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Universit degli Studi di Firenze

Facolt di Economia Corso di Laurea in Scienze dellEconomia

ECONOMIA E POLITICA INDUSTRIALE II (MOD. B)

I CUSTER E LE POLITICHE EUROPEE

ELABORATO A CURA DI FIAMMA ROMANO

Anno Accademico 2010/2011

Sommario
Il presente lavoro si propone lobiettivo di approfondire le tematiche legate al concetto di cluster ed, in particolare, di analizzare quale sia lorientamento attuale dellUnione Europea verso il fenomeno di clustering. Dapprima si analizzeranno le diverse definizioni di cluster che sono apparse nella letteratura economica, per poi procedere ad identificare gli elementi costitutivi dei cluster e comprendere come tali realt influenzino la competitivit, linnovazione e le performance economiche. In seguito, dopo aver brevemente chiarito la differenza che sussiste tra politiche, programmi ed iniziative per i cluster, si proceder con un breve excursus delle politiche per i cluster che si sono susseguite in Europa, focalizzando in particolare lattenzione sulla fase attuale ed evidenziando quali siano gli obiettivi e gli intenti delle istituzioni comunitarie nel gestire il fenomeno di clustering.

1. Denizione di cluster
Lintroduzione del concetto di cluster in letteratura si deve ad opera delleconomista statunitense M. E. Porter il quale, esplorando le fonti ed i fattori determinanti del vantaggio competitivo delle nazioni 1, arriva a riconoscere il ruolo strategico della localizzazione. Gi A. Marshall, nellanalisi delle economie esterne, aveva sostenuto che esse siano spesso ottenibili mediante la concentrazione di parecchie piccole imprese di natura simile in localit particolari; o, come si dice comunemente, mediante la localizzazione dellindustria 2 , sottolineando cos i vantaggi derivanti dallagglomerazione di attivit economiche e ponendo laccento sul fatto che lefficienza tipica della grande impresa (raggiunta grazie ad economie di scala) parimenti realizzabile da una popolazione di imprese specializzate operanti in un determinato contesto geografico.

1) PORTER M. E., The Competitive Advantage of Nations, 1990. 2) MARSHALL A., Principles of Economics, 1920, p. 221. 2

Porter, a partire dalla riflessione sui vantaggi competitivi derivanti dalla localizzazione e sulla quarta determinante del diamante del vantaggio nazionale (industrie collegate e di supporto) 3 introduce il concetto di cluster, definito come a geographically proximate group of interconnected companies and associated institutions in particular field, linked by commonalities and complementaries 4 . Un cluster quindi costituito da un insieme di imprese e di istituzioni di vario tipo, operanti in un determinato settore (inteso in senso allargato), territorialmente contigue e collegate da elementi di comunanza e complementariet. A ben vedere, il risultato di Porter non molto dissimile da quello raggiunto dieci anni prima dalleconomista italiano G. Becattini 5 , il quale, cercando un oggetto di analisi

economica intermedio fra settore industriale ed impresa, aveva riscoperto il distretto industriale marshalliano, da lui definito come unentit socio-territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in unarea territoriale naturalisticamente e storicamente determinata, di un a comunit di persone e di una popolazione di imprese industriali 6 . Lo stesso Porter, adducendo vari esempi di cluster, cita i distretti manifatturieri italiani, sottolineando come essi possano essere considerati special case of clusters. Nonostante le indubbie somiglianze, e bench in letteratura i due termini siano spesso utilizzati indiscriminatamente, i concetti di cluster e di distretto industriale presentano alcune differenze 7 . In seguito sono occorse numerose altre definizioni di culster, contribuendo a creare ulteriore confusione intorno ad un fenomeno che, per la sua natura economica, sociale e geografica e per la sua dinamicit, risulta di per s di difficile analisi. Ad ogni modo, quale che sia la definizione di cluster che si intende adottare, ai fini della comprensione del

