silenziosa puntiforme o della neutralit rispettosa luomo rapidamente declina sotto limperio di logiche illiberali, e diventa preda di poteri ridenti ma disumani. La dimensione religiosa storicamente innegabile, e si rivela anche ai nostri giorni una dimensione incoercibile dellessere e dellagire delluomo: negarla o non riconoscerne la dimensione pubblica, significa creare una societ violenta, chiusa e squilibrata a tutti i livelli, personale, interpersonale, civile. Una societ incapace di pensare e tanto pi di attuare il bene comune, scopo della societ giusta. Il bene comune, infatti, comporta tutte le dimensioni costitutive delluomo, quindi deve riconoscere anche la sua apertura a Dio, la sua dimensione religiosa. E dato che la persona un essere in relazione, ci che universalmente lo riguarda ha sempre una valenza anche sociale: Relegare la fede nellambito meramente privato, mina la verit delluomo e ipoteca il futuro della cultura e della societ. Al contrario, rivolgere lo sguardo al Dio vivo, garante della nostra libert e della verit, una premessa per arrivare a una umanit nuova (Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi spagnoli, 8.7.2006). Per questo la religione non un problema per la societ moderna ma, al contrario, una risorsa e una garanzia: la Chiesa non cerca privilegi, n vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione. I cristiani da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo, con le sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali, un bene anche per la Citt. Ed hanno costituito una presenza di coagulo per ogni contributo compatibile con lantropologia relazionale e trascendente, e con il progetto di societ aperta e solidale che ne consegue. Sono diventati nella societ civile massa critica, capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune che composto di terra e di cielo. Il patrimonio di dottrina e di sapienza che costituisce la terra solida e la bussola per il cammino, forma il corpus della Dottrina sociale della Chiesa: esso, alimentato nella comunione ecclesiale, un tesoro provvidenziale, insuperabile e necessario per i cattolici che vogliono servire la citt degli uomini nei suoi diversi ambiti, ed disponibile a tutti. Per questo non possono arretrare di fronte alle sfide. Siamo grati al Santo Padre Benedetto XVI che, nella visita alla Diocesi di Lamezia Terme, ancora una volta ha ricordato quanto opportuna la Scuola di Dottrina Sociale della Chiesa, sia per la qualit articolata della proposta, sia per la sua capillare divulga-

Cristiani, non democristiani. Il cardinale cita il pagano Giovenale: non si deve perdere per la vita le ragioni del vivere
ci di servire gli uomini. Non dunque limmedesimarsi al mondo che permette di servirlo meglio, ma il vivere nella verit di Dio anche quando questa sembra impossibile, quando irrisa o non compresa come il comando di camminare sul mare. E questa verit da annunciare con amore, senza paura di essere emarginati. E la sapienza della croce che ha ispirato e sostenuto, nelle diverse epoche, la presenza dei cattolici nelle istituzioni pubbliche e nel tessuto sociale del Paese; che ha contribuito in modo determinante a costruire lanima dellItalia prima ancora che lItalia politica. E che dopo lunificazione, a fronte di situazioni difficili e gravi, stata presenza decisiva per la ricostruzione del Paese, per lelaborazione di un nuovo ordine costituzionale, per la promozione della libert e lo sviluppo della societ italiana. E neppure mancato e non manca il convinto apporto per lapertura verso unEuropa unita, e per la salvaguardia della pace nel mondo. Questa storia nota a tutti e sarebbe ingiusto dimenticarla o sminuirla. 2. Dobbiamo dunque riaffermare, innanzitutto, il punto sorgivo della presenza sociale e civile dei cattolici: il primato della vita spirituale, quel guardare fermamente al volto di Cristo che con la forza del suo Spirito sprigiona dinamismi virtuosi dintelligenza e di dedizione. Qualora si sbiadisse questo primato, i cristiani sarebbero omologati alla cultura dominante e a interessi particolari: in una parola, sarebbero sopraffatti dalle onde dove stava per affondare la-

