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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO Al NOSTRI GIORNI

SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBni SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.

COMPILAZIONE

DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO


SECONDO AIUTANTE DI CAMERA

DI SUA SANTITÀ PIO IX.

VOL. LXV.

IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MD CCCL I V.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE

STORICO-ECCLESIASTICA

S
SET SET
OETTUAGESIMA, SeplnngeMmn. dederiint me gemilus mortis, nel quale si

Nona domenica piitna di Pasijua, 7." pre- parla della morte introdotta nel mondo
cedente alla domenica Lattare, e 3." a- pel peccato originale. Osserva IMagri, che
vanù la Quaresima ('/^.J,
essendo il i.° dalla seltuagesima dipende la notizia di
ti^iininedi suo preparamento. Ecosì chia- tutte le a\iie feste mobili dell'anno, di cui
mala, dice Magri parlando della Sepliia- a Calendario, per essere la i .", per cui cre-
f^esinia, nella Notizia dtvocaboli eccle- dè opportuno dare un modo facile per co-
siastici, perchè da questo giorno fino al noscere la domenica della setluagesima,
subato in Albis vi sono 70 giorni. Questi che qui riproduco. Primamente si dota-
giorni sono simbolo de'70 auni,ne'quali no giorni della luna correnti nella festa
i

durò la cattività Babilonica degli ebrei, dell'Epifania, a'quali aggiungendo altri


come pensano alcuni riferiti dal p. Ray- giorni finché arrivasi 3140.", si va proce-
iiaudo, Opere t.io, p. 49^> ^d alludono dendo pe'seguenli,e ove arriva il numero
ancora all'esilio di questa miserabile vi- 40. "la (.'domenica sarà la seltuagesima;
ta, dopo il quale seguirà il sabato dell'e- e se il detto numero cade in domenica,
terno riposo nella celeste Gerusalemme. la setluagesima comincerà nell'altra se-
Per questa ragione l'introito della mes- guente. Avvertasi però d' aggiungere un
quando terminano 70 gior-
sa del sabato i giorno di più, cioè 4i nell'anno bisestile :

ni, comincia Ediixit Dominus popidum


: tulle le quali regole si compremlono nei
smini, come insegna Alenino. La Chiesa versi che pubblicò. Inoltre per facilitare
in questa domenica si veste di lutto, co- il detto computo tanto necessario agli ec-
me rammentai nel voi. X, p. 79, e la- clesiastici, il Magri volle mostrarlo in pra-
scia il solito cantico di allegrezza, Allelu- tica. Per esempio nel 1644 *iel giornodel-
ja, perchè memoria della caduta del
fa l'Epifania 27 della luna, al qual
si a vea il

nostro primo padre Adamo, come si rac- numero aggiungendo i3 per arrivare a
coglie dall'iolroilo della messa: Circuin- 4o, cadde il n.° 4o.°neli9.° di gennaio,
4
SET SE V
giorno di martedì, e per essere bisesto og- eia dalsabato di settuagesima, onde la
giuugciidoil mercoledì 20 gennaio, la i." Chiesa tollerando l' inveterato costucue,
tiomcnica dopo tal giorno fu la settuage- gemendo contemporaneamente
e di ciò

sima e cadde nel giorno ?.:[ dei mese, il promuove esercizi di pietà, come pur no-
Laroberliul poi CenedeltoX IV, tratta del- tai a Carnevale. Egualmente in Pioma col-
la ScUuagesima nella Notificazione 1 4> la settuagesima incominciano le sanleiS"^flr-

t. I, dicendo cóme per tale domenica e zioni (f.), e la i .'in tal giorno è nella pa-

colle seguenti la Chiesa ci di*|)onealla s. Lorenzo fuori le mu-


triarcrle basilica dis.
quaresima ed incomincia nt-Ila sellna-
,
ra, dove anticamente il Papa cantava la
gesima dal rappresentarci ne'divini ullì- messa, e faceva un di voto sermone al po-
zi la caduta dell'uomo, il di lui bando dal polo, spiegandone l'introito pieno di mi-
paradiso, la penitenza che Dio gl'impose, steri, e lo fece s. Gregorio 1 colla xix

e la speranza del ritorno nella di lui grazia. sua omelia, come abbiamo dal Piazza nel
La Chiesa è piena di mestizia, e sottraen- 3Ienologio romano par. 2, p. 2 38, no-
do ry^//e/f//rt, sostituisce il Laus libi Do- tando che Papi tornavano nella basili-
i

mine, preghiera proporzionala all'umiltà ca nella vigilia di s. Lorenzo, si trattene-


e alla nostra caduta nel

padre, come 1 vano la notte a celebrare i divini uffizi,
beo considera Telartene, De anliq. Eccl. e la mattina della festa cantavano messa
disciplina, t. 4j cap. 16, e ben discorre solenne. Il Butler nelle Feste mobili, tial.
Gavanto, Ad ruhricas Breviarii se?. 6, 4, cap. ragiona colla solila unzione della
I ,

cap. C). Ne' medesimi divini ulT.zi si leva- settuagesima, e di quanto fi la Chiesa per
no i due salmi, Dominus regnn\.-il e Ju- disporre i fedeli ad uno spirilo di com-
odale, come di allegrezza, surrogandosi punzione, ed eccitare pentimento il lor(j

i salmi Confìtemini e Miserere, come di e dolore de' peccati commessi, e a 000-


penitenza. Nella settuagesiraa eseguenti verlirci di tutto cuore. Quanto ai segni

due domeniche Sessagesima e Quinqua- di mestizia, sia per le vesti paonazze, sia
gesima {f-), inculca la Chiesa a' fedeli perchè i diaconi e suddiaconi lasciano le

gli atti di maggior pietà da questi giorni : dalmatiche e le tonicelle, che sono abiti
ucomincia vano antica niente digiuni del-
j i di allegrezza, dice che anticamente ado-
la Chiesa, lo che rilevai anche a Sessa- peravasi la cera gialla da questo giorno
gesima. Non trovansi indizi della seltua- in poi; tutto facendosi dalla Chiesa per-
gesima nella chiesa romana prima del VI chè noi rientriamo in noi stessi. Credeche
secolo, o della fine de! precedente. Gli o- l'istituzione della settuagesima sia poste-
rientali aveano anch'essi da quell'epoca riore alla quaresima, ma che dopo il VI
la loro settuagesima^ che osservano an- secolo trovasi distinta nulle lilurgie, nei
che al presente sotto il nome di prosfo- conciliie negìi scrittori ecclesiastici. Veda-
nesimo o della pro^fonese, vale a dire set- si Sarnelli, Leti. eccl. t.4,lett. 16: Della
timana della pubblicazione, perchè in essa domenica di settuagesima. Zaccaria, O-
si annuncia al popolo il Digiuno della qua- ììomaslicon riluale,\eiho Sepluagesima.
resima che si avvicina. L'intenzione della Diclich, Diz. sacro- liturgico : SfAluage-
Chiesa nell'istituire la settuagesima, si è sima, sulla sua uffiziatura e delle sue fe-

di prepararci co' suoi uffizi e colla com- rie, e così delle domeniche e ferie di ses-
punzione del cuore alle pratiche della pe- sagesima e quinquagesima.
nitenza corporalcj dal che deriva che si SEVARDO (s.). F. Siviardo (s.).

astiene da quel giorno sino all'uffizio di SEVERIANI. Eretici del 11 secolo,


Pasqua dai cantici di gioia,comesonor^/- ch'ebbero per cajjo Severo, che visse po-
ìeluj'a, il Te Deuni, il Gloria in excelsis co tempo dopo Taziano, capo degli En-
Deo. Il Carnevale di Roma [T'^.)'\xiCQin\n- tTrt;/r/(/^^). Ammettevano due principìi,
SE V S EV )

uno l)uono e l'altro cattivo, e tlicevaiio dil penitenziere, e di altri preti e chierici
che il vino e le donne erano produzioni addetti al divin culto. Presso olla catte-
del cattivo principio. Gli encratici che tro- drale è l'episcopio, ma in essa non vi è
varono i princi[>ii di Severo favorevoli ai il battisleiio, imperocché in 3 solechiese
loro sentimenti, si attaccarono a lui e pre- parrocchiali esiste, e nella contigua chie-
sero il nome Furonvi altri
i\\ Sti'eriani. sa tlis. Giovanni. Vi è un convento di re-
severiani,così chiamati daSevero vescovo ligiosi, 4 confraternite, l'ospedale, il mon-
d'yJntiochia (e di cui meglio parlai a Si- te di pietà, il seminario,eallristabilimen-
nUjdescri vendo ancora il patriarcato An- li benefici e scientifici. Fu patria di pa-
tiocheno), capo degli acefali (/'.). recchi uomini illustri, come di Gio. Bat-
SEVERI ANO (s.), vescovo di Scito- tista Modio naturalista, del poeta Corta-
poli, martire. Zelante difensore della fe- seca e di altri; ma non di Papa s. Zacca-
de cattolica contro gli eutichiani, riportò iiach'èdiSiria,nè dell'anatomico B. Eu-
la corona del martirio, allorché l'empio stachio, il quale appartiene a s. Severino
monaco Teodosio, usurpala la sede di Co- [F.) del Piceno. Molto fertile n'è il ter-
stantinopoli, col favore dell'imperatrice ritoi io,abbondanted'oltimi pascoli, e per-
Eudossia, fece soffrire ai cattolici la più fetti vi riescono il vino e l'olio. Edificata
crudele persecuzione, e scortalo da una dagli oenotri, dicesi 12 Scanni avanti la
schiera di ftuibondi soldati portola de- 7 70, la denomi-
nostra era, altri scrivono 1

solazione in tutta la Palestina. Questi e- narono Siberena o Syberonn, che il vol-


retici, impadronitisi di s. Severiano, lo go chiamò poi s. Scverina.Fa fiorentecit-
strascinarono fuori della citta, e barba- là con titolo di ducato, assai forte per si-
ramente lo trucidarono verso la fine del- to, e si crede ches. Dionisio l'Areopagi-
ranno452,o sul principio del susseguen- ta vi predicasse il vangelo. Verso il IXse-
te. Egli è nominato nel martirologio ro- colo la concpiistarono i saraceni, e vuoi-
mano a'a I di febbraio. si chela possedessero sino air884^ne! qua-
SEVERITÀ (s.), s. Severinae. Città le anno furono discacciati dai greci sotto
con residenza arcivescovile del regno di il comando del generale Niceforo che la
Napoli, provincia della Calabria Ullerio- ricuperò al quale nella
greco impero, il

)e ^.''jdistrettOja 6 leghe circa da Coirò- dominazione erasuccedutoai romani. Nel


ne e g da Catanzaro, capoluogo di can- secolo XI poi fu soggiogata dal norman-
tone, sopra un elevato colle o rupe sco- no Roberto Guiscardo, dopo lungo asse-
scesa, presso la destra sponda del Neto. dio valorosamente sostenuto dai cittadi-
Assai bene fabbricala, con edifìzi anche ni. Le furono comuni successivi avveni-
i

privali osservabili, tultavolta si vedono le menti della regione, seguendo destini e i

vestigia de'gravi danni cagionati dal ter- le vicende politiche del regno di Napoli.
remoto. La basilica metropolitana, buon Nel (529 soffrì una terribile pestilenza,
edifizio, è dedicata a Di<i, sotto l'invoca- che somuìamente contribuì a scemarne
zione di s. Anastasia vergine e martire la popolazione.Ma avendola nel 783 uno i

romana, patrona della città, e tra le reli- spaventevole terremotoquasi distrutta in


quie si venera un suo braccio, dono di Ro- gran parte, d'allora in poi diminuì della
berto Guiscardo e chiuso in teca d'argen- sua importanza. Prima di parlare della
to dal celebre arcivescovo cardinal San- sua sede arcivescovile, con Rodotà, Ori-
torio. Il capitolo si compone di 6 digni- gine del rito greco in Ilaliaydnò dcU'in-
." delle quali è l'arcidiacono, le al-
tà, la I truduzione e durata in s. Severina,come
tre sono il decano, il cantore, il tesorie- divenne metropolitana, e de' vescovi e ca-
re, il primicerio e l'arciprete; di i8 cano- nonici greci. Nel secolo Vili greci pa- i

nici cuiapicse le prebende del teologo e triarchi colla loro audacia e ambizione
6 SEV SEV
sottiasscroalcunechiese della Pui^'ift. Ca- si l'avessero eglino occupato contro ogni
labria e Sicilia clall'ubbidienza del som- diritto, ottennero la domi-
traslazione del
mo Pontefice loro antico metropolitano, nio a loro favore. Ma quanto propizioera
assoggeltaodole al patriarca di Costanti- stato Guiscardo, altrettanto renitenti si
nopoli, come narrai a Grecia e articoli mostrarono canonici ad interporre la lo-
i

relativi alla jMagna Grecia. Fu Anasla- ro autorità per confermare il decreto del
siopatriarca di Costantinopoli e iconocla- principe, il quale ricevè per un affronto
i<la,che col favore imperiale, solleticjindo fitto alla sua persona, il tratto poco ci-
la vanità d'alcuni vescovi di Calabria, li vile usato ai monaci da lui favoriti. Irri-
fece schiavi della sede di Costantinopoli, tato (piindi contro i canonici, fece loro in-
costituendo in me'ropoli anche s. Severi tendere, chese avessero osato resistere ul-
na, e attribuendole 5 vescovi sulFraganei, teriormente alle sue intenzioni, avrebbe
cioè Oria, Acerenza, Gallipoli, Alessano fitto strappare dal loro consorzio le mo-
e Castro. La serie de'vescovi vestili delie gli, cui erano legittimamente congiunti.
grechediviseè descritta co' caratteri gre- IN'onpassòoltrelosdegnodiGiiiscardo,ma
ci nell'antica cattedrale di s. Maria Ma- tanto bastò per espugnar l'animo ostina-
gna. Abbandonata la Calabria da' greci, lo de'canonici greci, i quali tosto si rese-
questa sede fece ritorno all'antico grado ro a'suoi voleri. Attualmente l'arcivesco-
Tale era nel tempo
di chiesa vescovile. vo di s. Severina ha 5 suffragane! vesco-
del normanno duca Ruggiero, come ri- vi, seconck) l'ultima proposizione conci-
cavasi da un istromento pubblicato dn sfcjriale; ma di fatto ha solo quello di Ca-
Ughelli, in cui concedendo quel princi[)e riali, secondo il disposto della bolla De
alcuni feudi e privilegi alla chiesa diSquil- ntiliori,de'^S giugno 8 8, emanata da 1 i

lace, vinomina Stefano vescovo di s. Se- l'io VII. Forse Sisara voluto accennare
verina. Non è noto tempo in cui la se-
il alle sedi vescovili che furono ad essa uni-
ronda volta fu sublimata a"li onori dime- te di Belcaslro o Belicastro, mediante ta-
tropolidal romanoPontefìce, e molto me- le bolla, e per quella di s. Leone ante-
no si conosce la soppressione del rito gre- riormente; ed a Cariati colla stessa bol-
co. Certoè, né puòdubitarsijchenel prin- la,quelle di Ctrcnza, Umhriatico eStron-
cipiodel secolo Xllll'arcivescovo ed ca- i goli. Anticameiileeiano sulfraganee di s.

nonici mantenevano in vigore la discipli- Severina anche P^^er/zo, unitaaUinbria-


na orientale. Si raccoglie da una lettera l\co, Isola, Silamo eretta nel secolo X, e
decretale d'Innocenzo III, incuici mani- Fiorentino istituita nel XII, ambedue u-
lissta che i delti canonici, poiché greci, e- nite a Isola, la c[uale lo stesso Pio VII
vano sciolti dalla legge del celibato. Era unì a Colrone.D'iìn Ferenlinuni o Fio-
nata una strepitosa controversia tra i mo- 7e/2/mo ne parlai a (ale articolo, ma fu u-
naci Floriacensi e que'di Corazzo, sopì a nito a /^«cerrt. Quanto a s. £,eo;2e riuni-
la pertinenza d'una chiesa denominata ta in perpetuo a s. Severina da s. Pio V ai
Calabronaria. Lungo tempo discussa ed novembrei 5^7 i, eccone un cenno, trat-
7
esaminata ne'tribunali la causa, ebbe fi- \.0(\a\\'lJ)^^\\e\\\,IlnUa sacra t. 9, p. 5i2,
ne per la decisione d' Innocenzo III. La awertendocon Couimanville che la sede
ritenevano i monaci di Corazzo, i (juali vescovile già esisteva nel secolo X. La cit-
ne aveano altresì riportata la conferma tà di s. Leone Leonia, rovinata dai sa-
dalcapilolodi s. Severina. Contro a'pos- raceni, sorgeva Ira Cotronees. Severina,
sessori implorarono Floriacensi i il patro- e per memoria nella cattedrale di s. Seve-
cinio di Pietro Guiscardo signore del feu- rina fu eretta una cappella con altare di s.
do, dov'era situato il controverso lem- Leone. 1 1 ."vescovo che conosca fu Lu-
si

pioi e posti in campo nuovi molivi, qua- ca raoi lo nel i 349;poi Adamo monaco ba-
SE V SEV 7
siliano del i 349; Giacomo dopo esser&ì di - diCatanzaro nel 1 1 2St;Giovanui fu iuPa-
niessoiit'l i4oo traslatoa s.Severina;Gio- lermo alla coronazione di Ruggiero I nel
vaniii del 1
3g i , cui successe fi'. JNicola Lo- I i3o; Romano deh i 32, sotto del quale
renzi agostiniano; Antonio domenicano diRobeito Guiscardo con-
Mabilici figlia
neh 402 giudi Segni; fi'. Geininianode fermò la di lui donazione e del vescovo
Sochefani nel i4o4 agostiniano; Nicola d'Isola, del monastero di Patiri, con di-
morì nel 1439; Goberlo di Nicbesola ve- ploma scritto in greco. Andrea neh i83
ronese gli successe; Gio. Domenico mor- ebbe in successore Mileto, che da Lucio
to nel 149OJ Giovanni abbate di Squii- III fu preso co'successori sotto la prole-
lario; ÌNlatteo morto nel i.5i8; Giulia- zionedellas. Sede. L'Ughellichiama Dio-
no Dati nobile fiorentino dottissimo, pe- nisio s. Severinae archiepiscopus, eletto
nitenziere Lateranense e Valicano. Nel ueh2 IO da Innocenzo III; così Barlolo-
i525 Francesco Sferoli camerinese sa- meoche ricevè da Gregorio IX, e
il pallio
pientissimo; nel 1 50.6 tv. Anselmo Sferoli giurò fedeltà alla chiesa romana. Nel 1 2 54
caaierinese, francescano dottissimo, per Innocenzo IV fece arcivescovo ^I. Nico-
cessione del predecessore suo parente; nel fu Angelo del 269, e nell'istes-
la, indi lo 1

i'532 Anastasio bolognese; nei i 535 Ot- so anno Ugo già priore del s. Sepolcro
taviano de Castelli bolognese; fr. Tom- per destinazione di Clemente IV, che lo
maso Castelli domenicano
Eossano di ,
coosagrò in Viterbo. Bernardo già cano-
cbiaro per pietà e dottrina, traslato a Ber nico del 1273, Ruggiero di Stefanutio del
liiioro. Nel 1 544 Marco Salvidi; nel 55 j 1
1274, Deigralia s. Severinae archiepi-
fr. Giulio Pavesi domenicano, trasferito scopus, di lodevole fama, consigliere di
a Viesli; e pochi giorni dopo Giulio de Carlo I, e da Bonifacio VIII traslato a Co-
Rossi che fu al concilio di Ti ento; Alva- senza nel I2g5, sostituendogli Lucifero.
ro JMagalene di Lisbona del 1 565, ultimo Paolodeh 309, Giovanni deh 32o,Pielro
vescovo di s. Leone. del 1 340, Guglielmogià decano nel 349, i

La sede vescovile Commanville la di- Amico del i 386, indi Gregorio, Matteo
ce eretta nel secolo VII, ed elevala ad ar- morto nel 1
399, e nel medesimoannoGe-
civescovato nel X, e che il 1 ."arcivescovo rardo già arci vescovo di R.ossano.Nel 4oo 1

di rito latino lo trovò nel i 1 i5. Invece Giacomo già vescovo di s. Leone, virtuo-
rUghelli, loco citalo, p. 47^> l'ipoila la so pastore; Angelo neh4i3 vi fu trasfe-

seguente serie. Il .° vescovo fu Gio. Bat-


1 rito da Sorrento. Neh 43oI\Iarlino V vi
tista greco; Stefano del 1 096, nomi-
il 2.° Iraslatòda Strongoli Antonio Sanguagalo
nato in una carta del conte Ruggero, col- diCotrone; poi neh 454 lo fu fr. Simone
la quale costituì un vescovo latino in Biondo domenicano, pio, dotto e valen-
Squillace: Fortassis hoc tenipoit s. Se- te predicatore. Pietro morì neh 483 in
verinae ecclesiae praesid digniiatein me- R.oma, ed Innocenzo Vili ad istanza di
tropolilanani noiiduni receperat^cnni e- Ferdinando I gli suirogò Enrico de lo
piscopus Slcphanus iste cltiioinintlur.Qu- ^Moyo deEio[jano (de Coprano) calabre-
stantino nel oq9,che die l'assenso a Po-
1 se, e abbate d'zVItilia, iodato pastoie. A-
licrouio vescovo di Gerenza, per l'edifi- lessandro della Marra patrizio barolilano
cazione restauro del monastero cister- neli4S8, intervenne alla coronazione di
ciense di s. Maria d'Altilia; il documen- Alfonso li, rifabbricò l'episcopio, ornò la
to fu scritto in greco : questo monastero cattedrale e fu encomiato. N. Cantelmi
dipoi Innocenzo III l'unì alla congrega napoletano nobilissimo nel 1498) Gio.
zione diF/omoF/ore/zse. Severo nel I 1
19 Matteo de'conti Seriori di Modena, cubi-
assistè in Gaeta alla consagrazione di Ge- culario di Giulio li, che aeh5o8 lo fece
lasio II ; Gregorio a quella della chiesa arcivescovo, iulerveuue al touciliodiLa'
8 SEV SEV
telano, e fu linslalo a Volterra. Neh 53 r scovilee vi fece dipingere gli slemmi dei

ilcaiclinalGiovanni Satviaiì{/'.),chene[ predecessori, donandogli ricchi utensili


1 SS") rassegnò la chiesa a Giulio St^loii sagri; egualmente dai fondamenti edificò
nipote del predecessore, coinniemial.nio il seminario, e curò l'istruzione degli a-
di JNonantolajfii oratore del duca di Fer- Iunni;donò al capitolo 1 0,000 scudi d'o-

rara, a Carlo V e Filippo II, morendo in ro pel divino servizio, fabbricò diverse
Compostella as?ai lodato. Gio.DaltislaOr- case parrocchiali, altre riparò e abI)eUì;
sini morì in Roma nel i 5GG, e s. Pio V non è a dire quanto gli fu a cuore la pie-
gli die in successore Giulio Antonioi9i://i- tà e moralità de' diocesani , la gloria di

torio (/'.) poi cardinale, onde fu detto il Dio; infaticabile pastore, visitò piìi volte

cardinale di s. Scverina, anche dopo la l'arcidiocesi, fu frugale nel ciboe nelle ve-
rinunzia della sode; generoso, dotto ed e- morì come visse santamente dopo 4o
sti,

scmplare pastore, (u per cingersi il trire- anni d'esemplare arcivescovato, lascian-


gno. Nel 1.572 lassegnò l'arcivescovato al do la sua memoria in sempiterna bene-
nipote Francesc'Antonio Santorio tli Ca- dizione : i diocesani ne vollero in folla ba-
serta ben virtuoso, Iraslato ad Acerenza ciare lagrimanti i piedi, e fu tumulalo iu
e Malera. Nel 1 587 il nipote Alfonso, no- nobile sepolcro nella cappella di s. Leo-

Lde pisano, chiaro per virtù, ne occupò ne. Nel 1719 gli successe iN icolò f^isanellt

la sede, abbate coumiendataiio del nio patrizio na|)oletano, de'marchesi di Me-


nastero di Flora, celebre predicatore; fu lilo o Bonito, e degnissimo teatino. Con
sepolto nellas[)lendida cappella della Re- questi termina mW'Tlnlia sacra la serie

gina degli Angeli, di cui era di voto, da degli arcivescovi di s.Severina, che com-
lui e dal fratello Giulio Cesare costruita pirò colle Notizie di Roma.
e con padronato. Urbano Vili nel 1624 Nel I 731 Luigi d'Alessandro napoleta-
iiominòFausto Caffarelli nobileromano, no, de'duchi di Castellina, nato in Porti-
vicario della basilica Vaticana, nunzio a ci: nel 1743 Nicolò Carmine Falcone <li

Torino, amministrò con gran prudenza, Napoli, Iraslato da Martorano; nel 17 59


lodato da Cartari come avvocalo conci- Gio. ballista Pignaltelli, nobile napoleta-
InnocenzoXnèl 654 elesse ^'o*
storiale. 1 no; nel I763 AntoninoGanini, della dio-
Antonio Paravicini nobile della Valtel- cesi di]\rdeto;nel 797 Pietro Fedele Gri-
I

lina, già zelante vescovo di Coirà contro solia, di Normanno tliocesi di Cassano; nel
l'eretica pravità e benemerito della s. Se- 1818 a'25 maggio fr. Salvatore M.' Pi-
de. Nel 1660 Francesco Falabelli di Po- gnaltaro, domenicano di Napoli. Questo
licastro insigne dottore, restituì nel clero prelato Iu il I ."arcivescovo di s. Sevcrina
la disciplina ecclesiastica, zelò l'imniuni- che governò pure la sede e diocesi di Bel-
tà,emorì come il predecessore in Catan- caslro oOelicastro, per averla Pio VII nel
zaro. Nel 1670 Giuseppe Palermo cala- ricmdalo seguente mese unilaas. Severi-
brese dotto teologo, fd oso fo e giurecon- na.Belcastro, BtlUcaslro seii Gufocastro
sulto, Iraslato da Conversano ,
governò nellaCalabriaUlteriores.^a 5 leghe da Ca-
con carità. Nel 1674 IMuzio Soriano pa- tanzaro, vanta molta antichità ; la sede
trizio di Cotrone e arcidiacono di quella vescovile, dice Commanville, fueretta nel
cattedrale, decoròla sede e fu lodato. Nel secolo X suffiaganea di s. Severina, ma
] 679 Carlo lierlinghieri nobile di Coirò- l'Lghelli nnW Italia sacra
9,p. 494 l'* t.

ne,disce[)olo del celebre cardmal De Lu- dice istituita da'greci,e riportando la se-
ca, zelantissimo pastore, acerrimo propu- rie de' vescovi l'incomincia conN.del 1122
gnatore dell'immunità ecclesiastica, pre- nominato in una bolla perla consagrazio-
dicatore facondo, limosiniero; dai fonda- ne di Catanzaro, che si a'itribniscea Cali-
menti ripaiò e abbellì il palazzo arci ve sto li; il 2.° Bernardo che iiìtervcuuea
SEV SEV 9
quella diCoscnzn; il 3. "Gregorio del i 333 1688 Giovanni Emblaviti di Bova, col
regio consigliere, la lacuiitT essendo per quale ì\tì\\'Ilalia sacra si finisce In serie

mancanza di ineniorie.Neli 349daBilon- de'vescovi di Belcaslro,che compirò colie


lo vi fu Iraslerito Nicola; poi passò ad Ar- Notizie di Roìitn. Nel 1722 successe al-
go, e da qi\es(a chiesa a i'elcaslro Ven- l' Emblavili IVlichel.uigelo Gentili della
turino rieli 35();(jiovanni mori nel i Sgc), dioce-i di Trivenlo ; nel 1 729 Giù. Balli-
e gli successe li iccardo d'Ole vano, poi ar- sta Capuani della tliocesi di Bisaccia; nel
civescovo d'Acerenza. Neli4o3 Luca già I 752 Giacomo Guncci della diocesi diSa-
di Policaslro; iieli4'3 Roberto traslalo lerno; nel 1755 Tommaso Fabiani della
da Squillace; nel 14'^ Opizo Gio. Viscon- diocesi di Nicasiro. Dopo assai lunga sede
ti de Ficeccliia di s. Severina; Ilaimondo vacante, uhimo vescovo neh 7^2 fu elet-
morì nel 47^>5 ^i- unico d'Avalos nobile
i ' to Vincenzo Greco di Colrone, e da mol-
spagnuolo e virlnoso iieli5i2. llaiinon- li aimi vacava la sede quando fu riunita
do Poerio nel i5i8; Leonardo de Leuca- a s. Severina. Di questa furono per ulti-
to,dccanodi sua chiesa nell'islesso anno. mo arcivescovi : fr. Lodovico de Gallo ,

Neil 533 fr. Girolamo Fornari domeni- cappuccino di Logonew) diocesi di Polica-
cano;neh 542 Giacomo Giacomelli ro- slro, preconizzalo nel 824 da Leone X II; 1

mano, canonico ili s. Apollinare, dotto in e per sua morteli Papa Pio IX ne! con-
medicina, fu commissario al concilio di cistoro di Gaeta degli i i dicembre 1 848
Trento; nel i553, e per sua rassegna, il dichiarò l'odierno arcivescovo mg.»" Anni-
nipote Cesare Giacoouelli canonico Libe- bale Rafiiiele Montalcini di Colrone, già
riano, intervenne anch'egli a detto conci- della congregazione del ss. Redentore, e-
lio; nel 1577 Gio. Antonio di Paola cala- saminatore sinodale e visitatore de'colle-
brese;nel 1 5q Orazio Schipani
1 calabre- gi del suo istituto in Calabria. L'arcidio-

se, famigliare e amico d' Innocenzo IX, cesi si estende per 5o miglia, e contiene
lodalissimo per virtù e sapere; nel i 5q6 molli luoghi. Ogni arcivescovo è tassato
AlessandroJodocooPapateodorodiFran- camera apostolica in fiorini
ne'libri della
cavilla, dotto predicatore; neli5q8 Gio. iq3, corrispondenti alle lendile della
Francesco Burgardo, già di Civita Duca- mensa chesono4oooducali, liberi daqua-
le; nel i5c)q Antonio Lauro di Tropea; lunque peso.
eziandio neliSqq Pietro de IMalta napo- SliVERL\0(s.), vescovo dlBordeiurs.
letano, traslato da Salaraina; nel 161 i Recalosi a Bordeaux da'paesi dell' orien-

Gregorio de Santis, ptn-e già di Sala- te, s. Amando vescovo di quella città, il

mina; neli6i6 Fulvio Tesorieri di Sa- quale era succeduto a s.Dellinocirca l'an-
lerno; nell'anno slesso Girolamo Ricciullo no 4^*4? f*^' avvertilo in sogno di andar-
diRogIiano,dottissimo giurecoiisullo; nel gli incontro. I due sanli essendosi incon-
1626 Antonio Ricciulli |)aicnte dell'an- trali, si salutarono pei loro propri nomi,
tecessore, poi d'Umbriatico; nel 16'ìCj Fi- sebbene non si conoscessero. A ma mio con-
Grimo di Messina; neh 633 Builo-
li[)po dusse Severino uel palazzo vescovile, e
lomeo Gizio di Benevento dolio, poi di conosciute le di lui virtù, lo obbligò ad
Vùltnraria; nel iGSq Francesco teatino assumere governo di sua chiesa, e non
il

l)apoletano;ueh6'ji2CarloSgombrini dis. si considerò più che comesuo discepolo,

Agata de'Goti, poi diCalanzaro; ne! 672 1 S. Severino morì alcuni anni dopo gli :

Carlo dell'illustre sangue de' normanni, abitanti del paese lo scelsero per loro pa-
mollo caritatevole e zelante, riparò l'epi- trono, ed invocarono principalmente Ij
scopio e l'abbelh. Neh 68 3 Benedetto Bar- sua intercessione nelle pubbliche calami-
Ioli di Lacedonia; neh 685 Gio. Alfonso tà. 11 martirologio romano confonde que-

Peli'ucci della diocesi dis. Severiaa; uel sto saulu con un allro s. Severino arci-
,o SEV SE V
vescovo di Culoniii, facendone menzione di S.Severino, e lo posero nel castello di
a'23 di oUoljie. Lucullano vicino a iVapoIi; ma nel 010
SEVERINO (s.),ahbatee apostolo del venne trasferitoinquesta città, in un con-
Noiico. Crederi che fosse romano, ma vento di benedettini che porta il suo no-
nulla si sa del suo casato, tenuto sempre me, ed ove tuttora si venera. La sua fe-
tia lui con som 11)3 premura nascosto. Pas- sta si celebra agli 8 di gennaio, essendo
sati ì primi anni-delia sua giovinezza nel- nominato in tal giorno nel martirologio
le solitudini dell' Egitto, fu spintodal suo romano, come in vari altri.
zelo a predicare il vangelo ai popoli dil SEVEUINO (s), abbate d'Agauno.
settentrione. Die principio dalla città di Nacque nella Borgogna in un tempo in
Astnra,oggiStockerau al disopra di Vien- cui vi dominava l' arianesimo, ma edu-
na; tua vedendo l'induramento di que- cato avventurosamente nei principii del-
gli abitanti nel peccato, se ne allontanò, entiò in età ancor gio-
la l'eòe cattolica,

dopo aver loro predetto i mali che avreb- vanile nel monastero d'Agauno, ovvero
bero dovuto patire, come avvenne, poi- di s. Maurizio, nella provincia Valesia; e
ché gli unni, presa la città, passarono a divenutone poi abbate, lo governò parec-
ni di spada tutti gii abitanti. Piccatosi a chi anni con eguale virtù e saggezza. In-
predicare la penitenza nella città di Fa- formato il re Clodoveo I delle moltissi-
viana, ch'era aftlitta da una crudele ca- me guarigioni miracolose che s. Severi-
restia, ottenne ottimi frutti, e poco tem- no operava per virtù divina, lo invitò à
po dopo il suo arrivo, l'Ens e il Danu- Parigi nel 5o4, colia speranza che gua-
bio divennero navigabili, loccliè ricon- risse lui pure da una febbre ostinata, al-

dusse l'abbondanza nella città. Un'altra la quale non trovavasi rimedio;ed in tàl-

volta questo santo sgombrò per virili del- li, giunto il santo appresso il pio monar-
lesue preghiere da quelle contrade un ca, e copertolo colla propria veste, ricu-
numero spaventevole di cavallette, che però tosto una perfetta salute. S. Severi-
minacciavano di distiUE'srere lutto il rac- no avendo abbandonato Parigi dopo que-
colto.! suoi discorsi accompagnati da por- sto uiiracolo, fermossi a Chàteau-Lan-
tentose guarigioni e da ogni sorta di be- don, nella diocesi di Sens, con due santi
nefizi, producevano effetti meravigliosi. preti ch'erausi ivi ritirati per servire a Dio
Parecchie città lo chiesero a vescovo, ma nella solitudine; e dopo averli edificati
egli non mai arrendersi a'Ioroprie-
volle coll'esempio delle sue virtù, passò dalla
ghi. Egli foudò parecchi monasteri, ma presente all'eterna vita l'anno Soy. Tro-
non fissò mai stabile dimora in nessuno; vasi registrato nel martirologio romano
e spesso andava a rinchiudersi in un ri- agli I I di febbraio.ed ha wi in Parigi una
posto romitaggio, ove esercitava la più chiesa parrocchiale a lui intitolata.
ligorosa penitenza. La fama di sua san- SEVERINO, Papa LUI. Romano fi-

tità trasse presso di lui una gran folla di glio diAbiennio, o Labieno secondo Pla-
gente. Fu visitato da re e da principi bar- tina, fu eletto Papa a'28 maggio del 640,
bari, e fra questi siconta Odoacre re de- dopo l'interregno di if) mesi e 17 giorni,
gli eruli, al quale predisse che la sua spe- perchè l'imperatore Eraclio ricusò ratifi-
dizione in Italia sarebbe stata felice. Fi- carne r£"/fs/o/ie(^.), fincliè Se veri no ap-
nalmente colto da un male di punta, do- provasse V Ectexi [V.). I legati spediti a
po 4 giorni di malattia, spirò santamen- Costantinopoli simulatamente lo promi-
te il giorno 8 gennaio 4^^> adendo già sero; ma Severino fu ben lontanod'appro-
molto prima predetta la sua morte. Sei vare quell'eretico edi Ito de'.v;o/20/e/ù/,che
unni dopo suoi discepoli, costretti a fug-
i anzi tosto lo condannò. Laonde offesosi
gire da'baibaii, portarono seco ilcojpo Eraclio, diede tali severi e vendicativi or-
SE V SEV II
dilli a" suoi ministri, piiiicipalmente ad di Corbera nella Fita della h. 1^1 a ria di
Isacio esarca di /ìrtreM«rt(/'.)j ed a Mau- Soccos, e Giovanni Vives nel f^iridario
rizio governatore o duca di Roma
(^.), della mercede.
elle saccheggialo il tesoro della chiesa e SE VEil \0^e '
),
s. Sei'erini, Septernpe-
patriarchio Laleraneuse, fino a quel dì da. Città con residenza vescovile nella de-
santissimo, coainiisero gravi vessazioni, legazione apostolica di Macerata, legazio-
non esclusoSeveriiio,chedurarono8gior- ne delle IMarche, con governo distrettua-
ui. Platina non parla che ciò avvenne pel le, a'piedi de' monti Apennini, nel prin-

condannato editto, ma che sacio recato- I cipio della Marca, venendo dall'Uaibria,
sidaRavennaaPioraaperrahusiva epre- e per questa ragione da alcuni viene chia-
potente conferma del Pontefice, per com- mata chiave dell' Umbria j distante 7 le-
pensarsi della fatica del viaggio, con l'a- ghe al sud-ovest da Macerala, e 20 poste
iuto d'alcuni iniqui lomani suoi fautori, circa da Roma. E' situata in riva al Po-
a guisa di pubblico ladrone, rapì quant'o- tenza, partesull'erta d'un colle detto il Ca-
ro e cose di pregio si trovava nella basi- stello, e parte sul soggetto piano chiama-
lica di Lalerano. I principali de'sacerdo- to anticamente il Borgo,in amena posi-

li che gli aveano fatta coraggiosa resisten- zione e buon'aria, come rimarca il Calin-
za, pieno di sdegno, li mandò quasi tutti dri,nel Saggio del ponliftcio sfato. Y^oco
in esilio; irritatoancora che avessero sì dopo l'ingresso dal canto di jMacerata si

ricca chiesa, senza somminislrarne parte vede la sua grandiosa piazza, lunga 224
all'imperatore per la guerra di Persia, on- metri e larga 55 compresa l'area de'nor-
de avea assoldato saraceni a\a\n, delti \ tici, dai quali all'intorno è abbellita, nel-
dai greci per ignominia agareni, perchè la maggior parte rinnovati. Questa piaz-
nati da Agar serva d'Abranio; trovando- za fu incominciala a ornarsi e rendersi co-
si bisognoso, ed soldati ini paga ti. Per tan-
i moda co'portici nel 36o,e l'opera 1 qua- 'ì\.\

to l'esarca diede una parte della preda al- si compiuta nel secolo XV, col farsi avan-
le milizie, altra spedì all'imperatoreinCo- ti ciascuna casa delle logge, mentre dap-

stantinopoli, il resto portò a RAVENNA,ove prima non era cinta chedi soli abitati. Nu-
ebbe quel fine che ivi notai, infelice pu- merose fabbriche di conveniente e bel-
re riuscendo quello diiMaurizio. Il vesco- la appariscenza ricingono l'eliltica forma
vo d'Altina,con permesso del Papa, sta- della piazza, ed il palazzodella magistra-
bilì la sua residenza a Torcello {^F.). Se- tura ivi situato è unode'piìi regolari. Dal
verino afililto e pei strapazzi ricevuti, pre- principale ingresso adorno di antiche i-

sto terminò di vivere, dopo aver governa- scrizioni, spettanti alla vetusta e celebie
toappena 2 mesi e 3 giorni, nclqual tem- Settempcda , per ampia scala si ascende
po creò 9 vescovi. Morì il i.° agosto del tdle sale elegantemente dipinte e ricca-

G-l-O, e nel dì seguente fu sepolto nella mente addobbale, ove si veggono in bel-
chiesa del principe degli apostoli. Si fece lii guisa disposti i ritratti di parte di quei
slunare Severino per singolar pietà, reli- molti illustri che ben a ragione può van-
gione, affabilità, e munificenza verso i po- tare s. Severino, che nome e gloria creb-
veri. La iTer/e apostolica (/^.)vacò4uiC5Ì bero alla nobile patria, sia colla santità
e 24 giorni. dilla vita, sia col saperee col valore. Una
SEVEKIÌNO, Cardinale. Di nazione di dette saleèornata esclusivamente dei
francese, dell'ortline della Mercede, insie- ritratti de'santi e beati , ed altri morti in
me col correligioso Parlaceli, furono da buon concetto. Primeggianoiritralli del-
Clemente V creati cardinali, il i.° nel sa- le ss. Filomena e Margherita, de'ss. Se-
batodelle temporadell'avventodel i 3 10, verino, Vittorino, e Pacifico Divini; del-
il 2." nel I 3 I
3; come alFermano Stefano le bb. Angela, Camilla Gentili, Marche-
la SEV SEV
siiiaLiizì, eMaisilia Pupelli; ede'bb. Pie- blioleca, ch'è in progressivo aumento. Il

tro (nirini'il<i, Giacoaio generale de'croci- teatro ricoslruitoda non molti anni, è di-
feri e vescovoili S.usina, e Denti voglio Bo- segno elegantissimo dell'altro concittadi-
ni,ii ctiì culto iminetnoialjile fu riconosciu- no Ireneo A leandri architetto e inste^rne-
to nel i<S )2 dai regnante Pio IX,ciòcIiefa re di bella fama, a cui feci doveroso eco
celebralo anche con iscrizioni e ode stam- all'articolo MACERATA,nel brevemente de-
pate. Fra i ritratti de' personaggi illusln scrivere quel magnifico Sferisterio da lui
per scienze e per militari imprese, ricor- architettato. La città possiede due catte-
derò (jaelli del poeta laurealo Lazzarel- drali, l'antica e l'attuale. Sorge nell'alto
li, del giureconsulto Cacciahipi, de' vesco- ad un fianco della città il com detto Ca-
vi Servanzi e Massarelli, e de' guerrieri stello, già chiamalo MonleiXero,ov'è l'an-

Annibale Maigarucci eDarloIonieo Soie- tica chiesa di s. Severino vescovo e pa-

ducei. Pri'.uegi^ia pure f|uello dell'immor- trono della città e diocesi, divenuta coii-
tale BarloluineoEustaclii (che alcuni geo- calledrale, dopoché Pio VM con breve
grali tratti in errore dalla quasi omoni- del 20 maggio 821, confermatoda Leo-
1

ma s. Sci'eruìa,a questa cillà l'altribui- ne Xn a'g ottobre 1S23, ed a seconJa


roKo) principe degli anatomici, dipinto del già decretalo da Benedetto XIV con
dal genio artisticodel cav. Filippo Digio- breve del 22 aprile 748, stabilì il trasfe-
i

li nobile di s. Severino, la cui fama risuo- ri mento del capitolo e della cattedrale nel-
na distujta nel magistero del disegnò e la chiesa di s. Agostino, altro grandioso
dei la pittura, a venilolo io celebrato a Leg- e magnifico tera[)io, comechè situato in
gendario per quello da lui in ventalo ed piano e nel centro della città; ponendo
eseguilo; al quale stupendo lavoro or de- Leone Xll alla custodia della chiesa già
ve associarsi quello ancora delle Cento caltedraledi s. Severino, ove sotto l'alta-

sagre Famiglie (sulle quali abbiamo o- re maggiore con gran venerazione riposa
nonficenlissime Lettere stampate di di- il suo corpo,! minori osservanti riforma-
stinti professori e artisti), e quello delle ti (i quali si sono resi benemeriti pel cul-
XI f^ Stazioni dt Gesìi Cristo (delle qua- lo che vi fanno risplendere, per l'amplia-
li opere debbesi pur tnolla lode al gene- to e abbellito convento , e per lo studio
roso e intelligente editore, il fabrianess che vi stabilirono), recandosi il capitolo
llomualdo Gentilucoi amatore delle b^-l- con solennità a celebrarvi la festa. Leggo
le arti), senza qui ricordare le molte en- nel n. "67 del Diario di Roma del 1827,
comiate pitture prodotte dal suo insigne che nella solennità della B. Vergine As-
pennello, e di alcune lo dirò poi. Altra sunta venne festeggiata la traslocazione
onorata eOlgie che risplende nelle juuui- del Rm.° capitolo dall'aulico duomo di s.
cipali sale^di mano del valente e lodato Severino Monte, ne'piani centrali del-
sul
Lucio Tognacci, è quella del dottissimo la, città nel magnifico tempio di s. Ago-

ing.^Gio. Carlo Genlili,altra vivente glo- slino. Che mg.r Ranghiasci vescovo vi
ria patria, già vescovo di Ripatransone accedette pontificalmente, accompagnato
e ora di Pesaro (^.)j postovi dal
(/^^.) dal medesiraocapilolo, dagli addetti al se-
provvido magistrato pubblico, in solen- minario, dalla nobile magistratura, e con
ne dimostrazione di grata riconoscenza intervento e in tutta forn»alità de'nobili
per le varie opere da lui a patrio decuro cav. Gio. B.ittista Colilo, marchese Nico-
pubblicate, e scritte con quella dottrina, la Luzi, e conte Severino Servanzi Col-
critica ed eleganza, che la repubblica let- ilo, come coudeputati secolari per l'ese-
teraria ammira. Nella partesuperiore del- cuzione del pontificio breve di Pio VH.
lo slesso palazzo municipale fu collocata La chiesa cattedrale del dottore s. Agosti-
con lodevole divibcimeulo la pubblica bi- no, Ira le reliquie che possiede, ha quasi
SEV SEV i3
l'intiero CI pn di s. Seveiino,in granbuslo benemerito della patria, cultore zelante
d'argento, disegno del cav. Bernini, ed i del suo lustro, mecenate delle lettere e del-
corpi delle bb. JMarcbcsina nella cappel- le arti ed aggiungerò col marchese Fi-
;

la Liizi, eJMaisilia Pupelli nella cappelh lip[)o Bruti Ldjerati di Ripairansone, al-
Seivanzicon privilegio Gregoriano. Nel- tro anialore della patria, the la città noiv
la cattedrale vi è il ballislerio e la cura meno che l'illustre provincia gli deve mol-
d'aninie,cbe pel capitolo esercita un sa- to. Altri dipinti ilella cattedrale di s. A-
cerdote vicario. Il capitolo si compone di goslino meritevoli di speciale ricordo so-
duedignità, lai. "'l'arcidiacono, la 2.^ l'ar- no un piccolo stendardo colla B. Vergine
ciprete, di 20 canonici comprese le pre- dipinto da Bernardino Perugi no, una ta-
bende del teologo e del penitenziere, di vola colla Madonna e altri santi lavorati

4 beneficiali, di 6 mansionari, e di altri da Antonio e Gian Gentile di Sanseve-


preti echieriei addetti airuiliciatura. Del- rino, un Noli me tangere del Pomaran-
J'anticliità e origine de'canonici parla il cio, l'Addolorala del fabrianese Loreti,e
Tinelli, De Ecclesiae Cainerinensis, p, la b. Marsilia del cav.Silvagni, la cui re-
i5i, tlicendo cbea'lempi del vescovo La- cente perdita lutti i cultori delle arti de-
gone dell ODi) esisteva la canonica con ca- plorarono. Principali patroni della città
pitolo e canonici viventi in vita regolare, sono la B. Vergine, ed i ss. Agostino, Se-
al quale collegio canonicale concesselo verino e Pacifico Divini di s. SeverinOj
privilegi i l*api Alessandro ClementeIII, che riuniti in un bellissimo quadro egre-
III, Celestino II I, Innocenzo IH, Grego- giamente dipinse nel 844 '1 ^^'^- Bigioli, i

rio IX,non cbe gl'in) peralori Enrico IV, bene descritto neW Illustrazione di mg."^
Federico I, e Ottone IV. Inoltre dell'an- Gentili, Sanseverino pe'lipi di Benedetto
tica canonica e della cattedrale, ne ha par- Ercolanii844;cnel 1. 1 i, p. 357 dell'^/-
lato a lungo tng.r Gentili, De Ecclesia bum (li Eoma, in cui si legge ancora uii
Septemptdana, con quella dottrina ed sonetto di lode al chiaro artista pe'due
erudizione cbe tutti pregiano. La concat- quadri eseguili pel conte SeverinoServan-
tedrale di s. Severino è decorata di lielli zi Collioricordato,erappresentanti la re-

dipinti, fra'quali una tavola colla B. Ver- gina Crislinadi Svezia alla presenza d'A-
gine e altri santi di JNicolò Alunno di Fo- lessandro VII, e il prelato Severino Ser-
ligno, ed alcuni alfreschi recentemente vanzi internunzio apostolico della s.Sede
scoperti a cura del conte Severino Ser- in JNapoli. Però s. Severino vescovo pro-
vanzi Colilo, e dalla sua nota intelligenza prianjente è il patrono principale della
attribuiti a'fralelli Lorenzo e Giacomodi città e della diocesi.Fra gli altri santi coni
Sanseverino pittori del secolo XV. Gran- protettori di s. Severino, ricordo s.Giusep-
dioso è il coro in tarsia compito nel i4c)0 pe, s. Vincenzo Ferreri, s. Filippo Neri
da Domenico Individui di Sanseverino; e 5seltenipedani.ll palazzo vescovile, au-
l'intaglio della cantoria e doralo l'esegui lico e solido edifizio, è alquanto distante
il francese Pluvier. Stupendi dipinti ha dalla cattedrale. Nella città, oltre la cat-
pure la cattedrale di s. Agostino, Ira'qua* tedrale e l'altra vicaria del capitolo in s.

li tiene il primo luogo la Madonna della G iuseppe, vi sono due a 1 1 re chiese pa rroc -
Pace, UDO de'capolavori di Bernardino chiali , co! s. fonte: le chiese tanto dell;»
Pinturicchio , e non di Mantegna come città che del suburbioascendono a 7.^. U
per lungo tempo fu creduta : uel 1. 1
8, p. p.Civalli lìcWnF isita triennale della Mar-
i47 c\e\ì' Album di Roma si riporta l'ar- ca, presso Col ucci, Aniuhità picene t. 2^,
tistica ed elegante descrizione (stampata parla dellechiese di cui ho già fatto men-
pure a parte), del conte Severino Servan- zione, della chiesadi s. Domenicoesisten-

ZI Collie cav. gerosolimitano, virtuoso e te nel luogo dato personalmente a quel


SE V
santo (cliiiuualo in s. Severino a sJahilii-- dico s. Francesco, ora de'cappucciui, lo
v\ un convcnlo (I;i Bai lolomeo Smecliici'i zelo del conte Severino sullodato vi pose
signore del luogo, al rif(MÌre di Tomma- una memoria marmorea), morendo san-
so Baidnssini, Notizie di Jesi, p. 3 5), e vi tamente in Venezia nel convento de' frati
si venerano corpi della
i 1). INlaigarita (ve- minori, ove restò sepolto (Bollando tratta
dova, ab. Angela domenicana, la i.' del- di lui a'i o giugno): nella chiesa di S.Fran-
la villa diCesob, la 2."di s. Severino), e cesco, si venerano i corpi de'bb. Benlivo-
della b. Camilla Gentili di s. Severino, il glio Boni, e Pellogiinoda Falerone,enel
cui culto inìmeoiorabile riconobbe Grt- convento fiorirono eccellenti religiosi. Ag-
f;orìo XT'I (/ .), che pur canonizzò il b- giungerò che nella chiesa vi sono diverse
Pacifico; una mano di s. Filippo aposto- buone pitture, ed altre coperte con calce
lo (dentro ostensorio di metallo doralo furono ridonate agli occhi degl'inlelligen-

conta nielli smaltato dal Cavalca), un di- ti, dall'inesauribile generosità del con-
Io di s. Tommaso apostolo, la testa d'u - te Servanzi Collio
questa è storia, anzi:

na compagna di s. Orsola, e altre reliquie impostimi dalla natura dell'o-


pei limiti
(questa chiesa prima era denominata s. pera, debbo con pena trasandare molte
Miriadi Mercato, titolo che restò alcon- delle sue munificenze. Tia le altre chie-
vento, efu data a s. Domenico colla pros- se descritte dal p. Civalli, diròdi quella
sima rocca nel 1200; possiede diversi og- di S.Lorenzo in Doliolo, già abbazia be-
getti d'arte,massime in pittura, ecol con- nedettina e ora parrocchiale,ove nel 1526
vento ricevè molti privilegi dai Papi; vi fu trovalo il coi'po di s. Filuraena o Fi-
furono scoperte alcune pitture, descritte lomena vergine settenopedana, diversa da
dalcontCvSeverinoServanzi Colilo, cono- s.Filomena (/'.) vergine e martire, men-
puscolo pubblicato inMaceiata nel 1 85o): tre si fabbricava l'altare maggiore, della
della chiesa di s.Fraucescode'nìinori con- nobilefamiglia Clavelli di Setlempeda poi
ventuali e magnifica nel sito dello il Ca- (\\ Fabriano [V.)y>ev avervi signoreggia-
stello con convento, nel locale dato allo lo, morta a'iempi de'goti e sotto s. Seve-
slesso s. Francesco, ed ove fu lettore s. Bo- rino che dicesi ne fece dichiarazione in
naventura (ci si recò più volte, ma non pergamena; ivi sono ancora corpi de'ss. i

pare che vi tenesse scuoIa,e che ne regges- Ippolito e Giustino martiri seltempeda-
se il convento; bensì si vuole che colle ni, con altre reliquie, oltre diverse memo-
ricche largizioni ottenute dalla fiimiglia rie patrie non senza importanza. Nel t.
9
Smeduzia,si servisse per rifare il tem[)io dea^W Annali delle scienze religiose,^. 1 4o,
sulle rovine della chiesa di s. Caterina, si dà ragione e loda la Relazione della
e riuscì vasto e imponente nell'esterno, chiesa sotterranea di s. Lorenzo nella cit-

come apprendo dal marchese Amico Ric- tà di Stinseverino, scritta dal conte Se-
ci nelle importantissime lìitmorie sloii- verino Servanzi Collio, Macerala 838. 1

che delle arti e degli artisti della Mar- Questa chiesa sotterranea è un monumen-
ca d' Ancoìia, a p. 4^)j cbe s. Francesco to insigne di antichità sagra e profana ,

vi predicò alla presenza del b. Pacifico probabilmente già tempio diFeronia, con-
allora secolaree poeta laurealo, detto per vertito poi in luogo d'orazione dai primi-
antonomasia il re de'versi, poi dal santo tivi cristiani di Setlempeda: anche la sua

ricevuto nell'ordine e fatto i



ministro riapeitura si deve al suo nobile illustra-
in Francia (di Fiandra, dice il p. Benoflì, tore. Dentro la città esistono 8 conventi
Storia lìiinoritica, p. 2 i , parlando del di religiosi, e 5 monasteri di monache. Nel
b. Pacifico da s. Severino, diverso però suburbio vi sono due conventi di religiosi
da s. Pacifico Divini fiorito diversi secoli mendicanti, cioè i cappuccini situati in ri-

dopo : nella chiesa di s. Sai valore ove pre- dente collina,e quello de'minoriossei'van-
SEV SEV .5
li d«lla slrelln osscrv^n/a in una monta- a suggerimento del ven. Gabriele da Jesi

gna selvosa, che fu daloal b.CiabrieleFer- osservante, è uno de'più antichi di sì be-
lelli (.V Ancona, frequentalo da tutta la nefici stabilimenti. Leconfraternite sono
provincia, perchè vi riposano le ossa di (), tra le quali quella de'ss. Nomi di Ge-
5 Piiciflco Divini Della chiesa di s. Malia sti e Maria, che di recente lece l'apertura
delle Grazie. Va però avvertilo che i nii- della nuova chiesa di s. Paolo (eravi il
itoii osservanti rilbimali hanno due con- corpo del b. Giacomo, trasferito in s. Roc-
venli, essendo gli alili religiosi i cistcr- co ), di cui fu architetto il sanseverinate
ciensi, i domenicani, i conventuali, i cap- A leandri, la cui descrizione si può vedere
puccini, i filippini, i barnabiti, i minimi; rei n.°34del(j/o/7?(7/c/io///d'//odel 1 848,
e che le monache terziarie domenicane e la descrizione e illustrazione in detto an-

hanno 3 monasteri, essendo le altre nio- no stampala in Macerata, del conte Se-
nache quelle di s. Caterina benedettine, verino Servanzi Collio, che parla ancora
le Clarisse, oltre le convittrici chiamate dell'ospedale annesso che si reggeva dai

nella città pel vistoso legato di Alfonso crociferi. L'odierno zelante vescovo mg.r
Servanzi. licitato uìarchese Ricci erudi- Mazzuoli ne fece la benedizione a'4 set-
tamente fratta di diverse chiese e pittu- tembre, e poi ebbe luogo la solenne aper-
re di s. Severino, di altre pregievoli pit- tura jCol IrasferimentodeH'mimaginedel-
tureesuoiedifizi, con notizie interessan- laB. Verginech'erasi depositata ins. Roc-
ti le arti e gli artisti, molti de'quali del- co. Il pubblico ospedale della Misericor-
la città, poiché in essa fiori assai la no- dia serve ad accogliere gì' infelici man-
bile arte della pittura, e quella pure del- canti di mezzi per curarsi, ed i bastardi,
Tinlarsiaree quasi quanto in Venezia. Di e vi sono trattati con carità. Vi è pure l'o-

alcune chiese parla eziandio il mentova- pera pia Lauri, istituita in vantaggio del-
to Ttuchi, come a p. 65 della collegiata le basta rde, dal benefico d.FrancescoLau-
di Benedetto d'antica fondazione, con
s. ri patrizio di s. Severino, con ammini-
canonici e priore, ma non più esistente. strazione separata dall'ospedale pubbli-
Inoltre in s. Severino vi sono due conser- co.Questo pio stabilimento dell'ospeda-
valorii di donzelle, uno de'quali e già ri- le fuaperto mediante alcune pie lascile
cordato, sotto il titolo della congregazio- che persone sensibili, che sempre n'ebbe
ne delle convittrici del ss. Bambino Gè s. Severino, destinarono moreiuloabeiìe-
fìi; il seminario nuovamente eretto nel- ficio della languente umanità. Un'esatta
la ripristinazione del seggio vescovile (di descrizione di questo stabilimento venne
sua anteriore origine tratta Gentili), in- pubblicata nel 1 836in Macerala, dal con-
di fu affidato alla direzione de'barnabili te Raffaele Servanzi. L'orfanotrofio Col-
dal vescovo Anselmi, con autorizzazione lio-Parteguelfa per le orfànelle,fii istitui-

di Pio VII, col breve Clericonim Semi- to dal cav. Gio. Ballista Colilo, ed il con-
i4 "faggio i8oo; quindi col
ìiarìa, de' te Annibale Parteguelfa ne seguì il bel-
breve Postquani , dei 29 marzo 1808, l'esempio, dopoché in vita eranostatiu-
Bull. Rom. coni. 1. 1 3, p. 2 76, confermò le manissimi sovventori della vedova e del
modificazioni convenute tra il vescovo e pupillo, come si riporta nel n.°i del Dia-
i bainabiti sull'amministrazione e inse- rio di Roma del 1842. Ivi pur si diceche
gnamento del serainariostesso.il vescovo ilcompatrono conte Severino Servanzi
Ranghiascia vantaggio del seminario ot- Colilo fece costruire un luogo per rifugio
tenne da Leone XII alquanti capitali per delle orfanelle, in esecuzione de'munifi-
procurare migliori precettori nelle scien- ci le>tatori, e ne fece l'inaugurazione nel
ze sagre in vantaggio de'suoi diocesani.il 1841, che fu celebrata da chiare penne
monte di pietà fondato nel 469, credesi 1 e dal Commenlario o Memorie del sul-
.

iG SE V SE V
lodalo nig.' Ccnlili, i on cpiginfi e versi, Granali, Taccoli, Bagno. Avea un
capi-
e |)ul)l)licalocq'lipi maceratesi. ]]cn pie- tano, un camerlengo, il sindaco,
un so-
sto per lesoleili cure della pietà e
fior"i
prastante per ciascun luogo. Essendo
di-
religione die distingue il coni i-ntioiiocnii-
vota pratica de'sauseverinali di
venerare
le .Severino, quindi neh 843 per la sop- s. Maria del Glorioso nel venerdì santo,
pressione del conservatorio delle Ver-ini
in quello del i5iQ con istupore
la videro
e di s. Se\erino} a favore
e per aumento replicatamenle versare prodigiose lagri-
dell'orfanotrofio gli furono da Gregorio me dagli occhi, il che fu preso a presagio
XVI concessi i capitali che avea possedu- di pubbliche sciagure, minacciate
dalla
to, tranne due rase accordate al semi na-
crescente eresia di Lutero e fanatici
se-
I per ampliarlo, ed un locale per stabi-
io
guaci: la peste e tremendo sacco
lirvi le scuole del ginnasio.
il
di Ro-
Di tutto edel- ma, gare cittadine e le funeste conse-
le
locontiariatedisposizioni sovrane si trat- guenze, ben presto verificarono gl'infausti
ta nell'opuscolo Memoriale con
:
allegali prognostici. Grande fu tpiindi la divozio-
alias, cangi: de vescovi e regolari, in
ese- ne non solo de'sauseverinali, che degli al-
cuzione di grazia sovrana, per
Uoifano- tri piceni e di più lontane parti, come le
trofia CoUiO'Parlegiieìfa , con mg.r ve-
dimostrazioni di fiducia ed'ossequio. Leo-
scovo di Sanseverino, Macerata In- i 845. ne X die la chiesa in patronato al pub-
oltre rilevo da taleopnscolo, che nel
i
844 blico, e fu statuita una fiera pel dì del-
(!. Giovanni de'conli Farleguelfà sacerdo-
l'Ascensione, antico giorno in cui si festeg-
te della missione dispose di tutta
la sua giava il sagro simulacro, con esenzioni e
eredità per l'erezione in Severino d'un s.
hanchigie.DopoG mesi dell'avvenuto por-
iicovero de'piìi poveii maschi; ricovero
tento, si die opera a rifabbricare
la chie-
che sperasi verrà aperto fra non molto
sa, dappoiché moltissimi degli accorrenti
tempo; e che Carlo Gregorelli con testa- fedeli ricevevano le grazie implorate eoa
uientodeli843 dispose le proprie sostan- vera fede, ed in modo che dopo la s. Casa
ze, per un'opera pia secondochè
avesse diLoreto di venne il santuariopiù frequen-
creduto il conteSeverinoServanzi-Collio,
tato della Marca. Clemente VH concesse
che nominò erede fiduciario ed esecuto-
singolari prerogative, e Paolo III l'aflidò
re testamentario. Questi si dichiarò
per alla custodia de'domenicani di Sabina .s.
l'erezione nella stessa città d'una casa
pei di Lombardia. In seguilo fu stabilita la
fanciulli maschi abbandonati dai propri festa della Lagrimazione per la
3." dome-
g<'nitori, onde educarli e far loroappren- nica d'aprile,la B. Vergine del Glorioso
dere un'arte o mestiere; si ha speianza che
fu proclamata comproltctrice della città,
ben presto potrà aver luogo l'apertura.
e ad ogni bisogno si ricorse con successo
Questa città si gloria di due insigni san- al suo po'ente patrocinio. Las. immagine
tuari suburbani, cioè di s. Maria del Glo- fu coronata dal capitolo Vaticano con co-
rioso e di Maria desumi. A breve di-
s.
rona d'oro nel I 73 I , la chiesa venne con-
stanza da Severino.circaioyo passi tre-
s.
sagrata dal vescovo Pieragostini a'2 i set-
'^asi ili.°,nel quale già nel 42
la statua i
tembre 1733;
1
il centesimo della corona-
di terra cotta della D.
Verguiecon in se- zione fu celebrato nel 83
1 1 1 disegno del-
ro Gesù morto veniva venerata, ed ap- 1

la chiesa è diun tal Rocco, l'esecuzione


parteneva all'università de' bifolchi,
la di maestro Antonio diSanseverino: v'era-
quale si com[)oneva degli uomini
del di- no molle pitture a fiesco,non pochedelle
Mi etto e delle viile di Scripola, Orpiano, quali coperte con calce si perdei ono; vi
Tahbiano, Stigliano, Serrone Paterno,
sono de' quadri, fra' quali primeggia la
Foniecupa, Parolito, Biagi, Cegnore,Bo.
Tavola di Allcgrelto Niicci ec. descritta
lognola, Sa^so, Gagliano nuovo,
Ccsulo, dal conte Severino Scrvanzi Collio,Msk-
SEV SEV 17

cerata i85i. Dice il cli.avv. Caslelkuio, lamcute la irradiò, portento che si rin-

Sialo Ponli/ìcio: Sanscverino, che il san- novò in varie forme con lumi e fiaccole

luaiio è sulla via Labiena, rimarchevole vedute muoversi dalle circostanti chiese
per 3 navi soslenule da colonne di pie- verso la stessa divota immagine, e talvolta
tra, e per la grandiosa cupola che serve la notte si tramutò in meravigliosa luce.

di Irono alla cappella in cui si venera il Generale fu la religiosa commozioue,non


sagro simulacro. Aggiiuige che di questo solo de' sauseverinati che de' luoghi cir-
e del tempio stava per pubblicarne la sto- costanti, numerose le olferle de'voti e le
ria il eh. Giuseppe Ranaldi di s. Severino, oblazioni. Il vescovo di Camerino, ch'e-
zelantissimo raccoglitore delle patrie me- ra allora l'ordinario di s. Severino, colle
morie. In fatti abbiamo dell'encomiato debite cautele provati i rinnovati prodi-
scrittore: Memorie storiche di s. Maria giosi lumi e splendori, ne permise la ve-
del Glorioso presso la cìtlà di Sansei'e- nerazione, che si coprisse di tetto las. ini-
vino nel Piceno, Macerata 1837. Del me- tnagine, e che vi ardessero innanzi alcu-
desimo inoltre sono \e Notizie di s. Ma- ne lampade; indi si fabbricò una cappella
ria de' Lumi della cillà di Sanseverino, e si ornò il sagro dipinto, continuando le
Sanseverino presso Benedetto Ercolaui apparizioni de'lumi e persino provenienti,
1847: Centesimo dell' incoronazione di dalla parte di Loreto e dal cielo. Colle gra-
s.Maria de Lumi solennizzalo nel 847 1 zie concesse dallaB. Vergine se ne aumentò
dal pubblico di Sanseverino, ivi presso la divozione, come le visite de'fedeli an-
Ercolani impr. vescovile. Abbiamo pure che in corporazioni d'intieri sodalizi con
il Racconto delle fesle celebrate nel set- pie offerte e processionalmente. Divenuta
tembre iS^j dopo il 1° centenario della la cappella un santuario, il comune acqui-
coronazione di s. filaria de' Lumi, prece- stò un fondo per erigervi la chiesa che la
duto da un cenno storico scritto e pub- contenesse, venendo assegnato per la fe-

blicalo dal conte Severino Servanzi Col- stiva ricorrenza quella della ss. Trinità,
ilo, IMacerata 1848. Da questi opuscoli, siccome giorno in cui erasi incomiucsata
come ho fatto dell'altro, ricaverò un bre- r ufFiziatura della cappella ; e stabiliti i

vissimo cenno sul santuario di s. Maria che già vi-


filippini custodi della chiesa,
de'Luuii. Luca di ser Antonio in un suo vente il loro fondatore erano in s. Seve-
podere sotto le mura della ciltà,in contra- rino, congregazione che vuoisi la prima
da Pescara, secondo la volontà del geni- dopo la romana. Circa l'edificazione del-
tore, neIi56o fece dipingervi la B. Ver- la chiesa, ne tratta pure il march. Ricci
gine sedente in trono col divin Bambino t. 2j p. 25 e 4^, parlando degli archi-
in grembo, il quale benedice colla destra, letti Carducci e Guerra,il quale la costruì
e colla sinistra regge il globo sovi-aslato a croce greca ed a 3 navi, citando la Sto-
dalla croce: Giangenliledi messer Loren- ria del Racheli, e la mss. del p. Severa-
zo pittore sanseverinale,non disuguale al no che ne fu rettore, in nome della con-
padre nel merito d'arte, fu quello che la gregazione filippina dell'oratorio di Ro-
colorì in un pilone nel cancello, ed ai fian- ma nel I 586, ed il nuovo I .° vescovo Mar-
chi ss. Sebastiano e Rocco, Dipoi e in-
i ziario fu il i.°a pontificarvi, unendole i

cominciando pare dali58j ,e certamente beni dell'antica chiesa di s. Maria di Mag-


nel 1 584, nella notte dal 1 6 al 7 di gen-
1 gio. Nella contigua casa vi si fondò l'ac-

naio, divenne la ss. immagine venerata, cademia ecclesiastica de'Conferenti,sulla


celebre e dispensalrice di grazie, per le teologia, la morale e le belle lettere. Dopo
notturne e frequenti prodigiose appari- ili5q8 rinunziando filippini il santua-
i

zioni di lumi, cioè per lo splendo- e mi- rio di s. ftlaria de' Lumi, subentrarono
rabile fc per la vivissima luce che ripetu- neh 601 i baruabili, avverandosi la pre-

YUL. LXV. 2
''
fi

irosemrvarit, TO.
i8 SEV SEV
dizione di S.Filippo, che mentre edifìca- densi di s. Caterina, già de' hcnedetlini
vasi disse loro F(ihì>rico per voi. Succes*
: di s. Mariano (nella cui chiesa vi è il cor-

sivnmeiile h\ chiesa, ampia ed elegante, po di s. Illuminato confessore : per que-


andò abbellendosi di profusi ornnli e cap- ste nionache il cav. Bigioli sta eseguen-

pelle, e di G grandi e vaghi dipinti del do il bellissimo quadro di Cesìi deposto


Damiani da Gubbio a olio, cpudi f.iniio i dalla Croce, la cui degna descrizione del
decoro alle cappelle gentilizie dc'Canctl- bozzello fece a p. ^\ del t. ir) AtiW' Al-
lolliede' Servanzi, ricevendo diversi pii Inni, il suddetto conte Severino Servanzi
legali per la gran divozione che si pro- Collio, e stampata nel i 852 iuMacei-ala :

Vergine de'Lnmi: marmi


fessava alla D. i Gcsìi deposto dalla Croce , ec. bozzello
che contornano la s. immagine, sono si- dacrillo, iiisiemead altro da lui commes-
mili a quelli ini piega li nella sontuosa cap- so al concittadino pittore, ed esprimente
pella Biirghesiana della basilica Liberia- i ss. vSeveiiiio, Radaele, Andrea Avellino,
na di rkoma. l\i per l'educazione della Antonio di Padova e Pacifico da Sanse-
gioveolìi si formò la congregazione del- verino), cui successero nel i 544 «nche
'•

l'Assunta; e per celebrare con lodi il 17 il bel tempietto di s. Michele (eretto con
gennaio, festa della i. "apparizione, fu i- disegno dell'Aleandri dal cav. Gio. Bat-
sliluita l'accademia degli Agitati : i san- lista Collio, disposizione ch'eseguì l'ere-
severinati nel 1 701 elessero loro eoinpro- de conte Severino Servanzi Collio e ne
leltrice la B.Vergine de'Luuìi. Il vesco- è proprietario e descritlore Cullo antico :

vo IMeragoslini che consagrò la chiesa ,


dc'setlenipedaiii i'er.^o l'arcangelo s, Mi-
per accrescimento del cullo nel sinodo da chele provalo con moniunenli. Macerata
lui celebralo inculcò la coronazione del- iSSG) riluceva di lumi, che rilevavano
la V). Vergine e del diviu Figlio, la (pi ile la sua architettura; così l'orologio pub.
con corone d'oro eseguì il capitolo Va- blico di s. IMaria della iMi<ericordia, la
licano a' 7 settembre 747. ^'el collegio
I 1 piazza eie vie. Tra'dislinli barnabiti che
fiorirono dottissimi barnabiti; LeoneXlI illustrarono il collegio colle virtù e il sa-
concesse all'altare della B. Vergine i pri- pere, nominerò i cardinali Luigi Lauì-
vilegi che gode in Roma quello di s. Gre- bruscliiui e Antonio M.' Cadolini. Il [ler-

gorio, e fìiialmenle con gran pom)>a e so- elice per la divozione che il Lam-
cardinal
lennità nel I B47 si celebrò l'anno secola- bruschini avca per la B. Vergine, la ma-
re dell'incoronazione. Processionalmen- gistratura municipale l'ollenne da Gre-
te si recarono al santuario le confrater- gorio XVI
per protettore, e per festeg-
nite del Suffragio, di Gesù e Maria, di s. giare questo patrocinio con pubbliche te-
Biagio, di s. Hocco, di s. Gio. Ballista de- stimonianze, fece (pianto apprendo dal n.
collato, di s. Antonio eilcl ss.Sagramento, 94 Oìario di llonia deli 843, e dal-
'lei

colle loro insegne; il clero regolare eseco- Yyllliimi 1. r p.i8. Oltre alle molle di-
1
,

lare colle croci alzate,com[)osto il i.°de're' niostiazionì di giubilo, il magistrato fece


ligiosiminimi, cappuccini, minori osser- dipingere al vivo il ritratto del cardinale
vanti riformati, minori conventuali e do- da! cav. Bigioli e inciderlo in medaglia dal
menicani; il capitolo, l'attuale pastore al- perugino ^L^rlinelli, e nel rovescio il fron-
lora amministratore apostolico, la magi- tespizio del santuario di s. Maria de'Lu-
stratura. Universale fu la luminaiia, di- mi, con l'epigrafe: rirgini Lnininuni So-
stinguendosi la (acciaia del tempio e u- spilalrici Coli. Barnnbitariim Sncruin
nilo collegio, le mura della città con rad- Patrono Opl. S. P. Q. Seplempedantis
doppiati archi gotici,le sue principali por- 1843.
ICj la torre del comune^ alcune fabbri- La città di s. Severino vanta un copioso
che del castello, il monastero delle cister- novero di uomini illustri, che fiorirono in
SEV SEV .9
santità tli vita, in dignilà ecolesiosliclie, le famiglie picene Grimaldi, Gcntìlncci,
nelle arti, nelle scienze, nelle armi. Dirò Scrvanzi, cenni storici, ivi 1 838. A.Mar
qui de' principali, e di altri farò onorato STRI DEM.E CF.KEMONIE PONTIFICIE, tra gli

ricordo in seguilo, olire i già nominati. illustri e scrittori posi Gaspare e Fulvio
11 Turchi, Camerinum sacnttn p. 6g, ri- Servanzi,e di quest'ultimo riparlo a Sve-
porta relenco con note de' santi e beati zia. Inoltre lo stesso prelato Gentili nell<v
seltempedani e sanseverinati; più dotta- sua opero, De Ecclesia Septeinpedana,
mente e con piùcrilica ne tratta mg.r Gen- esaminò legesta di piii die 00 personag-
s

tili piìi volte lodato, De Ecclesìa Scllem- gi, che per armi, scieiizce lettere si procac-
ptdanaj importante è poi l'opuscolo, Vn ciarono la generale estimazione. Lorenzo
giorno di divozioue in Sanxcverìiio , ossia e Giacomo di Sanseverino, fratelli pittori
la i'Isila de' Corpi santi e di allri og^cUi del secolo XV; Giulio Lazzarclli [)ittoie
di culto descritti dal conte Severino Scr- di paesaggio; Domenico Indovini e Gio-
vanzi Collio, con notizie relative, IMace- vanni di Fior Giacomo ca[)iscuola degli
jatai843. Sono i primi i Ss. Severino e intarsiatori [)iceni. Fr. Giuliano domeni-
Vittorino fialelli, vescovo il i.° di San- cano nel 14 '4 pul)blico mandalo
f"^' *^'<'^'

severino, il ?..°eremita, e non come al- oratore a Carlo IMalatesta signore di R.Ì-
tri di.ssero vescovo d'Amilei'no (questo è mini e al concilio di Costanza, neli43t
uno de' i/\ santi omonimi secondo alcu- a Eugenio IV, che nel 1439 si crede l'ab-
ni; de' santi col nome di Severino altii bia fallo vescovo di Corico in partibus.
dicono che se ne conoscono i 2), i ss. Ip- Gio. Battista Caccialupi avvocato conci-
polito e Giustino martiri, s. Illuminalo storiale e autore d'opere. Il Marchesi, (xrzZ-
benedettino, es. Filomena vergine (di cui leria dell'onore t. 2, p. 4o6, parlando di
si celebrala restaa'5 luglio,alqualgiorno Sanseverino, riporta alcuni cavalieri di
ne tratta Bollando): sono i secondi s. Mar- s. Stefano delle fainiglieCancelloltijMar-
gherita vedova, Giacomo de'croci- i bb. garucci e Servanzi. Si ha V Elogio sto-
feri, Benlivoglio francescanoj come pur rico della vita e delle missioni dclp. Gio.
lo sono bb. IMasseo, Domenico, Pietro,
i Battista Caiicellolti della compagnia di
e Pacifico diverso dal santo; le bb. Mar- Gesù, descritto dalp. Giuseppe Mariano
gherita vedova, jMarsilia Pupelli agosti- Partenio della medesima compagnia, Ro-
niana, Rlarchesina Lnzi agostiniana. An- ma I 847. Fra gli uomini illustri che Ìto-
gela domenicana, Camilla Gentili matro- rirono in qiiesla lispettabile famiglili si

na.La serva di Dio Felice Acciaferri fu deve pure annoverare l'altro gesuita p,
monaca domenicana nel monastero di Lo- Gio.Battista CanceIlotli,di rara erudizio-
ro ove morì : il p. Benedetto Laudi scris- ne e singoiar bontà, confessore di Ales-
se il ragguaglio di sua vita : lungo sarebbe sandro VII, che volle seco nel palazzo a-
il dire degli altri servi di Dio. Il conte Raf- postolico per parlarci ogni mattina. Qui vi
faele Servauzi scrisse : Commentario sto- risplendè assai la sua virtù, vivendo in
rico-critico su la vita di tng.r Gregorio mezzo alla corte con tanta povertà, umiltà
Servami domenicano vescovo di Trevico, e unione con Dio, che da tulli fu riverito
Macerata 84 I I. Il can. ora vescovo Gio. qual santo: pubblicò la Vita de' ss. Se-
Carlo Gentili ci diede : Elogio storico di verino e Vittorino, ed altre opere. Il p.
mg.'' Angelo Massarelli di Sanseverino Giovanni Severano filippino, autore di
vescovo di Telese e segretario del colle- eruditissime opere, come sulle Sette chie-
gio diTremo, Macerata 1837. Elogio di se di Roma, e perciò giovandouiene lo ci-

Bartolomeo d'Eustachio, e Memorie sto- tai molte volte: il conte Severino Servan-
riche di Eustachio Divini seltempedani, zi Collio gli eresse un onore monutnen-
ivi I Sij.Sopraalcuniuomini illustri del- tale con ritratto nella chiesa di s. Filip-
20 SEV SEV
pò; ed a Dailuloineo Euslaclii e ail Eu- ria. Tra'giureconsulti (loi irono France-
stachio Divini con generoso intendiaien- sco Bruni, Nicolò e Pieranlonio CoHio,
to,neIla chiesa di s. Severino o antica cat- Gentile di Ilovellone autore De Patricia-
tediale, innalzò niaimoiei monumenti. rum origine. Furono valorosi militi Fi-
L'onorevole conte Severino fa decoro al- lippo A. Boccaurati, Lorenzo Cìoccelti,
la patria e contrihuisce al suo lustro an- Gentile di Rovellone, Clearco Servanzi
che colla penna, e qui legistro le sue l\Ie- e altri. memorie lagrimevoli del-
Fra le

morie di alquanti vescovi nati in Sanse- medio evo e suoi ti-


la stoi'ia italiana del

verino dopo il secolo XII I, raccolte e pub- rannetli, suona ancora famoso il nomede-
blicate ec. Macerala 845- Il p- Civalli fa
i gli Smeducci, cresciuti in potere e dovizie
onorata nìenzione di Francuccioda San- presso s. Severino.che in mezzo al parteg-

severino, condotliere eccellente d'armi ; giar de' G«e//E e Ghibellini[f^.) furono in-
Francesco Faiifdo insigne poeta, che nel vestiti di terre e castella, e tanl'oltre spin-
suo libro Delaudibus Piceni fece ricordo sero le gare, le contese e le leghe colle fi-

di altri; Gio. Ballista A loisio.lellore di Pa- nitime genti, da restarne perpetuo argo-
dova; il conte Leonardo Franchi, celebre mento storico , massime nel Piceno. La
medico e poeta; Girolamo Boccaureato ca- loro storia interessa e principalmente si

nonico Vaticano, solto-datario di Paolo rannoda con quella de'pontificati turbo-


III e vescovo d'Accia. Giuseppe Colucci, lenti d'Urbano VI, Bonifacio IX, Inno-
Antichità picene l. 17, riporta i soggetti cenzo VII, GregorioXil, Gio va nniXXI II,
illustri della famiglia Gentili, ch'è un ra- ed Eugenio IV; ([uindi per ismodata am-
mo de'conti degli Atti, cognominala diPio- bizione ebbe deplorabile fine e grave pu-
\el'one pel possesso che anticamente eb- nizione. Neli84ifu pubblicato in Mace-
be su quel feudo, oltre altri: Giumenta- rata, per le nozze del conte Gregorio Ser-
rio Gentili (secondo Colucci, altri dicen- vanzi con Marianna Valentini Sopra gli :

dolo Apiro) fu celeberrimo capitano


di Smeducci vicari per s. Chiesa in Sanse-
iie'tempi del cardinal Albornozedi Co- verino dal secolo XIV al , remini- XV
la di Rienzo tribuno di Roma. Sopra tut- scenze storiche scritte da mgS Gio, Carlo
te le famiglie signoreggiò s. Severino e Gentili.
prevalse in potenza e ricchezza, con un bel In questa città fiorisce baslantemen-
novero d'illustri, quella degli Smeclucci, te il commercio. Gli opificii, dove la-
ora come vicari im|)ci iali, ora apostolici, voransi il rame e il ferro, le cartiere, le
ora liberi signori, ora come prepotenti si- concie di pelli, le fabbriche di cappelli e
gnorotti. Altri illustri di Sanseverino so- vetreria offrono un mezzo di sussistenza
no i vescovi Cesare Cancellolti di Bisce- a moltissimi individui, così molini da
i

glia, Giacomo di Bitonto, Natumbene grano e da olio. Meritano speciale ricor-


d'Avellino e poi di Trivento, Celestino do, la grandiosa fabbrica di cappelli e ri-

PuccitellidiScalaeHavellOjOnofrioSme- nomatissima di Giuseppe Pavoni, sicco-


ducei di Melfi e vicario di Roma d'Euge- me tra le migliori dello stato pontifìcio;
nio IV.Oltre il suddetto internunzio,lofu e la vetreria aperta dall'industriosa av-
come esso della Svizzera Girolamo Fran- vedutezza di Giuseppe Aleandri. Vi fio-
chi.Francesco Luzi fu sotto datario di Pio ri un tempo anche l'arte de' tessitori in
VII. Ciccolino Margarucci non solo go- lana e in seta. Pio VI nel 1
797 concesse al
dè l'amicizia di s. Filip[)0 Neri, ma fu vi- cav.Gio. Battista CoUioil privilegiodella
cario generale di s. Carlo Borromeo. A- zecca, come Clemente VII avea dato fa-

stolfo Servanzi fu diarista e consegreta- coltà di battervi le piccole monete, e di


rio del concilio di Trento. Gaspare Ser- rame erosa fu battuta sotto Pio VI, per
vanzi è lodalo per lo studio dell'auliqua- quanto trovo nel eh. aw, DcMinicis, Ctn-
SE V SEV 21
ìli storici e numismatici p. 107. La chiu- scavate dalle mani di que'divoti solitari.
sa del fiume Potenza, chìnmatu ora il Pod- Se poi si retroceda e si prenda la via che
te di s. Antonio, olire il presentare bella conduceaiMacerala,a piccola distanza dal-
pitloresca veduta, dà rilevanti vantaggi la porta della città s'incontrerà il passeg-

all'industria colle abbondanti sue acque. "


giero a ricrearsi con la Villa Collio, archi-
La ricchezza delle molte e nobili famiglie, tettala dal valente cav. Giuseppe Loca-
e il bene stare del medio ceto degli abi- telli, che poi volle di sua mano dipinti l'a-

tanti olirono all'artista e al povero l'op- trio e la scala di quel delizioso campestre
portunità di provvedere ai bisogni di lo- recesso,econ tal impegno da sorprendere
ro famiglie: la vigilanza de'magislrali niil per superare gli altri pittori di qualche ri-
la lascia a desiderare,precipnamentesMlla nomanza che abbellirono gli appartamen-
pubblica e privata igiene, che viene te- ti superiori. Varie sculture in pietra delle

nuta giustamente in gran pregio; quindi picene montagne, eseguite dallo scalpello
l'ampiezza e nettezza delle strade, la svel- di Venanzio Bigjoli (dal march. Ricci lo-
ta costruzione delle fabbriche, la somma dato il più valente intagliatore in legno
civiltà degli abitanti, l'edificante e lode- della Marca, lui vivente, e nota che di i

volissimo amore del patrio decoro, for- lui esempi trassero il figlio cav. Filippo a

mano il soggiorno di (juesta città assai pia- collivarecon infinito impegno learti, per-
cevole, ga'o ed ameno, come rilevo dald/ ciò laudatissimo), notissimo nella Marca
Cesare Barbieri: Cenni sopra la topogra- e altrove pe' suoi meravigliosi lavori in

fìa fisico-medica della città di Sanseve- legno; deliziosi giardini a vari compar-
vino, Macerata 841 I • La fertilità e l'ot- timenti,, fabbriche accessorie con molta
tima coltivazione dei campi rendono il esattezza eseguite, dimostrano il vivo ge-
territorio ollremodo ubertoso; perciò so- nio alle arti e il gusto squisito del defunto
pravauzano i cereali al bisogno della po- cav. Gio.BatlistaCollio sanseveriuate. i^g-
polazione, l'olio è molto, il bestiame d'o- giungerò col Barbieri, che pure encomia
gni sorta è copiosissimo, le uve sono ab- laVilla Collio, che fu resa ognor piti deli-
bondantissime. In Sanseverino vi si ten- ziosa e nobile per le cure del conte Seve-
gono fiere affluenlissirae in gennaio, giu- rino Servanzi Collio, che chiama pro'eg-
gno, agosto e settembre, oltreché negli gilore magnanimo delle lettere e delle bel-
ultimi sabati d'ogni mese, che accrescono le arti. Questi colla degna moglie contes-
vivezza al commercio e prosperità alla sa Teresa a segno di pérenne grato animo
popolazione. Nel territorio vi sono motte verso il suddetto cav, Gio. Battista , ivi

cave di pietra sostituibile al marmo ne- gli eressero un obeliscodisegnatodalcav,


gli edifizi,e talune di carbon fossile. Av- Bigioli, mentre il suo padre scolpì lostem-
verte l'avv. Castellano, che se il viaggia- ma de'ColIio e 1' elligie del cavaliere ia
tore vuole procurarsi la veduta sorpren- pietra.Per destare emulazione ai bene-
dente di un orrido pittoresco, si porti alle meriti della patria umanità, ora il conte
grotte di s. Eustachio di Demora con ve- va ad erigervi 7 busti in pietra ad altret-
tustissimo tempioj situate a' piedi delle tanti sanseverinati. Tanto della chiesa di
rupi di Mambrica non lungi da Sanse- s. Eustachio Deraora, che della Villa
di
verino pera Camerino, abitale una volta Collioj ragiona pure il march. Ricci. Dice
dai monaci di s. Benedetto, poi dagli e- che la chiesa è la slessa di s. Michele de
remili; ed ivi per una stretta apertura di Daemoris,coa monastero, luogo abitato
scogli vedrà istantaneamente a doppie sce- dai benedettini fino al i SgS, che poi l'ab-

ne altissime rupi tulle vestite di veizu- bandonarono per riunirsi agli altri di s.
ra, e sentirà dolcissitua impressione in ve- Lorenzo in Doliolo dentro la città La chie-
dendo gli avanii di quelle cello qua e colà sa è di molto interesse, poiché la mela e
22 SEV SEV
cavala ueì sasso, l'allra è lutla di traver- de' terreni, e l'abbondanza delle acque,
liuo coniies^sa assai bene, ed è della for* dalle quali sono innairiati. Sanseverino co-
luaogivulecoiminemenle noinnta gotica. me governo distrettuale contiene nel suo
Lsislesopta la porla mai^giore un occhio distretto, oltre il proprio governo, quelli
travagliato a fogliame con linilczzaenie- di Ginesio e di Sarnano; 21 castelli e
s.

iliocie eleganza, come di buona maniera ville con c) parrocchie sparsi nelle vicinan-

sono gli oiiiati della delta porta, opere ze compongono il suo particolare gover-
posteriori alla fabbrica : rpiesto pregievo- no comunale annninistrazione, fra i
e la
le edilìzio, benché abbandonato, resiste al quali merita special men/ione il villaggio
tempo e alled ila inazioni. Quanto a Ila Vi Ila di Filino (/'.),che fu antico castello e for-
Collie, riferisce inauh. Ricci, che nel
il se sede vescovile,ciò che altri negano, po-
i yc)C) rovinato pel terremoto il casinoCol- sto sulla cima di elevatissimo colle, che
lio, disegno di l'ietto da Cortona, il cav. da tutte le parti della Marca superiore si

Gio. IJalti^la Colilo alcon tempodopo al- presenta allo sguardo. iS'el voi. XL, nel
logò !.' nnova fabbrica di questa sua vil- descrivere la delegazione di Macerata a
letta a Giuseppe Locatelli nativo di Mo- p. 290 e seg. feci altrettanto col governo
gliano e lolentinale, pittore e architetto : dislretlualedi s. Severino, parlando di lut-
iKjll'alrio vi lasciò bella pittura d'orna- t'i luoghi descritti i\*i\ Riparlo lerrilorialc,
n^eriti a chiaroscuro, e così volle vincere ne'qiiali articoli «onovi notizie riguardan-

altri artisti che aveano o[i('rat('in più no- ti il paese e la cillà. La complessiva po[io-
bili luoghi di quelli fabbrica. 11 cav. Col- lazioiie era di l>\,\o^y ma si è auuieu-
lio a perpetuità vi dipinse ini' epigrafe, tata non poco.
sotto l'atrio della sala del bigliard<i, che Settempeda,^):'/^^??^^'/^, col'e sue il-

I iporta il marchese. Pel medesimo cava- lustri rovine die origine a Sanseverino,
liere e nel palazzo Collio di città (ornato che prese il nome da s. Severino vesco-
anch'esso di pregievoli di[iinli, di scul- vo di Setlempeda e suo piincipale pa-
ture e di altri oggetti d'arte), Locatelli ar- trono. 11 Colucci, yJnlicliilà picene t. 4, in
chileltò la cappella domestica in un otta- ti'e ai liculi ci diede : Dell' anlica cillà di
gono, ed iu una sala dipinse 8 figure e- StUenipeda , donde ricaverò breve cenno,
seguite nel suo bel modo di colorire a tem- ommeltendo le discussioni. Sanseverino

pera. Le monache Clarisse di s. Severino sorta dalle ceneri di Settempeda, siccome


hanno di disegno del Locatelìi il loro [)ic- abbondò in ogni età di uomini illustri,

colo tempio dell'Annunziata, opera ele- così ebbe chi gli antichi monumenti ap-
gante iu forma di croce greca. Meglio è prezzando, cercò di raccoglierli e illustiar-
leggere : Lavori eseguili in Sanseverino li, secondo lo stile o il gusto del secolo in
da Giuseppe LocaicUi pillore archi tallo, cui fiorirono. Francesco Panfili e il p. Gio.
edesciilùfìalconleScverìnoServnnziCól- Battista Cancellotti ne trattarono legger-
Ho, Sanseverino presso Benedetto Erco- mente,il I ."nel poemaDc laitdiòus Piceni,
lani impressore vescovile 1843. llp.Cival- l'altro nell^ vita di s. Severino. Il nominalo
II scrisse che s. Severino avea sotto di se LeonardoFranchi e il cav. Valerio Cancel-
12 castelli e 34- ville popolate. Il INIar- lotti, Ia.sciaiono mss. le loro erudite ricer-
chesi dice che s. Severino giace ove fini- che. Il p. BernardoGentili, altro sanseve-
sce la Marca e si congi(uige con l'Umbria; rinale e dell'oratorio di s.Girolamo, pub-
che il suo recinto è più d'un buon mi- blicò con plauso in Roma nel 174"?- 'e-
glio; che il contado contiene 4G tra castelli lud i la Disseriazione sopra le anlichiUÌ di
e villaggi, gli abitatori de'quidi co'cilta- Sellenipeda ovi'cro Sanseverino, giovan-
dini fornjano i 5,ooo capi;che rallegra l'a- dosi assaissimodegli studi fatti da'suoi ri-
menità del circonviciuo paese, la fertilità cordali coaciltadioi diligenti e dotti. Va-
SEV SEV 23
rie cose nonilimeno erano d'aggiungersi catasti e negli alti pubblici col nome di
e con altre memorie niss. date dal nobile Seltempeda si denomina il luogo ovesor-
niagistratodellaciltàal Colucci, esso Irat- geva l'antica. L'ubicazione di Seltempe-
lò l'argomenlo che vado a sfiorare, sul- da, Colucci la prova cogl'iliuerari pure :

J'esislenza,nouiejOrigine,ubicazione e me- un ramo della via Flaminia da Nocera,


morie onorevoli di Seltempeda, e di sua per Seltempeda, Trcja e Osimo condu-
decadenza che die origine a s. Severino, ceva in Ancona, restando Seltempeda tra
serbando per la sede vescovile le memo- Prolaqueo ora Pioraco, e Treji un tem-
riecristicine della medesima. S'inlendeche po detta Montecchio; nell'altro ramo Set-
ilrispettabile mgJGentilianchedi questo lenipeda era collocata tra Pioraco e Ur-
argomento si occupò nella sua bell'ope- bisajviacome trovasi s. Severino. Secori-
ra, lib. I Dcanliquis Stptenipcdanoruiii
: do alcii;ii l'etimologia del nom^Setleni-
vioiintnaiitis. Nel Piceno vi fu la città di peda sembra greca, per cui forse anche
Settenipeda e il popolo settempedanOjCo- la città fu greca d'origine, ritenendosi da
me si raccoglie da Plinio, Strabone, Dal- essi fondata da' greci siculi, mentre il p.
bo IMensore, e dagl' itinerari d'Antonino, Gentili l'attribuisce a'sabini, come quelli
confermand.olo le superstiti lapidi, alcune che da Sabina (/'.) si recarono ad abi-
delle quali riprodusse Colucci. Surse nel- tare il Opina Colucci e crede prò-
Piceno.
le sponde del fiume Potenza presso alla vare,che sbarcali greci-siculi nel suo non
i

presente città di s. Severino, e [)arecclii prossimo si portarono in questa


litorale,

documenti provano del suo nome Se- parte montana, nedisboscarono l'inospilo
pteiiipcda e del suo popolo Sipternpcdci- suolo e fabbricarono la città,con altre me-
ìins, sussistili anche dopo la distruzione diterranee della regione, sebbene altrove
della città ed usali comunemente e quali attribuì a'siculi le fondazioni delle città
sinonimi con Sanseverino e co'satiseveri- marittime, e le mediterranee agli umbri
nati, siccome derivati da Setteuipeda e piuttosto ed al sabini. Pertanto ricreden-
propinquainente dove fu già in un'ame- dosi dell'anteriore opinione, con ragioni
na pianura sulle sponde del fiume Fius- congettura che i siculi non si arrestarono
sore (non pare; Colucci e altri presero il nel litorale, ma penetrarono ne' luoghi
Flussore pel Chienti; il p. Brandi marte, mediterranei piìiprossimiagliApennini,e
che eruditaoìente ne tratta nel Plinio il- specialmente lungo lesponde de'fiumi,co-
lustralo nella descrizione del Picerio, a me viepiì^i (hcili a penetrare in regioni di-
p. IO), pensa che il Flussore sia il fiimii- sabitate e impraticabili, anche per aprir-
celloAsola,eforse ilFiastra fu anticamente si facilmente le relazioni fra le parti mon-
chiamato Flussore: del fiume Potenza io tane, mediterranee e marittime; quindi
parlai ne'Iuoghi che tì hanno relazione) vi piantarono primi loro abituri chedie-
i

poi Potenza, secondo il p. Gentili, circon- ronopoi occasione a Ile grandi città. Laon-
data da 7 vaghe colline donde natural- de rigettata l'asserzione del p. Gentili, che
mente le derivò il nome, e forti mura la Seltempeda sia d'origine sabina e rico •

cingevano, le fondamenta delle quali, for- nosca^ingrand^lnentollai greci siculi, Co-

mate di grandi e quadrate pietre, si rin- lucci gliela dà più antica con attribuirla
vennero nella contrada Cerrelana lungi ed a que-
a'greci-siculi anteriori ai sabini,
da Sanseverino circa un miglio; il quale sti ne accorda l'incremento. Sia cO'
solo
luogo nel medio evo e nel secolo XIH an- munque, la condizione che seguirono le
cora si denomina vaiye/fe/«/;e^/(r/,come pro- altre città del Piceno fu comune a Sel-
vasi dalle bolle di Gregorio IX del i 2'z8, tempeda ancora. Finché la contrada non
d'Urbano I V del 26 r
1
, e durava nel 1 4o '» fu soggetta al dominio de'romaui, Seltem-
anzi sempre e anche presentemente nei peda si resse e visse colle proprie leggi
o4 SEV SEV
godendo unn vera nulonoinia, non essen- linuafi sino alla (ine del territorio. L" e-
do ad altri die a se stessa soggetta, o ai poca della deduzione colonica di Seltem-
magistrati che dai suoi cittadini creavan- peda, come la colonia di Cingoli, segu\
si. Nell'anno 4^6 di Pionia, sollomesso dopo que>ta in vigoredellaleggel'laminia
il Piceno dalle armi romane, anche Set- e nelSro di Roma, e tale era ancora iu
tempeda cadde in servitù, ciò che ripu- tempo d' Augusto. Settempeda divenne
gna alquanto al p. Gentili, che pose la poi sotto gì' imperatori romani munici-
sua patria fra le confederate e non rihelle pio di 2.° grado e come federata aequo
ai romani suoi alleati, per le teslimonian/e foedore, e provasi con lapidi in cui si leg -

d'alcuni che affermarono non aver set- i gè: Municipi Seltcmpedani. Come tulle
tempedani preso le armi contro romani, i le altre città del Piceno, eziandio Settem-
dichiarando però non sicura la'o asser- peda fu regolata nel governo politico; for-
tiva. Ma Colucci, considerando che i ro- mava la sua repubblica, e i suoi cillaJi-
mani ebbero due guerre co'piceni, delle ni erano divisi in gradi, secondo le gene-
quali fiu'ono capi e autori gli ascolani ; rali divisioni : il grado più nobile fu det-
chela i.'tei-minò colla resa de'piceni, onde to ordine, corrispondente a quello eque-
considerabilmentesi aumentarono le for- stre di Roma; ebbe i suoi capi chiamati
ze romane, con cambiamento del gover- principi della gioventù, equi valenti a'pri-
no in tutte le città picene, che dall'auto- mi della città e figli de'decurioui con di-

nomìa passarono alla servitù; che la 2.^ ritto di essereammessi all'ordine decurio-
guerra e molto posteriore fu mossa per naie. Il principale magistrato di Settem-
la pretensione delle ciltù italiane e di mol- peda si formò de'duoviri, che esercitava-
le picene di voler dare il voto ne'rom.'ini no la giurisdizione solamente nel suo di-
comizi, ed in cui gli ascolani vicino a Fa- stretto. Ebbe puie '\(jua[uon'irìjuridicHn-
lerio vinsero Pompeo Strabone; conclu- r/oj il prolettore dei municipio, e la man-
de che havvi qualche dubbio, se in que- canza di lapidi impedisce il conoscere gli
sta s.^guerra si comprendessero setleai- i altri suoi magistrali maggiori. Fra' mi-
pedani, ma niun dubbio però vi può es- nori in[.° luogo vi furono gli edili, di visi

sere rispetto alla ,^ E siccome la pena del-


r in curuli e plebei, secondo la polizia della
la prima ribellione de' piceni fu quella romana repubblica, e sembra che anco
di sotlomeUerne le città e ridurle al gra- Settempeda avesse suoi. Il curatore set-
i

do servile di prefettura, così non potè al- tempedano era un senatore romano, in-
lora esimerseneSettempeda,che dallo sta- vialo dal senato con intelligenza degl'im-
lo di pienissima libertà passò a quello di peratori, a soprintendere aireconomico e
prcfellura,e perciò soggetta alle leggi che al politico della città, e come gli altri am-
Rema imponeva pel prefetto che spedi ministrava, giudicava, ficeva ciò che vo-
a governiula; di più patì la conquista di leva abusi vamente;mentre i curatori era-
parte del lerritorio,che passò per ima me- no stati istituiti per riparare ai disordini
tà in potere de'romani vincitori. Con que- e porre freno alle prepotenze de' cittadi-
sti acquisti de' terreni, t romani vi de- ni colonici. Non conviene Colucci col p.
dussero delle coIonie,e l'ebbe pure Set- Gentili, che volle sostenere che il curato-
tempcda, sebbene ne dubiti il p. Gentili, le seltempedano risanato da s, Marone,
confutato da Colucci, il quale con testi- sia di quelli che presiedevano agli affa-
monianze storiche sostiene che Settem- ri pubblici, ma piuttosto d'altra specie
peda fu colonia appunto, perchè il suo e destinati da Augusto, non solo perchè
agro soggiacque ad essere diviso e asse- ancora non erano stali istituiti silFalti cu-
gnal(),con limiti interrotti dai luoghi sle- ratori che presiedevano agli affari pub-
rilr,monluosi e sassosi, per non essere con- blici, ma altre»! per leggere nei Uollan-
s ì: V S EV ?. 5

disti. Muro Prociiralorcin cn'iliìtis Se- Marone, detto


Dulia predicazione di s.

pltripedae hydrope vcxatum curavil. I ancora impropriamentes. Maroto, e spe-


st;i'eiT)[)eiliini ebbero Feronia (a questa cialmente dal miracolo ila lui O|)er;tlo a
dt^a fu intitolato il tealio rinnovalo da favore del procuratore setleinpedano, ri-

non nioUi anni in Sanseverino,onde chia- conoscono alcuni l'origine del cristiane-
masi Teatro Ferouia) per nume luteia- simo in Seltempeda: Colucci peraltro la
re, ossia Giunone, assai venerata dai sa- ripete da piùremoto principio, conforme
bini e latini, e forse dai primi ne fu in- al da lui dichiarato nella Dissf.rtazione
trodotto il culto : si vuole che il suo tem- preliminare del t. 3 delle Amichila picc'
pio fosse alle falde del ÌMonle Nero, ove «e. Sulla inlroduzionedella fede di Gesù
si eresse l'abbazia di s, Lorenzo in Do- Cristo in Seltempeda, più egregiamente
liolo, ed ebbe il flamine e la flaminia, va- scrisse uìg.'^ Gentili, De christianae re-
le a dire il sacerdote e la sacerdotessa a ligionis apiuì Selteinpedanos iniliis, nel-
lei particolarmente dedicali e godenti pre- la storia della chiesa seltem pedana. La sin-
rogative onorevoli e autorevoli, comesi golare situazione di Seltempeda sul tri-

apprende da due marmi settem[)edani. vio della rinomatissima descritta strada,


Fra'seltempedani anche Giove ebbe spe- probabilmente le dovè recare lo spiri-

ciale cullo, cosìGiano.Stltempeda fu città tuale e morale profitto di ricevere tra le

illustre fra le antiche della provincia; ma prime città del Piceno la salutifera fede
Colucci non può concederle quanto viene cristiana. O si guardi la spedizione fatta
asserito da Panfilo sulla sua dominazione in questa regione, o in altre parti della
nel Piceno, e sulla distinzione a lei usata Gallia Senonia o altrove, egli è certo che
dagl'imperatori Aureliano e Costanzo; i zelanti propagatori dell'evangelo dove-
bensì rimarca la vantaggiosa sua situa- vano far capo in Seltempeda, anche pri-
zione posta in un trivio della frequenta- ma di giungere al destinato luogo di loro
tissima viaFlaminia,che ivi facendo capo missione; e Seltempeda potè ricevere i

venendo da Pvoma, ivi ancora si divide- lumi della religione cristiana prima dei
va in due rami, portando uno a Fermo luoghi a'quali erano diretti gli apostoli o
e Ascoli, l'altro per Osimo e Ancona. Di i discepoli loro. Però il procuratore sel-

conseguenza fu assai popolata e frequen- tempedano, risanato dall'idropisia da s.


tata, anche pel celebre tempio diFeronia, Marone, potè cooperare alla propagazio-
ove si ponevano in libertà i servi : sicco- ne del cristianesimo, ma non all'introdu-
me Strabene nella Geografia non ram- zione. Anzi se egli mosso dalla fama dei
mentò che le città più celebri e piii illu- miracoli del santo, andò a impetrarne
Iri, l'averla egli ricordata,questo ben sup- la propria guarigione, conviene credere
plisce alla mancanza di monumenti in fa- che già in Seltempeda vi fosse penetrala
vore di Seltempeda, consumali dal tem- la dottrina cristiana che da quel santo si

po divoratore manomessi nell'irruzioni


e predicava. Ottenuto poi dal procuratore
barbariche. Fu Seltempeda città di molto il miracolo, e con esso convertito alla fe-
splendore, e certamente avrà avuto quei de, pare naturale conseguenza che molti
magnifici edifiziche di altre restano avan- sellempedarii sorpresi dalla grandezza del
zi; esistono però lapidi di diverse illustri prodigio,e mossi da un esempio tanto au-
famiglie e individui settempedani, che si torevole e di persona tanto rispettabile,
ponno vedere in Colucci. Riferisce il ci- si saranno convertiti e avranno dilfiisa a
tato Calindrijche in Sanseverino conti- meraviglia la credenza cristiana nella lo-

nuamente sono scoperte delle statue di ro città. Che il miracolo dis.IMarone con-
bronzo e di marmo ed altri oggetti che tribuì a promuovere la fede pressoi set-
mostrano qual fosse la prima origine. ten)pedini resta ancor provalo dali'an-
ib SEV SEV
licliissimo cullo che gli professano i set- inoltre, non esservi memoria che il re de-

leuipedani, e lecillà e luoghi coulenni. vastasse alcuna città del ducato, quindi
Ili. Lniigii questione si f.i dai |). Gentili essered'a vvisocbes. Severinodi Scllem-
sull'epoca della decadenza diSetleinpe- peda, edificato colle macerie dell'incene-
dii, ponendo ad esame le opinioni tli vari rita ciltà, si popolasse nel secolo X, e che
nioileini scrittori, i quali dicono the To- Settempeda non fosse rovinata per opera
Illa re de'goli per soccorrere i suoi.slrelli de' longobardi, né nella guerra spoiela-
in l'iOMia cra>';edio dalle orini di Delisa- na. Invece porla opinione, che lo scem-
ii'j,nel 54') traversò con più bre\ e cam- pio della città avvenisse quando l'eser-
mino le regioni picene, ruljando e diser- cito di Tolila recò al Piceno tante rovi-
tando città e villaggi, assediò Selteinpe- ne ; e siccome Seltempeda era nella via
da, la prese e saccheggiò, la mise a fuoco consola re e militare, recandosi Tolila dal-
e dai fondamenti la rovinò, con grande l'Umbria all'acquisto d'Osimo e Fermo,
eccidiode'ciltadini. Altri poi vogliono che passando per Seltempeda l'assediò e die
piì.1 lardi fosse abbnttuta, o almeno in- alle fiamme; ovvero tale inforlunio av-

tieramente desolala da'non meno feroci venne quando Toti la, vinto il Piceno, s'in-
longobardi. Un anonimo riferito da T^la- camminò a soggiogare l'Umbria. Termi-
va{oi\yScriplores rerum Ital.l. i o,() 365, na con dire: certo è che Settetnfieda non
attribuisce più lunga esistenza a Selleui- cadde vivente il suo vescovos. Severino,
pedj, poiché la vuoledistrutta nella guer- ma infelicemente perì quando il santo era
ra spoielana contro Trasmondo 11 duca volalo in cielo nel i>4-')3nno 111 cui la cit-
di Spoleto del 724, e si fonda nella caria tà restò bruciala. Tuli senliuienli del p.
di Eudo vescovo ili Camerino, il quale Gentili furono seguiti dal Turchi. Il Co-
liei g44 fyljbricò la chiesa in odore di s. lucci dichiarando incerta l'epoca del de-
Maria e de'santi del cielo presso Sause- vastamento diSellempeda, crede che pe-
verino, e le assegno la dote : dalla carta caduta delle altre città picene,
risse nella

del vescovo riferita daColucci si appren- avvertendo però, che quelle de'goli in
de, che fondò la chiesa non vicino a Set- diverse epoche colle sue genti malmenò
tempeda, bensì alla via pubblica, sopra il Piceno. Dalla parola del vescovo Eu-
d'un sa«so contiguo al Potenza e presso do Gastalda sub lepidauo, pare che
in
il castello di s. Severino. La decadenza e sia lo slesso che dire in Gastaldato Set-

distruzione di Seltempeda, e l'origine di lempedano.Dopo la venuta de'longobar-


Sanseverino, è un punto storico contra- di, come avvertono dotti Bollandisli ,
i

stalo e incerto è uno de' laberinii che


; cambialo governo e nome al Piceno, co-
presenlano le storie municipali del me- minciò a chiamarsi /ìJarchia, perchè da
dio evo, prive di sicure testimonianze. Il essi derivarono dal 5'j5 in poi le contee,

Colucci riporta è vero le diverse senten- i marchesati, i gaslaldati. Questi ultimi


ze, mapropriamente poco siringe per si forniarono d'un complesso di castella,
stabilire sia l'epoca, sia il conoe e da chi o/^/;ù/('7, soggetti al gaslaldojdeputato dal
fu Scllempeda annientala. Tentenna fra principe signore di quel dominio al suo
le varie lezioni, le quali poi sono tra lo- governo. Laonde sembra che aila venuta
ro contraddittorie. II p. Gentili con ra- de'longobardi ancora esistesse Seltempe-
gione confuta r asserto dell'anonimo, il da, per essere dichiarata gastaldato, o al-
quale fa punire la ribellione di Trasa- meno lo formarono nel castello di s. Se-
mondo II dal re Berengario (il quale di- verino nel VI o VII secolo, appellando-
venne re d'Italia e imperatore neir888, lo col nome dell'incenerila città, a cui era
mentre Trasamondo futìucadal 'j'2f\.aì succeduto, secondo il p. Gentili e Coluc-

740!), con privarlo del ducalo ; dicendo ci. Quesl' ultimo crede che V origine di
SEV SEV 9.7

s. Severino dcbbnsi ciH'ejjoca lU.-lIa sepol- Rammento, che ricordai a Picr.vo come
tura del vescovo ili tal nome, come poi già la regione d(jpo il 7'2(), avendo scos-
dirò mcylio, sulle velie del IMonte Nero, so il giogo imperiale de'greci e de'longo-
ed il suo iiigraiulimenlo doversi ripete- bardi eretici, si pose sotto la protezione
re dalla totale rovina di Settempeda, ad e difesa de'Papi,anche nel dominio tem-
onta che il p. Gentili ed altri sieno di di- porale, inclusivainente al ducato di Spo-
verso parere, cioè che S.Severino comia- leto; laonde Carlo Magno ricuperò dalle
ciò dopo la distruzione di Sellempeda. usurpazioni de'longobardi tali ilominii,
che sussistendo ancora
Piiliene Colucci, e li romana, amplian-
restituì alla chiesa
Sellempeda, cominciò a edificarsi s. Se- doneilprincipato. Nella prima metàdun-
verino, a cagione delle reliquie riposte in que del secolo VI II incomincio il sovra-
cima del IMonle Nero, con aggregato di no dominio de'Papi sopra Sanseverino,
case, chiatualo Castel Reale, alla cui ve- che seguì le vicende e destini che ripor- i

nerazione accorrevano i divoli da molte tai a Piceno, Mabca cMacerata, gover-


parli, e le abitazioni si aumentarono coi nandosi a comune, con reggimento come
superstiti cittadini di Setteu^peda dopo le altre città marchiane, con forme re-
la sua totale distruzione; le fabbriche an- pubblicane, al modo di quasi tutto il ri-

darono successi vamenle crescendo, dimo- manente della legione. Come questa San-
doché co! leinpo divenne CaslelPveale im- severino fu agitata dalle fazioni, conclu-
portante, scambiò la denominazione con se alleanze, fece guerre e paci. Ebbe prin-
quella di s.Severino per le spoglif^ del san- cipalmente osti nate guerriere contese con
to ivi esistenti; fu presto luogo assai ri- Camerino, e sovente ne danneggiò il ter-
spettabile e polente castello,com preso an- ritorio. Scrivono alcuni sloru;i,che già nel
ticamenle nel ducato di Spoleto, secondo I I 19 Sanseverino era divenuto in par-
Gioselfo Ptosaccio, couimentalore della te soggetto anche al dominio temporale

Geografìa di Tolomeo; ma altretlanto dei vescovo di Camerino, senza pregiu-


non si legge nel p. Fatleschi, lìlf morie del dizio dell'alta sovranità della s. Sede, e
ducalo di Spolclo pi 77, il quale bensì della signoria del comune. Pertanto ri-

parla del gast-ddalodi Setteinpeda, e dei porta il Turchi a p.5g, che il vescovo do-
monasteri celebri fondati nella diocesi. minava come niarchiones in molti luo-
Cosa fecero gaslaldi ed i i guslaldaii del ghi, ed in loto castello s. Sevtrini et c/iis

ducato di Spoleto lo dissi a Rieti che tale curte^ in Castro PalUolid, in coeiiobiis
era. Dopo che Carlo l\I;iguo nel 770 die s. Enstachii de Denioris, et s. Lauren-
iine al regno de'longobardi, donò alla s. Ili ili Doliolo , in plebe s. f'iclorini, et

Sede il ducato à\Spolelo[f'.), il quale per in aids ecclesiis. Inoltre spettava al ve-
allora intieramente non consegnò, seb- scovo Castriun Collis Ludi [mì\^o Colle
bene gli abitanti, e perciò anche sanse- i luce), et Bohignanunij et ad saeculuin
verinati, giurarono vassallaggio a Papa usque XIII dorninatits fuisse Castro A-
Adriano 1, e in testimonio di fedeltà si lifurni. Hinc palet AnUstites nostrosjus
raserò la barba e i capelli, che portava- habuisse temporale in iota Septtmpcda-
no alla foggia de'longobardi, protestando na dioecesì, in nua Castra dia, et eoe»
di vivere all'uso romano; so^^ezione che nobìa sita sunt. Noterò, che non è posi-
i sanseverinali rinnovarono nel 775 alla tivo che vescovi di Camerino avessero
i

sede apostolica. Narra Colucci, che cogli il dominio temporale sopra l'intiero ter-
abitanti del ducato di Spoleto giurarono ritorio di Sanseverino: lo sarà stato so-
vassallaggio ad Adriano I quelli ancora pra alquanti luoghi della diocesi, e forse
del ducato Feru)ano,Osimano e Anconi- sopra (|uel li sol tanto noni ina ti JalTurchi.
tuDo, tutti radeaUosi la barba e i capelli. Dal vescovo di Camerino fu duLoquaii-
rtS S EV SEV
tentarono ricuperare san-
to possedeva in Sansevetino in feudo al di le castella,!

niaicheseWarnieroealia sua moglie Al- severinali co'fermani si sollevarono con-

linda, cioè quanto [ìo'ì meglio duo p.-.r- tro la Chiesa, e cagionarono la ribellio-

lando dell'antica mensa di Seltempeda. ne della Marca operata da Manfredi na-


Gio. Marangoni, Meinoriedi Civitanova turale di Federico II, e le successi ve guer-

p. 245ijripoila il diploma dell'imperato- re.Appiendo da Girolamo Baldassini


re Federico I, in favore della cattedrale Memorie di Jesi p. 89, che nel 256 An- 1

e del capitolo di Sanseverino, mentre ar- nibaldj nipote d'Alessandro IV e retto-


mato sia va nel contado d'Osi moneti 177. re della Marca, assolse i jesini pel gua-
Nella contesa per l'impero, rifeiisceCom- sto dato insieme alla gente di Sanseve-
pagnoni, Reggia picena p. 82, che San- rino, al Castello dell'Isola, ch'era di pri-

severino non fu compreso nel 1202 nella vativo dominio di Gentile da Rovellone,
famosa pace perchè con al-
di Polverigi, a condizione chegiammai stringessero le-
IrilnoghiaderivaaFilippodiSvevia con- ga co'sanseverinali suoi nemici, a'quali il

tro Ottone IV: già Sanseverino era di- rettore dopo minacciata la sua indigna-
venuto importante, dice Compagnoni, zione, promise che gli avrebbe rimessi
traendo i suoi fasci e regi auspicii dall'an- nella sua grazia, appena restituissero il ca-

ticaSeltempeda, città di curia generale, stello da loro ritenuto al Gentile, e agli

prerogative che nou ammette Colucci. arbitri stabiliti dal comune di Sanseve-
Convien dire che poi Sanseverino rico- rino e dallo stesso Gentile. Compagnoni
noscesse Ottone IV colonato da Papa In- a p. i2iparla delia rivolta de'sanseveri-

nocenzo lll.dappoichè sebbene per la sua nali e altri popoli della Marca contro il

ingratitudine e usurpazioni fosse poi dal rettore Anuibaldo.che colla sua pruden-
Pontefice scomunicato, nel novembre del za li ridusse all'ubbidienza e nella fede

1211 trovandosi inSanseverino, concesse di s. Chiesa, con quelle capitolazioni con-


un privilegio alla chiesa setlempedana ,
venute e da lui pubblicale. Leggo in Co'
che Marangoni riprodusse a p. 255. Ca- o Montecchio illustrala p.8g,
lucci, Ziryy'rt

millo L' lii, Hisloria diCamerino p. 2 34, che tullociò si fece in Montecchio, ove ri-
racconta la concordia seguita per mezzo siedeva il rettore. Riferisce l'Acquacotta
del vescovo di Camerino Azzo, tra i conti nelle.^/e/;jonff///l/<2tó/icrtp. 8 5, che que-
del castello della Truschia,ed i sanseve- sta con Sanseverino e altri luoghi favo-
rinati, e per essi col podestà retlore Fil- rirono nel I 263 il due
partito del re delle

dismino, nel gennaio 12 18, nella chiesa Sicilie I\Tanfredo, Papa e do-
nemico del

di S.Severino. Aggiunge Lilii che castel- i minante nella provincia, confermando


li diMaria e di s. Venanzio, che pos-
s. con solennità e giuramento di fedeltà i
sedevano i nobili di Camerino, ebbero o- patti d'unione e concordia. Nel seguente
riginedallegueneco'sanseverinati e ma- anno sanseverinali infestarono lo stalo
i

Quindi lodando sanseverinali


telicaui. i diCamerino, con molli danni. Dopo la
perchè conservavano gli spiriti, la gran- morte di Manfredi, temendo sanseveri- i

dezza e splendore de'seltempedani, dice


lo nali d'essere assalili, si unirono colle re-
che furono assai favoriti dall'imperatore liquie del partito guelfo, assoldarono 4oo
Federico I e dall'imperatore Federico II, bretoni, ed uscirono a daoneggiareil ter-
il quale nelle guerre co'camerinesi si ser- ritorio de' camerinesi, e poi molle ville

vi di Sanseverino per piazza d'airai,e la- che saccheggiarono; inoltre co' lolentinali
sciò che sanseverinali usurpassero le ca-
i depredarono dintorni e bruciarono il
i

stella di Gagliole, Palino, Aria e Chri- borgo di Caldarola nel 1270. Fremendo
spieri a' camerinesi. Essendo morto nel vendetta, i camerinesi furono repressi da
j25o Federico li, mentre i camerinesi Gentile Varani loro capitano, per la di-
SEV SEV 29
sparità delle forze. Unite poi tutte le sue il suo contado da una parte, e lo <'omu-
genti con Giacomo conte di s. Maroto, nità di Fabriano, di Malefica e di Sanse-
uccise ^oo nemici CI eoo ne fece prigioni: verino e altri luoghi del loro distretto,
questi ritenne lungo tempo, ad onta delle dall' altra ; onde non passava giorno in

scomuniche lanciate dai ministri ponti- cui non succedessero gravi conlese, vio-
ficiidell'Umbria e delia I\Tarca contro i lenze, ladronecci, incendi!, oinicidii e altri
camerinesi. Lilii cheViò narra, dice pure enormi scandali, tantoera lo stntodi con-
delle barbarie secondo alcuni usate dai fusione in cui versavano i marchegiani,
camerinesi co' tinti, che nel 1272 colla 1 mali umori di que'tempi infelici creb-
restituzione delle castella e sborso di de- bero coH'assenza del Papa, che avea sta-
naro ricuperarono la libertà , lasciando bilito la residenza in Avignone, onde nel
degli ostaggi per l'esigenze de'camerinesi, I 3,dopo la morte dell'imperatore En-
3 I

ad onta che Gregorio X, ed i rettori del- ricoVII capoparte ghibellino^ si com-


l'Umbria e della Marca non lo permet- mossero suoi aderenti e fuoruscili della
i

tessero e minacciassero camerinesi; laon-i Marca, e uniti in lega co'sanseverinati,


de poi furono multati di 0,000 lire, ma I vollero abbattere il partito de'guelfi ma-
ne pagarono 2,000 al rettore della Mar- ceratesi, come più prepotenti appresso i

ca Fulcone de Podio. Nel 1278 sanseveri- i suoi rettori. In questi tempi di turbolen-
nati uniti a' tolentinati scorsero Bclforte ze,appena sopite ripullulavano, così av-
e Urbisaglia, le saccheggiarono e ne rove- venne nel 3 1 4 contro il marchese della
I

sciarono le mura, ad onta de'camerinesi. Marca e sua curia, trovandosi tra'prin-


Sanseverino neli2c)o concorse tra'primi cipali nobili insorti Clauduccio di Malpe-
comuni della Marca
nuovo studio di
al lo da s. Severino. Frattanto pretenden-
Macerata; quindi nel lagS venne asso- do all'impero LodovicoV il Bavaro^ fu
luta dal rettore Raimondo, per offese fat- scomunicato da Giovanni XXII, ma il
te ad altri comuni. iXel 3oo Sanseverino 1 principe co'suoi aderenti ghibellini si recò
fece tregua con Monlecchio, Tolentino in Roma nel i 328 e vi fu coronato; quin-
e Matelica, per le rotture insorte, come di per sostenere il suo partito dispensò
di fazioni guelfa e ghibellina, e per ripa- privilegi e grazie, ed esercitò molti at-
rare ai disordini che ne provenivano. Nel tentati contro la sovranità pontificia, tra'
I 3o4 nuove guerre municipali agitarono quali dichiarò vicario imperiale di s. Se-
la Marca, e Camerino la mosse ai sanse- verino, Smeduccio della Scala, che Mar- il

verinati, assediando nel i3o5 castello il chesi nella Galleria dell' onore, chiama
di Gagliole ripreso dai sanseverinati , e progenitore della casa degliSmeducci. Nel
l'ebbe per cessione degli abitanti, contro i353 Giovanni Visconti arcivescovo e
i quali si portarono i matelicani ed san- i principe di Milano-di fazione ghibellina,
severinati : dopo fiera battaglia co'came- agognando al dominio d'Italia e spegne-
rinesi, questi assediarono Matelica, e l'a- i"e i guelfi, negoziò una gran lega di co-

vrebbero espugnata, se Sanseverino non muni, quale entrò Smeduccio della


nella
avesse concitato tutta la IMarca; quindi Scala che signoreggiava Sanseverino, e
Clemente V ordinò a Camerino di depor- altri potenti e tirannetti della Marca; per
re le armi. Mentre nel 1807 si ribellò la cui Innocenzo VI a reprimere le violenze
maggior parte della Marca di fazioneghi- de'grandi, spedì da Avignone il celeber-
bellina, Ancona infestò con barbare scor- rimo cardinal Albornoz, legato e vicario
rerie i confini della guelfa Jesi, che per- generale dello slato pontificio, e nel i 355
ciò si trovò costretta invocare l'aiuto di si dichiarò al suo servigio Smeduccio da
Sanseverino e l'ottenne : tuttavolta nel s.Severino,con altri nobili ecapi di guerra:
i3o8 insorsero gravi discordie fra Jesi e imperocché sebbene sanseverinati secca- i
3o SEV SE V
do le cnnlingen7e cie'lempi furono guelfi liprini posto al principio del ponte) Dnì.
o gliibellini, co^helli a sognile le piedo- TI onofiiCol.Snieduli prò sacra rovi. Eccl.
niinanti fazioni, nondiiiicno iiioblraroiio f icari gcii.lis. Terrae Sancii Sci'erini
sempre inclinazione alla dipendenza del et Deslrictus hlc Pons conslrucUis fitit.
J'apa, loro antico sovrano, per cui si se- Trovo nel Turchi a p.27 che Innocenzo
i

gnainiono Ira' primi ad nbl)idire il car- Ali leslitin il castello di Ficaiio a Bar-
dinal Alhornoz. il cardinale frenò l'au- tolomeo Smeduccio, ed al suo nipote do-
dacia de'signoioUi, e ricuperò alla Chie- minaiore di Sanseverino il dominio d'A-
sa i doininii usurpali. Dispulaiidosi nel piro, de'cpiali luoghi se n'era impadro-
1
37 1 se a Fermo o in Macerala dovesse nito il famoso Doldrino da Panicale, giù
) idursi la curia generale della Marca, tra ucciso sotto Bonifacio IX d'ordine del ni-
i primi s. Severino si dicliiai ò per I\Iace- potedicpiesti marcheseerettoredellaMar-
lata, come pel i ."si soUoscrisse nella sup- ca.y e Cenni sloricie numismatici di Fer-
plica a Gregorio Xi. Pel podestà, consoli, mo, del eh. avv. De Minici-;, leggo a p.
jniori e consiglieri generali e di credenza, 61, che nel i4o7 Lodovico IMigliorati ni-
iirmò l'alio Pietro Cinzio di Gubbio giu- pote d'Innocenzo VII, e da Gregorio XII
dice ordinario e iiolaro, e vi appose il si- spogliato del governo della Marca, s'im-
gillo di cera verde, con sopra le chiavi di padron'i di Sanseverino, facendo continue
s. Chiesa e colla figiiia della facciala del scorrerie sui paesi nemici e della Chiesa.
duomo. Al riferire di Lilii, nel i SySguer- Il Colucci parlando dell'ubicazione di Set-
reggiavano i camerinesi, contro i mate- tem[)eda, riprodusse una cronaca, che di-
licani e i sanseverinati, con grave dispen- ce: come a'3 ottobre i4o i mg.» Rossi ve-
dio. In seguilo pacificali, nel i 889 Came- scovo di Parma, rettore di s. Chiesa, a i-

rino si collegò con Roberto ed Onofrio ''tanzadi Papa Alessandro,eGaleazzolMa-


Suieducci signori di Sanseverino, e co'si- 1 a testa con altra gente d'arme die il guasto
gnori di Fabriano e Alalelica, non cliecou fino alle Cagnore, e passò a Setlem|)eda.
JjoI Ir ino da Panica le. Nel la signor iadiSa II- Questa cronaca è inesatta; la rettificherò.
Severino, a Smeduccio erano succedutij Alessandro V giugno 1 409,
fu eletto nel
prima il figlio Cola, poi Roberto,indi Ono- emori nel maggio i4io; dunque bisogna
frio. Quest'ultimo, padrone eziandio di assegnare per vera epoca il 1409. Il Leo-
Sanseverino, figurò nella tregua Marchia- pardi, iSVr/W/fpf ^or«//j^??co«i7(7/i^c,']/rtr-
na del I 3q3, con ailre cillà e terre divise cae, riporta ap[)uiilo al i4"n Giacomo
per guerre, fazioni e nimicizie; l'alto lo de Rubeis di Parma vescovo di Sarzana
j iporta Compagnoni a p. 262, rilevando e luogotenente del legato, e scrisse bene.
che simile lega non poco inasprì il mar- Di più rUghelli, Italia sacra t. 2,p. 184,
chese della Marca. Ricavo dal march, liic- in quell'epoca registra pervescovodi Par-
ci, che grato mostrò il popolo di San-
si ma Giovanni Rusca (seu Ruscoiiis nota
severino ad Onofrio Smediizio, che essen- Lucenzi) di Como; bensì nel t.i,p. 80
do vicario della città per Pa[ia Innocen- tra' vescovi di LuniSarzaui riporta Ja-
zo ^ II, fece co'piO[)ri denari costruire un copo deRubeis di Parma, già vescovo di
ponte di un solo arco sul fiume Potenza, Verona, traslato poi da Giovanni XXIII
a pochi passi dalla porta delta del Mer- (clie succes^^e ad Alessandro V) a Napoli.
cato, e lo diede compiuto neli4o4- ^'<i'- Dunque il De Rubeis non fu vescovo di
l'iscrizione che vi li» po.ita si legge : An- Paruia,nè nativo di Sarzana, sibhenenao-
no Domini i4o4 tempore SS. D. Inno- que e mon a Parma, e fu pastore di Limi
ceiìlii Pap. FU, et /I7(7i,'/.?;. (interpretato e Sarzana. Per tale lo notai a Sap.zana,
per Magnifici: neh 833 si perde cpiesla ed a Macerata narrando il ricupero della
iscrizione nelladisli azione dell'arco liar- IMmca che in gran parte ubbidiva al le-
SEV SEV 3t
gillimo Grei^oiio XII, ed a lale azione si ciò, questi decise le controversie fra le par-
riferisce l'enafa cronaca. Di poi avendo ti. Ma nel 4' 8 cainermesi si gravarono
i i

Gregorio Xll generosaiiiciite rinunziato con Braccio per relfctluazione del con-
il pontificato per estinguere il gran Sci- venuto. Allora Braccio marciò all' asse-
Sina (/".) d'occidente, che lacerava l'unità dio diSanseverino,senza nulla operare per
della Chiesa e teneva in subbuglio lo sta- le nuove promesse fatte dagli Sme. lucci.
to ecclesiastico, il concilio di Costanza lo Il medesimo Turchi racconta pure le vi-
dichiarò I. "cardinale, legato della Marca cende d' Antonio Smeducci a p. 282 e
e v( scovo di Macerala e Recanali (f-)- seg., come gli fu tolto l'Apiro; che a'ic)

Di quest'accordo, Macerala v\<i\i/\\S ne. ottobre 1 4^0 il magnifico messer Anto-


die parie al signore di Sanseverino, co- rio fu preso e ritenuto dal legato della
me a'signori di Riniini (che ospitava Gre- Marca cardinal Coudulmieri (poi Euge-
gorio XII), di Fermo e di Camerino: O- nio IV), ed il suo commissario [)cr I\Iar-

liofilo Smeducci rispose a Macerata con tino V prese possesso dell' A [)iro, indi a'2 i

gralulazioni. Neli4'7 per la pace della novembre Antonio fu rilasciato e tornò a

Marca fii fatto un gran compromesso de- Sanseverino con grande allegrezza : non-
scrillo da Compngnoni, nel quale vi fu dimeno Antonio a' I 3 marzo 1424 P'S''^
compreso Sanseverino, rappresentato da il cassaro dell'Apiro e il castellano che lo
Antonio Smeducci tli Sanseverino, essen- governava pel Papa, venendo costituito
do ancora la sede apostolica vacante. Que- rettore Bartolomeo Antonio diSanseve-
sta cessò nel novembre con elezione di I lino, per Antonio Smeducci vicario ge-
Martino V, che terminò lo scisma e pa- nerale per la s. romana chiesa, che per
cificò l'Italia, ed il quale 0^142 3 ad i- la sua tirannia era segno dell'odio di lutii,

stanza degli aquilani vessati dalle incur- ed era esecrato dai sanseverinali. Che nel
sioni di Braccio da Montone, ordinò ad maggio 1426 perciò l'esercito ponlifìcìo
AntonioSmeducci vicario di Sanseverino cinse Sanseverino, comandato d;il nipote
e ad altri signori della Marca e comuni di Martino V, Pietro (Colonna già gover-
picene, di non permettere ai loro sudditi natore della Marca (secondo Leopardi,
di guerreggiare nel regno di Napoli. Già che inoltre lo fa moito neh 425, ma vi-
questo Braccio per vendicare camerine-
i vente e solo morto a' 1 6 settembre 4^6, 1

si, e punire sanse verinali che


i aveano per- al dire di Compagnoni); l'assedio durò

messo che Carlo Malatesta signore di Ri- 3 mesi, finché i sanseverinali si diedero
mini facesse in Sanseverino prigione Co- a'minislri pontificii, dopo vigorosa resi-

stanza Varani, neli4i6 avea posto l'as- stenza. Antonio hi preso prigione^ spo-
sedio a Sanseverino, il quale riconobbe gliato di tutti i beni e ragioni, e col Ca-
la liberazionedal suo patrono S.Severino, stello turoiio applicali al fisco, e gli fu da-
al modo che narra Turchi a p. 287 lut- : ta la morte in Roma miseramente nel ca-
tavolta dice il Ranaldi, M
e movie di s. Ma,' ste! s. Angelo. Siccome Anlonio,oltre la sua
ria del Glorioso p. 49, t;hc il convento ri prove voi e condotta erasi ostinalo contro
de' domenicani di s. Maria del Mercato il V, a ritenere l'Api-
volere di Martino
ricevè grave danno quando Fortebraccio volgarmente con proverbio fu detto:
ro,
vi si cacciò dentro colla forza per vincere Unptroha strozzato I\l. Antonio daSan-
i sanseverinali. Nondimeno afferma Lilii Severino. Di Apiro, della Valle di s. Cle-
che cessarono quando Antonio
le ostilità mente, di Castel dell'Isola, ede'rappor-
Smeducci si raccomandò al commissario ti di Sanseverino con tali luoghi, ne toc-

di Chiesa per interporsi coi Varani e


s. cai nel voi. XL,p. 242, descrivendo la dele-
camerinesij promettendo restituire Ga- gazione di Macerata. Dice Marangoni, che
gliole; e fatto un compromesso iu Brac- volendo Martino V abbassare l'insolenza
32 SEV SEV
tici'foiul.vlnii, e ridurle It; cillà e lerreal- Macctaln, csseiKlo piìi rinomati Lodo-
i

l'imnit'di ila ubbidienza tlell;iCliiosiì,i snri' vico e Paolo Colonna, Gattamelata assai
severinali non potendo piùsoflii re la tiran- celebre, e Rocca di Farro o Ferro, per
nia degli Sineduccij con onorifiche capi- opera di questi ricuperò alla Chiesa San-
lolazioni si dierono alla s. Sede, od il pon- severino, sbindilone Antonio Isuieduccio
tifìcio iegnloerilrò inSansevcrino;{"ece ar- suo signore con altri fuorusciti, ch'eiansi

resìaie gli Sniediicci,e concesse le loro fa- filiti forti nella rocca di .Monte Acuto, scor-
collà e quelle degli aderenti all'arljitrio rendo edaiiiieggiandod'ogni intorno. Nel-
«le'soldati, dice Lilii. Contribuì al debel- lo slesso annoi 4^6 nelle loggie della chie-
lamento degli SineducciGiovanni figlio di sa di s. Maria della Misericordia, il pub-
Giovanni Servnnzi, il quale come descri- blico consiglio istituì il tribunale econo-
ve mg/Gentili tic Cenni storici p. 6, vin- 1 mico. Nel seguente 14^75 "Ot^ '' 'W^i''*
se la Ii:icclie7za e la servilità ingenerata chese Pucci, si pose mano al ponte diCe-
dalla tirannide degli Stneducci, e avviò salonga, ora s. Antonio, da un maestro
la patria al futuro inciviliujento. V inci- Stefano da Monte INIdone, e fu compiuto
tori gli Smeducci di più battaglie, aveano da Ijardese da Caldarola questo ponte :

acquistalo un ricco dominio. Benché al- che serve di chiusa alle acque, le quali '\a

lacciali dalle pontifìcie scomuniche, ed e- grande abbondanza sgorgano per amplis-


sposti al fVu'oi e dell'ira cittadina esacer- sima sc;da, mostra un magnifico edifizio
bata dalle loro prepotenze, pure aveano fallo dal senno de'noslri maggiori, quali i

trionfalo audacemente d'ogni ostacolo, guardavano alla reale utilità, che soni-
ca '

diffondendo nelle terre e castella ad essi ma apparve,quando fattisi canali, occu- i

soggette, un sistema tutto feudale per me- parono tulio quel tratto che si dirige al
glio dominarle. Giovanni Servanzi spe- sobborgo di s. Maria delle Concie. Pier
dilo dai sauseverinali console e ambascia- Gentile Varani de'signori di Camerino,
tore a Martino V, tenne sugli Smeducci avendo falsificato le monete d' Eugenio
tanlograve ragionamento, che riuscì a lo- IV, si ritirò a Sanseverino: ivi arrestato
dall'animo de'medesimi la lusinga
gliei e d'ordine del famoso Vitelleschi governa-
e il disegno di ralìermare la signoria sulla tore della Marca, e portato a Recanali,
patria. Dipoi il Servanzi per le sue co- gli fu mozzato il capo. Intanto figli di i

gnizioni legali die una saggia riforma alle Antonio Smeducci aspirandoa ricuperare
leggi 5tatularie,ed anco per questo si rese il potere, furiosamente co' loro partigia-

benemerito de' concittadini e ne meritò ni, fuorusciti e sbanditi , nella notte del
gli elogi. Anche Marchesi parla della de- i.° giugno 1434 pei' la porta di s. Fran-
cadenzadegliSmeducci dal potere, dicen- cesco rientrarono in Sanseverino, e feri-

do che annoiati sanseverinati «lei tiran-


i rono Biscancia famiglio del magistrato;
nico governo de'loro sovrani, nel pontifi- presero e si fecero forti come in propu-
cato di Martino V ottennero permissione gnacolo nel convento di s. Francesco, poi
di reggersi colle proprie leggi; quindi in s'impossessarono della piazza e torre del
quello del successore Eugenio IV ubbi- comune. Il popolo armato ingaggiò una

dirono a Francesco Sforza marchese della fiera scaramuccia cogli audaci aggressori,
Marca, e da Kiigenio IV furono messi in e in tal fatto morirono due camerinesi e
possesso di tutte quelle giurisdizioni, che un folignate. Superati poi e fatti prigioni,
godevano per l'avanli i tiranni Smeducci. furono quindi ne! Campo del Mercato im-
Da Compagnoni pure si ricorda l'avve- piccati I I tra fuorusciti e paesani, come
nimento airannoi426, poiché riferisce ricavodaTurchijoUregli uccisi nel tempio
che Pietro Colonna colle milizie e molti di s. Francesco, e perciò pollato. Dopo la

capi di gucria che aveano quartiere in cucciala de"li Smeducci dal domìnio di
SEV SEV 33
Saiisevcrino, alcuni di essi presero il co- SCO Piccinino e il cardinal Domenico Ca-
gnome Scala, altri Bartolomei. Un ramo pranica legato apostolico, che fatti prigio-
vivoaauclie in Jesi esi eslinsc in Fabriano ni tradusse nella rocca di Fermo, ricon-
colcognome Scala signori di Rotorscio, quistò prontamente Sanseverino e l'inte-
come lo furono gli antenati. Dice l'avv. ro Piceno, meno 4 luoghi, come narrano
Castellano.clic gii Smeducci cacciati da s. il Baldassini a p. 146, e l"'avv,De Minicis
Severino si rifugiaronoa Firenze, ove a- a p. 76. Sul finir dell'anno Io Sforza con-
veano già ottenuta la cittadinanza, e dove cluse conEugenio IV una pace grande-
lianiio tuttora domicilio col nome di Bar- mente onorevole. Fra'Iuoghi soggetti nel
tolomei Smeducci. Nelle guerredellalVIar- i444'''l'f' legazione del cardinale, trovasi
ca,clie in tanti luoghi raccontai, la città fu pure Sanseverino, benché il Leopardi lo
occupata da Alessandro Sforza fratello di riporti legalo delia Marca nel 1 44^. Cac-
Francesco marchese e invasore della Mar- ciati dal Piceno tiranni, e cessate tante
i

ca, e per poco tempo ne fu signore. A- guerre e rivoluzioni, cagionate ora dalle
lessandro vi dimorava nel luglio 1437, e fazioni, ora dalle compagnie di masnadie-
nel novembre i44'2> so'foscrivendosi F. ri, ora dalle discordie civili e co'convicini
Hfai'chio ef gen. gub. ex terra nostra s. i5e- non che dalle tiranniche usurpazioni, co-
verlni. A (Ferma Baldassini citato, che nel minciò nella Marca a rifiorire la pace sot-
1443 Eugenio IV fatta lega con Alfonso to Sisto I V, ed a ricomporsi in amistà so-
V Aragona re di Napoli, per cacciar
d' cievole lecittàealtri luoghi tra loro.Quin-
dalla Maica Francesco Sforza, questi non di è, che dopo tante fiere discordie e ini-
potendo lottare con tante forze si ritirò, micizie ch'erano passale tra'montecchiesi
dopo aver posto guarnigioni in diverse e pubblico di Sanseverino, delle quali
il

piazze (ed in Rocca Contrada Roberto da varie memorie ci diede Colucci ne'docu-
Sanseverino suo nipote e de'conti diMarsi menli riferiti nel suo Monlecchio, final-
della famiglia Snnse\>erino, non sanseve- mente nel 1482 per reciproco consenso
rinate), nel modo narrato dal Lilii a p. d'ambedue comuni fiM'ono stabiliti certi
i

196. Entrato quindi il re nel la Marca colle patti solenni d'alleanza e d'amicizia, che
sue truppe e quelle della Chiesa, e spie- indi in poi sempre
mantennero tra'dtie si

gate di queste le bandiere, tosto alla di popoli lodevolmente. Ma dopo pochi an.
lui ubbidienza si volse la città di Sanse- nilaMarca fu agitala dall'ambizionesmo-
verino, della quale prontezza Alfonso V derata di dominio di Cesare Borgia du-
in una lettera scritta ex felicibns Castris ca Valentino e figlio d' Alessandro VI,
nostris apud s. Sei'eriiiiun die 1 8 angusti che principalmente s'impossessò de'vica-
1443, atutteleciltàeluoghi della Maica, riali temporali della s. Sede, fra'quali Ca-

se ne lodò e portò ad esempio perchè lo merino, e imperversando co' Vara ni che


imitassero di questo accampamento del
: ne furono vittima, Neli5o2 Gio, Maria
re coir esercito, discorre eziandio Com- Varani fuggì da Camerino ov'era ritor-
pagnoni, riproducendo come il Baldassini nato con molti del suo partito, e scorren-
il manifesto lettera regia. Osserva Ma- do di passaggio a Sanseverino, con minac-
rangoni, che giunto Alfonso V a Colle- ce di dare il guasto alla campagna, tentò
luce, castello di Sanseverino, posevi l'as- di farsi accomodare qualche somma di
sedio, mentre gli ambasciatori di Sanse- denaro dal pubblico, ma indarno; fin-
verino in segno di assoggettarsi gli por- ché s'allontanò dalla chiesa del Glorio-
tarono le chiavi della città, che il re volle so, con avere le sue genti tagliati alcuni
che si consegnassero al legato del Papa. alberi d'olivi, e provato di fare altri dan-
Ma nell'anno seguente, Francesco Sforza ni, come leggo in Lilii. Questi pur narra,
avendo sbaragliato a'2 3 agosto France- che i sanseverinali avendo nelle rivolle
VOL. i,xv.
34 SE V SEV
(lolla cillìj sor|Mcso il costello di Gaglio- no, Domenico, Rosa e Alfano oranti, ol-
U' , Cameiino, il Popò era
nel ducalo di ire il mirabile s.Gio. Ballista, cndulo di

stalo neccssitalodi spediivi un commissa- Raffaele per la sua bellezza, di cui fu fa-
rio, al quale opponendosi quelli die vi e- niigliarissimo. A Raffaele fu pureallribui-
«ano alla difesa, furono costretti gli eccle- ta la preziosa tavola della sagreslia del
siasticijnonscnVa perdile, di riacquistar- nuovo duomo di Sanseverino, ove Pinto-
lo colla forza. RitornòGagliole in pulere ricchiocolor'i un'altra immaginedi Nostra
dc'cainerinesi, ed ai sanseverinati fu con- Signora , ossia la ricordata in principio
donalo l'eccesso in grazia del celebre mg.' Madonna della Pace, siccome pittura me-
INicola Bonafede di s. Giusto fiimigliaredi ravigliosa. Con questi e altri dipinti mi-
Alessandro VI, che nelle guerresche sue gliorò Pintoricchio la maniera de'cullori
imprese avea preso stanza anche a Sanse- delleartiin Sanseverino, ed in falli illiicci

^erino, come trovo in Leopardi, T'ita di potè celebrare Ira i tanti valenti artisti

Nicolo Bonnfede. Abbiamo da Tomma.so sanseverinali,eziandio quelli che ne segui-


l?aldassini. Notizie di Jesi, p. 99, altra Jono le tracce e la scuola,e lasciarono nella
narrativa della guerra delle milizie papa- patria molle loro produzioni , ricordan-
li contro Camerino, per cui a'20 dicem- doli nel t. 2, p. r I 1 e seg. Nell'encomiute
l)rei5o2,per ordine del cardinal legato Memorie di s. Maria del Glorioso, Irovu
della Marca, Jesi dovè mandare 3oo pe- le seguenti notizie. Nel iSig piceni e san- i

doni a Sanseverino colle necessarie vetto- severinati furono turbali da Renzo di Ce-
vaglie a danno de'camcrinesiji quali uniti ri (di cui parlai pure a Roma, descrivendo
ni matelicani avenno assedialo la città di il lagrimevolesacco del 52^), e Napoleo
i

Sanseverino. Di tale stretto assedio e pron- ne Orsini scorrenti la provincia con armi;
to aiuto dato dai jesini,fece ricordo ezian- tristi casi da altri più tardi rinnovati, ede-
dio l'altro Baldassini a p.196. Vuole JNIa- scriltidaglistorici citati nelle/I/emor/e.Di-
rangoni,cheSanseverino benché ubbidis- venuto Papa Clemente VII, Sanseverino
se inquesto tempo al luogotenente pon- inviò aRoma oratori per congralularsene,
tifìcio della Marca Girolamo vescovo d'A il conte A nlongiacopo Franchi, e ilprela lo
sisi, pure si governasse in fornia di repub- Girolamo Boccaurati , che ricordai tra
Jjlica, come Civilanova. Osserva il march. gì' illustri sanseverinati , e invocando la

Ricci, Memorie t. 2, p. 85, che nel 1 509 conR-rnia de'privilegi e statuti, benigna-
fermò il domicilio in Sanseverino il cele- mente la concessecon breve apostolico o-
l»re pittore Bernardino l*erugino, e che norevolissimo, dichiarando che nel car-
abitando presso Giovanni Gentile vi a- dinalato conobbe la fedeltà e l'iminensfi

prisse scuola, rinianendovi oltreili5i4} divozione de'sanverinati verso s. Chiesa.


nel quale anno altri lo fecero già morto, Inoltre Clemente VI con 1 tal diploma ac-
prima che il eh. Giuseppe Ranaldi ne tro- cordò a Sanseverinoniioveeseiizioni e pri-

vasse le memorie nel patrio ardii vio, per- vilegi, e la facoltà già accennata al comu-
ciò lodalo dal dolio scrittore , come so- ne di battere per una volta i pìccoli, mo-
lerleedciudito cotnpilatore delle Memo- neta cos'i detta, per la somma di 5o ducati
rie del Piiiforiccìiio, lelative alla sua sta- d'oro, con licenza del prefetto della fiib-

zione ili Sanseverino, distinguendolo dal- brica di s. Pietro, onde sostentarvi [)o- i

l'altroBernardino l'erugino, perchè altri veri nel luogo di s. Maria del Glorioso,a-
ne aveano confuso. Fu invece in quel-
lo bililando per la fabbrica della chiesa il rac-

l'anno, che Pinloiicchio terminò la gran cogliere Imiosine per tutta laMarca An-
tavola esistente nel maggiur aliare di s. conitana. Quindi furono battute le mo-
Domenico, ove espressela B. Verginecol nete, cioè quattrini a 6 per bolognino,
i

$. Bambino, il quale è volto ai ss. Severi- come allora correvano, ad onta che fino
SEV SEV 3j
tlal £ 5 8 LconeX avea
1 soppi-esse le zecclifi per rimuovere Carlo V dalla guerra con-
provinciali; per cui, sebbcii.; limitato, sif- tro i francesi, passò per Sanseverino coi
fatto privilegio fu veiatncute singolare, e cardinali GuidoAscanioSfoi za suo nipote,
la chiesa del Glorioso ha perciò un par- Marcello Cervini poi Marcello II, e Mar-
ticolare monumento fra le storie delle zec- cello Crescenzi, seguiloda 800 uomini
che italiane. Noterò con Marangoni, p. a cavallo e da 2000 pedoni. L'Avicenna

357, che nel 15-2'j per la funesta occupa- tielle Memorie della città di Cingoli, p.
zione di Roma del crudele esercito di Bor- 27 parlando del corpo di s. Filomena
,

bone, e accennato tremendo spoglio, as- eia velli che si venera in Sanseverino, dice
sediato Clemente VII in Castel s. Angelo, mancarle un solo dito, che vuoisi levato
si ammutinarono nella Marca vari signo- da Paolo III cpiando fu di passaggio per
rotti, che occupati più luoghi, tennero in la città nel recarsi in Lombardia. Dipoi

agitazione la provincia, ed in Sanseverino il Papa nel 54') con un breve approvò


1

fu nuovamente fomentata dalleconlrarie quanto il comune avea statuito, pel cullo


parti di due nobili primarie famiglie, i ecustodiadi s. Maria del Glorioso. Final-
conti Vicoli-Caccialupi, contro i Gentili menle, dopo vinti ostacoli gravissimi, ai
di Rovellone, ìe fazioni de'cpiali durarono I 3marzot 564IefazioniCaccialupi eGen-
più anni, condanno e travaglio di San- tili, che tenevano come divisa la città, per
severino, eziandio nello stesso secolo XVI. essereimpegnatenell'unao nell'altra qua-
Dopo le disavventure, Clemente VII ri- si tulle le principali famiglie, si compo>e-
cevè oratore della provincia della Marca ro in pace con islroraento solenne stipola-
il conteLeonardoFranchi sanseverinate. Io avanti il governaloredella Marca Pao*
Lo stesso Papa donò una medaglia d'ar- lo Odescalchi protonotario, nella chiesa
gento dorata al guerriero Patrocinio Par- maggiore di s. Severino, inter Missaruin
teguelfa di Sanseverino in essa si vede : soleinnia. A comporla eransi impegnati,
da una banda Clemente VII a caval!o,le- ad istanza del magistrato, il cardinal Ni-
nendo nella manodritta il Rosario, nella colò Gaetani de'duchi di Sermoneta go-
sinistra una face accesa; innanzi alni è ge- vernatore di Sanseverino, le comunità di
nuflesso il detto milite, e solfo l'arme dei Cameri no eFabriano,ed altre distinte per-
Parteguelfi si legge l'epigrafe: Patroc. sone : pei Caccialupi trattò Giulio Orsini,
P/rr/fg/u'//?. Dall'altra stemma banda è lo pe' Gentili il cardinal Vitellozzo Vitelli;
pontificio de'Medici. Dipoi sotto alla me- per sicurtà del trattato si promise dalle

daglia fu incisa l'iscrizione Domini Cle- : parti darne fede ad altri grandi personag-
mentis FU, Patrocinio Parteguelfi Pa- gi, ed alla magnifica comunità di Sanse-
triciaSeplempeclano oh praeclara merita verino. I deputati di Camerino e tli Fa-
erga X. Sedema. Sa 7. Nella famiglia Par-
1 briano dal consigliogenerale finono crea-
teguelfa fiorirono vari uomini illustri, che ti cittadini di Sanseverino, col titolo di

celebrò il conte Severino Servanzi Collie: perpetui conservatori della yt'rt' ce, presen-
Alcune parole su lafamiglia Parteguel- tali di ricca tazza d'argento, e accompa-
fa patrizia di Sanseverino, Sanseverino gnati onoratamente alle loro patrie. Il

1844 pei" l'Ercolani. Nel i536 accadde cardinal Vitelli fu presentato d'un vaso e
la solle vazionede'sanseverina ti contro l'u- bacino d'argento, ed altro bacino renne
ditore di Giuliano Soderini governatore donato all'Orsini. Nel pontificato del glo-
della Marca, per cui ne fu fatto processo e rioso Sisto V surse un'era novella perSan-
vennespedito un commissario per punir- Severino, sia per essere riconosciuta dalla
li; ma col pagamento d'una multa di scu- s. Sede per citlà,sia per l'erezione o re-
di 2000 ottennero perdono. Allorquan- stituzione della sede vescovile, come l'a-

do Paolo III neh 543 si portò a Bussclo, vea avuta Setlempeda,ed in falli i vescovi
36 S EV SEV
tuttora i."ìf\l'\lo\nno Seplempe(laiui<; .^nu- scovile, si ponno consultare per la storia
di Scveiini. Secondo alcuni la cill;"! ili di Sanseverino: Cipriano Divini, Icono-
(|uando in quando a vca avuti pergo verna, grafia della città di Sanseverino, lìoma
tori de'cardinali,ma Paolo V nel 1607 la 1640; le diverse erudite e pregievoli o-
decorò del governo prelatizio, percui mol- pere del conte Severino Servanti Collio;
ti prelati governatori dopo distinta car- e leoperedel Ranaldierudilissime,anche
riera furono elevati alla s. porpora. Vc- di notizie bibliografiche, ed ove sono ri»

roDiente il cardinal Silvestro Aldobran- portate le diverse storie mss. che si con-
dini pronipotedi Clemente Vili fu l'uni- servano in Sanseverino.
co certogovernalore diSaoseverino, anzi La sede vescoviledi Settempeda,secon-
fu il governatorejqualcuno ritiene es-
I." do Colucci, risale all'epoca della conver-
sere stato pure un cardinal Simonetta, ma sione di Costantino Gra?idene\ prin- I il

è dubbio. Nel iGysco'tipi di Macerata fu- cipio del IV prima ancora;


secolo, ovvero
rono pubblicati: fura Municipalia Sta- ma dopo tal tempo non se ne può du-
tuta civitatis s. Se^'erini. Ebbero i san- bitare, ritenendo per ultimo suo vesco-
se verinati più statuti; il i ."è ricordato nel- vo il glorioso s. Severino, e non l'unico
le Riforraanze deli 807, il 2.° venne or- come opinò il p. Gentili, avendo seguito
dinato nel 14^6 e portato a termine nel Colucci il sentimento d' Ughelli, Italia
1427. La serie de'prelati governatori di sacra, t. 2, p. 764, e del suo annotatore
Sanseverinodelsecolo passato e de'primi Coleti ; anzi crede certo che s. Severino
anni del corrente sino al i 8og, si riporta fosse il penultimo de'vescovisettempeda
nelle Notìzie di Roma : l'ultimo fu mg.' ni, fondandosi sugli /4tti più recenti dei
Giuseppe Negroni, quindi dopo il i8i4 santo, dai quali apparisce che il santo per
Sanseverino ebbe un governatore distret- avviso d'un angelo si eleggesse il succes-
tuale secolare, che come prelati risiede i sore, ad onta e quantunque tali y^tti, del
nella città. I prelati talvolta colle loro fa- tutto diversi dai più antichi, da Colucci
miglie furono ascritti alla nobiltà di San- non si abbiano in grande stima. L'anti-
severino, come nel 78 fu mg.' Roberto
i i ca diocesi Seltempedana,al dire di Coluc-
de'conti della Genga con tutta la sua no- ci, fu più ristretta della presente, poiché
bilissima casa, da cui usci Leone XII e il i suoi confini erano quelli della ragguar-
vivente cardinale di tal cognome. 11 con- devole sua colonia e municipio, e sino a
te Rinaldo della Geuga era stato podestà dove si estendeva la giurisdizione de'ma-
nel 1460. Sanseverino come la Marca e gistrati municipali si estendeva la spiri-
il Piceno soggiacque successivamente agli tuale de' vescovi. Le città circostanti del-
avvenimenti politici, indicati in quegli ar- l'antica Settempeda furono Camerino ,

ticoli, e grandi feste fece per la canonizza- Tolentino, Urbisnlvia (di cui nel voi. XL,
zione celebrata del suo concittadino da p. 267 e seg.), Treja, Cingoli, Matelica
Gregorio XVI, e descritte da Domenico (/^.), tutte città importanti del Piceno e
Valentini Relazione sulle festività cele-
: ch'ebbero come Settempeda, chi prima,
brate nella città di Sanseverino per la ca- chi riopo, i loro vescovi; di conseguenza
nonizzazione di s. Pacifico Divini, Ma- tali diocesi furono i confini di quella Set-
cerata 1839. Già il conte Severino nea- tempedana, e perciò questa più ristretta
vea scritto e diramato un Diario rass., dell'odierna, come pure rilevò Turchi, il
di cui si parla nella Relazione sull'inco- quale aggiunge che la variazione seguita
ronazione della B. Vergine del Buon Cuo- tra l'antica e la presente diocesi si deve
re seguita in Monte Cassiano,dié. can.G. ripetere dal disposto di Sisto V, che nel
Sampaolesi. Oltre i citati autori eglialtri reintegrare la città di Sanseverino della
che ricorderò nel descrivere la sede ve- sua cattedra vescovile, le costituì per dio-
SEV SEV 37
cesi tulio quel ilisUello che temporalmen- desimi non furono monaci, uè si
fratelli

te apparteueva a quel pubblico; e sicco- ritirarono nel monastero di s, Lorenzo di


me la citlà di Sanseveiiiio ue'bassi teui- Doliolo, celebre per l'antichità e per la
pi era stata molto potente, cos'i avea com- santità de' monaci clic vi fiorirono; ma
prato vari castelli e vari ne avea ricevu- semplici anacoreti rifugiatisi inMonteNe-
ti in dono dalla s. Sede, in benemeren- ro,poco lungi da Seltempeda; né furono
za de'servigi ad essa prestali, e della sua benedettini o basiliani, che se lo fossero
fedeltà. Col mezzo di tali acquisti il terri • stali, que'due ordini gli avrebbero ascritti

torio di Sanseverino venne a dilatarsi as- ne'Ioro martirologi. Secondo gli alti più
sai più, die non era quello dell'antica Set- atilichi a cui Colucci dà tutta la fede, le

teuipeda, ead un tempo venne a ingran- memorie della vita di s, Severino non so-
dirsi anche la sua diocesi rispettivamente no che di un gran distacco di»l mondo,
all'anlica.Non con vieneColucci col p. Gen- d'una vita d'una gran peniten-
solitaria,

tili, che l'antica diocesi si estendesse si- za. Dopo la morte de'genitori, seguendo
no a l'ioraco. Ne'fasti ecclesiastici vi è di il consiglio evangelico, d' unanime con-
un solo vescovo settempedano la memo- senso del suo fralello s. Vittorino, ven-
ria, chiamato s. Severino, che si distingue dè tutte le loro sostanze e le distribuì ai
dagli altri di tal nome, come prova Co- poveri. Ambedue si ritirarono in luogo
lucci parlandone con qualche dettaglio e solitario nel Monte Nero, e siccome araa-
critica, onde correggere gli abbagli pre- vansi scambievolmenle,runo all'altro sot-
si da alcuni per la comunanza del nome; tomettendosi, ciascuno profittava de're-
e seguendo il Mazzocchi li riduce a due, ciproci esempi e consigli. Dopo qualche
l'uno s. Severino [f^.) apostolo del No- tempo s. Vittorino slimò meglio separar-
rico e abbate, l'altro il vescovo settem- si per attendere più liberamente alla per-
pedano, escludendone il napoletano che fezione, rimanendo s. Severino solo nel-
si pretese fiatello di s, Vittorino, diverso l'eremo posto nelle cime dell'avventuro-
dagli omonimi martiri, il quale lo fu ve- so Monte Nero, santificate dalle sue o-
ramente di S.Severino vescovodiSettein- razioni e penitenze, e poi dal venerato
peda. Noterò che abbiamo ancora s. Se- suo sepolcro. Per suggestioni del demo-
verino {F.) abbate d'Agauno, e s. Seve- nio cadde qual fragile uomo nel peccato
rino (^f.) vescovo di Bordeaux. Colucci il fratello Vittorino, in mezzo alla fore-

dichiara col Turchi s. Severino vescovo sta d\ P'ìoraco,Prolagueuni,hì cui vivea


di sua patria,cioè settempedano, rigettan- solitario, e ricevutolo s. Severino nello

do i pareri di quelli che lo credono un- Slesso tugurio doudeeraparlito,non man-


garo, d'AmiternOjdel Lazio,e persino ca- cò di consolarlo colla speranza che devesi
merinese lo vuole Lilii; discrepanze tut- avere nella divina miseiicordia ; quindi
te che si confutano cogli atti sinceri del per ottenerla al fralello raddoppiò le sue
santo, e del fratello s. Vittorino pur set- penitenze, sino a cibarsi come lui per 3
tempedano e piceni ambedue. Perciò di- anni continui di poco pane e acqua nelle
ce Turchi, eh' essi in Seltempeda ebbe- sere della doraenica,che fu il tempo della
ro genitori, i
i fratelli, le possidenze, e pres- penitenza forse stabilita dal vescovo diSet-
so Seltempeda si ritirarono a menar vi- tempeda, dice Colucci, a Vittorino, e che
pone indub-
ta solitaria e eremitica, solo vi conduceva il santo. La fama delle virtù
bio la loro prosapia. Con buone ragioni di Severino essendo notissima al po-
s.

Colucci ribatte gli argomenti di Lilii al- polo settempedano, vacata la sede vesco-
quanto coutraddittorii, sul credere ca- vile, fu eletto vescovo di Seltempeda nel

marinesi i ss. Severino e Vittorino sel- ponlificatodiPapaVigilio (eletto nel 540,


Icinpedaui. Sostiene Colucci, che i me- morìncl 535: invece crcdcCulucci che Vi-
38 S EV SEV
gilio fos'se ilconosciulo uel siuguo 538), secnbra 54.3, epoca che corrisponde a
il

e forse tla lui ordinato, se deve credersi quella della distruzione di Seltempeda o-
al Fr;mclii. Gli alti antichi lo dicono e- perala daToliladue anni dopo, secondo
sentpio insuperabile di virtù; i più recen- la [)iù comune tradizione. Appena avve-
ti aggiungono i miracoli d'ogni maniera nuta la beata morte, depositato il sagro
operati per virlùdivina,d'averaccrcsciu- corpo nella cattedrale, per soddisfare la
la lasua chiesa, che lasciò mollo ricca, pietà de'fedeli, anche accorrenti dai limi-
d'aver foudato e ben provveduto 5 mo- troll luoghi, fu lasciato insepolto per bea
uasleri,d'aver ristabilite e ridotte alla lo- 20 Dio a sua intercessione ope-
giorni, e
ro integrità più canoniche, d'aver sopite rò iiun pochegraziee prodigi. Altri ritar-
le discordie e visitato tutta la Marca. Co- dano la deposizione del corpo di s. Seve-
lucciconviene sui niiracoli operati an- rino nel luogo ove si venera, nell'eccidio
che dopo morto, dubita sui monasteri, e de'golij per preservarlo dal loro estermi-
quantoallecanoniche le restringealla so- iiio, collocandolo settempedani sulle vet-
i

la della chiesa settempedanaj egualmente te del Monte Nero per assicurare s"i pre-
dice incerta la visita della provincia pi- zioso tesoro da qualunque pericolo. llTur-

cena. Altri dissero s. Severino dotto delle chi, De Ecclesiae Cameriiiensis, p. 3, 1 1

cose divine, capacedel governo delle ani- «arra che due invenzioni si trovano del
me, che estirpò dalle picene contrade gli corpo di s. Severino, lai." a'26 aprile del
errori de'pelagiani,corresse i costumi, raf- 586, l'altra a' 5 maggio 1 576. Forse alla
i

fermò le credenze, e salvò vivente Set- 1 .