3) Secondo il modello del diamante del vantaggio nazionale, il vantaggio competitivo di un Paese scaturisce dallinterazione fra quattro attributi: condizione dei fattori di produzione; condizione della domanda; strategia, struttura e rivalit delle imprese; industrie collegate e di supporto. Pi intensa linterazione fra questi quattro fattori, pi uneconomia nazionale competitiva. 4) PORTER M. E., On Competiton, 1998, p. 199. 5) BECATTINI G., Dal settore industriale al distretto industriale, 1979. 6) BECATTINI G. Il distretto industriale, 2000, pp. 58-59. 7) Si veda a tal riguardo LAZZARETTI L., Distretti e Cluster nella modernit liquida: un confronto fra Becattini e Porter, in Finanza, Marketing e Produzione, 2007, pp. 52-73. 3

fenomeno di clustering importante determinare quali siano gli attori e gli elementi caratterizzanti di tali complesse realt.

2. Elementi caratterizzanti e attori


Il cluster comprende ed, al tempo stesso, costituito da un insieme variegato di elementi e di agenti. Il primo elemento costitutivo la presenza di una molteplicit di soggetti. Solitamente, gli attori presenti in un cluster sono: imprese operanti in unindustria principale (generalmente, ma non necessariamente, di piccole e medie dimensioni); si distinguono imprese produttrici di beni/servizi finali ed imprese fornitrici di fattori e servizi specializzati, componenti, macchinari, ecc.; imprese operanti in settori collegati; imprese operanti a valle; istituzioni (pubbliche e/o private) operanti nella formazione, informazione, istruzione, ricerca e sviluppo; istituzioni finanziarie; enti competenti in materia di normative e di standard; associazioni di categoria.

Il secondo elemento costitutivo la concentrazione spaziale dei sopracitati attori, ossia la loro vicinanza geografica. Lambito territoriale di un cluster non necessariamente deve coincidere con i confini politici o amministrativi; esso pu infatti andare da ununica citt ad una serie di Stati confinanti. In virt di questa prossimit spaziale di un insieme variegato di forze, nel cluster si manifestano economie di scala, economie di specializzazione, economie di apprendimento ed economie di creativit, che contribuiscono al raggiungimento di elevati livelli di efficienza e di competitivit. Tuttavia, il cluster non pu essere definito come la mera compresenza di imprese e di istituzioni operanti in un settore principale e in industrie correlate; la caratteristica specifica del cluster costituita dal tessuto relazionale, ossia dalla particolare tipologia di interazione che viene a sussistere tra i diversi attori. Tra gli agenti del cluster, in virt della
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co-localizzazione, della continuit dei rapporti e di interessi comuni, si instaura una fitta rete di relazioni, che alimenta la fiducia reciproca ed un senso di appartenenza al cluster. Ci permette, da un lato, una pi rapida e meno costosa circolazione delle informazioni, dallaltro di affiancare la competizione con la collaborazione (si parla a tal riguardo di coopetition, proprio ad indicare come le imprese operanti in un distretto competano ma al tempo stesso cooperino).

3. Ruolo dei cluster


I cluster giocano nelle moderne economie un ruolo fondamentale, in quanto agiscono come potente acceleratore di produttivit e di innovazione. La produttivit delle imprese operanti nel cluster risulta essere solitamente maggiore rispetto a quella di imprese isolate, questo principalmente perch le imprese localizzate nel cluster riescono a ridurre sensibilmente i costi di informazione e di coordinamento ed a raggiungere elevati livelli di competitivit grazie a:
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accesso agevolato a fattori e personale specializzati; migliore circolazione di informazioni e di know how; possibilit di realizzare complementariet (complementariet fra prodotti, campagne di marketing per rafforzare limmagine del cluster ecc.);

accesso ad una pluralit di beni quasi pubblici; maggior visibilit e maggior potere contrattuale nei confronti delle istituzioni; pi facile misurazione delle performance, legata allimmediato e continuo confronto con i risultati ottenuti dagli altri partecipanti al cluster;

incentivi alla crescita della produttivit particolarmente alti, legati alla rivalit interna fra concorrenti e ad un generico orgoglio di figurare bene nella comunit locale del cluster.