Il giusto ordine sociale si fa con la crescita prepolitica di una nuova generazione di leader cattolici. La Cei l per questo
legge: Noi tutti, come Chiesa e come credenti, siamo chiamati al grande compito di servire il bene comune della civitas italiana in un momento di grave crisi e allo stesso tempo di memoria dei centocinquantanni di storia politicamente unitaria. Vedercelo affidato pu stupire e richiede prudenza, ma non deve generare paura o peggio ancora indifferenza (XLVI Settimana sociale dei Cattolici italiani, Documento conclusivo, Reggio Calabria ottobre 2010, n. 20). Come sempre, vogliamo portare il nostro contributo, consapevoli che, storicamente, se non abbiamo fatto abbastanza nel mondo, non perch siamo cristiani, ma perch non lo siamo abbastanza (CEI, La Chiesa Italiana e le prospettive del Paese, 1981, n.13). Quanto pi le difficolt culturali e sociali sono gravi, i cristiani tanto pi si sentono chiamati in causa per portare il loro contributo specifico, chiaro, e deciso, senza complessi di sorta e senza diluizioni ingiustificabili, poich luomo non un prodotto della cultura, come si vuole accreditare, e la societ non il demiurgo che si compiace di elargirgli questo o quel riconoscimento secondo convenienze economiche, schemi ideologici o dinamiche maggioritarie. Luomo in s il valore per eccellenza, che di volta in volta si rifrange in una cultura che tale quando non lo imprigiona, consentendogli di porsi in continuo rapporto con la propria verit. Egli, infatti, porta nel suo essere un dover-essere che costituisce la morale naturale. Esiste, insomma, un terreno solido e duraturo (Benedetto

Rep. e Corriere rovesciano la frittata del vescovo


A
ncora ieri sera, molte ore dopo che il cardinal Bagnasco aveva parlato, e anche dopo che i convenuti di Todi, usciti dal conclave a porte chiuse, avevano confermato urbi et orbi non siamo qui per fondare nessun partito politico, il sito internet di Repubblica insisteva a fare la guardia al (suo) bidone e a titolare A Todi, prove di cosa bianca. Serve governo nuovo e pi forte. E siccome la fissazione peggio della malattia, persino il misurato direttore della corazzata di CDB, Ezio Mauro, ormai travolto dal cicaleccio della pre-notizia, cinguetta su Twitter: Todi, tutte le associazioni cattoliche chiedono un cambio di governo subito, per salvare il paese. Credo non sia mai avvenuto. In realt, ieri a Todi non avvenuto nulla di tutto questo, se non per alcune ovvie dichiarazioni a proposito della debolezza del governo. Ma da qui a considerarla un fatto politico-ecclesiale mai avvenuto, ne corre. Quello che invece avvenuto ieri, sul sito di Repubblica e anche, sebbene con una dose maggior di sobriet, su quello del Corriere della Sera, stato un piccolo, ma estremamente significativo, tentativo di manipolazione dei fatti (e delle parole di Bagnasco). Ieri mattina, davanti a un discorso che chiudeva la porta a tutte le parole in libert fatte, soprattutto dalle colonne del giornale di Mauro, a proposito del nuovo partito cattolico e antiberlusconiano dietro langolo, Repubblica.it faceva dire a Bagnasco, in titolo: Cristiani massa critica nella societ civile. E indovinare da che parte dovesse spingere, la massa, non era difficile. Per tutto il giorno poi, sul sito di Repubblica, ha campeggiato, per quanto progressivamente meno in evidenza, un commento audio delle parole di Bagnasco firmato da Marco Ansaldo. Il quale, ribaltando fino allincredibile il senso del discorso, riuscito a dire: Il senso globale delliniziativa la ricerca di un eventuale nuovo soggetto politico di centro che possa scompaginare il quadro politico per andare oltre il bipolarismo. Anche il Corriere della Sera, sulle prime, aveva provato a tener botta titolando lintervento di Bagnasco: Non si tema per la laicit dello stato, ma la religione non va negata. E anche: La chiesa non cerca privilegi. Parole s di Bagnasco, ma che tolte dal loro contesto finivano per significare ben altro, e cio una conferma di quanto scritto dal direttore Ferruccio de Bortoli la stessa mattina, e cio che i cattolici stanno per mollare Berlusconi per dedicarsi molto allimpegno sociale. Che non fosse giornata trionfale, per la cinguettante informazione tifosa della nuova Dc, si era capito anche dal sito di Sandro Magister, di solito ponderato, che gi in mattinata picchiava duro: Nella sua conferenza di prima mattina, il cardinale Angelo Bagnasco ha messo subito in chiaro quello che il Corriere della Sera, grande sponsor laico di quel conciliabolo tra cattolici, non avrebbe proprio voluto sentirsi dire. Maurizio Crippa