'
appella la narrata dal Marchesi, Gal-
lempeda da guerra e da stragi, onde fu leria dell'onore 1.1,^.^06. » iMentre an-
proclamato padre della patria. E' contra- davano dispersi e privi di sede i setlem-
stala l' epoca di sua morte, e fu sepolto pedani , fu ritrovato prodigiosamente il

sulMonte Nero o Castel Reale, nel sito corpo di s. Severino loro vescovo e citta-
medesimo del suo romitorio, dopo esse- dino. Apparso egli tutto ammantato di lu-
re stato esposto al pubblico nella catte- ce ad un sacerdote, ordiuogli rhe facesse
drale di s. Maria della Pieve, ove poi fu porre le sue sagre ossa sopra un carro ti-

fabbricata l'antica cattedrale di s. Seve- rato da due indomiti tori; poiché era e-

rino, r episcopio, ed il castello chiama- spresso volere di Dio, che dove quegli a-
to Caslrum regale^ e dal nome del san- nimali arresterebbero il corso, si fabbri-
to appellato in seguito s. Severino. Tut- casse una chiesa in suo onore, ed il popo-
tavia la Severino da tempo
chiesa di s. lo vagabondo ergesse una nuova terra. I
immemorabile riconosce per giorno della bovi entrali col venerabile pegno in cam-
morte del santo suo vescovo 1' 8 di g'eu- mino per la pianura, giunti al flunie Po-
naio, ch'è quello pure dell'abbate e apo- tenza, gonfio d'acque per le dirotte piog-
stolo del Norico o Pannonia col quale , giedi recente cadute, ritrovarono asciut-
si confusero gli atti di s. Severino vesco- to il varco; cessando la corrente di prose-
vo di Seltempeda, dice Colucci con Maz- guire il naturale suo moto, divisa asomi-
zocchi e Turchi; inoltre festeggia il gior- glianzadel mareErilreo in due prodigio-
no 26 aprile come anniversario della i.'^ se spalliere, hiviatisi poscia i bovi verso
invenzione delle saule spoglie : la stessa Monte Nero, gli alberi piegarono le cime
chiesa celebra pure ili 5 maggio, giorno loro per riverenza; e benché allora fosse
del 1° trovamento, e li 3 novembre la uel maggior rigore d'inverno, videsi ri-
traslazione del corpo: tutto fu ricono- coperte le superficie de'campi di fiori mi-
sciuto nell'uflicio e messa approvata dal racolosi. Salili finalmente il giogo del mon-
regnante Pio IX, con decreto de'Q dicem- te, si fermarono come trattenuti da invi-
bre i852« Quauto airuuno della morte, sibile mano tu Castel Reale, ove fu disc-
SEV S EV 39
gnato da* sellein[jetlai)i il tempio. Nello so, simbolo del Salvatore, e siccome era
spazio di pochi iiniii aunientossi il luogo inllssa dietro la cappella geutili:/iaServan-
di abitazioni; maesseiido troppo angusto zi, ora sta presso il conte Severino racco-
il dorso delftlonte, convenne dilatare gli glitore e conservatore delle mecnorie pa-
edilizi , montuosa rimase
e così la parte trie, non si disperdino altrove. No-
acciò
disabitata". Meglioè vedereilgesuita sìmi- chesembrami annoverare tra mo-
terò, i

severinate p.GiambattislaCancellotti, fi- numenti sagri di Settempeda, il già cele-


Lì di s. Severino vescovo selleni pedano, e brato sotterraneo di s. Lorenzo , monu-
di s. fillorino suo fralello, Roma 1 643- mento di somma pietà e di divozione, ove
In questo libro vi sono de' bei saggi spet- siconsideri che in questo sotterraneo ri-
tanti alla storia della città di Saiiseveri- covero possa avere germogliato da pritna
no, come avvisarono il p. Ranghiasci nel- la religionecristiana;che una parte di es-
la Bibliografia dello sialo pontifìcio, ed so l'edificarono i primitivi cristiani set-
il citato p. Orandimarle. Coluccinell'Ap- tempedaui, e forse fu asperso del sangue
pendice del t. 4 deWcAnlichilà picene, ri- de'ss. Ippolito e
Giustino martiri setlem-
produsse due Filede'ss. Severino e T'il- pedani; che finalmente qui per costante
torino mss. Inoltre Colucci nello stesso vo- tradizione si ritiene depositato il corpo di
lume : Dell'aulica ciltà di Sellenipeda, s. Filomena da s. Severino, e che a lui e
art. 3, § c), tratta de'ss. Ippolito e Giusti- al fratello s. Vittorinoservisse come luo-
no martiri seltempedani, sepolti ius. Lo- go di culto religioso. Neh 838 per cura
renzo di Doliolo, le reliquie de* quali si e zelo del suo illustratore, riaperta la co-
trovarono nel i6o4> enei 1607 trasferiti municazione colla chiesa superiore,sgom-
nelTaltare maggiore nel § io di s. Vit- : brato in ogni parte, poterousi ammirare
torino penitente confessore settempeda- gli avanzi d'insigni pitture, diche Torna-
no, ne descrive il fallo e lo spettacolo di rono verso il i4oo ragguardevoli pitto- i

un nuovo genere di penitenza, con essere ri Lorenzo e Jacopo daSauseverino; ed il

stato per 3 anni colle mani piegate e fic- vescovo Ranghiasci benedl il sotterraneo
cate dentro una quercia spaccata e poi riu- a'7 aprile. Il can. Anastasio Tacchi con
nita, col corpo penzolone; il ritiro nell'an- carme lodò i cisterciensi e il conte Seve-
tro delle sei ve di Pioracu, e che morto san- rino, per la riaperta e restaurata caU\-
tamente fu portato nella chiesa di Came- eoinbe. La canonica settempedana fu di
ove riscuote venerazione e culto :nel
rino, antica origine, e provasi che esisteva dal

§ I I di s. Filomena vergine selteriipeda- ricordatodipIomad*Ugone vescovodiCa-


na che venerasi a*5 luglio, giorno in cui merino deh 06 /, il quale cominciò la fib-
fu trovato il suocorpo neh Say, sotto l'al- brica della chiesa di s. Severino, sul col
tare maggiore di s. Lorenzo in Doliolo, le detto pure s. Severino, ch'è precisamen-
ove r avea collocato s. Severino; di più te il Monte Nero, dove il sauto visse a-
riferisce i sentimenti d' un anonimo per nacoreta e fu sepolto, ed in cui presente-
isciogliere le obbiezioni de*Bollandisti su mente esiste l'antica cattedrale. Soppres-
s. Filomena. Colucci nel §i2passaapar- so il vescovato settempedano perla nar-
laredelle memorie emonumeuli di sagre rata rovina, tutta la diocesi fu incorpo-
antichità, della chiesa settempedana. Co- rata al vescovato diCamerino. Colla giu-
me tutte le altre antiche città distrutte, risdizione spirituale acquistarono i ve-
settempedana scarseggia di
così la chiesa scovi canierinesi anche le possidenze del-
monumenti sagri, che perirono misera- la mensa soppressa, ed unita a loro, per
mente nel suo sterminio. Nell'antica cat- cui si formarono molti beni e ricchez-
tedrale vi era una pietra con bassorilievo ze. Il vescovo Eudo dotò la chiesa di s.

esprimente l'Agaello colla Croce sul dur- Maria di molti beni già della chiesa set-
4o S EV SE V
Iciupedana, e posti nel conlado dis. Se- ogni anno nella festa di s. Maria. Quan-
vcriuo e nella gnstaldia selteoipcdana. tunque il vescovo Lorenzo mollo conce-
Oninili vescovo Ugone godendo l'entra-
il desse al marchese in enfiteusi, tutta volta
te della mensa settempedana, volle im- si riservò altri beni nel territorio sanseve-
piegarle in un tempio più vasto e più de- rinate, come poggio d'Aliforni, alienato
il

coroso, in onore di Dio e per eterna me- poi nel 207 da Guglielmo altro vescovo
I

moria di s. Severino, mosso dal vedere i diCauìeriuo, e venduto con tutte le azio-

popoli di tutta la IMarca fervorosamente ni leali e personali, utili e direlte, spet-

accorrere per domandar grazie e venerar- comunità di San-


tanti alla sua chiesa, al la

lo in povera chiesa eretta da'sellera pedani Gen-


sevei ino. VedasiLilii, Turchi, e mg.'"

a misura delle loro forze, e secondo l'in- tili, De Ecclesia seplempedana.

felicità de' tempi, le cui vestigia si scuo- Il piceno e gran Pontefice Sisto V, nel

p! irono nel i
74 ' j(|uaiulo il zelante vesco- riordinare i vescovati della IMarca, colla
vo l^ieragostiui, con vaga e tuoderna ar- hoWdSiiprcnia dispositione,àit n&novem -

thilellura volle abbellire la cattedrale ri- hvei5'6'ò,BtiU.Rom.\.. 4>p3'"- 4) P-2 77>


fabbricala daUgoue.collocandovi un qua- riportata ancora da Ughelli, dismembrò
dro in cui Giuseppe Pesci romano ben Ih diocesi di Sanseveriuo da quella di Ca-
dipinse tutti i santi e beati concittadini. merino, e l'eresse nuovamente in vesco-

Inoltre Ugone nel 1098 incorpoiò alla vato, dichiarandolo sulfraganeo dell'arci-

mensa capitolare lachiesadis. Abbondio vescovo di Fermo e lo è tuttora; cosi l'an-

nella villa d'Agello,uel contado dì s. Se- tica Settempeda rivivendo in Sanseveri-


verino. Dall'amplissima concessione del no riebbe il suo particolare pastore, e la

] I iq di Lorenzo vescovo di Camerino, città fii nobilitala dalla residenza episco-

iiouconosciulo daUgbelli,si trovanoaltri pale. Stabili per mensa del vescovo scudi
molti beni della chiesa setten) pedana, im- 1 000 da comune, ediversi be-
pagarsi dal
perocché die in enfiteusi al march. War- ni. Formò la diocesi con 25 parrocchie,

niero, alla contessa Altrude sua moglie, 35 ville, e de'seguenti luoghi. Ficano, di
ed a Warniero loro figlio a terza gene- cui parlai nel voi. XL, p.244> ^ '^i Eron-
razione, tutto quello che di ragione a lui tate suo appodiato; di Pelino (P^.) e del-

apparteneva come vescovo nella chiesa di le seguenti frazioni della città di Sanseve-
s. Severino e sua Corte, ossia luogo d'in- veriuo: Isola di s. Clemente, licito, Ca-
torno, nel castello di PaHiolito,nella pieve slels. Pietroj di Aliforni con Palazzata,
dis. Vittorino, ne'monasteri dis. Lorenzo di Seralla,Colliluce e Carpionano. Quin-
in Doliolo,e di s. Eustachio di Demora. di Sisto V a'26 novembre
i 5ìì6 medesimo

Di più, campus deplthis s. Pelriciun usii dichiarò 1° vescovo di Saiiseverino Ora-


Libulcì,decimis,primiliis,elohs€quiomor- zio Marziali nobile di Vicenza, protonota-

tuoriim, et mcensu,el synodo, de prae- rio apostolico, e 1 collaterale della curia
diclis ecclesiis in nobisreservalo. Et hatc ca()itolina, il quale fece nella città il suo
omnia vohis siipradiclis pelitoribus tra- solenneingresso a' 1 3 gennaio 1 587. Egre-
dulimus^el concessinius cum terris,vineis, giamente amministrò la diocesi, fu elo-
iìh'is, pasciiìs, ciillis vel incullis oquis, quente e di molte lellere,adopralo in molli
fìquii'olis, aauaruni dtcursibus, et ornili- governi e ufiìzi dalla s.Sede, e pietosissimo
hiis eorwn accessibus ad habendum. Il verso pò veri,come.leggo nel
i p. Ci valli con-
vescovo Lorenzo, con questo enfiteusi al temporaneo. Dice rUghelli: Eleaini illuni
marchese Warniero, volle obbligarlo a prius experlusfuerat Sixtus, cuniAscu-
difendere la sua chiesa, ciuia nostrae pa- lum,Spoletuni,Burgumque Romanuni et-
ironos, et defaisores habere spvraniusj dem traderetadminislrandum.ìLmsse l'o-
e che tenuto fosse a pagare un bisanzio spedale, fu propuguatore della disciplina
SEV SEV 4i
ecclesiastica, ed aumenlòi canonici. Moi"i gra che di frequente afTliggeva il vescovo.
ili Sanseverino neliGoy a'3 giugno, fu i; ]Mg. '"Gentili non dice vescovo il Negrelli,
sepolto nella calledrale nel sepolcro de' ve- ma parlando del cardinal Petrucci, ecco
scovi. PaoloV nel medesimo anno a'5n)ag- come si esprime. Re ila constitiila, con-
gio gii a vea dato in coadiutore con futura j linci is studiis ileruin clini civibiis IVigrel-
successione AscanioSperellid'Asisi vesco- liis strenue laboravit, ut aniniaruni sa-
•vo diClaudiopoli in parlibus, che gli suc- lali opliineesstl consulluni.C\en^cn\e XI
cesse. Resse la chiesa con somma lode, e nel 1 702 a'2 ottobre trasferì da Pesaro A-
per l'inferma salute e vecchia età otten- lessatidro Avi di Camerino, e giù arcidia-
ne da Gregorio XV
a'24 dicembre 6a i 1 cono di quella cattedrale, assai istruito e
per coadiutore con futura successione il lodato pel suo zelo pastorale; ma poco
seguente pastore: morì nel i63i e fu tu- visse, emorì a' 5 settembre 708, onde i i

mulalo in cattedrale. Dotto ed eccellente il Papa dopo sede vacaolea'2 marzo 70? 1

pastore d'incolpala vita, vigilò l'istruzio- gli surrogò il dottissimo Alessandro de

ne del clero, istituì nella città confraler- Calvi Organi nobile di Prato, già votan-
Bite,ecompose le dissensioni felicemente. te di segnaluja e visitatore apostolico del-
Weoccupòlasede il nipote Francesco S()e- la chiesa di s. Angelo in Pescarla di Ro-
ielli,già vescovo di Costanza in parlibus ma, non che vicario di s. Nicola in Carcere
il monte frumenlario
e dotto, che fondò e di s. Maria in Cosmedin, altre collegiate
e monache carmelitane, indi generosa-
le della della città, e governatore di Todi.
mente dai fondamenti edificò e dotò l'e- Benefico pastore, nella cattedrale eresse ed
Jegante cappella della Madonna del Car- ornò due altari, compartì altri benefizi ,
mine nella cattedrale, ove nel 1646 fu ed istituì o accrebbe il seminario pe'cliie-
deposto presso lo zio trasportalo da Asisi rici, provvedendolo degli opportuni mini-

in cui era morto. Innocenzo X nell'otto- stri. Rilevo dal Ranaldi, che ora appartie-
bre surrogò fr. Angelo Maidalchini di
gli ne al seminario il palazzo Nulo, edifica-
Viterbo parente di d. Olimpia sua cogna- to dal cav. Nulo della famiglia Marganic-
ta, trasferendoloda Aquino. Fu pioe pru- ci, ed il quale ha V architettura stimata
dente, lasciò di se onorata memoria, pel la più bella della città : però non devesi
modo come governò, e per la generosità tacere, che il palazzo Collio a capo della
"verso la cattedrale che donò di ricche sup- piazza grande è uno de'più antichi, e cer-
pellettili e utensili sagri d'argento; fece tamente il più ben decoralo. Il cav. Nulo
la cantoria eTornamento dell'organo, la- l'istituìcon fidecommissopei primogeni-
voro laborioso e di bell'intaglio dello scul- ti. Giovanni IMargarucci nel 1637 nel pa-

tore in legno Dionisio Pluvier francese. lazzo vi ricevè distintissimi personaggi ,

L'arcidiacono e canonici per tante e altre


i come il cardinal Maurizio de'duchi àiSa-
munificenze gli eressero presso la porta vaia con numeroso seguilo, fra il quale
della cattedrale una lapide monumentale Massimiliano Monlecuccoli, l'ab. Grillo,

di gratitudine. Morto neli677 esepolto il landgravio d'Assia, Francesco I duca


in detto tempio,nel settembregli successe di Modena, e il principe Rinaldo d'/iVe
Scipione de'marchesi Negrelli di Ferrara, suo fratello, poi cardinale. Col vescovo
primicerio di quella cattedrale,referenda- CMv'i Deli' Italia sacra si termina la serie
lioe prelato della congregazione delle in- de'vescovidi s. Severino, checompirò col-
dulgenze,che mori neh 702 efu sepolto in le Notizie eli /?o/?2<7. Neil 725 Giulio Ce-
cattedrale. A suo tempo fu deputato vi- sareCompagnoni nobile di Macera la. En-
sitatore apostolico a curare la disciplina comiato per nobiltà, sapere e versato an-
del clero e del popolo il cardinal Pier che in poesia, caritatevole e pio, nelle fe-
Matteo PeCrucci (/',), forse per la poda» ste salmeggiava iu coro col capitolo. Nel
4i S EV SEV
1732 Cleiiieiite XII da Ti-icala in par- rò vescovo Giacomo de'conti Brancaleonì
tihiis vi traslocò Dionisio Pici'agoslini (li Ranghiasci di Gubbio, fratello del dotto
Camerino, lienemereut issi ino [)astoie,che archeologo Sebastiano (sepolto nell'anti -
celubiò il sinodot lo fece slampare Sy : ca cattedrale), e del p. ab. Luigi compi-
noilus dioecesana Seplempedanae Ec- latore dell' interessantissima e ricordata
clesiae sancii Sederini ab Ill.mo ci Rjno BibUogra/La dello sialo ponùficio, il qua-
D. Dyonisio Pieragoslini hahiia lySS, le Sebastiano in patria incominciò una
Camerini i ySS. Si distinse pel suo inge- preziosa raccolta di quadri e disegni, che
gno e integrità di vita, elegante scritto- continuata dal vescovo Giacomo divenne
re, generoso colle chiese, molte cose ope- una delle più insigni pinacoteche dell' Uni-
rò. Nel r
74^^'"S^PP^ Vigiioli della dio- ])ria.Dissi in principio,cheil vescovoRan-

cesi di Camerino, traslato a Carpentrasso. gliiasci nel 1827 trasferì la cattedrale e il

Fu splendido vescovo, in ogni genere tli capitolo dalla chiesadi s. Severino,a quel-
dottrina lodato, protesse l'incremento de- la ili s. Agostino. Nel n." 5o del Diario
gli studi nel clero, come pietoso si mo- di lionia iS^S si legge un'elegante necro-
strò sollecito co'poveri e zelante della ve- logia del vescovo Ranghiasci, del can.Gio.

nerazione alla ss. Eucaristia. Nel 1757 Carlo Gentili, ora degno vescovo di Pesa-
Benedetto XI V vi trasferì da Dardania in ro. In essa si dice che il prelato fu cano-
parlibus Francesco M.' Forlani, di Ca- nico teologo della patria cattedrale, ca-
pranica diocesi di Sutri, già sufiraganeo nonico della basilica Liberianadi R.oma,
di Sabina, poi vescovo di Civita Castella- ove pel suo ingegno che coltivò in ogni
na. Compone vari sermoni e omelie, sta- maniera d'antichità, si rese caro ai cele-
bilì annuo sus*.i{lio pe'bisognosi: Episco- bri Giiasco,Fea e Cancellieri; e per la par-
patus sui fura miri/ice auxilj conven- te che prese nell'accademia di religione
tnin cofgit synodalein. Nel 760 Domeni- 1
cattolica, fu stimaloda 5 amplissimi car-
co Giovanni Prosperi di Camerino. Curò dinali; operoso ecclesiastico, ne' pericoli
la santificazione de' chierici, l'osservanza della Chiesa patì con fede esilio e perse-
delle feste e il decoro del cullo; promosse cuzioni ; tornato in Roma si conciliò la
quello di s. Giuseppe sposo della B. Ver- speciale fiducia del re di Sardegna e della
gine; zelante della disciplina ecclesiasli- regina d'Etruria.Avuto in gran conto pu-
ca,benefico colle chiese, celebrò il sinodo. re da Leone XII e Pio Vili, migliorò la
Nel (792 Pio VI traslocò dalle sedi di Ter- fortuna della sua sede, ampliò il semina-

racina,Sezze e Piperno, Angelo Antonio rio, e riaprì in piti florido stato le case dei
Anselmi di Viterbo: da questo vescovo cenobiti. Abbiamo di lui, Synodus dioe-

il seminario per l'insegnamento e ammi- cesana s. Sederini anno i83i, ìMacera-

nistrazione fu alfidalo ai chierici regola- tae 832. Lodalo perle doli che abbel-
1

ri barnabiti, ciò che Pio VII poi appro- liscono un vescovo, ebbe splendidi fune-
vò, come notai superiormente; le scuole rali dal nipote marchese Francesco, pro-

pubbliche parimenti furono loro degna- nunziando 1'


elogio funebre il ricordato
mente adidale. Lodato per dottrina, pie- can. Anastasio Tacchi. Nella sede vacan-
tà e singolare amore pe' poveri, ornò la te governò la chiesa l'odierno arcidiaco-
cattedrale e le compartì doni. Nella per- no mg. r Camillo Margarucci,qual vicario
secuzione della Chiesa patì esilio, si mo- capitolare, finché Gregorio XVI nel con-
strò acerrimo in combattere le opinioni cistoro de'i3 settembre! 838 preconizzò
{le'novatori,comequellochegiàavea esa- vescovo Filippo Saverio de'conti Grimal-
minato d [)0Ì condannato sinodo di Pisto- di di Treja, già abbate di s. Pietro d'An-
ia;a tante doti devcNi aggiungete una mi- licoli Corrado, preposto della cattedrale
rabile eloqucuza.PioV II nel 18 iGdichia- di llecanati e lettore delseminai-io, vicario
SEV S EV 43
generale con apostoliche facoltà di mg.' del Diario del i83f), con belle ludi giu-
Bellini vescovo di Loiolo eUt:cauali,e del stamente rimarcò pregi ilell'opera pub-
i

successore mg.* Dei-netti pro-vicario ge- blicata co'tipi di Mancini di Macerata e


nerale. MajciUite diccndi ornalus el e- i'U itola la: De Ecclesia Si-plent pedana :

locfueiis , gessil per fJulpUa


chrìsliannni lihri tres , alidore Joanne Carolo can.
virum, snmiiiatn evangelii auclorilaieni GentiUo e Sancto. Severino , Maceratae
curiisumnia ntaiisue ladine conjunxit ^ 1837. Anche negli Annali delle scienze
suis ìlaqtie externis aequegratus seiupcr religiose l, 5, p.i36, fu encomiata que-
et i>t;rciidus.\\ plauso di Sanseverino fi» ce- sta eruditissima e importantissima-opera.
lebrato dal can. Gentili, rammentato pa- JN'el 1,10, p. i4^ trovasi annun/.ialaaltra
store di Pesaro, eziandio colla descrizio- opera dello stesso prelato Sopra l'ordi- :

ne del magnifico e solenne possesso, con ne serafico in Sanseverino, e sopra la vi-


questi due opuscoli Onori Iributalia S.
: ta di s. Pacifico Divini minore riforma'
E. R. Mg.rFiUppo Xfiv. de conti Grimal- io, saggio storico illit strato con fatti pro-
di patrizio Trejensee Recanatese nelCe- vinciali e patrii,MiìcevHltì i83g.Ivi è pa-
l'esaltazione alla sede vescovile di San- re fatto ricordo: De laiidibits el rebus gè-
severiiw, Macerala i838; Elogiuni Più- slis a Sanclo Severino, ec.
divi Pacifici
lippi Xav. Griiiinldiconiilis episcopi Se- Commenlarimn a Joseplio Sanpaolesio
pteinpcda ni Sancii Severini.Vev le sue in- recinetensi can.thcologo cadi. Scptenipe-
fermità di corpo, il regnante Pio IX, nel danae elnnibralum, Maceratae i83g.
concistoro de'2 dicembre 846, dopo a-
i 1 SEVERO (s.), vescovo d'Avranches.
vere annunziato la spontanea dimissione Nato da poveri genitori nel Cotentin, si
di mg.r Grimaldi, diesi riservò l'annua pose al servizio d'un signore del paese,
pensione di scudi 120, ritirandosi a vita per nome Corbec, il quale essendo ido-
privata in Recanali (leggo nel n.° l'ji del latra , esili riuscì a convertirlo alla fede

Giornale di Roma del 18 53, che ponti- cristiana. Spinto dal desiderio di vivere

ficò a'19 novembre nella chiesa del riti- nella solitudine,*! ritirò in un bosco non
ro de'passionisti, per solennizzare la bea- molto lontano, e fu presto seguito da un
tificazione del fondatore di tali religiosi buon numero di persone che voi lero porsi
b. Paolo della Croce), nominò vescovo di sotto il suo governo. Questa comunità di-

Autipatro in parlibns e amministratore venne edificante: i fratelli non possede-


del vescovato mg.r Francesco Mazzuoli di vano, né desideravano nulla, poverissi-
Città della Pieve, già canonico di quel- mi erano i loro panni, vivevano di pane
la cattedrale e professore del seminario, ed acqua, e mangiavano una sola volta
esaminatore prosinodale e convisitalore il dì. Dopo la morte di s. Seniero vesco-

delladiocesi, vicario generale del cardinal vo d'Avranches, fu scelto a di lui succes-


Ostini vescovo d' Albano. Dando saggio sore Severo, ch'era già stato ordinato sa-
di provvido, savio ezelante pastore,il me- cerdote. Egli acconsentì alla sua elezio-
desimo Papa nel concistoro degli 11 di- ne per timore d'opporsi alla volontà di
cembre 1848 lo dichiarò elfettivo vescovo Dio, sebbene gli recasse grave dolore. La
di Sanseverino, che paternamente gover- preghiera, la lettura, i digiuni, le veglie
na. La diocesi si estende per 20 miglia continuarono ad essere i suoi esercizi or-
di territorio, e comprende 2 3 parrocchie. dinari; mentre pieno di dolcezza e carità
Ogni nuovo vescovo è tassato ne'libri del- pel suo gregge, si adoperava a sollevare
lacamera apostolica in fiorini 256,ascen- le miserie de'poverì, e ad estirpare le su-
deudole rendile della mensa acirca scudi perstizioni dell'idolatria nella sua diocesi.
1 700. Il prof Michelangelo Lanci nel n.° Sospirando continuo la solitudine, chie-

99 del Diario di Roma i^Zj ,Q nel n.° 1 o i se uu successore, che ottenne dopo lungo
44 s EV SEV
tempo; etl allora ritoniò al suo deserlo, niaggioi8i3,Z?«Z/.flo/«. conl.ì. 1 5,p.6o7,
ove morì della morte c1e'giu5li,ma non concesse alledignilà e canonici insigni in-
si conosce in qiial anno e in qual giorno. dutuenli nel coro e nelle sagre funzioni,
Il suo corpo fu poscia trasportalo a Ronen, entro i limiti della diocesi, cioè le calze,

j)er ordine diRiccardo duca di Norman- il collare, ed il cordone al cappello, tutto


dia. Il martirologio de'santi di Francia di colore paonazzo. Vi sono 3 altre chiese
fa memoria dalla di lui festa a' 7 di lu- parrocchiali munite del s. fonte, ed altre
glio; a Coutances onorasi a'5 dello stesso due conventi di religiose,
eleganti chiese,
mese, e la chiesa di Rouen ne fa roHìcio un monastero di monache, un conserva-
il [."di febbraio. torio per le donzelle, diversi sodalizi, l'o-

SEVERO(s.), S.Severi.Gllh con re- spedale, il seminario, ed altri pii e scien-


sidenza vescovile del regno di ^'apoli, nel- tilici stabilimenti. Molto produttivo n'è
la provincia di Capitanala, capoluogo di il territorio di frumento, legumi, olio, be-
dislretto e di cantone, lontana da Bene- si fa grosso tralKco, e pel qua-
stiame, di cui
vento per la strada di Paduli,Castel Fian- le sitengono due fiere frequentatissima
co e Castel Nuovo miglia 48, per la via di dal 2 > giugno al 2 luglio, e dal 4 al 22 1

Lucerà e Buccolo miglia 4^- E' situata ottobre. Ne'suoi dintorni s'innalzavano i

fra ilRadicosa ed il Triolo, che congiun- famosi templi di Calcante e di Podalirio,


tamente influiscono nel Can delaro, ali "an- ove la superstiziosa moltitudine pagana
golo nord est della gran pianura Puglie- accorrevaadivinare il futuro. E patria del
se, col Gargano da un lato, ed il monte dotto scrittore Minaziano, e di altri uo-
LiLurno dall' altro, che 1' adombra col- mini illustri. Per un tempo s. Severo fu la
le alle cime. E' residenza d'un giudice di capitale di tutta la provincia di Capitana-
istruzione e di altre autorità. Questa no- ta, ed ora è Foggia, da cui è distante più
bilecitlà di Puglia è grande, cinta d'anti- di 6 leghe. Il distretto e cantone di s. Se-
che mura mezzo dirute, con 1 porte delle vero comprende circondari diCastelnuo-
i

7 che un tempoavea; mediocremente fab- Torre Mag-


vo, Celenza, Serracapriola,
bricata, tuttavolta è di beli' aspetto, con giore SannicandrOj s. Marco in Lamis,
,

molti edilizi privati grandiosi, lunghe e Cagnano, Vico ed Apricena. La città di


spaziose strade, molto pure estendendo- s. Severo, Fanum sancii Sederi, iix fab-
si ne'suoi sobborghi, e vanta famiglie ben bricala nel medioevo, e ne'suoi dintorni
ricche. Lacattedraleèdedicataalla Beata il normanno R.oberto Guiscardo nel i o53
Vergine,ed è moderno edilìzio, con batti- riportò una segnalata vittoria sulle mili-
sterio e cura d'anime, la quale si ammi- zie condotte da s. Leone IX (f.) contro
nistra dall'arciprete, coadiuvato dal sa- i normanni, per frenarli dalle devastazio-
cerdote economo; l'episcopio le è prossi- ni che commettevano nella Puglia e nel-

mo. Il capitolo si compone di 3 dignità, la Calabria,(ìom\m\ temporali della s. Se-

la I.* essendo l'arcidiacono, la 2/ l'arci- de sebbene il Papa vi fu fatto prigione,


:

prete, la 3.^ il primicerio; di i 2 canonici pure dettò legge ai vincitori. Innocenzo


comprese le prebende del teologo e del 111 scrisse al clero, militi e popolo di s. Se-

penileiiziere, di alcuni mansionari, e di al- vero, che ubbidissero al suo cardinale le-
tri preti e chierici inservienti al divin cul- gato. Indi s. Severo divenne principato.
to. Notai nel voi. Vili, p. 92, il singoiar Nelle guerre dell'imperatore Federico H
privilegio che nel 174^ Benedetto XIV la distrusse, altri diroccamenti ricevendo
accordò ai canonici, cioè di andare nel ve- dalterremotoche più volte la desolò. Ab-
nerdì santoall'adorazione della croce col- batto ta da questo flagello a'3oIuglio 1627,
l(; cappe spiegate. Pio VII col breve Ro- come narra Sarnelli nelle Memorie de ve-
manoru'ii iiidulgenùia Pouli/icuin,de 1 sco^'i e arcivescovi Beneventani a p. 1 5o,
SEV SEV 4'>

il duca diTorre IMag^iore suo signore ,


nel secoloX suffraganca deirarcivescovo
della nobilissima famiglia deSangro, dili- di Benevento, e la serie de'vescovi inco-
gen^emenlelare^lanrò, e restituì nel pri- mincia conAmelgerio.che nel 1 062 sotto-
miero splendore. Altra gravescossa di ter- scrisse il concilio provinciale diBenevento

remoto vi fu sentita il i febbraio 1828, tenuto da Uldarico; Ruggiero fu nelioyS


nello slesso giorno che ne provò di tanto a quello dell'arcivescovo s. Milone; Lan-
violenti l'isola d'Ischia. A' 4 agosto 85
1 1 dolfo nel 092 intervenne al concilio di
I

le dannose scosse di terremoto cheofTlisse* Melfi celebralo da Urbano II ebbe lite :

ro la provincia diCapitanata,/i<7po//rt'(/^.) sotto Pasquale coU'abbale e monacidi II

e altre città, ins. Severo cagionarono mol- Torre Maggiore, la quale compose Ge-
te lesioni negli edifizi; lievemente tocche lasio li nel I I I 8, con diploma di cui è sin-

furono le terre d'Apricena, Sannicandi o, golare il titolo, perchè invece di quello


Cagnano, Serracaprioln e altre del distret- col nome di Papa usò l' nitro nome che
to grande fu lo spavento delie popola-
: prima avea.*i/b. Gajelnniis rpiscopusSer-
zioni. Il Papa Gregorio Xlll colla bolla viis servorimt Deìj ed altrettanto si vede
Pro excelienti praeminentia, de'f) marzo in altre bolle sulla rilcnyione del nome
i.58o,pressorUghelli,7tó//rt5^fra t.8,p. anteriore al pontificato. Il vescovo Ro-
359, eresse la sede vescovile di s. Severo, berto neh 179 fu al concilio di Laterano;
e dichiarò suffraga nea di Benevento, e lo N. canonico beneventano, eletto da Inno-
è tuttora. Soppresse la sede vescovile di cenzo IV, fu nel 255 confermato da A-
I

Civitateo Teano di Pii glia , e Wìtìì al nuo- lessandro IV. Pielio vi ve va neh 3o3, Gio-
vo vescovato, nella cui cattedrale trasferì vanni nel 1 3 I o, Ugo nel 3 8 fr. Lorenzo
i 1 ,

il capitolo di Civitate, stabilendo per men- da Viterbo domenicano, insigne teologo,


sa del vescovo annui scudi i 200. Inoltre ma si vuole con più di ragione vescovo
a s. Severo pare che già si trovasse unita di Città Rodrigo nella Spagna, che in Ia-
l'arcipretura di Dragonara, e come dis- lino ha la slessa denominazione, Civita-
si suo articolo già sede vescovile, che fu
al ten. Giovanni del 347, ^ nell'islesso an- 1

compresa in quella di s. Severo. Laonde no Cristiano poi traslato a Frigento; nel


dirò prima de'vescovi di C/V/'to/e, poi di i34q Matteo già Orghatense; nel i353
quelli di Dragonara, e per ultimo ripor- Raimondo Civifalensis, ma Lucenzi cor-
terò la serie de'vescovi di s. Seveio, con U- regge Ughelli, dicendo che fu vescovo di
ghellichene tratta a p. 269,274, 358, e Civita in Sardegna {^^ .), poi traslato a
con Sarnelli che ne parla nelle Memorie Mariana. IS'eh 367 Stefano; indi fr. Gio-
cronologiche degli arcivescovi eli Bene- vanni di Viterbo domenicano, poi Bene-
vento, a p. 1 47, 25o e 252. detto, Pietro, Giovanni del i4oi, Gia-
Civitate, TeaniiniApidiim Theannm, como Minulolo canonico napoletano nel
già città vescovile del regno di Napoli, ora 1 4' Giacomo Caracciolo neh 4^5 am-
2,
è un borgo della provincia di Capitana- ministratore come il precedente. Morto
ta, lungi 9 miglia da s. Severo, da Bene- neirotfobrei439, Eugenio IV unì Civi-
vento48 perla viadel Colle,e62 perquel- tate alla sede vescovile di Lucerà {f^-),
la di Lucerà. Fu edificala da Dolano Bu- ma non molto durò runione,poichè Sisto
baiano capitano diMichele imperatore dei IVnel i478nominò vescovo Nicola, a cui
greci nel 1022 (ma allora regnavano Ba- successero neh 483 Pietro, nel j5oo iV.
silio 11 e Costantino Vili). Alcuni voglio- Tommaso di Nola domenicano, neh 5o4
no essere Civitate l'antico Teano detto di Pancrazio Rotondi diFralla, nel 5o5per 1

Puglia, a differenza di Teano di Campa- sua morte Roberto Tribaldeschi e gover-


nia nella Puglia Daunia, presso i fren,lani natore di Benevento, piudente e lodato
e l'Apennino. La sede vescovile fu creila prelato. Neh5i7 da Betlemme vi fu tra-
4ci s EV SEV
slnlo Antonio Monte aretino, poi Gn-
«lil contro il fpiale Amico abbate di s. Sofia
sparetlel INIonlc morto nel i545, indi Lu- diP)enevcnto reclamò nel sinodo dell'ar-
ca Gamico cliGiftmi (ìlosofo e astrologo civescovo Uldarico, per certe chiese a lui
celebre, che molle cose pi etlissc; in segui- appartenenti e occupa te dal vescovo. Cam-
to dopo 5 anni rinunziò, moiì in Roina po nel 1071 intervenne alla consacrazio-
e fu sepolto in Alaceli, per cui il |). C;tsi- ne fatta da Alessandro II della basilica
niiro da RoOia nelle IMtuiorie della due- di IMonteCassiiio; Berardo del i 100; Ni-
sa di s. ]\lariad' Araceli,^. 268, riporta cola nel r I
77 fu al concilio di Laterano;
la lapide, ed erudite notizie che rettifica- Giovanni fiorì nel i 192; N. del 1220, a
no A ari ei lori, e ricorda le sue opere. An- cui Onorio 111 alìidò la vacante sede di
ch'esso narra che fu iti |>ericolo di vita, Lucerà; Giovanni nel 1236 fu delegato
per aver predetto a Centivogliola perdita commissario contro l'abbate e monaci del
dellasignoria diDologiia. Siccome la men- monastero di s. Benedetto diTremito; Ce-
sa di Civitale erasi ridotta a 3oo ducati nedeltodel 283;R. del 1 2q8;allro Bene-
i

d'oro, Paolo Migli assegnò 10 ducali d'o- detto del 1 3oi Pietro dell
; 3 18. Nel i 333
ro al mese, su[)pri alle spese necessarie, Simone cappellano e consigliere di Ilo-
e lo provvide di 3 servi, 2 mule e un ca- berto re di Napoli; nel i 343 Clemente VI
vallo. NelSoo-Gerardollambaldo nobile
I da INIonfe Marano vi tiaslerì Pietro, ri-

Tcroneseedotto, morto in florida età nel provando l'elezione di (Uiefattadal capi-


i56i.PioIV gli sostituì il celebre e dot- tolo. iMarino già arcidiacono nel i34'>;
tissimo Francesco Alcìato (/'.) milanese, Bernardo morì neh 349? fi"- Vallerò de
che chiaro eziandio per vi rt il creò cardina- Coppello domenicano gli successe. Gio-
le, e dipoi rinunziò il vescovato nel 1 58o. vanni di Troia morì neli363; fr. Mar-
P\i allora che Gregorio Xill soppresse chesane o Marchesinobolognesedomeni-
la sede vescovile, la traslatò e unì a s. Se- cano fu surrogalo da Urbano V, già vi-
vero. Di Civitale si vedono ancorale ro- cario di Nonantola. Lo stesso Papa per
vine degli antichi edifiri, e dell'antica cat- sua morte nel 1 366 gli sostituì fr. Guido
tedrale appena le vestigie. Poco distante di Monte Furcolo francescano; indi Gia-
vi è il ponte detto di Civitale, di legno e como, Giovanni morto nel 1398, cui
poi
il fiume Fortore,
fiasche, per tragittare successe fr. Francesco de Bardisfìoreutino
almeno a'tempi di Sarnelli. agostiniano. Eugenio IV colla bolla Per-
Dragonara, Trngonara,^\\\ città ve- sonai/i ?;/<7A7j dichiarò commendatario nel
scovile del regno di Napoli, tuttora è pic- 1438 Nicola Tartaglia cistcrciense, vesco-
cola città della provincia di Capitanai;], vo di Lesina. Neh 4^0 Bartolomeo di Bo-
lungi 8 leghe da Foggia da Benevento , logna domenicano; nel 43 2 da Isola vi fu 1

per via di Colle4o miglia, e 53 perla


la traslnto rdeltoBenedetto; nel 1482 altro
strada di Lucerà. Fu edificala nel 1022 Barlolomeofrancescano, maColeti dubi-
da Catapano greco preside della provin- ta chesia domenicano. Leone Xnel i5i 9
il

cia, come dissi al suo articolo, ma distrut- fece vescovo Giacomo Hruno da s. Seve-
ta la città, fu soppressa la sede vescovile ro e lodato; Alfonso sedeva nel i554,eper
e unita allanuova di s. Severo. Divenne sua cessione nel i.° ottobre di tale anno
poi masseria con una rocca abitata, np- gli successe Lodovico Siiarez di Toledo,
partcnendo il territorio al principe di s. dopo il quale non si trovano altri vesco-
Severo. 1 geografi chiamano piccola
la cit- vi, e pare che dopo la sua morte la sede

tà, con circa 2000 abitanti. La sede ve- divenisse chiesa arcipretalee fosse unita
scovile fu eretta nel secolo XsulTiaganea al vescovato di s. Severo.
dell'arcivescovodiCcneventOjed il i ."ve- Il i.° vescovo di s. Severo fu Martino
scovo che si conosca è Leone del loGr, de Marlinis aquilano, già vescovo di Fa-
SEV SEV 47
ro, iiominnio da Gregorio XIll il 28 My- calorcelebròil sinodo, islituKpialtro con-
braio I 5<S 1 .Ne fiironosdccessori.nel ^S3 1 fraternite, introdusse in s. Severo! cap-
Germnno de'marchesi IMalaspinn ligure, puccini ed i carmelitani, e nella diocesi i

poi niinziodi Clenienle Vili in l'olonia minori riformati,! minimi, i cappuccini:


per sedare le insorte conlioversie. Nel rifece e ornò l'episcopio, la cattedrale e
1604 Ottavio Vipera nobile bene-
della il seminario, e fu munifico di sagre sup-
ventanOj'già ablegato in Benevento e pre- pellettili, acerrimo difensore dell'immu-
fetto della rocca, dotto e virtnoso, prn- nità e prerogative di sua chiesa, lauda
deiilee vigilante pastore. PaoloVnel 1 606 tissimo pastore. Clemente XI nel 1 7 i 7 lo
elesse Fabrizio />/rz//o(/'.)romano, cbc trasf'ri :i Capaccio, e notninò in sua vece
poi creò cardinale: per sua dimissione nel fr.Adcodato Vincenzo Su m mani ico prio-
16 5glisnccesseViacenzoCapulodiRii-
I re generale agostiniano e nobile diFoggin,
vo, indi traslato a Andria. Neh 625 Ur- oriundo di s. Severo e dottissimo: rifab-

bano Vili fece vescovo Francesco Ven- bricò l'episcopio, ed aumentò quello di
turi nobile fiorentino molto dolio, refe- s. Paolo, dai fondamenti erigendo il luo-
rendario di segnatura, cbe Gregorio XV go pel vicario generale e per la curia, non
avea inipiegalocon altri alla compilazio- che per altri ministri del vescovato; eresse
ne del le costituzioni per l'elezione del Pa- il monte friirnentario, confermò le ren-

pa. D'animo forte, difese eneigicamente dite de! seminario, migliorò e rese più
i diritti di sua chiesa, per cui ad onta del- fiuttiferii fondi della mensa; nel 720 ce- r

le sue rare virtù incontrò gravi inimici- lebrò il sinodo, in cui rimosse molti abusi,
zie,abd icò e ri tira tosi aFireiize di venne ar- e restaurò l'ecclesiastica disciplina, enco-
cidiacono della metropolitana. NeliGsQ mialo e zelantissimo vescovo. Con questi
gli fu sostituito Domenico Ferro della dio- ì)e\\' Italia sacra si termina la serie dei
cesi di Minervino; nel 635 FrancescoA n-
1 vescovi, che completerò colle Notizie di
Ionio Sacchetti, poi trasferito a Troia. In- Roma. Nel i 7 89 Bartolomeo Mollo, nato
nocenzo X
neli65o dichiarò vescovo di nel Casale di Lusciano feudo di sua casi,
s. Severo, Leonardo Severoli nobile di nella diocesi d' A versa; nel 1761 Angelo
Faenza, e per sua morie Venanzio Maz- Antonio Pallanle, di Bagnolo diocesi di
zincoli di Terni, che non accettando, nel Nusco;nel 767 Eugenio Benedetto Sca-
1

i655 Alessandro VII no mi nò Gio. Batti- iamuccia,di Campoli diocesi di Sora; nel
sta Monti di Fereandina; quindi nei 657 1 1775 Giuseppe Antonio Farao, diCuc-
Francesco Densa di Monte Corvino, già carodiocesidi Capaccio.Dopoalcuni anni
canonico di Salerno. Clemente X lo lisce di sede vacante, nel 797 Gio. Gaelanodel
1

succedere nel 1670 da Orazio Fortunati Moscio scolopo, di Foggia diocesi di Tro-
di s. Arcangelo, che restaurò la cattedra- ia; egualmente dopo diversi anni di sede
le, celebrò il sinodo, fu caritatevole e in vacante, nel 1818 Pio VII da Marsi vi

al tre cose munifico, fraslato a Nardo. Nel traslatò Gio. Camillo Rossi d' Avellino;
1678 Carlo Felice de Matta cremonese, Leone Xll nel 1826 gli sostituì Beinardo
tenne due sinodi,ne'quali decretò santis- Rossi pure d'Avellino; Gregorio XVI nel
sime leggi propugnò le ragioni di sua
,
concistoro de' 2 luglio i832 preconizzi)
chiesa, eresse ilseminario, edificò dai fon- Giulio deTonimasi di Capua, e per sua
damenti un palazzo pe'vescovi in s. J'ao- morte in quello de' 19 giugno 843 1 l'o-

lo,luogo della diocesi, pi udente, giusto dierno mg.' Rocco deGregorio diLacedo-
e virtuoso. Nel 1703 Clemente XI ele- nia, già rettore del seminatio d'Ascoli e
vò a questa sede Carlo Francesco Gio- Cerignola,e professore d'eloquenza, ca-
coli nobile di Lucania, nipote del vesco- nonico di quella cattedrale ed esamina-
vo Fortunati e da lui egregiamente edu* tore prò sinodale. La diocesi si estende
48 SE V SEV
sex fere tnillinrin, e confionc due luoghi brlca fino all'altro cantone verso s. Eu-
principali enllii minori. Oi»ni vescovo è stachio, per cura del pioteltore cardinal
tassato ne'libri della cornerà apostolica in Imperiali, avendo perciò l'apa sommi- il

fiorini i5o, ascendendo le rendite a circa nistralo 48,000 scudi),()ve egregiamente


3ooo ducali. avea a[)prese le sagre scienze il concitta-
SEVEROLI Antonio GADnii-i.E, Car- dino /ffo.a/j/, poi promosso al cardinalato,
(ìinale. Nacque in Faenza a'28 febbraio ed anche per godere dell'assistenza amo-
1757, dal conte Carlo e da Anna Doro- revole dello zio mg.'" Gnidi, allora co'«-
tea de'marcliesi Guidi di Cesena, la cui mendaiore ilis. Spiritose poi dal parente e
nobilissima e primaria famiglia di Faen- conciltadiuo Pio VII creato cardinale. Il

za (/ .), illustre e celebre per antichità, conte MàStai Ferretti nelle Notizie slo-
per ricchezze, e pei personaggi che vi fio- riche delle accademie d'Europa, e del-
rirono (il Piazza ne\Y Eusevologio roma- l' accademia nobile ecclesiastica ristali-
no trat. i3: Delle librerie romane, paria rata da Pio f^ I, e resa più florida per
nel cap. 3o della Severola, formata dal ledirezionide'celebri pp. Paoli della con-
faentino Nicolò Severoli avvocato conci- gregazione della Madre diDio,e Zaccaria
storiale e primario della curia romana,co- ex racconta che nel 1766 vi en-
ges'iita,
piosa e scelta al suo tempo, cioè nel i6q8. trò questo nobile giovane e vi attese se-
Di Nicolò, della nobile sua famiglia e dei riamente agli studi, specialmente sagri, a
molti uomini celebri che vanta, riporta noi-u)a dell'inclinazione che lo chiamava
eruditissime nozioni il Cartari, Advoca- al sacerdozio. L'indole di lui piacevole,
toriim s. Consislorii p. 279) nelle armi, l'alìlibilità, la naturale facondia e gl'illi-

nella giurisprudenza e nelle dignità ec- bati costumi lo resero l'ammirazione dei
clesiastiche. Si vuole oriunda di Ferrara o suoi accademici, che non poterono fre-
di Lugo, pel quale Farolfo Severoli nel nare le lagrime (piando nel 1
779 si divise
1 229 giurò fedeltà all'arcivescovo di Ra- da loro per tornare alla sua chiesa. Ma
venna. Fino dalla fanciullezza die chiari Pio VI a temperarne il dolore e insieme
segni di quell'indole egregia e complesso onorare i meriti singolari dell'arcidiaco-
di virtù che poi lo resero degno della ge- no, lo dichiarò prelato domestico, e con-
nerale venerazione, e di quel la'pietà e di- decorò così anche l'illustre cattedrale di
vozione verso Vergine che sempre
la B. Faenza. Ritornato in patria si die mag-
fti per luì oggetto di tenerezza divota. E- giormenteallo studio e alla pietà, quindi
gualmentesino dall'infanzia di mostrò sve- giunta la fama delle di lui ulteriori virtù a

gliato ingegno e vocazione allo stalo cle- Pio VI,a'23 aprile 787 lo preconizzò ve- I

ricale. Dopo avere in Ravenna appreso scovo di Fano, dove in varie occasioni die
con eccellente educazione le letteredai ge- saggio di sua umiltà, pietà e saviezza:
suiti, conseguì la dignità d' arcidiacono la sua irreprensibile condotta sorpresegli
della patria cattedrale, padronato di sua animi di tutto il popolo, che per amore
famiglia sino dal 1 5 7,come notai nel voi.
1 e rispetto verso degno pastore cieca- il

XXI!, p. 3 5; quindi passò all'universi-


I mente l'ubbidiva. Questo è il bell'elogio
tà di Modena, ma per poco, giustamente che il conte Mastai fece al Severoli viven-
preferendo ['Accademia ecclesiastica di te, nell'opera da lui dedicata a Pio Vf.
^0W(7 (al quale articolo dissi che nel 706 i Allorché si restituì in Faenza, dopo es-
Clemente XI la slabilìnel palazzo Seve- sersi ordinato sacerdote restaurò l'antica
roli incontro la chiesa di s. Maria sopra chiesa di s.Bernardo ch'era di suo diritto,
Minerva, a tal uopo acquistato, che al di- e vi fondò una congregazione di giova-
re di Cancellieri ne] Mercato, p. 226, fu netti che ne'dì festivi ammaestrava nella
migliorala e aumentata nel 7 5 la fab- i 1 religionee in divolepraliche.Inoltredalla
SEV SEV 49
2.^ Jignità arcitliaoouale fu elevalo alla divina parola con omelie, sermoni, istru-
I.' tli preposto, quindi meiitòche il pro- zioni e lettere pastorali, con mirabili ef-

prio vescovo De Buoi lo dichiarasse suo fetti. Nella carestia del i 79'2,insorto gra-
vicario generale. Governando la sede di vissimo ammutinamento, non badando a
Fano, dispiegò nel fiore dell' età singo- rischio alcuno, coll'eflicacia di sue parole
lare sapienza, maturo sentvo, fermo zelo, e colla maestà del suo volto calmò all'i-

rara e squisita cortesia, come quello che stante il fremilo bollente de' sediziosi, e
aveva preso in tutto per norma e modello ridonò la calma all'agitata città. Frattan-
il pastorale ministero di s. Carlo Borro- to i repubblicani francesi rivoluzionan-
ineo. Divenne l'apostolo della chieda di do l'Italia, e occupandola insiemeallosta-
Fano, e non vi fu classe di persone ch'egli lo pontificio, agli i giugno i 798 con pe-
i

niai perdessedi mira.Primamenteridusse na tle'diocesani rilegarono l'ottimo vesco-


il seminario a sontuoso edifìzio, lo rifor- vo in Castrocaro, paese toscano non lun-
mò e vi fece grandemente fiorire le scien- gi dalla sua patria, donde con eroico co-
ze con valenti maestri, fra'quali ilcelebre raggio non cessò di far l'apostolo nell'e-
ex gesuita Huriaga suo teologo, forman- silio,con ammirazione degli stessi suoi ne-
dolo a seminario collegio per appagare le mici. Ridonato alla sua chiesa nel settem-
brame degli accorrenti da diverse pro- bre 799, vi fu ricevuto in trionfo. Eletto
i

vincia, che non si sentivano chiamati alla nel 1800 in Venezia Pio VII, recandosi
vita ecclesiastica. Non è a dire le quoti- poi nel suostato,approdò in Pesaro,don-
diane premure eh' egli dedicava al suo de a' (9 giugno giunse a Fano. A que.st(j
amato stabilimento, come vegliasse alia articolo celebrai il seminario convitto, ed

disciplina e alla pietà, come .provocasse insieme raccontai che nel monastero delle
l'einulazione con lodi e premi, laonde ne teresiane santamente eravi morta la ma-
uscirono dottissimi ecclesiastici e letterati dre del Papa, quale ricevuto con pro-
il

insigni secolari. Con tenera sollecitudine fonda riverenza dal vescovo, e da lui de-
visitava i monasteri delle religiose, infer- corosamente ospitato, nel visitarne con
vorandole alla perfezione; procurò il mi- lui i monasteri celebrò in quello abitato
gliora mento de'conser va torli, donò all'or- già dalla madre, per sulhagarne l'anima.
fanotrofio più comoda abitazione, e ne Ammirando Pio Vlll'eccelse doti del Se-
accrebbe le rendite e numero: rallegrava
il veroli, degnamente volle elevarlo a mag-
col suo elegante e venerando aspetto le giore dignità, dichiarandolo nunzio apo-
pubbliche carceri, per rendere meno pe- stolico di Vienna nel I 80 r, e nel concistoro
nosa la condizione de'prigioni, non chei de'28 settembre lo fregiò del titolo di ar-
più luridi abituri, portandovi il soavecon- civescovo di Petra in parlìhus, colla ri-

forto degli aiuti spirituali. Tutto a tutti, tenzione del suo diletto vescovato di Fano
era largo di consigli e di soccorsi a quelli inamminislrazionejbensìglidièpersudra-
che gl'imploravano; fu allento di accor- ganeo mg.i' Francesco M.' Paolucci Mau-
rere al sollievo delle femmine pericolanti, cinelli di Todi vescovo inparlihus di Ti-
come de' veramente miserabi li jprivandosi beriade,e poi agli i r gennaio 1808 gli con-
persino della giornaliera sussistenza, ed ferì la sede di Fano, esonerandone l'ar-

a tale effetto alienando anche degli ogget- civescovo e trasferendolo a' vescovati uniti
ti Divoto di s. Fortunato vesco-
preziosi. di Viterbo e Toscanella. Fra il pianto dei
To e patrono di Fano, nella cattedra le gli diocesani e le alFeltuose e ripetute benedi-
fabbricòilnuovoallare maggiore conmar- zioni dell'arcivescovo Severoli, questi con
mi sceltissimi, e fece la solenne invenzio- dispiacere nel gennaio 1802 lasciò Fano,
ne del sagro corpo,il tulio a suespese. Non che però giammai dimenticò fia le più
tralasciò con liequenza di dispensare la i.ruvi cure dell'alto suo ministero,daViea-
VOL. LXV, 4
^o SEV SEV
Ila nvendo sempre rivolti il cuore e gli lu\ie di opere giansenistiche, e di filosofi
occhi alla sua cara diocesi, cui proseguì increduli francesi e tedeschi, che conta-
a prestare indefesso ogui più minuta sol- minando la morale,guerreggiavano aper-
lecitudine episcopale. Tanto l'amore
fu tamente la religione cattolica, facendosi
\erso la sua chiesa, che si addolorò quan- plauso alle fatali riforme Giuseppine, per
do incominciò a conoscere che si tratta- la Dio mercè ora abrogate, li zelante pre-
\odi traslocarloodallia. Divolissimosiuo lato con pettobronzo indefessamente
di

dalla tenera età a s. Rosa di Vilerho, con si adoperò con l'imperiale governo, per
fervore domandò e ne ottenne la sede l'energica repressione di tanti gravi mali;
inluogo della designala Ancona, e grande ma vedendo poi che le sue cure non era-
fu la contentezza e il giubilo che ne provò, no corrisposte da una politica, che quasi
lemperandogli la pena in cui era per la- erasi emancipata dalla Chiesa e non guar-
Fano, di cui era passionalo.
nciare la sua dava che suoi materiali interessi, si pose
i

Tullavolta da una sua lettera non [mre con estrerai sforzi a fronteggiare gli as-
che provocasse la destinazione di Viterho. salti dell'empietà. Eccitò pertanto i più
Certo è che grande e sincero fu il di lui insigni scrittori ecclesiastici e apologisti

amore per Fano; tenera ed indicibile la della Germania a scrivere e propagare


sua divozione per s. Piosa, che avendola poderose opere, che riuscirono di saluta-

f) patrona, a lei attribuì la riuscita delle re antidoto al veleno delle anticattoliche


sue operazioni. L'epoca in cui l'arcive- dottrine, poiché si fanno ascendere a so-
scovo si recò a Vienna per nunzio, è as- pra 1000, ed alcune anche da lui com-
sai rimarchevole nella storia diplomatica, poste. A. tale effetto non risparmiò par-
e ne'faslide'clamorosi avvenimenti che se- ticolari e generosi sagrifìzi, per cui vi pro-
gnalarono primi anni del memorabile se-
i fuse oltre a scudi 20,000. Nelle lolle con
colocorrente, imperocché fu a suo tempo r umana
politica, egli non conobbe che
cherimperaloreFrancescolIjConsideran- le massime del vangelo e le leggi cano-
<Jo che Napoleone I dominatore di Fran- niche; sempre sostenne intrepido diritti i

18 maggio i8o4 assunse il titolo di


cia a' della Chiesa e della s. Sede, uè dubitò di
imperatorede'Francesi, Francesco li fece esporsi ad ogni rischio, eoo note e rap-
ilgrande atto di dichiararsi agli 1 i agosto presentanze valorose indrizzate tanto al-
imperatore ereditaiio d'Austria, quindi la corte di Vienna, che alla segreteria di
rinunziò alla dignità d'imperatore de'ro- stato in Roma.
In conseguenza della fa-
mani a'6 agosto 806, prendendo 1 il rome mosa battaglia d'Austerlit/, de' 2 dicem-
di Francesco l.Non solo così terminò il ro- Jjrei8o5, stretta da vicino Vienna dalle
mano impero d'occidente, ripristinato da vittoriose armi francesi, il nunzio seguì col
s. Leone III neh' 800, e con esso il col- corpo diplomatico l'imperatore a Trop-
legio degli Elettori delVimpero, ma eb- pau, capitale della Slesia austriaca, ove
bero luogo quella serie di strepitose vi- si adoperò in molte e gravi cosca favo-

cende, che descrissi in tanti luoghi e prin- re di que'cattolicijUoo nienodi quelli della
cipalmente a Germani a, Frangi a e Inghil- Slesia prussiana, ed il re Federico Gu-
TERBA. Quindi difficilissimi e perigliosi fu- glielmo III lo regalò d'una ricca scatola
rono i tempi io cui l'arcivescovo trovossi d'oro. Passato poi nella Polonia russa,
rappresentante pontificio nella gran corte quivi pure si adoperò per farvi riconosce-
di Vienna. Correvano dunque per l'im- re i Sede^ e tanto si gua-
diritti della s.
pero e più per la Chiesa, e singolarmente dagnò l'animo dell'imperatore Alessan-
per quella di Germania pel seguito spo- dro I, sino ad ottenere che in quel paese
glio dc'principati ecclesiastici, travagliose i soli cattolici si ponessero alle pubbliche
vicendc,inoudando la Germania una col- magistrature, e poscia nel celcbratissimo
SEV SEV 5t
congresso tli Vicnm» "li donò una croce simi brillanti, altra e di maggior valore
(li glandi e preziosi topazi e diamanli di quel monarca regalò al cardinale per di -

mollo valore, e come il monarca prus- mostrargli il sommo gradimento della sua
siano in segno di particolare stima e di lunga nunziatura, sostenuta peri 6 anni
piena soddisfazione. Per la battaglia di presso di lui. Nel 8 7 il cardinale partì
1 1

Wagram e vittoria riportata dai francesi daVienna per Roina,e passando per Fano
a*6 luglio i8oq, mentre dessi nel mede- ricevè soleimi dimostrazioni di amore e
simo giorno portavano via di Roma Pio di riverenza ne'tre giorni che vi si trat-

VII in prigionia, il nunzio seguì la corte tenne. InRoma Pio VII dopo l'imposizio-
imperiale in Ungheria, a Tyrnau ea'con- ne del cappello, gli conferì per titolo la
lìni di Turchia. Nella lunga deportazio- chiesa di s. Maria della Pace, e l'anno-
nedel Papa,de'cardinali edella prelatura verò alle congregazioni cardinalizie del
si aumentarono le fatiche diplomatiche conci lio,propagantla jriti,correzionede'li-
del nunzio, che si trovò in mezzo a tante bri della chiesa orientale,e buon governo.
guerre, ed ai più grandi affari che si trat- Siccome verha \'olanl et scripta manent,
tarono per vincerela formidabile potenza noterò che dipoi nel i834 fu stampato
di Napoleone I, e restituire la pace all'Eu- in Forlìun libretto da d. Gaetano della
ropa. Ciò avvenne neli8i4)per cui Pio Casa con notizie biografiche del cardina-
VII [iole ricuperare i suoi domini!, e tor le, ed una iscrizione che il can. Romual-

nare gloriosamente alla sua sede, onde do Sevei oli cresseal fratello nel i83o, er-
volendo premiare lunghi e segnalati ser-
i gerti cliaracteribns affaire expressis ex-
vigi resi alla Chiesa, e le preclare virtù oriiatar/i fìerijii$sitj\n cui erroneamente
d'unode'due nunzi pontifìcii chein tempo si dice creato cardinale da LeoneXll,ciò
di suadeportazione aveano sussistito (l'al- che pregiudica pure la parte storica che

tro fuCaleppi nunzio di Portogallo, ri- vado a ricordare, cioè che prima dell'e-
fugiato colla corte nel Brasile,perchè Gra- lezione di quel Papa contemporaneamen-
vina di Spagna nel 1 8 3 era stato espul-
i te a lui decorato della porpora,! sulfia-
so),locreò cardinale dell'ordine de'preti gi de' cardinali aveano giudicato degno
nella singolare promozione che come Leo- del triregno il cardinal Severoli. Pertanto
ne X fece di 3 (porporati, io de'quali ri- fece grave avvertenza dell'abbaglio e con
servò in petto. Il Papa colla notizia dì sua parole di molta lode pel cardinale, ilSup-
esaltazione e il berrettino rosso, spedì al nlemenlo al n." 5o dell' Imparziale di
prelato in Vienna la guardia nobile Fran- Faenza de' io settembre 845, a cui mi 1

cesco Ceva, come leggo ne' n.i io e Zj unisco per istorica veiità,ed a correzione
del Diario di Roma deli8i6. Ablegato del pregiudizievole anacronismo. Il car-
poi per la tradizione della berretta car- dinale arcivescovo, vescovo di Viterbo e
dinalizia, il Papa destinò mg. ^Leopoldo Toscanella,feceil suoingresso solenne nel-
Severoli (cav. gerosolimitano, poi prelato la i." città a'20 ottobre 18 i7,ove datosu-
decano de'ponenti di consulta, ed ora ca- bito sfogo alla sua divozione per s. Rosa,
nonico dell'arcibasilica Lateranense), ni- prese alacremente le sue cure pastorali
pote e compagno diletto del cardinale, e di persona, imperocché nella sua assen-
che allora di suo ordine per affari erasi za, a mezzo di ottimo vicario e per let-

restituito in Faenza,
quale eseguì l'o- il tere pastorali con viva sollecitudine avea
norifica missione,per cui ricevè molte di- governato le due diocesi unite. Tutto si

stinzioni, e dall'imperatore Francesco I diede all'islruzione del popolo,al perfezio-


che formalmente impose la berretta car- namento del clero, e ben presto anche in
dinalizia sul capo dello zio, il donativo questa diocesi si fece ammirale per quel-
di una scatola d'oro guarnita di ricchis- le virtù ch'erano rifulse nella chiesa diFa-
52 SEV S EV
110, nnn con mnggiori fatiche n motivo di Mirabili ne sono i regolamenti, oonfacen-
loro ampiezza. Nel visitare l'ospedale de- tiaiieclutali in esso, ove è vietato il lusso,

gl'infermi, vedendolo bisognoso di più co- come l'istruzione scientifica, raa solo quel-

se, prontamente accorse a provvedervi, la propriamente adatta alla loro condi-


provocando la pietà de'piìi doviziosi per zione. L'alletto di quesli beneficati pelcar-
aiutare l'alflittae languente umanità col dinalechechianiavanoAif/zr «OJ^ro, la ri-
suo caiitatevole esempio. Ed ottenne la conoscenza che doverosamcntegli dimo-
sua totale sistemazione, tanto nell' assi- strarono non si può descrivere. A Ile donne
slenza corporale degl'infcrmijCiuanto del- che per umana fragilità mancavano a'do-

la spirituale. Vedendo vngaie per la città veri cristiani, anziché rinchiuderle nella
ima turba di fanciulli e fanciulle derelitti casa di condanna in Roma a consumar la

e pericolanti, senza vesti, senza pane e sen- pena, con somma carità aprì loro un asi-

za letto, irreligiosi e scostuma ti, in breve a locon rigorosissima clausura, affine di ri-
proprie spese aprì alle fanciulle abban- chiamarle nel tempo dell' iidlillo castigo
donale una casa di ricovero sotto l'invo- a cristiano e costumato vivere, e ne rac-
cazione della Divina Provvidenza, e di- colse abbondanti frutti anche di sorpren-

ventò uno de'[)iìi benefìci stabilimenti di denti conversioni. Quando avevano espia-
cristiana carità : ne affidò la direzione alle la la pena, procurava loro decente collo-
maestre pie, acciò con l' istruzione reli- camenlo, che se volevano restare nel luo-
giosa apprendessero lavori donneschi.
i go pio le affigliava al medesimo con certi

Dipoi per rimediare al crescente numero moderati benemerito del-


voti. Inoltre fu

de'fanciulli abbandonati, colla coopera- l'incremento e propagazione dell' utilis-


zione di virtuosi cittadini, aprì loro un simo istituto delle liJaeslre pie della ser-
vasto ricetto con regolare ordinamento, va di Dio Venerini viterbese, quindi le
a bene della sociale e cristiana educazione aumentò in Viterbo, e slabih in Cagnaia,
di que'miseri; e poiché l'ampio agrodella Bieda, Vetralla e Viano, non senza som-
provincia di Viterbo mancava di propor- ministrar loro ogni genere di soccorsi. A-
zionato numero di coltivatori, statuì che mantissimodell'educazionede'giovani ec-
fossero istruiti nell'arte agraria: al man- clesiastici e laici di civile condizione,fondò
lenimento loro assegnò del proprio scu- per gli uni un seminario in Toscanella,
di 600; 5o t)e ottenne dal comune, e da
1 donandogli cospicua biblioteca, ed un con-
Pio VII SoosuH'erariOjOltre certa porzio- vitto per gli altri io Civitavecchia, allo-

ne di eredità disposta pe'Iuoghi pii. Pel ra appartenente alle sue diocesi, ed ove
crescente numero degl' infelici che l'an- fece provvedere di più decorose rendite
gustia di tali luoghi non consentiva soc- il capitolo, e sparse le sue beneficenze su
correre, rinfiiticabile e operoso cardinale quella mendicità, massime nella fame e
ottenne dalla congregazione di propagan- peste che patì nel i8i7,al quale elTelto
da fide l'utile dominio d'uno de'piìi spa- impiegò legemme preziose della crocedo-
ziosi edifizi di Viterbo, lo ridusse con sue natagli dall'imperatore delle Russie. Nel
grandi spese, e vi collocò i due nominali 1 8 grecandosi inR.oma limperalorFran-
r

stabilimenti o conservatorii, chiamando cesco I, passando poi- Viterbo onorò di vi-

il luogo orfanotrofio della Divina Prov- sita il cardinale, ammirò ed encomiò le

videnza. Di quanto guadagnavano gli a- sue belle istituzioni, che donò di generoso
lunni e le alunne giornalmente, trailo un soccorso, e di tutto se ne congratulò col
con)penso pel pio luogo, il resto dal car- porporato. Altrettanto fecero in diversi
dinale fu devoluto a loro vantaggio, ri- tempi altri sovrani e distinti personaggi.
ponendosi in cassette donde si trae il de- Intanto Pio VII a'20 agosto iu23 passò
naro allorché escono dallo slabiliraeiito. agli eterni riposi, il cardinale si recò al
SE V SEV 53
conclave, e con tanta univeisale reputa- scelta, e con una specie di compromesso
zione, che in uno di f|ue' migliori e più l'invitarono n proporre un cardinale per
componimenti politici die sogliono
sensati procederne all'elezione. Che il cardinalSe-
puliblicarsi in Pioma nelle sedi vacanti, veroli nominando il cardinal della Genga,
vi fu anche questo: CUi vuole che il Pa- questo venne elTeltivamenteinnalzatoalla
pa ci racconsoli, I voli porga per Seve- cattedra apostolica,e preso il nomedi Leo-
rolì.F.(ì in fatti adunati i cardinali in con- ne XII (F.), dichiarò prò Datario il car-
clave per eleggere un degno successore al dinal Severoli (carica già esercitata da un
glorioso Pio VII, e divisi in due parti, suo antenato, poiché leggo nel Carfari ci-
l'una óezelaiitì e italiana per ripristina- ta lo: Jphricanus Scverolus clari nomi-

re in tutto il rigore le antiche istituzioni; nis in Urbe advocalus, Leonis X fami-


l'altra de'rnodcrali e favorevoli alle po- liaris, ac proda Cari us))a cui rassegnazio-
tenze straniere, che sostenevano la con- ne per tanta preterizione fu un' eminente
servazione delle introdotte riforme, ed il e ulteriore solenne prova distia profonda
celebre cardinal Consalvi nel ministero virtù. Essendomi giovato della bella, in-
di segretario distato; prevalente per nu- teressante e ragionata biografia del cardi-
mero lai. ^ designava per Papa il cardinal nale, scritta dal suo concittadino il eh. can.
."
Severoli, onde fino dai i giorno del con- d. Celestino Majelti, e pubblicala col ri-

clave riuu'' nella sua persona il maggior tratto dell'esimio porporato nelVAlbuni
numero de'voti con progressivo aumen- di Roma t. 20, p. 108 e seg., riprodurrò
to , finché nello scrutinio della mattina testualmente il suo opinamento sui mo-
de'a r settembre ebbe 26 voti (cioè 20 di tivi delta narrata esclusiva. «Le cagioni
scrutinio e 6 di accesso) pel pontificato, di un tanto fatto sono tuttavia al pubblico
e per certo in quello pomeridiano sareb- ignote, e in questo mistero politico non
bero concorsi almeno altri 7 cardinali per puossiche andare per congetture. L'auto-
formare l'inclusiva canonica di due terzi re della Slor. di Leone A77si limita adire
di voti bastanti per l'elezione. Ma fatal- in questo luogt) che l'Austria avversò il
mente ricevè l'Esclusiva (della quale pre- Severoli, forse in grazia di alcuni contrasti
tensione, tollerata pròbono paim, ripar- ch'ebbe in Vienna,quando colà si trovava
lai nel voi. L, p. 2 I 3 e seg.) dell'Austria nunzio apostolico; indi altrove ci narva,
per mezzo del cardinal Albani, e confer- che fu vittima di sinistre interpretazioni.
mata dall'ambasciatore A ppony a profitto Ma che maggiormente rileva, noi ab-
ciò
del cardinal Castiglioni (già vicario ge- biamo contezza indubitata, come lo stesso
nerale del Severoli nel vescovato di Fano, arciduca cardinal Piodoifo Ranieri sicu-
ma senza successo, perchè quasi tutto il vendo al Severoli, che l'augusto
ra va, seri
sagro collegio commosso e inasprito per fratellonon aveva inleso quella esclusiva,
l'inopinata esclusiva, efiìcacemente av- ed anzi non essergli punto andata all'a-
versò il Castiglioni, e soltanto nel 1829 nimo, perchè provatolo devoto e amico
fu Papa Pio fili), con quelle due note alla sua imperiale sovranità (lettera letta
diplomatiche, e con quelle particolarità dal can. Gaesi morto santamente, già in-
di circostanze e congetture sulla pronun- timo confessore e teologo del cardinale,
ziata esclusione,che riportai ne' voi. XXII, ecomunicata all'encomiato biografo). Do-
p. 89, XXXVIII, p. 5. e 52, LUI, p. po di che ci sorge una considerazione non
174> LX, p. 2i4 e 2i5. In tali luoghi lungiforsedal vero, ed èche l'Austria so-
dissi ancora chei cardinali se^a^^i restan- stenitrice aperta delle operazioni della pò-
do vieppiù compatti ue'Ioro proponimen- litica del grande ministro di Pio VII, e
ti, e perchè l'elezione non uscisse di lo- temente di novità, abbia insinuato al suo
ro, consultarono il cardinal Severoli sulla ambasciatore in conclave di escludere dal
54 S EV SEX
seggio ponlificalc oon già un ilesignalo in- siero, a fine di non turbarlo e metterlo
dividuo fra i porporati, ma chiunque dei in calma. Il cardinale aifraiito nulla salute
zelatili vi fosse dal consenso dei Padri in- senza che lo dimostrasse il suo as[)ello,

nalzato. Ora essendo per avventura ve- sentendo avvicinarsi il suo termine mor-
rnilo ili." ne'cosloro pensieri il Severoli, tale, andava dicendo al prelato ni[iole ed
iioino non solo appartenente a quell'o- ai suoi domestici, che avea motivo di spe-
pinionCj ma in concetto eziandio di so- rare di assolutamente morire nella festa
verchia severità, non meraviglio che do- della Natività della C. Vergine, e di tro-
vesse andare il primo al non evitabile sa- varsi partecipe in paradiso alle solenni le-
grificio. IMa egli dispiegala in quel punto tizie di tal giorno. Questo venuto, mal-

tutta la grandezza dell'ali iniosuOjappar ve grado i medici e il parroco che noi vede-
degno di essere veramente PontelÌQe: im- vano in caso estre.no, volle ricevere ss. i

perocché senza lamento muovere, uoii- sagramenli con grandissima compunzio-


iiossi colla più eroica rassegnazionealsuo ne e pietà, e fra le braccia del suddetto
destino, e riconobbe in esso un favore del amato nipote placidamente spirò dopo le
cielo, qual se fosse sialo goltrallo al più orci I dell'S settembre i824>'i'^"'^" ^7>
formidabile peso.iVb/t gli uomini , ma Dio mesi G, giorni B. H a.° 78 del Diario di
mi lia loto una croce che non era per le Iloina ne annunziò la grave perdila di-
mie spalle. Ringraziamolo adunque e cendo che dopo essere slato più volte sul
:

consoliamoci. Cos'i scriveva ad un amico". margine del sepolcro per una complica-
Leone XII si mostrò lutto propenso ad zione di mali prodotta da vizio organico,
onorare e ricompensare il cardinale, che era passato al riposo de'giusli. Dopo al-

dovea tenere il suo luogo, e però lo ammi- cune notizie di sua decorosa carriera gli
se nella con2;re"azione consultiva da lui rese questa testimonianza. » 1 santi ed e-

istituita,per chiamarlo innanzi a se quan- semplari costumi di questo insigne por-


do gli occorreva, non che ne'suoi più in- porato; il suo metodo di esercitare la di-

limi consigli,euon lasciòoccasionedi pro- gnità episcopale Iralto dall'imitazione dei


vargli ch'era suo ammiratore e amico. Il più egregi e applauditi pastori; la sua il-

pei che fu divulgato, come toccai altrove, limitata carità verso gl'indigenti; la va-
che ilcardiuale esercitasse una segreta pre- stissima sua erudizione specialmente nelle
ponderanza suH'auimodel Papa, indi ven- discipline le più necessarie ad un uomo
necreduto da tulli il più influente dispen- di chiesa; ne hanno reso universalmente
siero delle grazie e favori sovrani. Certa' amara la perdita a tutti i giusti estimatori

mente il cardinale, come per voto erasi delle tante prerogati ve che lo adorna vano,
ubbligato di occuparsi ogni giorno al bene tra'quali per ogni riflesso dee darsi il pri-

delle sue diocesi, così per egual voto avea mo luogo al santo Padre, il quale anima-
promesso a Dio di non tacere a costo di toaldi sopra d'ogni altro dal più ardente
(jualunque suo pregiudizio, contro certi desiderio del bene, anche più d'ogni altro
principii di politica e leggi di stato, per ha sentilo al vivo la morte di un soggetto
le quali a lui sembrava che si ledessero che vi contribuiva con tutto lo zelo". Nel
le immunità ecclesiastiche, di cui fu sem- n.° 74 del Diaro stesso si descrivono i so-

pre acerrimo propugnatore e difensore lenni funerali celebrati nella chiesa di s.

senza rispetti umani. Quindi Leone XII, Mai iasopra ]Minerva,in cui cantò la messa
che ben apprezzava le pure intenzioni del- di requie il cardinal Certazzoli, e poi fu
l'animo delicato del cardinale, nella no- tumulato nel sepolcro gentilizio de'suoi
bile benignità e cortesia che lo distinse, maggiori ivi esistente. 11 suo nome sarà
talvolta volle persino prevenirlo, reuden- sempre in benedizione perenne.
dogli ragione di alcun suo operato opeu- SEXAKTAPRISTA. Setle vescovile
SEY SEY 55
tiella Mesia a.', «olio la nietropoH ili Mar- lidi nielkedi Grodno, riuniti all'impe-
cìatiopuli,di cui fu vescovo Policarpo, Ira- ro russo. Racchiude vaste foreste e molte
sferilo poi a Nicopoli di Tracia. Oricns pcdiidi, ed più gran laghi del regno, che
i

dir. i. r, p. 1 23 I. Sono Duzia, Metelle, Obelia, Paserey e


SEYNA oSEYNY {de Seyna seu Ju- Wigry. Un solo fiume un poco conside-
gustoi'ien). Cina con residenza vescovile rabile l'attraversa nella parte meridio-
del regno di Polonia, nel palatiuato di nale, Narew. Qualche porzione è assai
il

Auguslow, voivodia Augustow, e ca- di fertile. Questa voivodia, di cui Suwalki è


poluogo d'obvodia, a 6 leghe daSuwaiki il capoluogo con magnifica cattedrale, si
o SuAvalkij ei3 da Grodno, presso a un divide in 5 obvodie, che sono:Lomza,
laghetto sopra un alUuentedi sinistra del- Auguslow, Seyna, Ralwary, iVlarianpol.
la Czarna Hansze. Occupa un'eminenza La città d' Augustow è pure capoluogo
con 120 case, e più di 200 cristiani, se- 1 d'obvodia, situata sulla inetta, fra i laghi
condo l'ultima proposizione concistoriale Neczka e Seyna, a 49 leghe da Varsavia.
del 1 836. La chiesa cattedrale è sotto l'in- Regolarmente edificata in legno e selciata,
vocazione di S.Giorgio mar tire,di elegante porta il nome del suo fondatore re di Po-
struttura, con fonte battesimale, e cura lonia Sigismondo II Augusto I. Hai ele-
d'anime esercitata da un vicario. Il ca- ganti chiese, una delle quali è cattedrale,
pitolo com[)one di 4 dignità, la prima
si comodoospedale, e 8 distillatoi d'acqua-
1

dellequali èli decano, di 8 canonici, senza vite. I suoi mercati sono frequentatissimi
le prebende del teologo e penitenziere, di pe' bestiami e precipuamente pe' cavalli

4 [)reti vicari, e di altri preti e chierici russi. Conta più di 2000 abitanti, e circa
addetti al servizio divino. A detta epoca 80,000 l'obvodia. Oltre vaste paludi e
non esisteva l'epifCopio.OItre la cattedra- molte foreste, possiede buone terre col-
le nella città non eranvi altre chiese, uè tivabili e fertili. Ora riporterò quanto mi
ospedale, uè confi aternite, né monte di è dato leggeresu Seyna e Augustow,sti{!a
pietà, bensì eravi il seminario con alun- loro sede vescovile. Pio VII colla bolla
ni. La diocesi comprende 120 parrocchie Ex iinposlta, de3o giugno 1818, Bull.
in una superfìcie di 325 miglia germa- Rom. coni. t. i5, p. 61, nella nuova cir-
niche quadrate. Ogni nuovo vescovo è tas- coscrizione delle diocesi di Polonia [f^.)
salo ne' libri della camera apostolica in soppresse la sede vescovile di FVigry o
fiorini 4oo,e le rendite della mensa ascen- TVigiiy {P'.), forse perchè situata nella
dono a 6667 scudi romani. Le notiziegeo- Prussia orientale, e con la cattedrale la
graficheairermanocheioSeynaesisteuna trasferì nelle città di Seyna e di Augu-
scuola palatiuale, ed un conveato di do- stow ch'eresse in vescovato, il cui vesco-
menicani, i quali sono tuttora numerosi vo Augustoviensis sive Seyneiisis deuo'
in Polonia e in Piussia; e siccome nel voi. minahilur^ el in eadeni civitale ecclesiaoi
LV, p. IDI, per fallo tipografico fu detto ab infrascripto li ter arimi executore (il ve-
esisterne 107, ed invece devo dire Sag, scovo di Wladislavia) in cjus decreto ex
tuttavolla nel Dircclorium prò provincia presse referendam erigitmts in cathedra-
Lilhuaniae el Russine ordinis Jf. Prae- lem, in qnani capituliwt antìfone Figcr-
dicatorum, leggo la cifra 32o. Al breve scensis cathedralis iransferiinus. E sta-
cenno che diedi ad Augusto vr, conie in- bilito quanto si conviene alle diocesi e se-
dicai in quell'articolo, qui aggiungerò le di vescovili,dichiaròsulfraganea della me-
seguenti notizie. Augustow è città vesco- tropoli di Varsavia, e lo è tuttora, (jue-
."
vile unita a Seyna nella Polonia, voivo- Seyna seu Augusloviensein. Per
sta di r

dia del palatiuato del suo nome, che for- vescovo dichiarò Gio. Clemente do Go-
masi de'terrilorii degU aulichi palatina* tez^vski di Tykocin delia diocesi di VVi-
56 S EY SEZ
gry, e di questa da lui fallo vescovo fino che ambedue gli conservò nel diihiararlo
da'i6 f^iugiio 1805, disponendo inoltre il vescovo d' Adraso in pariibiis. Essendo
Papa che avesse un vescovo sulTr.ii^aneo morto il vescovo lVicola,governò la dioce-
pei aiuto; laonde nelle Notizie di Roma si il su(fiaganeo,flnchèGregorioXVl nel
del18 19 per la i." volta fu riporlnla la concistoro de'2 i novembre i 83(3 fece ve-
nuova sede Seyna o Auguslow. Quindi scovo di Seyna seu Auguslo^'ien Paolo
JMo VII a' 29 maggio 820 lo fece suc- 1 SlaszynkidiKransnytaw diocesi diLubli-
cedere da Ignazio Cryzewsky di Ilalitz. 110, già canonico della metropolitana di
Ma per diversi n)olivi,cheil Papa es[)resse Varsavia, e vicario capitolare in sede va-
nella bolla Sediatn eniscopaliuin trans- cante, conie di sommo zelo, il quale fece
latiories, de'20 luglio 182 i, Bidl. cit. p. la professione di fede nelle n)ani del ve-
4i8, soppresse la sede vescovile di Sey- scovo d' Adraso. Sono circa 5 anni dacché
na, eresse quella d'Augustow separata- la sede è vacante, e le dette Notizie nep-
niente, e la trasferì a Suwalki o Suvva- pure nominano il sulFraganeo.
iki o Souwalki, come ris[)eltaljile città, SEYNA o SERENA. r\ Sere.va.
capoluogo del palatinato d'AuguslovV', si- SEZZE [Se.tin). Città con residenza ve -

tuala nel suo centro, e residenza del go- scovile nella legazione apostolica dilMarit •

verno provinciale: stabilendola cattedra- lima e Caujpagna, nella provincia di IMa^


le nella chiesa parrocchiale di s. Croce. rittìma dello stato ponti(icio,aulichis.iiuia
Inoltre statuì che il vesQovato si chiamas- e celebre, vicina aWePulndi Pontine [P^.),
se Siiwatkiciisein sta Aicguslovieiiscìii sede di governo e di distretto, che com-
e vi trasferì il vescovo Ignazio già di Sey- prende Nonna (^".)j Bassiano e Sermo-
na e Augustow. Suwalki oSouwatki,a 7 1 nela, di cui parlo a Velletri descriven-
leghe da Grodno,e piìidi Gda i\ugusloAV, do la legazione, lontana per5 leghe e mez-
sopra un fiumicello che scaricasi nel VVi- zo da Terracina, secondo 1' avv. Castel-
gry, è benissimo fabbi'icata e abbellita, in lano, Lo Slato pontifìcio, e6 [ìo%le(ìal\o-
luogo salubre e ameno, in vasta pianura, ma come vuole Calindri nel Saggio del
ben popola t a da
d 3 o o o abi la n ti, e de-
pi Li i pontificio stalo. Sorge sullacima di un e-
corala di diversi pregi. E' animala da traf- levato e delizioso colle, sempre di verdeg-
fici colle limilrofe Provincie rus'io-polac- gianti olivi rivestila, come lo è il suo pen-
che, e vi si tiene un gran mercato. Non- dio. A mpio è l'orizzonte che da essa si go-
dimeno sebbene falla di
la disposizione, de, delle sottostanti pianure pontine va-
concerto con l'imperatore di Russia Ales- stissime, propinque al suo ferace territo-
sandro!, non fu trovata eseguibile, onde rio. Ad Oliente si vedono amene collinet-

Seyna restò seggio vescovile, e unita ad te coperte di vili, di olivi e di lauri, a pie
AuguslOAV,e come tali si proseguì a pub- delle quali nasce il rapidoe celebre fiume
blicarle nelle Notizie di Roma o almanac- Ufenle navigabile, che ha foce nel mare
co di tulli i vescovati cattolici, come lo TiiTeno, e dal quale preseli nome la fa-
è ancora. Leone XII a' 19 dicembre 1825 mosa tribù Ufentina o Ofenlina, che con
trasferì da Taumaco in partibus al ve- altre volava nel senato romano. Dal Iato
scovato di Seyna seu Augustovitn, Nico- di settentrione e quasi a livello della città
la Manugiewicz di Kaminiech; e di poi vi sonoduecolli,<;o[)ra uno de'quali per la

nel concistoro de' i5 dicembre 1828 gli giocondità del silo e perla salubrità dell'a-
die e deputò per siilTraganeo Stanislao Ro- ria il triumviro Marc'Anlonio fece forma-
ska Choromaiisehi della diocesi di Seyna re la sua famigerata villa, e conserva il no*
ó /Vey^»g»5/owe«, già arcidiacono del la ca t- me d^Antoniana. Alla distanza di circa8
teilralcd'AugustoAV, e lettore della chiesa miglia dalla città trovasi un monte che
parrocchiale Zambrowicense, prowisle partecipa de'Lcpini, e stabilisce la scpa-
SEZ
razione e clemarcn/jotie delle dueilliis?ii nolugiogrecofu nativa diSez/e),s. Andrea,
Provincie di .Maiittiuia e Campagna, sulla s.Angelo, 8. L(nen-^o, s. Paolo nella qua-
cui sommità esistono ileliziosi cosini, abi- le trovasi l'episcopio de'vescovi di Terra
tali nelle migliori stagioni dalle ragguar- cinaeSezze(alsuo temponon crasi nuova-
devoli famiglie seline. Ne' suoi dintorni mente unito Piperno), edificato con gran-
dalla patte de' monti l'aria è pura, e lo> de S[)esa da mg.r N'entiiniglia nel i64^,
dato n'è il soggiorno nella calda stagione. dicendo l'iscrizione: Episcopns Taraci-
Però l'eminente posizione della cillà, co- neiisis et Setinusj e poi da altri vescovi
mecliè dominata da'venli,ha un clima in- restaurato e abbellito. Sulla dignitosaprin-
costante; nondimeno il Contatore, Dfliist. cipale piuzza è il palazzo, più comodoche
Terracinensi, ed il d.*" Rlarcotulli in una bello, residenza del governatore e del ma-
Memoria, la encomiarono. Seize non con- gistrato jnunicipale,ed un tempo del com-
serva l'antica e primitiva ubicazione, in missario che la s. congregazione di con-
pendio al sud-ovest e che si estendeva si- sulta deputava al governo della citlà,e su-
noalla Rladoiina dell'Appoggio, l'odierna bordinato al govei'natore della provincia
essendo posta nel vertice del colle, dove diCampagna. Le strade sono scoscese, e
anticamente Vi era la sua ciltadellu deno- selciate di sasso calcareo bianco; le fabbri-
minata Castnint dariint, psiche ivi si rin- die ingenerale sono mediocri, oltre alcu-
chiudevano e custodivano gli schiavi car- ni rimarchevoli edifizi. Alla mancanza di
l.iginesi.La sua esistenza viene confermata acque perenni si supplisce colle cisterne,
ilagli avanzi delle triplici mura ciclopee e con atligerneal fonte suburbano lungi
che restano; cioè quellcdel .''circuito, la- i 3 quarti di miglio: limpida e leggerissi-
teralmente alla chiesa di s. Rocco; quelle ma è l'acqua d'altra vena e Òq\{:x fontana
del 2.°, sotto il monastero di s. Chiara ; d'oro,uì?i per condottarla occorre immen-
quelle del 3° circondano in gran parte la sa spesa. Forma decoro a questa cospicua
città, specialmente dal Iato di mezzodì, ove città la caltedrale, e primeggia fra quelle
più che in altro luogo sono conservate. della provincia, essendo di buona archi-
Queste mura che con 3 ordini cingevano lettura in forma gotica, come loèil pro-
il Caslrnni dnriiììi,e\^%yii\ situazione giu- spetto esterno, il ili cui ingresso guardava
stificano il nome dato a quel propugna- prima l'oriente eil era dalla parte della tri-
colo. Dalla parte di mezzodì è una via buna, ed ora lo ha a occidente ove an-
sotterranea larga 1 1 piedi eoo magnifica ticamcnleeravi il coro, sopra il quale luo-
volta, che conduceva dentro al suo ma- go s'innalza la torrecampanaria. L'inlcr-
schio. Di grosse mura castellane è cinta uo è a 3 navi a volta, abbellita da ardii,
la cillà, per un miglio di circonferenza, pilastri e colonne di marmo, con sontuoso
comprese le dette superstiti dell'antico e sonoro organo. Sono ri marche voli la cap-
castello, e quelle parli e traili più recenti pella di s. Filippo pe' preziosi suoi marmi
che costituiscono le abitazioni. ]Ne dauno massime d'alabastro orientale,e quella del
ingresso 4 porte, cioè a levante la Pasci- I. "altare nave destra, lanlo perla
della
bel'a di stile detto gotico, e quanto alle bontà ed eleganza dello slile,che pel qua-
altre la più antica al nord ovest è la Pao» drodipinlo in tela da Alessandro Benti-
lina , indi viene la Romana delta anche venga, esprimente la B. Vergine, oltre al-
porla del Piano, ed a seltenlrione quella tri pregievoli quadri che sono nelle altre
di s. Andrea. I! Ciammarucone descrive cappelle. Questo tempio munito di batti-
la sua patria con diverse torri, e ripartita sterio,econ cura d'anime afìldata ail'ar-
in sei rioni chiamati decarcie e foi manti ciprele,èsotto l'in vocaziotìc dilMaria Ver-
altrettante parrocchie appellate s. Maria, gine Assunta in cielo. Nell'altare maggio-
s. Pietro, s.Parasceve (che secondo il u)c- re giacciono le venerabili spoglie di s. Li-
58 SEZ SEZ
tlano abbate benecleltino, prolettore Jel- diTerracina e Sezze, nel i 594 Luca Car-
lu citlù, ivi ^l•a^fe^ìle da altro luogo tlolh» dino che l'ampliò, £'/JiVc, Tarr. et Setino;
niedcsima, da mg/ Perugini vescovo di nel1617 Pompeo Angelotli, pioriun lo-
Terraciiiae Sezze, eda mg.i Criiscosetiiio coniin conservatori; nel7 58 Calisto Pa- i

vescovo di Lettera nel 1 604. H santo visse lombella servita, Episcopus Seùnus, de
euioiì nel monastero di s. Cecilia co'ino- clcricoruni seminario oplinie nieriliis ;
naci benedettini, da lui fabbricalo verso neh 775 Francesco Alessandro Odoardi,
il1081 presso il iluine Cavata o Cavatel- hiijucc. Basii. Calhed. Episcopus. Nella
la o Sisto, e l'antico letto del fiume Ro- chiesa di s. 1614 vi fu sepolto
Pietro nel
sciolo, e di cui appena restano le rovine. il vescovo Pompeo de Magislris: iu quella
Insorta controversia dopo la beata sua de'cappuccini nel iG45 Cesare Venlimi-
morte tra setini e sermonetani sulla ve-
i ^\\a,Epis. Ter. etSelinus in hacsua Cath.
neranda spoglia di s. Lidano, convennero Basilica (mi fa dunque sospettare che in
di collocarlo sopra un carro e dove lo por- essa fosse deposto e così il seguente); nel
tassero due indomili giovenchi che vi
i 1786 Benedetto Pucilli di Tolfa, Terra-
citlaccarono, l'uno di Sezze, l'altrodi Ser- cinae, Setiae, ac Priverni Episcopo. Vi
moneta, ivi restasse, e n'ebbe il vanto la è pure la collegiata de' ss. Sel)astiano e
La cattedrale fu solennemente di
città. Rocco, eretta nel 761, abbellita con 1 ele-
nuovo consagrata a'j8 agusto i364, da ganti stucchi, e tra 'suoi 5 ni tari di mar-
tv. Giovanni deSora vescovo di Terraci- mo è ragguardevole il maggiore: il capi-
ria e Sezze, per averla consunta un incen- toloda cuièuH'iciata formasi dell'arcipre-
dio. Sembra che la sua costruzione nel- te e di 9 canonici, Clemente XIII a' quali
l'odierna forma rimonti al i3oo. Leggo nel 1765 accordòcappa magna, con la
in Ciammarucone, che sotto il medesimo bolla che incom.incia: Cuin Sctia clvilas
altare maggiore vi furono collocale in va- olini romanoruni fjlorente repnhlica, co-
si d'argento le leste intere di s, Lidano, e lonia ùlulo prii'ilegii':quc decorata, e la
de' ss. Pietro e Marcellino altri patroni distinse con altri privilegi. Oltre la catte-

di Sezze; un pezzo della vera Croce, una drale, vi sono altre 5 chiese parrocchia-
Spina tinta del prezioso sangue di Gesù li; e 3 conventi religiosi con chiese poco
Cristo, un pezzo di pane credulo dell'ul- distanti dalla città, fuori di porla s. Paia-
tima sua cena, dell'incenso oCfeitogli dai sceve. Il I
.° de'minori conventuali subur-
ss. Magi, del fieno del s. Presepio, del lat- bano con chiesa dedicala a s. Bartolomeo
te della 13. Vergine, un buon pezzo d'os- apostoIo,che essendostala riedificata, ven-
so di s. Andrea apostolo, un dente di s. ne consagrata a'2 giugno 705 dal ve-
i I

Biagio vescovo e il pettine col quale fu la- scovo di Fondi Vittorio Crucci visitatore
ceralo, e altre molle reliquie. Il capitolo apostolico della diocesi : nel contiguo con-
si compone di 3 dignità, la i
."
delle quali vento vi fiorirono religiosi insigni persan-
è l'arciprete, le altre l'arcidiacono e il tità di vita e per dottrina, avendone de-
preposto, di 1 2 canonici comprese lepre- scritto le notizie il p. Theuli, weW Appa-
bende del teologo e del penitenziere, e di rato niinorilico della provincia di Roma.
altri preti e chierici addetti al servizio di- La chiesa e il monastero appartennero ai
vi no. 1 1 MaioccOfUe Monumenti dello sia- monaci cistcrciensi, a cui li diede nel i4(3 1

lo pontifìcio, t. 6, p. 7 e seg., riporta le la- Eugenio III, e dipoi neli3oo Bonifacio


pidi degl'illustri selini e stranieri sepolti Vili gli assegnò a'conventuali. Secondo
non solo nella cattedrale, ma ancora nel- INLirocco, pare che la chiesa sia slata nuo-
le altrechiese, e quelle monumentali che vamente riedificata da'fondamenti, dalla
le riguardano. Da quelle della cattedrale pia generosità del ricordato vescovo O-
si rileva, che vi furouo tumulati i vescovi doardi di s.Elpidio nella Marca, e da lui
SEZ SEZ 5y
consagrata nel i 769. 11 Marocco non cliia- suiti in argomento d' imperitura ricono-
ma rOtloaicli vescovo, e lodiceSctinojio scenza, nel I G22 sopra la porla ncll'inter-
invece ho creduto tiare alla »ua asser/.io- no della cliiesa eressero la seguente iscri-
ne pili probabile inteiprelazione luUo zione marmorea riportata da Ciammaru-

,

consiileiato. 11 2." convento, («roseguendo cone. D. O. M. S. P. Q. Sclino ^ Un-


la medesima via, lungi un 4-° di miglio jusTt'inpUhaC'— Collega inunifcenlissi-

dalla città, ède'cappnccini con bellissima inofundiiLori SocitLas Jesu — Grati a-


chiesa, il lutto edificalo nel 1 592, circon- iiìini monumenium P. Vi sono ancora in
dato di mura con ameno bosco, dalla pie- Sezze due monosteri di monache: quello
tà del nobile setinoGiovanni Pilorcio cav, dell'ordine di s.Chiara, in cuiairc[)()ca del
de'ss. Maurizio e Lazzaro; quindi a'20 ot- pallio isterico ricordalo viveanojo mo-
tobre) 593 il suddetto vescovo De Magi- nache professe, olire le zitelle che teneva-
slris consagrò la chiesa sotto l'invocazio- no in educazione; l'altro è quello della
ne di s. Francesco. Il 3.° convento, con- sagra Famiglia delle oblale del ss. Barn-
tinuando la stessa strada, distante da Sez- bill Geau [f^.), per l'istruzione e educa-

ze un miglio, è de'francescani 'ifuimali, zione delle giovinette, istituito dal gran


che per essere a ridosso d'un colle, il sog- cardinal Corradini[F.) setino, protetloi
giorno non è perfetto. Ciammarucone ri- ilella congregazione di lloma, acni soiu-

ferisce che a suo tempo e nel 164 1 » re- minislrò ben più di oooscudi. ftlg.rFa- i

ligiosi colle limosine slavano Aibbricando bi Montani nella dotta biografia che com-

chiesa e convento, il quale riusciva gran- pilò di questo amplissimo porporato, e che
dioso e uno de'più belli della provincia; pubblicòcol ritratto nel 1. o i\e.\\' Album 1

e che intorno al medesimo pouìposamen- di Roma, a p.ioSe Sgo, esaltando giu-


te frondeggiava un verdeggiante querce- stamente il di lui singolare amor patrio,
to, eziandio con piante d'elei, olmi, lauri, osserva che il più bel servigio che rese «
castagni, veramente delizioso, romantico Sezze fu il convitto della sagra Famiglia.
e poetico. La chiesa è magnifica, e nell'al- Vedeva egli con dolore come per difetto
tare maggiore il grandioso quadro rap- di buone istitutrioi fosse ivi negletta l'e-
presenta la visione di s. Francesco nella ducazione delle donzelle, dalle quali di-
quale ricevè dalla B. Vergine il s. Bam- pende il ben essere della società. Laonde
bino Iralesue braccia, lodatissima pittura appena seppe che il suo generoso concit-
eseguita nel 1608 da Benedetto Melchior- tadino Bartolomeo Piota avea a tal uopo
ri. Inoltre Ciammarucone ricorda che cominciato la fabbrica d'un monastero,
nelle couvicine colline eranvi diversi ro- egli si uiùa compagnoeneassunse il pro-
mitaggi colle loro chiese,abitazioni e giar- teltorato,quindi vollea sue spese aggiun-
dini. Nellaciltà fiorirono i gesuiti,) qua- gere un braccio, chiamato ancora la fab-
lianche in Sezze hanno diritto alla comu- brica nuova, e considerò lo stabilimento
ne riconoscenza, pel gran bene che vi o- come cosa tutta sua. A tale elfettoformò
pelarono, massime per la pubblica istru- la famiglia di oblale del ss. Bambiu Gesù,
zione. Nel bel mezzo e nel sito più ele- e di iMaeslre pie (.[[YhevhojC Clemente XI
vato della città, per cura del p. Claudio nel 1 ne a[)provò l'istituzione, con fa-
7 I 7
Acquavivapreposito generale della com- coltàamplissimealcardinale sul governo
pagnia dlGesù, fu eretto undecorosocol- e compilazione degli statuti, che poi stam-
legio, con sontuosa chiesa sagra a'ss. Pie- pò nel 1729. Avendo le oblale comincia-
troe Paolo, il tutto incominciato neh 589 to l'insegnamcnlo con successo, ben pre-
dalla nobile e splendida generosità del sto se ne aumentò il numero, ed ebbe egli
comune di Sezze, che v'impiegò la cospi- la consolazione di vedervi entrare la pro-
cua sonmiadj 70,000 scudi; per cui i gè- pria sorella Loreta. Al convitto aggiunse
6o SEZ SEZ
lachiesn.clieconsagrò a'aS inaggio 17 18. nel I 798 dal rinomalo servo
di Dio fr. Bo-

L'i>.lituto[)eila fama che si acf[iiistò mos- nifacioda Sezze minore riformato, il qua-
se Benedetto XI V, per agevolarne l'utile le cooperò in Roma all'erezione d'un o-

propagazione, a favorirlo, onde fu largo spiziopoi unito a quello di Tata Giovanni.


di grazie spirituali. Il cardinal Corradini La nobil donna Giacinta Pacifici, vedova
lincile visse, di questo pio luogo formò del cav. Superio De IMagislris, virtuosi e

le sue delizie, e in morte lo cliiamò ere- amantissimi della comune patria Sezze,
de di sua pingue sostanza, ordinando con suo vr.ntaggio e decoro, ed inerendo alle
mirabili disposizioni, che vi fossero sem- benefiche e provvide intenzioni del suo
pvei^obhie, ed alleandone la protezio- degno consortCjCol suo mirabile testamen-
ne e amministrazione al cardinal protet- to , dopo aver lasciato il suo corpo alla

tore della congregazione di s. Ivo, di cui chiesa di s. A una giuspadronato di sua fa-
trattai a Cupia romaxa. Ed è perciò die miglia, e disposto due annue esequie per
il cardinal Macchi decano del sagro col- se e pel defunto consorte e loro antenati,

legio, come protettore del pio istituto di coll'intervenlode'due capitoli el'estrazio-'


s. Ivo, tì'A giugno 85 I I si portò a visitare ne per ciascun anniversario d'una dote di
il eio'.iastero della sagra Famiglia. Sezze scudi 3o in favore di povera zitella sati-
si pregia di contenere il seminario per le na; quindi lasciò tutta la sua pingue ere-
tre diocesi riunite di Terracina, di Sezze dità, unitamente a quella del consorte,per

e di l'ipcrno, il quale sostiene anche le gl'istituti tl'istruzione e di educazione Irci

parti di liceo, fatto risorgere e rifiorirà i benemeriti coniugi concertati. La pia i-

nit'diantejezelantissimecure del vescovo stitutrice e insieme esecutrice delle gene-


Luigi Frezza (/".) poi cardinale. Pertan- rose disposizioni del marito cav. Superio
tosi apprende Diario di Ro-
nel n.° 12 del DeMagistris sepolto nella cattedrale, det-
/«-7deli828.« Difalti non ha egli rispar- tagliatamente fece tutte quante le prescri-
miato nèfatica, nèspesa onde provveder- zioni sugl'islituli, case, maestri e maestre,
lo di scelti e di rinomati soggetti, tanto mi nist ri, inservienti, ani mi nistrazione, mo-
nell'amministrazione, quanto nell'istru- do delle istruzioni. Per l'esecuzione di lut-
zione, lingue, letteratura, filosofia, mate- to nominò un consiglio composto del pre-
matiche pure e miste, teologia domma- sidente maestro prò tempore della scuo-
tica e morale, storia ecclesiastica e cano- la di legge civile e canonica; di due ese-

ni, canto gregoriano; lutto s'insegna con cutori leslamenlari,nelle persone degli ar-
ze!oe premura, talché nel giorno i o gen- cipreti prò temporedella cattedrale e del-
naio essendo stato il detto pio stabilimen- la collegiata; e di due deputati da sceglier-

to onorato all' improvviso dagli ottimi si dai tre precedenti. L'ottima vedova Pa-
monsignori vescovo e delegato, corteg- cifici ordinò l'erezione di due scuole o i-
giati dal governatore della città, dal cor- stituti in Sezze, uno pei maschi, l'altro per
po nmnicipale e da' due capitoli, gli al- le femmine, a vantaggio de'suoi tanto a-
lievi del seminario e del liceo gareggia* mali cittadini dovendosi però separata-
,

rono nel far mostra del loro profitto con mente amministrare i beni del suo patri-
piena soddisfazione e sorpresa di tutti. monio edi quello del cav. marito. Impe-
Anche l'economia ed il locale vanno pren- rocché, secondo l'idea concepita dal con-
dendo di giorno in giorno forma miglio- sorte , egli ordinò alla moglie di fondare
re, onde non solo dalle tre dette dioce- in detta città degl'istituti di capi d'arte a
si, ma dalla provincia e dalla slessa capi- comodo e istruzione de'cittadini, di scien-
tale, la giovenlìi vi concorre per esservi ze, di educazione e di buoni costumi. Per-
educata ". In Sezze vengono le donzelle tanto quello pei giovanetti la Pacifici i-

anche islruite in un orfanotiofio, eretto ucreudo alle brame del coniorle lo stabi-

I
SEZ SEZ 6i
8 individui, e di più se aumcntnte le
r* (li re è pure presidente della pia opera, di
rendite, con tnaeslri di di verse scienze, e- eloquenza edi filosofia, e quest'ultima (or-
scliidendo la musica, tranne il canto fer- nila d'un gabinetto fisico corredalo delle
mo. Di più stal)ilì che alcuni capi di arti opportune nìacchine,descrilte nel n.°i i6
ineccaniclie e pagali dal patrimonio, gra- del Giornale di Roma del 85 e inau- 1 r ,

tuitamente ricevessero per insegnarle tutti guralo con solennità dal prof. d. Fran»
que'giovanetli salini che bramassero ap- cesco Rcgnani, autore della Democrazia
prende! le. L'istituzione per ristruzioiie e callolica. Qui noterò che il eh. p. Ange-
educazionedelle giovinette la fissò a6don- lo Secchi gesuita, direttore dell'osserva-
zelle con 3 niaestre idonee da trarsi dal- torio del collegio romano, nel i85ci si

la famiglia De Magistris, lequali dovesse- portò in Sezze e nel palazzo De Magistris


sero pure fare scuola gratuita alle giovi- formò una piccola specola con bella me-
nette poveredella città. La vedova bene- ridiana, trovando che Sezze ha di altezza
fattrice morì a'f)geonaioi82 5,eLeoneXlI sul livello del mare 3o4 metri. Finalmen-
sottopose alla Congregazione degli studi te, perchè i solini imparassero le arti, fu
[f.) la sorveglianza dcll'amministrazioìie disposto che la pia opera mantenesse 8
della medesima eredità , siccome riguar- giovani neir Ospizio di Tata Giovanni
dante il pubblico insegnamento, ed in for- (A.) di Roma. Ad oggetto che la città a-
za della bella pel medesimo da lui ema- vesse sollecitamente tali vantaggi disposti
nala. Quindi avendo destinato visitatori dai coniugi De Magistris, più volle vi si

apostolici delle università della INIarca e portarono cardinali prefetti della congre-
i

dell' tfnibiia, non che con visitatori ai pii gazione degli studi. Nel 83 1 1 per questo vi
patrimonii riuniti Pacifici de Magistris, il si recò anche il cardinalZurla prefeltodel-
p. ab.Cappellari poiGrcgorioXVi,ernvv, la congregazione degli studi, col segreta-
concisloriale Teodoro Fusconi, questi agli rio di essa mg.r Soglia ora cardinale,i qua-
8 aprileiSa^ si recarono in Sezze e vi si li presero opportune disposizioni a profit-
trattennero oltre 5 giorni, prendendo co-
i to della città. Nel i 835 vi fu pure, e due
giiizionedi tutto e prescrivendo opportu- volte vi ritornò, il cardinal Lambruschlni
ne provvidenze per l'esecuzione de'bene- prefetto di detta congregazione, e per lo
fici istituii. D' allora in poi lo pia opera stesso motivo, sempre in compagnia del
Pacifici de Magisriis venne tutelata dalla cardinal Fransnni protettore delle mona-
detta cardinalizia congregazione, di con- che clarisse,unitamente ai segretari della
certo col consiglio d'ammini>trazione sta- congregazioneeora cardinali AltierieCa-
Se non che esami-
tuito dalla fondatrice. terini.Allre visite vi fecero il cardinal Viz-
nate le istituzioni da
fatte, pel megliolei zardelli prefetto, e mg.' Simonetti segre-
e per ragioni economiche, in luogo di a- tario e poi cardinale, e vi furono pure pei*

prire le due case, una pe'maschi, l'altra altre visite mg r Capalti e mg.'" Ralli se-
perle femmine, fu stabilito con approva- gretari della medesima congregazione, a
zione pontificia: che 8 giovani si mante- cui preme assai il progresso della pia ope-
nessero agli studi a spese dell'opera pia di ra. Vi sono ancora in Sezze molle confra-
vitto e vestito, nel seminario diocesano di ternite con abiti bianchi, neri e rossi, tut-
Sezze, in una carnei ala separata e col pro- te co'propri oratorii, cappellani e rendite.
prio prefetto. Che
femmine aumenta-
le Vi è una colonia d'Arcadia fondala nel
le a 8, si educassero e istruissero nel mo- I
747) col nome di Colonia arcadica Se.-
nastero di s. Chiara della medesima città, lina, che fiorisce in prosa e in verso. An-
a spese dell'opera pia. Che egualmente a ticamente Sezze avea la giurisdizione del
carico di essa si pagassero tre cattedre nel mero e misto impero, che esercitava an-
seminario, cioè di legge e il cui professo- cora nel suo disliello, che si compose del
62 S EZ SEZ
miinitissimo cnslello d'Acqnn Pn77a, tk-1 sagrificò la vita agli dei infernali per la
castello l'cliala, e di quelli di Trevi edi .salute dell'impero di Roma. Vinsero i ro-
Tcneto; di che copiosa mei) le fratta il Cor- mani, e concessero la pace ai latini loro
ladini.Per molto tempo fu decoiata,corae parenti e confederati. La stirpe Annia eb-
nobile ciltàjd'un cardinale per govenia- be altri soggetti, come n'ebbe la Fulvia e
toie,al quale Papi
i la davauuin commen- credesi selina, la l'onteia e la Cazia. Caio
da e in aniministiazione perpetua. L'e- Valerio Fiacco celeberriujo poeta, auto-
lenco pubhlicatodul cardinal Coriadinisi re i\t\\' Argonantica e di altre opere in-
compone de'seguenli cardinali. Nel i 52C) signi, si meritò l'amore dell' im[)eratore
Tommaso de ^/o,nel i535 Antonioiyrt/i- Vespasiano: altri lo dissero padovano, al-

severinOy nel 53g Ennio Filonnrdi, nel


i tri romano. Tra le famiglieche ne'tempi
J 540 Rodolfo 5 jo con brevedei
Pio, nel 1 successivi principalmente figurarono, fu
27 febbraio Francesco Sfonclralì che fu la Brancaleonc, e R.innldo con diploma
padre di Gregorio XI f-^ nc\ 1 5^0 Fran- fu da Innocenzo III preso sotto la prote-
cesco Tournoiiy nel 5 j is'icolò Gaetani 1 1 zione della s. Sede, probabilmente per le

o Cnelnni, verso ili56i Filiberto Naldi sue benemerenze colla medesima. Cicco
Babou. SeZ7e ha per istenima im bianco Brancaleone.fucav. templario e letterato.
leone, con l'epigrafe : Seda piena bonis, Guglielmo Pagani fu investito da Inno-
gerii albi sigila Lconis.ìii\ pev protettore cenzo III del castello di Fah'atera, di cui

un cardinale, e presentemente lo è il car- parlai nel voi. XXVII, |). 278. Marco Pa-
dmale Antonio Tosti. gani canonico della basilica Laleranense,
Si gloria Sezze di molti uomini insigni, sepolto nella chiesa di s. IM.nia di Sezze.
liscili dalle sue numerose e potenti fami Napoleone Rainaldi si crede autore della
glic,edi cui trattarono il Ricchi nel Tea- torre omonima o Torre del Foro, ed al
tra degli nominiillnstri del regno de ì'ol- quale Onorio ili concesse in feudo il ca-
scili: il Corradini,/^f Eccle<;ia Selinaj ed stelloo fortezza situata fra PipernoeTer-
iIGiorgi,Z?/.y5er/rt//o historica. Nominerò racina, non piìi esistente. Un ramo della
le famiglie ed isetinipiìi distinti. Lucio celebre famiglia Frangipane si stabilì in

Anniopretorede'Iatini,che nel senato Ia- Sezze, ed Antonio fu spedito ambascia-


lino pronunziò una robusta orazione, dal- tore nel 1437 al Vitellesclii legalo d'Eu-
la quale si vienein cognizionedella poten- genio IV. Dalla Ceccarelli uscì Giovanni
za e nobiltà di Sezze. Con questa solleva- domicello di Sezze, che da Rotiifacio IX
ti i latini contro Roma, fu da loro eletto fu investito in feudo di Cisterna, e della
ambasciatore al la repubblica romana. Re- Rocca chiamata Castel Vecchio,con parte
catosi quindi nel senato romano, ricusan- della terra di IMarino,per tutta la sua po-
do di (lepoirelearmi control sanniti, con sterità. Rainaldi e Sassone Tacconi rnac'
eloquente orazione gl'intimo la guerra iu slriostiari pontifìcii,canonici napoletano
iirjnie di sua patria e delle altre colonie e lodino, iceverono due diplomi da Cle-
1

latine, die orgogliosamente equiparò nel- mente V, in cui sono chiamati militi. Ca- I

la grandezza a Roma, fuorcliè nel conso- stagna si stabilirono in vSezze nel i5oi,
lato, per cui irritò quell'augusto consesso. quando Girolamo sposò Solenna Norme-
Quindi pel suo valore e perizia nelle ar- sini di ragguardevole stirpe : Raimondo
mi fu eletto a duce suptemo dai confe- fu falconiere di Federico II , esperto ed
derali latini, e guerreggiò nella Campa- erudito in ogni letteratura. Ricchi parla
gna con T. Manlio console. Le due ora- delle signorie e delle prerogative de'Ca-
rioni di Annio, tolte da Livio, le pubblicò stagna, come rielle altre famiglie, che as-
Ciammarucone. A Capua seguì il combat- saifigurarono in Sezze, cGio. lìattista ul-
timenlo, e vi perì Dccio Mure console che timo di essa fu cav. gerosolimitano; altri
SEZ SEZ G3
cavalieri tli questo cospicuo ordine furo- dc'convenlnnli, professore di teologia nel-
no Gio.AnloniotleAttiscommeiul.tli Ro- l'imi versità romana e vescovo di Lettere.
vino, Pielruccio Frangipane, e Bernar- Sebastiano Leopardi canonico della cat-
dino Normesini. Vi furono selini cavalie- tedrale e vescovo di Venafro. Anania Con-
ridi s. Stefano, di Calatrava, di s. Giaco- iugi vescovo d'Asisi. Pietro Santefabri ve-
mo, e di altri ordini militari ed equestri. scovo d'Orleans. Giacinto Tagliente be-
INormesini vantarono nobiltà e ricchez- nemerito missionario in Egitto, A leppo e
ze, ed ebbero in feudo Trevi (^''.)e Nor- Albania per 3o anni, poi vescovo di Cat-
ma,^ forse da questa derivò loro il cogno- laro. Furono elevati alla dignità cardina-
me. Paolo Nori/iesini fu arciprete della lizia, Pagano Pagani da Pasquale II, che
cattedrale, e da Sisto V fatto vicegover- facoltizzò Ruberto Pagani selino suo ni-
natore di Rieti. I Ciambariconi o Ciani- pote, di cedere al monastero di s. Pietiodi
marucone furono sempre considerati tra VillaMagna (della quale parlai nel voi.
i più nobili e doviziosi di Sezze, signori XXVII, p. 5,74 e altrove) certa peschie-
della terra e fortezza d'Acqua Puzza ch'e- ra delta Tavolato. Leone Drancaleone
ra distante 3 miglia da questa c''llà,con creato cardinale da Innocenzo III, che di-
castellania che \ l*api tenevano con gelo- versi autori vogliono ancora pati i/io ro-

sia a motivo del punto strategico della


, mano, ma Ricchi dimostra il contrario.
viaove sorgeva. Tra Ciambariconi fiorì i Roberto R.ainaldi cardinale d'Onorio III
Pietro prelato della curia romana sotto del titolo de'ss. Gio. e Paolo, giudice or-
Paolo V e Urbano Vili, canonico Late- dinario di s. romana chiesa, ricordato nel-
ranense e segretario della congregazione la bolla deli2 r7 a flivoredi Simone ve-
de'riti pure Maestro delle cerernonie
: fu scovo di Terracina, che avendola sotto-
ponli/ìcie, onde ne riparlai in quell'arti scritta col cardinal Tommaso, ne parlo
colo. Porzia,una del le due superstiti Ciam • nella biografia di questi. Altri monumen-
bariconijSposò Torquato Corradi ni nobile ti in cui si fa menzione di Roberto li ricor-

di Cori, d' antica prosapia originaria di da Ricchi. Questi e il Giorgi pretendono


Reggio di Modenn; si stabilì in Sezze, ove setino il cardinal Pietro iS'r/wo rettore del-

nacque Pietro Marcellino poi cardinale; la p^uvincia di I\Iarittima e Campagna,


altro ramo de'Corradini restòdomiciliato che obbligò Corrado IV di Svevia a re-
in Cori. Gli Aniballio Annibaldi, derivati stituire Sora alla s. Sede. Ma egli è di A-
dagli antichissimi di R.oma, fiorirono in nagnijcd in fatti il cardinal Corradini cal-
Sezze, e l'ultima di essi entrò in casa Con- dissimo d' amor patrio, sebbene afferma
tugi. Altre famiglie illustri furono eliStro- che Sezze ebbe soltanto 4 cardinali oltre
moli, i Massignani, i Valletta, i Gigli, i lui e compreso Sasso, riporta le diverse
DelNovis, CoIona rdi, e molte alt re ricor
1 opinioni sulla patria, insieme a quella che
date dal Giorgi, li p. m. Gio. Francesco lo fa d'Anagni: lo prova anagniiio DeMa-
Buccarelli commissario generale de'con- gistris nella Storia della cillàd' Aunghili.
ventuali in Francia, fu valente predicato- Dal Corradini neppure viene nominato
re apostolico. Di altri insigni religiosi trat- Girolamo Nili ossia il b. Girolamo Tom-
tò il conventuale p. Theuii nel!' appa- masino di Sessn (F.) e non di Sezze come
rato minoritlco. In santità di vita, oltre i vuole Giorgi, ed io seguendo Novaes ho
sunnominati, devesi ricordare il ven. ser- detto nel voi. VI, p. 3o2(ove con Mari-
vo di Dio fr. Carlo da Sezze minore rifor- ni,Archiatri l. i,p. 289, riferendo che lo
malo, autore d'un gran numerodi opere condussea RomaGio.PietroCaraffa, e che
sagre e ascetiche, il cui elenco pubblicò col favore del cardinal Oliviero Caraffj,
Ricchi. Nella dignità vescovile abbiamo: zio di questo, entrò nella corte di Giulio
Fraucesco Bruschi Diinistrò provinciale li per medico, essendosi sturbata la coni-
64 S EZ SEZ
posizione tipografica, soQibra nipote del- Sezze e du'Circcnsi con belle incisi oni. Im-

l'Oliviero e noi fu, essentloloGio. Pietro), pedito da' luminosi suoi impieghi e dai
poi mi letlilicai a IMedico: Gio. Pietro Ca- gravi negozi, e preferendo al vanto lette-
raffa suo amico, divenuto Paolo I V,a'20 ra rio l'amore a Ila chiesa uni versale, quan-
dicembre 555 lo voleva cieare cardina do stava per pubblicare il t, 3." consegnò
le,dignità che virtuosamente ricusò. In- le memorie e documenti raccolti per la
oltre alcuni crederono di Sozze Laudo o vasta impresa al dottissimo p. Giuseppe
Landoiie Frani^ipane Sitino, anlipapa Rocf'o Volpi gesuita, raccomandandogli
Innocenzo Illconlvo Alessandro III. Nel in particolare la descrizione de'rari pregi
l'erudita opera di Lodovico Anastasio, /- e vetusti monumenti di Cori sua 2." pa-
storia ilcgli antipapi t. 2, p. 1
07, si tratta tria, onde in più guise la giovò, come di-
dell'antipapa Landotie Sitino della fami- rò all' articolo Velletri nel descrivere
glia Frangipani, senza far parola di Sez- la legazione, parlando di tale città; per-
ze.Vero Papa piuttosto dovea evseie il car- ciò il Volpi proseguendo il melotlo del
dinal Pietro iMarcellino CorracUni, nato cardinale, compì l'immortale opera per
in Sezze a'x giugno Gj8, e ove apprese
i quella parte soltanto che riguarda il La-
in parte le umane lettere, che onorò e- tinnì proplianutn,e la dedicò al cardina-
niinenteraente porpora che
la patria, e la le medesimo. Gloriandosi il cardinale ili

ricevè da Clemente XI, in meritato pre- chiamarsi setino, imprese a rivendicare


mio del suo sipere e virili, dappoiché fu l'onore della sede vescovile di Sezze, al
sommo giureconsulto, insigne erudito, modo che poi dio, ed alle grandi e be-
profondo acerrimo dei
politico, difensore nefiche prove d' amore già narrate verso
pontificii diritti, zelante vescovo di Fra- Sezze,a!tre ne aggiungerò, e il suo nome
scali, esempiosplendidodi benefico amor è in [lerennebenedizione Ira'setini. Questi
patrio, e mecenate de'Ietterati. Difese con con compiaceli te gara additano al forestie-
dotte opere la s. Sede contro l'iniperato- re il palazzo ili cui nacque, il sagro fonte
re per le Prtci primarie (^''•), e la tem- ove fu battezzato, il monastero da lui i-

porale sovranità di Coinacchio{^F.), ed stituito,il suoritratto collocalo nella sala


ebbe gran parte ne'clamorosi tratti, coi municipale: ne conservano gelosamente
re di Napoli, di Spagna e di Sardegna, gliautografiji diplomi ed il cappello car-
perchè colla sua destrezza e rettituiline dinalizio. Usuo nome risuona di frequen-
felicemente riusciva a comporre (jualun- te glorioso,specialmenle nel monastero e
que arduo affare. Nel conclave deh 780 nella colonia arcadica. Onora grandemen-
era per eleggersi Papa, quando la Spe- te i salini la loro costante e tenera rico-
gnagli lanciò V Esclusi\>a, del quale abu- noscenza, virtù quanto doverosa altret-
so parlai ancliea Sagro collegio. Questo tanto rar i ad esercitarsi I Ne dierono so-
invece nel conclave del I
740 tornò a [)ro- lenni e edificanti prove il giorno 25 feb-
muovere la sua esaltazione al pontifica- braio 1 843, in vece degli 8 di detto mese io
lo, ma egli francamente se ne ricusò, fa- cui cadde il centenario della pianta mor-
cendo considerare a'cardinali: richiedere te del cardinale, imperocché si legge nel
itempi un Papa di fresca età, fijrtedi pet- n.° 22 del Diario di lìonia di quell'anno,
to e zelante, ed egli ottuagenario essere che in Sezze, di cui il cardinal Corradini
vicino al sepolcro. A celebrare i fasti del- fuedèoroamento,venne con istraordina-
l'iolera provincia, e con essa quelli di Co- ria pompa celebrala la suamortualecom-
ri e di Sezze, incominciò la celebre opera niemorazione. Pertanto a preghiera del
Latiunn'clns et sacrimi , nulla tralascian- gonfalonieie maggiore Giuseppe Carne-
do per illustrare sì gloriosa parte d'Ita- bianca, che anco in questa occasione spie-
lia: nel t. 2.° trattò dell'antica storia di gò zelo veramente patrio, si restituì da
SEZ SEZ r.T

Terrncinn a Sozze amatissimo vescovo


l' eie galloni gialli le adorna, vestiario ve-
mg.'' Arelini-Sillani, per la cui venula fu ramente lungriifìco, e che conserva del-
piolialla la tiecorosa f'imzionc. Nella cat- l'antico. I capelli egualmente intrecciati
tedrale, nobilmenle adornata a lutto, fu e uniti con larghi nastri di seta hanno ,

nel centro eretto un magnifico tumulo una particolar foggia e acconciatura nelle
diviso in 5paifi, ricco di faci e di decora- maritale; il Marocco disapprovala con-
zioni, con lutine epigrafi, oltre quella po- suetudine delle donzelle di sposarsi ap-
sta all'esterna fronte della chiesa. L'ur- pena giunte all'età di i?. o i3 anni, pel
na cineraria col cappello cardinalizio del pregiudizio che dicesi zitella rimala la
defuntosi elevava nella sommitàdel mo- nubile di 20 anni : riferisce ancora che il

numento. Ivi furono celebrati magnifici dialetto in moltissime parole corrotte con-
funerali, con l'intervento del vescovo, dei serva vocaboli della bella lingua del La-
due capitoli, del seminario, delle oblale zio, la quale crede che ivi si conservasse
del s. Bambino Gesù, delle corporazioni più a lungo delle altre città latine. Nel
religiose, dell'intiera magistratura, delle febbraio i844 ''• «'attivò il mercato set-
autorità governative, e nulitari degli au- timanale, di cui godeva in passato ne'sa-
siliari e de'caccialori, delle principali fa- bati di tutto l'anno. Trovo nel Calindii
miglie e del popolo alfollatissimo. Il ve- che prima in Sezze eravi un consolato di
scovo dopo avere offerto l'incruento sa- arti, e che ih. "vantasi eretto, e però an-
con lunebre orazione ricordò le
grifizio, teriore ad ogni altro delle capitali d'Eu-
preclare virtìidelcardinalCorradini; e la ropa: di più crede, che nel territorio fos-
sua eloquenza, adir tutto in poco, fu pari sero le città di Treponti oTriponzio, Tre
alla vastità del subbietto. Né qui ebbero Ta[>erne[f^.),eRej^eta,con ilForodi Ap-
fine le pubbliche dimostrazioni, giacché pio (di cui parlala FossanuovacPiperxo:
nella sera alla sala municipale splendi- Ciammarucone non conviene che Fossa-
damente illuminala, dove si collocò in nuovaoccupi il sito diForoAppio,il quale
modo onorevole il busto del cardinale, ri tiene che fosse edi fica to ri m petto aSez?e,
alla presenza del vescovo, della magistra- presso il Ninfeo ch'è il fiume che nasce a
tura, delle altre autorità e del fiore dei Ninfa, e anticamente entrava nel mare in
cittadini, con solennissima adunanza poe- Astura: del Ninfeo e di Ninfa feci parola a
tica, fra gli armoniosi concenti, si enco- lNoRMAeaPALUDiPoNTiNE;diAsluraaPoR'
miarono in prosa e in verso la dottrina TOD'ANZo),e non lungi l'altra di Sessa-Po-
e le non peritureistituzionidel porporato. mezia (di questa tenni proposito a Sessa:
Al forbito elogio di d. Giuseppe di Bella Nicolai, De' honifica me/ìli delle terre Poti-
fecero eco le composizioni, non meno de- ti ne, con fatò Corradini nel credere la sta-

gli accademici arcadi presenti,chedi quel- zioneMesa,il luogo ove fu Suessa o Sessa-
licorrispondeuti,che a gara sparsero fiori, Pomezia). Sezze a'tempi degli antichi ro-
odel Ialino o dell'italiano Parnaso, anche mani ebbe un isplendido anfiteatro, una
in greco, sulla tomba del memorabile car- curia magnifica, di cui si vedono i mae-
dinal Corradini, insigne benefattore dei stosi avanzi, il collegio degli auguslali e
de'grali setini. Rileva il Marocco, che fra de'fabri, l'erario, i templi di Marte, d'Er-
i luoghi della provincia di Campagna si cole,diApollo,di Augusto, di Mercurio,di
distingue Sezze pel costume e modo di Saturno, presso gli avanzi del quale nel
vestire del popolo; le famiglie di civil con- 1818 fu trovala una lapide di bronzo iu
dizione incedendo alla romana. Le fem- contrada delia Madonna della Pace, forse
mine vestono drappi di vivacissimo colo- appartenente a qualche ara votiva, e ri-
re rosso, cioè usano veste talare unita fi- prodotta da Marocco. Dal lato sinistro del-
no alle spalle, dove varie liste di fettuc- la via che conduce a Piperno si trovano
VOL. LXV. 5
66 S EZ SEZ
i ludeii (IcH'nnJicn villa tlilMcrcnate, in Hiondo^eassai daValle,Ricchi e nitri. Vo-
vocnboloPontanelio, dove si vcilono inu- lendo rendere ragione del diminuito pre-
la reticolate, e 7 ampie grolle in comuni- gio, l'athibnisce rdla variala piantagione,

cazione fra lorOjolti e allie grandi grolle. poiché il pendio del colle selino prima era
Il lenilorio confina n levante con Ter- vestito di vili, alle (piali furono surrogati
lacina e Pipeino, a ponente con Sermo- gli oli vi, e che gli antichi preferendo la sani-

iietn, a Irnmontcìna con Bassiano, Carpi- tà al gusto del palato, bevevano vini vec-
ni lo e Rocca Goi ga, a mezzodì colle Pa- chissimi. Il Nicolai, dolto agronomo, opi-
ludi Pontine: tutta campagna è irriga-
la na che o sono andate a male le vili cecu-
ta da fiumi e da fossi. Ciammarncone dice be, o perchè si manchi nel farli.
che il teiiilorio di Sezze anticamente si Sezze, Seda, lJrh<t Campanile chia-
estendeva a 4 miglia lungi da Terijicina, mala da molli scrittori, nobile, valorosa
e comprendeva campi Pomelini, famosi
i ed finlica del Lazio, che si-bbene fiorì Ira

per la denominati da
loro fertilità, e così le primarie sue città, talvolta appartenne
Pomezia,ove lacedemoni fermandovi la
i alregno de' volsci, ed il p. Valle, La regia
dimora eressero il celebre tempio di Fé- Piperno, volle spiegare 'a derivazione del
vonia,a ferendo, per essere stali ivi con- suo nome.Dice il p. Theuli nel Teatro islo-
onde maiine. Il territorio di
dotti dalle lieo, p. 4 '5 t^he Titiimio comico in onore
Sezze a tempo di Ciammarncone si pro- di Sezze compose un'opera, che intitolò
lungava per 5o miglia, con comodi pa- iS>///?^.ALazto e relativi ailicoii ragionai
scoli, gran copia di legnamijdalla parte o- della venula diSalurno nella regione,fug-
rienlale con erbose pianure, collinette ve- gentedal figlio Giove,dove primamenlesi
stile di varie piante, di olivi e di generosi nascose per deluderne l'ira, quindi addo-

vitami, tutto irrigalo da'iu«celli del vici- fneslicali "li animide"liabilatori aborisie-

no A pennino; dalla parte meridionalecon ni oaltii chedichiaraiaRoMA,eridolti a vi-

vasta campagna assai feconda, celebrala vere vita civile,sigrioreagiò su di loro. Cre-

e chiamala ubertosa e felice da Cicerone, de Ciammarucone, con altrislorici, anche

fla Plinio, daMarzia!e,con ollimi pascoli, grecijche Saturno si nascondesse in Sezze,

oni])roseselve montane e palustri, con de- come luogo ameno e forte, e perciò dà la

liziose peschiere.producendol'Ufente ab- gloria alla sua palria,che da questa per Sa-
bondanti pesci, massime eccellenti spigo- turno la provincia ebbe la denominazione
le e cefali, per cui più volte da'signori fu- di Lazio a Intendo, e latini i suoi popoli.
rono fatte pesche di ricreazione, come nel Narra colla tradizione, che Saturno alzò
I 64 idi nobili romani edelgovernatoredi per memoria del corte^e ospizio nella som-
Campagna. Per tutti i dintorni vi sono o- mità a foggia di torre un' alta e sroisura -
gni genere di caccie. Parla pure della fa- la mole di sassi quadrati, di cui appena
migerata Palude Pontina, sue diseccazio- restano le tracce. I setini dipoi eressero a

ni e bonificamenti; che wSisto V vi spese Saturno fLi""iasco il siiuimenlovato lem-


6o,ooo scudi (invece 200,000 dice IN'ico- pio, dalle cui rovine si arguisce quanto fu
lai),e de'giandi vantaggi riportati. ma per grande e !-onluoso,ed il marmo col titolo:
la trascuranza de'bonificatori tornavano Saliirno profugo sacrum,auleuìic'd la tra-

a inondar campagna come prima. Ag-


la dizione. Comunemente si riferisce ad Er-
giunge che il territorio setino abbonda cole la fondazione di Sezze, reduce dalle
ancora di grani, biade, legumi, bestiame, Spagne, chedopo aver vinto lestrigoni i

razze di generosi cavalli, e principalmen- diFormia,tra versando la Palude Pontina


te di ottimi vini, gli antichi essendo stati dopo averla diseccata, passò nel colle clic
più preziosi e perciò altamente decantati aveva ricovrnlo Saturno, e fondò la città
daStiabone, Marziale, Gioveiiale, Plinio, di Sezze, Setia, così delta a Setiit ipsiii.^
SEZ SEZ C7
JlercuUs pure non voglia tlirsi con
, se forza delle armi, e ne fecero una loro co-
Ci;immnrncone^ Selis NemeiLeonis, del- lonia. Imperocché essendosi anche! setini
la cui setosa pelle l'eroe andava veslito per le mene del re di Roma Tarquinio il
per gloria, per cui in memoria di sua o- Superbo, ingolfati insieme co'Iatini nella
rigine eroica la città prese per insegna il guerra contro Pioma,e riuscita infelicissi-
leone bianco; però credè il detto storico ma per tutti l'impresa, anche Sezzefu e-
e ripelèPiiccIii neWaReggia de\>olsci p.g<^, spugnata da'rocaani. Quando poi C. Mar-
chele fu assegnata dallo stesso Ercole, ma zio Coriolano impiegòl'arteeil valore ro-
le origini delle vetuste città e le circostan- mano ad accrescere la potenza volsca, do-
ze meravigliose che le accompagnarono po aver ricuperatoLonguIa eSafrico,mar-
sono sempre alterate dalla favolosa mito- ciòcontro Sezze^e con pari facilità in po-
logia. Ciammarucone dice incominciala la co tempo la prese e restituì ai volsci, co-
città 1 070 anni avanti l'era nostra. Tutta- me riporta Dionisio I. 8, e. 36. Dopo la

via ilGiorgi che scrisse con piii critica cidi- morte di cambiò subito la
Coriolano si

ce.>»Setia igitur, seu abHerculis sociis con- fortuna, e romani tornarono a domina-
i

ditainVolscorum agro sita fuif,nosteaab re Sezze, e 8 anni dopo la venuta de'galli


Albanis regibus multo ante Roraae exor- a Roma,eneiranno373di questa vi man
dium colonia traducta, quamobrem lati- darono una colonia, di che fa testimonian-
norum prisnorumoppidisa latinisscriplo- za VelleioPalercoIo l.i, e con tutti i pri-
libus accensalur.illudautem compertum vilegi inerenti,per cui concorse alle glorie
est sub romanae reipublicae incremen- e gesta de'romani, come notò il Sigonio.
tis coloniam constitulam. Scribit enim Nel 877 di Roma dolendosi i setini della
Vellejus post septem annos ,
quam galli scarsezza degli abitanti, si fece in Roma
urbemcoeperuntjSutrium deduclam co una recluta per ripopolarne la colonia, co-
loniam, et post annnm Setinam ". Leggo me abbiamo da Livio 1. 6, e. 2 1 Avverte .

in Nicolai, De bonìficamenli delle terre Ciammarucone che la qualità della colo-


Pontine, p. 49, che i sezzesi si gloriano di nia diSezze non era a colendo ngros, ma
riconoscere la fondazione della loro patria sibbene ah incolcndo JJrbes, e questo era
da Ercole; il cardinal Corradini avvalora il maggior onore che la repubblica e se-

le ragioni del loro vanto con due lapidi nato romano solevano fare. Indi celebra
scavate una nel i GSy con l'epigrafe: Her- la perfetta confederazione, amicizia e fe-
culifundatoriS. P. Q.S.j l'altra nel 1 67 i dele corrispondenza con Roma. Per quan-
con l'iscrizione HercuUfttndatori Colo-
: tosi adoperassero volsci, sempre ribelli,
i

nia. Ad Ercole i setini eressero un tem- non poterono mai sedurre que' coloni a
pio non inferiore aquellodi Saturno, e coi prender l'armi contro Roma, e perciò i

ruderi di esso in prodigiosa quantità, nel pipernesi che con altre popolazioni nella
medesimo luogo fu fabbricato il suddetto guerra sannitica avevano mancato di fe-
collegio de'gesuiti. Marziale die l'epiteto de, facendo airimprovvvi.so nel4'3 una
di ptndula alla città, perchè essendo fab- scorreria, depiedarono Norma e Sezze co-
bricata in discesa sulla costa o declivio lonie romane eloro confinanti; ma appe-
della montagna che finisce ne'piani pon- na le circostanze il permisero, Roma uni-
tini, le sue fabbriche sembrano pendenti tasi ai setini e norbani vendicossi severa-
oll'occhiodi chi le guarda traversando la mente di tanta perfidia. Quanto patirò-
via Appia. L'antica vSezze fu più celebre noledeltecoloniee la piuiizionedi Piper-
e ragguardevoledeirodierna,e quantun- «0, lo raccontai a quell'articolo; ed il p.
que compresa ne'limiti dell'antico Lazio, Valle lo descrive con dettagli nella sua sto-
nondimeno prestò talora ubbidienza ai ria, ove parla molto di Sezze e delle sue
volsci. I romani se la guadagnarono colla vicende con Piperno emula. Nell'auno di
68 SEZ SEZ
Roma 544 >"^'T"''^*^*'^"°^^'^*^''^Q^'"* toDiise alla signoria della «.Sede, e com-
zio Flamiuioj eS. Elio Peto, mancò poco presa nel nuovo slato romano ne segiù le
cheSezze non venisse occupala dagli scliia- vicende. Nella biografia di s. Gregorio VII

vi cartaginesi. Dappoiché tenendosi ivi notai, che reduce da Rlonle Cassino, nel
guardati gli ostaggi di questa nazione, di 1073 per Piperno si recò a Sezze, e per
cui parimenti v'era una gran quantità di diversi giorni vi restò. Il cardinale Cor-
schiavi, vi si tramò segretamente una pe- radini narra che Gregorio VII fu a
s.

ricolosa congiura. Girarono pel terrilo- Lau;'enlo, ad Albano, in Terracina e in


rie di Sezze e pe'contorui di Norma e di Piperno, indi a'9 ottobre 1073 venne in
Circello alcune persone che sollecitarono Sezze, e vi si trattenne alcun tempo, on-
\iì famiglie de'servi, edeterminòdi sca- si de a'7 dicembre scrisse una lettera Da-
gliarsi a un dato segnale sul popolo seti- tiini Scciae alla conlessa Adelaide o Ade-

no nel tempo che fosse tutto intento alle lasia sul monastero di Frutluaria. Ap-

feste e agli spettacoli che dovevano darsi prendo da Ferlone, De' viaggi de' Papi p.
in breve in onore di Saturno e d'Ercole, 123, che Pasquale II neh 16 per le se- 1

e fallo man bassa impadronirsi di Sez- dizioni de'romani si ritirò a Sezze, come
ze, e ancora di Norma edi Circello. II pre- luogo sicuro e fedele, e non rienlròinllo-
tore di Sezze o meglio di Roma come scri- ma se non nell'estate avanzalo. Dopo le
ve Giammai ucone,L. CornelioLenlulo a- devastazioni de'barbari, e l'innalzamento
\eudo scoperto il complotto per mezzo di della temporale potenza de'Papi, conti i

due schiavi d'un liberto che glielo rive- Tusculani (di cui a Frascati) turbarono

larono e poi premiò, mise insieme in tut- la sede apostolica nel godimento di Sezze

ta fretta un corpo di 2000 armati, e si re- e de'vicini luoghi, come Terracina, Bas-
cò a Sezze d' ordine del senato romano; siano, Norma e Sermoneta. Eugenio IH
colla sua sagacilà sconcertò il disegno dei divenuto Papa neh 4'i ricuperò Sezze, i

scellerati, incalenògli ostaggi, inseguì per Terracina, Norma e altri luoghi a patti;
la campagna gli schiavi fuggitivi daSezze, quindi neh 52 1 concesse Sezze e Terra-
e arrestali li punì secondo il merito, con cina a Pietro Frangipane, Norma e la for-
altri 5oo che in Paleslrina avevano ten- tezza di Prosinone aGuido Colonna, co-
tato di far lo stesso. Nella guerra civile me narra il Ricchi. Neh iSg eletto Ales-
Sezze si diede al partito di G. Mario, e fu sandro III, dovè lottare con 4 anl'pap'»
presa da Siila, e messa a sangue e fuoco, protetti dalle armi dell'imperatore Fede-
come si ha da Appiano lib. i , il quale nel rico Frangipane sostennero la legit-
1. 1

1. 3 dice pure, che quando vennero alle timità del Papa, massime in Sezze, e ne
armi fra loro i triumviri, Marc' Antonio difesero la persona. Eletto neh iSiinVel-
e Gesare Ottaviano, Sezze se la tenne col letri a successore Lucio III, per le dissen-
1

e fu espugnala dal 2.°, a cui tuttavia sioni de' romani, da R.oma ov'erasi por-
poscia i seliui eressero un tempio. Seguen- tato ritornò a Velletri, donde con tutta
do Sezze i destini di Roma, decadde per la curia nel i i 82 passòaSezze,e nel i r83
le funeste guerre civili, e per le successi- a Piperno. Dal pontificato d'Onorio HI
ve incuisioni de'popoli barbari, dai qua- e dal 12 16 il cardinal Corradini incomin-
li furono distrutti templi, palazzi e mu- i molli diplomi pontificii
cia a riportare

rale ne'bassi tempi fu denominala Seda sull'immemorabile gius del mero e misto
o Seccia, ed il suo popolo secieiisis et sec- impero goduto per tanti secoli da Sezze,
t7'e«i/.y. Allorché verso ilySodi nostra era etjure confiscandi et exigeiidi poenas et
sotto s. Gregoi domi-
io II incominciò il mulclas etiain in capilalibusj nonché Ja
nio temporale de Papi,col territorio Pon- giurisdizione sulle fortezze e castelli mu-
tino anche Sezze sponlaneamente si sot- uitissimi alla città concessi dalla s. Sede
SEZ SEZ 69
in feudo e custodia, con diritto di eleg- se a Terracina concludere simili e al-
di

gere il podestà qual giudice di Sezze e suo tri «(fari colle città, castelli e baroni del

tertitoiio, con facoltà di procedere anche limitrofo regno di Napoli per sua utilità,
alla condanna di morte,con esenzionedal- ed eziandio per quella di Sezze. Giuraro-
lagiurisdiziouedel senatore diRoraa e al- no terracinesi, che se qualunque per-
i

ti'i magistrati di quella metropoli. Frat- sona del comime godesse beni o tenute
tanto frequenti erano le discordie traSez- d'un'allra, non dovesse nascere alcun pre-
ze e Terracina, sia pe'confìni, sia pe'di- giudizio, promettendo vice-rettori, con-
i

rittiche ambedue pretendevano, l^er buo- siglio e popolo di Terracina di essere que-
na ventura nelia^y si stabilirono di co- un vero istromento di sinda-
sti capitoli

mune accordo diversi articoli di pace pel cato.Promisero ancora terracinesi e giu- i

zelo di Ercole procuratore di Terracina; rarono di andare a Sezze per richiesta di


e il suo popolo unito nella cattedrale di qualunque sezzese, colla condizione però
s. Cesano al suono di campana, alla sua che se per via accadesse danno nelle ar-
presenza Ercole con l'intervento dei vice- mi o ne'cavalli, setini fossero obbligati
i

rettori, e col proconsole Riccardo di Pie- emenda. Dichiarò inQne il procura-


all'

tro d' Annibale, si dichiarò amore spon- tore che questi capitoli dovessero rinno-
taneo, cittadinanza antica, unità e fratel- con giuramento ogni io anni, e per
varsi
lanza con Sezze. Giurarono tutti di difen- maggior prova di attaccamento e disin-
dere i sezzesi e i loro beni in ogni occa- teresse promisero terracinesi che nelle
i

sione, di non pregiudicarli in alcun di- guerreavrebbero provveduto! cavalli ne-


ritto, e di adoprarsi ogniqualvolta fosse- cessari, sì per loro che pe'sezzesi. 11 pro-
ro da'setiui richiesti di consiglio e d'aiu- curatore giurò in nome del popolo adu-
to. Fu inoltre stabilito che tanto i terra- nato, l'adempimento di tutto tra i frago-
cinesi che i sezzesi, per qualche negozio rosi e ripetuti applausi di gioia, comune
uniti, avendone utilità e guadagno si di- a tutti pacificati cittadini, secondo
i il nar-
videsse,e che avendo guerra con alcuno si rato da Marocco, il quale pubblicò il se-
dovesse tra loro dare libero passaggio per guentediplomadiAlessandrolVdeli2 5g,
riceversi scambievolmente. Che se una dicendolo tratto dal famoso archivio di
delle comunità avesse guerra con qualche Sezze." Alexander Episcopus servus ser-
popolo o barone, non potesse far pace sen- vorum Dei. Dilectis flliis, rectori, Consilio
za il consenso dell'altra, dovendo conclu- etcomuni Setinae fidelibus nostris sala-
dersi di comune accordo. Chesequalche tem etapostolicara benedictionem. Cum
preside o delegato della provincia moves- sit intelleximus illi qui dicuntur boniho-
se contro Sezze o Terracina l'esercito, si mines urbem ad praesens regentes, pò-
dovessealleggerirne i danni,e percependo pulusque romanus nobis injunxerint ut
una di esse cose spettanti all'altra, di re- preparemini, et accingemini cum eorum
stituirleprontamente o almeno compen- exercita processuri, ac hujusmodi exer-
sarla col denaro. Per le liti particolari fra citus in nostrani et apostolicae Sedis in-
sezzesi e terracinesi,fu convenuto doversi juriam congregetur volumus, et univer-
teruùnare colla mediazione di due probe sitati vestrae subdebito ridelitatis,qua ce-
persone de'due luoghi, in 5 giorni e sen- 1 clesiae roraanae tenemini,acsub excom-
za strepito di giudizio. Di non prestare a- raunicalionis , et quiugentarum marca-
iuto a quell'università e barone che fos- rum argenti poenis districtapraecipiendo
sero in lite contro una di loro. Di non far raaudamus,quatenus ipsis super hoc nul-
società e cittadinanza con altre universi- latenus intendatis, ac aliquid eis in mili-
tà, castelli o baroni, senza l'approvazìo- tibus, vel peditibus, aut alias impendatis
licd'ambo lecomuni, salvo che lecito fos- auiihum velfavoicin". Dalla storia si co-
yo SEZ SEZ
iiosce Ki [jicdilczioue che iPapi ebbero per Fazzi, il quale con disseitazione si pro-
Sezze, fra le altre cose leggendosi in un pose provare: che il rivo Martino non a-
bicve di Gregorio X del 127 i al vicario vea mai servito all'impresa del prosciu-
di Uonia, che acremente lo rimprovera gamento delle Paludi Pontine, e che Bo-
de'iicn dovuti pesi imposti a'setini. Già nifacio Vili non avea fatto innovazione
a Paludi Pontine parlai delle antiche e veruna nel territorio Pontino. Il Fazzi
ostinale discordie e contese passate con negando che le prime dissensioni fra'sez-
Sezze e i Cdft'to/n(/^.) baroni di Sermo- zesi e sernionctani incominciassero col
neta, e cogli abitanti di questa. Raccon- pou li ficaio di Doni Cacio Vili asserisce che ,

tando il Nicolai lo stato Pontino sotloBo findali^yo si fecero simigliaiili doglian-


nifacio Vili Gaeta ni, descrive le gì avi di- ze intorno i confini de'territorii di Sezze,
scordie della parte superiore del territo- di Ninfa, di s.Donalo e di Sermoneta, le
rio Ponlino,incoaiinciate al fine del secolo quali terre non erano ancora venule in
XI II fra' serraonetaui e sezzesi, le quali dominio de' Cactani. Sembra quindi al
fatalmente prolungarono e mantenne-
si Nicolai assai verosimile, che in un terre-
ro in vigore sino a Pio VI, e non dierono no facile per natura e tendente a impa-
speianza di termine finché quel Papa ludare, e spesso rivolto e smosso pe' la-
raccolte separatamente in nuovoalveole vori fattivi, i fiumi abbandonali al loro
acque del fiume Teppia, cagione di tante impelo per la infelicità de'lempi e per la

liti e di tanti danni, si accinse farle sca- negligenza delle popolazioni, da loro stes-
ricare in mare con altro corso. Secondo si abbiano altrove piegato il corso delle
il cardinal Corradiui, Bonifacio Vili ri- acque, lasciando gli antichi alvei; e co\le
solvè d'asciugar acque paludose delle
le frequenti inondazioni mutando l'aspetto
campagne Sermoneta, che
del ducalo di del suolo abbiano distrutto e confuso il

i suoi nipoti poco pri(na avevano acqui- confine de'territorii. 11 che apparirà an-
stato, dciivateda'rigurgiti de'Ouuji Nin- che più cred.bile,ove si rifletta che le me-

feo,Falcone e S.Nicola, che per le foci del desime ragioni posero già terracinesi in i

lago di Fogliano correvano al mare pel lite co'pipernesi. Col dominio di Sermo-

rivo Martino, alveo de' romani col Fin- neta passarono a Pietro Caetani anche le
ale antico laonde col mezzo d'una poco
: contese de'sermouetani co'sezzesi, ond'e-
calcolata fossa appositamente scavata fe- gli nell'anno dopo la compera del ducato,
ce andare le acque de'3 fiumi nella Ca- cioè nel 1299, venne a concoidia co'sez-
vata de'sezzesi. Divertita la devastazione zesi con stipulare solenne istromentodi
dalle terre sermonetane, si rovesciò tut- di visione che approvò Bonifazio Vili nel
ta sul territorio di Sezze, ch'era di quel- i 3oo. Da questo documento si rileva che
le più basso, poiché la Cavala per la sua i sezzesi non fecero parola che Bonifacio

strettezza non essendo capace contenere Vili con dare altro corso a'fiumi gli a-
la riunita quantità di tanteacque, in poco vesse danneggiali, e voltate le ac(jue sul
tempo campi sezzesi vennero in gran
i par- territorio di Sezze, e solo si tratta della
ie inondati, conseguenza che ceitamenle conlesa pe'confini finita con tale accordo.
non erasi proposta l'animogrande diqucl Nicolai non conviene sull'accusa data a
Papa. Fu in appresso però questa l'oiigi- Bonifacio Vili, ed infatti i sezzesi nelle

nee la cagione di tante liti e ire, e anche querele in seguilo fatte a'Papi, perchè il

guerrecivili permolli anni, delle duecon- corso de'fiumi sidanno del


fosse volto a
flnauti popolazioni. Tutlavolta Nicolai loro territorio, mai nominarono Bonifa-
nella sua imparzialità storica riportò le cio Vili, e neppure con que'Papi ch'eb-
vi ve accuse del cardinal Corradi ni cotitro bero grandissimo impegno di favorire la
siOaUo operato, e le difese d' Innocenzo loro causa. Piace a Nicolai la congetlu-
SEZ SEZ 71
radeIl'iili'ostaticoSani,clieaccui'alamcii- la provincia diMarittima succedevano
le esamiuò e ilescrisse quella conlratla, il fra'cittadini, d'unanime consenso fu adu-

(jiiale sospellò che la Teppia, piuttosto nato un consiglio di 2 probi uomini per 1

lorreiile die Hume, colla iiieliua delle tor- formare una concordia, ede'capitoli fra
J)ide sue acque si andasse a riempire da i nobili e il popolo, alla presenza di tulli
se stessa l'alveo a poco a poco ; e colia i primari della città, popolani e cavalieri,
veemenza dell'impeto eoa cui corre nel e ciò per comando di Gregorio di Feren-
\eiuo, avendo piegato alla parte sinistra, tino, vicario del comune di Sezze. I no-
violcuteuienle entrasse nel Nuifeo a lui bili giurarono sul vangelo di non tras-
vicino, e addoppiata in questa maniera la gredire il concordato, di alfrontare a co-

massa e la forza delle acque, si facesse fi- sto della vita i nemici della s. Sede e ili
nalmente strada per entrare nella Cava- scacciarli, e di non voler nella città e fuo-
la di Sezze. Quindi un fatto di naturale ri alcuna conventicola pubblica o segre-
couibiuazioue, più tardi da'sezzesi fu at- ta, senzala richiesta o consiglio de'sud-

tribuito ad opera di Bouifacio Vili. Ma delti 12 uomini, del vicario e del giudi-
il Nicolai mentre difende il Papa, dice ce. Seguì inoltre una composizione col
non poter fare altrettanto degli antichi conte di Campagna pe' fatti commessi
duchi di Serujonela, quali avendo ba- i ne'caslelli di Ninfa, Norma, Sermoneta,
ronie a fianco de'sezzesi, per lo più fu- Bassiano, s. Felice, Anagni, Vico, Pon-
rono molesti a' loro confinanti, e molti zano, Villa Magna, Falvalera,Po(ì, Sou-
danni loro rec;nono per prepotenza, co nino, Piperno e Acquapuiza; per cui Pa-
me risulta da indubitabili memorie; e se pa Clemente V lodò con lettera i sezzesi.

essi non si posero alla scoperta a mutare Neil 32 1 la città costituì Rainaido Tac-
il corso del Ninfeo e della Teppia, certa- coni milite selino, sindaco e procuratore
mente mentre co'contiuui lavori procu- per trattar la pace con Goffredo Caetaiii
ravano oltre il bisogno e il dovere di pro- conte di Fondi,e neh 34o Francesco Tac-
teggere il loro territorio dalle acque, co- coni stipulò la concordia tra la sua pa-
strinsero i fiumi a voltarsi nella parte si- tria e Nicolò Caetaiii, altro conte di Fon-
nistra. L'attentato viene comprovato dal- di. Colla vicina città di Cori vi furono
le molte liti, perciò agitate ne'tribunali, pure delle angustie, le quali ebbero ori-
e dalla confessione che talora i sermone- gine per avere neh 335 il setino Parola
taui stessi ne fecero. Altre controversie ucciso un corano ,
per cui insorse som-
ebbero sezzesi colle comunità di Piper-
i mossa popolare, che cagionò non pochi
no e di Sounino per motivo de'confini, ma poco dopo venne ristabilita la
guasti;
di danni dati e di usurpazioni per cui ,
concordia col bacio di pace, rappresen-
vennero alle mani. A'i6 maggio iSot) taudoCori il nobile Matteo di Pietro, sin-
nella pubblica piazza di Sezze segui un daco e procuratore, e per Sezze il nobile
trattalo di concordia con Piperno e Sou- G io vanniTacconianch'egli sindaco e pro-
nino, col bacio di pace,d'ogin briga, guer- curato re,prometlendosi scambievolmen-
ra e morte, distruzione di torri e di case, te obblio al passato e costante amicizia.di
d'invasioni e incendii, distruzione di vi- più la reciproca difesa da qualunque ino
gne, furti, cattività di persone e cavalca- lestia nemica, e d'esser feileli allas.Scde.
te o scorrerie. Questi danni gravissimi Neh3G8i sezzesi armati di spade, ro-
sui territorio selino furono talora ese- telle, baliste, scudi, corazze e mazze di fer-
guiti con l'aiuto de'terx-acinesi e di quei ro, con bandiere spiegate e al suono di
di Trevi, che poi soggiacque a distru/iio- tube assalirono la rocca d' Acquapuzza
uc. Per conservare però lo slato pacifico ch'era della romana chiesa, situata in ma-
de'sezzesi, mentre rumori gravissimi nel- remma presso il pantano, con animo d'uc-
rj'X S EZ SEZ
citlerei custodi se avessero fallo resisten- mente Vll,ilqua!e recandosi in Avigno-
za. l',s|)ugtiala la rocca, poiiaiono prigio- ne die principio al lungo e perniciosissi-
ni iu Se/ze Giovanni Famulo castellano, mo ^vTKVi Scisma {J'' ?) d'occidente. Il con-
efr. Guido da Pescia n)inore osservante le OnoralOjCaldo fautore del falso Papa,
tulio dal convento di s. Antonio e depu- con Onofrio Frangipane e altri partigia-
tato iu cose della rocca stessa; però tosto ni occupò Stizze, e colla sua potenza tras-
liiilasciarono, e resliluirono la rocca al- se gli abitanti al partito dell'antipapa,
la s. Sede. Per queste e altre aggressio- quindi contro i restati fedeli a Urbano V[
ni furono i sezzesi assolti da Guglielmo furono commessi spogli, rapine, incendi;
Ealaeto forlivese, arcidiacono e cappella- furono di<.truttecase e fortezze, e violen-
no ponlilìcio, rettore e governature di tati ad abbracciare lo Si:isma. Bonifacio
Catn[)agua.l sezzesi solirirono grave ram- IX che successe a Urbano VI , nominò
ina! ico per Campo Lazzaro, elle con vio- lega lo del le Provincie di Ma ri Ili ma eCam-
lenta cessione occuparono ISicola Caeta- pagna e vicario generale il cudmal Lo-
ni conte di Fondi, ed i suoi fratelli Gio- dovico Fieschi, per tenerle iu fede e nei-
vanni, Giacomo e Bello. A difesa de'io- rubbidienza,e procurareil ravvedimento
ro diritti i sezzesi emisero per Giovanni de'ribelli. Conosciutosi dai sezzesi il mal
Villani (laTi voli loro giudicesolenne pro- (allo nefurono dolentissimi, come quelli
lesta d'illegalità, e perciò citarono iCae- ch'erano slati sempresouKnessialla s. Se-
laui, ! comuni e sindaci di Sermonela, de, ed erano slati ingannati col far loro cre-
Terracina e Bassiano. Adirali perciò i dere falso Urbano VI e legittimo Glemen-
Caelani,a mano armata con fanlieca» le VII. Contribuì all'abiura dello scisma

>alli,co'loro vassalli e lerracinesi venne- e al ritorno dell'ubbidienza di Bonifacio


lo di notte a Sezze, fecero i co prigioni e IX il nobile concittadino Giovanni Cec-
altri 3o neterrilorii limilrofi.IMalmenati carelli,con felice successo; e Francesco
li condussero nel carcere di Sermoneta, de Annibalis, altro nobile selino, persua-
ove a molli essendo stalo negato il cibo se il pariameuto della città a domandar

morirono, altri erano giù stati uccisi nei perdono al cardinal Fieschi e riconoscer-
campi, e altri fuggendo si annegarono o ne l'autorità. Lo scisma fu solennemen-
ferirono. Furono spediti ambasciatori al te abiurato a'() giugno S.gc), alla presen-I

conte di Fondi, aQlncliè lasciasse i prigio- za de'nominati e di altri principali, come


ni, co'quali invece fu n>inacciata guerra di Pietruccio Frangipane. L'atto fu por*
accanila a Sezze, e come i sezzesi sape- tato al cardinale, che impetrò da Bonifa-
vano che i Caelani eseguivano co'falli le cio IX il perdonoe l'assoluzione daliesco-
parole, acconsentirono per forza alla ces- miuììche e altre pene in cui erano incor-
sione di Campo Lazzaro, il quale dopo liti si i sezzesi, colla bolla Roniaiius Ponti/ex:
solo ricuperarono nel 142 7 colla remis- confermò lutti i privilegi concessi alla cit-
sione de'patili danni. La prepotenza dei tà dai suoi predecessori, e l'acquisto di
Ijaroni nello slato pontificio ormai non Trevi. Innocenzo VII nel 1 4^4 successe
avea piìi freno, a motivo del soggiorno a Bonifacio IX, quindi conferì all'ambi-
de'Papi in Avignone,dove Clemente Va- zioso Ladislao redi Napoli per alquanti
vea fatalmente stabilita la residenza pa- anni il governo delle provincie di Marit-
pale. FinalmenteGregorioXI, il '7.''Papa lima e Campagna, obbligandosi il re a ri-
avignonese,neli 877 consolò sudditi ita- i conoscerlo per legittimo Papa e cosi i suc-
liani recandosi in Roma. Ma nel seguente armi contro
cessori, e di difenderli colle
anno per sua morie esseàido stalo elelto gli allentati dell'antipapaBenedcUoX III.
Ui bano VI, insorse coH'aiulo di Onorato Così Sezze passò nel dou)iniodiqncl prin-
Caelaui cuule di Foudi i' aulipapu Cle- cipe, e vi restò finche a' 1 2 ollubrc i/\i2
SEZ SEZ 73
Giovanni XXllI la ricuperò, in uno alle grand'argine, per render sicuro dalle lo-

Provincie di IMaiitliaia e Campagna, me- ro inondazioni il territorio, il quale resta-


diante Io bborsodi grosse somme, come va pili bassodelsermonetano. In una con-

ii può riscontrare oltreché nel Corradiui, venzione erasi stabilito, che nell'aigine si
iu Tliculi a p. 1 60 del Teatro islorico, ed mantenesse perpetuamente presso Torre
in Ricchi a p. 1 00, La reggia de' volsci. Petrala un'apertura praticata ad arte,
Le quali somme doverono contribuire le di tale larghezza per la quale se la mole
stesse città e luoghi affiancati dal domi- de!rac(|ue salisse per le pioggie all'altez-
nio straniero di Ladislao. Ma avverte il za dell'argine, ne venisse una porzione a
cardinal Corradini , che Sezze sebbene scorrere giti nella sottoposta Cavalella,
sborsò una certa somma, l'infido Ladislao e restasse per questa via piìi prov velluto
dimentico de' palli convenuti la ritenne alla sicurezza del territorio sezzese. Ma
con altri luoghi, e neli4i3 mentre era lo s[)edienle che |)oneva al sicuro le sue
\icegerenle pel re nelle proviuciedi Ma- campagne,esponevaagravi pericoli il ter-
rilliuja e Campagna Giacomo d'Aquino ritorio di Sermonela, a cui danno per ne-
conte di Satriano, persisteva Sezze anco- cessità doveano rigurgitar con impeto le
ra sotto il dominio del rediNapoli. Theu- acque. Questa era la cagione principale
li dice , che \ elletri sborsò per la ricu- delle contese fra le due comuni. Si que-
pera di Sezze GJo scudi d'oro, prezzo la relavano sezzesi che
i i Caetaui per sover-
quel tempo di molla considerazione. La- chieria avessero slargato l'apertura della
d islao confera)ò gli antichi e concesse nuo- Cavata più del fissato, e che se ne fosse-
vi privilegi a Sezze, e scrivendole usò ro usurpato il dominio per poter a piace-
questa iormola: Nobilihiis viris reginiini, re regolare il corso delle acque. Quando
Consilio et Communi civitatis Seliae de- i sezzesi passarono nel governo di Ladi-
vo lis fìdelib a s noslris dilectis. Della con- slaOj senza difGcollà iuq^ctraroMO che tul-
dotta biasimevole di Ladislao, che aspi- le le cosesi ritornassero nell'antico sialo,
rava all'impero, ne parlai a Roma, peres- quindi a'28 novembre 4' 3 il re stabib 1

seiseneimpadronilo, profittando di quei opportuni palli. Repressi i Caelani dal li-


lagrimevoli tempi di scisma e di gueria. inoiedel re, appena Sezze tornò alla giu-
Morto nel i4i4)4"3"^'-'"<l'^s'' Lazio ma risdizione dellaChiesa, si mossero con piìi
ritlimoneli4' venne un poco sollevalo
5i forza contro i sezzesi, e tentarono log! er
dall'aggra vio del le truppe forastiere, non- loro il dominio dellaCavala.Andò la cosa
dimeno la provincia e Roma stes>a nel lant'oltre, che se ne agitò strepitosissima
1417 era infestala dall'esercito di Gio- li te, la quale fu troncata neli42'j con sen-

vanna II sorella del re defunto. Calmate tenza di Sagace Conti, o meglio Ange-
le tempeste della Chiesa nel concilio di lolto /^o^c/j/ poi cardinale, vescovo di Ca-
Cuotauza colla elezione di Martino V, le va, commissario pontificio, decidendo la
occupale città ritornarono in potere del pretensione sulla Cavata, e determinan-
nuovo Papa, che gloriosamente cslinse lo do la lunghezza e larghezza di sua aper-
scisma e restaurò la pace. Per altro nel tura. Così Nicolai corresse l'abbaglio di
suo ponlificato , si ha da Nicolai che si Corradini, che Martino V essendo car-
accese una gagliarda lile de'sezzesi contro dinal camerlengo, se pure lo fu, a vea sen-
la casa Caelani, e assai si disputò tra le mentre
tenzialo sulle delle controversie,
parli sulla grandezza della bocca del laCa- avvenne solo nel suo pontificalo pel
ciò
vaia. In quel tempo i 4 fiumi Teppia , commissario da lui deputato, il Maroc-
JSinfeo, s. iNicola e Falcone si raccoglie- co perchè si conoscesse la maniera di scii-
vano, come dissi, nell'alveo angusto della vereinquc'tempi e con molto latinismo,
Cavata, chei iczzcsiaveauo muuilo d'uu iiporlò dueducumeuli. Ih." è deli 4^4
74 SEZ SEZ
8ui caniloli conclusi Ira il lunguifìcocou- vale le antiche dissensioni e gli sdegni
te Anloiiioda Fisa capitano, e la laagiii- inaspriti, Nicolò V nel 14^0 per porvi ri-

fica coni uni là di Sczze, sul di lui gover- medio die amplissime facoltà a Stefano

no e reggimento nella divozione di s.Chie- di Forlì chierico di camera (credo Nar-


s;i Eugeiuo IV e di d\fenderli
e di , in- di ni poi cardinale, come congetturo col
sieme al duca di IMilano [)rololtoi'e cl^el l]onuli,iVio//rtf/(7^o/7'i!). Continua lido tut-
concilio di Basilea. Il 2.° è del «4^9 sui tavia le due cardinali neli45cì pro-
liti,

capitoli assai curiosi per le parole latine nunziarono per compromesso una sen-
ilaliiinizzate, e liguardanti la tregua Ira tenza confermata dal Papa, che la bocca
Terracina, il castello di s. Felice e Sazze, ilella Cavatasi mantenesse perpetuamen-
accettali e confermatida Pietro Felice te di quella larghezza e profondità, che
de Magestra viceré in Terracina e s.
la sotto IMarlino V era stata prescritta. Ca-
Felice per A Ifonsod' Aragona. InultrelMa- listo 111 nel 1455 riassunse il progetto di
rocco pubblicò una lettera onorevole per Eugenio IV, e per aiutare sezzesi a ter- i

Sezze ed esistente nel suo arcbivio,e giù minare la prescritta fossa spedì il breve :

pubblicata dal Coiradini, del concilio <li Dileclis filiis prò-


Coniiìiiiailatis Seliae

Casilea,quandoera legitlinio: DilcctisEc- viiiciae noslrae Ularilimae, molto onore-


cl<'siae fiins nobiiihus viris, o/JIcialibu^, vole e decoroso, inìperocchè lodata la lo-

et populo lene Secciae: ma la data deve ro divozione e fedeltà, e confermali tutti


essere 1434 e non altrimenti. Era allora i loro privilegi, rilasciò loro la 3. * parte del
protettore di Sezze il cardinal Prospero debito che aveano nel sale. I sezzesi ri-

Colonna, poiché i cardinali di tale fami- dotti alla miseria pe' continui danni del-
glia illublree polente furono sempre pro- le inondazioni, ue[)pLire col sollievo dato
tettori della città, aifettuosi e benefici. lorodaCalisto Hi non poterono far lespe-
Rilevo da Ricchi, La reggia dc\'olscì, che se necessarie a proseguire il lavoro: ed es-

1442 passando per Sezze


nel il capitano sendo quasi in guerra co'duchi di Sermo •

Sinibaldo con schiere armate del re d'A- neta, Pio II giudicando che pel beue del-
ragona, dubitando i sezzesi di qualche si- la pace si dovesse assolutamente compie-
nistro, le disarmarono, il perchè il re da re l'opera iucominciata d'ordine di Eu-
Sicilia scrisse all'università di Sezze, pre- genio IV, neli4'>^ emanò la cosliluzio-

gandola che stante la tregua fra la s. Se- ne Dehilus pasloralis officii. Diede poscia
de e re Ferdinantlo (dev'essere sbagliato l'incombenza ad .\lessio de Cesaris sane-
il nome), restituissero alle sue soldatesche se vescovo di Chiusi e governatore di Ma-
i cavalli, learmi, egli altri arnesi di guer- rittima e Campagna, di procurare solle-
la , come seguì. Ritorno con Nicolai a citamente l'esecuzione de'suoi decreti. La
parlare delle osti nate contese di Sezze coi rapidità con cui si die molo all' aliare ,

sermonetani ed i Caetani. Non essendo scosse Onorato Caetani, il quale come i

sulllciente l'autorità de'tribmiali a con- pretlecessori non volendo esser tocco sul
ciliarle, si cercò d'impedir l'inondazione suo, perchè temeva che pel nuovo canale
con un nuovo lavoro, ed Eugenio IV or- qualche porzione de'propri terreni sareb-
dinò lo scavamento d'un nuovo alveo o be andata in dominio de'sezzesi, tutto si
canale che ricevesse fiumi IN'infeo, s. Ni- i adoperò che non fosse fatta veruna inno-
cola, Falcone e Acqua Puzza, e nello stes- vazione, opponendo le convenzioni stabi-
so teinpo formasse in perpetuo la sepa- lite co'sezzesi, e confermale da Conifacio
razione de'oonfini fra il ducato di Sermo- VniedaNicolòV,ilquale però non annul-
lieta e il territorio di Sezze: \' opera fu lò le disposizioni d'Eugenio iV, mentre

incominciata, e nel i447 P*^'"


''^ '"orte del come ho detto Bonifacio Vili non appro-
l'apas'inUalasciò. OuJe esseudosi rinuu - vò che la concordia pc'coufitii da delcr-
SìiZ SEZ 75
niiiKiisi; perciò quesle di lui rapiioiii era- (pielcontegno per prendere motivo diar-
no di niun valore, e dopo clic dai Caela- licchire la sua famiglia Borgia colla roba
Ili non erasi falla opposizione al decreta- de'Caelani, conie eseguì, ma Giulio li ne
lo di Eugenio I V. La vinsero nondimeno reintegrò gli spogliali. Conviendire che

le adeienze e la potenza de'Caelani, an- sottoA lessandro V I seguisse qualche ac-


zi il Ninfeo cui dovea darsi nuovo cor- cordo trai sezzesi e Caetani, ignorato dal i

so alla destra della Cavata pel territorio Nicolai, perchè kggo in Uicchi^ Teatro^
di Ì5eraioneta,si lece entrare nella Cava- p. iq5, avere il parlaiiicuto o consiglio
Iella più vicino alla sinistra, e così uè re- di Sezze de|)utato Marco Pagani amba-
slava tutto il territorio di Sezze barba- sciatore al Pa[)a per la concordia stipu-
ramente inondato. Contro tale ingiusti- lata alla sua presenza a'G gennaio (5oo,
zia, l'unico sollievo che i sezzesi in tanta tra i suoi concittadini e i Caetani. La li-

rovina ottennero dal suddetto governa- te fu nel i5o4 composta solto Giulio II

tore, fu la concessione di turare quell'e- in questa mainerà, che la bocca del nuo-
nornie apertura fatta nell'argine della vo canale aperto dai sezzesi, e anche l'a-
Cavata, per la quale una strabocchevole pertura della Cavata restassero turate, o-
quantità d'acque si scaricava nella Cava- riginiecause di tante stragi e atroci con-
tella. Inuliliuente sezzesi reclamarono
i tese. La vinsero i Caetani, ma ottennero
lo stabilitoda Eugenio IV e da Pio li; i sezzesi che finalmente si chiudesse tut-
quindi arse un nuovo incendio di liti, che ta l'apertura della Cavata, la cui larghez-
dopoaver turbato Paolo ll,crebberosot- za avea cagionato laute liti. Nulhuneno
lo Sisto IV a seguo, che inferociti gli a- la tregua fu di corta durata, poiché rin-
nimt de'due partiti, si abbandonarono a novandosi le inondazioni, i sezzesi ne at-

facinorosi eccessi; cui volendo porre uu tribuirono il danno alla malizia de' ser-

freno il carnei lengo cardinal Latino Or- monetani; quindi le due comunità con-
sini, pii^i volte scrisse letlere minacciose e tesero fieramente, con una serie di liti e
risentite. Ma Onorato Caetani finché vis- di discordie, cui si aggiunsero le querele
se, e morì nel 1478, non permise mai che clamorose di Piperno e Terracina, per-
.si tirasse innanzi la fossa o canale d'Eu- chè a' loro campi arrivarono le inonda-
genio IV, anzi ottenne da Sisto IV che zioni, ciòche mosse Leone Xa intrapren-
con breve annullasse la lettera di Pio II; derel'asciugamentodella palude, speran-
tultavolta fu restituita al suo vigore nel do che popoli si sarebbero calmati. A Pa-
i

1481, dopo più maturo esame, ma due i ludi Pontine raccontai l'operato di quel
uditori di rota the doveano pronunziar Papa, che separò dalla giurisdizione dei
la definitiva sentenza, evitarono di pro- Piperno e di Terra-
territorii di Sezze, di
nunziarla ed in colai guisa durando la
, cina, i doveano asciugare.
luoghi che si

causa, proseguirono le vive dissensioni fra Vedendone l'utilità grande, sermone- i

i sezzesi e i sermonetani. Questi ultimi lani e sezzesi, per godere cornei cam-
i

a vendo de vastato
il nuovo canale, ed sez- i pi di Terracina la liberazione dalle acque
zesibramandodi ricuperare terreni, se- i stagnanti, deposto l'odio reciproco, con-
condo determinati confini decretati da
i vennero di asciugare la parte sujieriore
Eugenio IV^, Pio Ile Sisto IV, già sotto del territorio, avendo il duca di Sermo-
Bonifacio Vili cedutia'Caetani, colla for- neta Bouificio accordalo di dare al Nin-
za e a mano annata li occuparono. ICaeta- feo e alla Teppia il corso al mare attra-
ui respinsero 1' aggressione con altrettan- verso le sue terre. Questi progetti furono
prendendo ardire Sezze dalla
ta violenza, discussi sotloPio IV, ma per le tante dii-
connivenza di Alessandro VI,che da car- ficoltà insorte restarono senza esecuzio-
dinale avea favorito i stzzosi,epoi tenue ne. Nel pontificalo del suo predecessore
76 SEZ SEZ
Faolo ir{l'.),\)ev la guerra che gli spa- sima torre, custodita da un ministro del
giiuoli fecero nella Campagna romana, fu pubblico per guardia de'fiumi confinanti
occupata dal tinca d'Alba viceré, il qua- conSermoneta, dove cotninciava pure a
le costituì governatore di Sezze a'6 no- correre il fiume della Torre tenuto in ,

\einbrei5j6 Gio. Paolo Fiorimonte de grande stiuìa dallo statuto Setino, ma in


Snessa, con titolo di luogotenente e po- quell'epoca era divenuto quasi asciutto.
destà. Racconta il cardinal Corradini, che In conseguenza dell'opera di Sisto V, fi-

iiislo V che da religioso conventuale avea no al 640 più di 2000 iugeri di terreno
1

dimorato nel con vento di SezzCj e che an- prima paludoso nel territorio di Sezze e-
dava dicendo pubblicamente che a lui e- rasi mantenuto libero dall'inondazione e
la riservato di rimettere qiie'campi a col- ben Coltivato. Avendo però sermoneta- i

tura, divenuto Papa si portò tosto a Sez- ni turalo le bocche del rivo i\Iartinocon-
ze, passò una notte nel luogo della palu- tro i convenuti pallia in vigore de'quali

de^ poi detto Padiglione di Sisto, girò e non potevano far mutamenli nel corso
osservò tutti que'siti, e con consiglio af- delle acque, a poco a poco il detto paese
fatto sorprendeiitedièprincipioall'asciu- tornòad allagarsi; eciòche fu peggio nel
gameuto delle Paludi l*online, scavando i6|4 fecero scaricare nella Cavata dei
il nuovo canale che dal suo nome fu det- sezzesi le acque del torrente Teppia, per
to llunìe Sisto. Non conviene il Nicolai cui furono inondali fecondi campi seti-
i

che Sisto V si portasse subito a Sezze e ni, divenendo paludosi quasi altrettanti
girasse i siti, perchè vi si condusse senza iugeri che avea asciugato Sisto V,come
corteggio molto tempo dopo ch'erano co- riporta il Corradini. Certo è che la Tep-
minciali i lavori, cioèagli i i ottobre i58r) pia abbandonato l' antico letto o per la
tlorml in Velletri, nel dì seguente andò forza naturale delle sue acque o per ma-
a Sezze, ove alloggiò presso i Normesini, lizia de' sermonetani, o per ambedue le

lacuicasafu convertila nel suddetto mo- cause, si aprì altra strada con grandissi-
nastero dal cardinalCorradini.E fama che ma rovina de'sezzesi, entrando violente-
dalla cima d'un colle rimpetto alla città mente nella Cavata al di sopra; quindi più
e presso il monte Trevi si mettesse a ri- accanile si riaccesero le antiche liti, già
guardare la palude, che resta tutta espo- per alquanti anni calmate. Isezzesi veden-
sta alla vista; ed un sasso, sopra cui dice- do cresceie il male, implorarono le prov-
si che il Papa si ponesse a sedere, porla videnze d'InnocenzoX, il quale fece quan-
anche al presente il uoiue dì Pietra di Si- to indicai a Paludi Pontine, senza suc-
sto, dal volgo detta altresì i^er/àz del Pa- cesso con desolazione de' sezzesi, inutil-
pa : quindi passò a Piperno e a Terraci- mentedeclamaudo che ilNinfeo collaTep-
iia. Trovandosi Urbano Vili in urgen- pia con felice riuscita pel rivo Martino si

chiedendo aiuto alle co-


tissimi bisogni, potevano mandare mare. Sotto Cle-
al

munità, Sezze spontaneamente gli man- mente XI Sezze e Serraoneta ottennero


dò 10,000 scudi, esibendosi fare in altra di potere a spese loro asciugarsi propri i

circostanza ogni sforzo, per difendere i terreni, nel tempo che il duca Odescal-
diritti del principato, inviandogli un fo- chi attendeva all'asciugamento generale,
glio in bianco, secondo il contemporaneo che perciò veniva disturbalo e impedito.
Ciaramarucone. Questi dice che allora la Osserva Nicolai, che il cardinal Barberi-
cittàavea 4 compagnie di milizie, 2 di ni posponendo al pubblico il privato van-
cavalli e 2 di pedoni, in tutto 1000 sol- taggio, deluse i comuni desiderio Ormai
dati di gioventù scella, con buoni cavalli, è tempo di parlare della sede vescovile di
abili e armi ben ordinate. iVon lungi dal- Sezze,equi trovo opportuno di farlo per
la riva del fiume Cavala sorgeva fortis- uuilà d'argumeuto.
SEZ SEZ 77
Per la vicinatizadi Roma, e per essere ti da Drusino vesco-
prodigi, fu collocalo
Sezze una delle principali colonie del La- vo di Sezze nell'altare maggiore di s. Ma-
zio, e per tante prove, docutnenli e ra- ria, ove continuò a operare miracoli, ed

gioni'che riporta il cardinal Corradini, pa- uno sicurnnienle in quello di restare il-
re non doversi dubitare che in essa fino leso nel memoralo incendio che bruciò
dalla nascente chiesa vi fosse predicata la la chiesa e la città. Ricorda il vescovo A-
fede cristiana, dilFusa la religione di Gesù lessandro del 1 122 ; che Landò Sitino
Cristo, e quindi stabilita la sede vescovi* probabilmente fu vescovo di Sezze, e nel

le.Dappoichè l'apostolo s. Paolo, da Sira- I 178 eletto antipapa, si recò a Roma coi
cusa pervenuto a Pozzuoli, alcuni cristia- cardinali e vescovi (scismatici e tutti pseu-
ni partirono da Roma e navigando si re- di), e fu ricevuto onorevolmente dai ro-
^carono a Foro Appio ed a Tre Taberne mani ;che Onorio III colla bolla Hor-
per attenderlo, essendo tali luoghi edifi- tallir nos, de' 8 gennaio 2 7,confermò
1 1 (

cali sulla spiaggia della Palude Pontina, l'unione perpetua già fatta dai predeces-
che a guisa di mare era navigabile, se- sori di Sezze e di Piperno {f^.)con tutte
condo ilp. Valle,che dice Foro Appio nel le loro [)ev{'mei\ze,ciefjiueprincipaliler,\^ci-
territorio di Pipernoo sotto Sezze, come cui Sezze rimase chiesa vescovile, e cosi
\ogliono gli storici setini. Nel condursi a era avvenuto di Piperno. Onorio III nel
Roma Paolo avea seco s. Luca con altri
s. congiungere la chiesa setina a quella di
discepoli, per cui da s. Luca vuoisi pro- Terracina, l'una e l'altra chiamò catte-
mulgato l'evangelo in Sezze, che da tem- dra vescovile, nominando tutti idiritli,i

po immemorabile lo venera per princi- privilegi antichi, i monasleri^i luoghi del-


pale paUoi\o,iU notatìir in anliquissimo la diocesi setina e così della privernate.