Riguardo al processo di generazione delle innovazioni, questo risulta particolarmente facilitato nel cluster per una serie di fattori. In primo luogo, le imprese operanti nel cluster hanno un migliore capacit di percepire i bisogni emergenti dei consumatori; intrattenere rapporti continuativi con una domanda locale sofisticata ed esigente fornisce un grande input allinnovazione. Inoltre, lo scambio di informazioni con concorrenti e con imprese operanti in settori collegati permette di cogliere pi prontamente nuove soluzioni tecnologiche, operative e di approvvigionamento. Infine, la flessibilit, la facile reperibilit di fattori e di personale specializzato e la cooperazione permette di agire rapidamente: le imprese operanti nel cluster riescono pi velocemente dei competitor isolati a tramutare queste percezioni in nuovi prodotti, servizi, processi produttivi o logistici. A testimonianza di quanto sopra esposto, riportiamo in figura un grafico tratto dal European Cluster Observatory, il quale rivela una relazione positiva tra grado di clustering regionale ed innovazione, misurata in termini di brevetti registrati. Come si evince dal grafico, in Europa le regioni ad alta intensit di cluster registrano un numero di brevetti sensibilmente maggiore rispetto alle regioni prive di cluster.

I suddetti vantaggi di efficienza, di flessibilit e di innovazione fanno s che le attivit economiche tendano a concentrarsi in cluster piuttosto che in localizzazioni isolate; essi stimolano la formazione di nuove imprese, che sono incentivate a sorgere in cluster sia perch attratte dalla industrl atmosphere che permea tali realt, sia per avvalersi delle economie esterne sopra descritte, sia perch il livello delle barriere allentrata (e alluscita) risulta essere generalmente pi basso. Il cluster agisce quindi come un polo attrattivo per nuove realt imprenditoriali, accrescendo cos ulteriormente il potenziale innovativo. Numerosi studi dimostrano come i cluster svolgano un ruolo notevolmente importante nel determinare la performance economica delle regioni. Il grafico sotto riportato dimostra come esista un legame diretto fra la prosperit economica e la presenza di cluster: le regioni dEuropa dove si registra un maggiore PIL pro capite sono quelle in cui presente un elevato fenomeno di clustering.

4. Politiche europee dei cluster


4.1 Tipologie di intervento ed obiettivi LUnione Europea riconosce ampiamente il ruolo di primo piano che i cluster giocano nelleconomia; giacch rappresentano un terreno fertile per linnovazione ed un potente motore per la crescita economica, una grande parte della politica industriale comunitaria rivolta ad essi ed il numero delle politiche, dei programmi e delle iniziative riguardanti i cluster sta rapidamente crescendo. Si intende cluster policy un impegno politico da parte dellautorit governativa per la nascita di nuovi cluster o per il sostegno di quelli esistenti. Le cluster policy sono spesso supportate ed implementate attraverso specifici cluster program e cluster initiative: i primi costituiscono il mezzo con cui vengono allocati i fondi ed organizzata lattuazione degli interventi pianificati dalla policy; con le iniziative, invece, si mira ad incentivare la crescita e la competitivit dei cluster allinterno di unarea regionale, attraverso la collaborazione di tre categorie di soggetti: Stato, universit, imprese (cosiddetto modello di sviluppo triple helix).
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Per fornire sinteticamente un quadro generale riguardante i numeri e le tipologie di intervento attuate in Europa, riportiamo la seguente figura8.