ANNO XVI NUMERO 245 - PAG III

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 18 OTTOBRE 2011

NE SOCIALE E ETICA E POLITICA


XVI, Discorso ai Rappresentanti del Consiglio dEuropa, 8.9.2010), che quello dei principi o valori essenziali e nativi (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 71), quindi irrinunciabili non perch non si debbano argomentare ma perch, nel farlo e nel legiferare, non possono essere intaccati in quanto inviolabili, inalienabili e indivisibili (cfr Benedetto XVI, Discorso cit.). Essi appartengono, per cos dire, al DNA della natura umana, al ceppo vivo e originario di ogni altro germoglio valoriale. Il Santo Padre Benedetto XVI, nella Caritas in veritate, dopo aver osservato che la verit dello sviluppo consiste nella sua integralit (n.18), ricorda al mondo che il vero sviluppo ha un centro vitale e propulsore, e questo lapertura alla vita (n. 28). Oggi lattenzione generale puntata con ragione ai grandi problemi del lavoro, delleconomia, della politica, della solidariet e della pace: problemi che oggi attanagliano pesantemente persone, famiglie e collettivit, specialmente i giovani. La sensibilit e la presenza costante della Chiesa sul versante delletica sociale sotto gli occhi di tutti e nessuno la pu, nella sua millenaria gislativa si formulano leggi che prescindono dalletica naturale, come se tutte le concezioni della vita fossero equivalenti. A fronte di tale concezione, mi torna alla memoria lo Stato Leviatano di Hobbes, secondo il quale esso esiste come necessario gendarme che regola gli istinti violenti di tutti contro tutti. La Dottrina sociale della Chiesa, il pensiero universale e lesperienza, offrono in verit una visione ben pi alta e nobile dello Stato. In questo decisivo orizzonte, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, a conclusione dellincontro annuale svoltosi in Croazia, cos si espresso a nome di tutti i Vescovi del Continente: Siamo convinti che la coscienza umana capace di aprirsi ai valori presenti nella natura creata e redenta da Dio per mezzo di Ges Cristo. La Chiesa, consapevole della sua missione di servire luomo e la societ con lannuncio di Cristo Salvatore, ricorda le implicazioni antropologiche e sociali che da Lui derivano. Per questa ragione non cessa di affermare i valori fondamentali della vita, del matrimonio fra un uomo e una donna, della famiglia, della libert religiosa ed educativa: valori sui quali si im-

sostegno della lotta culturale per un occidente laico e cristiano. Benedetto XVI docet