Statuto, quod prò cerio pula re ni prima Pipernenseni et Setinani ecclesias eidein
religionis chrislianae rudimcnla ab hoc Tcrracìnensis ecclesiae in perpeluum u-
sanclo cornile Docloris Genliiim in Fo- nitas permanere dc'cernimus omnibus fu-
ro Appii coloniae Setìnae proxinio acce- ribus eorum quae siintSomnenum, Boc-
pisse. Cosi il cardinal Corradini. Jl Ciam- casicca, Rocca Jngurge, Magentia,A-
inarucone a p. 53 scrive: che Sezze fu ed spianum, Treve, Sarniinclum /l quapuz- ,

cantica città e antico vescovato, come si za, Bassianus cum fìnibus el adiacenti-
legge ne'brevi apostolici; chePolidio ve- bus suis. Aggiungo con Corradini, che »e-
scovo setiuo neh 080 die un luogo nella slando Sezze cattedrale dopo l'unionecon
campagna setina per fabbricare un mo- Terracina sempre vi risiedè il vicario
,

nastero a s. Lidano abbate benedellino, generale di Terracina e di Sezze; che la

e nel j i gSDionisio vescovo selino uè scris. residenza del seminario di tutta la dioce-

se la vita e miracoli ; che neh 1 1 2 era ve- si in Sezze è immemorabile; che il vesco-
scovo selinoDrusino, e da Alessandro pa- vo dopo che avea preso solenne possesso
rimenti vescovo setiuo, con altri vescovi della cattedrale di Terracina, passava a
nel r 122 fu consagrata la cattedrale di prendere quello della cattedrale di Sez-
Rieti, ed il Corradini dice la confessione ze. L'Ughelli t\e\\' Italia sacra, ed il com-
criptariinij che nel 1 2 i
7 fu unito da O- mentatore Coleti, parlarono del vescova-
norio 111 il vescovato a quello di Terra- to di Sezze nel 1. 1 , p. 1 282, e nel 1. 1 o,
tina. Narra il Corradini, che perdete del p. i64- Il Corradini caldo di amor patrio
vescovo di Sezze fu assegnala Massani e pieno di dottrina, imprese coraggiosa-
Setinanij c\\G\\ vescovo Dionisio verso il mente a rivendicare a Sezze l'onore del-
1 i4o compose la vita di s. Lidano, pub- lasede vescovile. Primieramentenel 1680
blicala coi miracoli dallo stesso Corradi- stampò e pubblicò in Roma 1' anonima
ui> il cui corpo illuslralcda Diucouniol- disseriazione: Discursus B. /^. ac b. M
S EZ
LìncJtvw, Pctro ci Marcellino Sctinnr ci- glie ivi fiorile per dovizie e per feudi pò-
vilalis pro/ecfnribus dicalus, in quo ini- tcntissimc;eda valente giureconsulto ri-

clor Se tinnì civi/nfeni fiiisse, et esse prò- spondendo alle obbiezioni che dai terra-
hot, no suo episcopaln </iis ecc/esin/ii in- cinesi mettevansi in canjpo. Provò a ta-
signitani fuisse^el esse defendit. Inqiie- le evidenza la tesi , che Benedetto XI 11
slail Conadiiii asserì essere slata seiitpie colla coslitMzioncdel 29 apriler 'J^5 nou
Sezzeciltàe con proprio vescovo. Insor- solo approvò l'asserito dal Corradini, ma
te iinliiralmente gravi controversie per dichiarò che In chiesa di Sezze era resta-
parte di Terracini), e portata la vertenza ta cattedrale dopo l'unione che Onorio
nel lril)ii!)ale ili iota romana, una deci- HI ne avea f;jlt;iaTerracinawVvendo[)oi d
sione rotaie corani Dlolines die a'terra- ca[)it(jlodiTerracina qualificata la lettera

cinesi piena vittoria nel 1702. Non per pontificia surielizia, Benedelto XIII col-
c|uesto avvilitosi d difensore diSezze^nel la bolla Regis pacifici, de' 1 6 luglio i 725,
n)ede>imo anno pubblicò in Roma Pe- : Bidl. Boni. 1. 1 2, p. I 6, la rinnovò e con-
Corrndini
tri RIarcelliiii J. C. Selini m fermò, impose silenzio alla controversia

ìoniona cuiia advocati. De clvitate et ed a se l'avocò, nuovamenteerigendoSez-


ecclesia Sttina. Con questa elaborata ed ze in cattedrale se vi fosse d'uopo, e l'unì
eruditissima opera tornò a dioaoslrare, a Terracina aeque principaliter, e che pò •

che Onorio HI non avea già soppresso la lesse il vescovocome prima risiedere nel-
catledraledi Sezze, ma che con eguali di- la maggior parte dell'anno in Sezze come

ritti l'avea unita alla chiesa di Terraci- più salubre, ornando il capitolo e cano-
ua precipuamente provò che l' unione
: nici setini de'privilegi inerenti alle catte-

fu accessoria e cumulativa aeque princi- drali. Poscia colla bolla Super universas,
palilerj clie dai diplomi e dagli storici fu de'fo settembre 72 }, loco citalo, p. 36,
I

poscia continuala ad appellarsi città; ri- Benedetto XI li riconfermò l'unione, e


spose agliargomenli che in contraiio ad- reintegrò Piperno della cattedrale, e ne
diicevano i Icnacinesi , concludendo ii- confermò l'imione con Terracina e Sez/c"
nioneni, et non suppressi\'a/n tituli; ri- aeque principali ter ^ con eguali diritti al-
spose agli autori calle bolle, che nomi- le altre, perchè anco la c.ittedrale di Pi-

narono Terra Sezze;con rnllimo cap. if), perno era antica sede vescovile, e ne enu
ToW tur ab aneto re absnrdum quod j'a- mero i vescovi che l'aveano governata.
ctant terracinensis. qui ajnnt, data unio- Il vescovo Gio. Battista Conventati a' 3
ne cnmulalii'a, etiani Pipernensem cecie- ottobre ne prese possesso, e da lui in poi i

sianirenransisse cathedraleni, ununique vescovi costantemente s'intitolarono fé-


episcopum triuin calliedralinni sponsnm scoi'i di Terracina j Sezze e Piperno, etl a
e<!se. iN'el cap. 12 riportò i privilegi alla Terraci?ja !ie riporterò la serie, alternan-
chiesa e alla città di Sezze concessi dai do il vescovo r annua residenza nelle 3
Papi e dai sempre per provare, «/ro-
re, città. Né per la storia dcvesi preterire l'a v-
neni praecedenlent fuisse acque principa - vertenzacliecon decisione rotaledel i 768
li ter faclam. Il Corradini scrisse con lau- corani OH^'atio, venne interamente a di-
ta dottrina e con tante ragioni non solo struggersi quella del r 702. Le due costi-

positive, ma eziandio dedotte dall' anti- tuzioni di Benedetto XIII furono pubbli-
chità della città, dalle vicende politiche cale da mg. r Domenico Giorgi nella Dis-
nelle provincie di Marillima e Campa- sertalio his lorica de cathedrali episco-
gna, per le frequenti irruzioni de'biirba- pali Seliae civilatisin Lalio, cunt Appen-
ri, dai nomi de' vescovi omessi o mutila- dice monumentoruni eamdeni ecclesiani,
ti negli atti dc'concilii, dagli archivi pe- et civitalein illuslranliuni, Romaei 727.
lili o incendiali, dalle Dobiiissiine fami- UGioigi encomiò l'opera stampala in Uo*
SEZ SEZ '-9

inn neh 64' tini selino Giuseppe Ciani- piscopio, nel collegiode'gesnitì, e dai pri-
inaiiicone Descrizione citila città di Sez-
: mari della città. Il prelatoa spese del car-
za colonia latina de romani, Roma 64 1 1 dinale fece nel refeitniio uno splendido
In questo medesimo anno contro tale de- trattamento, e per tutto iltempo che re-
scrizione, alquanto sfhvore vele all'eroiche stò il Papa nel luogo, di tutto punto trat-
origini di Pipeino, pubblicò Giulio An- il cardmalc in ossequio
tò la corte; di più
neo Dialogo tra Camilla pri\'erna te re-
: avea asuespese latto vestire ima compa-
gina de' volaci, e Sezze colonia antica gnia di milizie per servizio del Papa. Nel-
de' romani, lìonciglione 164 i. Il p. ab. la seguentemattina recatosi ilPapa inchie-
LuigiRanghiasci nella sua Bibliografiah sa, ascollò e celebrò la messa nell'altare
qualificò difesa di Fipeino, ma di poco
: (Iella lì. Vergine, e ad ore-joda una fi

momento. Benedetto Xlll col pontifica- nestra del convento benedì la giubihmtir
to ritenne la chiesa arcivescovile di Bene- moltitudine, indi si avviò per Sezze col
vento, onde nel 1727 volle visitarla, pro- solito corteggio. Non è a dire la letizia dei
mettendo al cardinal Corradini che al ri- riconoscenti e di voti sezzesi,che per gli ap-
torno sarebbe passatoper Sezze. Pertan- plausi e dimosliazioni di riverenza com-
to dal n.° 1 534 del Diario di Roma di mossero il Papa e la corte : alla porta fe-

quell'anno e dal Novaes si apprende, che ce l'omaggio delle chiavi la municipale


ilPapa rtriuce da Benevento e da Pros- magistratura, con parole di fedele suddi-
sedi, accompagnato dal marchese de Ca- tanza e venerazione. All'ingresso un mae-
rolis, ai confini di Piperno trovò mg. rOl- stoso arco trionfale dipinto col pontificio
do vescovo delle 3 diocesijindi giunse ve- slerama sorretto da due fatne, era deco-
nerdìaS nuiggioalle Case nuove, duerni- rato da ornali e dalle figuie della Fede
glia lungi da Sezze. Allora ricordandosi e Speranza, con epigrafe che celebrava la
BenedettoXlll diaver fatto 27 anni ad- reintegrazione elaigita alla città. Lungo
dietro una via scorciatoia che condiiceva fa strada che conduce al duomo, tutto era
alla città, disceso dalla carrozza, montò fnesso a festa; e la facciata di detta cat-
sul proprio cavallo, seguito pure cavai tedrale con tele tlipinle foruianli un co-
candodal marchese, da alcuni de'suoi cap- lonnato, ne'superiori pilastri sovrastava-
pellani, prelati, aiutanti di camera, e ca- no le figure delia Temperanza e Pruden-
valleggieri, e dalla guardia svizzera a pie- za , ed im' iscrizione analoga esaltava il

di : le due mute di cavalli delle carrozze, nuovo beneficio: l'interno del la chiesa era
i calessi col resto della comitiva prosegui- jjaratodi damaschi ti inali d'oro. Nell'in-
ronoil viaggiopcr la via ordinaria, ecam- gresso presentò l'aspersorio aiPapa il ve-
biati i cavalli all'osteria dell' Acquaviva scovo visitatore apostolico, ricevendolo il

per fare la salita, questa trovarono allar- vescovo diocesano, quello di Segni, nig.»'

gata e resa meno ripida. Arrivato il Pa- Crescenzi, il capitolo, il magistrato ed al-
pii nel convento de'francescani riformati tri signori. Venerato il ss. Sagramento,
volle pernottarvi, ricevuto dal vescovo di il Papa si recò a visitare il nuovo altare
Segni da mg.^ Rezzonico poi Cle-
Bisleti, di s. Filippo, ove in urna era stato col-
mente Xlll, che per parte del cardinal locato il corpo di s. Leonzio martire, ric-
Barberini lo pregò nel ritorno a onorare camente vestito. E'er la nota particolare
Velletri,e dal prelato Marcello Crescenzi divozione del Papa as. Filippo, volendo-
poi cardinale, in rappresentanza del car- ne consagrar l'altare, vi fece l'esposizio-
dinal Corradini caduto infermo, che avea ne delle reliquie de' ss. Gaudenzio e O-
preparato convenevole alloggio, pei pre- norato martiri. Indi si trasferì al mona-
latiuna cella per cadauno, il resto della stero delle monache Clarisse, nel semina-
corte venendo nobilmenteospitati nell'e- rio, al collegio de'gesuitijOve nella chie-
8o S EZ SEZ
sa Ixiciò la reliquia del b. Gto. France- compiere due ore canoniche. TI
le altre

sco Regis gesuita, presentata dal p. Luigi Papa donò umetta di ma-
al capitolo, in

Con ladini gesuita e fratello del cardina- dreperla ornata fl'oro, un dente dis. Li-
le; dipoi Papa tornòal convento de'i-i«
il dano abbate, e delle reliquie de'ss. Pie-
formati. Nella mattina del 2 5 maggio I3e- troelNIarcellino protettori della città, en-
iiedetlo XIII aorei o si portò alla catta- tro scatola di velluto rosso. Invece il Pa-
diale, ove ascoltata la messa dell'arcidia- pa ricevè da mg.»' Crescenzi in nome del
cono, dipoi assistito dai prelati Crescenzi cardinal Corrailini un relifiuiario d'ar-
e Genovesi consagrò l'altare di s. Filip- gento col cilizio di s. Domenico, fondato-
po, indi vi celebrò messa bassa: tornalo
la le dell'ordine cui apparteneva Benedct-
al convento, donò a'6 religiosi che avea- toXIlI; edallacittàaltro simile reliquia-
no cantato una corona di pietre fine per rio con un grano di quell'incenso olfer-
cadauno con medaglia d'oro, autorizzan- to dai ss. IMagi a Gesìi bambino. Nelle o-
doli a regalarle. Nel pomeriggio portato- re pomeridiane il Papa assistè nel coro
si in carrozza nella città, visitò le fabbri- de' religiosi, ove albergava, al vespero so-
che del nuovo monastero e chiesa <lelle lennemente cantato. Martedì 27 maggio
religiose del ss. Bambin Gesìi, e nel ritor- Benedetto XIII tra le più vive e sonore
no la chiesa di s. IJartolomeo de'conven- acclamazioni si avviò per Sermoneta, ac-
tuali,onorando di sua presenza anche i compagnato dal vescovo Oidi e da mg.''
cappuccini. Lunedi 26 maggio, festa di s. Crescenzi, dopo aver accordato a molli
l'Mippo,tl)eil Papain Roma avea dichia- grazie spirituali , meravigliandosi che
rato di precetto con cappella papale, vol- niun povero gli domandò soccorso,ciò che
le solennemente celebrarla nel duomo e mai avvenuto, onde lodò la ric-
eragli
con pontificale. R.ecatosi all'altare mag- chezza del suolo, e lasciòtutti con indele-

giore, nel coro intuonò l'ora di terza, pro- bile esultante gratitudine. A perpetuar-
seguila dal capitolo, mentre assunse i pa- la canonici eressero una lapide nella
, i

ramenti missali: diversi prelati fecero da cappella dis. Fdippo, il municipio altra a
assistenti, cioè da diaconi assistenti Cle- corna evan^elii , in cui si legge come il
menti e Genovese, da diacono del vange- Papa avendo ricusato la statua che la cit-
lo Ferrari, da suddiacono Piersanti, da tà voleva innalzargli nel foro, la stabili-

preie assistente Crescenzi ; alle lavande fu ta somma fu ornamento


impiegata nell'
servitodamg.^ deSimoni, nelle ceremo- di tale altare. riformali pure posero una
I

nie da mg.* Prati. Il Papa cantò la mes- iscrizione marmorea sopra la camera a-
sa alla presenza di 10 pielali tra arcive- bitaladal Papa. CenedeltoXIIIavea con-
scovi e vescovi, del generale francescano, cepito l'idea d'intraprendere la bonifica-
del segretario dell'indice, del p. Caravi- zione Pon'ina, ma non potè elfettuarla,
la teologo della penitenzieria, del magi- e desiderio pure fu in Clemente XIII, fin-
strato della città in abito, e di una Pjlla ché Pio VI ebbe la gloria di eseguirla, e
immensa d'ogni ceto di persone. Dopo il nel 1 785 comprò dal comune di Sezze la

•vangelo,Benedelto X I li col testo delDeu tenuta della Selce rotta, perché interse-
teronomiocap. 3, provòcon orazione pa- cava la linea principale; quindi il Papa
negirica o omelia : che s. Filippo tra gli terminò colla sua grandiosa operazione i
onori non brugiò, calpestandoli; tra le ric- danni che pel Teppia risentivano sezze- i

chezze non arse, disprezzandole; tra i pia- si. Nelle vicende politiche del fine del se-
ceri non si accese, abborrendoli. Indi fe- colo passato, del principio e metà del cor-
ce pubblicar la consueta indulgenza , e rente, Sezze seguì la sorte delle provin-
comparti l'apostolica benedizione. Dopo ciedi Marittima e Campagna, di che par-
la messa pas'.ò in coro tra canonici, a i lo a Frosinone e VELLETRr. Gregorio XVI
SEZ SFA 81
pel miglioramento delle Paludi Ponline, ta del pio istituto Pacifici De Magisti i? e
olire diverse provvidenze , incominciò il sua deputazione, si recarono ad ossequia-
riaprimento del nuovo porlo e canale di re il Papa a TorTre Ponti colla banda
Tenacina e lasciò l'opera ben avanzata : selina, presso l'amenissimo luogo donde
inoltre due volte si recò alle Paludi, nel fu da Sisto V in vicinanza di Sezze os-
I 839 arrivando sino a s. Ff //re (/'.), com- servato il suolo Pontino. Nel supplemen-
plimentato dalla magistratura di Sezze a to al n.°49 del Diario di Roma del 846 1

Bocca di Fiume, ove l'attese con gran par- è descritto il cordoglio provato dai sez-
te della la sua banda mili-
popolazione e zesi per la morte di Gregorio XVI, e le

tare. Nella2/ volta giunse nel 843 a Ter- 1 solenni esequie celebrale nella cattedra-
racina[f'.),e nel ritorno trovò aTre Ponti le, in cui l'ottimo vescovo mg.' Aretini-
mg.i- vescovo Aretini-Sillani alla lesta dei Sillani, dopoaver cantato la messadi re-

cleri di Sezze e.Sermoneta, colle rispettive quie, salito sul pulpito,lesse grave e com-
magistrature, recandosi nella restaurata movente orazione panegirica: in essa nel
chiesa e in quella stessa mattina 8 mag- rammentare le tante glorie del Papa, non
gio ribenedelta dal vescovo crll'assisten- tacque l'accesso di lui a Sezzecome con-
za de'due capitoli di Sermoneta. Asceso visitatore a'pii patrimonii PaciflciDeMa-
il Papa nel contiguo con vento già de'cap- lagrime de'sezzesi. Nel pon-
gislris fra le

puccinì, listabilito pe'trinitarij comparti tificatodi Gregorio XVI, l'encomiato ve-


dalla principale finestra l'apostolica bene- scovo, per zelo e senza valutare il corri-
dizione agli abitanti di quelle contrade, spondente incomodo, ecco come celebrò
ammettendo poi i nominati benignamen- un anno la festa del s. Natale nelle sue 3
te al bacio del piede, ed il gonfaloniere cattedrali. A mezza notte cantò la messa
di Sezze Giuseppe Carnebianca gli presen- in quella di Terracina ;
portatosi a Pi-
tò in nome della città quella bella epi- perno, dopo detta l'ora di prima da'ca-
grafe stampata a caratteri d'oro, che tor- nonici, cantò la messa nella cattedrale;
nò a pubblicare il principe Massimo, Re- dopo la quale recatosi in Sezze, nella sua
lazione del viaggio,}^. I
7 1 ,il quale aggiun- cattedrale celebrò la 3.° messa pontifica-
se, »>Santo Padre volendo anche dare
Il le. Questo è un singolare esempio, che
meritava speciale ricordo. Mg. Aretini-
"^

qualche particolare attestato di affetto a-


gli abitanti di SezzCj ch'era stala da lui Sillani avendo rinunziato le tre sedi ve-

visitala prima di ascendere al pontifica- scovili, il regnante Pio IX nel concistoro


to, si degnò di concedere loro varie gra- de' ig dicembre i853 gli surrogò l'o-

zie rescritte di proprio pugno dietro le dierno mg.' Nicola Bedini.Nel voi. LUI,
suppliche da que'canonici presentategli". p. 23 f, riportai gli ordinamenti del re-
Tuttociò con più dettaglio fu celebrato da gnante Pio IX, sul compimento della bo-
Sezze stessa con quanto pubblicò insieme nificazione Pontina nel circondario ca-
all'epigrafe, nel n.° 21 delle Notizie del merale, e i campi impaludati, massime
giorno del 843, ricordando come il Pa-
1 dalleacque del Teppia, non compresi nel
pa in Terracina avea ricevuto, con sin- circondario.
golarissimi tratti di benevolenza, le due SFASFERIA o SFASTERIA. Sede
deputazioni della cattedrale e della ma- vescovile della Mauritiana Cesariana, sot-
gistratura. Come il Papa rammentò con to la metropoli di Giulia Cesarea. Il ve-
piacere la dimora che fece in Sezze, e im- scovo Rufo fu esiliato da Unnerico re dei
plorò di cuore sopra tutti la copia delle vandali, per non aver sottoscritto nella
celestiali benedizioni. Codìc la magistra- conferenza di Cartagina del 4^4 l'erro-

tura e il capitolo co'canonici della colle- nee proposizioni de' donatisti. Morcelli,
giata, i seminaristi, compresa la camera- ///}•. chr. t. I .

VOL. LXV. 6
82 SFO SFO
SFONDRATl Francesco, Cardinale. tanto incaricato da Carlo V del governo
Nacque nobilmenle in Cremona da fami- diSiena, agitata e sconvolta da gravi tur-
glia oriunda di Milano, e felicemente cb- bolenze, eseguì la commissione con lai

bedalla natura singolare perspicacia e ta- dolcezza, saviezza e soddisfazione de'se-


lento, e tanta quadratura di mente che nesi, che fu aggregato alla loro cittadi*

ampiamente dimostrò nel progiesso mi- iianza e acclamato Padre della patria.
rabile che fece nelle scienze e nelle lingue Giuntala sua splendida reputazione a co-
greca e latina, massime nella legge da lui gnizione del sagace Paolo 111, lochiamo
appresa in Pavia, ed in cui divenne uno in Roma con particolari dimostrazioni,
de'piìi insigni dottori del suo tempo. Di nel I 543 vescovo di Sarno, donde
lo fece

25 anni già era professore in tal facoltà nel 1 promosse all'arcivescovato di


544 lo
nell'università di Padova, ov'ebbe a oA- Amalfi. Volendosi il Papa giovare di sua

lega Parisio poi cardinale. Diffusasi la fa- consumata prudenza e destrezza ne'ne-
ma di sua rara ed eccellente dottrina, fu gozi piìx scabrosi, lo deputò ntinzio in
i

chiamato successivamente a insegnarla Germania alla dieta di Spira, ed a Carlo


legge nelle università di Pavia, Bologna, V per congratularsi della pace fatta col
Roma e Torino. Dotato puie di straor- re di Francia ; quindi a' 1 9 dicembre di
dinaria prudenza nel maneggio degli af- detto 1 544 lo creò cardinale prete de'ss.
fari, e di sommo zelo per la divina glo- Nereo ed Achilleo. Poco dopo fu invialo
ria,meritò la stima di Carlo III duca di legatonuovamente in Germania a Carlo
Savoia, che lo annoverò tia' suoi primi V,peropporsi alla pubblicazione dell'/zz-
consiglieri, e poi tra'senatori di Torino, terim {F-), ma senz'effetto. Nondimeno
prevalendosene molto e utilmente in af- non mancò in quella circostanza di op>
fari ardui e gelosi. Lo slesso fece il duca porsi con ottimo successo contro i parti-
di Milano e suo signoreFrancesco 11, (he giani e fautori dell'eresia luterana. Spe-
eziandio lo comprese tra'senatori, l'im- dita quella legazione, si trasferì in Inghil-
piegò in onorevoli ambascerie e nel go- terra per ridurre quel regno all'antica ub-
verno dello stato, con tale e tanta auto- bidienza e divozione della chiesa roma-
rità,che più come compagno che quale na. Eletto nel 1
547 amministratore della
suddito lo riguardava. L'estimazione me- chiesa di Capaccio, dimise nel 1^49
si

desima si procacciò con Carlo V impera- quando passò al patrio vescovato di Cre-
tore quando divenne sovrano del Milane- mona: alcuni col Ciacconio lo pretendo-
se, confermandolo nella dignità senato- no anche vescovo di Lacedogna, ma l'U-
ria colla carica di consigliere di stato. A ghelli noi pose nella serie di que'pastori;
lui affidò l'ambasceria al duca di Savoia, tultavolta l'Argelati nella Biblioteca de-
e lo creò barone di Valsessina,e conte di gli scrittori milanesi t. 2, p. 1 36 1
, afferma
Rivera e di altre contee sulle riviere del che ne fu amministratore. Venne quin-
Ingo di Como. Dalla moglieAnna Viscon- di destinato alla legazione di Perugia, e
ti ebbe molti figli e per ultimo Nicolò che di Cremona e luoghi ad essa soggetti, e
fu estratto dal suo ventre nel i535 già poco mancò che nel conclave per Giulio
morta, che fatto adulto pose sotto la di- 111 fosse in sua vece elevato al pontifica-
rezione di Fili ppoMigliori genti luomotìo- to. Finalmente colmo di meriti, poco do-
renlinoe presidente dell'università di Pi» po cessò di vivere in Cremona a'3 i lu-
sa, nella fiducia che sotto la disciplina glio i55o, d' anni 57 non compiti, e fu
d'un tanto uomo, dovesse col tempo egli sepolto in quella cattedrale nel vestibolo
pure divenire erudito e dotto, utile e van- della cappella del ss.Sagi amento, con ma-
taggioso alla Chiesa, ed infalli fu poi car- gnifico e lungo epitaffio postovi da'figli.
dinal* e Papa Gregorio XIF[F.). Frat- L'Argelati pubblicò l'elenco di sue opere
SFO S F 83
di giurisprudenza e di profana Icltera- di Roma vcslilo di ruvido sacco e colla
tura. faccia coperta, e ritiiandosi sovente a fa-
SFONDIIATI "SicoLo, Cardinale. T\ re gli esercizi spirituali in qualche casa
Gregorio XIV Papa. religiosa. A tal genere di vitauniva gran
SFOKDRATI Paolo Emilio, Cardi- zelo e le più pregiate virtù ecclesiastiche.
nale. Palrizio milanese, che a un'indole Nel 1G07 Paolo V lo promosse al ve-
aurea accoppiò pari illibatezza di coslu- scovato di Cremona, e consigliò eflicace-
tne, educalo per cura dello zio cardinale, menle il Papa a pubblicare, come fece, il

appena questi neli5c)o divenne Grego- Rituale Romano amplialo e correWOjdel-


rio XIV, i4 giorni dopo ossia a' 19 di- la cui operazione e stampa ne commise
cembre, nell'età di 3 i anni e sebbene as- la direzione al cardinale. Donò a Paolo
sente da Roma, peli.° Io creò cardinale V la I .'parte del Menologio greco, com-
prete di s. Cecilia, e poi legalo di Bolo- pilato d'ordine dell'imperatore Basilio
gna, prefetto di segnatura, nieu)bro del- l'orfìrogenito, che fu collocato nella bi-
la congiegazioue del s. oflìzio, protettore blioteca Vaticana. Con questa parte e col-
degli Olivetani, con sì grande potere, che la 1." che fu trovata nel monastero di
il governo ecclesiastico fu quasi tutto a Grottaferrata, fu fatta dipoi del Menolo-
lui aflìdalo; per cui il cardinal Bentivo- giù una magnifica edizione dal cardinal
glio osservò nelle sue /l/ewjor/Vj che nel Annibale Albani colle stampe d'Urbino,
breve spazio di i mesi fu cumulata in lui nella cui prefazione si fa del cardinale o-
tale e tanta autorità, che difficilmente un norata menzione. Alcune cose ch'egli la-

altro cardinaleavrebbe potuto consegui- sciò scritte sono riferite dall'Argelati, 5/-

re in IO anni. Provveduto di pingui be- blioi. degli scrittori milanesi t. 2, p. i 37 i

nefizi e riocheabbazie, generosamente ne Nel 161 I passò all'ordine de'vescovi col-


distribuì le rendile a'poveri, contentoche la chiesa suburbicaria d'Albano, ritenen-
dopo la morte dello zio le sue stanze fos- do per affetto in commenda la Chiesa di
sero addobbate con modeste suppellettili s. Cecilia, a\ quale articolo narrai il ma-
e immagini divole, la mensa frugale e il gnifico reslaiuo che vi fece e il suo ab-
vasellame di semplice terra, a tenore del bellimento, e come con sua religiosa con-
prescritto a' vescovi d'Africa dal 4-° conci- solazione ritrovò corpo della santa con
il

liodiCartagine, cui canoni rinnovò quel


i quelli di altri ss. martiri, ed ili. "fece col-
di Trento anche pe'cardinali. Prendeva locare in cassa d'argento di 25 libbre, 1

singoiar diletto in conversare con perso- colla spesa di 44^° scudi. Fu pure bene-
ne in credito di santità di vita, come s. fico colle monache del contiguo monaste-
Filippo Neri, col quale lo zio nel i
577 e ro, che pel suo governo e cura fece assai
d'anni 17 lo avea posto a convivere nel- rifiorire. Distribuiva larghe elemosine ai
la casa di s. Maria in Vallicella, e meri- poveri, e nelle feste si portava nella chie-
tò di vederlo andare in estasi, co' vescovi sa de'teatini, ove come uno di essi ascol-

di Grosseto e di Foligno. L'intimità e l'e- tava le sag';amentali confessioni. Ivi isti-

sempio di s. Filippo, unito alle sue ottime tuì una congregazione di sacerdoti,siraile
disposizioni, a poco a poco in Paolo accese a quella degli oblati fondati in Milano da
singolare e viva brama di avanzarsi nelle s. Carlo Borromeo. Mentre era legato di
cristiane virtù, onde all'orazione, in cui Bologna, tre volte visitò il santuario di
impiegava notabile tempo, aggiunse la Loreto, in una delle quali segretamente
mortificazione del corpo che macerava lasciò un anello del valore di 5oo scudi,
con astinenze e vigilie,e col prendere scar- in altra una croce di smeraldi, valutala
so riposo sulla nuda terra o coricato su 4ooo scudi, e nell'ultima volla ritornan-
tronchi e sarmenli, visitando le 7 chiese do da Milano un prezioso anello con dia-
84 SFO SFO
manie posto nel dito del santo Dambino. tarvl la curo delle anime, e vi compose
Quando iicli6o5 compila della legazio- un corso di filosofia. Penetrato rajjbale
ue si esliluì in Roma, essendosi accinto
I di s. Gallo dell'orrida solitudine e della
a restaurare la Chiesa di s, /Agnese fuo- pazienza mostrata dal monaco, lo richia-
ri le mura, a cui professava singoiar di- mò nell'abbazia e fece suo vicario nello
vozione, ebbe la sorte di rinvenire il suo spirituale. In questo tempo per commis-
corpo e quello d'altri santi, che nel 1616 sione dell'arcivescovo di Salisburgo scris-
furono da Paolo V riposti sotto l'altare se l'insigne libro: Regale Sacerdoliiini
maggiore. La storia di questa invenzio- contro 4 Proposizioni (T.) del clero
le

ne si trova nel codice 1234 della Biblio- gallicano del 1682. Mosso Innocenzo XI
teca Barberini, ed a Moniim,
p. gS de' dal raro e distinto merito di degno re- s'i

Cremonensium del pAairani. Intervenne ligioso, che scrisse in favore àeW I ninni
a'conclavi di 4 Papi, e pieno di meriti e nilà ecclesiastica (T^.) allora vulnerata,
virili, un male di 3o ore lo trasportò da lo promosse nel 1686 contro sua voglia
questo misero esilio all'immortal vita in al Ma nel punto che
vescovo lo di Novara.
Tivoli nel 161 8, d'anni 58 non compiti. apparecchiavasi per recarsi in P\.oma,fu
Trasferito in Roma, fu sepolto nel sol- per morte dell'abbate di s. Gallo a voti
terraneo di s. Cecilia con breve iscrizio- concordi eletto successore di quella ce-
ne, che vivendo da se stesso erasi com- leberrima abbazia, e previo il pontificio
posta. Avendo lasciato tale chiesa sua e- permesso rinuuziata la chiesa di Novara,
rede,nel destro lato gli fu eretto un son- ne prese possesso. Quantunque assai va-
tuoso mausoIeo,con nobile epitaffio. L'A- sta ed estesa, tutta la visitò con immenso
midenio lo loda qual degno ecclesiastico, vantaggio de'popoli, predicando sovente
vigilantissimo vescovo, ornato d'innume- ne'dl festivi in tedesco, non solo nella ba-
rabiii virtù, che dichiarò pure la roma- silica di s. Gallo, ma nelle vicine parroc-
na rota in una decisione. chie. La sollecitudine e la cura cheavea
SFONDPvATI Celesti\o, Cardinale. pe'poveri e per le persone afililte e tribo-

D'antichissima e illustre famiglia mila- lale, era veramente paterna e singolare,


nese, pronipote di Gregorio XIV e nipo- come lo mostrò ne'3 anni in tempi di guer-
te del precedente cardinale, fece onore ra, nei distribuire a notabile partede'dio-
all'ordine benedettino in cui professò nel cesani,paue,farina,legnae vesti. Visitava
celebre monastero di s. Gallo, dove fu ogni anno l'ospedale de'lebbrosi,e dopo
mandato fin da fanciullo, colla sua pro- avere ad ognuno di essi bacialo i piedi,
fonda dottrina e vasta erudizione. Dopo partiva consolandoli con abbondanti li-

aver insegnato le scienze teologiche in mosine. Severo con se slesso, menava vita
delta abbazia e in quella di Campidona, divota, sobria e penitente, come se ne vi-
fu nel 1679 scelto a professore di canoni dero i manifesti contrassegni dopo la sua
nell'università di Salisburgo, ov'era tale morte. In premiodi tante virtù Innocenzo
che concorrevano a u-
la folla degli scolari Xlljche l'avea incaricato di scrivere con-
dirlo,che appena bastava la scuola,quan- tro \\Nepolismo[f''^.),dJ 1 2 dicembre 1
69^,
lunque assai ampia, per contenerli, non sebbene assente, lo creò cardinale prete
peiniellendo mai che alcuno ne partisse, di s. Cecilia, e l'ascrisse alle principali con-
seprima non avesse ben capilo l' inse- gregazioni cardinalizie. Giunto in Roma
gnato da lui, onde si acquistò i litolidi fu colto da infermità, che dopo 8 mesi gli

anima de'discepoli e di vera idea d' un tolse la vita 0^1696 a'4 settembre, con
ottimo professore. D'ordine de'superiori quella stessa pietà con cui era vis3uto,in e-
si trasferì nel castello di Rosaco, luogo là di 53 anni non compili. La camera apo-
alpestre, scosceso e solitario, per eserci- stolica gli fece celebrare i fuQerali,noa Ito-
SFO SFO 85
vnodosi nella sua eredità moilo di supplir- ove ne ragionai, ora nella legazione di Fer-
vi, come amanlede'miserabiliedella reli- rara, ed avendo per islemmauu meloco-
giosa povertà. Ebbe sepoltura nella chiesa togno adottato dagli Sforza. I principi!
sotterranea del suo titoio,solto una rozza de'gran personaggi si sono voluti sempre

pietra, con semplice iscrizione spirante circondare con racconti straordinari, me-
umiltàjda lui composta vivente; mai suoi ravigliosi e favolosi. Insulsa fu quindi la
parenti altra gliene posero nobile e ma- diceria, che Muzio destinato dal padre a
gnifica. 11 p. Zeilgebaver, iS'tor/rt /e/tó/'rt- coltivar la terra j e ripugnandovi lasua
ria par. 3, p.4 1 6> descrisse accuratamente inclinazione, gettasse un giorno la zappa
la sua vita, riportando l'elogio a lui fatto sopra una quercia, risoluto di continuar
dai dotto cardinal d'Aguirre, con un co- la vita campestre se giù ricadesse, o darsi
pioso elenco di tutte le sue opere, in tutte alla milizia restando suiralbero,come ac-
dimostrando la sua divozione alla s. Sede cadde. Le condizioni di sua famiglia At-
e il suo profondo sapere; il quale elenco lendoli, se non nobilissima e discendente
si legge pure nell'Argelati, Biblioteca dc' di Dacia, o dai re di Danimarca, o dal-
gli scrittori milanesit.^ip. 36o,di alcune i l'antica Etruria, è certissimo che ni suo
delle quali ne parlai agli articoli citati, a nascere era ragguardevolissima, ricca, po-
Regalia, a Francia ed altrove. tente e mirabilmente feconda di soggetti
SFOr. ZA FAMIGLIA. F. Conti, Pb- dediti alla guerra fino da alcune genera-
BETTi, MrLANO, e le seguenti biografie. zioni, come può vedersi nel Giovio, f^ì-
SFORZA Asca:vio Maria, Cardinale. ta Sfortiae,e nel Bonoli, Storia di Coti'
Questo gran cognome, potente, glorioso, gnola. incominciò Muzio la sua carriera
derivato da una delle più illustri, più no- militare sotto il famoso Boldrino da Pa-
bili e più celebri famiglie che fiorirono nicale generale delle milizie papali, Gio-
in Italia, massimamente ne'memorabili vanni Aucuth,il BrogliOjCd il celebre conte
secoli XV e XVI,
regnò su tante
in cui Alberico daBarbiano, tutti suoi maestri
nobili parti d'Italia, e che vanta eroici nell'arte militare. Quest'ultimo gl'impose
guerrieri, principi magnanimi, cardinali il nome di Sforza, per essersi Muzio sde-
amplissimi, vescovi e arcivescovi insigni, gnosamente risentito con lui per certa pre-
ed anche personaggi di santa vita che ve- da, che il generale decise spettare ad al-

neriamo sugli altari, merita ch'io qui ac- tri e non a lui. Sorpreso Alberico di tanto
cenni i principali articoli in cui ne par- ardirc,sorridendo lo riprese: G/ov'rt/jeguer-
lai, e col quale sono collegali tanti avve- riero vorrai usar violenza anchea me tuo
nimenti storici da me in molli importanti generale? Prenditi da ora innanzi il no-
articoli descritti, anche per meglio com- me di Sforza, che assai pili ti conviene di
prendere il poco che dirò del cardinal A- quello di Muzio. Il valoroso ed eroico Mu-

scanio e dci'li altri


o cardinali Sforza. Fra zio nel mestiere dell'armi si rese celebra-
l'eccelse femmine gli Sforzeschi noverano tissimo,ilpiù prodecapitano de'suoi tem-
anche imperatrici, regine, duchesse e altre pi, e fu Gonfaloniere di s. Chiesa fatto

sovrane. I suoi rami furono fecondissimi da Martino V, e gran contestabile del re-
di distinti e segnalati personaggi, e non gno di Napoli per volere della regina Gio-
meno rispeiiabili per le principesche pa- vanna lì, la quale ingiunse al di lui figlio
rentele da loro contratte. Il capo stipite Francesco di prendere il soprannome del
fu famoso Muzio Attendolo,delto Sfor-
il padre Sforza per cognome della propria
za Grande, nato nel 869 da Giovanni
il 1 famiglia, e che il simile facessero i fratelli,

Altendoli e da Elisa Petrocini, ch'ebbe conì(' fu eseguito e restò ereditarioa tutta


per patria e origine Cotignola, rinomato la gloriosa discendenza e sostituito al co-
e popoloso luogo della diocesi di Faenza, gnome Altendoli. Muzio dunque all'età
86 SFO SFO
di 3o anni, radunalo uu buon numero di l'Italia altro generale da mettergli a! pa-
valorosi comballentij la Qiaggiorpartedei ragone, cioè sino al tempo dello storico.
quali erauo colignolesi suoi congiunti, si Alessandro Sforza, allro naturale di Mu-
fece egli slesso capo di armala, e in tal zio e nato in Colignola, che fu capo della
qualità con gloriosi successi servi quasi tut- linea de'signori di Pesaro (f^.) e altri luo-
te le potenze italiane nelle frequenti guer- ghi. Bosio I Sforza, allro figlio di Sforza
re, come i fìoi-eulini, il marchese di Fer- il CrandcjtìHio dal legittimo matrimonio
rara,» Papi Gregorio XII, Alessandro V, di Antonia Salindieni di famiglia antichis-
Giovanni XX HI e Martino V, Ladislao sima e potente di Siena, il quale formò
re di Napoli, e sua sorella Giovanna li. lostipilede'conlidiSanta Fiora, cheriuni
Innumerabili furono le decorose onori- in progresso di tempo tulle le linee Sfor-
ficenze che ne riportò, le sostanze e i feudi zesche e di cui riparlerò; ed ebbe a fra-
che consegui,inclusivamenle a quello della tello il b. Gabriele arcivescovo di Mila-
Terra e contado di Colignola sua patria, no. Da Francesco I duca di Milano nac-
eretta in contea da Giovanni XXIIl e data quero fra gli allri, Gio. Galeazzo M." che
a lui e discendenti in investitura. Una mor- gli successe, ed il cardinal Ascanio, noa
te immatura recise il (Ilo di sua immensa che Sforza suo naturale e propriamente
fortuna, annegandosi a cavallo per sal- suo primogenitOjChe formò la branca dei
vare un soldato nel fiume di Pescara a'4 conti del nobilissimo feudo di Borgono-
gennaio 1 424» d'anni 55 circa. Ebbe due vo, nel ducato di Parma e Piacenza (/^^.).
concubine. Lucia di Torsano che lo fece Da Lodovico M.' Sforza il Moro duca di
padre di numerosa e gloriosa prole, di 2 Milano, si formò pel suo naturale Gio.
figlie e 5 figli, fra i quali Francesco e A- Paolo Sforza la linea de'marchesi del no-
lessandro di cui parlerò, e Tamira di Ca- bilissimo castello di Caravaggio e conti di
gli; e tre mogli, la Salimbeni di cui e pre- Gallialo, feudo del Bergamasco, reso fa-
clara discendenza ragionerò; Caterina A- Kìigeralo per la sanguinosa battaglia fra
lopa sorella del celebre Pandolfo, che gli i veneziani e Francesco I, e per essere la
die 4 fio''? fia'fl"al' Pietro vescovo d'A- patria de' celebri pittori Polidoro e Mi-
Maria Marzana vedova del re Lo-
scoli; e chelangelo detti da Caravaggio. Estinta
dovico Il d'Augiò e del conte di Celano, la successione de'duchi di Milano, de'si-
poi sposata da Francesco Orsini conte di gnori di Pesaro, de' conti di Borgonovo,
Manupello. La posterità die il titolo di de'marchesi di Caravaggio, e piìì lardi la

Grande a Muzio Attendoli cognominato linea primogenita eziandio de'marchesi


Sforza^ e neesaltòlegesta splendidamen- di Proceno e duchi d'Onano nella pro-
te, encomiando pure la sua frugalitàjgiu- Paolo
vincia di Viterbo (/'.) e fatta da d.
stizia, generosità co'nemici, genio olle let- I Sforza, gl'intieri diritti di tulle le varie
tere, prolezione ai dotti, ingenuo, affabile, linee Sforzesche si riuuirgno ti\ d. Mario
cordialee religioso. Molli scrittorijfra 'qua- I conte di Santa Fiora, e nel suo figlio
li Crivelli e G io vio, descrissero le azioni e unico erede d. Federico, nel quale co-
di questo uomo celebre e singolare. Tra' me nato da d. Fulvia Conti (/^),si com-
suoi figli particolarmente ricorderò il na- penelrarono con questo cognome le ric-
turale gran Francesco T,nato in s. Minia- chezze e le singolari prerogati ve della no-
/Oj duca di Milano che signoreggiò
(/^^.)j bilissima famiglia de' conti di Segni [V.)
laMarca o Piceno {J^.), precipuamente e Valmontoue nella legazione di Felle-
Fermo e Macerata (F.), donde uscirono tri (^' ), ed altre signorie. La successione
un bel numero di duchi di Milano; prin- però prosegm il fratello d. Alessandro:
la
cipe che il Simonella esaltò sino a dichia- la sorella d'ambedue d. Francesca si ma-
raie, che dopo Giulio Cesare non abbia rìtòio seconde nozze col marchese A lessa a»
SIO SFO 87
àvoPcilla\'iciuo,e divenne madre del dot- gregò alla sua casa, il melo accordatogli
tissinio cardinal Sforza Pallai'icino{ì\). dalla slessa sua patria. Lo stesso si dica
Da d. Alessandro nacqne d. Mario II, la degli Sforza signori di Pesaro, benché gli
madre Eleuu Orsini neh Geo fondò
cui uni e gli altri l'abbiano in vari tempi in-
monastero e chiesa (che si può dire la
il quartala con altre armi prese o dovute
cappella sepolcrale de'conti di Santa Fio- assumere per privilegio di qualche mo-
ra, per quelli che vi sono tumulali) delle narca, o pe' cospicui matrimoni da loro
cappuccine Santa Fiora, il figlio uni-
di fatti con principesse sovrane o ereditiere.

co del quale d. Lodovico essendo morto Ma duchi di Milano lasciarono l'arme


i

senza successione, questa passò in d. Pao- paterna e adottarono quella de' Visconti,
lo li Sforza marchese di Proceno, fratello a' quali erano successi , cioè due aquile

di d. Mario li, ed ebbe a successori i fi imperiali e due biscie inquartate, delle


gli di d. Francesco, e poi d. Federico nato quali puie trattai nel luogo citato. Que-
da Olimpia Ctsi figlia ^unica del principe staperò venne alterata dal cardinal Asca-
Federico Angelo gran fondatore della ce nio Maria, usando la biscia de' Visconti
lebre accademia de'Lincei (di cui riparlai inquartata con l'onde bianche e azzurre,
a Scuole di Roma). D. Federico conte di e l'Iride, impresa di Sforza il Grande suo
Santa Fiora e duca di Segni nel 167 3 spo- avo, col cotogno in mezzo. marchesi di
I

sò d. Livia Cesarini che gli porlo in dote Caravaggio inquartarono 4 biscie, ponen-
i ricchissimi patrimoni, i diritti e le co- do in mezzo in piccolo scudo l'aquila im-
spicue onorificenze delle nobilissime fa- periale, ed a'piè il melo cotogno. I conti
miglie Cesarmi (di cui a Genz.vno), Sa- di Borgonovo usarono per arme una sola
velli e Perelti (f^^.), essendo ereditiera di biscia col melo cotogno in mezzo, prefe-
tulle queste insigni case. Segui allora l'in- rendo ambedue queste linee la biscia al leo-
neslo della famiglia Sforza con tali discen- ne, come discendenti dai naturali de'du-
denze illustri e colle altre alle medesime chi di Milano, che già aveano preso per
appartenenti, cioè la Cabrerà e la Boba- loro stemma Lai. "arma Sfor-
la biscia.
dilla spagnuole (delle quali e di tutte le zesca venne adottata ancora dagli Atten-
famiglie nominale, Nicola Ratti nel i
794 doli Maiizoli di Bologna, ed altresì dai Ria-
pubblicò in Roma tutte le storie nell'o- ri e Fogliani, che vantano l'origine da due
pera documentala e preziosa : Della Fa- donne Sf jrza. Gli Attendoli Manzoli conti
miglia Sforza), posseditrici del maggio- derivano da Giacomo Leonardo Attendoli
rasco di Cincione nella Spagna ricaduto primogenito di Marco nipote di Sforza il
ai Savdli, e da quel tempo il duca d. Fe- Grande^ che sposando Polissena erede dei
derico e suoi discendenti furono obbligati Manzoli di Bologna ne fece la casa. Dei
di cognome e learmi de'du-
assumere il Riari ne parlo a suo luogo. I Fogliani di
c\i\ Sforza- Cesarini fComt tuttora deco- Reggio ebbero attinenza cogli Sforza, per-
rosameale si prosiegue nel duca d, Lo- chè Sforza il Grande dopo avere avuto
renzo, avendone parlatoaGENZANO eluo- da Lucia Torsano Francesco I poi duca
ghi ivi citali, ove pure descrissi e resi ra- di Milano, Alessandro signore di Pesaro,
gione degli attuali stemmi gentilizi. Qui altri 3 figli e 1 figlie, con buona dote la
però avvertirò conRatli, che conti diSan- i sposò a Marco Fogliani, che fu padre di
la Fiora, ora duchi Sforza-Cesarini, han- Corrado perciò fratello uterinodi France-
no costantemente ritenuta l'arme del lo- sco I,ai cui servigi e a quelli del figlioli
ro 1.° autore, consistente nel leone d'oro dedicò come gran politico e valoroso, per-
palatino e nel melo cotogno; il leone ri< ciò arricchito e investito di molli feudi,
cevuto da Sforza il Gra/i(/e da Roberto onde fu stipite de'marchesiSforzaFogliani
re de'i'omaDi e duca di Baviera che l'ag» d'Aragona. Qiianto al feudo diSanlaFio-
88 S F O SFO
ranella Val di Fiora di Toscana, con Rat- di Chiusi, fu collocala nel detto museo.
ti citalo, e con Bepetti, Dizionario della Mg. Luciani è assai benemerito della sua
"^

Toscana^ dirò alcune parole. Santa Fio- patria, per quanto si legge nel Toschi,

ra nelcompartimento di Grosseto, nella della chiesa del Suffragio, dell'accademia


provincia di Siena, fabbricata nell'estre- filarmonica da lui istituita, e di altro. Il

mo piano meridionale del Mout'Amiata, Monte Amiata celebre per le sue memo-
fece parte della diocesi di Chiusi, finché rie storiche e per la sua elevatezza, ebbe
Clemente Vili avendo eretto in sede ve- per folte capo del paese del suo nome il
scovile una delle terre principali del con- castello s. Fiora, il quale ha comune la
tado di Chiusi, cioè Città della Piei'e{F.), denominazione col fiume s. Fiora, che
a questa furono assegnate fra lei 8 chiese nasce nel centro del paese e poi si scari-
battesimali staccate dalia diocesi di Chiù- ca nel Mediterraneo presso Montalto di
si, 3 parrocchie,comprese tuttora nel gran- Castro,dicui parlai nel vol.LVIlI,p. 1 35.
ducato Toscana, vale a dire Campor-
di Santa Fiora fu già castello, le cui memo-
sevoli, le Piazze, e Santa Fiora, la quale rie rimontano air8c)o, contea e residenza
è capoluogo di comunità con pieve bat- d'una linea de'celebri e potenti conti Al-
tesimale e arcipretale sotto l'invocazione dobrandeschi, dalla quale probabilmente
delle ss. Flora e Lucilla, sino dal secolo secondo Ratti trasse l' origine il gran s.
XII, adorna di vari bassirilievi di terra Gregorio JII {f.), ed il Repetti pure di-
vetriata detta della Robbia (per quanto ce che forse derivò quel Papa, anzi crede
notai a Scultura), appartenente alla dio- che tale famìglia sia salica e non longo-
cesi di Città di Castello (F.); altri luoghi barda. De'conli Aldobrandeschi, Ratti e
spettano a quella di Sonna (^.). Di data Repetti ne danno le notizie : poscia il cav.
pili antica e assai maggiori sono le me- Berlinghieri con diligenza le pubblicò nel
morie del monastero della ss. Trinità po- 1842, mentre al conte Lilla nella classica
fiume A rmino ora Fio-
sto alla sinistra del opera, Le famiglie celebri italiane, de-
ra, già delle monache cistcrciensi, poi dei vesi la genealogia la più completa del ra-
francescani osservanti (per opera del con- mo degli Sforza Attendolida Cotignola.
teGuidoSforza)o riformati. La chiesa più Perciò e pel breve cenno che mi sono pro-
moderna è l'oratorio del Suffragio. Riferi- posto, non mi è permesso descrivere le glo-
sce Repelti, che il paese va abbellendosi riose gesta degli Sforza conti diSanta Fio-
nel giardino già degliSforza signori diSan- ra, ma solo qualche nozione principale per
taFiora,d'uD museo di oggetti di belle arti, quanto dichiarai in principio. Nelleguerre
specialmente di statuaria antica, che va colla repubblica di iS'/ewa^soventesi distin-
raccogliendo in Roma rog.*^^ Michelangelo sero nellearmi,emeritaronsi pur spesso fa-
conte cav. Luciani di Saula Fiora, mu- ma, onore e nome conti diSantaFiora. Re-
i

seo del quale molti giornali e opuscoli han- stata erede della contea l'unica figlia del-
no con qualche predilezione di già parla- l'ultimo conte Guido Aldobrandeschi, la
to. Girolamo Toschi Vespasiani di Santa contessa d. Cecilia Aldobrandeschi si ma-

Fiora compose il poemetto, Il giardino, ritò nel 1 439 con Bosio I Sforza gran guer-
museo e gabinetto di mg.r 31ic]ielangelo riero e di vastamente, figlio di Muzio At-
Luciani ec.^'^oma 837,con erudite note.
1 tendolo o Sforza Bo-
il Grande; inoltre
Posseggo pure del march. Giuseppe Mei- sio I ebbe d'Arquato nel
in feudo Castel
chiorri; Lettera intorno un'antica statua Piacenlino,palazzo inParma chiamato poi
etrusco ec, Roma 1 838; la quale statua di Santa Fiora, indi de'marchesi Palla-
di nenfro o peperino (di cui abbondaSanta vicino che l'acquistarono nel fine del se-
Fiorajperchè il monte su cui sorge vuoisi colo XVII, ove pur fece acquisti conside-
un esliuto vulcano), trovata nel territorio rabili, onde fu fatto cittadino e nobile di
SFO SFO «9
Parma; Mi-
di più ricevè vari feudi nel degli abitanti, commosso il Papa gettò per
lanese, per cui divenne potente e sovrano memoria in mezzo alla moltitudine la sua
libero con giurisdizione del rispettabile mantellelta (o mo/zetta) pur bagnata di
stato di Santa Fiora, che avea casteìli di- lagrime, che fu ricevuta econservata qual
pendenti che enumera Ratti, nel narrare preziosa spoglia. In più luoghi narrai le
come passò in potere della casa Sforza, munificenzedi Paolo III cogli Sforza,oltre
che domi nò oltre a due secoli nella contea. insigni privilegi, come di creare protono-
Guido Sforza nato da detto matrimonio lari, cavalieri dello Speron d'oro (/^^'.), e
successe nella contea di Santa Fiora, e ne conti palatinijdi che feci cenno nel voi. XI,
prese possesso dopo la morte della ma- p. 12 e altrove. Sforza Sforza, che crebbe
dre, benché vivente il padre, ricevendo sotto gli occhi dell'avo Paolo III e da lui
l'onore d'essere visitalo in Santa Fiora impiegato in più cose, rese segnalati ser-
nel 1464 da Pio li, che lo amava, per le vigi alla s. Sede, onde lo fece capitano ge-
qualità che lodò ne' Cor//e/z^rtr/,desci'i ven- nerale della cavalleria, come lo fu dell'im-
do una succinta storia della terra e con- peratore Carlo V pel suo gran valore e
tea, con vari curiosi aneddoti alla medesi- perizia militare, capitano generale e gon-
ma relativi. Il l^apa lo consolòmentre pas- faloniere di s. Chiesa: fra le tante sue glo-
sava restalo nella vicina e celebre abba- riose im[)rese, memorabile è quella del-
zia dis. SalvatoresulMonteAmiata. Eb- la spedizione che ne fece s. Pio V colle
be a nemico, tome di tutta la casa Sforzd, Milizie{f^.) della Chiesa, in aiuto di Carlo
Alessandro VI, il quale benché fosse ad IX re di Francia contro gli ugonotti, sui
essa interamente debitore del suo innal- quali riportò compiuta vitloria,e per mo-
zamento al papato (per quanto il Ratti ri- derazione ricusò gli onori del trionfo che
porta nel t. i,p. 382),nonconlentod'aver gli avea decretati il Papa; quindi prese
fatto perdere agli Sforzeschi il ducato di gloriosa parte alla famosa battaglia di
Milano e la signoria di Pesaro, unito ai Lepanto. Istituì con tutti suoi beni una i

senesi fece occupare dal figlio Cesare Bor- primogenitura perpetua, come dal fratello
ala lo stato di Santa Fiora, e solo potè cardinal Guid'Ascanioeransi istituiti tan-
riaverlo per la protezione del suo parente ti perpetui fidecommissi. Gli successe il

l'imperatore Massimiliano che fece de- I, figlio Francesco nel 1570 secondo Repetti,
sisteredall'impreseil Borgia. Il conte Gui- al dire di Ratti sembra Mario il fratello
do formò lo statuto di Santa Fiora, la- I nel 1575, altro figlio di Bosio
e Co- II
sciò diversi monumenti di sua pietà, e fu stanza Farnese, come lo fu Carlo gran
sepolto nella chiesa della ss. Trinità. Usuo priore gerosolimitanodi Lombardia, che
fratello Sforzino Sforza fu signore di Ca- Giulio III con piccola flotta spedì contro il

stel Arquato e di altri feudi in Lombar- corsaro Dragut nell'Africa, indi sotto Ptìto-
dia, la cui eredità ebbe poi Bosio 11. Nel lo IP' [V.) ebbe quella vicenda notata a
1 5o8 al conte Guido successe il figlio Fe- suo luogo, e Paolo 1 marchese di Proce-
dericOjChe in Scansano fondò il convento no che guerreggiò con Mario I e con Sforza
ai francescani riformali, ed a questi nel contro gli ugonotti, di cui feci parola nel
1 528 il figlio Bosio II che sposò la celebre vol.LV,p. 240. Mario I fu slimato dei
Costanza Frtr/2e5e(/^^.) figlia di Paolo III maggiori guerrieri d'Italia, fu capitano
e capitano di sua guardia. Morto nel 1 535, generaledella cavalleria di s. Pio V; e Gre-
gli successe il figlio Sforza Sforza, e la gorio XIII che alsuo figlio Giacomoi?o«-
•vedova ebbe il conforto mentre stava nel compagni [F.) avea dato in moglie Co-
feudo di Castel Arquato di ricevere suo stanza figlia di Sforza, gli conferì la digni-
padre Paolo III neli543,e vi si trattenne tà di luogotenente generale di s. Chiesa.
alcuni giorni; uel partire fra le lugrliue Sposò la suddetta d. Fulvia Coati, con
90 S F O SFO
Segni.Valmontone e allri feudi per dote. ta Fiora che riporta Repetti ; ma salito
j\eli59i gli successe Alessaudio nipote al trono Leopoldo 1 liberò tutti vassal- i

nato dal suo figlio Federico Alessandro : li dei feudi dagli aggravi feudali, ed in
iieli6i6 vendè al granduca di Toscana quanto al conte Francesco duca Sforza-
Cosimo li per 2 1 5,ooo scudi la terra di Oesarini padre del vivente e sullodato,
Scansano insieme al suo distretto, che si- pe'diritti ch'egli esigeva tanto utili,quaa-
no allora avea fatto patte della contea Al- to onorifici, fu indennizzato con una ren-
dobrandesca di Santa Fiora. Nel I SSaMa- dita equi valente ai primi, mentre rispetto
rio II successe al padre Alessandro, che ai secondi restò investilo nel 1
789 del prio-
per gli enormi debiti da lui in gioventù rato di s. Papa, da passare ai
Stefano I

fatti, nel 1633 vendè ai 9 dicembre la suoi discendenti maschi e primogeni ti, re-
sovranità assoluta della contea di Santa stando intatto in lui e ne'suoi discendenti
Fiora al granduca Toscana Ferdinan-
di il titolo di conti di Santa Fiora, ed infatti
do II, oltre altri feudi ad altri, perla som- l'odierno duca d. Lorenzo secondogenito
ma di scudi 466,000; colla condizione che didettoduca,èXXcontediSanlaFiora:di
Ferdinando li dovesseinfeudaredellosta- recente ha visitatoli luogo e vi ha operato
to e contea il venditore e suoi discendenti beneficenze.Ripeterò con R.atli, l'ioclila e
per scudi 2 i8,3oo da ritenersi sulla sud- ragguardevolissima famiglia Sforza van-
detta somma, per cui nello slesso giorno ta tanti gloriosi eroi, quanti forse niun'al-
Mario II restò in possesso di Santa Fiora ti*a privata famiglia può coniarne ne'suoi
colle restrizioni riportateda Ratti, ma con fasti domestici , gran
e nel riprodurre i

maggiori privilegi delle altre infeudazio- privilegi inperpetuo concessi da Paolo


nijCoi vassalli e territorio annesso, ed Ill,rilevòchenon sono comuni a veruna
in favore altresì de'discendenti ed eredi altra famiglia, neppure delle pontificie;
maschi in infinito con ordine di primo- tutte ragioni di più perchè io qui riportas-
genitura. Cos'i conti di Santa Fiora di-
i si queste laconiche indicazioni, per rana-
vennero feudatari de'granduchi di To- mentare ove meglio ne trattai. Fino al
scana. Morì Mario li neh 638 in Santa 1789 risiedè in Santa Fiora un vicario
Fiora, e fu sepolto nella parrocchia e nella feudale nominalo dal conte, dipendente
capjjella del s. Presepio eretta da d. Ful- però dopo la legge deh 701 per gli atti

via. Lodovico suo figlio non ebbe succes- criminali ilal vicario regio di Arcidosso:
sioiie, e morì in Santa Fiora nel 168?. ora vi è un podestà e un cancelliere, di-
Paolo II marchese di Proceno, secondo- pendenti dalle autorità di Arcidosso.
genito di Alessandro, era morto nel 1
669, /Iscanio Maria iS/òrzade'duchi di Mi-
e gli era successo il figlio Francesco, che lano, figlio di Francesco I e di Bianca Vi-
dopo la morte
Lodovico divenneconte
di sconti, questa lo partorì a'3 marzo 44^ 1

di Santa Fiora e morì senza figli maschi (meglioi 4?5i) inCremona, mentre erasi
liei 1707. Federico suo fratello gli suc- _portataper la fondazione di due monaste-
cesse dopo avere sposalo d. Livia Cesa- ri di religiose, e comesi conveniva a fi-

rini, della discendenza de'qualigià parlai. glio d'un sovrano d'una delle più belle
Solo aggiungerò, che il suo nipote d. Giu- parli d'Italia, fu affidato per l'islruzioue
seppe,sebl)enemorìinPiomaneI i744>'ol- a eccellenti maestri, e perchè secondasse-
le essere se pollo nel la chiesa delie cappuc- ro quel genioche dimostrava. Dopo i pri-
cine di Santa Fiora. Il suo primogenito mi studi, il padre l'inviò a Roma per ap-
d. Filippo essendomortonel 767 in San- i plicare alle scienze più sublimi, come ma-
ta Fiora, fu pine sepolto in detta chiesa. dre e asilo de'dolti, avendo in mira d'i-
11 granduca Francesco II nel 75o e seg. i stradarlo nella via ecclesiastica. Paolo II
prese quelle disposizioui sul feudo di San* lo fece protouotario apostolico, e poco do*
SFO SFO 91
pò assunto al poiilincaio Sisto IV (il cui principe del secolo che della Chiesa, ed a-
nipote conte GirolumoRiai io avendo sj)o- vendo trasporto per la caccia alimentava
sato la celebre Caldina Sfoiv.a figlia na- prodigiosa quantità di sparvieri, di cani e
turale delcluca Galeazzo Malia, i suoi di- cavalli. Magnifica e laulissima fu la cena
scendenti si chiamarono /i'V///o Sforza, data in Roma a Ferdinando principe di
come notai all'articolo Rumo), fu desti- Capua, poi Ferdinando II re di Napoli.
nalo dal duca Galeazzo M." suo fratello Però era in pari tempo singolarmente u-
a prestargli omaggio co'spediti ambascia- mano verso di tutti, generoso co'poveri,
toli. Nel 147G morto Galeazzo, si unì co- gentile, affabile e cortese verso quelli che
gli alili fratelli per togliere alla cognata a lui ricorrevano, onde accrebbe sommo
Lona la reggenza, ma
2,5oo prima ebbe i splendore alla romana curia. Nel concla-
ducati annui d'entrata e un palazzo, in- ve per l'elezione d'Alessandro VI, gli con-
di fu rilegato in Perugia. Richiamalo nel ti'se il paputo per avere i voli a lui egua-
i479> Sisto IV lo nominò vescovo di l*a- onde il Corio, intimo del cardinale, di-
li,

via, seguendo però la fazione ghibellina ceche Alessandro VI per guadagnarlo gli
fu matidato a Ferrara. Si riconciliò col olfrì grandissima somum di denaro, tolti

fratelloLodovioo il Moro guelfo e gover- i suoi mobili e la carica che occupava di


natore di Milano, ed a sua raccomanda- vice cancelliere, discendendo a degradan-
zione e di Ferdinando! re di Napoli, Si- ti bassezze. Certo è che il cardinale poten-
sto IV a'6 marzo 1484 lo creò cardinale temente influì alla sua esaltazione come
diacono, e poi da Innocenzo Vili ricevè amico, e ricevè la detta carica coH'annesso
la diaconia de'ss.Vito e Modesto; dappoi- pa\iizzo,ora P(ì lazzo Cesari/li Sforza{f^.).
ché sebbene promulgato a'i 7 non si recò Dice Ratti che questo edifjzio era di A-
in Roma o non ricevè le insegne cardina- lessandro VI e fabbricato da lui, e lo a-
lizie, onde morendo il Papa nell'agosto e bitò esercitando il cancellierato, indi colla
trovandosi egli colla bocca chiusa e privo carica lo die al cardinal Sforza che lo go-
di voce attiva, si mosse dubbio se pote- dè sino alla morte, poi l'abitarono i suoi
va votare, e fu risoluto dal sagro collegio successori nella carica, onde chiamò Pa- si

affermativamente. Contribuì all'elezione lazzo della Cancelleria (/^.), anche dopo


d'Innocenzo Vili, ma pel difello notalo il suo trasporto nel palazzo Riario ove e-
dovè dare ilsufiragio verbalmente. Inno- Molte ragioni riporta Ratti per pro-
siste.

cenzo Vili nel 486 gli accordò l'ammi-


1 vare, che il palazzo non fu promesso si-

nistrazione della chiesa di Cremona, e nel nioiiiacamente, uè donato da Alessandro


j488 quella di Pesaro che governò per VI al cardinale, e che solo più tardi ven-
idonei vicari , e zelanti suffraganei. Nel ne in potere della famiglia. Pare dunque
1488 fondamenti della nuova
gittò ne' che ili.°e antico palazzo della cancelleria
cattedrale di Pavia la i." pietra e die prin- fosse da Leone X ceduto aFrancesco II du-
cipio a quel sontuoso tempio donando , ca di Milano a lui propensissimo, e il duca
alla sagrestia preziose suppellettili. Fu ar- Massimilla no lo donasse a Otta via no Sfor-
ricchito pure dell'abbazia di Chiaravalle za vescovo di Lodi (qui Ratti sembra ca-
e di s. Ambrogio di Milanese gli furono dere in anacronismo, poiché Massimilia-
conferi te successivamente le legazioni del- no fu anteriore a Francesco li, almeno
le Provincie del Patrimonio, di Romagna, deve dirsi prinja che Francesco li fosse
Bologna e Ravenna, d' Avignone, e poi duca, giacché portatosi in Roma amba-
quella al re di Francia quando calò in I- sciatore nel 5 3 abitò nel palazzo), e poi
I 1

talia. Opulente per tante reudite, oltre le a suo fratello Francesco, che nel 1 522 lo
copiose lasciategli dal padre, grandeggiò concesse in locazione al cardinal Lorenzo
io ispleodidezza e uiagnifxccuza più da Pucci, come leggo nel Garampi, Saggi sul'
9^ SFO SFO
valore della moìiele pontificie, p. 2 8 7 .Fran- gli fu permesso intervenire pei premurosi
cesco li ne tenne il dominiosino alla mor- sagro collegio e pe'maneggi del
uffici del

te, onde nel 1 535 se ne raise in possesso cardinal tl'Amboise, che ambizioso della
lacamera apostolica, pel credito di 20,000 tiara voleva procurarsela col favore del
scudi d'oroche avea col defunto. Ma Pao- cardinale. Racconta Cardella che il cardi-
lolll definitivamente fece ampiadonazio- nale avendo procurato incautamente l'in-

ne del palazzoai nipoti cardinali Guid'A.- nalzamento d'Alessandro VI, pagò il fio
scanio e fratelli Sforza, e cosi vieppiù le- di s': prava elezione sino ad essere spoglia-
galmente passò in proprietà degli Sforza : to della dignità cardinalizia, di cui fu pro-
altra simile donazione fece nel 1 54 al car- 1 sto reintegratojquindi onde fuggire la per-
dinale, mg.r Ottaviano de'diritti che po- secuzione, si ritirò prima in Germania, e
teva avervi per la donazione antica a lui poi inltalia assistito dagli svizzeri,e per tra-
faltanedalducaMassimiliano. In tale gui- dimento il conte Landi nel castello di Ri-
sa il palazzo della vecchia cancelleria passò valta lo consegnò ai veneti, dai quali ad
pieiiamentein proprietà degliSforza Ro- di onta delle grandi premure d'Alessandro
macontidi Santa Fiora, chein vari tempi VI (notate da Ratti contro l'asserto di Mu-
lo accrebbero di nuove fabbriche e abbelli- ratori, che pure rettifica in altre cose) l'eb-
menti, tuttora vedendosi gli avanzi del- be il re di Francia con gran premura, in-
l'antica cancelleria. Il palazzo prese il no- fortunio che l'animo grande del cardinale
med\PalazzoSantaFiora,eàanche la con- sostenne con intrepidezza e spirito. Ratti
tigua piazza, finche s'i l'uno che l'altra pre- confuta l'asserzionedella deposizione del-
se stabilmente quello di Sforza. Io lo regi- la porpora, e discolpa Landi della falsa
strai col nome Cesarmi Sforza per adat- incolpazione. Dopo la morled'Alessandro
tarmi alla volgare denominazione.che im- VI, il cardinale rientrò in Roma a' i o set-

propriamente chiamaCe^^rmiil duca e la tembre i5o3, a modo di trionfo, per l'amo-


nobile famiglia, mentre propriamente de ve re che gli portavano romani, che ripe- i

dirsi Sforza Ce^arm/, poiché come di so- tutamente l'acclamarono: Ascanio^Asca-


pra narrai uno Sforza al proprio cognome nio, Sforza, Sforza. Ma né in questo con-
associò quello de'Cesarini pel suo matri- clave, in cui fu elettoPio III, né in quello
monio e sostanze ereditate dalla supersti- di Giulio li il cardinale si determinò per
te di quellaromana celebre e nobilissima Amboise,che però fortemente irritato pre-
famiglia. Bensì Alessandro VI fece al car- tese di ricondurlo in Francia prigione; ma
dinale doni più considerabili che il palaz- Giulio II l'impedì, e neli5o4 gli die la
zo della cancelleria, secondo l'uso di quei chiesa di Novara in amministrazione. Na-
secoli , come la città di Nepi infeudata a to il cardinale per grandi imprese, conce-
\ita, ed il castello d'Anticoli nella Cam- pì il disegno della ricupera del Milanese,
pagna; ma
non ne godè sino alla morte, con determinare la guerra ai francesi, e
perchè Alessandro VI qualche anno dopo già molte misure avea prese, quando la
gli ritolse il suodono, per investirne suoi i pestee non il veleno l'uccise a'28 maggio

parenti Borgia. Alessandro VI mal corri- 1 5o5, d'anni 5o, mesi 2 e giorni 25, co-
spose ai benefìzi ricevuti dal cardinale, an- me si legge nel bellissimo e singolare e-
zi come rammentai contribuì allasuaro- pitaffio erettogli con magnifico mausoleo
vina,ed a quella della di lui famiglia, di da G iulio 1 , dietro il coro dell'altare mag-
cui si dichiarò aperto nemico, venendo dal giore di s. Maria del Popolo (nella pro-
le di Francia spogliatoLodovico il I\loro pria cappella dice Ratti, ma Landucci, O-
del ducato di Milano, ed il cardinale fatto rigine del tempio, p. 79 e 8 1 riferisce che ,

prigione fu condotto nella torre di Bour- l'altare maggiore fu eretto dal cardinal
gesjove rimase sino al conclave, al quale Borgia poi Alessandro VI , e rifatto dal
SFO S FO 93
cardinal Sanli), uno de'pib belli e piì!i e- strotore delle chiese di Monte Fiascone e
legauli di lioniajColla statua del cardina- Corneto,di Narni(non il fratello cardinal

le giacente, disegno e scultura del celebre Alessandro,come pretende Ughelli, segui-


Andrea Sansovino. Questi d'ordine dello to da Gardella, e perciò feci altrettanto a
slesso Papa e sullo slesso disegno, scultu- Narni, e qui mi emendo),diChiusi,d'An-
re in tondo e bassorilievi, ed ornati di squi- glona,e nel 1 54 'patriarca d'Alessandria,
sito lavoro, fece dipoi quello incontro pel non che arciprete della Chiesa dis. Ma-
cardinal GirolamoBassodella Rovere cu- lia Maggiore (/^.), dove fondò la nobile
gino di Giulio li. Landucci lodandone la cappella di s. Caterina, che poi prese il

luaeslìi e preziosità delle perfette scultu- con disegno del som-


titolo dell'Assunta,
re, le celebra altamente, e che le statue mo Buonarroti e denominata Cappella
de' due cardinali valgono a peso d'oro. Sforza, econ generosa liberalità eappro-
Nei funerali pronunziò l'orazione funebre vazione del Papa si spogliò della preben-
ringhirami detto Fedro, il più celebre o- da di s. Pudenziana ch'era unita all'ar-
ratore del suo tempo; essendo le qualità cipretura, con annua rendita di 3oo du-
più distinte delcardinale, perizia somma cati d'oro, e la cedèa'canoniciper la fab-
nel trattare atTari politici, e un gran ge- brica della basilica (presso la qualeè la via
nio per le lettere e pe' letterati di cui fa Sforzainome che preseda un casino della
niunifìco mecenate, lasciando opere in famiglia situato ove fu eretto monaste- il

verso e prosa, riportate dall' Argelati nel- ro delle Filippine), sua musica, cantori
la sua vita. Benché morto di peste, i tanti e sagrestia. Oltre a ciò Paolo III lo anno-
poveri da lui beneficati si affollarono in- verò tra gl'inquisitori della fede, gli con-
torno al cadavere, né potevano saziarsi di ferì contemporaneamente le due legazio-
baciargli le mani. ni di Bologna e Romagna, e la cospicua
SFORZA Guido AscANio, Cardinale. carica di camerlengo di s. romana chie-
Nacque nel 1 5 8 da Bosio
1 II Sforza conte sa nel i537;aggiungendomoltericcheab-
di Santa Fiora eda Costanza Farnese, si bazie, la protettoria de' regni di Spagna
applicò fin da'primi anni allo studio del- plesso la s.Sede, ilgovernoa vita di Pro-
le lettere, nelle quali divenne coltissimo; ceno, e molti personali privilegi. Gli at-
d' indole egregia e virtuosa, meritò che tribuì altri rilevantissimi carichi, avendo-
mentre trovavasi in Bologna col cubino dolo mandato in Ungheria neli54o suo
Alessandro Farnese a terminare gli studi, legato per l'importantissima guerra con-
essendol'avo divenuto Paolo III,pocodo- tro, il turco, al quale effetto fu deputato
poa'iS dicembre 1 534 di 6 anni lo creò 1 col tesoriere Capo diferro (Ratti dice con
cardinale diacono de'ss. Vitoe Modesto, altri 3cardinali)per raccogliere dallechie-
dalla quale diaconia successivamente pas- se e da altri luoghi pii denaro per soste-
sò a quelle di s. Maria
Cosmedin, di s.
in nere le spese, poiché gli ottomani minac-
Eustachio e di s. ftlaria in Via Lata. Sic- ciavano non solamente il settentrione, ma
come contemporaneamente fu elevato al- eziandio l'Italia. Come camerlengo, per
la porpora F'arnese,ilPapa mandò ad am- commissione di Paolo III fu incomben-
bedue la berretta cardinalizia, che a loro zato di esaminare, se conveniva ammet-
imposeDel Monte governatore diBologna, tere la permuta del ducato di Camerino
poiGiuliollI; quando poi venuti in R.oma e Nepi, in quello di Parma e Piacenza
i nipoti fu loro aperta la bocca dall'avo, (/^.)a favore del figlio del Papa Pier Lui-
furono da lui tenuti a mensa. Il cardina- gi Farnese, al quale e al figlio Ottavio die
le fuchiamato volgarmente il Cardinal l'investitura del 2.° nel proprio ^n/^sso
di Santa Fiora.D'i più Paolo 111 nel 535 1 Sforza, con giuramento di vassallaggio
io fece vescovo di Parma, e poi ammini- e fedeltà al Papa,e l'annuo censo di 9000
94 SFO SFO
ducati d'oro di caiuera nella vigilia dei chia h: rilasciasse ad Alessandro e Mario
ss. l'ietro e Paolo. In tutto il pontifica- di lui fratelli, onde furono portate a Gae-
to di Paolo 11! esercitò gli uflìci di car- ta, indi a Napoli in potere di d. Bernardi-
dinal nipote (de'quali a Parente), insie- no Mendoza comandante spagnuolo. Al-
me col celebre cardinal Alessandro /vzr- lora Francia si querelò col Papa per la
nese, e di i.° nipote nella di lui assenza. violata fede, ed il conte di Montoro ri-
Attesa la stretta parentela con 1'
eccelsa cuperata la sua lettera, altra ne sostituì
casa Farnesejinquarlòalla sua arnie sfor- per discolparsi col Papa in aggravio degli
zesca del leone d' oro palatino col melo Sforza, onde Paolo IV minacciò il cardi-
cotogno, i
gigli de'Farnesi. Giulio 111 che nale di gravissime pene se non procura-
successe all'avo e parente del cardinale, va che le galere fossero restituite a Fran-
gli fu largo dispensatore di grazie e be- cia. Ma il cardinale potentissimo in Ro-
nef]cenze,e lospedì decorosamenteaPar- ma per le grandi aderenze di sua fami-
ma al duca Ottavio per trattare un acco- glia congiunta in parentela colle princi-
modamento sulle controversie insorte col- pali della città, volle procurarsi un ap-
la s. Sede. Non cos'i favorevole, anzi di- poggio. A tale oggetto tenne in sua casa
chiaralo neniicosi mostrò Paolo IF[F.) una notturna adunanza, alla quale inter-
per avversione originala in conclave (No- vennero cardinali di fazione imperiale,
i

\aes riferisce che il cardinal Sforza al pun- i Colonnesi, i Cesarini e tutti gli altri ba-
to dell'elezione concorse per Paolo W Ca- roni aderenti allo stesso partito spagnuo-
raffa), incili eragli slato contrario, pegli lo, il marchese di Saria ambasciatore Ce-
opposti interessi degli Sforzeschi segua- sareo, il conte di Cincione ambasciatore

ci di Spagna, da quelli At Caraffa (/^.) di Filippo II, ed altri signori, essendosi


addetti a Francia. Narrano Cardelia nel- riempite le camere, le scale, il cortile del
le Memorie de'cardinalij e Ratti, Della palazzo Sforza, di minori partigiani e ser-
famiglia Sforza, che si ricoverarono nel vitori, e persino le piazze e strade conti-
porto di Civitavecchia due galere incerto gue. Fu riferito al severo Paolo IV che
modo aderenti a Filippo II re di Spagna, tal notturno congresso avesse un colore
tolte dalla flotta d'Enrico II re di Fran- sedizioso, e si fosse sparlato di lui , sino
cia e già di Carlo Sforza gran priore di a mettere in dubbio la legittimità di sua
Lombardia che n'era proprietario e am- elezione. Ciò mise al colmo il suo sdegno,
miraglio, come per lui acquistate dal car- e ordinò l'arresto del cardinal Sforza e
dinale, essendo perite nelle guerre navali degli altri suoi partigianijdandonela com-
altre tre pure comprate per lui dal car- missione al famoso di lui nipote cardinal
dinale. A schiarimento aggiungerò, die Carlo Caraffa. Questi pollatosi a'3 i a-
Carlo avea servito alcuni anni colle sue gostoi 555 a far visita al cardinal di San-
galere il re di Francia, il quale venuto in ta Fiora per non fare pubblicità e cou
Sospetto ch'era risoluto passare ai servi- apparente amicizia, ed invitatolo a uscir
gi del re di Spagna, voleva arrestarlo. Ciò seco a diporto, proditoriamente lo con-
conosciutosi da Carlo fuggii, rimanendo dusse in Castel s. Angelo (ove più tardi
le galere sequestratein Marsiglia d'ordi- Caraffa d'ordine di Pio iV fu strangola-
ne del re, poco dopo approdarono in
e lo: giudizi di Dio!), La prigionia durò 22
Civitavecchia, comandnte-da Nicolò Ale- giorni, essendosi date al Papa le dovute
manni al servigio di Francia. Il cardinal e richieste soddisfazioni. Lai.' e più es-
Sforza di lui fratello per ricuperarle otten- senziali fu quella della pronta restituzio-
ne artificiosamente da Gio. Caraffa con- ne dellegalere in Civitavecchia, imperoc-
te di Montoro enipole di Paolo IV una ché il contedi Santa Fiora fra tallo del car-
lettera perchè ilcaslellano diCivilavec- dinale temendo di sua vita , comechè in
SFO SFO 95
grandissimo credito presso gl'imperiali, ci, nella Porpora IMarìatw; pel ragguar-

si porto dal viceré di Napoli duca d'Alba devoli monumenti di pietà e religione la-

per ottenere cheMemloza rilasciasse le ga- sciati nelle diocesi de'suoi vescovati,e spe-
contentato. 11 Papa volle inoltre
lere, e fu cialmente nell'abbazia di Val di Tollanel
una sicurtà peri5o,ooo scudi d'oro, altri Piacentino; nel maneggio degli affari po-
dicono 3oo,ooo, di non partir mai il car- litici, ne' quali fu di frequente occupato
dinale da Roma senza sua licenza,edi pre- con sua gran lode; per generosità insigne,
sentarsi a ogni richiesta. Inoltre il cardi- prudenza e naturai piacevolezza; per dot-
nale soffrì nuova mortificazione in conci- trina e protezione de'sapientijde'qiiali gli
sloro per la parlata di Paolo IV, die die piaceva avere piena la sua corte, e mol-
/*tì//a/7o(/'.)de'Colonna al contedi Mon- ti fece promuovere a cospicue dignità, ai
terò con altri feudi, restituendo agli Sfor- vescovati, e al cardinalato, come léce eoo
za i beni sequestrati. Queste e altre cir- Carlo G/v7i« già suo famigliare. Fu fon-
costanzeservironodi scintille per la guer- datore della copiosa e ricca bibliolecaSfor-
ra che scoppiò tra Papa e la Spagna, che
il ziana nel palazzo Sforza, celebre a tempo
ricordai anche a Roma, nella quale Pao- del Raronio, che fece grande usode'dilei
lo IV potè nella sua rettitudine meglio codici, ed altrettanto se ne giovò Giusto
conoscere l'attaccamento del ca rdinale al- Lipsio esistente ancora e rinomata nel
,

la s. Sede, giacché a lui singolarmente si i6q8, quando Piazza pubblicò VEusei'O-


deve la riconciliazioneseguita tra il Papa e logia romano, poiché nel tratt.iS Delle :

la corte di Spagna,essendosi con mollo ca- librerie romane, a p.iyy la chiama insi-
lore ed efficacia interposto mediatore pres- gne,ben ordinata in ogjii disciplina, con
so il duca d'Alba viceré di Sicilia {^), vari codici e mss. greci e latini, antichi e
al quale fu perciòspedito insieme al car- di varie lingue. Similmente istituì un'ac-
dinal ^/7e//ozz/. Dipoi essendointervenu- cademia di belle lettere inCastel Arquato
to a 3 conclavi, e mentre visitava la sua nel Piacentino, secondoilQuadrio. La sua
diocesi di Parma, secondo il Cardella (ma morte fu pianta generalmente in Roma
Ratti dice che non era piìi vescovo, ed è da ogni ceto di persone, e onorata in con-
vero), d'anni 46 morì a'7 ottobre 564 'fi 1 cistoro da Pio IV con solenne elogio. L'il-
Comedi villa del Manlovano,o meglio nel lustre famiglia Sforza gli deve moltissimo^
distretto di Cremona, donde il suo corpo perché non solo per di lui opera acquistò
fu trasferito a tenore di sua volontà nel- nuove signorie e ricchezze, ma fondò uà
la suddetta cappella sontuosa da lui eret- perpetuo fidecommisso della casa, acciò i

ta nella basilica Liberiana, ed ivi dal car- tanti feudi e beni a essa appartenenti sta-
dinal Alessandro fratello gli fu eretto un bilmente si conservassero nel rappresen-
magnifico mausoleo colla sua effigie dipin- tante della famiglia.
ta su pietra dal Sermoneta,il quale è pu- SFORZA Alessandro, Cardinale.Doi
re autore del ritratto dello stesso cardi- conti diSanta Fiora, fratello del preceden-
nal Alessandro sepolto incontro,e del qua- te, nel 1542 di circa anni 8 fu dall'avo

dro dell'aitare esprimente l'Assunta; es- Paolo III (atto scrittole delle lettere apo-
sendo del Nebbia gli a (Treschi rappresen- stoliche. Attesecon molto profitto allebel-
tanti le storie dellaB.Vergine e alcuni pro- le lettere e alle scienze nell'università di
feti. Il cardinal Alessandro che terminò la Perugia, e tornato in Roma ottenne un ca-
cappella, la dedicò alle ss. Flora e Lucilla nonicato di s. Pietro, e neh 554 il fratel-
patrone di Santa Fiora e di sua famiglia. lo caidinale per 20,000 scudi gli comprò
Il cardinal Guido Ascanio si distinse per un chiericato di camera, ed ebbe alcune
la singolare sua divozione versola B. Ver- abbazie. Pel disgustoso alfaie delle galere,
gine, cornea lungo dimostra il p. Marrac- narrato nel precedente articolo, fu nei
96 SFO SFO
I 5 56 privalo da Paolo IV delcnnorìicnfo XIIT chenssai loamava lo decoròdcll'nr-
e tlcl chiericato, il i ."liiiunziandolo, e il cipretura della basilica Liberiana, onde
2.° gli fu tolto dal governatore di Roma e aprì e chiuse la porta santa nel giubileo u-
dato a Bozzulo arcivescovo d'Avignone niversale delr575, nelqualeanno lasciò
poi cardinale. Teroìinata la vertenza, a il vescovato di Parma, dopo averlo bene-
istanza d'alcuni cardinali di tutto fu rein- ficato e ricuperati i feudi di Corniglio e
tegrato, agli 8 ottobre 1.557 <^^1 chierica- Roccaferrara; inoltre lo dichiarò prefet-
to, e poco dopo fatto presidente dell'aa- lo della segnatura di giustizia, protettore
nona. Nell'esercizio di cosnniportanteca- della Spagna, legato a Intere con amplis-
rica spiccò moltissimo il suo talento e at- sime e illimitale facoltà per tutto lo sta-
singolarmente nel 1 550, in cui es-
tività, to papale, tranne la provincia di Bologna,
sendo per tutta Italia una gran carestia, per ester minarci band iti, mal vi venti e fa-
pe'suoi savi provvedimenti presi oppor- cinorosi che lo infesta vano. Superò la pub-

tunamente in Ptoraa ,
quasi non sentì il blica espettazione in adempiere a sì geloso
comun flagello, anzi potè soccorrere po- i e importante incarico. Bastò a lui discor-
poli vicini per l'abbondanza del frumen- rere colle milizie le infestate provincia
to che avea raccolto senza dispendio del ner liberarle dalle gravi molestie che sof-
governo, coadiuvato da Alloviti decano frivano. Pertanto gli si resero dappertut-
camera e arcivescovo di Fi-
de'chierici di to onori singolarissimi, reputalo il vindi-
renze. Pio IV restò così soddisfatto del ce e liberatore di quelle Contrade. L'in-
suo valorejvigilanza e industria, che lo di- gresso in R.avenna fu uno splendido Irioa-
chiarò soprintendente dell'annona di tut- f Faenza gli eresse una statua di mar-
:

to lo stato ecclesiastico, e nel 1 56o "li con- mo con iscrizione, e più magnifica e lun-
ferì il vescovato di Parma rinunziato dal ga gliene innalzò altra Camerino. Morì in
cardinal fratello, e dove nel i 564 celebrò Macerata nel maggio 1081, d'anni 47»
il sinodo, dopo essere intervenuto al con- ov' erasi portato per accudire agli affari
cilio diTrento, ove fece una gran com- della provincia di cui era legato. Trasfe-
parsa. Avanti di lui e di Colonna arcive- rito inRoma,fu tumulato nella basilicaLi-
scovo di Taranto si tennero le particola- beriana, nella tomba ch'erasi fabbricata
ri sessioni per concertare i punti della ri- dentro la cappella Sforza, da lui compita
forma; inollrefu incaricato perla conclu- e dotata, come dissi parlando del fratello.
sione del concilio e a comporne l'insorte Fu d' ingegno pronto e vivace, di cuor
dilferenzeinnomedel Papa.Colmodi me- grande e magnanimo,ondegenerosamen-
ri ti,poco dopo la morte del fra teIlo(non po- te intraprendeva e portava a buon fine
tendo per legge esservi due cardinali fra- qualunquearduoalfare. Fu ornato di non
tellinel s. collegio, onde si ritardò la sua ordinaria letteratura, di sincera e costan-
promozione), Pio IV a'i2raarzoi565 lo te pietà, di prudente libertà nel proferi-
creò cardinale pretedi s. IM."inVia,quindi re ne'concistori il suo parere, e gran pre-

gli furono attribuiti molti e rilevanti im- mura ebbe di giovare quelli che a lui ri-
pieghi. Dovendosi rifardi nuovo le prin- correvano in vantaggio de'quali era ia
,

cipali strade consolari dello stato pontifi- continuo moto nel rintracciare mezzi on- i

ciOjS. PioV gli die la commissione di pre- de procacciare ad essi aiuto e favore.
siedervi; fuanche fatto legato di Bologna SFORZA Francesco, Cardinale. Ro-
e di Romagna
con molte straordinarie
, mano nobilissimo de'conti di Santa Fio-
facoltà sul deputare gli uffiziali, le quali ra, nacque in Parma neh 562 da Sforza
Provincie governò con molta saviezza e Sforza, nipote de'precedenti cardinali, ri-
gran contento di que'popoli, come ampia- cevè la sua .' educazione militare, poiché
I

luenlealleslano gli storici patrii. Gregorio il gran genio guenierodel padre erasi in
SFO SFO 97
Itti trasfuso, presso duca di Paima Ot-
il Chiesa, ciò distinse con proteHorie d'or-
tavio, e poi presso Francesco I granduca di dini e congregazioni religiose. Fu un po-
Toscana, ambedue suoi slrelli congiunti. tente strumento dello risoluzioni di Sisto
Gli studi a'qualisi applicò con molto pro- V, il quale venuto in deliberazione di al-
fitto, furono la lingua Ialina, la rettori- lestire IO galere per la difesa delle S[)iag-

co, la filosofia, le matematiche, alle quali gie pontificie de'due mari, Io scelse a tale
attese con maggior impegno, come neces- incombenza con altri 4cardinali inclusi-
sarie ad un signore destinato alla vita mi- vamente a Verdala ch'era pure gran mae-
litare: fu dis'i tenace memoria, che mol- stro di Malta. Lo depulòaucora con altri
tissime storie,ancorchè una sola volta let- 4 cardinali alla cura delle nuove strade,
te, prodigiosamente ricordava. Terminali ponti, fontane e acquedotti, costruiti da
gli studi e secondando lo spirilo guerrie- quel gran Papa in P».oma e nello slato.
ro da cui era animato, di 18 anni si un\ Dopo la di lui morte, ricomparsi in Ro-
al gran Alessandro Farnese suo cugino, magna fuorusciti e malviventi che avea-
i

per domare belgi nelle Fiandre ribella-


i no potuto sottrarsi dalla sua severità ,

ti a Filippo li, ed in sua assenza fu rico- Gregorio XIV volendo distruggere siffat-

nosciuto generalissimo e capo, per le me- ta razza che teneva inquieti i popoli, lo
ravigliose prove di valore da lui date nel - mandò legato a laterc in Romagna, men-
le battaglie. Perciò il re lo dichiarò capi- tre eguale incarico die a'cardinali legali

tano generale delle truppe italiane, men- di Bologna e Marca, Sfondrali e Giusti-
tre eransi stabiliti gli sponsali con d. Vir- Le masnade
niani, per le loro Provincie.
ginia de Medici sorella del suddetto gran- de'banditi si formavano di 1800 assassi-
duca; ma non come dice Cartlella, forse ni, aventi per capo Giacomo del Gallo,

seguendo Pico, per morte della moglie, che si faceva chiamare Papa da' bandi-
sibbene per l'inaspettala promozione che tij e risoluti di resistere sino all'estremo
di lui fece a' 12 dicembre 583 Gregorio 1 alle milizie papali, si divisero in 3 squa-
XIII, creandolo cardinale diacono di s, dre, una delle quali si portòsul territorio
Giorgio in Velabro, e nell'età di 2 i an- d'Imola, l'altra nelle valli di Fusignauo,
ni, rinunziò alla fidanzata che poi sposò la 3.'' occupò il castello di Monte Maggio-
d. Cesare d' Este duca di Modena , cioè re. li cardinale colle sue truppee con quel-
in occasione che il Papa maritò la di lui le che gl'inviarono il duca di Ferrara e i
sorella d. Costanza al proprio figlio Gia- fiorentini, disfece con incredibile attività

como Boncompagno. Venuto poco dopo rapidamente tutte queste compagnie di


in Roma, inlraprese un nuovo tenore di malfattori, uccidendone un grandissimo
vita e quale si conveniva a un cardinale numero,aItri dissipandone; laonde in po-
di s. Chiesa; riassunse lo studio delle let- co tempo ridusse la provincia in perfetta
tere, attese con impegno alle sagre disci- tranquillità, ed ilsuo nomerisuonòovun-
pline, ed ebbe singoiar trasporto alla sto- que lodato. Egli infatti ricevè per tutta
ria ecclesiastica. Passò alla diaconia di s. Italia onori grandissimi, principalmente
Nicolò io Carcere dov'era canonico, colla in Lombardia, ove si recò al suo castello
ritenzione del canonicato, come rimarcò diTorchiara per sollievo di sue fatiche.
Torrigio, Della diaconia di s. Nicolò, p. Questo castello situato nella Bianora, fu
2q ; e dipoi a quella di s. Maria in Via da lui scelto per autunnale villeggiatura,
Lata come i.° diacono. Gregorio XIII a- quindi amenamente lo abbellì, amplian-
vendo giustamente gran concetto del di done la rocca. Altri onorifici incarichi e
lui lalento, vivacità d'ingegno, e destrez- delegazionigli furono addossati anche da

za d'animo, subilo l'impiegò nelle congre- Clemente Vili, ed in suo nome levò al s.
gazioni degli affari più interessanti della fònteCosirao li granduca di Toscana, fi-
VOL. LXV. 7
98 SFO SFO
gl'io di sua soielIa,indi accompagnò il Pa- que in Roma aio gennaloi 6o3 dal du-
pa Ferrara; e ne'9 conclavi a'quali fu
a ca Alessandro e da d. Eleonora Orsini,
presente, con autorità fu sempie la per- nipote dell'antecedente porporato. Fin da
sona più inleressanle e può dirsi più in- giovinetto abbracciò la vita ecclesiastica,
fluente, nella parte che vi Iianno le pra- e terminati i suoi studi fu posto in pre-
ticlieumanenell'elezionede'Papija splen- latura con titolo di protonotario aposto-
dore e vantaggio della s. Sede. Nella i^/o- lico, ed Urbano Vili l'inviò governato-
ria de conclavi^ alcuni furono scritti da re a Cesena. Avendo dato riprove di sa-

Lelio Marretti, suo conclavista e gran po- viezza, di prudenza egiustizia in quel go-
litico. A valore militare, al Pianeggio di
1 verno, meritò che nel 1637 gli fosse con-
grandi affari, a profonda politica, uni il ferita la vicelegazione d'Avignone, soste-

cardinale molta pietà e religione, e non nendo le veci del cardinal Antonio Bar-
pochi monumenti ne lasciò ne'titoli e dia- berini legato e nipote del Papa. In diver-
conie cardinalìzie, nelle sue abbazie, nei se occasioni fece conoscere iu quale alto
suoi vescovati. Dal titolo di s. Matteo in grado possedesse l'arte a pochissimi nota
Merulana nel 16 18 fu trasferito al vesco- di ben governare popoli; singolarmen-
i

Tato suburbicario d'Albano, e v'intro- te si segnalò in preservar tutto quel pae-


dusse cappuccini nel convento e chiesa
i se colle sue provvidecureevigilanza dal-

di Bonaventura, eretti da d. Flaminia


s. la peste che neli64o afilisse Francia, on-
Colonna Gonzaga; nel 620 passò a quel-
i de gli amministrati ne scrissero elogi al

lodi Frascati, ove fu eziandio benefattore legato. IMentr'era iu Avignone gli fu afli-
de'cappuccini, avendo ad essi donato uu data la decorosa commissione di porta-
orto eallreterredella sua villa dellaRuf- re le Fascie Z»f/jef/e/^e d'ordine d'Urba-
flnella. Nel Piacentino cede la chiesa di no Vili e nel 1638 al re di Francia, per
s. Gio. Battista di Firenzuola, e la chie- la nascita del Delfino poi il gran Luigi
sa de'ss. Felice e Tranquillino, sue com- XIV ; ed alla medesima soddisfece cou
mende, a'cisterciensi riformati, con ren- quella splendidezza che si conveniva alla

dite di quelle chiese pel mantenimento. dignità di Roma che rappresentava, e al-

Pieno di meriti e d' onori, moiì in Ro- la grandezza di sua casa, non badando a
ma d'anni G2, agli i i settembre 1624, spese. Per tante benemerenze, ed anche
e secondo la sua disposizione fu sepolto per un qualche compenso alla di lui fa-

nella Chiesa di Bernardo alle Terme


s. miglia pe'danni e pregiudizisofferti a mo-
(T^.), presso sua madre Caterina de No- tivo de'Barberini, sperava che i medesi-
bili fondatrice della medesima. Ebbe due mi si fossero efficacemente adoperati col
figlie naturali, Caterina maritata in pri- Papa pel cardinalato nella promozione
me nozze a d. Fabrizio Savelli principe de*i3 lugli j 1643, che fu l'ultima d'Lr-
d'Albano, in seconde a Federico Rossi bano Vili ; ma i Barberini erano poco
marchese di s. Secondo; e Sforza che fu amici di lui e di casa Sforza, per pren-
duca di Fiano ambedue legittimati da
: dersene tanta j)remura; bens'i volendo

Paolo V neli6o5, che eresse in ducato comparir adoperarono perchè fos-


tali si

Fiatio, il quale la madre del cardinale a- se destinato nunzio a Pari"!, certi che la

vea compralo per 77,000 scudi da Aies destinazione non sarebbe riuscita di suo
Sandro Orsini contedi Pitigliano.A Sfor- genio, ne a seconda de'suoi voti. Il pre-
za die in moglie d. Maria ereditieia dei lato accortosi del mal umore de' nipoti
Pio signori di Carpi, ma non ebbe suc- del Papa verso di lui, fece appunto in-
cessione. tendere di non essere disposto ad accet-
SFORZA Federico, Cardinale. Dei tare, protestando che il dargli una nun-
duchi di Segui conti di Saata Fiora^nac- ziatura tanto dispendiosa nella declina-
SFO SUR 99
zione del pontificato, e dopo le gravi spe gnificenza del treno si acquistò il nome
se sostenute per le anteriori cariche, non di splendido, e colle opere quello di re-
poteva contarsi pei' un eflelto di benevo- ligiosissimo porporato. Tutti i mercoledì
lenza e per un premio alle sue fatiche, ma in privato col caudatario visitava la scala

anzi aggravio e prolungamento a'suoia- santa, ivi sciogliendosi in lagiime in me-


vanzanienli. Egli l'indovinò, perchè mor- ditare la passione del Redentore; ed in
to Urbano Vili nel i644) '' successore tutti i venerdì di marzo e in vari altri fa-
Innoceu/'o X a '6 marzo i645i Io creò car- ceva rigoroso 'digiuno, mangiando una
dinale diacono de'ss. Vito e Modesto. Il sola volta ed in ginocchio. Concorse alla
iiuovoPapa facendone grande stima, nel- riedificazione della cattedrale di Segni,
l'assenza da Roma del suddetto cardinal vi eresse e dotò la cappella della ss. Cioce.
Barberini camerlengo di s. Chiesa, lo di Soccorreva i poveri in grandissimo nu-
chiaro pro-camerlengo, carica che eser- mero per le strade e alle porte delle chie-
citò dal 1G46 al i65o, succedendolo il se, oltre un uiigliaro cliequolidianamoo-
cardinal Raggi. Quasi contemporanea- te beneficava alle porte del suo palazzo.
mente gli conferì il vescovato di Rimini, A' cercanti religiosi per le loro inferme-
al quale articolo lo celebrai assai benefi- rie dava largamente sani commestibili,

co e generoso pastore, che solo lasciò per facendo loro di frequente celebrare mes-
salute, dovendo recarsi in Roma pel ta- se con limosina maggiore del consueto.
glio della pietra, che con felice esito sop- Subito ne concedeva a'prelati e parrochi
portò. Fu uno de' caidinali più assidui che l'imploravano per famiglie vergogno-
non solo in assistere a tutte le funzioni se e bisognevoli, soccorrendo pure lezi-
di sua dignità^ ma anche nell'inlerveni- Ielle pericolanti , lagnandosi non poter
le alle molte congregazioni alle quali era fare di più, per essergli mancati 8,200
aggregato, come di consulta, propagan- scudi atmui dell'archimandritalo perle
da, riti, indulgenze, acque, e niuno in es- guerre e rivoluzioni. Dopo essere inter-
se parlava come lui con più libertà e sen- venuto a'comizi per Alessandro VII, Cle-
za umani riguardi. Fu pure protettore mente IX e Clemente X, ove pe' suoi
."
de'regni di Spagna e di Napoli, e pel 1 talenti e polenti aderenze fece una delle
supplì per qualche tempo anco le veci di primarie comparse, in età diy 3 anni tran-
ambasciatole: a quella corte era attac- quillamente spirò in Roma nel suo pa-
catissimo, e tenuto in grande reputazio- lazzo a'24 maggio 1676, festa di Pente-
ne, neIi65o ricevendone l'archimandri- coste, e con solenne pompa fu portalo nel-
tato di Messina. Nel 1 656 passò all'ordi- la cappella de'suoi maggiori nella basi-
ne de'preti e al titolo di s. Martino, che lica Liberiana, e tumulato nel sepolcro
permutò neliGSg con quello di s. Ana- gentilizio senzaalcuna funebre memoria,
stasia, donde passò a'2 novembre 1661 I lasciando fama d'ingenuo, cordiale, pio,
all'altro di s. Pietro in Vincoli, nel cui di gran mente, valore e coraggio.
annesso palazzo del titolare ricevette in SFORZA Pallavicino Francesco,
alloggio e regiamente trattò il duca diDa- Cardinale. /^.Pallavicino Sforza Fran-
viera. Nel 1675 otto e con piacere con- cesco.
seguì da Clemente X il vescovato di Ti- SHREW^SBURY(^^?/o;?/e4Cittàcon
voli, nella quale chiesa lasciò molli mo- residenza vescovile nel distretto di Galles
numenti di sua pielà, benché poco la go- in Inghilterra, capoluogo della contea di
vernasse: le donò 6 gran candellieri d'ar- Salop, liberty del suo nome, a 52 leghe
gento, e in morte le lasciò l' intera sua da Londra e 1 8 da Liverpool, sulla spon-
cappella ricchissima d'argenti e sagri u- da sinistra della Saverna, all'origine del
teusilijcooipreso il calice d'oro. Colla ma- canale del suo nome. Vi si attraversa il
100 SUR SHR
fiume sopra due ponti di pietra: il ponte prigione, fabbricata sul disegnod'Howard
Gallesedi 6 belli archi e 26G piedi di lun- in situazione amena e salubre; il memo-
ghezza, ha la riviera vicina piena di ma- rato mercato, uno de'raaggiori e più belli
gazzini; il ponte Inglese di costruzione pi ìi edifizi di questo genere in Inghilterra, la
elegante, tòrmatodiy archi semicircola- cui erezione risale aliSgS sotto la regi-
ri, è lungo 4oo piedi. La città si estende na Elisabetta. Presso la piazza del mer-
sopra varie piccole eminenze e gode d'a- cato trovasi un acquedotto sotterraneo
ria salubre e di amena prospettiva e sva- che somministra acqua ad una gran parte
riata; gli alti campanili di due chiese, le della città. Il teatro fu costruitosopra una
massiccie torri del suo castello, e le belle porzione dell'antico palazzo de'baroni di
case che lo circondano le danno di lon- Powis. All'ovest della città stendesi il bel
tano un bellissimo aspetto; se non che l'in- passeggio pubblico, veramente delizioso
terno non del tutto vi corrisponde per le chiamato Quarry. Al principale ingres-
strade scoscese, e per le case che presen- so della città si osserva una bella colon-
tano un miscuglio di antica e moderna na di pietra terminata neli8 16, ed eretta
architettura, nondimeno gli edifizi pub- in memoria delle gesle militari del prode
blici meritano essere ricordali per l'aichi- lord Hill, eroe di questa contea. Possie-
teltura e l'antichità. La parte nuova del- de grandi manifatture di tela, fabbriche
la città si dislingue dalla vecchia, alquanto di birra, di panni ordinari e flanelle, ed
tetra, per le vie spaziose e per le case di una vasta fonderia di ferro. E l'empo-
regolare disegno. La sala della contea, la rio delle flanelleede'paiini grossolani
che
casa del mercato, la chiesa di s.Maria so- si fabbricano pure nella contea in quan-
no i pubblici migliori edifizi. Più non re- tità considerabile, ed in quella pure di

sta del castello normanno, che altre volte Montgomery, eformano ai ticoli ragguar-
la difendeva, se non due torri rotonde che devoli di commercio, facendosene l'espor-
che si sono legate insieme mediante uu tazione in Olanda, Germania, America
vastissimo fabbricato moderno; il palazzo settentrionale e meridionale, nelle Indie
della contea è un grande edifizio termi- orientali e altrove. Anche la crusca di que-
nato nel 1 786, e dove tengonsi le corti di sta città èrinomata, esenemandain tutto
giustizia della contea e della città, e tutte il regno. Sommamente produttiva è la pe-
le assemblee della contea. Delle sue chie- sca della Sa verna, non vi si prende però
se s. Gilles Egidio è la più antica, s. Chad salmone se non di rado. Ogni settimana
fu rifcibbricata nel 1790 ed è un bell'e- si tengono due mercati nella città, la qua-

difizio moderno, quella ricordala di s. Ma- le da Carlo I in poi manda due membri
ria é di stili diversi di architettura, e riesce al parlamento. Il canale di Shrewsbury
rimarcabile per la sua guglia, la cui al- incomincia dalla città sulla sponda sini-
tezza assoluta sopra il suolo risulta di 2 i 2 stra della Saverna, si dirige all'est, e a
piedi. Vi è inoltre un oratorio cattolico Ilodwardine-Wood si congiunge ai ca-
e luoghi di culto pei presbiteriani, gli u- nali di Shropshire e Donnington-Wood
nilari, i battisti, i metodisti, i quacheri e dopo uu tratto di 6 leghe. Presso la città
altre sette. La sua infermeria o ospedale vi è la nobile e amena villa del contedi
è uno degl' istituti più antichi, più belli ShreAvsbury, in paese alquanto montuo-
e meglio diretti del regno. La casa d'in- so, come il più delle ville signorili inglesi,
dustria, che sino al 1784 fu un ospedale, ed è deliziosissima per la sua positura e-
viene benissimo amministrata. Vi si tro- minenteeperla vaghezza pittoresca delle
vano pure parecchi altri ospedali, un col- sue vicinanze. La solida magnificenza del
legio bello e di vasto fabbricato, parec- palazzo, l'amenissimo aspetto del parco,
chie scuole di carità; una grande e bella e gl'innumerevoli tesori dell'arte pe'qua-
SUR SUR 101

li la villii tlel conte ili Shiewsbury è giu- me di alcuni suoi vescovi. Gregorio XVI
stamente famosa, la rendono assai beila nel 1840 nell'erigere il vicariato aposto-
a preferenza di molte altre d'Inghilter- lico del principato di Galles, vi compre-
ra. Fu in questa delizia che il principe se Shrewsbury, ed il vicaiiato lo descrissi
d. Enrico di Boi bone duca di Bordeaux nel voi. XXXV, p.i58. II regnante Pio
allorché nel 844visitò ringhilterra,ebbe
1 IX col breve Universalis Ecclaiae re-
sontuosa ospitalità dal magnanimo lord geiidae, de' 29 settembre 8 5io, 1 ristabilì

GiovanuiTalbot conte diShrewsbury suo la sede vescovile di Shrewsbury e la dichia-


proprietario, che di recente passato agli rò sulfraganea dell'arcivescovo di fVest-
eterni riposi spargerò poi qui stesso qual- come già notai nel voi. LUI, p.
wjirt5/er,

che fiore sul di lui sepolcro. Nel t.i i, p. 228: nello stesso giorno il Papa ne no-
6u\e\V/41l'ui)i di Roma fu pubblicata l'iri- minò i." vescovo r attuale mg.r Domeni-
cisione d'una veduta della villa Shrew- co BroAvn benedettino traslato da Apol-
sbury con elegante descrizione. lonia in parlibus, chiesa che col mede-
Shve\v$bi\vy,Salof)iaj è città antichis- simo vicariato gli avea conferito Grego-
sima, e se ne attribuisce la fondazione a rio XVI agli I I maggio 1840. Del vica-
certi bretoni, i quali allettati dalla bella riato, della sede vescovile e della religione

situazione vi si stabilirono nel V secolo, cattolica in Inghilterra, fu eminentemente


ed in poco tempo divenne la capitale del- zelante e benemerito il pianto, esemplare
lo stato del principe di Povvis, e quindi e celebre conte di Shrewsbury Giovanni
cadde in potere de'sassoni. Sotto re Alfre- lord e barone Talbot , conte di Wex e
do verso il fine del IX secolo conlavasi nel di Walerford, conte d'Inghilterra e gran
numero delle principali città del suo re- contestabile o Steward (del quale voca-
gno; per lungo tempo fu un'importante bolo e dignità parlai a Scozia) ereditario
piazza di guerra,ed il ritrovo degli eserciti del regno d'Irlanda ec. , che celebrai a
inglesi. Odoardo I vi fissò la sua corte nel Inghilterra. La famiglia Talbot è anti-
I 277,sino all'intera sommissione del pae- chissima, e si vuole più di quella di Gu-
mezza lega diille sua mura fu
se diGalles. A glielmo I, che nel 1 066 conquistò l'Inghil-
conìbattuta la famosa battaglia di ShreW- terra, imparentata a nobilissime famiglie
sbury, nella quale Enrico V allora prin- anche reali d' Inghilterra, d'Irlanda, di
cipe di Galles si segnalò, e fu ucciso il pro- Scozia, di Galles, di Francia, e discen-
de Holspur. Di poi prese molta parte nel- dente dai re anglo-sassoni : fra gli eccelsi

le guerre civili del parlamento neh 645. personaggi che vi si noverano


fiorirono
Shrewsbury pure clvamaìaSresbiiria,
fu pure due santi, cioè Lorenzo O'Fool
s.

Sresburi, Sresburiiiin, Schurburnia, che arcivescovo di Dublino, e s. Tommaso


Commanville ae\[' Histoire de tous les e- arcivescovo di Cantorbery. La sua più
t'e«c/tez, chiama luogo della contea di Dor- gran gloria si è l'essere stata sempre la
cester nel Westsex, e lo dice eretto in se- famiglia Talbot pienamente cattolica, e
de vescovile nel yoS per un dismembra- da tempi remotissimi zelantissima della
inento di quello di TVinchester, e fatta vera religione, sostegno della fede e del-
sulfraganea della metropoli di Canlorbe- l'ortodossia. Il conte Giovanni, dovizio-
ry ; quindi con parte del suo vescovato samente ornato delle più belle virtù, ric-
fu fuiaiato il vescovato di Witon, Filo- ca la mente delle divine e umane scien-
nia, che nel declinardel IX secolo fu riu- ze e delle verità evangeliche, intraprese
nito a quello stesso di Shrewsbury, fin- di frequente lunghi viaggi in molte parti
ché ambedue nelioSo, ovvero nel 075, i d'Europa, mostrò singolarmente pre-
e
furono compresi nel vescovato di Sali- dilezione dell'alma Roma, ove potè sta-
sbury nel quale ailicolo oe riparlai co-
^ bilire con ispleadidi malriuioui le uniche
102 S HR SHR
suediie illustri figlie. Egli sposò neh 8 14 in Inghilterra annui 5oo,ooo franchi. Si
la virtuosa e caritatevole d. Maiia Tere- conosce, che già preparavasi a fare eri-
sa Talbot di Castel Talbot in Irlanda, ra- gere due cattedrali in altre contee d'In-
mo cadetto de' Shrewsbury, la quale lo ghilterra. Inoltre in Alton Towers eres-
fece padre di d. Maria maritata al prin- se con generosa munificenza Sscuole pub-
cipe DoriaP<7///p/iz7/(/^^)j di d. Giovanni bliche d'istruzione, due pe'giovanij una
morto neli8iì7,di Guendaiiua mari-
d. per le fanciulle, e con rara benevolenza
tata al principe Borghese (al quale arti- presiedeva alle lezioni edagliesperiraenti
colo con solenni parole deplorai l'imma- de' giovanetti, e altrettanto praticava la
tura sua morte, e celebrai pure a Scuo- piissima sua consorte verso le donzelle
le DI Roma). Suo successore è il virtuo- riguardate da lei come sue fli^lie. Eres-
so di lui cugino contedi Sbrewsbury Ber- seuna scuola pubblica al p. m. Winter
tram Arturo, che professa la religionecat domenicano, per dettarvi le filosufiche di-
tolica, informato a seguirne le pie inten- scipline, e insegnare le verità della reli-

zioni e nobili esempi, il che alquanto


i gione, con fecondi successi, poiché in bre-
consola cattolici d'Inghilterra addolo-
i ve tempo circa i eoo seguaci della pretesa
rati per la perdita del conte Giovanni, sic- riforma, abiurarono i loro errori, ed en-
come riguardata pubblica sventura e ca- trarono lieti nel seno della chiesa catto-
lamità per la chiesa, per la società ,
per lica, fuori della quale non vi è salute al
la patria. Imperocché a lui devono la
si modo che dichiarai a Setta. Contribuì
fondazione dell'istituto cattolico di Lon- all' erezione della òcuola d'Esker in Ir-
dra, che ha per iscopo la fabbrica delle landa pe'poveri, la quale fu affidata alle
chiese, la pubblicazione di libri in difesa cure de'zelanti domenicani. Fabbricò pu-
della fede, il sostenere i diritti de'catto- re e dotò un monastero per lesorelledella
liei oppressi e promuovere l'educazione misericordia dedicate all'istruzione delle
de'poveri; la chiesa di s. Egidio con pro- fanciulle e donzelle ; e fondò altre scuole
pinquo cimiterio nella città di Cheadle, ed altri istituti di beneficenza, sapendosi
chiesa di bellissimo disegno, di grandiosi privare ancora de'piìi onesti sollievi e di-
ornacnenti e magnifiche decorazioni; nel vertimenti, e occupando volonteroso il

suo bel castello d'Alton Towers, splendi- denaro in simili opere grandiose e bene-
do soggiorno della fariiigliaTalbot,eresse fiche. Propugnatore acerrimo della re-
altra chiesa, con nobile ospizio per rico- ligione cattolica, contro la pseudo rifor-
vero degli affaticati e zelanti ministri del- ma compose e pubblicò l'encomiata ope-
le missioni cattoliche; inoltre in tal ca- ra Ragioni per le quali i callolici non
:

stello, ove l'arte gareggia colle inimitabili poleano prestare giuramento sulla supre-
bellezze della natura, ed ove tutto spira mazia spirituale della Corona. Oltre di
religione, magnificenza e carità, vi è una che il conte di Shrewsbury pubblicò e-
cappella degna d'essere ricordata, di già ziandio altri opuscoli in forma di lette-
oggetto della tenera divozione del con- re, sopra argomenti religiosi. Ogni anno
te, e perciò provveduta da lui di sontuo- poneva a disposizione dell'ottimo vescovo
Anche col-
se suppellettili e utensili sagri. di Birmingham mg.r Ullathorme, looo
le chiese di s. Ceadda di Birmingham, di lire sterline per le opere di carità, senza
s. Barnaba di Nottingham, di Ultoxefer, ricordare le beneficenze che direttamente
di s. Giorgio di Londra, e l'abbazia di s. compartiva a diverse persone. In Alton
Bernardo di Leicestershire, tutte quan- Towers fu il padre e il beneflUtore de-
te sperimentarono la pietà magnanima gli abitanti, le cui braccia impiegava nei

del conte Giovanni. Si calcola che spen- magnifici lavori onde di continuo deco-
desse almeno qelle fabbriche delle chiese rava i famosi giardini di quel regio lue-
SUR SIA io3
e;o; e per secondare il pio desiderio del- giorno 27 dello stesso mese pel rito di e-
l'amata e degna consorte, destinò un lo- spiazione. Fu il tempio addobbalo a gra-
cale nel gran castello a quanti infermi maglia, e nel mezzo fu eretto il tumulo
d'ambo i sessi trova vansi inque'dintorni, decorato di serica coltre, ed avente in due
L'd altiesl a qualche distanza, ed ove e- lati l'epigrafi latine, che ricordavano le
rano loro cuii sollecita cura som ministra ti virtìidell'illustredefunto.llcardiual pro-
opportuni rimedi e soccorsi. Ai vicini al- tettore assunti i paramenti in trono, as-
bergatori avea ordinato di provvedere di sistito da'prelati Barnabò segretario della
vitto e stanza quanti irlandesi privi di de- congregazione di propaganda/?r/e,ViteI-
naro vi passassero. La generosa grandezza camera, e Giorgio Tal-
leschi chierico di
d'animo di quest'eroe cristiano formò vi- bot de Malahide cameriere segreto par-
vente l'ammirazione e l'edificazione uni- tecipante del Papa, e accompagnato da
versale; defunto, le sue preclare gesta bau- scelta musica alla Palestrina celebrò la
Do lasciati memorabili esempi da imitare, s. messa, facendogli corona il collegio dei
e reso immortale il nome di Shrewsbury, cappellani della chiesa e gli alunni del con-
con aumento di lustro alla di lui celebre tiguo collegio Painphilj, e quindi impar-
famiglia, non meno cheall'omonima città tì 1 assoluzione intorno al feretro a com-

oradecorntadelseggio episcopale. ReGu- pimento del pietoso -sulfragio. Distinti ec-


glielmo IV acattolico, disse di lui : Vo- molta nobiltà romana e stra-
clesiastici e
lesse il cielo, che fosse dato all'Inghilter- niera assisterono invitati alla funebre ce-
ra un altro conte di Shrewsbury pel be- remonia, unendo alle preci del sagro rito,
ne della religione e dell'umanità Papi ! I quelle d'un cuore religioso e commosso
tutti del secolo corrente onorarono e di- per la precocelagrimata perdita d'un tan-
stintamente stimarono questo modello to cattolico, illustre per natali e modello
de'magiiati e invitto campione della fe- di carità verso il prossimo. Giunte le spo-
de. Sì legge ne'n. 27^ e 286 del Gior- glie mortali in Londra, a'29 novembre
naie diRoma del 802, che a' (g novem-
1 ebbe luogo un servizio funebre nella sud-
])remori in Napoli il nobileGiovannilord detta chiesa cattolica di s. Giorgio per ì'a-
Talbot conte di Shrewsbury generoso ,
nioja del defunto, tra compianto del- il

cattolico d' Inghilterra , che consagrava 1 immensa moltitudine accorsa; e donde

sempre una parte ben grande della dovi- furono trasportate e deposte in una toro-
ziosa sua fortuna a prò delle diocesi, del- ba dal conte eretta per se e per la con-
le chiese, e de'miseri di cui fu protetto- sorte, nellasummentovata sua chiesa ad
re e padre. Che vi era accorsa da Ro- Alton Towers. Ben degnamente e con af-
ma, al primo annunzio del male, l'unica fettuosa eloquenza e interessante erudi-
superstite egregia figlia d. Maria, insie- zione, ne dichiarò con meritate laudi il

me al suo consorte principe Doria-Paui- singoiar complesso di virtù e benemeren-


philj, ma non ebbe il conforto di chiu- ze, il p. m. fr. Pio Girolamo Sacheri del-
dere gli occhi all'amato genitore, perchè l'ordine de'predioalori, dedicando all'in-
già passato dal tempo all'eternità. A suf- consolabile principessa figlia l'opuscolo
fragare per altro quell'anima benedetta intitolato : Parole ai cattolici di Euro-
piacqueal principe genero di far celebrare pa e specialmente della Gran Brettagna
solenni onori funebri nella magnifica chie- in occasione dell'infausta morie di Gio-
sa di Agnese al foro Agonale di suo
s. , vanni lord Talbot conte di Shrewsbury,
patronato, ed ora da lui splendidamente Rofna i853.
restaurata. Pertanto il cardinal Ferretti SIAGRIO (s.), vescovo di Aulun. Si
penitenziere maggiore, protettore e or- crede che fosse nato nelleGallie, efu col-
dinario di detta insigne chiesa, stabili il localo sulla sede episcopale d'Autun ver-
10,4 Sì A SIB
so 56o. Egli assislelle a quasi luUi i
il go, dipoi distrutta Sabiona fu trasferita a
concini die si teruieio in Francia al suo Bressaiinonc, come riporta Conimanvil-
tempo, e gli fu commessa la curo, insie- le neir Hisloìre de lous Ics e^'esdiez, on-
me con alcuni alili vescovi, di licondur- de la cattedrale è sotto l'invocazione an-
re la p;ice nel monastero di s.Radegon- che de'ss. Cassiauo d'Imola (Z''.) e Iiige-
da aPoitiers. 11 reGonlrano volle che lo nuino primi vescovi di Siben o Sabloni;
accompagnasie a Parigi, per assistere al menlrequella di Siben Sabiona era sotto
battesimo di dotarlo II, di cui si fece la l'Invocazione della B. Vergine e della ss.
cereuionla a Nanlerre nel 5q i . 11 Papa s. Croce. Alcuni non convengono ches. Cas-
Gregorio I Magno, facendo assai stima siauo fosse vescovo, o almeno è dubbioso;
della sua virtù ed abilità, gli raccoman- altri negano che prima di s. Ingenuino
dò i missionari che mandava in Inghil- lo fosse di Sabiona; altri dichiarano falsa
terra sotto la guida di s. Agostino; gli die- la tradizione de' sabioiiesl sul vescovato
de parecchie coaimissionl importanti; gli di s. Cassiano, perchè il Martirologio non
accordò il pallio, e la preminenza sui ve- lo qualifica vescovo, soltanto riconoscen-
scovi della provincia diLione dopo il me- do per i.° vescovo di Sabiona s. Ingenui-
tropolitano. S.Siagrio passò di questa vi- nò, come fecero i
pp. Mabillon e Zacca-
ta l'anno Geo. Adone e Usuardo collo- ria ed altri. Contro di essi il p. Benedet-
cano la sua festa a'27 di agosto; ma nel- to Bonelli francescano pubblicò quelleLe^
le aggiunte a'martirologi che portano il tereapohgelidis,\e(.\aci\\ si leggono negli
nome Girolamo è indicala a' 2 di
di s. Opuscoli del p. Calogerù t. 48 , nelle qua-
settembre. A Valde-GraceiuParigi con- li confutandoli, sostiene e dimostra. Che
sci vasi una di lui reliquia. la chiesa vescovile di Sabioua è antichis-
SIAM. P^. Vicariati apostolici. sima^ che s. Cassiano ne fu vescovo re-
SIBA, Syba. Sede vescovile della pro- gionario, straordinario o apostolico, e per
vincia di Zechia o Zichio sul Ponto Eu- vescovo e protettore lo venera la chiesa
sino, eretta da Clemente VI nel 349 ^^^* 1 di Bressannonesino dall' Vili secolo. Che
to la metropolitana di Matrlga. Ne fu- s. IngenuinOjche fiorì nel VI secolo a'tein-

rono vescovi, Tommaso Birago france- pi di s. Gregorio I, è il i.° vescovo pro-


scano nominato in tale anno a'3o apri- priamente stazionario e ordinario, ed e-
le, e morto nel 867; Tealdo del mede-
i gualmente da delta epoca riscuote culto
simo ordine gli successe nel 1867 stesso. dalla chiesa di Bressannone, come vesco-
Oriens dir. t. 8, i).
i 1 1 4- vo e patrono ; che nel Martirologio ro-
SIBABARCA0SIBABARECH. Sede mano si celebra a' 5 febbraio, morto iu
vescovile giacoblta vicino a Edessa nella esilio per l'ariana persecuzioue da lui glo-
Mesopolamia, ebbe per vescovi: Basilio riosamente sofl'erta. Difese pure la chie-
vescovo di Lacabena, eh' essendo slato sa Sabionese dalla taccia d'essere cadu-
deposto a motivo di (òrnicazlone, fu poi ta nello scisma de'Tre Capitoli, e che se
nominato a questa sede, ma dopo 3 anni pures. Ingenuino fu tratto in fallo inquel-
ricaduto nella stessa colpa venne di nuo- la pertinace controversia, la rilegazlone
vo deposto; N. fu uno di quelli che nel e persecuzioue da lui eroicamente soste-
I180 fecero antipatriarca Teodoro Bar nuta basta a cancellare qualunque reato.
Vehebun cóntro Michele I. Oriens dir. t. SI BERI A. Sede arcivescovile nellaTar-
I, p. l32 I. laiia di Moscovia, nell'impero di Russia
SIBEN, SIBIONA o SABIONA. Aiv (/^.), unita a quella di Tobolsk {F.) ca-
sede vescovile della contea del
tica città e pitale della Siberia o Russia asiatica orien-
TirolOjOou più esistente, che vuoisi eret- tale. Oriens dir. t. i, p. i32i.
ta nel III secolo suCiraganea di Salhhur- SIBILLA, iy/^j7/d!. ludoviaa,e propria-
SIB SIB io5
mente si dice di qualcuna delle dieci ce- rono fino dieci, la ((uale ultima opinio-
lebri iudoviualiici, così chiamate dal vo- ne che Lattanzio Firmiano, Dìvinaruni
cabolo greco consiglio di Dio, o pieno di inslitntioniini, cap. 6, lib. attribuisce a i ,

Dìo, che significa ispirato e consigliato Varrone, è divenuta la più comune e se-
dagh dei: poiché gli antichi e speciahneu- guita da Suida, da Panvinio nel libro che
te greci e rotuani dieiono questo nome scrisse sulle Sibille, e da altri. Lai.'' si-

a varie donzelle pagane invase di spirito billa secondo Yarrone è quella di Persia

profetico, alle quali attribuivano la co- o Persica, o come altri vogliono Ebrea e
noscenza dell'avvenire, non che il dono chiamata Sanibea , a cui si attribuisco-
di predire il futuro: mosse dallo spirilo no 24 libri, ne't|uali predisse molle cose
di Dio, predissero a'gentili molte cose di tiella divinità di Cristo e della sua venu-

Cristo , come i Profeti {/^.) degli ebrei. ta al mondo: fu creduta figlia o nuora

Furono così chiamale dal denunziare i di- di Noè, come dice ne' suoi oracoli, e co-

vini consigli, e credute vergini, per cui s. me lui si trovò nell'arca al tempo del di-
Girolamo, Ad%>trsus Jovinianurn, lib. i, luvio, e ne parla Nicànore storico d' A-
ritiene essere stato loro conceduto da Dio lessandro/l-/tZi,'/20. Alcuni la confusero col-
il dono di predire le cose future, in pre- la sibilla di Sidonia {^'.). La 2.^ è quel-
mio della virginità : per questo i Padri la di Libia o Libica, di cui menzio- fa

le chiamarono Piofeltssc de' gentili , ed ne Euripide nel prologo della Lamia. La


Eraclio attribuì loro tanto, che stimò fos- 3.^ è quella di Delfo o Delfica, che al-

seio miracolosamente apparse, come ri- cuni vogliono propriamente la più auli-
leva l'annalista Rinaldi uell' /apparato ca e denominata Arleniide, poiché pro-
agli annali ecclesiastici n.°i8 e seg. Ag- fetò molto tempo avanti la guerra di Tro-
giunge,chespesse voltesi servirono san- i ia, 79 anni riferisce Clemente Alessan-
ti degli Oracoli [F.) delle sibille per con- drino, che gli dà per madre Laniia di Si-
vincere gli errori de'gentili, i quali come done, e dicesi che Omero inserì nella sua
riferisce Origene chiamavano perciò i cri- Iliade molti versi da lei composti, per
stiani sibillistì. Il dotto vescovo Saruelli, tiver vaticinato la rovina di quella cillà.
Lettere ecclesiasticlie, t. 7, lelt. 2 i , n.° 4) Solino nel lib. 7 della Polliystor., e Pli-
dice che le sibille furono profetesse dei nio nel lib. 34, cap. 5, scrissero della si-
gentili, ma sono così incerte le cose che billa Delfica. La 4-^ è quella di Clima o
si dicono di loro, che sebbene non possa Cuniea, o A' Italia, la quale si fa da al-

negarsi esservi state alcune donne gentili cuni figlia dello storico Beioso e nata in
ispirate da Dio,di che tutta l'anlichilà Ìa Babilonia donde , si recò in Ciinia {f^-)
testimonianza, nondimeno quali e quan« nella Campania e vi rese i suoi oracoli,
te, in che secoli vissero e che oracoli pro- nona viva voce, ma scritti sopra foglie di
nunziassero, non si può alfermare consi- palme, che metteva all'ingresso della sua
curezzaj attribuendosi quelli di una al- caverna fu appellata Amaltea, Demo-
:

l'altra, come i nomi e altro. Non essen- file, Erofile, Jerofile, nomichealtridan-
do d'accordo gli antichi sul numero delle no Cuinaua dell'Eolide o Io-
alla sibilla
sibille,né sul tempo e sul luogo in cui nia.Ne fecero menzione Virgilio nel lib.
comparvero, alcuni non ne conoscono che 3 òtW Eneide e Ovidio nel lib. 4 delle
, r

una,comePetit,£>e6'«Z'y//d!,Lipsiaei686, Metamorfosi. Questa che è quella sibilla


seguendo Platone che fu il .°a parlarne, i portò i Tarqui-
fìimosi libri sibillini al re
comeapprendodallu 3Iilologiaja\U\ due, nio Prisco, o a Tarquinio il Superbo ulti-
altri tre o quattro come Eliano, cioè l'E- mo redi Pvoma, come notai nel vul.LV 111,
ritrea, la Sardica, l'Egizia e la Sanila. p. 188, e si vuole che fosse l' ultima si-
l'iualmeute Vanoue ed altri uè coulu- billa. Fu la più celebre di tutte le sibi!»
io6 SIB SIB
le, e cliiamata con diversi nomi, Daf-
f(J zio: altri credono piuttosto che sia la sibil-
ne, HJanlo, Ffjiìonoe, Deifoba, ed anche la Cimmeria óenooììoala Deifoba, o co-
Ainallea. Si fa dalla Mitologia figlia di me altri vogliono /i?«5f//cfl.Tuttavolta non
Tiiesia l'indovino, o di Ercole o di Glau- tacerò chela sibilla Cumanadicuisi trat-
co ; che [jer favore d'Apollo visse looo ta, dicesi essere un'altra oriunda della cit-
anni, ma con trista decrepitezza, avendo tà di Cuma Eolideo Jonia,eda que-
nella
preferito all'eterna gioventù che le oini- sta si nomi che altri dan-
attribuiscono i

va se l'avesse corrisposto, un'inviolabile no aMasi!)ilIa Cmnana o Carnea di Cam-


castità. Enea la trovò che avea 700 an- pania non molto lungi da Pozzuoli; co-
ni e gliene rimanevano 3oo da vivere ,
me pure alla Ionia si credono apparte-
ed ottenne che lo conducesse all'inferno nere libri sibillini portati a Tarquinio
i

per consultare il padre. Questa è tutta Prisco o il Superbo. iVel presentare al re


f.ivola mitologica. La 5." è l'^'/'/Vre^, an- g libri di sue predizioni, domandò 3oo
ch'essa nata in Babilonia, come asserisce monete d'oro, ma Tarquinio la derise;
essa Qiedesitna, aggiungendo che sareb- allora essa gettò alle fiamme tre de'suoi
be in seguilo
o conosciuta sotto il nome di libri, e presentando al re gli altri sei glie-

Eritrea, perchè forse vi dimorò e rese gli ne chiese freddamente la stessa somma,
oracoli. Eusebio ne mette la nascita al sor- che le fu di nuovo negata. La sibilla ab-
gere di Pioma, altri dicono che vivea du- bruciò altri tre libri, e finalmente il re
rante la guerra di Troia, e che predisse scosso dalla minaccia di bruciare gli altri

ai greci la distruzione di quella città, e pure, le die le 3ou monete d' oro per a-
the Omero sciiverebbe vaiie menzogne vere i libri rimasti, che rinchiusi in un'ur-
delle cose troiane. Solino dice che la si- na fece gelosamente collocare in Cam-
billa Eritrea si chiamò Erifìle. Siccome pidoglio, sotto la custodia di due patrizi
le predizioni delle sibille furono appres- duumviri, ed'un collegio di sacerdoti pri-
so gli antichi di grandissima autorità, sti- ma di decemviri, poi di quindicemviri.
mandole veracsiinie,cumequelleche par- Nella storia romana nulla vi fu di più ce-
lavano e scrivevano mosse dallo spirito lebre che i Libri Sibillini, i quali conte-
divino, pare che la Chiesa ne abbia ac- nevano i destini di Roma, perciò consul-
cettate te profezie, che però alludendo al- tali ne' più gravi bisogni, onde Cancel-
la sibilla Eritrea, che molto distintamen- lieri ne parlò trattando delle Sette cose
te e chiaramente profetò la venula di Cri- fatali di Roma antica, e degli scrittori
sto al giudizio finale, inserì il noto verso de'medesimi: se ne rende ragione anrhe
nel Dies irne, sequenza de'defunli; e co- dalla Mitologia, quanti furono e quan-
me detto autorevole quasi si eguaglia la do furono depurati da Augusto e da Ti-
profezia della sibilla a quella di David: berio. L'8.'" è l'£'//e?/jo«//c^ o la sibilla
Teste David culli Sihylla. La 6.' è quella à' Ellesponto , che visse al tempo di So-
di Samo o Samin, così detta dall'isola o- lone e di Ciro. Era troiana d' origine e
moiiitna, sia perchè vi nacque, sia per- nata nel borgo di IMarpessa, vicino alla
chè vi rese gli Secondo Eliano,
oracoli. città di Gergito nella Troade. La 9.^ Fu

Historiae varine Wh. 12, visse al tempo la Frigia, che rese gli oracoli in Ancira
disuma Pompilio 2.° re di Roma. Si vuo- nella Frigia, per cui gliene derivò il no-
le chiamata Pitho, ma Eusebio la nomi- me : se ne ignora il tempo e il nome. La
na Erifìle. La più celebre di tutte le sibil- IO. 'sibilla chiamata Tiburtina,c\a Tivoli
le, che Lattanzio seguendo Varrone con- (^.)ove naccjue e vi fu adorata come una
ta per la 7.'^ è la Cmnana, ma dessa pa- divinitàsotlo il nome à' Albunea, e tutto-
re che si confonda colla 4-^ che realmen- ra si mostra in quella città un tempio sot-
te fu tale, riportata dallo stesso Lallaa- to il suo uomej i cui avanzi baano eie-
sili SiB 107
ganti forme, cambiato in chiesa di s. Gior- Salvatore del mondo; ma i gentili vivea»
gio. L' uuica prova per dire che fu de- no in tenebre oscure, perciò molto me-
dicato alla sibilla Tiburtina, èquella d'un no intelligibili riuscivano loro gli oracoli
bassorilievo, che volgarmente si dice es- delle sibille. Le sibille scrissero in versi

sere stato culla figura della sibilla in atto esametri, le profezie de'profeti sono iu
di rispondere agli oracoli presso quel (lu- prosa, tranne qualche parte in verso, per
me Aniene, e la tradizione che in Tivoli essere cantici. Si può vedere il p. Meno-
presso la caduta dell' Aniene fosse un tem- chio gesuita, ^ftaore t. 3, cent. 9.', cap. 3?.:
pio eretto alla sibilla Albunea o Tibur- Se visieno alate le sibille, e dell' autorità
tina. iìicredeancoraapparteneute a Dru- delle loro predizioni. Cip. 33 : In qua-
silla sorella di Caligola, e persino al fon- li cose convengano le sibille con li profe-
datore della città Tiburto. Si narra che ti. Sarnelli t. Z^\ La venuta del
3, Ictt.
nel Teverone fu trovata la statua della Figliuolo di Dio nel mondo predetta dai
sibilla con un libro in mano, e che per profeti, ed annunciata dalle sibille, dei
ordine del senato romano fu portata in cui oracoli si valse Virgilio ncW Eglo-
Campidoglio. Martino Poloiio dice che ga IV. Eruditamente tratta delle pro-
Augusto consultò la sibilla Tiburlina,se fezie e delle predizioni delle sibille che
dovea permettere che romani adoras- i enumera, riportando frammenti delle i

sero per un Dio i I nato Gesù Cristo , e meilesime, dichiarando. »» E) siccome la


che dalla sua risposta eresse Ara primo- sibilla Cumea parlò sì chiaramente della
geniti Dei, poi collocata nella Chiesa di venula di Cristo, cosi le altre degli altri
s. Maria cV Araceli (^.), di che riparlai misteri della sua vita, passione, morte, ri-

nel voi. LVIII, p. 200. Ma devesi aver Sijrrezione, ascensione al cielo,e della sua
presente la tesLiinoiiianza di Solino, che venuta nell'ultimo "iorno del mondo, che
nessuna sibilla esisteva a'teinpi d'Augu- chiarissimamente cantò la sibilla Eritrea,
sto, In molle cose convengono le predi- dalla Chiesa onorata a segno, che se non
con quelle de' profeti,
zioni delle sibille va al pari del profeta Davide, lo segue
primiera mente in questo, che mentre pre- appresso: Teste David cwn Sibylla. "On-
dicono le cose avvenire, vi mescolano di de il demonio dubitando, come osserva
tanto in tanto qualche cosa di Cristo, il s. Giustino martire, che gì' idolatri dai
che fecero anco profeti, quali non par-
i i non venissero in coani-
versi delle sibille
lano sempre di Cristo, perchè trattano zione del vero Dio e del suo Figlio, pro-
altre maleiie, quindi si sollevano spesso curarono che ora si bruciassero tutti li- i

a ragionare del Salvatore, passando dal- bri delle sibille, com'era succeduto de'li-
la figura al figurato, e poi di nuovo ri- bri di Geremia bruciati colle proprie mani
tornano alla figura o a qualche storia, f\\ re Gioachimo ora si proibisse ai cri-
;

ovvero a fare riprensioni contro vizi,o i stiani la loro lettura sotto pena di mor-
minacciare castighi. Le parole de'profeti te, tanto che in Roma,senza il benepla-
sono oscure e difficilmente ponno essere cito del senato, non potevano vedere
si

intese, prima che l'evento le renda chia- i libri sibillini, perchè da essi rimaneva-
re e intelligibili. Nel medesimo modo so- no discreditate le false religioni, come Ci-
no oscurigli oracoli sibillini, tanto che cerone ne fa piena testimonianza. De Di"
i gentili stimarono talvolta finti e favo-
li vinatione lib. 2. Avendo Attilio decem-

j
losi. Né poteva essere altrimenti, massi- viro trascritti e dati ad un suo amico i

I tue ne'detti delle sibille, perchè gli ebrei versi della sibilla Cumana, avanzati dai
I che aveano la promessa della venuta del bruciati col Campidoglio, fu perciò po-
Messia (^'.), aveano pure qualche poco slo in un sacco e gettato in mare, e così
di lume delle cose future appartenenti al punito col supplizio de'parricidi. Narra
io8 SIB SIB
Ammiano Marcellino, che Giuliano l'A- urgenti bisogni della repubblica, e non
postata avendo fallo cercare i libri sibilli- era accordato che a'decemviri, a'quali ap-
ni, e avendoli trovati li fecedareallefìaoi- parteneva il governo dello stato. Ad al-
me. Similtnente Stilicene volendo susci- cuni sembra pertanto che i libri delle si-

tare una sedizione contro l'imperatole O- bille, tanto vantati ne'primi secoli della
norio suo genero, procurò che si abbru- Chiesa, siano lavoro di alcuni cristiani, i

ciassero i libri delle sibille: altri però af- quali per un zelo indiscreta hanno cre-
fermano che lo stesso Onorio nel /^o5 or- dulo che fosse loro permesso di fingere
dinò a Stilicone che li gettasse alle fiam- e di prestare oracoli alle sibille, afline di
me. Ecco in breve quanto si sa dagli an- trovare fra' pagani predizioni che fossero
tichi intorno alle sibille de'pagani, donne loro favorevoli, nel modo stesso che se ne
che passavano per ispirale da qualche di- trovavano fra gli ebrei. I pagani non tar-
vinità, e che venivano consultate come o- darono molto ad accorgersi dell'impostu-
r a coli. ra, giacché sicconiesi opponeva loro l'au-
La maggior parte de'critici convengo- torità delle pretese sibille per convincerli
11), che i Libri Sibillini, i quali esistono della verità della religione cristiana, essi
ju'esentemente,sono senza dubbio suppo- rispondevano che que' versi erano opera
sti, anzi opera d'un impostore. Se fossero de' cristiani, quali non solo ne aveano
i

esistiti i 3 libri della sibilla che fu nell'ar- fabbricati di nuovi, ma aveano anche in-
ca con Noè, certamente Mosè ne avrebbe trusi negli anticlii e veri molte cose pie-

fatta menzione, ed i Padri dellaChiesa non ne di falsità, come rilevano Origene, Cori'
iimmetlono libri avanti INIosè, né fecero Ira Ceb. p. 368; Cels. apud Origen. lib.

eccezione de' libri della sibilla. La chia- 7; Lattanzio, Iiislit. lib. 4) cap. 5. Del re-

rezza e la disposizione de'superstiti oraco- sto questi libri sibillini erano già citati in

li attribuiti alle sibille è una prova ch'es- favore del la religione cristiana fino da'pri-
si sonosupposti, giacché quelli di cui par- nii secoli della Chiesa, e viventi gli apo-
hìiio gli antichi, tranne gli acrostici (così stoli. Erma, uno de'loro discepoli, fa men-
delti perchè le lettere iniziali d'ogni verso zione della sibilla come d'una profetes-
o strofa vanno secondo 1' ordine dell' al- sa che avea parlato di nostra religione.
da Varrone e da Ci-
fìibeto ebraico) citati L' autore delle questioni agli ortodossi,
cerone,erano senz'ordì ne, oscurijinterrot- che porta il nome di s. Giustino, assicu-
ti, indicavano dappertutto 1' agitazione ra che s. Clemente I nell'epistola a'co-
dello spirito e la specie di furore da cui era- rinti, citava la sibilla per provare che do-
no investite le sibille quando rendevano po il giudizio i reprobi sarebbero puniti
i loro oracoli. 1 libri sibillini dieci riman- col fuoco. Giuseppe Ebreo cita le parole

gono sono per lo contrario composti con della sibilla perconfermareciòchelaScrit-


rillessione e ponderatezza; l'arte e il la- turadice della torredi Babele e della con-
voro vi si fanno scorgere dovunque, l'or- fusione delle lingue, e le parole eh* egli
dine delle materie bene osservato, e
vi è ne riporta sono simili a quelle che Teo-
le predizioni vi sono annunziate in ter- filo d'Antiochia attribuisce alla sibilla, e

mini tanto chiarijche sembrano piuttosto che si leggono ancora ne'nostri esempla-
raccontare il passato che predire l'avve- ri. I libri delle sibille che noi abbiamo

uire. Gli oracoli delle sibille rispettati dai presentemente esistevano dunque al tem-
cristiani trovavansi nelle mani di tutti, po di Vespasiano, che ascese all'impero
quando invece gli esemplari degli altri nell'anno 6g di nostra era, sotto del qua-
erano rarissimi, e tahnente venerati dai le Giuseppe Ebreo compose suoi libri i

pagani, che non era permesso di consul- delieJ litichila giudaiche jmm molte cose
tarli se non per decreto del secato negli vi furono poi introdotte, come sono quel-
SIB SIB 109
le riguarclanli grimpeiatori Traiano, A- pinne 1G88. Erasmo Schmid, Slbyllind
(Jrìatio, M.x-^iuelio e Lucio Vero. I versi a- in tria distribula: i."/-?e Sibilli<! ipsis, ?.."

Cl'oslici che Costantino i! Grandcóia sot- De libris Sibyllinis in genere, 3° De li-

to il nome della sibilla Eritrea, nel suo broriiinSil>y Ili nornni /fili adhucexstanty
discorso a'Patlri del concilio Niceno nel rtffctor/Vrt/ejWittembergae 161 8. Giovan-
325, e che predicono chiaramente la ve- ni Crassei , Dissert. sur les oracles cles
nuta del Salvatore, sembrano composti Sibjlles aiignienlée d'une response à la
secondo alcuni nel III secolo, almeno non cridquc de Jean 3Iarckiiis, Paris 1 684-
si scorge che alcuno tra gli antichi gli ab- Onofrio Panvinio,De Sibyllis,cl Carmi-
biano citati prima d'allora. Ne'secoli po- nibus Sibyllinis liber, in Gand. Pwberti
steriori le sibille perdettero mollo della Misceli, hai. t. I, Parmae 1691. Isiicco
loro autorità, e furono poi rare volle ci- Vossio, De Sibyllis, aliisque quae Chri-
tate nelle dispute di religione principal- stian praedecessere, oracnlis. Accedit e-
mente fra 'cristiani. E da rimarcarsi chegli JHsdein responsio ad ohjectioneni Rich.
8 libri che noi abbiamo sotto il nome delle Sinionii, Oxonii 1680, ei inter ejnsdem
t5^/^/7/e non sono inleramentesupposti, ma obsejvationes varias ,l^on(ì\nae 685. Gi- 1

cheil loro autore vi ha inseriti molti fram- rolamo le Camus, Judtcium de nupera
menti cheì pagani attribuivano alle sibille, I.Fossii ad iteraliis R. Sirnonii ohj'ectio-
per far credere che tutte le predizioni che nes responsione, Edimburgo 685. Gio- 1

egli avea supposte provenivano elìetliva- vanni Reiski, Exercitationes de i'aticiniis

mente delle sibille. La i


.^ edizione àit Li- Sibyllinis , plnribnsque, quolquot Chri-
bri Sibillini conìpav\e a Basilea e in greco sii natalerii proecessisse legnnlnr ad Is.
neh 585, ed ivi Clialillon o Castiglione Vossio libellum co«5cn^tóe,Lipsiaei688.
li tradusse in latino e fece staoiparenel Elia d' Amato, Lettera degli oracoli del-
1 586; ristampali più volle, l'edizione più le Sibille, e de' libri di Mercurio Trisme-
completa e migliore è quella di Serva- gislo, nelle sue Lettere erudite, Genova
zioGalleo, Sibillina orrtc«//7, d'Amster- 1714- Onorato di s. Maria, Dissert. d(.i

dam i68q colle immagini delle sibille. Le oracles de Sibylles, dans ses Rèflex, sur
sibille si trovano anche nella Biblioteca les rì'gles, et sur l'usage de la critiqiie,Va-
de Padri, ed in una Raccolta d'oracoli ris 1717. Natale Alessandro, Dissert. de
stampata neliGyS ad Heimstadt. llcav. libris Sibyllinis in ejus Hist. Eccl. et cum
Floyer inglese un Trattalo sostenne
In nolis F. A. Zaccariae,in t. q Thesauri
l'autenticità de Libri Sibillini, malgrado Theologici.Aìì\.on\oCesav\,Augustoqiiid-
ciò che ne scrissero molli dotti cattolici quani de Nalivitate Chrisli innolueril ?
e protestanti: altro Trattalo suU' auto- Gerae 679. David Blondel, Des Sibylles
1

rilà delle sibille nell'antica chiesa, è del celebrces, tant par l'antiquilé Payenne,
veroneseFrancescoLeoni. Un bel numero que par les ss. Peres, Paris 649. Mons."^ 1

di scrittori prò et contro, si occuparono Gaspare Grassellini attuale commissario


di quest'argomento; eccone alcuni. Au- pontifìcio straordinario per le 4 legazioni
gusto Buchnero, Oralio de ir Firgilii neh 838 recitò nell'Arcadia di Roma la

Ecloga, Vittenibergae 1 64 1 F. Benedet- • dotta dissertazione : Vestigia della tra-


j
to Carpzovioj Dissert. de ir Firgilii E- dizione primitiva, nella poesia e leltera-
I
cloga, Lipsiae 1 669. Tobia Wagnero,/«- ?«/'«/rt'<i>2rtr.Comech è l'argomento sia sta-
j
(juisitio in oractda Sibyllaruni de Chri- to altre volte da altri lrattato,tuttavia per
!
sto, Tubingaei664- Cr. Enrico Horbio, la copia di non comune erudizione, lano-
Inquisitio in oracida de C/irisfo, Lipsiae sità del punto di vista, sotto il quale è
I
1667. Bedae presbiterio De Sibillino- considerata la celebre Egloga iv di Vir-
I
rum oraculoriirn ìnlerpretatione, Agrip- gilio, e la magnificenza del dire, meritò
no SIB SI B
di esseie pubblicata negli AnnoU delle la tradizione, che i loro oracoli furono in
scienze religiose t. 6, p. 274. Dopo aver altissima riputazione dagravissimi uomi-
parlato ilei carme falitlico della sibilla di ni, e da filosofi di altissimo intendimen-
Cuina, dimostrò che certissimamente nel to , né schiavi di volgari pregiudizi; E-
secolo di Virgilio correva sotto nome del- raclito per il[.°, Eraclito lo spregiatore
la sibilla un oracolo o tradizione della d'ogni.su perstizione,Plalone il dotto viag-
prossima venuta d'un Salvatore e Rin- giatore e raccoglitore d' ogni più vene-
novatore del mondo; cp\alunque sia l'o- randa orientale tradizione, Aristotile nel
pinione clie delle sibille e de'libri sibil- secolo fioritissimo di Alessandro, Varro-
imi voglia tenersi, siano esse personaggi ne miracolo dell'erudizione romana, ed
il

storici o allegorici, siano tutti apocrifi ov- nitriche potici annoverare,! quali devo-
vero imprestali dagli scritti e dalle tra- noesserci testimoni non delle profezie del-
dizioni degli ellenisti, o interpolali in qua- le sibille, ma delle tradizioni che l'orien-
le forma che vogliasi i versi e le tradizioni te conservava, e che dall'oriente trasmi-
che corsero sotto il loro nome. Che la di- gravanocon misterioso linguaggionell'oc-
vulgazione di tale oracolo sdjillinodeve cidenle che fu nell'Asia minore soprattut-
bastare per mostrare esistente nel secolo to, ov' erano più di (Fuse le sinagoghe, i

di Virgilio la tradizione d' un riparato- libri e le memorie de'giudei e degli elle-


re divino, né è d'uopo investigare più ol- nisti, che furono nuovamente raccolte do-

ire sull'autenticità de'detti o de' versi at- po l'incendio avvenuto del Campidoglio
tribuiti a questa o a quella sibilla. Dife- e de' vecchi libri sibillini nell'anno 83 a-
se la sapienza de'Padri s. Giustino mar- vanti Gesù Cristo, le memorie e i versi che
lire, Atenagor3,Teofilod'Antiochia,Ter- servirono a rifabbricarle, e che finalmen-
lulliano, l'autore delle costituzioni apo- te se a questi moltissimi se ne tramesco-
stoliche, Lattanzio, Eusebio,s. Girolamo, larono da impurè sorgenti, o si foggia-
s. Agostino, s. Clemente Alessandrino, a- rono anche di novelli libri ne'primi se-
cerbameute impugnati dai protestanti, e coli del cristianesimo, ciò non toglie che
snprattullo dal citato Blondel, per essersi non sianvi restate intatte le tradizioni di
di tale oracolo e di tale arnomento va- più verace origine, e più generalmente
luti contro i gentili a stabilire la divina lia'pagani stesse di vulgate e accettate, sic-

e predetta missione di Gesìx Cristo. I quali ché non si ripudiano dallo stesso Celso,
citando l'oracolo delle sibille, non di al- quando rimproverava ad Origene le io-

tro si fanno mallevadori se non dell'esi- discrete intromissioni di apocrifi versi, e


stenza di quella tradizione ch'è cos'i chia- che fra le veracissime non primeggiasse
ramente esposta ne'primi versi dell'eglo- l'oracolo che si attribuiva alla profetessa
ga Virgiliana; tutto il resto che alcuni tra di Cuma, e ch'era piuttosto l'oracolo e la
essi dicono de'versi in particolare, o dei voce di tutta la orientale tradizione". L'en-
può ridursi ad
libri attribuiti alle sibille, comiato prelato osserva che intorno le o-
vma semplice opinione letteraria, che non ponno vedersi
pinioni sulle sibille special-
poteva infermare l'argomento storico re- mente Fabricio, Bibl. graeca lib. i p. 29; ,

cato da que'valentissimi apologisti. » Che Prideaux, Hisl.des Juifs t.2,l.i7,p. 332;


se più oltre io volessi procedere e giun- Cudwoith, Sysltma ìnlellectuale, cnni
gere alla prima sorgente della tradizio- adnot.Mosheim e. 4> Duplo, Bill.
Q-" 1 6;
ne, e dell'oracolo attribuito alle sibille, Eccles. dissert. prelim. ; Creu-
e. 17, u.°i
potrei dire che orientale forse più che gre- zer, Relìgions des tous les peiiplei 1. 1 , no-
co ne è il nome, che dall'Asia minore e ta 3; Banier, Mytologia t. 2; Vossio, De
I

da'paesi misteriosi che le stannoallespalie oraculis SibyllinisjFveveì, Dissert,; e ^ìli


faceva venire dalla più remota antichità ampiamente Blondel.
SIC SIC i.r
SICA MA ZO, Sycamazon. Seile ve- scovile della Mauritiana Cesariana, sotto
scovile (Iella Palestina i
.'', solto la metro- la metropoli di Giulia Cesarea,che fu con-
poli (li Cesarea, e chiamala pure Suca- fusa con Sicca (/'.), parimenti nell'Afri-
n/fl'5o«, eretta nel V secolo, ebbe per ve- ca. Ebbe a vescovi INhulino che si trovò
scovi: Aiane o Giovanni che assistè ali. coi donatisti alla conferenza di Cartagi-
concilio d'Efeso nel 43 i; Dionigi trovos- ne nel 3 r,ed Etnplacio esiliato nel /i84
I

si albrigandaggio d'Efeso nel 4495 ^^' da Unnerico re de' vandali. Morcelli, Afr.
fio o Alpio sottoscrisse nel 5i8 la lette- dir. t. I .

ra sinodale di Giovanni patriarca di Ge- SICCHIMOoCISSAMO. Sede vesco-


rusalenime a Giovanni patriarca di Co- vile chiamata pure Cisaanìia {f^.), de'cni
stantinopoli contro l'eretico Severo; Ba vescovi tratta il p. LeQiiien, Or/f/?.<rr7/''.

silio firmò il conci io diG erosa lem me con-


I t. 3, p. Q'zH. Ora è un titolo vescovile in
tro Antimo e altri eretici nel 536. Oiicnt parlibus solto Candia, che conferisce la
vhr. t. 3, p. 658. s. Sede.

SICCA o zig A. Sede vescovile della SICCONE, Cardinale. Vescovo d'O-


Cartaginese Pioconsolare nell'Africa oc- stia, ch'ebbe la temprila di consagrare iu
cidentale, solto la metropoli di Cartagi- vescovo l'antipapi! Leone Vili nel 963 ai
ne, che il Cellario pretende che sia Sic- 6 dicembre, contro il Papa legitlimoGio-
ca o Sicccse vescovato della Maiiritiana vanni XII, per cui questi nei concilio di
Cesariana solto la metropoli di Giulia Ce Roma del 964 tenuto presso s. Pietro, lo
sarea, ma sembrano due differenti sedi, fulminò colla sentenza d' anatema e de-
ed in l'atti il 2.° è la chiesa Siccesiuina pose dalla sua dignità, iu uno agli altri
(^.). Anche Tolomeo ne fa una sola e la consngratori.
chiama Sicca /'eneria, così Solino che SICCOiNE Giovanni, Cardinale. V.
la vuole fondata dai siculi, e s. Girolamo Giovanni XVII detto XVIII Papa.
ricorda Annobio chea tempo di Diocle- SICILIA, Sicilia j Isola e regno d' Ila
ziano insegnò la reltorica in Sicca. E u Ha. Una delle massime isole delMeditei-
no de'più antichi vescovati d'Africa, ed ranco, formante ima porzione consideni-
ilsuo i.° vescovo fu Casto che interven- bile del regno e monarchia delle due Si-
ne al concilio di Cartagine nel 255; E- cilie {f'), l'altia e continentale essendo
parchio fu a quello del 34^;Fortunazia- il regno di Napoli [F.). Nel i.° di delti
no nel 407 andò legato in Costantinopo- articoli tratterò compendiosaniente del-
li per ottenere alle chiese i loro avvocali la sola storia primitiva delle provincie di
particolari che ne sostenessei-o i diritti ; qua dal P\Tro chiamate regno di Napoli,
Urbano fiorì nel4i8; indi Paolo, e Can- con qualche nozione generica apparte-
dido chenel 646 soltoscris^e l'epistola del nente alle due regioni e alla monarchia.
concilio Proconsolare, che fu mandala a Poi all'epoca del romano impero riunirò
Paolo patriarca di Costantinopoli contro in questo articolo Sicilia propriamente la
i monoteliti. Morcelli, Jfr. dir. t.i; Ar- storia della monarchia siciliana e napole
duino, Concil. t. 3, p. jSi. tana, o regno unito delle due Sicilie, ossia
SlCC^l!i^l Sicctnnis,Sic<'enensis.Se
, dell'isola e della lena ferma. Perciò sarà n •

de vescovile d'Africa nella provincia Pro- no inevitabili alcune ripetizioni pel nesso
coosolaredi Cartagine, secondo la confe- delle due storie e pel richiamo de'luogbi
renza tenuta in quella città nel 4 1 i , in cui ove ne ragionai.Grave, vasto e complicalo
è nominato il vescovo Cipriano sulfraga- èl'argomeno da svolgersi ne'due articoli;
neo della medesima metropolitana. JMor- ma principalmente io questo e veramente
celli, /4fr. dir. t. i. imponente lo svilupperò. Imperocché il

SICCESITANA o SICCESE. Sede ve- complesso della storia siciliana, e quello


11^ SIC SIC
de' popoli compresi nel rcnmennpoletano Rasolcolmo, il golfo di IMelazzo copi , i

che sono ad e:.sa collegati, si compone di Bianco, di Calava, d'Orlando e Zaffara-


uii'innunierabile e importali te serie d'av- no, il golfo di Palermo, i capi di Galloe
venimenti della più alta gravità, massime della l'iaina, il golfo di Castel a ìMare, ed
per le tante sue relazioni colla Sede e s. il capo s. Vito; tra quest'ultimo e il capo
co' Papi, i cui slati continentali sono li- Boeo trovatisi le isole Egadi, presso l'e-

mitrofi e cooCnanti; per tanta comunan- stremità occidentale dell'isola. Tra il ca-
zad'interessi de'loro popoli, eper tutti gli po Boeo capo Passero presentansi i
e il

altri titoli e ragioni che qui appresso an- capi Faro, s. Marco, Scalambri, Ciarcia-
drò svolgendo, dal romano impero a'gior- rio ed il porto di Palo, col capo al quale
ni nostri. Laonde temo di riuscirvi con- dà il suo nome. Presso questa costa uscì
venientemente, sì per la debolezza mia, dal seno dell'onde neli83i un'isola for-
sì per essere argomento ripetutamente mata dall'eruzione d'un vulcano, che ri-
trattato da una moltitudine di dotti, e si cevèil nomedi Nerita; al cader deli 832

ancora per dover seguire le proporzioni sparì, e nel seguente agosto ricomparve.
compendiose dovute all'essenziale natu- Finalmente la costa che stendesi dal capo
ra tli questa svaiiata mia opera quasi en- Passero al capo Faro, offre il capo Muso

ciclopedica e laboriosa. La Sicilia ètra 36° di Porco, il porto di Siracusa, il capo 5.



