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Il Padre Jean Corbon e il Catechismo della Chiesa Cattolica Autore: Raymond Abdo, Roma 2007

Vita e opera del padre Jean Corbon Abbiamo raccolto nella bibliografia la maggior parte dei contributi del padre. Possiamo dividere il suo pensiero nelle seguenti linee: Una linea teologico liturgica, che la principale, e che rappresentata dalla sua grande opera liturgia alla sorgente dove ci offre un contributo unico del suo genere sulla liturgia vissuta che il fiore della vita liturgica sacramentale, riflesso della liturgia eterna sempre in atto. Questo pensiero si pu anche incontrare nellopera Prires orientales des Eglises, libro di preghiera in quattro volumi che raccoglie tutta la tradizione bizantina; e diverse raccolte di Lectio e commenti alla parola di Dio legata allanno liturgico bizantino. una mistagogia non meno importante di quella dellera patristica. Una linea ecumenica rappresentata da un grande numero di articoli legati alla sua attivit nel Consiglio ecumenico delle Chiese e in diversi altri Consigli ecumenici cattolico-ortodossi. La maggior parte di questi articoli si trovano nella rivista Courrier Oeucumnique du Moyen-Orient, che lui stesso diriggeva, e nella Rivitsa Proche Orient Chrtien. Il pensiero ecumenico che possiamo descrivere appassionato del padre Corbon arrichito da una ecclesiologia di comunione fondata sulla tradizione della Chiesa indivisa e arrichita dal Vaticano secondo, ma soprattutto animata da una visione mistica ed esperienziale nella vita del padre Corbon. Non dobbiamo dimenticare che il Padre Corbon ha lasciato loccidente e si inserito in un mondo orientale proprio per realizzare questa sua esperienza di Comunione, alla quale certamente lo Spirito lo ha portato. Una terza linea quello del dialogo islamo-cristiano, legato anche a quella ecumenica in qualche modo, e alla ecclesiologia di comunione nellesperienza della Chiesa araba. Il contributo stato formulato in molti interventi e articoli, ma soprattutto nella sua opera importante Eglise des arabes1che descrive la realt drammatica della chiesa araba senza perdere di vista che questa chiesa, o questa chiese hanno la missione di testimoniare Cristo al mondo musulmano partendo proprio dalla loro comunione. Lo
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Rimandare riguardo alla lettura attuale del libro, ai due articoli importanti di: TAREK METRI, Lavenir des chrtiens du monde arabe: Rflexions partir de lEglise des Arabes , in Loecumenisme au service de la prsence chrtienne au Moyen-Orient- Actes du Colloque international en mmoire du P. Jean Corbon, Beyrouth, 2002, 41-48 e SAMIR KHALIL, Prsence et tmoignage des chrtiens dans le monde arabe , nelle pagine 49-66. Questi articoli espongono alcune tematiche importanti dellopera come lidentit della chiesa araba, la comunione tra le chiese e la sfida del dialogo islamo-cristiano in molti aspetti critici per noi oggi: ad esempio la condizione dei cristiani come dhimmiti, la situazione dei cristiani diventati ormai delle minoranze in diminuzione come sfida (vengono considerati da Samir Khalil come pont tra occidente e Oriente) di fronte alla loro missione nei rispetti dellIslam.

Spirito di comunione e di servizio legato alla presenza e alla testimonianza dei cristiani in Medio-Oriente hic et nunc. Questa testimonianza diventa vera ed efficace se prima i cristiani cercano e realizzano la loro vera unit nella comunione tra i diversi rami della chiesa antiochena2, e poi offrire un servizio al mondo arabo dove tutte le chiese sono radicate cominciando dallera apostolica. Solo con queste due condizioni si pu parlare di una fedelt al Vangelo. Pi la comunione ecclesiale sar visibile e tangibile, tanto pi ancora il suo servizio sar capace di trasformare la societ dallinterno, sulla scia del Vangelo. Jean Corbon colloca lIslam in questa visione: il dialogo col mondo musulmano deve essere fatto a partire dai dati biblici, teologici e ecclesiologici. Una quarta linea quella biblica e spirituale, legata al suo ministero di sacerdote e alla sua attivit di ricercatore, di professore e di persona pienamente impegnata nella sua vita spirituale. Questa linea serviva sempre alle prime due linee, essa contiene tutta la ricchezza spirituale e mistica del padre Corbon. La Parola di Dio, lesperienza dei Padri della Chiesa, Maria icone della Chiesa, La preghiera nella Trinit, Lo Spirito Santo vero attore della nostra vita, questi ed altri temi arrichiscono lorizzonte di chi accede allopera del Padre Corbon. Una quinta linea catechetica e mistagogica che si riassume nella sua attivit sacerdotale colla sua comunit di fedeli, durante la guerra in Libano, e soprattutto nellinsegnamento della Catechesi in diverse scuole di stampo misto islamo-cristiano. Risultato di questa attivit listituto di formazione dei catechisti tuttora attivo e in fioritura dove il padre ha curato diversi programmi di catechesi. Il Padre Corbon ha lavorato anche su un progetto di possibile catechesi ortodossa e cattolica. Aggiungo in questa linea la sua attivit da sempre come professore universitario di teologia liturgica e ecumenica. I libri e le raccolte di sermoni del padre Corbon formano un insieme di appunti di teologia spirituale e di contemplazione del mistero trinitario che ha riunito a s luomo ferito dal peccato, per trasfigurarlo ridargli significato. Aprono la porta alla preghiera, e aiutano alla lettura della Parola, e alla fiducia che permette allo Spirito di agire e far sorgere laurora di Pasqua. Lesperienza spirituale arrichita da una capacit teologica e
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MICHEL VAN PARYS, Exigences spirituelles de la rencontre entre glises , in A.A.V.V., Loecumenisme au service de la prsence chrtienne au Moyen-Orient, Actes du colloque international : Faire mmoire, Pre Jean Corbon, 16 mars 2002, Proche Orient Chrtien, 52 (2002), 120-126.

biblica che si nutre in continuit dalla teologia dei Padri e dottori della Chiesa. Gli argomenti principali possono essere riassunti in qlcune linee brevi: Il nostro Dio, Mistero della Comunione Trinitaria aperto a far partecipare gli uomini alla sua Comunione. Il Padre come Sorgente della Vita, sorgente di ogni compassione dona il suo Verbo e il suo Spirito La missione congiunta del Figlio e dello Spirito, della Parola e del Soffio: Il ruolo specifico dello Spirito Santo come artefice dellIncarnazione e della sua attualizzazione nella Chiesa. La Chiesa, Corpo indiviso del Cristo Risorto, Corpo della Compassione di Dio, mandata nel mondo. Il ruolo dello Spirito come artefice del desiderio del Padre, della deificazione delluomo, del suo passaggio cio dalla vita quotidiana alla vita trasfigurata. Lepiclesi sacramentale, epiclesi quotidiana riassume tutto! La venuta dello Spirito, questa effusione del Dono sovrabondante, trasfigura lofferta del pane e del vino, deifica ogni povert che porta lunico Figlio verso il Volto del Padre, perch Dio sia tutto in tutti. Teologia spirituale o vita spirituale da capire, secondo il padre Jean Corbon, come teologia dello e nello Spirito Santo, una vita animata e trasformata dallo Spirito Santo. Il suo pensiero e la sua teologia si concentra sulle grandi energie dello Spirito Santo in rapporto col Cristo e col Corpo di Cristo (dal punto di vista comunitario e personale): Lo Spirito rivela, realizza, mette in comunione et invia. Nella storia della Salvezza c un solo Evento: lIntervento di Dio nella storia nella sua Incarnazione (fino alla Morte) affinch ogni uomo possa partecipare dallinterno alla vita trinitaria. La Deificazione il frutto e il termine della vita secondo lo Spirito (la vita spirituale). La partecipazione delluomo la fede pura nellagire dello Spirito Santo in lui (e qui lanalogia molto forte col pensiero e spiritualit di Giovanni della Croce riguardo alla fede, caro a Jean Corbon).3

In questo capitolo presenter in modo completo lopera principale di Padre Corbon liturgia alla sorgente, con alcuni punti raccolti dalle altre opere. La vita del Padre Corbon Nato a Parigi nel 1924, morto a Beirut nel 2001 per incidente automobilistico. entrato presto nella sua vita nella societ missionaria dei Padri Bianchi, e ha iniziato la prima fase di formazione nella sua vita consacrata nel 1941 a Thibar in Tunisia. La guerra mondiale ha modificato il suo ritmo di vita per passare dopo la guerra in Algeria dove fece il suo noviziato nel 1945. Fece ritorno dopo il noviziato in Tunisia dove, com piuti gli studi di teologia, fu ordinato sacerdote a Cartagine il 24 marzo 1951. Dopo aver ottenuto la laurea in studi biblici a lIstituto Biblico di Roma, ritorna in Tunisia per completare la sua formazione in lingua araba e studi islamici. Nellautunno 1955 fece
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Sono appunti personali che ho avuto da Marie de Nazareth che ha conosciuto bene il Padre Jean Corbon.

alcuni studi al Cairo i Egitto. Prima di completare questi studi orientali, nel 1956 va in Libano per passare le vacanze estive, un incidente stradale lo blocc a lungo aspettando la sua guarigione. Ma la guerra del Suez in quel periodo lo blocca a lungo in Libano. Durante questo tempo il padre Corbon ha scoperto limportanza che potrebbe giocare un paese come il Libano nel dialogo islamo-cristiano e nelle realzioni ecumeniche, cos, e in definitiva, si chiarifica di pi la sua vocazione ecumenica e orientale. Passa dai Padri Bianchi ai Domenicani per motivi di organizzazione, ma solo per poco tempo; infatti nel 1956 si aggregato in modo definitivo alla Chiesa greco melchita. A Beyrouth il Padre Corbon lavora da cappellano di pi di una congregazione religiosa femminile; questo apostolato si esteso poi fuori Beyrouth e altrove in altri paesi. Le chiese delle sue cappellanie sono diventate centri di irradiazione spirituale e pastorale, che hanno raccolto molti fedeli da diverse parti del paese fino a formare quasi un circolo che chiamarono circolo della speranza. Da notare che poi gli anni 70-90 sono stati marcati dalla guerra e la sofferenza. Da notare anche che il padre Corbon ha risieduto sempre nella zona musulmana di Beyrouth; gli istituti scolari dove ha collaborato accolgono giovani da tutte le religioni. Il Contributo del Padre Corbon stato molto efficace e fruttuoso. In questo contesto si sviluppato nel vivo della vita il diologo islamo-cristiano, impegno caro al cuore del Padre Jean Corbon. Nel 1964 coopera alla fondazione di un centro catechistico che si chiama Notre Dame des Dons; era un risposta al nuovo documento Lumen Gentium del Vaticano II. I laici erano formati per diventare fedeli responsabili e impegnati nella Chiesa inviata nel mondo. Il Padre Corbon portava avanti un formazione biblica, aiutato da un comitato, sviluppando una spiritualit orientale al servizio della chiesa di oggi. Si sono formati catechisti, gruppi di studi biblici, si sono scritti libri e fatti programmi di catechesi. Il Centro editava una rivista Parole de vie, e poi il padre Corbon lancia un gruppo di ricerca che si chiama Paraboles et symboles aujourdhui che intendeva mettere i mezzi di comunicazione al servizio della Catechesi. Il cetro si trasforma in istituto di formazione teologica destinato sempre ai laici, nel 1968. Nel 1975 il Padre Corbon elabora e edita in quattro volumi la liturgia delle ore della chiesa bizantina: Prires orientales des glises. Il suo intento dietro questa

realizzazione importante era di formare alla preghiera e di mostrare la ricchezza della tradizione orientae spirituale e liturgica. Nel 1978-1979 ha redatto Liturgie de Source che lui chiama come la sua risposta alla violonza; infatti erano anni di guerra molto forte in Libano. saputo che il Padre Jean era sempre irraggiungibile il giorno di Lunedi, perch lo consacrava sempre alla preghiera e alla solitudine. Questo pu spiegare tanti aspetti del suo carattere contemplativo. Nel 1996 stato incaricato di redigere il progetto di programma di catechesi comune, cattolico-ortodossa, dallincontro dei Patriarchi cattolici e ortodossi orientali. Durante questi anni il Padre Corbon inzia diversi tipi di attivit academica: insegna la liturgia, loecumenismo, lecclesiologia e la pedagogia catechistica allIstituto superiore della scienze religiose (ISSR) della Facolt San Giuseppe, dei Gesuiti. Nel 1990, con un gruppo di professori dellIstituto, il padre Corbon collabora alla pubblicazione di diversi contributi importanti: Foi chrtienne et inculturation au ProcheOrient (1992); Quel est ton Dieu? (1994 in arabo); Prtres matis dans les glises orientales catholiques (numero speciale della Rivista Proche Orient Chrtien,1994) ; Unit et diversit dans les Eglises en Orient (1997) ; Renouveau des glises orientales catholiques (2000). Ha insegnato anche alla universit pontificia dellUSEK, dei padri maroniti, dove si formano i sacerdoti e religiosi delle diverse congregazioni clericali del Libano. In questa universit ha insegnato, oltre allistituto di teologia, nellIstituto di liturgia, e ha dato diversi contributi nelle settimane di liturgia mediante conferenze cominciando dal 1985. Nel suo libro LEglise des Arabes (1977) Jean Corbon ha mostrato una conoscenza profonda della chiesa in Oriente, come ha mostrato una profonda cultura ecumenica e una visione theologica, perci ha avuto un ruolo determinante nellecumenismo. Negli anni 1980-1992 fu il segretario esecutivo dellassociazione delle Facolt e Istituti di Theologia nel Medio Oriente (ATIME) e direttore della redazione della rivista Courrier Oecumenique du Moyen-Orient; questa rivista comincia nel 1978 come lettera circolare della commissione ecumenica dellAssemblea dei Patriarchi e vescovi cattolici del Libano, poinel 1987 in collaborazione col Consiglio ecumenico delle Chiese in Medio Oriente (CEMO). Anche fu membro dellequipe di redazione della

rivista Proche Orient Chrtien, diretta dai Padri Bianchi a Gerusalemme, in collaborazione con lISSR di Beyrouth. A livello ecclesiale il padre Jean Corbon ha partecipato come esperto allassemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Libano, tenuto a Roma nel 1995. Anche partecip al primo congresso dei Patriarchi e vescovi cattolici del Medio Oriente nel 1999. A livello internazionale, stato nominato teologo interprete presso gli osservatori ortodossi al Concilio Vaticano II (1962-1965), e anche membro di parecchie commissioni ecumeniche: Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese (1972-1979); Gruppo misto di lavoro tra il Consiglio delle Chiese e la Chiesa Cattolica (1991-1998); Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa (sin dalla sua fondazione nel 1980). stato membro della Commissione teologica internazionale che dipende dal Vaticano (1986-1996). Il suo ultimo contributo ufficiale a questo livello stata la sua collaborazione alla redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il padre Jean Corbon morto a Beyrouth, in un incidente stradale, il 25 febbraio 2001. La sua morte stata loccasione di una delle pi importanti manifestazioni ecumeniche della storia del Libano

La partecipazione alla redazione del Catechismo La redazione della quarta parte del Catechismo della Chiesa Cattolica sostanzialmente dovuta non ad un vescovo, ma al padre Jean Corbon. Tutta la sua vita di sacerdote e teologo dedicata alla liturgia e allecumenismo. Egli redige le pagine del CCC dedicate alla preghiera in un momento particolarmente violento della storia recente del Libano4. Tutte le testimonianze riguardo alla scelta del Padre Jean Corbon, per fare parte della commissione di redazione del Catechismo, partono dalla testimonianza al riguardo, data dal Cardinal Ratzinger5. La testimonianza del Cardinal Christoph Schonborn utile e autorevole nel nostro contesto riguardo alla qualit del ruolo del padre Jean Corbon la cui importanza stata scoperta piano piano dalla commissione che si affidata a lui. Il Cardinal Christoph Schonborn fu nominato segretario della commissione di redazione del Catechismo nel 1987. E quando ancora non cera una parte per trattare il tema della preghiera, si riservato un posto alla preghiera del Padre Nostro come epilogo. On a voulu confier ce commentaire un thologien dinspiration orientale ;le pre Corbon fut choisi.
Le commentaire du Notre Pre rdig par le p. Corbon fu accueilli avec beaucoup dadmiration. Sa richesse patristique, sa densit spirituelle, semblaient un peu contraster avec le genre littraire habituel du Catchisme. Pourtant, dj le Catchisme du Concile de Trente avait mis fortement laccent sur la richesse patristique et spirituelle. Mais ce quapportait en plus le texte du P. Corbon, ctait laspect oriental, peine prsent dans le catchisme du Concile de Trente au fur et mesure quavanaient les travaux de redaction, sa contribution (du p. Corbon) devenait de plus en plus tendue, plus marquante, plus structurante, pour lensemble du catchisme 6
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Biancardi, Giuseppe, Storia della catechesi contemporanea (1870-2002). Momenti, Figure, Temi II, (testo di corso nellIstituto di Catechetica della Facolt di scienze dellEducazione dell UPS), Roma, 2003, 425. Cfr. anche F.X. Arocena, Liturgie de Source, de Jean Corbon: una clave ermeneutica para el Catecismo de la Iglesia Catolica, in Scripta Teologica 35(2003),527-546; J. Castellano Cervera, La Oracion en El Catecismo de la Iglesia Catolica, in TC 22(2003)n.85-86, 119-137. FELIX AROCENA, El Padre Jean Corbon y el Catecismo de la Iglesia Catolica, in Phase, 245(2001),415-417 5 After having resolved to add a distinct fourth part on prayer to the first three, we looked for a representative of Eastern theology. Since it was not possible to secure a bishop as author, we settled upon Jean Corbon, who wrote the beautiful concluding text on prayer while in beleaguered Beirut, frequently in the midst of dramatic situations, taking shelter in his basement in order to continue working during the bombardments. Joseph Cardinal Ratzinger and Christoph Schnborn, Introduction to the Catechism of the Catholic Church (San Francisco: Ignatius Press, 1994), p. 23, citato in CASSIAN FOLSOM, The Holy Spirit and the Church in the Liturgy, in Homelitic and Pastoral Review, April 1996.