Non si risolvono i problemi del lavoro e dellaccoglienza senza battersi sui fronti delletica e della vita. Non nati, i pi deboli
storia, onestamente negare. E parte del messaggio cristiano, ne una conseguenza: Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non pu amare Dio che non vede (1Gv 4,20). Lincalcolabile rete di vicinanza e di solidariet che abbraccia lintero territorio nazionale grazie ai nostri sacerdoti, consacrati, innumerevoli volontari, rappresenta una mano tesa trasparente e universalmente nota: quotidianamente frequentata da un crescente stuolo di fratelli e sorelle in difficolt che ricevono ascolto, aiuto, attenzione. Ed sempre pi anche luogo di incontro e di concreta integrazione tra popoli, religioni e culture. Il Signore Ges, Figlio di Dio e Salvatore del mondo, ispira e sostiene questa rete di fraterna carit che si avvale di risorse provvidenziali, e di quellamore gratuito che nessun codice di diritto positivo pu stabilire e garantire, perch esso viene dallAlto. Ed ogni giorno da invocare da Dio e da rinnovare in Dio, come dono e compito verso tutti. La ricaduta sociale della fede cristiana appartiene al patrimonio dottrinale, segna la missione della Chiesa e ispira la prassi della cristianit. Anche circa il tema critico e complesso del lavoro, la Chiesa non da ora segue le vicende in modo attento e partecipe e, nei limiti delle sue competenze, si pone a fianco dei diversi protagonisti con una presenza discreta, rispettosa e responsabile. Oggi, dunque, la sensibilit generale puntata in modo speciale sulluomo nello sviluppo della sua vita terrena, e quindi sulle vie migliori per assicurare giustizia sociale, lavoro, ca-

Portare in ogni ambiente questo patrimonio, con la coerenza della vita e il coraggio della parola, un servizio doveroso: un bene per tutti
pianta ed garantito ogni altro valore declinato sul piano sociale e politico (CCEE, Assemblea plenaria, Zagabria 3.10.2010). A volte si sente affermare che di questi valori non bisognerebbe parlare perch divisivi e quindi inopportuni e scorretti, mentre quelli riguardanti letica sociale avrebbero una capacit unitiva generale. Linvito, non di rado esplicito, sarebbe quello di avvolgerli in un cono dombra e di silenzio, relegarli sempre pi sullo sfondo privato di ciascuno, come se fossero un argomento scomodo, quindi socialmente e politicamente inopportuno. Linvito spesso di far finta di niente, di lasciarli al loro destino, come se turbassero la coscienza collettiva. Tuttalpi si vorrebbe affidarli allopera silenziosa e riservata della burocrazia tecnocratica. Ma possibile perseguire il bene comune tralasciandone il fondamento stabile, orientativo e garante? Il bene possibile solo nella verit e nella verit intera. Per questa ragione non sono oggetto di negoziazione: su molte questioni, infatti, si deve procedere attraverso mediazioni e buoni compromessi, ma ci sono valori che, per il contenuto loro proprio, difficilmente sopportano mediazioni per quanto volenterose, giacch, questi valori, non sono n quantificabili n parcellizzabili, pena trovarsi di fatto negati. Vi ringrazio per la paziente e benevola attenzione e concludo questo intervento, prima dei vostri lavori, con le sintetica e splendida affermazione di Papa Benedetto