37' e 38° 1 8 di latitudine nord, e tra 1 Panagia, il porlo d'Agosta, capi s. Cro- i

5 e i3° 20' di longitudine est, separala ce de'Molini, Grosso, ed il porto di Mes-


(laircstremilk sud-ovest dell'Italia, me- sina. La superfìcie dell'isola olfie un al-

diante lo stretto chiamato Faro di Mes- ternare di monti adi valli; vi sono poche
sina (/'.), largo circa 3ooo metri, e dal pianure, e le piìi estese si hanno a dire
capo 13oM in Africa, per uno stretto della quelledi Melazzo e di Catania, di Siracu-
larghezza di 20 leghe. Notabile è questa sa e di Terra Nova. Una catena di mon-
isola per la sua forma triangolare in fi- ti,da alcuni geografi denominati Netlu-
gura della lettera greca chiamata A f/«'^ nii,e che pare formila continuazione de-

/r^, per cui dall'antichità le derivò il nome gli Apennini, fronteggia la costa setten-
di Triiiacriaj essendo i vertici de'suoi 3 trionale dell'isola, e cuopre colle sue ra-
angoli determinati dal capoBoeo, un teni- mificazioni la parte meridionale. Al sud
po promontorio Lilibeo, all'ovest; dal ca- di detta catena, famoso Etna forma
il

po Passero, già promontorio Pachino, al presso alla costa orientale un gruppo in-
sudest; e dal capo di Faro, anticamente dipendente s'innalza esso : al dire d'alcu-

Peloro, al nord-est. Questi Sprouioulo- ni a 99'"0 piedi, ed è il solo ignivomo in


lii oacri (perchè acros in greco è lo stes- attività che l'isola racchiuda. Il Macca-
so che promontorio in latino, come ne fa luba o Maiaruca, presso la costa sud-est
testimonianza Ovidio ne'i^<25/ilib. 4), che nel territorio di Girgenti, è un vulcano
mirano a 3 parti del mondo, secondo al- che vomita fango per una moltitudine di
cuni dierono il detto nome di Trinacria crateri.Nelsud-estdell'isolasonovi parec-
alla nobilissima isola. Misurata sul lato chi vulcani estinti. La celebrità àeW Etna
settentrionale ha 70 leghe, e 44 *"' ^^^^ m'induce a da re qualche cenno. E" chiama-
volto all'Europa, e sul lato su'l ovest 65 to pm-eGibelloe3JongibeUo,e(.\ esiste nel-
leghe. La costa settentrionale bagnata da la provincia e presso la città di Catania,
quella parte del INlediterraneo che chia- ( V.), come a gran piramide della bella cit-
masi Tirreno e talvolta mare di Sicilia, tà, che sorgendo a pie del monte, un tem-
lia vicine le isole di Lipari (^.): gli ac- po ne portò il nome, e 3 volte restò di-
cidenti piìi rimarcabili che presentano so- si rutta dalle sue tremende eruzioni. Usuo

no, a partire dal capo di Faio, il capo di nome "reco di Etna significa brucio^ il
SIC S I C I i 3

nome di lìJongibcllo cl)fi da'saraceni gli rolla comunicazione del sotterraneo fo-

fu dato è un pleonasmo, perchè nel loro colare di esso colle aajue marine ,
cioè
linguaggio Gelei ìt Io slesso che Monte. nel tempo che queste eraiisi allontanale
Si vuole che questo antico vocahoio na- in uno de'grandi abbassamenti delle me-
Eluna, che va-
sca dalla parola /fucina o desime, venne in seguito desialo dal suo
ìefornace oweio oscurità : Pindaro nel- letargo, quando queste acque per un'al-
l'inno Pillo, alludendo alla sua grandio- tra rivoluzione di bel nuovo accostando-
silàj lo chiama Colonna del cielo. La ter- sial vulcano, riaprirono l'antica sotter-

ra ancora grandemente fervida co' suoi ranea comunicazione. Allora fu che IMii-
sforzi dall' acque del mare lo fece emer- daro, Tucidide e Diodoro siculo comin-
gere, e dopo i suoi primi raffreddamen- ciarono per la i
.^ volta a darcene cpial-
ti tutto intorno lo cuoprì. L'Etna per via chedescrizione. Devesi dunque conclude-
del sotterraneo fuoco si aprì a poco a po- re,che quel vasto accrescimento di acque,
co la strada, a svilupparsi dall'acqueo in- che seco trasse dolorose ragioni di gran-
volto che lo teneva imprigionalo, quan- di inondazioni, siasi verificalo tra l'epo-
do rapidi ed estesi riliramenti del mare, CadiOmero,e quellade'3 nominaliscrit-
I VI come niiii'.i'i luoghi lasciando allo sco- tori. Vi è però dell'incertezza ed oscuri-
perto immensi spazi di terra, furono ca- tà, fatto riflesso alla teoria de'vulcanì, in-
gione che questo monte sulle acque final- volta in mille fenomeni, come di novità

mente cominciasse ad alzare la sua ter- e meraviglie che presentano ogni eruzio-
ribile testa, e diventasse maestoso. Su di ne, chequi non è luogo di parlarne. Uno
un suolo già prima di sua natura calca- de'feiiouiciii, che divide le opinioni dei
re e primitivo, coperto poi da sommari- fisici e geologi, è l'acqua che in gran tor-

ne lave, continuando l'Etna i suoi vulca- renti si suole dai vulcani vomitare, e ve
nici laborntoi, nuove eruzioni sulle anti- ne ha di quelli che perciò si appellano
che sempre più accatastando, la smisura- f^ulca?iì ad acqua j e c\h che ^\h sorpren-
ta sua moleamanoa mano accrescendo, de è V enorme quantità di pesci che in
monti , colline e profondi strali di lave alcunedi tali acquoseeruzioni è compar-
l'un sull'altro vomitò, da dove i suoi lati sa, identifjci a quelli de' fiumi esistenti
o la sommità sua dall'espansiva forza dei presso i vulcani, e senza che ne rimanga-
sotterranei fuochi vennero aperti e squar- no alterati. L'Etna pure aumenta i suoi
ciati. L'Etna non è dunque al presente, orrori e devastazioni, con enormi getti e
che un'unione di monli difTerenti conici, torrenti d'acquaj nel 7-55 una di queste
i

e vulcani estinti interposti, terminati eia sue grandi inondazioni distrusse alcune
scunoda un cratere, ed inclusi in un im- belle foreste della regione mezzana. Al-
menso cono ottu«o , il di cui vertice di cuni attribuiscono questi accidenti alla H-
12,000 piedi, secondo altri più recenti quefazione delle nevi, prodotta da un i-
scrittori, o di due miglia e un 5.°, sulla stantaneo sviluppo di calorico chele in-
superfìcie del mare s'innalza con una ba- veste, ed alle subitanee dirotte pioggie,
se di 60 leghe di circuito. Immemorabi- che a quelle alture ed in que' movimen-
le e assai remola è 1' origine dell'Etna, ti raelereologici ponno facilmente e con
maOmeroche spesso fa menzione della rapidità geneiarsi. Non potendosi fare e-
Sicilia noi conobbe, perchè si congettura sperienze oculari nel momento degli spa-
che il vulcano preesistesse a quel poeta, o venie voli avvenimenti,senza la certa per-
comeèpiù probabile per lungo spazio di dita della vita , la fantasia offuscata dal
secoli avesse il monte desislito dalle sue meraviglioso, attribuisce l'eruzione pro-
ignee operazioni. Rimasto tranquillo e in veniente dal focolare slesso, che fumo,
quel riposo, che Buffon ascrive all'inter- fiamme e fuoco ha con temporaneamente
vot. txv. --**»*-,. 8
1x4 ^*^fc SIC
gettato. Opinono pertanto alcuni, cheun gliori della Sicilia; la sua popolazione è
gran deposilo d'acqua sopropposta al va- consideiabile,e vi si gode un'eterna pri-
sto fornello della mina non ancora de- mavera. In questa bassa regione, la più
composta può essere in alto sollevata, e coltivala e più fertile dell'isola, la feracità
daH'icDpulso e azione elastica de'sotlopo- del terreno fu migliorata dalle parli mine-
sii gaz, resi da un intenso aggregato di ca- rali chesmorzatelave lehauno sommi-
le

lorico più liberi e indomili, furiosamen- nistrate dopo una


serie di secoli. Questi
te si aprano la strada al bramalo equi- e r 'nstaucabile diligenza degli uomini
librio,e tutto quell'inviluppo acquoso con l'hanno resa un paradiso di bellezze e di
forza trascinano seco da cjuelle alture. De fecondità; ma basta una sola furiosa eru-
Lue, e prima di lui Bulì'on, sostengono, zione de'fianchi dell'Etna per seppellire
che la comunicazione sotterranea de'ma- il tutto sotto vulcaniche ceneri e lave in-
ri sia d' assoluta necessità per la forma- fiammate. Le case sono bassissime onde
zione de'vulcani. Altri negano assoluta- meglio resistere ai terremoti cui sono sog-
mente tali comunicazioni, sostenendo che gette sono costruite con pezzi di pietra
:

il vuoto il più perfetto non potrebbe far nera della lava, tra loro uniti senza cal-
montare leacque ad una maggiore altez- ce o altro cemento. L'ultimo casale è Ni-
za di 34 piedi; altri che non può esistere colosi,ch'è il più allo sopra le montagne:
una comunicazione diretta tra il maree da qui, Catania è mar Ionio sembrano
il

le fucine vulcaniche, senza che le acque essere sotto piedi. La regione media del-
1

estinguessero totalmente qualunque ac- la montagna è boschiva; trovansi man-

censione. In tanta tSisparilà di supposizio- dre di bovi, capre selvaggie, porci-spini,


ni e ipolesi giova il considerare, chedi ver- ed uccelli di rapina. A 63oo piedi circa
si vulcani d'America s'infiammano ben- sopra del mare comincia la 3.' regione :

ché mare, anche in di-


assai lontani dal il ghiaccio e le nevi che vi hanno peren-
stanza di 100 leghe. Vi è dunque un i- ne dominio, ne formano il carattere di-
gnolo germe, a cui è dovuta la creazione stintivo sino alla vicinanza del cratere, da
di quell'arcana combustione; e che secon- cui esala un caior vaporoso che le fa scio-

do l'immediata e copiosa unio-


allri forse gliere. La bocca dell'Etna ha quasi una
ne ncque marine con il centro del
delle lega di circonferenza; le pareli interne so-
sotterraneo fornello, abbia sofTocatoed e- no ricoperte da una crosta di ammonia-
slinlo per intero quel germe, invece d'es- co e di zolfo a colori diversi. Il francese
serne il primario e necessario nutrimen- d'Orville, che ne rasentò la parete soste-
to; e che torrenti d'acqua discesi dall'al-
i nuto dalle corde, scoprì nel mezzo un cu-
tezze de'vulcani sienogli effetti di repen- mulo di materie di foi ma conica di circu
tine pioggie o istantanee liquefazioni di 60 piedi l'altez/a, e di 600 a 800 leghe
nevi, oppure che uscite in una volta sie- di circonferenza alla base. Si suole ascen-
noda'fianchioda'crateridel vulcano pro- dere nella più calda stagione, giammai
venienti da vicini depositi ammassali da nell'inverno a causa del freddo. Nella ne-
filtrazioni, che dalle superficie nell'inter- vosa regione è residenza del terrore con
no del monte si erano aperte le strade. pochi e fiacchi alberi, pure in alcuni an-
L'Etna è separato dalla catena de'monli goli prospera la vite sopra nere arene vul-
dalla Cantara e dal Simeto, che hanno le caniche, da cui si ricava un vino rosso, il

loro sorgenti vicine, e lo circondano on- quale se non così rinomato come la la»
de poi rendersi al mare. Vi si distinguo- crima chrisli del Vesuvio, è egualmt^n-
no 3 regioni: la regione inferiore, di una te progiabile. Nel luogo ove è l'antico con-
non ordinaria fertilità, ha campi di bia- vento de'benedetlini di s. Nicola dell'A-

de, vigneti, orti, i cui prodotti sono i mi- rena, piccolo e oscuro edifizio, i più dotti
SIC SIC iij;-

nntif|nan ciedoiio rlic vi fosse I antica uscita dal vulcano chiamalo monte Ros-
città il'lnessn, della quale alcune colonie so, formatosi in quell'eruzione, e che co-
eli campani s'impadionimno, discacciati pruli lava uno spazio di G leghe per lun-
poi dai calanesi, che gli dierono il nome go e una in largo, sopra una grossezza di
diEtna, il monasleio è l'ultimo edifi/io 1 00 piedi, e minacciò di distruggere Ca-
che trovasi nel viaggio del monte. Leca- tania come una delle piìi terribili, onde il

verne vi sono nuraerose e spaziose; si di- luogotenente del regno in ringraziamen-


stingue quella detta di Proserpina, e pres- to a s. Agata, per avere salvata la città, le

so la grotta delle Capie vi sonodue del- offrìun gran lampadario d'argento. Con
le pili belle montagne tra le formale dal- quale veemenza il monte abbia allora vo-
l'Etna. Sulla costa settentrionaledel mon- mitato, può ricavarsi da una pietra di 3o
te vi è un lago d'una lega di giro. Si for- braccia lunga, che sprofondò in terrai
mò monte un crate-
sul fianco di questo braccia a una distanza di loon passi dalla
re siuiilea quellodi Maccaluba nella pro- bocca dell'aperto vulcano. Il cratere che
vincia (liGirgenti, il quale non getta clie l'eruttò è uno de'5 che si formò in quel-
delle materie terrose e liquefa'te. L'ar- la esplosione, con 5oo passi di circonfe-

che ne torma
gilla la piìt gran parte, è renza. Accompagnarono l'eruzione nuvo-
estremamente fina e ricercatissima perle le di fumo, lampi, masse roventi, rocce
stoviglie. La materia qualche volta si al- infiammate, zolfo, ceneri vulcaniche, e il
za a getti, ma spesso non fa che bollire. tutto con ispaventevoli tuoni e sotterra-
All'avvicinarsi di un'eruzione dell'Etna, nei muggiti. In 4 i^esi, campi, case e in-
un pallido finno esala dal cratere; qual- teri casali furono preda del disastro; la

chelempodopo diviene nerastro, e si ac- lava corseper 1 5 miglia sino al mare, ro-
cresce progressivamente. Dopo qualche vinando una parte di Catania, e la sua
settimana, e talvolta alcuni mesi, la lava profondità fu da 25 a 3o braccia. Il mon-
bolle alla sommità
del cratere, o scappa te Rosso nell'esterna sua figura è simile
fuori dai escorrelungola montagna.
lati, al Vesuvio fu così detto perchè divei se
:

Sembra meno liquida che quella del Ve- sue parti sono tinte <li rosso, in altre do-
suvio(chedescrissiaNAPOLi,enel voi LUI, minando il bianco e il giallastro. Questo
p. 220 feci parola dell' ultima eruzione è l'unico monte, tra un centinaio e più
del 1 85o), e la sua celerità è di circa 200 che fanno grandioso e imponente corteg-
tese per ora. Questa lava abbrucia tut- gio alJMongibello, di cui se neconosce la
tociòche incontra nel suo passaggio; a di- formazione. Quella del lySS fu precedu-
verse epoche le si opposero delle dighe. ta dal ricordato scioglimento delle nevi,
Vi sono due specie di lava, la feldspati- che produsse delle correnti devastatrici:
ca e la basaltica. Si contano circa 3o e- .secondo Dolomieu, la corrente della lava
ruzioni dell'Etna, delle quali io soltanto fu allora di 4 leghe di lunghezza, sopra
dal cratere della sommità. Si cita quella mezza di lai'ghezza, e di 200 piedi d'al-
del 1
444) "ella quale icatanesi, minaccia- tezza. Quella del 18 19 ebbe 12 aperture
la di distruzione la loro città, ricorsero nuove std declivio del monte, e gettarono
al consueto patrocinio di s. Agata, con- della lava per molte settimane; fu unadel-
ducendo il velo di lei per ben 4 volte in le eruzioni più vaste, e da molli terrori e

processione, e in tutte le volte le lave ro- fenomeni accompagnata.Quelìa deli 843,


venti si arrestarono; in altra formidabi- in cui la lava produsse uno straordina-
le eruzione dello stesso anno, riportato il rio e terribile fenomeno, perchè scorren-
sagro velo dal domenicano Geremia, ac- do sopra certa quantità d'acqua la ridus-
compagnato dal clero e dalla moltitudi- se in vapore. Questo produsse un'esplo-
ne, l'eruzione si spense. Quella del 1
669 sione della compatta e ignea materia, e
i.G SIC SIC
]a ridusse in lapilli ed arene, clic uccise l'eriìzione dell'Etna gigante, dicendo che
r-S conladini ollie i feriti. L'ultima eru- ilmonte ignivomo coronato di bianco fu-
zioneè quella del i 852 nella notte del 20 mo, era indizio che l'attività sua veniva
al 2 1 agosto, in cui l'arcano laboratorio meno, e lampeggiante di tratto in tratto
dell'Etna cominciò ad essere in piena e- una debole luce, rientrava ormai nella
1 uzioue. UnromoreggiarcupoeS violente maestosa e solenne sua calma. Dal nuovo
scosse annunziarono che l'ignivomo mon- cratere apertosi nelle Valle del Leone, norì
te usciva dall'apparente sua trancpiillilà, si elevavano piìi che rari vapori, e le la-
e poco dopo sul versante orientale, pro- ve le quali per più di tre mesi sbucarono
priamente nella valle del Leone, nel sito da quella voragine, coprendo vaste esten-
di Pietra Musarra, si aprirono due nuovi sioni di terreni fecondissimi, appena pro-
sbocchi di minutissima cenere che coprì cedevano in piccoli rivoli, che dopo bre-
le circostanti terre, e dal turbine fu spin- ve corso si estinguevano. Alcune case di
ta al mare. Poi successe l'eruzione di la- furono coperte dal gran torrente di
IVlilo

va infuocata, che come torrente impetuo- fuoco che minacciò Zafiurana Etnea, ma
so si precipitò per la china divisa in 3 brac- i danni arrecati a'campi sono ine ilcolabi-
cia, uno de'quali verso il ridente villag- li, ond'è che l'eruzione del i852 ha ag-
gio di Zaffarana Etnea edificato nel ySS, i giunta alla storia dell'Etna una nuova pa-
altro al territorio Milo in direzionedel co- gina, non men trista e straziante di quel-
mune diGiarre. La iriaggior ampiezza di le sulle quali tanta luce di ciitica, tanta
quel fiume di fuoco fu di due miglia, l'al- vastità didottriiia versò lostupendo e me-
tezza di palmi io, eia rapidità tale da co- raviglioso intelletto di Giuseppe Alessi.
prire in un'ora uno spazio diiGo palmi. '< Ed ora un vasto caoipo si apre d innan-

Pioseguì la lava con furia per quasi due zi alle investigazioni della scienza, la qua-

miglia e giunse a Paragone presso alcu- le cercherà di sorprendere la natura nel


ne abitazioni un miglio da Zaffarana, e mistero de'suoi giganteschi fenomeni, stu-
per 400 canne danneggiò e quasi distrus- diandosui luoghi, dove prima o biondeg-
se vigneti, canneti e castagneti, con una giavano le messi o s' impomavan gli al-
fronte larga mezzo miglio, alta 4 palmi. beri o si arrubinava la vite, e die ora ve-
Si videro alzare globi di fiamme insieme donsi coperti da monti di lave. Ed è pur
alle scorie vomitate dalla voragine, con ancora un mistero inesplicato, ed oserena
continuo romoreggiare e detonazioni fra- dire inesplicabile, conìe si agiti l'arcana
gorose, acconìpagnate da varie scosse. Le potenza, che in tempi ed in luoghi divisi
infocate materie progredendo, portarono e lontani dischiuse nuovi crateri allosboc-
la distruzione a diversi porneti, e ad altri co delle infiammate materie vulcaniche,
castagneti e vigneti, particolarmente nel quando che unico è il gran focolare del-
territorio di Cerrita.tenimentodella prin- l'Etna. Le eruzioni dell 38 i,del i444)<^'^'
cipessa Rospigliosi, ed in parte delle ter- i537, deli66f), deli68q,del 1763, del
re seminative comunali di Catania. In se- 1766, del 1792, per non dir di moltissi-
guito piìi o meno l'eruzione rallentò esi me altre minori, han lasciate lunghe e sot-
riattivò a vicenda: la nuova corrente del terranee caverne,e chi ha cercato di scen-
cratere apertosi l'S novembre, da Zappi- dere i misteri del tremendo vulcano, pe-
iielli discese alla Volta dello Sciancato. Il netrando in que'baratri profoudi,si è con-
Giornale di Catania pubblicò il diario e vinto della loro scambievole comunica-
i bollettini di queste eruzioni; ed il Gior' zione. A questo, che è il più grande argo-
naie delle due Sicilie, in data di Palermo mento per mostrare che correnti vulca-
2 dicembre 1 852 ne annunziò il termine, niche procedono da un centro comune,
e rese conio del principio e progresso dei- molti altri potrebbero aggiungerseue,qua-
SIC SIC 117
li ce li offre la storia delle etnee eruzio- da quell'altura l'incantevole scena del-
ni, perciocclic quantunque volte clestossi l'apparir del sole. Si giunse a credere, che
ratliviièi liei monte, e nuovi sbocchi apri- quelle mura siano reati d'un tempio, de-
ronsi le lave, sempre dal maggior crate- dicato a Vulcano, se pure non l'ebbe nel-
re, coaie in questa del 852,elevaronsi glo-
1 la regioiieselvosa,epiultostoessere un al-
bi di densissimo fumo e fiaQime". L'e- tare di Giove etneo, ove si facevano sa
ruzione però uon ebbe (Ine nell'epoca in- grifizi e ceremonie. Imperocché finsero

dicata, poiché a'22 dicembre liprese no- ipoeti, chenell'Etna Vulcano dio del fuo-
vello vigore, ecjuindi le lave discesero più co vi pose la fucina e l'officina de'Ciclo-
celeiemenle veiso Zappinelli. JNel febijia- pi ; che Giove co' suoi fulmini precipitò
ioi853 si rinnovarono i rivoli di fuoco, i giganti nelle viscere del morite; che gli

le colonne di fumo, rimbombo,lenain-


il antichi si servirono del fuoco dell'Etna
me. Brillo al giorno 16 nessun nuovo fe- per presagire il futuro, gittandovi oro, ar-
nomeno sopravvenne, e l'eruzione intera- gento e ogni sorta di vittime, che se il fuo-
nienle cessò. Per tal modo la storia di que- co le divorava il presagio era felice, fu-
sta eruzione,ch'ebbe cominciamento l'ul- nesto se rigettale.
ti nio giorno delle feste catanesi in onor I fiumi piìi importanti della Sicilia so-
di s. Agata (queste feste secolari e cente- no: la Giarietta, che ha la sua foce .sul-

narie splendidissime, sono descritte ne'ii. la costa orientale; il Salso, il Platani, la


207 e ^obùelGìonialediRoniadeì (852) Calatabellota ed il Belici sulla costa sud-
si chiuse l'idlimo giorno delle altre feste ovest; il Termini, il Fiume grande, e la
in onore della celebre eroina protettrice Pollina sulla costa settentrionale. Quasi
di Catania. Giammai forse il vulcano del- non vi sono laghi, essendo appena meri-
laSicilia ha perdurato nell'attività sua per tevoli di menzione quello di Lentini al-
così lungo periodo di teuìpo, quanto in l'est, e l'altro di Canlarro all'ovest, oltre
quest'ultima eruzione. Empedocle poeta il Palici celebre pe' suoi fenomeni d'ac-
e filosofo d'Agrigento,si precipitò nel gran qua bollente e sulfurea, presso il quale
cratere dell'Etna, e lasciò i suoi sandali fu già il famoso tempio di tal nome. J\lol-
appiè della montagna, acciò si credesse to piacevole è il clima di quest'isola, do-
ch'egli fosse slato trasportato in cielo, o ve l'inverno può quasi dirsi una prima-
secondo annegò nel mare. Nel cosi
altri si vera, e vengono calori dell'estate tem-
i

detto piano del Frumento, nome strano perati dalle fresche brezze del mare. In-
per non crescervi mai un filo d'erba, vi segnano i geografi che la Sicilia è sotto-
sono le rovine d'un'anlica fabbrica chia- posta al 4-" clima, il quale per benigni-
mata comunemente la Torre d'Empedo- tà di cielo è assai migliore degli altri 6;
cle, che la favola vuole essersi precipita- laonde ne segue che tutte quelle cose che
to uell'Elna, per non aver potuto ben co- la Sicilia produce, o per artifizio umano,
iioscere la mirabile sua natura, secondo o per forza di natura, siccome scrisse So-
alcuni; altri credendo l'edifìzio avanzo di lino, sono tanto buone che elleno tutte
tom |)io di pagana deità, foise piantato dal si avvicinano a quelle cose che si chia-
filosofo qiial sacerdote dell'etneo santua- mano ottime. Perciò non è da meravi-
rio, e dove in certi tempi e per alcune ore gliarsi se quest'isola dagli antichi scritto-
vi spiava i misteri della natura. Vi èchi o rifu tanto meritevolmente commendata,
pina essere una semplice vedetta fatta dai massime da Strabone. Non è da mera-
normanni, per esplorare gli andamenti del vigliarsi se per i molteplici suoi prodot-
nemico. Congetturano alcuni che (piesta ti, esoprattutto per le fertilissime suegle-
fabbrica tosse slata notturno ricovero del- be, fu già il granaio della repubblica ro-
l'impera toro A driano,avido di contemplar mana. La neve non cade che sulle alle
ii8 SIC SIC
ruoutague, e nelle [jarli basiecresce il ba- lagne, sono ptoprietà esclusiva della co-
nano, la canna di ziiccaro e l'aloè ; non iona,e trarre se ne potrebbe maggior pro-
sipuògoJeie [n'u bel cielo puro di quello fìtto. La Sicilia si può dire doviziosa an-
di Sicilia. Il paese vi è delizioso e quan- che in vi han-
produzioni minerali, poiché
to inai ridente; da per lutto, ne' punti no miniere piombo,
d'oro, d'argento, di
.''
piltojeschi di vista, amcuiiasi l'armonia, di ferro, di rame; allume, zolfo di qua- i

lo splendore, la grazia delle tinte dolce- lità e in abbondanza, petrolio, salnitro;

lueule fuse dalla naluia. Se non die a delle miniere di sale furono scoperte pres-
tali vantaggi alquanto si oppongono l'in- so Custro Giovanni nel centro dell'Isola.
salubrità dell' utia in alcuni distretti, i Presso Messina è un'importante cava di
terremoti, l'eruzioni dell'Etna, ed i fu- carbon fossile; ed in molti siti non man-
nesti efletti del scirocco, vento d'ostro che cano acque minerali, e bagni salubri ter-
soffia in luglio e agosto. 1 doni della na- mali e zolforosi, 11 marmo eie pietre da
tura doviziosamente sono a larga mano fabbrica sono molto abbondanti. Piinven-
jjrofusi nel veramente felice suolo della gonsi dell'agate, del diaspro, porfido ros-
Sicilia, isola a Cere» e consagrata dagli an- so e macchiato di bianco odi verde; sme-
tichi, come dea deil'agricollura, poiché I-aldi, alabastro, e altri bellissimi marmi
vulcanico e calcare è stalo mai sempre fa- d'ogni macchia. L'ambra gialla, di spe-
moso per la sua gran feracità, e per deno- cie piìi diafana di quella del Baltico, tro-
tare non solo la fertilità sovrabbondan- vasi comune in vicinanza all'Etna, parti-

te, ma altresì l'eccelsa pienjgaliva dia- colarmente alla foce del Giarrelta. Inol-

ver dettato le leggi agraiie, di cui pnr si tre la Sicilia è molto memorabile pel com-
fa autrice quella favolosa deità, dando plesso singolare de'suoi fenomeni, poiché
ili. "esempio di civil vivere a'popoli con- oltre quello dell'Etna che tra le nevi get-
finanti. Il difetto dipioggieal principio ta fuoco, per durare i ghiacci anche nel-
dell'estate viene riparato da abbondanti l'estate, e secondo alcuni sono in lotta i

lugiade fecondatiici, e lo squagliamento dueelementi, non potendo la neve smor-


delle nevi nelle montagne dà origine a nu- zare il fuoco, e questo non distruggere del
merosi ruscelli che facili ofirono i mezzi lutto la neve; alle falde del monte é un
dell'irrigazione. Quindi non solo copiosa fonte d'acqua fredda che bolle, che tin-
vi biondeggia la n)esse, e vi si raccolgo- ge di nero i panni; nelle vicinanze d'A-
no vini squisiti, ma vegetano ancora tut- grigentooGirgenti si vede un terreno, già
te le altre cose, che fanno per l'uso uma- ricordato, dalle sorgenti d'acqua gettar
no; e ricchi di frutti verdeggiano gli uli- fuori continuamente fango color di cene-
vi, gli altri prodotti principalmente con- re ed anche in massi d'incredibile gran-
sistendo in maiz e altri cereali, lino, ca- dezza; nel celebre lago di Palici ila Pli-

nepa, zalferano, cotone eccellente, zucca- nio detto Efinlia e poi Nefta, il quale da
io eguale a quello delle Anlille, melaran- tre bocche manda fuori continuamente
eie e gran quantità, così cedra-
limoni in un'acqua caldissima di cattivo odore, e
ti, bergamotte, fichi, melagrauate, pistac- che fa gran romore per bollire, piti vol-
chi, mandoi le, datteri, e persino il papi- te essendo uscite dal lago palle di fuoco;
ro; i pomi di terra vi furono introdotti nel il sale di Girgentiche si distrugge nel fuo-
secoiopassato. Visi trovano eccellenti pa- co, e nell'acqua scoppia e salta; per non
scoli, e quindi si fa molto burro e formag- dired'unaserie infinita di altri imponen-
gio di squisito sapore. Le piantagioni dei ti naturali fenomeni, e di fontane nocive
boschi non sono tutte in istato florido; le e velenose. Pel lavoro delle terre general-
piccole selve diquercie, frassini, olmi e pi- mente si adoperano bovi, come pe tra-
i

ni, che coprono alcune parti delle mou- sporti a mezzo di carri; per viaggiare si
SIC SIC 119
usano muli, latito riiiiaicabili per la de- nea diretta di piroscafi dai porli austria-
strezza di superare le slradescoscese,e per ci sino al porto franco di Messina, ove si

la pazienza a sopportare le più aspre fa- cungiimgerà co'vapori che partono


esteri

tiche. La selvaggina è cumuuissima; la pei porti dell'occidente. da lungo tem- E


Diaggior parte degli animali selvatici del po che si riconobbe l'utilità d'una diret-
continente europeo si trovano in Sicilia, ta e regolare navigazione a vapore fra i
ed il miele è sempre rinomato. La pesca porti di Palermo e Messina, non che quel-
più importante che si fasulla costa è quel- li della grande confederazione America-

la del luuuo perfettamente vi riescono


: na, per parte dell'Austria. I telegrafi e-
i bachi da seta. Importanti manifatture lettrici vanno prolung.indosi; incomincia-
tono in Palermo^ IMessina, Catania e altri ti quelli da Napoli aTerracina per comu-

luoghi, ove si fabbricano principalmente nicare con Roma, vanno quanto prima a
seterie, colouerie, tele ed oggetti di lana. compiersi. Di recente si sono posti in a-
Gran numero di articoli de'quali abbiso- zione da Napoli a Salerno e da iVapoli ad
gnano gli abitanti della campagna, si fau- Avellino. In breve percorreranno tutto
no da loro medesimi. La varietà delle pro- il regno, divenendo sottomarini da Reg-
duzioni della Sicilia, la bontà de'suoi por- gio a Messina. Il nuovo molo di Catania,
ti, la sicurezza della navigazione intorno opera gigante, sta per terminarsi, con im-
alle sue coste, sono altre prerogative del- mensi felici risultati. La natura che sor-
l'isola. Le principali esportazioni consisto- ride alla contrada, la estesa produzione
no in seta, grane, sale, olio d'oliva, vino, de'suoi campi, richiedevano uno sbocco
frutti, pelli di capra ed altro. 11 commer- al commercio coll'estero dalla parte del
cio dellaSicilia colmezzodì d'Europa e coi mar Ionio, e l'opera magnifica vi ha prov-
paesi transatlantici ebbe ad aumenta re da veduto. Al principio di questo secolo, la
qualche tempo; non pervenne però anco- presenza della corte reale in Sicilia, non
ra a quel grado di sviluppo n cui potreb- che quella degl'inglesi, arricchirono mol-
be arrivare qualora commercianti ed i 1 to l'isola; grande slancio presero allora il

ponessero mente ad a-
capitalisti siciliani commercio e l'agricol tura,ed il valore del-
prirsi nuove vie. Non si può frattanto du- le terre fu quasi raddoppiato. Dipoi la Si-
bitare del movimento progressivo ne'rap- cilia fusvincolata dal feudale reggimea-
porti fra le piazze dell' isola e l'America, to,ed acquistò più attività uell'ammini-
essendoché i porti di Palermo e di Mes- slrazione, ed unità nelle leggi. Tuttavia
sina sono zeppi dì navigli che caricano la uazionesi compone per un 3." di signo-

per quella lontana regione i frutti del sud ri ricchissimi, ed il resto della popolazio-
e le produzioni dell'industria siciliana. La ne nella maggior parte è proletaria, ed
esportazione de'prodotti della Sicilia per alquanto superstiziosa
, sebbene sempre
le Americheautnenta considerevolmente fiori nella religiosa Sicilia tutta la puri-

(l'anno in anno. Grandi e in aumento so- tà de'dommi cattolici, e la divozione pel


no [)ure le comunicazioni Ira porli del- i divino culto e per quello de'santi.Di bel-
la Sicilia e le piazze marittime dell'Au- la statura sono in generale i siciliani, di
stiia sull'Adriatico. I porti di Trapani e bruna carnagione, ed costumi loro rie- i

di Agosta pei sali, e quelli di Messina, Ca- scono chiaramente pronunziati. Si fanno
tania e Palermo per svariate produzioni i siciliani rimarcare per il loro fervido a-
fanno un commercio alquanto esleso col- raor patrio, e si tacciano da alcuni come
l'Austria, e da Catania si edetluano mol- indisciplinati, diffidenti e vendicativi;
ed
te spedizioni per Trieste. Il commercio del insieme lodano per acuto e destro inge-
si

ferro fu ed è sempre importante nella Si- gno, e per animo grande e valoroso, che
cilia. Pare che audrà ad ultivarti una li< figurarono nel primo rango delle più col-
I 20 SIC SIC
te nazioni dell'aiitichilà. Dotali ili buon maggio di stima a quell'isola, alla quale
senso, ossia di logica naturale, sono vaglii in origine siamo debitori di aver diroz-
nel dire, faceti, sentenziosi ed arguti. Mo- zata, abbellita e accresciuta quella lingua
strano ospitalità come i napoletani, han- che da molti secoli non ardiva sviluppar-
lìo spirito, buon gusto, finezza, ma una si. Dante disse che il buon volgare fu u-
sorte d'alterigia selvatica che li rende dito la i
.''
volta in Sicilia , e fondato da
maggiormente coraggiosi e capaci di e- tutti gli eccellenti italiani convenulinel-
roiclie azioni, d'alte scoperte e di nobili la corte di Federico. Ivi si mondò d'ogni
scritti: l'amore (Iella musica è ne' sicilia- brutliira plebea. Ivi si chiamò dal suo ni-
ni così vivo come nella penisola italiana. do col nome di Aulico e di Siciliano. E
Si encomia il bello delle vaghe sicilia- Dante da quel suo libro del volgare elo-
ne, che traggono origine da'sicu li, e dopo quio grida ai posteri ancora e dice Che :

3oo anni (orme greche die tutto-


dalle tal nome ebbe, e che i posteri noi potran-
ra nobilmente conservano. Scrivono gli no mutare. Il dialetto di questi isolani è
anticbi, che queste donne furono brave e ancora pieno di quell'antica proprietà e
valorose al pari degli uomini, il che si di- dolce espressione, che lo fece sembrare sì
rebbe pur ora perle molte prove che dan- bello ai padri della nostra lingua. A voi,
no di coraggio. Narrano anzi che man- onore e lume d'Italia, raccomando questi
cando in un combattimento ai soldati le uìiei rozzi scritti, onde vogliate penetrare
funi degli archi, si tagliassero per amor l'intendimento del mio dire, per far giu-
di patria i capelli, e li annodassero a far- stamente rinascere a tempo opportuno il

ne le corde. Col (jual fatto si volle forse desiderio di ammirare le bellezze dell' i-

alludere alle lunghe e belle treccie, che sola siciliana. Ma inutili sarebbero dal
pure oggidì scendono loro dal capo, e non canto mio maggiori encomi, dove la fa-

hanno bisogno d'ornarsi la fronte con fìn- vola, i poeti e le storie commendano sì

te arricciature. Di tutti gl'italiani, sici- i altamente le bellezze di questo luogo, e


liani forse sono quelliche piii impaziente- memorano il bello delle impareggiabili
mente hanno sopportata la dominazione antichità di Girgenti, Siracusa, Catania
slraniera. Per cui mentre la storia celebra e Selinunte". Il P».odotà osserva, che tre
la classica terra di Sicilia come già culla idiomi erano comuni e usitati nel regno
della civiltà, del sapere, come della giu- di Sicilia nel secolo XII, il latino, il gre-
risprudenza, della hlosofìa, dell'eloquen- co letterale e volgare, e l'arabo. Se è ve-
za:eperlunga stagione potè dirsi prima- ro chcFederico 11 fece pubblicare in lin-
rio seggio delle scienze e delle belle arti, gua greca le sue leggi nella Sicilia, alllne
fu di quelle ancora, anzi una delle prime d'agevolare ai suoi sudditi il loro adem-
nazioni che nel tempo che altre erano pimento, come congettura il p. Montfau-
governate con assoluto dispotismo, tene- con, convien dire essere stato frequente
va il potere monarchico de'normanni fre- l'uso della medesima tra que'popoli, an-
nato da un parlamento o assemblea legis- che nel principio del secolo XIII, e che il
lativa e da solide e sicure guarentigie
,
,
detto idioma ma^sfior fortuna abbia avu-
poiché lasicula terra fu mai sempre foco- lo nella Sicilia, che nella Calabria e nei
lare di libertà. Scrive il cav.Bordiga, nel- Cruzi, dove poco dopo l'età de'normanni
la Lettera a Giordani, che la i
.^ fonte del- restò nel volgo quasi universalmente se-
la gentilezza de' costumi e della civiltà i- polto ed estinto.Le piùbelle pennede'dot-
taliaua venne da Sicilia, donde scaturi- tiscrittori,ed i più belli ingegni d'ogni na-
rono i piìi eleganti scrittori della nostra zione celebrarono i siciliani, che anco in
dolce favella. » A mio giudizio questa so- mezzo a'ienebrosi secoli co'potenti slanci
la ragione basterebbe onde tributare o- del genio ravvivarono la celeste favilla del
SIC SIC I2t
sapere sull'Italia, ne diradarono la cali- ne.Più d'ogni altro sapeva il Petrarca,
gine, e innalzarono alla melodia del rit- dopoessercdimoralo per tanti anni inPio-
mo il volgare idioma. Il Muratori nella venza, quantipoeli e in che tempo aves-

Dissert.Z 1 .': Dell' origine della lingua ila- se prodotto quella provincia. Tuttavia e-
liana, osserva che fra gl'italiani i primi a gli non iscrive, che siciliani avessero ap- i

valersi delia nostra lingua in far versi fu- presa da'provenzali l'arte di far versi vol-

loilo i siciliani, il felice esempio de'qiiali gari, ma piuttosto da'greci e latini, aven-
commosse gli altri poeti d'ilalia, e mas- do egli letto che anco il loro volgo si di-
simamente i toscani, ad imitarli. Inoltre lettò di comporre de'rilmi. Essendo adun-
il Muratori rilevò nel lib. i, cap. 3: Della que preceduti i siciliani ai toscani, per at-
perfetta poesia italiana, che attesta Pe- testato del Petrarca, ne viene perconse-
trarca aver i siciliani in siffatto studio pre- guenza,che da essi prima del 2000 i nel-
ceduto agli altri italiani, con lasciar an- lo stesso tempo che(la'provenzali,era col-
che in dubbio, se essi dai provenziili, o i tivata in Sicilia la poesia italiana, esi ve-
provenzali da loro imparassero l'usodel- rifica,che l'arte de'ritmi^^«c2iS'/c»/c).y '20/1
la nostra lingua volgare. Di piìi Murato- vndlisante saecnlis (almenodue) era tor-
ri, nella Disperi, ^o." : Dell'olitine della nata a nascere. Né a torto, soggi unge Pe-
poesia italiana e delle rime, tornò a di- trarca, avere i siciliani appresa tal sorta
chiarare. Che i siciliani fossero! prinìi a di poesia da'greci e latini, avendo veduto
comporre versi in lingua italiana, già fu che anch'essi aveano composto de'ritmi
stabilito dalla maggior pnrtedegli erudi- colla consonanza delle voci poi appellale
ti, ed i sonetti piìi antichi della nostra lin- rime. Che presso gli stessi poeti di Sicilia
gua, che si sono conservali, vengono at- fossero in uso le suddette rime, si racco-
tribuiti a'poetì di Sicilia. Neabbiamo una glieda quanto scrisse Rocco Pirro nella
idonea testimonianza nel Trionfo d' Amo- Cronologia de' re di Sicilia. Mancò di vi-
Te cap. 4j dovePetrarca additando pi-e- i ta nel I I o [ il celebre Ruggero I conte di
cedenti poeti italiani, parla ancora de'si- Sicilia e Calabria, e nel suo epilalfio po-
ciliani : Che far già i primi, e quivi eran stogli in Miletosi leggeva: Linquenster-
da sezzo. Onde poi i siciliani imparasse- renas, niigravit diixadamoenas — Ro'
ro la foima de' versi e poemi volgari, e gerius sedes, nam coeli detinel aedes. Si-
l'uso delle rime, ripete JMuratori, ciòser- mile è r iscrizione flitta a Rinaldo C(>nle

VI di disputa fra gli eruditi italiani. IlCre- morto 26, presso il medesimo Pir-
nel I I

scimbeni, che ci die la Storia della volgar ro ne' vescovi di Catania; così nel i 170
poesia italiana, nel 1. 1, cap. 2 del Com- furono scolpiti nell'arca di re Gugliel-
mento, determinò come cosa evidentissi- mo I ( n)orto nel 1166). Gli altri versi
ma, che siciliani aveano preso dai pro-
i procedono colio stesso ritmo di quelli ri-
venzali tutta l'economia del poetare ita- prodotti da Muratori. Somigliante an-
liano. Ciò ripugna a IMuralori, e con Pe- cora è l'iscrizione posta al sepolcro della
trarca combatte la credenza, che vana- regina Margherita nel i 1 83. Non ebbero
mente si spacciano i provenzali per padri dunque bisogno i poeti siciliani volgari di
e maestri dell'italica poesia, affermando andare a scuola dai provenzali, per im-
che più di noi certamente ne dovette sa- parar l'arte di far versi rimali. Inoltre
pere l'antico e dottoPe tra rea. LaondeCre- aggiunge Muratori, che non solamentei
scimbeni non oppone cosa che
a tale testo somministrarono a'siciliani
greci e latini
vaglia. Se non restano poesie composte dai esempi della poesia volgare colle rime,
gli

siciliani prima del 200, le vicendedel leu)- 1 ma ancliealtri popoli, e specialmente gli
po e delle guerre, che di tante altre me- arabi o vogliam direi .Vrzr^cc«/(/^.), po-
morie ci hanno privali, ne l'uronola cagio- terono essere loro maestri in quest' arte.
ìli SIC SIC
Dappoicliè osserva lo stessoMuralori, che do le muse siciliane di già fiorivano, ma
per più di due secoli fu la Sicilia oppres- dichiara che dessa ha superalo la sua pri -

ka (ma molto assai di più) dal giogo dei ma sorella e le ha strappato la corona. Fur
saraceni arabi, e sjiaoiente nelioGotol. nondimeno opina, che i poeti siciliani so-
la ad Messina dai uormauiii, qua-
essi fu i no mollo amati in Italia, e vi sì apprez-

li tanto operarono, che finalmente tutta za più il loro dialetto, che il melodioso e
Ja Sicilia nel 1091 venne in loro potere. bello diVenezia, locchènon pare perqifau-
Oracertoè, che anco gli arabi antica men- to è amia cognizione. Bensì siciliani qua- i

te si dilettarono di versi ritmici, termina- si per natura sono oratori e lauto veloci

li a guisa de'nostri colla consonanza del- nel dire, che Apuleio nel lib. 2 li chiama
le voci :hannude'componinienli antichis- trilingui j e Silio nel lib. 1 4 disse che i si-

simi nella luio lingua testimoni di questa cilianifuronosempre pronti dilingua, vi-
\erilà, anzi sino ne'tempi di Maometto, vaci per indole, e alti a comprendere eaJ
cioè nel secolo VII, eia a quei popoli fa- afferrare un vero, anche appena accenna-
miliare una lai poesia. Dopo gli arabi il to. Abbiamo ó\ Dei ^ono: Dizionario si-

regno di Sicilia essendo caduto nella do- ciliano, italiano e /a/mo, Falermoi 75 1.
iiiinazione de'normanni, dal settentrione Dell'ab. Michele Pasqualino: Dizionario
\enuti nella Gailia, e quando pur non si siciliano, etimologico, italiano e latino.
volesse che i siciliani avessero appresa da- La Sicilia non solo fu florid;», grande e
gli arabi l'arte del verso volgare, potero- possente, ma ancora fu ricca di cultori del-
no almeno impararla dai normanni, per- le lettere, delle scienze e delle belle arti,
chè pressoi popoli seltentiionalidi gran anche prima che soiges>ero in Atene il
lunga più aulico è l'uso de' versi colle ri- Peripato e la Stoa, e prima che le opere
me, che presso provenzali e italianijou-
i di Zeusi, di Apelle e di Folignoto aves-
de conclude Muratori: ecco quanti pote- sero formato l'ammirazione dell'univer-
rono essere maestri de'siciliani pel poetar so. La storia ci narra albergar in Sicilia

volgare, prima che provenzali comin- i un popolo sovrano per da tan-


estetica, e

ciassero ad accreditarsi co'loro versi, e che to da largir la vita a quel prigioniere a-


quantoalla forma de'versiilaliani,neppur leniese, che seppe recitar un verso del tra-
questa ebbero bisogno i siciliani e allri poe- gico Euripide. Nel tempo in cui il genio
ti d'Italia d'imparai la da poeti della Pro- greco, quasi arrivato al suo apice, veniva
venza. Famose sono le canzonelle sicilia- degradando,e perdendosi in leziosi discor-
ne, che hanno un carattere particolare di si e in rettoriche frasi, la musa di Ome-
fcenlimento, profondo talvolta e d'una te- ro e di Pindaro non altrove rifulse che
nera melanconia. Si può vedere il f^iag- ne'versi inarrivabili del siracusano Teo-
g/odi Mùnler: Alcune notizie sulla poe- crito. Dalla Sicilia partì la coltura per la
sia siciliana, coWìì note del cav. Feranni, Magna Grecia, e non poche invenzioni,
ragionando pure del dialetto siciliano o ed uscirono uno stuolo innumerabile d'il*

favella volgare siciliana. Fero nota Miin- lustri nelle armi, nelle scienze^ nelle ar-
ter, che nella [)iosa siciliana si hanno u- ti, nella santità della vita,nelledignitàec-
iiicamente libri di divozione, e scritti di clesiasliche,ne'fasli della letteraria repub-
divertimento per la plebe; che i dotti sici- blica sempre mantennero un posto subli-
liani nelle loro opere si sono sem-
serviti me i siciliani. Troppo lungo sarebbe il
pre della lingua italiana, e per quanto ze- liportaie i nomi de' principali guerrieri,
lali li d'amor patrio,hau 110 credulo impos- che peraltro andrò ricordando in questo
sibile di trasportare il loro dialetto al di e nelseguenlearlicolo, tanto più che i si-

là dello stretto di Messina. Con vieue che ciliani furono in ogni e[)oca stimati valo-
la lingua loscana uoucra formala quuu- rosi in guerra, ed un popolo di eroi. Tra
SIC S 1 C \ l'i

i poetisi hanno aclisliugueie, oltre Teo- fi parlai alle loro biografie, come feci dei
Mosco, E^jì-
trito, Stesicoro, Arislosscne, cardinali siciliani, che sono i seguenti, e
cariDe,Empedocle, e fWi motleriii Gio- i tali fmono eziandio i nominati Pontefici.
vanni Meli che iìnii^lloV Amici eoute del- Lodovico Bonito , Nicolò Cliiaranionlc,
la Sicilia, ed al quale l'aleriuo sua pa- Jìnrico, Nicolò Tedeschi , Pietro Isual-
tria nel luglioiB53 rese singolari onori, /c'jjGio. Andrea /l/e/c(n/o, Luigi Gugliel-
con farlo di>otterrare e cingere di coro- mo Moucada, Giovanni Primis, Scipio-
na d'alloro il capo del suo cadavere, al ne Rehiba, Pietro Tagliavia, S'wwoue. Ta-
modo detto a Sepoltura. La storia e la gliarina, h. Giuseppe Maria Tornasi, G\o'
scienza citano con orgoglioFjlistOjTimeo, Mìinù deGregorio, XiìlomoColoiinaDraa-
Dicoarco, Diodoro, il sommo Archime- ciforte, Emmanuele de Gregorio, Toax-
de, Scilla pur conosciuto pittore, Scinà e ìwasiì Arezzo, Gaetano Maria Trigona e
Scrofiiui. La pittura fu illustrala da uo- Parisi. E vivente il cardinal f^rancesco
mini di eccelso merito, come da Demofl- di Paola Villadicaui arcivescovo di 3Ies-
lo, da Antonello da Messina che celebrai Sina ( F.).
anchea Pittura, da Alfonso Fesanco, dai Sono in questo classico paese ruine di
3 Pioderigo, Antonio Ricci, Barbalunga tutti i tempi, di quasi tutti gli stili, e so-
e Suppa. Altri principali celebri e illustri no tesori di archeologia : i troiani, i greci,

siciliani, an^^lie moderni, sono Caronda, i cartaginesi, i romani, i goti, i siraceni,


Androne, Eurico, Aristippo, Branca de i normanni, gli svevi,gli angioini, gli ara-
Branca, Bernardo Golnaco, Gio. Battista gonesi vi lasciarono traccie e monumenti
de Crossis, Nicolò Tedeschi, Nicolò Tez- delle loro dominazioni. Le rovine di A-
zano, Mario Catelli, Giuseppe Celestre, grigenlo, di Selinunte, di Taormina e di
Vito Amico Ignazio Paterno Castello
, Siracusa sono le più importanti : quelle
principe di Biscari, Salvatore Ventimi- de' luoghi ove fu o vi è il seggio episco-
Giovanni Rizzari, Giuseppe Sciacca,
glia, pale non manco di ricordarle. Si ponno
Vito Coco, Giuseppe Gioeni, Giuseppe consultare: Panriazi, Antichità siciliane
Recupero, Domenico Tempio, Vincenzo spiegate, Napoli lySi con molte incisio-
Bellini. Io non pretendo qui far l'elenco ni inrame. Gabriele Lancillotto Castelli
degl'illustri e celebri siciliani^di cui trat- Siciliae et ohjacentiuni insularwn vete-
tanole storie che poi ricorderò, alti in)eu- rani in<ìcripiionuni nova collectio prole-
ti occorrerebbe un grosso volume, e mol- go ni e nis et noli s illnstrata,\^<!i\\o\n\\ i
784.
tissimi vado celebrandoli nelle biografie, Le ed illnstra-
antichità di Sicilia esposte
nella descrizione dellecittà 8Ìciliane,e ne- te dal duca Serradifalco, Palermo 884. 1

gli articoli che vi ponno avere relazione, 11 Muratori nella Dissert.i'] .': Dcllazec-
come in quelli de' vescovati e degli ordini ca, e del diritto e privilegio di battere mo-
regolari, i vescovi e religiosi. Secondo No- neta, tratta delle monete de' principi di
vaes, Sandini e altri storici, siciliani furo- Benevento e Salerno, de'principi di Na-
no Papi
i s. Agatone palermitano, s. Leo- poli, de'principi ere di Sicilia e di Napo-
ne II siculo, e Stefano III detto IP^sx- li normanni; come de'principi svevi Eu-
lacusano, il quale ultimo altri lo dicono rico VI e Federico II imperatori, Corra-
del regno di Napoli ossia dell'Abruzzo: s. do IV re de'romani, e Manfredi, tutti re
Sergio /si vuole di Siria, ma unto in Pa- di Sicilia; de'coiiti di Provenza e redi Pu-
lermo,ed educato in Roma. Di inolliPa- glia, di Napoli e di Sicilia angioini; de'ie
pi attribuiti al regno di Napoli vi è qua- di Napoli e di Sicilia aragonesi, e persi-
blione che siano siciliani : ne feci il nove- no di Carlo Vili re di Francia e di Na-
io all' ai ticolo Patria, e per quelli della |)oli; e tutlecol nome d\Sìciliae Rex, ben-
Magna Grecia all'articolo Grecia; di lul- ché noi fossero, comcchè occupata da al-
,24 SIC SIC
tri, talvolta coll'epìgrafe : Sìcìlìae dira più prospera condizione. L'educazione e
£y7/rfij. Si può vedere TarticololMoNETAjO- ilpubblico insegnamento pure ha rice-
veriportaidiverseopere che trattano del- vuto non pocoe lodevole incremento, nel-
le monete di Sicilia e di Napoli, ed a De- le università, ne'collegi e nelle scuole, le
jvARi e Ducato [larlai di altre. Muratori quali in uno a' seminari non manco ri-

nella Disseti. iS." : Delle varie sorte dei cordare a'rispeltivi articoli. Nonsolocon-
denari, discor.re di quelli chiamati S:cì' tribuiscealla pubblica educazione e islru-
liatio Scilinti o Schifati, manale ?:pec\;\\- zione il numeroso clero secolare, ma e-
niente in corso nella Puglia e Calabria; ziandio ilnon meno copioso numero di
che Federico li fece batteie in Sicilia gli religiosi e di religiose, essendovene degli
Jugustalij nel qual paese e nel regno di uni e degli altri nell' isola di (juasi tutti

IVapoli \\\ molto in uso, sebbene moneta gli ordini e congregazioni regolari. Una
già derivata da Augusto; de'ZJ/.s'a'js/j/J/fZ- statistica fece ascendere ai5,ooo i preti,
rahotini, iVelachini (de'quali riparlai in i frati, i monaci, ed a r 2,000 le religiose,

altri articoli, come nel voi. LV, p. 166 e esistenti nell'isola. Fra le utili istituzioni

167), Ta reni , anche da' ve saraceni, e che dirette a migliorare la condizione sociale
sifibbricavano nel reame di Napoli e Si- delle classi laboriose, quella de'monti a-
cilia. Francesco Perez Bayeio nella egre- grariofruraentari di prestito viene a buon
eia opera : Siciliae i'eteres inscriplioncs, diritto considerata come fra le più fecon-

narlò pure di sue monete. èìaSicilia W dedi utili risultaraenti.il numerode'mon-


nuinisinalicaoma LaSicilia clescrittacou ti agrari in Sicilia ammonta a 92, de'qua-
medaglie, h'wneiGgjydi Filippo Parula, li 40 nella provincia di iMessina , aS in
pubblicata da Sigeberto Avercampio, ed quella di Catania, i 3 nell'altra di Noto,
alla (|uale kce ")
.^ggiiuìlc di medaglie \\ nella provincia di Girgenti, 6 in quella
cilalo Gabriele Lancillotto Castelli prin* di Caltanisetta, uno Palermo
in quella di

cipe ili Torremuzza. Molto lodata è l'o- cioè in IMonteaiaggiore distretto di Ter-
pera: Siciliae popnlorum^ et urhiiun re- mini: la provincia diTrapani non ha mon •

gitili quoque, et tyrannoruui vetere.s ntim' ti frumentari.Laquanlità complessiva del


vii saraeenorum epocam antecedente s frumento che si dà ogni anno in prestito
Panortni 1781. Essa è piena di erudizio- da questi 92 monti agrari, secondo la re-
ne e cou)|)leta, per le medaglie rinvenu- centissima statistica, è di salme 17,002,
ledopo Ptiruta ealtri numismatici, aven- che rappresentano la somnìa di ducali
do l'autore eliminato con critica giudi- 106,9 [.4: d loro redditoèdisalme2, 028,
ziosa tutte quelle monete già slate erro- valutale a ducati 1 3,335. La Sicilia altre

neaniente attribuite ai popoli di Sicilia, volte divisa in 3 parti, il Val Demone al


al contrario restituì alle proprie città nord-est, Val di Mazzara all'ovest, ed
il

quelle che opoc^o si conoscevano, oche ad il Val di Noto al sud-est, dal 8 5 in poi i i

altre erano stale accordate. Nel 1849 '" viene parlila nelle 7 memorale provincie,
Roma si pubblicò con cnolle tavole di F. cioè : Palermo, Messina, Catania, Gir-
Parula: La Sicilia descritta con meda- genti,Noto, Trapani, e. Caltanisetta, che
glie, con aggiunte di Lionardo Agostini, tutte prendono il nome dalla città capo-
La pubblica amministrazionein tutti ra- i luogo, lequali essendo sedi vescovili o ar-
mi per la benefica energia del provvido cive.scovili, ognuna ha il suo articolo: Pa-
regnanle Ferdinando II è in istalo fiori- lermo è capitale dell'isola. Queste 7
la

doe progressivo, indicibili sono miglio- i provincie contengono 24distretti, 53 cir- 1

ramenti dalla sua sollecitudine operati. condari,359comuni,secondor/^/'/i^'Wc-


Gli ospedali e altri stabilimenti pubblici co reale del regno delle due Sicilie per
di beneficenza, egualmente si trovano in Vani\o\'Ò\v. Prima tali provincie ciascu-
S IC SIC 125
na si cliiamnva Valle Minore, e quella di zia pure millina di s. Lucia di Melazzo,
Noto si (leiioininava SiracusH. In tale al- di cui parlai nel voi. XX, p. 84- Degli i-

manacco a (letta epoca la popolazione talo-greci esistenti in Sicilia trattai nel voi.
del regno collettiva aveva un totale di XXXII, p.i 49 eseg., negli articoli ivi ci-
8,134,8^5^,0100: dominii di qua del Faro tati, ed a Protopapa, dignità greca ch'eb-
regno di Napoli 6, 77,598; dominii di i bero diverse chiese di Sicilia. Altre noti-
là del Faro o regno di Sicilia 1,957, '287. zie si trovano in Pietro Pompilio llodo-
La direzione centrale di statistica istituita tà Dell' origine, prograso e sialo pre-
:

dall'odierno moiiaica ne'suoi leali domi- sente del rito greco in Italia, Roma 1
7 58;
nii di Sicilia nel 1 832, pubblicò ne'primi come degli albanesi siciliani costanti nel
giorni dell 85 1 un quadro di tutti cir- i ritenere il rito greco in diverse (lioce>i,
condari di con precisione ed esat-
Sicilia cioè in quelle principalmente di Girgen-
tezza. Da esso scorgesi che al ."gennaio i ti, Messina, Monreale, Palermo, Siracu-
i85o esistevano in Sicilia irocirconda- sa; quindi de'monasteri basiliani greci di
ri, cioè 39 di i." classe, 64 di 2.% 67 di Sicilia, ove si ricoverarono nel secolo V IL
3.', con una popolazione di 2,046,981, Furono già sedi vescovili di Sicilia le qui
ragguagliata ali. "gennaio i845: di piti appresso notate, delle quali ancora com-
fu osservato, die circondari che alla Io-
i pilai articoli. Lilibea, Termini, Triocala,
io (.'istituzione in Sicilia nel 1819 furono Leonlini Torre Camanna, Taormina,
,

1 5o, in 3o anni eravi stato un aumento Tosa o /4 lesa. Traina. Antica-


Ti ndari,
di 20 circondari. Da tutfociò facile è il mente non solo l'isola di Malia (/ .) e
calcolare quanto ulteriormente oggi tro- sue appartenenze spettava alla Sicilia, ma
vasi accresciuta la popolazione in Sicilia, la sede vescovile era sullraganea prima
emaggiormentene'dotninii diquadalFa- di Sii'acusa, poi di Palermo. Delle sedi ve-
ro nelle sue proporzioni, e pel floridissi- scovili di Sicilia ne feci parola anche ad

mo stato in cui trovasi tutto quanto il re- Italia, ovesonovi notizieriguardanti !'i'

gno. Palermo capitale della Sicilia conta sola, nobile parte di essa, comechè poi-ta

più di 80,000 abitanti


I : nel 1837 P^'
'^'*' nel mare Mediterraneo, tra l'Ilalia e l'A-
ribile cholera che grandemente decimò i frica, dalla partedi mezzogiorno e di po-
siciliani, il solo Palermo pianse 24,014 nente, esolodivisa dal nostro classico s-.io-

vittime, ed un significante numero illu- lo da un biaccio di mare assai stretto e


stri. Gliarcivescovati attuali di Sicilia so- ondoso. Sulla noraina de'vescovati, oltre
no i seguenti. Pnlenno, Messina, Mon- quanto dirò in questo e nel seguente ar-
reale, Siracusa, i quali tutti hanno arti- ticolo, si può vedereil riportato a Napo-
coli in questa mia opera, ed eziandio i se- II. La storia de'vescovi siciliani la scrisse
guenti vescovati ( oltre i quali vi è Aci- Mugnoz,ed inoltre abbiamo del p. ab. Roc-
Reale, uno degl'istiluiti da Gregorio XVI co Pirro: Siciliae sacra e notilias, eccle-
nel 1
844, quando già da 3 anni era stam- siaruni Metropolitanaruw. ne Episcopa-
pata la lettera A, per cui non potei farlo tniim ,nec non Sicularuni ahhaliariim, et
e perciò non nominerò): Cefalu, Palli, prioratnum, Lugduni Catavoium. Vi è
Catania, Nicosia, Callagirone, Caltani- pure l'edizione: Siciliae sacrae, emenda-
Noto, Piazza, Girgenti, Trapani,
scita, ta etconlinualionc ancia Antonini Moti-
Mazzara,Lipari;\iìoiì(ìeì'\so\acompven' gitore, Panormi lySS. Comunemente si

de 4 illustri e antiche sedi arcivescovili, crede che la Sicilia , oltre Napoli e altri
ei 3 vescovili. Inoltre vi è la celebre pre- luoghi, debba al principe degli apostoli s.

latina nuliius diocresis dell' /érchiinan- Pietro, la salutifera Incedei vangelo, e che
drila (f-^.J di Messina, della quale ripar- vi fu di persona quando si recò a Paler-
lai a Messina e altrove; non che l'abba- mo, fjtio tempore Roma in J/rica tra/e-
1 26 SIC SIC
cit, dice INrotafrasle: Panonno enìni soh'e- Prima nsisai di questa avventuro??! ppncn
rf'coiisiiei'ìssejfjni C<7r(hagifiei>ì,nf(jiiead furono dalla Grecia spedite alla Sicilia
alin.i Jfricae oras transmìltertnt, come molte colonie, onde si videro stabilire in
ìiarra Polibio e osserva Fazello. Quindi s. breve tempo nobilissime città di soli gre-
Pietro la fece propagare e dilfondere per ci composte, di che con vasta erudizione
l'isolada suoi discepoli che costitm vesco* scrisse IMarsnhamo, Chronic. Canon. ,\[
vi,s.Marziano vescovo di Siracusa, S.Pan- quale altresì dimostra essere stalo altri-
Orazio vescovodi Taormina, s. Berillo ve- biiito il nome di Magna Grecia dai me-
scovo di Catania, S.Filippo vescovo siculo desiroigreci,non menoalla Calabria e al-
o Agyrense, da'quali tutti riconoscono i le provincie napoletane, che all'ampia i-

principii e l'introduzione della religione sola della Sicilia: argomento che illustrò
Le chiese che coni-
cristiana tra'siciliani. Uberto Gollzio col celebre Whi'o: Sici li ae
pongono le provincie delledueSicilie lieo- et lìlngnnc Greciae. Le 8 colonie latine
noscono indubitatamente il dono prezioso poi introdottevi. non furono bastanti a far
dellafededa'ss.PietroePaolojdalcuizeloe cambiare l'uso dell'idioma greco. Il Pio-
divina eloquenza furono i sicdiani gentili dota pertanto crede che le prime liturgie
animati a ricevere la dottrina di Gesù Cri- introdolle nella Sicilia siano stale greche,
sto; poiché quanto a s. Paolo, dall'orien- per le ragioni che riporta, rilenendo che
te recandosi a Roma, sbarcò a Malta, pò- ne'primi secoli della Chiesa la lingua gra-
scia s'imbarcò co'compagni e approdò in ca risuonasse ne'sagri templi della Sicilia,
Siracusa, vi fermò per 3 giorni, e di là
si prevalendo alla latina parlata nelle colo-
costeggiando portò a Reggio nella Ca-
si nie,e comune nel popolo enei commer-
]aÌ3ria; indi dopo la dimora d'un giorno, ciò nel restante dell'isola. Non solonel f."

giunse a Pozzuoli, ove trovò alcuni cri- secolo, in cui la Sicilia fu illustrata per
stia ni i quali lo costrinsero a dimorarvi coi mezzo degli apostoli colla luce delle ve-
compagni per 7 giorni, dopo i quali prò- rilà evangeliche, ma ne'tempi susseguen-
seguirono il cammino per Roma. Il dot- li ancora afferma Rodotà, e particolar-
tore delle genti daGiulioCenlurione,cui mente nel 2.°, sembra essere stalo ivi in
era stato consegnalo, fu lasciato in liber- molto uso e quasi appresso tulli comune
tà di predicare nelle città per cui passn- il greco idioma. Non si deve avere difll-

va, la nuova legge del Salvatore, d'istrui- colta in ciòcredere, quando si voglia scor-
re i popoli nella fede, e probabilmente rere gli atti de'martiri, trovati nelle più
di celebrare ancora il divin sagi ifizio. Per antiche biblioteche del regno. Questi sic-

im'antichissimaenonmai interrotta tra- come si leggevano a'fedeli nelle pubbli-


dizione siamo celti che s. Pietro scorse che adunanze per loro edificazione e i-
l'isola di Sicilia, e molte città delle prò- struzione^così essendo slati consegnati dai
vincie napoletane, alle quali poi furono maggiori al grecoidioma, rendono chia-
.«pediti i memorati e altri cooperatori per ra testimonianza d'essere stati i primitivi
piantarvila religioneedisseminareladot- cristiani disposti ad intendere la vocegre-
Irina evangelica. Di que'che in queste prò- ca più che la latina. Tali sono gli alti di
vincie si dichiararonodiscepoli de'ss.Pie- s.Marziano vescovodi Siracusa, di s. l'an-
tro e Paolo, e ricevettero la loro dottri- crazio vescovo di Taormina, di s. Filip-
na , alcuni ne furono consagrati vescovi pò vescovo Agyrense, di s. Gregorio ve-
per governar la nascente gregge e per re- scovo diGirgenli,di s. Alfio e compagni,
golarelenovellechiese,lequalidalla niol- di s. Agrippina, de' ss. Vito e Modesto,
titudine de'genlili che venivano ogni d\ Crescenza, Lucia,Callistene e Evodio,dei
alla fede, s'andavano formando e prende- ss. Ermogene, Fantino e altri molti, clie
vano lutto giorno aumento maggiore, si ponno leggere nell'opera De ss. Sicii'
SIC SIC 107
Vxj d'Ottavio Gaetano. In greco ancora za d'onore, com'era ed è l'insegna del Pal-
furono sciilti gli alti di s. Euplo. Come lio, e lo dimostrai a fjuell'arlicolo. Il me-
le chieseilei reame di Napoli, cosi quelle desimo sentimento è soslenutoda Cristia-
di Sicilia ne'primi secoli furonodipendcii- no Lupo, Dissert.de VII Sy nodo, Ope-
li e soggette al romano Pontefice come rum, t. 3, p. 228, il quale produce illu-
a Metropolitano, finché non furono per stri esempi di semplici vescovi ornati del

an)bÌ7.ione de'greci patriarchi dislaccate pallio dallas. Sede, a riguardo di qualche


dalli! sua ubbidienza e soggezione, ciò che insigne prerogativa, o di azione o opera
rilevai altresì altrove. Nella Sicilia, quale virtuosa, che ne avessero loro fatto meri-
provincia suburbicaria, i Papi ebbcio la tare l'onore. A questo parere, reso ormai
medesima autorità ed esercitarono la stes- comune tra i più rinomati scrittori, si op-
sagiurisdizione intorno all'elezione de' ve- posero alcuni eruditi siciliani^ i quali sen-
scovi, che sopra le chiese di Calabria, di za produrre verun convincente monu-
Puglia, de'Bruzi, de' Marsi e della Cam- mento francamenteasserironOjdoversi at-
pania. Non vi sono monumenti più chia- tribuire il metropolitico diritto a qualche
ri a far ciò conoscere ,
quanto i raccolti loro vescovo : se pure tra loro discordano
da De Giovanni nel Codfxcìiploìnat. Si- su questo argomento, d'scon vengono sol-
ad evidenza re-
ciliae disiert.j da'quali tanto nell'assegnar la sede, a cui fosse con-
stando provato,che vescovi della Sicilia
i ceduto il godere, a distinzione del le altre,
ricevevano dal Papa l'ordinazione e la fa- una tale prerogativa. AlbertoPiccolo mes-
coltà di consagiare le basiliche; che inol- sinese. De antiquo jnre Ecclesiae Sicu-
tre jntervenivanoa'concilii provinciali che lae, e poi Carlo Morabita negli Annali,
si celebravano in Roma, ne'primi tempi favorirono la città di Messina. Il p. Otta-
due volte l'tmno, poi una sol volta; che vio Gaetano, Isagog. ad vita ss. Siculi.^,
d'oi dine del Papa si uniformavanoa'prin- e Anl.on\o à' Kimco, De antiquo urbis Sy-
cipali riti della chiesa romana; ed infine racusaruni archicpiscopatu, ac deefus'
che le cattedre prive de'pastori erano re- devi in uni\'ersa Sicilia metropolitico jn-
golate dai visitatorispeditivi dal Papa fin- re, si mostrarono partigiani di Siracusa.

ché loro si dava il successore: da tutto que- Francesco Manfredi, Judiciuin cantra A.
sto si rende manifesto, che il Papa eser- Amicum, si dichiarò perla città di Pa-
citava come sopra le altre chiese del rea- lermo. Il p. Francesco Scorso, /« notisnd
me di Napoli, così anche sopra quelle di Honiil. Theophanis Cerarne! in proem.,
Sicilia, l'autorità di metropolita. Che se espose le lagioni di Taormina. P^inalmen-
per avventura alcuni vescovi di quest'i- te Gio. Battista Grosso volle onorare Ca-
sola sono stati fregiati, prima dell'inva- tania, colla Catana sacra.Pev diverso sen-
sione de' greci patriarchi, dell'onore del tiero sisono incamminati il p. Pirro, Cri-
pallio, come Giovanni vescovo di Siracu- stiano Lupo,Mongitore,£>('/7nV;7e'jg^. Eccl.
sa, Dono di Messina, e Giovanni di Pa- Panorm.,e il p. Canlelio. Il r.° formò una
lermo, ne furono investili da s. Gregorio controversia a partedel metropolitano di
I;avvisa opportunamente il Garnier, nei Sicilia,e sostenne che le chiese di quest'i-
Libro Diurno de' Rem. Pont. cap. 4, tit. sola non sieno state regolate da proprio
9, non doversi trarre da questa preroga- metropolitano sino al VI o VII secolo del-
tiva legittinìa conseguenza del metropo- la Chiesa, e che indi in poi al Papa sieno
litico diritto nelle persone sollevate a tal state soggette,né mai dall'ubbidienza di
pregio, avvegnaché fu costume de'roma- lui allontanate. A questa opinione si sot-
ni Pontefici ricambiare i servigi resi dai toscrivono Mongilore e Lupo; ma il p.
vescovi alla s. Sede, con dar loro in testi- Cantelio, Mtlropolitanarum urbium hi-
monianza del merito qualche maggioraa- storia, De proi'incia romani metropoli'
128 SIC SIC
tani, si estese più del Pirro e di Mongilo- neir887 sottomise al sedicente patriarca
re ,
aiuiijuendo ni Papa le ragioni me- di Costantinopoli le chiese di Sicilia, quel-
Iropolitichesino al IX secolo. De Giovan- le di Pieggio, e quelle di 5o metropolita-
ni, con grandeapparato d'erudizione, col- ne greche, tutte quante prima ubbidienti
la citata opera si sforzò a sostenere, che la al Papa; non che come stabib oltre l'ar-

Sicilia priva di propria sede metropoliti- civescovo di Catania di solo onore, me-
ca, abbia riconosciuto il sommo Pontefi- tropoli della Sicilia Siracusa con podestà
ce per suo metro[)olitano, come le altre su I 3 vescovati cheenumerai, dicendo pu-
chiese delle provincie napoletane, fino ai re che Siracusa già avea ricevuto il tito-

tempi dell'imperatore Leone 111 Vlsati- lo arcivescovile dagli stessi greci, e cos'i

lieo. Sì studiò di riprovare gli argomen- Catania, la quale secondo alcuni fu pri-

ti e le ragioni addotte dai ricordali scrit- ma di Siracusa metropoli di Sicilia. Ivi

tori, che il diritto metropolitico dinanzi pure parlai della condizione delle chiese
a quest'età concedono alla chiesa o di Si- di Sicilia sotto maomettani. Quanto al-
i

racusa, o di Palermo, o di Messina, o di la condotta de'4 mentovati vescovi di Si-

Taormina, o di Catania. Nondimeno i'ab. racusa, Taormina, Messina e Catania tan-


benedetto Patti palermilano nel 74^ coli to irregolare, dice Rodotà, che sorprese e

trattato: // ìMelropolitano restidiilo al- oltremodo afflisse gli altri vescovi di Si-
procurò vendicar la Sicilia dal
la Sicilia, cilia, i quali coperti di confusione, furo-
torto che credeva le avesse recalo il can. no penetrali dal più vivo dolore nel ve-

De Giovanni con privarla del proprio me- dere i loro colleghl prendere partito ne-
tropolitano per 7 secoli, e ne fissò la sede gl'interessi di Fozio, accusato da tutto il

nella città di Palermo. Si può anche ve- mondo di mille scelleratezze, ed uno dei
dere Michele Scavo palermitano, Disser- nemici più implacabili e de' persecutori
de subject. Siciliae pairiarcline ro-
talio più violenti dell'autorità del Pontefice ro-
mano, Panornii 1737. Ceito è, che sino mano. Il disordine, aggiunge PLodolà, si

dal principio del cristianesimo le chiese dee attribuire alla pertinacia di que've-
d'ambo i regni di Napoli e Sicilia, duraro- non alle chiese che gover^-
scovi infelici,

no sotto la custodia e governo de'Ioro ri- navano. Mai popolo alcuno mostrò tanto
spettivi vescovi e del Papa, il quale o con ardore per conservare il deposito dilla fe-

titolo di metropolitano, conforme al sen- de,quanlo i siciliani: la loro religiosa pie-

timento comune tra i più accreditali scrit- tà si fece particolarmente ammirare sot-

tori moderni, o con la prerogativa di Pa- to il durissimo giogo de'saraceni. Quan-


triarca d' Occidente, come altri gravi e do facevano questi rapidamente loro ac- i

dotti siciliani hanno giudicato, vi eserci- quisti nell'isola, portando la desolazione

tava con somma autorità i suoi diritti, e al santiiario, rovesciando gli altari, rovi-

altamente ne disponeva tra i limiti ordi- nando le chiese, e opprimendo i ministri

nariamente prescritti da'concilii, e che i di esse, non restò spenta la luce del van-
vescovi di Costantinopoli non si erano an- gelo, nèfistinto l'esercizio della religione
cora arrogata la loro autorità, né usurpa- fra'siciliani; ma vi si mantenne come pri-

te di prepotenza le loro ragioni, forti del- ma nel suo vigore. I vescovi con molto ze-
la protezione imperiale. A Siracusa nar- lo regolavano le chiese e la gregge, e eoa
rai lo scisma perniciosissimo dell'empio egual coraggio resistevano all'impetuoso
Fozio, seguito da' vescovi siciliani, massi- torrente de'barbari infedeli. Ne' torbidi
rae da Gregorio Asbesta di Siracusa, di di Fozio la maggior parte di essi si at-

Taormina, di Messina, di Catania. Quali tennero al partito de' sommi Pontefici,

vescovi ebbero il titolo arcivescovile, e impiegando tutte le forze per mettere fre-
come l'imperatore Leone VI il Filosofo no alla temerità de'Ioro sudditi, e perar-
SIC S I C ix<^
resfarei rapidi progressi dello scisma. La na {fi Costantinopoli de siciliani e mal-
pcrfclla sominissioue in ogni lenipo pa- tesi, a Capo le rase, vicino la piazza Bar-
lesata da'siciliani ali,» volontà del vicario Z'<'r///rt, racconta come dalla bell'isola diSi-
il cieco adempimento de'supre-
di Cristo, cilia venendo in ogni tempoa Roma mol-
nù comandamenti di lui, e la loro fede te persone chiaieper lettere e per pietà,
per ogni parte inviolabile e incorrotta, fra queste IMaltco Catalani gentiluomo
formano il caratlere di loro distinzione. siciliano, persona di credito e
molto in»
Quanto al rito greco, dice pure Redola, clinalo alla divozione, donò molle delle
che la stretta dipendenza da Fozio de'4 sue facoltà per ei igere nel centro del cat-
ricordali vescovi recò alla politica eccle- tolicismo una confraternita della propria
siastica della Sicilia gravis>simi pregiudi- nazione.sotlo il titolo della Madoiuia di
zi. Parimenti è mollo verosimile, clie i Costantinopoli, a cui pure confrali del i

patriarchi di Costantinopoli fin da quel sodalizio dedicarono ladeltachiesa a'i5


tempo formassero il disegno di far descri- agosto i5f)5, pel servizio della stessa as-
vere stabilmente le chiese dell'isola nel segnando diversi cappellani con rettore,
calalogodi ((ueile che dipendevano dal lo- e tutte le suppellettili e utensili sagri ne-
ro trono, ciò che fu portato adelletto da cessari allo splendore del culto di vino. L'o-
Leone VI A Filosofo. Questa medesima rigine della divozione de'siciliani alla s.

comunicazione de' vescovi siciliani col imfnagine, ebbe dalla seguente narra-
lo
pseudo patriarca Fozio, contribuì a dila* zione che egualmente ricavo da Piazza.
tare il rito greco, il quale restò maggior- Andò Eudossia moglie dell' imperatore
mente stabilito,non solamente nelle chie- Teodosio II il Giovane a Gerusalemme
se di Siracusa,Taormina, Messina e Ca- per voto fatto di visitarne i santi luoghi,
tania, ma nelle altre ancora, in cui già era ed ivi fu regalata di sagri doni, come dei
stato introdotto sotto l'imperatore Leo- pannilini co'cjuali tu involtoli corpo del-
ne HI V Isaurìco, e del patriarca Anasta- la B. Vergifie nel sepolcio, una suaciu-
sio iconoclasta. I vescovi siciliani aderen- ta, ed una di quelle immaginidipinte da
ti al partito di Fozio, o per lo meno di- s. Luca. Ricevuto tutto con segni di gran
pendenti dal trono di Coslantinopoli, cre- pietà e divozione, mandò ogni cosa in Co-
devano di non poter dare maggiore te- stantinopoli alla cognata s. Pulcheria, al-
stimonianza del loro rispetto verso W fal- lora venerata per lutto l' impero per to
so patiiarca o verso gl'imperatori greci, stato virginale che osservava e per le sue
che con isludiarsi d'umalzarea più alta segnalate virtù, e che per la sua saviez-
riputazione il rito greco, di dilatarlo, e za era a parte del governo col fratello:
d'indurre col proprio esempio altre chie- ond'ella ricevè que'doni come preziosi te-
sead abbracciarlo. In fatti nel secolo VII I sori, e perciò ripose sontuosamente l'ini-
e molto più nel IX, sino all'XI e parte maginedellaB. Vergine in una delle chie-
del secolo XII, un gran numero di ve- se da lei edificale in Costantinopoli. Pul-
scovi siciliani restarono attaccali alle ce- cheria chiamò la sagra immagine in lin-
remonie orientali. Tn Roma come la na- gua greca Odigitria, che significa della
zione napoletana ha propria chiesa (di Guida, e poi dagl'italiani corrottamente
recente abbellita e tutta restaurala) con fu denominata d'/fnVz, e più comunemen-
sodalizio, così la siciliana pure possie- te per la sua provenienza la lìladonna di
de la nazionale chiesa di s. Maria di Co- Costantinopoli. E' (piesta dipinta in ta-
stantinopoli con confraternita nel rione vola, in atto di sedere sopra un'arca si-
Colonna, lungo la via che conducea piaz- mile a quella dell'antico Testamento, in
za Barberini. Il Piazza ntW' Eiisevologio cui era custodita la manna celeste, sotto
romano trai. 8, cap.i4: Della Madoii- della quale sono due sacerdoti vestili da
VOL. LXV.
9
1 3o SIC SIC
greci, i quali io alto la sostengono. La B. scrivendo la chiesa e il contiguo ospedale
Vcigine tiene in grembo a mezzo il [tet- pe'nazionali, pretende che la confraterni-

to il divin Figlio in piedi, in allodi be- ta de'siciliaui e aragonesi in essa eretta,


nedire colla tuano deslra e reggendo il la fondò neli5i5 e la terminò nel 1578
globo colla sinistra; e colle braccia aper- colle funosinedi re Filippo 11, e coll'assi-

te parecbe invili a venerare lutto il mon- stenza del cardinal Simone Tagliavia si-

do il suo Figlio. L'immagine


iTiedesÌ8io ciliano, sepolto vicino all'altare maggio-
con gran divozione fu venerala in Costan- re. PerquesteasserzioBÌ mi piace rilevare

tinopoli, e portata con solennità in pro- che il Panciroli, che nel 1600 pubblicò i

cessione ogni martedì; e siccome in quel- Tesori nascosti, parlando di questa chie-
la capitale dell'impero greco dimorando sa, solo dice eh' era della compagnia dei

alcuni sicilianidi essa divoli, avevano ri- sicilianijC l'iLumaginein molta venerazio-
cevuto molle grazie, la portarono in co- ne pe'suoi ntiracolie grazie concesse; e che
pia prima in Sicilia e poi in Roma, ove Martinelli nella Roma sacra del 653 ri - 1

continuano nella venerazione. 1 confrali ferisce : anno i SgS a si-


In regione Trivii

vestono sacchi bianchi, con cappello, moz culis et ìuelitensihus excitaluvi. Quanto

zelta e cordone turchino , e per inseguii al rione, con Bernardini dirò, che dopo

la s. immagine; visitano i loro fratelli se Benedetto XI V è conipreso nel Colonna.


infeimi, li soccorrono se bisognosi, cele- Altre migliori notizie le leggo ancora in
brano solennemente la festa della B. Ver- Bombelli, Raccolta delle immagini or na-
gine nella 5.' di Pentecoste, ogni marte- te di corona d'oro dal capitolo di s. Pie-
di cantano le litanie, e si esercitano in al- tro, l. 3, j). 97 : La Madonna di Costan-

tie opere di pietà. Anche Fanucci che tinopoli, il quale sembra doversi credere
pubblicò nel 1600, e quasi un secolo pri- soprattutli, perchè dice avere ricavalo il

ma di Piazza, opere pie diRoma,\\h. U suo ragguaglio da A nloniolMougilore, Ptìf-


4, cap. 20, non solo attribuisce al sicilia- Itrnio divoto di Maria , par. e. 9. Per i , 1
-

no Catalani l'idea di stabilire in Roma un tanto dice del dono fallo della s. imma-
sodalizio per la sua nazione, dove potes- gine tenuta insomma venerazione a Ge-
sero ne' bisogni ricoriere i connazionali, rusalemme, da Eudos<.ia a s.Pulcheria,
maturata con altri gentiluomini siciliani Ja (juale peronoraie la gran MadrediDio

e maltesi, per essere le due isole sotto il contro l'eresia di JVestorio, edificato in suo
medesimo dominiodella corona d'Arago- onore aCoslantinopoli un magnilico tem-
na, onde la confraternita fu anche della pio, ve la collocò, e dove dispensò copiose
de'siciliaui e aragonesi; ma narra ezian- gì azie e talora fu il sostegno di quella me-
dio che nel i SgS a' 5 i agosto pid)blicaro- tropoli, come nel 7 1 8 che cinta da formi-
lìo l'istituzione, ed il Catalani le assegnò dabile arn^ata navale con evidente peri-
molli suoi beni, e le case poste nel rione colo di cadere in mano de'barbari, nor>
Trevi presso la contrada di Capo le case, avendo i greci capitani altra difesa, lolla
dove fecero nccomodare ima
i confrali l'immagine dall'altare l'esposero alla vi-
chiesella,e per governo del sodalizio crea- sta de'nemici. Tanto bastò perchè questi,
rono un primicero prelato e pel i ° il mal- compresi da subitaneo ^pavento, si spar-
lese vescovo di Sidonia. Nota inoltre Fa- pagliassero fuggendo, lasciando in calma
Ducci, che la s, immagine fu trasportata l'assediala città; d'allora in poi la s. im-
in Sicilia miracolosamente; e che a suo magine fu portata per la città ogni mar-
tempo il sodalizio avea accomodalo un tedi in processione. Tra i prodigi opera-
ìuogOjOvvero spedale per riceveivigl'in- ti dalla s. immagine, vi fu quello de' due
fermi poveri e pellegrini siciliani. Il Ve-
i ciechi, i quali bramosi di visitarla per ira-

nuti nella Roma moderna,^ p. 193, de- plorarueil patrocinio, intrapreso alla me-
SIC SIC i3i
glioil smarrirono per la via,
cammino, si il vescovo Sarnelli nelle Lettere eccl. ra-
quantlo perciò desolali si aprirono loro gionò con dettagli dell'immagine in di-
gli occhi e si trovarono nella chicsaavan- scorso, nel t. 2, lett. ulticna: La vera no-
li la s. immagine die so>;piravano. Laon tizia della celebrila di s. 3 farla di Co-
de si vuole, che la denominazione di O- stantinopoli, che divise in 9 capi. Dell'o-

rììgiliino Ilria, piuttosto si deijba ripe- rigine del cullo; perchè della Odigitria e
tere dal miracolo ottenuto dai dna ciechi, Itria,e propende per la vista restituita ai

illuminali dallalMadonna dopo averli con- ciechi; perchè si dipinga con città incen-

dotti e guidati per la strada al termine diata, con una cassa portata da due mo-
del loro viaggio. Essendo laSicilia un tem- naci, e perchè le sue imuìagini non sono
po una delle più pregievoii provincie del tutte uniformi; perchè .si celebri la festa

greco impero, e i siciliani d'ogni condi- nel martedì di Pentecoste, e in Puglia il

zione frequentando Costantinopoli, per i.° martedì di marzo, e perchèsi ossequi


divozione a detta immagine ne trassero in lutti i martelli, e che la i
.^ divozione
più copie [lerarricchirne la patria, edal- verso la Vergine è quella dori vaia da s.
B.
la Sicilia portarono in Roma c|uella che Maria di Costantinopoli; dove oggi tro-
veneriamo. Qui facendo non pochi pro- vasi l'originale dell'immagine Odigitria
digi,i suptriori della chiesa ne fecero giu- dis. Pulcheria,ecrede tuttora in Costan-
ridico rapporto al capitolo Vaticano nel tinopoli nella chiesa de'domenicani di Pe-

1649, il quale a'26 gennaio 65 1 i solen- ra. Tornando alla chiesa nazionale che i

nemente coronò la s. immagine con co- sicilianihanno in Roma, l'interno è ben


rona d'oro. Aggiunge Bombelli, che Mat- ornato con alcuni marmi, pittui'e e stuc-
teo Catalani impiegò molte delie sue so- chi, e nel 1840 la confraternita vi operò
stanze per erigere in Roma a' suoi na- nuovi abbellimenti, che descrive il iì.°8j
zionaliuna coujpagnia con chiesa e spe- del Diario di Roma del 1840. Ivi si di-
dale ove fu collocata la s. immagine, e
, ce, che questa chiesa eretta nel pontifi-
Clemente VI fi con breve (\g5 febbraio cato di Clemente VI II soffrì una totale ro-
1 5q4^PP''ovò l'istituzione. Noteròchelu vina sul fine del passalo secolo (dai re-
s. immagine è diversa da quella che pu- pubblicani del I 799,quindi riedificala coi
re sotto il medesimo titolo si venera in disegni del celebre pittore e architetto ca v.
Piende di Calabria e altri luoghi tiel re- FraucescoManno palermitano). Nel 1817
gno, come Gimigliano, Cosenza, Bari, Ac- la pietà de' nazionali resilienti in Roma
quaviva e Rlontevergine, cioè quanto al la ristabilirono al culto di vino;ma in qual-
modo di rappresentarla, variamente mo che parte mancando ancora dell antico
diticata dai pittori, poiché secondo l'eru- decoro, nel 1840 venne interamente ri-
dito trattato che necelebra il culto e i fa- storala eabbellila, aggiungendovi la can-
fili, e che citerò, è la «nedesima dis. Pul- toria con organo sopra la porta, con altri
cheria, che inR.oma siciliani posero co- i ornamenti ch'eianoperiti. Il lavoro fudi-
pia primamente nella chiesa da loro fab- rello dall'egregio archi (et io Lipari diTra»
bricata sulla Piazza Nico sia, coWacyLXaÌQ pani, e seiondato dall'ingegno e di vozio-
denominazione non mi è riuscito trovar- nedegli altri nazionali. Il sagro tempio fu
ne memoria, se pure, come credo, none solenuemente riaperto a'aS ottobre, do-
equivocata l'ubicazione, non conoscendo- po 4 'iiesi ch'era restato chiuso. In que-
si altra chiesa, e l'asserto di Veiuili egual- .sta circostanza, nella cappella dis. Fran-

mente pare errato. Il trattalo porta il ti- cesco Saverio fu scopertomi nuovo qua-
tolo : Origine e progressi del culto dis. dro, sostituito ad altro che perì del messi-
Maria diCostandnopoUfipiiscolo diGiii- nese Quagliata allievo di Pietro da Cor-
seppe Fercillo S. M., Napoli 1 834. Anche tona; opera e dono del valente pittore pa-
i32 SIC SIC
lermilano D'Antoni, ìi quale espresse il legge in Eschilo e in Antigono, ancorché
santo quando lisuscitò un morto di pe- molti aflermino die di questa divisione
ste. Questa cappella è lai.^ a destra, con ne sia slata la causa un grandissimo terre-
pitture laterali dello stesso Quagliata, se moto. Così venneformato il famoso iS7/rf-
pure non sono sue le superstiti della vol- to dil\lessìna ,c\\\i\vtìaVo pureF^ro dìMes-
ta. La santa /i05fl//tì!, una delle patrone in- Sina, che divide dalla Calabria
la Sicilia

signi di Sicilia (per cui in questa chiesa (/^.): la veduta del porto e dello stretto
se ne celebra la festa con di vota pompa), di Messina {^') è deliziosa oltre ogni de-
nell'altare che segue, l'antica fu dipinta scrizione; il mare passa attraverso quelle
dal bolognese Valesio, che colorì pure i due floride terre, come un largo e maesto-
laterali; l'attuale è del valente pennello so fiume; il porto da naturale lingua di
del cav. Nicola Carta di Palermo. Nel i,° terra formato, è il più vasto e profondo di
altare a sinistra e partendo dall' altare tutto il IMediterraneo, ed i bastimenti vi

maggiore , è il quadro di s. Corrado di si riposano totalmente sicuri senza gettar


Piacenza eremita di Noto, condotto insie- l'ancora, perchè si avvicinano quasi a toc-
me adaltrepitlureda Vitale; nel 2. °e ul- car la spiaggia, tenendosi fermi con go-
timo altare si vede S.Leone li dipinlo(l'an- mene. Lo streltodi Messina divide la Si-
lico era di Del Pò) con s. Gaudenzia, il ed unisce il mar Tirreno
cilia dall'Italia,

cui corpo è sotto la mensa, da Ferdinan- e il mar Jonio, che sono due divisioni del
do PiaimondoCucler palermitano, e nei IMediterraneo. I navigatori hanno da evi-
lati sonovi affreschi di riagusa,come pure tare all'est dell'ingresso settentrionale le
nella volta si osservano quelli di Miche- tanto famigerate roccie di Scilla, e in fac-
langelo Maltese. Sull'altare maggiore di cia a Messina il non meno famoso vorti-
marmOjCome lo è la balaustrata,è in gran- ce di Cariddi, che si offre sulla costa oc-

dissima venerazione la descritta immagi- cidentale, le une e l'altro immortalati dal-


ne di s. Maria di Costantinopoli, e dalle le favole della mitologia, e dai versi su-
bande sono dipinte a tempera alcune a- blimi e spaventevoli d'Omero e Virgilio,
nime del purgatorio. Annesso alla chiesa a motivo della veemenza delle due oppo-
e incontro alla sagrestia vi è l'oratorio del- ste correnti che ne fece esagerare i peri-
la confraternita, in cui la s. Rosalia, di- coli. Distante miglia 12 da Messina nella
pinta in gloria nella volta, l'eseguì il pa- costa di Calabria, immensa alta scoscesa

lermitano Sottiuo,edibassirilievi inistuc- rupe erge la gigantesca sua massa. Que-


co sull'altare sono lavoro di Pacini,che fe- sta è la tanto rinomata Scilla, che nella
ce pure i laterali. Al presente è protettore sua base si apre in caverne diverse, la più
della chiesa e del sodalizio, non più esi- grande delle quali è chiamata Dragara;
stendo l'ospedale, il cardinale Girolamo ivi le onde agitate s'innalzano, rinfranca-

d'Andrea napoletano, già primicerio del no, in ispruzzi alto si elevano, ed anco in
medesimo. tempo di calma producono fremiti, tuo-
La Sicilia, riferiscono gli antichi scrit- ni e confusi latrati di cani, che a distanza
tori e Diodoro Siculo nel lib. 5°, fu già di qualche miglio con ispavento si sento-
congiunta all'Italia, ma poi diventò iso- no. A questi orrori, che le tempeste mol-
la quando percossa da due mari quella tiplicano,fatalissimo pericolo si unisce, ove
partedi terra ch'era più stretta, finalmen- la corrente del mare sboccando lo stretto

te rottacominciò a passar l'acqua, dalla dal sud al nord un vascello già in balia
qual rottura di terra quel luogo fu chia- vento di libeccio investe. Se la pe-
di forte

mato Reggio (r.); e dopo non molto d'un nazionale piloto non giunga op-
lizia

tempo essendovisi colà edificata una cit- portunamente a salvarlo, è forza che l'in-
tà lilenne il medesimo nome, equeslo si felice legno su quello scoglio, nelle sir-
SIC SIC i33
ti o Inolili «Tieiiosi vicini sbatta e si pei-' si tra loro inconlatto. Questo da 'natura-
(la.Cariclilitlalleunticlie ilescrixioiii etlal- li si chiama il (Ilo della marca o rema, o
lii volgni'e sentenza si crederebbe assai vi- s,\a flusso. Or siccome queste correnti de-
cina e rinipclloScilla, ma essa n'è distante nominate ancora fili ìejlni,ìt nolo che pro-
inii^lia I 2, la situazione precisa della qua- dotte sono dal (lusso e riflusso del mare,
le è presso il mare che baqna il braccio ne lisulta in conseguenza che le loro di-
di s. Ranieri, su di cui a distanza di 700 rezioni cambiano ogni 6 ore, piìio meno
piedi da Cariddi è costruita la lanterna del violente e rapide, a norma de'tempi e del-
Mulo. Questo vortice si chiama coriotla- le stagioni. Un canale sì ristretto,e inter-
metìtii garofano, nome proveniente dalle secato da tante e diverse masse d'acque,
due f^reche parole bello e fa/ialfi di iiai'i- che in mille sensi si fanno aspra guerra
if azione, vocidìolo che ha comune con tut- Ira loro , non può offrire che spaventi e
ti quelli che servono a illuminare i por- pericoli alla navigazione,! quali dalla so-
ti: qualcuno ne ricavò l'etimologia dalle la perizia de'piloti vengono resi di poca
parole bello e liir/ie alludendo alla luce
, di ninnaconseguenza. Forse al
trista
di quel fanale. Sebbene in fatto non si ve- continuato urto delle acque, le quali in
rifichi tutto lo spaventevole e grandioso tanti secoli hanno per così dire smussa-
de'racconfi riguardanti questo fenomeno, te e reso meno tortuose ed intricate le i-

non perciò il navigarvi è privo d'inaspet- neguaglianze e sinuosità del canale, e le


tati e fatali pericoli. A tale effetto la leg- altre che allo scoperto sono stale lascia-
ge proibisce agli esteri bastimenti di en- te, devesi attribuire il bene, che lo stret-
trare e uscire dallo stretto senza farsi gui- to di Messina non è così spaventevole co-
dare da esperti piloti all'uopo destinati, me se lo figurarono, oppure come real-
per essere stato molte volte di giavissimo mente gli antichi il conobbero. Così dan-
disastro a chi ne ha trascurato l'indispen- na catastrof'edel globoseparata l'isola per
sabile aiuto. Non è solo in quel punto il lo strettooFarodi Messina dalla più bel-
pericolo; la sfera di sua attività essendo la parte del aiondo europeo il continen-
iis.sai ristretta, non fa bisogno che i legni ted'Italia, il dilodi Diochiuse Sicilia con
lo solchino, o che di molto gli si avvici- una barriera di acque di 3 mari, di cui
nino. Ad onta che il supposto intermina- l'uno trasporta gli abitanti nell'Europa
bile baratro non abbia profondità mag- centrale, l'altro nell'Asia, e l'ultimo m-l-
gioiedi DOG piedi, ad onta che ne'momen- l'Africa. La Sicilia secondo la diversità dei
li calma il liscio e lucido piano delle
di tempi ha avuto diversi nomi. Nel suo prin-
sue acque non predenti movimenti vorti- cipio, perchè naturalmente produce ogni
cosi, né segni di luttuosi 1 ischi e sede di cosa, fu appellata Isola o Terra del Sole,
naufragi; tult'altro suole accadere quau- da Omero uell'O^Z/^^ertr^e qualche etimo-
dobiurascosi tempi lo incrudeliscono, per- logista pretende pure, che fosse questo il
chè straordinari bijlliirienti,e 3,o4 picco- 1 ."nome che le fu dato per ragione della

li vortici rendono impraticabile e periglio- sua gran fecondità. Poi Isola de' Ciclo-
so il garofano o vortice di Cariddi. Tut- pi, dall'abitazione di quelli, come da O-
to il canale offre ragione di studio, e di mero neh' Odissea e da Virgilio nell'E-
ben esaminata conoscenza delle molte, di- neidc. Narra Beroso, che i giganti occu-
veisc econiruslanti correnti, che percuo- parono queste terre prinja e dopo il di-
tendo le due opposte spiaggie dello stret- luvio, come si vede in Omero e negli sto-
losotloangolidilferenli,rifleltonsi in mo- rici,qualorasi voglia prestar fede a questi
do, che fra quelle le quali s'intersecano, racconti, i quali ripugnano alleattuali co-
alcune ve nesuno che inuovendosi in sen- gnizioni di storia naturale; ed i corpi gi-
si paralelli e totaimeule coutiari, liovau- ganteschi che si vogliono ecoperli in di-
i34 SIC SIC
versi luoghi siciliani, hanno indotto alcu- cordata più sopra con Rodotà e altri, di-
ni in questa credenza. Racconta Boccaccio cendo come contribuì a cementare e in-
nel lib. 4jCap. 68 della sua Genealogia formare un nuovo linguaggio sui ruderi
dcp,liDeiyC\ìQ nel i 342 nel notissinionion- antichi della greca e della latina lingua
teEriceoggi chiamato Trapani, scavan- chiamò la Sicilia Triquelra, da'3 cantoni

do la terra trovarono una grotta con en- o punie e dalla figura triangolare, il che
tro un uomo posto a sedere d' enorme fu cagione che Silio Italico cantasse nel
grandezza, che sta va appoggiato col la ma- I. 5: Huc Aelìinca cohorTiiqiiclris guani
no sinistra ad un bastone che sembrava miseratovisRex Arelhusa luns .Y'msAmen-
un albero, ma alsolotatto si mutò in pol- te la Siciliavenne dai sicani e poi dai si-
vere, e ne rimasero 3 denti mascellari del culi denominala ly/Wz/nVz e Sicilia da Fi-
peso di oucie 4 l'uno circaje si vuole che listo, AntigonoeTimeo, e come fuabita-

fosse il corpo di Erice, che fu re di quel la dai popoli della Liguria (A'^.) scacciati
paese e ucciso da Ercole. Similmente ne dagli aborigeni, i quali le diedero poi il

furono trovali alla riva del mare nel ca- nome proprio di Sicilia. All'articolo Sa-
stello di Mazerano di straordinaria gran- bina rimarcai che alcuni scrittori afferma-
dezza; altri a Milillo sulla cima de'monti no, essere stali i siculi ed i liburni i più
Iblei, Ira Leontini e Siracusa; altri in Ica- antichi abitatoli del Piceno ( F''.). 1 gcogra •

ra, antico caslellode'sicani, oggi delloCa- fi dichiarano i 5^77/2/ antichi popoli d'/-

rini, distante poche miglia da Palermo. talia(T\), nella i. legione secondo Plinio.
Nelle vicinanze pure di detta città, alla Servio riferisce che i detti popoli abita-
foulechiamala ilIMardoIce, oeli547 sca- vanoil Lazio (^F.)Q\)iìese ove fu in segui-
varonsi le ossa supposte d'un corpo uma- lo edificala Roma[/".), adaciù erano sta-
no della grandezza di 8 cubiti, co'denti
1 ti cacciali dagli aborigeni, l sicani, poco sa-
ognuno de'quali che pesasse non
si disse pendosi di loro in particolare, furono con-
meno d'oncie 5. Per analogia aggiunge- fusi co' siculi: altri li fanno venuti di Spa-
rò, che Straboneeallri scrissero, chentd- gna, altri li dicono propri paesani, e che
la Mauriliana dentro la tomba d'Anteo fu dopo di essi in ultimo comparvero siculi, i

trovato uno scheletro grande 70 cubiti. antichissimi e molto potenti popoli dell'I-
Quel diesi può dire è, che chiamaronsi abita vano ne'villaggi posti fra il
talia, che

antropofagi perchè si solevano saziare di Tevere eilMonteCirceooggis.i^e//re(/^.).


carne umana, e ciclopi come giganti di Anche Tucidide e Dionigi d'Alicarnasso
un occhio solo, che abitavano gli antri narrano,chei siculi cacciati dal continen-
44ooaf'BÌ prima dell'era nostra. Venne te italico dagli aborigeni^ passato il mare
poscia la Sicilia da Tucidide, da Diodoro vennero a fermare la loro stanza in Sici-
Siculo e da Omero detta Trinacria, per lia, ed avendo superati sicani, cancella- i

quanto notai di sopra, e perchè Eustazio rono l'antica denominazione di Sicania


interprete d' Omero e alcuni altri degli dell'isola, e le diedero. hi propria, appel-
antichi dissero per autorità della Sibilla, landola Sicilia, il quale nome poi ella ri-
ch'ella ebbeil nomedi Trinacria da Tri- tenne. II Nibby nel discorso preliminare
naco, o come dicono certi altri Tinaco le aW'y^nalisi eie' din torni eli Roma, riporta
figlio di Nettuno; le parole della Sd)illa che Antioco, scrittore siracusano molto
secondo la traduzione di Stefano suno que- antico, dimostrò che gli oeuotri originari
ste: La Sicilia fu edificata da Trinaco fi- d'Arcadia poi si dissero itali da Italo loro
glio di Nettuno signore del mare. In se- re,quindi dal successore Morgete venne-
guito il popolo siciliano ch'è sempre sta- ro detti morgeti, e finalmente Siculo o-
to più studioso della favella romana che spiledi Morgete, fattosi un regno a se, di-

della lingua greco, cioè dopo l'epoca ri- vise la nazione; laonde così divennero si-
SIC SIC i35
etili, morgeti e itali (|ue'ch'eranooenotri. I 36o già ricordato,dappoiché Tucidi-
Erano pertanto i siculi «.Iella razza mede- de nlferina, che anco a'suoi di rimaneva-
sima degli oeiiotri, ed il suolodove poi fu no in Italia de'siculi. Dichiarata l'origine
edillciilaRouia fu ne'tempi piùanlichi oc- de'nomi dati all'isola, aggiungerò qual-
cupalo dai siculi, geuleiiidigeua.Ellaiiico che nozione sui memorati e altri primi-
da Lesbo per»') de'siculi ne fece una tribù tivi abitatori, altre analoghe notizie sui

di ausoni, eh' ebbe il nome dal re Siculo, medesimi potendosi vederle ne'citati arti-
e Filislo siracusano li credè liguricondot- coli; ma prima seguendo la cronologia a-

ti da Siculo figlio d'Italo. Conclude Nib- dottata dal cav. Canlù, riporterò la se-
by, che queste tradizioni diverse nondi- rie de'suoi dominatori, de'ipiali però poi

meno coincidono tutte in un iàttu posi- parlerò soltanto de'piìi famosi. Fra gli an-
tivo, che i siculi furono un popolo polen- tichissimi re di Sicilia si annoverano Co-
te netempi più che dominò spe-
antichi; calo versol'anno i 2()5 avanti la nostra e-
cìalmenteinquella parte d'Italia che poi ra, e con questo computo si deve inten-
fu nota col nome di Lazio; ch'ebbe guer- dere i seguenti. Il re Siculo si dice fiori-
reaccanite e permanenti cogli oenolri, piìi to l'annoi -289, ed ì figliuoli d'Eolo nel
noli col nome di aborigeni, e cogli osci, e I 173. Ecco la seriede're e tiranni di vSi-

che [imcoll'essere forzato ad abbandonar racusa. Governo aristocratico dal C)35 al


il contniiMite d'Italia e passare in Sicilia, 4B5. Gelone re di Gela del 49 ' j s'impa-
alla quale comunicò il suo nome circa 8u dronì di Siracusa nel 4^4» Geroiie o Je-
anni avanti la guerra di Troia, ossia i36o rone I nel 4?^) Trasibulo nel 467- De-
aimi avanti l'era volgare, secondo i cal- mocrazia dal 466 al 4o5. Diocle nel 4 2, '

coli pili recentemente adottati da Larcher Dionisio il Vecchio nel4o5jDionisio il Gio-


e da alili. La sua origine, sia che si ri- vane nel 368, Dione nel 356, Callipo nel
guardino come insorti dal comune degli 354, Ipparino nel 353, Nipsio nel 3 5o,
oenolri, sia che si credano di una razza Dionisioil Giovane nuovo nel 347, Ti-
(.li

adatto estranea da questi e.dagl'indige- moleone nel 34' ,Sosistrato nel 32o, A-
ni, ci porta a conoscere la causa della guer- gatocle nel 317. Democrazia dal 289 al
ra accanila, ch'ebbero a sostenere tanto 266 : Iceta generale della repubblica nel
da! canto degli aborigeni ooenotri,quan lo 289. Tinione Sosislrato nel 280 Pirro ,

da quello degli osci e degli limbi i. Tuci- nel 278, Jerone o Gerone nel 276, Je-
dide mostrando come i siculi erano pas- rone o Gerone II re nel 269, Geronimo

sali in Sicilia fuggendo gli osci, distingue nel 2 i5.Democrazia dal 2 i4al2 o. Aii- i

molto bene questa tribìida quella de'si- dranodoro e Temislio;Epicede e Arpo-


cani, che per una somiglianza di nome so- orate; morte d' Archimede nel 212. La
nostatialle volteanche dagli scrittori an- Sicilia fu ridotta in [)roviucia romana nel
tichi insieme confusi, come fece il citalo 210. Agrigento ossia Girgenli. Governo
Servio. Iiu perciocché i sicani erano passa- aristocratico dal 582 al ^QQ>. Tiranni :

ti in Sicilia, discacciati dai liguri dalle ri- Falaride nel566,AlcmaneeAlcandronel


ve del fiume dello stesso nome, oggi Segro 534? Terone nel 4^8, Trasideo nel 480.
nella Spagna, né si dice che si fissassero Agrigento adottò il reggimento democra-

prima in Italia; che se Virgilio fra i po- tico nel 470- '" qiiesla isola, vita selvag-
poli esistenti in Italia alla venuta d'Enea, gia e pastorale menarono da prima quei
nomina i K'eleres(jues sicani, Ae^ credersi popoli che dalle spiaggie africane della
che lo facesse forzalo dal metro, volendo Libia probabilmente secondo alcuni ap-
indicare i rimasugli della tribìi de'siculi prodarono all'isolelte Egadi [Aee^atea e
rimasti in Italia dopo il passaggio ia Si- vicine alla costa occidentale della Sicilia,
cilia dell'oste priucipale, avvenuto l'auuo essendo le principali Favignaua, Levanzo
136 SIC SIC
e Maiiltimo),ed aflerraiono quindi il Li- ri. I navigarono anch' essi verso la
greci
Z/7/eo,chiamali ordinariainenle ciclopi, le- beata isola, che seduceva gli avventurie
strigoni e giganti. Sono troppo note le ri colla meravigliosa sua uberlà. L'ale
favole su di essi immaginate, uè v'ha di niese Teoclefu il i.° a condurre una ma
\ero die la natia ferocia e l'atletiche for- nodi dorici e calcidesi, per fondare la co
nie. Si vuole che dalle emigrazioni par- Ionia di Nasso. Intanto Archia guidava
ziali di questa razza sieno poi derivati in corinti ad impossessarsi dell'isola di SI
gran parte i popoli dell' ////r/a. I discen- raciisa a danno de'siculi, e gettava le basi
denti de'ciclopi ingeutilironsia poco a po- della siracusana grandezza; mentre Lam
co nella nuova stanza, e cominciarono a pideslabilivasi in Ibla, e fondava la sica
costruire castella, ad unirsi iu società, a la Megara. I calcidesi di Nasso deduceva
far qualche passo all'incivilimento. Dalla no indi a poco nuove colonie, e sorgeano
j)aslorizia passarono a coltivare le terre, per essi Catania e Ltntiiii o Leonlini^a\
e la liconoscenza alla ritrovatrice delle lorcliè in Roma nascente formavasi ili.
Liade o al suolo stesso che le produceva, suo recinto. Dopo un mezzo secolo do i

diede in Enna origine al culto di Cerere, rici di Rodi e di Creta diedero origine al
e si rese celebre il suo tempio, e quivi i l'illustre città di Gela. Occupata nassi i

poeti favoleggiarono essere stata rapita la calcidesi ranlichissimaZanclaoZan de pò


sua figlia Proserpina da Plutone. Questi JìJessiiia, e IMelazzo città sicule, si dilfu
nien rozzi abitatori dell'isola formarono sero nella vicina contrada; e poi da'sira
in breve tempo la nazione indigena, che cusani derivarono le nuove colonie d'A

alcuni dicono de'sicani, cioè da quelli che ere, di Casmeua, d' Imera, di Camarin;
non convengono che i sicani fossero colo- poi Torre Caniarinaj da^\'ìb\e\ megare
ni derivati dalla Spagna, i quali avessero si quella celebre di Selinunteje da'geloi
preso il nome da un meschino fiume in- l'altra famosa d'Agrigento poi Girgenli. I
fluente deiribero. Il nerbo della nazione fenicii si mantennero a stento nelle 3 oja-

si estese soprattutto al lato occidentale, re- rillime città di Mozia,Panormo poi Pa-
spinti dall'opposto i popoli per le tremen- /cn7;o,e Solanlo; rimasero i siculi ne'Iuo-

de eruzioni dell'Etna. Intanto siculi che i ghi mediterranei,e nelle difilcili vette nuo»
in Italia vantavano la piìi remota origine vi paesi costruirono. Incominciò ben pre-
e dominio, incalzali verso l'estremità me- sto ad assaporare la Sicilia il distruttore
lidionaledella penisola d.illa crescente po- flagello delle gueire civili. Quei dell'illu-
tenza degli osci e degli umbri, e molesta- stre Segeste e di Selinunte vennero fra
li dagli aborigeni, valicarono lo stretto in- loro alle mani, ed i primi invocarono l'a-

sieme ad una forte mano di coni raduna- iuto straniero punico de' cartaginesi , a-
li per via, e proclamarono la nuova pa- prendo cos'i la via a nuovi invasori. Dal-
tria col nome di Sicilia, abbastanzLi fortu- l'altro canto veniva Siracusa con Cama-
nati per acquistare con successive guerre rina alle prese, mentre su d'Agiigento e-
sopra gl'indigenila prepondeianza. Si nar- sercitava il tiranno Falaride le crudeltà
rano inoltre della più vetusta età a fa- più inaudite, in mezzo alle quali sorgeva
vole commista, le varie spedizioni fenicie Pitagora a diffondere filosofica luce, ma
guidate da un Ercole, la guerra intima- arcana come dichiarai a Setta. Falaride
ta dal re di Creta IMinosse perla restitu- fece fabbricare da Perillo un toro di bron-
zione di Dedalo nell'isola ricovrato, e le zo per abbruciarvi vivi tutti coloro ch'e-
discese degli elimi troiani, dei focesi, de- rano condannati a morte, e dopo averlo
gli epiroti e de'tessali, ai quali i nomi e- sperimentato per lai.'' volta sopra l'arte-
joici si mischiano d'Enea, d'Oreste, d'U- fice stesso, dovetteegli ancora perirvi per
lisse e di Eolo, donde gli eolidi regnalo opera de' ribellati suoi sudditi. Tutte le
SIC SIC 137
principali città greche stjfnivano a loro fatti accorti dall'amor patrio del siracu-
volta acerba liramiide, e da questi domi- sano Eiinocrate, che le discordie intesti-
iratoii si segnalò Gelone di Gela, tiran- ne snervavano la potenza delle colonie
no che sconfìsse cartaginesi
di Siracusa, i greche, ed appianavano la via allo stranie-
chiamati da Terillo tiranno d'I-
nell'isola ro per farne la conquista, onde consenli-
mera, ricevè lai." romana ambasceria, e ronoa pace e alleanza scambievole.Fu pe-
fu da'greci ricercato d'alleanza contro i lò di breve durata, che ne'dissapori tra
persiani. Gelone si fece amare per giusti- Si'geste e Selinunte s'introtiiiserodi nuo-
zia e moderazione, regnò 7 anni, lascian- vo gli ateniesi, ed apprestarono la grande
do in lutto tuttala Sicilia, la quale avea- spedizione, nel la quale cominciò Alcibiade
lo dichiarato padre del popolo e difenso- i fatti trarrne colla presa di Catania; ma
re della libertà; quindi l'onorò come un deposto dal comando, dovè lasciar a Ni-
scmideo. Fabbricò due templi, uno a Ce- cia la malagevole impresa di assoggettar
rere, l'altro a Pi oserpina, ed aliai. altro LSiracusa,in che si giovarono puredegli a-
sul monte Etna. Gcroue suo fratello gli iati de'montani siculi ede'tirreni, natura-
successe. Siracusa e A grigento, ora con a- li nemici de'siciliani. Venne la città stret-
ristocralico , ora con monarchico reggi- ta d'assedio, econ grande bravura lo so-
mento si disputarono lungamente il pri- stenne, finché non giunse dal Peloponne-
mato. I siracusani mantenevano la fama so il generale spartano Gilippo a soccor-
loro, governati dal principeDucezio, che rerla, cui si unirono dopo la i.^ vittoria

tenne in prima le parti siracusane, ma poi gli ausiliari di Corinto edi Tebe. Insegui-
dichiarò guerra a tutte le colonie greche. to di parecchie battaglie navali combat-
In principio fu vincitore e fabbricò lacit- tute nello stesso porto diSiracusa con dan-
tà di Palica, e conquistò Catania e il pin- no degli ateniesi, comechè sopraggi unges-
gue territorio etneo; vinto poi dai sira- se altra forte spedizione comandata da'ge-
cusani dovè andar esule a Corinto, e seb- nerali Eurimedonte e Demostene, trion-
bene tornasse in seguilo a tentarla sor- farono di lutti gli ostacoli lo spartano va-
te dell'armi, ecoU'aiulo d'Arconide edi- lore e la costanza siracusana. Lo slesso
ficasse la città di Calalta, fu anzi tempo Eurimedonte perì in un marittimo scon-
sorpreso dalla morte. La repubblica sira- tro, ed alìlevoliti dalie sconfitte, delibera-

cusana compiè allora i suoi trionfi, e do- 1 ono Nicla e Demostene di sciogliere "as-

po umiliati gli agrigentini e distrutta la sedio, riparando nelle parli mediterranee


città di Tiracia, ultimo emporio de'sicu- dell'isola.lMa sebbene facessero di sottrar-

h, ottenne su tutta l'isola la supremazia si colla notturna marcia ad ogni disastro,


e potè sostenere l'urto delle guerre ester- ilcorpo comandato da Demostene si tro-
ne con gloria. Le gare fra le due greche vò all'albeggiare circondato-dali'esercito
repubbliche di Sparta edi Atene, che su- siracusano, negli valse l'ostinato combat-
scitaronoia lunga e sanguinosa guerra pe- timento di tutta la giornata per aprire a-
loponnesiaca, partirono in 2 sentenze an- gli ateniesi uno scampo; bensì dovettero
che i siciliani. Si dichiarò pe'lacedemoni arrendersi a discrezione, e lo slesso gene*
Siracusa, colle altre colonie d'origine do- lale ferito cadde in potere de' vincitori,
rica, e mentre colle sue armi era per so- ]Nè fu meno aspro il fatto dall'armata di
verchiare i lenlinesi, questi uniti co'calci- Is'icia, che sbalordito dalla notizia dell'im-
diesi spedirono in Atene il famoso orato- preveduta sconfitta di Demostene, dopo
re Gorgia a chiedere soccorso, e la guer- cercato di venire a ragionevoli patti, die-
ra fi a gli ateniesi e i siracusani fu intima- de ultime prove di valor disperato in ri-

la. Vari furono i primi successi de'iia va- va all'Asinaro, e cede finalmente la spa-
li coufliliij e presto si avvidero i siciliani, da al vincitore Gilippo. 1 miseri capitani
i38 SIC SIC
Deuìosleiie e Nicla, pievalendo le decla- stro patUmera, ove Annibaleportòla stia-
inazioni ili Diocle e l'odio di Gilippo, ai gè, in veiidelta della nioite che l'avo A-
generosi cousigli d'Eimocrate e di JNico- aiilcaie avea incontralo nella .^ punica
vi i

lao onde si preferisse l'onore nazionale a irruzione. Dopo


tali imprese tornò in Car-

bassa \endella, furono dannali a morte tagioeAnuibaleper goderne il trionfo, col


ignominiosa, e 7000 prigionieri ateniesi divisamento di meglio maturare la con-
lurono traili a perire fra gli sleali delle quista di Sicilia,ciò che si fece chiaro quan-
latomie. Gralialla spartana amicizia, ac- do i cartaginesi edificarono la forte città
corsero i siracusani a combattere sotto le di Termini presso le rovine d'Imera. Si
loro bandiere contro gli ateniesi, ed Er- scosse allora Siracusa, e punì con l'esilio
mocrate condottiere dtlla flotta ausiiia- Biocle per aversagrificatogl'imeresi. Indi
rianon perde che una soia delle sue tri- si rivolse ogni cura per ribattere i punici
remi, nel ritirarsi in Abidodopo l'infeli- attacchi esalvare Agrigento, contro cui e-
ce battaglia dell'Ellesponto, e rese meno rane diretti i primi moti del nuovo pode-
funestala lotta di Cizico con aver brucia- rosissimo esercito guidato da Annibale e
te in tempo le sue triremi, aOluchè non dalsuoparentelmilcone figlio d'Annone,
limanessero trofeo del nemico, ed anco Dopoun navale conflitto, nel quale i sira-
validamente difese la vicina Antandro ,
cusani guadagnarono 2^ triremi cartagi-
che testificò in allo pubblico la nazionale nesi,losbarco pureaccadde ne'porlidiMo-
riconoscenza, ammettendo alla sua citta- zia ePanormo.Stretla Agrigento da'nemi-
dinanzaisiiacusani.Senonchè questo bra- ci, imprese a difendersi con coraggio, op-
vogeneralecadde viltinia dell'invidiade- portunamente aiutata dallo spartanoDe-
gli emuli, esebbeneavessesufficienleconi- sippoche v'introdusse un coipo franco di
penso dalla rinomanza pubblica, dalla sii- i5oo italiani venuti dalla Campania. La
ma degli spartani, e dalle grazie diFarna- i. '^sortita fu gloriosa per gli agrigentini,
bazo satrapo persiano che comandava Te- che vennero a capo di guastare le opere
sercito tenestre nell'Ellesponto, si vide esteriori. In questo mori Annibale, e si

costretto di cedere a mani più esperte il manifestò nel campo micidiale contagio,
tornando, di andar esuledalla patria, en- pena dall'universale attribuita alla sacri-
Iro le cuimura, quando dopo vari anni lega violazione de'sepolcri che avea or-
accorse a salvarla, ebbe dai propri con- dinato il generale per valersi de'raateriali
cittadini la morte. ue'Iavori. Giungeva intanto co'siracusani
reggevano frattanto gloriosamente
Si e altri siciliani il duce Dafneo, e guada-

i siracusani, e l'ordine interno con severa gnava contro lmilconeunai."'ragguarde-


legislazione ne temperava Diocle, il quale vole battaglia presso l'Imera meridionale;
aspirava forse al supremo potere. Nuovi ma l'oro punico bastò a corrompereDesip-
guai però si preparavano alla Sicilia per po,quindi la defezionedi gran parte de'suoi
le sempre rinascenti dissensioni civili. Se- campani che fuggirono di notte alle tende
linunte voleva opprimereSegeste,e questa de'cartaginesi,ed indi il terrore panico dei
città assalita chiamò nuovi stranieri nel siciliani eia fatale lentezza del condottiero
terreno siculo. Alferrò l'occasione propizia siracusano. I miseri agrigentini incalzali
il generale cartaginese Annibale figlio di dalla fameedagli stenti, dopo 8 mesi d'as-
Giscone, ed investì Selinunte con uu'ar- sedie, notturnamente ripararono a Gela,
mala di 100,000 soldati. La difesa de'cit- ma un gran numero o per tardità o per
ladini fu eroica e riuscì a render vano il amore alle patrie mura, rimase vittima
i.° assalto; ma nel 2.° lutti perirono per dell'impeto ostile, ed il ricchissimo hot-
l'inimico ferro, tranne i pochi vecchi e le tino servì a saziare la barbarica avarizia,
femmine rifugiati ue'templi. Egual disa- La pubblica indignazione dei siracusani
SIC SIC 139
colp'i l'inetto Dafiieo e il tiiidiloieDesip- frapponevansi, ed entrato nella città fece
pò. Fu ili. "ad alzar la voce nella pubbli- barbaro macello di quanti trovò per le

ca adunanza Dionisio o Dionif;io dello il vie, ed assab nel proprio tcllo gl'inermi,
/'fCc/i/Oj figlio d'Ermocrale, diverso dal- tulli quelli trucidando ch'eiiuigli oppo-
l'illustre generale di egual nome, vissuto sitori. Fu questo ili. "segnale della tiran-
bino allora nell'oscurità, ed inveì egli con nide, alla quale pose il suggello il trat-
tanto impeto ch'ebbe a soffrir la pena di con Imilcone, es-
tato di pace stipulato
grave multa inflitta per legge dioclea ai sendone una delle prime condizioni, che
delatori che seminassero fra'citladini di- Dionisio fosse strategoto dittatore per-
scordia. Ebbe però la ventura di trovare petuo diSiiacusa. La Sicania, che così an-
appoggio nel potente Filisto, il quale del cor chiama vasi il lato occitlentale dell'iso-
proprio soddisfece la multa, e l'intrepido la, rimase in pieno dominio de'cartagi-
giovane rinnovò allora più caldamente nesi; ed Agrigento, Gela, Camarina, Se-
l'istanza, e ne fu tale il successo, che Daf- lìnunte, Imera e Lentini vennero ripopo-
neo depose il comando, conceduto a talu- late da'propri cittadini, ma disarmati e
ni della parte popolare, ne'quali fu lo stes- tributari. Tale fu lo slato della Sicilia 4
so Dionisio compreso. Ebbe questo scal- secoli innunzi l'era nostra. Il regno del
tro capitano l'accortezza di farsi strada vecchio Dionisio ebbe 38 anni di durala,
al supremo comando col dilfamare i col- e perpetuò nell' isola lo stalo di guerra.
leghi, laonde divenne Scratcgolo o gene- Egli spense nel sangue de'sollevati lai."
ralissimo, e circondato da nuinerososluo- rivolta contro di lui scoppiata, in occa-
lo d'elette guardie sotto il pretesto d'esser sione della marcia contro la sicula cillà

difeso dall'insidie de' rivali. Finalmente di Erbessa. Munì poi di fortificazioni l'i-

la scure troncò capo a Dafneo ed a De-


il sola di Siracusa,ed ordinò il richiamo de-
Uìocrate soli suoi competitori, e si condan- il licenziamento de'soldati mer-
gli esuli e

nò Desippo all'esilio per punire la venale cenari di Campania. Aristone e Lisandro


viltà commessa in Agrigento. MarciòDio- spartani, meglio mirando agl'interesiii di
nisio coir esercito per difender Gela da Grecia che alla siracusana indipendenza,
Imilcone assediata, però il i.° combatti- non ebbero onta di conlribuire eoa ia-
mento sotto le mura della città tornò svan- tlegni modi a consolidare il nuovo ordi-
taggioso ai siracusani, per cui nella notte ne di cose, tenendo segrete conferenze coi
fu deciso di abbandonarla, e l'armata si primari capi delle parti popolari, e denun-
riliròa Camarina. Né ivi mostrò maggior ziandoli poi alla proscrizione e alla morte.
fermezza il generale diSiracusa ecomandò I siculi e i greci calcidici furono primi a«.l

la ritirata, risoluzione che lo pose in tanto essere colla forza sottomessi.Que'di Messi-
discredito, che gl'italiani di terraferma na edi fieggio impresero a fare resistenza,
tornarono in massa alle case loro, e la ca- macoll'arle e coll'inganno uè sventò Dio-
valleria si recò in Siracusa a concitare il nisio la federazione, ed avuta l'ardita ri-

popolo contro Dionisio. Le turbe posero pulsa de'reggini,fra'quali voleva scegliere


a sacco la casa del condottiero, e quanti una nuova sposa, prese iu moglie Doride
vi trovarono dentro pas=iarono tulli a (il locresee Aristomaca siracusana che guar-
di spada, non risparmiando la moglie sub- dò con pari alFelto. Quindi volse tutte le
benefigliadel famoso capitano Erraocra- sue cure a domar la potenza cartaginese,
te, della cui alfinilà avea voluto Dionisio ed a dilatare i suoi dominìi sulle colonie
adornarsi per ricoprire l'originaria bas- degl'italioti. Intimò la guerra col mezzo
sezza. Atrocissima fu la vendetta del duce di araldo spedito a Cartagine, e contro la
irritato ; percorse di volo con 600 fanti città di Mozia, sulLilibeo, si rivolse col
della guardia e 100 cavalli lei 3 leghe che più impoaeote apparato; e sebbeue ImiN
i4o SIC SIC
cone operasse una diversione opportuna guerra, e sebbene pagasse col capoti Ilo

nel poito siracusano, e recasse poi col nu- del suo delitto, pure obbligò a rinnovar
meioso uavile grave danno alla flotta ne- la pace. Di questa profittò Dionisio per

njica, vennero con Mozia, presa d'assalto, adornare la sua metropoli con magnifici
quasi tutte le città sicane in poterceli Dio- edilìzi, con sontuosissimi templi, colla co-

nisio. Con nuovi e più poderosi eserciti struzione di validi propugnacoli e di gran-
tornò poco stante Imilcone a sbarcare in diosi arsenali. Molli ginnasi elevò fuori
Panorino,e riconquistalalVLizia la distrus- delle mura per addestrare la gioventù nei

se interamente per non impiegar gente militari esercizi, né trascurò d'ampliare

a guardarla; indi percosse di egual fato il commercio di Siracusa colla fondazione


jMessina, mentre le sue navi guadagna- di varie colonie nella spiaggia adriatica di

\ano su Dionisio una battaglia nelleacque Puglia e nell'isola di Lissa. Non si restava
di Catania, e ben presto si rivolse all'as- fratlanto dall' armi, e gl'illirici domava
sedio di Siracusa. Era la città ben mu- insorti contro una nuova colonia, e la pi-

nita e concorreva Faracide alia sua di- rateria frenò de'tirreoi, macchiandosi pe-

fesa cogli ausiliari spartani, mentre Le- rò coU'espilazione del ricco tempio di Lu-
ptiiie fratello di Dionisio allreltava gl'ita- cina nel porto di Cere. La filosofia e le

liani soccoisi. Una vittoria marittima dei lettere fecero pure nella corte di Dioni-
siracusani fu ili.Tausto presagio, e l'ar- sio validi progressi , e tratto dalla fama
mata punica scoraggiata dalle molte vit- dei pitagorici sopravvenne Platone,il
ivi

liaiedi morbo pestilenziale introdotto nel quale conversò con Aristippo, ed ebbeDio-
campo, oppose agl'incoraggiali assediali, iie cognato del tiranno Ira'suoi seguaci;
che uscirono a battaglia, la piìi debole re- ma la protezione di lui non fu sulliciente

sistenza. Imilcone comprò con l'oro la vita scudo per evitare l'esilio, onde fu colpito
e la libertà di tornare in Africa con 4o a cagione del suo libero parlare. Non pago

triremi armale, frementi i siracusani, ma de' militari trofei, aspirava Dionisio alla
pose fine col suicidio al proprio scorno. gloria vana di cantar versi, e adontavasi
Cessata la guerra cartaginese, si rivolse se non erano le sue poetiche produzioni
Dionisio a rifabbricare Messina, e dedusse accolte con plauso;di che fece aspra prova
nuova colonia che denominò Tindaride. Filosseno poeta, tratto prigione nella pe-
Tolse dopo lunga oppugnazione ai siculi Iriera per averne disapprovato un compo-
Tuorinìna , ed mcominciò con un vano nimento; ma non ismarrì per questo l'ar-
tentativo di sorpresa su Reggio la guerra dire del vate, che interpellato daDionisio,
cosl'italioti.facendosia talfinealleatodei senza emettere alcun parere, chiese alle
lucani. Eloride fuoruscito siracusano che guardie che lo conducessero di nuovo alla
couìandava gl'italioti, peri nella battaglia lapidicina , e in tal modo disarmò collo

dell'Elaboro pressoCaulonia, che insieme scherzo la collera dell' umiliato tiranno.


con Ipponio vennero da Dionisio distrut- Non così avvenne quando ne'giuochi o-
te. Dopo il più terribile e lungo assedio litnpici volle egli inviar Tearide suo fra-
sperimentò anche Reggio col ferro e col tello minore a recitar suoi versi, che ac-
i

fuoco la più terribile vendetta dell'irri- colli con fischi e risa destarono in lui tanta
tato tiranno, e chi sa qual fine avrebbe ira da dar luogo asanguinoseproscrizioui.
avuto l'alleanza da lui stretta co'galli se- Il sospetto, carnefice indivisibile del ti-

noni che molestavano Roma, se Cartagi- ranno, ne amareggiò la vita privata, co-

ne non avesse di nuovo impugnate le ar- va egli dimostrò all'adulatore Damocle


mi. Uscì però agevolmente Dionisio d'im- nell'mibandito banchetto ove lo fece sede-
paccio per tradimento di Sunniate, capi- re colla spada sul capo e pendente da sot-
tano cartaginese, che svelò il piano della tilissimo filo. Per questo egli giuus^ealle
SIC SIC i4r

più crudeli .slravat;nii/.{-,ria leqnnlisi rac- gcndosl la somma delle cose dallo stori-

cmila l'uccisione d'un suo famigliare per co Filisto, il quolestbbetie del ."impulso i

avergli narrato sogno della sua morie,


il dato Dionisio il T ecchio per opprime-
e di due giovanetti nel giuoco predilello re la patria fosse slato ila lui ricom[)en-
della palla, ad uno de'quali avea conse- sato coll'esilio, richiamalo fu poscia dal
gnala la spada che lo ini bara zza va, meni re giovane Dionisio e gli servì di primario
l'allro lo avvertiva essere questo un trailo sostegno.La pace fu fermala co'cartagi-
di soverchia confidenza. Dichiarò colpe- nesijmantenula l'alleanza cogli ^.partani,
vole il 1° di aver con quel riflesso sug- ecessalaancoiala guerra co'molesli luca-

gerito airallro il pensiero d'ucciderlo, ed ni, che Dionisio si portò a domare in per-

ili.°di averne mostrato compiacenza con sona; avendo macchialo il suo nonie pri-
un sorriso. Tentò di nuovo Dionisio ne- ma di partir da Sinicusa, colla strage,pra-
gli ultimi anni del suo regno di cacciare scrizione ed esiliodi luttiquelii ch'egli scv-

i cai tagiuesi dalla Sicania, e pareva che spellava avversi alla sua dinastia: da que-
ne fosse giunto a capo colla vittoria di sti profughi molli ripetono l'origine d'z/«-
Caboia, riportata all'aprir della campa- cona. Sembrò inclinar di nuovo alla mo-
gna, sopra I\lagone che vi rimase ucciso. derazione e alle scienze dopo riacquistata
Ma riuscì al figlio del ^inlo duce,col tem- la caIma,convenendo alla sua corte a gara
poreggiare, di ristorare la punica fortu- filosofi e lettera ti. Riuscì a Dionisio di trar-
na, e nella battaglia di Cronio sulla spiag- re per la 3.° volta IMalone in Siracusa,
gia di Selinunte, la morte del comandante lusingandolo che la sua venuta avrebbe
Leptine mise in piena rotta i siracusani, agevolalo il riloiiio del suo amico Dione,
de'quali si posero in salvo pochi avanzi, ma non corrispose co'fatli; perchè stanco
ed in vece i confini della Sicania venne- quel sapiente di gettare al vento le sue
ro perciòampliali. 11 3. "esperimento riu- dottrine, abbandonò per sempre quel li-

scì più funesto, che sebbene Dionisio s'im- do sciagurato, lasciando al proprio nipote
padronisse di Selinunte, d'Enlella e diE- Spensi ppo la direzione dell'accademia. Al-
punto di veder cadere la
rice, e fosse sul lora Dione concepì il disegno di liberar
nuova metropoli punica di Lilibeo, pure la patria, e potè agevolmente incarnarlo,

rinaspeltalo arrivo del formidabde afri- poiché sbarcalo sulla costa diMinoao Era-
cano mutò le sorli. La flotta di Dionisio clea, venne affrettato da'voti pubbl!<;i il

fu bruciata nel porto di Trapani, e du- suo festevole ingresso, mentreDionisio as-
rante la tregua che avea dovuto implo- sente vegliava alla costruzione di duesla-
rare, tornò il tiranno in Siracusa, ove la bilimenti nuovi in Puglia, eTimocrnlecue
morte pose fine alle sue crudeltà e ai bel- per luigovernava Siracusa, colla fuga si
licosi disegni. Dionisio il Gio\'ant, privo sottrasse ad ogni pericolo. Tentò Dioni-
dellebuonequalilà edelle lee che aveano sio di ricuperare il potere, ma Dione seppe
tratto dall'oscurità il suo genitore, pure ben guardarsi dall'ingannevoli sue offerte
avrebbe potuto sostenere gloriosamente e spiegò molto valore nel rinluzzarne le
il reale retaggio, se avesse dato ascolto armi. Nondimeno l' isola ben fortificata
ai savi consigli di Dione, che seppe inna- j estò in potere de'dionisiani, guardata dui
morarlo della filosofìa, e lo indusse a ri- primogenito Apollocrale, e dopo la scon-
chiamare con somma onorificenza Pla- iilta data nel mare daEraclide siracusano,

tonealla sua corte. Gliadulatori però im- a Filisto che v'incontrò la morte, riuscì
pedirono il buon elfetlodel platonico ma- a Dionisio riparare in Locri, da dove non
gistero ben presto il filosofo e il suo
, e cessò inviare frequenti soccorsi. Intanto
indivisibile amico Dione fin ono allonta- fatali tornavano a Siracusa le cittadine

nali da Sicilia e ripararono iu Grecia, reg- gare, che vive scoppiarono fra Eracliuo
142 SIC SIC
faiilore della legge agraria e lì'all re esa- in onta d'icela e de' cartaginesi seco lui
gerazioni, ed il saggio Dione che più ligio collegati, ed ebbe la ventura di riportare
mostra vasi al governo degli ollimali. Ora compiuta vittoria su 5ooo nemici spe-
l'uno, ora l'altro prevalse de'due corape- ditigli inconlro,ech'ei seppe sorprendere
titorij ed anche talvolta furono in pace; non ancora riavuti dalla stanchezza della
ma quando Dione fu libero d'ogni emulo marcia. Fece allora di Adrano il suo punto
|

per la resa della fortezza, alla quale (u d'appoggio, e molti castelli siculi si uni- 1

costretto Apollodoro dalla farne, e per la rono a lui, e sino Rlamercolirannodi Ca-
morte d'EracIide, in una sedizione l'in- tania. Lo stesso Dionisio cede a Timoleone
grato Calippo ateniese ordì la più nera la rocca, a patto di estrarne l'oro di sua
congiura contro il suo benefattoreDione, pro[)rietà,e recarsi a vivere a Corinto con
e con pochi satelliti l'uccise nelle suestan- sicurezza. Icela però non isciolse l'assedio,
ze, cosi usurpando un estraneo la precaria e cercò inutilmente di liberarsi da Timo-
tirannide di Siracusa. Nèperciòcessarono, leone col mezzo di due sicari; bensì uc-
ma anzi crebbero le dissen*.ioui, ed il suolo cise barbaramente la moglie e la sorella
sìculo si vide pieno di piccoli tiranni e di di Dione, e mentre raggiungeva col grosso

milizie di ventura che ne resero la con- di sue forze il corpo ausiliare de' carta-

dizione miseranda. Eestato ucciso sotto ginesi, comandato da Magone che mo-
Pieggio Calippo, oppresselo alla loro volta ve vada Eutella, il comandante della rocca
la patrialppiuino figlio minoiediDionisio Leonia corintio .s'impadronì con una sor-
ììf'ecchio, e/Niseo. Indi Dionisio iltr/ot'a tita del munito qu?rtiere d'Arcadina, ed

ne, cacciato per le sue crudeltà da'locresi intanto Timoleone che già erasi insigno-
profittò del disordine per ricuperare Si rito di Messina, la quale parteggiava per
racusa e vi ristabilì il suo dispotismo. Fra Icela, giunse coll'esercitu sotto le mura
i tiranni siciliaiiilMamerco dominava Ca di Siracusa. Magone partì co'suoi inaspet-
tania, ad Ippone ubbidiva Messina, ed I tatamente per l'Africa, senza attender-
cela reggeva Lentini. A quest'ultimo ri ne la presenza, e Siracusa rimase a mezzo
corsero i nemici di Dionisio, olferendogl d'una rapida vittoria dell'eroe corintio in*
il regno di Siracusa, ed egli collegatosi co teramenle liberata, e poi fu saggiamente
cartaginesi cominciò la guerra coll'asse ordinata. La rocca innalzata dal tiranno
dio marittimo e terrestre delia capitale Dionisio fu demolita a suon di tromba e
dal quale fiovossi per mancanza di vet tra'plausi del popolo; le leggi dioclee ri-

tovaglie obbligato a desistere, quando ne quanto ai contratti civili; venne


pristinate
respingere una sortita di siracusani, sol i temperata la democrazia colla creazione
dati d'iceta entrarono nella città con essi del sinedriocompostodi 5oo cittadini del-
alla rinfusa, ed a stento riuscì a Dionisio le varie classi, i quali a maggiorità di voti
di chiudersi nella cittadella. Il faniosoTi- eleggessero i magistrati, e decidessero dèl-
moleone,clie allontanato dalle cose pub- ia pace e della guerra; finalmente fu sta-
bliche di Corinto sua patria, erasi riti- bilito un capo supretno della repubblica
rato a vivere in quieta solitudine fra gl'i- di Siracusa col nome di Amfìpolo o servo
laliotijVenne sollecitato da'siracusanil no- di Giove, scelto a sorte fra 3 individui e-
rusciti a dar mano alla liberazione della lelli dal sinedriOjda doversi cambiare ogni
malmenata contrada. A sua disposizione anno. Callimede fu il i

cittadino rive-
Corinto pose 700 uomini per l'impresa, stito di quell'altissimo onore, ebbe suc-
ed Andromaco principe di Taoroiiu.i, ove cessori, e non cessò sì ragguardevole ma-
il capitano eseguì lo sbarco,altri ve ne ag- gistratura se non dopo la romana inva-
giunse. Pertanto coni eoo armati mosse sione. L'incomparabile Timoleone di ciò
TisDoleone verso il castello di Adi ano non pago, pose in opera il vittorioso suo
SIC SIC i/j.^

braccio per puigar la Sicili» (In ogni in- ce tlislingiiere il valor militare d'Agnlo-
(eriio ed eslerno iKtuico. Mossero i car- de. Era (|iie.-.li iialo nella città sicula di

taginesi contro di lui dal Lilibeo, sbar- Termini soggetta a'cni taginesi,da Carci-
cando 60,000 fanti e i 0,000 cavalli, con no vasaio che reg^^ini aveano pei' qiinl-
i

jiiion numero di carri laicati; ed egli li che col[)a cacciato in bando, ed il quale
con 2,000 pedoni al guado del Cri-
attese I andò poi a stabilirsi a Siracusa. Dotalo
niso, ove riuscì a sbaragliarli ed a co- Agatocledì noncomuneavveneuza ed'in-
stringerli alla pace, (issando iuvanabil- gcgiio perspicace, dedicossi alla milizia ,

mente all'Alico il coi>fine de'Ioro posse- e col mezzo di riprovevole ncfandità di-
dimenti. Inoltre liberò Apollonia edEri- venne caroa Damante, che lo innalzò si-
gio dalla iiranidedi Lettino; purgò il ma- no al grado di capitano di 00 fanti, e ncl- i

re da'corsari tirreni, dannando a muric la guerra agrigentina in cui fu Damaule


Postuniio loro capo enliatosoltomentita slrategoto, fu promosso al grado di chi-

amicizia nel porto siracusano; spense i tir- liarca o capitano di 1000 fanti. Non me-
rani lcela,lpponeed ilfedifragoMameico, no di Damante, ardeva la moglie di lui

ed cibbligò all'abdicazione Apollonide e per Agatocle d'impura fiamma, e dive-


]Nicoden)o tiranni d'Agirà e di Centoripi. nuta vedova ne mutò col suo talamoe le
Siracusa ricuperò in un istante l'antico sue ricchezze la fortuna. Si dichiarò egli
lustro; vi rientrarono i proscritti, accor- allora nemico degli 0tliuiali,e sebbene
sero i popoli convicini, e Corinto vi ag- sulle prime dovesse cedere al rivale So-
giimse considerabile niimerodi coloni. Gè- sistralo e andarne in bando, vide presto
la, Agrigento e Camariua, e le altrecillà colui ancora condannato all'esilio, nien-
de'sicilioli risorsero, ed in fratellevole nodo tre egli fu richiamalo dal popolo, quando
si strinsero per impedire ogni novità dal sciolto il sinedrio piegò all'antica demo-
lato degli africani eper tenerci siculi stessi crazia. Con affettare popolarità spense
in soggezione. Caricodi lantagloriaepun- Agalocle i più ragguardevoli cittadini, e
to non abbagliato dal puro s|)lendore, Ti- consentì alla plebaglia la violazione del-
moleone salutalo liberatore della Sicilia le pudiche donne e il sacco delle case jiiìi

fissò in Siracusa la sua residenza, e vivendo ricche. Convocòquindi un'assemblea na-


come privato rinunziò ad ogni specie di zionale,ecoiigratulandosi con essa d'aver
preminenza, largo soltanlo de'suoi consi- annientalo il potere dell'aristocrazia, fe-
gliagara ricercali. Gli universali omaggi ce mostra di rinunziare ad ogni incari-
lo accompagnarono sino alla tomba, che co e ritirarsi a privalo viveie; ma il vol-

splendida sorse in mezzo al foro siracu- go e leassoldalemilizie logridaronoslia-


sano, e Portico di Timoleonefu delta la tegoto,e ricusando egli di avere la respon-
vicina palestra, ove fuiono istituiti giuo- sabililàdelgovernoinunione ad altri col-

chi equestri anniversari in suo onore, che leghi, fu stabilito slrategoto unico e solo,
ricordarono a'posleri il suo nome e le sue cioè signore assoluto di Siracusa. Non fu

virtù. tardo allora d'allettare i popolanicoll'a-


Il sinedrio di Siracusa non si manien- bolizionede'debiti e colla partizione egua-
nelungamente concorde, che troppo ne- le de'lerreni. Intese poi ad ordinare con
rano disparati gli elementi; adoperavano leggi la repubblica, a migliorarne le fìnan-
in ogni inconlio a scuoterela dipendenza ze, ed a sostenerne colle armi la gloria.
i curavano nobili di ricuperare
plebei, i Tulli i sicilioli si opposero ma indarnoal-

la preminenza, quindi l'anarchia edalse- le ambiziosesuemire, ese Cartagine non


no di questa il nuovo e più fermo dispo- rompeva guerra, in breve sarebbe stato
tismo. Una spedizione de' siracusani con- il dominatore di tutta la Sicilia. La perdi-
tre gli agrigentini per insorta coQlesa, fé- ta della battaglia d'Imera lo avrebbe ri-
i44 SIC ste
dotto alle tiUime estremilfi,<ìecon ardito la si sposò poi a Demetrio redi IMacedo-
consiglio non avesse egli avvisato di por- nia. Ma intanto che disponevasi a nuove
tar la guerra nelle terre africane per ri- ostilità contro Cartagine, il suo nipote Ar-
chiamarvi le pnnioheforze. Lasciato An- cagalo aspirando al trono, che lo zio vo-
tandro suo fratello con siiHìcieriti truppe leva assicurare al figlio chiamato pure A.-

a guardar Siracusa assediata, esegm con gatocle, indusseMennone favo-


si ribellò e
60 galee il fortunato sbarco, seco recan- rito del tiranno ad avvelenarlo, malcon-
do in ostaggio una metà de' piìi potenlt tento per avere ricevuto un atrocissimo
siracusani, e ponendo soldati nel prò-
i oltraggio. Mennone bagnò lo stuzzicaden-
cintodi vincere o morire coll'aver distrut- ti d'Agatocle in un potentissimo veleno,

to col fuoco l'intiera flotta. Vinse in cara- che consunte le gengive e denti, si pro- i

pale battaglia 4o,ooocartaginesi guida- pago per tutto il corpo con tali spasimi a-
ti da Annone che vi morì, e da Bomil- troci che dicesi si gettasse per disperazio-
care aiutato, che aspirando alla tirannide ne in un rogo. Agatocle lasciò un esempio
di Cartagine favorì i disegni d' Agatocle. a Scipione \'j4fricano,c\\e per vincereCar-
Avvalorato dai libici eda'ciienaici,cheper tagine era uopo assalirla in Africa. Do-
lui si dichiararono, assunse il titolo di re tato di grandi talenti e valore, affettò po-
e Strinse la capitaled'assedio, con che riu- polarità in incedere senza guardie, enei
scì a far richiamar Amilcare da Sicilia, il gloriarsi dell'oscura sua origine, dicendo
cpiale si contentò di spedire un rinforzo ch'egli era sempre un vasaio, ostentando
di 5ooode'più prodi, ed ostinatosi conDi- nelle mense vasi di terra misti con va-
i

nocratecapo de'fuorusciti ad assaltare Si- si d'oro. Per opera d'Arcagato perì pure

racusa, fu fatto prigione e decapitato. Ras- il figlio Agatocle, dallo zio prima di mo-

sicurato Agatocle dellenuove vittoried'A.- rire privato del regno, indi Mennone con
frica, volle ritornare in Sicilia, ed era per eguale perfìdia si disfece d'Arcagato e di-
ricomporla a ubbidienza,quando ebbe no- sputò il comando di Siracusa ad Iceta, che
tizia che sotto il suo nipote Arcagalo luo- fatto slrategoto,usurpò anch'egli supre-
gotenente, ogni cosa in Africa avea mu- mo assoluto potere, mentre Taormina oc-
tato aspetto, avendo perduto una batla- cupa vasi da Tindarione, Lentini da Era-
glia, e l'armata per mancanza di vettova- elide, Agrigento da Fiiitia, e si riempì la
glie era per ribellarsi. Agatocle corse in Sicilia nuovamente di molesti tiranni. In
Africa, ma la perdita della battaglia, lade- questo tempo i siciliani per evitare il ser-
fezione degli africani, la sedizione de'suoi vaggio cartaginese invitarono Pirro nel-
lo ridussero a salvarsi con vergognosa fu- offrendo la corona ad Alessandro
l'isola,

ga,abbandonando l'esercito che dipoi ven- che avea avuto da Lanassa. Il re di Epi-
ne a patti, e due suoi figli furono truci-
i ro sbarcò in Taormina; Catania e Sira-
dati dagli stessi soldati. Ritornato inSicilia cusa gli aprirono le porte; i regoli o tiran-
sbarcò in Eraclea, e die l'ultime prove di ni si sottomisero, le città sicane e le puni-
crudeltàconlro la sicana città diEgesta che che furono conquistate, e cinse l'estrema
gli si era ribellata, sciogliendo il freno al punta del Lilibeo d'assedio. Ivi però tro-
furore e alla vendetta contro i siracusani. vò il conquistatore la piìi tenace opposi-
Gli riuscì pacificarsi co'carlaginesi e eoa zione, e fu costretto levar l'assedio con
Dinocrate che avea esiliato da Siracusa ,
animo di riprenderlo nell'anno seguente,
nonché di estendere in varie parti di Sici- e portar poi la guerra nelle contrade a-

lia il suo dominio, di domare i vicini bru- fricane. Se non che duri modi e le sue a-
i

zi , e di stringere vincolo di affinità con vanie gli alienarono l'animo de' sicilioti,

Pirro re di Epiro, cui diede in moglie la che si sollevarono contro di lui; il re fug-
propria figlia Lauassa, la quale disgusta- gì da que'lidi per porsi in salvo a Taran-
SIC SIC i4^
lo, insegnifo per via cla'inamerlini (l'ori- tacilio e I\T. Valerio nuovi consoli con due
gine campana, ch'eiatisi con IVaudoIcnta altre legioni, che fecero sommar l'arrnala
strage insignoriti di Messina, cui dissero aiG.ooo 1,200 cavalli, rinforzati
fanti e
Mainerto in onore di Marte. Al cornando uotabilmentedai mamertini e da altri ita-
sii[)remo dell'esercito di Siracusa fu de- liani. IMolte città aprirono le porte a'ro-

stinalo Cerone o Jcrone, iliii dal .° anti- i mani,e Cerone stesso preferì di tranquil-
co Gelone discendeva, quando si voleano larsi con una tregua di 4 auui, che gli fu 1

cacciar dall'isola rnamerlini dopo la par-


i accordala. cartaginesi fortificatisi in A-
1

tenza di Pirro. Quel capitano usò l'astu- grigeuto furono tosto assediali da' roma-
zia di farmarciare all'antiguardo que'mi- ni, e sebbene Annone procurasse di aiu-
liti che aveano eccilato sedizione, [)er as- tare il governatore Annibale ivi rinchiu-

sicurarsi il potere, e li lasciò circondare e so, con esterno numeroso soccorso, pure
distruggere. Assalì poi di proposito i ma- iuìpegnala sotto le mura sanguinosa pu-
tnertini.e tolte ad essi molte castella, li sba- gna, cartaginesi combatterono da prodi,
i

ragliò in riva al Longanocon l'aiuto de- ma doverono in fine soccombere, ed A-


gli esuli nìessinesi, e Clone loro generale grigenlo cadde dopo 7 mesi e fu segno al-
caduto in mano de' siracusani, volle in- la vendetta degli assedianli. Dopo il qual
contrar la morte col riaprire le riportate fatto vennero in potere de'romani molte
ferite. ^Messina però fu sostenuta dai car- città sicane. Arse allora in essi tnaggior-
taginesi che v'introdussero rinforzi, né po- mente la brama di conquistar tutta l'iso-

tè essere espugnala; ma Cerone ebbe lar- la, e Roma che sino tempo non a-
a quel
go premio al suo valore con essere nel suo vea veleggiato ne'mari, costruii 00 quiu-
trionfale ritorno acclamato re da'siracu- quiremi e altre navi minori per misurar-
snni.e del sovrano titolo si mostrò ben de- si coll'esercito navale punico, e bastò la

gno. Ben presto gli ospiti africani si resero stagione del verno perchè fosse allestito il

gravosi a Messina, introdottisi per darle formidabile navile. I consoli Cneo Corne-
aiuto, indi la pubblica indignazione giun- lio Scipione e Caio Duillio mossero verso
Temendo messinesi la ven-
se a cacciarli. i la Sicilia, e sebbene in un i .° parziale scon-
detta non meno di Cartagine che di Si racu- tro presso Lipari riuscisse al luogolenéii-
sa,invocaronoper la i. 'volta il soccorso dei te Boode di catturare i 7 navi collo slesso
romani, i quali trovavansi in Pieggio a pu- Scipione che le comandava, fu sul puulo
nir la perfìdia de'campani, che aveano u- Annibale di provar lo stesso fato dalle na-
surpato il dominio della città alla foggia vi di Duillio; ma superalo a vendo il i.° pe-
de' mamertini. I cartaginesi e i siracusa- ricolo, s'impegnò fra le due flotte gene-
ni insieme si collegarono. Appio Claudio, rale battaglia, nella quale romani, infe-
i

unode'consoli romani, guadò celeremen- riori ai cartaginesi nella marittima espe-


te il Faro con due legioni, ed intimò lo si valsero di nuove macchine chia-
rienza,
scioglimento dell'assedio di Messina, mi- mate corvi, che con ferrei ordigni ralte-
nacciando guerra in caso d'inubbidienza. nevano le avvicinate navi nemiche, onde
Vanamente Cerone dunoslrò essere ma- i compiere a corpo a corpo la mischia, e
niei tini congiunti nel sangue e nel delitto fu sì sorprendente l'effetto, ch'ebbe Duil-
ai campani di Reggio, dalla repubblica ro- lio l'onore della i.^ navale vittoria e dei
mana puniti con tanta esemplarità, e me- più splendido trionfo ioCampidoglio. Con
ritamente odiosi venne alle
ai sicilioti. Si valore pari continuò lungamente nell'i-
armi, e il lomano valo] e giunse da prima sola e nelle sue ac(jue la guerra punica,
a sbaragliar l'esercito siracusano accam- e ad onta che l'infelice di visamento di por-
pato a Taormina, e poi il cartaginese nei tar in Africa le armi romane terminasse,
diuloruidiMelazzo.SopravvennerolM.Ot- pel valore di Santippe oXanlippolacede-
VOL. LXV. 10
)4G SIC SIC
nioue, colla perdita di tanti bravi eia pri- so matematico Archimede, colla più fa-
gionia dell'eroico Attilio Regolo, riparò stosa profusione di sontuosi ornamenti. Di
Metello alle sconfltle colla celebre vitto- grande aiuto fu pure Cerone a R.oma nel-
ria riportata sopra Asdrubale presso Pa- la 2." guerra punica, dopo le disastrose

normo,dellaqiialeebbegIiaIloridel Irion- sconfitte di Ticino, Trebbia, Trasimeno


fojtiienlie ripetuti naufragi aveanodimi- e Canne, né perde la repubblica un pal-
nuilo la romana potenza sul mare. Tut- mo di terreno in Sicilia sino alla sua mor-
ta la Sicaiiia cartaginese fu perduta, e la te, dopo la Gelo-
quale essendo il figlio

città di Lilibeo stretta d'assedio fu fatale ne già estinto, venne dall'inetto nipoteGe-
pe' romani assedianli. La vittoria conse- ronimo ereditalo il dominio siracusano,e
guitain Trapanida Aderbale, el'introdu- la romana amicizia raccomanilata a'suoi

zione di possenti rinforzi salvarono quel- designali tutori. Uno di essi Andronodo-
l'estremo punico baluardo, ed un 3.° nau- ro sopraffece colleghi e dispose a suo gra-
i

fragio della romana flotla sulla costa di do del principe, abituandolo a vivere nel-
Camarina, prolungò lo slato di guerra; la mollezza onde meglio dominarlo. Pei

fnicbè per l'improvviso arrivo diQ. Lu- suoi pazzi consigli cambiatala politicasi-
tazio Cululo colla nuova flotla, e per la racusana,si strinse co'cartaginesi alleanza
vinta battaglia sopra Annone fra le isole a patto di dividere il dominio dell'isola

Egadi di Marittimo o Rlarelimo e Favi- dopo cacciati i romani. Geronimo e dopo


gnana,si persuasero cartaginesi adiscen-
i di luiAndronodoro perirono per congiu-
dere ad accordi, e parlare parole di pace, re, malppocrate ed Epicide oriundi car-
frutto della qualedopo 24anni di sangue taginesi ressero Siracusa a mano armata
fu la cessione di tutta l'isola di Sicilia ai e continuarono la guerra già rotta co'ro-
romani, abbandonando cartaginesi ogni i niani. Il console Marco Claudio Marcel-
pretensione sull'isole che sono tra l'iialia lo imprese il famoso assedio di Siracasa,

e l'Africa. Così nell'anno di Roma 5i3 che lanto bravamente si sostenne colle
finì la r.'' guerra punica. llpatrÌ7Ìo Emi- straordinarie macchined'Archimede, da
lio restò a governare la Sicilia, Lulazio togliere ogni speranza di espugnare le mu-
ebbe Campidoglio gli onori del trion-
in la, senza il lento e potente mezzo della
fo, e C. Flaminio fu spedito per pretore. fame. Imilcone duce cartaginese molestò
Cerone intanto proseguiva a regnare pa- lungamente da varie bande l'esercito ro-

cificamente in Siracusa, e si mantenne fé- mano e perì vittima del contagio. Cadu-
delealla romana alleanza, somministran- ti a poco a poco i guernili piopugiiaco*
do aiuti per la guerra co' galli cisalpini; li, cadde Siracusa, e nel disordine dell'as-
ma non permise t'ultima rovina di Car- saltonon conosciuto restò ucciso il gran
tagine, cui prestò assistenza nella guerra Archimede con pena di Metello, il quale
alle milizie straniere sollevale, per man- col sopì aggiunto console M. Valerio Le-
tenere un certo equilibrio fra due poten-
i vino estese romana dominazione a tut-
la

ti vicini. Risplendè la sua corte non meno ta laSicilia,la disarmò e le tolse ogni mo-
per l'ospitalità, cbe per l'opulenza : della do di nuocere, eia purgò altiesì dai la-

prima furono testimonianza gli aiuti aRo- droni. Si videro allora assoggettali alle
di rovinata dal terremoto, e l'asilo con- medesime leggi i sicani, i siculi, i sicilio-

cesso a Nereide figlia di Pirro, sposata dal li siciliani, e io senatori furono man-
primogenito di Gelone; la seconda figurò dali da Roma in qualità di legati, per or-
uella magnifica nave siracusana a 3 pon- dinarne il governo. Sidiviseio leciltà in

ti mandala in dono a Tolomeo re d'Egit- 3 classi : le prime furono dichiarate libe-

to, disegnaladall'architetto Ardila diCo- 16 ed esenti da ogni tributo, cioè Alesa


rinto, ed eseguita in un anno dal farao- poi 7b5rtjCenloripi, Segesla, Alicia, Pa-
SIC SIC '47
lermo; governarono Taormina e Mes-
si sedialoepresa la città di Ennn, che dice-
sina collo proprie leggi, ed ebbero il tito- si corrispondere a Castro Gio vaimi, l'an-
lo di confederate del popolo romano, ma no di Roma 62 i. Mossero pure dalla Si-
pagando tributo; veltigali si dissero Sira- cilia i condottieri che in Africa portaro-
cusa, Agrigento, Lilibeo e tutte le altre no guerra a Giugurta re della Mauritia-
città e castella obbligate a somministra- na. In quell'epoca scoppiata la guerra coi
re il grano (leciimaiio, ossia la i o.'^parle cimbri, e lusingati i servi siculi della ma-
del raccolto, conforme alla legge geroni- numissione per rallorzar le milizie, all'op-
quan-
ca, ed a fornir poi cpialunque altra posizione de'padroni scoppiò la 3,.''gueira

tità di frumento ue'bisogni o imperalo, servile sotto il comando di Oario, e poi


cioè secondo la valutazione del pretore, di SalvioTrifoneedi Aitenione, tenhina-
o estimalo per mezzo de'censori comuna- la coll'uccisione dell'ultimo superstite iu

li che rinnovavansi ad ogni quinquennio, battaglia, per opera del console IM. Aqui-
ciocché fece chiamar la Sicilia Granaio lio, a nuovo capo si sottomise
cui Satiro
popolo romano. Da questo si percepi
(ìcl co'suoi. Nella guerra sociale à' Italia pre-
rono inoltre diritti della dogana e del
i servò l'isola il pretore C. Norbano, il qua-
portorio inerenti al traffico. Il Lilibeo fu le con P)rte esercito respinse A ponio IMotu-

capodell'antica provincia, ove M. Valerio lo, mentreda Pieggio minacciava Messina.


i.° pretore di tuttala Sicilia, con giurisdi- Allorquando prevalse in Roma il parti-
zione di podestà e d'impero pose la resi- to di Siila, ritirandosi il suo celebre com-
denza, e vi fu stabilito ancora uno de'due petitore C.Mario nell'Africa, pose pie-
questori, l'altro essendo in Siracusa, ca- de presso Trapani e fu sul punto d'esse-
pitale della provincia nuova. Nella Sici- re imprigionato dal questoi^e del Lilibeo;
lia si radunarono le armi, e dal Lilibeo ma la sollecita fuga lo pose in salvo. E
salpò l'esercito di P. Scipione, che tolse dopo lavarla fortuna de'due rivali, mor-
a Siface la Numidia, per darla a Massi to MarioeCinna, si concentrarono in Si-
nissa, il quale usciva già vittorioso dalla cilia le reliquie de'mariani sotto il coman-

lotta, quando Scipione Emiliano movea do di G. Papirio Carbone, ed a stermi-


dalla Sicilia per portare alla punica me- narle vi fu spedito da Siila divenuto dilta-
tropoli di Cartagine l'ultimo crollo. Seb- lore,il famosoGneo Pompeo, il quale pre-
bene però partecipasse la provincia sicu- sto sottomise tutta l'isola, essendo state
la alle glorie romane, non cessò di essere le ultime ad abbandonar le parti maria-
teatro di guerre e di stragi. II rigore di ne luiera, Catania e Messina, e terminò
Demofilo cogli iSc/iWi'/ (/'.), accese in En- la spedizione col dar morte a Carbone e

na la i .'guerra servile, colla strage de'prin- a talimi altri cospicui proscritti. La guer-
da Enno Siro loro capo
cipali cittadini, ra piratica condusse in Sicilia Marc'Ao-
che giunse a usurpare titolo regio, dando tonio padre del Irium viro,deslinato a pur-
ad Acheo il comando delle armi. Fatta gar i mari dalle incursioni che vi faceva-
poi l'alleanza coH'altro capo Cleone di Gì- no i corsari di Cilicia; ma esso vi lasciò il

Iicia, vinsero i servi, che già sommavano nome in esecrazione, pel danno maggio-
a circa 60,000, il pretore L. Ipseo, e re- re che recarono all'isola le sue vessazioni
sistettero con prodezza al console F. Fiac- e avanie. Sotto la pretura di Sesto Per-
co. Quantunque li vincesse poi in batta- ducco rimembra con gloria la Sicilia l'ar-
glia Calpurnio Pisone, i soli M. Perpenna rivo di M. Tullio Cicerone, destinato nel-
pretore, e il console P. Rupilio ne ripor- la florida età di 32 anni alla questura Li-
tarono compiuto trionfo coll'uccisione di libetana,il quale seppe in n)odo eminen-
Cleone, e colla prigionia di Enno che qua- teconciliarsi l'affetto degl'isolani, essendo-
si subito finì di vivere, il 2.° avendo as- si ammirati iu lui non solo gli slanci pre-
i48 SIC SIC
cursori di quel genio ond'ebbegiuslamen- traltatìve con l'indomito Spartaco. I mi-
te il principato dell'eloquenza, ma aven- seri agricoltori erano coslrelli a emigra-
doaltiesklatooperainniezzoallegiavi oc- re o perire di stenti pe'balzelli imposti eoo
cupazioni della magistratura ad appren- intelligen7a di Vene dal prefetto de'de-

dere da Teodoro siciliano la dialettica e i cumanì M. Apronio, e perciò era prossi-

profondi dommi della pitagorica filoso- ma a diseccarsi la vera sorgente dell'opu-


fìa.Tanta ventura però fu susseguita dal lenza sicula coli' abbandono delle terre.

grave disastro d'avere C.Verre prima pre- Fin'^Imentecomparve il nuovopretoreL.


tore e poi prò pretore per un triennio, Cecilio Metello, e carico d'oro e di delitti

durante l'altra guerra servile di Sparta- l'infamcVerrefu accompagnato nellasua


co. 1 furti, le lascivie, i sacrilegi di costui fuga dalle maledizioni de'popoli spinti al-
bastarono a render desolata la Sicilia. Nel- l' ultima disperazione. Vuoisi che ad un
la crapula e nel sonno passava egli iner- milione di aurei ascendesse il contante e-

te i suoi di fra le meretrici egl'inverecon - sportalo, somma trascendentea que'tem-


di liberti, ministri di sue turpitudini e ves pi, e ch'egli sfacciatamente dichiarava di
sazioni. Dopo partilo il prefetto maritti- ripartire in 3.° coi giuilici che l'avessero

mo P. Tadio, egli perde il navile di Sici- processato e co'potenli per essere prolet-
lia, coiifìdaudone il comando all'inetto to. Ma di tutto trionfarono il patriottismo
Cleomene, per meglio deliziarsi colla sua e r eloquenza di Cicerone. Delegato egli
moglie INicea, di cui era perduto amante; insieme a suo fratello Quinto all'inquisi-
e quello fuggendo per viltà, si fece inse- zione di Verre, vi spiegarono lutto lo ze-

guire e sconliggere da Eraclio capo dei lo ene riportarono sommo plauso ovun-
I principali cittadini furono spo-
coisari. que e specialmente in Sicilia, a iVonte del-
da Verre d' ogni prezioso oggetto,
gliali la propensione di Metello pel suo anteces-
obbligando privatici niunicipii a vendi-
ì sore : Verre fu condannato all'esilio cal-
te coattive, delle quali egli fissava il prez- la restituzione di gran parte delle somme
zo, né furono risparmiati i delubri e i si- estorte.11 pretore Metello lei minò onore-

mulacri di DianaMercurio in Segesle, di volmente il suogoverno, colla disfalla del


inTindaride,diCerereediArisleoinEnna. corsaro Pergamione, il quale audace era
L'amor patrio indusse il virtuoso Stenio penetralo nel porlo di Siracusa. Nel se-

cittadino d'imera, cheavea già scampalo guente anno eletto G. Pompeo a capita-

il luogo natale da'pericoli ilelle preceden- no dell'armala spedita a purgarli Medi-


ti gare civili, a portar querela al senato terraneo, riuscì col mezzo di L. Gelliue
romano sulle rapine di \ erre. Ma le pro- di C. Lentulo a liberare per sempre si- i

tezioni de'potenti soifocarono il grido del- ciliani dalle rinascenti molestie de'pirali,
la giusta indignazione, ed ebbero i sici- e a riaprire con sicurezza le fonti dell'e-

liani a sofirire per un altro anno le piti sterno commercio. Ne' j)rimi moti della
abbominevoli depredazioni , fra le quali guerra civile fra Pompeo e Giulio Cesa-
quella inospitale usata in Siracusa con An- re, la Sicilia ottenne il vanto di a ver a pre-
tioco re di Siria, die invitatolo a mensa tore il fiinioso M. Forcio Catone, ma men-
domandò ammirare da vicino i vasi gem- tre questi preparavasi a difender l'isola
mali, né volle più renderli, e aggiungen- dai cesariani, C. Curionee AsinioPollio-
do la violenza in poche ore lo cacciò da ne ne impadronirono a mano armata,
se
Sicilia col pietestocbe si avvicinavano ritirandosi il pretorea Durazzo tra pom- i

pirati siri. Senza il valore di Crasso che peiani. Curioiie governò l'isola per Giu-
comandava la Calabria, si sarebbe accesa lio Cesare, e Pompeo trasse nel porto di
altra guerra servile nell'isole, che irritate Messina una parledel navile cesarianoche
dall'oppressioue aveauo aperte sedi^Jose vi fu brucialo da Cassio. Vi discese poi
SIC SIC 149
Io slesso Giulio Cesare per passare in A- M. OppioCapitone
l'isola e suo luogo-
il

frica, e vitlorioso vi tornò percelebiafe tenente Sabino a domare i servi, cbe iu-
iiiCampitloglio il 4-"tiioiir(j.Dopo la mor- vagbiti della libertà nelle militari spedi-
te dì Giulio Cesare ebbero cesariaiii da i zioni, di malincuore solili vano il ritor-

Marc' Antonio l'auiliito onore della citta- no alla scbiavitù. Il dominio della Sici-
dinanza romana. Ma piùnera arse la guer- lia fu però prelesto alia guerra cbe arse
ra sulle coste sicule, dopo cbe l'isola ven- tra Cesare Ottaviano e M. .Antonio, inse-
ne occupata da Sesto Pompeo, e dÌ7enue guito della quale dominio dell'impero
il

l'asilo de'proscritti da Roma. Tentò na- romnno si consolidò sotto le forme mo-
namente in principio Cesare Ottaviano narcbicbe a prò del vincitore della batta-
di cacciarlo, nò riuscì a Salvidieno suo ca- glia d'Azio CesareOtlaviano, salutato im-
pitano di vincere la battaglia navale da peratore e augusto. Col principio del ro-
Pompeo datagli nel Faro,o desistendo pe- mano impero, e la nascita di Gesù Cri-
rò dall'impresa, passò ad incontrare in sto e perciò della nostra era, (|ui unisco
Macedonia l'armata Brutoe Cassio, fra
di d'ora in poi le notizie della regione di qua

i cui seguaci contavasi M.Tullio figlio di dal Faro o parte continentale, come av-
Cicerone, cbe con molti altri dopo la bat- vertii in principio.

taglia di Filippi [)otè ritirarsi in Sicilia con Passala la Sicilia a fir parte del nuo-
sicurezza. Poco dopo si concluse fra i vo romano impero, l' autorità de' suoi
triumviri eS. Pompeo la pace, rimanendo reggitori con titolo di proconsoli fu limi-
eglia governar la Sicilia per umiuiiKjueu- tala allora al governo politico, senz' al-
uio. Ebbe però effimera durala il tratta- cun intervento nelle cose militari. Augu-
to, ed intim-tla di nuovo la guerra, Cesa- sto curò che si riparassero danni solter- i

re Ottavi;ino perde nel Faro per naufra- tispecialmenle dalle città di Siracusa,Ca-
gio quasi l'intiera fiotta. liioomparve pe- tania e Centoripi, e nella prima di quel-

rò dopo un anno col formidabde appara- le vi dedusse, quando vi fu di passaggio


to di 3 armate, lequali neiratferrar da 3 per l'Africa, una nuova
colonia di abi-
lati la Sicilia, vennero dai venti danneg- tanti, cessando allora soltanto l'elezione

giate e disperse, riportando i capitani di dell'amfipolo islituitoda Timoleone. Fu-


Pompeo nel mare notabili vantaggi; ma rono poi annoverale nel grado delle colo-

non avendo questi saputo profittar delle nie,Taormina, Catania, Cefidù, Agira,
circostanze, Cesare Ottaviano sbarcò in Termine, Palerrao,e di vennero onorevoli
Taormina,ebenchèriuscisseaPompeodi ruimicipii Calaltae Aluozio. Un certo Se-
mantennero
costringerlo a fuggire, porsi leuco riuscì a commuovere ancora una
nella costa settentrionale dell'isola Corni- volta i servi, e devastala Catania percor-
flcio e M. Agrippa, onde assediata Messi- se tutto il paese, seco menandola strage
na, riuniti gli eserciti di Cesare Ottavia- e il saccheggio; ma in breve ora soggio-
no e di Lepido, perduta la battaglia na- galo e posto in ceppi, servì iu Roma coi

vale di Melazzo,e udita la defezione di Ti- compagni al barbaro gladiatorio spetta-


sieno suo luogotenente, salpò Pompeo per colo. L'idioma del Lazio si estese rapida-
l'Africa per congiungere le proprie armi mente nell'isola, e si adoprò promiscua-
a quelle di M. Antonio. Voleva Lepido mente col linguaggio greco. Nell'articolo

per se la Sicilia e si dispose a contrastarla, Italia riportai la divisione fatta da Au-


ma abbandonato dalle truppe cbe accla- gusto delle Provincie di qua e di là dal
uiarono Cesare Ottaviano, dovè accettar Faro, colle denominazioni corrisponden-
la legge dal piìi fortunato collega, il qua- ti alle odierne. Erede Augustodellesplen-
le conseguì l'ovazione per aver termina- dide ville di Lucullo e di Poltione nella

ta la guerra siciliana, e lasciò pretore uel« terraferma, in esse si recò sovente a sol-
i5o r,\c SIC
levar l'animo dalle piibblichecurejescor- Marciano, venuti diSoria, si diffuse per
gendo come esse mancavano d' acqua, e l'isola,dopo la conversione di Bonifacio
ne abbisognassero pure Napoli, Pozzuo- prefello di Taormina, e per la consagra-
li e Miseno, dovendo qnest'ulliraa prov- zioue in sacerdote d' Epafrodilo, come
vederne le flotte romane, con meiTiviglio- vuole la tradizione. Metafraste alferiua
sa e ardita esecuzione ve la poilò dal Sa- the Marciano e Pancrazio furono man-
bato fiume del Sannio. Diletto srandis- dati in Sicilia, mentre s.Pietio ancora di-
simo prendeva ancora Angusto a dimo- morava in Antiochia sua i .^ sede, e poi vi
rare in Capri, isoletta posta incontro al si recò lo stesso s. apostolo, come supe-
golfo di Napoli, la quale non avendo pre- riormente notai; che Pancrazio predicò
so parte allecommozioni politiche, le ro- in Taormina, e Marciano in Siracusa, o-
vine della Campania edelSaunio torna- ve poi sbarcò s. Pàolo. Della fede sparsa
rono propizie al suo ingrandimento. Sul con felice successo in Sicilia, ne sono au-
finire delregno d''Aiigiisto vi comparve tentica testimonianza i martiri che spar-
l'illustre Diodoro d'Agirà o Siculo, che sero il loro fecondo sangue nell'impero
rese colla Biblioteca istorica immortale di Nerone. Quanto all'introduzione del-
ilsuo nome, e divisa in 4o libri, de'quali la religione cristiana nella regione conti-
per metà sono irreparabilmente perduti. nentale, la descrissi a Napoli, e negli al-
Recandosi Augusto in Napoli ad assiste- tri ai iicoliilelle sedi arcivescovili e vesco-
re a'giuochi da lui istituiti in onoredi Mi- vili. Qui solo dirò, che Napoli vanta di a-
nerva, morì in Nola l'annoi 4 di nostra ver ac<olto tra le sue mura nel suddetto
era al modo detto a Roma, ove riporto anno 44 s. Pietro, il quale vi battezzò s.

la sua biografia e quella degl'imperatori Candida, e consagrò in i.° vescovo s. A-


suoi successori, e con notizie riguardanti spreno Molte altre città del regno di Na-
la parte continenti! le e insulare di questo poli pretendono d' aver dato ricetto al
regno. Lo slato dulia Sicilia reso deplo- principe degli apostoli, e di avere ricevu-
rabile per lecontinue guerre, andò sem- to i primi vescovi intronizzali da lui. Co-
pre peggiorando sotto gl'imperatori, e la sì Capua il suo piìi antico vescovo onora
corruzione del costume, nella quale gli in s. Prisco, Benevento in s. Fortino, e
emuli si dimostravano inRoma, gettò gli Sessa, Bari, A tino, Otranto, e molte altre
abitanti in vituperosa inerzia, l misteri di città, altri non meno degni e vetusti pa-

Cerereedi Proseipina, le nefandità con- stori ricordano. Introdotta la nuova reli-

sagrate dal culto di Venere Ericina , il gione, se non pubblicamente, pure con
cui tempio fu per opera di Tiberio ri- molla tolleranza si praticò in Napoli, che
costruito, le sozze Gerre che pendevano tuttavia continuò ad essere nella maggior
nel tempio di Nasso, le are dedicatealla parte idolatra , e per mollo tempo vi si
Voracità e all'Ingordigia, mentre passa- niaulennero le feste genlilesche, alle quali
mano in proverbio le mense siciliane, di- dierono vivissimo incitamento gl'impera-
mostrano quanto poltrissero brutalmen- foii pagani colla loro frequente presenza.
te le genti. Riporta l'annalista Rinaldi, Dappoiché le incantatrici parti e isole del-
che il principe degli apostoli s. Pietro nel- la Campania servirono talora di teatro al-
l'anno 44 dell'era nostra circa vi prese le gozzoviglie brutali de'primi imperato-
terra navigando per l'Italia, e v'incomin- ri, e talora di rilegazione alle loro mogli
ciòa spargereil salutifero lume della dot- impudiche. Tiberio immedialosuccessore
trina di Gesù Cristo, che diminuì tan- d'AugustOjdi sua vita temendo, nell'isola
ti orrori e poi del tulio abolì, fioren- diCaprisi ritira va come luogo inaccessibi-
dovi il cristianesimo. L'evangelo princi- le, e vi stabih la reggia delle più studiate
palmente per opera de' ss. Pancrazio e nefandità; di poi passò nella vicina villa
SIC SIC i5i
iliLucullo inJVIiseno eivituon designan- numero di vescovi, perchè celebrarono un
do a successore il nipote; ma Coligola gli concilio per condamiar l'eresia d'Eracleo-
fu prelerito dal senato, avendo poitatoiti neseguace dell'eresiarca f^'alentino (^'^.)e
Roma le sue spoglie njortali. Questi or- Quel seltarioam-
degli errori de'gMOif/ct.
goglioso d'emulare gli dei e di mostrare metteva «in principio che chiamava vSi-
altres'i il suo impero sulle onde, fece get- gnore,e dal quale era nato un 2." il qua-
tare un ponte da Pozzuoli a Baia lungo le col avea generati diversi altri; as-
I .°ne
36oo passiiegli fu assai amante delle ame- sicurava pure erroneamente che il Figlio
nissime coste di Napoli, che deturpò colle era generato dalla sostanza del Padre, che
scandalose sue crudeltà e gozzoviglie. Tro- S.Giovanni era veramente la voce che in-
vandosi rimperatoieClaudioafar usodel- dicava il Salvatore. Rigettava le profe-
leacque niineridi diSinuessa,fuavvelena- zie, alterava le interpretazioni ordinarie
to dalla sua nipote e moglie Agrip[)ina per della s.Scrittura, ordinava d'ungerei mor-
alfrettare il trono a Nerone suo figlio del le ti con olio e balsamo particolare per di-
prime nozze, dal quale poi ebbe in guider- minuirne le pene, e dichiarava impecca-
done la mortein Bacoli.Però comunemen- bili i battezzali. L'imperatore Antonino
te dicesi Claudio morto iuRouia.U malva- rifece i porli di Gaeta e di Pozzuoli; gli
gio e vanoNejone sul teatro di Napoli volle successe Marc'Aurelio suo figlio adotti-
far pompa sua disgustevole voce, e poi
di vo , la cui moglie impudica Faustina si
andò inCenevento.De'SFlavii imperatoi i, ritirò nella sua villa aGaeta per menarvi
il i." Vespasiano nacque in Falacrinebor- vita dissoluta, tra leinverecondescenedei
godel Sanniojilfiglio Titoprocurò ripara- nuotatoli di Gaeta, ed i gladiatori di Por-
re le sciagure cagionate dal Vesuvio che mia. Commodo figlio e successore diMar-
seppellì Stabia, PouipeieErcolano,e lun- c'Aurelio introdusse gli spettacoli gladia-
gamente soggiornò in Napoli,ove riedificò tori! nel ginnasio di Napoli, e vuoisi che
il ginnasio e le pubbliche terme. L'impe- allora avesse fine la gloriosa palestra gre-
ratore Traiano condusse a termine la ce- ca, e rilegò nell'isola di Capri la sorella

lebre via Aquilia,che in continuazione del- Lucilla. Sotto gl'imperatori Marc'Aurelio


l'Appia si estese d.iCapua aReggio, al cui e Comodo, dopo la metà e verso il {"ihq

tempo leregioni di ([ua edi làdalFaro era- di detto secolo, concorsero ad immergere
no secondo Strabone quali le notai a Ita- la Sicilia nel lutto i furori delle pestileo*
lia. L'imperatore Adriano visitò queste ze. Imperando Aurelio Settimio Severo,
legioni e prima quelle di qua dal Faro, ilcampano Bulla divenne famoso condot-
edificò il tempio di Diana in Atino, mi- tiero di 600 banditi e servi evasi da Ro-
gliorò il porto di Lecce, ristorò l'anfitea- ma, e desolò l'intiera Campania colle ru-
tro di Capua, ed mura di Com-
edificò le beriee misfatti, deludendo per motto tem-
pulteria nel Sannio. Avendo Augusto di- po la giustizia punitiva che alacremente
visa l'Italia in XI regioni, Adriano ne cam- lo perseguitava: tradito dalla sua donna,
biò il sistema ed in IV nuovamente la di- fu sorpreso di notte nel sonno, e condotto
slribnlj ed assoggettò questa regione al in Roma perì nell'arena lottando contro le

governo d'uno de'iV correttori d' Italia fiere. La 7. 'persecuzione contro la Chiesa
da lui stabiliti, e ne parlai anche a Na- e i nuovi cristiani del 235 inferocì spe-
roLi Sì di essi, che del riparto delle due cialmente in Sicilia; così nell'S." del 249,
regioni. Visitò poi la Sicilia l'imperato- ove il proconsole Tertullosi mostrò degno
re Adriano, e la colonia di Lilibeo fu da esecutore degli editti crudeli dell'impe-
lui dedotta e chiamata Elia Augusta. Nel ratore Decio. A tale tempo si riferisco il
pontificato di s. Alessandro I, che pati il martirio di s. Agata [F.) catanese e di
martirio nel i32, già io Sicilia ciavi uu multi altri, uou che resistenza dn'Libd-
I 02 S G
I
SIC
latici F.), quali con apparente apostata
( i
se ne provarono i felici effetti per l'incre-
j)onevansi in salvo. Durando ancora tali mento della uìedesima, e distruzione del
calaoiilà,il flagello della peste mietè nuove falso cullo del paganesimo. Dopo
il fatale
vittime per diversi anni, ineominciando
trasferimento della sede imperiale da Ro-
dai tempi di C. Vibio Volusiano che fu
ma a Costantinopoli, Costantino I nel 33 5
associato all'impero dopo il 2 5i, e visi divise l'impero tra'suoi figli e nipoti, a ven-
aggiunsero terremoti e una novella guer-
i
do io riportato le sue diveise anteriori
e
ra servile, che espose nel suo corso al sac-
posteriori di visioni a Napoli, Italia,Roma
cheggio gli sventurati cittadini. Tuttavia
e Impero: al figlio Costante I toccò an-
1 auìore delle scienze non erasi spento in
che l'Italia e la Sicilia colle altre isole, e
Sicilia, e facevasi distinguere
nel dettare nellaformazione degl'imperi iVOrienleQ
la platonica filosofìa versola metà
di detto Occidente, &à esso restò la Sicilia, e più
secolo Ili ilcelebreProbo,alIa conversazio-
lardi appartenne all'impero greco d'O-
ne del quale convennero nel Lilibeo,Hor- riente come rilevai a Impero. Quanto al-
firio e Piotino dal continente. Un'incur-
l'ordinaiDento dell'impero e suddivisioni
sione de'fianchi di Germania danneggiò
operatedaCostantinol,si vogliono deriva-
Siracusa in tempo dell'imperatore Pro-
te per estirpare la potenza del Prefetto di
bo, che fu elevato all'impero nel e 276, Roma (/^.),cioè del pretorio
diRoina, che
molti maggiori guai arrecò a tutta la Si-
estendeva sua autorità sulle Prefetture
la
cilia il proconsole Pascasio, fiero
ministro d'Italia, potenza che riuscita più volte in-
degl'imperatori Diocleziano e Massimia- festa agli stessi imperatori, col dividerne
no, sotto il quale fu martirizzata Ln-
s. le attribuzioni restrinse. Pertanto sotto-
c/(7(A^.) siracusana, e furonoeseguite ine- pose tutto l'impero a
narrabili rapine e violenzeche lo condus-
4
prefetti pretorii, e
diede loro a governare l'Oriente, l'Uliria,
sero poi in Konia all'estremo supplizio.
le Gallie e l'Italia. Quest'ultima fu divisa
JXella persecuzione di Diocleziano riful- in XVII Provincie cioè: i. Venezia, 2. Emi-
sero le celesti virtù di s. Gennaro vesco- Liguria, 4- Flaminia e Piceno anno-
lia, 3.
vo diljenevenlo,poi spe[;ialissimo patrono
nario, ^.Tuscia e Um
bria,6 .Piceno subur-
di Napoli, ed ebbe mozzato il capo
in Poz- bicario, 7. Campania, 8. Sicilia, 9. Puglia
Sangue riparlai di quello suo tanto
zuoli: a
e Calabria, IO. Lucania e Bruzia, i.Alpi 1
prodigioso che si venera in Napoli. Con-
Cozie, 12. Rezia prima, Rezia seconda,
i 3.
seguirono pure la palma del martirio Pro-
I 4- Saunìo, I 5. Valeria,
6. Sardegna, 7. 1 i
culo diacono di Pozzuoli, Sossio diacono
Corsica. E queste furono sottoposte a due
di IMiseno, ed ss. Rufo e Carponio
i
della vicari, quali uno in Roma,
i
l'altro in Mi-
chiesa di Capua. Per l'abdicazioncdi Dio-
lano risiedevano, entrambi però dal pre-
cleziano e del collega Massimiano Ercu-
fetto d'Italia dipendenti. Le
leo successero nell'impero Costanzo 7 provincia
Clo- del vicario di Milano furono denominate
ro e Galerio nel 3 che dividendosi
5, l'i m- Provincie d'Italia. Le altre io ammini-
pero,il 2.°ebbe l'Oriente e l'Italia. Il figlio
strate dal vicario di Roma ebbero il nome
del i.°nel 3o6 successe al padre col
nome diProvincie Sicbiirbicarie, e furono la :
di Costantino! il Gra/?^^'^ che vinto
Mas- Can:pania, l'Elruria e l'Umbria, il Pi-
senzio in Pioma restò assoluto imperatore
ceno suburbicario, la Sicilia, la Puglia e
ed operò quelle magnanime imprese che
la Calabria, la Lucania elaBruzia, il San-
registrai a Roma e in tanti luoghi. Avendo nio, la Sardegna, la Corsica e la Valeria.
Costantinol il G/YZ/ir/f, di venuto cristiano, Di tuttociò neparlaianche a Italia. Del-
ridonalo la pace
Chiesa ne'primi del
alla le altresuddivisioni cui in progresso an-
lVsecoIo,ed accordato a'crisliani il libero dò soggetto l'impero romano, e che man-
esercizio di loro religione,auche in Sicilia
cando la forza dell'unità ne affrettò io scio-
^''C SIC i53
glimenlo,si può vedere Roma, imieme alle mezzato. Dolente Alarico tli tanto danno
iiotiziedeMominatoridi Sicilia edelle ter- retrucedelte nella Brucia, e di ran.mari.
re di qua dal Faro. IN'd pontificalo di s. co muriin Cosenza nel 4io, dandogli Sc-
Anaslasio I e nel 899, per mantenere la pollura {F.) \ suoi sotto il fiume liiisen-
punii» della fede del concilio di JNicea e to presso detta città, che scarica le acrpie
e delle cattoliche dottrine, fu tenuto un nel Grati. I goti a4.hai.donn..do l'Italia si
concilio in Sicilia da Eustazio e dai de- ritirarono poi nella Sps.gna. Se la Sicilia
putati degli orientali, che vi convocarono andò esente dalla gotica invasione d'A-
vescovi dell'isola,innanzi a'quali appro-
i
larico,peiò nel44o dall'Africa inosseGen-
varono la fede INicena e termine con-
il serico co'feroci suoi vandali, s'impossessò
sostanziale; ed i vescovi dierono loro let- per sorpresa del Liliheo, mentre Aurelio
lere conformi a quelle di Liberio. Sotto Cassiodoro (avo del celebre segretario di
l'imperatore Onorio, che propriamente Teodoi ico) governatore delTis^ola fortifi.
fu ili.° d'occidente, e sino dal 3g5 ces- co Palermo, il cui memoral)ilea>sedio ter-
sarono in Sicilia le traccie della pagana minò con gloria, avendo dovuto Gense-
superstizione, e videro chiusi per sera-
si rico abbandonar l'impresa e saziar la sua
pie i templi degli Dei Palici, che la fa- rabbia colla devastazione de'dintorni. Nel-
vola dice fratelli gemelli nati da Giove e la pace poi conclusa dall'imperatore Va-
dalla ninfa Talia oEtna figlia di Vulca- lenliniaiio HI con Genserico, ebbe questi
110; di Cerere Eiiuese e di Venere Eri- stabilmente il dominio del Lilibeo. Mol-