Christoph SCHONBORN, Apport dune sensibilit orientale aux documents de lEglise Catholique , in Loecumenisme au service de la prsence chrtienne au Moyen-Orient- Actes du

Questa ultima riga deve dirci molto sullimportanza della persona del Padre Corbon in questo contesto. Certo che una volta promulgato dal Santo Padre, lautorit dottrinale suprema della Chiesa, il Catechismo diventato un documento della Chiesa Cattolica. In quanto tale, esprime la fede della Chiesa. Non deve contenere nessuna idea personale di qualsiasi teologo, anche la pi bella e non doveva rispecchiare nessuna scuola teologica. Quello che ha apportato il Padre Corbon oltre il rispetto di queste regole, fu lo stile vivente e vibrante. Il suo stile portava uno slancio spirituale senza scomodare il senso del testo7. I suoi principali apporti al Catechismo sono come un sommario dei suoi grandi temi teologici, delle sue grandi preoccupazioni nelle sue opere teologiche. Le thme de la Transfiguration est comme la premire touche de ce que pre Jean a apport au catchisme Tmoin de la Transfiguration, mystre si cher lOrient chrtien, il a su en donner la sve dans lexpos sur la Litrugie 8
La Trasfigurazione il sacramento della seconda rigenerazione: la nostra risurrezione mediante lo Spirito Santo che agisce nel sacramento del Corpo di Cristo. La Trasfigurazione ci offre un anticipo della venuta gloriosa di Cristo il quale trasfigurer il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso ( Fil 3,21 ). Ma ci ricorda anche che necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio ( At 14,22 ) (n. 556)

Laltro apporto sostanziale del Padre Corbon fu sullo Spirito Santo. La trasfigurazione e lo Spirito Santo fanno parte integrante della opera teologica. il padre Corbon che ha scritto larticolo di base del credo: credo nello Spirito Santo. La ricchezza biblica, patristica e pneumatologica, ma anche piena di esperienza di vita nello Spirito Santo Introducendo diversi modi di letture storico-teologiche e bibliche, il padre Corbon ha sviluppato una maniera di vedere lopera dello Spirito Santo che rende conto non solo della gradualit storica nella storia della Salvezza, ma anche della gradualit dellagire stesso dello Spirito Santo. Lo spirito procede in quattro tempi,

Colloque international en mmoire du P. Jean Corbon, Beyrouth, 2002,129. Ci che chiama il padre Jesus Castellano in un suo articolo linguaggio sapienziale lo descrive il Cardinal Schonborn ampiamente nel suo articolo. Lexpos peut tre numeration sche des doctrines, des vrits de foi, presque neutre ou, prsentation vivante et vibrante, et cest bien cela que le P. Corbon a apport en maints endroits de louvrage. Ce type dexpos, comme disent les italiens, con afflato, est un lan spirituel sans tre pour autant le reflet de telle ou telle cole thologique 8 Iibid. p. 130-131.
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secondo lui, in unazione che non da separare da quella di Cristo: Egli prepara, realizza, manifesta, e mette in comunione.9
La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questa missione congiunta associa ormai i seguaci di Cristo alla sua comunione con il Padre nello Spirito Santo: lo Spirito prepara gli uomini, li previene con la sua grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Signore risorto, ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all'intelligenza della sua Morte e Risurrezione. Rende loro presente il Mistero di Cristo, soprattutto nell'Eucaristia, al fine di riconciliarli e di metterli in comunione con Dio perch portino molto frutto ( Gv 15,5; Gv 15,8; 737 Gv 15,16 ). (CCC 737)

Cassian Folsom ha fatto uno studio sullinfluenza del Padrte Jean Corbon nella sezione liturgica nel nuovo Catechismo (CCC 1066-1209)10 che ha un respiro differente dallinsieme dellintera sezione sacramentale, (1210-1690) proprio perch c linflusso diretto il Padre Jean Corbon, che nel suo libro Liturgia alla sorgente ha dato un respiro a due polmoni: cio unendo quello occidentale a quello orientale. Accenno a questo lavoro perch ha fatto un paragone tra i testi della Liturgia alla sorgente e i testi del Catechismo. Se lazione dello Spirito Santo, che la pi misteriosa, non oggetto di molti studi, il padre Corbon ne espone con bravura rara la dottrina, specialmente quando si parla del ruolo dello Spirito Santo nella liturgia11 (CCC 1090-1109), mettendo sotto luce un tradizione pneumatologica ricchissima della Tradizione della Chiesa. Lautore riporta poi diversi passi paragonabili cominciando dal capitolo ottavo della liturgia alla sorgente che intitolato Lo Spirito Santo e la Chiesa, nella liturgia, che trova echo chiaro nel numero 1091 del CCC. I temi della cooperazione o la triplice sinergia12 dello Spirito che spiegheremo poi.

Ibid, p.132. Cf. CCC numeri 722-725 dove applica questo processo a Maria, lessere pi recettivo nei confronti dello Spirito. Ci che fa lo Spirito in Maria, lo fa anche nella Chiesa, come leggiamo nel n. 737. 10 CASSIAN FOLSOM, The Holy Spirit and the Church in the Liturgy, in Homelitic and Pastoral Review, April 1996 11 Lo Spirito Santo nella Sacrosanctum Concilium, nel CCC e nellopera del padre J.Corbon, vedi FELIX MARIA AROCENA, La pneumatologia liturgica del catechismo y de J. Corbon, in Phase 271(2006)2754 12 Questa nota lho presa da Folsom da rivedere alla luce dellarticolo del Dictionnaire de Spiritualit - In the article "Synergie" in the Dictionnaire de Spiritualit (DS 14 [1990] 1412-1422), the presentation is divided into two parts: 1) the Christian East, by Tomas Spidlik and 2) the Lutheran controversy, by Jared Wicks. The usage of the word in the Christian East includes: a) the synergy of the three divine persons of the Trinity, b) the synergy of the divine and human wills in the one person of Christ, c) the synergy of grace and free will in the life of the believer, d) the synergy of the Holy Spirit and the Church in the liturgy. (I am expanding somewhat upon Spidlik's presentation). The usage of the word among the early Lutherans concerns specific controversies concerning the relation between grace and free will.

Accanto al tema della Trasfigurazione e dello Spirito Santo, il Tema della Liturgia, viene ad occupare un posto centrale anche. Cardinal Schonborn testimonia che dopo aver presentato il testo suo sul Padre Nostro, lammirazione e la fiducia della commissione lhanno spinta a chiedergli oltre gli altri apporti, di riscrivere lintroduzione alla parte liturgica, testo che era scritto in uno stile neo-scolastico che non soddisfaceva molto. E continua: Il fit un projet de texte compltement neuf pour le trait des sacrements en gnral dans une perspective trinitaire et videmment pneumatologique. Si tratta dei nn 1091-1109; il lavoro del p. Corbon tocca anche i sacramenti, fino al numero 1186. Nel capitolo sulla preghiera il Padre Corbon lascia una impronta importante della sua personalit interiore come uomo di preghiera. Le caratteristiche legate alla sua persona in questo catechismo sono molte. Enumeriamo alcune molto particolari che attirano lattenzione: Iniziare la parte quarta sulla preghiera con Teresa di Lisieux, e sviluppare la preghiera contemplativa con Teresa di Ges nella sua definizione della preghiera. Che cosa la preghiera contemplativa? Santa Teresa risponde: L'orazione mentale, a mio parere, non che un intimo rapporto di amicizia, nel quale ci si intrattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui ci si sa amati13 (CCC 2709). Il Padre Jesus Castellano riporta una testimonianza illuminante riguardo rapporto colla spiritualit carmelitana colla parte sulla preghiera.
El Catecismo tiene el valor de los contenidos, a veces muy densos, alusivos, en ciertos pasajes no fciles. El P. Corbon, que fue el redactor de estas paginas, fue sabio interprete de la tradicin y del pensar de la Iglesia, le infundi dos de sus experiencias fundamentales que lo marcaron profundamente, como me confes en una ocasin hablando con el: la Espiritualidad del Oriente cristiano y la inspiracin carmelitana. Estas paginas llevan el sello, como los iconos o las oraciones de la Iglesia que quedan en el anonimato de sus autores, la huella de la inspiracin eclesial.14

Una secondo elemento quello di definire la preghiera come dono di Dio. L'uomo un mendicante di Dio (n. 2559); la preghiera l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui
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(n. 2560). Luomo

Vita, 8. Riconosceva sempre di essere il discepolo di Teresa di lisieux. Questa testimonianza riportata dal Card. Schonborn preziosa e ci aiuta a capire anche alcune terminologie del Catechismo alla luce della terminologia e della spiritualit di Santa Teresa di Ges Bambino, come i Desideri, lo slancio 14 Jesus Castellano Cervera, La Oracin en el Catecismo de la Iglesia Catlica, in Teologia y Catequesis 85-86 (2003)136-137 15 Si riferisce a Sant'Agostino, Sermones, 56, 6, 9: PL 38, 381. Cf anche Sant'Agostino, De diversis quaestionibus octoginta tribus, 64, 4: PL 40, 56.

mendicante di Dio, Dio mendicante delluomo e della sua fede. Il terzo la preghiera del cuore. Sulla questione essenziale: Da dove viene la preghiera delluomo? Risponde carico di una tradizione vissuta intensamente Qualunque sia il linguaggio della preghiera (gesti e parole), tutto l'uomo che prega. Ma, per indicare il luogo dal quale sgorga la preghiera, le Scritture parlano talvolta dell'anima o dello spirito, pi spesso del cuore (pi di mille volte). E' il cuore che prega. Se esso lontano da Dio, l'espressione della preghiera vana. (n. 2562) Viene poi il fatto di leggere tutta lesperienza della preghiera cristiana in chiave liturgica, nel senso che la vita di preghiera -perch non c preghiera separata dalla vita il prolungamento naturale dellesperienza cristiana di Dio nello spirito: andare al Padre per Cristo nello Spirito; questa la liturgia. (n. 2711)
L'entrata in orazione analoga a quella della Liturgia eucaristica: raccogliere il cuore, concentrare tutto il nostro essere sotto l'azione dello Spirito Santo, abitare la dimora del Signore che siamo noi, ridestare la fede per entrare nella Presenza di colui che ci attende, far cadere le nostre maschere e rivolgere il nostro cuore verso il Signore che ci ama, al fine di consegnarci a lui come un'offerta da purificare e da trasformare. (n. 2711)

Questo piccolo paragrafo dice bene ci che la vera preghiera per il padre Jean Corbon16. Questa preghiera dissettata dalla sorgente orientale e quella occidentale, una vera partecipazione nostra, per opera dello Spirito Santo, alla preghiera di Ges:
La preghiera contemplativa silenzio, simbolo del mondo futuro (Cf Sant'Isacco di Ninive, Tractatus mystici, editio Bedjan, 66) o silenzioso amore (San Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 2, 53). Nella preghiera contemplativa le parole non sono discorsi, ma come ramoscelli che alimentano il fuoco dell'amore. E' in questo silenzio, insopportabile all'uomo esteriore, che il Padre ci dice il suo Verbo incarnato, sofferente, morto e risorto, e che lo Spirito filiale ci fa partecipare alla preghiera di Ges (n. 2717).

Liturgia alla sorgente: Lautore apre il discorso del suo libro proponendosi di rispondere a una questione che tutti i cristiani, giovani e adulti, educatori e pastori, si pongono: Le celebrazioni, per vive che siamo, trasformano la vita dei cristiani? Dove si trova il legame vitale e allinverso, la separazione- tra la Litrugia e la vita? Questo libro vorrebbe aiutare a ritrovare lunit della Liturgia e della vita in Cristo17. Si tratter di una scoperta orante
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Mgr. C. Schonborn, op. cit. 134-135. (Cfr anche il n.2717) La Vita in Cristo ci riporta a Nicolas Cabasilas che ha presentato i sacramenti delliniziazione in unopera mistagogica che si chiama vita in Cristo (Cf. N. CABASILAS, La vita in Cristo, UTET, Torino 1971). Il

della Liturgia alla sorgente pi che di una ricerca erudita 18. Lautore adotta il simbolo del fiume di vita (cf. Apocalisse 22,1ss) e della Sorgente dAcqua viva, per indicare il Padre radice della vita, di ogni vita. Prima di iniziare il suo lavoro, lautore offre un vocabolario liturgico necessario, per permettere ai lettori moderni di capire il linguaggio dei primi secoli, della Chiesa19. Luomo ha sete e cerca la sua acqua l dove pensa di trovarla. Ebbene, non dorme Colui che scava nelluomo e la sete e lattesa. lui prima di tutto che ha sete e che si mette sulla strada per cercarci, fino a raggiungerci alla sponda dei nostri pozzi irrisori20. Ecco Ges davanti alla Samaritana, per dire a tutti noi dove e come si adora il Padre, la Litrugia nuova. Bisogna lasciarsi guidare dalla sua guida e non cadere nella tentazione descritta da Geremia (2,13) scavando i nostri pozzi screpolati dove non troviamo acqua21. Il nuovo culto, la Nuova liturgia, si fa in Spirito e in Verit. Bisogna
termine carico di senso mistico spirituale, il risultato dellazione dei sacramenti che realizzano una deificazione delluomo. La vie en Christ est ainsi dification progressive. Elle ne procde pas dabord de lascse ni de la prire pure, mais sa source inpuisable est dans les saints mystres. En cela, aucun quitisme sacramentel, variante dun ex opere operato automatique, car la spouds, lardeur dtermine de la libert humaine, est indispensable (Cf. J. CORBON le sens des sacrements dinitiation selon Saint Nicolas Cabasilas , in PrOrChr 50 (2000) 266). 18 Jean CORBON, Liturgia alla sorgente, (trad. A cura del Monastero Uspenskij di Roma), edizioni Paoline, Roma 19832,9. In questo contesto alludo allarticolo di Angelo Manuel de Santos Cardita, Progreso o retroceso de la teologia liturgica? Elementos para una reflexion epistemologica sobre Liturgie de Source de Jean Corbon, In Revista Catalana de Teologia, 26/2(2001), 337-364. In questo articolo lautore sembra non aver letto le prime pagine della Liturgie de source, e passa a formulare una riflesione epislemologica che allontana molto dal linguaggio sapienziale adottato dal Padre Corbon. Lautore descrive il metodo di Padre Jean Corbon come una evasione mistica (ibid., 362); Entonces, la liturgia es equiparada, sin respeto por la analogia, a la liturgia celeste, sin que nos demos cuenta de que podemos hablar de aquella precisamente y solo porque tenemos la liturgia terrestre, el rito como figura antropologica abierta a la manifestacion de lo sagrado, de la vida divina (ibid.). La base della critica non falsa, ma scivola in un discorso inutile che il p. Corbon non nega, e ci si dimostra nei numeri 1088-1889 del CCC dove la liturgia terrena porta alla partecipazione alla liturgia celeste con Cristo 1090. Noi sappiamo che questo discorso elaborato dal Padre Corbon. Il Padre Corbon citato nella prefazione fatta dal Cardinal Roger Etchegaray, in una espressione che pu illuminare: Gli animatori del rinnovamento liturgico talvolta si limitano a dirigere i loro sforzi sulla parte esteriore della celebrazione e non ci aiutano a penetrare veramente nel Mistero liturgico. Il padre Corbon ha una intenzione ecumenica che lo porta a formulare la tradizione comune della Chiesa indivisa. Egli parte dalla Bibbia, dai Padri e dalla liturgia orientale, per formulare il suo pensiero. Dentro la sua opera fa una distinzione utile, e da considerare, tra Liturgia e celebrazione sacramentale. 19 I termini spiegati brevemente sono i seguenti: Agape, Anamnesi, Anafora, Dossologia, Economia, Energia, Epiclesi, Kenosi, Koinonia, Mistagogia, Sinergia, Tempo. 20 J. CORBON, Liturgia alla sorgente, op. cit, 17. 21 Il CCC illustra questo argomento, appoggiandosi sul pensiero di S. Agostino, allinizio della quarta parte in modo mirabile: Se tu conoscessi il dono di Dio! (Gv 4,10). La meraviglia della preghiera si rivela proprio l, presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua: l Cristo viene ad incontrare ogni essere umano; egli ci cerca per primo ed lui che ci chiede da bere. Ges ha sete; la sua domanda sale dalle profondit di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o no, la preghiera l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui (Cf Sant'Agostino, De diversis quaestionibus octoginta

imparare a cercare la vera sorgente della vita nuova, e non fabbricare la liturgia. La Liturgia, unita alla vita ci offerta se conoscessimo il dono di Dio-, ma deve essere scoperta e vissuta22. La liturgia non deve essere confusa colla celebrazione. Alcuni rinnovatori della liturgia fanno attenzione solo alla celebrazione, le sue forme, le sue espressioni, la vita dellassemblea, i testi e i gesti, il canto e la partecipazione viva di tutti ma dimenticano talvolta quel che celebrato come se ci andasse da s. Perch meravigliarsi in seguito che dopo tanti sforzi la Liturgia sembra non aver presa sulla vita? Si sono riparati i canali, s, ma la Sorgente?23.
Nel timore di rimetterci a scavare i nostri pozzi, accogliamo Colui che ci offre la Sorgente. Perch il Verbo di Dio l e la sua operazione attuale di smuovere la terra dellanimadi ciascuno, per far sgorgare la vostra sorgente. Questa sorgente in voi e non viene dal di fuori, come il Regno di Dio che al din dentro di voi (Origene, Omelia XIII sulla Genesi, PG 12, 234). Prima di essere una celebrazione, la Liturgia un evento. La questione non tanto celebrazione e vita quanto Liturgia e Vita. Levento totale di Ges Cristo di unaltra ampiezza e unaltra profondit: il mMistero24.

