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L'uomo che appartiene alle regioni opulente del pianeta, che fa parte delle societ pi ricche dell'Occidente, dedica

normalmente molte ore della sua giornata al lavoro. Il lavoro dunque una realt importante. Esso contribuisce fortemente a definire l'identit di una persona. Sembra che negli Stati Uniti, dalla risposta alla domanda "Che lavoro fai?", si deduca totalmente il valore umano da attribuire all'interlocutore. Non sempre stato cos. Nella Grecia antica i filosofi, che hanno contribuito a fondare la nostra civilt, lasciavano il lavoro materiale agli schiavi. Nel corso dello sviluppo del pensiero occidentale, molti pensatori hanno criticato l'ideologia del lavoro; altri hanno esaltato, invece, l'ozio. Oggi, nelle societ ricche, non sono pi rari coloro che possono vivere rinunciando a lavorare o dedicando al lavoro retribuito una minima parte del loro tempo. Al contrario, alcuni senza lavorare vanno in crisi, non riescono mai a staccare, nemmeno in vacanza, si trattengono al lavoro oltre l'orario stabilito, si portano il lavoro a casa anche neiweek-end. Si tratta dei cosiddetti workholic, dipendono dal lavoro come fosse una droga. C' poi chi afferma che la civilt del lavoro finita, non c' pi lavoro sufficiente per tutti. La nostra dovr diventare una societ del tempo libero. Personalmente penso che il lavoro sia importante per l'esistenza umana, ma nello stesso tempo ritengo che nessuna persona deve essere identificata col proprio ruolo, ridotta alla propria mansione. La personalit umana cos ricca e complessa che non pu essere compresa nella sola dimensione lavorativa. Il lavoro, tuttavia, pu diventare occasione di creativit, dedizione, responsabilit, utilit sociale, amore verso il prossimo. In una parola, il lavoro pu diventare uno degli strumenti pi preziosi al servizio dell'autorealizzazione dell'individuo. Purtroppo, oggigiorno lo scenario del mondo del lavoro dominato, un po' dovunque, dall'oppressione. L'organizzazione del lavoro, in molte aziende, non sembra tener conto dei bisogni, delle peculiarit e delle aspirazioni del lavoratore. La catena di montaggio, la burocratizzazione e l'autoritarismo sono sistemi organizzativi disumani e inaccettabili. In nome del profitto si sono sacrificate e si continuano a sacrificare molte vite umane. Ma soprattutto, oggi, si mortificano talenti, energie e competenze. Pensiamo alla situazione dei giovani che, pur altamente scolarizzati, faticano attualmente a trovare collocazione nelle imprese. Il lavoratore ha diritto a dignit e rispetto, valori che vengono quotidianamente negletti. Il mondo odierno, per far fronte alla sfida internazionale costituita dalla mondializzazione dei mercati, impone alle aziende occidentali la produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto. Servono, allo scopo, lavoratori altamente qualificati. Il "lavoro intellettuale", che si sta sempre pi affermando, esige autodeterminazione, discrezionalit., iniziativa. Mal sopporta verticismi e autoritarismi. Persino l'attuale "lavoro manuale", ammesso che esista ancora nella sua forma pura, richiede coinvolgimento, partecipazione, gioco di squadra per produrre risultati di eccellenza. Forse sar proprio questa la rivoluzione del prossimo futuro: adeguare le organizzazioni e le imprese ai principi del management moderno, con lavoratori motivati che realizzano prodotti e servizi di alta qualit. L'Italia del capitalismo familiare sovvenzionato con i soldi dei contribuenti, delle piccole aziende dirette dal "padroncino" dai metodi direttivi talvolta spicci od obsoleti, deve darsi una sveglia, pena l'esclusione dai mercati internazionali. Le aziende devono finalmente capire che la risorsa pi importante di cui dispongono sono le persone che vi lavorano.