Cina. Nelle irruzioni gotiche la Sicilia fu lo si diffusero in questo tempo nella Si-
luogo di rifugio a quelli che volleroscam- cilia l'eresie degli Ariani e ót'Ptlagiani
jiare disastri italici
1 di terraferma , es- (/*.),ma la fede ortodossa ebbe un va-
sendo rimasta immune da ogni invasio- lentecampione nel vescovo di Lilibeo Pa-
ne e ubbidiente agl'imperatori d'occiden- squannino o Pascasino, a cui scrisse let-
te.Alarico re de'goti, dopo essere piom- tera consolatoria Papa s. Leone I, e fa
baio su Roma, entrò incontanente nella poi suo legato al concilio di Calcedonia.
Campania che manomise, nondimeno Ca- 11 Papa indirizzò nel 447 un'epistola ai
pua SI Napoli fu risparmiato per-
resse, e vescovi di Sicilia quale contiene al-
, la
che goti progredirono per altra via,sac-
i
cune cose appartenenti a'sagri riti, come
cheggiando Nola in uno alla ricca chie- del tempo solenne pel battesimo,cioè nella
sa di sebbene solevano rispet-
s. Felice, Pasqua e Pentecoste, e non nell'Epifania
tare le chiese cattoliche ad onta che fos- com'essi aveano cominciato a fare secon-
sero ariani, abbattevano però templi e i do l'uso della chieda africana. Inoltre s.
gh altari del paganesimo. Scorsa e deva- Leone comandò a'vescovi di Sicilia che
1

stala h più parte della Campania, entrò ogni anno Ire di loro sì recassero in Ro-
Alarico nella Lucania, donde passato ad ma al sinodo, secondo l'antica osservan-
occupare la Bruzia sotto le mura di Reg- za in vigore nella chiesa romana di ce-
gio SI arrestò. Divisavano goti d'impa-
i lebrar due volte l'anno il concilio co' ve-
dionirsene per agevchn-e loro passaggio
il scovi d'Italia. Avendo l'imperatrice Eu-
11. Sicilia,poichè aveano bisogno d'abbon- dossia, per vendicarsi di Massimo che l'a-
danfi granaglie. 1 goti per la resistenza di vea obbligata a sposarlo, chiamato in Ita-
Beggio posero campo nelle adiacenti ter- liaGensericorede'vandali,dopoaverque.
re lungo le rive del mare. Per intem-
l' sii nel 455presoecon lenta e ordinata fé-
pene del tempo tentarono Io stretto di n;cia saccheggiata Roma, dilatandosi poi
Messina, ma per la sottigliezza delle navi „ell,, Campania la desolò, pose a ruba e
più volle furono sparpagliati dal vento,
a fuoco la ricca e sontuosa Capua, ripe-
e pei molli uaufragi l'eseicilo fu quasi di- tè iu Mola lo spoglio che vi aveauo fallo
i54 SIC SIC
i goti, con tli barbaro uso
più secondo il tore, come ministro e segretario di Teo-
lie'vnndali tutlo distruggendo, onde Lin- dorico, ottennero, in vece di denaro, di
lertio divenne un mucchio di pietre. Un somministrare derrate. Napoli, Nola e
anno dopo saccheggiarono la Sicilia, e di- Siponto sperimentarono le munificenze
scesi nellaBruzia atterrarono i monumen- di Teodorico: bensì come Oiloacre con-
ti più illustri delle nobilissime città italo- cesse la 3.^ parte de' campi a'suoi militi,
greclie e principalmente di Reggio, Lo- senza pregiudizio generale perla grande
cri , Crotone e Turio. Abbruciarono gli abbondanza in cui vivevano allora le po-
edifizi, ammazzarono gli abitanti, ed ab- polazioni. Al principio della gotica domi-
batterono i famosi templi di Froserpina nazione posti i siciliani fra due domina-
e di Giunone Lacinia. Le scorrerie de'vau- tori, meglio stimarono di cedere alle in-
dali continuarono a più riprese lungo le feinuazioni deiresimioCassiodoro, il di cui
coste sicule, e bencliè il conte Marcellino avo avea già retto l'isola per gl'impera-
fosse inviato dall'imperator d'occidente tori , e si dierono nel medesimo anno a
Maggiorano a guarentire possedimenti i re Teodorico, senza che alcuna commo-
romani, le sue vittorie nuu valsero a far zione cagionasse tal mutamento. Quindi
cessare il timore. Vi accorse poi l'armata i vandali furono cacciati dal Lilibeoche
poderosa di Leone I imperatore d'orien- solo conservavano, cioè dopo la morte di
te, ma per le dissensioni e gelosie di Re- Tcodorico e per le aitni dell.» sua figlia
cimero e di Basilisco che la comandava- regina Aoialasiinta, pel proprio figlio A-
no, venne il navile incendialo dai van- lalarico, onde tutta l'isola ubbidì agli o-
dali e vi perì lo stesso conte Marcellino. strogoti. Ma cedendo la gotica fortuna sot-
Quindi la Sicilia restò in parte soggetta to re Teodato al valore di Celisario ca-

a' vandali, finché gli Oslrogoii (/-".) nel pitano di Giustiniano 1 imperatore d'o-

493 non pervennero a distruggere in Ra- riente, prevulsero le armi greche in Sici-
i>eiina[f\)\[ regno dell'erulo Odoacre, il lia, e dopo lo sbarco di quel duce nel 535
quale avea disciolto l'impero d'occidente Catania, Palermo Messina eSiracusa ven-
e confinato Augustolo ultimo imperato- nero in breve in suo potere,entrando nel-
re nel castello Lucullano o dell'Ovo, al- l'ultima in trionfo. Quindi Belisarioa ven-
tri dissero in una piccola teira vicino a do con olio Eurimoiulo generale de'goti,
Pozzuoli, estendendo la sua dominazione prima di passare sul continente, senza Irar
nel continente. Re e condottiero degli o- spada entrò in Reggio e vi ricevè gli o-
strogoti fu il celebre Teodorico, il quale maggi di tutte le altre città della Briizia.
allevato nel la cor te diCostaulinopoIi, colto Procede con cautela per alla volta della

e d'aniuìogrande, ristorò le regioni di ter- Campania, e le greche flotte lo accompa-


raferma da'patiti eccidii, rianimò il com- gnavano lungo le coste. Oiuuse alLi vista
mercio, l'agricolturae enonostante
l'arti, di Napoli, ma gli abitanti gli chiusero le

che professasse gli errori degli ariani, con- porte e fecero mostra di volersi difendere,
cesse agl'italiani libero esercizio della fe- comechè atTezionati al governo degli o-
de cattolica. Emanò Teodorico sagge leg- strogoti, ed un loro presidio ne guarda-
gi, compendiando la romana giurispru- va la rocca. Belisario vi pose l' assedio ,

denza; all'auticlie magistrature aggiunse tioncò il u)agnifico acqueilolto d'Augu-


i Colili, a'quali fu commessa la civile am- sto per assetarla, e per esso insinuatisi i

uiinislrazione,ed erano di due ordini; del suoi, dato un assalto generale l'espugnò,
1.° l'ebbero iN'apoli e Siracusa, Ogni cit- al modo detto a NàPOLi,con furore. L'in-
tà fu obbligata ad annuo tributo; i lu- tera Campania piegò al giogo imperiale,

cani però e i bruzi, in grazia del celebre e tranne il Sanuio,le altre provincie ne
Casslodoro di Squillace stato loro Gorrel- imitarono l'esempio, marciando Belisario
SIC SIC i ì)^)

alla liberazione dì Bonin, dopo il quale la Sicilia; poscia nel 553 tulle le pro-
conquisto s'impadronì pure delSaiuiio. ili- vincie che oggi compongono il reame di
chiamalo per gelosia o per timore clieain- Napoli e Sicilia divennero stabihaente
bisse lo scelU'o italico, Belisaiio lasciò le suddite e tributarie dell'ini pero greco. Ca-
sne conquiste nel 54o, né tardò a pro- lò in Italia a suggestione de'goti un eser-
fittarne il celebre re goto Totila, che Ira- cito di fianchi e di alemanni, e si gettò
versata la Campania riacquistò la Cala- sulle Provincie napoletanejma presto Nar-
bria e la Puglia, assediò e prese Benevento sete li combattè e compiutamente scon-
nel 543, s'impadronì di Cu(Tia,e per fame fisse nel 554- Tornò (juindi l'isola a re-
Nel poli, a fronte degli sforzi de'grecijsi mo- spirare, e nel 5^^ morì in Siracusa Vi-
strò umano, ma ne diroccò
mura. Ri- le gilio reduce da Costantinopoli. Narsete o
cuperò la Puglia e la Calabria, meno O- il successore Longino istituirono l'esar-
Iranto, Tornato Belisario cominciò una cato di Ravenna (^.), onde l'esarca go-
lenta e distrutti va guerra che tra vagì io per vernò la penisola per gl'imperalori greci,
niolti anni la contrastata penisola. Pro- e con nuovo ordinamento civile le cillù
strala la fortuna de'goti ue'campi di Pu- furono affidate al governo dc'Z>i7tvf (f^-),
glia, Belisario ritolse loro Roma; ma ve- come Gaeta, Napoli, Sorrento, Amalfi. Ca-
dendo ritardare i soccorsi da Costantino- lali i Longobardi (^'.) in Italia, nel 5^'6

poli, ottenne di ritornarvi e gli fu sur- vifondarono un nuovo regno, onde pro- i

rogato il celebre Narsete,il quale nel 553 fughi italiani ebbero un asilo in Sicilia.
vinse Totila che vi perde la vita. Prima Ubbidirono siculi pacificamente agl'im-
i

di (|ueslotempo Messina ebbe guasto da peratori greci,ed intanto la chiesa romana


Manuca corsaro slavo che 1' abbundonò cominciòad aver non solamentencH'isola,
al saccheggio, e die morte a s. Placido ma in diverse provinciedi terraferma pos-
monaco e abbate benedettino ed a vari sessioni. Narrai a Patrimoni DELLA s.Sede,
suoi compagni versoi! 54G. In quesloPapa che già essa a tenipo s. Gregorio I del
di
Vigilio erasi recato in JMessina per con 59oneavea de'piiiguianche in Sicilia, iu
ciliare con Giustiniano I l'aHlue de' 71 e Siracusa, in Palermo, al governo e custo-
Capitoli, fi\ trattenne per due anni nell'i- dia de' quali i Papi spedivano ragguar-
solaj dalla quale spedì a Roma soccorsi devoli ministri, <:///è//,J0/7 e reiteri, e «-

militari, sebbene inefficaci, per difenderla pocrisari, non solo ad esercitarvi quelle
dal goto re Totila. Questo re vincitore, po- prerogative e giurisdizioni che riportai a
co dopo la partenza del Papa per Costan- tale articolo, colle notizie successive e ri-
tinopoli, eOfettuò in Messina lo sbarco, e guardanti i medesimi, ma eziandio per
leniate indarno Siracusa e Palermo, ab- regolare i concilii e giudicare le cause dei
bandonò l'isola intimorito dall'avvicinar- vescovi e de'Ioro sagri u)inisui;ed a Na-
si il generale Arlabano che rimpiazzò eoa poli raccontai i patrimoni che la s.Sede
fresca armata orientale l'altro greco ca- già possedeva all'epoca di detto Papa nel-
pitano Liberio. Altri storici invece nar- le Provincie che poi formarono il suo re-
rano, che Totila ridusse la Sicilia in suo gno. Dalle lettere di s. Gregorio I si ri-

potere, e la pessima condotta tenuta dai leva l'estensione de'patrimoui che la chie-
greci accelerò la perdita di queste e al- sa romana avea in Sicilia e sparsi nell'i-
tre provincie ricuperate da Belisario. Che sola, come in Siracusa, Catania, Girgenti,
Totila nel 549,dopo avere ripresoRoma, Taormina, Leooliui, Palermo, Melazzo,
invase di nuovo la Sicilia e s'impudronì Messina e Melilo. Di poi a quegli patrimo-
di Reggio. Ma Giustiniano I nel 552 man- ni riunirono nelle ragioni della chiesa
si

dò, come dissi, in Italia con furmidabilc e- romana quelli cospicui che vi possedeva la
surcilo Nai'6ele,ii quale ritolse pure a'goli chiesa di Ravenna. Il detto Papa colle ani-
i56 SIC SIC
pie liccliezze che la sua nobilissima fami- ce attentato dell'orgoglioso Giovanni il

glia possedeva in Sicilia vi fondò 6 mona- Digiunatore, cotne a vescovo soggetto al-
steri. A Celibato ricordai come s. Leone la s. Sede,che noi riconosceva per patriar-
I e Pelagio li ne aveano ordinalo l'osser- ca, e non poteva in verun conto conve-
vanza a'suddiaconi di Sicilia; ma S.Grego- nirgli il titolo Ól' Ecumenico. Con pari fa-
rio I propugnando anche kii la continen- cilità si spedì della 2.' opposizione, facen-
za de' chierici, nondimeno ai suddiaconi do toccar con mano, che le consuetudini
di Sicilia permise di non separarsi dalle lo- ecclesiastiche nella chiesa romana osser-
ro mogli, col patto espresso che non pren- vate, e da se nella nuova compilazione,
ilessero l'ordine sagro, come rilevasi dal- o assolutamente troncate o in altra for-

V Epì'it. 42 e 44 ^^^^ scrisse a Pietro sud- ma disposte, non erano altrimenti venu-
diacono di Sicilia; ordinando inoltre che te a'romani da'greci, come gli accusatori

ninno per l'avvenire fosse unto suddia- francamente asserivano, ma o altronde


cono, se prima non faceva al vescovo voto derivate, o usate da' romani con metodi
(li continenza. Da un'altra lettera di s. Gre- diversi da quelli. Concluse, che senza of»
gorio I, scritta nel ."Tigq a Giovanni ve- fesa del rito greco, e senza il menomo li-

scovo di Siracusa, si raccoglie che i sicilia- more d' incontrar la loro censura, avea
ni s'erano tani' oltre lasciati tiaspoitare potutodi tali riti altrimenti disporre. Ren-
da ll'anioi'e del le greche costo ina nze,che si dendo indi risposta a ciascun articulo in
fecero lecito di declamare altamente con- particolare che gli era stalo opposto, di-
Iro alcune sue disposizioni, quasi fossero ce ini." luogo gloriarsi la chiesa roma-
dirette a deprimere la chiesa orientale. Si na di aver adottalo da que'la di Geru-
dolsero in 1° luogo che il Papa vibrando salemme, non già dalla greca, fin da'lempi
lii soa autorevole censura contro il titolo di s. Girolamo, \\cai\\o(\tì\\' Allelitja. Es-

di Ecuriitiiico, eh erasi attribuito Giovan- sere slate destinale a'suddiaconi le pro-


ni il Digiunalore vescovo di Costantino- prie divise da' suoi predecessori per or-
poli, e per cui s. Gregorio I uso il titolo namento delle loro persone nel ministe-
di Sen'iis servorurn Dei (^^.), avesse vo- ro dell'altare; e che conoscendone! sici-

luto abbattere la dignità di quel trono. liani la maggior convenienza e il decoro,


A questo I. "aggiunsero il 2.°capo di que- ayeano assegnalo a'suddiaconi delle loro
rele, dedotte dalla nuova conipilazione chiese, a somiglianza della romana, pro- i

ch'egli fece del SiJgrainenlario (/'.) Ge- pri abiti ecclesiastici. Che il Kyrie elei-
lasiano. Avendo il Papa con l'instanca- son canlavasi nella romana chiesa in una
l)ile sua diligenza ridotti a un sol volu- maniera assai differente dalla greca, men-
me molti libri compresi sotto tal deno- ile tra'greci il solo Kyrie eleison, e dal
minazione, e risecati e mutali alcuni riti solo popolo si recitava; Ira'lalini dal po-
fino allora osservali nella chiesa romana, polo e dal clero il Kyrie col Christe e-
credettero i siciliani che in (piesta nuo- leisoii piti volte ripetevasi. In fine, pro-
va opera avesse preso di mira il rovescia- ferir^i l'orazione domenicale sopra l'Eu-
mento de'riti e costumanze derivate già caristia da' latini per tradizione aposto-
alla chiesa Ialina dalla greca, di cui vo- lica, e non altrimenti per tradizione lo-
lesse il santo oscurarne il lustro e il pre- ro discesa da'greci : ne recitarsi la me-
gio.Ma clamori de'siciliani furono so-
i desima da'Iaici, come tra questi, ma dal
lamente valevoli ad esercitar la soderen- solo sacerdote. Concluse s. Gregorio I, che
za, non già a disarmare del suo corag- sebbene la chiesa romana non abbia cam-
gio il gran Pontefice. Presa questi la pen- minato dietro la greca, né abbia da essa
na, fece loro primieramente conoscere, adottato r riti de'quali si tratta, era non-
che bea a ragione a vea resistito all'auda- dimeno iu tale disposizione, che non a-

'
SIC SIC 1 57
vrelilie sdegnato di calcare le vestigia di ti, riporti questi con nuove modificazio-
essa, e di t|iialunqiic altra chiesa con i- ni, non piìi in diocesi, ma in grandi pro-
Diitar que'rili die alti fossero a risv^Iiar vincie che denominò Temi.
In l'j temi
nelTatiiiDO de'popoli la pietà, e a conci- furono divise le provincie dell'Asia, e in
liare al culto divino nia""ior stima e ve- 12 quelle d'Europa. La Sicilia e le città
nerazione. Non avrebbero i siciliani ac- di Reggio, Gerace, s. Severina, Cotrone
cusatori di S.Gregorio I sostenuto con tan- e altri luoghi della Magna Grecia e della
to fasto e con tanta, superbia la dignità Bruzia costituirono il i.° tema europeo.
del trono di Costantinopoli, e le preio- 1 ducati di Gaeta, di Napoli, di Sorren-
galive della chiesa greca, se non avessero to, di Amalfi, di Otranto, di Gallipoli,
trovalo un forte appoggio di quella corte, di Taranto, di Brindisi e d'Oria con altri

Convien dunque dire, non essere stati si- siti della Puglia e dell'antica Calabria ne
ciliani, quali furono sempre mai vene-
i composero 1'
ir." Stabilitasi la potenza
ratori delle disposizioni pontincie,roa gre- de' longobardi nel ducato di Benevento,
ci orientali coloro, i quali alz.ila bandiera e nel loro dominio essendo venuta la Pu-
contro a s. Gregorio I, con frivole e va- glia, trasferirono ancora alle stesse terre

ne sottigliezze e con somma audacia, sem- pugliesi il nome di Longobardia o Loni'


bravanod'insultarla chiesa romana. Per- Z'/7rr/(V7(A''.),la quale vennecontrassegnata
ciò e per quanto dissi in principio, dopo col nome di minore, in rapporto dell'al-
che la Sicilia era ritornata nel 553 sotto tra che costituiva il regno d'Italia, e che
il dominio de' greci, il dialetto greco vi sino a' giorni nostri ne ha conservalo il
fu ripreso, ed almeno nelle primarieciltà nome. A Longobardi riportai la serie e
sedi de'pretori greci, qualche chiesa del le gesta de' re longobardi e de' duchi di

loro rito vi fu certamente stabilita, dove Benevento; e siccome re longobardi fe- i

il magistrato, gli ufiìziali e i ministri o- cero la loro ordinaria residenza in Pavia,


rientali avessero la libertà di esercitarsi in quest'articolo ne riparlai. L'imperato-
negli ulFici di pietà secondo il proprio ri- re Costante 11 eretico monotelila nel G^3
to. I longobardi istituirono nelle loro am- fece arrestare in Roma Papa s. Martino f,

pie conquiste d' Italia innumerabili du- lo fece condurre a Messina, da dove salpò
cati, tra'quali quello di Spoleto (/^.)che per Costantinopoli, altri dicono dal por-
comprese una parte degli attuali Abruzzi; to di Misenoj fu bens'i in più isole, e poi
quello di Benevento ( f.) ^com^o'^Xo *\^\\di loconfinò a morire fra gii stenti iuTracia.
maggior parte delle provincie di Cam- L'indegno piiiicipe,dopo essersi macchia-
pania, Sannio e Lucania però longo- : i to per ingiusti sospetti nel fralerno san-
bardi non pervennero a occupare du- i gue, tentò di trasferire in Siracusa la se-

cati di Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi, de dell' impero, passandovi colla sua fa-
comechè maritticni e perciòsostenuti dal- miglia e corte. Maturava egli di conqui-

le flotte greche. Sul finire del VI secolo stare il che possedevano i


resto d'Italia
i greci possedevano ancora molte terre longobardi, ma tal progetto mai eseguito
nella Lucania, nell'antica Calabria e nella serv") solo di prelesto a gravare di enor-
Bruzia, tenendovi al reggimento partico- mi contribuzioni miseri siciliani. Tutto
i

lari governatori. Parecchie altre ne con- l'apparato di Costante II si ridus>ead una


quistarono longobardi, e tra esse me-
i escursione nella Puglia, ©ve s'impadronì
ritano di essere notate le ragguardevoli per assalto di Lucerà, e barbai amenle la
città di Oria, Taranto, Gallipoli,
Biui , rovinò,onde superstiti abitanti edificaro-
i

Brindisi, Rossano, Cotrone, s. Severina, noLesina; ed al vano tentativo di occupa-


GeraceePitiggio. Giova osservare che l'im- re Benevento nelfìfJS, validamente difeso

pero greco riformando gli ampli suoi sta- daR.omualdo,finchèGrimoaldQrede'lon-


158 SIC SIC
gol)ar(li suo patire con porìcroso «occorso vento suo figlio, a lui li manclò. PLOmual-
olìbligò l'imperatore con fremenria scon- do l'accolse benignamente e concesse in
fìllo ;ì iiparaie in Napoli, che rapinose- feudo le città di Sepino d' Iseinia e di ,

condo suo costume delle piti pregiale co- Boiano, co'Ioro che formarono
territorii,

se, come avea fatto inRon)a,e tutto il suo presso a poco il contado e ora provincia
l)ottino cadde poi in mano de' saiaceni. di INIolise : così ebbe origine il contado
Egliavea segnalaloil suoarrivouellaPu- di Molise. Dopo uo secolo altri bulgari
glia con saccheggiare orribilmente Oria, loro si unirono, e conservando lecostii-
Celia, Conversano. Monopoli, Bari, Sipon- manze patrie, e il linguaggio d'un latino
to, compreso il santuario di s. Michele: barbaro e rozzo, senza framezzarsi in pa-
ridusse inabitabileQuintodecimo,pei'Cui rentele cogl' indigeni, si distinsero dalle
r cittadini si ricovrarono in Acquaputri- altre popolazioni. Gli albanesi che vivo-
da. In fine traversato il Faro, Costante no oggidì inCaiabriae in Puglia offrono
li passò in Siracusa, e vi stabilì la sua di- somigliante idea dell' isolamento di vita
mora. Ivi coH'usata sua tirannia marto- conservato da qurgli stianieri.Versoque-
riando eccessivamente i siracusani li ec- sto tempo si rivolse l'imperatore Costan-

citò alla rivolta, rinunziando essi volon- lino HI combattere l'eresia de'mono-
a
tieri alla sorte di veder traslocata l'im- teliti, secondalo da Papa s. Agatone sici-
perial sede nella patria !oro;efiironoque- liano(per tale lo sostengono quegli scrit-
sti gli ultimi sforzi degl'imperatori greci tori e quelle opere citate da Novaes nel-
per ricuperare questa parte d'Italia. Per la sua Sloria), nel qual tempo era pa-
congiura poi ordita dall'armeno iMe/e- triarca d'Antiochia l'altro siciliano Teo-
zio, venne da Andrea figlio dell'ufì^iciale fané. Nel 682 ali." successe nel pontifi-
Troilo ucciso l'imperatore nel bagnocon calo ilconnazionales.Leonell;epiù tardi
un secchio scaricatogli sul capoa'i5 lu- nel 686 fuPapaConone, erroneamente da
glie 668, e le legioni orientali gridai ono alcuni creduto siciliano, ed alla sua biogra-
imperatore Mezezio stesso, il quale però fla notai che fu biasimalo per avere esalta-
investito dall'esarca di Piavenna Teodo- toalla seded'Anliochiail sicilianoCostan-
ro,dovè rinchiudersi in Siracusa cheven- tino,rettoredellas. Sedein Sicilia (la serie

ne tosto assediala, e fu spento dagli stes- de'patriarchi d'/^«^/oc/t/rt la riportai a Si-


si suoi soldati, rimanendo Costantino 111 eia). Bensì siciliano fu s. Sergio I che gli

Pogonato, sopravvenuto personalmente successe nel 687. Invitalo Papa Costan-


nell'isola, padrone dell'impero. Ii^rtrace- lino dall'imperatore Giustiniano 11 inCo-
??/(/'^.) arabi che verso il 660 aveano co- slanlinopoli,nel 7 io passò in Otranto, in-
ciincialoa fare incursioni sull'isola, riap- di inSicilia, donde nell'anno seguente par-
parvero allora, col pretesto di vendicar la fi per la dttta metropoli, ricevendo dap-
morte di Mezezio, a molestar le costasi- pertultosontuosi trattamenti. Nely i8Ser-
cnle, e con maggior audacia nel 669 pe- gio governatore di Sicilia proclamò im-
netrarono in Siracusa, cui diedero ad or- peratore Basilio e fu riconosciuto dalle mi-
lendosacco con islrage. Seguì però lapa- lizie, e dalle dipendenze che il greco im-

cedi questi barbari coirimperatore,erac- pero avea in Italia; ma giunta in Sicilia for-
cordo fu comune alla Sicilia. Il re Gri- midahile flotta greca comandata da Pao-
moaldo avendo accolto nel 670 in Pavia lo, Sergio e Basilio fuggironoin Beneven-
I avventuriere Alczeco bulgaro con gran to, e il duca li consegnò a Paolo, che por-

numero de'suoi, ne accettò gli offerti ser- tatili a Costantinopoli ne fu fallo crudele
vigi. Memoie il re dell'ultima guerra dei scempio.
greci, e considerando che questi bulgari Nel pontificalo di s. Gregorio lì, in-

polesseio riuscire olili al duca di Bene- cominciato nel7 i 5,e di cui riparlala Ro-
SIC SIC ''^Q

MA per la sovranità pontificia nri^innfn ronn la loro affluenza finche nel secolo XI,
da lui, l'iraperatore Leone III Y Isanrico pergli acquisti de'normanni sopra de'greci
nella sua malv;igilà prese a sostenere gì"/- in Puglia eCalabria, decaddero dalla giu-
conoclasù (Z''.) che rabbiosamente si sca- risdizione delle chiese tolte al Papa, il qua-
gliarono contro il cullo delle s. Immagi- le ne riassunse il governo, con autorità
ni [F .) e contro i veneratori di esse, on- di consagrarne i vescovi anzi prima di
;

de anche basiliani stabiliti in Sicilia fu-


i talereslituzione degli antichissimi diritti,
rono segno alle loro crudeli persecuzioni. i Papi li aveano continuali a esercitare,
II cardinal Stefano Borgia, Difesa del do- con l'erezione che fecero prima degli ac-
mili IO temporale della Sede apostolica neU quisii de'normanni delle metropoli di De-
le due Sicilie, in riiposiaalle scrilture pub- vcK'ento, Capua e Salerno. Oltre a ciò il

blicale in contrario, Roma 79 i i . a p. ^.-zo dottissimo Bolgia dimostra, che Pasqua-


narra e prova : Che oltre le chiese i\e\\' fi- le 1 1 attribuì la gloria a Roberto Guiscar-
Uria, anche rpielle della Puglia, Calabria do e al fratello conte Ruggiero, d'aver
e Sicilia nel secolo Vili, per le note vio- fatto respirare i Papi dalle passate cala-
lenze diLeone III r/?rt«r/coede'grecisuoi mità, e di averli rimessi nell'esercizio del
successori, si sottrassero dall'ubbidienza diritto metropolitico sopra que' vescovi.
del sommo Pontefice loro antichissin)o Confutò pure Dragonetti, che adottan-
metropolitano, e si assoggettarono al pa- do l'errore diLupo, allribuì l'accennata
triarca di Costantinopoli, il quale vi stabilì gloria al re Guglielmo il Malo nella con- I

metropolitani, arcivescovi e vescovi. Po- venzione con Adriano IV. A ncheilRodolà,


chi essendo i prelati, che non furono presi ollreqiianto glàdi analogo riportai di so-
dall'ambizione di crescere di grado e di pra, par. t, p. Sa, racconta altrettanto e
i

onore pe' nuovi titoli che si prometteva- con più diffusione, dicendo come l'empio
no per opera d'Anastasio, che ì'Isaurico Leone III Vlsaurico vomitando il suo fu-
avea intruso nella sede di Costanlinopnli rore contro la romana chiesa, fece piom-
in luogo dell'espidso patiiaica s. Germa- bare il suo sdegno sopra il capo di leiicon

no. Non ad un tratto furono quelle


tutte ispogliarla de' Patrimoni e de' vescovati
chiese usurpate al Papa, ma secondochè stati giàda'primi secoli di sua dipendenza,
prevalse la forza, parte da Anastasio e par- e non lasciava di abbattere nel lempostes-
te dai suoi successori. Cadde in questa rete so con pubblici editti la fede, furiosaiuen-

anche Sergio vescovo di Napoli, ma ri- te imperversandocontro l'adorazione del-'


presoda S.Gregorio III, fu obbligatoa de- les. immagini e contro le reliquie de'san-

porre la vanità del titolo d' arcivescovo ti. Alle stravaganze di lui inorridirono le
odertogli da Anastasio: non però l'imita- vaste regioni d'oriente, dove tra gli altri
rono gli ambiziosi vescovi della Calabiia vescovi, i tre patriarchi d'Antiochia, d'A-
e de'la Puglia, i quali per la soverchia lessandria e di Gerusalemme, adunato un
cupidigia d'onore e per l'eccessiva brama concilio,coridannaron() di comune consen-
di titoli, si resero schiavi de'pntriarchi di so e animo concorde l'orgoglio della sor-
Costantinopoli, e si contentarono di vi- gente eresia. Il solo Anastasio patriarca
vere sotto l'ombra di loro autorità. Fu- (Il Costantinopoli, tratto dall'atnbizione
rono solleciti i Papi successori a ripetere di governale e rendutosi schiavo della vo-
il mal tolto, e specialmente Adriano I e lontà dell'imperatore, secondo i rei suoi
s. IN'icolò I; ma inutilmente, perchè i pa- disegni, come gonfaloniere degl'iconocla-
triarchi di Costantinopoli seppero stabi- sti s'intruse con l'autorità di lui nella sede
anche per legge imperiale, e pre-
lirvisi diCostantinopoli in luogo di s. Germano,
cipuamente per quella di Leone "VI il Fi- che n'era stalo caccialo. Questo uomo as-
/o-o/ò,proraulgataneir887,evicontinua- sai perverso ad eseguirle più empieedif-
ifio SIC SIC
fu:ì\i imprese, benché fosse slnto privalo dosi sedurre dalle temporali prosperila,
da s. Gregorio li della comunione della e abbagliare daHumo dell'umane graii-
Cliiesa, avendo nondinieno pro|)izia alle dezze, la loro dignità misurando secon-
sue inlra[)rese la corte e il principe, si pò- do l'aaipiezza e lo splendore delle città,
se a spogliar le chiese dell'iinuiagini dei per circa 3oo anni si resero schiavi dei
santi,e abbatterle dappei tutto in oriente, gi'eci, tradirono la giustizia e tutti i loro
facendo di esse una lagrimevole strade, doveri, e siallontanarono dall'ubbidienza
Si valse in quest'occasione lo scaltro pa- e dall'adezione ond'erano alla chiesa lo-
triarca per accrescere e dilatare I' auto- mana debitori. Gli scaltri patiiarchi diCo-
rifa della suasede,conformeavevanopra- stantinopoli, non tutte ad un tratto usui--
ticato di tempo in tempo i suoi predeces- parono tali chiese, ma pian piano, dando
sori.i quali nelle più calamitose procelle a'Ioro prelati, secondo il solito fasto dei
della Chiesa si sono studiati sorgere fa- greci, il risplendenteespecio«otitolod'/d?r-
stosi nell'acquisto di nuove sedi e nell'e- cfVe^roi'OjOrdinariamenle per sola distia-
serciziodi piìi ampia giurisdizione, sulla zione d'onore e maggior prerogativa so-
misera depressione di altri prelati. Inese- pia gli altri vescovi della provincia, non
cuzione dell'editto imperiale aveiulo pri- già autorità e potestà alcuna, non aven-
vato la sede romana delle chiede dell'Il- do a se soggetti i sulTraganei. Quindi il

lirico, del nuovo e vecchio Epiro, delln dotto Piodotà passa a fissare le epoche dei-
Macedonia, dell' Acaia, della I\fesia e del- l'innalzamento di ciascuna catletirale nel-
la Dardania, ebbe l'ardimento di oscu- la Sicilia, nella Puglia, nella Calabria, al-

rare più da vicino la gloria del sommo la dignità metropolitana e arcivescovile.


Pontefice. Allontanò dall'ubbidienza di o di semplice onore o con autorità sopra
lui le chiese suburbicarie, eh' erano gli le inferiori sutfraganee, ragionandosepa-
statidella Sicilia, della CalabriaedcllaPu- ratamentedi tali chiese, l'ordinazione dei
glia,i quali in riguardo al dominio tempo- pastori delle quali fu usurpata dai boriosi
rale riconoscevano per loro sovrano l'im- patriarchi di Costantinopoli, che per de-
peratore Leone 111. Si servi di alcuni ve- primerela chiesa romana inventarono la
scovi come di vili ministri delle sue cu- Crorfi di Patriarca {f.)tv{ivev>a[a dì p\ìi
pidigie e de'suoi ambiziosi escellerati di- sbarre, perchè i Papi l'usavano com'è in
segni. Da questo infàusto sconvolgimento natura. Che commossi i sommi Pontefici
nacquero nelle provincie di Napoli e di da giusto sdegno contro de' greci per si

Sicilia notabilissime variazioni, sì per la prepotente tiranniaesfacciata usurpazio-


nuova dipendenza di quelle sedi vesco- ne delle sedi vescovili, tanto dell'lllirio,
vili dal greoo patriarca, sì per cagione del che delle provincie di Sicilia, Puglia e Ca-
greco rilocheabbracciarono,e fìnalmen- labria, non ommisero rimostranze e do-
te pe'gravissimi disordini da cui furono glianze cogl' imperatori greci per la re-

defoi mate. Ma quanta fu la premura e sliluzione in uno ai Patrimoni della s.

lo studio impiegato da Anastasio ne'suoi Sede da questi usurpati nel "j^o e attri-
artifizi, per trarre a se la benevolenza dei buiti al fisco imperiale, comeAdriano I es.
prelati delle chiese della Sicilia, della Pu- Nicolò i, massime della sede di Siracusa
gliaedella Calabria, i quali erano avvezzi (^'.), al cui esempio avrebbero cedutogli
a riconosceie per loro moderatore nella ed ancheperessersi
altri vescovi di Sicilia,
polizia ecclesiastica il romano Pontefice, mostrata più altiera e nemica della ro-
non è facileil potersi esprimere. Li col- mana. Come le chiese della Sicilia, Pu-
mò di grandi onori e prerogative, con- glia e Calaliria, per le costituzioni de'gre-
forme al genio ventoso e ambizioso della ci imperatori rimasero stabilmente di-
greca nazione. I vescovi italiani lasciau- di Costan-
pendenti dal liono ecclesiastico
SIC SIC ir,t

linnpoli, e della niostiiiosa nulorilà usur- perchè erano più inclinati al rilodell.i chie-
pata da que'soviarii nel regolamciUn della sa romana, che della greca. I normanni
disciplina ecclesiastica Degli nllei'iori pio- nel restituire il rito latino alle chiese, as-
giessi de'patriarchi di Coslanlinopoli nel soggettarono «'vescovi latini que'greci del-
secolo X sull'esercizio deirusmpata giu- le loro diocesi, i quali continuavano a vi-
risdizione sopra la chiese di Puglia e Ca- vere ne'rili orientali. Di più dichiararono
labria. De' risentimenti de' Fapi contro dipendenti da' vescovi Ialini monasteri i

l'usurpazioni degl'iuiperutori greci e dei greci, a'quali concessero l'esenzione dalla


patriarchi diCostan ti nopoli.De'nocu men- legge diocesana, non già dalla legge di giu-
ti da questi recati alle chiese della Puglia risdizione. Il Rodotà confuta 1'
errore di
e della Calabria. Che il cehbato de' sa- quegli scrittori,! quali attribuirono a re
cerdoti latini rimase pregiudicato dall' e- Guglielmo I il 3Ialo la gloria d'avere re-
sefupiodel matrimonio degli ecclesiastici stituita a' Papi nel secolo XII là Lbertà
greci. Che nel secolo Xi Papi riacquistaro- di consagrare vescovi della Puglia, della
i

no per opera dell'imperatore d'occidente Calabria e della Sicilia; mentre essa si


Ottone l,i Prtfn>7jo/2/dellaCalabriaedella appartiene Robeilo Guiscardo
a' fratelli
Sicilia loro confiscati daLeonellI l'/y^u- duca e al conte Ruggieri. Guglielmo I sic-
r icone] secolo VI II. Che nel secolo XI de- come avea tentato sottrarre i suoi vescovi
clinò la fortuna de' greci nelle provincie dall'obbligo d'ottenere dal Papa la con-
dellaPuglia e Calabria. Come normanni
i ferma di loro elezione, e di ricevereladilui
invitati da'nemici de'greci alla conquista ordinazione, per la fermezza di Adriano

vennero prontamente e ne
di quegli stati, I V riconobbe ne'Papi l'autorità della con-
conseguirono la signoria, vincendo e cac- sagrazione de' vescovi e della visita delle
ciando i greci; quindi passali in Sicilia la chiese delle due Sicilie. Per brevità ho qui
soli rassero dalla tirannide de'saraceni. Co- riportato i descritti cenni riuniti, sebbe-
me le chiese di Puglia e Calabria e della Si- ne appartenenti a diverse epoche, per non
cilia ricuperale da'nor man ni, furono final- interrompere poi le successive compen-
mente resti t ulte alla gitu-isdizione de'som- diose narrati ve, avendone trattato negli a-
miPoDtefici nel secoloXI, indi il rito greco ualoghi articoli e descrivendo diverse dio-
in alcune di esse cominciò ad oscurarsi e cesi con qualche particolarità. Ora dun-
andar in declinazione. Tutto dal liodotà que fo ritorno a s. Gregorio li. A questi
con critica ed erudizione vienesvolto,ben più volle insidiò la vita Leone III V Isaii'
descrivendo cornei Papi furono reintegra- vico, ed il Papa dopo averlo ripetutamen-
ti da'norraanni nel possesso degli antichi te ammonito a tralasciare la feroce guerra
diritti di consagrare vescovi della
i Sicilia, contro le s. immagini, vedendolo ostinato
della Puglia, della Calabria, riassumen- ne'suoi errori, nel concilio del ySo lo sco-
done l'esercizio s. Gregorio VII nel 08 r 1 municò, e sciolse gl'italiani dal giuramen-
61082. Nondimeno talvolta Papi per- i to di fedeltà e dai tributi. Perciò molte cit-
misero che gli eletti vescovi ricevessero la tà, come Napoli {F.), Sì sottrassero dalla
consagrazione dai loro metropolitani di dipendenza de'greci, e il ducato romano
quelle provincie, affine di non rendere o- con Roma spontaneamente si sottomise
diosa la propria autorità, né inormanni al Papa e lo riconobbe per sovrano, de-
porgessero motivo a* loro sudditi di ri- dizioneche altri anticipano al 726 in uno
chiamare i discacciati greci. Inoltre inor» all'Esarcato di Ravenna {F). Il ducato
manni ripristinarono il rito latino alle romano comprendeva pure alcune città
chiese delle mentovate provincie, perchè della Campania Felice, come Sora (F-)-
temevano la gelosia degl'imperatori gì eci Sotto il successore S.Gregorio III, l'eretico
dolentissimi della perdila di questi stali, e imperatore Leone IH usurpò Patrimoni i

VOL, LXV. 1
iGi SIC SIC
che jMDSsedeva Sede da lenipo anli-
In s. del quale con solenne giuramento nella
cliissimo e con amministra-
giiirisdizioui basilica Vaticana innanzi l'allaredis. Pie-
tive, eziandio in Sicilia e Calabria, con tro, gli confermò la donazione che suo pa-
esercitarvi le superiori regalie, e che an- dre Pipino avea fatta a Stefano lì detto
nualmente frullavano 35, odo scudi d'o- III, e di più donò a Papa Adriano le suoi
ro, come affermano Teofane, Chronogra- successori il rimanente delle cose allora
phin p. iS'j; Alemanni, De Laterali. pa- promesse, fra le quali vi fu distintamente
rietin. cap. 5, p. 6/\; e De Marca, De con-
1 comnreso l'alto dominio del ducato lon-
cord, lib. 3, cap. I I
, § 4- Oltre a ciò l'im- gobardo di Spoleto, e l'alto dominio del
peratore provocò i /^o7?^o^rtrr//' a invadere ducato longobardo di/?e/jei'e«fo,checom-
lo statotemporale della chiesa romana, prendeva Salerno, Capita, ec. come dissi
onde il Papa ad esempio del predecesso- ancora a Puglia {F ), descritto dal Bor-
re domandò e ottenne il soccorso di Fran- gia a p.22. Per allora del ducato Bene-
I

cia {F.). Altrettanto fece Stefano il dello ventano ne consegnò una porzione, nelle
Ili, in favoredel quale Pipino re di Fran- città di Sora, Arce, Aquino, Ai pino, Tea-
cia dai longobaidi ricuperò 1' esarcato e no e Capna. Di questa donazione Carlo
lo restitu'i alla santa Sede, ampliandone Magno ne pose l'autentico documento sul-
il principato con siffatta restituzione, che l'altare di s. Pietro, e giurò di mantener-
dagli storici fu anche della donazione, pei la: Borgia ne riprodusse i diplomi. Fino
diritti di conquista provenuti in Pipino. d'allora la s. Sede esercitò l'alto dominio
A questi ricorse pure s. Paolo I contro i nel ducato di Beiievento, e poi con nuo-
longobardi nuovamente invasori de' pa- vo titolo di peimula colla città di So/n-
trimoni della s. Sede, e potè ricuperare berga (^.), stabilita nel io52 da s. Leone
i patrimoni di Benevento (f^.) e di iS"^- IX, ed Enrico III imperatore, nella quale
lerno{V.)j ed il siciliano sncessore Ste- permuta rimase anche compreso il du-
fano III detto IV segui gli esempi de'pre- cato di Napoli, per avervi gl'imperatori
decessori nella difesa del principato tem- prima d'Enrico III esteso il loro domi-
porale, de'patrimoni, e nel cullo delle s. nio, come ampiamente dimostra il cardi-
immagini. Adriano I che gli successe nel nal Borgia nelle sue opere. Adriano I ac-
772, vedendosi minacciato daDesiderio re clamò Carlo Magno re de' franchi e dei
de'Iongobardi, che entrato nella Penta- longobaidi, e patrizio di Roma. Meno il

poli (A^.), devastava Sinigaglia, Urbino e ducato di Benevento, quello di Napoli,


molte altre città, e minacciava espugna- pochi altri possedimenti greci nella Pu-
re Roma, ricorse alle armi de'franchi, e glia e Calabria, tutta l'Italia s'inchinò a
re Carlo Magno scese in Italia nel
778, Carlo Magno. Nell'Hoo s. Leone III unse
vinse e imprigionò Desiderio nel 774, e e coronò inperatorede'romani Carlo Ma-
die fine al regno de'Iongobardi in Italia. gno,rinnovando cos'i l'impero d'occidente.
A LoNGOBABDi tuttavia notai que' prin- Allora successe quella divisione di domi-
cipati e ducati longobardi che rimasero, nii e circoscrizione d'impero, che accen-
come dell'amplissimo di Benevento,(ìe cui nai a Napoli. Così furono cambiali i de-
duchi e principi riportai la serie, aven- stini di gran pai te d'Europa, e quanto
done parlato a Salerno e Pojite Corvo. a quelli della Sicilia dipendetle dalle se-
Abbiamo del cardinal Borgia^ Memorie grete trattative di Cario Magno coll'im-
(storiche della pontifìcia città di Bene- peratrice Irene, quando nell'802 depo-
vento 1. 1, p. 28, che mentre Carlo Magno sta la principessa e surrogato Niceforo, la

teneva assediato inPtZv/rtDesiderio,si por- pace confermò il dominio lascialo a'greci

tò a Roma a celebrarvi per divozione la di partedelleprovincienapoletane e della


Pasqua e visitarvi Adriano I,a preghiera Sicilia. Questa era sempre soggetta alle
SIC SIC i63
scorrerle tle' saraceni, ed una flotta di 7 neo, non permisero allora a que'maomet-
navi Sicilie fu predala dai barbari e pas taiii di stabilirvisi. Poco dopo osò di ri-

sali a ni di spada greci che la monta- i chiamarli il traditore Eufemio maestro


vano ; neir 8 3 circa perciò ebbe luogo
i della milizia in Sicilia, che usurpato il ti-

una tregua di io anni tra'siciliani e sa- i tolo imperiale, volle circondarsi di com
raceni. Frattanto nell'Siy fu eletto Pa- iniqui ausiliarii, acerrimi nemici del no-
pa s. che nell'823 coronò im-
Pasquale I, me cristiano. Adelcamo capitano sarace-
peratore Lotario I. Il padre del quale e fi- no incorni nciò l'impresa sbarcando a Maz-
glio di Carlo Magno, l'imperatore Lodo- zara, e distrutta interamente Selinunte
vico I il Pio, concesse a s. Pasquale I il con dar morte crudele a' primari citta-
celebre diploma,col quale confermò le do- dini, si fermò presso le rovine del teatro
na7Ìoni e amplia^ioni del principato tem- e tempio di Segesla, quivi fondando un
porale della s. Sede, fatte alla medesima nuovo paese detto dal suo nome corrot-
dai suoi predecessori, e vi aggiunse di piìi tatnente Alcamo, con città omonima sul
le isole di Sicilia, di Corsica e di Sar- monte Bonifiti, che poi fu cinta di mu-
degna (^f^.): queste due ultime diversi au- ra^ e venne rifibbricata da Federico II
tori le dicono già donate da Carlo Ma- alle falde del monte. Abbiamo di Dome-
gno. Osserva il Borgia nella storia del do- nico Ydt%oV\&\.vAian\.n, Antichità di Seli-
minio della romana chiesa sulla Sicilia, nunte, Palermo 834. All'anno 1
827 pro-
che siccome gli antichissimi e amplissimi priamente si riporta dagli storici l'occu
patrimoni the la s. Sede possedeva nelle pazione di tutta l'isola, ridotta dagli a-
tre isolenon erano vuoti di diritto di so- rabi saraceni africani sotto il loro crudele
vranità, anche prima delle donazioni di dominio, e vi si mantennero circa due
Carlo Magno, forse per questo Lodovico secoli e mezzo. L'uccisione d'Eufemio,
I ne fece la donazione. Vedasi il cardi- e neir829 l'avvenimento di Teofilo al
nal Stefano Borgia, Breve istoria dt-l do- trono d'oriente frenarono il barbarico fu
minio temporale della Sede apostolica rore saraceno ch'estendeva le incursio-
nelle due Sicilie, fornai 789, 2." edizione. ni alle spiagge romane, ma che si sfogò
Oltre il Borgia, sostengono la donazione poi contro 1* isola di Lipari, e la Sicilia
dellaSicilia a Pasquale I una folla di gra-
s. rimase divisa in due parti, essendo dive-
vi scrittori, e mi limiterò indicarne prin- i nuta Palermo la metropoli saracena. In-
cipali. Gretsero, De munificenlia prin- oltre per la divisione del principato Be-
cipimi in Sedeni aposlolicam. Orsi, Del neventano, dal quale fu distaccato quello
dominio temporale della s. Sede. Fon- di Salerno,] contendenti ciascuno chia-
ia ni ni, Il dominio temporale della s. Se- marono i Saraceni dell'Africa adi Spa-
de sopra Comacchio. Sandini, De con- gna con infelici conseguenze, notate a
stitiitione Ludovici Pii ad s. Paschalem quegli articoli, nel i.°de'quali rilevai co-
I. Cenni, Esame e illustrazione del co- me si staccò il contado di Capua, e quali
dice Carolino, nell'esame del diploma di città abbracciò. Dalle dispute de'prelen-
Lodovico I : Monumenta doniinationis denti sul principato di Benevento dun-
Pontificiae. que si riporta l'invasione in queste con-
I saraceni rotta la tregua nell' anno trade de'saraceni,che da'competitori era-
820 , all' improvviso sbarcarono in Pa- no stati chiamati a sostenere le parli loro
lermo e lo saccheggiarono. Ma le mole- nella Calabria e nella Puglia, e che s'im-
stie recate alle coste africane da Bonifa- padronirono di Bari e di Taranto. La cit-
cio conte di Corsica, e la marittima stre- tà d'Amalfi in mezzo a'turbamenti brillò
pitosa vittoria del general Teodosio colle di un nuovo splendore per la sua indu-
flotte greche e veneziane sul Mediterra- stria commerciale,ecolla sua m&riua emù-
i64 SIC SIC
)ò le glorie di Venezia , di Genova e di le mura, tornarono carichi di bollino im-
Pisa. A Napoli, a Porto, e a s. LEojfE IV menso al nido natio. Nell'anno preceden-
raccontai come questo Papa con l'aiuto te i Saraceni aitano obbligato ad annuo
(Je'napoletani sbaragliò i Saraceni e for- tributo Papa Giovanni Vili, il quale ciò

mò la Città Leonina in Roma iieir849. fece per libera re dal guasto le romane ter-
1 saraceni fortificatisi in Bari, vi si recò re,ove vi producevano scene d'orrore, per
od assediarli l'imperatore Lodovico 11, la vergognosa connivenza de'duchi e prin-
ma ne parli senza gloria, e quelli rico- cipi campani, giunti a far causa comune
minciarono con più baldanza guasti. Si i Pertanto Giovanni Vili nel-
cogl'infedeli.
resero tanto formidabilijche l'imperatore r882 donò duca di Gaeta, ed
a Docibile
neirSGG fece un appello generale a' po- a Giovanni suo figlio e successori tutto il
poli italiani per arrestarne progressi. En- i cospicuo patrimonio di Traeltoela città
tiò nella Campania, e contenuti ne'ter- di Fondi che la s.Sede possedeva da molto
mini del dovei e i principi di Benevento, tempo in pieno dominio, acciocché guer-
Salerno e Capua, mosse dipoi contro i sa- reggiassero contro saraceni, come poi fe-
i

raceni, e toccò presso Bari una sconfitta, cero. Altri chiamano Docibile col nome
che non aflievoiì per altro il suo corag- di Pandenulfo Ca-
e lo dicono conte di
gio. Dopo avere riportato quindi parec- pua, e che dal Papa Gaeta ch'e-
ricevesse
chi vantaggi, giunse colla sua costanza a ra della chiesa romana. Giovanni Vili sco-
togliere loro Bari per capitolazione. Ma municò Anastasio II, duca e vescovo di
le vessazioni fatte ai popoli di Campania Napoli, per essersi collegato co'saraceni, e
male disposero animi contro l'impe-
gli gli spedì a rimproverarlo il cardinal Ma-
ratore e contro l'orgogliosa Angelberga rino legato. Questi neU'SSci stesso gli suc-
sua moglie; laonde Aldegiso principe di cesse col nome di Marino I o Martino II,

Benevento ebbe Lo-


l'ardire d'arrestare il quale afflitto della schiavitù de'greci si-

dovico 11 nel proprio palazzo; e sebbene racusani scrisse per riscattarli algrande
il timore di vedere sollevali contro di se i emiro di Sicilia residente in Palermo, del-
Carlovingi lo facesse tornare addietro dal la famiglia degli Aglabili signori dell' i-

temerario passOjpure nèAngelberga man- sola,ed un'altra lettera a Mulei in Rai-


datavi coU'esercito, né lo stesso impera- roan per dar mano al trattato, scriven-
tore che con altri armati lo raggiunse, done in seguito altre per lo stesso elfelto,
valsero a punirne la fellonia, e terminò la che il Papa condusse a buon termine, con-
querela colla pace trattata da Papa Gio- tinuò neir884 il successore Adriano III,

vanni Vili. Quest'incidenti però non solo e terminò poiStefano V detto VI, che nel-
allontanarono da' saraceni il pericolo di r885 eragli succeduto. In questo carteg-
perdere Taranto già assediata, ma die- gio per intelligenza del grande emiro e
dero loro agio di essere dall'Africa no- del consiglio di Sicilia, in vece del latino
tabilmente rinforzati e d'assediare Saler- siservironodeila lingua italiana con iscrit-

no. Sotto l'impero di Basilio il Macedone, lura araba corrotta del volgo, cioè di pa-
incominciato nell'SGy, i saraceni africani role latine corrotte miste con parole di
aumentarono le forze di quelli della Si- lingua allora correnti nel volgo, che poi
cilia, indi intrapreselo l'assedio diSira ebbero luogo nella favella italiana, ulte-
cusa, dai cittadini sostenuta con eroico riore prova che la lingua italiana nacque
coraggio sino al punto estremo, poiché prima mente iuSici Ha. Nelle lettere respon-
lagiimevole ne fu il finequando ai i mag- sivedell'emirosi trovano espressioni mol-
gio deirSyS vi penetrarono per la brec- lo risentite contro de'greci, de' quali in
cia apertavi da i^ giorni, e trucidatigli una specialmente scritta a Papa AJariuo
abitanti, incendiali gli edifìzi, abbattute 1, così viene spiegandosi. » Ma senti, o
SIC SIC i65
Papa Mariiìo, tu stai facendo del bene alla conservata, eia i.* ricuperala colle armi
pente greca, ed essa ti ricompenserà con di Guido MI duca di Spoletoenipotedel-
fiuti male, perchè questa gente a chi le l'imperatore Lamberto Teodoro Tur- :

fa del bene sa pagare con farde'tradimeu- comas che comandava greci, ottenne in i

li, e perciò bisogna che tu tenessi gli occhi gì azia la vita collo sborso di 5o,ooo scu-

aperti". Questo carteggio è ben curioso a di d'oro. Atenulfo conte di Capua avea

leggersi, e si può vedere nel Codice di- mandatoambasciatorialsuddettoStefaoo


plomatico di Sicilia sotto il governo de- VI perchè l'aiutasse a bandire saraceni i

gli Arali, pubblicato per opera e studio dal castello di (ìarigliano: questo vanto
di Alfonso Airoldi arcivescovo d' Era' l'ebbe poi nel 9 5 Giovanni X, per ((uan-
1

elea, giudice dell'apostolica legazione e to notai a Saraceni, che secondato da Al-


della regiamonarchia nel regno di iS"/- berico conte Tusculano, alla testa delle
Palermo 1789. Ivi sono piue abbon-
ciAVz, milizie pontificie intieramente li sconfis-
danti monumenti, che riempiono l'oscuro se e snidò, dopo 4° anni che vi si erano
vuoto dall'anno dell'invasione della Si- stabiliti con immensi danni delle circo-
cilia fatta dagli arabi saraceni nell'827, fitanfi Provincie; magliavanzi si rifugiaro-
flnoal IO 74, venendo così supplita la gran no sul Monte Gargano, conservando in
lacuna di oltre a due secoli di storia si- que'dinlorni un ristretto dominio. Sino
cula, la quale passa con iscarse memorie al 94 I la Sicilia saracena fu governata da
delgreco un pero a quelle de're susseguenti emiri nominati dai califfi Abassidi, e po-
normanni, per mezzo d'una densa cali- scia dai Falimiti, anno ma in detto il ca-
gine di tanti anni, che lasciava ignorare liffo Almanzor concesse ad Assan della
come tante illustri città nn tempo flori- potentissima famiglia di Chielpo l'emira-
de fosseio distrutte da'fondamenli,o cam- to ereditario. Tanto questi, quanto fi- i

biato avessero nome e anche condizione, gli suoi estesero sempre raaggioroiente
ed in qual tempo e da chi e perchè tante nell'isola il dominio, e fecero anche incur-
altre si edincassero, e quale ne fosse sta- sioni nella Puglia e nellaCalabria, riuscen-
to il governo, e quali gli avvenimenti, le do vani gli sforzi degl'imperatori orien-
leggi, i costumi. Ivi si vede la serie dei per ricuperare quelle terre. Papa Gio-
tali

sovrani Aglabiti arabi che regnarono in vanni XII del g56 marciò contro Pan-
Sicilia dair827 all'anno 909 circa, la di- dolfo principe di Capua, che sostenuto dal
nastia de'Fatimiti che loro successe sino al principe di Salerno Gisolfo, battè le mi-
1074. La stessa sciagura di Siracusa toc- lizie del Papa e lo costrinse a precipitosa
cò a Taormina nel 902, non avendo i sa- fuga e poi alla pace. A Saracem ed a Na-
raceni perdonato né ad età, ne a sesso,pel poli raccontai come Ottone I imperato-
ferro de'quaìi cadde il vescovo Procopio. re cacciò d'Italia i saraceni, e ritenne la
IVeir 890 i saraceni, i greci ed i principi Puglia e la Calabria, ch'erano della san-
campani desolarono a gara le contrade me- ta Sede, a titolo di conquista, cedendo i
ridionali, mantenendovi una disastrosa greci ie loro pretese per Teofania, cui die-

guerra civile. L'imperatore greco Leone rono in dote quelle provincie, e poi si u-
VI il Filosofo ampliò isuoidominii nella nirono a'saraceni per ispogliarne tede- i

parte greca chiamata Longobardia, for- schi. L'imperatore Ottone I e Ottone II


se per una certa supremazia conservata suo figlio tolsero al dominio greco quasi
sui principi longobardi di Benevento e ; tutte le piazze di Puglia e di Calabria;
Simbaticio protospatario , ed il patrizio ma mentre quest'ultimo, già divenutoini-
Giorgio giunsero ad impadronirsi di Le- peratore, combatteva la decisiva battaglia
nevenlo, e furono sul punto di sorpren- di Bassanello in Calabria, contro i greci
dere Salerno. Ma quest' ultima città fu e i saraceni uaili, per consolidare aella
i66 SIC SIC
regione la potenza tedesca, la ilefezio- Papa Vili nel 1016 con com-
Ik'iiedelto

ue de' beneventani pose la sua aituata in pita vittoria sbaragliasse quelli che infe-
sebbene per le discordie
jscoaipiglio, e stavano il litorale de'dorainii ecclesiastici.
sempre rinascenti fra nazioni di tante A, Benedetto Vili l'imperatore s. Enrico

differenti origini, riuscì all'imperatore di li confermò a s. Pietro e alla s. Sede, co-


riordinare l'esercito, non ne riportò al- me avevano fatto gì' imperatori Ottone
tro frutto fuor di quello di vendicarsi del- I, Ottone 11 e Ottone HI, i patrimoni e
la città di Benevento coli' abbandonar- dominiidi Gaeta, Fondi, Beuevenlo,Na-
la al sacco e alla strage. 11 Borgia riporta polie Calabrie, le donazioni di Carlo Ma-
ildiploma di Ottone I e di Ottone li di gno, promettendo di restituirgli ancora
conferma alla chiesa romana delle sue si- la Sicilia, altro stato della romana chiesa.
gnorie, e le precedenti donazioni. Inoltre Benedetto Vili da Rodolfo principe nor-
Ottone lì confermò ad Aloara e a Laii- manno fece sconfiggere greci che deva- i

deuulfo suo figlio il principato di Capua. stavano la Puglia, e gli obbligò a ritirarsi.
Dopo quel periodo di confusione rima- Nelio34 divenuto imperatore d'oriente
sero per qualche tempo gli orientali im- Michele IV il Pa/Iagonico, da Costanti-
peratori padroni della Puglia e della Ca- nopoli inviò un grande esercito di terra
labria jche il Catapano o governa tore man- nella Sicilia, comandato da Giorgio Ma-
dalo da Costantinopoli reggeva, rimanen- niace, in un coll'armata navale guidata
do non pertanto in continuo stato di dif- da Stefano patrizio. L'acquisto di Mes-
fidenza co' vicini principi di Benevento, sina e Siracusa seguì quasi immediata-
di Capua e di Salerno. Le città di Na- mente lo sbarco, essendo ausiliari dell'im-
poli e di Gaeta costituite in repubblica presa i prodi normanni, sotto gli ordini
mantenevano in ristretto territorio una del lorocapo Guglielmo 1 Braccio di ferro
larva d'indipendenza. Le incursioni <\t\ primogenito diTancredi, e de' fiatelliDro-
maomettani intanto non cessavano mai gone e Umfredo o Unfredo eguali a lui
ora in una ora in altra parte del lito-
, in valore. Dipoi fu combattuta una bat-
rale. Ottone HI impelatole cacciò di Ca- taglia campale sul Ramata, e debellati i

pua Laidolfo, e innalzò al principato A- saraceni, sebbene in maggior numero, era


demario. Negli articoli Napoli, Norman- al punto la Sicilia d'esser liberata dal bar-

ni, Salerno, e negli altri che vi hanno barico giogo, se malcontenti i normanni
relazione, narrai la venuta de' valorosi e i collegati principi longobardi delle ri-
avventurieri normanni reduci da Geru- compense promesse da Maniace, dopo 6
salemme, al lìlonle Gargano a visitar- anni di combattimenti , non lo avessero
ne l'insigne santuario, e come nel decli- improvvisa mente abbandonato. Tutta via
nar del secolo X liberarono Salerno as- Maniace venne nuovamente alle mani coi
sediala da'saraceni, e come incominciaro- saraceni, e colse altri allori; ma nel me-
no a stabilirsi nelle terre napoletane e poi glio dell'impresa fu per invidia deposto
in Sicilia, assoldali successivamente dai dal comando e richiamato a Costantino-
Papi, dai principi longobardi della Cam- poli. 11 suo successore Basilio eunuco per-
pania e di Napoli, e dagl'imperatori greci. de in [loco tempo tutte le conquiste, tra mie
Fu Tancredi d'Altavilla o di Hauleville Messina inutilmente assediata da'sarace-
normanno che co'suoi i 2 figli troppo fieri ni. Allorché l'imperatrice Zoe nel 1042
per contentarsi del loro fendo di Haute- assunse al talamo eall'inipeio Costantino
ville, per cercare foiluna si recò nella Pu- IX lIJonooiaco , ebbe Maniace l'ordine
glia verso il 008, seguito da molti di sua
1 di leti tare nuovamente la liberazionedclla
nazione, e convenne con Papa Seigio IV Sicilia; ma mentre vi si accingeva, un nuo-
})ci cacciare i saraceni; indi conliibuìche vo colpo della gelosia cortigianesca uè af-
SIC SIC 167
fiellò il ricliiamo. Non volle egli ubbi- come ali ri dicono presso la città di s.iSV^'ero
dire, e fece uccidere l'ardocliedovea suc- (/'.), restasse vintoe prigioniero, condotto
cedergli nel comando; indi indusse i sol- a Benevento, ove rimase sino a' 1 2 marzo
dati a pi ociarnai lo imperatore, i quali poi i<))4, quivi nondimeno dettò le leggi al
venuti alle prese colle truppe soprawe- conleUmfredo e figlisuoi vincitori,! qua-
nuteda Costantinopoli per punirli, le sba- li prostrati a'suoi piedi e venerandolo, di-
ragliarono, sebbene JManiacemortalmen- vennero protettori e difeiisori della s. Se-
te ferito vi perisse. Per queste vicende i de, perchè pentiti e venuti a concordia,
saraceni rinnovarono l'assedio diMessiua, il Papa, de s. Pelri haereditali feudo >
caduta nelio54, e cos'i ebbero un'altra gl'investì delle terre che aveano occupate
volta tutta la Sicilia in loro potere. In- in Puglia, e delle altre che avrebbero in
tanto Guglielmo I co'suoi fratelli enor* appresso conquistate colle vittoriose loro
manni, mostrando una prodezza tale, che armi sui greci, longobardi e saraceni, nel-
lifece comparire tra' greci e longobardi la Calabria e nella Sicilia, avendogli Um-
come esseri di natura più che umana, re- fredoollerto il vassallaggio. Le prove,i do-
starono dei primi assai malcontenti pei cumenti, e tutt'altro di quanto è riferito
trattamenti e offese ricevuti da Maniace. e vado a descrivere, senza tempestare di
Papa s. Leone IX visitò il santuario di citazioni ogni poco la dicitura, si ponno
Siponto, Monte Cassino, Capua, Salerno trovare negli autori già citati, e segnata-
e Benevento di cui si mise in possesso, mente nel benemerito cardinal Borgia, e
per avere ceduto all'imperatore Eurico nel dotto anonimo autoredeir/9to/vVzf/t'/-
111, Fulda, Bamberga ed altri dominii la pretesa monarchia di Sicilia, usando
temporali che la chiesa romana possede- de'documenti certissimi che pubblicò, e
va in Germania e in Sassonia. della più grande importanza. Di questa
Le straordinarie imprese de'norraanni, critica opera ragionerò quando dirò con«e
che sino dal Natalei o4i aveano giurato Clemente XI abolì la Monarchia ccclc'
in Aversa, da loro edificata, di togliere ai siastìca di Sicilia. Pel dì più delle noti-
greci la Calabria e la Puglia, in 3 batta- zie storiche, oltre la biografìa d'ogni Pa-
glie li vinsero,e ne occuparono i dominii pa e cardinale che nominerò, sono a ve-
di Puglia. Divise questa Guglielmo I in dersi quegli articoli che citerò o indiche-
12 contee, e ne diede l'investitura a'più rò, e quelli pure che vi hanno analogia.
ragguardevoli de' suoi compagni d'ar- Qui però a schiarimento del riportato su
me; per se riservò quella d'Ascoli di Sa- s. Leone IX è indispensabile aggiungere.
triano e forse anche quella di Matera, de- 11 Papa ch'era entrato in possesso del du-

stinando Melil a sede del governo oligar- catodi Benevento, chiamatovi da'Iongo-
chico de' normanni. IMori Guglielmo 1 nel bardi e da'popoli intimoriti de'normauni,
o
1046, e gli successe Drogone, che fu ri- che gliel'olfrirono e giurarono fedeltà, non
conosciuto per conte di Puglia dall'impe- comprese nell'investitura de'norraanni Io
ratore Eiuicol II. Neil q4B ebbe origine staloBeneventano,edipoii successori nelle
in Soria il celeberrimo ordine Gerosoli- posteriori investiture de'regni di Napoli e
mitano (/^.) per alcuni mercanti d'Amal- Sicilia, sempre espressamente si riserva-
fi. Ucciso Diogoue neh o5i dai suoi sol- rono Benevento come segno del loro do-
dati indisciplinati avventurieri, divenne minio sovrano sul reame delle due Sici-
contcdiPuglia ilfratelloUmfredo.Vedeu- lie. 1 longobardi vedendo le loro terre in-

doPapa S.Leone IX occupate così le terre festate da'greci eda'saraceni, avevano in-
romana, e malmenale dalle
della chiesa vocato l'aiuto de' normanni, che tosto si
guerresche azioni, condusse un esercito resero formidabili agli uni e agli altri; egli

contro i normanni, e benché a Ci vitella, stessi lon^obardi che li aveano chiamali,


i68 SIC SIC
esperimenlandone le gravezze, avevano cessori nel giorno di Pasqua di risurre-
supplicalo s. Leone !Xdi passare con po- zione. E Roberto con due giuramenti di
derose milizie nelle loro afflitte contiade fedeltà e vassallaggio si obbligò alla chie-
ch'erano pave/nris Ecclesiae Ronianae, sa romana, non meno che per
pel censo,
per liberarle dalle oppressioni di quella la promessa fedeltà, riserbandosi il Pa[>a
gente straniera; es. Leone IX li esaudii,
il ducato di Ytenevenlo, in signtirn domi-
vedendo venuto il tempo di rivendicare nìi delle Sicilie. Inoltre Nicolò II in pari
olla s. Sede non meno patrimoni di Si-
i
tempo investi Riccardo conte d' Aversa
cilia e Calabria confiscati da'greci, che gli e cognato di Roberto del principato di
altri sparsi nelle rimanenti provincie di Capua con preponderanza sulla Campa-
qua dal Faro, occupati prima da'greci e nia, coll'annuo censo dii2 denari di mo-
da'Iongobardi, e poi in parte dai norman- neta pavese per ogni paio di bovi, il quale
ni, e di andaie insieme al possesso anche ancora pieslò il giuramento di fedeltà e
de' doni di Cario Magno e di Lodovico vassallaggio, e come il cogtiatoqual feu-
J. NelioSg al conte Umfredo successe il datario della s. Sede. Roberlo cede al fra-

fratello Roberlo Guiscardo, o sia Vista- tello Ruggero porzione della Calabria,
to, il quale andando pienamente d' ac- lo dichiarò conte di Melilo e di Ressio;
cordo col minor fratello Ruggeio, presto e quando poi conquistò anche
la Sicilia,
s'impadronì delle terre possedute già da di quest'isola gliene diede una parte, in
Umfredo e lasciate al figlio Abagelardo, lutto però a lui dipendente, laonde e per
e altre non poche ne acquistò sopra dei averlaconquistalafudenominaloilGrrtAi-
greci nella Puglia e nella Calabria: tolse f/eco/z/e.R.uggero trovandosi vicinoal Fa-
a'saraceni le forti piazze di Salerno e di ro, guardando con occhio intrepido la vi-
Bari, ed avvicinò alle forine monarchiche cina Sicilia, cominciò dal gettarsi con 60
Ja costituzione del suo governo. Fu tale prodi nel porto di Messina per far prova
l'ambizione di questo valoroso norman- de'saraceni. Taluni di loro malcontenti,
no, che ardi anche di rivolgere le armi capo de'quali era Benumeno, lo aizzaro-
sopra alcune terre della Campania di ra- no all' impresa, e vi concorsero con ar-
gione della s. Sede. Tanta baldanza gli ti- denti voti cristiani mal solferenti il du-
i

rò addossò lo sdegno di Papa Nicolò II, rissimo giogo maomettano. 11 perchè nel
nìa la briga fu di breve durata, mentre 1 06 1 effettualo Ruggero un nuovo sbarco

essendosi il Papa recato in Puglia nel i o5q per incominciar il conquisto dell'isola, nel
per celebrare un concilio in flJtl/i (No- I. conflitto sotto Messina vinse i sara-
\aese altri dicono /t///2<7//7),terniinata que- ceni, maggiori assai di numero, e gli ob-
sta sagra azione, nella medesima città e bligò a litirarsi entro le mura. Lieto di
nel giugno stabilì la pace co' normanni, questi successi corse ad affrettare da Ro-
concedendo in feudo colla tradizione del berlo i promessi soccorsi per assaltar la
\essillo a Roberto, divenuto già capo della città, ma frattanto giunse da Palermo il
nazione, le terre tutte occupate in Puglia navile saraceno per impedire all'armata
e Calabria, e che avrebbe acquistale an-
il passaggio dello stretto. IMentre consul-
che in Sicilia, e onorandolo del titolo di tavasi da'saraceni il da fare, in una buia
duca di Puglia, Calabria e Sicilia, quan- notte riuscì a Ruggero di passare all'al-
do di quest'isola si fosse impadronito. Im-
tra riva, deludendo le guardie, con 3oo
pose per l'investitura a Roberto l'annuo
de'suoi, onde prese Messina prima che il
censo di r 2 denari di Pavia [V.) per ogni
nemico si avvedesse del tragilto. Padro-
paio di bovi sulle terre acquistate e da ac-
ni così normanni dell'una e dell' altra
i

quistarsi in appresso, con obbligo di pre-


sponda, sostennero il passaggio delle genti
sentarlo a s. Pietro, al Papa e suoi suc- del duca Roberlo, ed incominciò la serie
SIC SIC 1G9
(ielle loro eroiche gesta. S'impossessaro- ed Papa per gradimento e premio del
il

no della città di llamellò,e fecero un vano riportato trionfo gì' inviò uno stendardo
tentativo per occupare Centoripi, cpjan- da se benedetlo,col quale munito nell'av-
do l'esercito saraceno numeroso di i 5, eoo venire colla protezione di s. Pietro, |)iù
couibuttenti, per lo più raccogliticci, fu sicuramente potesse assalire saraceni e i

di fronte al drappello normanno compo- distruggerli, concedendo indulgetiza ple-


sto di 700 bravi, nella pianura di Castro naria e assoluzione dalle colpe, se pentiti,
Giovanni, il valore di questi supplì tan- a tulli quelli che procurassero liberare
to, che una parte de'saraceni rimase sul dalle mani degli infedeli porzione deliri
campo, egli altri o vilmente fuggirono, o Sicilia. medesimo tempo la flotta di
Nel
dentro propugnacoli ripararono del paese
i Pisa minacciò Palermo e invitò Ruggero
vicino.Giunsero allora fratelli normanni i a impadronirsene offrendo isuoi aiuti; ma
ad occupar Traina, città principale della non potendo egli aderirvi, le sole navi pi-

Val di Demone, e la costituirono piazza sane forzarono il porto,e avendo guastato


d'arme. Pvitornarono poscia in Calabria, il navile saraceno, seco trassero a Pisa ric-

e nel 1 062 Roberto fu di nuovo investilo chissimo bottino e preziosi marcnì^ che
da Alessandro li col vessillo delle infeu- impiegarono pel celebre loro duomo, e
dale terre; e nell'ottobre recatosi in Ro- la catena stessa che ne chiudeva il porto

ma Riccardo principe di Capua, nel pa- recarono qual trofeo. Acceleròquiudi per-
lazzo La lerauensegiiuò omaggio e fedeltà sonalmente Ruggero la nuova marcia di
alPapa,in occasione che quel fédel vassal- Roberto suo fratello per la Sicilia, e nel
lo erasi portalo a lui per assisterlo contro I 064 portarono ambedue le armi contro

l'antipapa Onorio li, insieme con Desi- Palermo e Girgenti , ma non vennero a
derio abbate di JÌJonte Cassino, eh' era capo di superar la .^coll'assedio, e presso
i

nel suo principato. Nell'islesso 1062 Rug- la2."toccaronoqualche rovescio.Nel 1067


gero tornò in Sicilia in compagnia di De- Riccardo di Capua invase parte dei do-
lizia sua moglie, sorella dell'abbate di s. niiuii della Chiesa e assediò Ceprano, de-
Eufemia, dopo essersi pacificato nelle dis- vastando la provincia sino a Roma. In
sensioni insorte con Roberto Guiscardo. aiuto d'Alessandro 11 si mosse subito
Proseguendoegli verso Nicosia suoi con- i Goffredo duca di Toscana e di Lorena, il
quisti, fu conturbalo da una rivoluzione quale col Papa si recò in Aquino, cum-
de' trainesi, ai quali non piaceva il co- batlendo con felice evento contro nor- i

stume normanno alquanto rozzo e intem- manni, da'quali nel congresso per la pace
perante. Per 4 "iesi bravamente si dife- ricevè mollo ricchezze e ripalriò. Alessan-
sero, in capo a'quali riuscì a Ruggero di dro Il si trasferì in Capua, ed alla pre-
domarli, e posldi in sicura guardia, ri- senza di molti vescovi ricevè omaggio feu-
passò in Calabria per avere rinforzi atti dale da Riccardo e dal suo figlio Gior-
a proseguire il corso delle vittorie. 1 sa- dano. Nell'islesso anno più felici riusci-
raceni implorarono soccorso dai compa- rono tentativi di R.uggero, che riportò
i

triotli d'Africa, e nelio63 fu per deci- una 3.' vittoria contro saraceni paler- i

dersi la gran lolla, dalla (|uale lluggero mitani presso il caslellodi Misilmeri, ove
ebbe la ventura d'uscirne vittorioso colla sebbene circondato da numerosa oste, non
strepitosa baltagliadi Cerano, nella quale il passo, ma ne fece sì
solo seppe aprirsi
più migliaia maomettani perirono, gli
di compiuta strage che niuno campò a re-
altri si volsero alla fuga, ad onta che l'e- care nella capitale la notizia del disastro.
sercito normanno fosse di gran lunga in- Dovette poi partire il vincitore in aiuto
feriore. R.uggero per segno di ossequio di Roberto per assalire Bari nella Puglia,
ad Alessaudio il gli muudò 4 cammelli e sollauloueiragosloi07 qiotèiuUapreu-
I ^o SIC SIC
i\eie l'assedio di Palermo, che costrinse per allora le ritenesse. Parimenti in Ce-
alla resa nel geaiiaioioya, dopo diversi prano e nello stesso giorno s. Gregorio
assalti e gloriose imprese. Fu allora che VII ricevè il giuramento di vassallaggio
il duca Pioberto investi il fratello Rug- colla consueta formola (tutte portate dal
gero del titolo di conte di Sicilia, salvo Borgia), da Giordano principe di Ca[)ua
il dominio di Palermo che volle a se ri- succeduto nel 1078 al padre; ma sebbene
servalo. Neh ©yS S.Gregorio VII si portò avesse difeso le terre della s. Sede e Be-
in Capua, ove come avea fatto Landolfo nevento contro Roberto, dipoi si accostò
VI in Benevento, gli prestò omaggio feu- a Enrico IV imperatore e persecutore fie-
dale principeRiccardo,con giuramento
il rissirao del Papa, per cui gli mosse guer-
e l'annuo censo de' 2 denari diPavia peri ra il duca Roberto che rimase fedele alla
ogni paio di bovi. Nel 1 074 comunemente s. Sede. Sottratta la Sicilia dal giogo de'sa-
dagli storici si riporta la liberazione diSi- raceni, Gregorio VII vi mandò un le-
s.

cìlia dalla dominazione saracena, per a- gato apostolico, colle opportune facoltà,
verespugnato le piazze più forti e ridotti i come attesta Pirro, parlando della chie-
saraceni in grande angustie; nondimeno sa di Traina. Roberto Guiscardo fu in ami-

in qualche luogo vi si tenevano in difesa, cizia coH'imperatoreMichele VI II, a vendo

come Trapani che fu presa da'norman- promesso la vaga sua figlia Elena in ma-
ni nel 1077, ^ neh 080 cadde in loio po- trimonio a Costantino principe eredita-
tere Taormina. Trovandosi s, Gregorio rio; ma usurpata la corona da Nicefbro
VII nel giugno 1080 in Ctprano, colle Botoniate,equindisalitoal trono neh 08 i

condizioni di Nicolò II e Alessandro II, Alessio Comneno, il Guiscaido insieme


I

concesse nuova investitura col vessillo di a suo figlio Boemondo portò il terrore
s. Pietro della Puglia, Calabria e Sicilia ne'greci domìnii e sino sotto le mura di
alducaRobertoGuiscardojdopo che que- Costantinopoli. Oppresso s. Gregorio VII

sti gli chiese perdono per l'assedio messo dalle armi d'Enrico IV, chiamò in aiuto
a Benevento (a questo articolo ed a Na- Roberto Guiscardo nelio84-j il quale si
poli, fidandomi di Novaes che cita Bor- portò in B.oma con forte esercito, com-
gia, dissi che il Papa lo investi ancora di posto nella più parte di saraceni di Lu-
Uenevento, ciò che non è alfalto vero ,
cerà e vi operò tanta devastazione che
,

anzi s. Gregorio VII fece governare Be- fu riputata la più terribilepatitada Roma
nevento per la chiesa romana da speciali (/^.);da dove partì il Papa in sua com-
governatori, per cui a Ceprano riscon- pagnia e si fermò in Salerno, o\ e movi nel
trando Borgia non ripetei 1' abbaglio di seguente anno. In questo seguì la sangui-
Novaes; peròparlandopoidi Pasquale
ivi nosa battaglia navale tra'saraceui e uor- i

lì, il suo nome, in vece venne


nel ripetersi maimi, e vi perì l'emiro Benavert som-
impresso quello di s. Gregorio Vii, il che merso nelle onde; fu perciò dà Ruggero
sarebbe anacronismo e qui ne fo emen- conquistata Siracusa, al cui governo pre-
da), onde l'avea scomunicato anche per pose il di lui figlio naturale Giordano. Il
essersi ricusato di prestare il dovuto giu- I08 ì fu pure memurabile per la morte di
ramento di fedeltà, che in questa circo- R.uberto Guiscardo in Cefaloaia,a' 1 7 lu-
stanza rese. Notai nella biografìa di Gre- s. glio, ed il iialelloUugi^ero, che restato ca-
gorio VII la discrepanza sul luogo oveav- po della famiglia scosse il giogo di suo ni-
venne l'atto, e che essendosi Roberto im- pote Ruggero il Gibboso duca di Puglia
padronilo d'alcune terre della s. Sede nel- e Calabria liglio di Roberto, benché que-

la Marca Permana, d'Amalfi e iS"a/er/io, sti lo avesse dichiai alo successore a pre-
il Papa usando della consueta mansue- ferenza dell'altro figlio Boemoudo mag-
tudine dtiUu chiesa romana, puzicutò che giore d'età e nato di altra moglie, che pei -
SIC SIC 171
ciò (ìispulò colle turni la successione. Tut- passò per Campania: renlusiasnio di
la

a mediazione dello zio, lUiggero il


ta volta che erano accesi si comunicò alle solda-
Gibboso per la guerra avuta col fratello tesche, e Boemondo prese la croce, seguen-
I3oemondo, gli cede Oria, Otranto, (ìal- done l'esetupio una moltitudine di nor-
lipoli e le terre vicine col principato di manni, dicesi 10,000 e il fiore de'nobili
Taranto, e allo zio i diritti di sovranità siciliani, pugliesi e calabresi , olire il ce-
sulla Sicilia. Ruggero il Grande nel o8G i lebre suo cugino o nipote Tancredi. L';is-

provò la corapiacenza di vedere resa A- sedio fu abbandonato, ma Ruggero WGib-


grigpntOj e nel seguente anno essa fu boso fu liberato dalla rivalità d' un fra-
maggiore per la conversione al cristia- tello che di tro[)[)0 gli era superiore in ta-
nesimo dell' emiro Chamut, il quale gli lenti e valore, oltre il diritto di nascita,
diede in mano l'antica Enna, oggi Ca- per vivere lungamente suo suddito. Boe-
stro Giovanni. Di colà si recò Ruggero a mondo co'crociati fondò in Siria (f^.) il

Traina per ricevervi il Papa Urbano 1[ principato d'Antiochia, e sussistè con una
proveniente daTerracina, ov'era slatoe- serie di principi per 190 anni. E quinote-
letto a' 12 marzo 1088, onde averne con- rò,che siccomeBoemondonel ritornare iu
siglio nelle contese con l'imperatore d'oc- Italia si fece credere morto per non essere
cidente Enrico IV, avendolo incontrato sagrifìcatoda'greci, giunto in Salerno tro-
presso Butera con segni di gran divozione. vò che Gastone suo cugino erasi iuìpadro-
Essendo sommamente a cuore d'Urbano nito del potere e voleva sposare la di lui
li l'unione della chiesa greca colla lati- moglie Elvira. Allora Boemondo si fece
na, ne tenne proposito cou lluggero per- riconoscere, impedì l'unione, e il tiranno
chè si adoperasse in ciò con l'imperatore fu punito. Fedele R.uggero il Grande al-
d'oriente Alessio qua le ottenne il duca
I,al ia santa Sede, eresse diveisi nuovi vesco-
che il Papa lo assolvesse dalla scomunica vati, e in benemerenza della nuova vi-
da cui era allacciato. In Melfi e nel 1089 sita che fece a Urbano 11 in Salerno nel
Urbano II celebrò a* 1 o settembre un con- 1097, vogliono alcuni che il Papa gli

cilio, nel quale R.uggero il Gibboso fu concedesse il famoso privilegio della il/o-

investito de'ducati di Puglia e Calabria, narchia di Sicilia o tribunale ecclesia-


ed il principe ricevendo il vessillo giurò stico, con titolo di legato apostolico iuSi-

di conservarsi fedele alla romana chiesa, cilia,che non tenendosi per legittimo e
al Papa e successori. Urbano lì in diversi quale apocrifo fu contestato da molti Pa-
teuìpi fu \nBari,v\t\ monastero della Crti'<^ pi e fu origine di gravi dispute: aboli-

nella diocesi di Salerno^ e in Troia. Fi- to da Clemente XI , fu ripristinato cou


nalmente nel detto anno 089 e nel se- 1 diverse modificazioni da Benedetto Xlll
guente saraceni cederono alla fortuna
i con autorità ponlilìoia, altre ricevendone
normanna validi castelli di Butera e di
i dal concordato con Pio VII, si conserva
Noto, rimanendo così Ruggero il Grande ancora. Riservandomi di trattarne iu pro-
signore di tutta l'isola di Sicilia; quindi gresso, e di proposilo parlando di Cle-
resse con egual freno i popoli d' origine mente XI, qui solo aggiungerò che iu Pa-
sioula, greca e saracena. IMenlre Ruggero lermo la lìlonarcliia di Sicilia è rappre-
il Gibboso coi fratello Boemondo assedia- sentata da due tribunali ecclesiastici. 11 tri-
va Amalfi nel 09G, per intieramente as-
1 bunale della regia monarchia e aposto-
soggettarla, avendo conservato la sua in- lica legazione ha il giudice, e da ultimo
dipendenza in forma di re{)ubblica, un ne esercita va provvisoria mente le funzioni
grosso corpo di Crocesi^nali [F.), che sì mg."^ Domenico Ci lullo canonico della me-
recava alla Crociata (/^^) di Gerusalem- tropolitana. La I
." curia ecclesiastica di ap-
me per toglierla dalle mani de'saruceni, pello ha un giudice e 3 assessori; la 2.^
l'ji SIC SIC
curin ecclesiastica di appello ha pure un giudizi, gli avvezzò a ubbidire alle me-
giudice e 3 assessori. Gli storici siciliani desime leggi ed a militare sotto le stesse
nel propugnare il privilegio dato da Ur- insegne.Con essi respinse gli sbarchi degli
bano II a Ruggero,coii vilipendiodell'au- africani, li condusse vittoriosi in Malta e
lorità pontidcia e abbattimento della li- Africa, e vieppiù gli unì mediante l'ara-
bertà ecclesiastica di lutti i vescovi del re- mirazione del suo valore e la fiducia dei
gno, mentre quel Papa non fu a niuno dei suoi talenti. Prima di questo tempo e nel
predecessori secondo nel difendere costan- I I 1 1 essendo morto Ruggero il Gibboso
temeule le ragioni della s. Sede e l'esenzio- duca di Puglia eCalabria, successe in tulli

ne de'chierici; nel concedere a Paiggero la gli stali de'normanni di qua dal Faro il fi-
dignità e autorità di legato apostolico nel glio Guglielmo II, che si mostrò fedele a
legno, di conoscervi e decidervi le cause Pas(|uale li suo signore, nelle gravi ver-
ecclesiastiche,e contro il Primato (f^.) dal tenze pevV Ini'ehtilure ecclesiastiche (^•),
Papa impedire le /lppeUazioni[f'.) alla che fervevano fra lui e l'imperatore Enri-
Sede apostollca(^f ".) fiV ?^cces^o àt Legalie co VjCorae il padre nemico della Chiesa.
iVii^zs/(/".) pontificii nell'isola; con aperta II Papa in diverse volte si recò nella Pu-
contraddizionecon Gaufredo ammettono glia e nella Calabria, non che in Gaeta.
che in teru()odi Urbano 11 e de'suocessori Inoltre Pasquale II inviò i suoi nunzi o
iPapi destinarono loio cartulari, ossia-
i legati apostolici in Sicilia, i quali libera-
110 legati e nunzi, per trattarvi le cause mente vi esercitarono la loro giurisdizione
ecclesiastiche e sostenervi i diritti della s. e autorità; e semb'-ando improprio e nuo-
Sede. Siccome nella suddetta occasione fu vo all'arcivescovo di Palermo di dovere
a visitare Urbano II in SalernoanchePiug- prestare nelle loro mani il giuramento di
gero il Gibboso già investito de'ducati di fedellà,fu dal Papa ammonitodel rispetto
Puglia e Calabria,e per la somiglianza del dovuloalla s. Sede,edella necessitàdi pre-
nome collo ziOjCon questi lo confusero al- starlo,prima di ricevere il pallio che gli
cuni scrittori. Inoltre questo principe nel avea mandato. Trovandosi Pasquale li
1 loo circa fu investito da Pasquale II di neh I i4 o meglio neh 1 15 in Ceprano,
s. Trosimene o Trosimo. Appena eletto nel mese di ottobre investì Guglielmo II
tale Papa,R.uggero il Grande avea spe- per K'exUhun della Puglia e Calabria. Nel
dito in Roma aujbasciatori per congra- riportare Borgia questa investitura, crede
tularsi, prestargli ubbidienza, e pagargli opportuno di ricordare il giuramento che
il censo. Neil' anno seguente mori Rug- l'imperatore Enrico V avea prestatoa Pa-
gero o R.oggero I il Grande conte di Si- squale 1 l,per confermare alla s. Sede lem- i

cdia,dopo avere aiutalo Pasquale II con» porali suoi diritti sopra la Puglia, Cala-
trol'antipapa Clemente 1 1 1. lasciando due bria, Sicilia e principato Capuano, pU'
figli, Simone che gli successe, e Ruggero trimonìis B. Petri. A Napoli avvertii eoo
li, sotto la tutela della madre Adelaide Mazzocchi, che sino dai greci e dai nor-
di Monferrato, la quale fissata la sua re- manni il nome di Sicilia fu comune ad
silienza in Melilo, genero Ro-
si associò il ambedue regni, e ve n'è documento del
i

berto diBorgogna, principe prudente eco- I 5. Fuggendo Papa Gelasio II le per-


t I

raggiosOjche fece rispettare l'autorità dei secuzioni di Enrico V, neh 8 si ritirò in 1 1

SUOI cognati. Morto nel 1 3 Simone, gli


r i Gaeta e nella cattedraleinveslì/jer vexil'
successe il fratello Ruggero II, che prese /u//^ de'ducati Guglielmo 11, alla presenza
a governar la Sicilia con coraggio e no- de' cardinali ; e nella medesima città di

biltà: i popoli cui comandava, cattolici e Gaeta ilPapa ricevè il giuraraento di fe-
maomettani, siculi, longobardi, greci e sa- deltà da Roberto principe di Capua, che
laceui, separali per lingua, coslumi e pre- avea cacciato dal principato Riccardo suo
SIC SIC 173
fratello. Passalo Gelasio II io BeneTeii' te del cugino si porlo in Salerno con una
te, vi ricevè il giuramento di vnssallag- flotta per essere riconosciuto in sovrano,
gio e fedeltà dagli altri principi norman- e vi si fece ungere principeda Alfonso ve-
ni. Ruggero li neh 20 cacciò saraceni
i i scovo di Capaccio; passato poi in Reg-
dall'isola di Malta (/'.) e dalle altre da gio volle essere proclamato duca di Pu-
lei dipendenti, che sotto i romani avea- glia. Questa mossa del conte Ruggero II

no fatto parte del governo della provincia senza il consenso della s. Sede, diede gra-
di Sicilia, laonde a questa il conte la riu- ve dispiacere a Onorio li, il quale recossi
nì. Guglielmo II neli 120 ricevè una Z? in persona con un esercito nella Puglia, e
investitura per vexillum da Calisto II in conessoandaronoRoberto principe di Ca-
Benevento nel sagro palazzo, dopo aver pua, Raidolfo conte di AiroIa,e altri suoi
giurato omaggio al Pontefice coiilra o- partigiani. Procedette anche a scomuni-
mneslionìines,e fedeltà a lui e successori. carlo, perchè indebilum sibi nonien da-
In Benevento anche Giordano 11 principe cis arripuit. Ma Ruggero II seppe così
di Capua, e altri magnati normanni giu- bene tenere a bada l'oste nemica, che si
rarono fedeltà a Calisto llj il quale poi venne presto ad accordo. Fu questo con-
nel concilio generale diLateranoI fulmi- cluso presso Benevento', dove rinunzia-
nò la iicomunica contro chiunque ardis- to Ruggero 11 il titolo di re, si contentò
se Beneventanum B. Petri civilatem — soltanto di quello di duca; indi ricevet-
128 per vexil-
invadere , aut violenler tenere. Sebbene te dal Papa a'aS agosto i

Guglielmo II contasse sulla protezione lum l'investitura del ducato, giurando


pontificia, come l'avea sperimentata con- qua! leudalario vassallaggio e fedeltà a O-
tro gli alemanni, nel 1 1 2 i fu assalito dal norio Ile successori, civUalem Beneveii-
cugino Ruggero II contedi Sicilia,ma non tanain perdant, et principatuni Capua-
ostante il sostegno della Chiesa ebbe in- num non copiai, velpermillat ad capien-
vasa la Calabria che in parte governava, dum. Siccome la moderazione di Rugge-
e che si quanto possedeva in
fece cedere ro li era finta e apparente, riassunse il

Sicilia, in uno alla metà di Palermo e di titolo di re, e per mostrare un'assoluta
Messina, che Roberto Guiscardo eiasi ri- indipendenza dal Papa proibì a' vescovi
servate. Vedendosi Ruggero II così poten- di portarsi in Roma questo fu ili. "at- :

te, senza licenza del Papa s'intitolò Re tentato che si fece in Sicilia contro la s.

di Sicilia. Spiacque a Calisto II sì bar- Sede. Ma appena lo seppe Onorio li, su-

bara violenza sul cugino, e la iattanza del bito fulminò le cerisure contro Ruggero
titolo usurpato: già ne meditava il casti- 11, e lo dichiarò pubblicamente scomuni-
go quando lo sorprese la morte. Nel i 26 1 cato. Adelcamo il i.°de'generali saraceni
Guglielmo li ricevè una 4-' investitura conquistatori della Sicilia fu il fondatole
da Papa Onorio li per vexillum, con giu- del reale palazzo di Palermo, che da Ro-
ramento. Roberto li principe di Capua, berto Guiscardo fu poi ridotto a più no-
succeduto nel 127 al padreGiordano II,
I bile e magnifica forma, erigendovi pure
prese da Papa Onorio 11 l'investitura del la cappella palatina. Quindi neh lagRug-
suo principato, e ne fu unto dall'arcive- gero con diploma dichiarò capitale del-
1 1

scovo della città alla presenza dello stes- la Sicilia la città di Messina, e vi stabilì
so Papa. la zecca, e nel medesimo anno fabbricò
Nel medesimo anno e senza figli mo- r odierna regia cappella di s. Pietro, di
rì a'20 luglio in Salerno sua capitaleGu- eccellenti musaici {a^^eiiaìafipus tessei-
glielmo II; e questo memorabile avveni- latum jOSs'ia un composto di piccoli cubi
mento riunì in Ruggero II tutta la mo- di marmo o di vetro di diversi colori e
narchia normanna. A ppena saputa la mor- dorati. Questa lunga e oscura cappella è
174 s ' e SIC
pine ornafn di marmi stupendi di diverse tenuta coronare re di Si-
stabilì di farlo

specie, con elevato coro e altare, come in cilia, Calabria e Puglia, e convenne pu-
tutte le chiese greche. La reale cappella re del censo nell' annua somma di 600
palalinadi Palermo ha il Cianlro (o Pri- schifati (corrispondenti ciascuno presso a
ìnicerio de'canlori, detto in Sicilia Ginn- poco ad una doppia d'oro). Seguì la so-
tro con voce francese, come apprendo da lenne coronazione in re di Sicilia in Pa-
Sarnelli, Lai. eccL t. i,lett. 27), unica lermo nel Natale i3o, per mano del-
i

dignità e parroco, 6 canonici col decano, l'anlicardinaleGregorioConti legato del-


2 beneficiati personali, cioè il sotlo-cian- l'antipapa e poi suo successore ^/7/ore //^,
Irò e il maestro della scuola di canto, 7 chegl'imposelacorona e lo scettro. Vi fu-
beneficiati delti corodati, fra' quali ili." rono presenti 9 arcivescovi, 17 vescovi,
e 2.° ceicmoniere, 4 beneficiati diaconi. abbati, e tutta la nobillàdiSicilia,Puglia,
La cappella reale palatina di Napoli ha Calabria, Preseli nomediRuggeroI,col ti-

il i.° cappellano di camera e decano della tolo: RooeriusDei graLiaSiciLiae etltaliae


real cappella, 11 cappellani di camera, rex. 11 litolodi re d'Italia non va preso per
compresi ili.°e 2é°ceremoniere,2 cappel- pretensione al regno comeavverte
Italico,
lani straordinari con insegna maggiore, Borgia; ma allude alla dominazione del-
cioè il i.°e2.°sagrista, 18 cappellani straor- la Puglia, che dagli scrittori greci e la*

dinari con insegna minore, oltre il segre- tini fu chiamata Longohardla e talvol-
tario del regio clero. Vi è pure il regio vi- ta anche Ilaliaj ed in fatto in un sigil-
cario generale della cappellania maggiore lo di Roberto Guiscardo con greca iscri-
di Sicilia, ed il cappellano maggiore con 4 zione si appellò duca à' Italia, Calabria
uflìziali. Abbiamo Indotta opera: Dt ca- e Sicilia, Vi è opinione Ira alcuni stori-
pella rcgis utriusque Siciliae et alionim ci che l'antipapa concedesse pure a Rug-

principurii^seti de sacrisAulicis rebus lìher gero 1, onde vieppiìi impegnarlo a soste-


uiius, nuciore Josepho Cai afa nane epi- nerlo nella sua fals^ dignità, un' ampia
scopo 31 i/eleiìsi jlSea^ìoìi 772. Per la mor- 1 autorità sopra tutti gli ecclesiastici di Si-
lediGuglielmo ll.epoi per quella di Boe- cilia, e cheda questa concessione derivas-
mondo 11 principe d'Antiochia e figlio di se il mostruoso tribunale della Moiiar'
Hoeniondo nato da Guiscardo, spento in cliia di Sicilia. Benché la concessione di
Soria, riuniti in Ruggero li diritti i di sua natura fosse invalida, tultavolta fu
RoberloGuiscardo,e perciò salito in gran poi subito abolita da Innocenzo II nel con-
potenza, e per essere anche morto Ono- cilio generale di Laterano li, da Innocen-
rio li, venne consigliato da'sudditi, coo- zo III eda altri Papi. Altri sostengono che
perandovi il conte Enrico suo ad as-
zio, r illegillimo Anacleto II solo concesse a
sumere nuovamente il titolo regio. Nu- R uggerol,/»pg:/a dignità len/, et j'iira rega-
trendo Pviiggero II sì alfe mire, profittò animosità di Ruggero I fu u-
//rtr.Ma tanta
della perturbazione in cui si trovò la chie- niversalmente riguardata come un'usur-
sa romana nel i i 3o,in cui eletto Innocen- pazione ed un manifesto disprezzo del le-
zo 11, insorse l'antipapa Anacleto II, di gittimo Innocenzo II. Ecco il carattere che
cui Ruggero II avea sposato la sorella Ai- S.Bernardo ci lasciò di lui edell'antipapa.
feria, onde si rivolse allo scismatico co- HabtL Mwjer/(Anacletus)^/<cem Apidiae,
gnato.che collesue ricchezze corrotti ro- 1 sed solum ex priiicipibu^, ipsitniqiie n-
mani, fu sosleiiuto nell'usurpato trono, e snrpalae coronac mercede ridicula coni-
costi inse alla fuga il legittimo Papa. A- paratura. Benché poi varie fossero le vi-
nocleto li nell'istesso anno si recò in Be- cende di Ruggero ne'dominii continen-
I

nevento, e passò poi in Avellino col du- tali, l'isola di Sicilia godè piena pace nel-
ca Ruggero il, e nella conferenza con lui l'interno, e il suo uavile ebbe una serie
SIC SIC 17"
(li trionfi nel Meditennneò. NeIri3iA- ga disputa per 3o gioini, ma si quietò poi
U)ain die aveva conservato molti privi- alle ragioni addotte dal Papa, e rimase
legi, e Napoli {F.) che si reggeva da un conlento del l'onore di a ver par te nella tra-
duca, si sutloniisero anch'esse a Ruggero dizione del vessillo. Il ducato dunque lo

J, il quale in tal guisa unì l'intera n)0- tlièInnocenzo II noiiiine stiOy il vessillo

narchia del regno delle due Sicilie, quale poi Innocenzo II e Lotario II con simul-
tuttora esiste floridamente.Ma lUiggero I tanea tradizione. Altra pretensione mos-
non mostrò nel governo delle nuove con- se l'imperatore per Salerno,ove avea spe-
quiste quel talento conciliatore, e quella dito lina flotta contro i fautori di Rug-
superiorità d'ingpgno,che l'avevano reso gero I; ma questa controversia pure non
caro a'siciliani. Innocenzo li per tenere ebbe ultei ior progresso, e i Papi dispose-
in dovere tanta alterigia di Ruggero eb- 1 ro poi liberamente anche diSalei no. Par-
be bisogno delle armi altrui; si rivolge al- liti il Papa per Roma, e l'imperatoie [ler
l'iuipeiatore Lotario II, e lo pregò di a- Trento, morendo poco distante, Ruggero
iulo neh iSy, e l'abbate s. Bernardo lo I riprese lena e vigore, presto riebbe Sa-
eccitò con sue lettere a soccorrere il Pa- lerno, e i beneventani riceverono i mini-
pa, come avvocato della Chiesa a fine di siri dell'antipapa, né produsse contro di
togliere lo scisma, e comeCesare per ven- essi e de'salernitani alcun ellettn la scon-
dicare la real corona che Ruggero 1 a vea fitta cheduca Rainolfo die nell'ottobre
il

usurpata. Laonde e nell'islesso anno Lo- n Ruggero I. Nel 1 1 38 a istanza di que-


tario li entrò in Puglia con buon eser- sti si cominciarono da Innocenzo II trat-

cito, dopo aver celebi alo la Pasqua pres- tativecon Anacleto lì per finiielo scisma,
so il fiume Pescara, ed agevolmente s'im- ognunoavendoaciònominato 3 cardina-
padronì di molti luoghi, togliendoli dal- li. Ma per la morteawenula a'sSgennaio

l'ubbidienza diRuggero 1. Anche Innocen- dell'antipapa, e per essergli successo a' 1

zo li recossi in queste pai ti j)er la via di s. marzo l'antipapa /^^//tore //'spalleggiato


Germatio(del quale parlo a jMonteCassi- da Ruggero I, si disciolse il trattato; non-
No),che si rese alla sua volontà, e poi andò dimeno s. Bernardo a'29 maggio indus-
aCapua,e questa pure restituì al principe se l'antipapa a rinunziare al pseudo pon-
Roberto, oppresso già da R^uggero I. Di tidcato.Mentre il ducaRainolfo co'suoi ta-

là con Enrico duca di Baviera e genero lenti e coraggio aveva riportato due bri! -

dell'imperatore passò nel maggio in Be- lanti vittorie sul cognato, morì in Troia
nevento, dovei piùde'ciltadini erano fau- a'3oapiilei i 3c),la qualcosa vieppiù im-

toridell'anlipapajma i maneggi ei timori pegnò il Papaa venireadaccomodaojeii-


gì'indussero a liconoscere per legittimo lo. Preso pertanto secoR.oberto principe

sovrano Innocenzo li, a cui giurarono fe- di Capna, recò a s. Germano, ove ri-
.si

deltà. IntantoLotario 11 con prosperi suc- cevè amba>ciatori di Ruggero I con pro-
cessi proseguiva le sue mililari imprese posizioni di pace, ed esso inviò a lui due
contro le terre di Ruggero l. Per cui e- cardinali per invitarlo al concerto. Andò
gli e il Papa, essendosi ridotti in Avelli- tostoRuggeroI col giovine figlio Ruggero
no dopo la festa deirAsbunta,quivi a viep- in quelle vicinanze, e per 8 giorni segui-
più attraversare disegni di Ruggero l,
i rono de'forti maneggi per la concordia,
trattarono di creare un duca di Puglia ma senza potersi concludere a cagione del
che gli facesse fronte. Risolvettero per- principato di Capua che il Papa esigeva
tanto di elevare a questo grado Rainolfo fosse restituito a Roberto,eRuggero I pre-
di Avellino, Alife e Caiazzo, cognato di tendeva a se devoluto per la di lui fello-
Ruggero I. Pretese allora l'imperatore di nia. Frattanto che si facevano con ogni
conferir egli quest'investitura, e vi fu Iud- studio i negoziati,perchè la gente delPapa-
176 S I € SIC
fliè il giinslo al castello ili Gajluzro, al- Papa Lucio IT, il quale sebbene inclinas-
quanto più accosfossi Ruggero I 'colla po- pure al dire di Borgia, per
se alla quiete,
derosa armata, la qual cosa mise in ap- laripugnanza de'cardinali continuò la ni-
prensione Innocenzo II e il suo seguilo, mistà con Ruggero I, il quale gravi dan-
onde ben presto sloggiarono da s. Gei- ni recò alle terre della Campania. Laon-
n)ano per cercar luogo più sicuro. Però de non so comprendere come No vaes pos-
postosi il giovane Piuggero in un'imbo- sa asserire (nella Stor. di Alessandro //),
scata, all'improvviso l"u loro addosso ai citando Ottone di Frisinga, Degeslis Fri-
22 Roberto scampò colla fuga,
luglio. aerici lib. 7, cap. 28, inler Script, rer.
il Papa caduto in sue mani fu subito con- /to/., che Lucio II concesse al re l'uso del
dotto alla presenza di R.uggero I, che si bacalo, anello, dalmatica, mitra e san-
gittò umilmente a'piedi d'Innocenzo 11 e dali, insegne vescovili. Papa Eugenio II[

lo trattò onorificamente. Continuando le che gli successe neh i45, non solo fu in
proposizioni di pace, il Papa per sottrar- pace col re, ma con l'aiuto di sue truppe
re a'disagii romani ch'erano prigioni, alle potè comprimere gli arnaldisti e torna-
preghierediRuggero.I gli donò finalmen- re in Roma, donde poi lo coslrinsero a ri-

te la sua grazia, lo assolse dalla scomuni- partirne. Intanto Ruggero I volse l'am-
ca, lo riconobbe di propria autorità per re, bizione a pili lontane regioni, e le sue flot-

e a'25 luglio previo giuramento di fedel- te desolarono i lidi dell'Africa, e le spiag-


tà e di feudatario della s. Sede, ed il cen- gie della Grecia per aver dichiaralo guer-
so convenutodi 6ooscl)ifati,pe/- vexilluni ra all'imperatore Emanuele Comneno;
l'investì del regno di Sicilia, facendo al- saccheggiò Tripoli e (ierbi, da cui di fre-
trettanto col figlio pel ducato di Puglia, quente partivano corsari per devastare le
e con altro figlio pel principato diCapua. spiagge di Sicilia; s'mipadronì di Corfù,
Quindi a' 27 luglio con ampio diploma saccheggiò Cefalonia, Corinto, Tebe, A-
lo elevò alla dignità reale e creò Milite tene eNegroponle. Avvicinata la flotta a
{V.) di s. Pietro. Nel diploma non fece Costantinopoli, Landolfo suo capitano as-
parola del ducato di Napoli, sebbene in saltò il palazzo imperiale e tolse dalla cu-
quello d'Anacleto II vi fosse compreso; cina 3 pignatte d'argento, che portate al
lutlavolta si recarono i napoletani a sog- re, quesli gliele diede per islemma e con-
gettarsi al re, e gli domandarono il figlio ferì il cognome di Pignattelli(^F.). I suoi
Anfuso e Alfonso per duca, e fu l'ultimo. corsali trasportarono in Sicilia un gran
R^uggero I prese questi i\io\\:Rogerius Dei numero di greci e di artefici, che intro-
grolla Siciliae,/lpuliaeel Calabriae rex, dussero in Palermo, e di là in tutto l'oc-
adinlor christianorum et clypeusj Roge- cidente, la coltivazione de'gelsi e l'arte di
liusDei gratta Siciliae et Italiae rex; ov- filare e tessere la Seta (al quale artico-
vero e soltanto: Hogerius Dei gratin rex lo ricordili che piìi tardi in Napoli l'in-
Sicitiae.Tovna[o il Papa inRoma, irritati trodusse nel i456 il re Ferdinando l ).

i romani dalla violenza che aveva patito, S'impadronì in seguito nell'Africa di Sa-
prelesero che rompesse il traltalo conve- fuco, di Alahadia, di Capisa e altre ciltà,
nuto, ma Innocenzo II non vi convenne. che rese tribù la rie della corona di Sici-
L'ottennero ad ogni modo sotto Celesti- lia. Un suo ammiraglio potè liberare dai

no 1 1 chegli successe nel i 1 43, poiché que- greci Luigi VII re di Francia, che ave-
sti ricusò di confermare la concordia sta- vano reduce dalla cro-
fatto prigioniero,
bilita dal predecessore col re. Allora fu ciata. Ma
per liberareCorfìi assediata dai
che suoi i figli s'impadronirono della pro- greci e da' veneti fu disfatta la sua flotta;
vincia di Marsi (della quale riparlai a Pe- nondimeno la marina siciliana presto si
sciNA,aSABiNA,aRiETi). Di venuto nel 1
1 44 riebbe e continuò a signoreggiare il Me-
SIC SIC 177
diterrnneOjCd in Africa fece allre conqui- non co'vantaggi già esibili, onde conven-
ste. Infelice il le nella famiglia, perde i fi- ne al Papa accettarne le condizioni, per
gli elle sembravano nati per elfelluare le non essere assediato e perire di fame coi
più belle speranze,insieme al primogenito cardinali, e per non soggiacere ad altre
Ruggero duca tIiFuglia,e nonglirestòche iniquità. I patti furono l'assoluzione dal-
Guglielmo I il I\laloo Mnh'dgio, molle e le censure, l'investiture solite di Sicilia,
codardo; e Costanza che portò il retaggio Puglia e Capua,ed anche il re lo richiese
de'normanni agli svevilIohenslaulFen. Xe- per quelle di Salerno, Amalfi, Napoli, e
ni uto senza essere amato, morì Ruggero I per la provincia de'Marsi che la s. Sede
iiiPalermo a':>.6 febbraio i i 54,ela gloria possedeva sino daGiovanni X,per la qua-
delia monarchia siciliana che avea fon- le fu stabilito il censo di 4oo schifali, e
dala finì con lui. Guglielmo I fu incoro- pel resto 600 schifati. Il re si recò nella
nato a Palermo nelle Pasqua, e feste di chiesa di s. Marciano presso Benevento,
pretese subilo che Papa Adriano IV lo ed a' piedi di Adriano IV giurò fedeltà,
trattasse da re, avendogli dato in una let- ligiiis homo Papae devenit, il quale lo in-

tera il titolo di signore di Sicilia. Per ven- vestìcon 3 vessilli, e fu solennemente co-
dicarsi pose a ruba e a fuoco Ceprano ronato. Dice Novaes che il re ottenne che
Banco e altre terre dellaChiesa nellaCani- i non avessero diritto di appellar-
siciliani

pania, cacciò i tuonaci da Monte Cassino, si Papa, né questi vi potesse mandar


al

tranne 12, ed assediò Benevento; il che legati, se da lui e successori non fossero
dispiacendo a molti baroni di Puglia si richiesti; ma tuttociò estorlo a forza e per
ribellarono, e altri accorsero a difendere timore da Adriano IV circondato dall'e-
la città, onde gli fecero levar l'assedio, e sercito regio, fu di poi cassato pienamen-
fu scomunicato dal Papa per tante ini- te da Innocenzo III. La discordia tra il

quità. I baroni chiamarono in loro aiu- Papa e il re derivò pure dal pretendere
to l'imperatore greco, che mandò denaro Guglielmo I di sottrarre di bel nuovo i

e flotta, ed in breve tempo il re fu spo- suoi vescovi d' ottenere dalla s. Sede la
gliato di molte sue terre.Intimoritosi di- conferma di loro elezione, e di ricevere
spose alla pace, e mandò ad Adriano IV dal Papa l'ordinazione; ma fatta la della
in Benevento l'eletto di Catania, doman- pace, il re gli restituì la libertà di consa-
dando perdono, l'assoluzione della sco- grare i vescovi di Puglia, Calabria e Si-
munica, con promettere omaggio e ubbi- cilia, tolta dalla sua violenza. Il ricono-
dienza, olfrendo piena libertà alle chiese, scimento di Adriano IV in Guglielmo I
e in compenso de'danni recati alla s. Se- quale re delle due Sicilie irritò talmente
de le terre di Paduli, Montefusco e Mor* lo svevo imperatore Federico I Hohen-
cone. Adriano IV inclinava a esaudirlo, staulTen, che indi ebbe origine la dissen-

ma si opposero i cardinali. Offeso il re sione sua col Papa. A questi successe nel
della ripulsa, prese le armi,ricuperòBrin- I i5g Alessandro III, ch'era stato legato
disi, Bari, Taranto e altre terre, e coll'e- del predecessore al re; ma insorto l'an-
sercito vittorioso marciòdi nuovo nel giu- tipapa Vittore V, fu sostenuto colle armi
gno i i56 contro Benevento, e poiché e- da Federico I, mentre Guglielmo I assun-
ravi il Papa fece alto due miglia lungi. se la difesa di Alessandro III, che si riti-

Andarono tosto alcuni cardinali per am- rò in Francia colle galere che gli som-
monirlo in nome di s. Pietro di non far ministrò. Frattanto Sicilia fu tiranneg-
passo per cui la dignità di s. Chiesa ve- giata dai favorito Maione, colle più in-
nisse oltraggiata. Furono i legali cortese- degne vessazioni, e cogli assassini! tentò
mente ricevuti, e fattosi luogo a discorsi farsi strada al trono, e il suo genero Mat-
di pace, se ne fermarono gli articoli, ma teo Bonello perciò si offrì di uccidere il

voi. LXV. 12
178 SIC SIC
re. I! pessimo governo manteoenclo l'irri- GuglielmoI ebbe eserciti invincibili e nu-
lazioiie tra'baioni, scoppiò in aperta con- merose floUe, e le più agguerrì le della cri-
giura, della quale gli slessi nipoti del re e stianità, con mezzi immensi che gli som-
Bonello fecero parte. Guglielmo I fu im- ministravano i suoi slati ricchi pel com-
prigionato nel suo palazzo, e si procurò mercio e per le arti. Mor'i Guglielmo I

animi col l'i tu pio vvisa com-


di esaltare gli a'7 maggio I i66,egli successeGuglielmo
parsa del dueaPaiggero a cavallo, accla- Il il Buono suo figlio, e l'altro Enrico fu

malo in luogo del padre. Fu però effime- principe di Capua. Il nuovo re pieno di
ro il plauso, e disapprovata altamente dal virtù fece aprire le prigioni, perdonò ri- i

clero laribellioue,onde il popolo richiese belli, diminuì le imposizioni. Segui la le-

con grida e minacce la libertà del re, al ga lombarda, in cui era entralo il padre,
che dovettero cedere congiurati ritiran-
i e perciò in guerra con l'imperatore, es-
dosi nel castello di Caccamo ov'era Bo- sendo di volo di Alessandro III, e valida-
nello, donde si ritrassero poi in Nicosia, mente Io difese, rinnovando alni il giu-
Piazza, s. Fradello, Daidone e Bulera di ramento di fedeltà. Non andò guari che
Sicilia e abitate da'longobardi; e sebbe- condottosi Federico I in Roma, Alessan-
1)6 questi entrassero nel divisa mento dei dro III fuggì nell'agosto t 167 a Gaeta,
ribelli, poco più poterono essi sostenersi, salvalo dagl'imperiali che lo inseguivano
e colla distruzione di Piazza e Bulera ces- dalle galere siciliane, donde passò a Be-
sarono le speranze de' sollevati, per cui nevento. Per concludere la pace con l'im-
pacificata la Sicilia,il re rivolse le sue ar- peratore, il Papa dovendosi recare in Ve-

mi contro i baroni di terraferma. Altro nezia, dopo l'Epifania del 177 per Tro-
i

pericolo egli corse per la trama ordita dai ia e Siponto si portò a Vasto, dove trovò
prigionieri di stato, ch'erano chiusi nel 7 ovvero i i o i3 galere del redi Sicilia,

recinto del suo palazzo, e che insorti in- che mandò suoi inviatii in detta ciltà,col-

aspettatamente tentarono d'impadronir- la quale era in rottura. Da dove Alessan-


si Guglielmo e Enrico, dacché
de' figli dro III nell'ottobre 1 1
7 7 slesso o nel 1
178
Ruggero era morto per un calcio di Bo- con 4 galere venete, dopo essersi pacifi-
nello, e provarono di uccidere il re, ma cato con Federico I,veleggiò perSiponto,
le guardie fecero in pezzi gli aggressori e e per Troia, Benevento e s. Germano, nel
lo salvarono. Bonello, che aveva ucciso dicembre rientrò nel suo slato. Gugliel-
Maione, ebbe svelti gli occhi d'ordine del mo li ricompose gli affari di Sicilia, si
re,che inoltre punì con l'ultimo suppli- pacificò co'pisani e co'genovesi, e maritò
zioun gran numero di baroni. Prose- neh i83 sua zia Costanza con Enrico re
guendo Guglielmo 1 a seguir le parli diA- di Germania e d'Italia, figlio di Federico
lessandiolll, inlimòguerra a'pisani suoi 1, in pegno della loro riconciliazione: fu

remici, scampandolo neh 65 da'loro a- 1 formidabile agli africani, ed essendo pas-


guali, quando richiamalo da'romani po- salo co'crociali in Soria, sostenne la sua
da IMarsiglia approdare in
tè co'cardinali dignità in faccia a'greci imperatori. Al-
Messina, e partendovi nel settembre col- cuni difensori della Monarchia di Sici-
la scorta di 5 galere siciliane toccare Sa- lia spacciarono che Urbano HI del i i85
lerno, e fare con sicurezza l' ingresso in concedesse a Guglielmo II il privilegio
Eoma, dopo essere sbarcato a Ostia. Ti o- d'essere suo legato a Intere nell'isola <li
\andosi il Papa in Messina, il re gli giu- con uno de' soliti diplomi gratui-
Sicilia,
rò fedeltà, riconoscendo che teneva il re- tamente inventali. Questo Papa non so-
gno in feudo; gli fece magnifici regali e lo non concesse nulla a Guglielmo II, ma
lo trattò c()n mollo onore, e dispose che nel suo brevissimo pontificato giammai
la galera pel Papa fosse nobile e rossa. trattò con lui alTari; laonde silfatlo fìnlo
SIC S 1 C 179
diploma è una delle laute palpabili fal- rono sovrani delle due Sicilie) mosse guer-
sità e trovali per sostenere la pretesa Mo- ra feroce e disastrosa a re Tancredi, ed
narchia. Fu costume die ire investiti tlai introdusse negli stali continentali l'eserci-
Papi delle Sicilie, ad ogni nuovo Ponte- to tedesco, desolando queste contrade ric-
fice prestassero il giuramento di fedeltà; che, di cui ardeva le città e le castella. Ce-
avendone il re scrupolo ne interpellò Cle- lestino III mandò legato in Benevento il

mente III che gli rispo-


eletto neli 187, cardinal Allucingoli per tenerla in quie-
se aflermativamenle. Il re Guglielmo li te, e procurare di mantenere i popoli cir-
a' 16 novembre 1 189 terminò suoi gior- i costanti fedeli e ubbidienti a re Tancredi.
ni senza figli e senza testamento, e quin- Costanza pervenne in mano del re, ma
di nacque disputa se dovesse succedere la egli vide in essa una prossima parente,
suddetta Costanza figlia del re Ruggero non una corapetitrice; la trattò in Paler-
1, o piuttosto Tancredi conte di Lecce e mo da regina, e colma di doni nelr 192
principe di Taranto figlio naturale diRug- la rimandò al marito,senzaimporlealcu-

gero duca di Puglia, primogenito di esso na condizione. Inoltre Tancredi combat-


rc,ed unico rampollo del sangue de'princi- tè con buon successo Corrado Riosca in.
pi normanni; ma vinse finalmente il par- Cervello o 31oscancervello, uno de' ge-
tito di Tancredi, il quale de assensu et nerali luogotenenti di Enrico VI e castel-
favore Curiae romanae coronaCiir in re- lano di Capua. La guerra poi continuò,
geni nella città di Palermo nel gennaio ed afflitto Tancredi per la morte del fi-
I 190. Questi pc! neh igi (nel qur.le an- glio Ruggero, morì nel principio del 1 94,
1

no Celestino III in Roma impose la Co- lasciando la regina Sibilla tutrice del se-
rona imperiale su Enrico VI e Costan- condogenito Guglielmo III. Assalito que-
7.1) fece coronare in Brindisi Ruggero suo sti dall'imperatore, di qua dal Faro non
figlio, e perchè poco dopo gli premorì, nel trovò resistenza che in Palermo, nondi-
1 198 diede in Palermo la corona a Gu- meno fu presa nell'agosto. La flotta dei
glielmo III altro suo figlio. Il Borgia, Di- pisani e genovesi che combatteva per Eu-
fesa del dominio temporale della s. Se- rico VI, nelsetteuibre s'impadronì di Mes-
de, dubita che Tancredi fòsse figlio natu- sina, e poi di Catania e Siracusa. Sibilla
rale, e forse legittimo, osservando che in col figlio erausi fortificati nel castello di
qualunque modo l'investitura pontificia, Palermo e poi in Caltabellotta, e l'impe-
di cui riporta l'atto solenne, dovè toglie- ratore colla libertà offrì a Gu"Iielmo
o HI
re il difetto de'natali se vi era. Re Tan- Lecce e Taranto ; ma quando nel 1 193
credi riconobbe il regno dalla s. Sede, le colla madre si die in sue mani, mancò
giurò fedeltà e ligio omaggio,e s'obbligò al loro di parola, li tenne prigioni, come pu-
censo di 600 schifali per la Puglia e Cala- re le 3 figlie di Tancredi, che trasse po-
bria, e di 4oo per il paese de'Marsi,come scia in Lombardia e Germania, seco por-
erasi stabilito per Guglielmo I. Tancredi tando gl'immensi rapiti tesori; e fece ca-
fece lutti questi atti a Papa Celestino III. vargli occhi a Guglielmo 111, il quale
Tancredi era stato per timore imprigiona- morì in una fortezza de'Grigioni dov'è-
todallozioGuglielmoI,e fuggito inCostan- rasi consagrato a Dio. Così terminò la di-
tinopolivenne accolto poi con onore dal nastia normanna, esubeotrò la sveva Ho-
cugino Guglielmo II. Divenne caro a'sici- henstauffen a regnare nelle belle contra-
liaui per valore, generosità, prudenza ed de delle due Sicilie. Quanto precedette,
esteso sapere; ma pei diritti acquistati col accompagnò e seguì questo grande av-
matrimonio di Costanza, Enrico VI suo venimento, in uno alla condotta tenuta
marito divenuto imperatore (e peiciò ne dai Papi insì grave emergente, con qual-
Iratloa Germania, così degli altri che fu- che ditlusione ne trattai a Innocenzo III
1 So SIC SIC
e ne'relalivi articoli, laonde qui mi limi- più che restituisse alla medesima i domi-
tet'ò a semplici indicazioni del più impor- niì occupati e reintegrasse de'suoi diritti,

tante. non che restituisse al re à' Inghilterra la


Enrico VI fece nella metropoli Paler- somma prepotentemente percelta pel suo
mo il suo ingresso, e convocato prima il riscatto, ond'era stato scomunicato da Ce-
generale parlamento vi fu coronalo a'i 5 non consentì che avesse
lestinoIII,il quale
ottobre 194. Corrado vescovo d'Hildes-
I Sepoltura [F.) finché non fosse eseguita
heim fu nominato suo vicario in Sicilia, la consegna del denaro con violenza tolto

enon potè con tenere l'odio de'baroni con- a delio re, per cui già l'a vea scomunicalo.
tro l'esteradominazione, odio che pro- Neil 198 Innocenzo 111 investì il piccolo
ruppe in sollevazione generale. Opportu- Federico II e Costanza del regno di Si-
namente per Enrico VI pubblicossi nel ducalo di Puglia, principato di Ca-
cilia,

1 195 la 4-" Crociata, e per entrare in pua, di Napoli, Salerno, Amalfi e della
grazia di Papa Celestinolll, cheavea mo- provincia de'Marsi, colf annuo censo di
strato disapprovare 1' usurpazione della 600 schifali per Puglia e Calabria, e
la

Sicilia, in Worms promulgò la crociata e 4oo pel paese de' Marsi: su queste mo-

si preparò a passareinSoria, mail nerbo nete differente è l'opinione che si forma


dell'eseixito tedesco abusivamente trasse sul loro valore. Furono allora cassati quei
in Italia per vendicarsi de'siciliani. Prese capitoli pregiudizievoli alla libertà eccle-
Catania e Siracusa d'assalto, le saccheg- siastica, che Adriano IV dalla necessità
giò e distrusse; in Palermo lasciò il freno indotto dovette confermare a Guglielmo
alle più strane atrocità, facendo perire I. Narra Hurter nella Storia d' Innocen-
tra'tormenti nel real giardino tutti i pri- zo Illy che avendo Adriano IV dopo al-
gioni di stato, coll'applicazione d'un dia- cuni contrasti con re Guglielmo I, con-
dema arroventato sulla fronte di Gior- cesso diversi privilegi ecclesiastici impor-
dano creduto reo d'aver aspirato alla co- tanti pel suo regno, che si chiamarono i

ronaj e colla barbara mutilazione fatta quattro capitoli &i\ riferivano alla legazio-
soffrirealgrandeammiragliolMargaritone ne, alle nomine ecclesiastiche, alle appel-
innanzi di farlo uccidere. La stessa regina lazioni e ai sinodi (concessioni che secon-
imperatriceCostanza sua moglie,sdegnata do Baronio ottenne vini elnietuni,c\ò che
di cosìinumani trattamenti, mosseguerra dalGiannone non viene ammesso); Inno-
da Messina al marito, il quale trovò eroi- cenzo III quindi ebbe a supremo dover
ca resistenza nel forte di Castro Giovanni, suo di francar la Chiesa da ogni tempo-
difeso da Guglielmo il Monaco, e fu ob- rale servitù, contraria all'ordine, e per
bligato a levar l'assedio, morendo indi a conseguenza sconvenevole e nociva, e pe-
non molto inMessina a'2 8 settembre 97 i
1
rò non mostrò propenso a riconfermare
si

per subito malore, onde fu calunniala Co- le già fatte concessioni. Spenta essendo
stanza che gli avesse propinato il veleno. l'antica famiglia reale, egli si tenne perciò
Questa benché attempata, a'26 dicem- autorizzato a non più concedere sillatti

bre 194 avea partorito in /es/ Federico


i privilegi incompatibili co'suoi doveri di
II, con quelle precauzioni che narrai a ta- sovrano signore. Che Costanza vedendo
le articolo, per l'identicità della nascita. inutili tutte le vie per indurre il Papa a
Neltestamentoordinò l'imperatorea suo concedere l'investitura nell'antica forma,
figlio, da lui associato all'impero e fatto aderì a lultociò ch'egli volle da lei. I tre
dichiarare re de' romani, che riconoscesse capitoli sull'appellazione, sulla legazione
dal Papa il regno di Sicilia, e mancan- della Monarchia di Sicilia, e sui sinodi
do la moglie eil figlio senzaerede,il regno furono annullati; quelli sulle elezioni ri-

tornasse alla chiesa romana e al Papa. Di stretti; dopo di che fu concessa l'invesli-
SIC SIC 181
tura, poiché il dirillo d'alia signoria e ch'era succeduto nella legazione al car-
la proprietà del reame di Sicilia appar- dinal Conti, poi Gregorio IX, ch'ebbe a
teneva alla chiesa looiana. Quindi l'IIiu- compagno il cardinal Gherardo; il ma-
ter riporta l'accordo convenuto tra In- romana Jacopo suo
resciallo della chiesa
nocenzo III e la imperatrice regina Co- parente, e Gualtieri conle di Brenna o
stanza. Ma
questa morì a'27 novembre Brienne, e poterono giungere in tempo a
I 198, poco prima che giungesse in Pa- liberar Palermo dall'assedio, riportando
lermo il legato cardinale Ottaviano Con- piena vittoria sui saraceni di Marcoaldo.
ti per l'investitura (altri dicono che la ri- I suoi sforzi riuscirono inutili per impa-
cevesse e facesse il giuramento), con aver dronirsi almeno di Rlessina, nuovamente
dichiarato balio o tutore del re suo figlio sconfitto con Benedetto capitano de' pi-
lo slesso Papa Inuocenzo III, nella qua- sani. Il gran cancelliere del regno Gual-
lità di signorediretto, ed in compenso del- tierodella Pagliara vescovodi Troia, spia-
le cure di sua tutela l'annua somma di to ancor lui da ambiziosi fini, e volendo
3oo,ooo tareni (i quali secondo Mura- abusare dell'infantile età del ree togliere
tori valevano due carlini o 6 denari); e dalle mani del legato la tutela e l'ammi-
nel caso chela difesa della corona richie- nistrazione del regno, si unì con Marcoal-
desse qualche spesa,si dovesse rimborsar- do, e il cardinale abbandonò la Sicilia, e
nelo. Innocenzo III fece da padre solle- chi sa dove sarebbero giunte le cose, se

cito e amorevole con Federico II, e go- in Patti nel 1202 non moriva prematu-
vernò il regno per legati, e fu lutto in- ramente l'empio e tiranno Marcoaldo. I
tento alla sua prosperità. A questo mo- disordini però non cessarono, che un nuo-
do e legalmente le terre delle Sicilie dai vo usurpatore si presentò in Guglielmo
normanni passarono agli svevi, poiché In- Capparone, contro cui si rivolse Gual-
nocenzo III non aderì alle istanze di Co- tiero della Pagliara rientrato in grazia di
stanza, finché non si verificò la morte di Innocenzo III, il quale inviò in Sicilia per
Guglielmo III. Si adoprò peiché fossero legato il cardinale Giovanni di Salerno,
lasciale in libertà la madre e le sorelle, che già vi era stato in legazione col car-
che venute in P«.oma passarono in Fran- dinal Allucingoli, contro Marcoaldo e in
cia. Ivi sposò la primogenita di Tancre- aiuto di Federico II. I pisani si preval-
di Albiria il conteBrienne Gualtieri,
di sero delle congiunture per impadronirsi
al quale Innocenzo III concesse la contea di Siracusa, ad essi disputata da'genovesi
di Lecce e il principato di Taranto, ob- guidali da Alamanno Costa, il quale se
bligandolo a non pretendere il trono, ed ne intitolò conte, e vi dominò finché non
a far guerra ai nemici del re minore, con rimase prigioniero de' veneziani nell'ac-
Dappoiché nella mino-
siffatta largizione. que di Candia. Aggiunse pur torbidi alla
rità del re tentò diassumerne la tutela e Sicilia il conte Diepoldo, il quale si pro-
la reggenza, e d'mvadere la Sicilia, il già poneva d'impadronirsi del re e consegnar-
famoso capitano di ventura Marcoaldo, lo al cardinal legato, e così determinare
di cui molto parlai a Innocenzo III e nei gl'interessi del regno: ma la diffidenza
luoghi che poi occupò, approdando col- entrata tra luì, il Capparone e Gualtiero
le navi pisane in Val di Maz7.ara,e trovò della Pagliara ne produsse l'arresto, sal-
appoggio fra' saraceni; egli era di-
•valido vandosi il conte da peggiori trattamenli
venuto siniscalco d'Enrico VI, e fu cru- colla fuga,mentre vaievansi saraceni del i

dele e ambizioso, perciò scomunicato da disordine per insorgere a danno della po-
Innocenzo III che gli ritolse l'usurpalo. polazione cristiana. Gualtiero di Brienne
Accorsero però in Messina con poderosi contro la data promessa aspirò alla co-
aiuti il cardinal Savelli, poi Onorio III, rona, presele armi, fece diverse conqui-
i83 SIC SIC
ste, ma nel i3o5 morì in Sarno per le tecessori nell'elezione de'prelali, la quale
ferite ricevute in un aspro corabattimen' si dovesse fare a seconda de'sagri canoni,
lo. lunocenzo III difese sempre il real pu- così le appellazioni ne'negozi ecclesiastici
pillo,ancliecon ispedizioui militari. Giun- e nelle cause ecclesiastiche si facessero li-

ta frattanto l'età maggiore di Federico beramente alla Sede e niuno ardisse im-
s.

li, il Papa si recò formalmente a s. Ger- pedire il processo loro. Rinunziò al male
mano nel maggio 1208, si spogliò della uso d'occupare i beni de' morienli prelati
tutela, e provvide al buon governo del e delle chiese vacanti senza pastore, la-
regno. Nel 1209 il re sposò Costanza d'A- sciando a libera disposizione del Papa tut-
ragona vedova del re d'Ungheria, e sem- te le cose spirituali, acciocché le cose di
bravano lieti primordii del suo gover-
i Cesare sieno rendale a Cesare, e quelle
uamento, avendo percorso quasi tutta l'i- di Dio sieno vendute a Dio, Rilasciò li-
sola, dando saggi di retta amministrazio- beramente le possessioni ricuperale dalla
ne. Nella sua corte sebbene l'idioma nor- santa Sede, e ritenute prima dagli ante-
manno o francese fosse il più co niune,man- cessoli, protestando che l'aiuterà a ricu-
tenendosi ne' popoli l'antico greco, s'in- perare le altre. Dichiarò appartenere al-

trodusse il volgare italiano eh' era a lui la chiesa romana da


tutta la terra eh' è
prediletto, come preferì sempre gl'italiani Radìcofani sino a Ceprano,]a terra della
ai tedeschi, e le rime siciliane acquista- contessa Matilde, la Marca Anconitana,
rono fama per tutta Italia. lunocenzo 111, il ducato di Spoleto, la contea di Berlino'
dopo averlo difeso contro 1' ingiato im- rOj l'esarcato ù\Ravenna)a Pefitapoli col-
peratore Ottone IV che depose, contri- ia Massa Trabaria e suo Presidato, e le

buì che Federico li nel 1212 fosse eletto vicine terre cou tutte le giurisdizioni. U-
re de'romani, e l'invitò a recarsi in Ger- sando nel diploma le più solenni forme,
mania a prendervi la corona ; lo ricevè lo sigillò colla bolla d'oro. Nel 121 3 Fe-
in Roma con sommo onore e gli fece ricchi derico 11 fu coronato re di (Germania,
donativi, e Federico li confermò alla s. nel medesimo tempo proclamare re fece
Sede la donazione che poco dianzi gli a vea di Sicilia Enrico suo figlio nato in Paler-
fatta delle contee di Fondi e di altre ba- mo, obbligandosi con Innoceuzo 111, che
ronie, che il signore di esse conte Riccar- qualora ottenesse la corona dell'impero,
do dell'Aquila, nella sua morte avea isti- immediatamente deporrebbe il governo
tuita erede, come riporta Rinaldi all'an- al re figliuolo, il quale lo riconoscereb-
no 2 1 1 2, de'cui Annali ecclesiastici^Qom.' be dalla chiesa romana l'atto di Fede- :

pendiali da quelli del cardinal Baronio, rico II neh 220 fu confermato dai prin-
anche in questo articolo assai mi giovo. cipi dell'impero. In questo documento ri-

Quindi all'anno 1 2 1 3,n.°2 3 riporta l'ara- prodotto dal Rinaldi, si legge : ipsumque
plodiploma di Federico II5C0I quale resti- regnuniSiciliae tani ultra Phariim,quani
luì allaChiesa nel egno di Sicilia diqua e
1 citra. Nota il Borgia, che nelle carte pon-
di là dal Faro, l'immunità e l'ecclesia- tifìcie fin dal L'hanno d'Innocenzo 111 in-

stica libertà nel pristino slato, rendendo i comincia a comparire denominazione


la

luoghi e le altre cose alla s. Sede, dichia- di Sicilia citra et ultra Pharurn. lì famo-
rando la sua gratitudine a Innocenzo III, so Giannone,neir/5;or/fl! civile del regno
per tutela del quale era stato cresciuto, di- di Napoli, opina chedalla soprintenden-
feso e promosso; promettendo a lui e suc- za che il patrizio gì eco di Sicilia ebbesul-
cessori, ed alla chiesa romana sua madre, le qua da! Faro, derivasse pres-
terre di
ubbidienza e onore maggiore di quella , so i normanni e svevi il costume
principi
de're e imperatori suoi predecessori. Tol- di appellare le parti di qua dal Faro an-
se perciò gli abusi praticati da alcuni an- che col nome di Sicilia, onde poi Papi i
SIC SIC i83
pennoggiordislinzioue avessero chiama- crociata ,
questo Papa solennemenle gli
to questo regno Sicilia OiVr^. Rimarcai già fulminò la lyco/zjH/i/crt.Federico li imper-
che il celebrcMazzocchi,CoMiwie/j/. mfe- versando riaccese più fatali le tremende
ter. niannor. Neapolilaiiae Eccles. Ka- fazioni dii'Guel/ie G/i/T'e////»", che seguen-
/e/jr/.,coirautoiilà di Stefano, (^/e JJrbihus do primi il Papa, parteggiando secondi
i
i

in Prochyta, fu d'avviso che la denouii- per l'imperatore, ddaniarono lungamen-


nazionedi Sicilia alla tetra di qua dal Fa- te l'Italia. TalvoltaFedericoII
simulò pen-
ro molto più antica. Papa Onorio III
sia timento, fu assolto, indi facendo peggio
coronò in Roma nel 1220 imperatore Fe- di primo, nuove censure ecclesiastiche fu-
derico Iljdal quale ottenne la restituzio- rono sentenziate contro di lui. Ebbe più
ne delle terre dalla gran contessa Matil- volle a reprimere le rinascenti ribellioni
de [f^.) donate alla 3. Sede, con altre u- diSiciIia,casligò!\ressina sollevata daMar-
surpate dai predecessori. Col consenso del lino IMallone, risparmiò a stento Catania
Papa cede il regno di Sicilia al figlio En- per venerazione della protettrice s. Aga-
rico di I 2 anni, e poi lo fece eleggere re di ta, distrusse il castello di Centoripi, e co-
Germania; ma collegandosi egli contro il struì nel seno megarico la nuova città di
padre, l'imperatore lofecearreolare,ede- Augusta. Indisse poi il generale parlamen-
postolo lo confinò in una prigione della to in Siracusa, e comandò in ogni 6 me-
Puglia, ove vi fu ucciso nel 1236, avendo si diconvocarsi nella centralecittàdiPiaz-
Federico II ripreso il governo di Sicilia. za questa nazionale assemblea. Da Jolan-
Onorio III volendo aiutare Giovanni di te ebbe Corrado IV, che fu poi suo suc-
Brienne fratello minoredel suddetto con- cessore, ed un Enrico giuniore dalla 3."
te Gualtieri e ultimo re di Gerusalemme moglie Elisabetta d'Inghilterra, oltre al-
(f^.) a ricuperare
il regno, persuase Fe- cuni figli naturali, cioè Enzio che fece re
derico vedovo a sposarue la fi-
II restato di Sardegna (F.), Manfredi principe di
glia Jolanda, che nel 1226 coronò colle Taranto, e Federico principe d'Antiochia,
insegne imperiali. Cosi ottenne ancora il con alcune figlie, tra le quali Costanza so-
Piipa chefìnalmente Federico II partisse rella di Manfredi maritata all'imperato-
poi secondo le promesse per la crociata re greco. Gregorio IX essendosi determi-
di Palestina; ma l'imperatore giunto più nalodeporlodalregnodi Sicilia edall'im-
lardi in Gerusalemme,prese contro il suo- pero, nel 1240 intimò il concilio di La-
cero il titolo di re, tradì gl'interessi dei lerauo; ma i cardinali e i vescovi che vi
cristiani e si unì a'saraceni con infa me pat- si recavano per mare, furono affogati o
to. D'allora in poi i re di Napoli e Sici- fatti prigioni da Enzio e dalle navi di Pi-
lia portarono
il titolo di re di Gerusalem- sa. Nel 1241 per l'elezione di Celestino
me,e confermarono anche per le ra-
vi si IV, trovandosi Federico II in Grolla Fer-
gioni che su quel regno vi avea Carlo I rata, permise che cardinali vi si recasse-
i

d'Angiò,ed iPapi lo compresero nelle loro ro dal carcere, a condizione che ritornas-
investiture, comedichiarai nel voi. XXX, sero in esso. Morto il Papa dopo 17 gior-
p. 71 e 72. Mal corrispondendo il bene- ni, vacò la s. Sede quasi 2 r mesi, perchè
ficalo Federico II alle tanteegrandi ma- i cardinali o gemevano in dure prigioni,
terne cure della chiesa romana, ne diven- o temendo la furia imperiale non si ri-
ne il più fiero nemico ed usurpatore, il solvevano a riunirsi, finché in Auagni ai
che narrai nellebiografiedi Gregorio IX, 24 giugno 1243 elessero il celebre Inno-
Celestino I Ve Innocenzo IV. Per la sfre- cenzo IV della potente famiglia Fieschf,
nala sua condotta, per l'usurpazioni fat- già stretto amico di Federico II, per cui
te sul suocero, e per deludere Gregorio IX in sentirne l'esaltazione disse: abbiamo
nella giurala promessa di partire per la perduto un cardinale amorevole, ed a-
]84 SIC SIC
vreraounPapa nemico. Tale divenne, ma sure, riservandosi il conferimento de'be-
per colpa del perverso imperaloie.Quesli nefizi ecclesiastici, senza che l' impera-
allora scosso dalle disgrazie che andava tore alle lagnanze per la deposizione, ag-
provando e dalle gravi ammonizioni del giungesse quelle della pretesa legazione
Papa, perle vessazioni che proseguiva e Monarchia ecclesiastica di Sicilia. Il
contro la Chiesa e suoi minislri, mandò Papa fece procedere gli elettori dell'im-
iuRomaneli 244^'i^'i<iscialori per la pa- pero all'elezione d'Enrico diTuringia,che
ce, e giurarono che l'imperatoreavrebbe morto nel i
247 gli fece sostituire Gugliel-
dato soddisfazioni alla Chiesa pe'danni e mo u Olanda. Federico 11 appellandosi
ingiurie da lui fatte, così al clero: il di- ad altro concilio più numeroso, nel 1 249
ploma imperiale col giuramento si legge per l'ultima volta tornò in Sicilia col fi-
in Rinaldi. Però l'imperatore tornò al- glio Enrico che prepose al regno, lascian-
l'antica perfidia, protestò di non potere e- dolo in cura del maresciallo Pietro Ruf-
seguire il giiuato, e tese insidiee inganni al fo, e nel seguente anno cessò di vivere ai
Papa. Costretto questi a riparare in Fran- 4 dicembre in Puglia e fu sepolto in Mon-
non pochi pericoli, fu accollo
cia, evitati reale, imponendo al figlio Corrado IV di

magnificamente in Lione, ove inlimò il restituire alla Chiesa il tolto, il quale prin-
concilio generale di Lione I. Ivi dopo a- cipe pure era stato scomunicato da Inno-
\€r spediti due cardinali legati in Sicilia cenzo IV, per aver fatto guerra ai due
a riparare i danni falli dall'imperatore, competitori cheavea fatto eleggere anche
con tutte forme esaminata la causa di
le a suo pregiudizio. La dieta di Francfort
Federico ed esposte dal Fapa le ur-
li, lo dichiarò decaduto da tulli i suoi diritti,
genti e gravissime cause contro Federico dopo la morte del padre, il che fece anco
11, di enormi aggravi fatti a'chierici e lai- il Papa, Enrico giuniore può appena no-
ci particolarmente di Sicilia, la non cu- verarsi tra're di Sicilia, mentre Corrado
ranza di pagar il censo di looo schifali IV re de'romani, malcontento della sepa-
per più di 9 anni, i danni recati a Bene- razione del regno di Sicilia dai suoi domi-

vento da lui occupato (e che continuò a uii, nel i25icalò collearmi in Italia, ove
ritenere sino alla morte); fu accusalo d'a- già Manfredi 1' avea proclamato contro
teismo, d'eresia e d'essere in lega co'sara- Enrico,e questi combattuto colle sue trup-
ceni; laonde non potendolo i suoi amba- pe. Ligio il Rodo al più forte, si accordò
sciatori discolpare, Federico II fu solen- facilmente nel parlamento di Melfi, ed il
nemente con sentenza di Scomunica de- giovane re Enrico, invitato da Corrado
posto dal reame di Sicilia, e questo devo- ai fraterni abbracciamenti in Basilicata,

luto alla s.Sede, nonché deposto dall'im- vi trovò immatura morte di 2 anni, non 1

pero, e sciolti sudditi dal giuramento di


i senza sospetto che fosse accelerata. Cor-
fedeltà nel i 245 a' 17 agosto. Il sagace e radodi nuovo scomunicato dal Papa, spe-
giureconsulto Innocenzo IV fece nel con- dì in R.oma un'ambasceria protestando
cilio 1 2 bolle, in ciascuna delle quali vol- sommissione, e richiedendo di succedere
le che ripartitamente s'inserissero colla al padre nell'inipero e nel regno; n'ebbe
legale ricognizione de'sigilli de'4o prelati solenne ripulsa, e dichiarato usurpatore
che vi furono presenti, le carte e diplomi delle Sicilie, le quali per la sentenza ema-
più interessanti della chiesa romana, in- nala nel concilio di Lione erano devolu-
clusivamenle a quelli riguardanti le due te alla Chiesa, non che avvelenatore del
Sicilie e la sovranità della s. Sede. Quindi fratello Enrico, e mallevadore degli ec-
inviò altri legati in Sicilia, per assolvere cessi commessi in Sicilia. Napoli, Capua
que'siciliani,che fitti complici de'delitli di e altri luoghi si tennero per qualche tem-
Federico n,erano con lui incorsi nelle cen- po ueli' ubbidienza del Papa. Lo stesso
SIC SIC i85
die Corrado cercava
Rlanfiecli accortosi se sotto la sua protezione, essendo allo-
deprimerlo, segreta menle fece mostra di ra capitale dell'isola. A N.u'OLinairaiche
riconoscere i'aulorilà della s.Sede nelle Ifinocenzo IV nello stesso 2^4 con un e-
i

terre devolute, e rjoindi impetrò d'esse- sercilo si porlo in Capua e Napoli a pren-
re non solo assolto dalla scomunica, ma dere possessodel regno, ed avvedutamen-
di aver in feudo il principato di Taran- te si mostrò condiscendente anche più di
to. Corrado con successo occupò diversi quantoavea domaiidatoManfredijgIi con-
luoghi con l'aiuto simulalo di Manfredi cesse diverse signorie, il giado di vicario
valoroso e accorto, e dopo lungo assedio della chiesa romana nella maggior par-
anche JVapoli, esercitando crudeli vendet- te delle terre di qua dal Faro, collo sti-
te sugli abitanti; ma poco dopo in breve pendio d'8ooooncie d'oro. Quanto a Cor-
inori a'27 maggio 1254 in Lavello, for- radino, dice Rinaldi, il Papa soltanto gli
se avvelenalo da Manfredi, lasciando il confermò il titolo di re di Gerusalemme,
solo figlio Corradino, nato da Elisabetta e il ducalo avito di Svevia, antico circo-
diBaviera nel 1 25 ,che i educato dall'a-
fu lo di Germania che oggi trovasi riparti-
vo Ottone duca di Baviera e da lui pro- to tra legno di Wurlemberg, il gran-
il

tctlo ne' feudi tedeschi della oasa d'Ho- ducato di Baden e l'ovest della Baviera:
lienslauflen j ma i suoi diritti all'impe- inoltre permise che quelli del regno di
ro non furono considerati dagli elettori. Sicilia polesseroaggiungere al giuramen-
Mentre il cadaveredi Corrado era esposto to di fedeltà da farsi a se e alla chiesa ro-
nella cattedjale di Messina tra moltissi- mana, la clausola: salvala ragione del
me faci, accesosi all'improvviso il tetto di fanciullo Corrado. Va rimarcato, che Ri-
essa, con lutto il funebre apparalo fu dal- naldi riferisce avere Innocenzo IV accor-
le fiamme incenerilo e disperso. Corra- dalo a Corradino tutto ciò di cui il padre
do lasciò balio del regno di Napoli il mar- per lesue fellonie era stalo privato.! napo-
gravio o marchese d'Hochberg e tutore letani,! capuani e altri popoli nettamenle
di Corradino, che inutilmente domandò risposero alle sollecitazioni di I\Ianfiedi:
al Papa pel pupillo l'investitura. Balio di non rendere idìbidienza a chi veniva
nella Sicilia fu il marchese d'Omburgo, a loro senza l'investitura e benedizione
che delegò i suoi poteri al Rulfo, fatto del Papa, essendo infastiditi e stanchi di
conte di Catanzaro. A Manfredi moren- essere stali per tanti anni interdetti e sco-
do, benché geloso di lui, avea Corrado municati. Questa massima, specialmente
raccomandato Corradino, onde vedendo i fedeli napoletani, la dichiararono fran-
Hochberg una sommossa universale dei camente in altri simili incontri. Allettato
guelfi in favore del Papa, rinunziò la reg- IVIanfredi dalle ponlificie concessi oni,pru-
genza e consegnò i suoi poteri a Man- dentee insinuante com'egli era, come pie-
fredi, per cui alcuni pretendono che tor- no di collura erasi portato incontro al
,

nò a ribellarsi a Innocenzo IV, del qua- Papa sino a Ceprano, e con dimostrazio-
le avea invocato il favore. Il Papa man- ni ossequiose gli rassegnò il governo del
dò in Sicilia un cardinale legalo per ri- regno, non senza proteste sui diritti di
durre all'ubbidienza i contumaci, e per Corradino; e tulio riverente volle eseguir
sostenere gli aderenti* fedeli alla Chiesa. l'ufllcio di palafreniere al cavallo d'In-
1 principali signori e le più cospicue cit- nocenzo IV sino al ponte del Gariglia-
tà cominciarono a ripentirsi, fra le qua- uo. Il Papa esercitando
il sovrano domi-

li si segnalò Messina, che con segni d'il- nio tanto nelle terre qua dal Faro,che di
libata costanza verso la chiesa roma- nell'isola di Sicilia, con ogni maniera <li
na resistè sempre, e meritò che il Papa provvidenza procurò di riparare dan- i

le concedesse un privilegio e la riceves- ni gravi recati a Napoli e in altre parli


i86 SIC SIC
del regno (la Corrado; tolse le imposizio- gno, con obbligo di prender dal Papa l'in-

ni, reintegrò i danneggiali, in più modi vestitura, a riserva delle provinciedi Ter-
lavori i siciliani, e restittn gli antichi pri- ra di Lavoro, di cui era allora Capua la

vilegi a Messina, Napoli e Capua, rice- capitale, che restava per la chiesa roma-
vendo da lutti giuramento di fedeltà il na. Alessandro IV non volle confermare
nipote cardinal Guglielmo Fieschi, ch'e- ilconcordato, e vedendosi inferiore di for-
ra alla testa dglle nidizie pontifìcie. Men- ze partì da Napoli neh 255; forse vi a-
tre Innocenzo lV,d'aUi spiriti, governa- vrebbe acceduto, se Manfredi si fosse im-
va da perseli regiio,riparava i gravi scon- pegnalo di cacciare i saraceai dal reame,
certi cagionali da Federico II, e non la- e poi lo scomunicò. Per laqual cosa l'am-
sciava d'occuparsi in rinvenire un prin- bizione di Manfi'edi non potè più dissi-

cipe potente a cui darne l'investitura, af- mulare; fece proclamare in Messina ca-
lìnchè difendesse il feudo della chiesa ro- pitale dell'isola Corradino re di Sicilia,
mana, che ben vedeva tenersi in mira dal trasse il PiulTo dalla sua parte perpetuan-
furbo Manfredi, onde ne trattò prima col dogli la carica di governatore. ! palermi-
re d'inghilteria Enrico IH, e poi col re tani però e gli abitanti delle città longo-

di Francia s. Luii^i IX, di repente fu in barde s'indispettirono contro Ruffo, per-


Napoli colpito dcdla morie a'i3 dicem- chè non li avea consultati, e dovèquesti
bre 2 54. JN'arrano alcuni, che sospettoso
1 reprimerne la sollevaziouecolle armi. Ma
il Papa giustamente di Manfredi, cerca- mentre assediava Aidone, ebbe sentore
va querele per formarne processo ed im- di qualche molo di Messina, che prorup»

prigionarlojnia avvedutosene il principe, pe in ribellione allorché ritenne arresta-


fugg'i da'saiaceni che abitavano Lucerà, lo Leonardo Aldigerio inviato al suo in-

ed anche in Nocera de'Pagani, quali sa- i contro, il qualevenneliberalo e ricondot-


raceni prolelli dal padre suo aveano giu- to in trionfo a furia di popolo, e dovè il
rato ai figli vivissima affezione. Accolse- Ruffo abbandonar Messina al reggimen-
ro Alanfiedi con entusiasmo e tutti si ar- to municipale, avendovi inviato Alessan-
marono per lui, a'quali presto unitisi i te- dro IV per suo vicario il proprio cappel-
deschidistribuiti da Federico II perla Pu- lanoe penitenziere fr. Rullino da Piacen-
glia, in breve si vide Manfredi padrone za. Le vitloiie però di Manfredi sulle mi-

di poderoso il marche-
esercito. Sconfìsse lizie pontifìcie nel regno di Napoli cam-

se d'Hochberg ch'erasi unito co'suoi av- biarono presto le sorti della contrada. I
veisari; battè pure il cardinal Fieschi, e paleimifani pe' primi si dichiararono in
morto in quel mentre Innocenzo IV, tut- favore dello svevo, ed Eurico Abate da
ti suoi amici che numerosi erasi forma-
i Trapani marciò eoa un esercito nella Val
to colle sue attrattive, si armarono in Ter- di Noto control guelfi che sosteneva Rug-

ra di Lavoro, in Calabria, in Sicilia. Sbi- gero Fiammetta, e costretto questo duce


gottiti i cardinali, si allettarono di eleg- a rinchiudersi nel forte di Leutini,si di-
gere a'2 dicembre Alessandro IV nipo-
I resse su Messina, la quale inalberò la bau-
te di Gregorio IX, che proseguì a regge- deria di Svevia, e invitò Federico Lan-
re il regno delle Sicilie, e continuò ne- i cia governatore di Sicilia per Manfredi a
goziati colle mentovate due corti per tro- passare il Faro. Questi portò le cose in
vare un principe idoneo in feudatario, ma brevea sì buonpartilo, che Manfredi tol-

nulla potè concludere. Per gli altri van- tosi il velo della simulazione, né più cu-
taggi che Manfredi riportò presso F'oggia randosi del nome del nipoteCorradino, fe-
sul cardinal Fieschi, questi gli propose un ce sparger voce esser esso morto in Ger-
accordo da lui accettato; e fu di rilasciar- mania, si l'eoe riconoscere per sovrano dai
si a Corradino e ad esso IManfredi il re- vescovi e baroni del regno, e veune co-
SIC SIC 187
roiuilo re di Sicilia in Palermo a' i o ago- l'Italia, non poteva ristabilirsi l'armonia
sto i 258; indi ebbe l' audacia di porUue fra la s. Sede e Manfredi e Corradino, in
le sue armi sino lìeila Marca d' Ancona, cui erano trasfusi gì' interessi della casa
provincia di s. Chiesa. Il quale titolo regio di Svevia.
rilenneancho dopo veli fidatala falsità del- Alessandro IV, come dissi, erasi rivol-

la notizia e l'esistenza di Corradino, pro- to come il predecessore al re d'Inghilter-

mettendo però alle proteste della madre rapermutarlo stato della Sicilia, esiben-
diCorradino.di lasciar la monarchia quan- done lo corona al fìglioEdoardoo Ed inon-
do fosse adulto il figlio, e ciò come solo do di Lancastro, colle seguenti condizio-
mezzo di evitar la continuazione delle ci- ni, per restituire la libertà delle chiese di

vili discordie. Fu preposto allora al gover- Sicilia, e riportale da R.inaldi; che se il

no di Sicilia Festo Malelta, contro di cui negozio non fu concluso,servirono poi pei*

insorse il ribelle Gabbano Tedesco, che l'Angioino." Tutte le chiese del predetto
in vicinanza di Trapani l'uccisee si rivol- regooe della della terra, cattedrali o re-
tò contro Manfredi. P(?r cui il re die a golari o secolari, e tutte le persone eccle-
Federico Lancia il titolo di cppitano ge- siastiche godranno pienamente quella li-

nerale, e lo spedi a castigar Trapani; pre- bertà e immunità, che conviene loro se-
sto il ribelle fu ucciso e l'ordine ricom- condo i canoni. Talché il romano Ponte-

posto, lasciandosi al governo di Sicilia il fice e la chiesa romana liberamente e-


tonte di Marsico Riccardo Filingeri, sot- serciteranuo ogni giurisdizione e ogni au-
to il quale apparve e si fortificò in Cento- torità, tanto in far le provvisioni e con-
lipi l'imposloreGiovanni Calcara, il qua- fermar l'elezioni, quanto in tutte le altre

le tanto beneseppe accreditar la voce d'es- cose, salvo il diritto padrouatico dovuto
sere egliil creduto estinto Federico II, al ree ai suoi eredi, sei re di Sicdia o si-
da raccogliere considerabile nun)ero di gnori dell'istesso regno o terra, sono sla-
partigiani e tentare di sommuovere il re- ti soliti di averne in alcuna o alcune chie-
gno : ina i rivoltosi furono passati a fil se; ma in tanto e inquanlosiconcededai
di spada, e riservalo ii Calcara a mor- canoni a' padroni delle chiese ". Dispose

te esemplare. Giunto Manfredi all'apice ancora Alessandro IV, che fu usurpazio-


di sua potenza, maritò Costanza sua figlia ne di Federico II il congiungere all'impe-
a d. Pietro figlio di Giacomo 1 re d' A- ro il regno di Sicilia , e che invitato dal
ragona,elasecondogenitaBeatriceai mar- Papa a deporlo disprezzò d'ubbidire;laon-
chese diMonferrato.ColIe rovine di Sipon- de d'ora innanzi non si polessepiù unii*
to fabbricò magnificamente altra città, questo regno con l'impero. La quale con-
che col nome chiamò Dlanfredonia,
suo dizione usarono poi tulli gli altri Papi nel-
e di frequente vi soggiornò. A mezzo dei l'investiture del reame delle due Sicilie.
suoi fautori nel1237 Manfredi avea su- Pdnaldi che anco ciò riporta, chiama ti-
scitato un tumulto in Roma, contro A- ranni e usurpatori, non re legittimi, Fe-
lessandro IV, esoccorse ghibellini di To- i derico II, Corrado IV eManfredi; viola-
scana e Lombardia. Questo Papa nel pre- tori della giurisdizione ecclesiastica, tur-
cedente anno, siccome era morto Gugliel- batori dell'elezioni de'vescovi, che prete?
mo re de'roniani, inlimò agli Elettori del- sero che gli ecclesiastici fossero convenu-
tiiiipero la scomunica, qualora avessero ti avanti a'iaici, ed a- tori d'inique leggi
tentato di surrogargli Corradino, il qua- contro Sede, dai Papi condannale
la s.

le veniva educalo dalla madre in modo poi in ogni investitura. Manfredi nel 260 1

degno degli avi suoi e capace di ricupera- aiutò i sanesi ghibellini, contro i fiorenti-
re un giorno il regno. Per effetto del par- ni e altri guelfi, nella disastrosa guerra di
teggiare guelfo e ghibellino che divideva fazione : Siena (F.) a'4 settembre co' te-
i88 SIC SIC
deschi di Manfredi riportò la memorabi- maggio alla chiesa romana, e ricevette per
le vittoria di Mont'Aperto, per la quale le mani di 4 cardinali, deputati dal Papa
quasi tutlaToscanadovègoveruarsi a mo- ch'era in Perugia, l'investitura del regno
do di parte gliibell ina imperiale, e Man- colla consueta tradizione del vessillo. A
fredi ne divenne vicario e vi esercitò la questo atto tenne dietro la coronazione sua
suprema autorità. Nel 1261 ad Alessandro e della consorte Beatrice, eseguila da 5
IV successe il- francese Urbano IV, che cardinali (che nominai a Coronazione dei
ammonì gravemente INlanfredi a lasciare RE, onde mi correggo seguendo altri
se
il trono usurpato, e di vessare la Chiesa e storici dissi altiove,che lo coronò il Papa)

lesue terre di Piomagnajil che continuan- nella basilica Vaticana nella festa dell'E-
do si trovò costretto usare le armi spiri- pifania 1266, alla quale chiesa il re asse-
tuali delle censure e le temporali. Fece gnò in perpetuo 5o oncie d'oro sulla do-
perciò bandire una crociata contro di lui, gana di Napoli. Quando Ruggero I con
sotto lacondotta di Guido vescovo d'Au- illegittimo atto dell'antipapa Anacleto II
xerre,e di Roberto figlio del conte di Fian- si fece coronare in Palermo, questa città
dra, e genero di Carlo d'Angiò conte di lo pretese poi come diritto cogli altri re,
Piùvenza: questi crociati disfecero le trup- sebbene ancora non fosse divenuta capi-
pe tedesche di Manfredi, il quale con un tale dell'isola; il perchè Clemente IV per
esercito di soli saraceni assalì di nuovo le la Roma di Carlo I dichia-
coronazione in
città di R-omagna, e per timore il Papa rò: Perpraeniissa siquidem coronationis
co'cardiuali si ritirò in Orvieto, essendo- et innnctionis soleinnia, Panorinilanae,
si i crociati dispersi per mancanza di vel- seu aliquibus aliis eccltsiis^ vel qiiibus-

1o\aglie. Considerando Urbano IV l'im- Qiiinque personis ci locis, ex eo, quodeis-


portanza di definire l'alfare dell'investi- dctn solemnis non intersunl, vel quod il'
tuia delledue Sicilie, e |)oichè il re ingle- le in sede ipsa nonfuerit, ani alias nnl-
se restava ancor dubbioso, si rivolse con Inni volunms in posternm praejudicium
più ardore alla corte di Francia, e già le generari. L'atto dell'investitura, come
cose si erano con Carlo d'Angiò
stabilite documenti si legge nel Bor-
tutti gli altri

conie (il Provenza, fratello di s. Luigi IX, gia, tanto nella Breve istoria , quanto
quandolamorte tolseiiPapadal mondoai nella Difesa del dominio temporale del'
aottobre 1264. Noterò che aR.OMA raccon- la Sede apostolica nelle due Sicilie, ed
tai come e con quali condizioni ne fu e- anche nel Rinaldi. In esso si mutarono
letto senatore Carlo d' Angiò nel ia63, le formole antiche, non si fece menzione

mentre molti romani ghibellini propen- di ducati ,


principati e altri luoghi ; ma
devano per Manfredi; come funse il sena- si parlò del Regno due Sicilie, cioè
delle
torato per vicari, e che donò al Papa un dell' isola e della terra di qua dal Faro,
Faldistorio(^F.); con altre notizie analo- insinoa'cqnfini delle terre della chiesa ro-
ghe alla sua persona e senatoria dignità mana, espressamente riservandosi il Pa-
contrastata, comechè incompatibile colla pa il dominio Beneventano compreso tra
reale. Nel febbraio 1x65 Urbano IV ebbe le terre in vesti te,condichia razione de'suoi
a successore l'altro francese Clemente IV confini, cioè di poterli il Papa a suo be-
già consigliere regio, che subito avendo neplacito una sola volta riconoscere e di-
ripreso il trattato dell'investitura, indus- stinguere. In tante occupazioni di norman-
se il conte Carlo ad accettarne le condi- ni e svevi dovette lo stato beneventano
zioni. A'24 maggio Carlo entrò in Roma, da' primi tempi in cui passò in dominio
ed a'29 nella basilica Lateraneose fu pub- della s. Sede, soffrire molte perdite, onde
blicata la bolla d'investitura, e Carlo pre- giustamente Clemente IV si riservò que-
stò il giuramento di fedeltà ed il ligio o- sta ricognizione per ridurre le cose al pri-
SIC SIC 189
slino sisfema. Olire di ciò si convenne dì vincie,ese vi fosse eletto, e dentro Io spa-
altre grazie per Benevento, clie Carlo I ziodi4 mesi non rinunciasse,s'intenda de-
con ispecialdiploma rafiermòai beneven- caduto eo ipxo a /lire regni Siciliae,et ter'
tani, a'qiiali lo partecipò il cardinal Ca- rae praedictae. 5° Che se accaderà per
prario legalo in Sicilia da Salerno. Nell'in- le contese, che allora vi aveano per l'ele-
vestitura si variò per la 3." volta il cen- zione dell'imperatore, che Carlo fosse e-
so, mentre s'impose generalmente so[)ra letfo, debba nelle mani del Papa eman-
le due Sicilie nella somma d' otto mila cipare il suo figlio, che dovrebbe succe-
oncie d'oro (ossia quaranta mila fiorini )
dergli, ed al medesimo rinunciare il re-
ad pondits ipsius regni, da darsi alla Se- gno. 6.° Che minore d'anni 18 non
il re
de oposlolica ogni anno nella festa di s. possa per se amministrare il regno, ma
Pietro, e di un palafreno bianco, bello e debbasi esso ed il regno porre sotto la cu-
buono per ogni triennio, volgarmente poi stodia della chiesa romana. 7.° Chese av-
chiamato C/i//ie<7, al quale articolo ne de- venisse maritarsi una sua figlia coll'impe-
scrissi la pompa equanto vi ha relazione, ratore vivente il padre, e questi defunto
in rerognitionem veri domimi eorurndem rimanesse ella erede, non possa succede-
regnije molti altri capi si sfabi'irono per re al regno, e se deferita a lei la succes-
la libertà ecclesiastica, e pel buon gover- sione,si casasse co\ì"\mperaloreyCadatpro-
no del reame. A farne breve memoria ri- tiniis ab eo, nisi vir ej'tis imperio pror-
porterò con Borgia i seguenti capitoli sti- siis reniintians regno solummodo sii con-
pulati e giurati dal re Carlo I d'Angiò. tentits. E lo stesso s'intenda detto per il