Il libro diviso in tre parti, la terza considerata la pi importante perch parla della liturgia nella vita o la liturgia vissuta forse una delle contibuzione pi importanti della teologia attuale sul tema della liturgia-vita25. La prima parte il mistero della liturgia, la seconda la liturgia celebrata, mentre la terza La liturgia vissuta. I- Il Mistero Della Liturgia Sempre partendo dalla contemplazione del fiume di vita descritto in Ap 22,1-2, dove il veggente di Patmos intravede lindescrivibile Energia della Trinit Santa nel cuore della Chiesa degli ultimi tempi in cui noi siamo, e appoggiandosi anche su San Paolo (Ef 3,9), luomo trova il suo posto dentro lEconomia26 della Salvezza.
La Trinit Santa non si rivela a noi se non per il suo Disegno damore realizzato per gli uomini e con loro. Colui che generato prima di tutti i secoli ci introduce nel Mistero:
tribus, 64, 4: PL 40, 56). (n. 2560) 22 Ibid., 19 23 Ibid., 20. Il padre Corbon cosciente esplicitamente delle scelte della teologia liturgica e del movimento liturgico moderno, ma aggiunge che limitarsi a questa categoria (efficaccia, segno) chiude irrimediabilmente nel cerchio della celebrazione. Cf. Ibid. 24 Ibid. 20-21. 25 FELIX AROCENA, El Padre Jean Corbon y el Catecismo de la Iglesia Catolica, in Phase, 245(2001), 419. Lautore dellarticolo aggiunge nelle pagine 418-419 che una lettura attenta riveler come alcuni argomenti del libro, scritto dodici anni prima dellapparizione del Catechismo, hanno in esso tracce chiare. i temi del combattimento della preghiera (2725), il cuore altare della preghiera (2655), la descrizione stessa del cuore come luogo dellincontro autentico con se stessi, collaltro, ma soprattutto con Dio Vivo (2563) 26 Cf. J. CORBON, Liturgia alla sorgente, op. cit. 25. Economia, cio la distribuzione, lordinamento per tappe della realizzazione del Mistero di Cristo (Cf. nota a p.25)

il Dio vivo e vero Padre. Perch colui che la sorgente creatrice di tutto ci che esiste eternamente sorgente nel cuore della Trinit. Il Padre Sorgente del Verbo che esprime e del Soffio che spira. Ma sorgente di comunione: il suo Figlio tutto verso di lui, offrendogli nel suo splendore tutto ci che e che generato dal Padre; il suo Spirito tutto di lui, ridonandogli nel suo Accoglimento il Dono che egli e che procede dal Padre. Il Padre onnipotente prima di tutti i secoli perch sorgente di Dono e di Accoglimento. Cos la Trinit una e adorabile Comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito27

Nella Trinit Santissima, Comunione divina di Amore, ogni Persona Dono e Accoglienza, ritmo che regola dalleternit lattivit amorosa di Dio, tre volte Santo, e alla quale luomo invitato. Il Dio Trino e Uno, tutto Amore, Sorgente della Vita, da Lui ogni cosa trae esistenza; Egli dice e ci , ama e ci buono, si d e ci bello (p.28). Questo dono gratuito e totale di Dio ha bisogno di essere ricevuto, altrimenti una kenosi, svuotamento di se stesso. Allora Dio crea luomo, lo chiama allesistenza: Facciamo luomo a nostra immagine, a nostra somiglianza (Genesi 1,26). Dio desidera luomo che sar laccoglimento. LEnergia del Dio Santo, la sua Comunione dAmore abitata da una desiderio28, una impazienza, una passione: dimorare tra gli uomini (Pro 8,31). Questo Desiderio del Padre generato dal suo sguardo verso il Figlio in seno alla Trinit. Tutto il dramma della storia tra questo Dono e questa Accoglienza: La passione di Dio per luomo, e luomo, nostalgia di Dio. Non accettando di essere lalbero della vita, luomo si piega su di s. Ma il Dio-Amore non cessa di donarsi, e si dona nella sua Parola, cos luomo per la sua fede comincer a divenire risposta, accoglienza, alleanza. Da Abramo a Maria, Lo Spirito prepara pazientemente la preliturgia del Verbo, la sua protesi29 nascosta. (p.29-30)

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Ibid, 26 Il desiderio un termine che ricorre spesso negli scritti del padre Corbon, parlando della preghiera, e ricorre anche nella quarta parte del Catechismo (14 volte) per indicare i desideri di Dio e quelli delluomo. Secondo me il termine desiderio come lo concepisce e lo usa Santa Teresa del B.G. ha influito molto sul pensiero del Padre Jean Corbon, quando parla della preghiera. Ma devo riconoscere che il termine usato intensamente dai Padri, in Particolare Agostino che definisce proprio la preghiera partendo dal desiderio e anelito del regno; la funzione della preghiera sarebbe di aiutare ad avanzare plasmando e fortificando il desiderio del cristiano di giungere alla felicit eterna. Essa una questione di anelito e di desiderio vivo: il tuo stesso desiderio la tua preghiera (en.Ps. 37.14). La preghiera progredisce per diventare una unione del cuore con aneliti che non sono inzialmente i suoi. Essa un dilatarsi del cuore verso Dio. In questo processo il cuore stesso va cambiando, di manier che ci che desidera veramente da Dio, non che ci che gli dato da Dio (s, 61.5.6). Cf. Rebecca H. Weaver, Oracion, in Diccionario de San Agustin. San Agustin a traves del tiempo, a cura di Allan D Fitzgerald OSA, Ed. Monte Carmelo, Burgos, 2001, 957-958. 29 Protesi la preparazione del pane e del vino prima della celebrazione della liturgia eucaristica nelle Chiese orientali.

Maria la sorgente dellAccoglienza, la figlia si Sion, pronta per riconoscerlo e accoglierLo. Formata dallo Spirito, ella vede, senza saperlo, che lattivit pi feconda delluomo di essere capace del suo Dio. Allora risponde che ci sia! (Lc 1,38 e Gn 1,3); al S di Maria, lo Spirito unisce il Verbo e il S, lEnergia divina e lEnergia umana, il Dono e lAccolgienza.30 (p.32). Questo rapporto con Maria la prima sinergia tra Dio e il mondo della carne. Il Padre offre il suo Figlio nel suo Spirito damore, e fin dalla sinergia di questa prima Pentecoste, tutto gratuito, personale, potenza dello Spirito che aiuta ogni uomo ad accogliere la rivelazione delle cose che debbono presto accadere (Ap 1,1). Dio diventa Uomo e ha una Nome, si chiama GES; questo la pienezza del tempo; e questa Pienezza Ges, non pi parole del Verbo, ma in Persona il Verbo del Padre, non pi una legge esteriore alluomo ma la Grazia che nasce nella nostra umanit da colei che piena di grazia (Lc 1,28)(p.33). Le teofanie o le Manifestazioni del Mistero sono a misura della kenosi dellAmore; pi il nostro Dio si dona, pi si rivela. Nella sua Incarnazione si vuotato di se stesso per diventare uomo. Lo Spirito Santo lo manifester31 cominciando dal battesimo sul Giordano fino al Battesimo sulla Croce.
La Manifestazione nella carne della pienezza della grazia un mistero dUnzione: Il Cristo. Ormai il Ges tutta lEnergia dAmore impregna lEnergia umana, con una unzione che assume e vivifica. In Ges il Padre si dona tutto intero e il Figlio laccoglie. In lui tutto lumano offerto e il Padre vi si dilata. in lui che si verifica eminentemente la sinergia che dar vita a tutto; non pi un atto divino da una parte e un atto umano dallaltra, ma un atto di Cristo, cristico se questa parola potesse farci riscoprire il realismo meraviglioso della parola cristiano. Unione senza confusione, distinzione senza separazione, dir quattro secoli pi tardi il grande Concilio cristologico di Calcedonia. Cristo vive Dio umanamente e luomo divinamente nel minimo dei suoi comportamenti, non secondo una unit di modo, ma di Persona. Durante la sua vita mortale tutto manifester questa meraviglia dellUnzione (p.35)

Ogni aspetto della kenosi del Verbo, vale a dire la nostra condizione umana autentica, manifesta il Santo di Dio che vi immerso. Nel cuore di Ges, il Servo, si
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Il Padre J. CORBON sviluppa una spiritualit mariana a partire dalla liturgia in diverse occasioni e articoli preziosi, che meritano almeno di essere menzionati per la loro importanza: Marie, Icne de lEglise de Dieu, in Maria e il Dio dei nostri Padri, Padre del Signore nostro Ges Cristo, Atti del XII simposio Internazionale Mariologico (Roma 5-8 ottobre 1999), a cura di Ermanno M. Toniolo, Edizioni Marianum, Roma, 2001) p. 399-415. La liturgie, source et tmoin de spiritualit mariale, in AAVV., La spiritualit mariana : legittimit, natura, articolazione. Atti del 9 simposio Internazionale Mariologico (Roma, 3-6 novembre 1992), a cura di Elio Peretto, Edizioni Marianum, Roma, 1994, pp. 167-183. Sainte Marie Mre de Dieu dans lconomie sacramentelle et dans la vie chrtienne , in PrOrChr 45 (1995) 1025. 31 Cf. Liturgia alla Sorgente, op.cit. 34.

manifesta la passione di Dio e la passione delluomo: la compassione. Dio nasce nelluomo e luomo in Dio Il momento centrale di questa pienezza del tempo pero quando Ges giunge fino a sperimentare la morte delluomo; lOra di Ges verso cui tende tutto ci che prima, lOra della Croce e della Risurrezione; in questa ora decisiva sorge il Mistero. (p.38) Il Verbo della Vita si offre per morire: la kenosi dellIncarnazione era laurore della Grazia; Colui che la luce si assume lumano senza rovinarlo. La kenosi della Croce lo Splendore della Grazia tra le tenebre pi fitte, notte della frattura; solo lUomo-Dio attraversa e supera la morte colla sua Croce. (42-43) La Croce diventa una Teofania della Sorgente, la prima dove la ferita del costato diventa fontana zampillante. Arriva il giorno della Risurrezione, la domenica dopo il sabato, in cui la Vita zampilla dalla tomba, pi limpida che dal costato trafitto, pi vivificante che dal seno della Vergine Maria. Penetrando la nostra morte, pu sgorgare dalla nostra terra nel corpo incorruttibile di Cristo, Nel Cristo risorto il Verbo incarnato Uomo vivente e luomo diventa figlio di Dio (p. 46). Il momento della Risurrezione il momemnto culminante del dono di Dio e dellaccoglienza delluomo: le due energie si sono congiunte per sempre. questa alleanza delle sue due Energie, divina e umana, che rende il Cristo risorto Sorgente inesauribile della liturgia.(47) Ges, nella sua Risurrezione il primo zampillamento della liturgia che nasce. Questo un Evento sempre attuale e vero, non un ricordo del passato o un simbolo. Ma accaduto una volta per sempre (Rm 6,10ss) La Risurrezione non nel passato, altrimenti Ges non avrebbe vinto la nostra morte (47-48).
Questa potenza inaudita del fiume di Vita nellUmanit di Cristo risorto, ecco la liturgia. In essa tutte le promesse del Padre trovano il loro punto di compimento (At 13,32). Da allora, la Comunione della Trinit santa non cessa di diffondersi nel nostro mondo e di inondare il nostro tempo con la sua pienezza. Ormai, lEconomia di salvezza divenuta Liturgia. In questa prospettiva, la relazione tra la celebrazione e la vita una questione aggiunta. Ci che primo la relazione delluna e dellaltra allEvento della Pasqua che sorge nel cuore di ogni avvenimento. (p.48-49)

-La Liturgia Eterna

LEvento della Pasqua si svolge in una Ascensione e in una Pentecoste continue. Il momento dellAscensione inaugura un tempo nuovo, la Liturgia degli ultimi tempi. Tra la prima Ascensione di Ges e quella che terminer nel punto culminante della sua Parusa gloriosa si pongono i nostri ultimi tempi. Questa Ascensione progressiva per far crescere luomo fino a diventare com il Cristo; questo processo inizia nel mistero della Pasqua Croce e Risurrezione che unisce defintivamente Cristo alluomo, e col Ritorno di Cristo al Padre. Questo Mistero viene raffigurato nel libro dellApocalisse, Rivelazione del mistero totale di Cristo32. Il moto dellAscensione sar compiuto soltanto quando tutti i membri del suo Corpo saranno stati attirati verso il Padre e vivificati dal suo Spirito. (p.53) Dunque il movimento di ascesa e di discesa continuo; Cristo asceso, ma sempre ritorna. La liturgia alla sorgente la Liturgia Celeste mediante la quale il Padre e il Figlio operano sempre (Gv. 5,17).
La liturgia comporta, perfino nella parola che lesprime, un aspetto essenziale dazione e di Energia, la Liturgia celeste ci rivela tutti gli attori del dramma: Cristo e il Padre, Lo Spirito Santo, gli Angeli e tutto ci che vive, il Popolo di Dio, il principe di questo mondo e le Potenze che ladorano. La Liturgia celeste apocalittica nel senso originale del termine: essa rivela tutto nel momento in cui lo compie. Quando lEvento c, la Profezia diventa apocalittica33 (p.55)

La Liturgia celeste un moto di ritorno al Padre Sorgente di Amore e di comunione. La nostra liturgia la celebrazione della gioia del Padre che aspetta il ritorno del figlio prodigo. Il Padre aspetta che luomo possa rispondere alla sua sete; ci avviene
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Il libro dellApocalisse Il libro dellApocalisse serve di quadro di base per tutta le concezione del Padre Corbon, usa i suoi simboli, termini, figure e ne decifra anche i segreti. A noi che siamo degli ultimi tempi, questo libro rivela il volto nascosto della storia La visione di fede si sviluppa costantemente su duepiani. Al modo delle icone, sembrerebbe dapprima che ci si trova davanti un piano inferiore (la terra) e un piano superiore (il cielo). Ma il procedimento non deve ingannare. Nelmovimento sempre pi drammatico degli ultimi tempi, questi due piani sono interni luno allaltro. Il pi apparente svela il carnevale della morte condotto dal Principe di questo mondo; il pi nascosto introduce presso Colui che detiene le chiavi dela morte. Ora quel chesi vive qui e l la Liturgia. (P.54) 33 Il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta nel n. 1137-1139 gli elementi di questo pensiero: L'Apocalisse di san Giovanni, letta nella Liturgia della Chiesa, ci rivela prima di tutto un trono nel cielo, e sul trono Uno. . . seduto ( Ap 4,2 ): il Signore ( Is 6,1 ). Poi l'Agnello, immolato e ritto ( Ap 5,6 ): il Cristo crocifisso e risorto, l'unico Sommo Sacerdote del vero santuario, lo stesso che offre e che viene offerto, che dona ed donato [Liturgia di San Giovanni Crisostomo, Anafora]. Infine, il fiume di acqua viva che scaturisce dal trono di Dio e dell'Agnello ( Ap 22,1 ), uno dei simboli pi belli dello Spirito Santo [Cf Gv 4,10-14; Ap 21,6 ] (n.1137). Partecipano al servizio della lode di Dio e al compimento del suo disegno: le Potenze celesti, tutta la creazione (i quattro esseri Viventi), i servitori dell'Antica e della Nuova Alleanza (i ventiquattro Vegliardi), il nuovo Popolo di Dio (i centoquarantaquattromila), [Cf Ap 7,1-8; Ap 14,1 ] in particolare i martiri immolati a causa della Parola di Dio ( Ap 6,9-11 ), e la santissima Madre di Dio, [La Donna: cf Ap 12; la Sposa dell'Agnello: cf Ap 21,9 ] infine una moltitudine immensa, che nessuno pu contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua ( Ap 7,9 ) (n.1138).