I giovani e il lavoro Numerose sono le circostanze che concorrono e hanno concorso alla determinazione del problema della disoccupazione, che oggi giorno si verifica soprattutto tra i giovani. I pi comuni sono i continui cambiamenti nei modi di produzione, che oggi vedono l'avanzare della automazione e della tecnologia informatica in molti settori e la razionalizzazione della produzione che si concentra sulla quantit del profitto e sulla riduzione dei costi. Si intende quindi dimostrare il problema costituito dalla difficolt di trovare un lavoro tra i giovani e con quali strumenti e soluzioni si intende risolvere il problema. Numerose persone finiscono cos per non trovare lavoro o per perderlo, perch per et o grado di istruzione non riescono ad adeguarsi alle nuove tecnologie. Come F.Colombo cita, nel quotidiano La Repubblica, giusto che i giovani siano preparati per sfruttare le nuove tecnologie, per si rischia che essendo di pochi, questa preparazione, la maggior parte dei lavoratori rimanga esclusa arrecando fenomeni rivelanti. Si cos creata una disuguaglianza tra la classe dirigente e quella operaia: i salari infatti sono fissi e in crescita per la classe dirigente che amministra e decide quelli per la classe operaia. Questo si ripercuote sulla qualit della vita di gran parte della popolazione, che si vede diminuire i redditi e comunque si sente minacciata perch i ricchi continuano ad arricchirsi mentre i poveri vivono a stento nella societ e il ceto medio rimane circa quello che (J.Rifkin, la fine del lavoro, Milano, Baldini/Castaldi,1995). Il problema della disoccupazione tender ad essere permanente, ma davvero la nostra esistenza sar modificata anche negli anni a venire da questa piaga, malgrado i continui progressi raggiunti dalla scienza e dalla tecnica? Si spera di no perch bisogna dare la possibilit a tutti di riuscire ad entrare nel mondo del lavoro, soprattutto ai giovani che fanno sempre pi fatica ad inserirsi, ma che sono il futuro della societ. La disoccupazione non un problema nuovo, ma avendo la rivoluzione industriale cambiato il volto dell'Occidente, si ripresenta ad ogni significativo cambiamento tecnologico. Bisogna svincolarsi dall'idea che i posti di lavoro siano una quantit fissa che non permette lentrata di nuove menti perch molto dipende dalla decisione di individui e societ e dalla loro capacit di allontanare nuove necessit. Il numero di posti di lavoro dipende quindi anche dalla buona volont e dalla cultura dellindividuo. Lavoro e mercati del dicembre 1999 esprime che il lavoro fisso ormai superato perch le nuove generazioni avranno tecnologie superiori applicate ai processi di produzione e si potranno avere mutamenti di lavoro durante il corso della vita. Da qui la necessit che il lavoratore si riqualifichi sempre e in breve tempo. La scuola deve dare ai giovani una preparazione ampia e flessibile per essere considerata il futuro delluomo. Per fronteggiare il problema della disoccupazione bisogna considerare il lavoro in modo diverso, non una condanna, ma un impegno serio e soprattutto creativo, dove ciascuno esprima la propria personalit. Non ci dovrebbe essere pi la cultura ad oltranza del posto fisso, a cui si accedeva per diritto, senza avere magari nessun requisito, ma maggiori flessibilit e impegno, maggiore volont di raggiungere dei risultati, di porsi al servizio di individui e comunit, in modo intelligente e utile. Soprattutto sar necessario responsabilizzare gli individui, far s che facciano propria l'idea di formazione continua nello sviluppo di adeguati percorsi formativi. Importante sar una scolarizzazione diffusa, ma ancora pi importante la disponibilit a imparare in autonomia nell'intero arco della vita, anche fuori dal normale contesto scolastico.Il lavoratore necessita di occupazioni sufficientemente attraenti, pagate adeguatamente, di alternare periodi di lavoro a periodi di studio e di un tempo libero flessibile. Sar necessario attutire gli squilibri sociali affinch impediscano lo sviluppo della povert e offrano a tutti opportunit di formazione e di cambiamento. Il problema pi importante quello dei giovani che costituiscono, tra i 15 e 24 anni, il maggior numero di disoccupati; questi riescono ad introdursi nel lavoro solo con incarichi temporanei e a orario ridotto perch richiesta esperienza che non pu essere acquisita senza lavoro. Quindi bisognerebbe dare maggiori opportunit ai giovani di entrare nel mondo del lavoro per crearsi cosi una vita propria e redditizia.