Inoltre Borgia ci diede tra i preziosi docu- regno Teutonico, per la Lombardia oper
menti, vari di essi riguardanti le solen- la Toscana. 8.° Che sia tenuto pagare per

nità che accompagnarono la presentazio- la totalità del censo otto mila oncie d'o-
ne del censo per le Sicilie, a seconda del ro ad pondus ipsìits regni in ogni anno
convenuto, .° Venne da Clemente IV in-
i nella festa di s. Pietro; e di piìi un pnla-
vestito Carlo del regno di Sicilia Ultra e freno bianco, bello e buono in ogni trien-
dira, cioè dell' isola e di tutta la terra nio, in recognitionem veri dominii eoriici'
di quadal Faroinsino ai confini delle ter- dem regni et terrae. g." Che debba pa-
re della chiesa romana, eccetto la città di gare nell'ingresso di detto regno allaChie-
Benevento con tutto il suo territorio e sa romana cinquanta mila marche ster-

pertinenze; e ne fu investito per se e di- line, ma in varie rate e termini, io. "Che

scendenti legittimi maschi e femmine,con in sussidio delle terre della Chiesa e nel-
varie dichiarazioni sopra i gradi di suc- le guerre, a richiesta del Pontefice sia te-

cessione; e mancando questi, o facendo al- nutoraandareemantenereper 3 mesi in-


cuna cosa contro i patti e condizioni del- teri al 3oo cavalieri ben ar-
soldo regio
rinvestitura,rpg;««<m ipsiim adRoinanam mati in Urbemjn Campaniam, in Marit-
Ecclesiam, ejusque disposilioneni libere timani, in Patrimonium b. Petri in Tu»
reverlatur. 2.°Chenon possa in conto al- scia, dìicaluin Spoletannnij Marchiani
cuno dividere il regno e la terra suddet- Anconitananij et in praemissam civìta-
ta. 3.° Che debba prestare il giuramen- lem Benevenlanam, ac ejiis lerriloriiim et
to di fedeltà e di ligio omaggio al Papa pertinentias. Che questo sussidio si possa
ed alla Chiesa romana. 4-° Che il re in- secondo i bisogni permutare in navale
vestito non aspiri ad occupare, o procuri stolium.i i.°Che il re debba stare a quel-
di farsi eleggere o ungere in re o impe- lo definirà il Pontefice sopra la determi-
ratore romano, ovvero re de' Teutoni- nazione de'confini da farsi una sol volta
ci, o pure signore di Lombardia o di To- del territorio di Benevento. 12.° Che dia
scana, o della maggior parte di queste prò- sicurtà a'beneventani per tutto il regno,
190 SIC SIC
e osservi i loro privilegi; e che permet- torio e pertinenze, exsola gratìa, et me-
ta di poter disporre liberamente de'Ioro ra liberalitate Sedis aposlolicae. E non
l)eni situali nel regno. 1 3.° Che non possa solo Clemente IV beneficò Carlo I del-
nelle terredi dominio della Chiesa roma- l'investitura, ma si studiò pure di appre-
na acquistare cosa alcuna per qualunque stargli quegli aiutiche potè il meglio, an-
titolo, uè ottenere in quella podesteria, ca- corché l'erario della Chiesa si trovasseal-
pitaniato, rettoria, o qualunque altro o- lora in grandestrettezza.il Rinaldi ripor-
nore e dignitti; né occupare, o fare occu- ta le lettere colle quali il Papa domandò
pare, né molestare dette terre, sotto pe- aiuto a s Luigi IX pel di lui fratello, per-
na di devoluzione del regno, se dentro 3 ché lo fornisse di esercito per cacciarelNIan-
mesi Xìou restituirà le cose occupate. 1 4-° fredi dal regno, il quale erasi avvicinato
Che s'abbianoa restituire a tutte le chie- a Roma co'saraceni per combattere il re
se del regno beni, che alle medesime fu-
i ed avea chiuso il pas-;o delle Alpi per o-
rono tolti. I 5.° Che tutte le chiese, e loro pera de! marchese Pallavicino; inoltre il
prelati e chierici godano della libertà ec- Papa prudentemente frenò 1' ardore di
clesiastica,e special mente nell'elezioni, po- Carlo I,che senza proporzionate forze vo-
stulazioni e provvisioni. i6.°Clie le cause leva affrontare il nemico, che perciò rien-
ecclesiastiche si trattino innanzi gli ordi- trò nel regno. 11 Papa per giovare il re,
nari, e per appellazione dalla Sede apo- fece predicar la crociala in Francia co!
stolica; e che i chierici né per le cause ci- premio delle indulgenze, e queste conser-
vili, neper le criminali possano conve-
si vò a'crocesignati che doveano parti re per
nire avanti il giudice secolare, ?2m\v«per Terrasanta, non essendovi in quel tempo
feiidis judicìo petilorio conveniatnr ch'i- necessità di essa, acciò si ponessero sotto
liler. jy.^Che si revochino tutti gli sta- gli stendardi di Carlo I per reprimere il ti-

tuti emanati da Federico, Corrado di lui rannoManfredi nemico dellaChiesa. Inol-


flgIio,eI\Ianfiedi, e da chiunque altro con- tre il Papa bandì la croce in Italia con-
tro la libertà ecclesiastica. 1
8.° Che non tro Pallavicino e altri ghibellini, per fa-
s'imponghino taglie o collette alle chie- cilitare il ai francesi, onde mol-
passaggio
se; e che nelle chiese vacanti non pos- ti abbandonarono le par-
popoli italiani
sa il re avere né regalie, né alcun frutto. ti di Manfredi. Per tal guisa composte le

ig.° Che gli esiliati della Sicilia, e della cose, il Papa destinò legato per accompa-
terra di qua dal Faro si riducano nel re- gnai il le il cardinal Caprario, con am-
gno ad inandalnm Ecclesìae. 20.° Che pie facoltà così per Napoli, come per Sici-
non faccia lega o confederazione con al- lia. Indi Carlo I nello stesso gennaio 1 266
cuno imperatore, re, principe, barone, sa- col suo esercito s'avviò alla volta del re-
raceno,cristianoogreco,oconaltrochiun- gno, e Manfredi impaziente di respin-
que contro la Chiesa romana. 21.° Che gerlo, presso Benevento venne seco a bat-
debba tenere pronti almenoiooo cava- taglia campale nella pianura di Grandel-
lieri oltramontani, od altra truppa appa- la a'26 febbraio. Narra il p. Tuzi, Me-
recchiata per valersenea<^^rofeai;/o«(?/« morie di Sara p. g4> ^'^^ IManfi edi, sor-
7jego^»y?(r/e/.22.°Finalmenteche il reCar- preso da insolito timore, spedì a Carlo [

lo debba dare diploma al Papa ed alla inaspettatamente araldi a chieder pace:


Chiesa romana munitodi bolla d'oro, nel ma il re die loro questa risposta, ile al D
quale mediante il giuramento dichiari Saldano diNocera (così chiamò Manfre-
ed espressamente riconosca di tenere il di alleato de'saraceni annidati e fortifi-
regno di Sicilia, e tutta la terra di qua cati in Nocera de'Pagani) che oggi, io
dal Faro fino a'confìni dello stato eccle- manderò lui all' inferno, o egli mande-
siastico, eccetto Benevento col suo terri- rà me in paradiso ! Si dice che Maufie-
SIC SIC 191
tli avesse l'esercito composto di 40)000 valli, e promìsei-o l'assistenza de' fratelli
soldati. Dopo over Mciiifiedi ottenuto del re di Castiglia, Federico ed Enrico, il

de' vantaggi in due coinbaltitnenti ab- , quale era senatore di/iOHW,da Sieiiae dai
bandonato in mezzo a' nemici da' baro- ghibellini toscani fatto capitano genera-
ni pui^Iiesi, fu ucciso da un soldato che due marchesi Lancia parenti della
le. I

non lo conosceva. Il suo corpo, come al- madre di Manfredi, e due conti della Ghe-
lacciato dalla scomunica, fu posto in ter- rardesca pisani, si unirono a Corradino e
ra profana a pie del ponte ili Benevento, con essi altri partigiani, ferraresi, verone-
ma l'arcivescovo di Cosenza Bartolomeo si ed altri di Lombardia. Perciò e per l'op-
Pignaltelli in seguilo lo fecedisolterrare pressioni degli angioini e provenzali, Ita-
perchè il luogo apparteneva albi chiesa, lia tutta risuonò d' imprecazioni contro
e gettare sulla riva delfiume Verde. Ot- Carlo ledi simpatie per lo svevo rampol-
tenuta Cai lo 1 piena e compiuta vittoria, lo, a cui Pisa e Siena mandarono 00,000 1

fece arrestare nel punto che s'imbarca- fiorini. Elisabetta che trepidava pel bol-
vano per la Grecia Manfiediuo figlio di lente figlio, finalmentesi contentò che par-

Manfredi, e lamogliedi questi Sibilla, so- tisse con Federico, che alcuni chiamano
rella del despola di Morea e faglia d'un di Baden,ultimo rampollo della casa diBa-
Comneno che regnava in Epiro, e fini- benberg, spogliato del ducato d'Austria
rono i loro giorni in prigione. Carlo 1 fat- suo retaggio da Ottocaro di Boemia, che
to il suo ingresso in Napoli, rinnovò giu- i con Corradino suo parente era cresciuto
ramenti al cardinal Caprario legato, ed e educato,amandosi di pari amore. Par-
all'arcivescovo di Cosenza, proseguendo tì Corradino nel declinar del 1267 con
quindi la conquista del regno. In Sicilia 5ooo cavalli di pesantearmalurae altret-
era rimasto Corrado Capece a soslenere tanta cavalleria leggera.accompagnatodai
il nome svevo, ma dovè [ìarlirneall'arri- suoi tutori il conte del Titolo suo patri-
vodi Filippo MonfortcoH'armata frau«
di gno e il duca di Baviera suo avo, sino a
cese, il quale agevolmente s' inìpossessò Verona; ma allora le grosse cavallerie feu-
dell'isola ui nome dell' Angioino, rimanen- dali ritornarono addietro. Piimaslo il gio-
do preposto a quel governo Falcone di vane principedi 7 anni tra gli alleati ghi-
1

Puiricard coi titolo di vicario, senza sta- bellini, con pochi tedeschi e l'amico Fede-
bilirvi la sua residenza che d'ordinario fe- rico, e per consiglieri Lanciaci Gheiar-
i

ce in Napoli per deliziarsi, città che allo- desca,si avanzòperattaccarelafurmiddbi-


ra prese l'aspetto di metropoli della mo- lepotenza di Carlo 1, sostenuto dal Papa e
narchia. Carlo I incominciò il suo gover- da Francia, non che [)rode e vecchio guer*
no con rendere malcontenti muovi sud- riero. Per istrada s'ingrossò la sua picco-
diti della stirpe Angioina, sia per le seve- latruppa de'più ardenti ghibellini, mas-
rità che dovette esercitare, sia per le im- sime liguri, e degli alemanni sparsi nelle
posizioni che si trovò costretto 01 dinare; contrade italiane, per cui ascese a 35oo
ilperchè non andò guari che pugliesi e si - militi; e conquesti avvicinatosi in Tosca-
ciliani richiamando il governo degli sve- na Carlo I l'abbandonò e precipitosamen-
vi, il Capece con uno stuolo di capoparti te passò in Puglia a fermare l'insurrezio-
ghibellini si recò in Baviera presso Cor- ne chedivampava d'ogni parte. Frattan-
ladino, invitandolo a salire sul trono dei to pisani, col conte di Squillace e Fede-
i

suoi avi. Le repubbliche e piccoli princi- l'icoLancia, devastarono i contorni diGae-


pi d'Italia ghibellini, ingelositi della po- ta, e innanzi Messina sconfissero la flotta

tenza di Callo le per ispirilo di fazione, provenzale. I saraceni di Lucerà tollerati


sperando in Corradioo un difensore e veu - e protetti dagli svevi, innalzarono lo sten-
dicalore, gli esibirono denaro, armi eca- dardodi Corradino. Federico di Castiglia
ir)3 SIC SIC
mosse (laTiniisi, con CorrndoCapecesbar- de'campiValentinioPalentlni presso Ta-
cò a Scialla in Sicilia con truppe, e solle- gliacozzo, della sorte di tutta Italia, e del-
vò l'isola, ad eccezione di Palermo, Messi- la dominazione de'francesi o de'tedeichi
na e Siracusa difese dalla sopravvenuta nel bel regnodeIledueSicilie.il vecchio
flotta francese comandata da Philippe di Alard di s. Valéry consigliere di Carlo [

Angles; ed il suo fratello Enrico senato- e nobile barone francese, spertissimo nel-
re di Roma gli spedi rinforzi, e inalberò la militare disciplina, vedendo nelle trup-
i vessilli di Corradino. Corrado d'Antio- pe dell'avversario l'inesperienza e l'entu-
chia signore di Capizzi e nipote di Man- siasmo di parlilo, fece animo al re e ne
fredi, assunse il titolo di viceré di Sicilia, diresse le mosse tutte con felice successo.
e sebbene Puiricard accorresse in Val di Carlo I per occultarsi fece vestire co'suoi
Mnzzara,dovè tosto ritirarsi per defezione abiti Enrico di Cosenza, e con 800 scel-
de'soldati collettizi. Clemente IV tre vol- ti uomini si mise in aguato; lasciò che due
te invitò Corradino a desistere dall'impre- terzi dell'esercito s'impegnassero col ne-

se, a contentarsi del titolo di re di Geru- mico, e per sparpagliarlo e meglio distrug-
salemme che gli avea permesso, e a de- gerlo dispose che si rivolgessero in fuga.
porre quello di re di Sicilia da lui assun- Corradino e Federico passato ardilamea-
to; dovendo pure licenziar l'esercito, e ri- te il fiume che li separava dai provenza-
cevere a'piedi di s. Pietro la sua senten- li, inebriate le sue milizie di ottener fa-

za. Vedendoli Papa inutili le sue ammo- cile vittoria, rovesciarono e inseguirono
nizioni, in Viterbo in die Coena Domini. gli angioini, e ingannali dalle vesti ucci-
del I 268, pronunziò contro di esso forma- sero Enrico di Cosenza. Credevano fini-
le sentenza, privandolo del regno di Sici- ta la battaglia, quando all'improvviso
lia e dell'altro di Gerusalemme, con di- piombòsulle genti sparse di Corradino, il
ploma riportato da Rinaldi, ove si legge re colla sua pesante cavalleria^ che tutti
la scomimica lanciata contro di lui e par- schiacciò, e in brevi istanti il suo trionfo
giuramento dei
tigiani, e l'assoluzione dal fu completo. I conti Lancia ed Gherar- i

suoi sudditi. Corradino nel recarsi a Ro- desca consigliarono alla fuga Corradino,
ma, per intimidire il Papa, fece la rasse- ed il resto dell'esercito scampato dapper-
gna del suo esercito sotto le mura di Vi- tutto trovò tradimenti, per fardimenti-
terbo; e Clemente IV disse in vedendolo careal vincitore l'insurrezione. Enrico di
agl'impauriti cardinali: Non temete, poi- Castiglia fu dato in mano del re dall'ab-
ché gli sforzi diCorradino si dissiperanno batedi Monte Cassino. Corradino e suoi i

in fumo, e lui e Federico d'Austria esse- amici in 45 miglia di paese non trovan-
re vittime che andavano al sagrifizio ! Il do asilo, s'imbarcarono per la Sicilia su
senatore Enrico di Castiglia accolse in fragile battello nel porto d' Astura, ma
Roma con entusiasmo il pretendente, lo Giovanni Frangipani signore del luogo,
fornì d'8oo spagnuoli, e mise a'sua di- temendo d'esser tenuto mallevadore del-
sposizione i tesori delle chiese. Dopo al- la loro fuga,e ripentendosi dell'azione ge-
cune settimane di soggiorno a Roma, Cor- nerosa d'averli fatti partire, gl'insegui con
radino si pose in cammino a' 1 8 agosto per barche armate, per forza li ricondusse nel
entrare pegli Abruzzi nel regno di Napo- poi to, e mediante venale ricompensa del-
li. Egli era giunto nella pianura di s. Va- l'ammiraglio angioino, gli consegnò Cor-
lentino, allorché incontrò Carlo I con un radino,Federicod'Austria,i Lanza,iGhe-
esercito men forte del suo, ma composto rardesca e altri loro seguaci, che furono
di vecchi guerrieri. Danna parte 5ooo ca- condotti in Napoli. La monarchia diCarlo
valieri, dall'altra 3ooo doveano a'24 o I era stata scossa, e la sua esistenza era ia
2 5 agosto 1268 decidere, nella battaglia pericolo; ne prese aspra vendetta, che sa-
SIC SIC 193
rà sempre riprovala e biasimata. nemi-
T XLVII,p. 17G. Parlando a Pf.scina del-
ci de' Papi pongono in bocca a Clemente l'Abruzzo e de'principali luoghi dell'ospi-
IV questa prelesa risposta cpianilo fu con- tale Mai sica, Tagliacozzo, Magliano e al-
sultalo sull'esistenza cliCorradino, che eoa tri, dicendo de'campiPalenliiiiedella me-
più eli ragione devesi attribuire a qualche morabile pugna, ricordai come Carlo I,
ardente angioino: Fila Conradini ,inors in adempimento d'un voto, ivi e vicino
Caroli; niors Conradini, vita Cnroli.^o- alla Scurcula eresse un magnifico tem-
vaes dice grossolana calunnia l'incolpa- pio con monastero a s. Maria della Vitto-
zionediClemente V, che non merita con- I ria, con sulfiagi pe' soldati uccisi nel con-
futazione; poiché udito l'infelice fine di flitto, il vincitore spedi un'armata in Si-
Corradino e altre crudeltà di Carlo I, lo cilia, sotto gli ordini de'fratelli Guido e
caricò di acerbi rimproveri. Gran parte Filippo diMonfort,e di Guglielmo Sten-
de'tedeschiespagnuoli scampali dal com- dardo. Appena seguito lo sbarco in Mes-
battimento furono poi assoldati da'sane- sina, le vele spagnuole e pisane poi laro-
si,e nella più parte perirono contro i guel- no lungi Federico di Castiglia e Capece.
fi nella battaglia d' Elsa. Il re formò un Il solo Corrado d'Antiociiia, altro super-
tribunale di deputati delle provincie più stite della dinastia sveva, cadde in mano
divote per giudicare Corradino e suoi a- de'francesi,dopo essersi chiuso nel forte
mici. Gl'istorici sono discordi sul risulta- di Centoripi,ed in Catania fu privato del-
lo, pochi votarono per la morte, altri di- la vista, e quindi appeso al patibolo con
cono un solo, perciò ucciso dal suddetto Nicolò Maiella, altro duce fatto prigio-
RoberlodiFiandra, benché genero del re. ne a Caltanisetta. Difficile a descriversi
Certo è che Corradino fu consegnato ai e odioso a rammentarsi è il duro tratta
carnefice, che sulla piazza di Napoli gli mento ch'ebbero i miseri siciliani a sof-

mozzò il capo a'26 029 ottobre 268. De- 1 frire dai ministri regi. Il maresciallo Sten-
posto da se il mantello sul patibolo, si po- dardo grande almirante del regno, il Pui-
se inginocchione per pregare, e si rialzò ricard divenuto signore diGagliano eCac-
gridando : Oh madre mia, qual profon- camo vicario generale, ed il gran cancel-
do dolore ti cagionerà nuova che sei
la liere Giovanni di Gramenil arcivescovo
per ricevere di me ! Indi gittò un guanto di Palermo , ressero il paese secondo la
nel mezzo della moltitudine, come per loro dispotica voglia, mentre il re veglia-
cercarvi un vendicatore; chi lo raccolse va alle cose d'Africa e rendeva il re moro
uccise poi il figlio di Frangipani, saccheg- di Tunisi suo tributario nella crociata ira-

giò e incendiò Astura, come riportai nel presa di persona col fratello s. Luigi IK
voi. LIV, p. 20 t. Federico d'Austria, i per la Palestina, il quale vi perì di peste.
Lancia, i Gherardesca, e altri fidi diCor- Gregorio X giunse a Brindisi ili. "gen-
radino, provarono il suo supplizio, e mi- naio 1272, e per Siponto passò a Bene-
furono immolatedal ri-
gliaia di vittime vento incontrato con ogni ossequio daCar-
sentimento di Carlo I, che fece man bas- lo I (già da lui dichiarato vicario impe-
sa sui saraceni di Lucerà e di Nocera dei riale in Toscana, come avea fatto il pre-
Pagani, e sui ghibellini;e pel suo orgo- decessore), ed ogni volta che ascese il ca-
glio vieppiùeccitò l'odio de'siciliani. Con vallo gli tenne la staffa e l'addestrò per
Corradino mancò il chiaro e nobilissimo alcuni passi; ufficio di Palafreniere (^.),
sangue degli svevi. Il suo corpo fu depo- che gli rese anche in Roma nella pompa
sto presso (|uello di Federico d' Austria, della coronazione,e poi nel sontuosoP/vi«-
nella chiesa di s. Maria del Carmine, ove za (^.) gli presentò lai." vivanda, dopo
il regnante re di Baviera gì: eresse una avergli versato l'acqua sulle mani; pre-
statua di marmo, il clic rimarcai nel voi. standogli giuramento di fedeltà e omag-
VOt. LXV. i3
1
94 SIC SIC
gio, come vassallo feudalario della s. fie- cero i cardinali. All'eletto Nicolò IH Car-
(le. Gregorio X s'interpose perchè non si lo I nel 1278 prestò giuramento di fe-

lotTjpesse guerra tra il re, veneti e gre- i deltà e omaggio, col diploma con bolla
ci, e scomunicò perluibatori della pace
i d'oro a'24 maggio. Nella data si diceco- .

e gli aderenti del defunto Corradino; in- me re di Gerusalemme anno 2.°, di Sici-
di dichiarò rettore di Benevento Arcelli, lia annoi 3.°, e ciò per avere ricevuto Car-
e deputò altri a combinar le vertenze sui lo I 1277 cessione del titolo di Ge-
nel
confini, insorte con Carlo I, il quale con rusalemme dalla legina Maria figlia del
molti baroni accompagnò il Papa da Or- principed'Anliochia. Imperocché termi-
vieto a Firenze, quando si recò al conci- nala in Corradino la linea di Maria figlia

lio di Lione II. Neh 1^5 il Papa conces- di Corrado di Monfeirato, e moglie di
se al re proroga a pagare il censo nella fe- Giovanni conte di Brenna e re di Geru-
sta di s. Michele, giacché pe'pericoli dei salemme, le ragioni su questo regno s'e-
cammino non gli fu permesso di farlo nel rano trasfuse in IMaria nata da Meiesin-
termine convenuto di quella di s. Pietro. da sorella di Maria moglie di Giovanni,
Papa Innocenzo V nel 1276 ricevè daCar- ch'ella poi cede all'Angioino. Ma Nicolò
lo 1 il giuramento d'omaggio pel regno Ili avendo sospetta la potenza di Carlo 1

di Sicilia, e per tutta la terra di qua dal come senatore di Roma e come vicario di
FarOjCon diploma munito di bolla d'oro Firenze fatto da Clemente IV nella va-
a'2 marzo nel palazzo Lateraneuse, cnl- canza dell'impero, procurò prima toglier-
l'eccettuazione di Benevento come sem- gli questo,non a rendo più luogo dopo l'e-

pre fu praticato dipoi, clausola che solo lezione di Ridolfo I, e lo richiese di ri-
ricordejò quando negli atti si fece qual- lasciare il senatorato incompatibile a'ca-
che cambiamento. Sentendo il Papa che piloli da lui giurati, e colla celebre costi-
voleva recarsi in Roma con gran comiti- tuzione di cui parlai a Roma, proibì tal

va Rodolfo I re de'_romani, gli proibì di dignità a qualunque principe o feudala-


entrare in Italia se prima non erasi pa- rio e ne fissò la durata a un anno, e Car-
cificato con Carlo I, per non accendere le lo I nel I 278 si dimise dal senatorato. Di
fazioni de'guelfì e ghibellini. Grato il re, più Nicolò III ascollò e pose in bilancia
in morte gli fece erigere dal suo camer- le ragioni di Costanza di Svevia alla suc-
lengo senatorio un conveniente sepolcro cessione di Sicilia, come figlia di Manfre-
nella basilica Lateranense. Al successore di e cugina diCorradino: i motivi di mal-
Giovanni XXI, nel 1276 il le prestò il contento dati da Carlo I ai Papa, acce-
debito giiuamento di ligio vassallaggio, lerarono promessa
la di dame l'investi-

con ampio diploma munito di bolla d'o- tura al marito Pietro d'Aragona. III re

ro. Intanto governando in peggio la Si- Va qui [)remesso, che Giovanni da Pro-
'

cilia Guglielmo di Belmonte e Adamo di cida nobile salernitano e dotto medico,


INlorier, succeduti al defunto Puiricaid, fu il principal motore dell'iniziativa di ta-
lo stesso re ne fece lagnanze da Viterbo, le trattato. Affezionato ai principi svevi,
e Giovanni XXI fu invocato mediatore già caro a Federico II, e caldo amatore
perfarcessare tanti mali. Dopo pochi me- del nome italiano, avea militato tra le fi-
si, essendo morto il Papa, a' i6 maggio la di Corradino,e privato da'francesi dei

1277 in Viterbo, e durandola sede va- suoi feudi, ed offeso anche nell'onore da
cante nella festa di s. Pietro, Carlo I se- un cortigiano di Carlo I che avea reca-
condo il prescritto presentò al sagro col- to insidie al suo talamo, si ritirò in Ara-
legio nel conclave di detta città il censo gona alla corte di Costanza, e riuscendo
d'8ooo oncie d'oro: Rinaldi e Borgia ji- ben accetto fu creato Ijarone del regno
portano l'atto di quietanza che gliene fé- di Valenza, e signore di Luscen, Beniz*
SIC SIC 195
7ano e Palma. 1/ oppressione della pa- do macello, che vuoisi essere stali in un
llia, leavaiiie, le cnulellìi, l'aspiezza del mese per tutta l'isola trucidati 8000 fran
governo, rcnonni contribuzioni, le lasci- cesi, e perchè non vi restassero reliquie

vie de'provcnzali, e soprattutto il mani- di loro, con inaudita crudeltà si aprì il

festo disprezzo che ostentavano per V I- ventre a quelle che aveano concepito da
talia, gli esulceravano il cuore ad ogni loro.sebbcne siciliane,ed estratti feti con i

istante. Colle moribonde voci di Corra sassi si fracassarono, come attesta anche
dino da esso raccolte, andava ricordan- Fazello, De rebus siacUs^ dee. 2, lib. 8,
do alla regina Costanza e al re Pietro 1 1 cap. 4, p- 49^- Questa famosa e memo-
i loro diritti alle dtieSicilie, e gl'isligò a rabile congiura fu chiamata /^^esperi si-
rivendicarli. Percorsi cpiiodi i doniinii na- ciliani. Il Fiori nel 1843 pubblicò in Li-
poletani e siciliani, trovò l'isola ben di- vorno: Giovanni da Precida, o i Fespri
sposta a secondario; laonde accesa la fiam- siciliani, storia del secolo AY//.Non gio-
ma di ventletta in ogni petto, mise l'im- vò ad alcuno il rifuggiarsi nelle chiese, lo
peratore grecoMichelePaleologo negl'in- quali furono bagnate di sangue,ed aGio-
teressi del suo signore, ne ottenne rile- vanni di s. Remigio, maestro giustiziere

vanti sussidii, e persino giunse in abito di Val di Mazzara, fu tagliata la ritirata


monastico a'piedi di Nicolò 111, non cer- mentre correva a rifugiarsi inVicari, e ri-
tamente tenero pegli angioini, guardan- mase ucciso per via. Tutte le città di det-
do in cagnesco francesi io Italia, il qua-
i ta valle e di quella di Noto seguirono l'e-
le poco dopo moli nell'agosto 1280. Il sempio di Palermo, e fu tanto lo stermi-
conclave adunatosi in Viterbo fu diviso nio che fu tenuto prodigio l' essersi ser-
in due fazioni, una che voleva un Papa bato in vita a Calatifimi Guglielmo Poi-
favorevole a Carlo I, l'altra guidata da- celletjuomo di specchiata virtù, e l'avere
gli Orsini nipoti del defunto era di con- gli abitanti di Sperlinga rifiutato di pren-
Irarioparerejla r.^vinseefu elettoii fran- der parte al macello. Erberto d'Orleans,
cese Martino IV, il quale amico di Carlo ch'era vicario di Messina, tentò di spedir
1 gli reslitul la dignità senatoria. Questa truppe a impedire l'eccidio in Val di De-
parzialità inasprì i siciliani, che incitnti mone che cominciava a tumultuare. Ma
da Giovanni di Precida, fu stabilito che Taormina si trovò già rivoltata, e poco
aliai .'^
occasione tutti insorgessero; altri lardò a scoppiar la ribellione in Messina
dissero con minor verosimiglianza che ai stessa, che eccitata da Bartolomeo Ma-
3o marzo I -282, 3.^ festa di Pasqua, ali." niscalco la plebe, tornò a ristabilirsi il reg-
tocco delle campane pe'vesperi della chie- gimento municipale, conferito a Baldo»
sa, si trucidassero a un tempo tutt'i fran- vino Mussone. 11 vicario partì, e potè sal-
cesi e provenzali esistenti in Sicilia, sen- vare a patti la vita alle deboli guarni-
za veruna eccezione. InPalermo Io scop- gioni de'forti di Scaletta e di Montegri-
pio della terribile insurrezione dopo il fone. Liberata la Sicilia, un'assemblea si

vespero incominciò quando all'uscir che radunò in Messina, e stabilì di non più
fece onesta signora dalla chiesa suburba- ammettervi alcuno straniero a regnare, e
na di s. Spirito, il soldato franceseDrouet nominò 8 capitani con autorità suprema.
osò far violenza con atto impudico. Fu Si trattò di acclamare il dominio della
questo il segnale della deplorabile e bar- chiesa romana, e sulle prime i palermi-
bara carniflcìna.I parenti della donna ta- tani alzarono le bandiere di s. Pietro ;

gliarono a pezzi quell'insolente, e il po- ma essendoPapa Martino IV francese, fu


polo infuriato tutti passò a fd di spada creduto aderente agli angioini, avendo
provenzali e francesi, senza perdonare né Carlo! contribuito alla sua esaltazione:!
a età, né a sesso. Tale e tantofu il tremen- siciliani si gravarono di lui,perchènonoc
196 SIC SIC
avea pre'o la protezione e tutela. Si ten- e riuscì a introdurre ooo catalani in Mes-
ne quindi a Palei mo altro congresso na- sina. Por la bravura degli assediati si re-
zionale, ed ivi fu gridato Pietro III re sero vani i tentativi d'assalto de'francesi;
d'Aragona, che qual marito di Costanza e 3 cittadini sospetti di connivenza furo-
avea ereditalo il nome e le ragioni degli no dal popolo trucidati. In questo tem-
svevi: trovandosi egli preparato e pronto, po si portarono 3 ambasciatori spagnuo-
e simulatamente colla sua flotta ne' lidi li al campo di Carlo I, intimandogli lo

d'Africa, gli fu spedita solenne ambasce- scinglimento dell'assedio, al che sebbene


corona e invocare il suo
ria per offrirgli la a malincuore dovette indursi, riservan-
aiuto, composta di Giovanni da Procida do a miglior tempo la sorte delle armi.
e de'sindaci di Sicilia capi della munici- Entrò Pietro III come redi Sicilia e col
palità. Appena Carlo I seppe in Orvieto, nome di amododi trionfo in Mes-
Pietro 1

ove trovavasi col Papa, il sanguinario av- sina, e r ammiraglio calabrese Ruggero
venimento, non è a dire quanto ne restò da Loria o Lauria, che avea abbandona-
addolorato,ecomearsedi sdegno e di ven- to il suo paese all'ingresso de'fiancesi,co-
detta, al quale effetto partì subito dalla ronòi successi vincendo una battaglia na-
città pel regno. Pvimasto dal fatale annun- vale, e bruciando sotto gli occhi di Car-
zioanche afflitto Martino IV, a' 8 no- 1 lo I la sua flotta alla Catona ed a Reg-

\embrein MonleFiascone scomunicò so- gio. Frattanto Pietro III disfidò a duello
lennemente gli autori della barbara ri- Carlo I per decidere entio uno steccato
bellione, e tutti gli abbominevoli compli- i loro diritti; l'Angioino accettò e fu sta-
ci; e nel 1 283 a'7 maggio rinnovò la sen- bilito Bordeaux per l'effettuazione, ed o-
tenza di scomunica, e con diploma dato ve egli si recò. Il re d'Aragona prima di
in Orvieto a'iij giugno concesse perciò portarvisi attese nell'isola l'arrivo di Co-
a Carlo I dilazione a pagare il censo fino stanza e degl'infanti Giacomo e Federi-
alla festa di Natale, a condizione che tale co, nominando ili. "nel parlamento diCa-
proroga non portasse lesione a'convenu- tania erede del regno di Sicilia, e confe-
li patii. Carlo I volse contro Sicilia le po- rendo le cariche di vicario a Guglielmo
derose forze navali preparate a danno del- '

Calceran di Carteglia poi conte di Catan-


l'imperatore greco, ed a'conti di Monfort zaro maestro giustiziere ad Alaimo
, di

e di Brenna affidò il comando della flot- Leontini governatore di Messina poi ba-
ta composta di 4o navi, spedile avanti al rone diButeraedi Palazzolo, digran can-
Faro di Messina ove posero a terra le
,
celliere a Giovannida Procida, e di gran-
genti. Tentò Mussone d'impedir lo sbar- de almirante a Ruggero da Loria. Prima
co, ma fu costretto con perdita a ritirarsi della partenza di Pietro III si formò con-
dentro mura, ed francesi occuparo-
le i tro di lui una congiura a Caltagirone per
no INIelazzo, mentre il re coniSo galere opera di Gualtiero principal cittadino,cui
giunse nel Faro a stringere d'assedioMes- molti della Val di Noto aderivano, masi
sina. Il cardinal Gherardo Bianchi lega- riparò ad ogni conseguenza col castigo
to, inviato dal Papa a'siciliani per am- de'ribelli, fra'quali Gualtiero, Francesco
monirli a ritornare all'ubbidienza diCar- Todi, e Manfredo del Monte assediando
lo I, volle intavolare eque condizioni per Caltagirone dierono l'ultime prove d'un
la resa, ma ricusate dall'Angioino, risol- valoie disperato e perderono poi sul pa-
vettero i messinesi di perir tulli sotto le tibolo la vita. Papa Martino IV quando
rovine,anzichè rendersi a condizione. In- seppe che Pietro III erasi impadronito
tanto Pietro III entrò nell'isola a' 20 a- dell'isola di Sicilia, e qual complice del-
gosto ed a'3 I sbarcò in Trapani; pene- l'abborainevole uccisione de'francesi, in
trò sino a Randazzo alle falde dell'Etna, Orvieto ripetutamente lo scomunicò,con-
SIC SIC 197
cesse le indulgenze delle crociale a chiun- saglia del supplizio di Corradino, e per
que avesse combattuto contro di lui e in sottrarlo allosdegno del popolo 1' inviò
fàvole del legittimo Carlo I, lo privò di in Aragona. Disfatta la sua armata, Na-
qualunque onore, scomunicando ancora poli sarebbe stata preda del vincitore, se
chiunque 1' ubbidisse e lo chiamasse re. non si fosse opposto il cardinal Bianchi
Inoltre IMartino 1 V die il regno ch'era feu- col suo valore e mirabili provvedimenti;
datario della Sede, a Carlo di Valois
s. (juindipromulgò savissime leggi per la
figlio di Filippo III re di Francia, e ni- riforma del clero dal rilassato costume;
pote dell'aragonese come nato dalla so- presiedette agl'interessi del regno, e pro-
rella, ordiuandoa'vescovi francesi che gli curò contentare i popoli con rispettarne
dovessero pagar decime per conqui-
le i privilegi enon aumentarne le gravez-
starlo; siccome ancora impose le decime ze. Fu Martino IV che in tale cii costan-
per tutta Italia, a vantaggio di Carlo I. za aflidò al suo legato l' amministrazio-
Altra scomunica il Papa pubblicò contro ne del regno, come supremo signore di
Pietro 111, per aver sfidato a duello pri- esso. Ritornato Carlo I ue'suoi stati, di-
vato il competitore Carlo I,e contro que- spiacente per tante traversie, mentre pre-
sto se l'avesse accettato. Aggiunge Ilinal- parava un nuovo sbarco in Sicilia, mor"i
di,chePietJ'o III contro i giuramenti fat- a'7 gennaio 1285 presso Foggia, e fu se-
ti di feudatario della Chiesa, eresse nel- polto o in Lucerà, o secondo altri in No-
l'usurpata Sicilia l'abusivo tribunale del- cera de'Pagani; e Roberto conte d' Ar-
la Monarchia e visse impenitente; e che tois e figlio di Filippo IV redi Francia,
IMartino IV fulminò l'interdetto contro da Martino IV fu nominato reggente o
l'isola di Sicilia, che durò 70 anni, come balio del regno col cardinal Bianchi, a
testificò Gregorio XI, dovendosi conside- nome della chiesa romana. Poco dopo mo-
rare gli aragonesi re illegilticai di Sici- rironoIMartinoIVePietro IH a'g novem-
lia, flnchènonfuronoinvestiti dalla s. Se- bre. Papa Onorio IV eletto a' 1 aprile,
de. Nell'assenza di Carlo andato a Bor-
I poscia a' 17 settembre pubblicò una sa-
deaux, ove non ci si recò Pietro HI, il pientissima costituzione divisa in vari ca-
suo figlio Carlo II il Zoppo principe di pitoli diretti al sollievo de'popolidellaSi-
Salerno comandava in Napoli, dal padre cilia Citeriore, e riguardanti parte il mo-
dichiarata capitale della monarchia e so- do per l'esazione delle collette, parte in
vrana residenza, sulle provincie di terra- favore de^baroni, e parte io benefizio u-
ferma, quando Ruggero da Loria dopo ni versale del regno,come afferma Borgia.
avere riportato vittoria nel porto di Mal- Dipoi Papa ricusò di ricevere gli am-
il

ta sulla flotta angioina, venne a provo- basciatori spediti da Giacomo d'Arago-


carlo a battaglia nelle acque diCastella- na nel suo avvenimento al trono di Sici-
niare, che il principe accettò malgrado i lia, anzi nel seguente anno lo scomunicò

contrari ordini del padre, ed i parlari e- due volte,nel di dell'Ascensione e in quel-


luquenti del cardinal Bianchi legato per lo della dedicazione della basilica Vati-
dissuaderlo, assicurandolo che arrischie- cana, dichiarando incorsa in quella del
rebbe troppo per guadagnar poco, come predecessore anche Costanza sua madre;
dimostrò il successo, poiché fu vinto, fat- e perchè Giacomo disprezzando le censu-
to prigione, e condotto in Sicilia fu chiu- re pontifìcie si fece coronare in Palermo
so nella fortezza di Monlegrifone, venen- re di Sicilia da'vescovi di Cefalìi e di Nica-
do liberata dal suo lungo carcere Beatri- stro, il Papa li scomunicò in uno al re co-
cedi Monferrato sorella diCostanza. Que- me invasore deirisola,e rinnovò l'interdet-
sta reginasi oppose a'siciliani che vole- to all' isola perchè ubbidiva a illegittimo
vano posto a morie Carlo II, per rappre- principe; scomuuicò pure Alfonso HI re
198 SIC SIC
d'Aragona, che successoal padre riteneva ria, il quale da molti storici fu confuso col
prigione re Carlo II. Questi a interposi- fratello Andrea 111, che siccome competi-
zione del re d' Inghilterra ne uscì dopo tore del i.° non poteva certamente essere
lungo negoziato pel trattato di Oleron o d'accordo col padre Carlo II, e nell' in-
di Campofranco del 29 ottobre 288, la- i gresso in Aquila ne addestrarono il giu-
sciando 3 figli in ostaggio. Papa Nicolò IV mento che cavalca va. Non andò guari, che
non volle riconoscere il trattato nella par- s.Celestino V sospirando la precedente
te che riguardava la cessione di Sicilia, e sua vita contemplativa,a'i3 dicembre in
dispensò Carlo li d'eseguirne le condizio- Napoli fece la Rinunzia citi pontificato
ni, per cui ne mantenne il titolo, e le ar- (P^.), ed ivi fu eletto Bonifacio Vili, ch'e-
mi aragonesi moIe>taroaQ le sue provia- ra stato legalo a Carlo I per ritrarlo dal
cie,massime la Calabria, [ìcr tutto il suo duello, e mantenere i popoli del regno a
regno. Carlo li finalmente snidò da Lu- lui ubbidienti e divoti alias. Sede. Parfi
cerà i saraceni che infestavano il regno da Napoli per Roma, accompagnato da
e nuocevano alla purità della fede, che Carlo li e da Carlo Martello, quali nel i

molli costrinse ad al)bracciaie.ll Papa in Possesso condussero pel fieno la chinea


Rfeli (f^.) enon altrimenti, a'29 maggio che cavalcava, e nel Pranzo colla coro-
1289 coronò Carlo li in re di Sicilia, Pu- na in capo gli presentarono i due primi

glia e Gerusalemme, insieme alla moglie piatti. Quindi a'iy febbraio 1295 Carlo
Maria figlia unica di Ladislao IV re d'Un- Il nella chiesa di s. Sabina giurò al Pa-

gheria; gli concesse l'investitura del re- pa vassallaggio e fedeltà, e ne confermò


gno colle medesime condizioni, privilegi l'atto con suo diploma. Inoltre il re do-

e riserve, specialmente perBenevenlOjSti- mandò e ottenne l'assoluzione da qua-


[)ulate col padre: il re fece l'omaggio e il lunque pena incorsa per non avere pie-
giuramento al Papa e alla s. Sede con di- namente adempite le condizioni ordinate
ploma munito di bolla d'oro. Quindi Ni- nell'investitura. Giacomo
II d' Aragona

colòIV mandò in Sicilia per legato il car- allacciato dalle censure,non tardò a trat-
dinalBernardo vescovo diPalestrina. Car- tare co'francesi e col Papa che gli dispu-
lo II, senza talenti del padre, fu piìi mi-
i tavano l'Aragona, e dopo lungo negozia-
te, più umano e religioso. Nel 1290 mor- lo, perché il destino della Sicilia ne for-
to Ladislao IV gli ungheri domandaro- mava il principale ostacolo, colla segreta
no per re il primogenito della sua sorella pace di Junquera de'i4 novembre 1295
Maria e di Carlo II, cioè Carlo Martello, la cede agli Angioini, promettendosi ein-
ch'ebbe a competitore il proprio fratello vestendolo poi il Papa per cotnpensodella
Andrea III sostenuto da parte della na- Sardegna e della Corsica ( F.), altri feudi
zione, e più tardi a Carlo Martello suc- della s. Sede. Bonifacio Vili chiamò a Ro-
cesse il figlio Caroberto o Carlo I Piober- ma Federico per parteci[»argli l'accordo,
to, da cui nacque Luigi I. Neh 291 mo- e spedì due nunzi in Sicilia per farlo ese-
ri a' 18 giugno Alfonso III re d'Arago- guire e per la sospensione dell'interdet-
na, per cui Giacomo re di Sicilia fu chia- to. Poco mancò per altro che gl'inviati
mato a succederlo col nome di Giacomo non qualche strano trattamen-
solfrissero
II, ed il fratello Federico rimase vicario to nel presentarsi a Melazzo, imperocché
del regno nell'isola. Dopo lunghissima se- l'indignazione giunse al colmo, e inge-

de vacante, a motivo che alcuni cardinali nerale parlamento si acclamò re Federi-


volevano un Papa di piacere a Carlo li, co come amato da'siciliani, e si fece giu-

a' 5 luglio 1294 fu eletto s. Celestino V, rare di difenderli, non ostante che la re-
che ripugnante accettò a'prieghi del re e gina Costanza opponessee bramasseche
si

del suo figlio Carlo Martello re d'Unghe- Federico ubbidisse all'altro suo figlio che
SIC SIC 199
oli avea ordinato lìtirarsi da Palermo. Si sto Bonifacio Vili riconoscendo il con-
spedirono perciò ambasciatori a Giaco- venuto e la rinunzia che Federico li a-
mo li, e sliiva per iscoppiar la guerra ci- vea fitto del titolo di redi Sicilia, lodi-
vile, allorché si udì persistere quegli nel- chiaro re di quest'isola, ma con titolo di
non che il parlamento ge-
la cessione; se Be (li Trinncria, per non pregiudicare i

nerale nuovamente adunato in Catania, titoli del re Carlo II de loto regno Sici-
tornò a riconoscere come re di Sicilia Fe- line ultra Furimi, et citra, e con obbli-
derico, che sebbene si dica li, trovasi an- go di giurare fedeltà e omaggio di feu-
che chiamato III, prendendo la progres- datario, ed in ogni nuovo pontificato rin-
sione del titolo di II da Federico I re delle novarlo e riconoscere l'isola dal Papa,
due Sicilie e lì come imperatore. Fu dun- di piti che dopo la sua morte, l'isola, le
que incoronato di25 anni inPalermo a'2 adiacenti e tutte le pertinenze dovessero
marzo 1296,6 Bonifacio Vili lo dichiarò ritornare unite alla terra cura Faruni,
bandì con)e usurpatore, gli fulminò la sco- secondo la concessione dalla s. Sede fatta
munica, e questa pure contro turbatori i a Carlo I. E finalmente coll'annuo cen-
della pace,i'.oncedendo indulgenze a quelli so nella festa di s. Pietro di tremila on-

che procurassero ristabilirla. Per avere i eie d'oro ad generale pondiis regni Sici-
Colonna (A.) con Federico 11 cospirato liae (rimanendo fermo il censo delle ot-
contro la s. Sede,li scomunicò e ne confiscò tomila oncie d'oro a carico di Carlo 11 re
i beni. GTimpegni presi dal fratello Giaco- di Sicilia), e con l'obbligo mandare in
di
mo 11 col Papa e con Carlo li, posero in soccorso della chiesa romana 100 cava-
collisione gl'interessi di lui con Federico lieri bene armati da permutarsi anche ,

li. Voleva ili. "tenere un abboccamento in navale servitium, come riportano Ri-
col fratello nell'isola di Procida o in quel- naldi e Borgia. II Papa spedi nell'isola
la d'Ischia; ma quantunque l'ammira- per nuuzi Giovanni eletto arcivescovo di
glio di Lauria eGiovanni daProcida v'in- Salerno, e Giovanni Camera canonico di
clinassero, fermamente il ricusò Federi- Castro, per levare l'interdetto alle città
co II, e que'due benemeriti di casa d'A- e luoghi della medesima, e per assolvere
ragona doverono andare esuli, avendo ot • dalla scomunica e dall'irregolarità quelli
tenuto di partire insieme colla reginaCo- che vi erano incorsi, ed palermitani Gi- i

stanza. Fu allora Federico li assalito in rono primi a ricevere l'assoluzione. Fe-


i

Sicilia e nelle sue occupazioni di Cala- derico Il profittò della pace per incorag-
bria, dalie armi unite del Fratello e di giare il commercio e l'agricoltura della
Carlo 11, e comandate dall'ammiraglio di Sicilia, e protesse soprattutto la naviga-
Lauria. Federico 11 si preparò con corag- zione,per cui procuròal suo regno un gra-
gio a respingerle, creando grande ammi- do distinto tra le potenze marittime.
raglioCorrado Doria genovese, Corra- Divenuto nel 3o3 a'22 ottobre Papa 1

do Lanza gran cancelliere, e iMalteo da Benedetto XI, già legato in Ungheria per
Termini maestro giustiziere. Secondato pacificar le guerre civili insorte per l'ele-
dall'amore de'siciliani, seppe resistere a zione in re di Carlo I Roberto figlio di
tante fòize riunite, travagliò i suoi avver- Carlo Martello e nipotediCarlo li, a que-
sari, evitò sempre i grandi combattimen- st'ultimo concesse dilazione a pagare una
ti, non s'intiepidì per le perdite, trasse rata del censo.cioè dalla festa d'Ognissanti
partito d'ogni vantaggio, e giunse a sta- a quella di Natale, dice Novaes. Questi ag-
bilire neli3o2 la pace di Callabellotta, giunge, che non avendo Federico II pa-
per la quale Federico li sposò Eleonora gato neli3o3 il detto censo per l'investi-
figlia diCarlo II, restituendosi dalle par- tura avuta, lo dichiarò incorso nella sco-
li i prigionieri e i conquisti. A' 19 ago- munica, e il regno di Trinacria sottopose
20O SIC SIC
all'inleidetto;mail re invocando perdono piere si rilevante somma, e proponendo
e piolestando per l'avvenire rendere tulio l'arcivescovo d'Arles ambasciatore del re
secondo il dovere, il Pa[)a lo riconciliò col- a Clemente V e a'cardinali, che essendo
la chiesa romana, fece riaprire le chiese tenuti i Papi, come supremi signori del
di Sicilia, e prolungò il pagamento del cen •
regno di Sicilia, a difenderlo e sostenere
so fino al I. "maggio rv3o4. In quest'anno le spese della guerra, era con veniente con-
al Papa in Perugia gli ambasciatori di Fe- donare a Carlo II il debito; cpiindi perchè

derico Il rinnovarono il giuramento di queste rimostranze non fossero di pregiu-


omaggio e fedeltà, esiccomeilre nonavea dizio alla s. Sede, si credette il Papa in de-
pagalo il prescritto tributo e perciò era in- bito dichiarare in Poi tiersa'20 luglio i3o 7
corso nella scomunica, così Benedetto XI con sua costituzione presso Rinaldi : Che
con diploma de'gdicembrepressoRinaldi, la s. Sede, né per guerre mosse o da muo-
lo assolvè dalle censnie, a condizione che versi in avvenire, non era tenuta ad al-
nel I. "maggio 3o5 Federico
I II soddisfa- cuna somministrazione di denaro, ne a
cesse al proprio debito, altrimenti annul- difendere il regno quando venisse attac-
lava l'assoluzione compartita. Pagò il re calo dalle armi nemiche, o disturbato da
nel tempo stabilito porzione del tributo, popolare sollevazione, benché fosse feudo
rimanendotutlavia in debito colla s. Sede della Chiesa. Nondimeno Clemente Va
di eoo oncie d'oro. Nel giuramento fatto
I mostrar.si indulgente col re che trovavasi
dal re al Papa quando gli rese omaggio, supplichevole a Poitiers, gli condonò una
promise di custodire il segreto di quanlo terza parte del debito, e riferisce Novaes,
gli avrebbe egli e successori comunicalo lunga dilazione a soddisfare il restante,
per lettere o pe'nunzi apostolici. Ed ec- che poi condonò al figlio Roberto, per-
coci al I 3o5,ealloslrepilosoavvenimenlo chè facendosi come l'avo capo della parte
diClemente V francese, pel strano trasfe- guelfa s'insinuò nel suo animo e ne godè
rimento della pontificia residenza in Pro- tutto il favore. Neli3o8 essendosi bru-
venza e Avignone [F.], onde fu causa di ciata la basilica Laleranense, Clemente V
fatalissime conseguenze per la religione pregò Carlo II som-
e Federico lì acciò
e per lo slato civile d'Italia e d'Europa. ministrassero il legname bisognevole. Mo-
Keli 3o6 Pioberto figlio di Carlo II si re- rì Carlo II in Napoli a'5 maggioiSog,

cò dal Papa, a giurare omaggio in nome onde si mosse questione per la successio-
del padre, e nel dq)lon)a accettò la prote- ne tra Carlo I Roberto re d'Ungheria fi-
sta di Clemente V per non essere andato glio del defunto primogenito Carlo Mar-
Carlo II a prestargli il giuramento in per- tello, e Roberto duca di Calabria secon-
sona. Da un documento di Rinaldi s'im- dogenito di Carlo H; ma il regno di Si-
para la storia delle varie dilazioni ch'ebbe cilia da Clemente V fu aggiudicato a Ro-
Cario II pe'ceusi di parecchi anni
non pa- berto, che si meritò il nome di Saggio,
gati, amotivo delle guerre che aveano e- secondo il consulto dato dal dotto Boni-
saurito l'erario, e che formavano la cospi- facio Vili quando ne fu interpellato dal
cua somma di go,34o oncie d' oro. Ne padre. Perciò Clemente V agli 8 settem-
ottenne prima dilazione daBonifacioVI II, bre con gran pompa coronò in Avigno-
poi da Benedetto XI, in sede vacante di- ne Roberto, e gli die l'investitura ne'modi
lazione dal sagro collegio, e finalmente convenuti col genitore. Nel giuramento
da Clemente V. E siccome Carlo II era di ligio omaggio, che il re confermò con
incorso nelle censure, in ginocchio i suoi bolla d'oro, si obbligò a tutte le condi-
oratori domandarono al Papa l'assoluzio- zioni ed eccettuazioni, specialmente pel
ne,e che per la festa de'ss. Pietro ePaolo a- dominioBeneventano. Dipoi nel 1 3 1 aCle-
vrebbero pagato. Ma indugiandosi acom- mente V garantì il possesso del regno eoa-
SIC SIC aoi
tro chiunque avesse tentato d'invaderlo. fu abilitato per altri a giurargli fedeltà in
Intanto divenuto iuipeiatoieEtuico VII, Avignone; lo rielesse senatore di Roma,
il Papa ordinò che si coronasse in Ho- dignità che Roberto amministrò per vi-
ma a'2t) giugno 3 2 in s. Pietro; ma es-i i cari. Dando la condotta del re motivo di
sendo capoparte ghibellino e nenuco di c|uerele a'sudditi, il Papa lo ammonì, e-
Roberto che voleva pri va re del regno,que- sortandolo ad ascoltare i consigli de'savi
sii per impedir la coronazione spedì a Ro- e prudenti, non degl'inesperti e pericolo-
ma con un esercito il fratello Giovanni si.Giovanni XXII ad estinguere la guerra
principe d'Acaia e duca di Durazzo nella tra il re e Federico II, nel 1 3
7 1 gli sped\
Grecia ossia Morea; nondimeno cardi- i in Sicilia due nunzi apostolici Gugliel-
i

nali eseguirono la finizione in s. Giovan- mo vescovo di Tioiae Pietro Testoris, eoo


ni, a fronte della scoppiata insurrezione. lettere per farlo desistere e dar orecchio
Federico il spinto dall'ambizione di di- a' trattali d'aggi usta mento, riprendendolo
latare i suoi confini, tirò nella sua lega coi per avere usurpato il titolo di Re di Si'
ghibellini, di cui era gran fautore, Enrico cj7/tì!,controgli accordi conDonifacioVlII.
\li. Mentre questi con podeioso esercito 11 re ricevè i nunzi in Messina, che inli-

si accingeva all'invasione di Napoli, egli mandogli doversi chiamare Re di Trina-


occupò all'improvviso molte città e for- cria, di restituire le rocche tolte a Ro-
tezzedella Calabria. Sentì con isdegno Cle- berto e di ristabilir con lui la pace, altri-
mente V quest'attentato, e spedì 3 car- menti lo scomunicavano e ponevano l'in-

dinali a Eurico W\, scrisse due lettere a terdetto nelle sue terre, il re si sottomi-
Federico 11 rimproverandolo delle viola- se,ma non per questo cessò la guerra. La
te condizioni e del uuovo titolo che usiu'- eontinuata destinazione e il ricevimento
pavasi di Re di Sicilia, quando non do- <1e'nunzi apostolici in Sicilia, è una ferita
Tea adoperare altro che quello di Re di per la Monarchia di Sicilia, e si confessa
Trinacria. Penetrato Eni ico VII in To- dai medesimi storici siciliani. In detlojm-
scana, e devastando Federico II le cam- no il Papa canonizzò in Avignone s. Lo-
pagne di Calabria, Robei to accintosi alla dovico vescovo di Tolosa, fratello di re
difesa giurò di vendicarsi dell'ingiuria. In- Roberto.Neli3i9 GiovanniXXII mandò
fatti sceso colle sue truj)pe nell'isola, sac- in Sicilia Guglielmo di Pince nunzio a-
cheggiò e bruciò tutto il paese da Messina postolico,per raccogliere i frulli delle ab-
sino a Palermo. Per buona ventura l'im- bazie vacanti, e per le cose ecclesiasliche.
peratore morì presso Siena a'aS agosto Scrisse poi a tutti gli arcivescovi, vescovi
j 3 I 3, e smorzò alquanto il fuoco della
si e prelati dell'isola, ordinando che per le
guei ra, dichiarando Clemente V con co- correnti necessità dellaChiesa pagassero al
stituzione, inserita fra le Clementine lib. Dunzioea'suoi collettori le decime trien-
2, tit. I I de seni., nulli e di niun vigore nali,con facoltà di procedere contro re- i

d'Enrico VII che avea dichiarato


gli alti nitenti. Federico II parteggiò per Lodo-
Pioberlo nemico pubblico, sentenziato a vico V il Bavaro eletto imperatore da
morte e privato degli stati, come emanali una parte degli elettori, nemico mortale
da chi non avea diritto sopra del re e del di Giovanni XXII che ripetutamente lo
regno. Quindi nella vacanza dell' impero scomunicò, e sostenitore acerrimo de'ghi-
nominò neli3i4 Roberto vicario d'Ita- bellini. Roberto fu sempre fedele al Pa-
lia sinché durasse; ed ancora vicario di Ro- pa, e lo difese contro lo scismatico im-
magna e senatore di Roma fino dal pre- peratore e l'antipapa da lui eletto iVVro-
cedenteanno. ElettoPa()aGiovanniXXll lò A' dell'Abruzzo. Nel i334 Papa LJe-
già cancelliere di Roberto come c(jnte di nedetto XII fu elevato alla cattedra apo-
Pioveuza, il re se uè conciliò l'amore, e stolica, seaza darne partecipazione al iffa-
501 SIC SIC
varo, nèa Federico li che ricusava (li ren- essere conquistala dagli angioini, già Mes-
dere omaggio pelregno. Il Fapaneli335 sina avea capitolatOjquando Pietro ! l mo-
al)ilitò Roberto a dare il giuramento di fe- rì agli 8 agosto 34 I 1. Lasciò il figlio Lo-
deltà e omaggio al l'arci vescovo d' A mbrua dovico in tenera età, sotto la tutela del
ea quellodi JXapoliGiovanni,benchè fosse duca di Randazzo suo zio,che sostenne
tenuto renderlo personalmenlej aggiun- il vacillante trono con molto senno e vi-
gendo Novaes, die il re pagò 8000 oncia gore, esiliando i capi delle case Palici e
d'oro, quali similmente pagò ueli33q, Ciermont o Chiaramonti ch'eransi im-
ch'era appunto l'annuo tributo dovuto padroniti del potere. Nel 3^7. fu corona- 1

pel reame. IMor'i Federico li a'2 5 giugno lo da Giovanni vescovo d'Adravilla(come


! 337,6 il suo figlio maggiore Pietro 11 gli la chiamaBorgia,ma nella geografia tanto
successe, il quale nella sua lunga malat- ci vile che ecclesiastica non si conosce Adra-
tia a vea associato regno fin dal 32 ,iii
al 1 i vi Ila). poiché Palermo e gli
l'arcivescovo di
cui lo fece coronare da persone laiche per altri prelati della Sicilia non vollero pren-
assicurargli il trono, dal qualesarebbesta- dere parte in cosa manifestamente contra-
to escluso a tenore del trattato deli 3o2, ria al di vieto del Papa. In detto a uno creato

pel quale la Sicilia dovea ritornare alla Clemente VI, destinò il celebre cardinal
casa d'Angiò, Egli non ebbe i talenti e il Caslroluce a ricevere da Roberto il giu-
vigore del padre, e con furore die sfogo ramento di ligio omaggio. Roberto e la
alle sue passioni, non curando la direzio- sua pia moglie Sancia furono benemeriti
ne e tutela datagli dal genitore nel famo- del s. Sepolcro [f'".) e altri santi luoghi
so capitano Simone Valguarnera. Presto di Gerusaleniine. Questo principe fu uno
il cattivo suo governo alienò l'animo tra i de'più grandi del suo secolo; accorto in-
più distinti sudditi e baroni, e indispose fluenzò la corte pontificia, e diresse i con-
di più Uenedetto XII, il quale lo chiamò sigli delle città guelfe;coltivò assiduamen-
usurpatore pubblicamente, giacché per te le lettere, si gloriava piùde'titoli di poe-
laricordata convenzione giurata dal pa- ta e di filosofo che di re, protesse let- i

dre dovea l'isola riunirsi al regno di qua terati, fu amico di Petrarca e Boccaccio.
dalFaro,eda Piobertoche n'era l'investi- Avendo neh 328 perduto l'unico suo fi-

to. Non volendo Pietro 11 accettare i pon- glio Carloduca di Calabria e governatore
tificii nunzi in Messina quali mediatori di Firenze,che lasciò due figlie, Giovanna
della pace con Roberto, infelicemente la e Maria; e volendo assicurare il trono al-
Sicilia di nuovo soggiacque all'interdet- la primogenita e sua nipote la famosa Gio-
to ecclesiastico. Uno di tali nunzi fu Bat- vanna 1, ed insieme far rientrare la sua co-
tagliui poi cardinale, l'altro fu Raterio rona nel ramo primogenito della propria
vescovo di Vaison. Le intestine discordie famiglia di Caroberto Carlo I Roberto
e le turbolenze fecero profittare Roberto re d'Ungheria, neh 333 fece sposare al di
d'assalile la Sicilia con fiotta considera- lui figlioAndrea, Giovanna I sua cugina,
• bile, quando terribile epidemia combattè contando ambedue 7 anni di età; e prima
per Pietro II; manifestatasi neiresercito di morire vide le sventure di tal matri-
del duca di Durazzo che avea preso Ter- monio, per l'antipatia che s'ingenerò tra
moli dopo lungo assedio, lo costrinse a ri- loro. Allontanò la guerra da'suoi slati con

tirarsi. Intanto il disordine crebbe in Sici- mantenerla nell'Italia, e morì a' 19 gen-
lia, e in ciascun anno R.oberto rinnova- naioi343. Per l'età minore di Giovan-
va gli assalti contro di essa; sottomise Li- na 1, Clemente VI le vietò d'ingerirsi
pari, e neh 341 Melazzo, senza che il ré nell'amministrazione del regno, al gover-
potesse introdurre soccorsi nell'assediata no e baliato del quale destinò il suo pa-
piazza. Tutta la Sicilia pareva viciiia a rente cardinal Castroluce legato, in con-
SIC S G I 2o3
se£;uen7acle'paUi conviMiuli per simili casi tiranno non meno d'aggravio a'popoli che
con (Jailo 1. Volendo Giovanna I regnar a lei stessa. Andrea impazietite d'ogni ri-
sola, tanto si maneggiò con Clemente VI, tegno per esercitare un'autorità che cre-
che il legato fu richiamato in Avignone, deva essergli dovuta, sollecitò il Papa a far-
a patto che la regina si obbligasse ad os- lo iiicoronare,ed a tale elfetto Clemente VI
se* vare le leggi che le sarebbero ptesciit- nel 1 345 spedì in Napoli GuglielmoAmi-
te. Siccome la regina subito si pose a dis- ci vescovo di Chartres per imporre la co-
sipare lesostanzedel iegno,ead alienarne rona sui regi spo^i a' 18 settembre, ma in-
i duini contro il prescritto dalla s. Sede, vece la notte precedente fu l'ultima della
ilcardinal Caslroluce con solenne decreto vita allo sventurato principe che avea ro
ne annullò le donazioni, e a' confini del anni. Trovavasi la corte alloggiata in ini
regno ne fece adìggere le notificazioni, do- convento presso d'Aversa, ed i congiura-
po averlo prima-
fatto pubblicare nelle ti avendo fatto svegliale Andrea, col pre-
rie città. Il l^apa nel 1 344 concesse ad An- testo che grandi notizie fossero giunte da
drea, in vece del titolo di duca di Calabria, Napoli, gli gettarono un laccio al collo e
il titolo di re di Sicilia, e die a Giovanna spintolo fuori da una finestra atrocemente
I nelle forme consuete 1' investitura del lostrangolarono,accantoalla camera della
regno, per la quale essa giurò nelle mani regina. La pubblica indignazione andò iu
del cardinal legato fedeltà e onjaggio a furore; i grandi e il popolo vollero ven-
Clemente VI e alla SeAe apostolica, ob- dicare l'infelice principe, e Giovanna I te-
bligandosi a tutti gli accordi delle pre- mendo per se e per l'amante abbandonò
cedenti investiture. Se Giovanna I era do- i suoi complici a'tribiinali. Il Papa inor-
tata di grazia, di brìo, d' eleganza nelle ridito dell'assassinio, spedì a Napoli il car-
maniere e di sensibilità, Andrea si mo- dinal de Poyet o Poggelto, per formare
strò duro, selvaggio, orgoglioso e brutale, rigoroso processo contro i rei, e la stessa
ed il disprezzo concepito per la moglie e regina imputala d'avereordinata la morte
per la corte non seppe dissimulare. En- del marito, del quale delitto non fumai
trambi aspiravano a regnare, e Andrea convinta, per cui molti storici l'accusano
con maggior diritto per quello della na- e altri la giustificano. La catanese mori
cataneseCabane favorita di Gio-
scita: la nella tortura, altri perirono orribilmente
vanna I,e fr.Roberto ungherese favorito tra' supplizi , e soltanto con precauzioni
d'Andrea, suscitarono l'avversione e la ge- vituperevoli al paro del delitto Giovanna
losia de'loro allievi, per meglio dominar- I evitò d'essere scoperta da chi moriva
li. ComeRoberto si avvidedi tali ostili di- per essa. Calmatala fermentazione, Gio-

adoperò inutilmente ogni mez-


sposizioni, vanna a'20 agosto 347 sposò Luigi di
I I

zo di piegar Andrea sotto la dipendenza Taranto, matrimonio riprovato da tutta


di Giovanna I, e fece loro giurar fedeltà Europa, e per tal modo non lasciò piìi
da' baroni del regno. Giovanna I,di cui dubbi sua complicità. Nell'anno pre-
alla
il cuore era debole e che teneva dal pa- cedente avea la regina concluso colla Si-
dre una disposizione alla galanteria, onde cilia una pace onorevole pel redi Trina-
n'era morto vittima, avea peramanlel'al- cria, e il reggente Randazzo avea ripre-

tro cugino Luigi di Taranto, nato da Ca- so il forte castello di Melazzo da'napole-
terina di Valois e da Filippo principe di tani, onde laSicilia respirava quiete, e spe-
Taranto fratellodi reRoberto. Questo prin- rava di essere prosciolta dall' interdet-
cipe per ambizione, i cortigiani per timo- to da Clemente VI, quando morì il reg-
re delle vendette che l'imprudente Andrea gente. Allora la regina madre Elisabetta
andava minacciando, sollecitarono la re- di Boemia richiamò alla corte di Paler-
gina a permettere loro di liberarla d'uu mo i Palici e i Chiaramonti, che si uni-
ao4 SIC SIC
rono perescludeie dal goveino gli arago- na conte Clermont giunse a consegna-
di
nesi o catalani venuti nell'isola colla casa re a Giovanna I Palermo, Tra pf< ni, Me-
regnante. Neh 347 >'iconseguenza della lazzo, Mazzara e i 2 città e castella di Si- 1

concordia con Giovanna I, re Lodovico cilia. L'eccessiva debolezza in cui era ca-
fra le altre cose si obbligò pagarle tre- duta la casa d'Angiò, e l'anarchia del suo
mila oncie d'oro per l'annuo censo do- regno impedirono sole che la Sicilia ca-
vuto alla chiesa romana. Non piacque a desse nuovamente sotto la dominazione
ClementeV che questo affare si
I fosse por- che avea scosso co' T^esperi siciliani. In
tato a fine senza suo intervento, per cui
il mezzo a tanti disordini, e quando il re Lo-
scrisseal cardinal Bertrando legato presso dovico faceva concepire le migliori spe-
Giovanna I, che si dovesse osservare lo ranze, morì senza figli di i g anni a' 1 7 ot-
stabilito con Bonifacio Vili, perciò spet- tobre i 355. Gli successe il Fede-
fratello
tando alla s. Sede le tremila oncie d'oro. rico IH il Semplice di i3 anni, fu poco
Dipoi a istanza di Giovanna I sospese in adatto a ristabilir l'ordine e difendere i

Sicilia l'interdetto, dal i .°raarzo alla festa suoi stati, che avrebbe senza dubbio per-
dell'Assunta. Ben presto la Sicilia fu de- duti, se l'invasione ungherese de'dominii
vastata da terribile contagio, e afflitta da di Giovanna I e i guai in cui si trovò, non
diverse carestie, naturali flagelli che fu- avessero frastornata l'attenzione de'napo-
rono forieri tristi della guerra civile che letani; anzi perciò potè ricuperare Paler-
lungamente desolò la contrada. Scoppiò mo, Messina e altre piazze. Federico III
con atrocità le sollevazioni de'Chiaramori- essendo minore, governò l'isola la sorella
tani e de' Palici, cos'i detti da' loro con- d. Eufemia, si accrebbero quindi le sici-

dottieri, contro i catalani, e grande strage liane miserie, e i catalani stessisi suddi-
di essi accadde in Palermo e in tutte le visero in due fazioni. L'anarchia domi-
principali ci Ita diSicilia. Furono alle prese nando da ogni lato, napoletani ne vol- i

le due sebbene di sovente a co-


fazioni, e lero profittare per far progressi nell'isola,
pioso spargimento di sangue succedesse- ma venuti a battaglia campale restarono
ro trattati, erano sempre questi o de-
i sconfitti. F'u tale la pochezza di Federico
lusi o di breve durata. La fazione de'Cler- Ili, che Guido Ventimiglia ardì percuo-
niont occupò colle armi le città, quella terlo colla spada in un momento d'alter
de'catalani la campagna, ed ambedue si cazione, e colla morte della brava d. Eu-
contesero il primato nella Sicilia. Dopo femia peggiorò la sua condizione. Papa

la morte della regina Elisabetta, l'infan- Gregorio XI s'interpose a mettere un^ter-


te d. Eufemia a vantaggio del giovane re mine all'infelice condizione de'siciliani, e
Lodovico suo fratello pose un miglior or- nel 1372 si stipulò un trattato con Gio-
dine alle cose come vicaria del regno. Fu vanna I,acui Federico HI promise un tri-
tenuto un parlamento in iMessina,e la pa- buto di 5,000 fiorini secondo alcuni sto-
1

ce si consolidò per via di matrimoni fra rici ; ma è meglio seguire il narrato da

i due partili, concorrendovi la dolcezza e Rinaldi e Borgia, veridici e coscienziosi.


affabilità del re uscito di tutela neh 352. 11 Papa acconsentì che Federico IH e i

La sorella mirabilmente sopì le gare, ma suoi ilisceudenti utriusqne sexas s'inti-


l'ostinazione del chiaramontano Simone tolassero Rcx Trm^crwe, riservando l'al-
contedi Modica, mantenne il lagrimevole tro titolo Rex Siciliae a Giovanna I, ed
slato di guerra. Invocarono iChiaraoion- ai successori nel regno. Dichiarò ancora

tani anche il sussidio dell'armi straniere, Gregorio XI che per simile divisione iu
e se Giovanna I non fosse stata distornata nulla s'intendesse derogato a' diritti della
da' torbidi del suo regno, catalani avreb- i chiesaromana sopra ambedue le Sicilie.
bero dovuto certamente boccotubcre. Sui- Quanto poi al censo, non fu imposto ul
vSlC SIC ao')

re di Trinacria come avca fallo Bonifa. rore,e anelando di vendicarlo,con forte e-


ciò Vili nella quantità di treaiila oncie sercilo parli da Buda a'3 novembre 347, i

d'oro, con rimaner salvo il censo d'otto- indi nel i 348 si recò tiel regno tli Napoli
mila oncie d'oro a carico del re di Sicilia; col fiore della nobiltà, preceduto dal ter-
ma convenne che Federico III pagasse
si rore e da uno stendardo nero in cui era
a Giova miai nel i. "maggio di ciascun anno dipinto lo strangolamento del fratello. Al
le dette 3ooo oncie, e eh' ella poi si ob- suo comparirei napoletani com.indali da
bligasse a soddisfare la chiesa romana del- Luigi di Taranto si sbandarono; e Gio-
l'intero censo d'8ooo oncie d'oro per l'i- vanna I abbandonata dai cortigiani, eoa
sola diSicilia e per la terra di qua dal Faro. esso marito s'imbarcò a'i5 gennaio per
Indi Federico 111 giurò fedeltà e oraag- la sua contea di Piovenza, seguili dal gran

gioa Giegorio XI prò insula Siciliaeuna 35o


siniscalco Nicolò Acciaioli, a cui nel 1

cimi insulis adiacentibus, qnae rcgnurn ilPapa donò la Bosa d'oro. Ma la Pro-
Trìnacriae nomina tur j ed a queslostesso venza non era più tranquilla del suo re-
giuramento venne anche obbligato verso gno, ed i suoi baroni ve la ritennero al-
Giovanna I, per segnale del diritto, che cun tempo prigioniera, e non uscì di tal
per l'investitura le competeva in quell'i- cai ti vita che per la protezione diClemen le
sola. Fu poi Federico 111 coronato re di A'I,al quale vendè la sovranità ò' Avigno-

Trinacria in Palei moda! vescovoGiovan- ne. In questo tempo Luigi I re d'Unghe-


ni Riveilone legato apostolico, ed il Papa ria avea terminata la conquista del re-
levò dall'isola l'interdetto che fino allora gno di Napoli, e vi esercitava la sua ven-
avea patito, ad istanza del re, coll'asso- detta con eccessiva crudeltà; peraltro la
luzione dalle censure. Per ricevere il suo peste che a quell'epoca desolò l'Italia, fece

giura mento e l'omaggioGregorioXl man- che ad un tratto rinunziassealla sua con-


dò in Sicilia per nunzio Giovanni vesco- quista, e partì per l'Ungheria sopra pic-
vo di Sarlat, munito di tutte le facoltà. cola nave. Vi avea già inviato i prmcipi
Fu incontrato inMessina con solennepom- del sangue d'Angiò, e bambino Carlo
il

pa e cogli onori convenevoli al suo caratte- Martello fìgliodi Giovanna I, nato 3 mesi
re,ricevendo da Federico III il giuramen- dopo morte del suo sciagurato padre,
la

to di fedeltà e vassallaggio. E perchè il e che morì poco appresso. 11 re accusò a


re avea richiesto il Papa di farsi coronare Clemente \'I come complice della ucci-
dal vescovo di Catania, Gregorio XI ne sione del fratello il cardinal Taleyrand de
die commissione al nunzio. Poco però so- Perigueux, per intronizzare nel regno suo
pravvìsse Federicolll e morì nel i 877, né nipoteCarlo diDurazzo,ma dal Papa fa
i tumulti cessarono, essendo devoluta la dichiarato innocente. Giovanna 1 fu allo-
corona pel suo testamento a Maria di lui ra richiamata da'suoi sudditi, e vi ritornò
unica figlia, alla quale furono dati per alla fine d'agosto 1 348 con suo marito, e
vicari del regno Guglielmo Pe-
i conti questi radunando alla meglio un esercito
ralta, Manfredo
Chiaramonte, Fran-
di d'avventurieri, intrapresela ricupera del
cesco Ventimiglia, e Arluso d'Alagona. regno devastato dalletoimede'tedeschie
Ma ormai debbo ritornare a Giovanna I ungheresi. Ma nel i35oLuigi1 red'Unghe-

ed al 347, non cheal risentimento del co-


1 ria rientrò nellegno di Napoli con 0,000 1

gnato per l'assassinio d'Andrea. uomini di cavalleria; vi riportò in prin-


Regnando con gloria in Ungheria Lui- cipio gran vantaggi, ma gli ungheri igno-
gi 1 fratello del disgrazialo Andrea, ap- ranti ancora nell' arte degli assedi, si ri-
pena seppe la scandalosa tresca di Gio- finirono in quello d' A versa poco dopo ;

vanna I con Luigi di Taranto, e la suc- chiesero il loro congedo, e Luigi impa- I

cessiva uccisione del raarilo, andò in fu- ziente anch'egli di rivedere il suo regno.
2o6 SIC SIC
accordò nell'ottobre una tregua a Gio- no; ma 11 suo regno pur troppo era go-
vannal, duiantelaqualeottennedal Papa vernato in modo deplorabile: 1 principi
che si facesse processo contro di lei in A- del sangue manifestavano pretensioni in-
vignone, ricevendoli re da Clemente VI quietanti, baroni affetta vano indipenden-
i

la Rosa d'oto. La regina confessò ai giu- za anarchica, e la gran compagnia de'sol-


dici, che avea manifestalo avversione in- dati di ventura devastava ilregnosinoalle
vincibile contro Andrea, e che tale odio porte della capitale, senza che re Luigi
avea incoraggiato i cospiratori a uccider- permettesse che s'interrompessero 1 irl-
lo; ma attribuì la sua avversione ad un pndiidi carnevaleperarreslarei loro gua-
inalefizio che le era stato fallo.La corte sti. Giovanna I che sino al declinar della
pontifìcia dichiaròGiovanna 1 innocente; vita conservò singoiar bellezza, non avea
e Luigi I re d'Ungheria, a cui Clemente rinunziato alla galanteria, esi afferma che
VI avea spedito due legati, il cardinal de Luigi ne'suoi gelosi furori talvolta la bat-
Poulogne perchè tornasse ne'suoi slati,eil tesse. Innocenzo VI nel 355 sottopose i il

cardinal Giudice onde si riconciliasse col- regno di JNapoli all'interdetto, e scomu-


la regina, si chiamò soddisfatto della giu- nicò Giovanna I col marito, perchè non
ridica sentenza, ritirò le sue truppe dal aveano pagato il consueto tributo alla s.
regno, ricusò i risarcimenti pecuniari che Sede, né fallo a lui il giuramento di fe-
gli erano stali olìerti, e paitl per Buda deltà com'erano obbligali. Mostrandosi
iieli35o. Giovanna Taranto
e Luisi ambedue pagarono
I
o di pentiti, il censo, e il

rientrarono in possessodel loro reame de- Papa li assolse e levò l'Interdetto. Mori
solato dalla lunga guerra, ed invece si ab- Luigi a'26 maggioi362 senza lasciar fi-

bandonaiono al gusto de'piaceri e della gli, rammarico né in corte, né tra


e di se
magnificenza, come se fossero in seno del la il popolo. Innocenzo VI per assistere la
prosperità.Andjedue neli352 d'ordine regina nella vedovanza, le mandò il p. ab-
di Clemente VI riceverono la coronala bate Grlmoardi per nunzio, onde eser-
Napoli daGuglielmo arcivescovo di Braga citarvi i diritti della s. Sede, il quale sen-
nunzio pontifìcio, con espressa dichiara- z'essere ornato della
porpora a'28 otto-
zione, che Luigi né per quest'atto, uè pel bre fu creato Papa fungendo la nunzia-
conferitogli titolo di re, potesse accjuislare tura, e prese ilnome d' Urbano V. Sul
alcun diritlo sul reame, e che Giovanna finir dell'anno bisognò che Giovanna 1 ri-
I dovesse giurare, che la riserva di Be- prendesse marito,e scelse Giacomo IV giù
nevento era il segno del dominio che la re di Majorca e pretendente a quel tro-
s. Sede avea sul regno. Restituita a questo no; ma il suo umore inquieto, la sua am-
la pace, Luigi istituì l'ordineequestredel- bizione e la sua delicatezza, gli fecero di-
lo Spirito santo Giovanna 1 quello
(/'".), e sdegnare il lusso e 1 vizi di Napoli: passò
del iVof/o(A^.). Papa Innocenzo VI nell'in- la sua vita ne'campl, sempre occupato a
viarenel i353 In Italia per legato il cele- riconquistare il suo regno e sempre sfor-
berrimo cardinal Albornoz, gli commise tunato nelle sue imprese. Urbano V rin-
ancora che co'suoi consigli assistesse Luigi viò in Italia il cardinal Albornoz, che di
di Taranto e Giovanna 1 che debolmente suo ordine si recò aiXapolia ricevere il giu-
reggeva lo scettro, a rendere la pace al ramento di fedeltà. Lo dichiarò pure le-
regno e a reprimere l' Insubordinazione galo in Sicilia, e siccome allora Irovavasi
de'baroni. Nondimeno Giovanna I pub- allacciata dall'interdetlo, gli concesse am-
blicò alcune buone leggi, d' altronde la pie facoltà di far celebrare alla sua pre-
sua atìabilità, le grazie delle sue maniere senza a porte spalancate la messa, di con-
e r avvenenza del suo aspettoja faceva- ferire gli ordini sagri, o di commetterne
no ausare da tulli que'che l'avvicinava- ad altri vescovi l'autorità. Vedendo Ur-
SIC S I C 9,07

bano V con lipiigiianza, hencliò fr.ince- Ma Carlo educato alla corte del re d'Un-
se, la residenza papale fuori del suo luo- gheria, co'suoi costumi guerrieri e caval-
go Datnrale, inalfjiado tutte le rimostran- lereschi, avea adottalo le sue preoccupa-
ze, volle restituirla a Ro'/in a' \6 ottobre zioni contro il lusso e la mollezza de'na-
i36y, ove fu visitato da diversi sovrani, polelani, e l'odio suo contro la loro re-
e da Giovanna I col marito Giacomo IV. gina. Frattanto Gregorio XI ad effettua-
Il Papa fece alla regina l'insigne flonati- re il magnanimo di visamento del suo pre-
vo della Rosa d'oro, con critica de'caidi- decessore, superali tutti gli ostacoli on-
nalijCu'quali la regina avea cavalcato per ninamente volle stabilmente ridonare a
Ja città, essi amando che a lei si preferisse Boma la resi(len7a pontificia, ed abban-
il re di Cipro. Nel 1870 il Papa esorlò la donata Avignone vi entrò a' 17 gennaio
regina a restituite al monastero di fllonte 377. Morto nel 878 in Roma, a j aprile
I 1

Cas<:ino i suoi diritti e giurisdizione cri- fu canonicamente eletto Urbano VI Pri-


minale, ed ubbidì pel riportato a quell'ar- gnani di Napoli, il qualedi severi costumi
licolOjOve riunii molte notizie riguardanti e aspro, cominciò a correggerei cardinali
ilregno e suoi dominatori. In detto anno
i e non conveniva alle loro idee; imperoc-
litornaloUrbano V in Avignone, pocodo- chè,quasi tutti fiancesi, sospiravano le de-
jio morì,pgli successeGregorioXI.alquale lizie e il soggiorno di Provenza, e di re-
Giovanna 1 nel 1372 giurò omaggio per stituire alla nazione l'immenso bene che
le terre investite, in mano di Bernardo ar- lederivò dal lungo soggiorno di 7 Papi
ci vescovo di Napoli. Non solo vi fu espresso tutti francesi, nelle cui mire entrava vi-

l'eccettuazione di Benevento e
tiell'atto vamente il re di Francia. Pertanto a'cja-
pertinenze, ma si disse de'confini del con- gostoscismaticamenlei 5 cardinali ribelli,

tado distinti e da distinguersi, non essen- depostolo Anagui UrbanoVI, trasferitisi


dosi ancora eseguita la conlìnazione pre- in Fondi ne\ regno di Napoli,col permesso,
scritta da altri Papi, e particolarmente da anzi a istanza di Giovanna I, come atte-
Clemente V I : la sua bolla colla quale di- sta Gobelino in Cosmod. aetat. 6, cap.
chiarò i confini, il Borgia la ricavò dal- 76, che ancor ella si dava per offesa daUr-
l'archivio diBenevento. Morto nel gennaio bano VI, non ostante che per l'allegrezza
375Giacomo IV nella Spagna, Giovan-
I di sua elezione gli avea mandato 4o.ooo

na a'no marzo! 876 si congiunse in ma-


I scudi e altri regali di gran valore, a! dire
trimoniocon Ottonedi Brunswick, il prin- diNiemo hb. i ,cap. G,a'20 settembre eles-
cipe più nobile, più generoso e più prode sero l'antipapa Clemente ^V/, che fu co-
del suo secolo, ed a cui la regina conferì ronato alla [iresenza d'Ottone di Brun-
ilprincipalodiTaranto.SoltoiI preceden- swick e degli ambasciatori della regina.
te marito la regina in parte ristabil'i il buon Questo è il gran Scisma (F.) d'occidente,
ordine e la giustizia nel regno : tultavolta il più lungo, il più deplorabile, il più per-
la debolezza dell'autorità reale, la prepo- nicioso di lutti, seguito dal regno di Si-
tenza de'baroni, e lo spirito sedizioso di cilia,cioè dall'isola eda qualche partedella
Carlo di Durazzo detto il Piccolo o della terraferma, e da altre nazioni. UrbanoVI
Pace suo cugino, ultimo de'principi del ch'era andato a Tivoli accompagnatodal-
sangue come figlio di Luigi duca di Du- le truppe di Giovanna I, ne divenne pel
razzo e nipote del suddetto Giovanili prin- suo contegno presto nemico, e trattò di
cipe di iVlorea, determinarono Giovanna dare il regno a Carlo di Durazzo e sposar
al 4-°«T^a'itaggio. Non avendo figli desti- suo nipote Francesco Prignani a Maria
nava la sua corona a Callo di Durazzo, a erede dell'isola di Sicilia, a cui aspirava
cui nel 1870 avea fatto sposare la di lui un parente d'Ottone. Urbano VI scomu-
cugina Margherita diDurazzoesua nipote. nicò e depose l'antipapa, cardinaliribelli i
2o8 S I C SIC
e i fautori dello scisma; e Clemente VII fu poi praticato ne'giuramenti dati dagli
dopo essere stato aGaefa e a Napoli,t\n<\ò altri re di Sicilia. Negli atti di quest'in-
a stabilirsi in Avignone e vi formò una vestitura s'ebbe presente lo stabilito da
cattedra di pestilenza. iNel i 879 Urbano Gregorio XI, quando dichiarò Federico
VI rinnovò le sue sentenze e nel seguente III re di Trinacria, e fu che per conser-
anno ordinò rigorosissimi processi con- vare l'unione del feudo non si alterassero
precipuamente
tro! segnaci dello scisma e l'antiche formole, e l'investitura si con-
contro Giovanna l,chea'2 lapriledichia- cedesse per l'una e l'altra Sicilia, quasi-
rò scismatica, eretica e rea di lesa maestà, ché non esistesse il regno di Trinacria. In-
la depose e privò del regno che teneva in oltre Papa die al re per la conquista del
il

feudo dalla Chiesn; ed al dominio di que- regno 80,000 scudi d'oro, a vendo perciò
sto chiamò Carlo di Durazzo suo pareiìte fatto impegnare molti beni dellaChiesa, se-
più prossimo, che comandava gli eserciti condo Novaes; il qualeaggiungecheCarlo
del re d'Ungheria contro i veneziani, e o- lllconfennòal nipote d'Urbano VI Fran-
dia va la regina credendola macchiata del cesco Prignani, una gran partedel reame
sangue di suo marito. Giovanna l per pu- che lo zio gli avea dato in feudo con me-
nire suo cugino, che seguiva e secondava ro e misto impero, cioè il principato di
Urbano V 1 , pri vandolo della successione, Capua, il ducato d' Amalfi, le contee di
a'ig giugno annoi 38o adottò
dell'istesso Caserta, Fondi, Minervino, Altamura, le

Luigi o Lodovico duca d'Angiò figlio di città d'Aversa, Gaeta, Capri, Sorrento, le
Giovanni II re di Francia, che reggente terre di Nocera e Somma, con altri luo-
VI suo nipote, ac-
nella minorità di Carlo ghi e fortezze. Parecchi emigrati napo-
cumulò somme immense per mettersi in letani condotti da Giannozzo di Salerno, e
possesso del regno : l'antipapa ne confer- molti profughi fiorentini si raccolsero sot-
mò l'adozione. Nel i i Pvoma
38 giunto in to i suoi ordini. d'Ungheria Luiiji
Il re
Carlo di Durazzo e latto giuramento di fe- I, che sempre conservava profondo risen-

deltà al Papa, ricevè da lui la dignità di timento della morte di suo fratello, mise
Senatore di Roma e Gonfaloniere dis. a disposizione del parente truppe e de-
romana chiesa, e con diploma del ."giu- i naro per invadereil regno. Partito da Ro-
gno e col nome di Carlo IH solennemente ma Carlo 111, senza alcuna resistenza giun-
nel di seguente lo coronò nella basilica se a Napoli, poiché Ottone di Brunswick
Vaticana re di Sicilia e della terra di qua per la defezione della nobiltà e delle niiii-

dal Faro. In questa investitura, come pure «iede'napoletani qua-


fu costretto evitare

nel giuramento dato dal nuovo re, tutto lunque combattimento, e la moglie Gio-
fu pienamente conforme all'accordo sta- vanna I non vedendo il soccorso promesso
hililo con Carlo 1, tanto pel censo,che pel dal duca d'Angiò, si ritirò in Castel Novo.
dominio di Benevento, e per gli altri patti A' 6 luglio Napoli aprì
1 le porte al re, ed

e condizioni. A queste però aggiunse Ur- Ottone voleodoliberar la moglie assedia-


bano VI di dovere Carlo III rivocarequa- ta, a'24 agosto venne a battaglia coll'av-
lunque cosa fatta contro la libertà de'be- versario innanzi Castel s. Elmo, ma il suo
neventani da Giovanna I, e di giurare di esercito messo in rotta, vi restò prigio-
non pretendere alcun diritto, non solo in niero e fu mandato nel castello di Mol-
Iloma,nelle Provincie di Marittima eCam- fetta. Giovanna allora si pose a dispo-
I

pagna. Marca d'Ancona, Spoleto, Patri- sizione di Carlo HI, avverandosi la pre-
monio dis. Pietro in T'ascia!, Perugia,Cit- dizione di Caterina minacciata con let-
s.

tàdi Castello,Bologna,Ferrara,come nelle tera per toglierla dallo scisma che pro-
precedenti investiture; ma ancora in A- teggeva. Appena si era arresa, giunse fi-
vignone e nel Venaissino ; ed altrettanto nalmente nel porlo di Napoli la flotta prò-
SIC S 1 C 209
Tcnzale por flifcrulcrla, e Carlo III diesi lai." fatta da Carlo di
da Carlo I, la 2."

lusingava d'iiitltirla ad assicurargli anche Valois figlio di Filippo III re di Francia


la successione di Provenza, le permise di e di Margherita figlia di Carlo II che por-
dare udienza a'c^jpilani del navile. Ma la tò in dote l'Angiò), e fu sepolto nella cat-
regina in presenza sua esortò i proven- tedrale. Gli successe Luigi II suo figlio
zali a. riconoscere l'adottato Luigi duca iVè anni, nato da Maria di Blois, la quale
d' Angiò per loro padrone, e vendicarla come lulriceinvocò la protezione dell'an-
del malandrino, sotto gli occhi del quale tipapa, soggiornò in Avignone, o'^e il fd-
era forzata a riceverli, e di non occuparsi .so Clemente VII ."novembre i38g
nel 1

di lei che per pregare per l'anima. Carlo alla presenza di molti principi Io coronò
III irritato do[)o tale udienza, non serbò re di Sicilia e di Gerusalemme, riceven-
più misura verso Giovanna I, l'inviò nel done l'omaggio giuramento di fedeltà.
e il

castello di IMuro nella Basilicata, e come Frattanto Carlo III, non temendo più pe-
seppe che ilducad'Angiòsì avanzava per ricoli, rese la libertà a Ottone, che andò

liberarla, ordinò che fosse fatta perire, e a stabilirsi in Roma, ma non corrispose
venne soffocata sotto un letto di piume o alle beneficenze ricevute da Urbano VI,
tra due materassi a* 2inaggio 1 382: restò
i e non volle più attendere il giuramento
CarloI 1 padrone del trono, ma poco durò
1 fatto di dismembrare il reame in favore
il suo tranquillo possesso, mentre l'anti- del suo nipote, ciò che die motivo a tante
papa Clemente VII coronò a'3o maggio guerre e scandali tra il Papa e il re. Ur-
in Ai'ignone il duca d' Angiò con nome bano VI che non seguiva l'investi-
offeso
di Luigi o Lodovico I in re di Sicilia e di tura del nipote, nel i 383 si portò ad A-
Gerusalemme, e lo animò alla conquista versa {^), ove il re dopo onorificenze lo

del reame, e ad imprigionare Urbano VI tenne prigione; indi venne a patti, che si

che gli raccomandò per la i ."cosa, ma egli Carlo 1 a vrebbemessoPrigna ni in posses-


1 1

preferì l'invasione. Nel giugno parli dal- so de' feudi, e avrebbe dato al Papa 5ooo
la Provenza con florido esercì lodi 60,000 scudi d'oro annui finché durasse la guerta
nomini, compresi i5,ooo cavalli, poi ri- (forse invece del censo), ma non dovesse
finito dalle fatiche e dalle malattie con- impacciarsi nelle cure del regno. Ma poi
trattene! viaggio: tullavolta conquistò al- l'indegno principe gli usò nuove e sacrile-
cune provincie, ma Urbano VI dichiarò ghe violenze, eseguì altra riconciliazione,
esso e suoi seguaci scismatici, fautori di e- e quelle cose che narrai a Napoli. Ritira-
retici, li scomunicò tutti e bandì contro tosi il Papa nel maggio 384 1 in Vocerà
di lui e le sue milizie la crociata. Luigi I de' Pagani ( '''.), vi fu assediato ignorai
proseguì i suoi trionfi, e nell'agosto 1884 niosamentedal re,checon alcuni cardinali
strinse Carlo 111 davanti Barletta in sì tri- tramò una congiura, daUrbano VI poi de-
sta situazione che disperava del regno, posti e fatti morire in Genova (f^.).ìrì tem-
quando liberando dalla prigione Ottone, po dell'assedio 4 volte al giorno il Papa
questi lo consigliò evitare i combattimenti malediceva e fulminava \aSconiiinica(l^.)
e temporeggiare, che fu la sua .salvez-
il contro il re egli assedian ti, finché fu libera-
za. Luigi I vedendosi privo di partito e to daR^aimondo di Balzo Orsini, che poi
senza denaro, morì di rammarico a Bi- regalò della Rosa d'oro e fece gonfalonie-
sceglia presso Bari a'20 settembre 384; i re di s. Chiesa. Imbarcatosi su navi geno-
il suo corpo d'ordine di Carlo III fu tra- vesi, il Papa approdò in Messina,ovene'3
sportato ad ,4ngers (nel quale articolo giorni che vi si trattenne fece pubblicare
come capitale della provincia, contea e i processi contro Carlo III, che neh 385
poi ducato d'Anjou o d'Angiò, ne diedi privò del regno, e questo sottopose all'in-
un cenno, come delle due linee angioine, terdetto. Per tante deplorabili vertenze
VOL. LXV. 14
2 o I
SIC SIC
il regno di Napoli, almeuo in parte. rico- swick, questi irritato passò al partito di
nobbe talvolta la falsa ubbidienza d'Avi- Ladislao,non potendo più tollerarci fran-
gnone. Intanto Pietro IV re d'Aragona cesi : fatto prigioniero nel i Sgs, si reden-
volendoproflttaredi tante turbolenze,pre- se con 2000 fiorini e la parola che non
gò Urbano VI a investirlo del reame di avrebbe piii combattuto peno anni; poi
Napoli, e condonargli il tributo per la Sar- morì nel i3gg. Urbano VI dichiarò il
degna ed altiTO.Tutto essendogli negato, si regno ricaduto alla s. Sede, e si propose
gettò dal partito dell'antipapa col suo re- liberarlo da'due pretendenti colle armi,
gno, e v'indusse pure l'isola di Sicilia per e quando era per portarvisi morì a' 1 T
r influenza aragonese. Per morte del re ottobre I 38q,e gli successe il napoletano
d'Ungberia, dipoi un partito a pregiudi- Bonifacio IX. Or fa d'uopo di riassume-
zio della figlia del defunto offri la corona re le vicendestorichede'siciliani,e di Ma-
a Carlo 111 neh 385, il quale si portò nella ria figlia di Federico III, della cui ado-
Schiavonia, indi a Buda; ma a'24 febbra- lescenza abusando baroni stabilirono
i ,

io 1 386 fu rovesciato a terra da'sicarii eoa una dispotica oligarchia. A Ila manodiMa-
un colpo di sciabola, i suoi fautori furono ria aspiravano a un tempo il marchese

trucidali, ed egli chiuso nel castello di Vi- di Monferrato, Gio. Galeazzo Visconti

sgrade morì di veleno a' 3 giugno 386, i dettoli contedi Virlìi, e Francesco Pri-
lasciando Ladislao nella tenera età di io gnani nipote d'Urbano VI. Il vicario del
anni, e Giovanna II di 16: di Ladi<(Iao regno A lagena, senza consultare i coUe-
solo riporterò qualche cenno, avendone ghi, s'impadronì di Maria, la rinchiuse
dettagliatamente trattato all'articolo E.0- nel castello di Catania, e negoziò gli spon-
MA, dipingendone il carattere, la cui sto- sali col Visconti. A ciò si oppose il parti-
ria fu collegata con quella di sì famoso to de'catalani, e riuscì a Raimondo Mon-
e ambizioso principe, che volle signoreg- cada conte d'Agosta di rapir Maria; pri-
giarla, aspirando a dominare l'Italia e al- ma la condusse in Agosta, e quindi nel
lo stesso impero. Riconosciuto per re, il forte d'Alicante. Pietro IV re d'Arago-
partito d'Angiò riprese le armi per Luigi na, come piìr prossimo parente di Pietro
II, e molte Provincie furono sollevate a I d'Aragona, avea preteso raccogliere la
vendicar Giovanna I. I ribeili assedia ro- successione di Federico 111, e ne fece in-

rioNapoli,ei napoletani scuotendo la sog- utile tentativo con Urbano Vi. Giovan-
gezione dell' autorità reale formarono il dosi della sua influenza in Sicilia , cede
consiglio degli otto del buon goi-emo, e si ogni suo diritto a li'infanted. Martino suo
attribuirono le prerogative della corona. secondogenito, duca di MontalbooMom-
Spaventata la regina Margherita , e per blanco, determinando che Maria sidasse
l'esercito di Luigi li che si avanzava, a- in isposaa! di lui fìglioMartinoconte d'E-
gli 8 luglio 1387 co'figli si ritirò in Gae- xerica. Non volle aderirvi Urbano VI, e
ta, e poi fece sposare a Ladislao Costan- proibì ai 4 vicari dei regno la loro adesio-
za diClermont siciliana, onde colla dote ne; ma l'ammiraglio catalano portò stil-

ristabilir le sue finanze. Mentre le mili- le sue galere a Cagliari il Moncada e la


zie dell'angioino inollravansi nel regno, real prigioniera, e di là in Catalogna. Pie-
Ottone di Brunswick volendo vendicare tro IV si rivolse all' antipapa Clemente
Giovanna l ad esso si unì. Napoli fu presa VII e ne oltenneki dispensadi consangui-
a'20 luglio, ed egli fecepunire tutti quelli neità, eie nozze si effettuarono neh 39 r.

che aveano contribuito alla morte della Prima di questo tempo, commosso Boni-
inoglie. Poco dopo però, essendo venuto facio IX dalle preghiere di molli sicilia-
in Napoli un governatore angioino che ni, che ravvedutisi dell'errore, desidera-
mancò de'dovuti riguardi al duca diBrun- vano di assicurare la loro eterna salute,
SIC SIC 2 j t

spctlì nell'isola cui Cinntlcre ili otinzio a- inviali catalani si studiarono di disporre
"
postolico il vescovo di Pozzuoli, con am- gli animi, e con l'oCferta di condizioni van-
pia facoltà di assolvere tulli coloro che taggiose ne vennero a capo, benché l'A-
aveano aderito allo scisma, previo il giu- lagona ritrattò poi la protnessa coopcra-
ramento da lui prescritto. Lo facoltizzò zione. Mosse il duca di Montalbo con una
pure 8 notari, per comodo dei
di creare flotta di 1 00 vele dalla Cafalocriia.condu-
popolijCot) prestar prima in mani del nun- cendo seco i regi sposi Martino I suo figlio
zio il giuramento. Dopo che il nun-
solito e la regina Maria sua nuora, i quali sen-
zio eseguite le sue commissioni era tor- za opposizione ai marzo i3q2 fecero il

nato a Roma,
mosse un'interna discor-
si loro ingresso in Trapani. S'intraprese di
dia per gelosia di governo tra baroni i colà la marcia per Palermo, che governa-
del regno; onde IMaria airiraprovviso tra- vasi dal conte di Modica, il quale osava
•sportata nell'Aragona, si vide una som- irapor leggi e minacciare; ma calò poi a-*
ma confusione, disunione d' animi e fii- gli accordi, e promise d'aprir le porte al
zioni. Quindi il Papa, a cui spettava come re e alla regina, che a'2 i maggio vi en-
a supiemo principe e come padre univer- trarono. Convinto però d' infedeltà e di
sale, d'accudire alla tranquillità dell'isola, nasconder frode ne'suoi delti, venne im-
in cui poteva di nuovo con questi torbi- prigionato e condannato a perdere la te-

di attaccarsi lo scisma, mandò subito in sta, e in uno beni che colla


i carica di gran-
essa l'altro suo nunzio Nicolò di Somma- d'ammiraglio passarono a Bernardo Ca-
ripa, ordinandogli d'ammonire i popoli brerà. Il vicario d'Alagona sostenne per
alladovuta ubbidienza alla Chiesa di cui qualche tempo nella Val di Noto il par-
erano sudditi,e dividere il regno tra4 sog- tito contrario a'catalani, ma l'infante pa«
getti. Adunque per l'aderenza diMaria al- dre ridusse in breve tutte quelle città e le
lo scisma e per aver trascurato di pagar altre di Val di Demona all'ubbidienza. Fu
l'annuo censo, nel medesimo 1 891 Coni- . però la tranquillità di breve durala. ABo-
facio IX la privò del regno, e divise l'i- nifacio IX dispiacque il malrimoniosenza
sole in telrarchie. ossia nelgoverno di 4 la pontificia dispensa che avea negala,aa-

parti ©signorie, finché Maria tornasse ai che per l'aderenza diMarlino I e di suo pa-
suoi doveri. Il Papa volle il giuramento dre all'antipapa, nonché per avere invaso
di fedeltà da Andrea Chiaramonle, Man- il regno con un'armata navale. Temendo

fredi Alagona, AnlonioVenlimiglia e Gu- il Papa che la Sicilia perciò ricadesse nel-

glielmo Peralta, scelli al detto governo lo scisma, avea speditoa Maria prima di
in assenza della regina Maria, perchè at- giungere nell'isola due nunzi apostolici,
tentamente Io governassero, pagassero il cioè Filippo arci vescovo diMessina, e Me-
dovtjlo censo alla s. Sede, e contribuisse- nendo vescovodiCordova.peroflrirle l'as-

ro agli opportuni soccorsi contro i suoi sistenza e il favore suo, e di concederle


ribelli nel regno di Sicilia di qua dal Fa- l'inveslitura a seconda del praticato col
ro, dando a tale effetto al nunzio le oc- padre Federico III e suoi predecessori,
correnti facoltà, anche per transìgere coi purché ella desse il doveroso giuramento
baroni su quanto dovea la Sicilia pel non di fedeltà alla s. Sede, e spedisse gli am-
pagato censo da dopo la morte di Fede- basciatori a tale effetto. Ma Martino I fat-
rico HI, che essendo di somma conside- tosi protettore dello scisma, volle dispu-
rabile, non era facile esigerla tutta insie- tare colle armi il suo preteso jus alla co-
me. Si tenne un parlamento in Castro- rona di Sicilia, tirando seco nell'impegno
nuovo, e sebbene baroni inclinassero a
i regina, ludi morto nel 3g4 '"
la slessa i

riconoscere Miuia, virilmente si oppose- Avignone l'antipapa Clemente VII, ivigli


ro al ricevimento dello sposo. Però due successe nello scisma il pseudo Benedetto
2 12 SIC SIC
XIII anigonese. L'aderenza de'catalani a cadute nello scisma,elesse per suo nun»
{|uest'anlipapn,iIiitardodelduca diMon- Palermo Gilifortejma
zio l'arcivescovo di
lalbo e di suo figlio Martino I in ricono- inulilmenle,nonriuscendoalzelodel nun-
scere Papa Bonifacio IX, provocò le sue zio di comporre pacificamente le ostilità
censure ecclesiastiche e la sentenza terri- e di fare abiurare ai popoli lo scisma che
bile dell'interdetto all'isola, il che obbli- in molta parte costretti aveano abbrac-
gò i vescovi p a ritirarsi o andare io ban- ciato. Però il Papa spedì nell'isola altro

do per non aderire aU'infelice scisma che nunzio apostolico Lbaldino arcivesco-
in

lacerava anche la chiesa di Sicilia. Si gio- vo d'Oristano; e siccome da tanto tenìpo


vò di tale circostanza Enrico di Chiara- vacavano nel regno moltissimi benefizi,
monte, fi a tei lo del sagrifìcalo con le di Mo- specialmente con cura d'anime, gli die fa-
dica, perfare insorgere i palermitani con- coltà di conferirli a persone meritevoli e
^ tro re Martino I, e la maggior parte del- ubbidienti alias, Sede. Fermo così nel suo
le città e de'baroni alzò lo stendardo del- trono Martino I, ebbe il doppio conten-
la livolta. Martino I implorò il soccorso to della nascita del principe Federico, e

dello zio Giovanni I re d'Aragona, che il della distruzione totale del conte di Cam-
promise, ma il litardo portò a tali estre- raarata, privato d'ogni suo feudo; mado-
mi le cose, che il duca di Montalbo co'regi po alcuni mesi tutto cambiò nuovamen-
coniugi, chiusi nel castello di Catami, fu- te d'aspetto, e la mano di Dio si fece bea

lono al punto di cader in mano de' sol- sentire, sì per la morte di Federico in una
levati. In buon'ora giunse Cabrerà con giostra, e poi per quella di Maria nel i4o2
valido corpo di truppe assoldate per pro- per tale dolorosa perdita, che servì di
prio conto, e dopo di lui con altri arma- pretesto ad altri mutamenti. Riconosciu-
ti il ÌMoncada, e finalmente l'armata ca- tisiperò diritti al regno di Trinacria del
i

talana. Si arrese allora a' regi Catania, a red'Aragona Martino il Vecchio, che al-
patto che liberamente potessero uscir di cuni cronisti distinguono col nome diMar-
Sicilia i baroni di contraria parte. Dopo lino II, e così farò per non confonderlo
di ciò non senza fatica il duca di Montal- con Martino I suofìglio, questi che avea
bo sottomise gli altri sollevali, edavea ot- governato in qualità di marito della re-
tenuto quasi intera mente l'in quan-
tento, gina, continuò come erede presuntivo e
do per morte del fratello Giovanni I, ven- vicario del re suo padre ad essere inve-
ne chiamato al trono d'.Aragoua col no- stito del supremo potere, e Martino II ad

me di Martino, e part'i di Sicilia a'i3 di- onta dell'interdettosi fececoronaie in Pa-


cembre i3q5, raccomandando il re suo lermo. Martino I inclinava a sposare la
figlio a Moncada conte d'Agosta, ch'era sorella di Ladislao, ma il padre non tro-
stato creato conte di Malta. Questi però vò politica l'unione, e invece concluse le

ingratamente eccitò nuova guerra civile, nozze con Bianca di Navarra.Poco dopo
e unito a'conli di CoUisano e di Camma- e nel i4o4 pait' di Sicilia Martino I, per

rata, pose l'isola intera a soqquadro. Fu- conferire con Luigi II d'Atigiò e coll'an-
rono confiscati tutti suoi possedimenti, i tipapa Benedetto XIII, di cui il padre era
e la molte naturale gli risparmiò un più gran fautore, che per morte di Bonifa-
esempla re castigo. Tutti tornarono al l'ub- cio IX sperava di farlo prevalere, ed in
bidienza tranne il Cammarata,e un par- Villafranca formarono le condizioni
si

lamento tenuto in Siracusa accolse le ri- della lega che dovea riuscir fatale a La-
mostranze de'popoli e stabilì le necessarie dislao; ma nulla si mandò in esecuzione,

riforme e concessioni. Afflitto Bonifacio avendone negato l'assenso il redi Fran-


IX di tutte le stragi accadute in Sicilia, cia e il genitore stesso. Tornato Marti-
e prevedendo la perdita di tante anime no I nella sua residenza di Sicilia, soffo-
SIC SIC ai3
co i germi di nuove gare col rinvio Jalla predicar la crociata e concesse indulgen-
corte e dal regno d'alcuni dissidenti con- ze a chi prendeva le armi in favore di La-

siglieri , e partì di nuovo per donjare i dislao, ed ordinò al cardinal legato che
ribelli dell'isola diSardegna, ove fu col- impegnasse beni che la s. Sede avea nei
i

pilo da morte prematura nel colmo dei territoriidi Benevento e Abruzzo per pa-
suoi trioni!. Dappoiché presso il villaggio gar le truppe, e perciò impose uno scu-

di Sanluri, posto in mezzo alla pianura do d'oro per famiglia, compresi religio- i

diCampidanOjdiè nel 409 fiera battaglia 1 si e gli ecclesiastici secolari. Nel 1


3y i co-
al visconte Almerico di Narbona giudice nosciutosi dal Papa, che alcuni siciliani
d'Arborea, colla morte di 5ooo sardi sul seguivano e davano aiuto a Luigi II con-
campo, e di 000 popolani nel consecu-
I lroLadislao,ordinòagli arcivescovi dell'i-
tivo sacco ma una giovane sarda fermò
: sola che solennemente scomunicassero il

in que'terribili istanti lo sguardo del re pretendente e tutti i suoi fautori. Inol-


vincitore, ed egli n'arse cotantoche avu- tre Bonifacio IX prese misure per difen-
tala insuo potere, per eccesso di voluttà dersi da qualunque irruzione di Luigi II

terminò di vivere. ne' suoi dominii, e dalla congiura ordi-


In Gaeta Ladislao colla madre e la so- ta dallo scismatico conte di Fondi unito
rella restò in mezzo alle guerre e ai pe ad alcuni ribelli romani che sommossero
ricoli, quando assunto al pontificato Bo- gli altri; onde Ladislao con gran diligen-
nifacio IX si vide migliorare la sua con- za corse co'suoi soldati in Roma a'26 gen-
dizione :con que'del suo par-
lo assolse naio I
394, per impedirne l'elFetto. Frat-
titodallescomunichenel 3go, e dal car- i tanto le milizie pontificie unite a quelle
dinal Acciaiuoli legato, che a'2 i febbraio di Ladislao ricuperarono Capua ed A-
avea creato goveinatore del regno o ba- versa, ma per allora non poterono pren-
lio colla regina Margherita, finché il re dere Napoli per le fortificazioni di cui l'a-
fosse giunto all'età opportuna per assu- vea munita l'angioino. Bonifacio IX do-
merne le redini, avendo allora i4 anni, po aver scampato altre insidie tese dai
reame di Sicilia e del-
lo fece investire del conte di Fondi, in unione di Martino re di
la terra diqua dal Faro, colle medesime Aragona e dell'antipapa Benedetto XIII,
condizioni convenute da Carlo III, e di- ebbe contento di vedere Ladislao coi
il

ce Novaes, tranne quella di dover dare suoi aiuti e per le sue prodezze ricono-
al nipote d'Urbano VI il principato di Ca- sciuto dai baroni, prendendo Napoli nel
puaegli altri stali. Ladislao giurò omag- 1399, e toltele fortezze del regno, di cui
gio e fedeltà al Papa ealla s.Sedein ma- nel 4oodi venne assoluto padrone; eLui-
1

no del cardinale, che nel maggio io coro- gi II colla sua fazione, dopo valorosa re-
nò con Costanza sua moglie in Gaeta, sistenza, costretto col fratello a ritornare
non in Napoli come altri scrivono; ed il in Provenza. Dopo aver Ladislao ingra-
re con bolla d'oro data in Gaeta a' 22 tamente ripudiato la bella e virtuosa Co-
maggio e riportala da Rinaldi, confermò stanza, la quale con istupore intese dal ve-
l'accordo, confessandodi ricevere il regno scovo diGaela l'annullamento del suo ma-
in feudo della Chiesa, e giurò di soccor- lrimonio,sposò Maria di Lusignano figlia
rerla inuno al Papa contro gl'impelidel- del re di Cipro, maritando poi Gostanza
l'antipapa e degli anticardmali. che so- ad Andrea di Capua uno de'suoi favori-
stenevano il competitore Luigi II fatto ge- li. Avendoli re de'dirilti sul regno d'Un-

nerale di s. Chiesa. Contro di questi e per gheria, iicli4oi fu invitato da'suoi par-
la ricupera delregno,Bonifacio IX spedì tigiania farli valere, ma prestodovè ab-
io soccorso un corpo di cavalleria com- bandonare l'impresa, e solo vendè ai ve-
posto di 4000 uomini, e 6000 fanti, fece neti le città di Schiavonia venule iu suo
2.4 ^^c SIC
poteie. DonifciciolX r,eIi4o3 l'avca fat- GiegorioXlI,già nunzio a Napdli nel Sng ;

to coronare re tl'Uiigìirria dal suo lega- per ridurre il popolo all'ubbidienza di La-
to, e gli rimise il censo che dovea pagare, dislao, ed aquesli confermò il regno. Nel
ascendente a 800,000 fiorrni d'oro, scri- 1408 essendo il Papa partito da Roma
ve Nùvaes, e di più gli concesse le deci- per abboccarsi con l' ostinatissimo Bene-
me del regno per 3 anni. Morto il Papa tietto XIII, temendo il re che il congresso
!;eli4o4, l'ingiato Ladislao dipoi spogliò si risolvesse in favore del rivale Luigi II,
i Toinacelli di lui fratelli e nipoti de'feu- mosse nuovi rumori nello stato ecclesia-
di clieloroavea dato, onde si ridussero al- stico colla speranza d' impadronirsene
la mendicità. Gli succi sse Innocenzo VII perciò indusse Gregorio XII con frode a
Migliorati di Sulmona, ed il re si portò deporre dal governo della Marca Luigi
in Rquìae l'indussea piomettergli la con- Migliorati nipote del predecessore, e tosto
servazione del regno, qualora poi avesse con cpjesti si riconciliò per rendersi signo-
rinunziato per estinguere lo scisma, e l'ot- re di quella provincia. Prese Ascoli, Fer-
tenne con una costituzione degli i i no- mo, e cjuindi Oslia e Roma (/^.), in cui
vembre; cpiiudi brigò per insignorirsi di entrò a'25 aprile i4o8 come padrone, ed
Iìoiua,e s'interpose ti a ilPapa e gl'insorti aggiunse a'suoi titoli di redi Sicilia, Un-
lomani, mentre contro il i." incitava gli gheria e Gerusalemme, conte di Forcal-
Orsini; lluahnentc corruppe il castellano cjuier e di Piemonte, IJrhisque illiiniina-
Tomacelli per iuipadroniisi di Castel s. ior illuslrisj nuovo e superbo titolo che
AiìgcloQà\ R.oma.Iiinoceiizu VIne!i4o6 usò nel tiranneggiar più volte l'alma cit-
ind:gt)ato contro il re che mal coriispun- tà, giovandosi delle turbolenze de'tempi.
deva a'suoi benefìzi, calla condonazione Nel concilio conciliabolo di Pisa[F.) fu-
del censo pel regno, sia nell'anno prece- rono nel 1409 ileposti GregorioXlI eBe-
dente elle pe'3 stguenti, che cominciava netletto XIlI,ed a'26 fu eletto Alessandro
ad Oicupare beni della Chiesa, e coin-
i V: sperando fedeli di veder troncato il
i

melteva allie malvagità, avendo ancora lagrimevule scisma,- doverono gemere e


tentalo l'occupazione di Ruma con forte essere incerti chi fosse de' 3 il legittimo,
comandato da Peretto d'Andrea
esercito ciascuno trattandosi per tale. Invano Gre-
contedi Ti ola e dominando nel Castello, gorio XII vi oppose il concilio di Cividale
a'20 giugno lo dichicirò fellone, lo punì in {f .)j si vide abbandonalo, e colle galere
uno a'suoi fautori colia scomunica, e pri- di Ladislao fu condotto a Gaeta ove l'a-
vò del regno, e del governo di Marittima spettava il re, che alla sua ombra spera-
e Campagna che amministrava per mez- va ottenere il dominio di Roma, e dove
zo del conte di Troia sino dali^oS. Ma il Papa figurò quale infelice emigralo. A-
il Papa essendo un complesso di piacevo- lessandro V a punir la baldanza di Ladi-
lezza e di bontà, avendo Ladislao ricor- slao, die sentenza giudiziale contro di lui,
so alla sua clemenza, uonsolo lo assolvet- come usurpatore e tiranno dello statò ec-
te e rimise ne' precedenti ofiori, ma gli clesiastico, e lo privò del regno, assolven-
conferì la dignità di gonfalonieree difen- do tutti quelli che gli aveano giurato fe-
sore della chiesa romana : a' 1 3 agosto fu deltà; sentenza che rinnovò nel seguente
fermata la pace, riportandone Piinakli le anno. Accolse in Pisa con molti onori Lui-
condizioni. Invece il perfido re, con nuo- gi II, lo riconobbe re di Sicilia e costituì
ve ingiurie e trame coirisposea lauti ec- gonfaloniere della chiesa romana : in Ro-
cessivi fav(jii,per cui Innocenzo VI trat- ma le truppe di Ladislao furono fugate
tava di cnianar grave e definitiva senten- a'aSdicembre.Alessandro Vfinìdi vivere
za contro di lui, quando lo colse la mor- a'4 n}aggioi4io, e gli successe il napole-
te a'G uoveaibrei4oG. Fu iucceduto da tano Giovanni XXIll de'conti di Troia e
SIC SIC 2 I j
signori ili Piocida. Gregorio XII in Gae- na di Sicilia, per cui l'angioino ritornò in
ta creò generale di s. Chiesa il Migliora- Francia. In detto giorno Ladislao spedi
con ordine d' unir le milizie a quelle
li, un diploma in palalio s. Patri, in favore
di LadÌ!»lao, ed ivi ne! i4i i i^^' giovedì di Velletri, nel quale usò i suddetti titoli

santo scomunicò solennemente gli ereti- e inclusivamente all' Vrbisque iUuniina-


ci e gli scismatici, e nominatamente Lui- (or illuitris! Ma come Ladislao pe'suoial-
gi Giovanni XXIU e cardinali che
li , i li Giovanni XXIII, rotto
aspiri illudeva
«e seguivano il partito. Trovandosi Ro- il trattato agli 8 giugno i4i 3 coll'eserci-

ma in pericolo di ricader nelle mani di to sorprese Roma e se ne impadronì, co-


Ladislao, che col suo conquisto agognava stringendo alla fuga Papa e cardinali : il

sempre dominazione d' Italia,


all'iutiera re creò gli uffiziali del governo, ed a'
24
ed eziandio all'impero; perciò Giovanni febbraio 4 4 si dichiarò senatore di Ro-
1 1

XXIII per difenderla vi si recò uell'apri ma. Vedendo Giovanni XXIII l'infedeltà
lei 4' I con Luigi II, al quale con bolla a- del re,convenuecoirimperatore laconvo-
vea dichiarato appai tenere il regno di Si- cazioue del celebre concilio di Costanza
cilia, e nell'ingresso l'angioino addestrò (/^^), che poi Gregorio XII rese legitti-

il suo cavallo. Quindi Giovanni XXIII ai mo.MaLadislao per stravizzi morì \nGal-
9 dicembre scomunicò Ladislao, assolse licano o in Napoli a'6 o 8 agosto senza
dal giuramento di fedeltà sudditi, e
i pub- figli, neppure dalla 3.' moglie vedova di
blicò coutio di lui la crociata in quasi lutti Raimondo Orsini, ne dalle numerose sue
i regni d'Europa; poscia egli stesso inviò amiche; in guisa che la sorella Giovanna
contro Ladislao, con Luigi II il celebre li raccolse il di lui retaggio. Giovanni
Paolo Orsini generale di s. Chiesa, e il XXIII slimolò Luigi II alla conquista del
famoso Mimo Sforza colle milizie papa- regnOji! quale fece alcun tentativo e morì
li, che incontratisi a' i
g maggia con Ladi- in Angersa'2C)aprilei4i7- Ufiglio esuc-
slao presso Roccasecca lo sconfissero com- cessore Luigi III dipoi mise in campo i

pletamente, egli avrebbero tolto il regno suoi diritti. Intanto il concilio di Costan-
se i soldati in luogo d'abbandonarsi al bot- zaprocedendo all'estinzione delio scisma,
tino l'avessero incalzato, come pure rile- Gregorio XII virtuosamente rinunziò al
vai a SoRA, dicendo di tal disfatta: questa pontificato, GiovanniXXIII fu deposto,
poteva essere decisiva, perchè l'esercito e Benedetto XI II dichiarato eretico, osti-
angioino erasi aumentato di tutti i mal- nato nello scisma e scomunicato; quindi
contenti, ma l'incostanza de' napoleta- fu eletto Martino V Colonna romano agli
ni salvò Ladislao. R.idotto Ladislao alle I I novembrei4i 7, che pacificò l'afflitta

strette, col solito di sua sconoscenza, ab- Italia e fu venerato da tutti.

bandonò Gregorio XII che precipitosa- Avanti di progredire nelle narrazioni


mente fuggì a Rir?iini (V.) da' Malate- cronologiche è d'uopo retrocedere e pas-
sta; ed accortissimo com'egli era si sotto- i4o9
sare nell'isola diSicilia, che lasciai nel
mise a Giovanni XXIII, chea ciò l'avea dopo morte dell'intemperante Marti-
la

in vi tato, ed a' 1 5 giugno si stipulò un trat- no I. La regina Bianca sua vedova fu dal
tato col quale Giovanni XXIII lo ristabi- suocero Martino re d'Aragona e di Tri-
lì nel regno, creò generale di s. Chiesa, nacria, di questa dichiarata vicaria col-
gli assegnò 220,000 scudi d'oro, promi- l'assistenza di parecchi ministri, fra i qua-
se di mantenergli nel regno 1000 cavalli, linon fu compreso Bernardo Cabrerà con-
gli perdonò il censo non pagato per o an- i te di Modica e maestro giustiziere. Que-

ni, ed era d'annui 4o, 000 scudi al riferir sto ambizioso irritalo, cominciò ad agitar
di Novaes; e finalmente dichiarò che Lui- la face della spegner
civile discordia, a
gi II iiou avea diritto alcuno sulla coro- la quale nel principio si adopraroao mi- i
2i6 SIC SIC
nislri con re Martino, acciò volesse meglio z' aria, ove fece di se nel seguente gior-
legiltinjaie e dichiarare snccediilo alla no strano spettacolo ai riguardanti. La
corona d. Federico conte di Luna, figlio guerra però fu continuata dal conte di
naturale di IMartino I e da questi legit- Caltabellotta contro la regina e concor-
timato, ed egli convenendovi promise di se ad accrescere le dissensioni Io scisma
passar nell'isola malgrado l'avanzata età, di Benedetto XI II, riconosciuto da quasi
perisventarei perversi disegni di Cabre- tutti siciliani, Gregorio XI 1 seguito da
i

rà. IMorì senza averlo eflett uà to nel i4i2, Ladislao, e Giovanni XXIII che i messi-
onde ebbero luogo i piti gravi sconvol- nesi e altre vicine gènti veneravano, ac-
gimenti. S'intimò il parlamento generale cettando un suo legato per lo spirituale

in Taormina, vi rinunziò il potere la re- non meno che pel temporale reggin)en-
gina Bianca, e si nominò una giunta di to, e questi nel {/[.il concesse l'investitu-
slato che mantenesse la suprema autori- ra dell'isola a Ladislao ridottosi all'ubbi-
tà nell'interregno. Erasi per acclamar il dienza di Giovanni XXIII; v'ingiunse il

conte di Luna, quando vivamente si op- patto di espellere dall'isola Ferdinando


pose il contedi Modica, col pretesto che I,di cui vado a parlare, e quando nel i4'4
non si dovesse separare il dominio di Tri- Ladislao si ribellò, Giovanni XXIII di-
iiacria dall'Aragona, e tentò di sorpren- chiarò l'isola devoluta alla chiesa roma-
dere nel castello di Catania la regina, vo- na. Due anni prima in Caspe città ara-
lendo aprirsi trono con impal-
la via al gonese fu trattala la decisione delle sorti
marla. La vana riuscita di questo passo de'due regni, ed essendosi ne'precedenti
lo fece ricorrere alle armi, e nuova lotta accordi abilitate le femminea succedere
s'impegnò Fra i catalani a lui aderenti e anche nel regno di Trinacria, prevalse a
gl'italiani. Siracusa e Catania furono oc- d. Federico conte di Luna, d. Ferdinan-
cupate da'primi,ma potè il soccorso diGu- do diCastigIra figlio legittimo di Giovan-
glielmo Moncada salvar la regina e ricu- ni I defunto re di Casliglia e d'una so-
perare le due città. Alquanti paesi di Val rella di re IMartino d'Aragona, che col no-
di Mazzara si confederarono per comune me di Ferdinando! gli era succeduto nel

tutela, e si tennero pronti ad ogni evento; trono d'Aragona, e così neli4i2 stesso
i palermitani armati vollero offrir Io scet- passò la corona di Trinacria nel ramoCa-
tro a Nicolò Peralta nipote dell'infanta d. stigliano. L'antipapa Benedetto XIII ri-

Eleonora figlia di Federico III; ma le al- conobbe per re Ferdinando I il Giusto di


tre città del regno persisterono a favori- Castiglia e re d'Aragona, e per aniilnni
re il già approvalo conte di Luna, men- aureuin fu investito in Tortosa dell'isola
tre gli stali di Catalogna curavano d'im- a'2 novembre, con illegittima investitu-
r

pedire la separazione de'due regiii,e il con- ra. Allora fu che l'antipapa separò per-
te di IModica tendeva insidie alla regina, petuamente il regno di Trinacria, o sia
la quale però da Palermo potè riparare dell'isola di Sicilia, colle adiacenti, e lo li-

in Scianto, ove fu raggiufila dagli amba- berò da qualunque soggezione di fedeltà,


Sembrò vicino un aggiu-
sciatori catalani. feudo o censo verso i re di Sicilia o sia di
stamento fra le due parti, ma il conte di Napoli (ed era ciò che aveano prescritto i

Modica rotto ogni accordo riaccese la guer- legittimiPapi per l'unità del feudo, la cui

ra. Posto l'assedio a Castellamare di Pa- rappresentanza vollero che si facesse da


lermo, fu colto in aguato e messo in cep- chi portava il \.\\.ìì\o i\\Re di Sicdio),e\o
pi nel castello di IMotta, donde avendo conferì in feudo a Ferdinando I, che per
tentato di fuggire con corrompere il cu- parte di donna traeva la sua origine dai
stode, questi fece le viste di aderire, e Io re d'Aragona, ed a' suoi discendenti le-
calò di notte su di una rete tesa a mez- gittimi da tutti i lati, anche femmine, e
SIC S C
I 217
con ai-bìtrìo di dare il tìtolo di re di Si- tino V nel 1 4 1 <^ mandò in Sicilia Cipres-
cilia al ptimogenito a sua vita, e che am- so di Calaverio per visitatore apostolico
bedue fossero le. L'obbligò a riconosce- sopra tutti gli arcivescovati, vescovati, ab-

re che il direttodominio del regno ap- bazie, priorati ec, con amplissima pode-
parteneva al Papa e alla chiesa romana, stà di correggere,riforraare,abolire quan-
ed a farle l'omaggio di vassallaggio. Ol- to avesse stimato necessario al maggior
tre a ciò volle che il re e suoi successori culto di Dio e allo splendoie della Chie-
apprestassero una volta in ogni anno per sa. Giovanna 11 che successe a Ladislao
lo spazio di 3 mesi 5 galere, sempre che nel regno di Sicilia, l'imitò nelle dissolu-
la s. Sede ne avesse necessità per la dife- tezze che avea veduto nella sua corte, e
sa delle sue temporali signorie,e braman- propensa già per natura alla galanteria
dole per più lungo tempo se le lasciasse- ruppe ad essa il ritegno appena si trovò
ro nell'istessa forma che il re le teneva. regina, benché fino dal i4o4ii^'esse sposa-
Stabilì finalmente che il redi Trinacria to Guglielmo figlio di Leopoldo VI duca
in ogni anno dovesse pagare nella festa d'Austria, e divenuta vedova nel i4o6.
de'ss. Pietro e Paolo dove risiedeva il Pa- Incontanente la regina produsse in gran
pa il censo d'ottomila fiorini d'oro di Fi- luce i suoi favoriti, e li colmò di beni e
renze. La regina Bianca riassunse il tito- di dignità. III. °fu Pandolfello Alopoche
lo di vicaria, ed organizzò il governo io creò gran siniscalco del regno, ad onta dei
nome di Ferdinando l,e dopo poco tem- suoi jjassi natali, ed ebbe in pari tempo
po fu invialo nella qualità di luogotenen- altri amanti. NondimenoGiovanna II vol-

te del regno l'infante d. Giovanni, secon- le rimaritarsi nel i4i 5 con Giacomo con-
dogenito del nuovo monarca, che i sici- te de la IMarche, il quale non solo punì
liani speravano venisse dal padre decora- tali ma lo fece con perfidia e
disordini,
to del regio titolo,ma invano; mentre nel ferocia. Alopo perì in atroci tormenti, al-
i4i6 colpito da morte Ferdinando I in tri favoriti furono pure dati a'snpplizi ;
Aragona, lasciò il regno di Trinacria al e la regina fatta prigioniera, fu privata
primogenito Alfonso I, e come re di A- della corona di cui l'avea messo a parte.
ragona Alfonso Vii 3Iagiianfrno.U pron- Concitati i sudditi nel vederla ridotta a si

to arrivo did. Antonio di Cardonn, invin- vergognosa cattività, impugnarono le ar-


to dal nuovo re in Sicilia, valse ad impe- mi neli4j6, e Giacomo do[)o essere sta-
dire la già imminente acclamazione del- to il tiranno fu ridotto il [."servitore di
l'infante d. Giovanni, che si lasciò facil- sua moglie, sovente anzi suo prigioniero,
mente persuadere a paitir dal regno, sic- fino al 1419 in cui fuggì in Francia, Gio-

ché l'autorità d'AlfonsoI fu generalmen- vanna Il ricuperata la libertà, scelse a


te riconosciuta. Nel medesimo anno /\i6 i nuovo favorito ser Gianni Caracciolo, e
il concilio di Costanza pel bene della pa- gli rimase costante se non fedele. Eletto

ce e per l'unione della Chiesa riconobbe neli4'7 Martino V, la regina mandò a


per valida e buona l'illegittima investi- Roma{^f.) nonFrancesco ma MuzioSfor-
tiua data dall'antipapa Benedetto XIII za, per proteggerla colle altre città della
del regno di Trinacria, e l'approvò in fa- Chiesa, finché il Papa non fosse giunto in
vore di Ferdinando I;qnini.li Papa Mar- Italia. iVel 1 4 8 ' restituì alMai tino V(juan-
tino V pregato da Alfonso I che avea as- to il fratello avea usurpato alla Chiesa, e
sunto la corona, l'esaudì poi nel \/\'25 in- segnatamente Benevento, quindi si me-
feudandolo della Trinacria, Sardegna e ritò r investitura del regno di Sicilia, e
Corsica ch'erano della Chiesa e anch'es- della terra di qua dal Faro. D'ordine del
se unite all'Aragona, per quanto a suo Papa il cardinal Morosini legato, spedilo
tempo dirò. Qui però va nolalo,che Mar- da Mantova, l'investì per vexHUim Ec-
2i8 SIC SIC
clcaiae, colle aiiferiori condizioni , e nel tendo Alfonso I sopportare l'arroganza
i4if)'l cardinule la coronò inNapoli, clo- del favorito Caracciolo, e impaziente di
no che n'era partito il consorte pe'duri dominare nel promesso regno, a'21 "lag-
trattamenti. Intanto la nobiltà orgoglio- gioi423 Io fece arrestare, e tentò d'im-
sa di Napoli si sottometteva a stento al- padronirsi della regina. Adontala questa
l'autorità regia, i baroni esercitavano sui per la cattività dell'amante, e pensando
loro vassalli un potere quasi assoluto, e seriamenteal contegno di Martino V,pu-
non appena si sentivano oll'esi nella loro nì l'ingratitudine del re con rompergli
vanità e ne'privilegi che si arrogavano, guerra, e con più di ragione sostituirgli
subito si levavano in arrai. Giovanna II nell'adozione Luigi III, che il Papa ap-
era l'ultima di sua stirpe, né le si vede- provò nel 1 424» e confermò la regina nel
vano eredi che nella casa rivale d'Angiò, possesso del regno. E.incorati i partigia-
in cui si riunivano due ra-
le ragioni de' ni della casa d'Angiò, fecero ritornare al
mi Durazzo ed'Angiò. Learinatea quel- servigio della regina lo Sforza, ed obbli-
l'epoca erano proprietà de'condottieri, e garono gli aragonesi d'evacuare dallaCa-
le rivalità di Sfoi za, Braccio e Caldora, i labria e dal resto del regno di Napoli. La
più famosi condottieri del secolo, tenne regina liberòCaracciolo, e tornò a regna-
la sua corte in continuo sgomento. Sfor- re con autorità assoluta: Luigi III da lei

za nel 1420 erasi collegato con Luigi IH creato duca diCalabria, fermò la residen-
d'Angiò, e Napoli venne assediata coni za in questa provincia, tenendosi lontano
bastimenti; la regina per difendersi in- dal governo. Neh 425 morì in Panisco'
vocò l'aiuto d'Alfonso I re di Trinacria /i:z l'antipapa Benedetto XIII, e gli suc-
ed'Aragonn,che avea assalito la Corsica, cesse pure il falso Cleiiìenle TlII spa-
olTiendogli alcune fortezze e di adottarlo gnuolo, per cui JMartino V onde distac-
per figlio e successole. Il re aderì, e colla carne il re d'Aragona Alfonso V, e come
sua flotta obbligò il rivale a ritirarsi, e redi Trinacria Alfonso I,di questa gli con-
Sforza a levai- l'assedio, e Braccio a con- cesse r infeudazione, e la condonazione
tenersi nel servigio della regina. Seguì l'a- medesimo sco[)0
del censo per 5 anni. Pel
dozione, ina dispiacque a IMartino V, co- ilPapa a'ay ottobre 1427 con atto sti-
me opposta alle leggi dell'investitura, e pulato dal cardinal Foix legato, si obbli-
perchè l'adottato, anche dopo la condan- gò di condonare al re censi non pagati i

na del concilio di Costanza, continuava per le isole di Sicilia, Corsica e Sardegna,


a favorire l'antipapa Benedetto XIII, per e che in avvenire, finché egli vivesse, non
cui avea fatto brighe in suo favore nel con- avrebbe pagato per le 3 isole, che iinuni
cilio di Siena, che perciò fu sciolto. Ag- pallium pani de auro in ogni quinijuen-
giunse la regina al Papa altri motivi di nio. Cessò di fatto lo scisma a'26 luglio
disgusto, specialmente pel ritardato pa- i42q,e l'antipapa depose le insegne pon-
gacnento del censo; quindi in difesa dei tificie. Quanto al governo dell'isola di Si-

diritti della Chiesa, nel giugno 142 i sot- cilia, Alfonso I vi si era recato quando fu
to pena di scomunica ordinò a' secolari chiamato all'adozionediGiovanna II,cou
ed ecclesiastici del regno, di non pagare possente flotta e nobilissimo seguilo, in
più a Giovanna II per qualsivoglia titolo cui si annoveravano d. Pietro suo fratel-

alcun dazio o colletta, tinche ad essi non lo, Ottone di Lusignano fratello del re
constassedel censo pienamente soddisfat- di Cipro, liberato conte di Modica col
il

to alla chiesfi romana, ed inoltre prese la primogenitoGiovanni,ed. Federico con-


difesa di Luigi III e gli spedì un soccorso te di Luna. Al partire del re dall'isola,

di cavalleria, e poi l'accolse in lioma som- rimase investito della carica di viceré <l.

ministrandogli genei'oso o.>'pizio. Non pò- Piclio, ch'ebbe cura di purgare d Medi-
SI e SIC •2.9

fernmeo Ja't;orsnrimoii,;itlnccandoli nel Papa Eugenio IV malconlcnto di


Il

loro nido di Barbaria. Ritornò poi in Ca- Giovanna II, che nell'insurrezione de'Co-
talogna, destinandosi dal re nn triiimvi- lonna li avea aiutati colle armi, si oppose
lalo con alili lesta il conte diGeiace,per olle sue disposizioni, e inerendo alle con-
{iniministrar la Sicilia, il ilie die campo venzioni fatte con Carlo I e confermate
al conte di Luna d'aspirare al regno, oia da'successori e dalla stessa regina, nella
non riuscì sbarcare nell'isola,avendo 3 i quale appunto finiva la stirpe investita,
vicari fedelmente sostennloil regio nome. dichiarò devoluto il regno di Sicilia di
Fratlonto il favoritoCaracciolo fu da Gio- (jna dal Faro alla s. Sede, e ne commise
vanna II arriccbito d'onori, d'impieghi e l'amministrazione al prode GiovanniA7-
d'autorità, ed egli corrispose con ambi- ti'llcschi generale di s. Chiesa e vescovo
zione e orgogIio,usando sovente raodi da di Recanati, ed amoionì napoletani a
i

padrone. Giovatala II ormai vecchia tro- non ricevere alcun re, se non quelloch'e-
vò necessario di scegliere a confidente la gli avesse nominato. I napoletani non cu-
clncliessa di Suessa per ricevere conforto randosi delle ragioni della chiesa roma-
di siffatto trattamento, la quale nemica na, parte chiamarono a dominarli Rena-
di Caracciolo, s'insinuò talmente nell'a- to d'Angiò, e parte Alfonso I redi Tri-
nimo della regina che lo soppiantò. Pro- nacria, il quale accompagnato da' suoi
fittando la duchessa d' una delle collere fratelli Giovanni II re di Navarra,d. En-
in cui il favorito prorompeva, estorse da rico e d. Pietro, si condusse con potente
Giovanna II l'ordine di farlo arrestare, e fiotta ad assediar Gaeta, il cui possesso gli

lo fece uccidere a' I


7 agosto i432,col pre- avrebbe assicurato la conquista di Napoli.
La regina
testo eh' erasi difeso.
o sembrò Ma Genova che non gli avea perdonato
tocca dell'avvenimento, tuttavolta confi- •le sue aggressioni in Corsica, unita a Fi-
scò i beni di Caracciolo, e si pose nelle ma- lippo M." Visconti duca di Milano che la
ni de'suoi nemici,venendo governata dal- dominava, con numerosa flotta l'attacca-
la duchessa poiché parve soc-
di Suessa, rono vicino all'isola di Ponza a'5 agosto
combere ad una vecchiezza immatura, 1435, e l'ammiraglio piendendo di mira
conseguenza della vita disordinata che a- la galera in cui il re combatteva, l'obbligò
vea condotta. Luigi III essendo morto nel a rendersi o ad alfondarsi. II re con quel-
novembre i434 ^^ Cosenza, mentre as- lo di Navarra e i grandi del regno cede"
sediava Tarantocontro Alfonso chenon I rono,efatli prigioni furono postali in Mi-
cessava di molestarlo nelle vie stesse di lano e consegnati al crudele d nca,che preso
TVapoli, la regina gli sostituì nel testamen- d'ammirazione dalle nobili maniered'Al-
to il fratello Renato d' A ngiò, cb'era pri- fonso I, da furioso nemico divenne allea-
gioniero di Filippo duca di Borgogna, per to, lo trattò magnificamente e con gran
la guerra de'ducati di Lorena (f.) e di istupore d'Europa lo rilasciò co'suoi sen-
Bar, che per morte del suocero gli com- za riscatto. Eugenio IV spiegò la sua de-
petevano. Giovanna II morì a'2 febbraio ferenza per RenatOj librando le sue ra-
1435, di 65 anni, lasciando il regno in gioni, riconosciute dalla maggior partedel
preda alle guerre civili, che prolungaro- regno; gli spedì ambasciatori perchè ve-
no gli adottati Alfonso I e Renato. E-^sa nisse nel reame, e scrisse lettere premu-
come il fratello e il padre, e fu imitalo dai rose al duca di Borgogna perchè Io libe-
successori, per le ragioni alla corona d'Un- rasse dalla sua prigionia e cedesse dalle
gheria portò i titoli di Regina d'Unghe- sue esigenze. 11 duca noi permise, onde
ria, Dalmazia, Croazia, Schiavonia, Ra- Renato dispose che Isabella di Lorena di
ma, Servia, Gallicia, Lodumiria, Cuma- lui moglie con titolo di luogotenente ge-
nia e Bulgaria. nerale s'imbarcasse perNapoli sotto la prò-
220 SIC SIC
lezione del Papa e del duca di Milano, successori.Eugenio IV dispiacente della
dichiarando viceré Fieschide'conti di La- sventura dell'ottimo re Renato, non tro-
vagna. Gi un talsiibel la col suo spirito ravvi- vandosi pel burrascoso suo ponliflcuto
TÒ il partito angioino e bilanciò l'influenza forze bastanti per togliere il regno ad Al-
aragonese. Con grandi -«agrifizi il duca ri- fonso 1 e riconquistare molte città dello

donò a Renato la libertà a' 25 novembre stato ecclesiastico, prepotentemente oc-


j436. Alcuni glorici dicono che in que- cupale dal re, procurò di ridurlo colla dol-
sto giorno fece il suo ingresso in Napoli, cezza a desistere dall'invasione e ad ab-
altri lo ritardano ah 438, dopo il quale bandonare il conciliabolo diBasilea e l'an-
fu riconosciuto per sovrano. Egli pienodi tipapa Felice V che pe'suoi fini ricono-
eccellenti qualità corrispose intieramente sceva talvolta. Pertanto lo creò gonfalo-
alla fama che l'avea preceduto. Con valo> nieredi s. Chiesa, ma non desistendo il re
rose azioni e colla gloriosa campagna d'A- dalle sue usurpazioni, gli tolse tale dignità,
bruzzo si acquistò nome di prode, laonde Io spogliò d'ogni diritto, che come feuda-
e con ottime leggi a poco a poco avreb- tario della cliiesa romana godeva qual re
be sottomesso le altre provincie dominate di Trinacria, e Io sottomise ad altre pe-
dagli aragonesi, se il tradimento di An- ne. Vedendo Papa che nulla di ciò
poi il

tonio Caldora non avesse troncato le sue rimoveva temendo che si unisse
il re, e
/'^
speranze. Fienaio abbandonato da'suoi ca- stabilmente all'antipapa FeZ/ce di Sa-

pitani corrotti dall'oro del potente avver- vola, si decise a investirlo del regno di Si-
sario, fu obbligato a chiudersi in JNapoli, cilia che aveva sottomesso colla forza delle
maUrado l'orribile fame che vi faceva arn)i,ed il cardinal Foix legato compose
Strage. Rimandò m Provenza la regina e i le differenze che col re da lui poi furono
figli, e preparò a difendersi sino agli nl-
si solennemente convalidate in Valenza con
tin)i estiemi, quando un nuovo tradimen- 6 capitoli. L' investitura ebbe luogo nel
to die in potere del rivale la capitale. As- 1443. colla bolla Regnaus hi Allissi/nis,
sediata d'Alfonso Ijgli aragonesi nelcom- data in Siena, e per essa Alfonso I si trovò
baitimenlo vi perderono l'infante d. Pie- consolidato nel reame delle due Sicilie.
tro viceré di Sicilia colpito da una palla Niente si variò nelle formole usate eoa
di cannone; quindi vi penetrarono per Carlo I, ed egli il i.°tra gli aragonesi giu-

l'acquedotto che avea servito a Belisario rò fedeltà e omaggio al Pontefice e alla


per impadronirsene. R^enatocol rinforzo s. Sede ^jro regnoSiciliae, eccettualo Be-
de'genovesi spediti da EugenioIV, Stretto nevento e il suo lerritorio,con essersi ob-
da'nemicisi.fece largo col la spada per giun- bligato di mantenere Benevento in pos-
gere a Castelnovo, donde s' imbarcò per sesso delle medesime grazie con venulecon
Marsiglia. Alfonso 1 entrò trionfante in Carlo 1. Ratificò Alfonso I tali condizioni
Kapoli colla sua armala di tena e di ma- coti solenne pompa nelle mani diGiovanni
re, con tutta la pompa degli antichi ro- abbate di s. Paolo di Roma, deputatovi

mani, a'28 giugno 1442. e vi fissò il suo dal Papa. R.Ì pristina tane'd uè regni la Irao-
soggiorno ad onta delle istanze degli ara- quillità, si riaccesela venerazione e l'anti-
gonesi, riunendo in un sol capo siciliani i co rispetto verso la s. Sede, si vide rifiorire
dominii di qua e di là dal Faro. Alfonso lo splendore del culto divino ne'sagri tem-
1 prese pel i.°il titolo di re delle due Sici- pli. La s. Sede spedì nell'uno e nell'altro

lie, come notai a Napoli, anche nelle mo- regno i suoi ministri col titolo di nunzi e
nete: Rex Siciliae Cilva Ultra Farum; collettori per custodia dell'immunità, e
e di poi Ferdinando V il Cattolico po- per decidere le cause ecclesiastiche nel gra-
se nelle monete l'epigrafe: Utrlusque Si- do di ricorso da' legittimi giudici e ordi-

ciliae^ lUolo che divenne peculiare de're nari de'luoghi,coaieallresì per luauteuei-
SIC SIC 111
vi il gius romana, ed esigere
(Iella chiesa i lettura. Perle tante sue guerre oppresse i

frulli solili pagarsi annualmente alla ca- sudditi colle imposte, la sregolatezza dei
mera pontificia, ed ilnunziodiNapoli ebbe suoi costumi gli fecero commettere abusi
col titolo di nunzioanche quello di collet- d'autorità.Neli447tli^enuto Papa Nicolò
tore. Eugenio IV mandò nell'isola nunzio Vgià nunzio ad Alfonso I, si affaticò subito

e collettore Angelo abbate di s. Salvatore per la pace,poichèperla morte del Viscon-


di SciUidriglia in Sabina, con ampie fa- ti duca di /l//te20, che aveva lasciato suoi i

coltà di procedere anche alle censure con- stati al re, l'Italia fu in preda alle guerre
tro i renilenli e confumaci, e dopo di as- per contrastarglieli, onde Alfonso I la so-

solverli dalle medesime e dispensare nel- stenne lungamente collo Sforza, che pre-
l'irregolarilàjcon rimuovere e toglierean- valse fra'pretendenti. Avendo il re esalta-
cora qualunque ap[)el!azione, ancorché mente adempito all'annua trasmissione
fossero prelali,capitoli delle cattedrali, re- del palafreno, nel4 JO trovandosi iNicolò
1

ligiosi, nobili e di qualunque stato e con- V per la diRoma,a'3settembre


peste fuori
dizione. Per togliere agli angioini qua- dichiarò con bolla data in Fabriano, che
lunque diritto sopra del regno, Eugenio niun pregiudiziogliene derivasse per noa
IV confermò ad Alfonso I l'adozione che aver potuto far la presentazione nella vi-

neavea fatfaCiovanna II. Alfonso I si rese gilia de'ss. Pietro e Paolo, e che l'avrebbe
assaibenemerito della s. Sede, per aver- effettuata neh' anno seguente. Inoltre il
le unito alle milizie pontificie ricuperata Papa con bolla de'5 agosto! 4^1 stabilì che
buona parte della Marca [F.) occupata i delinquenti dello stato pontificio e di
da Francesco Sforza; laonde in compenso quello delle due Sicilie, fuggendo in uno
delle spese e fatiche il Papa generosa mente de'duefossero arrestati e posti in prigione.
gli condonò le 5o,ooo marche che dovea Indi donò al re la Eoaa d'oro e l'eccitò

per l'investitura, e dell'annuo censo delle ad aiutare il re di Cipro e l' imperatore


8000 oncie d'oro; ed oltre a ciò gli die greco guerreggiati da'turchiche s'impos-
il vicariato in tempovalibus Benevento
di sessarono di Costantinopoli e dell'impero
e di Terracinn sua vita naturale duran- orientale. Nicolò V
nel i^52 spedì per
te, col censo di due sparvieri (falchi o uc- nunzio e collettore nell'isola di Sicilia Ja-
celli di rapina), uno per Benevento l'al- copo Manzarelli, colle medesime facoltà
tro per Terracina. I re accettò e ratificò e privilegi contenuti nelle lettere apostoli-
le condizioni di questo vicariato, con bolla che, ed eguali a quelli comparliti da Eu-
d'oro del i44^- Quanto al triennale pa- genio IV al precedente. Le lettere apo-
lafreno convenuto con Carlo I per la con- stoliche e diplomi pontificii per la desti-
donazione dell'annuo censo, Eugenio IV nazione de'Iegati, nunzi e collettori nel-
dispose che Alfonso I ogni anno presen- l'isola di Sicilia, sono riportati dall'autore

tasse un palafreno bello e buono, in re- óeWaSlor. della pretesa Monarchia di iS"/-
cognitionem regni Siciliae cilerioris. Al- ciZifZ, dalla quale per quanto a tultociòche
fonso I è il principe piìi grande che salì 1 iguarda tale monarchia, vado ricavando
sul soglio d'Aragona, ed uno de'piìi ma- questi pochi cenni cronologici. Nel i453
gnanimi re delle due Sicilie. Eloquente, Renato d' A ngiò,solleci tato dal duca diMi-
sebbene destro e politico, fu
sincerOjleale, lano, fece qualche tentativoper ricuperare
gran capitano, uomo di lettere e protesse il regno, ma inutilmente. Perle incessanti
i dotti banditi daCostantinopoli: tra'suoi premure di Nicolò V fu conclusa la pace
eruditi segretari vi fuLenzuoli,poiCalisto d'Italia, ed il re la sottoscrisse a'aS feb-
HI, e forse Ficcolomini, poscia Pio II, ma braio 1455, nelqual anno divenne Papa
sembra meglio ritenere soltanto legato a il Valentino Calisto III. Questi nel mede-
lui diCalislollI,ed era appassionalo per la simo anno deputò nell'isola di Sicilia colla
222 S I C SIC
qualifica di uiinzio e collcltore IMicliele Ferdinando I era sialo dichiarato dal suo
Isalgutr canonico di Vico, colle solite fa- padre Alfonso I, come tulli principi e- i

colti'i eijigeren/e. A'27giugnoi458 moà reditari delle due Sicilie,duca di Calabria,


Alfonso 1,6 come privo di figli legilfimi, ed amandolo teneramente sino dal 44-^ i

lasciò erede del regno di iXapoIi o Sicilia r avea fatto riconoscere dal parlamento
tli qua dal Faro, Ferdinando I, nato da da lui adunato per regolare la successio-
Marglierita di Ilyar, che la regina Maria ne al trono, onde dopo la sua morte fu ri-
fece strangolare, per cui il re era parlilo conosciuto dal regno senza difficoltà, quan-
dall'Aragona, e legitliinato da Eugenio tunque il suo carattere crudele e dissimu-
IV. Ma Calisto JII che sino daii45Ggli latore gli avesse fatti già molli nemici :

avea negata la successione come figlio na- ma i napoletani lo preferirono aGiovanni


turalcj dichiarò il regno dira Pharuni I, acciò il reame non divenisse una pro-
devoluto alla chiesa romana, e nello sles- vincia d'Aragona. Presto però se ne pen-
so tempo proleslò che avrebbe fallo pie- tirono, e nel i4''9 iii^'itarono Giovanni
na giustizia a chiunque vi pretendesse di- d'Angiòducd ancor lui di Calabria, figlio
ri Ilo, e che inlanlo i popoli si astenessero del vivente Fienaio conte diProvenza e
di dareil giuramento di fedeltà a chicches- duca Lorena, a disputargli la corona.
di
sia, giacché per la morte del re era ces- Per ventura di Ferdinando I neli45<^ hi
sala l'infeudazione. Sentenziò qumdi l'in- eletto Pioli, giàcorae dissi secondo alcu-
terdeltoaque'luoghi che l'avrebbero ub- ni segretario e certamente legato al pa-
bidilo.AFerdinando I poi vietò sotto pena dre, e di lui grande amico, laonde ne rice-
di scomunica di potersi chiamare re, ma vè benignamente gli ambasciatori d'ubbi-
che se si trovasse aggravalo potesse far va- dienza. Il nuovo J'apa trovò che Ferdi-
lere le sue ragioni secondo l'ordine giu- nando I per l'inimicizia col predecessore
diziale. Nuovamente il regno di Sicilia di continuava a ritenere il vicariato di De-
là dal Faro ossia l' isola si trovò separa- uevento e Terracina, per cui bramando
lo da quello di qua dal Faro, perchè Al- subilo pacificarsi^ per preliminare volle
fonso I lasciò il regno di Trinacria e quello la restituzione di Benevento e Terracina.
d'Aragona al proprio fratello Giovanni li Parvero dure al re le condizioni, ma l'a-

re di Navarra, e come redi Trinacria Gio- nimo risoluto di Pio II la vinse, riebbe
vanni 1, il quale avea sposalo la regina Benevento, e lasciò Terracina in annos
Hianca vedova di Martino 1, dal quale ma- decem sub censii iiiiius equi albi in fc-
triatonio nacque d. Carlo principe di Via- slo Penlecosles : V accordo fu fatto da Zi-
na. Questo da molti baroni napole-
clie lull di Narni vescovo di Spoleto e poi car-
tani voleasi preferito a Ferdinando I, si dinale. Composte le cose e rivocalo il de-
ritirò in Sicilia ove fu idolatrato, ed ba- i creto di Calisto III, e tollo r interdetto
ioni siciliani implorarono che fosse a lui messo a'iuoghi che ubbidivano al re, con
((inferita la carica vicereale. Non solo ri- bolla ile' IO novembre 14^8 Pio II inve-

cusò Giovanni I di acconsentirvi, ma ri- su Ferdinando Idei reguodi Sicilia e della


chiamò il ligi io, e dichiarò nel solenne giù terra di qua dal Faro co'medesimi patii
lamento che la Sicilia non sarebbe mai di Carlo I, e col censo annuo di 8ooo ou-
separala dal regno d'Aragona. Vi fu al- eie d'oro ad pondus ipsius regni, e di un
lora (|ualche tumulto, perchè aiìerravauo palafreno bianco, bello e buono in ogni
gl'isolani ogni occasione per avere un le triennio. Nel i^5q ilrericevèsolennemen-
uidipetidente, e d. Carlo inclinava tanto a le lacorona inBarletta per le mani del car-
divenirlOjCheil padre l'iujprigionò per ge- dinal Orsini legato pontificio, e ne perpe-
losia di slato, e sebbene tornasse indi a po- tuò la splendida azione in alcune mone-
co iu Uberto, mori di cordoglio nel i46i- te d'argento chiamale coronaci^ per es-
SIC SIC 223
servi espressa la funzione: per quella che no ancora più vergognoso; lutti suoi
fu i

poi si fece per Alfonso il ne furono balla- nemici caddero successivamente vittime
te altre elette coronati di s . A ngtlo ,\ievc\ììi di sua perfidia. Neil 465 grave diS()uta
vi fu messa la figura di s. Michele, in bar- si mosse tra Papa Paolo II e il re [)el pa-

letta il re ratificò con diploma a Pio II gamento del censo. Pretese Ferdinando
il giuramento di fedeltà ed omaggio, ob- Ijdiminuzioue di censo fin da (juando Pio
bligandosi a tutte le condizioni poste nel- 11 gli die l'investitura del regno, e seb-
r invcstitiu'a. ad An-
Il re concesse poi bene non l'ottenne, di fatto volle conse-
tonio Piccoloniiiii nipote del Papa, Ma- guirla, poiché venuto il tempo del paga-
ria sua nipote per moglie, e per dole il niento fece presentare il solo palafreno.
ducalo d'Amalfi, Sessa, Capislrano, Cela- Ma il Paparifiutòcostantementequelcen-
no e Cicona, matrimonio conclusodal car- so,ed avendo osalo il re vantare bene-
dinal Forliguerri, incaricato pure per Taf- merenze collaChiesa, rispose Paolo 11 che
flire diBenevento e Terracina. Giovan- maggiori ne avea essa verso dì lui, aven-
ni d'Angiò nel 1400 si recò coli' esercito dolo elevalo al trono a preferenza di Gio-
nel regno per coiujuislarlo, a cui si uni- vanni I e di Renato d'Angiò, e con gran-
rono Gianuaiilonio Orsini zio del re e de suo dispendio sotto Pio 11 lo aveva al-
principe diXaianto, ed un gran nume- tresì conservalo. La controversia giunse
ro di baroni. Ferdinando 1 raggiunse il anche alla minaccia di privarlo del regno,
nemico a Sarno, e fu battuto per impru- se avesseardilodi far lega col turco. Aven-
denza a'y luglio, ed a' 7 altro esercito fu 1 do Paolo II intrapreso la guerra contro i

pure disperso nella Puglia;Ie sue finan- turchi, rifiutando il cavallo pel feudo del
ze si ridussero tahneute deplorabili, che regno, domandò agli ambascialori regi
la regina co' figli fece una questua per le 60,000 scudiessi ripugnando e
; al che
vie di Napoli. Pio li e il duca di Milano minacciando di unirsi ai turchi^ rispose
per politica sostennero il re; fu chiamato il Papa con dignità: Andate, e riferite al

Scanderberg l'eroe *\' Albania e di Croia, re ciò che abbiamo detto , e s' egli si ri-

che per memoria d'Alfonso I assunse il soli'erà d'unirsi al turco, noi già abbia'
combattimeiito,ea'i 8 agosto 1462 ripor- ino provi'ednto come cacciare dalregno il
tò dinanzi Troia luia vittoria che rista- le, e dagli stati cattolici il turco. C\b non

bilì la fortuna di Ferdinando I. Pacifi- ostante passando per Pvoma nel 1 470 jfe-
catosi il re colio zio Orsini, a merito del derico principe di Taranto figlio del re,
cardinal Roverella, il duca d'Angiò nel cheantlava a prendere in Milano la sposa
i464f^i obbligato a uscire dal regno. Nel- pel fratello Alfonso duca di Calabria, il

l'anno precedente Pio li riunì alla s. Se- Papa gli donò la flosa d'oro benedetta,
de il dominio di Ponlccorvo (/ •), posto e lo trattò con magnificenza per lutto lo
nel regno di Napoli; efino dal 1462 a vea stato. Per mettersi in guardia dalle in-
deputato Angelo Scalciati tesoriere della sidie di Ferdinando 1, il Papa fece allean-
chiesa di Siracusa, in regno Siciliae ultra za colla repubblica di Venezia, e fabbricò
Pliarunifin ejiisquecivitatibus etdioecesi- la Monte Leone ne'coufini del-
fortezza di
bw! fructuni, redditiutni, et.proi'entuuni l'Abruzzo. Sisto IV nel 147' spedì una
camera e apostolicae debito rum et dtben- , flotta contro turchi, e 3o galere erano
i

doritm colleclori,et apostolicaeSedis mia- slate som mi nis tra te dal re,il qua le ottenne
c/'o,colle medesime facoltà espresse da'suoi da lui il negalo dal predecessore, che du'
predecessori. Indi il re cominciò ad eser- rante la sua vita gli condonò il censo, e

citar le sue vendette contro tutti quel- Solo ogni anno facesse presentare miachi-
li che avevano tenuto le parti angioine, nea, difendesse lespiaggie del litorale ec-
ed il tradimento verso Giacomo Piccini- clesiastico da'corsari, e soccorresse il Papa
224 SIC SIC
ne'bisogni colle milizie necessarie. Quindi tificie, il Papa con Ferdinando
fece lega
dice Novaes che nel i475 incominciò l'uso I, e spedì il duca d'Urbino con un esercito
di presentarsi la Ghinea, ma è meglio ve- contro gli aggressori, unitoa quello del re
der quel mio articolo. Sisto IV indetto e comandalo dal figlio Alfonso duca dj Ca-
anno santo ricevè in Roma splendidamen- labria. Ma Francia e di versi potentati d'I-
te il re, che vi perde la moglie Isabella talia biasimando la condotta del Papa e
di Clermonf,come afferma Venuti; il il del re,si collegarono contro di loroida que-
can. Strocchi aggiunge che vi fu pure il ste incolpazioni difesi Sisto If^ a questo
duca di Calabria, e che il renella visita articolo. Continuandosi nel i479 'e guer-
che fece alle chiese destinate per lucrar re co'fiorenlini dalle milizie papali e na-
l'indulgenza donò un palio d'oro a cia- poletane, il re avendo piì^i a cuore 1' iu-
scuna delle basiliche Lateranense, Vati- grandimenio di sua casa, trattò in Napoli
cana e Ostiense. Delle Porle sante di Na- la pace con Lorenzo de'Mcdici domina-
poli e Benevento, per l'indulgenza del^m- tore di Firenze, onde salvarla dall'immi-
bìleo universale, parlai a quell' articolo nente eccidio. Neh 480 i turchi colla presa
con Zaccaria. Ad Anm santi ed a Roma d'Otranto, e cogli orrori che vi commi-
notai quando vi si recai'ono i sovrani ed sero sparsero la costernazione in Italia.

i principi delle due Sicilie, anche in epo- Sisto IV spedì a Napoli per legato il car-
che diverse. Il Papa maritò a Leon.nrdo dinal Rangoni perchè segnasse colla cro-
dellaRovere suo nipote, la nipotediFer- ce i fedeli che intraprendevano la sacra
dinando I che gli die Sora per dote. A- guerra contro il nemico del nome cristia-
vendo Pio II ricuperato alla Chiesa, col- no, e promise al re 2^ galere della Ma-
le armi impugnate a difesa di Ferdinan- rina pontifìcia. duca di Calabria ri-
Il

do I, Sora, Arpino e altri luoghi, e dipoi prese Otranto, azione che pareva doves-
bramoio il re d'incorporate al regno So- se affezionarci popoli all'erede del trono,
ra e suo stato, Sisto IV si contentò che ma non diminuì il malcontento generale
lo ricevesse il proprio nipote della Rove- per l'alterigia e scostumaf ezza con cui era- 1

re,qualedotedella nipote del re che sposò. si segnalalo. Per tornare all'isola di Si-
Intento SistoIVa mantenerla pace d'Ita- cilia, dirò prima, che Giovanni I verso il

lia, nel r
477 spedì ima legazione a Napo- 1^65 erasi associato al regno l'unico fi-

li, ove molti sostenevano che Ferdinan- glio d. Ferdinando II, intitolandolo con
do 1 ingiustamente teneva il regno, co- questo non)e re di Sicilia o Trinacriaj ia
me natoda un adulterio, espeltare perciò occasione che trattava il celebre matri-
a Giovanni Queste dissensioni ebbero
I. monio con d. Isabella I erede del regno
fine con isposare Ferdinando I la figlia di Castiglia, e pel quale si riunì la for-
di Giovanni I,e il Papa mandò il cardi- midabile monarchia di Spagna. Fu al-
nal Borgia, poi Alessandro VI, a benedir lora inviato viceré dell' isola il conte di
le nozze, e ad imporre la corona alla re- Prades, in luogo del defunto d. Lopez Xi-

gina, come legato apostolico. Nello stesso menes de terrea; ma seguita appena nel
annoSisto Vcreò cardinale
I il figlio del re, 1 479 la morte del re Giovanni I, il nuo-

Giovanni d'Aragona, al quale poi Inno- vo monarca Ferdinando II e come re di


cenzo VI II con breve de'3o agosto 1484 Spagna V e il Cattolico, ascoltò richia- i

concesse a vita 1' uso del castello e pa- mi delle popolazioni, ed onorò d. Gaspa-
lazzo di Caprarola. Nel 1478 scoppiò in re d' Espes della carica di viceré. L'ava-
Firenze contro i Medici la congiura dei rizia e le vessazioni di questo ministro re-
Pazzi, alla quale non fu estraneo il re, per sero piìi sensibile ai siciliani il disastro di
aver mandato il figlio a secondarla, ed a- es>ere retti a modo di lontana provincia,
vendoifioreuliui occupato varie cillàpon- e tanto maggiormente ne furono angu-
SIC SIC 21/)

sliali, quando ricliiamalo il viceré per giu- Sisto IV si separò dalla lega co'veneli, i

stificarsi di gravi imputazioni, riiisc'i coi quali non dcsislendoconlroil duca di Fer-
suoi maneggi ad aver guiderdone anzi- rara, il Papa si collegò con Ferdinando
cliè pena, e dovettero i malmenali isola- I e altri principi, nominando il duca di

ni soffrirne di nuovo la tirannide, finché Calabria vicario dell'esercito pontificio,


non fu colma la misura, che andò allo- il quale liportò vittoria sui veneti, checo-

ra finalmente a solfocare i suoi rimorsi strinsiro Sisto IV ad assolverli dalle cen-


nella prigione di Cardona. Grande fu il sure, perché alla sua insaputa il re cogli
contento della Sicilia, e meglio si dimo- altri alleati si erano con loro pacificali.
slròalcompariredel nuovo viceré d. Fer- Nel 1484 salì sul trono del Valicano In-
nando d'Acugna castigliano, delle cui vir- nocenzo Vili, e nel seguente anno ba- i

tù rimase ne'popoli indelebile memoria, roni del regno vedendo vicino il tempo
sebbene indi a poco morisse e subentras- che duca di Calabria diventasse re, pre-
il

d.GiovanniLanuda arago-
se nella carica sero armi contro di lui e contro il pa-
le

nese. Nella terraferma Ferdinando I sem- dre, anche per vendicare il contedi Mon-
pre ingrato,e dimentico delle obbligazioni loro colla moglie imprigionali dal duca,
che avea colla s. Sede, per aiutare il ge- per occupargli il territorio d'Aquila, per
nero duca di Ferrara (/^.) nelle discor- cui insoisero pure gli aquilani. I baroni
die che avea co'veneziani alleati di Sisto ricorsero al Papa perché qual supremo si-
IV, a cagione del territorio di /iOi'/'g^o,spedi gnore loro e del regno volesse prenderne le
nel 1482 contro lo stato pontificio il fi- difese; alle rimostranzed'Innocenzo Vili

glio Alfonso duca di Calabria con 4 000 il re pose in libertà i coniugi, ma volendo
cavalli. Il Papa ne fu altamente odeso, se intrigarlo in una guerra intestina, provo-
ne risentì col re, rimproverandolo della cò Virginio Orsini a molestare colle armi
sconoscenza, di non aver pagato il censo le terre papali, e corse sino alle porle di
a danno delle ragioni della Chiesa che op- Pi.oma, onde il Papa si vide obbligato a
primeva colle armi. 11 duca si avvicinò far lega co'genovesi e veneti. Avendo il

a lioma, ma romani l'indussero a re-


i re nel 1 4^5 invialo a Salerno il principe
trocedere, mentre veneti colla flotta oc-
i d'Altamura Federico suo figlio, per ri-

cuparono diverse fortezze di Puglia e A- durrei ribellati baroni all'ubbidienza, per


bruzzo, e inviarono un esercito in aiuto le sue belle qualità gli offrirono la coro-
del Papa. Nel voi. LVII, p. 284 narrai na; ma egli preferì restare loro prigionie-

come Sisto IV affidò le milizie al prode ro,che tradire suoi doveri. Nel 48(ì pro-
i 1

Koberto Malatesta, il quale a' i 5 agosto seguendosi la guerra ne'diutorui di Roma,


ricuperò alcuni luoghi, ed a' 2 1 presso Innocenzo Vili preferì a'soccorsi di Carlo
Velletri trionfò delduca,econ tantastra- Vili re di Francia, l'interposizione diFer-
gede'calabresijche Campo morto Cu d'al- dinando II rediTrinacria,esi pacificò con
lora in poi detto il luogo della pugna: per Ferdinando I, il re di Spagna e di Tri-
questa vittoria il Papa edificò la Chiesa uacria non amando l'intervento francese,
di s. Maria della Pace. Il le vedendo le perché sperava che al suo Irono dell'isola
sue cose ridotte a mal parlilo, e temen- si riunirebbe col tempoquellodi terrafer-

do che Sisto IV lo privasse del regno e ma, quale nipote d'Alfonso I, e come av-
dasse a'francesi, sostenitori delle ragioni venne. La pace pubblicala a' 12 agosto
angioine, gli mandò un ambasciatore eoa comprese, oltre il perdono ai baroni ri-

un foglio bianco da lui soltoscritto, per- bellati, il pagamento dell'annuo censo di


ché in esso vi prescrivesse le condizioni 8000 oncied'oroollre la chinea. Nel j 488
per la concordia, e restituì alla Chiesa Be- il Papa con zelo esorlò i principi cristiani
nevento e Terracina che avea occupato. alla guerra contro il lurco,che minacciava
VOL. LXV. i5
226 SIC SIC
l'invasione (li Sicilia, non meno die lì resto nato contea di Provenza, e morendo
la

d'Italia; mn non fu ascollato, ognuno at- neh 481 senza successione, lasciò suoi eie-
tendendo al le priva te guerre, e quei d'Un- di universali i redi I''raucia,pei'chè Luigi
gheria sosteneva Ferdinando I in pregiu- XI discendendo dal lato materno dalla
dizio della Chiesa, ed in fatti non tardò casa d'Angiò, era il solo cui la Provenza
ad occupare Rieti confinante col regno, dovea appartenere: legò purea'detti prin-
ed il duca di Calabria invase la Campa- cipi diritti ai troni delle due Sicilie, le-
i

gna romana. Neh ^8q si aumentarono le gati la cui accettazione divenne funesta
discordie tra il re e il Papa, perchè invi- a Francia. Dopo la grave sentenza d'In-
tati in Napoli ad un festino di corte i ba- nocenzo Vili, il sagace Ferdinando II re
roni del reame,che nella precedente guer- di Trinacria, geloso di Francia, di nuovo
ra eransi dichiarati in favoredella Chiesa, assunse le parti di mediatore, e pncificò
fieramente Ferdinando I lì fece gettare col Papa Ferdinando 1 e il duca di Ca-
in mare, fingendo di ritenerli prigioni e labria, obbligandosi d'essere mallevadore
che ogni dimandava loro da mangiare, in- delleseguenti condizioni,slipuIateda Fer-
di fece tagliare la lesla ad altri, ed a tutti dinando I a'28 gennaio 492- Che pagasse 1

confiscò i beni. Rotti inoltre i patti della il anno il tributo come prede-
re ogni i

pace, ricusò pagare il censo che dopo Si- cessori d'8000 oncie d'oro e il palafreno
stoIV mai avea soddisfatto, senza nem- ogni 3, colle solite riserve; non usurpas-
meno adempiere le condizioni imposte da se r autorità pontificia nella nomina dei
cpiel Papa quando glielo condonò. Nella beneficii ecclesiastici; soddisfacesse i figli

festa de' ss. Pietro e Paolo, il Papa cilò de' baroni d'ordine suo uccisi e spogliati
il re sotto pena di scomunica a pagarlo tiella roba. Il Papa a richiesta del re di-
entro due mesi. Adiratosi Ferdinando I, chiarò suoi successori,!.' il figliu Alfonso,
minacciò di entrare ostilmente negli sfati poi primogenito di questi Ferdinando
il

della Chiesa, e per l'ambasciatore intimò o Ferrandino. Nel maggio i! detto priu-
che si sarebbe appellato al futuro con- cipedi Capua Ferdinando figlio del duca
cilio. Vedendo il Papa che le sue ammo- di Calabria, si reco in Roma a giurare
nizioni non prodiicevano alcun e(fetto,cou per se e pel padre fedeltà e omaggio, ed
pubblicoedittodegli I settembre dichia-
i a domandar perdono al Papa per l'avo
rò aver Ferdinando perduto ogni ra-
1 e pel padre, niuno de' quali osservò poi
gione sul regno di Sicilia di qua dal Fa- il convenuto. Indi nell'agosto di venne Pa-

ro, ed essere questo perciò tornato alla pa il Valentino Alessandro VI Borgia, ni-
chiesa romana; quindi trattò di chiamare pote di Calisto III, die fu sollecito a col-
Carlo Vili re di Francia (^.), il quale legarsi co'veneti e col duca di Milano, ia
sosteneva appartenergli il reame, come difesa de'propri dominii, pel grande ar-
erede legittimo delle ragioni di Renato tnamentochefaceva CarloVIII rediFrau-
d'Angiò morto neh 480, avendolo pre- cia per la conquista del regno occupato da
ceduto nella tomba il duca Giovanni sino Ferdinando I, baroni del quale iriila-
i

dah470, per cui avea dichiarato succes- tissimi e crudelmente perseguitati a ciò
sore Carlo conte del Maine figlio del fia- l'aveano stimolato. Il re che per tutelarsi
il quale spogliato del ducato
tello Carlo; erasi riconciliato con Alessandro VI, morì
d'Angiò da Luigi XI redi Francia, que- a 2 5 a^eunaio i^q^,ipovlàfìdo nella tomba
i

sti pretese avere perciò ereditati i diritti l'odio de'sudditi; e il duca di Calabria co!
della casa d'Angiò sul regno di Sicilia di nome d' Alfonso II fu pubblicato succes-
qua dal Faro, e li trasmise al figlio e suc- .s<ore, che per la sua avarizia e libidine ,

cessore Carlo Vili. Noterò che il conte olfuscando i talenti militari, ben presto si

del Maine ebbe dopo la morte del zio Re- \ide abbandonato da'parenti e dalla no-
SIC S I C 227
Jjillìi, popolo sospirnre fran-
iicìenilo il i afferrò il porto di Messina per passare in
cesi. Il Papa pei" morte (li FeiJitiando ( Calabria, onde soccorreree difendere Fer-
fu richiesto da Carlo Vili (lell'investitu- dinando nin occultamenle per impos-
II,

la del legno, come erede di Renato d' A n- sessarsi delregno che sosteneva apparte-
giò, per cui fu indugiata In coronazione nergli. Carlo Vili perla formid;djileleg;i
d'Alfonso 11. Conoscendo questi che A- conclusa contro di lui da Alessandro Vi,
lessandio VI amava ingiandire i suoi fi- con sentenza scomunica a quelli che
di
gli Borgia (f^.), promise di dare a Jofrè l'avessero favorito^ e per l'armala con-
o Goffredo per is|)osa la sua figlia San- dona da d. Gonsalvo, partì da Napoli a'20
cia, anch'ella bastarda, col principato di maggio^ ed in pochi giorni perde quasi
Tricarico e le contee di Chiaramente, O- lutto il conquistato. D. Gonsalvo riprese
lia, Cariati, ed altre signorie, come efTet- Reggio, e quantunque battuto a Semi-
luò. Il Papa si ritirò dalla lega del duca di nara da Aubigny, fece progressi nelle pro-
Milano, come nemico d'Alfonso II, al qua- vi ncie meridionali, e successi va mente cac-
le concesse l'investitura convenuta dal- ciò i francesi. I napoletani richiamarono
l'antecessore, e inviò a Napoli il nipote Ferdinando li, che a'7 luglio rientrò in
cardinal Giovanni Borgia a coronarlo ai Napoli con circa 2000 soldati; indi asse-
7 maggio, ed il re gli fece il giuramento diò le fortezze ove francesi a veanoguarni-
i

di fedeltà e vassallaggio, hidi Alessandro gione, e se ne rese padrone. Il Papa lo rico-