nella liturgia dove luomo diventa anche lui sorgente. Questa la glorificazione del Padre (la dossologia) nel fatto che il Padre, Energia di Dono, diventa Energia di Accoglienza per ricevere tutta lumanit nel Figlio. La celebrazione della Liturgia eterna in quest flusso e riflusso sempre nuovo della comunione trinitaria partecipata da tutta la creazione. La liturgia celeste celebra levento continuo del ritorno del Figlio -di tutti in Lui- nella casa del Padre. Il mistero della Santit infine divenuto Liturgia perch partecipato e comunicato.(57) Emerge la figura di Cristo Sommo Sacerdote misericordioso e fedele (Eb 2,13-17), Signore della Storia che solo colla sua morte, realizza lEvento che scrive e decifra la storia. Egli fonte di benedizione e di salvezza. Accanto alla figura di Cristo e del Padre, nella liturgia celeste partecipa la terza persona della Trinit santissima: Lo Spirito Santo. Le irruzioni dello Spirito Santo accompagnano tutta lEconomia della Salvezza, ne formano la continuit, fino alla realizzazione dellEvento. Lo Spirito Santo la Potenza verginale con la quale Il Padre ha incarnato il Verbo e risuscitato Ges. La Pentecoste costituisce in questo contesto un Inizio Nuovo: Lo Spirito diffuso dal Padre e dal suo Cristo. Il Fiume di Vita sgorga ormai dal trono di Dio e dallagnello. (61) Lo Spirito del Figlio agisce da sempre; prepara Maria, sileziosamente. Egli la previene per pura Grazia, e realizza in lei il mistero dellIncarnazione. Come Maria anche Ges stato preparato a diventare obbediente ed essere accoglienza abissale della morte delluomo, per risorgere per opera dello Spirito. La stessa opera compiuta dallo Spirito negli Apostoli con Maria, il giorno della Pentecoste; li prepara e li forma, per diventare energia di accoglienza, per essere invasi dalla Sua Presenza personale. Diventano una Comunione Nuova34. Sono trasformati, perch pieni dello Spirito. Nella Pentecoste Lo Spirito Santo ha generato verginalmente il Corpo di Cristo tessuto della nostra umanit: La Chiesa.(p.65)
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Il Catechismo della Chiesa Cattolica descrive lattivit dello Spirito in questo modo nel n. 737 La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questa missione congiunta associa ormai i seguaci di Cristo alla sua comunione con il Padre nello Spirito Santo: lo Spirito prepara gli uomini, li previene con la sua grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Signore risorto, ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all'intelligenza della sua Morte e Risurrezione. Rende loro presente il Mistero di Cristo, soprattutto nell'Eucaristia, al fine di riconciliarli e di metterli in comunione con Dio perch portino molto frutto ( Gv 15,5; Gv 15,8; Gv 15,16 ). In breve ricapitoliamo che lo Spirito prepara, realizza, manifesta per mettere in comunione. il cuore del pensiero del padre Jean Corbon.

Lo Spirito vivifica mettendo in comunione (p.65); cos nasce la Chiesa, quando lo Spirito agisce su ogni persona e su tutta la camunit; mediante la fede unisce ogni membro al Corpo di Cristo: la Pentecoste. Il Corpo di Cristo, da cui la Liturgia si diffonde nel mondo, esiste prima dei membri che si uniscono a Lui. Non si fabbrica la Chiesa perch non si fabbrica la Liturgia: si nasce in essa e la si vive.(p. 65) La Chiesa il luogo dove lo Spirito di Cristo si manifesta e mette tutti in comunione con il Corpo vivente del Figlio di Dio. La Liturgia non dunque una componente del mistero della Chiesa, ma piuttosto la Chiesa che la condizione attuale della Liturgia nella nostra umanit mortale. La Chiesa come il volto umano della Liturgia celeste, la sua presenza radiosa e trasformante nel nostro tempo.(p.66) -Lo Spirito e la Sposa Il padre Corbon spiega poi il senso della Chiesa degli Ultimi tempi. Infatti la pienezza della divinit che abita in Cristo introduce Dio nel tempo che diventa pieno di Grazia e di Verit; cos il nostro tempo diventa lOggi di Dio. La Chiesa essenzialmente escatologica vale a dire negli ultimi tempi; essa il sorgere della Pienezza nel profondo del nostro tempo e con ci, linizio della sua Consumazione attraverso la sua attesa.(p. 68) Cosi anche la Liturgia della Chiesa escatologica; LEvento della Pasqua sempre attuale, allinterno del nostro tempo; quanto alla Parusa, essa non totalmente davanti a noi, ma incominciata allAscensione e progredisce tutti i giorni, e la Liturgia che la conduce alla sua Consumazione. La Sofferenza dellumanit causata dal peccato, assunta da Cristo e dalla Chiesa, nella Liturgia; infatti Cristo ha vinto il principe di questo mondo proprio perch il Padre che ha visto la sofferenza del suo popolo (Es 3,7), ha deciso tutta lEconomia della Salevzza. Mediante la Liturgia che irriga il nostro mondo, la compassione del Padre penetra la sofferenza di ogni uomo (p.70). La Trinit si unisce alluomo sofferente, compatisce, per dargli la vita, ecco il mistero degli ultimi tempi. lattivit del Cristo nel Sabato Santo, nella profondit del silenzio della morte strappa luomo al male per ridargli la vita (70-71).

Dopo il tempo del Figlio viene il tempo dello Spirito; negli ultimi tempi lo Spirito stesso, personalmente, che inviato e donato; la kenosi dello Spirito35, ultima kenosi damore manifestata dalla Chiesa. Hai visto la Sposa dellAgnello? Hai visto lo Spirito! (p.74). La Chiesa il luogo della kenosi dello Spirito
Ci che lo Spirito del Padre aveva compiuto per la Vergine Maria nella Pienezza del tempo, lo attua ora, come Spirito di Cristo crocifisso e risorto, per la Chiesa negli ultimi tempi. Cos come Maria, divenendo Madre del Verbo incarnato, ha inaugurato in s la Pienezza del tempo per lEnergia dello Spirito, allo stesso modo, ma stavolto fino alla consumazione del tempo, la Chiesa diventa sposa e Madre per lo Spirito di Ges che abita in essa. Ecco gli ultimi tempi: Lo Spirito e la Sposa. In questa inabitazione trasparente, la Chiesa manifestazione dello Spirito Santo perch essa ne la kenosi. Kenosi e Manifestazione, labisso del Paradosso dellAgape divina. In questi tempi che sono gli ultimi, tutti i fiotti della Compassione divina confluiscono nel fiume di Vita: lAmore lacerato del Padre e la Passione del Figlio si effondono nellabisso della nostra morte per mezzo della kenosi dello Spirito manifestata nella Chiesa. (74).

-La Trasfigurazione Attraverso la figura del Roveto ardente (Es 3,1-6) che teofania che opera levento figurativo della pasqua, si intravede la figura del Figlio, il Servo Sofferente. In tutti i due i casi la Compassione divina abitante in mezzo allangoscia del suo popolo (76). La fiamma della divinit non consuma lumanit alla quale si unito il Figlio; il Volto della vita che comunica la sua Vita a noi. Ges il grande sacramento di Dio per luomo e il sacramento delluomo per Dio. Nel Cristo agisce lEnergia di Dio Padre, e nello stesso tempo agisce lEnergia delluomo Ges; LEnergiadivina non agisce pi da sola, ma in sinergia con luomo e perci Ges il grande Sacramento; agendo in noi, lamore di Dio sollecita la nostra cooperazione, cio la fede che vivificata e risvegliata da Ges che affronta la nostra angoscia (Mc 4,35-41). I miracoli annunciavano le Energie di Cristo risorto; la Trasfigurazione la teofania che ne svela il significato e realizza la nostra deificazione (79); lUmanit di

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Lautore spiega che ogni tempo dellEconomia della Salvezza, segnato dallavvento di una kenosi dellamore del Dio vivente. proprio questo che lo costituisce come tempo. anche a motivo di questa kenosi che ogni tempo comporta degli eventi salvifici. Questi eventi di Dio per luomo e con luomo sono allora le manifestazioni della kenosi nascosta. Cos avvenne allinizio dei tempi: la kenosi della Parola e del Soffio del Padre si manifestava con la creazione. Durante lo svolgersi dei tempi, la kenosi del Verbo si rivel con la Promessa e con la Legge, mentre quella dello Spirito si manifest nel dono della fede e nellispirazione dei profeti. Quando venne la Pienezza del tempo, il Figlio, personalmente, che, si vuot di se stesso (Fil 2,7) per assumere la nostra condizione di schiavi fino alla morte; noi abbiamovisto allora operare lEnergia dello Spirito Santo per manifestarlo e per risuscitarlo.

Ges il centro vivente in cui luomo diventa Dio. La Trasfigurazione36 il culmine del ministero di Ges; Egli apre gli occhi dei discepoli per vederlo. Il cambiamento non da parte di Ges ma da parte dei discepoli; lo scopo della Trasfigurazione la salvezza delluomo. Il Verbi lascia vedere nel suo corpo la Luce della divinit per far vivere e salvare; Egli rivela donandosi e si dona per trasformarci in Lui. In ci Egli fa la gioia del Padre che dallinizio vuole salvare, e tutto il suo desiderio passa verso luomo solo attraverso il Corpo del Figlio; allinverso tutto quello che luomo vorrebbe passare a Dio anche deve passare solamente per Ges. Questa una certezza che risulta dallEvento straordinario della Trasfigurazione. Per di pi c unaltra certezza: Secondo la misura della sua fede luomo pu partecipare alla vita del Padre che si dona atrraverso Cristo. E quando la nostra umanit acconsentir ad unirsi allUmanit di Ges, parteciper alla natura divina (2Pt 1,4), sar deificato (82). La deificazione delluomo sar dunque la partecipazione al Corpo di Cristo. In questo senso la liturgia dOriente vede nel Mistero della Trasfigurazione levento-fonte della liturgia sacramentale. LUmanit di Ges filiale, essa pu sposare i minimi moti e le pi intime ferite della nostra umanit per diffondervi la Vita del Padre(83). I sacramenti sono infatti le azioni deificanti del Corpo di Cristo nella nostra stessa umanit37 (83)
Alcuni immaginano Cristo, sacramento della salvezza degli uomini, il quale sarebbe lass, poi la Chiesa, aktro sacramento, la quale sarebbe quaggi, e infine i sacramenti della Chiesa, celebrati di tanto in tanto. Questo schema, non c dubbio, una delle cause
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Cf Mc 9,2-10; Mt 17,1-9 e Lc 9,28-36 Il tema dellumanit di Cristo, punto di incrocio tra Dio e noi, molto importante per il tema della preghiera cristiana. Quello che troviamo qui un fondamento antropologico e cristologico della nostra preghiera. Trattando questo tema dentro la liturgia alla sorgente, troveremo il fondamento pi della preghiera cristiana che si trova nella liturgia, se la liturgia e la vita cristiana vengono collocate nel posto giusto. Espongo quanto dice il Catechismo riguardo al rapporto tra la nostra preghiera, la nostra umanit e lUmanit di Cristo: Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente ben pi segreta, come lascia presagire gi all'et di dodici anni: Io devo occuparmi delle cose del Padre mio (Lc 2,49). Qui comincia a rivelarsi la novit della preghiera nella pienezza dei tempi: la preghiera filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanit, con e per gli uomini. (2599). Egli porta gli uomini nella sua preghiera, poich egli ha pienamente assunto l'umanit nella sua Incarnazione, e li offre al Padre offrendo se stesso. (2602). Tutte le angosce dell'umanit di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in questo Grido del Verbo incarnato. (2606). questa la motivazione di pregare sempre e solamente nel nome di Ges, perch la santa Umanit di Ges la via mediante la quale lo Spirito Santo ci insegna a pregare Dio nostro Padre. (2664) Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del Figlio unigenito, nella sua Umanit glorificata. Per essa ed in essa la nostra preghiera filiale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Ges (Cf At 1,14) (2673).

del divorzio della liturgia e della vita. Il Medesimo Signore continua adesso e con infinitamente maggior potenza, a deificare gli uomini nel suo stesso Corpo che la Chiesa. Se il suo Corpo non partecipasse alla nostra condizione mortale, come potremmo noi essere deificati? Ora questo Corpo vivificante la Chiesa. La Chiesa infatti lo stato di kenosi nel quale la carne del Verbo comunica la Vita al mondo fino a che la morte sia definitivamente distrutta (1Cor 15,26). Il Signore dopo la sua Ascensione, diffonde tra gli uomini il fiume di Vita, la Litrugia, nel suo Corpo che la Chiesa, ed ecco la Trasfigurazione oggi. Il paradosso degli ultimi tempi focalizzato nellevento permanente e dinamico della Trasfigurazione di Cristo: l si realizza la liturgia sacramentale. (84)

La liturgia fa vivere nella Chiesa la Trasfigurazione del Corpo totale in crescita, lunione trasformante in cui luomo diventa Dio. Lumanit della Chiesa il Corpo nel quale il Signore si rivela ed agisce, poich, per il suo Spirito Santo, la nostra umanit e la sua sono divenute un medesimo Corpo. -Lo Spirito Santo e la Chiesa nella Liturgia
Poich lo Spirito Santo, la cui sorgente eterna il Padre, inviato fin dallinizio dei tempi con il Figlio e per lui. la missione meterna del Padre presso gli uomini affinch conoscano il Figlio, gli siano incorporati e comunichino la sua vita. Per questo, nel cuore degli uomini egli lattrazione del Padre verso Ges, la sua passione per il proprio Figlio e tutti i figli, la sua Comunione diffusa a profusione. Nel Corpo di Cristo, e sgorgando da Lui, lo Spirito santo come limpazienza della Gloria del Padre affinch luomo viva . Ormai in questo corpo che ha vinto i limiti della morte, lo Spirito agisce con potenza. E quando suscita in noi la risposta alla sua Energia multiforme, lo Spirito e la Chiesa sono uno in una stupefacente sinergia38: la Liturgia. (86-87)

Come agisce lo Spirito39? La prima Energia dello Spirito di manifestare il Corpo di Cristo a noi; Lo Spirito purifica i nostri sguardi carnali e ci da la forza dello
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unitle per noi alludere per quanto riguarda il senso profondo del termine sinergia. Il Padre Corbon in una nota (cf nota 1 p. 87) spiega perch egli preferisce luso della parola sinergia alluso latino cooperazione, le cui connotazioni sono altre nel linguaggio moderno. La sinergia dello Spirito Santo e della Chiesa, secondo lui, una nozione chiave per entrare nel mistero della Liturgia. Il suo fondamento il Cristo stesso. Vero Dio e vero Uomo, Ges ha due volont e due operazioni o energie unite di fatto ma liberamente e senza confondersi. Cos tutta la santit cristiana consiste nella deificazione della nostra natura in Cristo, nellunione della nostra volont a quella del Padre in Cristo, e nella sinergia del battezzato e dello Spirito Santo in ogni atto vitale. questo lAmore in atto (Cf Ef 2,9s e Fil 2,13). E il Padre Jean Corbon si rif a San Giovanni della Croce per chiarire, ma pi profondamente, il tema; si pensi, a partire da una certa profondit dunione trasformante, alla parola cos forte di San Giovanni della Croce: Dio e la sua opera Dio (Massima 157). Riportare questa nota ci aiuta non solo a capire il suo senso liturgico e la sua distinzione dal termine cooperazione, usato dal Catechismo della Chiesa Cattolica (n 1091 e 1108), ma anche a capire un elemento della preghiera cristiana dove lazione dello Spirito nella preghiera viene descritto come Epiclesi, e questa epiclesi aiuta la nostra nel processo di santificazione, a conformarsi sempre pi a Dio. Di qua la preghiera personale, nella vita cristiana, si vede chiaramente che un prolungamento della liturgia della Chiesa. Questo concetto diventa sempre pi chiaro quando si va a fondo nel rapporto Chiesa (Corpo)-Cristo, nella chiave esposta dal padre Corbon. 39 Abbiamo visto prima e ora mettiamo qui lo schema, secondo il padre Corbon, lo Spirito: prepara, realizza, manifesta e mette in comunione. Questo schema si applica sempre sullazione dello Spirito.

sguardo di fede. Lo Spirito Poi raggiunge lintimo di noi stessi per purificarci e illuminare ci che il peccato ha sfigurato; con questa energia degli ultimi tempi lo Spirito ci trasforma nel Corpo di Gloria del Signore. Lo Spirito poi ci mette in comunione colla realt del Corpo di di Cristo, la Chiesa. In questa terza energia, lo Spirito e laChiesa sono nella pi intima sinergia poich sono donati luno allaltro nella medesima missione damore. (p.88)
Il primo a cui lo Spirito manifesta il Corpo del Verbo sua Madre la Vergine Maria. Ma da quando la Chiesa ha preso Corpo nella Pentecoste, avviene sempre lo stesso: lo Spirito manifesta 40Ges a degli esseri abbastanza poveri per credere in lui, lasciare tutto per lui e divenire capaci di portarlo nella tribolazione. LEnergia dello Spirito Santo non consiste nel farci sapere delle idee su Ges Cristo, ma nel purificare il nuostro cuore per lui41. Il Corpo del Signore diviene levidenza prima e splendente delle nostre vite nella misura in cui noi rinunciamo a noi stessi e lo cerchiamo per amore. Ecco la prima sinergia in cui lo Spirito ci trasforma42 in discepoli e in teologi, non mediante un discorso su Dio, ma per la fede ardente nel suo Cristo.(p89)

Da questo punto emerge un altro, quello della testimonianza di fede e del profetismo cristiano. Lo Spirito Santo illumina il cuore delluomo; Egli ci insegna a leggere gli avvenimenti della vita e dare senso ad essi alla luce dello Spirito che sempre in atto; per capire questa sua azione, bisogna cercare e riconoscere sempre la strada del cuore.
Il vero profetismo cristiano sta in questo discernimento che sfocia nella conversione sconvolgente: il Signore l e viene, offerto nel profondo di ogni avvenimento come promessa di Risurrezione. A partire da l, la pedagogia dello Spirito Santo inesauribile A misura della nostra fede, questa sinergia di Luce ci condurr di conversione in conversione Per ritornare alla sorgente della Luce in noi, lo Spirito ci insegna dapprima a ritrovare la strada del cuore, l dove egli si diffonde in noi e dove la preghiera diventa vita (p.92)

A misura della nostra fede; un principio guida per una efficacce partecipazione alla Liturgia; come i discepoli che hanno assistito allEvento della Trasfigurazione, solo per la nostra fede entriamo sotto linflusso della sua Energia nella
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Ecco un accenno chiaro a una teologia che non sistema razionale o intellettuale; un concetto affine a quello che sar il criterio della teologia dei Santi e dei Padri che hanno ricevuto questo dono. 41 La preghiera contemplativa sguardo di fede fissato su Ges Questa attenzione a lui rinuncia all'io. Il suo sguardo purifica il cuore. (CCC, 2715) 42 Questo tema importante della trasformazione operata o da operare sotto lazione dello Spirito Santo fondamentale nel processo di Configurazione a Cristo, nel Catechismo. Cf n. 2711; 2739; e nel 2745 preghiera e vita cristiana sono inseparabili, perch si tratta del medesimo amore e della medesima abnegazione, che scaturisce dall'amore. La medesima conformit filiale e piena d'amore al Disegno d'amore del Padre. La medesima unione trasformante nello Spirito Santo, che sempre pi ci configura a Cristo Ges.