Allinterno delle cluster policy si distinguono tre diverse tipologie di intervento 9: a) facilitating policies; includono strumenti volti a creare un ambiente microeconomico favorevole alla crescita e allinnovazione, quali elementi propedeutici alla nascita di nuovi cluster e allaumento della dinamicit di quelli gi esistenti; b) traditional framework policies, ossia politiche industriali, rivolte alle piccole e medie imprese, politiche di innovazione e ricerca, politiche regionali di sviluppo che utilizzano i cluster come mezzo per aumentare lefficienza di altri strumenti; c) development policies, ossia politiche rivolte in modo preciso a rafforzare e sostenere particolari categorie di cluster. Per quanto attiene agli obiettivi di policy, la Commissione Europea ha indicato le seguenti

8 Tale gura stata tratta dai metariali didattici del Prof. MINELLO A., ed reperibile sul sito www.unive.it. 9 Cfr. MINELLO A. La politica dei cluster in Europa: tendenze e criticit emergenti, in Argomenti, 2009. 9

categorie/target: Cluster expansion, Business development, Human resources upgrading, Commercial cooperation, Business environment e R&D and Innovation.

4.2 Fasi di policy ed iter legislativo Possono essere identificate tre diverse fasi che hanno caratterizzato lesplicarsi della cluster policy europea: 1. fase di sviluppo organico; 2. fase di sviluppo estensivo; 3. fase di consolidamento qualitativo. Lo sviluppo organico si realizza finch i cluster nascono e si sviluppano autonomamente, sotto la spinta delle forze di mercato, di peculiari caratteristiche socioterritoriali e della libera iniziativa economica; tale fase, caratterizzata dallassenza di politiche, in Europa durata fino circa la met degli anni 90. Dopo tale data ha preso avvio la fase di sviluppo intensivo, ossia un periodo in cui i vari Stati membri hanno attuato vere e proprie politiche, contribuendo notevolmente a realizzare la nascita di nuovi cluster ed a replicare modelli di successo, relegando spesso ad un ruolo di secondo piano la componente socio-territoriale. Dalla met degli anni 2000 iniziata la terza fase, dove gli Stato intervengono sempre coniugando varie politiche rivolte ai cluster, ma con un mutato obiettivo: non pi la creazione di nuovi cluster (come nella fase di sviluppo estensivo), bens il loro consolidamento qualitativo, da realizzarsi attraverso la crescita innovativa e linternazionalizzazione dei cluster gi esistenti. Gi nel 2006, il Consiglio dellUnione Europea aveva sottolineato come linnovazione svolga un ruolo di importanza cruciale nella capacit con cui l'Europa risponde alle sfide ed alle opportunit dell'economia globale. In particolare, si ribadiva come il sostegno all'innovazione fosse elemento essenziale della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione, e si auspicava che la Commissione attuasse una politica per l'innovazione finalizzata a migliorare l'accesso ai finanziamenti a sostegno dell'innovazione, a creare un ambiente normativo favorevole all'innovazione e una domanda di innovazione, ed infine a

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rafforzare le attivit delle istituzioni che incidono sull'innovazione, compresi i collegamenti tra istituti di ricerca e industria 10. A tal fine, si individuavano nove priorit strategiche di azione per promuovere con successo linnovazione in Europa e fra esse compariva anche la priorit di favorire l'innovazione nelle regioni indicando che il raggruppamento in cluster pu costituire un mezzo efficace per rafforzare l'innovazione regionale attraverso la combinazione delle competenze dell'industria, della ricerca e delle autorit pubbliche. Il vero e proprio incipit della fase di consolidamento qualitativo rappresentato dal documento The European Cluster Memorandum, redatto nel 2008 nellambito della Conferenza di Stoccolma. In tale documento, dopo aver ribadito il ruolo che i cluster svolgono nellinnovazione e dopo aver sottolineato come in Europa ci sia un problema di traduzione di idee in nuovi prodotti e servizi, si sottolinea che lEuropa necessiti non tanto di un maggior numero di cluster, ma di una migliore politica ad essi rivolta. In Europa infatti i cluster non mancano. A stima dellEuropean Cluster Observatory, sono presenti nellUnione Europea pi di 2.000 cluster regionali. Mancano piuttosto cluster in grado di competere sul mercato globale. Infatti, dei circa 2000 cluster, solo l8% (155 unit) sono cluster forti (tre stelle), il 26% (524) sono cluster mediamente rilevanti (due stelle), mentre ben il 66% (1.338 unit) sono cluster deboli (una stella)11. Emerge quindi come gran parte di questi cluster siano deboli e quindi poco in grado di attivare rilevanti processi di innovazione e sviluppo competitivo.