VI spedì in Toscana a Carlo Vili per le- nob!)e, econgeneralesorpresa lo dispensò
gato il cardinal Piccolomini poi Pio III, di sposare la zia Giovanna sorella di suo
per ruiiuoverlo dall'invasione; ma inulil- padre. Il fratello di essa Alfonso II, ch'e-
inente perchè si era posto in viaggio si- rasi ritirato in un monastero d'olivelani,
no dal settembre con circa 3o,ooo uomi- pentito de'suoi trascorsi vi finì i suoi giorni
ni. Giunto in Roma l'ultimo dell'anno, a'19 gennaio 1495. Non tardò a seguirlo
il Papa ritirossi in Castel s. Angelo e do- Ferdinando II, che morì senza figli a"*
vè convenire a umilianti condizioni, e far- ottobre 1496 tra le braccia della sposa.
gli sperare 1' investitura. Alfonso II ve- Lo zioFederico priticipe d'Altamura, che
dendo vacillare il suo trono, a'aB genna- si trovava all'assedio di Gaeta, ritornò a
ioi4q5 lo rinunziò al figlio Ferdinando Napoli per occupare il Irono a cui fu pro-
11, e col proprio fratello Federico prin- clamato per la sua dolcezza e generositii,
cipe d'Altamura si rifugiarono in Sicilia, con gioia di tutta la nazione; e neh 497
ed ivi d'accordo col Papa poterono inta- ottennedaAlessandroVI l'investitura nel-
volare la lega de'principi italiani, e atten- le forme consuete: il cardinal legato Ce-

derei soccorsi di Spagna. Carlo Vili par- sare Borgia figlio del Papa e poi famoso
tito da Roma a' 25 gennaio, ed in poco duca Valentino, col nome di Federico!
meno di 4 mesi, tranne Brindisi e Gal- gliene die in Capua il vessillo e la corona
lipoli, si rese interamente padrone del re a' ro agosto. Ma l'esaltazione alla monar-
gno, entrando in Napoli a' i5 marzo o chia di Francia del re Luigi XII, mi-
prima; mentre Ferdinando li a vendo op- nacciò presto il re d'una nuova lotta. R.i-
posto debole resistenza, per non sacrifi- fiulò di maritare sua figlia a Cesare Bor-
care inutihiìente i sudditi, li sciolse dal gia, che avea rinunziata la porpora, im-
giuramento, a'2 i febbraio si era ritirato pedì il corso alle provvisioni apostoliche,
nell'isola d'Ischia, facendosi ubbidire tra conculcò la libertà ecclesiastica, e comin-
i soldati ribelli. Frattanto Ferdinando II ciò a trattare la lega col turco. Alessan-
re di Trinacria e di Spagna spedì la flotta dro VI indispettite da questo contegno,
con esercito comandato da d. Gonsalvo e per essersi collegalo co'Colonna e Sa-
di Cordova detto il gran capuano che , velli suoi nemici, nella festa di s. Pietro
228 SIC SIC
«lei I 5oi pubblicò la lega fatta coi re di noin ogni trennio, eccettuando Beneven-
Francia e di Spagna coulro Federico I, to col suo distretto e territorio, che lostes-
che in concistoro dichiarò decaduto dal so Papa avea dichiarato ducato. In que-
regno, per essersi collegato co'turchi con- sta divisione tornò ad essere gravata del
troia repubblica cristiana, e perciò lo con- peso di tulio il censo la sola terra di qua
dannò qualereodi lesa maestà. Inutilmen- dal Faro, e si duplicò quello del palafre-
te gli ambasciatori del re gli rappresen- no, ftla cos\ fatto stabilimento non ebbe
tarono, che i detti due monarchi eransi lunga durata, poiché dividendosi i due re
concordali con vergognosi patti di divi- la preda, ingelositi 1'
uno dell'altro, e vo-
dersi ilsuorcgnOjSininlandoilcuginoFer- lendo Francia le provincie di Basilicata e
dinando II di difendei lo. Federico I ve- Capitanala, Ferdinando II diceva rimet-
dendoentrati i francesi nel suo stato, si a- terne la quando Lui-
decisione al Papa,
vaozò a disputar loro il passaggio a s. Ger- giXlI preferì l'appello delle armi, rite-
mano; mentre d. Gonsa Ivo sbarcato in Ca- nendo appartenere le due Provincie all'A-
labria si faceva consegnare molte piazze, bruzzo, e presto tra loro scoppiò micidia-
onde le truppe di Federico I si sbanda- le guerra, prima e dopo che il duca di Ne-
rono, e Capua fu presa d'assalto da'fian- moursco'francesi era entrato in Napoli a-
cesi a' 2.5 luglio, Gaeta e A versa subito gli 8 luglio 5o2, e dipoi a'G marzo 5o3
1 1

pervennero in loro potere. La famosa bat- vi fecero il loro ingresso gli spaglinoli. Il

taglia diSeminara del 2 i agosto i5o3 mi- gran capitano Gonsalvo si segnalò in tut-
se le due Calabrie in potere di d. Gonsal- ti gl'incontri e gli riuscì di riunire la mo-
vo. Finalmente il re che già era stato ob- narchia delle due Sicilie nel suo signore,
bligato ritirarsi da Napoli in Ischia, ed al- per le battaglie vinte di DarlcUa[f\), o-
lora preferendo al prepotente cugino re ve ebbe luogo il famoso Duello (F.) tra i
di Trinacria e Spagna, si commise alla francesi e gl'ilalianiche restarono vincito-
generosità di Luigi XII; si recò da lui e ri; quella di Cerignole de'28 aprile r 5o3,
n'ebbe in appannaggio il ducato d'An- quella del ponte di Garigliano degli Sdi-
giò con una rendita di 3o,ooo ducati, e cembre i5o3, e finalmente a' 3 gennaio
mori in Francia a'g settembre 1 5o4- Dei j5o4 ottenne la capitolazione di Gaeta.
suoi 3 figli sopravvisse il primogenito Fer- Prima di questo tempo e nel precedente
dinando, fatto prigioniero a Taranto da anno ebbe termine il pontificato di Ales-
d. Gonsalvo, e visse nella Spagna sino al sandro VI, e fu eletto in successore a'22
i55o, estinguendosi in lui la sua stirpe. settembre i5o3 Pio III, che subito si pro-
Alessandro VI fino dal i5oi avea in- pose in concistoro,che adunò avanti la co-
vestito Luigi Xli di Napoli, Gaeta, Ter- ronazione contro ruso,di pacificarli, e libe-
ra di Lavoro e Abruzzo, col litolodi re rò il territorio di Roma dai molti france-
di Napoli e Gerusalemme, e (]uesta fu la si ch'erano venuti per coniballere gli spa-
i.\olta che incominciò la denominazio- gnuoli.lNlorì Pio HI dopo 26 giorni,e ili."
ne Regno di Napoli o Regno Napole-
di novembre fu sublimato al triregno Giu-
tano. Inoltre il Papa avea in pari tempo lio II, che egualmente con prontezza ri-
data l'investitura a Ferdinando II re di volse le sue cure per concordare i due re
Trinacria e V come re di Spagna, e ad I- belligeranti, invitandoli piuttosto a rivol-
sabella I sua moglie della Calabria e della gere le armi contro turchi. Non ostan- i

Puglia, con titolo di Duca e Duchessa. te econtinuando a desolarsi le provincie


A' due re impose l'obbligo di pagar 1' in- napoletane colla guerra degli spagnuoli e
tero censo tra di essi ripartito, cioè quat- francesi, nei 1 5o^ il Papa rinnovò le sue
tromila oncie d'oro per ciascuno in ogni istanze per la pace, e che essendo supre-
anno, ed un palafreno bianco, bello e buo- mo signore del regno a lui si rimettesse
SIC SIC 229
dai due re ogni controversia. E siccome l'acquasanta al Papa, e che riportai col-
Luigi XII non avea prestalo mai il giura- la formola dcll'accellazione del Papa nel
mento e l'omaggio pel regno di Napoli, voi. IX, p. 76; e nel voi. X, p. 3i i feci

Novaes, ed avea inoltre alie-


ni riferire di la desciizione della solenne cavalcala, col*
nato molti diritti del reame senza il con- la qualesi portava l'ambasciatore straor-
senso, anzi con l'espresso divieto della s. dinario ad eseguire la presentazione del-
Sede, dichiarò che la signoria di Napoli, la Chinea. Ferdinando III grato alle glo-
Gaeta, Terra di Lavoro e l'Abruzzo era- riose imprese di d. Gonsalvo di Cordova,
no ricadute alla s. Sede, come abbiamo gli donò il ducato di Sessa, e lo creò vi-
dal Novaes nella Storia dì Giulio II. Que- cerèdi Napoli con poteri illitnitati.Dica-
ste proteste di Giulio 1 1 sembra che faces- ratiere all'abile, generoso, amante dell'or-
sero elFelto, poiché nella festa di s. Pietro dine e della giustizia, divenne l'idolo del
fu presentala la chinea; se pure, come di- popolo^ la sua fama giunse nel piìi alto
rò con Borgia, la prolesta pontiljcia deli- grado. La gelosia, la bassa invidia si sfor-
basi protrarre al i 5 1 o. Gli sforzi del duca za vano d'oscurar ne la gloria,con indispor-
di Nemours e del marchese Gonzaga non re il re contro bene- un personaggio cosi
riuscendo a lottare contro i talenti di d. che vo-
Uìerito, e fargli ingerire sospetti
Gonsalvo, la conquista di ({iiesti fu leruji- lesseimpadrouirsi d'un regno che gover-
nata nel 5o5, e Ferdinando
i si trovò pa- nava con tanta saggezza; o meglio accu-
cifico signore del regno. Luigi XII gli die sandolo d'indulgenza co'soldali, di dissi-
in moglie, per essere rimasto vedovo nel par le rendite della corona, e di mostra-
novembre i5o4, la nipote Gernjana di re deferenza per l'arciduca Filippo gene-
Foix, desistendo da ogni pretensione sul ro del re e il suo figlio Carlo poi Carlo V,
reame di Napoli. Ri uni te lediieSicilie nuo- mosso dalla carica vice-
e finì con essere ri

vamente sotto un solo scettro, Ferdinan- reale. Nel i5o6 Ferdinando III dopo il
do V il CaHolico come re di Spagna, co- suo matrimonio si recò in Napoli, ove in
me re delle due Sicilie fu chiamalo Fer- nome di Giulio li fu ricevuto dall'arci-
dinando ili quindi la storia, destini e
;
i vescovo di Chicli Caralfa poi Paolo [V;
le vicende delle due Sicilie si compene- indi nell'assemblea generale da lui con-
trano con quella di Spagna, nel quale ar- vocata, fu proclamato re delle due Sici-
ticolo trailo de' suoi le, e cjui solo mi li- lie col nome di Ferdinando III, e vi re-
miterò a liportareil nomee le epoche dei golò gli alfari del nuovo regno, facendo
le, equalche principale e parziale avveni- restituire ai baroni, che aveano tenuto le
mento de'due regni, massime del regno parti di Francia, i lorodominii; per que-
di Sicilia, poiché per Napoli mi riporlo sto e pc'suoi modi si fece amare dai nuo-
a tale articolo. Ferdinando III neli5o5 vi sudditi. D'allora in poi i regni di Na-
nel fìu'presentare il censo a Giulio lì dal poli e di Sicilia furono governati dai vi-
suo ambasciatore de Piojas, si dichiarò già ceré, residenti in Napoli quello pel regno
in pacifico possesso della terra di qua dal omonimo, in Palermo quello dell'isola. In
Faro, con quella formula riprodotta ila Napoli destinò per viceré il suo figlio na-
Borgia, ove il re prese il titolo di Ftrdi- turale arcivescovodi Saragozza Alfonso.
naiidus Dei grada Aragoìiiae , utrius- In Sicilia vi destinò o confermò per vice-
qiic Siciliae dira ullraqiie Pìianun, ac réd. Giovanni Lanuda, che si fece odia-
Jenisalein Rrx Cnlholicus.Vm breve fu re perla sua asprezza e più per gli ecces-
la forinola che si usò negli ultiuìi tempi sidel figlio; surrogatodn d. Raimondodi
della funzione, in cui nella vigilia de' ss. Cardona, e dopo un triennio resse l'isola
Pietro e Paolo nella basilica Vaticana si d. Ugo di Moucada valente nell'armi, ma
prescnlòdopo il vespero Iraiduepilidcl- di corrotti costumi e degno antico com-
23o SIC SIC
militone di Cesare Borgia. Valse pei ò la re, la Sede e
s. Papa, giuridicamente il

sua prodezzaa contenere turchi minac- i di belnuovo tornato in potere d'un solo,
ciosi e i sudditi tumultuanti. La flotta spa- poiché osserva Novaes che Giulio II an-
gnuola, guidata dal celebre capitano Pie- nullò intieramente i patti già stipulali tra

tro Navarro (l'inventore di far cadere le Ferdinando III e Luigi XII, siccome man-
mura d'una piazza a mezzo delle mine, a- canti di sua intervenzione e consenso. 11

vendoue fatto il i.° esperimento nel rove- censo continuò sull'antico sistema, ma
sciare i baluardi de'castelli di Napoli te- nell'imporlo si confuse negli atti il regno
nuti da'francesi), s'impadronì di Tripoli, di Gerusalemme con quello di Sicilia, e
traendo seco immensa quantità di schia- si stipulò per le 8000 oiicie d'oro ed un
vi:sebbene non avesse eguale esilo la spe- cavallo bianco; le altre condizioni nella
dizione delleGerbe, nella quale pe:ù il col- pili parte furono somiglianti all'investi-
lega d. Garzia di Toledo, pure ricondus- tura di Carlo I. Da questo principe nello
se salva l'armala in Palermo. Quanlun- slato papale aveano ricevuto origine le

(jue Ferdinando III si dichiarasse d'esse- monete d'argento per lui dette Curlini :

re in possesso della Sicilia citra,uoii per- Giulio II le abolì e sosliluì i G»//n,a'qua-


tanto (dice Borgia) Luigi XII decadde le- li Paolo III surrogò i Paoli, denomina-
galmente dal diritto sul regno di Napoli zione tuttora in vigore, come i carlini nel
prima deli5io. Egli trascurò di adem- regno delle due Sicilie. Nel 5 3 ebbe o- i 1

piere le coudizioni con giuramento (che rigine in Catania l'uso di suonar le Cani'
Novaes ignorò) promesse nell'in vestilura, pane {P^.) al principio del Prefazio e nel-

e cercò anche d'alienare alcune delle ter- [' elevazione Ae\\'Oi\.\di e del calice consa-
le investite; quindi sdegnatosi Giulio II grati, propagò per tutta la Chie-
che poi si

lo privò del regno. Allorail Papa si rivol- sa. Nel i5i6 morì Ferdinando III e gli

se a P^erdinando III, grandemente bene- successe Carlo I come re di Spagna, II co-


meiito del la rei igiene cri sliana, per la con- me re di Sicilia, IV come re di Napoli,
quista fatta sui maomettani di Granata, e V come imperatore, dignità a cui per-
e per quella d'Orano e altre terre dell'A- venne nel 5 9, laonde lo chiamerò Car-
I
1

frica, e per il sempre memorabile scopri- lo V, sotto il qual nome è generalmente


mento deW Indie occidentali (veramente denominalo. Era egli nato da Giovanna
fu la regina Isabella I che s'impegnò le unica lìglia di Ferdinando V e Isabella
gioie per forniie la flottiglia al gran Cri- I, e dall'arciduca d'Austria Filippo, e di-
stoforo Colombo, ed espressamente a van- venne il sovrano più possente del suo se-
taggio de! suo regno di Castiglia, meri- colo. Per tal guisa le due Sicilie dagli a-
tando anch'essa da Alessandro VI il tito- ragonesi passarono nella donjinazione de-
lo di Cattolica) o /america, con dargli in gli austriaci di Spagna, divenendo così
feudo Rtgnurn ipstim Siciliae et Hieru- immensamente potente l'augusta casa di
saleni cani tota cheta terra citra Pharuni Austria ('''.) Ma poiché la legge dell'in-
usque ad confinia terranini dictae Ec- vestitura data da Giulio 11 a Ferdinando
desine romanae, excepta cis'itate Bene- III, nellecondizioni della qualesubentrò
i'entanacum territorio. A Regio Exequa- Carlo V, vietava di accettar l'impero a
TUR (di cui riparlai nel vol.LXl, p. i 53) chi riteneva la terra di qua dal Faro (giac-
narrai come Giulio II nella bolla d'inve- ché a questo solo possesso, e non già al-

stitura, Dudiinijiìe'j luglioi 5i o,presso l'altro dell'isola limitò Giulio II l'antica


il Rinaldi, ordinò che i miuislri regi do- convenzione fatta con Carlo I per ambo
vessero lasciare libere le provvisioni apo- i regni); quindi Leone X nel iSi 1 col-
stoliche. Ed ecco il regno delle due Sici- la bolla d'investitura Z)«f//i/«j presso Lu-
lie con l'autorità del suo supremo signo- uig t. 2,p. I 341, abilitòCarlo V a poter-
SIC SIC 25i

da qualunque spada, né avrebbero fatto fine se colle ar-


lo ritenere, e assolvendolo
non fosse sollecitamente accorso Moq-
censura che potesse avere incorso, con uìi

cada. messinesi ancora tumultuarono


nuovo alto l' invesù della terra suddetta, I

per aperta in Palermo una nuova


ossia della Sicilia citra, dalla quale per
essersi

impero era decaduto. Per zecca, avendone sino allora goduta essi la
l'elezione all'

questa occasione si variò uu' altra volta


privativa, mala sedizione fu agevolmen-
8000 oncic d'oro, te repressa. La squadra stazionaria nelle
il censo, perchè dalle
acque di Sicilia, comandata da d. Luigi
Sì stabilì nella somma di settemila clticaù

camera, da presentarsi nella fe- Requesens, riportò segnalata vittoria na-


d'oro di
un col bianco palafre- vale contro il famoso corsaro Rais Solima-
sta di s. Pietro, in
anno in perpetuo, e d' allora no, vicino all'isola Pantellaria del distret-
no in ogni
non che to di Girgenti, colando a fondo 6 navi e
in poi non si cambiò mai più, se

nel modo dell'imposizione. Leone X oh- catturandone 7, con 800 schiavi, datosi
il rimanente alla fuga. Sbarcato in Tra-
bli"ò al pagamento del censo il possesso-
vincitore, fu dai cittadini accolto
re della terra di qua dal Faro, ma
altri pani il

con entusiasmo, e del mauritano vessillo


Papi suoi successori dichiararono d'im-
tolto al nemico, fu fatto omaggio a Leo-
porlo sopra tutte le terre investite. Fra
lecondizioui poi che furono messe in que-
ne X. Alla morte di Ferdinando III, la
pron- labbia popolare contro il viceré Monca-
sta investitura, vi fu quella di tener
da scoppiò nell'interregno: gli si ricusò
te due galere, perchè ad ogni richiesta
ubbidienza e divise la Sicilia in due par-
del Papa dal i.° aprile a tulio l'ottobre
si

pon- ti;! baroni che favorivano la plebe si


con-
scorressero in mare in difesa de'lidi
gregarono in Termini, e non tardarono
tificii, e di sovvenire similmente all'angu-
ad unirsi palermitani e quasi tutte le
che potesse mai accadere
stia de' viveri,
ai

estra- citlà del regno, essendosi il Moncada ripa-


in Roma, con permettere la libera
gra- rato in Messina. marchesi di Gerace e
zione dal regno di 10,000 rubbia di
I

palalil di Licodia furono eletti dal parlamento


no, e di altre velio^a^We prò u-ni
non giunges-
presidenti del regno, finché
tiposlolici, a condizione però che suddi- i

se a Carlo V il deputalo d. Antonio del


tide'due regni rimanessero con snfìicieu-
quantità di grano. E perchè a Giovan-
Campo. Venne allora spedito d. Diego del-
te
Aquila ministro spagnuolo nell'isola, e
na la Pazza madre di Carlo V, sarebbe
l'

successione del regno, al sebbene confermato apparentemen-


fosse
appartenuta la
con atto X te Moncada, dovè egli insieme a'conti
era impolente, Leone
il
quale
non intendere pre^ di diCollisano e di Camerata presentarsi al-
separato dichiarò
corte sovrana, né piìi tornò nell'isola,
giudicare le sue ragioni: morì neli55o
la

e fu sepolta accanto allosposo,


nella cat- ma si elesse a viceré d. Ettore Pignattel-
monete con conte di Monteleone, dichiarandosi pe-
tedrale di Granala. Vi sono
li

Joannn el Carolus d. rò con prammatica, chela morte del mo-


questa iscrizione :

Hispaiiiarum reges SiciUae. Ora re- narca non interrompesse mai l'esercizio
g.
dell'autorità viceieale. Alcune impoliti-
trocederò con narrare le cose di Sicilia,
che misure del nuovo viceré accrebbero
dal punto. in cui le lasciai nel i5io,
al-
disordini in luogo di sedarli. Il ministe-
l'epoca in discorso. Le sfrenatezze della i

provo- ro venne accusalo di aderenza cogli U-


soldatesca guidata da Diego Vera
palermitani, che goniaui,cioè i fautori d'Ugo Moncada, e
curouo siffattamente i

da Paolo Pol- venne ordita una congiura per trucidar-


a' 1
9 agosto 5 1 1 I , eccitati
un 1..^ tutti, salva la vita del viceré Pignat-
lastra fattosi loro capoj impresero
li

contro gli spagnuoli, telli e l'ubbidienza a Carlo V. Era capo


Fetptro siciliano
uu buon migliaio a fil di di essa il profugo Giovanni Squarcialu-
e ne passarono
232 SIC SIC
pò, raa molli nobili comprendevano,
vi si 10 V. I profughi siciliani trattarono l'af-

efraglialtiiil contedi Ciminna,con rag- fare in Roma col cardinal Soderioi nemi-
guardevole novero d'altri cittadini. Al so- co dell'imperatore e partigiano di Francia,
li lo fu scelta la solennità del Vcspero per e vi concorse il conte di Camera ta,uno dei
l'esecuzione a'24 luglioiSiy. Ilfratello più potenti baroni del regno. Il viceré per
di Cristoforo Eenedetti, altro de'congiu- maggior sicurezza tenne il parlameuto in
rati, giunse in tempo a manifestar tutto Messina, e mentre per sospetti procede-
al viceré, mentie apprestavasi l'ecclesia- va a vari arresti, fu dal duca di Sessa am-
stica pompa. La pusillanimità del Pignat- basciatore di Carlo V posta in chiaro la
telli non die luogo ad energiche provvi- sediziosa trama, e Adriano VI già mae-
denze.Egli si chiuse nel palazzo e lo Scp^ar- stro di Carlo V, e a suo riguardo innal-
cialupo alla testa 24 cavalieri entrò in
di zato al pontificato, oltre l'aver fatto por-
Palermo, e comecliè venisse meno in sul- re in Castel s. Angelo il cardinale privan-
le prime nell'accorgersi d'essere scoper- dolo de'benefizi ecclesiastici, cooperò al-
to, pure tratto d;i!la disperazione, giunse l'arresto de'colpevoli, molli de'quali pe-
a commovere il popolo e si fece sangui- rirono in iMessinacoU'ultimo supplizio nel
nosa strage degli Ugouiani, dandosi alle I 523, anno luttuoso anche pel fiero con-
loro case rapace sacco. Per fortuna la for- tagio che mietè nell'isola 7,000 vittime. I

tezza di Castellamare potè essere difesa 11 regno di Napoli Carlo V l'affidò al vi-

dalla guarnigione spagnuola. Intanto u- ceré Carlo di Lannoy, che successe nella
na reazione si preparava e la disponeva- famosa battaglia di Pat/Vz del 102 5 nel co-
noFrancescoe Nicolò Ceccadelli bologne- mando degli eserciti imperiali al conte-
si, benché parenti diSquarcialupo, elacui stabile del regno di Napoli Colonna, e
uccisione dovea essere il segnale. Il conte quando iu essa fu fatto prigioniero Fran-
diCiminna, sebbene sospetto d'esseresta- cesco I solo a lui volle cedere la spada,
lo a parte de'rivoltosi, si unì a' Ceccadel- ed invece Lannoy gli die nobilmente la
li;ne fu fatto partecipe il viceré che do- propria. Adriano Vi a'q settembre 522 1

vea fra pochi dì parlamentare con Squar- ricevè la chineaocavalloei.l censodiyooo


ciakipo, permeglio trarlo in aguato. Ma ducati d' oro pel regno delle due Sicilie,
non ebbe neppure in questo coraggio, e da GiovanniMaiioel ambasciatore diCar-
riparò a Messina. Tuttavia Squarcialupo lo V, ed il Papa gli rinnovò l'investitura,
volle adunar il parlamento numeroso di come si legge nel documento pubblicalo
600 individui, e durante la seduta ven- da Rinaldi. Nel 1 524 Carlo V inviò a Pa-
ue con altri due congiurati posto in bra- pa Clemente VII, Lodovico di Cordova
ni, senza che gli atterriti compagni potes- duca di Sessa, e Gio. Bartolomeo Gatli-
sero insorgere a vendetta. L'ordine age- nara reggente della cancelleria d'Arago-
volmente si ristabilì, e preso animo dagli na, quali in suo nome gli giurarono le
i

avvenimenti, il viceré percorse l'isola coi condizioni già convenute co'predecessori


rinforzi venuti da Napoli, e pose fine ai per l'investitura delle due Sicilie, eccet-

tumulti propagatisi nelle altre città, ritor- tuato Beneveulo. A Roma e negli articoli
nando dopo un biennio nell'assunzio-
così ivi indicati narrai nel 1527 la presa della
nedi Carlo V all'impero calma stabile, e città fatta dal contestabile di Borbone, che
prestandosi nel parlamento generale di ucciso fu portato il corpo in G^e/cZ, e l'or-

Palermo il solenne giuramento a Carlo V ribile e lungo saccheggio operatovi dal-


e alla regina sua madre. Se non che l'a- l'esercito di Carlo V, che assediò Clemen-
more di novità produsse una 2." congiu- 'e VII in Castel s. Angelo, e la parte che
ra per dare ai francesi l'isola, allorché il vi ebbe d. Ugo Moncada divenuto viceré
lero re Francesco I era iu guerra eoa Cai» di Napoli, co' Culuuna e cou Lauuoy gè-
SIC SIC 233
nerale supi'emo; degli ostaggi raggiiaide - Carlo V sebbene imperatore fosserocon-
voli di cardinali e vescovi die die il. Papa giunti i due Sicilie di qua e
regni delle
periati nella fortezza diNapoli, ove poi nel di là dal Faro. Per questa solenne occa-
febbraio 1 528 si ritirò l'esercito crudele sione insorse dispula sulla precedenza dei
composto di spagnnoli, tedesclii, italiani baroni de'vari regni e dominii, insieme a
e abiuzzesii; dicendo pure come il simula- quelli di Carlo V accorsi in Bologna, ma
tore Carlo V ostentò lutto, ad onta cbe fu composta, che in parità di rango pre-
gli fosse nato l'erede Filippo II. Il soccor- cedessero baroni de'regni liberi, che noa
i

so cbe Francesco I re di Francia spedi al riconoscevano alcun superiore, e quindi


Papa giunse troppo tardi, onde
il mare- i baroni napoletani e siciliani, come di re-

scialloLautrec o Odet de Foix, uno dei gno che riconosceva superiore, per esser
più prodi capitani del suo tempo, insegm fieudo della chiesa romana, dovettero ce-
a Napoli l'esercito ladrone, ma invece di dere ilpassoai baroni de'regni liberi. In-
stringere d'assedio la città, come lo con- oltre eneli53o segui in Bologna la con-
sigliavano, volle prenderla per fame e si clusione del dono che Carlo V fece all'or-
conleutòdi farne il blocco. Le privazioni dine Gerosolimitano dell'isola di I\lalia
d'ogni specie die provò l'esercito france- e Gozo parte integianle del regno di Si-
se e il calore della stagione non tatdaro- cilia, con mero e misto impero, anche per
1)0 a svilupparvi un morbo contagioso cbe porre al coperto il regnodi Siciliadai tur-
gli rapì i migliori soldati. Lautrec infer- chi, con Tripoli di Barberia, coll'annuo
uiò aneli' egli, e mori di cordoglio a' i5 tributo d'un uccello falcone o sparviere
agosto 15x8. Il suo corpo sta nella cbìesa con investitura feuda-
al viceré di Sicilia;
di s. Maria la Nuova, nel magnifico mo- le, egiuramento de'cavalieri dell'ordine
numento erettogli poi dal duca di Sessa, di non tollerar mai che si facesse alcun
nipote del gran Gonsalvo. I romani per danno a'iegni e stati del re di Sicilia, e
riconoscenza a Lautrec che voleva vendi- perciò cacciare qualunque siciliano si fos-
carli, gli celebrarono suffragi e funerali; se reso colpevole didelilto capitale, di le-
e per la pietà egenerosità di diversi signo- sa maestà e d'eresia, e dirimandarlo al
ri napoletani poterono ricuperare mol- viceré. Inoltre venne dichiarato, che il ve-
te delle sante reliquie rubate dai soldati, scovo di Malta restasse giuspalronato dei
con grosse somme di denari per saziare re di Sicilia (che perderono quando ri-
la loro inaudita ingordigia. Quanto all'e- sola fu dagl'inglesi tolta all'ordine), con
sercito francese, il generale Againoiitea- scegliere uno de'3 nominati dall'ordine,
gli 8 settembre sciolse il blocco della cit- tia i uno fosse suddito de' re di Si-
quali
il Papa con Carlo V, con-
tà. Pacillcatosi cilia. Nello stesso i53o Clemente VII ac-

venne ad un abboccamento in Bologna, cordò a Carlo V la nomina di 23 chiese


ed ivi coronarlo nel i53o colle Corone del regno, cioè 7 arcivescovati e 18 ve-
Ferrea e Iniptriale. Il p. Gattico, De iti- scovati, durante la sua vita. L'imperato-
neriùus RR. Pontiftcuni, riporta la bol- re convenne nell'espugnazione di Firen-
la di Clemente VII del iSag, colla qua- ze, e formare della repubblica una ducea
le ratificò l'elezione di Carlo V in re dei per Alessandro de Medici nipote o figlio
romani e io imperatore, convalidò la co- del Papa, ch'ebbe elfeltonell'isfessoanno,
ronazione ricevuta in Aquisgrana dall'ar- occupando con presidii imperiali e spa-
civescovo di Colonia, colla medesima co- gnuoli parte dello stato e della repubbli-
ronad' argento eh' è fama usasse Carlo ca di Siena. Neh 535 dopo la fortunata
Magno, non che confermò all'impera- spedizione di Tunisi di Carlo V, questi
tore e re delle due Sicilie la dispensa ri- sbarcò in Palermo
Tra|)ani,indi passò in
portala da Leoue X, che ucUu pcr^ouu di e vi leuu«i un parlumeulo geuerale, e per
2 3/l SIC SIC
Messina tnigittò in teiraferaia , lascian- già al fisco regio, come pretendeva il ri-

dovi in Sicilia per vicario il celebre capi- nomato Pietro di Toledo duca d' Alba,
tano d. Ferdinando Gonzaga fratello del marchese di ViUafrancae viceré di Na-
duca di Mantova. E in buon punto Ri pre- poli, che esigeva doversi i beni degli ere-
posto quel prode al governo dell'isola mi- tici applicare al regio erario come nella
nacciata com'era da Solimano li i opera- Spagna,e famoso per a ver consigi iatoGar-
tore de'turchi, e da'tremendi corsari Bar- lo V a muover guerra a Clemente VII e
barossa e Dragut. Nel seguente anno Pao- tenerlo prigione, ciò che mosse il popo-

lo HI eiesseinsuo nunzio apostolico e col- lo napoletano ad un gran tumulto. Il Pa-


lettore nell'isola di Sicilia, Gio. Antonio pa si olili mediatore della pace fra Car-
Pulleoni,già nunzio in Ungheria e Inghil- lo V e Enrico II re di Francia, a' quali
terra, non aieuo per resazionede'li'utti do- inviò i suoi nunzi. Per comporre le guer-
vuti alia camera apostolica, quanto per re de'sanesi, che nel i 552 aveano caccia-
trattare tulli i negozi in qualità di nunzio lo i presidii spagnuoli da Siena e dallo sta-
della s. Sede. L'infelice tentativo di Carlo to, e si erano dati a Francia, il viceré To-
V sopra Algeri fece abortire ogni impre- ledospedì inToscana2o,ooo uomini. Giu-
sa e poco dopo fu trasferito al
, governo lioHI per impedire funeste conseguenze,
di Milano il Gonzaga, essendosi confida- Toscana cardinali Corna-
inviò legati in i

to il reggimento dell'isola a d. Giovanni ro e Gaelani, ed egli stesso si portò a Vi-


\ ega, che in unione del celeberrimo An- terbo per pacificare gli animi, esortando-
drea Doria, frenò con tanto buon succes- vi premurosamente il viceré. Nel i554
so, malgrado i dissidi dell'ordine geroso- avendo Carlo V rinunziato regni delle i

limitano, la ha Ida nza a dica na. Ebbe Ve- il dueSicilie, di Spagna e altri al figlioFilip-
ga taccia di severo, ma si mostrò savio ed pò II, questi nel 555 fu investilo da Giu-
1

abile politico, ed oltre i cnilitari talenti, lio IH nellesolile forme della Sicilia e del-

fece anche esatta giustizia nell'ammini- la leira di qua dal Faro, col nome di Fi-
sUazione, ed usò munificenza cogli scien- lippo I, anchecou dispensa di continuare
ziati, introducendo pel i."i gesuiti a fon- nel dominio di Lombardia educato di Mi
dare i3 collegi di Palermo, Messina e Ca- lano. Il distretto Beneventano fu secondo
tania neli54<^, i qiifili religiosi di vennero il consueto riservalo per la s. Sede. Per

tosto benemei ili di Sicilia, come lo furo- questa investitura il marchese di Pescara
no e sono nel regno di qua dal Faro. Nel d. Ferdinando /Vvalos di Aquino giurò o-
censiaienlo da lui fatto della popolazio- maggio e vassallaggio al Papa e alla chie-
ne, enumerarono ySi.SGo individui
si sa romana, ralTermando tutte le condizio-
compresi in 160,984 fuochi, poiché l'iso- ni, e specialmente di non toccare Beneven-
la avea diminuito nolabilint nle di popo- to, ed confini del suo distretto limitali
i

lazione, dopo una serie d'infelici avveni- giàeda limitarsi in appresso. Ratificò poi
menti. Giulio III assolvè Carlo V dalle Filippo li quest'atto con bolla d'oro, da-
censure che potesse avere incorso, secon- ta in Brusselles ili. "ottobre.
do le leggi stabilite da Leone X nel con- Nel pontificato di Paolo IV Caraffa,
cilio diLaferano V, per le f/ec/me esatte già consigliere segreto e cappellano mag-
nel regno di Sicilia, le (pialiegli avea pro- giore di Carlo V, non che arcivescovo di
curato in sussidio della guerra d'Alrica e Napoli, per l'affare delle galere che toccai
d'Algeri. Di pii^i Giulio 111 compose i tu- nella biografia del cardinalGuidoAscanio
njulti di JNapoli, cagionati dalle censure Sforza, fu in Roma quasi ordita una se-
dell'inquisizione, in maniera che i colpe- diziosa congiura dai due ambasciatori di
voli fossero puniti, ma i loro beni venis- Carlo V e Filippo II,co Colonna e altri
sero applicali a' parenti più poveri, non loro partigiani, contro il Papa e suoi ni-
SIC SIC 235
poli. Giunse Camillo Colonna nel
a dire d'ogni sovranità temporale; di più venu-
la sua parlala del notturno congresso in to in cognizione Paolo IV, che i ministri
casa del cardinal Sforza, che vantava di regi andavano radunando truppea'cond-
aver la sua casa ne'tempi addietro latto ni dello stat(j ecclesiastico, nell'intendi-

morire Papi in una torre, e ciie lo slesso


i
mento che il regno delle due Sicilie non
sarebbe accaduto a Paolo IV. Questi sa- poteva essere sicuro, finché il principato
putolo fece porre in Castel s. Angelo Ca- de'Papi vi confinasse; per non essere bia-
millo e li cardinal Sforza, occupare Cave, simato di debolezza dalla posterità e pei
e Bracciano per la fortezza, e prese altre tradimenti orditi contro di lui e il cardi-
energiche provvidenze. Carlo V eFilippo nal nipote, nel i555 fece lega con En-
li vedevano di male occhio il Papa, ed il rico Il re di Francia, il quale bisingan-
I ."iie'due precedenti conclavi gli avea da- <\o-\ di poter acquistar il regno delle due
ta V Esclusiva (f^.), ed in quello in cui Sicilie pel suo secondogenito, spedi dipoi
fu eletto l'ambasciatore Mendoza gliela nellostato papale il duca di Guisa. In pro-
avea minacciata, di che si rise il Papa, so- cesso di tempo molte cose si macchina va-
lo rimettendosi al volere di Dio. Insegui- ilo contro il Papa e lo stato della Chiesa

to e mentre crasi quietata in parte la co- da Ferdinando Alvarez di Toledo duca


^a, venne ravvivata pel supplizio a cui fu- d'Alba, governatore di ]Milano, successore
rono condanna li l'ab. Nanni e Cesare Spi- al padre nella carica di viceré di Napoli,
na sicario calabrese, mandati da Carlo V ov'era passato per la guerra, tlella quale
per uccidereilcardinal Caraffa n\^o\.e del era famoso capitano. Paolo IV nominò
Papa edi grande autorità, l'er le misure generale delle armi ecclesiastiche il nipo-
ostili presedai ministri spaglinoli del con- te Giovanni Caralìa conte di Montorio.
finante regno delle due Sicilie, il cardinal Nella lega oifensi va e difesi va accettata dal
Caraffa spinse lo zio alla guerra, ma il Pa- re di Francia nell'ottobre i555, e dipoi
pa vi ripugnava; soltanto per sicurezza di sottoscritta a' i 8 gennaio 1 55Q, in seguito

Roma fece scrivere al duca d'Urbino Gui- vi fu anche compreso il duca di Ferrara,
d' Ubaldo II feudatario della s. Sede, di Negli articoli di lega con Francia, e ripor-
tener [)r(jn ti 5, o 6000 fanti e 3 00 cavalli; tali colla storia di cpjesta infausta guerra
accrebbe le /I7/7/zie papali di 3ooo fanti, dal Carrara nella Storia di Paolo IV ^

e pose in istato da condialtere le preesi- principalmente si convenne. Che Enrico


stenti. I fuoruscili napoletani e toscani, ed Il si obbligò di difendere con tutte le for-

i ministri francesi facevano di lutto per- ze la s. Sede, Paolo IV, il cardinal Ca-
chèsi viiiccssela contrarietà di Paolo IV laifa, suoi due fratelli e discendenti, e
i

a fare uso dell'armi temporali, sebbene di ricompensarli de'beni che avessero per-
avesse notato che i ministri imperiali a- duto per la lega, con altri beni in Italia
veano impedito ai napoletani l'inviargli e in Francia convenienti alla loro nobil-
un ambasciatore per congratularsi di sua tà e alla regia magnanimità. Chela giier-»

esaltazione, e che Filippo II ancora non ra cominciasse nel regno di Napoli, o


si

avea mandalo l'ambasciatore d'ubbidien- in Toscana a piacere del Papa, ond'esse-


za come re delle due Sicilie. Ma quando re in grado di difendere Roma e lo stato
seppe che Grcf/ìir/rt primario rnuiislrodi pontificio. Che acquistandosi lo stato di
Carlo V erasi fortemente lagnato di lui Siena si dasse alla s. Sede, o al contedi
col nunzio di Brusselies, per l'imprigiona- Montorio, od a chi volesse il Papa. Che il

meuto del Colonna e del cardinale, e la re mandasse subito un principe suo figlio,

coqfìsca de' feudi di Marc' Antonio Co- secondo il concertato a voce. Che ricupe-
lonna, eche istigava l'imperatore e Filip- randosi Milano, il Papa e la s. S^àa si

po II a guerreggiare il Papa e spogliarlo reintegrassero de'beni che gli appaitene-


236 SIC SIC
\ano. Che il re dovesse sgravare il duca- s. Sede, un'entrata di 20,000 scudi se si

to di Alilano, ed il regno di Napoli e di Si- acquistasse il regno di Napoli, se la To-


cilia, dalle insopportabili gravezze dalle scana di 1 5,000, se il ducato di Milano
quali allora erano oppressi i popoli. Che 5o,ooo e Cremona per sicurtà. Dai rio-
il re delle conquiste falle nel regno con- ni di Uoma si ricavarono 8000 abili alle

cedesse uno 20,000 scudi


stato libero di armi, benedetti sulla piazza di s. Pietro
annui al contedi Montorio, ed un altro dal Papa, e tutti i romani furono compre-
di 1 5,000 al suo fratello Antonio(poi mar- si da grande allegrezza, come i Caraffa, a-
chese di Rlontebello, feudo tolto al conte vendo concepito grandi speranze. Ma il
di Bagno in liomagna), che Novaes chia- redi Francia dopo aver tanto espostoPao-
ma marchesediMirabelIo e capitano del- lolV contro un nemico forraidabiIe,su-
le guardie pontificie. Che ninno de'con- bito ingratamente lo abbandonò, per la
federati potesse far pace co'netnici, senza tregua conclusa cogl'imperiali e spagnuo-
il comune consenso e per qualunque ra- li di 5 anni a'3 febbraio 1 556, senza af-

gione. Che re concederebbe ad uno


il dei fatto nominarlo, contro i patti stabiliti, e

suoi regno di Napoli, con investi-


figli il ciò appena i5giorni dopo la formale sot-
tura del Papa, secondo lo stabilito da Leo- toscrizione della lega tanto dal re vagheg-
ne X; e ad un altro figlio il ducato di Mi- giata! Come ne restassero sorpresi e do-
lano, dovendo l'uno e l'altro risiedervi, lenti il Papa e i nipoti per tale inganno
e perciò escludersi ilDelfino erede diFran- e tradimento, ognuno può concepirlo, ve-
cia. Che restasse luogo ai veneziani d'en- dendosi segnoal risentimentod'un Filip-
trare nella lega, con promessa del regno po II, liberatosi da un potente avversario
di Sicilia; e vi restassepure pel duca di che lo poneva in imbarazzo. Le rimostran-
Ferrara, con compensi da convenirsi. Che ze riuscirono iuulili, con un re che non
il censo pel regno di Napoli si accrescesse avea avuto ribrezzo ini5giorni segnare
sino a 4o, ODO scudi tl'oro di camera, poi- duetrattatiopposti,e altamente compro-
ché sotto Carlo I d' Angiò erano altret- mettere il capo della Chiesa, che sempre
tanti, sotto Carlo Vili re di Francia ascen- erasi mostrato avverso alla guerra ! Non
devanoa 48,000, e per Carlo V diminui- per questo l'animo grande di Paolo IV
ti 7000. Che il re dasse uno sta-
e ridotti a si smarrì , a fronte che i suoi nemici si

to alla Sede in Sicilia, secondo la lega


s. iuo>ti'arono più altieri e insolenti, come-
di Leone X. Che il re ne'regni non s'in- che divenuti più potenti per l'annientata
gerisse nelle materie spirituali e benefi- lega che gli avea umiliati. Fatalmente per
ciali, né facesse pratiche o decreti contro un caso fortuito, non essendo stato per-
la giuris.lizioneecclesiastica, dovendosi co- messo d'uscir per tempo dalla porta No-
sì distruggere il famoso tribunale dello mentana all'ambasciatore imperiale mar-
la JJouarchia di Sicilia. Che il re si con- chese di Saria, questi co' suoi armati la
servasse sempre fedele e ubbidienteal Pa- ruppe con violenza e passò, onde il Pa-
pa, somministrasse a lui ad ogni richiesta pa alterato assolutametite voleva che l'or-
4oo lance e due galere armate; che non goglioso ambasciatore in Castel s. Ange-
riceltasse nemici ribelli di s. Chiesa, né lo fosse imprigionato,durando molta fa-
potesse assoldar gente nello stato eccle- tica nipoti a placarlo, intanto Paolo 1 V
i

siastico senza licenza del Papa. La repub- vedendo come nipoti erano stati grava-
i

blica diVenezia volle restare neutrale. ti col vergognoso ritiramento de'frauce-

Al duca di Ferrara Ercole li fu conferi- si, con perdere beni che possedevano nel
i

ta la dignità di generale dell'esercito del- regno di Napoli, al conte di Montorio die


la lega, ed assicurata la protezione di sua Paliano (/^.) e altre terre, ed al suo figlio
persoua e del suo stato feudatario della Crti'tj confiscale ad Ascauio e Marc' Au-
SIC SIC 287
tonio Colonna, e i beni del contedi T3.i« la corte di Francia; e siccome seppe che
gno ad Antonio quali feudi della chiesa il fiero duca d'Alba viceré di Napoli, con-
(ed i primi già a que'sediziosi Colonnesi tinuando le mosse per invadere il suo stato,
tolti daPaolo 111), che dichiarò nel con- nel declinaidi giugrinnvca proibito a'sud-
cistoro de'4 maggio rei di lesa maestà e diti regi il commercio co'pontilìcii, sene
ribellione ed incorsi
,
nella scomunica gravò nel concistoro degli i i luglio, pro-
maggiore. Mentre Paolo IV co'cardinali testando cogli oratori de'principi di non
Caralla e Rebiba legati spediti alle corti voleie che la pace, deplorando i travagli
di Francia e Spagna procurava la pace, della guerra, e solo armarsi pel decoro di
i ministri di Filippo 11 istigarono questi sua su prema dignità. II governa loie di'J'er-
alla guerra con false rappresentanze, di- uomo, e tro-
racina per sospetto arrestò un
mostrandogli il pericolo in cui erano i re- vò ch'era un coiriere s|)agnunIo che da
gni di Napoli e Sicilia, massime il crude- Roma portava lettere al duca d*Alba,onde
le ed altero duca d'Alba viceré di Napo- con iscorla lo mandò in Roma, ove fu car-
li, che più tardi fu cagione dell'insurre- cerato e ritenute le lettere scritte con ci-

7Ìone de' Paesi Bassi (/'.), ove fu detto fre oscure, anche di d. Garzia della Vega
nobile carneiìce, uomo inumano e nuo- parente del viceré e di Colonna. L'am-
vo Siila. Accolse magnificamente Mar- basciatoreSaiia andò a reclamare alPapa,
c' Antonio Colonna, e fece piepaiativi per il quale sapendo che lo avea accompagna-
guerreggiare il Papa, che trovandosi iso- to d.Garzia, questo fece imprigionare. Al-
lato era più tiebole di quello che lo cre- lora si scopri che d. Garzia avea scritto

desse il viceré e penui lava di denaro, ri- al duca d'Alba, che Roma era senza di-
pugnando al suo cuore l'imporre nuovi fesa, e che per rendersene padrone e ter-

dazi. A queste afflizioni del Papa si ag- minai' la guerra con questa sola impresa,
giunse quella che Filippo non avea vo- 11 occorreva venire segretamente e con tutta
luto ricevere il cardinal Rebiba, e facil- la possibile diligenza, ed attaccare lo stalo
mente potè congetturare con qual sor- j)rima che Paliano fosse ridotto a compiu-
te di genti avesse a fare, sperimentale da ta difesa, e mentre il nemico stava in di-

Clemente VII e da lui vedute neliSay sordine. Da questa lettera s'imparò il no-
pel tremendo saccodi Roma,in cui fu gra- me di vari confidenti degli spagnuoli,come
vemente con s. Gaetano oltraggiato. Per- Ascanio della Corgnia generale della ca-

tanto credè opportuno per precauzione valleria pontificia in Velletri,sebbenecolle


di prendere al suo servigio Camillo Or- milizie pontificie avessespoglialodel mar-
sini capitano assai stimato; il quale seb- chesato di Montebello contedi Bagno, il

bene temeva come il sagace senato veneto molto poteva giovare all' impresa guar-
un esilo infelice a quell'impresa, pure ub- dando i confini. Paolo IV colla sua intre-

bidì e ricusò geneiosamente Io stipendio; pidezza chiamò a se il della Corgnia, che


non che pose in istato di difesa le [)rovin- in vece fuggì avvisato dal cardinal fratello,
cie di Ft osinone e ^e//f//'2(/^.), altrimen- perciò posto in Castel s. Anglo, eadam-
ti dette di Campagna e Marittima, come le bedueconfi^cali i beni; quindi Papa au- il

più esposte, e in fatti come descrivo a que- mentò mezzi di


i difesa, temendo un nuovo

gli articoli lo furonOjoltrei dintorni di Ro- I 59.7;ordinò un processo contro tante in-

ma, onde comunemente chiamala que- fu sidie, e nel concistoro de'27 luglio com-
sta disgraziata guerra col nome d\ guerra parve Alessandro Pallantieri procuratore
della Campagna romana. In pari tem- fiscale (che sotto Pio /^/^' fece decapitare

po Paolo IV non risparmiava sollecitudi- il cardinal Caraffa e perire i suoi fratelli,


ni epremure pel mantenimento della pa- poi castigato coli'estremo supplizio da s.

ce, al che eccitava il cardinal nipote presio Pio f), e Silvestro Aldobrandini av\o-
238 SIC SIC
calo fiscale, i quali in nome del fì^^co les- Solimano li
co'turchi, per avergli scritto
sero un'istanza e piolesta. Che i ministri pregandolo a liberare alcuni suoi cattu-
di Carlo V e di Filippo li, e massima- rati perdi luiordÌMe,ondenesofrriva grave
mente il duca d'Alba vicerèdi Napoli del danno, piomettendogli invece di trattar
2.°e luogotenente in I talia del i.°, macelli- benignamente cristiani del suo impero.
i

navanoapeitamenle contro lo stato eccle- 11 duca d'Alba si preparò per partire da

siastico e Roma, non solo ricettando e pro- Napoli coni2,ooo soldati, 5oo cavalli e
teggendo i Colonnesi scomunicali e dan- 12 pezzi d'artiglieria, dichiarando Mar-
nati rei di lesa maeslà, ma eziandio pre- c' Antonio Colonna capo de'fanti, i ca vai-
parando assalti alle terre pontificie e un leggieri gli adfidò alcontediPopoli,la mae-
nuovo sacco alla reggia papale. iS'on po- stria del campo ad Ascanio della Coignin,
ter ciòavvenire senza notizia de'Ioro prin- la cura dell'artiglieria a Bernardino d'Ai-
cipi,che risultava da molti fatti, e tutto dano, lutti infiammati contro il Papa. In
ciò contro giuramenti prestati pel feudo
i pari tempo a'2 agosto 556 i i scrisse due
del regno di JN'apoli,il cui diretto dominio lettere artificiosamente di pace a Paolo
apparteneva alla Chiesa. In conseguenza IV ed al sagro collegio, per dare alle sue
il fiscale supplicò il Papa a delegare dei armi una politica apparenza,, e giustifi-
cardinali, i quali conoscessero questa cau- candosi in faccia al mondo nello scanda-
sa.edoveil fiscaleprovasse le cose narrate, loso allentato di portare il terrore e la

dichiarasse che i detti ministri e principi confusione nello stato ecclesiastico. Nelle
erano incorsi in tutte le penedi maggiore lettere pregava il Papa alla pace, ed a la-

scomunica, di caduta del feudo, e di pri- sciare d'essere nemico di Carlo V e di Fi-
vazione degli onori e degli slati loro; si as- lippo li, promelleudo che questi sareb-
solvessero i sudditi dal giuramento, ed i bero stati suoi riverenti figli; pregava i

loro dominii si esponessero per lecito ac- cardinali d'indurre Paolo IV a sensi di
quisloaglioccupatori. Paolo IV ammessa equità e carità pastorale! Sono due mo-
l'istanza. Se, ed
quanto era ^;>^g/o- in numenti di fina politica guerriera,checon
//ejdisse pure, che quanto a Ila delegazione artifizi pacifici nascondono le più prave
de'caidinali giudici, avrebbe tenuto con- intenzioni, e scritti col la spnda impugnala.
siglio col sagrocollegio,epoi maturameu- Ma il duca d'Alba impaziente di rispo-
le risposto. Allora camera due chierici di sta, che il Papa slava maturando co'car-
di tutto ne rogarono 1' attOj facendo da dinali e consultando con sentimenti pa-
testimoni prelati maestro di camera e
i cifici, il I ."settembre partì coll'esercilo da
segretario del sagro collegio. Intanto il du- Napoli j senza attendere risposta, ed a'

ca d'Alba fece fare delle lanientanze col prese Ponte Con>o, indi per Ceprano, da
Papa, che tutti i ministri e ben alFetti a Ini pure occupalo, assalì Froshwiie con
Carlo Ve Filippo II erano da lui mallrat- molta preda di bestiame,e la noi le ne giun-
tati e imprigionali, e Paolo IV opportu- se la trista notizia a Roma. Il Papa ol-
namente rispose, esponendo la storia dei tremodo acceso radunò i cardinali, e alla
fatti, menile l'ambasciatore Saria partì loro presenza chiamòil portatoredel mes-
all'improvviso da Pioma^ contro il pio- saggio del duca d'Alba, e rimproveran-
messo quando il Papa 1' invitò a mensa dolo gli narrò il tradimento eseguilo e la

e trattò umaiiamenle,in tutto procedendo violazionedel diritto delle genti, assalendo


con cautela e col parere de'cardinali, co- colle armi mentre pendevano trattative
me dilTusamente racconta il suo biogiafo, di pace, delle cjuali egli dovea essere la-
e non come scrissero i falsi storici venduti tore; ma che Dio avrebbe protetto la giu-
a'suoi nemici, inventando le più incredibi- stizia e punita la fraude: indi lo mandò
li calunnie,fìno a dire che voleva collega rsi in Castel s. Angelo^ dal Papa reso oiu-
SIC SIC 5.39

nitissimo, per l'iiifedellà del suo padro- sacchcggiato,di Banco e altri luoghi. Spon-
ne, li duca d'Alba disprezzaiido i ponli- taneamente cederono Piptnio, Terraci-
lìcii clamori, proseguì con ferocia senza »(7, Acuto, Fumone,F<vr/j/;'/20 ed altri luo-

ostacoli le sue conquiste, tutto a lui ce- ghi. Fu sollecitodi occupare Ana^ni, per-
dendo con facilitàj precedendolo il ter- chè comeFrosi none abbondante di grano,
rore delle iniquità che andava commet- e dopo l'inutile difesa di Torquato Conti
tendo il suo sanguinario e distruttore e- con 800 fanti, oltre il presidio, fu mise-
sercito. Ripi fu abbandonato dalla defe- ramente saccheggiata e manomessa, per
zione de' soldati. Falvatera si die spon- cui tutta Roma era caduta in confusio-
taneamente, dopo disfatte le milizie pa- ne e timore, essendo recente la d(jlorosa

pali. duca protestava nelle sue inva-


Il memoiia del saccheggio e barbarie che
sioni di occupare luoghi pel sagro col-
i la desolò neh 527. In Roma si demolì il

legio, e di restituirli poi ad esso cai fu- convento agostiniano di s. Maria del Po-
turo Papa, onde mitigare l'odiosità che polo, con quasi 100 case contigue; si tas-
provocava nelle popolazioni, e diminuire sarono proprietari de'beni stabili, d'ima
i

Je opposizioni degli abitanti, ed insieme centesima parie; si pi'esero a'proprietari

spargeva semi di discordia e di scisma tra i migliori cavalli con promessa di paga-
ilPapa e i cardinali, tentando d'alienarli mento,per formare una compagnia di200
da lui, o Paolo IV d'es-
far sospettare a lance; ai religiosi fu ordinato prestarsi in
sere con loro di segreto accordo. Questo ogni maniera, e lavorare alla difesa della

maligno e furbo procedere fu dal Papa città; si prese noia di tutto il grano, e si

nianifeslato a' cardinali, scuoprendo lo- fecero altri provvediaienti. Era ritornalo
ro le mene del duca,equal concetto avea da Francia il cardinal Caraffa, con i 000
formato del sagro collegio. Ma i cardi- guasconi concessi da lre,con promessa d'al-
nalidopo il grave discorso di Paolo IV tri aiuti col duca di Guisa, e avendo pure
mostrarono tutta la loro indignazione e ottenuta la segreta rinnovazione della le-

dolore per sì riprovevole procedere, pre- ga con qualche modificazione. Il cardina-


gando il cardinal decano in presenza del le si applicòcon somma vigilanza a confor-
Papa a notificare al duca il loro acerbo tare il generale abbattimento, ed a prov-

risentimento, dichiarandosi altamenleof- vedere l'occorrente; il Papa si mostrò in

fesi da quell'apparente e ingannevole ri- lrepido,poichè le sue rette intenzioni gli di-

spetto, il che eseguì con energia a' 3 set- i cevano sperare l'aiuto di vino, ed i soccorsi

tembre a mezzo dello zio cardinal Gio- di Francia, lodando il coraggio di Camillo
vanni A Ivarez (alla cui biografia per (allo Orsini che in Campidoglio fece eloquenti
tipografico in vece di Paolo IV dicesi HI). ed elllcaci parlate contro detrattoli del i

A'i6 rispose il duca con officiose parole, Papa, ed eccitando tulli alla difesa della
ringraziando cardinali degli avvertimen-
i patria, e uon ad abbandonarla contro i

ti dati; ma secondo gli ordini di Filip- divieti, come aveano fatto molti. Questi

po II dovendo ritenere le terre occupate lamenti derivavano anche da alcuni car-


in protezione del re, questi avendogli im- dinali, perchè non s'induceva il Papa n
posto di consegnaile a loro ed al nuovo cercai' la pace; e Paolo IV che prima sem-
Papa, colla sua dichiarazione avea uìiti- pre l'avea procurata, pieno d'impertur-
gato l'ordine con esternare di restituirle babilità non voleva sentirne più parlare,

a' caidinali appena morto il Papa, senza indignalo acremente contro il traditore
attendere l'elezione del successore, e nuo- duca d'Alba, meritevole de'maggiori ful-
vamente pregarli di ridurie Paolo IVa mini del Vaticano, per cui gli sembrava
cousigli più paterni e più giusti. Frattan- indegno d'un Papa d'umiliarsi a sì iniquo
to il duca erasi impadronito di f eioli e invasore; bensì s'egli fosse rientrato nel
24o SIC SIC
regno, nllora ne avrebbe ripreso In tratra- ca. Tivolie Vicovaro giovavano al duca,
zione, e respinse le consigliale rappresa- onde aver libero il passo delle vettovaglie
clie di vendetta. Grave e mirabile fu il provenienti dal regno. Tutte le convicine
corrispondente discorso pronunziato ai terre de' Colonnesi, come era avvenuto
cardinalijchecon tutti i particolari di que- nella provincia di Prosinone, prontamen-
sta obbrobriosa guerra minutamente ri- te SI dierono al duca, come Palombara.
porta l'accurato Carrara, veridico stori- Palestrina, MonùceWi e s. Angelo furo-
co. a' 1 6 settembre fu manda-
Tuttavolta no egualmente occupate. Le milizie pon-
to alduca per una sospensione d'armi, tificie tentarono qualche azione, ma sen-
dm-ante la quale si trattasse la pace, il p. za successo, anzi colla peggio. 1! duca di
Tommaso Manriquez domenicano. S'in- Parma feudatario della Chiesa, con get-
tavolarono degli accordi, ma furono rotti tarsi nel partito spagnuolo potè ricupe-
quando duca tra le altre cose esigeva,
il rare Piacenzaj ma oltre la sua defezio-
che Marc' Antonio Colonna ed Ascaiiio ne, nocque allo stato ecclesiastico per l'a-

della Corgnia fossero reintegrati in tut- iuto dato agi' invasori. Nettuno e Porto
to : la congregazione de'cardinali prepo- (V Jnzo si lasciarono prendere; assediata
sta dal Papa non volle cedere a tali con- Oslia per la sua importanza, si risvegliò
dizioni, altrimenti con fatale esempio si lapaurade'roraani, vedendo il Papa tan-
sarebbero animati altri sudditi alla sedi- to mal servito dai suoi capitani e soldati,
zione e al tradimento, nciì che a calpesta- poiché i nemici andavano scorrendo im-
re l'autorità pontificia, tutte le volte che punemente la vie Ostiense, e quel tratto
trovassero la protezione regia; e sebbene che da s. Paolo conduce al Laterano,ed
composta dicaidinali devoti a Filippo li, operandovi non pochi guasti, che è quan-
non osarono farne parola a Paolo 1 V, ciò to dire intorno alle mura di Roma, per
ritenendo indegno per gli eccessi commes- cui corse gravissimo pericolo d'essere uc-
si da'oominali. Le pioggie impedirono ai ciso il cardinal Caraffa, che per animare
duca di progredire colle artiglierie; un i cittadini e ostentando sicurezza, incau-
congiesso che do vea tenersi aGrottaferra- tamente soleva uscire fuori delle porte.
ta essendo svanito con ira del duca, in Ro- Paolo IV per non dare piacere ai nemi-
ma crebbe lo spavento e il popolo tumul- ci continuava nella sua inalterabile tran-
tuò, né si quietò all'arrivodel marescial- quillità. Ad Ostia fu fatta buona difesa
lo IMonlucgiàdifensore diSiena (^.),con dal romano Orazio valoroso capitano,
qualchesoccorso francese; troppo vivo era per mancanza di munizioni si die a di-
il patito sacco, ad onta ch'eransi sufllcieu' screzione a'i8 novembre. Seguì una tre-
temente disposti e distribuiti mezzi di di- i gua di I o giorni, perla penuria in cui tro-
fesa, mail timore eccessivamente avea op- vavasi r esercito spagnuolo, e si riparlò
presso tutti gli animi. Il duca continuò le di pace aderendovi il Papa ad onta che
sue conquiste, prese Segni e Valmonto- sapeva avvicinarsi ilduca di Guisa, llcar-
iie;indi perplesso se rivolgersi contro f^el- dinal Caraffa si abboccò col duca nell'I-
letri o Tivoli, si decise per questa città, sola presso Fiumicino, ma nulla fu con-
l'altra sapendola guernila di numerosa cluso, benché ne avessero poteri; sem- i

guarnigione, ed il popolobellicoso e alfe- pre duca insistendo per la restituzione


il

ziouatoal Papa già stato suo vescovo. A- delle terre a Colonna eCorgnia,solo otten-
dunque Tivoli pure cadde nelle sue ma- ne a suo vantaggio e per andare a Napoli
ni, ov'era Francesco Orsini con 4oo fan- altra tregua di 4o giorni, essendo egli in-
ti, il quale con l'aiuto di Monluc si ritirò tcntoa prolungarla guerra per comanda-
a Vicovaro, ma dovette arrendersi ili.° re, sapendo d'essere detestato da'ministri
ottobre, prendendosi con inganno la roc- regi che disapprovavano la sua impresa.
SIC SIC 241
Col nuovnanno 577 si ripresela guer- i ormai eco'Sooo svizzeri assoldati dal Pa-
ra, ed agli 8 gennaio si presentarono sot- pa, la lega giunsead a vere4ojf 00 combat-
to Ostia il contedi Monterò divenuttulu- tenti.Venezia si conservò sempre neutra -

ca di Paiiano, col niarescinllo Strozzi, ca- le,però dichiarando agli spagnuoli di non
po de'fuoruScili (ìorentini, e 6000 fanti, volere roppressione,nè la depressione del
800 cavalli e G pezzi d'artiglieria, e to- Papa. Questi finalmentea' ^.febbraio per i

sto a'i4 si rese, onde fu poi decapitato a moderazione deputò i giudici e quasi tut-
Brusselles il comandante VaSf|uez. Indi ti vassalli regi,per corrispondere all'istan-
Palestrina, s. Ang(i\o, Frascati, Grotta- za suddesci itla del F/wo ponti flcio,per e-
ferrata, Marino, Castel Gandolfo pre- saminarein forma giudiziaria il procedere
sto tornarono all'ubbidienza della Chie- di Carlo Ve Filippo lì contro la s. Sede,
sa, così altri luoghi circostanti. Tivoli fu i ministri de'quali aveano di fresco fatti

abbandonalo dal conte di Popoli, che in molti atti pregiudizievoli alla giurisdizio-
tanta commozione diflìdava di poter di- ne ecclesiastica nella Spagna, ed apren-
fenderlo, indi ad Oricola nel con-
si ritirò dosi le lettere provenienti da Roma per ti-

fine del regno, e nel vicino Sahiacoj ri- more che contenessero scoiriuniche. Que-
bellandosi Rovinno, Cantalupo e Cane- sti attentati uniti all'invasione, già prece-
morto. Vicovaro fu assediato e preso dai duta da altri eccessi riferiti dal fiscale iu
pontifìcii, con istrage del nemico a' i4feb- concistoro, fecero risolvere il Papa a pro-

braio; Roma si abbandonò alle allegrez- cedere contro que'principi, cheper rispet-
ze, ed il Papa liberò i prigionieri e fece to avea fino allora agito lentamente, vo-
dar loro del denaro, dicendo non accon- lendo che que'monarchi sentissero d^esse-
sentire alla guerra che per conservaregli refigli e non sovrani della Chiesa, preten-

slati e la dignità della Chiesa. In questo dendo essi di non aver superiori in terra.
tempo,superata l'asprezza dell'Alpi e del- Quindi a'paprilePaolo IV rivocò in conci

la stagione, giunse in R.oma a'2 marzo il stoio lutti i suoi ministri e rappresentan-
duca di Guisa con 12,000 uomini, olire ti della s. Sede presso Carlo V e Filippo
i20odicavalleria,co'primari signori del- li, e fece credere ch'era disposto di sco-
la Francia, con ordine del re Enrico II municarli e di sciogliere i loro sudditi dal
d'ubbidire in tutto a Paolo IV e difen- giuramento, secondo il potere riconosciu-
derlo contro gli attentati del duca d'Al- to ne'Papi da lutto il cristianesimo. Nel
ba , dopo essersi molto lamentato cogli gioved'i santo poi , colla bolla in Coena
ambasciatori di Filippo li sulla guerra //o//2Ì«?, specialmente scomunicò gli oc-
mossa al romani ne furono lieti
Papa. I eupatori delle sue terre della Campagna
e rincorati, riconoscendo nel duca il loro e della Marittima, quantunque eminen-
liberatore, che riceverono con clamorosi ti per dignità eziandio imperiale, e tutti

applausi; ma si sparse il terrore in tutti i i consiglieri, fautori e aderenti. In con-


vicini luoghi posseduti dagli spagnuoli e formità di che, nel seguente venerdì san-
loro aderenti. I velletrani indispettiti di to si tralasciò la solitaprfg/i/errt per l'im-

un'imboscata tesa con loro daimo dal pre- pei atore, che per tale Paolo IV riconosce-
sidio di R.occa di Papa, castello de'Colon- va Carlo V
sebbene avesse rinunziato
,

nesi, per vendetta l'assalirono e presero. r impero nel precedente settembre ma ,

Paolo IV avendo invialo il cardinal Ca- senza effetto, perchè ancora non accettata
raffa per legato a'principi italiani, inFer- la rinunzia dalla dieta dell'impero. Men-
rara a Ercole II solennemente presen- tre il Guisa difficoltava a comin-
duca di
tò lo Stocco e Berrettone benedetti, per ciar la guerra nel regno di Napoli, il du-
avere armato 6000 fanti e 800 cavalleg- ca d'Alba pieno di attività e senno for-
geri, come generale supremo della lega : lifitòAnagoijFrosinone e altri luoghi del-
VOL LXV. iG
242 s I e SIC
la Campagna, i confini e 1 luoghi ferii del liane. Per questo conlegno il duca di Gni -
regno, e persino la Puglia e Calabria, te- sa lasciòilpensierodi ritirarsi, e nel mag-
mendo uno sbarco de'lurchi collegati dei gio passò e si trattenne nell'Ascolano e in
francesi; indi si die a formare un nume- ^lacerata, onde Roma ch'erasi allarma-
roso esercito, radunando gente da ogni ta si Marc' Antonio Colonna
tranquillò.
parie, ricevendo mezzo milione d'oro da intanto con 4ooo fanti presidiava Ana-
Bona Sforza vedova del re di Polonia, ri- gni. Prosinone, Ferentino, Acuto, Mon-
cordevole della persecuzione fatta dai teforlino, Terracina, Giuliano, Sonnino
francesi a'suoi antenati signori di Milano. e alti i luoghi, per negligenza dello Stroz-
]|duca diToscana Cosimo I aspirando al zi e del duca di Paliano, che dopo l'im-
dominio di Siena, come alleato degli spa- presa di Vicovaro avrebbero potuto ri-
gnuoli, si mostrò avverso e insidioso col conquistar Campagna, perchè il duca
la
Papa, onde fu spedito lo Strozzi a guar- d'Alba era alla difesa d'Abruzzo. Non tar-
dare Romagna. L'indugio del duca di Gui- dò per altro a divenir la Campagna nuo-
sa per invadere l'Abruzzo, permise al vi- vo campo di desolante guerra, di rovina
ceré duca d'Alba di ammassare 24)Ooo e di sangue, quando pontificii con Giu- i

uomini; ma incominciala dai francesi la lio Orsini ne ripresero l'offensiva. Mon-


guerra fu saccheggiala Campii, Teramo teforlino peh.°ue provò i miserabili ef-
ealtri luoghi furonopresi, assediando Ci- punizionedel suo tradimento, poi-
fetti, in

vilella duca di Guisa con fortezza ben


il ché sebbene dopo difesa si die a discrezio-
Dìunita, che dovette dopo sforzi abban- ne, fu saccheggiala senza pietà e brucia-
donare, onde s'indispose di proseguire la la, insieme alla chiesa ov'eransi rifugiale
guerra nel regno, preferendo egli quella donneefanciulli, venendo spianata anche
di Toscana eLombardia. Perciò insorse- la rocca. Nell'assalto di Piglio fu molesla-
ro discordie tra lui ed i Caraffa, massime to l'Orsini dal Colonna, obbligato a riti-
coll'altiero marchese di Monlebello, e ne rarsi, non senza perdite. Avendo il Colon-
fece risentite lagnanze al Papa.Dispiacen • na ricevulo rinforzi dal duca d'Alba, de-
le Paolo IV delle minacce del duca che liberò nel giugno di non più contenersi
voleva ritornareinFrancia, gl'invio a pla- nella difesa, impadronendosi della Torre
carlo l'altro nipote duca di Paliano, mo- ediGavignano,edi Valmontonesaccheg-
desto e gentile, con qualchesomma di de- giato e incendialo; indi passò in Palestri-
naro, imponendo una gabella d'uno scu- na eia pose a sacco, danneggiando il ter-
do per 100 sui beni slabili di tulio losla- ritorio di Paliano. Nel concistoro de' i4
to, e per lutti i feudi compresi Napoli e giugno il Papa pregò i cardinali a icnpe-
Parma, per sopperire promes- ai soccorsi gnarsi col consiglio e con l'opera per la
si a'francesi. Inoltreduca di Guisa non il pace, alla quale non era alieno Filippo
volle proseguire la guerra in Abruzzo, an- lì, inclinandovi ormai anche iCaralfa, on-
co per aver saputo qualche proposizione de fu scrìtto al reche mandasse autorità
falla da Filippo II per la pace col Papa, a chi gli piacesse per concluderla, posto-
il quale eia ingannalo dal cardinal nipo- che il duca d'Alba falsamente diceva non
te e il re dal duca d'Alba, e perciò si pro- averla. Gli spagnuoli colduca infestavano
lungava la guerra con immensi danni dei le frontiere della Marca, bruciando An-
popoli edisaslroseconseguenze.NegòPao- carano, ed avrebbero fatto maggiori pro-
lo IV di dare al duca di Guisa in sicur- gressi seToraldo che difendeva Ascoli non
tà Perugia, Ancona e Civitavecchia, ne l'avesse impedito, mentre il duca di Gui-
una promozione di cardinali a mo-
di fare sa guardava il riposo. A'20 luglio final-
dodi Francia; soltanto oflrj e fu spedilo mente giunsero in Roma 3ooo i svizzeri,
per ostaggio al re il figlio del duca di Pa« ricevuti come angeli dal Papa, onde creò
SIC s I c 243
1 1 loro capitani cavalieri de'ss. Pietro e li e altri, se dentro 7. mesi non ritornas-
Paolo. Subito con vettovaglie, di cui avea sero in Roma. Pei nuovi ordini del redi
caieslia Paliano ,furono mandati nella Francia al Guisa, di dipendere dalla vo-
Campagna col marchese di Montebello e lontà del Papa,e per la disfatta dell'eser-
Giulio Orsini, per liberare il paese dal Co- cito ecclesiastico, ilduca celeremente da
lonna. Pe'niiovi aiuti da questi ricevuti Maceratasi recò a Tivoli, per cui il duca
dal duca d'Alba, da'ponlificii la vettova- d'Alba si recòda Giulianova aSora. Mar-
glia fu rimandata a Roma, e l'artiglieria c' Antonio Colonna subito dopo la vittoria

venne portata a Segni, per trovarsi libe- incaricò il barone di Felz che co'suoi te-
ri e pronti per combattere Colonna. Eb- deschi s'impadronisse di Rocca Massima,
be luogo una zuffa colla vanguardia^ ma che inespugnabile per natura ottenne
senza conseguenze; però a'27 luglio il Co- per istratagemma, facendo credere agli
lonna potè trovarsi a fronte delle milizie abitanti che avea trasportalo V artiglie-
papali, clì'eransi private dell'artiglieria e ria sul monte, quindi miseramente la sac-
penuriandodi polvere sciupata nellesca- cheggiò. Intanto Colonna si portò a Se-
ramucce,elesba ragliò compIetamente,ad gni ov'erano l'artiglierie e le provvisioni
onta degli sforzi di Domenico Massimi, e del vinto esercito, e subito l'attaccò senza
di Giulio Orsini fatto prigioniero: gli sviz- attendere Sforza e Corgnia, e glispagnuo-
zeri dopo aver opposto ostinata resisten- li rapidamente l'assaltarono, certi di ric-
za, furono uccisi e fugati, e 700 fatti pri- co bottino per le ricchezze che vi aveano
gionieri. Giunta in Roma la fatale novel- depositale gli abitanti de' vicini luoghi,
la, grande e universale fu la mestizia, co- precipuamente Anagni, Alatri, Veroli e
me la costernazione, per tanti disastri e i Ferentino, come fortissima per posizio-
furori che si commettevano nella infelice ne. Erasi aperta qualche breccia, quando
e disgraziata provincia di Campagna, e mancò al Colonna la polvere; nondime-
paventando il proprioeccidio.il solo Pa- no gli spagnuoli avidi di penetrarvi, a' i 5
pa si mostrò impassibile, e rivolse il pen- agosto con impelo e ad onta del fuoco di
siero ad assoldar nuove genti, volendo ad 3 pezzi d'artiglieria, di quello di 200 tan-
ogni costo sostenere il decoro di sua di- ti, e delle macchine artifiziali de' corag-
gnità, contro coloro ch'erano congiurali penetrarono con alte gri-
giosi difensori,

ad opprimerla:considerandoegUi suoi ne- da e furiosamente, seguiti dai tedeschi,


mici per ribelli, voleva una pace che fos- nella sventurata città, che divenne ber-
se come concessa da sovrano benigno a saglio del più feroce scempio e d'ogni i-

vassalli umiliati. Per questo motivo nel- niquità. Trucidato la maggior parte del
la festa di s. Pietro non avea voluto ri- presidio, rimpierono le vie di sangue, di
cevere il censo per le due Sicilie, che il cadaveri, di lagrime e di lamenti. Uccisi
•viceré con apparente dimostrazione os- gl'inermi cittadini, le donne, i fanciulli,
sequiosa gli avea fatto ortrireco'yooo scu- la libidine la più sfrenata non rispettò
di d'oro, che pure nelle sue angustie sa- nemmeno le sagre vergini. Generale fu il

rebbero riusciti utili. Non volle ascoltare saccheggio, e le chiese, gli altari e le s. re-
i consigli incontrario de'cardinali, ragio- liquie profanate; tulio fu posloa ferro e
nevolmente dicendo ch'era ridicolo rico- fuoco. 1 3 pezzi d'artiglieria furono con-
noscere per feudatario chi occupava le dotti in Anagoi,GiambatlistaConli signo-
terre del suo sovrano , e qual ribelle lo re del luogo venne mandato prigione a
guerreggiava! Avea Filippo II ordinato Gaeta; il saccheggio di liuto fu peggiore
a'suoi sudditi in Roma di partire entro 3 di quello di Roma deli 527. Commosso
mesi, pena la confisca e l'esilio; ed il Pa- ilPontefice nel sentire a quali abbomi-
pa pose le slesse pene ai cardinali, prela- nevoli estremi giungeva il furore de'suoi
244 SIC SIC
ribelli, sparse molle lagrime, riferendo in IV non confessava prima pubblicamente
concistoro questa strage, e soggiungendo il suo errore d'essersi alleato coi nemici
ch'egli ornai inli epidosi attendeva il mar di Fdippo II, di aver molestato suoi di- i

tirio. A tanto disastro, per sopra più fu pendenti, e se non restituiva loro la liber-
notificalo a'23 al Papa, che i francesi e- tà, i beni e l'onore. Licenziato il Placidi,
rano stati vinti a s.Quentin (F.)con or- subito mosse campo per sorprendere
il

ribile sconfitta ì\ììq}\ spaguuoli,comandati senza indugio Roma. Piiferite dal Placidi
da Eniaianuele Filiberto duca di Sm'oia le proteste del duca, rispose il Papa prefe-
(F.)', onde per necessità Eurico II avea rire la morte a tanto oltraggio della mae-
richiamato il duca diGuisa,Iasniandn Pao- stà pontificia. A'9,6 agosto il duca con Co-

lo IV iu libertà di accordarsi a benepla- lonna marciarono su Puoma segretamen-


cito co'suoi nemici. Per questo complesso te, con disegno di piombarvi nella notte,

d' infausti avvenimenti la desolazione di e per non far strepito ordinò che si sca-
Pionia giunse al colmo, vedendo nell'ec- lassero le mura presso Porta Maggiore,
cidio di Segni un'immagine dolorosa del piuttosto che abbatterla colle artiglierie,
disastro che le sovrastava. Il Papa esor- calare pel rione Monti, e piantare i can-
tato alla pace da Giovanni III re di Por- noni contro Castel s. Angelo. InRoma pe-
togallo, inviò subito il cardinal Tiivulzi a rò si vegliava dalla gente d'armi, e il car-
Venezia,per rappresentarle il pericolo non dinal Caralìà sempre infaticabile la scor-
meno di Roma, che di tutta Italia, espo- reva tutta a cavallo, la popolazione essen-
sta e quasi in balia de'vittoriosi spagnuo- do immersa nel sonno mentre il nemico
ìi, disposto a tutto, purché vi fosse la di- era alle mura. Gli esploratori vedendo la
gnità della s. Sede. Paolo IV per disporre città illuminata e iu armi, e poi altri a-

il duca d'Alba alla pace gli fece sapere a vendola osservata in quiete, fece ingerire
mezzo del cardinal Sforza la sconfitta dei al duca il sospetto d'aguali. Pertanto e per
francesi as.Quentin che ignorava: e ch'era buona venturadiRoma retrocedetteperla
disposto alla concordia, a far partire tra o 1 Colonna a Genazzano, rimettendo trup-
giorni francesidaliostato,e restare amico
i pe intorno a Paliano che si reggeva. Molte
a Filippo lljpurchè il duca in i o giorni riti- dicerie spiegarono la ritirata, che fu bia-
rasse nel regno tutte le sue truppe, e resti- simata dall'esercito anelante di sangue e di
tuisse alla Chiesa le sue terre. JMa il duca rapina.Temendo i veneziani chePaolo IV
che trovavasi aBaucoeavea ordinato alla consegnasse le fortezze a'francesi, e inge-
fanteria e cavalleria di riunirsi al Colon- lositi de'progressi degli sp3gnuoli,gli spe-
na,e considerando tutti suoi prosperi suc- i dirono il segretario Franceschi, il quale
cessi e il duca di Ferrara costretto a di- passò subito dal duca d' Alba, ove pure
fendersi da altri.principi,si figurò come si recò Averardo de Medici inviato da Co-
padronedello stato ecclesiastico, di Roma simo l,cui [)remeva la pace pel conquisto
e del Papa, il perchè si alterò con Placi- di Siena. Però ambedue trovarono duro
di segretario del cardinale e portatore di il duca ed ebbro de'suoi trionfi, benché
tali proposizioni. Mostrò grave sdegno col Franceschi gli notificasse avere il re pro-
cardinal Sforza, che amico e servitore di testato alla repubblica dopo la vittoria di
Filippo II tentasse parole di pace e pro- s. Quentin, non aspirare a ingrandimen-
ponesse condizioni sì pregiudizievoli al- ti, ed esser pronto d'ordinare ilritirodel-

la sua corona, mentre avea in pugno la l'esercito e venire a oneste condizioni col
vittoria. Con alto tuono rispose al segre- Papa. Ai parlari e gravi considerazioni dei
tario,che dicesse al cardinale e a chiun- due messaggi, il duca dopo aver sfogato

que, che il duca d'Alba giammai avreb- ilsuo risentimento, fremendo per le di-
be ascoltato trattative pacifiche, se Paolo sposizioni del re alla pace, disse che il ti-
SIC SIC 245
more egli scrupoli malsi convenivano col- lazioni a'q settembre da Antonio Elio ve-
la politica eia guerra;in(lisi arrese eaiu- sce vo di PoA7,a vanti che fossero sottoscrit-
mise un altro congresso di pace, avendo te dal duca d'Alba, il Papa avendole con-

nuove flìcollà regie del 26 luglio. Ritor- siderate, convenendo per amor della pa-
nalo in Roma Franceschi colla grata no- ce di lasciar qualche libertà a Filippo il
vella, econferitocou Paolo IV, cjuesliau- di disporre su Paliano, senza però voler
toriizò il cardinal Caraffa alla pace agli per questo favorire il Colonna antico suo
8 settembre, e nello stesso giorno il car- padrone, e che voleva sottoposto a tutte le
dinale paitì per Cave presso Palestrina, pene fulminategli per esempio de'suddili
luogo stabilito pel congresso, coi cardina- pontifìcii, le approvò e rimandò indietro.
li Sibrza e Vitelli come plenipotenziari di Ria il duca non sapendosi ridurre a sotto-
pace, mentre potevano dirsi i primi auto- scriverle, se alcun'altre cose favorevoli al
ri della guerra. Dopo il sostenuto conte- re non si accordavano dal cardinale Ca-
gno del duca d'Alba, pe'discorsi del cardi- ra(Ia,questi condiscese segretamente a uu'
nal Caraffa e de'due colleglli mediatori, altra scrittura, che poi gli fu imputata tra
in fine convenne ai seguenti accordi in ca- i delitti di morte, come fatta senza noli-
sa IMattei primaria del luogo. L'oche il du- zia del zio. Essa conteneva questi capito-
ca fiirebbe al Papa e alla s. Sede atti di li. I .°Che in Paliano si mettesse un confi-
som missione e ubbidienza,con venienti per dente d'ambe le parti, osi smantellasse.
impetrar perdono egrazia; eche il re man- 2. °Che stimandosi smantellarlo non si po-
derebbe un suo ministro al Papa, per lo tesse rifortificare da chi venisse ad aver-
stesso officio. 2.°Che il Papa riceverebiie lo, finché Filippo II non dasseuua ricom-

Filippo II buon figlio e della s.


per suo pensa di piena soddisfazione al presente
Se.(\e, ammettendolo alle grazie comuni duca di Paliano. 3.° Che se intorno a ta-
agli altri principi cristiani. S.^Cheil Papa le ricompensa nascessero difficoltà, si do-

abbandonerebbe la lega di Francia, pro- vessero rimettere alla repubblica di Ve-


mettendo d'essere padre comune e neu- nezia, al cui giudizio le parti si rimetteva-
trale. 4-° Che il re restituirebbe al Papa no. 4-° Che accettata la ricompensa Pa-
e allas. Sede tutte le terre occupale, di- liano si smantellasse, e il duca di Paliano
roccandone le nuove fortificazioni. 5. "Che cedesse quella piazza alla persona eletta
scambievolmente si rendessero le artiglie- dal purché non fosse nemica del Pa-
re,

rie prese. 6.° Che si rimettessero a tutte pa, né alla s. Sede, né fosse ribelle. 5. "Che

le persone e comunità, anche ecclesiasti- il re fosse obbligato dare questa ricompen •

che, tutte le pene spirituali e temporali in- sa nel termine di 6 mesi, il che non osser-
corse nella guerra; dichiarandosi però che vando, il confidente custode diPaliano do-
non fossero compresi in questo capitolo vesse smantellarne le fortificazioni e dar-
Glarc'Antonio Colonna, né Ascanio della lo all'odierno duca. 6." Che per maggior
Corgnia, né il conte di Bagno, né alcun conferma di queste cose, e per assicurare
allro ribelle al Papa; ma restando nella interamente il re di sua divozione.doves-
slessa disgrazia, venivano sottoposti alla se il cardinal Caraffa entro 4o giorni an-
volontà del Papa. 7.° Che Paliaiio fosse dare a Brussellesa trovarlo. Essendo ne-
consegnato a Bernardino Carbone confi- cessario il consenso di Giovanni Caraffa
dente d' ambo le parti, il quale ad esse duca di Paliano, questi Io diede per acce-
giurasse fedeltà, e vi tenesse 800 fonti a lerar la pace,secoudo il convenuto dal fra-
spese comuni , osservando le condizioni tello, e il cardinal Vitelli lo domandò e
intorno a ciò stabilite dal cardinal Caraf- oUenne a' 12 seltembre, tornato il quale
fa e il duca d' Alba pel servizio de' loro a Cavi subito si sottoscrissero ambedue
principi. Portate a Roma queste capito- le capitolazioni dal cardinal Caraffa e dal
246 SIC SIC
duca J'Alba a' 1
4 settembre (alili Jissero nellostato,airombra della prolezione dei
a' 1 7), alla 1
."
apponendovi le firme come principi stranieri. Come il motivo della
testimoni i cardinali Sforza e Vitelli. A guerra era slato di voler Paolo IV repri-
Paolo IV nello stesso giorno fu data la lie- mere l'alterigia de'baroni, il trionfo del-
ta nuova dal cardinal nipote, con sommo la pace li depresse e umiliò, e l'apostolica
suo contento e allegrezza indicibile de'ro- dignità non si vide più oltraggiata nel suo
luaui, pubblicandola il Papa dipoi a'20 dominio temporale, ed acquistò nuovo vi-
in concistoro. 11 cardinal Alvarez zio dei gore. Paolo IV pregò il duca a non in-
duca e venerando per virtù, amorevolis- quietare la ritirala del duca di Guisa coi
himo del Papa, ricevè con estremo gau- francesi,e l'ottenne sebbene non compre-
dio la notizia vicino a morte, come quello so nel trattato. Il duca d'Alba avendo sta-
the temendo il nipote quando si propo- bilito d'umiliarsi a pie del Papa, l'inon-
neva di ma rciare all'assai todiPioma lo ef- dazione soltanto glielo permise a* 19, io
lottuasse,gliavea scritto: Che non sareb- compagnia di baroni e amici. Accompa-
bero sfati bene i trofei di Pioraa vinta, tra gnalo dal cardinal Caraffa, il Papa lo ri-
le bandiere de'turchiede'mori, colle qua cevèalla presenza di 20cardinali a 2 ore
li gli antenati loro aveano ornato il tem- dinotte,e nell'inchiuarsi al bacio de'pie-
pio d'Alba. Parole che fecero grande im- di si sentì sbigollire e eoa interno ribrez-
pressione sull'animo inflessibile del duca. zo vedendosi genuflesso e alla visla della
Allorché poi il cardinal seppe che il nipo- maestà pontifìcia, mentre fino allora era
te desisteva dal sorprendere Roma, l'en- stalo il terrore di Roma. Domandò per-
comiò con queste parole: Figliuolo avete dono a Paolo IV per se e pel suo re dei
operalo mollo bene; e v'esorto che noi delitti commessi nella passata guerra, con-
facciate mai, perchè tutti quelli che nel- tro la s. Sede e la sua sagra persona, of-

l'ultimo sacco furono della nostra nazio- frendo il re e se come figli e servi ubbi-
ne sono capi la ti male {cos\ avvenne a quel- dientissimi della Chiesa e del Papa; e ri-
li delle altre). Liberatasi Roma da lauto baciati i piedi, fu ammesso all'abbraccio
timore, fu afflitta subilo da rovinosa iuon- da'cardinali, baciando quindi i piedi pon-
da/ionedel Tevere, che se avesse antici- tificii il tal mo-
suo seguito. Soddisfalla in
palo d'alcuni giorni, con pochi il nemico do la maestà pontificia. Paolo IV si die
poteva conquistarla. Ed anche per questo ad onorare il duca, ed a mostrargli ch'e-
grandi furono i lamenti dell'esercito spa- ra benigno e favorevole co'principi di voti.
gnuolo,irrilalo della pace gloriosa pel Pa- Lo fece albergare con reale splendidezza
pa, vedendosi perduta la ricca predajlaon- nel Valicano dal cardinal nipote, a Na-
de tutti soldati biasimavuno il duca che
i poli mandò in dono la Rosa d'oro bene-
da vincitore ricevè le leggi dal vinto. Il detta alla duchessa moglie, e nella festa
Colonna, Corgnia e Bagno pieni di sde- di Matteo celebrando il Papa cappella
s.

gno imprecarono contro il duca, e si por- e messa in ringraziamento a Dio, fece


la

tarono da Filippo Il a reclamare d'essere sedere il duca presso cardinali, pubbli- i

stali traditi. Ma
duca bastava di averal cando un generale giubileo per la ferma
distornato nipoti di Paolo IV di agogna-
i pace tra principi. Paolo IV inoltre ten-
i

re pure allo slato di SienayOnde coadiu- ne seco a mensa il duca, con tutto il sa-
vare che da Filippo li Io ricevesse il pro- gro collegio e incontro al decano, e nel
prio cognato Cosimo I, come di falloreb- tempo del convito gli fece molli quesiti,
be,tranne lo slato de'I^residii. Per l'esem- cui rispose con ispirilo; indi di moto pro-
pio di fermezza dato da Paolo IV, a costo prio concesse a lui e a'duchi d'Alba suc-
di tanti travagli, barouiromani cessaro- i cessori la collazione de' benefizi e la li-
no d'imbaldanzire e cagionare tumulti bera disposiziuuede'beui di chiesa situa •
SIC SIC 247
ti uelle loro terre. Il duca pregò il Papa no. Successo a Paolo V ne!
I 1 55g Pio IV
a liberare vari prigioni di Castel s. An- milanese, poco dopo restituì a Marc' Anto-
gelo, e fu esaudito, noD però pel cardinal nio Coloima tutte le terre confiscate, ad
Moronij pel vescovo di Cava Saufelice istanza di Filippo II, il quale per ricono-
(di cui a Sarno), uè il conte di Pitìgliano scenza donò al suo nipote Federico Bor-
e Giulio della Rovere, che rimasero nel romeo il ducalo d'Oria uel regno di Na-

il duca per Napo-


carcere. Partito presto poli, con grossa pensione sulle sete della
li,a'25 ottobre fece pagare il tributo e Calabria, avendo già il Papa fatta rigo-
ceusoper le due Sicilie; ed il cardinal Ca- rosa giustizia contro i Caraffa [F'.), in-

ralFa recatosi quale legato in Brusselles, colpati di lesa maestà per avere inganna-
ricevette inusitati onori e distinzioni da lo lo zio (che scoperte le loro brighe e a-
Filippo II, alla presenza de'suoi nemici busi di potere già li avea esiliati), princi-
Colonna, Corgnia e Bagno. palmente nella guerra col viceré di Na-
Dopo la fiioiosa rinunzia di Carlo V, poli. Nel S&Qf divenuto Papa s. Pio V fe-
I

l'avvenimento al trono del figlio Filippo ce rivedere i processi, e trovatili alterati


II in Sicilia fu contrassegnato dalla nomi- e l'ingiustizia della sentenzadi morte col-
na di d. Giovanni della Cerda duca di la quale furono sagrificati il cardinale e
Medinaceti alla dignità vicereale , il cui i fratelli, venne troncato il capo aPallan-
governo però fu infelice nell' esterne im- tieri governatore di Roma. Il Papa per

prese di Tripoli e delle Gerbe, non meno impedireche l'ordine gerosolimitano pas-
che nell'interna amministrazione, essen- sasse in Sicilia, avendo turchi rovinato i

dosi concitati per la penuria in molte cit- Malta, impose le decime sul clero di Na-
tà del regno perniciosissimi moti. Più for- poli e ne ricavò 3o,ooo scudi. Dipoi col-
tunato fu il viceré d. Garzia di Toledoche legandosi co' veneti e con Filippo II,eno-
gli successe, il quale cooperò con mirabile rainato suo generale il suddetto Marc'An-
modo alla difesa di Malta, e molestò tur- i lonio Colonna contestabile del regno di
chi sino alla morte di Solimano If, avve- Napoli , sui turchi fu vinta la strepitosa
nuta nel 1566. Venne dopo di lui il mar- battaglia di£e^(2/z^o. Avendo s. Pio V con-
chese di Pescara d. Ferdinando France- fermate con una costituzione le provvi-
sco d'Avalos, marito della famigerata d. denze de'predecessori contro gli assassini
Vittoria Colonna , cotanto illustre nelle e banditi, e rei d' altri delitti , convenne
guerre di Carlo V, onde lo celebrai in più con Filippo II il reciproco Cambio e estra-
luoghi, come ne'vol. XIV, p. 287 , LII, dizione se si rifugiassero ne'Ioro limitrofi
p. 24» cl^e tutta la sua opera die alla ri- stati. A Scomunica parlai delle lagnanze
forma degli abusi, e alla stabile organiz- fatte al Papa da Filippo II per la pub-
zazione de'tribunali, per la quale ebbe a blicazione della bolla in Coena Domini,
soffrire non piccole araarezze,venendo in- segnatamente nel regno di Napoli e senza
terpretato lospirito di conciliazione da lui ilRegio Exe^K/z^wr (al qualearticolo di-
adottato colla corte di Roma ,
per poco chiarai chefu introdotto in Sicilia daMar-
zelo nel sostenere le prerogati vecosì det- tino I, ed in Napoli e suo regno soltanto
te della Monarchia di Sicilia, di cui va- nel 1 56 f, per
la prammatica promulgata

do a riparlare; sarebbe forse stato rimos- dal viceré duca d'Alcalà, perciò pubbli-
so se la morte non lo liberava da'suoi con- camente scomunicato da s. PioV, il qua-
tradditori. Quanto al regno di Napoli vi le ne ottenne la remozione da Filippo II,

ritornò il viceré duca d'Alba, nel i SSg come contrario al da lui giiu-ato a Giulio
passando in Francia a sposare in nome III , di ubbidire agli ordini apostolici; e
di Filippo II la principessa Elisabetta fi- della fermezza e rimostranze nel regno di
glia d'Enrico li, colla pompa d'uu sovra- Napoh di Gregorio XIII, Clemente VIU
248 SIC SIC
scrivendo al viceiè Olivares, e con altro uotitia alcuna de' privilegi apostolici, nò
Innocenzo X), e sulle cose piegiudizievo- esser l'animo suo di far cosa ingiustamen-
lì a'piivilegi della Monarchia di Sicilia, te; bens'i vedere essere abusali, e cose far-
e quali risposte su tutto fece Papa, ri- il si contro le ragioni, e divine et humane.
portandole con l'autorità del Catena, P^ì- E chi allega, e si suol servire de'privile-
tadi Papa Pio F, che pubblicò tuia rac- gi, manifestissima cosa essere, che dee mo-
colta di sue lettere a'principi e delle loro strargli: tanto più, che '1 Papa è solo e
risposte; sciittorediligenlissimo, raccogli- legittimo interprete de'privilegi conceduti
tore di originali documenti, e segretario da'suoi predecessori; e dove scorge disor-
della ^.Consulta. Con questi dunque qui dini e scandali, senz' altra esaminatione,
aggiungerò un maggiore schiarimento, è suo peso il provederci : tuttavia conten-
essendo il luogo suo. Avendo Filippo II tarsi egli sopra di ciò intendere i ministri
per mezzodel commendatore maggiore di intelligenti ,
perchè del vero resti infor-
Casliglia fatto rappresentare che la sud- mato, e conoscili la ragione e la giustilia

detta bolla conteneva novità ne'suoi re- nell'ordine de'peccati; e del culto divino
gni ed in ispecie in quello di Napoli, sotto consister principalmente nel parere, di-
pena di censure e scomuniche. »» Dicendo chiarationi, e statuti del Pontefice roma-
olire a ciò il le, che nella materia di giu- no, vicario di Giesù Christo, e -non nel
risdizione avea privilegi anlicbi apostoli- parer de'principi secolari, né di loro mi-
ci, e legittime ragioni, e titoli, e posses- nistri, a'quali non esser detto dal Figliuo-
sione antichissima e immemorabile, e che lo di Dio, Pasci le mie pecore^ ma essi,
l'uso dell'autoiilà pontificale dee essere come pecore,dover lasciarsi governare dal
regolalo con giustizia, la qual cosa non successor di s. Pietro, se non vogliono u-
toglie a ninno il suo contro ragione, tan- scir dalla greggia, e sotto pretesto de'pri-
to meno a'principi nelle cose pubbliche. vilegi, tutta la vera gerarcliia ecclesiasti-
Di più che le clausole del conoscere le cau- ca corrompere. Onde sperare (per esser
se criminali contro i ciiierici apparivano lontana ogni altra cosa dalla pietà, e dalla
nella bolla indirizzata contro la Monar- religione d'un re sì cattolico) ch'esso me-
chia del regno di Sicilia, la quale proca- desimo procurerebbe specialmente nel ,

cie dai privilegi apostolici, e che sta in an- latto della Monarchia diSicilia, di ri dur-
lichissisna possessione: offendendosi che lo a regola del servigio di Dio; e dover
PioV facendo nunzio apostolico mg.^Pao- persuadersi, che un Pontefice non può dar
loOdescaIchi,di valore e di eloquenza or- tanti privilegi, che l'autori là teglia a'Pon-
iiatissimo, lo nominasse nunzio di quel re- tefìci successori, data loro da Dio per go-

gno di là e di qua dal Faro, e difensore verno di sua s. Chiesa, e contro la quale
della libertà ecclesiastica. Con che pare- non si può pretendere prescrizione alcu-
va volesse introdurre nunzio inSicilia con- na di huomuii, etiandio immemorabile.
ilo la /l/o/irtrr/uV?, essendo i redi quel re- i\ggiungendosi, che conlra tal pretensio-
gno legali nati, e ufficio proprio di re es- ne tutto il contrario trovarsi per l'aposto-
sere difensore e protettore della Chiesa e liche legationidestinateeosseivatein quel
di sue immunità". 11 Papa rispose ai le- regno: oltre che tal facoltà in arbitrio del
gi reclami con una sua lettera, della qua- Papa sarebbe, seni pie che gli piacesse,co-
le avendo già trattato a'Iuoghi citati, per- ine cosa graliosa, e male usata di rivoca-
ciò che spetta alla Scomunica e Regio E- re. Talché
il breve di mg. nuncio Ode- "^

xequalur, non mi resta che riprodurre i scalchi diqua e di là dal Faro ha colai
brani riguardanti la Monarchia di Sicì- fondamento, haveudo la Sede apostolica
Iia,con altro appartenente al reame.« Nel mandato e tenuto Nuncij e Collettori e-
la materia della giurisditione non aver tiandioa tempodiCarlo V in quel regno".
SIC S 1
249
Quanto alla milizia dell'ordine di s. Laz- V al)bia accordato per mezzo de'suoi le-
7.;uo, introdotta ne'regni senza regia au- gati il pieno metodo e l'osservanza, con
torità e consenso.» La qua! militia ha ver averne pur stabilita la giurisdizione /»re
riformala e serviigli, perchè la spiaggia qnodaìn traiìsaclionis, con due sedicenti
romana purgala da'corsari mantenga. E Concordie. Avendo la pretesa Monnrcliia
benché per altre capilolationi,et investi- da pochi anni dilatato nell'isola di Sici-
ture antiche del regno di Napoli, e per lia le sue radici, ed usurpata autorità in-
l'obbligo nuovamente del sussidio di Spa- tollerabile e incompetente, s. l'io V inca-
gna per le galee concedutogli, sia tenuto ricò il p. Giustiniani poi cardinale ad am-
a render sicura delta spiaggia, nondime- monire Filippo li a ristabilire in Sicilia
no fin qui non essersi fallo : et all'olfer- e nello stato di IMilano la libertà ecclesia-

le, che Iiora si fanno dal re di voler ciò stica vulnerata, senza che il Giustiniani
mettere ad efietto, si dice, che non può es- facesse il minimo ae^iustamento, Iransa-
ser danno, che vi sieno d'inverno e di sta- 2Ìone e concordia; soltanto manifestò al
te duco tre galee di più". ..^' Che gli uffici re l'animo risoluto del Papa, che si levas-
sono distinti, e però i principi conservas- sero da'detti suoi dominii gli abusi con-
sero il loro, e lasciassero alla Chiesa quel tro l'immuni là dellaChiesa, e specialmeO'
ch'è di Dio, replicando spesso quelle pa- te che si abolisse nella Sicilia la /ÌJonar'
role:Rendete quel eh'c di Cesare, a Ce- c/i/V/, altrimenti egli stesso l'avrebbe fatto.
savej qu?l ch'e di Dio, a Dio. Onde nel Dopo che s. Pio V scrisse la surriferita
ricevere il tributo del regno di Napoli e lettera a Filippo li, in risposta alle do-
di Sicilia, quando in pubblicosi presenta glianze ricevute dal commendatore di Ca-
la Chinea, egli fece molte pioleslationi : sliglia, il re sciisse lettere a'suoi ministri
nel che diede non mediocie sospetto di di Napoli, di Sicilia e di Milano, ordinan-
cose nuove. Ma il re di tanto buona e cat- do che non si eccedessero i termini della
tolica mente, comandò per lettere a'suoi podestà legia, anzi ogni eccesso si emen-
ministri di Napoli e di Sicilia^ e di Mi- dasse. Ma perchè s. Pio V era delibera-
lano, che la sua intentione era espressa, tOj non ubbidendo i ministri e non essen-
non si passassero i termini, anzi ogni ec- do castigali, venire agl'intei detti, fu dai
cesso si amniendasse, e'I nnncio di Napo- cardinali di voti alla corona di Spagna, ed
li nel luogo, e nella precedenza con tutti, in ispecie dal cardinal Bernerio, dissuaso
come quel di Spagna, si trattasse ". Os- a voce e in iscritto, e la sopravvenuta le-
serva l'autore óeW'Istoria della prelesa ga contro il turco giovò a impedire qual-

Jìlonarchia di Sicilia, che sino a Filippo che severa esecuzione. Queste cose si trat-
Il non sussisteva alcun'ombra di legazio- tavano in Pioma appunlo dopo il ritor-
ne apostolica o lì/anarchia ecclesiastica no dalla Spagna del cardinal Giustinia-
ne' re di Sicilia, che si fece credere al re ni, prova ch'egli non fu autorizza-
e ciò
da'suoimiuistriima bensì risultare da'ri- to a Concordia, né affatto ebbe luogo. E
porlati documenti esistenti nell'archivio siccome nulla erasi stabilito, cosi il Papa
Valicano, un'esatta e sempre continuata spedi legato a Filippo II il nipote cardi-
giurisdizione, mantenuta in quell'isola dai nal Bonelli detto V /alessandrino , non
ministri della s. Sede, nell'avervi questa solo per trattare la lega contro il turco,
inandati in vari tempi i suoi cardinali le- ma per trattare dell' insussistenza della
gali, e suoi nunzi apostolici per esercitar- monarchia di Sicilia, a finedi sopprimer-
vi piena e suprema autorità, olire i col- la e abolirla, e far levare gl'insorti abusi
lettori, encomiando la legalità delle cose con Irò l'immuni là negli slati di Napoli e di
asserte dal Catena. Da'difensori della /Vo- Milano, senza dargli facoltà di fare Con-
fiarchia si prelese far credere clic s. Pio cordati, (id\\ cardinale non fece altro che
2?o SIC SIC
esporre i reclami dello zio. Falsa è dun- che d'allora in poi non appariva alcuna
que la sognala e sostenuta da'iegi, Con- sorte di concessione. Per Io che i ministri
torcila o Transazione Alessandrina fi nul- di Filippo Usi rivolsero alle preghiere e
la concluse con Filippo II. Tanto è vero, alle suppliche, onde il Papa s' indusse a

che il re dopo tali rimostranze scrisse al concedere a Filippo II per quella volta e
governatoree senato di Milano, al cardi- non più la prerogativa bramata per Ca-
nalGranvela viceré di Napoli, al duca di tania, ed anche di Palermo per essere va-
Terranova viceré di Sicilia, con manife- cata. Avendo saputo Gregorio XIII, che
star loro le istanze del cardinal Bonelli, i monaci greci Basiliani, sparsi ne'regoi
d'informarlo distintamente delle materie di Sicilia e Napoli, per non più intende-
contenute, a fine di potervi adoperare i re l'antico idioma non osservavano la re-
necessari e opportuni rimedi, onde dare gola di s. Basilio, la fece tradurre in vol-
al Papa quella soddisfazione che si dove- gare italiano, e stampata la distribuì loro
va. Vedendo s. Pio V, che sopra le mate- gratuitamente. Insorti in Napoli nel 1
579
rieda lui proposte altro non si concludeva gravi rumori fra cittadini e
i il vicerèMon-
che di pigliar tempo, e che col pretesto di dejar, perchèquesti non volea permette-
prendere e di mandare informazioni, nien- re la scelta di chi dovesse portar nella
te si stabiliva, venne in risoluzione di a- Spagna a Filippo II un grande donativo
doperare i rimedi prescritti da' sagri ca- della città, anzi pretendeva averne egli il

noni, e di sottoporre i medesimi stati al diritto, fece carcerare l'a vv. IMarchesi per-

geneiale interdetto,per vedere conculcata chè in nome della città a lui erasi oppo-
e sconvolta la giurisdizione ecclesiastica, sto. Gregorio XIII dopo inutili ammo-
sebbene Fdippo il re più da lui a-
1 1 fosse nizioni al viceré perchè lo scarcerasse, e-
mato efavorito. Se morte non sorpren- la nergicamente ricorse al re, il quale pren-
deva il Pa pa 4 mesi dopo il ritorno del car- dendo che conveniva l'inter-
colla stima
dinal Bonelli in Roma, non avrebbe la- posizione del Papa, depose dalla carica il
sciato piùsussistere la pretesa Monarchia viceré egli sostituì Giovanni Zuniga al-
di Sicilia Gvegoiìo XIII già nunzio e poi
. lora suo ambasciatore in R.oma. Sebbene
cardinal legalo a Filippo II, con questo Novaes nella Storia di Gregorio XlIIa-
re nel 1577 ebbe una vertenza, la quale vea alTermato che Clemente VII concesse
gli avrebbe cagionata non poca amarezza a vita di Carlo V la nomina de' vescovati
se non si fosse prestato il re a ricevere in del regno, riferisce in quella di Sisto V,
buona parte il zelo, col quale il Papa pro- che questo Papa fece sa pere al duca di Sa-
curava di mantenere la dignità e i diritti voia, che pretendeva poter farealtrettan-
della s. Sede. In nome di quel re avea il lo ne'suoi slati, che gì iene mostrasse il pri-
cardinal Gesualdo, Protetlore(f^.)(\e\i-e- vilegio, poiché era a sua cognizione che
gno di Napoli, proposta in concistoro la niuii principe in Italiagodeva nomine di
chiesa vacantediTrani, come giuspatro- vescovati, tranne quel di Napoli che nel re-
rato regio e poco appresso nella stessa
, gno nominava 24 vescovati per singoiar
forma la chiesa di Catania. A (jueste pro- concessione di Clemente VII a Carlo V.
poste rispose Papa, per riguardoalla i.\
il A vendo Gregorio XI II fatto caldissime i-
che il nomina solamente per
re avea la stanze a Filippo II, perchè non lardasse
apostolico privilegio; in quanto alla'a.'ia- a mandare in Roma persone per trattare
ver egli trovato in alcuni volumi di spedi- gli affari rappresentati e ancora non de-

zioni concistoriali, che nel 1 53o era stata finiti, finalmente il re spedì a tale effetto
concessa daClemente VII a CarloV la no- d. Pietro d' A vila e
Francesco Vera, acciò
mina delle chiese di Sicilia e di Sardegna, coll'anibasciatore Zuniga trattassero que-
soltanto a vita di Carlo V medesioio, e ste pendenze e vedessero dicoraporle eoa
SIC SIC 2 J I

soddisfazione del Papa, moderando gli a- che una successione progressiva di vice-
Inisi, e togliendo le violenze e le coulio- rè che non molto contribuirono alla sua
versie. Ria morto d. Pietro le cose resta- prosperità, tranne poche eccezioni. I prin-
rono sospese,e furono riprese nel Sy 8 con i cipali loro avvenimenti politici si riduco-

d. Alvaro de Borsa marchese d'Alcagniz, no a ripetute aggressioni de'turchi, ed a


per terminare le diderenze amichevol- poche avventurose imprese contro di essi,
mente colla s. Sede. Convinti i ministri tranne le gesta di d. Giovanni d'Austria

spngnuoli della apocrifa bolla d'Urbano naturale di Carlo V e fratello di Filippo


II, lasciarono di sostenerla, e solamente I detto II, e del principe Filiberto di Sa-

pregarono, che il PajìB deputasse un giu- voia che mor"ì viceré di Sicilia : nell'isola

dice, i! quale con autorità apostolica le- tranquillamente decorse il regno di Filip-

gittimamente decidesse tutte le cause ec- po li detto III. Nel 16 IO questo re elesse
clesiastiche, e ammettesse ricorsi che dal- i per viceré di Sicilia d. Pietro Tellezy Gi-
le curie arcivescovili e vescovili si faces- ron duca d' Ossuna, il cui avo era stato
sero dalle parti litiganti o aggravate; in viceré di Napoli, ed ivi 1' avea condotto
una parola doveasi formare un tribunale bambino nel 58
i Il suo governo fu
i . vi-

ecclesiastico dipendente dalla s. Sede, dal- goroso, e si occupò particolarmente a re-

la quale ne ricevesse la legittima autori- primere l'orgogliode'grandi^ed a punire


tà. Si era su tutto convenuto, né si par- i masnadieri da loro assoldati o protetti,
lava più di Monarchia, solo i ministri re- per cui straziavano e opprimevano il re-
gibramavano che giudice apostolico fos-
il gno; nonché a porre in imponente condi-
se un semplice abbate, ed cardinali de- i zione la marineria, fortificando le coste,

putati dal Papa a trattare, per decoro dei ed a frenare e combattere gli assalti dei
prelati delregno e della s. Sede esigeva- turchi contro l'isola; per cui si acquistò
no un vescovo. Ma per la sopravvenuta somma gloria, contandosi in diversi tem-
morte del re di Portogallo, e poi per quel- pi 17,000 cristiani schiavi per lui libera-
la di Gregorio XIII, restò tutto sospeso, ti,e 5o,ooo turchi fatti prigionieri, mas-
uè più se ne riparlò. Neh SgS per morte sime nelle segnalate e famose spedizioni
di Filippo II e come re delle due Sicilie del 161 3 edeli6i4> onde per molti anni
I, gli successe il figlio Filippo III e li qua- i turchi non osarono più d'aggredire l'i-
lesovranodelledueSicilie, laoudeClenien- sola. Fece osservare la giustizia, incorag-

te Vili neh 599 colla bolla Illiu9, de 6 gi il commercio, fece rifiorire l'agricoltu-

settembre, Bull. Roin. t. 5, par. 2, p. 263, ra, e ripristinò la quiete e il ben essere dei

lo investì del regno con facoltà di ritene- Sicilia li. Nondimeno mise nuove imposi-

re il ducatodiMilano. 11 duca di Sessa An- zioni, e pose in ridicolo le superstizioni de-


tonio Cordova prestò al Papa
Cordona e gli abitanti, locché alquanto adombrò la
il consueto giuramento a nome del re, il bella fama che lasciò nell'isola quando
,

quale nel 1600 lo confermò in Aladrid con ne richiamato neh 61 5. Nel seguente
fu
diploma de'27 febbraio, obbligandosi al- anno fu spedito viceré di Napoli, ove su-
le condizioni tutte espresse nella bolla di bito si occupò a sollevare il popolo dagli
investitura, eccettuato come nelle prece- enormi pesi da cui era oppresso, e dal di-

denti dominio Beneventano. IVeli6o3


il sprezzo col quale era trattato da'grandi
poi Clemente Vili ad istanza del re creò chepunìe umiliò. Si mostrò generoso coi

cardinale Giovanni Doria genovese dei bisognosi, cui dispensava i n)eiisili 2000
principi di Melfi, che fu 4 volte viceré di ducati che ricavava dalla sua dignità. In-
Sicilia, e uìorì in Palermo, di cui eia ar- oltre in Napoli, coineché di carattere al-
civescovo, nel I 644- Dal 57 sinoaliG46
I I legro e faceto, non senza mordacità e mot-
il regno dell'isola di Sicilia non prcacntu teggio, che gli formò tanti nemici, spiegò
2«;2 SIC SIC
affabile popolarità che gli procacciò l'a- Ernesto re d'Ungheria figlio dell'impera-
moie cle'iiapolelani, e tenne lungi da'lidi tore Ferdinando II. Avvenne sotto Filip-
del regno i veneti che accampavano pre- po IV, che dal suo viceré di Napoli nel
tese sulle città mariltinie; ma s'inimicò il i633 si spedisse Giovanni Ossorio de Fi-
clero eia corte col sospendere l'introdu- gueroa con buon corpo di soldatesca, a
zione dell'inquisizione ecclesiastica nel rea- cingere di stretto blocco la città di Bene-
me, per timore di popolari commozioni. vento, per impedire che ne uscissero al-
Osò allora di aspirare alia sovranità del cuni regnicoli, che vi si erano rifugiati;
regno di Napoli, per quanto fu detto, di ma riconosciutasi siffatta violenza contra-
concerto colla repubblica di Venezia , e ria a' patti dell' investiture, ed alla costi-
mentre disponeva le cose per mandare ad tuzione d'Innocenzo VI, De^e//2fiy, presso
elFetto il suo disegno, fu richiamato nel il Bull. Roiìi. t. 2, p. 3, p. 3 9, colla qua-
1

1619 a IMadtid. Prima ben accolto, poi le estese al dominio Beneventano le due
processato si seppe difendere, e solo ven- bolle di Clemente V e Giovanni XXII e
ne lilcgato nel castello d'Alnieda e con- le pene in esse comminate contro chiun-
ilscali i beni. Alla sua morte furono re- que, etianisi pontificali , vel imperiali, seii

stituiti a'dgli, uno de'quali piìj tardi di- regali, vel quavis alia dignilate fulge-
\enne viceré di Sicilia, Dopo la sua remo- ret, avd'isie d'invadere, occupare o turba-
zione fu viceré di Napoli il cardinal Ga- re in tutto o in parte il regno di Sicilia
spare Borgia, e dipoi fu ministro di Spa- eia terra di qua dal Faro. Urbano Vili,
gna presso la s. Sede. Nel 1 62 i cessò di per riparare lanlocrave sconcio, ordinò
vivere Filippo II detto III, e divenne re alla curia ecclesiastica di Benevento, che
di Spagna Filippo IV suo figlio, e come nelle forni e procedesse alla scomunica,co-
re delle due Sicdie Filippo IH, al quale me fu fatto. Ma Giovanni pentitodel fal-

Gregorio XV gliene die l'investitura col- lo, supplicòd'esserne liberato, eneolten-


la bolla Regis aeterni, A&i'j novembre, nedal Papaia grazia, essendo stato pub-
Bull. Roni. t.4°^. In que-
5, par. 4. P- blicamente assoluto in E.oma nella chie-
sta il Papa non solo preservò il dominio sa di s. Vitale a'aSdicembrei 635. Inno-
Beneventano, ma di nuovo quello allres\ cenzo X
già nunzio a Napoli (poiché il
di Pontecorvo, ed in tal modo fu poi co- nunzio apostolico anche in tempo de'vi-
stumato di riservare parimenti Pontecor- cere esistette), ed a Madrid a Filippo, aiu-
vo. Francesco della Cueva duca d'Albu- tò il viceré di iV(7/jo//(/^^.) a reprimere la
querque giurò pel re il consueto ligio o- gravissima sommossa operata in quella
iDaggio e vassallaggio, approvato quindi capitale dal fazioso Massianello nel 1 647.
dallo stesso re in Madrid con bolla d'oro Un sistema di anarchia disordinata e di
de' 5 novembre. Urbano Vili nel 1623 diu'a oppressione per certi viceré, gravitò
consentì cheFilippoIll dettoIV ritenesse sui napoletani, quali mostrarono in di-
i si

col regno delle due Sicilie ancora il du- commozioni, ve-


versi incontri proclivi a
cato di IMilano. Sotto il suo pontificato fu dendo il loro regno divenuto come una
scoperto presso Palermo il corpo di s. Ro- provincia della monarchia spagnuola, e
salia, gran patrona di quella metropoli, governato malamente. Famoso fu soprat-
in onore della quale nella medesima cit- tuttiilmoto rivoluzionario di Massaniel-
tà fu istituita la congregazione delle no- lo, poiché al suo invito 5o,ooo popola-

bili monache di &. Rosali a [V.),c\\e il Pa- ni,che presto quasi raddoppiarono, com-
pa approvò, Neli63i Urbano Vili fece messo ogni sorte di ladroneccio, con aper-
presentare io Napoli la Rosa d'oro bene- ta ribellione esigettero la ripristinazione
detta, a Maria d'Austria regina d'Unghe- de'privilegi, e l'abolizione dell'imposte ar-
ria, in occasione djl suo matrimonio con bitrarie. Trucidato Massianello la molti-
SIC SIC ^)3
Indine arse di vendetta, ed elesse per al- chiaro cause dell'ommissioneje preser-
le

tro capo Genntuo A nnese magistrato del vò il diritto della pompa e cavalcata. In

municipio, che espose in faccia de'pon- Sicilia era tranquillamente decorso il re-
tentati europei le ragioni de'napolelani, gno di Filippoll dcUoIlI, equello ezian-
ed aprì corrispondenze diplomatiche col dio di Filippo III detto IV; ma verso il

ministro di Francia in Roma, invitando suo termine l'isola fu nuovamente il tea-

Enrico di Lorena duca di Guisa ad as- tro di sollevazioni e tumulti. Incomincia-


sumere la prolezione del paese, come di- rono torbidi nelle principali
i città di Mes-

scendeiitedi Renalo d'Angiò. Entrò que- sina e Palermo per cagione di carestia,
sto principe in Napoli ed assunse la su- dopo essersi il popolo abbandonatoal sac-
prema autorità militare, rimanendo ad cheggio, si separò con diffidenza da'nobi-
Annese la civile. Mai due capi furono di- li e si elesse in conventicola per capo Giu-
scordi, ed A nnese terminò con trattare co- seppe Alessi, il quale prese a dirigere una
gli spagnnoli,ed acconsentito al richiamo congiura colloscopodell'eccidiodel viceré
del viceré duca d'Arcos, oggetto dell'o- marchese de los Veles, del ministero edel-
dio universale, a'Gaprile la città fu con- la nobiltà siciliana. 11 piematuro disco-
segnata ad. Giovanni d'Austria, e quindi primento non impedì ai sollevati di porsi

istallalonuovo vicerèconte d'Ognatte.


il in armi, ed il senato s'infinse di trattare
Malgrado il pubblico perdono perirono con l'Alessi e giovarsi dell'aura popolare
molte vittime, e lo stesso Annese lasciò che godeva, per ristabilire l'ordine; ma
la testa sul palco. Vi fu chi consigliò In- frattanto si presero le convenienti misu-
nocenzo Xad introdurre nel regno le sue re, onde la tranquillità pubblica non fosse
truppe, prohllaudo di quella occasione più turbala. Mentre l'Alessi andava ten-
per ricuperarlo alla s. Sede. Il Papa ri- tando altre novità, trovò la morte insie-
provando il suggerimento, die il ricorda- me con altri principali suoi complici. E-
to aiuto per ristabilire 1' autorità reale; lelto alla carica di viceré il cardinal Teo-
anzi avendo esiliato nel suo feudo il car- doro Trivulzi, riuscì a commuovere la
dinal Astalli che avea adottato per nipo- plebe siciliana il calabrese Francesco Va-
te, si legge nella Fila mss. della famosa ria, pretendendo idee di libertà e di de-

d. Olimpia cognata d'Innocenzo X, che mocratico reggimento, quale erasi avuto


la disgrazia del cardinale ebbe origine per innanzi il dominio de'romani, ma la giu-
aver avvisatoFilippo IV del trattato che stizia tosto lo raggi unse e la punizione fu
maneggiavano Barberini nipoti d'Ur-
i contemporanea all'attentato. Si rinnovò
bano Vili, con d. Olimpia ed PainphifJ i peraltro la sedizione da d. Pietro Mila-
nipoti d'Innocenzo X, d'acquistare per la no, ma non ebbe alcun seguito, e termi-
loro famiglia i regni di Napoli e Sicilia ; nò pure col suo supplizio. Tali rinascea-
altri attribuiscono 1'
espulsione del car- ti turbolenze venivano fomentate dai vi-

dinale ad abusi di potere. Da Napoli es- cini commovimenti di Napoli, edalle con-
sendosi la Pestilenza (/^'.) comunicata nei tinue guerre in cui trovavasi impegnata
1 656 nello stato pontificio e in Roma, nel laSpagna con altre potenze europee, mas-
1657 da Alessandro VII fu dispensata la sime nel sostenere quelle insorte per de-
consueta pompa e cavalcata nella presen- primere la colossale monarchia di casa di
tazione della chinea e censo nella festa di Austria. Il progrediente e manifesto in-
s. Pietro, poiché non era pienamente ces- debolimento materiale e morale della già
sato in Roma ogni sospetto di contagio. formidabile possanza spagnuola, fece an-
Ma perchè questa dispensa non recasse che ne'nobili rinascereambiziose idee,al-
pregiudizio alias. Sede, il Papa con breve le quali ne'caldi per la patria collegavasi
\le'4 luglio, e pubblicalo dal Borgia, di- lo scuotimento del giogo straniero. Quia-
254 SIC SIC
di i germi della dissoluzionedelia monar- Messina giuramento di fedeltà al re di
il

cliia di Spfigna già pullulavano quando Francia Luigi XIV. La Sicilia divenne al-
neh 665 accadde la morte di Filippo III lora campo di pugne tra i francesi egl'i-
detto IV, al quale eragli preceduto nella spano olandesi , che sostenevano le due
lombali primogenito d. Fdippo Prospero, parti; ma 1678 nel la pace di Nimega mi-
per cui ereditò la corona Carlo II, come se in compromesso i messinesi, perchè ab-
re di Napoli Carlo IV, e III come re di Si- bandonati da Francia in forza delle con-
cilia, nella tenera età di 4 anni e sotto la venzioni, trovarono esposti ad ogni ge-
si

tutela della madre IMarianna d'Austria. nere di vendetta, e perderono ogni loro
Alnuovore neli666 Alessandro VII nel- privilegio e persino la carica di strategoto,
le solite forme accordò l'investitura del- di cui cessò l'esistenza. Sulle presentazio-
la Sicilia, e della terra di qua dal Faro censo e Chinea ne'pontificati d'In-
ni del
ossia il regno di Napoli, colle piìi volte nocenzo XI e Innocenzo XII, a tale arti-
ricordate eccettuazioni, non che di Geru- colo rimarcai alcune particolarità. Inno-
salemme, secondo il consueto. Il cardinal cenzoXll Pignattelli xìdi}^o\t\ano, con bre-
Federico Sforza protettore de' regni di ve de' 1 6 novembre 1 697, assegtiò alla cit-
Spagna e delle due Sicilie, in qualità di tà di Napoli, di cui era stato arcivescovo,
procuraloredelre,piestò giuramento di il un luogo perpetuo nel cospicuo collegio
fedeltà al Papa e alla chiesa iomana,enel òe^\'\Awocaticoncis.toriali[T^.),n(\ un in-

1 667 a'29 marzo venne ratificato dal re dividuoidoneodella medesima. Il debole


edallaregina Marianna, con diploma mu- re Carlo II, ultimo rampollo della stirpe
nito di bolla d'oro. In taleannomorto A- austriaca di Spagna, nel suo famoso te-
lessandro VII, il successore e già nunzio stamento, per mancanza di figli, pieferì
di Spagna Clemente IX,di bel nuovo con- alla più stretta parentela dell' austriaco
fermò al re l'investitura, e gli permise di imperatore Leopoldol, l'augusta casa di
ritenere il ducato di Milano, col breve Borbone, lasciando erede della vastissima
Praeclara, de'9 settembre, BidiRom. t. monarchia di Spagna (F.), compresa la
6, par. 6, p. 1 87. Nel 1 676 divenuto il re corona delle Sicilie, Fdippo duca d'Au-
maggiore,inviòa Clemente X altro diplo- giò, che prese il nome di Filippo V, secon-
ma di conferma sull'osservanza delle con- dogenito di Luigi Delfino di Francia (poi
dizioni, colle (jualiera stalo investitodel- Luigi XV) figlio del re Luigi XIV ilGm^-
le Sicilie, excepLa ch'itale Bene\>entC'idf de. Così dopo diversi secoli tornò l'eccel-
eie. Sebbene nel 1668 colla pace d'Aqui- sa prosapia di s. Luigi IX a regnare sulle
sgrana erano cessate le guerre esterne, in Sicilie, che gloriosamente tuttora sovra-
Sicilia insorse l'interna discordia ad agi- namente impera.
tar Messina, divisa fra i Merli partigiani Per la successione di Carlo II si accese
dello slrategoto d. Luisdell'Oyo, ed Mal- i inEuropa quell'aspra e lunga guerra, che
vizzi cheaveano idee repid^blicane, e dei ne cambiò in gran parte destini, e fu fe- i

quali era capo Borelli. Questi innalzaro- conda di tante vicende e di tanti clamo-
no apertamenteil vessillo della rivolta, e rosi avvenimenti, ne'quali impegnati qua-
dalla strage de' Merli ebbe principio la si tutti gli stati europei, secondochè li ri-

guerra ti vile. Si prepararono quindi mes- i guardano a'ioro articoli descrissi, e pre-
sinesi a valida difesa contro i regi, e mu- cipuamente a Germania, Spagt? a e Fran-
nirono le gole del loro territorio, e vinti cia, nonché nella biografia di Clemente
i competitori in più scaramucce, imbai •
XI, novembre! 700, cioè 23
eletto a'23
danzironopoiall'arrivode'soccorsi giunti giorni dopomorte di Carlo II, la quale
la
diFrancia a tre riprese, e dopo l'arrivo del fu il pomo di discordia che iniziò il me-
'vice-ammiraglio duca di Vivonne prestò morabile secolo passato, ampiamente de-
SIC S I C 255
scrillrt tla tanti storici e dall'Oltieri, Islo- malmentechenonavrebberoubbiditoche
ria clellf guerre avvemUe iiiEuropa e par- all'investito dalla s.Sede,nel modo che rac-
ticolarmente in Italia per la successione conta il cardinal Borgia, Difesa p. 3o8 e
alla monarchia delle Spagne dal 6g6 «/ 1 seg. Recatosi però Filippo Va Napoli, vi
1725. L'imperatore cede poi le sue ra- fece il a' 1 G aprile, altri dico-
suo ingresso
gioni all'arciduca d'Austria Carlo suo se- no a' 1 5 maggio 702, incontrato dal cle-
I

condogenito. La guerra propriamente in- ro secolare e regolare, d'ordine espresso


cominciò Ira gli austriaci ed i galloispani, dell'arcivescovo cardinal Cantelmi; il re
gli uni egli altri avendoalleatijOndel'Eu- indi spedì a ossequiare Papa il marche-
il

ropa fu tutta in armi, e per molti anni fu se deLou ville. Clemente XI per corrispon-
precario e turbolento lo stato dell' Italia dere con egual cortesia gli scrisse gentile
meridionale, soggiacendo i regnidi Sicilia lettera, e poi inviò legato a lalere il cardi-
eNapoli a svariate vicende, cadi versi pa- nal Barberini, con alcuni decorosi donati-
droni. Filippo V re di Spagna, IV come vi di divozione: di questa legazione ra-
re di Sicilia, el come re di Napoli, fece giona Lafileau, /7/5to/re de ClenientXI.
premurose istanze a Clemente XI perchè Sebbene questi reciproci atti d' urbanità
gli dasse l'investiluia delle dua Sicilie, e non importavano la contrastata investi-
contemporaneamente eguali ed energiche tura sui regni di Napoli e Sicilia, che ave-
neavanzò LeopoldoI.lIFapa per non pre- vano riconosciuto Filippo V, e che nelle
giudicare veruno de'due pretendenti, do- fortezze vi teneva guarnigioni, nondime-
po avei' dato sì grave affare all'esame d'u- no il conte di Lamberg ambasciatore im-
na particolare congregazione di cardinali, periale restòadombrato, e improvvisa-
e dopo aver più volte convocati concisto- mente partì da R.oma, e l'imperatore noo
ri e consultato l'intero sagro collegio, ri- volle ricevere a Vienna il nunzio straor-
solvette per prudenza di negarla per al- dinario Orazio Spinola, spedito ad esor-
lora ad ambedue, temporeggiare e restare tarlo alla pace. Nel 1705 morto l'impera-
puramente neutrale; bensì con pronta di- tore gli successe il primogenito Giuseppe
ligenza, e come padre comune, pose in o- 1, che sospettoso come il padre, nelir'06
pera ogni mezzo per impedire ladisastrosa fece tornare le sue truppe nel Bolognese e
guerra e le sue pregiudizievoli conseguen- Ferrarese, che già avevano angustiato eoa
ze, al qual fine scrisse ripetutamente ze- esl()rsioni,riportafeda Muratori negli y^/i-
lantissime lettere a quasi tutti i principi nali. Allora Papa vieppiù rivolse le sue
il

per interessarli alla pace, le quali si leg- preghiere a Dio con Giubilei pev ullener
gono neW Epistolae et Brevia selecliora pace tra'guerreggianti,edi non esserne in-
Clementìs XI. Gli spagnuoli co' francesi nocente vittima. A mezzo di Ui vera poi car-
pregarono il Papa ad unirsi alla loro lega, dinale, ottenne dal celebre principe Eu-
promettendoonori,ricchezzeefeudia'suoi genio di Savoia generalissimo dcgl' im-
nipoti Albanij ma Clemente XI che non periali, che questi sgombrassero a'5 feb-
si curava di questi vantaggi, e solo arden- braio 1707 le dette Provincie; ma passati
temente bramando la pace, restò costante nel regno di Napoli lo conquistarono per
nella saggia neutralità. Giunta la vigilia l'imperatore, che ne dichiaiò re il fratello
ePaoIo dell 7011 ministri sì di
de'ss. Pietro Carlo, il quale prese il nome di Carlo III,

Spagna, che dell'impero offrirono a gaia e nelle sue monete si Ili D.


legge: Car.
il solito censo e chinea pel regno delle Si- G. Rex Hisp. et Neap., ma come di Na-
cilie: ilPapa li ricusòad ambedue, facendo poli CarloV; indi gl'imperiali tornarono
bensì quelle proleste indicate all'articolo a occupale Ferrara (A^'.), e sorpreso Co-
Ghinea, onde non restasse pregiudicata la macchio {V.) lungamente ritennero. Di
s.Sede] ed napoletani protestarono for-
i più gl'imperiali imposero contribuzioni
2j6 sic SIC
su Parma e Piacenza, feudi della s. Sede, ministri sequestrarono i beni del vescova-

e vielarono che si pagassero dal regno di to ed esiliarono il vescovo, Innocenzo XII


Napoli le rendite ecclesiastiche apparte- volea porre l'interdetto alla città d'Aquila
nenti a persone esistenti fuori di esso, né quando cessò di vivere. Clemente XI dif-
alla camera apostolica. Per tanti attentati ferì castigo nella speranza che
il si pen-
contro la sua sovranità, ad onta di sua retta finché neh 707
tissero, li scomunicò. Dopo
imparzialil;i,Clemenfe XI reclamò e pro- la pertinacia de'ministri, la costanza del
testò, ma invano, perché l'imperatore ve- Papa ottenne che sì pentissero, cassassero
niva indegnamente aizzato dal cardinal aUi
gli fatti, i-eintegrassero la mensa, ri-
Vincenzo Grimani suo ministro in Pioma cevessero con onore il cada vere del vescovo
e poi viceré di Napoli,quando il conte di morto in Rieti, e gli facessero magnifici
Da un passò in Piomagiia a comandar le funerali. Egualmente nel pontificato d'In-
truppe. Finalmente a' i 5 gennaio i nocenzo Xn, all'arcivescovo di Sorren-
si 709
concluse la pace fra il Papa e Giuseppe I, to mg.'Filippo Anastasi la podestà secola-
concedendo al fratello gli onori e titoli di re proibì di procedere contro i laici am-
redi Spagna,senzaapprovare che lo fosse, ministratori della parrocchia de'ss. Pri-
egual trattamento conservando a Filippo sco eAniello, quali non volevano render
i

V, che ne restò otleso, non valutando che conto e perciò furono dal prelato scomu-
non mancavano nella storia simili esempi. nicati. Allora la podestà secolare lo mi-
Neiryi lil Papa ordinò a Carlo Spinola nacciò dell'esilio se non rivocava le cen-
Colonna marchese de los Balbazes vice- sure, e gli convenne partire; ma ritorna-
rè di Sicilia, che subito rivocasse l'editto tovi d'ordine d'Innocenzo XII, dipoi nel
in quei regno pubblicato dalla podestà se-
1703 il giudice criminale con 20 sbirri
colare, nel quale si ordinava a tutti i ve- in nome del viceré gl'intimo la parten-
scovi ed ecclesiastici provvisti di benefizi za fra 6 ore, e quanto prima dal regno.
con nomina regia,che tutte le pensioni ri- L'aici vescovo scomunicò il giudice, e sot-
servate sui medesimi dalla s. Sede si de- topose Sorrentoall'interdetto; ondeilgiu-
ponessero a titolo d'imprestilo nelle ma- dicegli proibì il commercio con chiunque,
ni del tesoriere di Sicilia per sovvenirealle sequestrò i beni, l'assediò nell'episcopio,
necessità del reame e spese della guerra. e colla foiza lo pose in una barca, e mandò
Morto a' 17 aprile l'imperatore, Carlo V aTerracina. In seguito rei ravveduti del i

abbandonò la guerra di Spagna quando malfatto lo richiamarono, ma Clemente


ne fu eletto successore col nome di Carlo XI volle soddisfazione alla violata libertà
VI, e ricevè il cardinal Imperiali legato ecclesiastica, e l'ottenne. Inoltre sotto Iq-
che il Papa gli mandò a Milano per rico- nocenzo XII, avendo Doaienico Garofa-
noscerlo ed eccitarloalla pace. Invece nel lo preside di Calabria lesa l'immunità ec-
regno di Napoli si andavano commetten- clesiastica, venne scomunicato dall'arci ve-
do cose pregiudizievoli all'immunità ec- scovo di Reggio, e continuando a disprez-
clesiastica,alcune originate nel preceden- zare le censure, Clemente XI dall'uditore
te pontificato. Poiché molte tribolazioni generale della camera nel r 707 le fece rin-
avea incontrato de la Cerda vescovo d'A- novare come contumace. Il prelato perciò
quila per aver difeso i diritti ecclesiastici, ordinò che in tutti giorni festivi e pei* i

lesi dai ministri della regia udienza, con tutte le parrocchiedel regno diNapoli, do-
imprigionare il chierico Garosi, che con- po i divini uflìzi, a suono di campane si
dannarono a morte, il vescovo avendoli denunziasse il Garofalo scomunicato, ac-
inutilmente piii volte ammoniti di con-
ciò tutti ne fuggissero il commercio. In-
segnarlo alle carceri ecclesiastiche, li sco- tanto in Napoli, come in Milano eziandio
luuuicò regnando Carlo IV. E siccome i dominio di Carlo VI, fu ordinalo di seque*
SIC SIC 21:7

sf tarsi tulli i frutti de'hencfizi ecclesiasti- farne, olire il già detto di sopra in vari
ci appaileiieiili a chi risiedeva fuoii del luoghi, e (juantd in appresso aggiungciò
regno. Clemente XI come aveva pratica- per istorica verità. A migliore intelligen-
to co'vescovi del IMilauese, scrisse a'vesco- za di (juando e in qual ten)[)0 Clemente
vi del regno di Napelli, e principalmente XI sop[)resse il detto tribunale, occorre
al viceré cardinal Grimani, allìnchè im- premelteie come procedette il passaggio
ponessero le pene ecclesiaslichea'violato- politico della Sicilia sotto diversi domi-
li dell' immunità della Chiesa. Furono natori in pochi anni. Proseguendo l'acca-
(jnindi livocali gli ordini, ed il Papa ri- nita guerra di successione, il duca di Sa-

tirò i suoi, commettendo all'arcivesccjvo voia Vittorio .Amedeo li, prima si alleò
di Napoli d'assolvere i ravveduti. ÌNIa non col genero Filippo V, poi si ritirò econtro
terminarono qni le angustie di Clemente di lui si collegò con l'imperatore, e dipoi

XI per parte del regno di Napoli. Il conte nel 1710 la regina d'Inghilterra Anna gli

Carlo Borromeo vicei è di iN'apoli, nel Na- odrì per compenso il regno dell'isola di
tale del I r I I felicitò il Papa, il quale gli Sicilia. Il duca che ambiva il titolo di re,
rispose meravigliandosi come avesse avu- mandò i suoi audjasciatori al congresso
to coraggio di usar tali uffizi ,
prima di d'Utrecht, incominciato nel gennaio 1712
avere ri'".arcito i molti e gravi danni che per tratiare la pace generale, ed ivi Filip-
nel regno erano stati fatti alla Chiesa e al- po V gli regno di Sicilia,
cede l'isola e il

l'episcopato. Imperocché erano stati esi- cessione che fu confermata co'trattati di


liati dal re2;no il vescovo di Lecce mcj.r Madrided'Utrecht degli I aprilei7i3,e i

Fabrizio Pignattelli e il suo vicario, per l'imperatole Carlo VI i'^i riconosciuto re


aver difeso i diritti episcopali, in disprezzo di Napoli, re di Sardegna, duca di Milano.
dell'interdetto acni avea perciò il vesco- Vittorio Amedeo II assunse soleuiiemeu-
vo sottomesso la città e diocesi. Il Papa te il titolo di re di Sicilia, sbarcò a Pa-
lo confermò e quindi esortò il viceré a di- lermo a' o ottobre, ricevè l'isola dal vi-
I

sprezzare i cattivi consiglieri, e per la sua ceré marchese de los Tlalbazes, e fu coro-
eterna salate correggere quanto nel regno nato colla regina dall'arcivescovo ai^
erasi operato contro i diritti della Chiesa. dicembre. Pretendendo d'essere indipen-
Eguali querele Clemente XI portòall'iin- dente dalla s. Sede,a cui apparteneva l'al-

peralore, invocando sollecito riparo, per ta sovranilà,entrò in lotta col clero che la
la debita riverenza alla Chiesa e suoi mi- difendeva, e perchè voleva godere del pi i-

nistri. Ed ad un cumulo di altre


eccoci vilegio-della ìMonarcIda di Sicilia, Cle-
conlroversie,sulle quali Clemente XI nul- mente XI l'annullò e fulminò quelle cen-
lameno fece vedere di qual tempra egli sure che notai a Sardegna regno Sta-
fosse nella difesa de' diritti ecclesiastici. ti DEL RE DI Sardegna, ove feci la biogra-
Furono esse dil)attute con grande impe- fìa di questo re. Evacuata l'isola dagli spa-
gno dall'una e dall'altra parte, onde in- gnuoli, generale fu l'esultanza de'siciliani
dispensabile doversi riportare con qual- nel possedere di nuovo un re, e nel tor-
che estensione, molto pi ii perché compren- nare a far comparsa nell'ordine delle na-
dono un grave punto di storia ecclesiastica zioni;ma il gaudio fu di breve durata. Nel
appartenente alia Sicilia e assai famoso, I 77laSpagnaprunttandodi vedere l'im-
I

del quale si deve dare un compito schia- peralore indotto dal Papa nella guerra
rimento, con quella possibile brevità pro- co'turchi (onde poi Carlo VI si sdegnò con
pria di questa mia opera, comeché riguar- ClemenleXI,con vielareal nunziodi Vien-
dante il famigerato tribunale ecclesiasti- na d'accostarsi a corte, e licenziare quello
co denominalo Moìiarchia di Sicilia, del di Napoli) riconquistò la Sardegna, e la
quale promisi in piti articoli di qui trai- stessa flotta che l'avea invasa a'3o giu-
VOL. LXV. '7
258 SIC SIC
gnoiyiS comparvedinanzi Palei'mOjche j .n, p. I 70 e seg. : Monarchia di Sicilia.
Al costretta atl arrendersi a' i 3 luglio: Ca- >y II diritto di cui godono re di Spagna
i

tania e Messina fecero poi altrettanto, oc- nella Sicilia, echechianìasi comunemen-
cupando quasi tutto il resto dell'isola gli te la Monarchia di perchè que- Sicilia,
spagnuoli. il re Vittorio Amedeo li non sto diiilto è maggior diritto spirituale,
il

essendo in grado di difendere la Sicilia, che principi si siano mai arrogato, nou
i

ricorse aCarloVìe a'potentali marinimi, posso passarlo sotto silenzio. Supero per-
einvecequesti al re domandò laSicilia per fino quello che Enrico Vili ve d'Inghil-
riunirla al reame diNapolijOfifrendoa Vit- terra (/^.) osò prendere quando si sepa-
torio Amedeo II le sue pretensioni sull'i- rò dalla chiesa romana. Il re di Spagna
sola e regno di Sardegna (/^) neh 718 pretende come re di Sicilia di essere Lc'
a'sagostOjCd accettò losvaiitaggiosocam- gate [I.) a latere, e legato nato della s.

bio, entrando nella quadruplice alleanza Sede, cosicché oi suoi viceré in sua
egli,

contro Filippo V. Questi accedette poi al assenza, hanno l'istesso potere sopra si- i

trattato di Londra sottoscritto a Parigi quanto allo spirituale, cheavreb-


ciliani in

a' 1 8 novembre, e a Vienna a'29 dicem- be im legalo a /ii/e/e. Quindi coloro ch'e-
bre di detto anno. In conseguenza del qua- sercitano questa giurisdizione in Sicilia pel
le Filippo V, ch'era stato dagl'uigle<,i e- re di Spagna, hanno diritto d'assolvere,

spulso dalla Sicilia , cede a Carlo VI la di punire, di scomunicare ogni sorte di


Sicilia medesima, con dichiarazione fatta persone, sì laiche comeecclesiasliche, mo-
all'Aia a' 17 febbraio1720; indi agli 8a- naci, preti,abba ti, vescovi, e perfino cardi- i

gostofu consegnata la Sardegna a Vitto- nali che risiedono nel regno. Non ricono-
rio Amedeo II, nel qual giorno ne fece scono per nulla l'autorità del Papa (che ciò
permuta colla Sicilia, la quale Filippo V, sia in parte falso basterà per confutazione
costretto da delta alleanza in cui era pu- isupremi atti d'autorità, che Papi han- i

re Francia, che prima l'aveva sostenuto, no esercitato ed esercitano in Sicilia, mol-


fece dare a Carlo VI, e così l'imperatore li de'quali di sopra ho riprodotto, e vado

divenne re delie due Sicilie, le quali tro- narraodo),esseudo sovrani e monarchi per
varonsi nuovamente un me- riunite sotto lospirituale.ConfessanocheilPapa ha da-
desimo Siccome poi con Novaes
scettro. to loroanticamente questo privilegio, ma
racconterò come Clemente XI venne ai- pretendono nell' istesso tempo, che nou
la soppressione della Monarchia di Sici- possa rivocarlo, e perciò non riconosco-
lia egualmente per imparzialità» e per
,
no il Papa per capo, al tribunaledel qua-
darne io precedenza un'idea, trovo op- le non si può appellare, perchè il re noix

portuno riprodurre quanto di essa pri- ha nessun superiore per quello che riguar-
ma di tal tempo, e mentre l'isola di Si- da lo spirituale. Di più, questo diritto di
cilia era dominata dal re di Spagna, ne superiorità non è considerato come dele-
scrisseGirolamo Costa come autore ne- gato, ma come proprio; e il re di Sicilia,

mico e avverso alla s. Seóe, aggiungendo- o quelli che hanno questa giurisdizione in
vi tra parentesi qualche con veniente schia- di lui vece, che sono persone laiche, pren-

rimento, nella sua opera; Histoire de l'o- dono la qualità di Beatissimo {^T" .) e San-
rigine, et du progrès des revenus ecclé- tissimo Padre
{y.), arrogandosi in falli
siasliqiies, che meritò d'essere posta nel- rispetto alla Sicilia que'medesimi privi-
V Indice de' Uh ri proibiti per decreto de'2 i legi, che si arroge il Papa rispetto a tut-
aprile 698; giovandomi della traduzione
1 ta la Chiesa (al io oppongo
quale errore
in italiano pubblicala più tardi in Vene- Primato e Sede apostolica), e
gli articoli

zia nel 1768 Istoria dell' origine e del


: presiedono a'concilii provinciali. Recò stu-
progresso delle rendite ecclesiastiche, pa r. pore a vedere nel nostro secolo, che la te-
SIC S I C 2 T<)

giiia d' IngliiUcrra Elisabetta prendesse blicò una dissertazione contraria a questo
1,1 f|iialilà (li capo dellu chiesa anglicana decantato privilegio, nel detto tomo dei
(della quale mostiuosità riparlai in molli snoi/^/i^rt//, ilqualefu proibito nella Spa
articoli, come a Piìotestanti, a Scozia, a gna, e da questa corte ebbe poi l'esclusiva
Scisma); ma siccome il regno di Sicilia può al pontificato nell'elezione di Leone XI e
cadere in donna, del pari clie quello d'In- Paolo V, secondo Novaes. Questi aggiun-
ghilterra, una principessa potrà preten- ge, che il cardinal Ascanio Colonna, for-
dere la qualità di capo della chiesa di Si- se [)ev adulare \\ redi Spagna, impugnò la

e dia, e di Bealissinìo e Sanlissìino Pa- disseriazione del cardinalDaionio, laonde


dre. Anzi ciò è già avvenuto al tempo di essendosi formata sinistra opinione di lui,

Giovanna d'Aragona e di Casliglia, ma- ladileguòcolsuo hnigo voto a favore del-


dre dell'imperatore Carlo V (e prima di la s. Sede uell'interdelto di Paolo V con-
essa e meglio a Maria). I siciliani fonda- tro Venezia).]\laèassai più probabile che
no questo diritto di sovranità, per quello sia falsa, e che sia stata inventata in tem-
che riguarda lospiriluale, sopra una bolla po che la Sicilia non ebbe nessuna comu-
di Papa Urbano IF, accordata a Piuggero nicazione colla chiesa di Roma, dalla qua-
e a' suoi successori (colla data di Saler- le si era separata, ricusando di riconoscere
no 0()5.secondo Fazello,
I nel qnal tempo la s. Sede tanto per lo spirituale,come pel
Urbano 1 1 si trovava in Fiancia al con- temporale. Fu allora agevole a' ministri
cilio diClermont, ed essendo divenuto regi supporre questa bolla, e metterla in
Papa nel 1088 non poteva essere del suo esecuzione; imperocché laSicilia stette nel-
pontificato l'anno XI, come dice la sup- l'interdetlo 90 anni dal 1282 sino al 2.
posta bolla: la vera origine della Monar- anno del pontificato di Gregorio XI, che
cìiia di Sicilia si deduce da' critici e im- le vòl'mterdel lo. In questo fra tieni poMar-
parziali scrittori, dalle violenze e dagli a- tino re d'Aragona fece molte usurpazioni
busi fatti iu vari tempi da' re di Sicilia sopra la giurisdizione ecclesiastica, ed oi-
nemici della s. Sede e oppressori della li- dinò perfino che vescovi non potessero
i

bertà ecclesiastica; poiché i loro attentati scomunicare alcuno senza la sua permis-
introdussero nell'isola un certo preleso sione, o quella de'suoi viceré. Ma essendo
jus, mascherato poi col finto e apocrifo la Sicilia in possesso di questa spirituale
privilegio d'Urbano II), nella quale si tro- monarchia, i re di Spagna che prendono
vano queste parole Qiiaeper LegaUmi : il titolo di re Cattolico (
A^.) l'hanno piut-
octuri surntis pervestram induslriam, Le- losto accresciuta che diminuita. Carlo V
gati i'ice colliberi voluimia. Il cardinal Ba- fece fare esatte e diligenti ricerche per ri-
ronie (per antonomasia chiamato per ec- trovare con che giustificare questa pre-
cellenza il Padre della storia ecclesiasti- tesa monarchia (vuole ignorare il mali-
ca, nato suddito del re delle due Sicilie a gno che prima di Carlo V, du-
scrittore,
Sora),il quale nel 1. 1 i degli Annali eccle- bitandosi a tempo di Ferdinando III di
siastici, all'anno 1
097 rigetta questa pre- questo preteso diploma d'Urbano li, fa
tesa Monarchia spirituale , ha creduto interrogato del suo sentimento il viceré
che questa bolla sia stata data dall'anti- Moncada,non certamente amico de'Papi,
papa Anacleto II, e che non sia stata fe- e come ho descritto superiormente, egli
delmente riportata (il Baronio, couie al- rispose al re, che almeno le parole di esso
trijdubilò della verilàdel diploma di Ur- non erano così ampie come l'uso del Tri'
banoll, anche per l'anacronisuio della da- banale della Monarchia :coÌì ancora An-
ta sua, per non averne fatta memoria Ead- tonio Montalto avvocato del fisco regio
mero scrittore coevo, e per molte altre so- pose sul medesimo diploma i suoi didibi
de congetture, in vista delle quali pub- a Carlo V che non li attese); ma non la ri-
260 SIC SIC
trovò se non nel libro delle Pnndelte, che clesiae perdudlihns, ncque ipxis acerlis-

fu stampato nel 526, e confermato da i siniis romanae Ecclesiae persecntoribus


Carlo V a'7 dicembre del medesimo an- Frìderico, filio, alque ncpolibus ejusmo-
no. In appresso fu pubblicalo nel 1 556 un di lìlonarchiae uomen expugnalutu ul-
lil)io intitolatola Monarchia, ne\ quale si lateniis reperi tur. V\na\mei\{.e questo car-
contengono diritti di questa giurisdizio-
i dinale pretende, che sia lo slesso che di-
ne.E per rendere questo libro più auten- struggere le leggi divine, attribuire alla
tico fu sottoscritto da tutti quelli ch'era- Sicilia una Ulonarchia spirituale, e che
nodel sagro collegio, vale a diredalconsi- la sola Chiesa di Roma sia quella, cui
glio del regno. Se ne conserva una copia il nostro Signore ha dato questo titolo.

nella regia cancelleria di Sicilia, un'altra Ma redi Spagna hanno dispregiate tut-
i

copia fu spedita al re. La bolla di Urbano te le doglianze della corte di Roma sopra
Iljch'èil fondamento principale della /l/o- di questo punto, e continuano sempre a
narcliia di Sicilia, è riportata per disleso goderede'diritti della loio3Ionarchia spi-
daFazello nella sua Istoria cU Sicilia, de- rituale nella Sicilia, dove non si riconosce
cad. 2, lib. 7, cap. i, stampata a Palermo altro Papa che il re, o quelli cli'egli dele-

)iel 1 558 (altri dicono nel 570 e i in Ve- ga in sua vece. Si può dire pertanto, che
nezia, forse 2. ''edizione). Ma gli storici che vi sono due Papi e dua Sagri Collegi i\e\ìa
V hanno preceduto non ne banno fatto Chiesa, cioè il Papa di Roma, e il Papa

menzione, ed è molto verosiniile che Fa- di Sicilia, a'ipiali si può ancora aggiun-
zoilo l'abbia presa da Gio. Luca Uarbe- gere il Papa d'Inghilterra, imperocihè il

rio siciliano, il quale compose intorno al re d'Inghilterra pretende egli pure di es-
I 5i 3 in favore del re Ferdinando 111 un sere il Papa della chiesa anglicana ". Gio.
volume di tutti i privilegi e titoli del re- Francesco Doria palermitano scrisse la

gno di Sicilia, cui Caput Dre\<itiiii,


intitolò dissertazione: De Siciliae Monarchia ad'
e registrò in questo volume la bolla di Ur- versus Baroniuni.
bano II, di cui abbiamo qui innan/i par- ^aria^ovans,,SioriadiClemenleX/,c\ìe
lato, come se l'originale di essa fosseslato nel 1712 avendo ministri del regno di Si-
i

nella cancelleria (senza indicare il Barbe- cilia imposto un tributo sopra gli erbaggi
rio ove esistesse l'originale, ed i tre stati degli orti vescovili dell'isola di Lipari, pel
della Sicilia supplicarono Ferdinando III quale mg.rNicolò M.^ Tedeschi di Catania
che niuna fede si prestasse a questo scrit- monaco benedettino e vescovo di quella
tore e compilatore). Non si può credere città, siccome godeva tranquillamente il

quanto la parola di lìloiiarchia sia disj)ia- privilegio antichissimo di tutto ciò che la
ciula alla Corte di Roma (di questo vo- terra produceva ne' fondi del vescovato,
cabolo oltre a tale articolo ne riparlai a non doveva pagare alcun tri bufo, tosto ful-
Sede apostolica) dicendo Baronio al-: il minò la scomunica e l'interdetto in quel-
l'anno oq7,n.°28: IVoineii hactenus iiiait-
I l'isola, contro gli olfensori deW Immunità
ditum, tane proclamatur infaustum, ad- ecclesiastica (f^.), e se ne pari» per R.oma
scribilur chariis, et memoriae perpetnae per fare i suoi lamenti a Clemente XI, il
consecralnr, fani regiis cusuin lipys , et quale lo fece restare nella sua corte, as-
imperatorio proimdgalimi edictojed ag- sicurandolo di sua assistenza e protezio-
giunge, che i re di Spagna prendono co- ne. Q lindi lo fece consultore del s. offi-

me re di Sicilia un titolo, che i tiranni e i zio e segretario della congregazione de'ri-


maggiori nemici della chiesa romana non ti,dove lo conservò tanto Innocenzo XIII
hanno di ai osato di prendere, esprimen- trasferendoloall'arcivescovatod'Apamea
dosi al n.° 3o: Quod munquam a piis re- in partibus, che Benedetto XIII. H pre-
gibus, nec a lyrannis ipsis romanae Ec' lato però in tempo di Clemente XII ri-
SIC SIC 2(il

ntinziafelesue cariche, incliisivamente al slessotempo Clemente XI che in quel tri-


segiefaiiato dell'esame de'vcscovi, e de- bunale si mettevano ad esame le senten-
ì>ideroso della quiete monastica, si ritirò ze de'vcscovi, e si disprezzava l'autorità
nel monastero di Subiaco, donde Io ri- pontificia, per tiittociò risolvè d'annul-
cliiamò a Roma Benedetto XIV perde- lare quanto si era operato contro il ve-
corallo di maggior dignità, a cui non giun- scovo e contro gli ulfiziali di esso, e sco-
se cessando di vivere nel monastero di s. municò tutti gli oltraggiatori dell'immu-
Calisto a'iq settend)rei 74 ' • Ricusarono nità ecclesiastica, col giudicee ministri del
dunque i regi ministri di Fdippo V di ub- medesimo tribunale, mediante la bolla/^rZ
bidire alle censure del vescovo di Lipari, aposlolalus,QmSiavk\.!X in Castel Gandolfo
slimandole di niun vigore in virtù del fa- a' 1 8 giugno 7 I 1 T. ,Bnll.RoniA. i Ojp.o-io.
moso privilegio, che dicevano avere rice- Quindi fece altrettanto in difesa di mg.v
vuto da Urbano li, il quale pretendevano Francesco Ramirez arcivescovo vescovo
cheavesse creato il normanno Ruggero il di Girgenti, colla bolla Ad plurimas, dei
Grande conte di Sicilia e suoi successori, 2 3 dicembre 7 i3,Bnll. Roni. 1. 1 r, p. i.
1

legati nati del sommo Fonteilce,con tutte IMandò alcuni esemplari di tali scomu-
le facoltà de'Iegati a Intere, e di crearvi nicheall'arcivescovodi Palermo, con bre-
"vicari, chinwaU gi'icdici della Monarchia, ve riportato nella citata raccolta Epist.
onde era venuto il nojne di privilegio del- et Brcv. t. 2, p. 186, esortandolo a farle
la Legnzia apostolica del regno di Sici- pubbliche in tutta la sua arcidiocesi, e a
lia, e tribunale della Alonarchia di Si- procuramela debita esecuzione. Il vicario
ciVa. Questo tribunale pertanto assolvè generale di Lipari in adempimento del-
i rei dalla scomunica, e [)oi mandò a Li- la bolla pontifìcia colla quale si annul-
pari un delegato cheli condusse in chiesa, lava l'editto della Monarchia, ricusò di
e in presenza loro celebrò i divini misteri, dare esecuzione ad alcune dispense ma-
ordinando inoltre a tutti gli ecclesiastici trimoniali concesse dal giudice della DIo-
che con essi comunicassero liberamente; iiarchia, onde fu espulso dalla città, ch'e-
usa perchè questi ricusarono di farlo, fu- gli nel partire sottopose airinterdetto,sco-
lonocondolti nelle carceri, dichiarando a municando i ministri che avevano decre-
ciò procedere anche in difesa delie Rega- tala la sua espulsione. Allora il can. Ma-
lie {^.), e del Regio Exequatur. Pren- rotta delegato del Iribunale, rivocò l'e-
dendo Clemente XI in seria considerazio- ditto dell'interdetto, e ordinò agli eccle-
ne l'avvenuto, commise a persone erudite siastici che non ubbidissero, carcerando
un nìa turo esame sulla Monarchia di Sici- alcuni che l'avevanoalllsso. Ma Clemen-

lia^e&ì trovòcheinlornoal privilegiodel- teXI coWnhoWa Ad apostolatns,{.\^' j set-


Ja Monarchia non esisteva l'originale, e tembre 1714» Bf^dl. Roìii. t. 1, p. 19, I

dallecopie altro non appariva, se non che annullò l'editto del Marotta, rivocò le in-

avere Urbano II, al «piale si attribuiva, didgenze conceduteal regno di Sicilia per
concesso alloggerò, a Simone di lui figlio la Crociala, e confermò la scomunica con-

e a' loro disceudetiti la dignità di legati a tro i u)iiiistii, e l'interdetto contro la cit-
/rt/e/ediquel regno, ma personale soltan- tà. Nel tempo che Filippo V dominava
to, poiché si dimostrava che \aMoiiarclda la Sicilia, gli autori di questi attentati, fra
di Sicilia coll'andar de'tempi non eia sta- i quali il viceré marchese de los Ralbazes,
ta perpetua, mercè le frequenti legazio- a cui il Papa avea scritto molte lettere,
ni ili cardinali legati e di nunzi, che nei Epist. ttBrev. p. 348, esortandolo344 ^
tempi seguenti furono dai Papi S[)e(Iite con paterna autorità dar pronto riparo a
alla Sicilia, e molti eseui[)i ne rij)ortai nel agli oltraggi che nel suo governo solli'ì
decorso di qucsl'urliculo. Vedendo ucilu l'iiumuuilà ecclesiaslica,pronlJiiiculc ub-
262 SIC SIC
bid'i: e Francesco Miranda Giarre, prin- poste dal vescovo, ciò cheil decano eseguì

cipal giudice della flionarchìa, e^iia\men- con editto pubblicatoin Catania. Clemen-
te si pentì dell'operato, ed ambedue fu- te XI senza dimora ordinò a mg.r Spinola

rono riconciliati colla Chiesa, al modo che tesoriere,cheintimasse il monitoriocontro


nairaLafiteau 1. 1, p. 35. Succeduto nel il Monarchia, citandolo a
giudice della
iyi3 a Filippo V, il re Vittorio Ame- cotnparireinRoma, comeiu edetto fu in-
deo li nel regno di Sicilia, famoso per le timato a' i3 ottobrei7i3, Bull, Maga.
gravissime vertenze eh' ebbe colla s. Se- t.8, p. 3 io; e non a vendo quello ubbidito,
de pe'suoi antichi stati, tornarono i mi- fu dichiarato scomunicato e privato della
nistri della Monarchia ad insistere nelle sepoltura ecclesiastica, se in questo stalo
primiere e già annullate pretensioni; ma morisse. Indi lagnandosi il Papa che nella
Clemente XI non fu meno costante nel Sicilia fossero così corrotti i costumi, che
lontiiiuare a difendere e vendicare l'au- osassero alcuni di opporsi all'editto del-
torità della Chiesa. 11 detto vescovo di Gir- rinterdetto,a'6 novembre I 7 1 4 colla bol-
genti Ilamirez, per sostenere l'immunità la Lhi alias, presso il Bull. Boni. 1. 1 r
, p.
di sua chiesa, ne fu caccialo dalla pode- 26, comandò a'vescovi del regno ch'esor-
stà secolare, onde nell'attomedesimodel- tassero con energia i loro sudditi ad os-
la sua espulsione scomunicò gli autori di servare l'interdello imposto nelle diocesi
questo attentato, esottopose all'interdetto di Girgenti e di Catania. Pubblicò il Bu-
la città. 11 delegato della Monarcìiia An- glio, delegato dd\a31onarchia, un nuovo
drea Ficani aprì la chiesa di s. Giovanni, editto, nel quale proibiva che nella Si-
ed assolvè gli scomunicati dal vescovo; ed cilia fossero pubblicati i decreti o le co-
un altro Isidoro Navarro canonico di Pa- stituzioni pontifìcie senza il Regio Exe-
lermo che
fece carcerare 3 vicari generali, (7f/<ii«r.AiroppostoilPapa colla bolla iVb-
il vescovodiGirgenti avea successivamen- de'2q novembre i 7 4> Bull.
i>a seiiiper, 1

te nominati, come rilevasi a p. SSydeirjG"- Boni. p. 3i, detestò questo edillo della
pist. et Brev. Cleiii. XTjò\ più costrinse podestà secolare, lo annullò e ne sotto-
gli agrigentini a celebrare nelle chiese idi- pose alle censure gli autori ed i promul-
pub-
vini uffizi, e molti ne carcerò ed esiliò, gatori. Inoltre fece inlimare dal prelato
blicando in quella diocesi un editto a'3o tesorieredi versi monitorii. i,°A'2gennaio
settembre, nel quale dichiarò quanto avea I
7 1 5 contro i laici e regolari violatori del-
ordinato. Appena il Papa ne fu avvertito, l'interdetto imposto dal vescovo di Gir-
colla ricordata bolla Adplurimas aveva genti,!. 8,p. Zi^)Dull.McT^n.i.° {i' 11 gen-
annullato l'editto contro le censure inti- naio contro i violatori deirinlerdelto del
mate dal vescovo di Girgenti che con- , vescovodiCatan!a,p.32 0,loc. cit. 3. "Con-

fermò, risei bandone l'assoluzione al solo tro Gio. Ballista Parisi vicario generale
Papa; (juindi ordinò al prelato tesoriere delegato di questo vescovo, come tradi-
generale che pubblicasse il monitorio con- tore e violaturedeirinleitlelto da esso im-
tro il giudice del tribunale, citandolo a posto, dal quale monitorio perciò deposto
presentarsi inRoma fra lo spazio di 2 mesi, da tale impiego, vifuconservatodalla po-
come rilevasi dal Bull. 3Jagn. t. 8, p. 3 3. i destà secolare, p. 347, ^^^- cit- 4-° Contro
Anche il vescovo di Catania mg.' Andrea gli espulsori di mg.rMagliaccioarcivesco-
liiggi, nell'atto che dalla sua chiesa fu esi- vo di IMessina, il quale esiliato come gli

liato, scomunicò un barone, il quale per- altri vescovi nel par tir ne avea imposto l'in-
ciò ricorse al tribunale della Monarchia^ terdetto alla sua diocesi, p. 3o3, loc. cit.

che subito l'assolvè, anzi commise al de- 5. "Contro i trasgressori dell'interdetto im-
cano della cattedrale di Messina Gaetano posto dall'arcivescovo di Palermo, men-
Cuglio^ che dichiarasse nulle le pene im- tre partiva dalla sua chiesa anch'esso esi-
SIC SIC 263
liato, p. 320), loc.cit. 6. "Contro i «ninislri con paterno amore accolti, e col sussidio
clie aveaiio caicerali i regolari, che per di6o, 000 scudi e più generosamente man-
non comunicai-ecogli scomunicali s'orano tenuti, il che si legge nel Vo\\i\ov\,DeGesl.
astenuti d'intervenire alla processioneche Clan. XI, e nel Muratori, Annali, anno
nel giorno di Agata si faceva in Palermo,
s. 1715. Non potendo adunque Clemente
7. XI
p.3 38, loc. ci t. "Finalmente contro quel- aderire agli uflìzi de're di Francia e
li che comunica vano nelle cose sagre cogli di Spagna, interposti a sostenere le pre-
scomunicati, contravvenendo perciòa'sa- tensioni di Vittorio Amedeo li re di Si-
gri canoni, e al precetto del Papa, p. 352, cilia, anzi costante sempre mai nella di-
loc. cit. Tostochè in Sicilia fu pubblicato fesa de'diritli della sua apostolica auto-
l'editto pontifìcio, nel quale si coman- ri là, colla hoWaRomanus Pontifex,(\Q io
dava l'osservanza delle scomuniche e de- febbraio 17 i5, Bull. Roni. t.i i,p.39,sot-
gli interdetti imposti da'vescovi di Gir- toscritla da da 32 cardinali inter-
lui e

genti e di Catania, e dagli arcivescovi di venuti al concistoro, cassò, annullò ed e-


]Messina e Palermo, vi fu da'ministri re- slinseil Privilegio e. Monarchia ecclesia-
gi istituito uu nuovo tribunale, dello la stica o Legazione apostolica dellaSicilia,
Giunta, [ìer invigilare [)erchè ninno nel liser vando alias. Sede il giudizio delle cau-
regno ricevesse uè eseguisse alcun decre- se raaggiori,epcrraeltendoche l'altre cau-
to poiitifìcio,senza precedere l'esame e la se ecclesiastiche di minor rilievo fossero
licenza, che dicevasi r£'xf(7?^i3;«r,' e que- terminate in quel regno, col metodo ch'e-
sto si annunziò con pubblico editto. Cle- gli prescrisse colla bolla Cimi nos, de'20

mente XI dimostrando quanto ciò fosse fi bbraio i 7 1 5, Bull. Roni. 1. 1 i


, p. 43, al
contrario a'sagri canoni, a'ss. Padri, alla qual fine istituì un giudice costituito in
sagraScritlura,colla bolla Accepiinus,òe- dignità ecclesiastica ad elezione del re di
glii I gennaio 17 i i,Bull.Roin. i.i i,p.36, Sicilia, con tabella pel tribunale di i
.'^j 2.'

dichiarò nullo e irrito quell'abuso, esor- e 3.^ istanza del foro ecclesiastico, com-
tando fedeli ad ubbidire piuttosto a Dio,
i poslodegliarcivescovi e vescovi dell'isola,
che agli uomini, edeuun^iando quelli che non che dell'archimandrita di Messina, e
in questo edillo a veano avuto parie incorsi dell'abbatedi s. Lucia nnllius dìoccesispa-
nelle censure, dalle quali non potevano es- rimenti nella provincia di Messina. Giun-
sere assoluti, che dal solo romano Pon- te in Sicilia le due bolle di Clemente XI,
tefice. In questo stato erano le cose in Si- il procuratore fiscale regio da ambedue
cilia, ove tulli ministri regi prima di Fi-
i si appellò al Pontefice meglio informalo,
lippo V, poi di Vittorio Amedeo li, per con piotesla formale de'20 marzo 7 i5, i

mantenere la pretesa autorità della /l7o- osando dichiarale due diplomi ponti- i

/jarr/i'Vz ricusavano di osservare gl'impo- fìcii di abolizione della Legazione della


sli emandavanoinesilioquegli
interdetti, Monarchia del regno,e dell'ingiunto si-
ecclesiastici ,che ubbidivano a'decreti pon- stema delle cause nel foro ecclesiastico,

tificii, costringendoli a prendere dalla re- orrellizi e surreltizi, per togliere e levare
gia segreteria il passaporto, perchè sem- al re e regno di Sicilia una prerogativa
brasse che volontariamente partissero dal e giurisdizione posseduta ed esercitata da
reame. Giunsero pertanto nello slato pa- tempo immemoiabile, confermala colla
pale 4 ' 3 di questi ecclesiastici, i quali in- bolla di Urbano 11, e co'concordati d'A-
sieme coll'arci vescovo di Sorrento Ana- driano IV e s. Pio V, e con più alti sì

slasi,ecol vescovodi Lecce PignatteHi,esi- espressi che taciti de'Papi loro successo-
liati ancor essi da Napoli, come già no- ri; concessa per causa onerosa al couteR ug-
tai, per immu-
la difesa dell'ecclesiaslica gero conquistatore del regno dagl'infedeli
nità, furono tulli dal zelante Clemente XI e fondatore di tante bello basiliche, ve-
264 SIC SIC
scovali e abbazie, con averle dolate della chiarazionedel cardinal Tedescì)! arcive-
3/ parie del regno, e perciò passata quasi scovo di Falern)o, detto comunemente
in fòrza di contrailo. Ma Clcnienle XI, V Abbate Palcnniiano.\n due transazioni
the lutto avea con profondo e allento e- del Cattolico re Filippo 11, una col car-
same ponderalo, condannò questa appel- dinal Giustiniani, l'altra col cardinal Ales-
lazione e protesta colla bolla /nnotuil,de- sandrino (cioè lìonelli nipote del l^apa),
gli8 giugno I 7.13, Bull.Roin. 1. p. 54, 1 i
,
chiamata erroneamente la Concordia A-
dichiarando incorsi nelle censure quelli lessandrina. E finalmente nella permis-
che avevano avuto parie, e con al-
in essa sione e tolleranza della s. Sede. Capo 3.
tra bolla de'7 maggio 1 7 'j,Buil. Maga.
i Esame del preleso privilegio di Urbano li,
t. 8, p. 1 85, concesse l'indulgenza plena- equal fede meriti la collezione di Gian-
ria nel punto di morte, a que'clie avesse- luca Barberio, cheil diedefuori lai-^volta
ro ubbitlilo e osservato gl'interdetti pro- nel i5i3. Capo 4- Quanto sia ioverisi-
gressivamente mentovali. IN'el medesimo mile che il supposto diploma si fosse po-
j 7 I 5, e colle stampe di Roma fu pubbli- tuto dotila nda re dal con le RuarEreroadUr-
Do
ca la con licenza de'superiori:Z^'?^/onV7 del- Ijano II, e che questi l'avesse potuto con-
la pretesa lìlotiarchia di Sicilia divisa in cedere. Capo 5. Incouvenienza di tal pre-
due Dal pontificalo di Urbano 11
parli. teso privilegio,atlese le investiture dell'i-

fino a quello di IV. S. Papa Clemenle XT. sola di Sicilia concedute al duca Roberto
Parie i.' in cui si nioslra l'origine e l'in- fratello maggiore di Ruggero da'sommi
sussistenza didelfa 1\1 anarchia , con bol- Pontefici Nicolò 11. Alessandro II e S.Gre-
le, diplomi e altre aulenticlie scrinare gorio VII, e anche dal medesimo Urbano
sino al Pontefice Innocenzo XII. Si ag- Il al duca Ruggero figlio di Roberto, e
giungono 3 indici: ili .° de capi, il 1.° cro- l'omaggio e la fedeltà prestata da loro ai
nologico delle bolle, costituzioni, brevi, suddetti Pontefici. Capo 6. Ripugnanza del
diplomi, lettere e scritture distesamente preleso privilegio di Urbano II in riguardo
rapportaleo succintamente riferite, il3.° al dominio che avevano sopra l'isola di

delle materie e delle cose notabili. Pos- Sicilia, come acquistata dalle loro armi
sedendo la stessa copia ex dono alidori dalle mani de'saraceni, il duca Roberto
a rog.rTedeschi vescovodiLipari,mi limi- e suoi eredi, e anche per ragione del vas-
terò a riprodurre l'indice de'capi per da- sallaggio, dato a questi dallo stesso conte
re un'idea dell'opera, altrimenti un sun- Ruggero e da'suoi figli. Capo 7. Impos-
to liuscirebbetroppo lungo e imperfetto, sibilità di tal preleso privilegio, dedotta
anzi converrebbe! ipetere molle del lecose dal non esser mai seguito tra Urbano II

Capoi.O-
e falli storici che già descrissi. e il conte Ruggero alcun congresso in Sa-
rigine della HJonarcliia di Sicilia da un lerno, e dal non essere mai questo Ponte-
preleso privilegio di Urbano II conceduto fice ritornato nel regno diiSapoli,dal ro97
in Salerno al conte Ruggero nel ogq, se- 1 in cui celebrò il concilio di Bari, sino alla
condo Gianluca Barberio, Gaufredo Ma- morie seguita in Roma nel ( oqq,nelquale
laterra, il Fazello e altri autori siciliani. si pretende conceduto da lui il privilegio.
Capo •2. Altre ragioni degli autori siciliani Capo 8. Esame dell'istoria de'normanni
per meglio stabilire la iVonorchia di Si- scritta daGaufiedo, ove fu trovata, in qua-
cilia, fondate in due pretesi privilegi di li luoghi trasportata, e in qual tempo da-
s. Gregorio VII e di Urbano III. In non ta alle stampe. Qual fede ella meriti, e
essere mai slato ammesso nel regno al- comesia stala notabilmeuleallerata ecor-
cun legalo o nunzio apostolico dopo l'as- rotta. Capo 9. Insussistenzade'pretesi pri-
serita concessione. Nella consuetudine e vilegi di 5.. Gregorio VII e di Urbano III,
osservanza di 600 epiìi anni, lu unti di- che si asseriscono conceduti al cuulcRug-
SIC SIC 26^
cero e a Guglielmo li Va-
re di Sicilia. sa ed aerea 1' opinione e la voce sparsa
iiilà delle opinioni di Giovanni de Vaga nel volgodi una pretesa transazione in fa-

e (Il Pietro de Luna, date per vere dal voretlella lìJonarchia di Sicilia, seguita
Cirino. Capoio. Quanto sia contro alla tra Filippo li re delle Spagne e il cardi-
verità e chiarissiniamente falso, che la s. nal Giustiniani sotto il pontificato di s.