Il numero uno della Cei Angelo Bagnasco (a sinistra) insieme con lex presidente della Cei Camillo Ruini (foto Ansa)
valori sociali inaridiscono. Ecco perch nel corpus del bene comune non vi un groviglio di equivalenze valoriali da scegliere a piacimento, ma esiste un ordine e una gerarchia costitutiva. Nella coscienza universale sancita dalle Carte internazionali espressa una acquisita sensibilit verso i pi poveri e deboli della famiglia umana, e quindi affermato il dovere di mettere in atto ogni efficace misura di difesa, sostegno e promozione. Ci una grande conquista, salvo poi questa dichiarazione non sempre corrispondere alle politiche reali. Ma, ci chiediamo, chi pi debole e fragile, pi povero, di coloro che neppure hanno voce per affermare il proprio diritto, e che spesso nemmeno possono opporre il proprio volto?...Vittime invisibili ma reali! E chi pi indifeso di chi non ha voce perch non lha ancora o, forse, non lha pi? E, invero, la presa in carica dei pi poveri e indifesi non esprime, forse, il grado pi vero di civilt di un corpo sociale e del suo ordinamento? E non modella la forma di pensare e di agire il costume di un popolo, il suo modo di rapportarsi nel proprio interno, di sostenere le diverse situazioni della vita adulta sia con codici strutturali adeguati, sia nel segno dellattenzione e della gratuit personale? Questo insieme di atteggiamenti e di comportamenti propri dei singoli, ma anche della societ e dello Stato, manifesta il livello di umanit o, per contro, di cinismo paludato, di un popolo e di una Nazione. La nostra Europa, come lintero Occidente segnato da una certa cultura radicale fortemente individualista, si trova da tempo sullo spartiacque tra lumano e il suo contrario. Questi temi non sono rimandabili quasi fossero secondari; in realt formano la sostanza etica di base del nostro vivere insieme. Gi nel 1992, i Vescovi italiani scrivevano: Lelaborazione di una diversa cultura delluomo e della convivenza sociale il problema pi serio, la pi grande sfida che la societ italiana deve affrontare (CEI, Evangelizzare il sociale, n. 89). 6. Una obiezione ricorrente che i cristiani vorrebbero imporre, nella sfera politica e civile, in un contesto pluralistico e complesso, dei valori confessionali, anzich prendere atto dei cambiamenti culturali e comportamentali, e semplicemente registrarli dando loro dignit giuridica in nome del pluralismo e del principio di tolleranza. Lobiezione contiene due aspetti. Il primo il pi evidente la tesi secondo cui il cristianesimo sarebbe arrogante e pericoloso alla democrazia. Ma Papa Benedetto XVI, di recente, precisava al Parlamento di Berlino: Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla societ un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante dalla Rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto ha rimandato allarmonia tra ragione oggettiva e soggettiva, unarmonia che per presuppone lessere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio () Dal () legame precristiano tra diritto e filosofia parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano, allo sviluppo giuridico dellIlluminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti umani (Discorso al Parlamento Federale, Berlino 22.9.2011; cfr anche Congregazione per la dottrina della fede, Nota cit.). Per questa ragione le esigenze etiche fondamentali non esigono in chi le difende la professione di fede cristiana, anche se la dottrina della Chiesa le conferma e le tutela sempre e dovunque come servizio disinteressato alla verit delluomo e al bene comune delle societ civili (Nota cit. n. 5). Ma vi anche una seconda tesi nellobiezione riportata: sembra che lo scopo precipuo degli Ordinamenti civili debba essere quello di registrare e ordinare i comportamenti e i desideri soggettivi, dal momento che il relativismo culturale sfocia inevitabilmente nel pluralismo etico, e questo viene ritenuto da alcuni la condizione della democrazia. Avviene cos che nella sfera culturale si rivendica la pi assoluta autonomia delle scelte morali, e nella sfera le-

Concentrarsi su questioni che non si risolvono a colpi di maggioranza e di politica dei partiti: metamorfosi antropologica
sa e salute, rete accogliente e solidale, pace: valori, questi e altri, che vanno a descrivere ci che chiamata etica sociale. 5. Ma la giusta preoccupazione verso questi temi non deve far perdere di vista la posta in gioco che forse meno evidente, ma che sta alla base di ogni altra sfida: una specie di metamorfosi antropologica. Sono in gioco, infatti, le sorgenti stesse delluomo: linizio e la fine della vita umana, il suo grembo naturale che luomo e la donna nel matrimonio, la libert religiosa ed educativa che condizione indispensabile per porsi davanti al tempo e al destino. Proprio perch sono sorgenti delluomo, questi principi sono chiamati non negoziabili. Quando una societ sincammina verso la negazione della vita, infatti, finisce per non trovare pi le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene delluomo. Se si perde la sensibilit personale e sociale verso laccoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 28). Senza un reale rispetto di questi valori primi, che costituiscono letica della vita, illusorio pensare a unetica sociale che vorrebbe promuovere luomo ma in realt lo abbandona nei momenti di maggiore fragilit. Ogni altro valore necessario al bene della persona e della societ, infatti, germoglia e prende linfa dai primi, mentre staccati dallaccoglienza in radice della vita, potremmo dire della vita nuda, i