10 Council of the European Union (2006), Council Conclusions on a broad-based innovation strategy: Strategic priorities for innovation action at EU level, 2769th Competitiveness Council meeting of 4 December 2006, Brussels.

11 Tale classicazione proposta dallEuropean Cluster Observatory si basa sulla considerazione simultanea di diversi fattori che incidono sulla forza e solidit di un cluster, fra cui la dimensione ed il grado di specializzazione. 11

Alla luce della suddetta deficienza, il Memorandum si conclude ribadendo la necessit di un miglioramento qualitativo delle politiche rivolte ai cluster ed invitando la Commissione europea e gli Stati membri a delineare la strategia per sostenere in Europa la nascita e, sopratutto, la crescita di cluster di livello mondiale. In tale contesto si innesta la Comunicazione da parte della Commissione europea Verso cluster competitivi di livello mondiale nell'Unione europea: Attuazione di un'ampia strategia dell'innovazione12. In essa, dopo aver sottolineato come, non esistendo un modello universale, nel territorio dell'UE siano adottati vari metodi politici in materia di cluster, e come le politiche in materia di cluster siano ideate ed attuate a livello locale, regionale e nazionale in funzione delle specifiche realt economico-socio-territoriali e di peculiari obiettivi, la Commissione dichiara che comunque compito della Comunit di facilitare tali sforzi e di contribuirvi, attuando un quadro strategico comune, migliorando le condizioni generali, promuovendo la ricerca, l'eccellenza in materia di formazione e lo spirito imprenditoriale, favorendo migliori collegamenti tra le imprese (in particolare le PMI) e il mondo scientifico e incoraggiando l'apprendimento reciproco delle politiche e la cooperazione tra cluster in tutta l'UE. Obiettivo dichiarato quello di rafforzare la competitivit in Europa, da perseguirsi puntando sull'eccellenza e ottimizzando l'utilizzazione del potenziale offerto dai cluster.
12 European Commission, Towards world-class clusters in the European Union: implementing the broadbased innovation strategy, Communication, COM(2008) 652, Bruxelles. 12

Vengono pertanto indicati i seguenti quattro assi prioritari di intervento:

1. migliorare le politiche dei cluster Si chiede agli Stati membri di integrare politiche a favore dei cluster nei loro programmi di riforma nazionali e di redigere ogni anno un bilancio dei risultati raggiunti, e si incoraggiare la condivisione delle conoscenze e delle buone prassi nell'Unione europea. Da parte sua, la Commissione si impegna a: - ampliare e migliorare i servizi ed i dati offerti dallEuropean Cluster Observatory, utile strumento per ottenere informazioni, confrontare le performance e realizzare il reciproco apprendimento; - promuovere le attivit dell'European Cluster Alliance 13 a favore di un reciproco apprendimento politico, di una condivisione delle migliori prassi ed esperienze e dello sviluppo congiunto di strumenti concreti e comuni che contribuiranno all'elaborazione di politiche dei cluster migliori e pi efficaci all'interno dell'UE; - creare un gruppo europeo dei cluster. Tale gruppo stato effettivamente istituito dalla Commissione con decisione 2008/824/CE 14 ; dei compiti ad esso assegnati dallart. 2 citiamo i principali: a) aiutare la Commissione e gli Stati membri a comprendere meglio le risposte strategiche moderne a sostegno della eccellenza dei cluster; b) identificare e analizzare le pratiche di sostegno ai cluster e formulare raccomandazioni per una migliore definizione delle politiche di sostegno ai cluster nella Comunit;

13 La European Cluster Alliance una piattaforma europea di comunicazione e condivisione di informazioni per i cluster tra gli Stati membri e le regioni UE, nata nellambito delliniziativa europea PRO INNO con lo scopo di favorire lo scambio di prassi per la progettazione di migliori politiche di cluster; essa rappresenta oltre 75 autorit regionali, nazionali, agenzie di sviluppo e agenzie innovative.