Liturgia. L risiede levento decisivo della Liturgia, quando la nostra fede povera e offerta. Scaturisce da qui il valore del Simbolo nella Liturgia e nella vita.
LEpiclesi linvocazione al Padre affinch mandi il suo Spirito Santo su ci che noi gli offriamo perch trasformi lofferta nella realt del Corpo di Cristo Le apparenze rimangono fin tanto che noi siamo in questo mondo di morte, ma la realt divenuta altra, passata nella Pienezza di Cristo. Cos le strutture prime del cristiano restano le medesime dopo il suo Battesimo, la sua Cresima, il suo Matrimonio o il suo Perdono, e tuttavia, c un essere nuovo: se uno in Cristo, una creatura nuova: le cose vecchie sono passate (2Cor 5,17 (p.93)

Lo Spirito realizza un vero passaggio in noi, nella Liturgia. Egli realizza in noi la Pasqua di Cristo. Egli trasforma, deifica, trasfigura il lavoro della Grazia che inziativa libera del Dio vivente nellumanit del Verbo; lAmore misericordioso che colma labisso della nostra miseria. La Grazia dello Spirito libera e liberatrice; e per essere veramente convertiti noi solo dobbiamo accogliere il Dono gratuito che ci fa essere, colla nostra fede. Cos diventiamo parte della Chiesa per dono gratuito di Dio. A immagine della Trinit Santissima dove le Tre Persone comunicano nellunit, la Chiesa, nella Liturgia che comunione di quelli che sono trasformati e credono nel Figlio diventa ci che essa , Corpo di Cristo, sacramento della Comunione di Dio e degli uomini. Lo Spirito di Comunione fa del Corpo di Cristo un popolo sacerdotale che partecipa al sacerdozio di Cristo; perch Cristo solo lAlbero della Vita, Crocifisso e Morto e Risorto. Solo quelli che hanno partecipato alla sua Morte e Risurrezione possono far parte della Liturgia, e entrare in vera comunione col Corpo suo.
Contrariamente ai nostri attivismi che pretendono di liberare luomo in ogni azione per luomo, la kenosi dello Spirito nella Chiesa ci ricorda che lEvento liberatore della Pasqua soltanto proposto in ogni avvenimento, ma resta da attuare con noi e in noi. Essere in kenosi, per lo Spirito di Cristo Risorto vuol dire essere offerto, donato, senza volont di potenza, ed egli invoca da parte nostra laccoglienza, la risposta, il medesimo s di kenosi. Questo s della Vergine ha permesso lIncarnazione del Verbo; dal consenso dellUmanit di Ges che sorta la luce deificante della Trasfigurazione ed il medesimo consenso della Chiesa che permette alla Liturgia di venire celebrata e di essere vissuta. Lessere sacramentale della Chiesa significa che tutto in lei Energia congiunta dello Spirito Santo e dellumanit che egli trasfigura. Questa sinergia costituisce la Liturgia (97)

II- La Liturgia Celebrata Questa seconda parte del libro Liturgia alla Sorgente parla della celebrazione e delle celebrazioni; ma inizia volendo rispondere allinterrogativo: che cosa significa

celebrare la Liturgia, e perch celebrare la Liturgia? La celebrazione in fondo un momento della litugia, perch la Liturgia non solo quello che celebriamo, come abbiamo visto prima. Una celebrazione appare come un momento in cui il Signore viene con potenza e dove la sua Venuta diviene lunica occupazione di coloro che rispondono al suo appello (104). Nel momento della celebrazione lEvento di Cristo diventa lEvento della Chiesa riunita qui e adesso per accogliere la Liturgia Celeste e parteciparvi. La Celebrazione avviene in un luogo determinato in una determinata Chiesa locale; cio inuna comunit umana di battezzati delimitata e non disincarnata, e riconosciuta come Chiesa, Corpo di Cristo, luogo dellEpiclesi, con una Tradizione particolare e ministri, cio con tutti i particolari che fanno di un grupppo umano, una Chiesa. La celebrazione momento, ma anche luogo dove la Liturgia fa vivere la Chiesa in tutto il suo Mistero. Cos tutte le chiese particolari vivono una unit nella Cattolicit, perch tutte partecipano alla stessa Liturgia celeste. La celebrazione centro della liturgia e condizione incarnata di ogni Chiesa. Da sempre la celebrazione stata strutturata da elementi costitutivi permanenti. Questi elementi sono i seguenti: una Assemblea di battezzati e cresimati, i ministri, La Parola di Dio che diventa Parola della Chiesa, e infine dei segni, azioni, simboli, parole, canto, musica, le Sacre Immagini. la celebrazione lepifania che irraggia le energie della Liturgia; le celebrazioni hanno la stessa struttura, ma differiscono nelle Energie dello Spirito Santo che realizzano e comunicano il Mistero. Lenergia trasformante dello Spirito varia a seconda della celebrazione. La celebrazione del grande sacramento, il pi grande dei sacramenti, lEucaristia, contiene tutto il Mistero; essa il momento totale della Chiesa locale e della comunione delle Chiese. Poi vengono i sacramenti in ordine di importanza: il Battesimo, Cresima, Riconciliazione, Unzione dei malati, Matrimonio, Ordine dei ministeri. Nella diversit delle liturgie e dei tempi e luoghi si realizza la pedagogia dello Spirito che vuole comunicare il Mistero. Ogni celebrazione nella sua originalit pedagogica ci permette di discernere la Sapienza infinita, multiforme (Ef 3,10) dello Spirito del Signore (p.114). La celebrazione festa della liturgia, che ci permette di entrare nella gioia del Padre; questa festa rende la gioia comune partecipata.

La celebrazione festa richiede soprattutto fede e conversione, con autenticit di vita; una liturgia non pu essere separata dalla vita. La celebrazione liturgica deve resistere, nella vita della Chiesa a tutte le tentazioni che la riducono e la disperdono: la prima tentazione culturale dove delle manifestazioni della cultura del tempo possono contaminare la liturgia e la riempiono di simboli vuoti; la seconda tentazione cultuale che riduca la Liturgia a culto come tante altre religioni. Lo Spirito umano a suo agio in questo tripartitismo da catechismo: verit da credere, comandamenti da praticare, mezzi di santificazione. Tutti i monoteismi si fermani l; ed anche le ideocrazie.43(p.120). Nella nuova Liturgia, il Culto in Spirito e Verit, lEvento salvifico e Vita nuova coincidono. La terza tentazione da affrontare e evitare quella omnisacramentale, secondo la quale tutto sarebbe ormai sacramentale. illusione soggettivistica che misconosce il dato elementare degli ultimi tempi, cio non ha ancora vinto definitivamente il male in noi; allora bisogna usare discernimento e non lasciare spazio alle rivincite degli idealismi dottrinali. Il realismo dei sacramenti ci porta a dire che i segni sono delle verit che siamo invitati ad accogliere e capire colla nostra fede, e partendo dalla nostra realt umana e debole. Questi segni portano il massimo di verit; la sinergia dello Spirito e della Chiesa diventa sinergia personale. Questa sinergia si svolge nelle celebrazioni secondo tre costanti: -La prima una movimento di fondo di ogni celebrazione dove Il Padre si dona attraverso il Figlio nello Spirito Santo; il ritorno verso il Padre si realizza nella liturgia; lo slancio della Liturgia ci trasporta verso il Padre, per Cristo nello Spirito. La seconda la triplice sinergia dello Spirito e della sposa che ritma ogni celebrazione: i tre grandi tempi di una sacramento sono dapprima lo spirito manifesta Cristo (liturgia della Parola), poi Lo Spirito trasforma in Cristo ci che la Chiesa Chiesa gli presenta (Epiclesi), infine la sinergia di Comunione in cui Cristo comunicato e si diffonde in Liturgia vissuta. La terza si trova nei dettagli della celebrazione che sono delle unit sacarmentali. Lunit sacramentale larmonia di tre elementi inseprarabili: una azione, una parola, un canto. Ogni unit realizza una sinergia. Non si pu mutare o togliere uno dei tre tempi; ci perturba la celebrazione e ne oscura il significato.
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Questa nota cosi importante diventa attuale riguardo al Catechismo. Lattuale Catechismo ha introdotto la quarta parte sulla preghiera, ed ha usato una ottica completamente diversa da questo tripartitismo.

NellEucaristia principalmente, e nelle Epiclesi degli altri sacramenti si esprime il dinamismo dellAscensione verso la Parusia definitiva, cio il ritorno verso il Padre. In ognuna delle sinergie sacramentali noi viviamo i tre movimenti della Pasqua di Ges: il Padre ci dona il suo Figlio diletto, il Verbo assume la nostra carne e la nostra morte per risuscitare con lui, e il suo Spirito ci fa entrare nella Comunione eterna del Padre (p.143). Anche in ogni azione liturgica sacramentale, dove la chiesa adopera la sua energia di accoglienza e di fede, tutti gli attori della liturgia eterna sono allopera: La Trinit santissima, gli angeli, e santi, cio la Comunione del cielo realizza la Comunione della e nella Chiesa e delle chiese, mediante lo Spirito Santo dAmore. Mentre nellEucaristia il mistero dellAmore si compie per tutto il Corpo, la Chiesa, negli altri sacramenti si offre a ciascuno a seconda dei suoi bisogni, della sua et, dei suoi doni in Cristo; cos ogni sinergia sacramentale comunica un dono dello Spirito Santo legato a una Epiclesi propria del sacramento. una pentecoste sacramentale:
Nel battesimo Lo Spirito fa nascere alla Comunione trinitaria nel Corpo; nella Cresima, personalizza questa partecipazione dovenendo lui stesso lEnergia indefettibile di questo nuovo membro. Nella Riconciliazione del peccatore e nellUnzione di un malato, dispiega la sua potenza di Vita, di risurrezione in risurrezione. Nel Matrimonio e nel Ministero ordinato, fa partecipare alla Sposa, Lui il Signore che d la Vita, la sua fecondit verginale; pi esattamente, il nulla impossibile a Dio che egli realizza nella Chiesa, lo comunica ai membri della Chiesa, ciascuno secondo i suoi doni (p.156)

Il Padre Corbon analizza in modo nuovo il mistero del tempo liturgico che parte dal giorno di Pasqua. Per coloro che sono gi risorti con Cristo, lanno attirato nella sinergia della liturgia eterna: diventa liturgico, non come un calendario di feste, ma come svolgimento del Mistero che sposa i ritmi del nostro tempo. Da qui nasce procede dalla pi grande unit che lanno, per arrivare alla settimana di cui il Colmo il Giono del Signore, la Pasqua, senza omettere ne il Venerdi Santo
il sesto giorno in cui la kenosi divina diviene la nostra teofania: Ecco luomo! (Gv19,5). Poi, il grande Sabato, quello di Dio e della sua creazione, il silenzio 44 delle profondit in cui il Vivente penetra le sorgenti di ogni essere. In questa discesa agli inferi del Corpo incorruttibile, la mensogna della morte dissipata, la Pace della Comunione
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Il tema del silenzio del Sabato Santo un fondamento molto importante nellesperienza della preghiera cristiana. La risposta da ricercare al silenzio di Dio mentre luomo soffre e chiede nella preghiera, e in altre situazioni dove lingiustizia e la sofferenza dellinncocentre gridano la si pu trovare in questo silenzio dinamico di speranza che ha vinto le radici del Male. Esso il Venerdi e la Domenica. Lesperienza dei mistici parte da questa profondit. Il rapporto silenzio di Dio- silenzio delluomo deve cercarsi in queste profondit del mistero.

divina diffusa, la speranza diviene linizio di tutto, il Fiume di vita trasciner tutto verso la comumazione del tempo Per questo la settimana che segue il Giorno della Risurrezione non pi una settimana cronologica, ma il dispiegarsi del Giorno che non conosce sera. Durante la Settimana del Rinnovamento, la liturgia pasquale continuamente celebrata, non ripetuta ma sempre nuova. Questa settimana propriamente sacramentale diverr il prototipo, la matrice stessa, di tutte le settimane dellanno liturgico45. Il primo giorno della Settimana, la domenica, dispiegher su tutti gli altri giorni la luminosit vivificante della Risurrezione (161)

Spiega poi la struttura teologica dellanno di grazia durante il quale il Signore comunica alla sua Chiesa la sua grazia. Esso parte dalle sette settimane della quaresima e dalle sette settimane della pentecoste, per dare nascita ai due grandi tempi dellEconomia partendo dalla Pasqua: il tempo della Teofania e il tempo della Thosis.
Le tre grandi Sinergie dellEucaristia sono mostrate nella celebrazione dellAnno Liturgico. Alla Liturgia della Parola corrisponde il tempo della manifestazione del Signore (Epifania , Battesimo) Allanafora eucaristica corrisponde il tempo della Pasqua del Signore (tra quaresima e ascensione) Alla liturgia di Comunione, corrisponde il tempo dellEffusione dello Spirito Santo, tempo per eccellenza della Chiesa in crescitya, degli Apostoli, della Trasfigurazione del Corpo di Cristo e della sua partecipazione alla Croce vivificante in questa Luce di Comunione che si rivela il senso del santorale come celebrazione del santo Corpo di Cristo, dapprima della santa Madre di Dio, la tutta santa, la Vergine Maria, poi di tutti i santi, la cui Comunione giustamente celebrata come compimento della Pentecoste. (161-163)

Alla base dellAnno di grazia c la domenica giorno del Signore in cui il Padre opera sempre (Gv 5,17) e ci fa comunicare intensamente al suo amore creatore e salvatore. C un ultimo segno sacramentale del tempo nuovo che ce ne rivela il signoficato: la Preghiera delle Ore. Per essa, il mistero della liturgia celebrata la domenica penetra e trasfigura il tempo di ogni giorno. (p.164). Nella sua struutura e tradizione una preghiera liturgica di carattere comunitario.
le dimensioni dellAmore nella storia degli uomini, lUfficio va pi lontano, in un certo senso: supera le persone, le strappa a loro stesse per unirle nella Comunit. Allora chi prega la Chiesa, la Sposa del Signore della storia, animata dallo Spirito Santo e offerta al Padre: Eccomi, io ed i figli che Dio mi ha dato (Eb 2, 13). lUfficio del popolo sacerdotale nel Sacerdote unico, sommo sacerdote misericordioso e fedele (Eb 2,17)(p.165)
Anche se la preghiera del cuore, assolutamente necessaria, ci apre a tutte
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Lanne liturgique nest pas une rtrospective litrale des vennements sauveurs raliss par lEsprit Saint dans le Christ : elle en est lactualisation pour nous, selon lEsprit. La clebration liturgique est centre sur le Christ resuscit, vivant aujourdhui, que lEsprit rvle, ralise et communique pour nous. Cf Jean Corbon, Cela sappelle laurore: Homlies liturgiques, Editions des Batitudes, Nouan-leFuzelier, 2004, 11.