La disoccupazione un problema che oggi affligge l'Italia e tanti altri paesi industrializzati. Parla di questo grave problema sociale, descrivendone i vari aspetti L'economia italiana, e non sono quella, oggi in crisi. Questa notizia giunge anche a noi ragazzi perch ne parlano tutti i giorni i diversi telegiornali e giornali. In casa e qualche volta a scuola se ne discute e ognuno esprime le proprie opinioni. Avvertiamo la difficolt della situazione anche perch a volte siamo costretti a rinunciare a qualcosa perch i nostri genitori la reputano poco opportuna dal punto di vista economico. La crisi economica colpisce in diverso modo tutti i cittadini, anche se alcuni di questi ne soffrono maggiormente rispetto ad altri. Soprattutto nell'Italia del nord, dove vi sono molte fabbriche, si stanno verificando tanti licenziamenti e cos gente, che prima aveva un lavoro, adesso si trova ad essere disoccupata improvvisamente. L'Italia del sud invece ha sempre conosciuto in modo molto accentuato questo problema. 123040359589389q098901 La discussione potrebbe sicuramente iniziare ponendo l'accento sul primo articolo della Costituzione italiana; in esso si afferma che l'Italia sia fondata sul lavoro; inoltre l'articolo aggiunge che la Repubblica dovrebbe favorire e promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto; il condizionale non si usa casualmente: dovrebbe garantire; ora pensare che tutto vada bene nel mondo lavorativo di un qualsiasi Paese sarebbe senza dubbio utopico; purtroppo per uno studente di scuola superiore che si accinge a terminare i suoi studi dopo la maturit consapevole che il mondo del lavoro per lui sar una giungla intricata e piena di pericoli; quindi sembra ovvio che il primo articolo della Costituzione potrebbe apparirgli pirandellianamente grottesco. Secondo recenti sondaggi gli studenti che frequentano l'universit sono consci che la scuola superiori gli abbia insegnato poco o nulla; sono inoltre ben consapevoli che per loro le facolt universitarie saranno per loro l'unico appiglio del futuro cui si aggrapperanno fino all'ultimo esame. Nasce spontaneo chiedersi perch; chiaro: il lavoro non inserisce i giovani; se li inserisce li sottopaga e non li valorizza; questo sia dopo la maturit sia dopo la laurea. Come evidenziato nel rapporto Isfol del 10 novembre 2007 in Italia si lavora; si precari per molti, molti anni ma si lavora; inoltre sempre nel rapporto emergeva una discrepanza tra tra la domanda e l'offerta del lavoro e il dato che pi di tutti pu far riflettere sono le poche possibilit di carriera e l'alta percentuale tra le competenze di cui si in possesso in contrasto con i reali compiti lavorativi. naturale soffermarsi quindi su una naturale conseguenza della mancanza di produttivit emersa dai suddetti dati: se i lavori qualificati da titoli di studio sono oggetto di tali e gravi problematiche chiaro che nei lavori manuali i dati e le reali condizioni lavorative siano ancora pi preoccupanti. Nel testo di L. Ricca del 1988 dove si parla della tutela dei lavoratori emergono dati che dovrebbero far riflettere sia i lavoratori e sia soprattutto coloro che dovrebbero tutelarli; nel testo l'autore pur ritenendo che ci volessero migliorie si mostrava possibilista su ulteriori cambiamenti in meglio; ebbene rileggendo tali frasi nel 2008 chiunque si renderebbe conto che ora regni un estremo pessimismo sulle reali condizioni lavorative degli operai italiani. A tal riguardo dal 15 maggio 2008 in virt del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 sono vigenti nella legislazione italiana una serie di norme che prevedono addirittura l'arresto fino a 18 mesi e sanzione amministrativa fino a 24 mila euro per il datore di lavoro che non rispetti le norme previste dal nuovo testo in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ci si potrebbe domandare come si sia potuti arrivare a tale riforma legislativa che per certi versi sembra essere figlia di una serie di problematiche legate al mondo del lavoro; infatti, tale provvedimento stato reso necessario anche dai tragici eventi ed infortuni occorsi recentemente e frutto di un'ampia convergenza delle forze politiche presenti in parlamento: esso per cos dire "ridisegna la materia della salute e sicurezza sul lavoro le cui regole fino ad oggi contenute in una lunga serie di disposizioni succedutesi nellarco di quasi sessanta anni sono state rivisitate e collocate in unottica di sistema". Tra gli interventi pi importanti indichiamo: innanzitutto l'obbligo del datore di lavoro alla formazione nonch l'informazione e addestramento del lavoratore; sanzioni pi severe per le imprese che violano le norme in materia di sicurezza; nei casi pi gravi di incidenti con feriti o morti con colpa dell'azienda sospensione dell'attivit, sanzioni amministrative fino a 1.500.000 euro ed interdizione alla collaborazione

con la pubblica amministrazione; responsabilit dell'appaltatore in merito agli incidenti che accadono ai lavoratori delle ditte appaltatrici; estensione delle tutele ai lavoratori flessibili. Nonostante tale provvedimento il lavoratore italiano deve affrontare ogni giono problemi legati all'insicurezza nel mondo del lavoro: per quanto se ne dica sui giornali o in televisione, le morti sul lavoro esistono da anni; solo recentemente lo Stato italiano sospinto dall'opinione pubblica se ne sta occupando. naturale che nel recente impegno pesi senza ombra di dubbio i tragici avvenimenti degli ultimi mesi: su tutti la tragedia avvenuta nello stabilimento industriale della Thyssenkrupp dove morirono degli operai in un rogo spaventoso; molti si chiedono come si possa morire cos; gli sembra incredibili che si possa perdere la vita sul posto di lavoro nel 2008 in un Paese civilizzato; eppure la realt questa: prendiamo un semplice cantiere; magari ben organizzato e che rispetta le norme sulla sicurezza; ebbene anche in quel caso l'operaio che sale su un ponteggio cadendo rischierebbe la vita e non potrebbe certo a priori rifiutarsi di svolgere il suo lavoro. In un cantiere edile tutto potrebbe essere pericoloso dalla calce ai macchinari utilizzati, dalla mancanza di mezzi come caschi e scarpe antinfortunistica alla noncuranza degli stessi operai che pur di lavorare sono disposti a rendersi disponibili anche in condizioni lavorative pessime. Non solo i cantieri: le fabbriche, i grandi impianti industriali; se si potessero fare controlli sui luoghi di lavoro emergerebbero non oche ma migliaia di inadempienze. La speranza che nei prossimi anni si possano meglio verificare le problematiche nel mondo del lavoro in relazione alla sicurezza e intervenire prontamente; tale misure soprattutto di precauzione garantirebbero infatti una diminuzione sensibile degli incidenti sul posto di lavoro.

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