14 Decisione della Commissione del 22 ottobre 2008 che istituisce un gruppo europeo per la politica dei cluster (2008/824/CE). 13

c) valutare le tendenze internazionali in materia di sviluppo dei cluster e identificare le sfide che si presenteranno in futuro in risposta alla globalizzazione; d) individuare gli strumenti per rimuovere gli ostacoli esistenti alla collaborazione transnazionale tra cluster; e) analizzare le complementarit tra le principali politiche e i principali strumenti di finanziamento al piano comunitario volto a sostenere i cluster, trarre conclusioni e formulare raccomandazioni; f) fungere da collegamento con l'Alleanza europea dei cluster ed eventualmente con altre iniziative di sostegno ai cluster e altre politiche in questo settore, basandosi sulle rispettive esperienze pratiche.

2. promuovere la cooperazione transnazionale dei cluster, condizione essenziale per la nascita e la crescita di cluster di livello mondiale; si vuole cio creare una rete di collaborazione fra imprese operanti in cluster basata sullo scambio di conoscenze, di esperienze di mercato e di personale qualificato, di una condivisione dell'accesso ai centri di ricerca e di sperimentazione, dello sviluppo di servizi nuovi e migliori.

3. promuovere l'eccellenza delle organizzazioni di cluster, ossia di quelle varie tipologie di istituzioni che gestiscono le iniziative volte ai cluster. La Commissione ritiene che lesistenza di organizzazioni di cluster professionali efficaci essenziale per aumentare la qualit dei servizi di sostegno alle imprese e stimolare iniziative di cluster, e si ripropone di avviare un progetto pilota che offra programmi di formazione ed una piattaforma per la cooperazione di gruppi di dirigenti di cluster.

4. migliorare l'integrazione delle PMI innovative in cluster, ossia stimolare imprese particolarmente dinamiche e innovative situate allesterno a connettersi al cluster.

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La linea di finanziamento di riferimento le aree di intervento sopra richiamate il programma per la Competitivit e Innovazione (CIP), volto a promuovere la competitivit delle imprese attraverso il finanziamento di tutte le forme di innovazione, con particolare riguardo per le piccole e medie imprese. Tali impegni ed obiettivi sono stati ulteriormente ribaditi nel 2010 nella Comunicazione Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialit e sostenibilit dove la Commissione si impegnata nuovamente a presentare una nuova strategia per cluster e reti concorrenziali su scala mondiale, che comprenda iniziative specifiche volte promuovere cluster e reti mondialmente concorrenziali sia nelle industrie tradizionali che in quelle emergenti.

Conclusioni

Dal quadro delineato emerge unEuropa ricca di cluster, ma povera di cluster di rilevanza globale. Per tale ragione, ed in considerazione dellimportanza che i cluster rivestono nel processo innovativo, le istituzioni comunitarie stanno lavorando per promuovere, attraverso politiche, iniziative e programmi, il rafforzamento e linternazionalizzazione dei cluster esistenti, al fine di aumentare a livello globale la competitivit delle imprese del operanti nellUnione Europea.

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Bibliograa

BECATTINI G., Dal settore industriale al distretto industriale, 1979. BECATTINI G., Il distretto industriale, 2000. Consiglio dellUnione Europea, Competitivit, 2006. European Commission, Decisione che istituisce un gruppo europeo per la politica dei cluster, 2008. European Commission, Towards world-class clusters in the European Union: implementing the broad-based innovation strategy, 2008. European Commission, Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialit e sostenibilit, 2010. High Level Advisory Group on Clusters, The European Cluster Memorandum, 2008. LAZZARETTI L., Distretti e Cluster nella modernit liquida: un confronto fra Becattini e Porter, in Finanza, Marketing e Produzione, 2007. MARSHALL A., Principles of Economics, 1920. MINELLO A. La politica dei cluster in Europa: tendenze e criticit emergenti, in Argomenti, 2009. PORTER M. E., The Competitive Advantage of Nations, 1990. PORTER M. E., On Competiton, 1998.

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