Per terminare questa parte conclude il padre Corbon con una considerazione profonda sulla chiesa come luogo del culto. Parte dalla questione della dimora di Dio tra il suo popolo; quale tipo di dimora. In fondo Dio abita in mezzo al suo popolo, e dopo la risurrezione abita luniverso. Ma il luogo della celebrazione il luogo dove si compie la promessa della dimora; la chiesa allora deve rappresentare la Chiesa, Icona del Corpo di Cristo, del Cristo totale. Lo spazio della Chiesa converge sullaltare che fa diventare lo spazio della chiesa, sacramentale, cio mediatore della presenza.
Nella casa di Dio, grazie a questo spazio tutto nuovo, noi possiamo in comunione gli uni con gli altri essere noi stessi nella verit del cuore, ascoltare il Verbo salvatore, contemplarlo e essere accolti da lui. Questo silenzio in cui siamo impegnati partecipa allo spazio sacramentale della chiesa. Silenzio del cuore, la nostra risposta alla Parola che ci trasforma; silenzio degli occhi, la nostra offerta alla luce che ci trasfigura. (171)

III- La Liturgia Vissuta La liturgia cristiana abolisce la separazione che esisteva nellAntica Alleanza tra il culto e la vita morale. Questa presa di coscienza importante, ci porta infatti a scoprire lunit vita e celebrazione. Nella celebrazione la realt del Mistero, ma fuori della celebrazione c la vita; la Liturgia celebrata continua nella vita misera e nel tempo. Lalternarsi dei momenti della liturgia e e lo spazio della vita normale, ci mette di fronte a delle difficolt: nella liturgia i segni sono semplici davanti alla nostra fede che accoglie; ma la vita ci offre delle occasioni difficili da capire. Il cristiano chiamato allora a discernere le presenze dello Spirito nella sua vita dove le sinergie si realizzano; queste sinergie sono imprevidibili nella vita, e spontanee. Allora imparare a capire quando lo Spirito ci rivela Ges, quando ci trasforma in lui o quando ci mette in Comunione con Lui, diventa un impegno responsabile. il tempo dellimpegno. NellAntico testamento si riduceva a unosservanza rigoroso di tipo morale; luomo doveva ricordarsi della Parola di Dio nel suo Cuore e vivere una vita Morale che mettere in partica la Parola. Moralismo e ritualismo vanno assieme, in esteriorit.(179). Con Ges la Grazia e la Veritci sono date, lesteriorit abolita. questa la Liturgia in Spirito e Verit (Gv 4,24). Il medesimo Cristo che celebriamo colui che viviamo; qui e l sempre il suo mistero. Come i suoi sacramenti sono i suoi misteri, cos la sua Vita in noi mistica o non vita (p. 179).

Il grande dono del Signore risorto la nostra Sorgente e la nostra vita. La continuit profonda della sua Energia si manifesta fin dal nostro Battesimo e dalla nostra Cresima; innestati su Cristo e penetrati dal sigillo personale del suo Spirito possiamo celebrare e vivere tutto il mistero di vita che il Padre ci offre in abbondanza. Quando siamo riconcialiati dal dono rinnovato dello Spirito, remissione personale del nostro peccato, possiamo compiere la comunione eucaristica e diffonderla in seguito nella comunione degli uomini. LEpiclesi del Corpo di Cristo, di cui i ministri ordinati sono i servitori, allora comunicata a tutti i membri secondo i carismi del loro sacerdozio regale. LEpiclesi nella vita dei cristiani e sul mondo, ecco la sorgente costante della Liturgia vissuta; allora, lo Spirito che la nostra Vita ci fa anche agire (Gal 5,35). In questo modo la Liturgia eterna penetra il nostro mondo con la kenosi dei membri sofferenti di Cristo, come il lievito dimmortalit che fa levare gli ultimi tempi verso la loro Consumazione. (p 179-180).

Il luogo del cuore


Leffusione nella vita del mistero della liturgia comincia nella preghiera. Il punto in cui il fiume di vita diventa sorgente nellesistenza delluomo il suo cuore. E a partire dalla preghiera del cuore che la liturgia diventa vita. Qui c la soglia personale da varcare e nella quale tutto si decide, ma ecco il primo appello al quale ci difficile rispondere. Se ci sottraiamo a esso, le nostre celebrazioni ridiventano riti e la liturgia resta estranea alla nostra vita. Ma se siamo risoluti a pregare, umilmente offerti allo Spirito santo, allora tutto il nostro essere discender nel cuore e sar raccolto alla sua sorgente. Per noi, a livello esistenziale, tutta la dinamica della liturgia vissuta celebrata parte da qui.(p.181)

Si prega come si vive e si vive come si ama; luomo incontra se stesso e diventa se stesso solo nel cuore. Il cuore il luogo dellincontro autentico con se stessi, con gli altri, ma soprattutto con il Dio vivente. Il cuore il luogo della decisione, il momento personale del s o del no; luomo, immagine della comunione trinitaria e in cerca della somiglianza, cio di quella comunione divina. Solo tale presenza pu essere la vita delluomo, perch la sola che colma il suo cuore approfondendo il desiderio, che non lo inganna saziandolo, ma lo dilata attirandolo. (p 181-182) Dove abiti? (Gv 1,38). Il Signore pu essere trovato soltanto nel nostro cuore, luogo in cui scaturisce la sorgente: Certo, il Signore in questo luogo e io non lo sapevo! (Gen 28,16). il cuore che prega, e non le strutture psichiche46, i determinismi o i condizionamenti. Quando il cuore si volge a colui che ... allora Egli viene. La dinamica della preghiera la stessa della liturgia, ma vissuta a livello del cuore47. Non si pu definire la preghiera cristiana; il suo impulso si colloca tra due
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Cf. CCC, 2563. Il cuore la dimora dove sto, dove abito Il Catechismo offre unimmagine simile nel n. 2655-2656 La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella Liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega. I Padri della vita spirituale talvolta paragonano il cuore a un altare. La preghiera interiorizza ed assimila la Liturgia durante e dopo la sua celebrazione. Anche quando vissuta nel segreto (Mt 6,6), la preghiera sempre preghiera della Chiesa, comunione con la Santissima Trinit

esperienze di non-sapere: non sappiamo come pregare (cf. Rm 8,26), ma dopo che lo Spirito ci fa entrare nella preghiera di Ges, non sappiamo che stiamo pregando. I segni mancano, resta la fede, la speranza e lamore. il mistero avvolto di silenzio nei secoli eterni si dilata nel cuore che crede e spera: in esso diventa silenzioso amore 48. (p.182183) Lo Spirito santo il pedagogo della nostra preghiera cos come il mistagogo delle nostre celebrazioni. Nella liturgia del cuore, lo Spirito santo cerca di far entrare Cristo risorto nel cuore che si risveglia alla preghiera. Imprime nel nostro cuore lunica parola che pu esprimere tutto: Ges.
La preghiera a Ges il nostro vero ingresso nella liturgia del cuore, perch invocando Ges sotto lazione dello Spirito santo (1Cor 12,3), noi entriamo nel mistero del suo Nome. Non forse cos che egli stesso ci insegna a entrare nella preghiera: Sia santificato il tuo nome? Lunico nome divino che le nostre labbra e i nostri cuori possono pronunciare in verit quello di Ges. Tutti gli altri, anche quello di Padre, sono analogie o simboli sempre da purificare. Solo quello di Ges vero, in pienezza, ed questo Nome a conferire significato a tutti gli altri, specie a quello di Padre. Quando noi invochiamo Ges, i nostri cuori si aprono allunico Nome che non una parola staccata dalla persona cui si riferisce, ma contiene la presenza evocata. E lunico che non viene posseduto mentre lo si pronuncia, perch apre il cuore attirandolo a Cristo.(p183)49

Invocare il Nome di Ges non un metodo tra tanti altri o una tecnica di preghiera; la dinamica fondamentale dello Spirito nel cuore della sposa: tutta la sua missione si compie in Ges e se noi entriamo nel Nome del Signore imbocchiamo lunica via che conduce al Padre(184). La sua Umanit degna di adorazione il fondamento di ogni nostro passo verso il Padre. Il Nome di Ges lo spazio nuovo della preghiera, come laltare nella celebrazione eucaristica; da esso che parte tutta la dinamica del mistero. La preghiera

(Cf Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 9). 2656 Si entra nella preghiera come si entra nella Liturgia: per la porta stretta della fede. Attraverso i segni della sua Presenza, il Volto del Signore che cerchiamo e desideriamo, la sua Parola che vogliamo ascoltare e custodire. 48 San Giovanni della Croce, OPERE MINORI, Sentenze II,53, Lettera 8. Il padre Corbon non dice solo San Giovanni della Croce senza indicare il luogo della citazione. Cfr. Liturgia alla Sorgente, op. cit, 183. 49 Il discorso di questo paragrafo si inserisce nel tema importante dellUmanit di Cristo e la nostra umanit. LUmanit di Ges la roccaforte della nostra preghiera, mentre la nostra umanit n il punto debole; per questo il padre Corbon dice che anche il nome del Padre contiene analogie o simboli sempre da purificare. Questa purificazione avviene solo quando lo Spirito allorigine della nostra preghiera, e quando lui solo che ci guida dentro.

cristiana non da ricercarsi nel vuoto della mente50 poich il suo spazio misterioso Cristo risorto. (p.185)
Tutta lascesi che accompagna la preghiera ha allora un centro. Essa non consiste nel far svanire persone e cose, ma purifica la relazione del cuore con tutto ci che esiste, affinch il cuore sia l dov il suo tesoro: il suo Signore. La questione determinante della preghiera non il suo spazio, locale o mentale, ma la presenza che la abita. Ora, questa presenza nel cuore come su un altare, dove lo Spirito santo depone e scolpisce levangelo eterno: Ges.

conformata al suo Signore, lanima che prega diventa ecclesiale che, alla scuola dello Spirito, impara la creativit della tenerezza divina. Il silenzioso amore51 della preghiera a Ges si dilata allora nel suo autentico spazio: allora che noi siamo la chiesa nel suo mistero pi nascosto ma pi vivificante: al cuore della kenosi dello Spirito e della sposa.(p. 186) Da quanto abbiamo visto prima lepiclesi il momento di massima intensit della forza dello Spirito e della Chiesa, lepiclesi preghiera pura e potenza sovrana. I battezzati hanno ricevuto, nel Battesimo e la Cresima, i doni e i carismi dello Spirito che li hanno istituiti sacerdozio regale della nuova alleanza; con il loro sacerdozio attuano la dinamica di questa epiclesi nel cuore; sinergia attiva; sullaltare del nostro cuore lo Spirito trasformer tutto ci che noi offriremo. La nostra volont consegnata a quella del Padre, cos il Padre fa la nostra volont! pi il cuore puro da ogni attaccamento, pi ricolmato dallo Spirito; pi il silenzio umile e fiducioso, pi il Nome di Ges lo dilata con la sua presenza. (186) Il dramma della morte, come abbiamo visto, presente in profondit nel mistero dellepiclesi. Pregare una lotta nella quale lo Spirito ci fortifica combattendo: ci spoglia delle nostre armi ridicole, per rivestirci dell armatura del Figlio di David, la croce. Nella notte il silenzioso amore vince la morte provocata dal peccato. Tale la preghiera dei santi che permette al mondo di sopravvivere nella speranza: cos il Signore viene grazie alla perseveranza dei suoi santi52.
50

A questo punto lautore mette in un nota in basso della pagine riguardo al vuoto mentale: Si conoscono gli energici avvertimenti di Santa Teresa di Ges in proposito. La tradizione spirituale delle Chiese, dOriente e dOccidente, estranea alle tecniche che ricercano il vuoto mentale.Cfr Liturgia alla sorgente, op. cit., 185. 51 Cfr. Giovanni della Croce, citato sopra. 52 Vorrei citare un passo di Edith Stein, La preghiera della Chiesa, Morcelliana, Brescia, 1987, 24 E cos nei secoli, gli avvenimenti visibili della storia della Chiesa, si preparano nel dialogo silenzioso della anime

Se il cuore persevera in questa preghiera, conoscer il battesimo delle lacrime che lo purifica dal suo peccato, e il battesimo di fuoco, cio lamore in cui lo immerge lo Spirito. La preghiera a Ges diviene preghiera di Ges stesso davanti al Padre nella liturgia eterna. LUmanit di Ges ci mette in comunione continua e diretta col Padre nello Spirito; ma la nostra umanit ci lega a tutti gli umani, di cui molti sono senza speranza e senza amore. Ges, in noi, si assunto anche tutta questa umanit per la quale morto ed risuscitato. Nella liturgia del cuore lo spazio della preghiera aperto in comunione con la moltitudine. La comunione della santa Trinit ci viene donata incessantemente nel corpo di Cristo affinch noi la condividiamo. Luogo dellincontro tra la fame degli uomini e il desiderio di Dio, il cuore che prega prende parte allattesa dei poveri e alla sovrabbondanza di doni del Padre. Nessuno viene lasciato fuori, grazie alla preghiera dei santi. Ci che la preghiera celebra nella fede pura e nel silenzioso amore la profondit nascosta della comunione eucaristica dove la chiesa invita al banchetto tutti i poveri della storia. La deificazione delluomo
E necessario perseverare su questa determinazione del cuore nella quale la nostra volont si consegna incondizionatamente allenergia dello Spirito santo. La comunione nella quale lo Spirito ci introduce non si limita a un faccia a faccia tra la persona di Cristo e la nostra persona, n a un conformarsi esteriore della nostra volont alla sua. Lo Spirito santo cerca di trasformarci in Cristo a partire da quello che siamo integralmente: corpo, anima, spirito, cuore, carne, in relazione agli altri e al mondo. Perch lamore divenga la nostra vita non basta che ci tocchi nella nostra origine personale, esso deve impregnare tutta la nostra natura. Questa potenza trasformante viene chiamata dalla tradizione delle chiese: la deificazione, la thosis. Attraverso il battesimo e il sigillo del dono dello Spirito santo noi siamo divenuti partecipi della natura divina (2Pt 1,4). (p190-191)

Entrare nel Nome del Signore Ges: far nostro il suo amore per il Padre e la sua compassione per gli uomini, e condividere sempre pi la sua Umanit. Pi egli conforma
consacrate con il loro Signore. La Vergine, che custodiva nel suo cuore ogni parola che Dio le rivolgeva, il modello di quelle anime attente in cui rivive la preghiera di Ges sommo sacerdote, e quelle anime che dietro suo esempio, si danno alla contemplazione della vita e della Passione di Cristo, vengono scelte di preferenza dal Signore per essere gli strumenti delle sue grandi opere nella Chiesa, come una Brigida e una santa Caterina da Siena.Santa Teresa Edith Stein cita qui un passo del Cammino di perfezione, Capitolo primoPoi prosegue nelle pagine 30-31 dicendo Il dono totale del nostro cuore a Dio e il dono che Egli d in cambio, la completa ed eterna unione, lo stato pi altro che sia accessibile, il gardo supremo della preghiera. Le anime che lo hanno raggiunto sono veramente il cuore della chiesa e in esse vive lamore sacerdotale di Ges. Nascoste con Cristo in Dio non possono che irradiaree in altri cuori lamore divino di cui sono ripiene e cooperare alla perfezione di tutti gli uomini nellunione in Dio, che f ed il grande desiderio di Ges. Lanima che giunta al pi alto grado della preghiera mistica nella tranquilla attivit della vita divina e non pensa ad altro che a darsi allapostolato cui Dio lha chiamata.

la nostra umanit alla sua, pi ci fa partecipare alla sua divinit. La sua una umanit nuova e santa: Ges il Verbo di Dio realmente incarnato.
Questo significa che, per divinizzarci e diventare come Dio, non dobbiamo imitare, da lontano e in modo estrinseco, i comportamenti di Ges riportati dagli evangeli: la tentazione primordiale sempre latente. Ma al contrario Ges che viene a deificare questa natura umana che ha unito a s una volta per tutte. Le sue energie divino-umane dalla Risurrezione in poi sono quelle del suo Spirito santo, che suscita e richiede la nostra risposta; a misura della sinergia dello Spirito con il nostro cuore, la nostra umanit partecipa alla vita della santa umanit di Cristo.

Non Non si tratta di una pseudo-mistica; la persona rimane libera di fronte a Dio. No si tratta neanche di moralismo, perch la natura umana condivide realmente la divinit del suo salvatore. Luomo diventa Dio tanto quanto Dio diventa uomo 53. La santit cristiana deificazione perch noi partecipiamo nella nostra umanit concreta alla divinit del Verbo che ha sposato la nostra carne. I Vangeli sono stati scritti per descriverci i sentimenti di Cristo (Fil 2,5), in altre parole per dirci in che modo Egli ha vissuto da uomo nella nostra condizione mortale.
Nella deificazione tutto ci che costituisce la mia natura, le sue potenzialit di vita e di morte, i suoi doni e le sue acquisizioni, i suoi limiti e il suo peccato, tutto questo non e pi mio, ma di colui che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2,20). Questo trasferimento di appartenenza non n ideale n morale, realistico e mistico. Questa identificazione di Ges con lumanit di ogni essere umano porta molto lontano nel nuovo tipo di relazione che si instaura con gli altri, lo si vedr in seguito; ma quando viene accolta e accettata, quando la nostra volont ribelle si consegna al suo Spirito, allora che la deificazione allopera. Ero ferito dal peccato e radicalmente incapace di amare, ma ecco che lamore nuovamente entrato nella mia natura: Non sono pi io che vivo, ma Cristo che vive in me (Gal 2,20).