Paolo VI, Wojtyla, B-XVI: la traccia segnata, e non negoziabile. Il nostro vero problema battere il relativismo
XVI in Germania: In Cristo c futuro, vita e gioia! (Omelia, Berlino 22.9.2011). E questo straordinariamente vero, poich senza Dio luomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 78). In Lui come abbiamo ricordato allinizio luomo ritrova se stesso, la sua identit e vocazione, il senso del suo vivere, impegnarsi e morire, la misura della sua dignit. I cristiani hanno ricevuto il dono della fede, un bagaglio dottrinale, morale e sociale che ha ispirato e fondato quellumanesimo plenario di cui tutti godono anche se a volte sembrano volerne dimenticare o rinnegare le radici antiche e sempre feconde. Portare a tutti e in ogni ambiente questo patrimonio, con la coerenza della vita e il coraggio della parola fino alle conseguenze sociali, un servizio doveroso poich un bene per tutti. Innanzitutto per i giovani, che attendono di vedere in noi adulti dei punti di riferimento affidabili, e che hanno diritto di nutrirsi a una cultura fatta di ragioni nobili, capaci di suscitare entusiasmo e di sprigionare quelle energie propositive che scopriamo con commozione nei loro cuori. Proprio per questo i Vescovi italiani, che vivono accanto alla gente con i loro sacerdoti e sentono pulsare la vita complessa degli uomini doggi, hanno posto al centro degli Orientamenti Pastorali del decennio la missione educativa. E un responsabilit che fa appello a tutti, che costituisce una sfida, ma anche rappresenta unora promettente della storia alla quale nessuno deve mancare. Buon lavoro.