Il realismo mistico della nostra deificazione il frutto del realismo sacramentale della liturgia. Il Figlio di Dio divenuto uomo affinch luomo divenga figlio di Dio ci dicono i padri dei primi secoli. Questa sua umanit Egli lha realizzata venendo verso di noi, a tappe che sono: la creazione, la promessa, la pasqua, lesodo, lalleanza e il regno, lesilio e il ritorno, la restaurazione e lattesa della consumazione. Ora per, nella Chiesa la Bibbia diventa vita, lopera di Dio viene scolpita nei nostri cuori. questo il mistero che noi dobbiamo cercare di riuscire a vivere.
Ora, la liturgia celebrata ci fa vivere intensamente, in certi momenti, leconomia della salvezza che deificazione, affinch noi la viviamo per tutto il tempo, questo tempo nuovo in cui essa ci ha fatto entrare. O si prega sempre o non si prega mai, dicono i padri del deserto. Ma per pregare sempre bisogna pregare spesso e talora a lungo. Allo stesso
53

Massimo il Confessore PG,91,101c. citato in basso alla pagina.

modo, dato che si tratta del medesimo mistero, per deificarci sempre lo Spirito santo deve deificarci spesso, e talora in modo molto intenso. Leconomia della salvezza che scaturisce dal Padre attraverso il Cristo nello Spirito santo si effonde nella vita deificata del cristiano nello Spirito santo, attraverso il Nome di Ges, Cristo e Signore, verso il Padre. Ma il luogo e il momento in cui il fiume di vita, celato nelleconomia, irrompe nella vita del battezzato per deificarla, la celebrazione della liturgia. Qui tutto ci che il Verbo vive per luomo diventa Spirito e vita. (p.194)

A livello esistenziale, alla sorgente della nostra deificazione c la sinergia in cui lo Spirito unito al nostro spirito (cf. Rm 8,16) per manifestare e realizzare il nostro essere figli del Padre. Egli ci rende cristi in Cristo. La nostra deificazione non subta ma vitale, poich procede inseparabilmente da lui e da noi. Quando lo Spirito inizia il suo lavoro in noi e con noi, incontra un fondamento di gloria, unicona del Figlio instancabilmente amato, ma spezzata e sfigurata dal peccato, mache aspira alla Gloria. Alla base della nostra natura si pongono tre questioni: La nostra origine, la ricerca del dialogo che attitudine fondamentale delluomo, laspirazione alla comunione, unico modo attraverso il quale il nostro io profondo pu realizzarsi. Dietro queste tre questioni possiamo intravedere la natura di questa immagine di gloria che in noi, nelluomo; da questa possiamo capire la chiamata alla somiglianza con Dio, che realizzer la deificazione. Lo Spirito Santo restaura la nostra immagine sfigurata con tratti di fuoco, il fuoco dellamore che consuma il suo contrario - il peccato - e lo trasfigura in se stesso, ossia in luce.
In queste tre direttrici dellicona trasfigurata noi veniamo deificati nella misura in cui le pi piccole pulsioni della nostra natura tendono alla comunione della santa Trinit. Noi viviamo allora mediante lo Spirito, in unit con Cristo, per il Padre. Lunico ostacolo il possesso, laggrapparsi della nostra persona agli appelli della nostra natura, ed questo il peccato: la ricerca di s la rottura della relazione. Lascesi inerente alla nostra deificazione, e che ancora sinergia di grazia, consiste, semplicemente ma risolutamente, nel rimettere ogni volta in una dinamica di offerta ci che tende a ricadere nella possessivit. Sullaltare del cuore lepiclesi deve allora essere intensa perch lo Spirito possa toccare e consumare la nostra morte e il suo pungiglione, il peccato. Di offerta in epiclesi, e di epiclesi in comunione, lo Spirito pu allora deificarci incessantemente; la vita diventa eucaristia fino a che licona sia totalmente trasfigurata in colui che lo splendore del Padre. (p. 196)

La liturgia nel Lavoro e nella cultura54

54

Il tema attuale nel nostro tempo. Cf M.CAMPATELLI, La forza creativa e formativa della liturgia in card. pidlk Marko I. Rupnik, Teologia pastorale. A partire dalla bellezza, ed. Lipa, Roma, 2005, 400432. Lo studioso riporta diverse volte il pensiero di Jean Corbon. Cf anche CLAUDIO GUGEROTTI, Luomo nuovo un essere liturgico, ed. Lipa, Roma, 2005.

Il mondo il riflesso della Gloria di Dio, e luomo ne licona vivente, ed in Cristo che la somiglianza gli data. Il lavoro delluomo e la sua cultura sinseriscono in questa colata di Gloria; essi sono il luogo dove luomo e il mondo si ritrovano nella Gloria di Dio. Il peccato impedisce questo incontro; la deificazione e la liturgia del cuore sono la condizione per entrare in questa tappa di Gloria. La Gloria della Trinit nascosta in kenosi nella creazione. Quando si tratta di ristaurare limmagine di Dio nelluomo e mediante luomo ristaurare la Gloria di Dio nelluniverso, questo lavoro, umanizzazione della materia dove luomo lascia una impronta di se stesso in ogni cosa che tocca o fa. Per il cristiano che partecipa allEucaristia il lavoro trasfigurato dal suo Signore qualcosa di reale. La potenza del Signore Risorto allopera per liberare il suo lavoro dalla morte. Non per risparmiargli la fatica la Croce sempre lOra di questopera decisiva-, ma per innalzarla come offerta allo Spirito di Vita. A livello del cuore di colui che lavora, e non nella materialit di ci che ha fatto, il lavoro ancora il luogo dellEpiclesi. (p. 200). NellEucaristia luomo offre il risultato del suo impegno in questo lavoro. LEucaristia vissuta culmina nella Comunione; ed proprio lassenza della comunione che alla radice delle ingiustizie del lavoro. Lo Spirito ci aiuta, nlla Liturgia a essere creativi e tradurre in atto: i valori della pace, della giustizia, gratuit, sono vissuti e trasfigurati nella domenica giorno del Signore. Tutto il lavoro viene trasfigurato. La cultura linsieme delle attivit delluomo che trasformano la natura e la umanizzano, e che in essa luomo diventa pi umano. Larte la ricerca della Bellezza che sola pu salvare il mondo, ma perch ci sia vero, il mondo deve essere purificato da lei. La cultura liconografia dello Spirito e delluomo. Essa rivelazione della Gloria di Dio nascosta e prigioniera nella creazione. Luomo che coltiva la creazione creca di rivelare il significato di una immensa sinfonia dove egli ad un tempo strumento insostituibile e testimone meravigliato. Egli alla ricerca del Volto amato che lo chiama nele profondit del suo essere (p. 202-203). Nella prima Creazione la natura muta e senza parola. Luomo che lavora la natura, se si mette sotto linflusso dello Spirito fa vedere Dio nel suo lavoro. La suprema attivit delluomo di acconsentire ad essere sposata da Verbo. Perch il nostro sguardo liberi la Bellezza nascosta in tutti gli essere, gli occorre dapprima essere impregnato di luce, in Colui il cui sguardo diffonde la Bellezza. (p.203). Il frutto della cultura di anticipare la Comunione eterna nellumit

della carne. Essa raggiunge ci che cerca soltanto quando, misteriosamente, mette luomo in comunione col suo Dio, e perci con luomo riconciliato e con una natura ridivenuta trasparente. (p.203) La Liturgia nella comunit umana Il realismo della liturgia, celebrata e vissuta, consiste in ci che lideale diventa principio vitale; lo spirito Santo e il cuore delluomo diventano allora sorgente di vita: il mistero della sinergia, la novit cristiana originale. Non pi una struttura morale che regola vita del cristiano, ma si passa dalla legge alla Grazia, dalla morale alla mistica conformata a Cristo. Le strutture impoveriscono la societ umana. Il dramma del Mistero di Cristo di inserirsi in questa vita sociale com un paradosso: il Corpo di Cristo in cui si instaura una nuova relazione tra gli uomini non una struttura e lo Spirito Santo anima di questa nuova relazione, non valore. Il cristiano deve scegliere il modo nel quale impegnarsi nella societ. La prospettiva proposta quella della Liturgia eterna che penetra le nostre societ umane, dalla famiglia fino alle relazioni tra le nazioni; la prospettiva del Regno. Lo Spirito Santo ci rivela Cristo in tutt le dimensioni della vita.
Mentre il cristiano moraleggiante considera la sua vita sociale com un fatto e il Regno annunciato dal Vangelo come un ideale, la Liturgia vissuta rovescia la prospettiva: il Regno di Dio un fatto, mentre la comunit tra gli uomini un ideale.(p.206)

Lo Spirito rivela il Signore che viene e ci rivela anche la societ come icona del Regno. Il Regno di Dio realmente presente sempre segno dellAmore di Dio; questo dono lo sperimentano i battezzati e lo ricevono nellEucaristia. La novit della liturgia st nel fatto che la Comunione del Regno non pi soltanto al termine della celebrazione, ma anche alla sorgente della loro presenza in mezzo agli uomini. La Comunione divina trasforma un gruppo umano in Comunit animata dallo Spirito: questo un evento fondatore della comunit, dove regna la carit e lamore. Lenergia trasformante dello Spirito Santo agisce sempre nella liturgia vissuta; egli ci rende sacerdoti. Il nostro sacerdozio dovr liberare la Comunione che prigioniera nelle nostre societ, come lo la Bellezza nella cultura. Ma vivere la Chiesa in Epiclesi in tutti i nostri gruppi umani, non si improvvisa. Occorre dapprima il realismo delle nostre celebrazioni sacramentali, occorre anche il realismo della preghiera del cuore e

finalmente quello della Comunione nella Chiesa. infatti nella nostra inserzione sociale che viene pi intensamente provato il nostro senso ecclesiale. (209). La terza energia dello Spirito Santo di comunicare la Comunione che ci fa esistere come Chiesa. Il nostro sacerdozio ci aiuta ci porta a vivere un radicalismo nella comunione; e per primo passo ci consiste nel ribaltare la relazione che prevale nelle nostre societ, nel decentrarle dallio mortale verso il mistero dellaltro. La parabola del Buon samaritano rivela chi il mio vicino, Dio mio prossimo.
Bisognerebbe che facessimo nostro lo sguardo muto e stupito del ferito della parabola. Per questo, ci occorre contemplare lungamente Ges ed entrare umilmente nel silenzio del suo santo Nome. nella Liturgia del cuore che si impara come divenire prossimo delluomo ferito; allora lo Spirito Santo guarisce la realzione offrendo se stesso, lUnzione della Nuova Alleanza. L dove i cristiani acconsentono a partecipare alla kenosi damore del Verbo e dello Spirito, la Comunione si diffonde, una comunit aperta al Regno pu nascere. (p.210- 211)

Questa energia dello Spirito Santo non solo mette luomo in comunione col suo fratello nel segno della Carit, ma anche mette in comunione a livello delle relazione tra i gruppi; si passa da una umanit di nazioni a quella del Popolo di Dio, tale il servizio di comunione affidato alla Chiesa sotto la guida dello Spirito che labita. Un giorno tutti gli uomini saranno suo popolo ed egli Dio-con-loro. La Compassione, Liturgia dei Poveri Il dramma della povert non deve essere affrontato con sentimentalismi vuoti, ma con realismo che ci porta alla comunione con veri sentimenti di Cristo che il Povero
Quando sposa la nostra carne, il Verbo diviene povero nella nostra umanit, della povert essenziale delluomo, ad immangine del suo Dio, e della povert del peccatore, spogliato della Gloria di Dio. In Ges la povert della luce e quela delle tenebre sono assunte personalmente: ma rivestendo la povert del peccato, restaura quella dellAmore.

Perci non si parla di povert, ma sei poveri che una persona, perch il povero Ges: in lui Dio diventa povero ed ormai il povero Dio. Ci che soffre ogni essere umano la stressa sofferenza di Ges; la nostra morte non pi nostra ma di Lui La kenosi del Figlio assume ogni nostra sofferenza e morte di ogni povero. Il suo passagio alla Risurrezione porta la gioia a tutti. Perci questa gioia la Chiesa la deve portare al mondo, ai poveri e ci viene come conseguenza della vita eucaristica. I cristiani lasciano laltare dellEucaristia solo per andare allaltare dei poveri. Il medesimo Corpo di Cristo

che noi serviamo nel Memoriale della sua Passione e della sua Risurrezione, dobbiamo servirlo adesso nella persona dei poveri (215) sullaltare dei poveri che la passione di Dio diventa la Compassione della sua Chiesa per gli uomini. Se Cristo per servire la nostra povert diventato come noi senza imitare i nostri comportamenti; allora la Chiesa, per servire i poveri, deve diventare povera come il suo Signore. Bisogna diventare poveri nello Spirito; tale trasparenza rende possibile la comunione con i poveri. Conoscere la Compassione divina diventa il movimento pi profondo dello Spirito nei nostri cuori, come la Vergine Maria che ha detto si. Ma la compassione non si diffonde dalle nostre emozioni, ma dal nostro cuore di cui il primo moto creatore il perdono, perch perdonato. Il secondo il sentire il peso della sofferenza dellinnocente, del fanciullo e delloppresso; vedere questo scandalo e scoprire labisso della Compassione divina. Davanti alla sofferenza innocente sembra davanti a noi che Dio silenzioso. La Croce del suo Figlio il luogo dove sembra pi assente ma dove maggiormente donato. Ma chi acconsente ad entrare nel silenzio della Compasisone di Ges, a seguirlo fino l? C soltanto lo spazio di un lancio di pietra tra lassopimento dei discepoli e lagonia del loro Signore: superarlo, entrare nel combattimento dellorazione, dellintercessione, della compassione (217). Lo Spirito Consolatore, nel nostro profondo incontro con Ges, si diffonde attraverso noi nel cuore dei nostri fratelli sofferenti. Noi diventiamo consolatori.
Compatire, essere senza forza, partecipare alla debolezza di Dio sulla Croce. Dobbiamo credere ed entrare in questa kenosi del Verbo e dello Spirito Santo, in questa kenosi della Chiesa che diviene nostra per la Compassione. Senza di lei niente, niente Comunione n comunit, niente Risurrezione n liberazione. Invece di piangnucolare per ci che gli altri ci fanno soffrire, imapriamo a soffrire con loro; il gemito dello Spirito in loro e in noi diverr sorgente di Vita.

Lo Spirito Consolatore ci insegna a guardare luomo che soffre. Per ultimo la Liturgia ha una missione negli ultimi tempi. La Liturgia vissuta comincia a vivificarci a livello del cuore, con la preghiera sempre pi continua, e da l penetra la nostra natura, la nostra attivit ed ogni relazione (p.219). La Chiesa cresce in questo modo nella comunione divina e nello spazio umano. La vera missione della Liturgia nel mondo sarebbe la realizzazione delle energie dello Spirito Santo nel modo seguente: Lo Spirito Santo, lo abbiamo visto prima, colle sue energie, rivela Cristo, trasforma tutto nel suo Corpo e distribuisce la sua Comunione. Queste tre energie sono

alla base della missione della Chiesa che di essere il volto umano di Dio, dove gli uomini possono riconoscere Colui che cercano e il volto degli uomini che riflette laq Gloria di Dio (cfr.2Cor 4,6). (p.220). Tutto parte quando i battezzati ricevono prima il dono dellAmore di Dio nella Liturgia, per poi andare a comunicarlo. Essi, sacerdozio santo, sono inviati, ma non possono inventare quello che devono dare; lo devono ricevere prima. La missione viene resa cosciente nella Chiesa, nella Liturgia. Il tesoro che viene offerto alla Chiesa la Parola, lo Spirito, il Corpo del Signore; allora la Chiesa potr ridire a tutti gli uomini Colui che essa conserva inciso in s, donar loro lo Spirito dando la propria vita. (222) Al centro di tutto c luomo gloria di Dio,55 che il Verbo venuto a ristaurare dificandolo; questo il dinamismo pasquale della missione della Chiesa. Nella liturgia luomo raggiunto nello stato in cui aspetta di essere salvato, cio l dove Cristo si fatto servitore degli uomini; questo il criterio delle espressioni autentiche della missione.
Ges, nella sua condizione mortale, non ha reso nessun servizio sociale, neppure moltiplicando i pani. Il suo servizio divino, e lo attua nella Liturgia e nella Missione, salvando luomo l dove egli cerca il suo Dio, nella fame e nella sete, l dove ferito dalla morte. (223)

Il cristiano che si rallegra ricevendo le ricchezze di Cristo, non pu non cercare di comunicare Cristo che gli si rivelato. La Missione della chiesa di manifestare Cristo attraverso il suo essere: comunit ecclesiale di carit, parola, testimonianza, dono della prorpia vita (p.223). Questa missione per, la Chiesa non la pu fare senza il suo rapporto esistenziale con Cristo; lei la Sposa. In pi ancora, la testimonianza non si improvvisa. occorre una lunga intimit con il Verbo di Vita e la morte dgli uomini verso i quali ci trascina al suo seguito: vi occorre la compassione sempre rinascente, quella della Vergine Maria. (225) Altrimenti la Parola impoverita e non giunge al peccatore per deificarlo. La testimonianza della Chiesa deve crescere sempre e non arrendersi, ma deve donarsi fino al martirio.

55

La Gloria di Dio, luomo vivente e la vita delluomo la visione di Dio perch la Gloria delluomo Dio, ma ricettacolo dellenergia di Dio e di tutta la sua Sapienza e di tutta la sua Potenza, luomo. Cf SantIreneo, Adversus Haereses IV, 20,7 e III,20,2: PG 7,431ss

LAmore del Padre, sorgente e gratuita, la base e il nutrimento della missione della Chiesa; nella preghiera del cuore la Liturgia della Missione non si esaurisce mai. Il Padre Jean Corbon conclude con un gioiello di pensiero spirituale sulla preghiera cristiana:
NellEpiclesi dellEucaristia, il nostro sacerdozio, profetico e regale, della Parola e dellAmore, si alimenta a un fuoco che non si spegne mai. La Liturgia del cuore vi trova sempre qualche brace e la preghiera si riaccende nello slancio e nella fiamma dellEpiclesi. In segreta comunione col gemito dei santi sotto laltare della liturgia eterna, la preghiera del cuore il luogo da dove lo Spirito non cessa di effondersi sugli uomini. In questa Pentecoste ininterrotta degli ultimi tempi, lo Spirito Santo , secondo le parole di san Basilio, il luogo dei santi (liber de Spiritu Sancto, PG 32,181c.). Cos avvenne fin dallaurora della pienzza dei tempi. Questo mistero di effusione, la sua missione, cominciato per lo Spirito Santo con la Vergine Maria. Dal momento in cui ella concep il Verbo del Padre, parte in gran fretta per andare dalla cugina Elisabetta ed ecco che, augurando la pace, ella la dona: lo Spirito invade la madre, e il suo bimbo conosce i sussulti del Paraclito. La Chiesa, anche quando inutile per il mondo, sempre cos in missione, in visitazione presso gli uomini. La preghiera nel cuore della Chiesa lEpiclesi della sua Missione continua. (227)

La vita Monastica, in questa chiave viene descritta come una ricchezza unica nella vita della Chiesa perch assicura questa preghiera continua. Essa il carisma nascosto della Chiesa, ma tra le prime linee del combattimento escatologico che sostiene tutta la missione della Chiesa. Vuol dire essere lAmore nel cuore della Chiesa, secondo lespressione di santa Teresa del Bambin Ges (p.227)
Licona della Disis: al centro Cristo tiene con una mano il rotolo della storia (lAgnello crocifisso e risorto) e con laltra benedice il mondo (leffusione dello Spirito Santo): sempre nellAscensione che si rivela e si realizza il mistero della Missione. Da una parte e dallaltra, la Vergine Maria e Giovanni Battista, le mani aperte e stese, non sono che preghiera, intercessione, gemito dello Spirito. (228)

Ecco il fondamento dellapporto del Padre Corbon, cio laspetto orientale e liturgico; questo linguaggio e questa sapienza chiaramente riflessa nella quarta parte del Catechismo56. Leggere e contemplare il testo del Catechismo prima o dopo la liturgia alla sorgente cambia completamente. La preghiera cristiana

56

Christoph SCHONBORN, Apport dune sensibilit orientale aux documents de lEglise Catholique , in Loecumenisme au service de la prsence chrtienne au Moyen-Orient- Actes du Colloque international en mmoire du P. Jean Corbon, Beyrouth, 2002,129.

Alla luce di quanto abbiamo esposto finora, e appoggiati su altri apporti importanti del padre Corbon, affrontiamo il tema della preghiera nel senso pi stretto della parola, per andare incontro al nostro tema generale. Ci limiteremo ad esporresoltanto le linee generali del pensiero del padre Corbon. Pregare in Cristo Prier en Christ lesperienza la pi semplice e profonda della nostra esistenza di comunione col nostro Padre. Si tratta di un tema esistenziale, quello della nostra comunione col Padre57. Ecco come inizia un suo discorso sulla preghiera. Non si tratta pi di metodi o di sudivisioni e riferimenti, ma dellorientazione della nostra esistenza. Punto di partenza della preghiera cristiana la celebrazione della Parola di Dio e della Liturgia nella Chiesa guidata dallo Spirito Santo. Il processo di crescita nella fede sotto lazione dello Spirito in un contesto temporale e ecclesiale, e la vita nella carit, formano le condizioni che permettono ai figli di raggiungere il Padre. Punti di riferimento possono essere delle costanti molto evidenti: lesperienza dei Santi, le scuole di spiritualit, lesperienza nella liturgia centro dellesperienza ecclesiale.
Nella SUA origine, il movimento della preghiera appare come uno slancio verso Dio. Questo slancio ci fa uscire dal nostro isolamento per cercare Dio (Tu sei il mio Dio e io ti cerco- salmo 62,2). Che questo slancio sia di ammirazione o di lode, che salga dallangoscia o dalla speranza, esprime sempre una ricerca: usciamo di noi stessi un momento per rivolgerci verso il nostro Dio.

La preghiera un cammino che ci porta alla conoscenza di Colui che cerchiamo, ma la sorpresa di scoprire che il cammino percorso da Colui che ci cerca per primo58. la preghiera pi che un sapere, una conoscenza, nel senso biblico del termine, alleanza viva, comunione damore: La vita eterna che loro conoscano te, solo Dio vero, e il tuo inviato, Ges Cristo (Gv 17,3). Se luomo perde di vista che Dio lo cerca per primo e dove siamo, la sua preghiera si perde nel nulla; in fondo il nostro primo slancio nella preghiera donato, suscitato da Dio, da Cristo Risorto che mi ha dato il suo
57

Corbon, Jean, La prire chrtienne . In PrOrChr 50 (2000) 63-79; Corbon, Jean, La Oracin cristiana, in Scripta Theologica 31 (1999) 733-747. Il Padre Jean Corbon ha fatto una conferenza durante il Simposio internazionale di Teologia, organizzato dalluniversit di Navarra (21-23 aprile 1999). Il testo originale in lingua francese. 58 Il cammino della conoscenza di Dio parte dallo Spirito che Uno, per il Figlio che Uno, fino al Padre che Uno; e in senso (inverso) contrario, la bont di natura, la santit di natura e la dignit regale vengono dal Padre, per il Figlio unico, allo Spirito BASILE DE CSARE, Trait du Saint Esprit, 18, 47 (SC 17bis,413)

Spirito. Quando decidiamo allora di pregare, lo spirito filiale ci unisce subito a Ges e possiamo conoscere il Padre nella fede, nella speranza e nellamore. Il Padre lorigine e il termine della nostra preghiera. La conoscenza del Nostro Padre va di inzio in inzio fino allInizio che avr mai fine59, la preghiera cristiana si rivela come dono60 gratuito La novit della preghiera cristiana che ai battezzati dato di conoscere e di riconoscere il Padre che li ha fatti rinascere alla sua Vita eterna.
IL cammino della conoscenza di Dio che si vive nella preghiera, ci richiama anche che noi siamo attirati dalla comunione (Koinonia) col Padre e il suo Figlio Ges Cristo (1Gv 1,3), e questa attrazione quella del suo Spirito di Comunione. Durante il tempo della preghiera, la Santa Trinit fa la sua opera in noi, e la fa tramite noi, perch ogni membro del Corpo del Cristo Risorto, a sua volta, cooperatore del mistero di salvezza. In questo senso, la preghiera cristiana, perch ecclesiale e personale, attualizza invisibilmente lEconomia di Salvezza negli ultimi tempi, perch tutti siano salvati.

nella liturgia lo Spirito Santo insegna a pregare il Padre nel suo Cristo. La verit della nostra comunione col Padre punto di partenza dello slancio della preghiera. Giovanni Damasceno ci dice che la preghiera 61 lelevazione dell'anima a Dio, ma da dove si eleva lanima, e cosa intendiamo per anima nostra? LEconomia della salvezza stata compiuta in Cristo Ges che viene dal Padre fino a noi, e poi ritorna al Padre con noi. Dio Discende verso di noi, ci ama per primo, si dona a noi donandoci il suo Figlio Unico e il suo Spirito, per elevarci a lui per Cristo, nella comunione del suo Spirito vivificante. La preghiera cristiana attualizza la pasqua nellanima del battezzato. A Pasqua ogni espressione di morte abolita. La morte, ogni morte, non che passaggio dalla vita morta , alla vita vivente. In ogni Eucaristia la morte e la Risurrezione di Cristo diventano nostre. Cos anche ogni volta che nella nostra preghiera invochiamo il nome di Ges. Il nostro cuore diventa allora laltare di questa prodigiosa celebrazione. Nel fondo del nostro cuore, langoscia diventa fiducia62.
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Gregorio di Nizza, Omelia VIII sul Cantico dei Cantici, PG 44,941C Questo concetto viene ripetuto allinizio della quarta parte col titolo La preghiera come dono cercando definire la preghiera (Cfr. i numeri 2559, 2560, 2604, 2626, 2713, 2725). 61 La preghiera l'elevazione dell'anima a Dio o la domanda a Dio di beni convenienti (San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 3, 24: PG 94, 1089s) (CCC, 2559) 62 Sono parole di Olivier Clment nellintroduzione alla raccolta di omelie di Jean Corbon, Cela sappelle laurore : Homlies liturgiques, Editions des Batitudes, 2004, 5.

Lo slancio della nostra preghiera ci fa partecipare alla Gloria del Risuscitato, ma anche alla kenosi del Dio che ha sposato la natura umana. Essa sar unelevazione nella misura in cui sar una discesa con Ges. Il titolo di questo movimento di discesa quello dellumilt63 che deve diventare una disposizione abituale che ci permette di accogliere lamore del Padre, manifestato nella kenosi del Figlio. La preghiera che parte dal pi profondo, dal cuore umile e contrito, unito a Cristo nella sua kenosi, diventa ritorno verso il Padre, nella fiducia nella sua misericordia infinita. Questo ritorno del cuore (metanoia) sar vero se noi cerchiamo la gioia del Nostro Padre. Preghiera del cuore Nel Nome di Ges, nel Nome del Padre Del carattere trinitario della nostra preghiera
La preghiera cristiana una sinergia divino-umana. Essa unisce misteriosamente le energie divine e il dinamismo della nostra libert, cos fragile e nobile allo stesso tempo. Opera di Dio ad extra, essa comune alle tre Persone, ma manifesta nelleconomia della salvezza ci che caratteristico di ognuna delle Persone (le propriet hypostatiche). Nella preghiera, Lo Spirito paraclito, inviato nei nostri cuori, ci conduce verso la verit tutta intera, e perch ci ha inseriti in Cristo, Cristo allora che prega in noi e con noi. Ma la sorgente e il termine della nostra preghiera il Padre. Il Padre per non generato, senza origine (an-arkos). Pregare il Padre da parte nostra, si rivela come una risposta , una energia di accoglienza, mentre noi non siamo che domanda rivolta verso di lui.

Nella scuola di Ges impariamo a dire si al Padre che si compiace di suscitare in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni(Fil 2,13). Il Si Padre! della preghiera di Ges come la traccia dove sinserisce la nostra preghiera filiale 64, nella misura in cui accettiamo il Disegno damore del Padre, la sua Economia di Salvezza. Alla luce della preghiera dellOra di Ges, Padre, non la mia, ma la Tua Volont, noi possiamo comprendere meglio e vivere la realt della preghiera nella
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L' umilt il fonmento della preghiera. Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare(Rm 8,26) L'umilt la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera: L'uomo un mendicante di Dio (Sant'Agostino, Sermones, 56, 6, 9: PL 38, 381).(2559) vedi anche altri posti dove il CCC parla in modo significativo dellumilt: 2613, 2628, 2631, 2706, 2713 (che parla della preghiera contemplativa che non pu essere accolta che con umilt), 2728 poi parla dell'umile vigilanza del cuore Di fronte alle difficolt della preghiera(2729-2731); trattando la preghiera del Padre Nostro anche: 2779, 2854, 64 Cfr. Per quanto riguarda la preghiera filiale nel CCC: la preghiera filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanit, con e per gli uomini.(2599). Tutto il tratto che parla della preghiera di Ges davanti al Padre rispecchia esattamente il pensiero del Padre Jean Corbon su questo punto (nn.2599-2606) inoltre il n 2766 porta lo stesso tema. In altri posti la parola filiale viene accompagnata da fiducia filiale, audacia filiale, conformit filiale, confidenza filiale, spirito filiale

comunione col Padre. Essenzialmente essa un movimento di amore e una preferenza del Padre che consiste nel grande amore che il Padre ha per noi. Nella preghiera tutto si apprende nella scuola di Ges. Egli colla sua vita insegna le attitudini pi profonde della nostra preghiera gradita al Padre; anzitutto il silenzio e lascolto. Il silenzio di Dio quando il suo Figlio moriva sulla Croce quello del mistero, non dellincapacit. lascolto del cuore la disposizione che lo Spirito cerca di sviluppare in noi. Come Cristo perpetuamente in ascolto di fronte al Padre e cerca unicamente ci che piace a Lui, cos noi impariamo ad ascoltare nella nostra preghiera. Il termine greco ascoltare (upakoueon: sottomettersi ascoltando) prende tutta la sua forza del suo significato allOra di Ges. Pur essendo Figlio, impar tuttavia lobbedienza dalle cose che pat (Eb 5,8), per questo il Padre lo ha esaudito e lo ha salvato dalla bocca della morte. In questa chiave si legge lascolto e lobbedienza di Abramo. Cosa succede allora quando la fede nellamore di Dio non ha occupato la profondit del nostro desiderio65; diventiamo divisi e incapaci di ascolto; le distrazioni sono una attrazione pi forte della nostra attrazione verso il Padre. Malgrado tutto ci il Padre continua ad avere sete di noi, e di cercarci; nella Risurrezione il Suo Figlio cerca di purificare il nostro desiderio nel crogiuolo della preghiera -qui trova il suo vero significato lascesi cristianasvegliando la nostra sete in risposta a Colui che muore di sete e di amore per noi. Come ha pregato Ges: Padre ti ringrazio per avermi esaudito (Gv 11,41), noi dobbiamo imparare a dire grazie, perch sappiamo che il pi importante la Persona del Padre e non i nostri bisogni, perch Lui conosce i nostri bisogni meglio di noi. Questa costante della preghiera di Ges, essenziale alla preghiera cristiana. Noi saremo sempre esauditi se preghiamo il Padre nel nome di Ges. Questa preghiera si realizza per eccellenza nellEucaristia dove lo Spirito insegna alla Chiesa come pregare il Padre con Ges, suo Signore. Il Padre Corbon sottolinea nel suo articolo sette costanti della preghiera ecclesiale e personale:
Stare Davanti al Padre. elevazione dellanima a Dio, la nostra umanit assunta da Ges che ritorna al Padre, si trova presso il Padre. davanti al Volto del Padre che si celebra, siamo abitati dalla Santissima Trinit.

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Riguardo al desiderio cf. la nota sopra.

Ritornare al Padre. Siamo peccatori perdonati, ma dobbiamo imparare anche a perdonare; e questa diventa una condizione nella preghiera del Padre insegnataci da Ges. In Offerta. NellEucaristia il Cristo che offre ed offerto66. Anche noi siamo offerti insieme a lui, al Padre. Lofferta la disposizione del cuore, la pi gratuita, la pi povera e la pi vera, davanti al nostro Padre. In Sacrificio Spirituale. Solo il sangue di Cristo ci purificher; col suo amore abolisce la nostra separazione dal Padre e cancella la menzogna della morte. Partecipando alleucaristia noi decidiamo di essere di Colui che si consegnato per noi, nellamore, e di offrire le nostre persone in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (Rm 12,1). Ci che celebrato in questo modo nellEucaristia, non pu cogliere e trasformare lesistenza cristiana che colla preghiera del cuore. LEpiclesi del cuore. lesistenza cristiana consiste nel vivere nella verit del quotidiano, il mistero pasquale di Cristo, che abbiamo celebrato nellEucaristia, diventa evidente che il movimento dellepiclesi essenziale alla preghiera cristiana. In larghezza dAmore. Il cuore che prega, sotto linflusso dellepiclesi eucaristica, copre con larghezza damore il mondo intero. Il battezzato unanima ecclesiale perch ha partecipato alla Pasqua di Cristo. La Larghezza dAmore del nostro Padre si estende a tutti gli umani e a ognuno in maniera unica. La preghiera cristiana, comunione di amore col Nostro Padre, sar centrata sulla salvezza di tutti gli uomini che devono arrivare alla conoscenza della verit (1 Tm 2,4). Padre Nostro che sei nei cieli. La preghiera del Signore, nella celebrazione eucaristica, al culmine dellanafora di consacrazione e alla porta della festa del Regno: La comunione. Essa possiede il suo pieno significato dentro il movimento dellEucaristia, e ci a causa del rapporto intimo che ha collEconomia di Salvezza. Se la preghiera cristiana una risposta al Padre che ci ha amato per primo , come lo sar allora la preghiera della Chiesa al nostro Padre; essa sar la risposta per eccellenza a tutto il Disegno damore.

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Anaphore de s. Jean Chrysostome

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