Sinistra pensante: parliamo di bioetica


L
a manipolazione della vita, originata dagli sviluppi della tecnica e dalla violenza insita nei processi di globalizzazione in assenza di un nuovo ordinamento internazionale, ci pongono di fronte a una inedita emergenza antropologica. Essa ci appare la manifestazione pi grave e al tempo stesso la radice pi profonda della crisi della democrazia. Germina sfide che esigono una nuova alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religioni e politica. Pertanto riteniamo degne di attenzione e meritevoli di speranza le novit che nel nostro paese si annunciano in campo religioso e civile. A noi pare che negli ultimi anni un periodo storico cominciato con la crisi finanziaria del 2007 e in Italia con il crepuscolo della Seconda Repubblica mentre la chiesa italiana si impegnava sempre pi a rimodulare la sua funzione nazionale, un interlocutore come il Partito democratico sia venuto definendo la sua fisionomia originale di partito di credenti e non credenti. Sono novit significative che ampliano il campo delle forze che, cooperando responsabilmente, possono concorrere a prospettare soluzioni efficaci della crisi attuale. Il terreno comune la definizione della nuova laicit, che nelle parole del segretario del Pd muove dal riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi religiose e nel magistero della chiesa da una visione positiva della modernit, fondata sullalleanza di fede e ragione. Nel suo libro-intervista Per una buona ragione, Pier Luigi Bersani afferma che il confronto con la dottrina sociale della chiesa un tratto distintivo della ispirazione riformistica del Pd e che la presenza in Italia della massima autorit spirituale cattolica pu favorire il superamento del bipolarismo etico che in passaggi cruciali della vita del paese ha condizionato negativamente la politica democratica. Ribadendo, infine, la responsabilit autonoma della politica, Bersani esprime una opzione decisa per una sua visione che non volendo rinunciare a profonde e impegnative convinzioni etiche e religiose, affida alla responsabilit dei laici la mediazione della scelta concreta delle decisioni politiche. Per quanto riguarda la chiesa cattolica vi sono due punti della relazione del cardinale Bagnasco alla riunione del Consiglio permanente dei vescovi del 26-29 settembre 2011 che meritano particolare attenzione. Il primo riguarda la critica della cultura radicale: essa rivolta a quelle posizioni che, muovendo da una concezione individualistica, rinchiudono la persona nellisolamento triste della propria libert assoluta, slegata dalla verit del bene e da ogni relazione sociale. Il secondo la proposta di nuove modalit dellimpegno comune dei cattolici per contrastare quella che in una precedente occasione aveva definito la catastrofe antropologica: la possibilit di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica. E non meno significativa la sua giustificazione storica: A dar coscienza ai cattolici oggi non anzitutto unappartenenza esterna, ma i valori dellumanizzazione [che] sempre di pi richiamano anche linteresse di chi esplicitamente cattolico non si sente. In altre parole, la possibilit di questo nuovo soggetto origina dallimpegno sociale e culturale del laicato, nel quale i cattolici sono pi uniti di quanto taluno vorrebbe credere grazie alla bussola che li guida: la costruzione di un umanesimo condiviso. La definizione della nuova laicit e lassunzione di una responsabilit pi avvertita della chiesa per le sorti dellItalia esigono uno sviluppo delliniziativa politica e culturale volta non solo a interloquire con il mondo cattolico, ma anche a cercare forme nuove di collaborazione con la chiesa, nellinteresse del paese. A tal fine appare dirimente il confronto su due temi fondamentali del magistero di Benedetto XVI che nellinterpretazione prevalente hanno generato confusioni e distorsioni tuttora presenti nel discorso pubblico: il rifiuto del relativismo etico e il concetto di valori non negoziabili. Per chi dedichi la dovuta attenzione al pensiero di Benedetto XVI non dovrebbero sorgere equivoci in proposito. La condanna del relativismo etico non travolge il pluralismo culturale, ma riguarda solo le visioni nichilistiche della modernit che, seppur praticate da minoranze intellettuali significative, non si ritrovano a fondamento dellagire democratico in nessun tipo di comunit: locale, nazionale e sovranazionale. Il relativismo etico permea, invece, profondamente, i processi di secolarizzazione, nella misura in cui siano dominati dalla mercificazione. Ma non chi non veda come la lotta contro questa deriva della modernit costituisca lassillo fondamentale della politica democratica, comunque se ne declinino i principii, da credenti o da non credenti. Daltro canto, non dovrebbero esserci equivoci neppure sul concetto di valori non negoziabili se lo si considera nella sua precisa formulazione. Un concetto che non discrimina credenti e non credenti, e richiama alla responsabilit della coerenza fra i comportamenti e i principii ideali che li ispirano. Un concetto che attiene, appunto, alla sfera dei valori, cio dei criteri che debbono ispirare lagire personale e collettivo, ma non nega lautonomia della mediazione politica. Non si pu quindi far risalire a quel concetto la responsabilit di decisioni in cui, per fallimenti della mediazione laica, o per non nobili ragioni di opportunismo, vengano offese la libert e la dignit della persona umana fin dal suo concepimento. Ad ogni modo, se nellapproccio alle sfide inedite della biopolitica ci sono stati e si verificano equivoci e cadute di tal genere non solo in scelte opportunistiche del centrodestra, ma anche nel determinismo scientistico del centrosinistra, la riaffermazione del valore della mediazione laica che sembra ispirare la possibilit di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica rischiara il terreno del confronto fra credenti e non credenti. Quindi dipender dalliniziativa culturale e politica delle forze in campo se quella possibilit acquister un segno progressivo o meno nella vicenda italiana. A tal fine noi riteniamo che il Pd debba promuovere un confronto pubblico con la chiesa cattolica e con le altre confessioni religiose operanti in Italia oltre che sui temi cosiddetti eticamente sensibili, su quelli che attengono in maniera pi stringente ai rischi attuali della nazione italiana: la tenuta della sua unit, la sostanza etica del regime democratico. Tanto sulluno, quanto sullaltro, la storia dellItalia unita dimostra che la funzione nazionale assolta o mancata dal cattolicesimo politico stata determinante e lo sar anche in futuro. Pietro Barcellona - Paolo Sorbi - Mario Tronti - Giuseppe Vacca

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