Sede apostolica dopo il supposto diplo- Pio V. Capo20. Da GirolaraoCatenaau-


Iliadi Urbano II mai non abliia «nandalo, lore della /^//rt <^/t,y. P/o ^, da una lettera
uè tenuto alcun legato o nunzio nella Si- del cardinal di Correggio (Herneiio) allo
cilia. S'impugnano gli esempi del Cirino stesso Pontefice, e da altre di Filippo 11 al
etli altri addotti in contrario. Ca[)oi I. lu cardmal di Granvela viceré di iN'apoli, al
tempo di Urbano II e del conte Pi ugge- governatore e senato di Milano, e al vi-
ro, a cui preleudesi conceduto il privi- cerèdi Sicilia si prova, che il cardinal Giu-
legio della lìJonarchia, e anco nel pon- stiniani non istabilì cosa alcuna con esso
tilicatodi Pasquale II suo immediato sue- re in favore della pretesa Dlonarchia. Ca-
cessore, la s. Sede ebbe suoi i legati e nunzi po2 i.JN uova invenzione de'difensori della
apostolici neir isola di Sicilia.Capo 12. pretesa mettere in iscena
ylio'irt/c/i/Vz nel

Segue ciò a provarsi sotto re svevi, dopo i un'altra vana e comentÌ7.ia transazione
estinta la linea de'i'e normanni. Capo 3. i tra il re Cattolico e il cardinale Alessan-
Si provai! medesimo punto sotto re an- i drino,chÌ3mata poi col falso noraedi Coii-
gioini e aragonesi, pri ma e dopo famoso
il cardia Alessandrina. Primo argomento
f'esptro Siciliano, fino alla convenzione della sua insussistenza fondata nel lagio-
tra le due Sicilie, stabilita dal Pontefice iiaraentoche feces.Pio V col commenda-
Bonifacio VllICapoi 4- Si prova l'islessa tore di Castiglia nel breve da lui scritto
verità sotto i re aragonesi, dopo l'inve- a Filippo II, e nel memoriale che pre-
stituraconceduta da Benedetto XI a Fé- senlogli in Madrid il medesimo cardina-
derico II, e l'altra di Gregorio XI a Fé- le. Capo 22. L'insussistenza della osten-
derico HI, chiamali redi Z/mrttv/^?. Ca- tata Concordia Alessandrina si prova
pò IO. Si continua a provare la medesi- Spagna dal cnrdi-
dalla letteia scritta di
nia verità dal governo di Maria e Mar- nal Alessandiino al cardinal Rusticucci,
tino d'Aragona, sino alla riunione de'due e da altre scritte dal re Filippo II al da-
regrù delle Sicilie di qua e di là dal Fa- ca di Terranuova viceré di Sicilia dopo
ro sotto il re Alfonso. Capo 16. Si con- già partitone l'Alessandrino. Capo 23. Si
ferma quanto si è provato fin qui, co'tiitti mostra inoltre l'insussistenza dell'accen-
seguiti dal tempo del re Alfonso d'Ara- nata Concordia Alessandrina con la re^
gona fino al governo de're austriaci sotto lazione esaltissima che il Catena fa di
l'imperatore Carlo V e il re Cattolico Fi- quanto Irattossi fra il re Filippo II e il

lippo 11. Capo 17. Vanità dell'asserita con- cardinal Alessandrino. Capo 1^. Quanto
suetudiueeosservanza di Gsecoli, addotta sia vana e insussistente l'asserita concor-
senz'alcun fondamento a favore della pre- diasi mostra da ciò che seguì sotto il pon-
tesa iMonarcliia. Qual vigore ella abbia, tificato di Gregorio Xlll immediato suc-

quando anche fosse vero, che per piìian- cessore di s. Pio V. Capo 2 tÌ. Origine della
Ili vi (osse slata violentemente lutrudotta. lìJonarchia di Sicilia riferita a un pri-
CapoiB. Insussistenza della decantata di- vilegio dell'antipapa Anacleto li, che di-
chiarazione, che si finge fatta dal cardi- cesiconceduto a Ruggero I redi Sicilia.
iial Tedeschi, detto V /J Ubate Palerniila- Si esamina il fondamento al quale si ap-
no; e sua difesa tanto in ciò che scrisse, poggia questa opinione. Capo 26. Vera
quanto iiHpiellocheOperì) in favore dulia origine della lìJonarchia di Sicdia, de-
Sede apostolica. Cupo ly. Quanto sia lab dotta dalle viuicuiit; e dagìi abusi falli io
2(Ì6 S I C SIC
vari tempi da're di Sicilia, nemici della mento contro la monarchia e l'asserita
s. Sede e oppressori della libertà eccle- peruìissione e tolleranza, con riandare i

siastica. 1 loro allentali introdussero nel tempi Martino regina e re


di .Maria e di

regno un certo preteso jus, mascherato aragonesi fautori dello scisma diClemente
poi col fìnto e apocrifo privilegio di Ur- VII antipapa, sino alla riunione de' due
bano II , sul cui fondamento nel secolo regni sotto il re Alfonso; e per la serie di
XVI si stese con forma, e si stabilì con tutti gli altri re successori. Capo 34- O-
autorità regia il fastoso Tribunale della gni ombra di pretesa sussistenza in favore
Monarchia. Capo in. Quanto sia stata della LiIonarchia,Q(\\ permissione e tol-
sollecita e pionta la s. Sede in condan- leranza per parte della Sede apostolica si

nare e leprimere gli attentati, le violenze distrugge affatto con la confessione spon-
e gli abusi de'suddetti re di Sicilia, senza tanea de'iuinistri regi a Ferdinando III
mai lasciar luogo alla pretesa permissione il Cattolico, a Carlo V, a Filippo II e Fi-
e tolleranza, ch'è l'ultima ragione de'di- lippo III re delle Spagne. Capo 35. Va-
fensori della lìJonarchia. Quanto Onorio nità e insussistenza della supposta permis-
li, Innocenzo II, Innocenzo III principal- sione o tolleranza verso la Monarchia di
mente in questo sì segnalarono. Capo 28. Sicilia, evidentemente mostrata da ciò
Zelo indefesso dellaSedeapostolica in con- che sempre ha fatto la s. Sede per dete-
dannare e reprimere gli attentati seguiti stare e abolire ogni ombra di giurisdizio-

in Sicilia, ove Federico


imperatore e II ne ecclesiastica ne' ministri e nel tribu-

i suoi figli Corrado e Manfredi ribella- nale della medesima, fino al Ponteficeln-
tisi alla Chiesa, tentarono di nuovo d'in- nocenzo XII e al regnante Clemente XI.
trodurli in quel regno. Capo 29. Atti dei Era in questo stalo la controversia della
sommi Pontefici per la libertà ecclesia- Monarchia quando Filippo V nel 17 18
stica nella Sicilia, dagli ultimi anni degli nuovamente riprese il dominio della Si-
svevi fino a Carlo I d'Angiò, e al famoso cilia. Questo principe, sempre di voto della
/^^e.<'/:7e/OiS'/ci7('(7«o seguito nel 1282. Ca- s. Sede, ordinò subilo al cardinal Acqua-
po 3o. Segue a provarsi il medesimo as- viva protei tore della Spagna in l\oma,che
sunto dal tempo dell'occupazione dell'i- in suo nome trattasse con Clemente XI
sola dopo il ì^espero Siciliano, falla da la concordia, onde nascesse la quiete del
Pietro d'Aragona, sino a'sommi Pontefi- regno di Sicilia. Fu questa in effetto con-
ci Onorio IV, Nicolò IVeBonifacioVIII. clusa a'y aprile 7 g in i o articoli, ripor-
1 1

Capo 3i. Si passa a dimostrare l'istesso tati dal Bull, niagn. t. 8, p. 355, che il
colla concordia stabilita con suprema au- Kovaes restringe come appresso, i. Che
torità del Pontefice Bonifacio Vili, tra toltee rivocate le appellazioni, fossero os-
Carlo li d'Angiò re di Sicilia, e Federi- servati gl'interdelti ov'erano stali impo-
fo II d' Aragona re di Trinacria, e col- sti. 2. Tutti i carcerati ed esiliati per la
l'inveslitura conceduta medesimoFede-
al difesa dell'immunità ecclesiastica fossero
ricollda Benedetto XI. Capo 32. In favo- })osti in libertà e richiamati dall' esilio.

Sede apostolica si ricavano nuo-


re della 3. Tulli i beni sequestrati per la stessa

ve prove conilo la Monarchia e contro causa fossero restituiti. 4- ' disubbidienti


la prelesa tolleranza, da ciò che fecero i che dalla s. Sede erano slati spogliali dei

Pontefici Giovanni XXII, Benedetto XII, benefizi e dignità rimanessero così, fin-
ne' tempi di Lodovico d'Aragona; dalla ché pentiti fossero assoluti dal Papa, dal
concordia della leginaGiovaiina I e Fede- quale sarebbero compensati quelli che
rico III re di Trinacria; e dalla nuova in- dal medesimo avessero avuti i loro l>e-
vestitura che questi ottenne da Papa Gre- nefizi. 5. 1 capitoli de' regolari tenuti nel

gorio XI. Capo 33. Si convalida i'argo- tempo e luogo dell' iulerdetto sarebbero
SIC SIC 267
annullali, ed i superiori in essi elelli de- Riprendendola narrazione della Sicilia,
posti. 6. Tutti i^li scomunicati fossero te- nel 1720 ottenuta dall'imperatore Carlo
nuti per tali, fuicliè uiiiil mente doman- VI, e perciò Carlo IV couic redi Sicilia,

dasseio l'assoluzione e soddisfacessero al- dinuovo l'isola venne congiunta col re-
la Chiesa. 7. 1 cadaveri de' vescovi di Cata- gno di qua dal Faro, onde due regni di i

nia (die morto in Roma, Clemente XI gli JNapoli e Sicilia fecero parte della possen-
fece celebrare sontuoso funerale che de- te monarchia austriaca; l'imperatore no-
scrissi nel voi. IX,p.i4Q,dopo averlo fiUlo minando viceré diSicilia il cardi iialSchral-
patriarca di Costantinopoli in parlibus) tenbach, mentre per viceré di Napoliavea
e di Girgenti, espulsi dal regno di Sici- eletto il cardinal Althann,
il (juale con ec-

lia e morti fuori delle loro chiese, a que- clesiastico zelo oppose al regio tribuna-
si

ste fossero con onori riportali. 8. I vica- le, che pretendeva di sospendere l'eserci-
li generali delle delle chiese, già espulsi, zio de' brevi e delle bolle senza il regio
"vi ritornassero collo slesso impiego, finché Exequalnr. A Ghinea riportai come Car-
altri da'nuovi vescovi fossero scelti, q. Es- lo Vi nel 722 domandò e ottenne da Pa-
I

sendo stali dal Fa[)a rescissi tulli gli alti pa Innocenzo XIII,medianlela bolIa/«-
de' vicari intrusi ne'vescovad di Lipari, ic/'«/<^Z'///,de'9 giugno, Z>;///. ^O'"- t-''>
Catania e Girgenti, lo slesso Celmente XI p. 242, l'in veslituradelledue Sicilie, pre-
avrebbe dato la facoltà ai nuovi vicari di via la dispensa di poter tenere col regno
l'are ciò che ad essi sembrerebbe meglio. anche l'iaipero. Di tutto prestò giura- il

IO. Adempite tulle queste cose, il Papa mento della piena osservanza de'palli, d'o-
avrebbe dato la facoltà a'predelli vicari maggio e fedeltà al Papa e alla chiesa ro-
reintegrali di assolvere dalle censure gli mana, in nome di Carlo VI, il suddetto
scomunicati e di levare gl'inlerdelli. A- cardinal Althann, allora suo ministro iu
ilunque sul fine dei memoralo aprilemg.' R.oma, nell'atto che per esso ricevè que-
Pignattelli,vescovodiLecce,e 200 ecclesia- sta invesliturain Concistoro (J^.) pubbli-
siici esiliali dalla Sicilia, paitirono per la co. Oltre le condizioni convenute nelle
loro patria, terminando cos'i con gloria di precedenti di Giulio Leone X e suc-
II, di

ClementeX Ila gran controversia su Ila /I/o- cessori, e le riserve di Benevento e Pon-
narchia di Sicilia, L]iì\h\ quale ancora ne tecc4'vo, il Papa condonò a Carlo Vl^m-
trattò il ricordato Otlieri, Sloria t. 6, p. gttlos ceiìsus ratione regni hactenus
257 a ^S5, ed il Bercaslel, Sloria del Cri- dccursos et non solulos , liberalità tanto
stianesimo t. 28, u.° 47 e seg. Questi tra
1 frequentemente usala con altri re investi-
le altre cose dice; " Se il tribunale della ti da' Papi predecessori, colla legge espres-

Rlonarcliia non venne formalmente sop- sa che lopagasse per l'avvenirenella vigi-
presso, dal fattosi vede che fu ridotto qua- lia di s. Pietro, mediante l'annuo tributo
si al nulla, e fu ciò ellelto di somma sa- di 7000 ducati d'oro. Benedetto XIll Or-
viezza. Perchè qual cosa più irregolare e sini di Gravina e arcivescovo di Beneven-
piìiridicola insieme di un rappresentante to, nel 1724 ricevè il censo eia chinea a-
in tutto secolare del vicario diGesìiCristo? gli 8 settembre nella chiesa di s. Maria
e a quante risa, senza parlare degli altri del Popolo, dopo avervi celebrato lames-
abusi, dava occasione cotesla prelatura se- sa e poi assistito alla cappella papale,a mo-
colare, figura burlesca e veramente mo- tivo che nella vigilia de'ss. Pietro e Pao-
struosa nella Chiesa ! Come dunque per- lo erasi malato d. Fabrizio Colonna con-
suadersi, che vi sia siala mai introdotta testabile del regno di Napoli e ambascia-
(la un Papa tale, quale si fu Urbano lì, tore per la presentazione del tributo per
e da qualsivoglia altro Papa di semplice le due Sicilie. Conliiiuando il l'apa a go-
l'uon senso fornito V" \ei uare la chiesa di Benevento, volle vi-
268 S I C SIC
sitarla nel 727, parlendo da Roma a'24
I silare la sua chiesa di Benevento, parten-
marzo e da Teriacina a' 27, ove si fece do da Roma a'28 marzo; a'2 aprile per-
precedere dalla ss. EucarisUa ( A'.),secoii- nottò dai monaci di Monte Vergine inCa-
do il rito de'Papi che viaggiano. A''coii- slellone, al Garigliano fu complimentato
Cni trovò il viceré cardinal Allliann, che per parte del viceré di Napoli, destinan-
prese seco in carrozza sino a Fondij trat- dogli una compagnia di 00 granatieri, i

tato col suo seguito per lutto il regno con che Papa ringraziò: pernottò a' 4 dai
il

somma magnificenza a spese della regia suoi domenicani di Matalona, e nel di se-
camera, A'29 parti accompagnato dalle guente giunse a Benevento. Dipoi a' 23
numerose milizie napoletane, e dopo una maggio si rimise in viaggio perR.oma, per-
fermata a Uri passò a pernottare in Ca- nottando successivamente in s. ÌMartino
stellone di Gaeta nel monastero di Mon- dai riformati, a Matalona da'domenica-
te l^'ergiiìe(^F.), e quindi per Sessa e Ca- iii, in Caserta nel convento di s. France-
pua a'3 I s'avviò per Benevento. Da que- sco di Paola, as. Maria di Capua nel pa-
sta città si diresse poi per ritornare in Ilo- lazzo arcivescovile, in Sessa nel casino di
maa'i2 maggio, si recò preceduto dalla s. Agaia, in Castelloneda'monaci, in Fon-
ss. Eucaristia a lAIonte Cassino, ove ricevè di dai domenicani, a'3o giunse a Terra-
gli (jssequi delcardinal viceré. Per s.Ger- cina. A motivo della sede vacante in cui
ninno, Aquino e altri luoghi, fu accom- cadde la festa di s. Pietro nel i 730, Car-
pagnato dal viceré sino all'isolelta confi- io VI fece presentare il censo e la chinea
ue del regno, rientrando per Cepranonel a Clemente XII, agli 8 settembre nella
suo slato. Nella biografia di questo Papa chiesa di s. Maria del Popolo. Nel 1733
accennai la soppressione della Monarchia passando per /lOWrtGiidio Visconti nuo-
<//\SVr///rtesegidtada Clemente XI, eche vo viceré ili Napoli, Clemente Xll l'ospi-
Benedel loX Illa llora card ina le sottoscris- tò magnificacneute nel palazzo apostoli-
se la bolla di abolizione, e di questo av- co, lo tenne seco a Pranzo, e gli fece di-
venimento per zelo ne lasciò la metuoria versi regali. Neil 732di venne duca di Pr2/"-
marmo nella cattedrale di Vol-
scolpila in ina e Piacenza (/^'.) il celebre infante di
tuiaradicui era visitatoreapo:3tolico;nou- Spagna d. Carlo di Borbone, figlio secon-
dimenodivenuloPapa.ad istanza dell'mi- dogenito di Filippo Vedi Elisabetta Far-
peralore Carlo VI, per l'amore della pa- nese (^F.) superstite di fjuella famiglia il-

ce concesse singolari indulti e privilegi al lustre, feudataria della s. Sede perdetti


magistrato di Sicilia, perdendo molli di- ducali; quindi comeerede de'Farnese do-
ritti della s.Sede,e non ascollando con- i mandò a Clemente Xli il ducato di Ca-
trari sentimenti de'cardinali. Non lasciò stro i^F.) e la contea di Ronciglione[F.)j
tuttavia Benedetto Xlll di prescrivere ma dichiaratasi dal Papa la decadenza di
colla bolla Fidcli ne pmdtnLi, de'3o a- tali signorie, per quanto narrai ai citati
gostoi 728, Bnll. Roin. 1. 12, p. 291, con articoli, e l'insussistenza della pretensio-
35 articoli la ['orma di trattare e giueli- ne , il duca interamente desistette dalla
care le cause ecclesiastiche nell' isola di richiesta, ma ne assunse i titoli, li conser-
Sicilia,riservandone le maggiori e più gra- vò assunto al Irono delle due Sicilie, e fu
vi al solo giudizio della s. Sede. La bol- imita lo da'successori.Nell'anno preceden-
la co' ti pi della causerà apostolica fu sta ra- te d. Carlo di Borbone era divenuto gran
pa la i728conqueslo titolo: Be.nedicli
nel principe ereditario di Toscana, il cui tito-
Xlll P. M. CoiistitiUlo, de ralione per- lo pure tuttora portano i suoi successori.
tra Claudi et defìiiiendi causa ? ecclesia sii • Siccome l'ultimo de MedicigranducaGio.
ras in rtgiio Siciliae idlra Pharuin. Nel Gastone non avea successione, le corti di
i 729 Benedetto Xlll volle tornare a vi- \ ieuna e di Madrid per le loro ragioni
SIC SIC 269
aspirnvanna succederlo, finché nel 1725 lermo col nome di re Carlo V. Tornatoiti
l'iiDpeialore Carlo V! convenne tli rico- Napoli trionfante, vi fu acclamalo re col
jioscere alla successione di Toscana l'in- nome di Carlo V l,ed il redi Francia Luigi
fluite d. Callo, e aiedianle un liallatodei XV si affrettò di riconoscerlo,inviandogli

25 1781 tra Gio. Gastone e Filip-


luglio un ambasciatore. Laon-
nello stesso i'j3'j
po V, venne riconosciuto il duitto di suo de al nuovonon mancava che la san-
re
figlio in succederIo,acconsen tendo il gran- zione e investitura del Papa. Col maggior
duca di ricevere in sua corte i'intìnite, e impegno la procurò daClementeXII, il
leguarnigioni spagnuole ne'suoi porti,on- c|uale si trovò combattuto nel risolvere,
tle d. Carlo vi si lecò neh 781 stesso, e perchè l'imperatore offriva al Papa, e lo
dopo alcuni mesi passò ai ducato di Par- stimolava a non ammettere le istanze del
ma. Insorta guerra per la morte d'Augu- conquistatore. Consultata una congrega-
sto Il redi Polonia nel i 733, gli spognuoli zione di cardinali, fu risoluto che da niu-
uniti a'fiancesi esavoiardi comandati dal no de'due principisi ricevesse il censo,e
duca Carlo concjuistarono il regno di
d. si attendesse l'esito e il fine della guerra,
Napoli e poi la Sicilia, tranne diverse piaz- onde Clemente XII restò neutrale.Co'pre-
ze che occupavano gl'imperiah, facendo liminari di pace de'3 ottobre 1 785, e col-

il duca il suo ingresso in Napoli a' io mag- la pace di Vienna de' 18 novembre 73B, 1

gio 1734, però risentendone grave peso l'infante d. Carlo cedendo ducati di Par- i

Clemente Xil pel passaggio delle truppe ma e Piacenza all'imperatore, fu ricono-


tedesche, a\endo speso per il loro mante- sciuto da tuttele potenze per re delle due

nimento due milioni di scudi. Venula la idue regni tornarono ad ave-


Sicilie, così

\igilia di s. Pietro il principe Scipione San- re il sovrano residenziale, e grandemente


tacroce in nome dell'imperatore presentò furono migliorati loro destini a segno
i ,

aClemente XH il consueto censo della chi- che ora per la prosperità e floridezza so-
nea e de'7000 ducati d'oro pel feudo del- no oggetto (juasi d'invidia alle altre na-
le due Sicilie, die il Papa accettò, ricu- zioni, per gl'immensi vantaggi ricevuti dal-
sando col consiglio de'cardinali l'eguale la augusta dinastia Borbonica discenden-
tributoche il duca Sforza Cesarini voleva te dal glorioso re Carlo, il quale traspor-
presentargli in nome di d. Carlo, poiché tò a iVrt/70/; quanto di piìi magnifìcoej)ie-
/-'«/'-
non era in possessodi tutto il regno e non zioso trovavasi ne'palazzi Farnese di
ne avea ricevuto 1' investitura. La corte via e di Eoma, che trasmise a'suoi suc-
di Spagna fece alti lamenti, e Clemente cessori , co' sontuosi Palazzo Farnese e
XII non meno forti rimostranze fece al- Palazzo della Farnesina (/'.) di Roma,
la medesima per l'occupazione de'ducati cogli orti Farnesiani, ed il magnifico pa-
di Parma e Piacenza ch'erano della chie- lazzo di Caprarola {F.) pure nello stato

sa romana, ad essa ricaduti per l'estin-


e pontificio. La conquista delle due Sicilie

zione della linea mascolina de'Farnesi in- cambiò la sorte della Toscana, e fece to-
vestita con censo e oa^aggio ligio. Conti- gliere il granducato al re Carlo; giacché
nuando la guerra nel regno di Napoli, d. lemedesime potenzeche vi aveanoaccedu-
Carlo riportò sigl'imperiali la vittoria di topel mantenimento dell'equilibrio poli-
Bitouto che gli assicurò la sovranità del tico d' Italia, crederono dopo delta con-
reame, e al generale supremo Mortemar quista di assicurarne in vece la sovranità
il titolo di duca di Bi tonto. Compilo il con- ad un principe amico di casa d'Austria in
quisto, d. Carlo passò in Sicilia esotlomi- Francesco duca di Lorena e sposo di M.
se l'isola in meno d'un anno. Filippo Vsuo Teresa figlia dell'imperatore. Co'trattali
padre cede suoi diritti sulle due Sicilie al
i del 1735 edel 1786 redi Spagna i
e del-

fìsiio.che solennemente fu coronato in Pa- le dueSicilie vi convennero; tuttavoUa d.


27 o SIC SIC
Carlo di Borbone conlinuòn pollare i! ti- regno delle due Sicilie, per cui nelle fami-
tolo di gran principe ereditario di Tosca- glie del basso popolo si vedevano sparire
na, e fu imilato da tutti i re suoi sijc:es- i figli occultamente, insorsero que'de'rio-
Un altro titolo il re d. Carlo assunse,
sori. ni ftlonti. Borgo e Trastevere, e ammu-
egualmente portato poi dai re che gli suc- tinati corsero al palazzo Farnese,gettaro-
cedettero sul trono delle due Sicilie. De- no a terra colle sassale le regie armi, ed
ve sapersi, che Filippo li re di Spagna altrettanto volevano fare al palazzo del-
nel iSij, dopo averlo conquistato, ven- l'aoibasciatore di Spagna, però impediti
dè Siena (^^), Portoferraio e
lo stalo di dalla;U/7tz/rt, e dall'intervento del Papa,
un limitalo distretto nell'isola d'Elba a che mandò a sedare il tumulto il suddet-
Cosimo I granduca di Toscana, riservan- to ambasciatore imperiale Santacroce e il

dosi espressamente Orbetello, conside- conservatore Crescenzi, ma fu d'uopo re-


rata la capitale di questo stato de' Pre- stituire gì' ingaggiali. Inteso 1' accaduto
sidii, Porto Ercole, Tahimone, Monte Ar- da'3ooo spagnuoli che da Velletri mar-
gentario, Ansedonia colle sue adiacen- ciavano per Napoli, commisero molti di-
ze, Porto Longone, e Porto s. Stefano sordini e zuffe. ÌNella biografia di Clemen-
lungo la maremma di detto stalo, e coi te XII parlai della partenza de'ministri

presidi! che vi pose Filippo II venne a e sudditi delle due corti da Roma, e del
tenere in freno Toscana tutta, foriìiando risentimento dei re delle due Sicilie e di
propugnacoli pegli altri suoi dotninii d'I- Spagna ili." cacciò da Napoli il nunzio
:

Queste vendite e disineinbramenti


talia. Raniero Simonetti, il 2.°fece chiudere in
furono liconosciuli dagi' iniperatori Ro- Madrid la nunziatura allora vacante, e-
dolfo He successori, con litolodi ducadei ṣ;endo soddisfazione dall'innocente Pa-
Presidii e principe del s. r. Impero il re di pa. Fatti poi due sovrani ragionevoli ,
i

Spagna. Dipoi avendo Filippo V dato al nel I 787 ritornarono i ministri e i sudditi
suo figlio d. Carlo atiche questo stato dei napoletani e spagnuoli in Roma, ove si

Presidii, forse in compensodelceduloti'o- recò ancora per trattare la concordia il

no toscano, egli se ne impossessò e ne as- cardinalSpinelli arci vescovodiNapoli, con


sunse i titoli. Dice il INardi che re Carlo mg.'^Gagliani limosiniere maggiore del re,
di Borbone portò ancora il titolo di mar- afilne di esporre le sue pretensioni sui be-
che^e di Goziano, e Io spiega per Gozo nefìzi ecclesiastici, e sull'immunità e giu-
isola appartenente a IMalla, che sebbene risdizioni della Chiesa. Il Papa nominò al-
donata con investitura da Carlo V all'or- cuni cardinali per trattare, ma saputa la

dine gerosolimitano, pare che redi Sici- i natura delle richieste ricusò di aderirvi.
lia per conservare la memoria dell'alto e Nondimeno nel settembre incominciò a
sovra no dominio dell'isola e sue adiacenze, tornare la serenità, e per l'interposizione
as'>umessero tale titolo. Finalmente, pre- dell'ottimo cardinal Belluga difensore
se d. Carlo il titolo di aitilo e scado dei della s. Sede, e di altri 3 porporati, le due
Crisliani, per averlo costantemente usa- nunziature furono riaperte, e ricevuto in
to Ruggero I redi Sicilia, ed i re norman- Napoli ilnunzioSimonetti nel 788. Quin- i

ni di lui successori : Rogerius D. G. Sici' di supplicato Papa nel co/ic/5toro de' 2


il 1

ReXj Adjntor Chrislianoruni et


line alo. maggio per l'investitura delle due Sicilie
Clypeus. Il riconoscimento della s. Sede e di Gerusalemme pel re Carlo, Clemen-
al nuovo re delle due Sicilie ritardò, seb- te XII l'accordò colla bolla Ad excelsum^
bene Clemente XI fosse tanto impegna-
1 noumeno per esso che pe'suoi discenden-
to perla pace, imperocché neh 786 senza ti in diritta linea mascolina e femminina,
il consenso del Papa gli spagnuoli ingag- nella maniera stessa che aveano concesso
giando in Roma uomini per la guerra del Giulio II G successori, cioè coll'obbligodi
SIC src 27 f

pagare solennemente ogni anno nella vi- per tale annosi sospendeva attesa la sc-

s. l'iclrOjin riconoscenza del


giliu di feii- de vacante, essendosi già flnoda'^S del
do, alla s. Sede settemila (per errore di- medesimo mese fatto dai cardinali capi

cesi millenellabiogiafiiidiCVe/Me/j/f^ A7/) d'ordine il decreto, emesso anche in ai-


ducali il'oro, ed una cliiiiea bianca e Ijuo- tre simili circostanze: Tempns etlcinpo-
na riccamente hawì^Xa^cxccpta civitatc ra non ciirrere, il (juale In confermato
Beiu'K'eiìlrtnn CHin cj'ns territorio, distri' dalla congregazione pienamente. Indi il

ctit, et pertinentiis, ima cuin terra Pontis re all'eletto Benedetto XIV dal conlesta-
Ciirvì, (jusqueterriloriOi quaesibi, et ei- bile Colonna fece presentar chinea e cen-
(lem Ecclesiae specialiter reservavil. Il so, nella chiesa di s. Maria del lV)po!oa-

cardinal Troiano Acquaviva, come regio gli 8 settembre; poscia il Papa mandò la
procuratore avendone domanda,
fatta la /io.?<7r/'oro(/''.) benedetta alla regina. La
prestòal Papa e alla chiesa romana con- il guerra essendosi riaccesa nel i
y/p per
suetoginramentod'omnggio efedeltà, che morte di Carlo VI, il re naturalmente un'i

poi fuconfermalo da sua maestà siciliana le sue forze al monarca delle Spagne suo
a'qaprilei ySg.con solennediplomadato padre, per cui l'ammiraglio inglese Mar-
da Portici e munito di bolla d'oro, pub- lin si presentò nel 1743 dinanzi Napoli e
blicato dall'accurato cardinal Borgia. A minacciò di bomliardarla, se non patini-
Roma raccontai, come splendidamente il va sull' istante di restar neutro in una
Papa fece trattare la regina M.^ A malia, guerra, alla quale e per dovere e periti-
che traversò loslato ponlifìcio per recar- teressenon poteva essereslraniero, essen-
si a sposare il re. Questi fu degno della dune uno de'motivi il possesso del regno
sua fortuna, opera del suo valore: inraez- delle due Sicilie, oltre il ricupero de'du-
zo alla gloria meritò la slima e l'amore cali.Convenne cedere alla prepotenza, ed
de'suoi sudditi per unasaggia moderazio- abbandonar la causa del genitore e della
nechenon venne mai meno in niunacir- famiglia; il re non obliò tale aifronto^^e
costanza, per la sua magnilìcenza colla mise le coste del suo regno in istato di
quale rese più splendida la nobilissima ripulsare simili insulti. In breve fatto si-

Napoli con edifizi monumentali, de'(|ua- curo da simili aggressioni, marciò colie
li arricchì pure altre parli del regno ; a sue truppe dinanzi a qtielledel padre, da
N.4POLiavendo riportato altre sue glorie, cui fu dichiarato generalissimo, insieme
e parlalo del famoso ministro Bernardo al dncadi Modena. A DenedettoXlV lino
Tanucci infestoallas. Sede. Questidi tor- dal i 742 convenneaccordare nel suo sta-
bido carattere, fu sempre dichiaiato ne- lo il passaggio alle truppe spagnuole e na-

mico de'Papi, per essere stata condanna- polelane , le quali vi si trattennero nou
ta una sua opera da lui pubblicata con- poco,esebbenea vesse procuralo estingue-
tro leimmunità ecclesiastiche, quandoe- re la guerra, dovè risentirne pregiudi- i

ra professore di diritto a Pisa, e ben lo de- zievoli effelli, massime nel i


74^ pe»" 1''"'

lineò l'ai). Janffret nel 1. 1 àdWaMéinoires carimenlode'vi veri e pel timore della pe-
pour servir à l'hisloire ecclcsinsliqne du ste sviluppata in Messina e nelle Calabrie,
sil'cle XF III. Nel 1
74o,essendo sede va- Peggio fu il i 744)Pt)'chè vennero pure gli

caute, a'26 giugno dal segretario del sa- austriaci comandali dal principe Lobko-
gro collegio in conclave fu letta alla con- "wilz ne'dinlorni di Roma, seguilo da'nc-
gregazione generale de'cardinali, la me- mici. Ebbe luogo un tremendo fatto d'ar-
moria piesentata dal cardinal Orsini in mi fra gli austriaci e i napoletani presso
nome del re delle due Sicilie e qual suo /^^('//ef/7(A'.) e nella città nella nottede' 1 o
ministro in Roma per l'annuo censo soli- agosto. 1 primi volendo sorprendere i se-

Io pagarsi nella vigilia di s. Pietro, che condì e impadronirsi del re, all'impensa-
272 SIC SIC
ta attaccarono con successo i napolispani, li di Castro e Ronciglione, usati pure dai
epeneltali in Velletri,col feno ecol fuoco suoi successori, non ostante che nel sud-
desolarono la sventurata
che bar- città, detto trattato di Vienna del 738, presa
i

baiamenle saccheggiarono, dappertutto in nuovo esame la questione di Castro e


portando la stiage.Avvisato il re halzòihd lionciglione, pe'reclami fatti dagli eredi
letto e fuggì mezzo vestito, e il duca di Mo- de'Farnesi a'sovrani d Europa, fu decisa
dena si salvò incamicia; l'ab. Braschi p(ji nuovamente contro di loro, e nell'art." 5."
Pio T I iyV."), allora uditore del vescovo di quel trattato si deliberò che non si sa-
cardinal Piulfo, gli salvò le carte della can- rebbe piùrichiesta la restituzione del du-
celleria. Pciordinate dal re le truppe, at- cato di Castro e Pionciglione. Questa ri-
taccò e respinse i progressi degli austria- soluzione fu confermala nell'art. 3.° del-
ci, mentre il duca di Castropignano pre- la concordia posteriore che i principi eu-
postoal presidio di Velletri, non solo im- ropei sottoscrissero nel ricordato trattato
pedì a'nemici di avanzarsi nella derelitta d'Aquisgrana a' 18 ottobre 1748. Note-

città, ma li sbaragliò, ed re il coll'esercito ròqui, ched'allora in poi gli eredi de' Far-
compirono la vittoria. Fuggì allora chi a* nesi non fecero altri ricorsi, ma non per
vea fugato; vinsechi era stato vinto. Gran- questo non lasciarono di protestare di
de hi la strage,che si feceascendeie a circa quando in quando, ed una nuova protesta
4ooo austriaci, ed a 2^00 napolispani. fu fatta dal re delle due Sicilie anche ai
Lobkowitzsi ritiri- col campo, e nel ."no- i nostri giorni,alla quale la s.Sede contrap-
veuìbre lo tolse alla vista di Velletri, diri- pose gli alti cheoccorrevano,ad imitazio-
gendosi versoPv.oma,e girò intorno le mu- ne di ciò che si era praticato in occasio-
ra, fermandosi aPonteì\Jolle,inseguito dai ne delle precedenti proteste. Dissi a Be-
napolispani col Tevere solo perdivisione, nevento, come nel 1730 Benedetto XIV
senz'altre conseguenze. A'3 novembre il restò sorpreso in sentirlo bloccato pe'di-
re entrato inP».oma, volle visitare il Pa- seriori erano rifugiati e come
che vi si ,

pa, e fu ricevuto al modo che dissi ne' voi. tutto in breve accomodò. Cagione di al-
si

L, p. 238e 25i,LIX,p. 40, pernottan- tro grave disgusto fra le due corti pote-
do nella villa Patrizi. Indi il re senz'altra vano essere due avvenimenti accaduti nel
prova d'armi tornò a Napoli, e restò as- I 7 53, e già riportati nella biografia di Be-
soluto e pacifico sovrano delle due Sici- nedetto XI V, se il Papa colla sua pruden-
lie. Questa guerra fu scritta con aurea la- za non avesse dato gli opportuni rimedi :
tinità dal lucchese Castruccio Conamici ili. riguardante una zuffa avvenuta nel
campagna De
ufliziale del re nella stessa : porto di Civitavecchia, tra n)arinari na-
rebus ad Felitras gestis anno 7 44 Coin- i poletani e un legno genovese (non Lode-
jnenlarìus,(\'\ cui fu fatta la 2.^ edizione rini, ma Sederini deve dire); il 2.° e più

in Lucca nel 1 749 colla falsa data di Lei- delicato per la pensione dal Papa accor-
den, e un'altra nel i
7 jo colla data di Ni- data al terzogenito del re sulla mensa di
mega. Nel 74^ ( ' napolispani occuparono Monreale (non Marcreale come fu stam-
iducali di Parma ePiacenza in nome del- pato). Ivi narrai pure la vertenza insorta
la regina di Spagna ElisabettaFarnese,in tra il re e l'ordine gerosolimitano, per a-
di i tedeschi ripresero le duecittà, e dipoi vere ili." come patrono del vescovato di
pel trattato d'Aquisgrana de' 18 ottobre Malta, e per essere anticamente esso suf-
I 74B i ducati furono ceduti all'infante fraganeo di Palermo, mandato nell'isola
d. Filippo fratello del re, e altro figlio di il vescovo di Siracusa per la visita pasto-
detta reginae di Filippo V, la cui discen- rale; quindi come Benedetto XIV con sa-
denza tuttora vi regna. Nondimeno \\ re vio provvedimento e qua! compromissa-
delle due Sicilie ritenne gli assunti lito- rio quictòle parli. Pare chea quesloacco-
SIC SIC 373
modamento alluda la medaglia nel 17^5 to suo scellro col nome di Ferdinan-
il

haltiita nella zecca papale, rappresentan- do IV.


te il Pontefice assiso in liono, avente a de- Avendo 8 anni quando Ferdinando IV
stra una figura colla croce, eappiesso un incominciò a regnare, fu creato dal pa-
cavallo sfrenato; a sinistra un gueriieio dre un consiglio di reggenza, con a pre-
aiinalOj con chno, asta, e la croce sul pet- sidente il ministro Bernardo Tanucci di

to; in lontananza vi è una flotta. Ila per grande ingegno, e favorito di Carlo III.
motto : FotaPnhlicaj uell'esergo : Reli- Ne' voi. XV, p. 20g, LI V, p. 102, ripor-
gìoneAuspice. Nell'opuscolo Serie de co- : tai che nel 7G0 il re fu investito da Cle-
i

llii di meddi^lie pontificie, p. i 3c), si dice mente X!II delle due Sicilie, colla bolla
che la medaglia allude al concordato fat- Roniainini Ponlificeni, de'4 febbraio, sot-
to dal Papa col re di Napoli. Non mi è riu- toscritta dal Papa e da 4' cardinali, ri-
scito di trovarlo, se pure non s'intenda servando Benevento e Pontecorvo per la
qualificare per concordato la hoWa Pasto- s. Sede, presso il Borgia e il Bull. Bw/i.

ralissolliciltulo,(ie2Sa\)v\\ei yJGjch'èla coni. 1. 1, p. 270, 277 e seg., insieme alle


Sy 4del Bull. Deiied.XlF.Spolia
del t. tre allocuzioni pronunziate dal Papa nei
praelatonirn Neapolelani regni, /ani pri- concistori del 28 gennaio, e deli.°e 4 feb-
dein ab Innocenlio XII, Ecclesiis, qnibus braio 1760. cardinal Orsini già men-
Il

iidetn pracfuerunt, applicata, ut in desi- tovato fu nominato dal re suo procurato-


gnalos usili erogcriint,novis,superadditis re, ed in suo nome promise al Papa e al-
cautionihus , pro\idetur. Finalmente po- la chiesa romana, sotto giuramento di o-
trà alludere alla convenzione o trattato di maggio ligio e vassallaggio, la piena os-
Napoli del 1741» non riportata da detto servanza delle condizioni tutte convenute
Diillariiini, e della quale si fa menzione nell'investitura. Nell'istesso anno con bol-
nel concordato deli 8 18. Anche per l'e- la d'oro data in Napoli a'5 settembre, e
lezione di Clemente XllI nel jS'ò fu se- i segnata anche da'reggenti da Car-
scelti

de vacante nella vigilia di s. Pietro, onde lo III alla cura del regno per minore la

il Papa ricevè dal contestabile Colonna la età del re figlio, ralFermò questo al som-
chinea e censo agli 8 settembre nella chie- mo Pontefice ed alla s. S&(\q apostolicii,
sa di Maria del Popolo. Sul trono di Spa-
s. quidquid nostro nomine solcnini rilu prò
gna nel 1746 era successo il primogenito more gesserit Doiiiiniciis S. R. E. dia>:o-
Ferdinando VI, che morendo nel 1739 niis cardinalis Ursinus. Con questo so-

senza prole,vi fu allora chiamato il fratello lenne documento si compie la serie de-
re delle due Sicilie col nome di Carlo III gli atti di ricognizione, che per sette seco-
a' I o agosto. Siccome trattati d'Utrecht, i li i principi delle Sicilie, nornjanni,sve-
di Madriddel 72 i,e di Vienna deli 788
i vi, angioini, aragonesi, austriaci e borbo-
\ietavano che uno stesso principe della nici fecero alla chiesa romana de'sovrani
casa di Borbone riunisse la corona delle suoi diritti sopra di questo regno, e so-
Spagne e dell'Indie occidentali, a quelle pra il particolare dominio Beneventano
di Napoli e di Sicilia, a'6 ottobre abdicò ed anche di Pontecorvo. Gli 8 primi an-
queste ultime in favore del terzogenito d. ni del regno di Ferdinando IV gli furo-
Ferdinando, dappoiché il primogenito d. no completamente stranieri trascurala ,

Filippo come imbecille era inabile (restò la sua educazione che Carlo III avea af-

a Napoli e morì nel 1777), il secondo- fidata al principe di San Nicandro, poi-
genito d. Carlo dovea succederlo nel tro- ché esagerando a se medesimo i pericoli
uo di Spagna e fu Carlo IV ; così d. Fer- del travaglio intellettuale, die opera a fa-
dinando IV come re di Napoli e III co- re occupare il giovine re soltanto negli e-
me re di Sicilia, liuol le due corone sot- sercizi del corpo, nella caccia, nella pe-
VOl. LXV. i8
S I C
sca, nella palla, ne'Iavori catnpeslrl, ed in tecon decreto de' 17 febbraio 1767 inll-
qualche simulacro di apparato militare mò a Gesuiti[V.) la partenza da'suoi sla-
e di manovre marinaresche. SifTalleoc- ti,ordinando a Ferdinando IV suo figlio,
tnpazioni si trasformarono poi pel re in già maggiore d'età, che altrettanto fa-
effettivo bisogno, per cui lasciò ondeggia- cesse nelle due Sicilie, e l'ubbidì a'3 no-

re le redini del governo in altruimano, vembre, facendoli trasportare da'soldati

mentre sembr.ava nelle sue stringerle vi- nello stato ecclesiastico. Non potè Cle-
gorosamente. Quindi pe'suoi ministri e menteXIlI dissimulare l'affronto ricevu-
favoriti non poco ebbe a lamentarsi e ge- to, e il dolore da cui era compreso il suo

mere la s. Sede in diversi tempi. Ed in animo, anche per veder lesi con tal vio-

fatti nel citalo Bull. Rom. coni. t. 2, p. lenta aggiessione i diritti della sovranità

3oo, si legge il breve J quo tempore, dei nunzio di Napoli Calcagni-


territoriale. Il

1 4 settembre 1
762,di Clemente X^[\\.Ad ni arcivescovo di Tarso ne fece vive do-
novilales everlendas Chrislianoe religio- glianze col march. Tanucci,divenutOcapo

ni, et s. Sedìsj'uribuSj ad^'ersas, a trien- del consiglio di stato, e col re medesimo,


nio induclas inutriusque Siedine regno, ma senza effetto; anzi avendo il Papa or-

pontificia charitate scribit Ferdinando dinato a mg.*^ Sanseverino di abbando-


regi illustri, illiusque excilat zeluni et e- narne la corte, col pretesto d'essere stato

vìulanda mojoruni exempla. A p. 3o2 si dichiaralo confessore del sovrano, non po-
riporta il breve di Clemente XIII, Din tè aver neppure questa soddisfazione. Ir-
il ministero del zelo di Clea)ente
est c»w, dello stesso giorno. Catanenseni ritato

Antislitetn dolenteni de alrocihus inju- XIII, fece marciare in Benevento un cor-


riìs ejns Ecclesiae illatis apotestate lai- po di truppe, e trasportare alla regia zec-

ca consolatur, auxiliumque promiltit, ca gli argenti de' collegi già soppressi ed


eumdemque de Episcopatu abdicando evacuati da'gesuiti, con enorme lesione

cogitantem, a tali Consilio retrahil. In di- del principato della s. Sede. Ad onta di
mostrazione poi di pateino affetto, Cle- tutlociòjessendo slata destinata sposa del
mente XIII col breve Dileclus, degli 1 re l'arciduchessaM. 'Giuseppa d'Austria,
aprile 764, Bull. p. 455, donò al re una
I Clemente XIII nell'aprile 1767 destinò
preziosa corona divozionale, con le indul- per complimentarla a'conflni dello slato
genze che Papi sogliono concedere ai
i mg.r Millo che dichiarò nunzio straordi-
gran principi. Mentre nemici della reli- i nario, e per legato a lalere un cardina-
gione, dii'sovrani e de'popoli, procurava- le. Morta di vainolo la principessa prima

no plesso gli stessi sovrani l'abolizione d'intraprendere il viaggio,e destinata per

della benemerita compagnia diGesìi, Cle- allra reale sposa l'arciduchessa Maria Ca-
mente XIII per giustizia e dovere del suo rolina d'Austria, figlia della grande Ma-
Teresa imperatrice, il Papa nel con-
apostolico ministero ne prese le difese, e lia

nel regno delle due Sicilie gli fece eco cistoro de'i4 marzo 1768, oltre il dello
particolarmente l'ottimo vescovo di No- nunzio, deputò nel passaggio per lo sfa-

la ; per cui il Papaa'27 luglio 1764 gli to a complimentarla in suo nome il car-

scrisse il breve Jucundis nobis^ facendo dinal Spinola, arrivando in Roma la re-

grandi elogi de'gesuiti da egualmente lui gina agli 8 maggio. In quest'anno il du-
ammiratiesperimentati governo del- nel ca di Parma e Piacenza [F.), dopo ave-
ta chiesa di Padova, perciò grave essere re espulso i gesuiti, per avere egli in più

il suo cordoglio in vederli atrocemente ca- modi lesa l'immunità Hi ecclesiastica, fu

lunniati e iniquamente perseguitali dai Clemente Xlll dichiarato incorso nelle


nemici dell'altare e del trono. Sorpreso censure. Ricorsoli duca alle corti Borbo-
da tali aeroici aoche Carlo 111, fatalmen- niche, Francia fece occupare Avignone e
SIC SIC 27.1;
iIcontncìo/'>;jrt!m//2o,(loniinii(lc!lns.Se' tavia gli riuscì di salvarsi; e qualche lem -

ile; e la corte delle due Sicilie pai iinen- podopoil general Caraffa ristabilì la cai ^

ti con truppe invase Benevento e Ponte-


ma, ma pioinettendo nel parlamento pa-
con'o le proleste eniesse da' rispeltivi
:
leruiitano di far conoscere le sue doglian-
presidi, ed recitimi del Papa non furo- ze contro
i
il governo, e promettendo pu-
no per nulla valutati. Afflido Clemente re in nome del re un illimitato perdono.
XIII da tanti disastri, oppresso dalle ri- La regina ÌM.'^ Carolina, di molto ingegno,
petute istallile di diversi sovrani per la presto prese l'ascendente sull'animo flel
soppressione de'gesuili, e da quelle pure re, il quale si aumentò (piando nel 1774
del cardinal Orsini in nome del re di i\a- pose alla luce il principe Carlo; ebbe al-
morì a'2 febbraio 769. Gli successe
poli, i lora ingresso e voce deliberativa nel con-
Clemente XIV, il qunle scrisse una gra- ed a poco a poco tolse il potere a
siglio,
ziosa lettera a Ferdinando IV, Difficile Taiiucci.edebbe tutta l'influenza nelgo-
erat, de' 3o maggio, Epitome Bull, del verno del regno. Qui premetterò che in
Guerra t.i,p. 364, dicendogli cheavea seguito Taiiucci, dalla regina fatto cade-
celebrato una messa per impetrargli da re dalla grazia del re, si ritirò, e la regina
Dio successione al regno; invocando nel pose ili suo luogo il marchese della Sam-
governo della Chiesa il suo aiuto, che si buca, sotto del quale il furioso Giovanni
riprometteva da quanto gli avea signifi- Acton incominciò pel favore della regina
cato il cardinal Orsini, mentre lo avreb- a di venire oiinipotente,anche a grave pre-
be corrisposto con prove di paterno amo- giudizio della s. Sede, per cui lo biasimai
re. Al re di Francia poi, come capo del- a Napoli e altrove. Acton tutto anglo-
la famiglia Borbonica, il Papa scrisse che austriaco, si dichiarò contro i gallo-ispa-
rome puro amministratore de' dominii ni, e nonad abbatterlo l'indigna-
valse
della santa Sede, non poteva vedere con zione di Carlo III, che inutilmente impo-
indilferenza, e molto meno vendere o ce- se al figlio di licenziai lo. L'irlandese A-
dere, quelli occupati in Francia e nel re- clon,nato in Besancon,appartenendo tdla
gno di IXapoli, poiché qualunqueatto a- marina toscana,soccoi se una flottiglia na-
vesse fatto sarebbe poi giustamente ri vo- poletana contro i barbareschi, riuscendo-
cato da'successori, pel divieto delle bolle gli di liberar l'equipaggio. Per questo il
pontifìcie di alienare i possedimenti della marchese della Sambuca lo chiamò in iVa-
chiesaromana; soltanto avrebbe ceduto poli e fu da lui supplantato per 1'
attività
benché potesse, non
alla forza, alla quale, e talento di cui era dotato, e conciliatosi
avrebbe Diai opposta la forza. Pressato col favore della regina quello del re, pie-
oncheClementeXIV perla soppressione stodi venne ministro della marina, poi del-
de'gesuili, non senza ripugnanza l'effet- la guerra. Nel pontificato di Pio VI e nel
tuò nel 1778, sebbene la divina provvi- 1
776 insorte dispute di precedenza nella
denza permise che avendone alcuni so- presentazione della chinea, il principedi
vrani acattolici ardentemente voluto la Cimitille ministro del re in Roma, d'or-
loro esistenza ne' propri stati, può dirsi dine delTanucci, ch'era ancora al pote-
chela veneranda compagnia diGesìi sem- re, dichiarò, che ad evitare in seguito al-
pre sussistette, per quanto dichiarai an- tri simili disordini, sua maestà siciliana
che a Prussia, a Russia, a Seminaefo ro- aveva risoluto di non far piìi la solenne
mano. Dopo tale strepitoso atto, furono cereoionia della pubblica presentazione
restituiti al Papa Benevento, Pontecorvo, del censo,ma di somministrare la som-
Avignone eil Venaissino. Nel 1778 ebbe ma convenuta di 7000 ducati d'oro pri-
luogoaPalermo una sommossa,nella qua- vatamente alla camera apostolica. Que-
le fu in pericolo il viceré Fogliano, tul- sto fu un malizioso pretesto per sottrarsi
2"$ SIC SIC
del tulio al giurato, e dopo lullo quanto nel 1 782 fu abolito nel regno di Napoli il

il narrato non fa d'uopo ch'io qui com- tribunale della sagra inquisizione, ed i mi-
menti siliallo procedere. Nel 1777 ebbe nistri regi liberamente intrapresero rifor-

nullaiueno luogo la presentazione della me e mutazioni sulle materieecclesiasti-


cliinea, ma il contestabile Colonna variò che. Ad onta di ciò Pio VI disgustato per
il formolario, con dire: Che la pi esenta- tante pregiudizievoli novità, e contro la
va in alleslalo della divozione del re del- consuetudine non volle mai creare caidi-
le due Sicilie verso i ss. Pietro e Paolo. nalel'arcivescovodi Napoli Filangieri,poi
Pio Vljbenchè sorpreso, prontamente ri- conferì tale dignità nel 1782 al successo-
spose Noi accettiamo questa chinea in
: re Zurlo, senza però esprimere nella bol-
segno di vassallaggio a noi dovuto, per la chi l'avesse nominato, perchè a lui toc-

li due regni di qua e di là dal Faro. 11 cava. Non potè mostrarsi egualmente in-
popolo ivi presente proruppe in istrepi- dulgente, quando dovevasi provvedere a
tose acclamazioni. Già a CuiNE A narrai con 3o vescovati ch'erano vacati nel regno di

qualche dettaglio, quanto accompagnò e Napoli, a cagione dell'insorta controver-


seguì questa grave novità; indicai ove ri- sia a chi ne spettasse la nomina, se al Pa-
porto le proteste fatte dal Papa, dopoché pa o al re, giacché dii3q vescovati che
nel 1788 si tralasciò affatto la presenta- allora enumeravanole due Sicilie, 26S0I-
zione della chinea, dalle quali ebbe ori- tanto erano riconosciuti di padronato re-
gine quella che Pio VI formalmente fece gio. Uno di questi era quello di Potenza,
ogni anno nella basilica Vaticana, dopo ma nominandovi il re Andrea Sarao au-
la celebrazione del pontificale delia festa lored'un'opera infetta di giansenismo, ad
de'principi degli apostoli, in che fu imita- onta delle replicate istanze Pio VI non vol-
to da'successori, e tuttora ha luogo colla le ammetterlo finché il Sarao non rivocas-
formolacheriprodussi, e sedenti in Sedia se le sue pericolose proposizioni, dichia-
Gestatoria {V-). In detto articolo Chiìvea rando spettare al solo capo della Chiesa
dissi pure del deposito che dal 1788 per il decidere sulla buona o cattiva scelta dei
diversi anni si fece nel Monte di pietà di pastori a cui affidare le pecorelle dell'ovi-
Ronia^tanìlo de'7 000 ducati d'oro paria le di Cristo. Dopo molti contrasti, Sarao
I 2,ooodeI regnOjchedell'equivalenledel ediflcòil pubblicodopo averlo tanto scan-
cavallo e sua bardatura ossia 3oo ducati, dalezzato, conuna confessione di fede cir-

giammai dal Papa accettato per la digni- costanziata, riportata daBeccatini edaTa-
tà della s. Sede, e delle varie espressioni vanti,cogli 1 1 articoli che prima della con-
usate nell'eseguirsi tale deposito. llBorgia sagrazione dovè firmare, e tutti riguar-
che già nel 1763 avea pubblicato le sue danti errori contenuti nella sua opera. Ma
Memoriedi Benevento, subito dopo la so- osser va JaulFret, par landò della controver-
spesa presentazione della Cìnnea pubbli- sia fra il Papa e la corte siciliana, che Sa-
cò le sullodale opere Istoria e Difesa : raorestò sempre zelante giansenista e poi
in quest'ultima fece un elenco di 2 3 libri ardente repubblicano, mancando di fede

e libelli da lui confutati esplicitamente e al re che tanto l'avea sconsigliatamente


implicitamente in quella parte che ri- protetto. Dice Jauffret: » Questo monar-
sguarda il dominio della s. Sede sopra le ca, buono per carattere, per la sua faci-

due Sicilie, riportandone i titoli, sebbene lità era divenuto intraprendente, e pei- le

quasi lutti anonimi e molti senza luogo di false intraprese alle quali i suoi adulato-
stampa. Di questo argomento ne trattaro- ri r aveano condotto, si preparava egli

no ancora gli storici diPioVI, e particolar- stessoa'dolorosi disgusti, che poscia provò
mente Beccatini nella Storia di Pio VI, coll'esperienza.Egli ha veduto questi av-
cTavauli ut Fasti di Pio FI. Frattanto vocati sì eloquenti contro la s. Scàe, quei
SIC S I C 277
marchesi sì filosofi, que'vescoTi cortigia- no che il Papa dichiarasse con solenne bol-
ni, dicliiaiarsi lutti insieme contro di lui la, che rinunziavaa ogni diritto di nomi-

nieclesiaio,couie s'eianodicliiarati contro na sopra tutti i vescovati e abbaziedel re-


ilPonlelice; abbandonare i suoi regi di- gno di Napoli, e lodicljiarassedipura per-
ri lti,come a vea no abbandonato quelli del- tinenza del re. Pio Vi rispose ogni volta
la Chiesa; servirsi per atterrare la sua au- che gli fu fatta simile richiesta. » Io non
de'medesimi principii che aveano
torità, posso, né devo aderire ad una nomina il-

impiegato contro l'autorità del vicario di limitata. La ferita sarebbe troppo morta-
Gesù Cristo; ed insegnargli che l'odio del- le. Perchè non si ammette una qualche

la potenza ecclesiastica non serve loro,che modificazione? Quanto posso accordare è


per cuoprire il loro odio per la potenza la nomina di 3 soggetti idonei, onde poi
temporale, e che essi non si liberano da da me e da' miei successori venga scelto
una, che per meglio distruggere 1' altra chi sarà stimato più a proposito". Fu pro-
ancora". Inoltre Pio VI si mostrò condi- posto un abboccamento nel seguente an-
scendente con preconizzare in concistoro no, quando il Papa recavasi alle Paludi
altri 20 vescovi napoletani. Nel 1783 il Pontine, tra Pio VI e il .° ministro mar- i

terremoto pose sossopra la Calabria, ed chese della Sambuca, per appianar ogni
anche le provincie di Basilicata e di Ba- controversia; ma questi negò di andarvi,
ri, con infinite perdite e vittime del tre- se prima non avea in mano la richiesta di-
mendo flagello. Lagrimevolesopratlutlo chiarazione! Ma ne il cambiamento suc-
fu la condizione della Calabria Ulteriore, cesso nel ritorno del re e della regina dal
devastata per più d'un anno da orribili viaggio del 1785 per la Toscana e Lom-
terremoti che liecero crollare città intere, bardia, del nuovo i.° ministro marchese
subissare montagne, ingoiare villaggi, e Caracciolo vicerèdi Sicilia a Palermo, po-
schiacciare sotto rovine circa 70,000
le tè dare qualche speranza d'amichevole ac-
persone. Per riparare all'immensità dei comodamento, giacché questo non si po-
danni, non bastando 1' erario, che avea teva aspettare da un tale soggetto, (è di-
som ministra to2 00,00 educali per sollievo verso dal famoso collettore delle LetCfre e
de'miseri abitanti, e condonato 4^0,000 altre opere di Clemente XIFGanganel-
ducati d'annualità che dovea percepire li, o attribuite a questo Papa), secondo le

per diritto fiscale, finché essi fossero in storie del suo tempo, e le Memorie di Pio
grado di poter sostenere questo peso ; ri- ri stampate a Parigi, t. 2, questo auto-
corse pertanto rea Pio VI per aiutare
il re veramente filosofo, cioè nemico della
tanti sventurati, e il Papa con bolla de' i 3 s. Sede, mostra quanto la corte delle due

aprile I
784, che si legge in Ta vanti e Bec- Sicilie cercasse di tormentare Pio VI con

catini, gli accordò la facoltà d'impiegare raggiri e cavilli insussistenti. Il Caraccio-


i fondi di vari conventi e monasteri ro- lo in occasione che Irovavasi a Londra e
vinati, in sollievo degli afflitti sudditi. Ma a Parigi per affari, si espresse impuden-
non per queste condiscendenze pontificie temente in qualche circolo: Se io divenis-

si moderarono nel regno le riforme eccle- si i. "ministro del re Ferdinando IV mio


siastiche, che anzi si proseguirono con più signore, saprei ben come fare a renderlo
calore, per modo che Pio VI vedendo le intlipendente dal gran Mupbti di Roma !

procedure de'minislri portale all'eccesso Se nel 1787 gli all'ari della s. Sede colla
eabusaredella facilità pontificia, per mez- corte di Napoli aveano preso sotto il nuo-
zo del cardinal de Bernis fece giungere le vo ministero del marchese Caracciolo un
sue lagnanze al re, che ne! maggio si recò aspetto sempre più critico, molto più lo

appositaraeiitea Napoli. Allora i ministri continuarono minaccioso neh 788. Il car-

fìnsero di rimediare a tutto, ma esigeva- dinal Boucompagno segretario di stalo,


278 SIC Sic
che per la sua eccelsa famiglia e [)e'heiii scovo, e dal governo espulso da Napoli e
ecclesiaslicio ìd proprielà die possedeva dal regno. Per sì grande affronto, Pio VI

nel leguo di Napoli, vi poteva sperare ri- ricorse all'intervenzione di Luigi XVI re

guardi e condiscendenze, fu consigliato di Francia, senza successo, comechè im-


dal Papa a recarvisi, per tentare una per- barazzato dalla rivoluzione che pose a soq-
fetta riconciliazione con reciproca soddi- quadro l'Europa, ed a quella di Carlo 1 1,

hiazione. Venne ricevuto con apparente che sebbene assai benevolo per lui, si di-

cordialità e airìmesso alle trattative, ma spensò, per non più a vere sul re figlio l'au-
nell'atto stesso di queste urbanità, si vide lica paterna influenza. Quanto al ponti-
con sorpresa la confisca d'una sua abba- ficio internunzio conte Servanzi, egli pel
zia che godeva di pieno consenso del re. suo svegliato ingegno, di cui avea già da-
Credette perciò il cardinale non convenir- to belle prove nella Svizzera pure quale
gli di restare ulteriormente a Napoli, ed internunzio, si fece ammirare in Napoli;

ultimata ch'ebbe la fissazione de'confini ove essendosi portato con sommo accor-
fra iduestati, nell'Abruzzo e nell'Umbria, gimento e saggezza, voleva Pio VI rimu-
si restituì in Roma, lasciandovi in sua ve- nerarne servigi con un vescovato, che
i

ce mg.rCaleppi, il quale vi era stato spe- per umiltà non accettò con edificazione
dito preventivamente dal Papa, per in- del Papa, che pensando ad elevarlo ad
te» nunzio, onde non far credere ai popo- altra piìi luminosa destinazione, la mor-
li che vi fosse manifesta rottura fra le due ie troncò la sua carriera morta le, e qua-

discordi corti; ma anche questo prelato le cavaliere gerosolimitano fu lodato dal


1 itornò in Roma senza aver potuto nulla marchese di Villarosa, Noùzie di alcuni
concludere. L'incidente del Dworzlo (^.) cavalieri gerosolimitani p. 820. ]Mentre
tra coniugi d. Maria Cardenas e Caraffa
i il Papa gemeva per queste ferite alla sua
duca di JMatalona, produsse gravi conse- autorità, vide con maggior dolore effet-
guenze. Accusato dalla 1/ il 1° d'impo- tuatala minacciata sospensione della chi-
tenza alla curia arcivescovile di Napoli, nea, che già narrai.Proteslò, scrisse a Fer-
la moglie ne riportò sentenza favorevo- dinando IV, ebbe risposta sconsolante, e
le, onde il duca si appellò alla s. Sede. Ma Tavanti eBeccaliui ne pubblicarono le let-
la corte che ciò non voleva delegò la cau- tere; negandosi quella solennità sempre
sa a mg.i" Stefano Orliz Cortes cassinese praticata e dal re giurala, per eseguirsi
vescovo di JMotula e cappellano maggio- dal suo ambasciatore rivestito del regio
re, in qualità di giudice delle appellazio- carattere, nella quale appunto consisteva
iii. Per l'importanza del caso, l'ab. Seve- l'omaiJi'io
no e riconoscimento feudale. Non
rino conte Servanzi zelante internunzio si volle pili sentir parlare dalla corte, di
apostolico, trattandosi d'un sagramento, censo, tributo, vassallaggio, ma solo di di-
mise in vista che doveasi attendere l'au- vota offerta a'ss. Pie>.oe Paolo, che l'in-

torità suprema del Papa; ma il vescovo caricato d' affari regio cav. Ricciardelli
senza riguardi annullò il matrimonio. Pio depositò al monte di pietà a disposizione
VI con brevi apostolici dichiarò l'incom- del Papa, come notai poco piìisopra;cÌGè
petenza dell'atto, fece sapere alla duches- scudi romani i 1 ,o38 e bai. yS, equivalen-

sa che non era ancora libeia dal vinco- ti e corrispondenti al tributo e chinea bar-
lo, rimproverò il Cortes di avere accet-
e data. 11 deposito si rinnovò per più anni
tato dalla potenza laica una delegazione inutilmente, finché il detto incaricato lo
canonica; e l'internunzio apostolico per ritirò. Fu allora che il Borgia ebbe l'in-

avere ubbidito il Papa nel far conoscere carico da Pio VI di far conoscere a tutta
con urbanità e rtigionevolmente i giusti l'Europa la sovranità della s. Sede sulle

suoi ordini, fu vilipeso dall' iudegoo' ve- due Sicilie, il quale egregiamente lo di-
SIC S 1 C ijij

luostròe provò, senza alcun frullo, tran- sul censo e chinea, nomina de'vescovati
ne la confutazione delle sciiUure contra- e altri benefizi, e le dispense matrimonia-
rie e anonime clie licordai, le quali nulla li. Il tempo e i fatti fecero conoscere che
piovano.Fra tali scrilluree nel tea} pò che tale accordo non ebbe effetto.
Ira le due corti con calorosi agitava que- Frattanto quella rivoluzione che avea
sta e le questioni ecclesiastiche, fece im- sconvoltoFrrt/ic/a(/^'.)e minacciava l'Eu-
pressione quella intitolata: Lainenù delle ropa, sovrastava pure al regno delle due
vedove, colla quale si volle interessare il che nei primordi!, sebbene non
Sicilie,

pubblico a favore delle molte chiese che mancasse di settari, la massa del popolo
uel regnoerano mancanti da lungo tem- ne prese poca parte, anzi mostrò forte e
po de'Ioro pastori, e rendere censurabile decisa antipatia per le dottrine sovversi-
la condotta del Papa, e cuoprire le pre- vejin seguilo non mancarono malconten-
tensioni del governo che n'erano la cau- ti e cospiratori, e le sette fecero un gran

sa. Fio VI sempre bramò di comporre nutnero di proseliti, per cui la squadra na-
le dilferenze che impedivano la nomina vale della repubblica francese comanda-
de' vescovi, ma i ministri le resero inutili ta da LaTouché Treville, fece impallidire
con inammissibili esigenze, ben rilevate la corte a' 2 dicembre yg's, e la costrin-
I i

dal JauUret. Ad onta di lutto questo, le se a troncare ogni relazione coli' Inghil-
relazioni personali fra Pio VI e Ferdinan- terra divenuta alleata d'Austria;e per im-
do IV non fiuono interrotte, a seguo che pedir lo scoppio della rivoluzione in Na-
nel 1791 il re e la regina reducida Vien- poli, il re dovè sottoscrivere un trattato
na,enlrati nello stato ecclesiastico e in Ro- di neutralità, rotto poi agli 8 ottobre! 794
ma, riceverono quella distinta accoglien- con riunirsi la corte agl'inglesi. Vi contri-
za e que'doui, fra i quali la regina la Ro' buì Acton che nutriva risentimento pei
sa d'oro benedetta, che rimarcai in tale francesi, per certo Iorio ricevuto durante
articolo. I duesovrani senza testimoni eb- la sua carriera di ufficiale della maiina.
bero vari congressi; il Papa potè fianca- Così ledue Sicilie incominciarono a pren-
meule esporrei suoi lamenti aire, il qua- dere una parte attiva a que'clamorosi av-

le nella disposizione del suo cuore si ar- venimenti chescossero tutta quanta l'Eu-
rese alle paterne insinuazioni del capo del- ropa e ne cambiarono i destini, nel decli-

la Chiesa e promise molto. Tornato il re nar del secolo passato e ne'prirai anni del
a Napoli sembrò cambiato, poiché perla corrente, che descrissi principalmente a
festa di s. Pietro si fece il solito deposito Germania, Francia, Inghilterra, Russia,
e non la presentazione della chiuea; e per Prussia, Pio VI e Pio VII, ed in tutti gli
riguardo alla questione sul diritto di no- altri molti articoli che vi hanno relazione;
mina da 1 5 anni teneva
de' vescovati, che laonde in questo non toccherò che quan-
divisedi sentimento ledue corti, il re man- to riguarda le due Sicilie, avendo già det-
dò al Papa due note di vescovi per le cat- to a Napoli in breve quanto lo riguarda.
tedrali vacantijPio VI le approvò e preco- Nel 79 5 convenne sagrificare al pubblico
I

nizzò in concistoro, accordando pure la clamore Acton, almeno in apparenza, giac-


r i unione d'alcune diocesi, con quel l'i adul- ché il ministro caduto in disgrazia restò
to chericordai a Napoli. Dopo alcuni me- sempre l'anima del gabinetto, e la regina
si fu stabilito un congresso a Castellone continuò a nulla fare senza consultarlo. Il

tra il cardinal Campanelli e il general Ac- re spech le sue truppe a combattere in-
toni.° ministro, nel quale i due cummis- sieme cogli alleati alle porte d'Italia, ed
sionallnonsi accordarono. P«.i prese poi le esse in molte fazioni si fecero distinguere,
traltativesifeceil Concordalo fi a Pioli e specialmente nel proteggere la ritirata

e Ferdinando If'^ re delle due Sicilie ( f^.), degl'imperiali coiuaudali da Beaulicu,du-


28o SIC SIC
pò le baltaglie di Fombio e di Codogno resecuzione dell'iniquo e stolto progetto
nel I 79^, col mezzo dell'eccellente caval- di rapire al Papa la Marca d'Ancona, per
leria comandata dal colonnello Federici. incorporarla alle due Sicilie. Bonaparte

Ma traversando essa poi lo stato pontifi- scrisse al direttorio di Parigi, che il mar-
cio, servì di prelesto peroccnparloai fran- chese di Gallo gli avea mostrali suoi pieni i

cesi, e per arrestarne marcia dovè con-


la poteri di Ferdinando IV, del cambio del-
venire Pio VI. al durissimo armistizio di l'isola d Elba (veramente,al dirediK.epet-
Bologna. I rapidi progressi di Bonaparte ti,il re possedevaPorto Lungone nell'isola
in Italia, obbligarono il re a' io ottobre d'Elba, ceduta a Filippo V, e da questi coi
1797 al ti aitato di Parigi, da dove era Presidii al figlio d. Cario come re delle
slata proscritta la sua parentela, oltre la due Sici!ie,al quale regno restò,emeglio lo
decapitazione del re e del la regina. A vendo dissi più sopra; bensì si no dal i 75916 trup-
i repidiblicani francesi invaso lo stalo pon- pe napoletane a veanonm piazzato la guar-
tificio, a' 19 febbraio di detto anno per la nigione spagniiola nella grandiosa fortez-
pace di Tolentino il Papa ne conservò una za di Porto-Lungone; laonde meglio sarà
parte. Afferma Novaes, nella Storia di Pio il dire, che il re gli avrebbe ceduto la sua
FI, che il Papa perstabilire la buona ar- metà dell'isola d'Elba), colla provincia di

monia col re Ferdinando IV, in apparente terraferma (il Baldassari crede doversi leg-
pace co' francesi, si assoggettò a'sagrifizi gere Fermo), e la Marca d'Ancona, com-
cui fino allora avea ripugnalo. Gli con- presa la città e il porto; e che il re si ag-
Tenne perciò accordare al re la facoltà giusterebbe col Papa, affme d'ottenerne
per una sola volta della nomina di tulli i ilconsenso. Bonaparte fu contrario a qua-
\escovati vacanti nelle due Sicilie; la qual lunque ingrandimento del re. Nondimeno
cosa riuscì tanto grata a Ferdinando IV, in altro dispaccio si espresse: Proveremo
che spontaneamente si obbligò di prov- d'aver l'isola d'Elba, quando si tratterà
vedereal necessario mantenimenlode'car- dell'eredità del Papa, il quale è moribon-
dinaii creali odacrearsi dal Papa tra'suoi do. Anzi il mi ha fatto fare
re di Napoli
sudditi. IMa fpiello che il Papa bramava in già delle proposte d'accomodamento: non
ricambio di sua condiscendenza, cioè la vorrebbe aver niente meno che la Mar-
presentazione solennedel censo e chinea, ca d'Ancona. Ma bisogna guardarsi bene
non potè conseguirlo. Il contemporaneo di non concedere ingrandimento sì bello
iDg.r Baldassari, Relazione delle avversila al più accanilo fa' nostri nemici. In un
di Pio VI, l. 35 e seg., narra mal- 3. "dispaccio disse Bonaparte La corte di
2, p. I i :

vagi disegni concepiti a danno della s. Se- sogna aumento di grandezza, vor-
N;ipoli
de dai ministri di Ferdinando IV e del rebbe Corfù, Zante e Cefalonia, più la
fratello Carlo IV, che compendierò. In metà degli stati del Papa, e specialmente
quanto a quelli di Napoli, si trattò di to- Ancona. Queste pretensioni sono troppo
gliere a Pio VI la porzione migliore di ciò da ridere. Si può vedere quanto col Bal-
che gli era rimasto dopo la pace di Tolen- dassari dissi a PoNTECORvOjChe con Bene-
tino, cioè laMarca d'Ancona. Il marchese vento pare che la reptd^blica francese vo-
di Gallo Maizio Mastrilli, ambasciatore lesse dare a Ferdinando IV, e forse anche
delreall'imperatore Francesco da que- II, col ducato di CaslroeR.onciglione.Perciò
sti ecome abile diplomatico fu spedi lo qual che spetta a'ministri di Spagna, il famoso
suo plenipotenza rio a trattar la pace con Emanuele Godoy principe della Pace do-
Bonaparte, onde sottoscrisse preliminari i minatore del regno, consigliava iniqua-
di Leoben e il tratlalo di Cam[)(jformio. mente che al Papa si togliesse l'antichissi-
Profittando marchese dell'opportunità
il mo suo dominio, e si trasferisse la residen-
the lo avvicinava a Bonaparte, promosse za pontificia il) Sardegna, meditando il
SIC SIC 281
gabinetto di Madrid d'ingrandire domi- i sua gratitudine, magli parve che l'accet-
iiii del Parma colla Romagna (do-
duca di tarle non fosse parlilo prudente. Nondioie-
qnaUmque altra parte.
n)inio ponlificio) o no inviò a Napoli il nipote cardinal Dra-
L'indegno Godoy avea dato istruzione al schi e rag.rCalc'ppi, ricevuti onorevolmen-
fedifragocav.d'Azara ministro di Spagna te dal re, che promise interposizione paci-

in Pioma Che subito dopo la morte di


: fica, e se non giovasse difenderebbe con

Pio VI dichiarasse al sagro collegio, che tutte le sue forze i diritti della s. Sede,

il re di Spagna non riconoscerebbe veruno la persona del Papa e l'indi pendenza dello
per Papa, il quale non fosse stato eletto stalo ecclesiastico. A tal fine spedì il cav,
d'accordo col suo ministro in Romajeche IMicherouxin diveivsi luoghi, econ dispac-
qualora l'elezione avvenisse senza il con- cio al cardinal Doria segretario di stato,

senso predetto, esso ministrodovesse par- riportato dal Ta vanti, assicurò Pio VI che
tir da Roma con tutti gli spagnuoli ! Di- l'avrebbe garantito con tutte le sue for-
poi il principe della Pace ebbe cortese o* ze. Cominciate dagl' inviati pontificii le
spitalità da Pio VII in Roma ! IMg.rBal- conferenze col cav. Acton nuovamente ,

dassari a p. 2 dopo avere raccontato


i 8, di venuto ."ministro, questi in fine con-
I

la morte dell'audace e imprudente Du- cluse dover precedere tentativi de'mezzi


i

pliault, avvenuta a' 2.5 dicembre 1797, pacifici per far argine contro nuove rapi-

che voleva soramuoveree democratizzare ne de'francesi, ed evitare danni che col i

Roma, e le relazioni mandale a'nunzi, di- pretesto della mortedi Duphault volesse-
cendodi quella pel nunzio di Napoli, nella ro recare a Roma e al Papa. IVIa fran- i

quale si ricorse al re per avere protezione cesi tosto marciarono su Roma, il mini-
e difesa, giacché doveva più premere a lui stro di Napoli inutilmente procurò tem-
la conservazione del principato tempora- perare le loro istruzioni, vi proclamarono
le del Papa. Indi a p. 2 f o riferisce, che la repubblica, ed a'20 febbraio 798 tra- i

quandofu proclamata Ancona repubblica sportarono Pio VI prigioniero in Francia,


indipendente, il gabinetto di Napoli ve- per non aver voluto cedere alle insinua-
dendo che la rivoluzione ormai toccava zioni de'suoi famigliari quando avrebbe

i confini degli Abruzzi, conobbefinalmen- potuto rifugiarsi nel regno di Napoli, ove
te che invece di pensare ad ingrandirsi a eransi ritirati alcuni cardinali. Benevento,
spese del Papa, bisognava accorrere a pun- e Pontecorvo si ressero alcun tempo, ma
tellare il Pio VI, per-
trono temporale di poi nell'invasione del regno di Napoli fu-
chè caduto questo non cadesse tostamente rono occupati da' francesi e democratiz-
il trono di Ferdinando IV. Per la qual zati. Qui noterò che in tali articoli riportai

cosa il bali Pignattelli, successore de! mar- come poi furono occupali da'napoletani
chese del Vasto nell'ambasceria di Napoli nell'espulsione de'francesi, e come per le

presso la s. Sede, in nome del re fece al- mene VII


del cav. Acton bisognò che Pio
lora al Papa le più ampie esibizioni di coo- ricorresse poia Bonaparteperfarli sgom-
perare con tutte le forze delle due Sicilie brare. Già toccai a Roma, cosa fece Fer-
a mantenere 1' indipendenza dello stato dinando IV dopo che francesi si reseroi

pontificio. E la regina M.'' Carolina con padroni di tutto lo stato papale, le sue al-

sua lettera autografa commise al bali che leanze, percui affidò l'esercito all'austria-
significasse a Pio VI di spedire a Napoli co generale Mack e ad altri; come formò
un suo inviato per concludere una con- il disegno di occupar lo stato pontificio,

venzionedi scambievoledifesa contro ogni secondo alcuni e a suggestione de'mini-


assalto nemico. Papa rispose che quelle
Il stri coir apparente fine di lestituirlo al

esibizioni, in quanto agli eccelsi principi Papa e liberarlo da'rivoluziouari; le azio-

che gliele facevano, meritavano tutta la ni guerresche ch'ebbero luogo, l'mgresso


282 SIC SIC
in lioma de'napoletani, donde poi il re timento traAversa eCapua,e dell'ingres-
dovette evadere piecipitosaniente, men- so de'francesi, Indi laproclamazione del-
ire i francesi ritornarono sulla ciltà e co- la repubblica Partenopea. Entrali fran- i

minciaronoroccupazionedel regno di Xa cesi in Napoli, il massacro prosegM\ per le


poli. Chainpionnet e Macdonald mossero vie,per le piazze, e soprattutto nell'assalto
al suo conrpiisto, ove l'acerbità de' sup- del Castello del Carmine, né sarebbe ces-
plizi ordinati da Acton avevano prepa- satofacilniente,serideasuggerila di porre
rata la più tremenda reazione. Non fu- a rubali regio palazzo non avesse rivolto
rono ostacolo a'fiancesi le gole d'itri, né a quell'impensato bottino la furia e l'itn-
le fortezze d'Aquila, Pescara e Gaeta, che peto de' lazzaroni. Ricordai pure la con-
senzaresistenzaaprironole porte. ACapna trorivoluzione organizzata nelleCalabrie,
concentrò IMack. il grosso delle truppe, e e poiché gli orrori della guerra civile de-
inentre i francesi vedevano a tergo ser- stavano raccapriccio in ogni angolo del Te-
larsi loro i passi dalle genti sollevate, ac- gno,i francesi si doverono ritirare.Iasciau-
correre da Napoli numerose schiere a rin- do deboli guarnigioni nelle piazze forti; che
forzare! combattenti, andare a vuoto l'as la reazione abolì la repubblica, onde Na-
saltodatoimpetuosamentealla piazza, eb- poli si rese a' i 3 luglio [
799 mediante ca-
bero ali improvviso di colà salvezza don- pitoIazione,laquaIenou volleosservarsi da
de temevano estremo danno. Imperoc- Nelson, malgrado l'energiche rimostranze
che il re, la regina e la famiglia reale a'3 ( del celebre cardinal Fabiizio Ruffo (/'.),
dicembre 1798 ripararono in Sicilia su che fu l'ultimo cardinale protettore del
nave inglese preparata dall'ammiraglio regno delle dueSicilie presso la santa Se-
Nelson colla sua flotta, dopo aver questi de, già intendente di Caserta e della colo-
bruciata quella napoletana sotto gli occhi nia fondata dal re in s. Leucio, e allora vi-

dei re, acciocché non se ne impadronisse cario del regno, e ardito comandante del
ilnemico. L'imbarcoebbeluogonelianot- regio esercito. Pagano, Cirillo, Conforti,
tedel 24,ednegiornidopo uscì dalla rada La Fonseca perirono sul palco; Caracciolo,
di Napoli, portando seco d re incatenato fu strangolato all' antenna della fregata
il ministro della guerra Ariola, ed una napoletana la Minerva, egualmente d'or-
parte del museo Ercolanese di Porticiim- dine di Nelson; Cimarosa dovè alla tne-
ballato, il prezioso mobiliare, le gioie della diazione russa la sua salvezza. Le valorose
corona, il tesoro di s. Gennaro e altro, imprese del cardinal Ruffo e de'fedeli sud-
Mosse la flottiglia anglo portoghese per diti,eccitandolepopolazioniinnomedella
Palermo, ma fu assai travagliata dall'ini- conculcata religione, dopoa vere espugna-
peto de' venti, e cnorì per via il princi- Iole fortezze, ri[)ristinò il poteredi Ferdi-
pino Alberto, finché dopo penoso tragitto nandoi V, che neutro inNa poli a '2 7 luglio
e sperperata giunse ad alferrai e il porto colla fjmiglia reale; e dallo stato romano
la squadra inglese. Il principe Pignat- ancora il cardinale con l'esercito aapole-
telli fatto vicario del regno, e Mack av- tanoespulsei francesi, nel modocheho ri

vilito dalle patite disfatte, spedirono al feritoe megIioaRoMA,ovea'3o settembre


campo fiancese il principe di IMiliano e vi enirarono napoletani e fu governatala
i

ilduca di Gesso, convenendo agli accordi nome del redi Napoli, il quale nel maggio
che produssero la consegna di Capua ai dell'anno seguente colle provincie la re-
francesi, el'esazioned'enorraicontribuzio- stituì al nuovo Papa Pio VII. Nel gennaio
ni.Mentre SI eseguivano ipalli, scoppiòla 1800 il re colla famiglia reale dalla Si-
tremenda rivoluzione in iV<7^o/i de' laz- cilia ritornòinNapoli,lacalma incominciò
zaroni,che narrai a quell'articcjlo, insieme a rinascere, e a declinare il furore reazio-
alle conspgueuzedel più accaullo combat- nario, restando la Sicdia governata dal
SIC S 1 283
viceré filmilo di Ferdinando IV, acni suc- laggiiardevoli anche per sapere e virtù,
cesse nelle» diynilìi altro piincipe reale. In- cotne Natali vescovo di Vico Equenseche
tanto si lannoilarono colla Spagna (|iiei fu appeso nella pubblica piazza, dopo es-

vincolijla cui inlenuzioue eia stata tanto sere slato es|)oslo agl'insulti del popolo.
fatale, perchè la Spagna nel sottoscrive- L'animodel Papa fu vivamente commos-
re con Bonaparte, allora divenuto! . con- so da (jucsto avvenimento, e gravemente
sole della repubblica francese, il trattato si lagnò col re perchè un tribunale seco-
del i8oOj stipidò l'intiera conservazione lare in un paese cattolico avea fatto pe-
del regnodelledueSiciiie, ed una doppia rire i ministri dell'aliare e gli unti del Si-
alleanza fu contralta tra ledue case. L'Au- gnore, menile non furono castigati i veri

stria all'opposto, malgrado suoi i trattali rei che con mano sacrilega aveaiio rapi-
d'alleanza, concluse la sua pace particola- nato le chiese, e portato ovuncjue la de-
re nel 1801 a Lunoville colla Francia; e solazione e la morte. Deplorò ancora la
le dueSicilie rimasero lasola potenza con- soppressione di tanti monasteri, e l'appro-
tinentale, se non in guerra aperta, almeno priazione de'beni senza il consenso della
so[Ha un piede di guerra, colla possente s. Sede. I ministri regi incolparono i due
repubblica die ormai governava il genio vescovi che facevano parte del tribunale
e la fortiuia d'un Bonaparte. L'amicizia straordinario, toccando a loro e non al re
dellaSpagna giovò al re, poiché Bonaparte giuslifìcare la rampognata condotta. Pio
non gli tolse che Presidii in Toscana, nel
i VII allora scomunicò Gervasi, Torrusio
principato di Piombi no e nell'isola d'Elba; e 3 altri prelati che aveano influito alla
secondo però ilPiepetti, quanto a'Presidii, condanna dell'infelice Natali;per quest'at-
ciò avvenne nel 8o8,<]uando francesi in-
1 i to di rigore, approvato da'zelanli cattoli-

corporarono al granducato quella porzio- ci, gli agenti del governocalunniaronocoQ


ne di Toscana; di più fu arrestala la ven- libelli il Papa, ristampando la sua pasto-
detta di Bonaparte dalla mediazionedella rale come vescovo ti' Imola (^•)> nella
r« ossia, implorala di persona dalla regina quale avea esortato la diocesi a soppor-
e ottenuta dal czar Paolo 1, per cui ebbe tare il regime democratico. Ormai noa
luogo l'armistizio di Foligno de' 8 feb- 1 dipendeva che dalla regina il vivere in u-
braio 180 1. Nella biografìa di Pio TU VX- na pace profonda colla Francia; tale par-
levai un tratto di sua fermezza in difesa tilo era conforme col genio e buon senso

delle leggi della Chiesa, per motivo degli del re, e ledue Sicilie non si sarebbero ve-
ecclesiaslici puniti in conseguenza della ri- dute maggiormente dominate dalla pro-
\oluzione,non senza comprendervi qual- tezione francese, di quel che in fondo non
cbe innocente. Dopo l'ingresso in Napoli fossero state dall'influenza anglo-austria-
dell'armata comandata dal cardinal Piuf- ca per circa ^Sanili. Fino dalla strepitosa
fo, il re avea istituito un consiglio aulico vittoria di Marengo i francesi erano tor-
per giudicare gl'individui creduli colpe- nati preponderanti in Italia, e Bonaparte
voli di lesa maestà, componendolo del cor- colnomedi Napoleone Inel 8o4siera di- 1

po diplomatico, di GervasJ arcivescovo di chiarato in)peratorede'fiancesi. Nel ibo5


Capua, e del vescovo Torrusio vicario a- il Papa, ad istanza di Ferdinando IV, ri-

poslolicodi Napoli e generale dello stesso stabilì Gesiàli [r.) nelle due Sicilie, do-
i

esercito. I due prelati erano stati special- manda che forma giustamente una delle
menle incaricali di dare il loro parere al- tante glorie per cui risplende l'esempla-
ia giunta provvisoria e al viceré, relati- re compagnia di Gesìi. Favoreggiandola
vamente a'processi degli ecclesiaslici ac- regina Segretamente Inghilterra e la l'

cusati di iibellione, Nel numero delle vit- Russia per nuova alleanza, ad onta del
lime vi furono monaci, preti e vescovi trallalu di neutralità con Francia, 12,000
284 SIC SIC
anglo-russi sbarcarono a Napoli nel di- na, difeso dalla possanza inglese in uno
cembre 8o5.NapoIeoneI ch'a vea vinto la
1 all'isola; quindi nére Giuseppe, né
suo il

battaglia d'Austeilitz, dichiarò che i Cor- cognato successore possederono tranquil-


boni delle due Sicilie aveano cessato di lamente il loro regno. Nell'islesso anno
regnare, adontato dell'infrazione neutra- Napoleone I impossessatosi di Benevento
le, e mosse loro guerra : ciò che seguì lo e Pontecorvo, li dichiarò feudi dell'im-
indicai a Napoli. Un senatus-consulto no- pero francese; conferì il i

a Talleyrand,
minò Giuseppe' Bonaparte re di Napoli diéil2.°a Bernardotte. Il Bellomo, Conti-
e di Sicilia nel 1806, ed alcuni mesi ba- niiaziuiie della storia del cristianesimo,
starono per compiere lai/ parte del de- 1. 1, p. 2 1 5, descrive il decreto imperiale
creto, avendo gl'inglesi e i russi lasciato e le proteste di Pio VII per sillfatta du-
indifeso il paese. La regina a'aS gennaio plice usurpazione, dopo la quale il cele-
fece partire il re colla corte per Sicilia, bre cardinal Consalvi si ritirò dal segre-

e tentò invano col figlio Francesco, dive- tariato di stato. A p, 240 poi riporta l'e-

nuto principe ereditario e duca di Cala- sigenze inammissibili di Napoleone I col


bria, di di versiere colle negoziazioni ecol- Papa, in uno al riconoscimento del fra-
learmi la procella che venivasi avvicinan- tello in re di Napoli, ed il magnanimo
do la capitale si arrese senza resistenza,
: rifiuto di Pio VII, da cui derivò la de-
Gaeta dopo eroica difesa fu espugnata. finitiva occupazione dello stato pontifì-
Il mHrescialloMassena galoppò sino al fon- cio. Inoltre Napoleone I, dopo avere nel
do malgrado !e
dello stivale d' Italia, e 1 80 I col trattato di Luneville riunito al-
insurrezioni senza fine, non si fermò che la Toscana l'isola di Elba, in quest'an-

innanzi al faro di Messina. Le truppe che no 1808 vi aggiiuise lo stato de' Presi-
traversaronoglistati papali per invadere di! di Orbetello ec, già appartenenti al-
il regno di Napoli dal gennaio all'aprile la reale famiglia Borbonica di Napoli
ammontarono a 60,000; e nel solo mese come nairai parlando del suo stipite Car-
d'aprile le spese di cui fu gravato il Pa- lo III. L'imperatore a'aS aprile fece in-
pa pel transifode'fi'ancesi, oltrepassò scu- limare di nuovo a Pio VII di coronare e
di i,3oo,ooo,etl in seguito 100,000 scudi di consagrare il fratello in re di Napoli,

mensili fu 1 importo di quanto occorse pel e il Papa a fronte che ne provocò lo sde-
loro mantenimento. La regina intrepida gno e le conseguenze narrate alla biogra-
e il duca di Calabria dopo essersi soste- fia,sempre con costanza vi si negò, rico-
nuli nelle Calabrie, a' 1 1 febbraio s' im- noscendo per legittimo sovrano soltanto
barcarono e raggiunsero nell'isola la real Ferdinando IV; e poi dichiarò Pio VII
famiglia. Giuseppe fece il suo ingresso a ch'era suo dovere il mantenere illesi i di-
iVapoli a'i5 febbraio, v'istallò urja reg- ri Iti della s. Sede sull'investitura della co-
genza presieduta da Saliceti, quindi a' 12 rona, osservati costantemente anche nei
maggio prese possesso della real dignità casi di conquista, e nell'introduzione non
col Giuseppe Napoleone L Cos'i
nome di solo di qualunque nuova dinastia, mae-
la monarchia siciliana fu nuovamente di- ziandio di qualunque nuovo regnante le-
visa in due regni Napoli ove l'egnava il
: gittimo. In alFare di tanta importanza Pio
fratello di Napoleone I, e la Sicilia conti- VII consultò il sagro collegio, ed a' 6 di- 1

nuata a possedere dal ramo de'Borboni cembre 1806 ne scrisse lettera a Ferdi-
di Spagna, mentre quello di Francia a- nandoIV, il quale di frequente lo disto-
veacessatodi regnare, e all'altro di Spa- glieva dal riconoscimento di Giuseppe,
gna ben presto avvenne lo stesso. La pò- promettendo il ristabilimento della pre-
lenza for(nidabiledi Napoleone I si fermò sentazione della chinea, e pagamento del
allo stretto che divide Pieggio da Messi- censo. 1 iniuislri francesi in Roma repli-
SIC SIC 285
carnno gl'inviti eie minacce, sul ricono- so e chinca. Nell'articolo Pio VII, raccon-
scimento del fratello clell'imperatoie, ed tando la sua cattura eseguita inRoma ai

in filili Napoleone I fece eHelluar la ini- 6 luglio 1809, ed il duro trasporlamen-


uacciata occn[)a7,ione dello stalo |j(jnlifi- to in lunga prigionia, per non aver per
cio, e poscia di Roma a'?, febbraio 808; i prudenza profiltato della scialuppa e fre-
indi il comandomilitart; francese intimò gata inglese inviala a Fiumicino da Fer-
a'cardinali napoletani Pignatlelli, Saluz- dinando IV, esaminai il punto, se real-
zo, Caracciolo e Uufib-Scilla di recarsi a mente fu Murai che investilo di sìraor-
Napoli nel termine di 24 ore, per pre- dinari poteri nell'Italia meridionale, per
slare il giuramento di fedeltà a Giusep- politici riflessi e per non essere stalo ri-

peNapoleone I. Essi risposero di dipende- conosciuto dal Papa, non ostante l'insi-

re dagli ordini del Papa, che interpellato stenze dell' imperatore cognato , ordinò
restò sorpreso di tanta audacia, comechè l'arresto e l'allontanamento da Roma e
principi dellaChiesa indipendenti da qua- la rilegazione a Savona [F.)ò\V\o VII.
lunque autorità temporale; laonde a'24 Sembra risolversi per ratfermativa, seb-
febbraio fece loro rispondere che ricor- beneMural fosse allora in Germaniajan-
dassero i propri doveri e giuramenti, e zi perchè l'operazione si eseguisse senza
imitassero il suo esempio a soffrire ogni impedimenti, si mandò da Napoli unbat-
male. Ma 4 cardinali
ifurono dalla pre- taglionedi reclutesolto ilcomando delge-
polente forza distaccati dal Papa, e tra- neral Pignattelli-Cerchiara. Murai spen-
dotti in Napoli come delinquenti di sla- se la riliellione delle Calabrie, inviando
lo,non calcolandosi le rimostranze del car- nelle provincie sollevate l'inesorabile ge-
dinal Doria prosegretario di slato. Qisa- nerale Manhès; ma fu meno felice nel
si tuttoregno di Giuseppe fu intorbi-
il suo tentativo sulla Sicilia, donde furono
dato dalle perpetue insurrezioni delle Ca- cacciate lesue truppe dalle milizie regie,
labrie;la cor le di Palermo e principalmen- ancheprima dell'arrivodegl'inglesijiq ìa-
te la regina coll'aiuto degl'inglesi secon- li peraltro si attribuirono il merito di quel
dava que' moti, somministrando armi , facile trionfo. Protettori d'un re che sen-
munizioni, viveri, e qualche volta de'ca- za di loro sarebbe slato da lungo tempo
pi, facendo prigioni degli uflìziali, impa- spoglialo della corona, ne abusarono e ri-

dronendosi de'convoglij ec. Napoleone I guardarono in certo modo la Sicilia co-


essendosi insignorito della Simona, a' me loro preda, e di fatto ne desiderava-
giugno 808 ne dichiarò re
I il fratello Giu- no ardentemente il possesso; ma troppo
seppe, ed in sua vece 4 luglio conferì il
a' 1 destri per provocare l'Europa e la corte
regno di Napoli al comune cognato Gioac- di Palermo con iscoprire le loro I)rame,
chino Murar, che nato in Bastide presso si contentarono di pian tare silenziosa men-
Cahors, nelle guerre avea dato prove di te il loro dominio nell'isola, farsi riguar-
valoreedi perizia militare: egli segnalò dare per difensori, indebolire di gioinoiit
il suo ingresso \n Napoli con togliere a- giorno il rispetto che si avea per la fami-
gl'inglesi Capri, e prese il titolo di re del- glia reale, disgustarci! re e la regina de-
le due Poco dopo 1' altiero Napo-
Sicilie. gli affari politici, ed ottenerne un'abdica-
leone I ingiunse al Papa di riconoscerlo zione che sarebbe stata ricambiala con
come re delle due Sicilie, senza alcuna di- una doviziosa pensione. La regina si op-
lazione, e di mandare un ambasciatore a pose a queste trame e fu in aperta lolla
complimentarlo, come abbiamo dall'Ar- coll'ambasciatore inglese ecapo delle for-
taud, nella Storia di Pio FU. Ma il Pa- ze britanniche, lord William Bcntick, non
pa stette fermo e si ricusò, ad onta che che dichiarato dal re capitano generale
M urat gli otirisse la presentazione del ceu- deH'isoIajsfortunatamenteda tutti abbau-
28G SIC src
donata, il suo beneficalo Acfon vilmente diflcò i privilegi fetulnli, miglior?) "li or.
siduIi.aròpergringlesi,epoimon.Fer. dini giudiziaii,ed organizzò una forza nio-
dinando IV privato della maggior pa. le bile per assicurare le strade e dislru-'e-
de SUOI siati, per siffi.tto procedere, nella re le bande de'malvivenli. L'emanazione
sua schietta probità avea concepita g.a-
successiva di due decreti relativi a nuove
ve ripugnanza per gli affari, eziandio Irò-
imposte servì di stimolo a fare acre rimo-
vandos. indisposto di salute, e vedendo stranza al re e alla deputazione perraa-
dappertutto elementi di discordia; laon- nente del parlamento. I principalimoto-
de SI fece persuadere dagl'inglesi di tra- ri di e.sa furonoarrestati, ma parlamen-
il
sfenre temporaneamente il potere in suo
to negò apertamente le imposte e R. so-
bglioduca di Calabria colla formola i\\al- stenuto dalla nazione, quindi invocando
^^/•j-go illimitato a'.
Ggennaio, 8 i2,ecol l'intervento degl'inglesi.Il nuovo minisle-
l.tolo d.vicanu generale del regno. Ben- ro responsabile si compose di napoletani
t.CA credeva di aver così paralizzala
l'in- e siciliani, fra' quali di 3 de'baroni impri-
iluenza della regina, che inflessibile av-
gionati per idee costituzionali. Nel8 i 1

versava le riforme costituzionali ma il


; siconvocò un nuovo parlamento e ven-
giovine Leopoldo principediSalemo mo- ne in esso proclamata la famosa costitu-
stropersuamadre tutta la deferenza, co- zione siciliana modellala sulla inglese sai-
decorse vocechesi andavaa invitar gl'in- vo le modificazioni all'isola con'^veniènti:
glesi a lasciare il soggiornodi Sicilia.
Al- molti baroni applaudirono per patriotti-
Jora Bentick tenne minaccioso linguaggio,
smo all' abolizione del sistema feudale
chiese onninamente
la partenza della re- benché li privasse di cospicue rendite, é
vieppiù s'inasprì pe' tentativi di
giiui, e
del diritto proibitivo di caccia Tulli i si-
imoM fe^spen siciliani. Nel dicembre ciliani furono egualmente cittadini, e sot-
ibii la regina M.^ Carolina, con dispia- toposti allemedesime leggi fu separato :

cere del per ragione di stato tornò a


re,
ilpotere in due rami, legislativo e giudi-
N ienna,ovesfogòilsuo risentiraentocon-
ziale,edatanel'esecuzionealladi"nith rea-
tro gì mglesi, emori poi nel settembre le dichiarata inviolabile : furono statuite
ibi4. lolto questo ostacolo, per la teu- due camere, una de'pari, l'altra de'corau.
denza del duca di Calabria a modifica- ni. 11 principe vicario approvògli arlico-
zioni cosl.luzional. nel governamento, e li, ed il re che suo malgradoavea appro-
principalmente per la potenteinfluenza in- vaio la nuova costituzione.respinse la prò-
glese, in breve SI operarono cambiamenti posizione che gli fece Bentick di abdicare;
fondamentali. Sotto la dominazione ara- ma tornò vano il suo tentativo del gen-
gonesela Sicilia avea un parlamentocom- naioi 8 i 3 per licuperare rautorità,rista-
l-osto di 3 OKlini, clero, la nobiltà e la
il
bililo che fu in salute, stante le brutali di-
classe del 3. stato; era indefuiitivo, sog- mostrazioni inglesi, e per infermità più
geltoalla volontà del re, ma avea conser-
seria a lui sopraggiunta. Il nuovo ordine
vaio, col diritto di rimosli-anza, quello
di di cosepeiò non parve accetto all'uni ver-
votare o di consentile, in fine di riparti- sale, per non trovarvi reali vantaggi nel
re le imposte. La nobiltà ed il clero
fa- mutamento; l'onnipotenza inglese si fece
cevano pesare le gravezze sul popolo; ma quindi troppo manifesta , e 1' arrogante
1 mandatari di <,uesto approfittavano dei Bentick fu in sostanza il vero re di Sicilia,
bisogni ce signori per islipulare suoi in- i
Ad alta voce s'incominciò a mormorare,
leressi e ottenere concessioni vantaggiose a parlare d'indipendenza, a nominare con
a comuni. In quest'ultimacrisi si medila-
dispettolostranierocheaveapostoun du-
rononcU isola le riforme, ed il parlamen. ,0 giogo alla Sicilia; però nemici della i

tolenuloneli8iodistrusseoalmenomo- costituzione furono tradotti innanzi a'iri-


SIC SIC 287
Ixjnnli (li commissioni militari. Ma in bre- antiche usanze, di pagare l'annuo censo,
ve l'avviciriarsi della CiiliìsliofediNapoleo- e d'essere in qualche sorla un feudatario
ue 1 neWa Russia, cambiò l'aspellode'tle- più compiacente di quello che sia sialo
slini della Sicilia. Il dispotico Bentick par- Feri! riandò i IVdag li ulti mi a uni del secolo
tì una spedizione marittima
dall'isola per XVIII in poi.iMaad un tratto il ministero
contro Napoleone l,e rpiesto fu il sognale diGioaccliino cambiò sisttniii: uicntre oc-
d'una rivoluzione antihritnnnica. Il re ri- cupa va egli stesso una gran parte del lo sta-
pigliossi senza ostacolo il timone degli af- lo romano, difeso appena da 3 battaglio-
fari, e poco dopo la pienezza di suo au- ni, simulò di teD)ere delle ostilità, e si pre-
torità con decreto del 3 novembre 8 3
: i i i paròad una guerra". Frattanto nel cele-
ritirò ['alter ego i\a\ duca di Calabria e an- bre congresso diVienna agitandosi le sorti
nullò il parlamento, senza peraltro sop- e destini europei, Murai amministrava
i

primere la costituzione, ed il principe di leMarchedel Papa per le potenze alleale,


Salerno che avea seguito le paterne in- inquieto e trepidante intorno ai risultali

tenzioni sali in sommo auge. delle discussioni diplomatiche a suo ri-


Negli articoli Fra noia, Roma e Pio VII, guardo. Quindi fatto baldanzoso per l'e-

perla parte che riguardava ?,Iurat, trac- vasione di Napoleone I dall'isola d'Elba,
ciai la sua condolfa versatile per soste- per riprendere l'impero da cui era stato
nersi sul trono. Scoppiata la guerra Ira detronizzalo, nel marzo 8 5 per insazia-
1 1

Napoleone I e la Russia, sulle prime Mu- bile auìbizione , molando incautamente


rai segui le parli del cognato; ma spenta consigi io e volendone segui re le parli, pro-
nel nord la fortuna del conquistatore, Mu- clamò inRimini il gridodell'italiana indi-
rai spiegò una diversa politica, e bramo- pendenza,dichiarandosene egli stesso pro-
so di conservare la corona, anzi aspiran- motore. e capo, ed in pari tempo invase
do al dominio d'Italia, fece causa comu- colle armi le parli superiori della penisola
ne con l'Aui^tria e cogli alleati nel i8 3, I e le pontifìcie legazioni, onde Pio VU fu
sperando così di mantenersi ne'suoidomi- costi etto riparare a Genova.V\.\ùvanL\os,\
nii colla rinunzia di Ferdinando 1\ al re- poi Murai i\l\Ia( erata (/^.)che da molti
gno di Napoli, e ampliarli con danno del anni governava colla provincia per un pre-
Papa e del principato della s. Sede, se- fetto regio, ne'primi giorni di maggio fu
condo le lusinghe avute per slaccarlo dal disfallo ne'dintorni dagli austriaci; quin-
cognato : questi accordi fatti aglii i gen- di sentendo la disposizione degli abruz-
naioi8i4)non furono riconosciuti dagli zesi a sollevarsi in favore di Ferdinando
Intanto mentre 1' Austria faceva
alleati. IV, il quale con proclamazione avea ma-
sloggiarci francesi dalle legazioni pontifì- nifestalo moderali principii con cui sa-
i

cie, Murai fece altiellanloco'dipai tinien- rebbe rientrato in Napoli, ordinò la riti-
li del Trasimeno e di Roma, ove entrò rata nel regno al suoesercito,mentreMan-
a'24gennaio;ma ritornandoPioV II trion- hès avea saccheggiato Ceprano, e spedi-
fante alla sua sede, facendo parte del cor- to distacca menti aFrosi none e Veroli, lut-
teggio nel suo Ingresso In Roma (/^.) quel ti dominii pontificiiche presto abbando-
medesimo PignattelliCerchiara che avea nò. In questo frangente, Murai tentò d'in-
proletto il suo
prima era stato co-
ratio, teressare alla sua conservazione il popo-
stretto Murai a' on)aggio di cedere Ro-
I lo, con l'intendimento di dare una costi-
ma e poi il resto. Narra l'Arlnud, Storia luzione,chela rapidità de'militari avve-
di Pio VII, l. 2, cap. 6c). M Gioacchino nimenti non permise. Intanto in Sicilia il

avea chiesto d'intavolare una trattativa ritornodi Bentick era stato menopossen-
con Roma per farsi guarentire l'investi- te, giacché dopo la caduta di Napoleone I,

tura del suo regno. Egli avea proposlo le il prolelloralo inglese tornava inutile. Un
288 S I C SIC
nuovo parlamento, aperto i8 giugno
a' Napoli, indi tutto il resto del regno. Le
1 8i4,P'''''^''^ ''O'^ essersi convocatocheper truppe napoletane si recassero a Salerno;
manifestar l'aumento del debito pubbli- si restituissero dalle parti i prigionieri. I

co, e 5 giorni dopo fu sciolto senza con- collegati insistettero per l'abdicazione di
seguenze. Quantunque il re in ogni incon- Murat, e Colletta disse mancar di facol-
tro si fosse dimostrato avversario ineso- tà, solo propose libero ritorno in Fran-
rabile della rivoluzione francese, i sovra- cia, ma non fu ammesso. Murat era già
ni diesi spartirono le spoglie del grande partito da Napoli a'20, ed a'25 approdò
impero Napoleonico , non ne presero le a Canne sulle coste di Provenza. La re-
parti, essendo inoltre di malumore! nghil- gina reggente Carolina Bonaparte sua
terra e Austria, e questa anche impegna- consorte si pose co'fìgli sotto la protezio-
ta con Murat; piìi, si gradiva meglio ve- ne dell'imperatore d'Austria, prometten-
dere due regni deboli, che uno stato aS" do di non tornare in Francia, uè in Itd-
saiforte come le due Sicilie riunite. Il con- lia senza suo permesso, e prese il nome
gresso di Vienna non avea fatto ancora di contessa di Lipano, anagramma di Na-
ragionealle doglianze di Ferdinando. IV^, poli, e dipoi mori in Firenze neli83g. Il

manifestale da Alvaro Ruffo e da Serra- generale in capo austriaco Bianchi ,


poi
Capriola; tuttavia verso il principio del duca di Casa Lanza, seguito da Neipperg,
i8i5 i tentativi de' due plenipotenziari a'22 entrò in Napoli con 20,000 uomi-
incominciaronsi ad accogliere, ed il ritor- ni, accompagnato dal principe di Salerno
no di Napoleone I in Francia die l'ulti- reduce da Vienna onde presiedere all'am-
ma spinta alla decisione degli avvenimen- ministrazione, e nel medesimo giorno vi

ti, avendoli consumati la condotta e i so- giunsero anche truppe di Sicilia, altre es-

gni d'ingrandimentodiiMurat. A' i 7 mag- sendo passate nelleCalabrie.Pescara e An-


gio fesercitodi questi presso Capua era- cona subito si resero agli austriaci;Gae-
si ridotto a 7,800 uomini scoraggiati e av- ta poi si rese al re agli Sagosto. In que-
viliti dagli austriaci che gì' inseguivano, sto tempo Ferdinando! V vedendosi pros-
onde Murat tornato a Napoli spedìil mini- simo a ricuperare il regno di Napoli, avea
stro degli affari esteri al comandante ne- spiegato maggior energia negli affari di
mico penetrato nel regno, per fare un ul- Sicilia, e li dispose secondo le nuove cir-

timo tentativo d'accomodamento. Que- costanze.!! parlamento adunatoa'22otlo-


sto pure fu rigettato, e allora lasciò che bre 8 i45era stato insignificante; in quel-
I

Carascosa, cui avea afììdatol'esercitOjtrat- lo de'3o aprilei 8 5 partecipò la guerra


I

tasse una convenzione militare. Il tenen- per la ricupera del regno di Napoli e do-
te generale Colletta si portò per tale ef- mandò que'sussidi che da ymesi venivano
fetto a Casa Lanza ( abitazione rustica sospesi, onde poteva dichiararlo decadu-
presso Capua, nel punto in cui si unisco- to, e gli ottenne. Ma a' 1 5 maggio
perciò
no le strade di Terracina e s. Germano), il principe di Campofranco annunziò al
e quivi col generale austriaco Neipperg, parlamento, che il re era per partire dal-
e coU'invialo inglese Burgheresegh a'20 la capitale, e non potendo lasciarlo aper-
maggio concluse una convenzione , nella conlegno del mag-
to lo scioglieva; lodò il

quale in sostanza fu stabilito. Fosse ar- gior numero della camera de'pari, e si la-
mistizio. Tutte le piazze del regno di Na- gnò di quellodellacamerade'comuni; in-
poli si consegnassero all'armata delle po- di promise che la costituzione sarebbesi
tenze alleate, per essere in seguito resti- formata secondo bisogni e la posizione
i

tuite a Ferdinando IV; eccettuarsi Gae- politica della Sicilia, in base diquanto fe-
ta, Pescara e Ancona; gli austriaci occu- ce intendere la commissione perciò dal re
passero a'21 Capua, a'22 Aversa, a' 28 preposta. Disposte cosile cose, Ferdinaa-
SIC S I C 289
do IV paiiì perPalermo a'iG moggio e tirnp scn7a licenza dell'imporatorc. Inol-
si recò a Messina, ove nominò suo Ino- tre gl'inglesi siofliirono tragittarlo a Trie-
golcnentc in Sicilia il principe eredilaiio .sle. Sdegnando Murat di ritornare n con-
l*^rancesco. Imbarcatosi sn vascello ingle- dizione privata, peisistctte pcrsua sven-
se, a'3 giugno ai rivo alla Uaia, si tiallen- tura nel di visamento di ricuperare il tro-
nealciinigioini a Pollici, ed a'17 licnliò no. Quindi senza attendere l' emissario
solennemente nella capitale Napoli. Gtìx mandato a Napoli, con 2 5ouominiemolti
il congresso di Vienna a'9 avea piil)l)lica- proclami per sollevare napoletani con i

lo che il re era ristabilito tanto per se che promessa di costituzione, con G bastimen-
pe'suoi eredi e successori sul trono di Na- ti e pochi mezzi partì dalla Corsica a'29

poli, e riconosciulodalle potenze come re settembre. Dopo aver lottato colle tempe-
del regno delle due Sicilie. Fu fatta allean- ste, disperso il convoglio, pervenne a va-
za coll'Austria, il re si obbligò a non in- rie spiaggie del regno, e mancante di vet-
trodurre nel regno cambiamenti inconci- tovaglie si accostò a Pizzo di Calabria per
liabili colle antiche istituzioni monarchi- prendere un bastimento piiigrande e vi- i

che, e somministrare 5 milioni di fran- veri per recai si a Trieste. Sceso a terra

chi al principe Eugenio ex viceré d'Ita- agli 8 ottobre procurò di farsi seguaci, ma
lia, che Napoleone! avea adottato per fi- inutilmente,esi volse perMonteleonc. Ap-
glio net gennaio 1806 e chiamato alla suc- pena uscito, Alcalà uno de'principali di
cessione del regno d'Italia, in mancanza Pizzo , col capitano Trentacapilli fecero
di figli propri; ed à Pio VII notai quanti insorgere il popolo per arrestarlo, e gli

beni dovè assegnargli, poi redenti da Gre- riuscì dopo qualche zuda. All'avviso del-
gorioXf^I. Il re riordinò il governo, rin- l'accaduto, accorse a Pizzo con un distac-
novò il ministero, abolì il consiglio di sta- camento di linea il maresciallo Vito Nun-
to di Giuseppe e di Murat, unì in un so- ziante comandante nella Calabria Ulte-
lo esercito le truppe di Napoli a cpjelle riore, ed usò tutti i riguardi all'illustre
di Sicilia, e decretò che in tempo di pace prigioniero. Ma 9 ottobre
il re decretò
a'

fosse di 60,000 nomini; di più allora e che il gcneralMurat fossegiudicatoda una


dopo operò quelle cose lodevoli che re- commissione militare, e poscia quando lo
gistrai a N.^poLi, e negli articoli delle ai- seppe sentenziato all'estremo suppliziojdi-
Ire città del regno. Murat intanto solfriva cesiavere ordinato che non si accordasse
gravissime avversità in Francia, non cu- alcondannato che mezz'ora di tempo per
rato da Napoleone I cui avea offerto i suoi adempireai doveri di religione. Murat al-
servigi; ristabiliti i Borboni a Parigi si ri- l'annunzio del processo, disse che equiva-
volse alla generosità di LuigiX V 1 l,e non leva a un ordine di morte, e non essere
ebbe risposta. Fuggiasco e cercato dalla permesso a un re giudicar un altro re. Non
forza, evase in Corsica dopo sormontati volleesseredifeso, e la commissione con-
gravi pericoli, ove essendosi riuniti a lui siderandolo privato e promulgatorcdi ri-
molti antichi militari, concepì l'ardito di- volta, perciò reo di eccitare la guerra ci-
segno di tentare la ricuper-a del perduto vile e la sedizione, ed a tenore del codice
regno, contando sull'amore del popolo e penale |o condannò a morte con la confi-
dell'armata; ma il governo del re veglia- sca de'beni. Il can. Masdea che gli prestò
va e prendeva opportune precauzioni, da i soccorsi della religione, ricevè da Murat
qualche possibile correria nelle sue coste. la dichiarazione : di doversi vivere e mo-
Gli alleati stabilirono, che INlurat |)oles- rire da buon cristiano, ftlurat conservò il

se vivere come personaggio ragguardevo- coraggio militare, e fu fucilato a'i3 ot-


le, in Austria, o nella Doemia o in Mo- tobre presso la porta del suo carcere.L'au-
ravia, con nome pri vato,e non potesse par •
dacia e la presunzione gli fecero perdere
VOL, LXV. ^9
ago SIC SIC
in due femeiarie imprese il trono e la vi- tico. Non
possiamo tacere che ne funi
le

ta : suoi seguaci dopo prigionia furono


i mosommamente afflitti, e che esitammo
rinsandali in Corsica. Fino da'9 giugno molto tempo per sapere se convenisse il
il congresso di Vienna ordinò di lestitui- dare una risposta. Né ci siamo determi-
x-e Sede ed a Pio VII(F.) le Le-
alla s. nati a darla, se non mossi da! timore che
gazioni, le Marche, Benevento e Ponte- abbiamo concepito, che il nostro silenzio
corvo: questi due ultimi dominii, riuniti non venga preso perconvinciraento. No,
all'impero francese, nel 8 4 erano pas- 1 r Maestà, noi non possiamo essere convinti
sati a far parte di quelli di Murat, indi di nessun'altra cosa se non che della per-

del re Ferdinando IV; ed a Po>'Tecobvo suasione che Vostra Maestà presti mag-
feci ricordo di qualche negoziato per la gior fede ai consigli di quelli chela cir-
permuta di esso e di Benevento, rinchiusi condano, che ai nostri; segua gli avvisi di
nel regno, che non ehbe elTetto, anco per coloro che sono impegnati pe'loro fini a
non avere il re mantenuto a Pio VII la trarla in una erronea opinione; e chiuda
promessa fatta nel 1806 sulla riprislina- l'orecchio alle nostre parole, non ascol-
zione del censo echinea.L'Artaud citato tando noi che, pel nostro stesso caratte-
riporta la lettera analoga de' 26 luglio re, non la possiamo ingannare. Con fran-

18 16 del re, responsi va a quella del Papa, chezza le ripeteremo, che sentimenti da i

sulla sovranità della s. ^ì^Aq nelle due Si- Vostra Maestà manifestati in una lettera

cilie, alquanto amara e sofistica, e ben di- autografa colla data di Palermo de' 26
versa dal giuramento da lui fatto a Cle- maggio 1806, e quelli che Vostra Maestà
mente XI II, ed al linguaggio tenuto pri- medesima ci ha fatti conoscere con l'inter-
ma. Già a'4 luglio 18 16 ilcardinal Con- medio del duca di Gravina nel giorno 6
salvi segreta rio di stato del Papa, ed. Tom- giugno, non sono conformi ai sentimenti
maso Spinelli marchese di Fuscaldo mi- che ci ha espresso da Napoli sulla presen-
nistro del re in Roma, segnarono una con- tazione del censo e della chinea. Vostra
venzione imo articoli, du'etti all'arresto Maeslàoffriva allora la presentazioiiedel-
de' rei e de'disertori sudditi, che si fossero la chinea colla pubblicità solila (
parole
rifugiati ne'duelimitrofi stati. Narra l'Ar- della lettera del duca di Gravina), o in
taud, che il marchese di Fuscaldo mini- tutti gli anni, od in particolare ogni vol-

stro di Napoli in Roma, sollecitando una ta che si chiedesse. E oggidì si asserisce

decisione snlla lettera di Ferdinando IV, che tale questione è una presunzione del-
scritta a Pio VII il ^6 luglio, sul grave la chiesa romana, un soggetto puramen-
aigomento delle ragioni sovrane della ro- te temporale. Dunque chiamerassi un.i
mana chiesa sulle due Sicilie, per pruden- presunzione della chiesa lomana un dirit-
za si andava temporeggiandone la conse- to fondato sui titoli più sagri di proprie-
i

gna da tante insistenze scosso il Papa la


: tà e di possesso? Si chiamerà temporale
sottoscrisse a' o dicembre 8 6 e fece spe-
i 1 1 un'obbligazione religiosa che lega le co-
dire,ed è concepita in questi termini.'» Di- scienze? Se la chinea ed il censo sono per
lettissimo figlio in Gesù Cristo, salute e be- se stessi una cosa temporale, non è ma-
nedizione apostolica. Non ci aspettavamo teria temporale la causa donde procedo-

certamente una risposta simile a quella no, non è cosa materiale il giuramento
che Vostra Maestà ci ha trasmessa colla che imprime il carattere d'una promessa
26
data del luglio. Nella nostra lettera del fatta a Dio". La s. Sede, continua poi a

28 giugno le parlavamo col linguaggio dire il Papa, non vuole confondere la que-
della religione, della confidenzae della in- stione del censo e della chinea con quel-
genuità apostolica, e la risposta di Vostra la di Benevento ediPontecorvo. Questa
Maestà è una discussione di diritto poli- parte dei dominio temporale può essere
SIC SIC 291
cambiala con un compenso territoriale, nostre provi ncic,piulfosto che agl'interes-
com'eiasi cotiveniiloin Vienna (con arti- si diVostra Maestà?Tutti sanno cheGioac-
coloseparato e segreto de' agingnoiS i5, i chino nulla ha potuto ottenere da noi. Vi-
ratificato a'22 dal Papa, che dice così : cini, come siamo, a cagione dell'avanza-
SaSainiélc consent à se priterà l'cchange ta nostra età, a comparire innanzi al tri-
du dnchc de Hcnevent contre une inden- bunale divino, ecco il franco linguaggio
nité territoriale contigne auxEtalsdu s. che dobbiamo tenere con Vostra Maestà
SicgedansIecasqueS.M. le Roixde deux per evi tare, nel conto che Iddio ci doman-
Siciles desiderai cetcchange);ma non può derà del compimento de'nostri doveri, il
essere ceduta, né alienata diversamente* rimprovero d'avere per umani riguardi
» Vostra Maestà distingue ancora nella nascosta la verità. Noi dobbiamo parla-
sua letlern la qualità di Sovranoda quella re così, perchè Vostra Maestà conosca i

di Pontefice per ricondurci a'tempi della suoi veri interessi e l'importanza de'nostri
prepotenza e della forza, che haiuio pre- doveri se Vostra Maestà non adempie i

ceduto il nostro esilio ... Vostra Maestà suoi".L'Arlaudche tuttoriportajSOggiun-


ci dice che il nostro segretario di stato ge: llrediNapoli fece rispondere al Papa
scrisse a Conaparte: Che se gli stati della
- verbalmente,che molto dolevasi d'aver la-
Chiesa fossero guarentiti, non vi sarebbe sciato nella sua lettera del 26 luglio alcu-
stato alcundubbio che noi avremmo rico- ne espressioni, che aveano dispiaciuto a
nosciuto Giuseppe Bonaparteper re del- Pio VII, a quel Pio VII che ogni cattoli-
le due Sicilie". Intorno a che il Papa e- co dovea considerarecome uno de'piìi am-
spone, che Bonaparte avea fatte due do- mirandi Pontefici che abbiano occupata
mande imperiose. Egli volea che si allon- la cattedra di s. Pietro. A Schiavo ripor-
tanasse da Roma il console napoletano, e tai il trattato fatto nel 18 16, con Algeri,
che si riconoscesse il re Giuseppe. Aliai, Tripoli e Timisi, sulla libertà del trafiì-

la Sede rispose negativamente :alla 2.


s. co commerciale e sul riscatto degli schia-
che vedevasi pur troppo ch'era impossi- vi, e di quelli che allora furono posti in

bile al sovrano di Roma, in mezzo a tan- libertà. In conseguenza delle cose co'<i ve-

te violenze, di non riconoscere Giuseppe nute nel congresso di Vienna, sulle regole
re di fatto, re del regnoche occupava; ma fondamentali per l'amministrazione della
si diceva nella conclusione, che non sa- riunione delle due Sicilie in un sol regno,
rebbe riconosciuto giammai qual re della il re cassò il parlamento,e annullò la costi-

Sicilia, che non occupava. »j E quante i- tuzione di Sicilia del 18 12: protestarono
stanze non ci ha fatte Murat, accompa- molti siciliani, e indarno appellaronoalla
gnate dalle più ampie promesse, per ot- garanzia dell' Inghilterra. Nelle propor-
tenere l'investitura del regno di Napoli? E zioni della popolazione del regno fu pro-
con qua! fermezza non l'abbiamo noi sem- messa la 4-'' parte degl'impieghi a'sicilia-
pre ricusate? Vedendo la nostra resisten- ni, e che mentre il re risiedeva in Napo-
za, egli ci ha fatto offrire l'istantanea resti- li, la Sicilia avrebbe la propria corte e ri-

tuzione delle nostre provincie della Mar- marrebbe sotto il governo d'un principe
ca, purché solo ricevessimo inRoma uno del sangue. Stabilì il re l'unità della mo-
de'suoi ministri incaricato di complimen- narchia, ed incominciò un'era nuova, in-
tarci pubblicamente. Consentiva persino Ferdinando Iredelregno del-
l\[oh\n(.\os,\

a ciò che questo ministro vivesse in ap- ledue Sicilie, ed emanando agli otto- 1 i

presso in Roma qual semplice uomo pri- brei8i7 la legge organica perla divisio-
vato, eseguita la cereraonia, se così a noi ne amministrativa e giudiziaria de'dorai-
fosse piaciuto. Abbiamo noi dunque con- nii di là dal Faro; con che ridotta la Sici-

sagrale le nostre cure alla ricupera delle lia in provincia del regno, perde l' isola
29*2 S I C SIC
molti suoi privilegi, le sue leggi, l'antica nea,cos\ vi fuchi erroneamente credè es-
sua bandiera : si adatlò alla meglio il co- sersi dal Papa sulla medesima transatto.
dice di Napoleone alle abitudini siciliane, Bensì il Papa finalmente concesse al ree
e il paese fu per lai/ volta assoggettato successori in perpetuo l'indulto per la no-
all'impopolare coscrizione, introdotta nel mina d'idonei ecclesiastici pe' vescovati e
regno di Napoli da'francesi, ed alle taglie arcivescovati del regno delle due Sicilie,
del bollo della carta e del registro; niisu- da approvarsi dal Papa, il qualesi riservò
retultecheinasprironoi siciliani, tantoge- la collazione delle prime dignità de'capi-
losi di loro nazionalità e tìanchigie. D'al- toli. Alla pubblicazione del concordato,di-
tronde il re non potè fare a meno di de* ce l'wnnalista Coppi, che altamente si la-
cretare l'analoghe leggi degli 8 ei idicem- gnarono i siciliani, conìe fosse col medesi-
brei8i6, colle quali gli antichi privilegi mo abolita la Dlonarchia di Sicilia^ se-
concessi a'siciliani furono messi d'accordo condo la quale i sovrani dell'isola per un
con l'unità delle che
istituzioni politiche, asserito privilegio pontificio al conte Rug-
in forza de'traltati di Vieima doveano co- gero sono investiti della legazione aposto-
stituire il diritto politico del regno delle lica,ed a tenore della bolla di Benedetto
due Sicilie. Bramoso il le di dare a'due XIII deputano un ecclesiastico, il quale
regni riuniti un medesimo regolamento giudica certe cause e concede alcune di-
ecclesiastico, stipulòa'iG febbraio 1 8 i8il spense minori, che altrove sono riservale
Concordalo ira Pio VII^ e Ferdinando alias. Sede. Laonde Ferdinando con de- 1

Ire delle due Sicilie. In tale articolo ri- creto de'5 aprile dichiarò Che cull'arli- :

produssi il testo dell'intiera convenzione, colo22.°, in forza del quale era libero ap-
latta in Terracina dal cardinal Consalvì pellareallas. Sede, non erano aboliti pri- i

segretario di stato, e dal cav. de Medici vilegi del tribunaledella Monarchia di Si'
di cui parlai nel voi. XLIV, p. 88, e ra- Cilia, contenuti nella bolla di Benedetto
tificata dal re e dal Papa. L' Artaud ne XIII, ciò che non mancai ri marcare in fine
pubblicò alcuni articoli, e quello segreto del concordato. Nel Bull. Rom. coni. 1. 1 5,
rinnovato sull'altro che contenevasi nel sono riportati : ap. i l'allocuzione iVb«i2-
precedente trattato di Napoli del i 74' > è lienOj di Pio VII, colla quale pubblicò tal
concepito in questi termini.» Sua Santità, convenzione nel concistoro de' 16 marzo
desiderando che tanto in Napoli, quanto 18 18; a p. 2 6 seg. il testo del concorda-
in tutto il regno, si dia libera e pronta e- to; ap.7 la lettera apostolica In supremo
secuzione alle bolle, ai brevi, ed alle spe- Aposlolicae dignitaiis, de'7 marzo 8 1 8,
dizioni della corte di Roma, come pure a di conferma del concordato, che pure vi

quellede'suoi tribunali e de'suoi ministri, fu riprodotto; a p. i4 'a bolla Sincerilas


ilre,innomedella nota sua pietà e religio- fidei,(ìe'j marzo 18 i
8, per l'indulto al re
ne,assicura Sua Santità che darà gli ordi- delle dueSiciliedi nominare agli arcive-

ni opportuni perla pronta esecuzione del- scovati e vescovati del regno; a p. 47 la


le suddette spedizioni di Pioma". La que- bolla Cuni articulo xi, de'5maggio 1818:
stione della chinea e del censo rimase sem- Declaralioart. xi convenlionis initaecuni
pre la stessa. Siccome si stipulò che rima- rege ulriusque Siciliae, super jure episcO'
nessero in peipetuo a disposizione libera poruni nominandi reclores vacanliuni ec-
del Papa 2,000 ducati
1 di pensioni sopra clesiaruniparochialiunij a p. 3i la bolla
alcuni vescovati e abbazie del regno, da Jani inde,(ie'3 aprile 18 18, per la nuova
assegnarsi dal Papap/'O /cm^;o/'e a suo pia- circoscrizione delle diocesi in parte dira
cere in benefizio de'sudditi dello stato ec- Pharunij a p. 35 la bolla Paternae cha-
clesiastico, e siccome questa somma coin- rilati, de' IO aprile 18 18: Imminutio fc-

cidecon quella di cui si trattava nella chi- slonun indioecesibuscitra, et trans Plia-
SIC SIC 293
rum regni lUriusque Siciliae; a p. ^Q> la ne I colla fondazione in Lombardia del
bolla Deittilioridorninìcae,(.\e2S giugno regno Italico col disegno di estenderlo a
I 8 8, sulla nuova circoscrizione delle dio-
1 tutta la nazione, dalla lusinga d'una co-
cesi di (jua dal P^aro, in esecuzione del con- stituzione per rendere il suolo italiano in-
cordalo. Ne furono soppresse 5o, o unite qualunque forza straniera, e
accessibile a
ad altre, e si stabilì che vi fossero ic) me- da Murat nel promulgare a'popoli l'ita-
tropolitani con GG vescovi; si conservato- liana indipendenza e la sua unione, con
no abbazie di Monte Cassino, d'i Mon-
le governo scelto dal popolo. Tali disegni,
te ^'c/'gmeedella Cava, coWa. prepositura sebbene svaniti nella generalità de'popo-
di s. M." la Mina d'Altamura, e il priorato li, rimasero in molti e specialmente nei
di S.Nicolò di Bari. In Sicilia già Fio VII militari Napoleonici e ne'giovaui, fomen-
a vea eretto lesedidiCaltagironeeNicosia, tati dalle Sette che aveano
suo centro il

e Piazza l'eresse a'y luglio 1 8 1 8. Qui ag- in Francia, e precipuamente dal carbona •
giungerò chePioVIIcol la hoWaPi o pasto- rismo accresciuto spaventosamente nel-
rali sollicitucline ,<\ii iZ marzo i S'ì''2,Bull. l'Italia meridionale, che lo comunicò alla
Rorii.cont. 1. 1 5jp.487,dispose: ISova noit- settentrionale. In tali circostanze generali
nullaruni dioecesiuni ordinatio et distri- d'Italia,Ferdinando! nel regno delledue
butio in ìn3ulaSiciliae,^e\ febbraio 8 8, 1 1 Sicilie avea dopo ili8i5 adottato prin-

come nel febbraio i8i9,la Sicilia fu tribo- cipi moderati e atti ad unire tutte le par-
i

lata da orribili terremoti, nel qual anno li che per lo innanzi aveano diviso suoi i

morì in NapoliCarlol V fratello del reFer- popoli. Ne' dominii al di qua dal Faro le
dinando 1, il quale nel medesimo anno si finanze erano floridissime, nondimeno e-

recò in Roma per visitare Pio VII, l'im- ran vi molti malcontenti; il clero e la no-
peratore Francesco I, che poi ospitò nel- biltà erano disgustati per non aver ricu-
la sua reggia, edallri sovrani. La rivolu- perato quanto aveano perduto nella ri-
zione liberale di Spagnaehhe il contrac- voluzione; l'esercito composto di antichi
colpo non solo in Portogallo, ma nel le- soldati reduci da Sicilia e di quelli chea-
gno delle due Sicilie, e negli stati del re di veano militato sotto Murat, iion era sin-
Sardegna[f^\),^Q\?,Q{\.av\Carbonari[l^.), ceramente unito, dappoiché primi in- i

e per lo spirito di libertà che propendeva ternamente prediletti dalla corte, vantan-
dappertutto; ilgabinetto di sua mae.>>tàsi- do la loro fedeltà, consideravano gli a Uri
ciliaua non islava già senza un presenti- quali rivoltosi , ed i secondi credendosi
mento della procella chescoppiò,però non più prodi disprezzavano gli antichi quasi
avea adottata veruna misura, e Napoli ir- imbelli. Da tutto questo e da altre cause
ruppe prima di Torino, mentre le poten- eranvi nel regno prosperità e tranquilli-
ze collegate aveano ritirate le loro truppe tà senza garanzia della durata, e progres-
daFranciae daallrove, nella certezza d'a- so dello spirito pubblico verso la libertà,
vei e ristabilita la pace tutto si può leg- : propensione specialmente accresciuta e
gere negli accurati /Innalid' Ila li a deìbe- accelerata da'carbonari; setta che proibi-
nemerito storico Coppi, e qui ne darò un ta dal governo nel 8 1 G, poi la disprezzò
1

semplice e breve cenno. nella lusinga chesarebbedecaduta da per


La rivoluzione di Francia e la sua in- se. Alla dilatazione della setta contribu"i
vasione in Italia, con dilatare quivi la set- lo stabilimento delle milizie provinciali
ta de Liberi M tiratori [f'^.), che avea una nel 1817, indi si comunicò alla Siciliae

propensione democratica e iiieligiosa, a- non poco si estese. Vi erano bensì fra i

\ea naturalmente rinvigorito le auliche partigiani del potere assoluto un'altra so-
idee di libertà, d'iudipeudenza e d'unio- cietà opposta e denominata de'caldera-
uè uu2Ìouale;ulimculate poi da Napolcu- ri; questa isliluila iu Sicilia da'uapoleta-
204 SIC SIC
ni rifugiali nel 1806, quando vi ritornò dunque in assenza del sovrano, giunta in
il re, nel ripatriare con lui la trasferiro- Napoli la notizia degli avvenimenti diNo-
no ne'tlomiiiii di qua dal Faro. Si cre- la e di Pepe, il principe Nugent austria-
devano calderari promossi da Antonio
i co e capitano generale, udito il parere dei
CapeceMinulolo principe di Canosa, cal- generali, mandò da Pepe affinchè procu-
do e strepitoso nemico delle novità po- rasse di sedare la rivoluzione colla forza;
litiche e per ajcuni mesi neli8i6 mini- e ritornatoli re, avendo per dubbia la fe-

stro di polizia; ma il loro inferiore e de- de di Pepe, rivocò la risoluzione e spedì a


bole contrasto co' carbonari servì a pro- Nola d tenente generaleCarascosa con pie-
muoverne la setta. Tale era nel regno del- provvedere agl'interessi del-
ni poteri per
le due Sicilie lo spirito pubblico, quan- general Vi-
lo stato; simili poteri inviò al
do scoppiò la clamorosa rivoluzione di toNunziante che comandava le divisio-
Spagna, avvenimento che accrebbe na- ni territoriali nelle provincie di Salerno
turalmente le speranzede'cai bonari e dei e delleCalabrie. Il tutto troppo tardi, poi-
liberali, che tentarono sollevarsi aperta- ché l'insurrezioneerasi dilatata e resa im-
mente. I carbonari a' 3o maggio 1820 j/onente, intere popolazioni domandan-
scelsero a capo perchè dirigesse le loro o- do la costituzione al grido di: Viva il Re!
perazioni Guglielmo Pepe luogotenente Molte truppe vi presero parte, de Conci-
generale e comandante la divisione ter- liis fu fatto comandante dell'esercito co-

ritoriale delle Provincie d' Avellino e di stituzionale,pubblicò un proclama sedu-


Foggia, chesul piincipiodi luglio adunati cente per dilFoudere il governo costitu-
1 0,000 uomini delle sue truppe, in atto zionale, esagerandone i beni, come mali i

miuaccinso spedì al re deputati per in- del paese e delregime monarchico ; lo


durloa promulgare la costituzione. Intan- slancio unanime della nazioneper porsi a
to la rivoluzione erasi incominciata nel livello delle più eulte nazioni, essere en-
principio del mese
Nola con bandiera
in tusiastico e non aver più misura. Alcuni
rossa, azzurra e nera, e ben presto si co- deputati della setta, dell' esercito e del
municò a Mooteforte e in vari luoghi, nel popolochieseroper votouniversale la co-
tempo che il re trovavasi in mare per in- stituzione; e Ferdinando I, costretto ad
contrare il principe ereditario Francesco accudirvi, a'6 luglio 1820 pubblicò che
duca di Calabria, che ritornava colla sua fra 8 giorni ne avrebbe notificato le basi,

famiglia da Sicilia, dove nella sua difìl- e che fino alla compilazione della costi-
cileposizionee tra gl'irritati siciliani ch'e- tuzione le leggi attuali fossero in vigore.
ransi conservati fedeli nel tempo di sven- Indi si ritirò dall'amministrazione del re-
tura, nella sua moderazione e saggezza in- gno, e ne dichiarò vicario generale il du-
dustriosamente e con zelo avea fatto mol- ca di Calabria, come nel 1 8 2
i colla pie-
to bene con mani legate; ed in grazia di nissima clausola dell'^/^erfg^o, e fu cam-
lui quando la legge fondamentale riunì biato il ministero. Tali di'posizioni non
i due stati di Napoli eSicilia in un regno furono sufficienti a contentare i rivoltosi
unico e indivisibile, venne stipulato che e loro aderenti, ed a ridurli all'ubbidien-
i siciliani sarebbero assimiliali in tutto ai za del governo, perchè i carbonari di Na-
napoletani, tranne per gl'impieghi eccle- poli impadronitisi de'bastimentida guer-
siastici e civili, a'quali avrebbero diritto ra, sospettando l'evasione del re, la città
i soli abitanti dell'isola; inoltre e più vol- cadde in generale agitazione. A'y luglio
te il principe con energiche rimostranze il vicario duca di Calabria pubblicò esse-
ottenne pel paese de'sussidii ed altri van- re pronto il rea darelacostituzione,men-

taggi, il che lo rendeva ben accetto nel- tre carbonari nella piazza della Carità
i

l'opinione generale di tutto il regno. A- si recarono a proclamare quella di S^pa-


SIC S I C 3C)D
glia, ed invasala regi^ia obbligarono il du- pel I ."ottobre di 98 deputati, ed il re sles-
ca ad aduUai'ia, salve alcune rnodiOca- so l'aprì rinnovandoil giuramento, con

zioni convenienti alle due Sicilie. I fazio- undiscorsoappropriatoalla violenza del-


si quindi coslrinseio il re slesso a pub- le circostanze, raccomandando l'inviola-
blicarla, essendone i La
principali capi: bile attaccamento alias. cattolica religio-
nazioneessere libera e indipeudeutee non ne, e il rispetto alla s. Sede, il cui ultimo
patrimonio d'una famiglia; la sovranità concordalo uvea fatto sparire le antiche
risiedere essenzialmente presso la nazio- controversie. Il re fu applaudito, e Pepe
ne, e appartenerle lo stabilire le sue leg- ostentò virtù deponendo il comando del-
gi fondamentali; che la «eligione sareb- l'esercito, che fu accettato, continuando
be stata perpetuamente la cattolica apo- il principe ereditario ad amministrare il

stolica romana , unica vera , e proibirsi regno. Così fu consumata la rivoluzione


l'esercizio di qualsivoglia altra religione. nei dominii di qua dal Faro, quasi senza
Il governo essere una monarchia mode- spargimento di sangue; ma ben aLlrimen-
rata ereditaria; spettare al re fare esegui- li accadde in Sicilia. 1 siciliani emuli dei

re le leggi che avrebbe fatto colle corti, confinanti napoletani, la loro avversione
essere inviolabile la sua persona e irre- erasi accresciuta per avergli il re tolto il

sponsabile, ma non potere uscire dal re- titolo di regno, la costituzione del 18 12,
gno. Formare le corti l'unione di lutti i e l'amministrazione separa la,ed introdot-
deputati rappresentanti la nazione, e no- to il reclutamento, il registro eia carta
minati da'cittadini sulla base della popo- bollata. Però le persone savie e illumina-
un deputato per ogni 70,000
Iazione,cioè te avevano lodato il sistema legislativo e
anime. Pepe esigette di proseguire al co- amministrativo introdotto, tribunali e i

mando dell'esercito, e la consegna delle le intendenze delle7 provincie. Non così fu

fortezze della capitale, tranne Castel Nuo- contenta Palermo, che prima avea la di-
to contiguo al palazzo del re, che conti- rezione e ramministrazionede'principali
nuò a presidiarsi dalla guardia reale ;
affari dell'isola: i patrizi poi erano esa-
quindi a' g luglio entrò in Napoli tra gli cerbati per aver perduta la dignità di pa-
applausi, e meno il re tutta la famiglia ri,e angustiali per la legge feudale che
realesi ornò della coccarda tricolore, e dovea pubblicarsi, per cui una parte dei
venne onorevolmente ricevuto da essa e loro beni stabili dovea passare a' comuni
da Ferdinando 1, che poi co'principi rea- e agli stessi abitanti de'feudi. In tali di-
li giurò la costituzione. Bisognò che il vi- sposizioni d'animi, e per gli annunzi del-
cario facesse altre concessioni, e persino la rivoluzioue costituzionale inNapoli,su-
abolisse le azioni penali pertultii misfat- bitoe universale fu il votode'palermita-
ti ne' dominii al di qua dal Faio com- ni d'avere un parlamento siciliano, sepa-
messi prima de'7 luglio, con poche ecce- ratoe indipendenle dal napoletanOjUiea-
zioni; così fruirono l'impunità molti rei di tre era luogotenente generale di Sicilia
delitti gravissimi. Pepe volle compensati Diego Naselli palermitano, che non pre-
i principali rivoltosi, e 7000 decorazioni se alcuna piecauzione all'entusiasmo dei
dell 'ordine militare di S.Giorgio, e con pre- nobili e del popolo, i quali adornatisi del-
potenza volle farcii dispotico,onde presto la coccarda lricolore,per segno d'indipen-
si disgustò co'ministri costituzionali. I Gar- denza avevano aggiunto un nastro gial-
vi

bo nari fecero ascrivere alla setta tutti mi- i lo. I cominciarono ad agire discor-
faziosi
litari, equasi lult'i cittadini, anche le fem- di, se proclamare la costituzione del 8 1 2, 1

mine col nome di giardiniere. Pepe volle o quella diSpagna, uniti però nel doman-
formato l'esercito di 100,000 uomini, ed il dare al re l'indipendenza siciliana. A'i5
vicario couvocò il parlameuto nazionale luglio iu Palermo fu gridalo Viva la ;
296 s I e SIC
costi luzìone, l'indipendenza, l;i liheità. Il di morti e feriti d'ambo le parti, e fini

generale Church comandante delle armi con arrestarsi tutt'i militari tra gl'insulti
e odiato fu costretto fuggire a Napoli, e del volgo. Il luogotenente s'imbarcò per
la sua abitazione venne devastala e i)ru- Napoli a' 17 luglio, e Palermo rimase in
ciata;corae furono incendiali gli uffizi del- piena anarchia. Il popolaccio saccheggiò
la carta bollata, del registro, delle ipo- il palazzo reale, le abitazioni degli ullìzia-
teche, del catasto e dell' intendenza, non ]i caserme de'soldali, rinforzato dai
e le
che gli stemmi'reali, rialzandosi l'aquila contadini insorti de'vicini paesi; lo scom-
con due teste, antica insegna palermita- piglio della città giunse al colmo. I con-
na. A'i6 luglio il luogotenente pubbli- conservando una qualche
soli delle arti,
cò il decreto regio sull'accettata costitu- influenza, invitarono il pretore munici-
zione spagnuola, e ad esempio di Napoli pale di Palermo principe di Torrebuona
creò una giunta provvisoria di governo. ad assumere il governo della città, laon-
]1 governo non avea più forza d'agire, e de questi recatosi dal cardinal arcivesco-
Naselli era in preda a'faziosi, fra'quali si vo concertò una giunta provvisoria, che
uoveiavano alcuni membri della giunta, amniise alle sue sessioni i consoli, col car-
ed occuparono il forte di Castello a Mare dinal presidente; ma l'anarchia prosegui,
e due altri minori, impadronendosi an- e il presidente dovè assolvere i carcerati
cora delle armi, indi ebbero in potere an- e galeotti da'propri delitti, indi fu ucci-
cbe quello che circonda il palazzo reale: so e mutilato il principe d'Aci, e l'abita-
tanta plebaglia armata .spaventò tutti i zione saccheggiata. Giunto a Palermo il

buoni. Furono saccheggiate e incendiate principe di Villafranca,ben veduto dalla


le case de' pubblici giuochi, e quella dei popolazione, il cardinale gli rassegnò la
ricco ministro delle finanze march. Fer- presidenza, ed a poco a poco si riuscì a
rari l'arcivescovo cardinal Gravina re-
: tenere in freno quelli che non anelava-
cossi a piedi colla croce per impedir il 2.° no cherapina.Nel volersi dilatare la rivo-
sacco nel suo principio, e dovè ritirarsi Inzione per tutta l'isola, 6 provincie che
non senza gravissimo pericolo. Venne tru- pel deterioramento di Palermo avevano
cidato il principe della Cattolica come so- migliorato la loro condizione, ne rigetta-
spetto, e perchè dovea ordinare la guar- rono le suggestioni. Allora i faziosi si ac-
dia civica a tutela dell'ordine. Naselli do- cinsero a ottenere con bande armate di
vè convenire ad un indirizzo al principe guerriglie la sommissione dell'isola; fu-
vicario generale, essere voto universale rono preseGirgenti, Cefalo e Caltaniset-
della Sicilia avere la costituzione di Spa- ta che fu saccheggiata; le altre si difese-
gna, con amministrazione separata e in- ro. Saputasi dal vicario generale la rivo-

dipendente da Napoli; ed a percnettere luzione di Palermo, pubblicò un procla-


al maresciallo di campo Faris per de- O ma affettuoso, e perdono generale per ten-
coro della truppa, di reprimerei disordi- tare di richiamare all' ordine i traviati,
ni popolari secondo le circostanze. Posta- poi nominò luogotenente di Sicilia Rug-
si la truppa avanti il palazzo reale in or- gero Settimo, e spedì a Palermo una (lot-
<line di battaglia, fu molestala da'solle- tiglia, ma inutilmente; conferì perciò la
vati con schiop[)eltale e minacciata coi luogotenenza al principe della Scaletta,
cannoni. I ribelli fatti più audaci, apri- che impedì il più possibile i progressi del-
rono le carceri e le galere, e formarono la rivoluzione nell'isola. Alcune deputa-
un corpo senza capo di circa 2, fico scel- zioni di palermitani si recarono a Napoli
lerati, costringendo la truppa a ritirarsi con grandi esigenze, per inutili negoziati;
nel forte del palazzo, ma poi per leme- onde Palermo ben presto Irovossi in an-
ucde'carbouarijQu usci usi sbaudùi quia- gustie di denaro. Frultanto il vicario gè-
SIC S !
297
ncrale nianilò truppe in Sicilia sotto il co- cilie,siccome contrario alle convenzioni
mando eli Florestano Pepe, fratello dol- di Vienna, s'adunarono nel declinar d'ot-
l'altrOjC una squadra navale agli ordini di tobre in Troppau, cioè gì' imperatori di
Bansan per lepriraere l'anarchia e il disor- Austria e Russia, il re di Prussia, co'loro
dine,e possibilmente venire a conciliazioni ministri, e i rappresentanti delle grandi
ragionevoli.Ben presto l'ordine fu ristabi- potenze residenti presso di loro, e tutti
lito in molte parti, e Palermo ridotta al- si mostrarono contrari alla rivoluzione
le sue proprie forze, e mentre si trattava napoletana; deliberarono pertanto di a-
dell' ingresso pacifico di Florestano con doprare prima i consigli, e poi se occor-
obblio al passa tOjil popolaccio indispettito reva anche armi per làr cessare gli scon-
le
di dover uuovamenlesoggiacere all'odia- certi nel regno delle due Sicilie, e d'in-
lo presidio napoletano, sollevossi aperta- vitare Ferdinando I a Lubiana oLaybac,
nienle a' 25 settembre, saccheggiò por- dove si sarebbero anch'essi trasferiti, af-
zione del palazzo di Villafranca, aprì le finchè libero da qualunque influenza po-
carceri, e corse a fare resistenza a Flore- tesse essere mediatore fra'suoi popoli tra-
stano che si avvicinava, e lo pjolestaro- viati, e gli stati de'quali minacciavano la
iio assai. Nell'attacco della città gli abi- tranquillità. L'Inghilterra non vollepren-
tanti si difesero rabbiosamenle,e la guer- dervi parte, e la Francia vi accedè colla
ra prese unatrocissimo aspetto. Floresta- clausola che i Trop-
principii stabiliti in
no fece gettare nella città alcune bombe, pau non riguardassero che Napoli e sen-
e granate dalla flottiglia, mentre era in za mezzi ostili ambedue le potenze poi
:

preda all'anarchia, al saccheggio,alIe uc- spedirono squadre iunanziNapoli,per ve-


cisioni. La mancanza del pane fini d'am- gliare a'propri interessi, e per protegge-
mansare la furiosa plebaglia, ed il prin- re la famiglia reale contro qualche pos-
cipe Paterno presidente della giunta a'5 sibile tumulto de'fautori dell' anarchia.
ottobre convenne alla consegna de'forti; L'avversione de'governi d'Europa a ca-
che la maggioranza de' voti de' siciliani gione del modo con cui erasi ottenuta la
legalmente convocati decidesse dell'uni» costituzione, basava principalmente per
là o separazionedella rappresentanza na- contenere molti germi di disordine e anar-
zionale del regno delle due Sicilie; la co- chia incompatibili alla tranquillità d'Eu-
stituzione di Spagna essere riconosciuta ropa; in tale stato di cose,per evitare «na
in Sicilia, con quelle modificazioni daa- guerra e le conseguenze, non sarebbevi
dottarsi dal suo parlamento separato; in- stato che rifusione della costituzione spa-
tera dimenticanza al passato; che Pater- gnuola, troppo democratica e non con-
nò continuasse temporaneamente la pre- facentc alle due Sicilie, o piuttosto la for-

sidenza della giunta, e di questa farne par- mazione d'una costituzione napoletana, l
te Florestano. Nel dì seguente i regi oc- ministri e altri prudenti tentarono modi-
cuparono posti militari della città, e il
i ficare la costituzione, acciò altri non ve-
governo generale di Sicilia restò in Mes- nisse a farlo colla forza, ma inutilmente.
sina, e Florestano ebbe poi la direzione I 3 nominati sovrani riuniti in Troppau
di tutte le cose per riimnzia di Paterno. scrissero a Ferdinando I a'20 novembre,
Nel parlamento di Napoli fu biasimato il essersi uniti per considerare le conseguen-

re per aver fatto una convenzione lesiva ze che gli avvenimenti di Napoli minac-
alla costituzione, con un branco di sedi- ciavano al resto della penisola italiana e
ziosi lordati di mille eccessi e non con tut- non essendo la ri-
forse all'Europa intera,
ti i siciliani, quindi si dichiarò nulla. Ma voluzione un avvenimento assolutamen-
le potenze d' Europa non potendo per- te isolato; a rimediarci desideravano la

uietlerequaulo era accaduto uelicducSi- di lui cooperazione invitandolo aLubia-


298 SIC SIC
Ilaper affrettare una conciliazione pel Il delegato mg.r Angelo Olivieri si chiu-
ben esserede'suoi popoli e del suo regno; se nella rocca con 4o uomini, ed agli 8 i

anche il re di Francia fece eguale invito. capi de'ribelli gl'intimarono di partire fra
TI re manifestò al parlamento il ricevuto due giorni, il che effettuò agli i i col te-
invito, per inlerporsi mediatore fra' so- nue presidio, dopo fatta una protesta per
vrani collegali e la nazione, per evitale serbare illesi i diritti sovrani della s. Se-
a questa il flagello della guerra, e rimuo- de. 11 regno a' 12 lu-
vicario generale del
vere gli ostacoli che da 6 mesi aveauo i- glio pubblicò, che avendo saputo il mo-
solato i suoi stati dall'alleanza europea; vimento di Benevento, e volendo evitare
proniellendo far di tutto onde i suoi po- tuttociò che poteva turbare la buona in-
poli godessero una costituzione saggia e telligenza col Papa, ove alcuni abitanti
liberale, ed assicurala con legge fouda- del regno si mischiassero negli affari di
mentale la libertà individuale e reale; in- quellostato, avvertì i suoi popoli, che per
di domandò che 4 deputati del parlamen- conservar la propria indipendenza era ne-
to l'acconijìagnassero, peressere testimo- cessario rispettar quella degli altri gover-
ni de' suoi sforzi per allontanare il sovia- ni, ed evitare religiosamente quanto a-
stante pericolo. Tutto questo e il perico- vrebbe potuto compromettere la buona
lo di soccombere sotto forze lauto supe- armonia collacorle pontificia; quindi or-
riori, non poterono indurre uomini fa- dinòa lutti gli abitanti del regno, che niu-
natici e corrotti a moderati principii.I car- no ardisse intromettersi armato ne'con-
bonari gridarono: Cosliui/.ione di Spa- fìnideglialtrislati, né mischiarsi negli af-
gna o morte ! e minacciarono turbare la fari dello stalo limitrofo, .allora i beneven-
pubblica tranquillità della capitale. Do- tani stabilirono un governo particolare e
po molti dibattimenti non senza ripu- e rimisero in vigore le leggi vigenti nel 1 8i5
gnanza, il parlamento 3 dicembre fa- a' 1 prima del ristabilimento della domina-
coltizzò il re a partire col duca di Gallo zione papale. Anche Po/t/eco/vo si sottras-
ministrodegli affari esteri, e che il duca di se dal dominio di Pio VII, e si stabilì un
Calabria fosse reggente, e agli 8 gennaio governo particolare e costituzionale, ed
I 82 il re giunse a Lubiana. Con un nuo-
I eziandio il governo napoletano si ricusò
vo ministero il parlamento procedette a prenderne parte. In Pvoma e nelle vicine
pubblicare la costituzione politica del re- Provincie settari erano pochi, molti pe-
i

gno delle due Sicilie, in mezzo allo scon- rò erano nelle Marche e nelle Legazioni,
certo delle finanze che l'indussero a crea- ove stabilirono d'eseguire la loro rivolu-
re una rendita consolidata. La rivoluzio- zione liberale. Il governo austriaco che si
ne delle due Sicilie scosse naturalmente era dichiarato subito il principal nemico
tutta l'Italia; i liberali, i settari e i mal- della rivoluzione napoletana, vegliò spe-
contenti d'ogni sorte si disposero general- cialmente perimpedirechei suoi principii
Uiente a profittar delle circostanze per ot- si comunicassero nelle provincie del suo
tenere i loro inlenti: sembra che allora regno Lombardo Veneto, e pubblicò che
ulcuni faziosi in Torino concepissero il di- Io scopo de'carbonari mirava allo scon-
segno di rivoltar tutta l'Italia e renderla volgimento e distruzione de'governi, per-
libera e indipendente. Tali maneggi era- ciò essere rei d'alto tradimento. In Lubia-
no specialmente pericolosi pel confinante na Ferdinando I non potè subilo seco con-
stato pontificio; ed in fatti la rivoluzione durre il marchese di Gallo, non permet-
trasse subito a se Benevftilo^ ove uomini tendolo collegali; potè però aver presso
i

torbidi si sollevarono a'5 luglio contro il di se Alvaro Ruffo suo ambasciatore a

governo papale, ed invocarono la cosli- Vienna e che non avea voluto riconosce-
luzioae e l'unione allo stalo napoletano. re la costituzione, e poi gli fu permesso
SIC SIC 299
ili cliiamare il iliicii (.li Gallo, quaiidogiìi molti die corrisposero alle clcclainazioni,
le potenze a vcauo dicliiiiiato : non volere tale però non era Io spirilo pubblico: la

aiiitueltcre loslatotlellecoserisullaleila- costituzione aveuiloprodolti i inali iiise-

gliavveniinenli rivoluzionarijCOinballer- parabili di tulle le rivoluzioni, nonavea


anni per rimiuediala
lo colla l'orza delle recati i beni che si speravano dalla liber-
cessazione, e per garanzia un'annata in là, quindi indiderenza, avversione eper-
nome lóro avrebbe per3 anni occupalo suasionedell'inulileresislenza. Inlanlo ia
il regno, onde non lasciar sussistere più iN'iipoli la vendetta settaria pugnalòGiaia-
lungamente iuNapoIi unreginie imposto pielro divoto alla monarchia, egià direl-
dalla I ibelliotie, e insidioso allasicuiezza loie di polizia; e per le minacce di altri
degli siali vicini. Tulio il re partecipò al diversi notabili fuggirono. 11 governo iia-

ilucadiCaIabriareggenle,edi plenipolen- poletano chiese invano soccorsi alla Spa*


ziari al Gallo, perchè a lui leslimoniasse gna,ebbe(jnalchelusingad'appoggio dai
r irrevocabile stabilito dalle potenze al- carbonari di l'iemonte, incominciò a ra-
leale,onde a'3 i gennaio parli |)er Ps'apo- dunar denaro, eseguì varie forlifìcazioni
li.L'armata austriaca di Lombardia su- e fece piani di difesa. 11 principe reggen-
Lilo ebbe l'ordine di passare il Po e di te si riservò il comando supremo dell'e-

rnarciare sopra Napoli, stabilendo i colle- sercito diviso in due corpi e comandali,
gali che il man leni mento di quest'armata, quello di Terra di Lavoro di circa 2 5,0 00
dal giorno di tal passaggio fossea carico del uomini da Carascosa; quello degli Abruz-
re delle dueSicilie. Questa marcia a'qfeb- zi di circai8,ooo uomini da Guglielmo

braio parteciparonoal duca reggente i di- l*epe, il quale pui si stabili in Ascoli del-

plomalicidellepotenzealleate,in presenza lo sialo ponlilicio: CoUelta ebbe il mi-


di Gallo tornalo da Lubiana, dichiarando liistero della guerra, e fu statuito un si-

the veniva a occupare il regnoamichevoi- stema di guerra ilifensivo, rispettando i

meuteo per forza, e che in caso di guerra i popoli pontificii ne'moviinenti strategici,
russi sarebbero marciati dietro gli auslria- dandone il diri Ilo la neutralità passiva del
ti, se duca reg-
questi fossero respinti. 11 Papa e l'occupazione de'suoi stati falla
geutepiùdiqualunquealtroodiava la co- dagli austriaci, o meglio il passaggio in-
slituzione promulgala, e desiderava che dispensabile di loro truppe e relative o-
losse subito abolita; e ilduca diGalloera pcrazioni.L'esercitoera mancanlediiuol-
[)er»uaso de'difelli della medesima, e del- lecose,corroltoda'cai bonari e perciò indi-
l'impossibilità di sostenerla; mala sostan- sciplinalo; partecipava dello spirilo pub-
zadel potere era presso i rivollosi,euone- bhco, sia suH'indilferenza della coslituzio-
ra sperabiled'indurli adeporlocollasem- ne, sia dell'inutilità della resistenza; da
plice persuasione. Il reggente convocato lullociò avvilimento , e frequenti diser»

d parlamento, partecipò lullociò che gli zioni a centinaia. In tale sialo di cose di-
era slato comunicalo, ma deputali al- i sperando Carascosa di poter condjaltere,
lamenle declamarono il conculcamenlo a') marzo propose al governo di traila-
dell'indipendenza de'popoli, l'ingiustizia re co'collegali, ma la celerilà degliavve-
d'una invasione non provocala, giacche nimenti rese vani tali consigli prudenti,
chiamati a intervenire negli adari di Ce- barone Frimont generale supremo
11

ueveuloePonlecorvo, posti nel regno, a- comandava J2, 000 austriaci, ed una Hot-
veano ricusalo; quindi dichiarando esse- liglia comandala da Paolucci veleggiò per
re il re in islalodi coazione, stabilirono secondarne le operazioni : l'esercito era
di resistere alle determinazioni de'colle- compostodi Sdivisioni condotte da AVal-
gali, e che la disperazione avrebbe coni- modeu, Wieil, Lederer, AssiaOaibui'go,
battuto contro la forza. Non mancarono e .Slullci licim che marciò u Roma per co-r
3oo SIC SIC
prilla da una possibile invasione de'na- il generale austriaco Fiquelmont recossi
polelaoi, stabilendosi ne' dintorni 3*28 in Capuae sottoscrisse col generale d'Am-
marzo. rea'aS febbraio diresse a'sud-
11 brosio una convenzione nella quale si sta-
diti da Lubiana un manifesto,dicendo che bdì : Che cessassero le ostilità, l'armala
Co anni di regno gli aveano insegnato a austriaca nel dì seguente occupasseCapua
conoscere l'indole e i loro veri bisogni, ai e A versa. L'occupazione della città di Na-
quali avrebbe poi corrisposto, intanto do- poli e de'suoi forti sarebbe stata oggetto
versi riguardare T armata austriaca dai d'una convenzione particolare. L'armata
fedeli sudditi e dall'esercito, come desti- austriaca avrebbe rispettato le persone e
nata a proteggerli, ed a consolidare l'or- le proprietà, qualunque fossero le circo-
dine necessario alla pace interna ed ester- stanze particolari di ciascun individuo. In
na : eguali proclamazioni pubblicò Fri- tutte le piazze e forti, indipendentemente
Oìont da Foligno a'a 7 febbraio, e che non dal comandante austriaco, vi fosse ungo-
sarebbero levate contribuzioni di guerra, vernatore a nome del re, ec. A'2 3 marzo
qualora si ricevesse amichevolmente la in Aversa il generale Pedrioelli governa-
sua armala. Calcolando Pepe che gli au- tore diNapoli,e lo stesso Fiquelmont, con-
striaci l'avrebbero attaccato dalla parte di clusero altra convenzione, in cui si stabi-
Rieti,con 12,000 nominisi pose ad An- lì principalmente L'armata austriaca ai
:

trodoco fra le montagne, a Civita Ducale, 24 avrebbe occupato Napoli ed suoi for- i

ed un miglio e mezzo da Rieti, eda'7 mar- ti,ad eccezione diCastelnuovo alloggio del-
zo seguì una scaramuccia, indi nella ri- la guardia reale, pel servigio del re e suo

tirata il corpo si disciolse e tutti fuggiro- adiacente palazzo. Le altre truppe fosse-
uo. Avvicinatosi Frimont ad Antrodoco, ro sotto gli ordini di Frimont, e prima
presto ne occupò il forte abbandonalo, e dell'ingresso in Napoli il reggente avreb-
superate quelle gole l'esercito entrò in A- be ordinato la resa di Gaeta e di Pescara.
quilaa'io marzo, indi a' [2ÌlgeneraleVer- Il parlamento all'annunziodel disastro di

dinoisabbandonòAscoli, rientrò in Abruz- PtietijCon tarda moderazione a'i 2 marzo


Zoe la sua truppa si disperse. Stutterheim avea scritto al re giunto in Fiienze, che
daTi voli avanzandosi per Tagliacozzo su- se credeva allontanarsi dal sistema adot-
però le fortificazioni eseguite nella via Va- tato tornasse fra il suo popolo e manife-
leria, a'g marzo s'impadronì di Colli, e stasse quali miglioramenti credeva neces-
successivamentedi Fiocca diCerro, diTa- sari; ma di giazia non vi fossero stranie-
gliacozzo, ed occupati que'posti interes- ri che pretendessero frapporsi fra la na-
santi discese trampiillaraente per la valle zione e il suocapo; le leggi non fossero tin-
di Roveto. Inoltre Frimontcon altre trup- tedi sangue nemico fraterno; il suo tro-
pe fece occupareFondi a' i8marzo,e mar- no riposassesuU'alFettode'popoli, non sul-
ciò colle principali forze verso s. Germa- la clava di oltramontani : il re nulla ri-
no. Conosciufosi dal generale Selvaggi il spose. All'avvicinarsi degli austriaci il par-
j)roclama del re, con una brigata della lamenlodignitosamente terminò la sua e-
guardiarealericusòdicombattere. Segui sislenz;t,prolestando,a consiglio del depu-
lonodiserzioniin massa eammutinamen- tato Poerio, contro la violazione del dirit-
tii Carascosa restato quasi senza esercito to delle genti, e riservando i diritti della
ritornò a Napoli. Frimont senza opposi- nazione e del re, mettendo la causa del
zioni rimarchevoli proseguì la sua marcia trono e dell'indipendenza nazionale nelle
hopra Monte Cassino, Teano, Calvi. A' iq mani di Dio. Dopo le convenzioni di Ca-
marzo Carascosa d' ordine del reggente puae d' A versa, ci rea 400 de'pri nei pali fa-
partecipò a Wahuoden, potersi trattare ziosi partirono dal regno con Pepe e de

convenzioni militari. Perciò a'20 marzo Cuuciliis. Nella mallìua del 24 si ctTeltuò
SIC SIC 3oi
l'ingresso di Frimonl in Napoli, e il duca I da'i5 marao avea stabllilo la for-
sino
(!i Calabria col principe di Salernoassislc- ma d'un governo provvisorio pe'dominii
rono al passaggio di sue truppe sotto il di qua dal Faro, composto di fedeli alla
palazzo. Mentre queste cose accadevano monarchia, con Ciicello per presidente,
aldi rpia dal Faro, la Sicilia era in vari a cui nell'aprile unì il piincipe di Canosa
modi turbata. Primieiamente principa- i segretario di stato della polizia, nemicoa-
li possidenti furono di nuovo in agitazio- cerrimo delle novità. Il duca di Calabria
ne per una legge feudale edeinaniale pro- cessando dalla reggenza, si recò in Caser-

posta e approvata in parlamento; ed il go- ta in seno della famiglia, e vi passò parec-


verno sempre debole dopo la rivoluzione, chie settimane. Quanto alla Sicilia, il re
vieppiù s' infievoliva colla decadenza di a'24 marzo ne aOidò il governo al cardi-
quella di Napoli. 11 principe della Scalet- nal Gravina, che ne assunse l'esercizio a'2
taluogotenente generale dell'isola e resi- aprile; indi la divisione austriaca diWal-
dente in Messina avea ai comando di quel- modcn passòin Sicilia,eneoccupòleprin-
la divisione militare il maresciallo Rossa- cipali fortezze e città. Il governo provvi-
rol torbido e audace: il general VitoNuri- sorio di Napoli, secondo gli ordini del re,
ziantecomandantc generale e lesidente in annullò quanto dopo il 5
erasi disposto
Palermo avea poche truppe e non poteva luglio 1820, soppresse reggimenti dellei

fidarsi d'alcuni ufilziali : quindi generali milizie co'quali precipuamente erasi ope-
timori d'anarchia, e qualche tumultosu- rata la rivoluzione, rinnovò rigorosamen-
scitato da'carbonari, e da'faziosi avidi di te la proibizione delle società segrete,di-
rapina. In tale agitazione degli animi ui sarmò i cittadini, e privò degl'impieghi e
25 marzo alcuni carbonari in Messina u- cacciò dal regno tutti quelli che dal 1
79^
i)ili a Rossarol stabilirono di sostenere la aveano mostrato propensione alle novità
costituzionee inviare commissari per l'i- politiche; laonde molti personaggi fiuono
sola ad invitare i siciliani a imitare il loro arrestati, altri fuggirono, e Canosa inveì
esempio; indi la notizia della rivoluzione con clamorosi castighi contro alcuni car-
diPiemonte gl'infìammò all'audace intra- bonari, e molti detentori d'armi odi qual-
presa. Rossarol animò ima turba di car- che segno settario furono dannati a mor-
bonari e vari uQìziali e soldati alla difesa te. Per tali rigorosepunizioni, molti libe-
della libertà : corsero costoro furiosi per rali formarono bande ai ma-
e carbonari
Messina, insul tarono le statue del re,e mi- te il regno. Ferdinando I
che infestaiono
nacciarono il luogotenente che fuggì. In- da Firenze nella metà d' aprile passò in
cominciata cosi la rivoluzione, Rossarol Roma,ove l'attendeva il duca di Calabria,
inviò emissarijCorrieri e proclara per pro- i vi dimorò un mese, e a' 1 5 maggio rientrò

pagarla in tutta Sicilia e chiamare in Mes- in Napoli col detto principe ereditario,
sina tutta la truppa, ordinando l'arresto pubblicando a'3o pietva amnistia de'set-
di Nunziante , ma non gli riuscì. Allora Indi seguirono arresti di rei di stato,
tari.

questi qual comandantesupremo nel .''a- i e diverse condanne ed esilii numerosi. Da


prile assunse temporaneamente il coman- Palermo fuggironocirca looiudividuinel
do di tutta l'isola, e die le opportune di- ristabilimento delTordine, non si fecero
sposizioni pel mantenimentodelia pubbli- processi contro gli autori della rivoluzio-
ca tranquillità. Tentò inutilmente Rossa- ne a motivo dell'amnistia del precedente
rol di commovere calabresi contro da i i anno, soltanto si processarono i rei del-
lui chiamati perfidi che a veano introdotto l'assassinio del principe d'Aci, ed alcuni
gli austriaci in Napoli; però disponendosi altri ch'eransi segnalati negli eccidii e nel-
a sottomettere Reggio, fu abbandonato, le rapine; altri processi ebbero luogo in
s'imbarcò e fuggì. Del resto Ferdinando Messina, e da tutta Sicilia furono ailoii-
3o2 SIC SIC
fannli 5o indiviilui. Ferdinando I mnl- fa occupazione militare avea allonliumta
contento dell' esercito, Io disciolse nella dalle piovincie di qua dal Faro; decrela-
maggioi- parte, e stabilì il modo per ri- re pertanto che in queste stesse provin-
comporio con 3 reggimenti di fanteria eie fosse ripristinata. La rivoluzione di
straniera svizzera; abolì la coscrizione an- Benevento ch'era nata con quella di Na-
nna, d'ascrizione marittima. Si fece una poli, cessò naturalmente colla stessa; in
convenzione pel mantenimenlodell'eser- fitti beneventani appena intesero la di-
i

cilo austriaco, <e diminuzione avrebbe


la spersione dell'esercito napoletano, si pre-
avuto luogo a poco a poco il re dichiarò
: sent.jronoalcardinalSpinucci loroarcive-
il general Frimont principe d' Antrodo-
scovo,dichiararonodi voler ritornare sol-
co per avere restituito al regno l'antico to l'antico governo pontificio, e lo sup-
suoordine.egli donò 220,000 ducati. Pel plicarono di essere loro mediatore presso
mantenimenlodi5o,oooaustriacisul pie- Pio VH. L' arcivescovo accettò di buon
de di guerra e altre spese, le finanze giìi grado tale pastorale olficio, e tutto fu ri-
floridissime rimasero pienamente scon- messocome per lo innanzi, riebbe il pre-
certate, e occorse fare ininuovo debito lato delegato apostolico nella persona di
di 32,800,000 ducali; la Sicilia avendo mg.r Mangelli poi cardinale, con due as-
fìnanzeseparate,conlrasse un debito d'un sessori, la congregazione governativa, e il

milione d'once. A'26 maggio il re stabilì tribunale dii.'' istanza ; a Delegazioni a-


una nuova forma di governo per la prò- postoliche parlai del posteriore suo go-
speriladelregno,disponendoiin consiglio vernamento,e nel voi. Lliljp.-Jigqnan-
ordinaiiodi stato da presiedersi da Inio do fu incorporato ada legazione di iMa-
daldnca di Calabria; l'amministrazione rittima e Campagna. Anche l'onlecorvo
di Sicilia fosse separata
da quella de'do- ritornò all'idjbidienza del Papa, ed ora
minii di qua dal Faro, e regolata da un fa parte della stessa legazione. PioVIIad
nJogoienenteeda3direttori,eda unacon- istanza di vari sovrani puhblicòa'i 3 set-
sulta di slato residente in Palermo coni- tembre la bolla di Scomunica contro la
posta di 18 persone, mentre di 3o fosse tSe«rt(/^''.)de'carbonari,come promulga-
«piella per JNapoli, per dar parere sui [)io- trice dell'indilferenza religiosa, la ribel-
getti di legge ; e che in ogni provincia si lione e l'assassinio, scomimicando chiun-
formasse un consiglio provinciale per 1 i- que vi fosse ascritto o in quahmque mo-
partire fra comuni imposte, edelibe-
i 1 do la favorisse: ingiunse quindi a tutti
rare sugli oggetti interessanti la proviu- sottoegual pena di denunziarea'superio-
cia e gli stabilimenti pubblici e di pietà, ri coloro che allesocietà medesime aves-
Si presero dal re molte disposizioni sulla .sero appartenuto. Nel 1822 settari ca- i

morale e istruzione pubblica, basata sui gionarono paiziali sconcerti nella provin-
doveri verso Dio e verso l'ultimo de'mor- eia di Basilicata, e furono condannati; in
tali. Giuseppe Napoleone I nel 806 sul 1 l'alermo, sebbene occupato da forte pre-
prmcipio di luglio avea espulso gesuiti i sidio austriaco, alcuni forsennati cospira-
dal regno di Napoli, col pretesto che il rono per promulgare una nuova costitu-
loro ordine esisteva soltanto in paesi ne- zione,ma scoperti furono puniti, Minac-
mici di Francia; il perchè Ferdinando I ciancio le (ìnanzerovina, il cav. de Medi-
condecreto del 3 settembrei82 dichia- i ci fu richiamato a! ministero, con l'eser-
rò: Che il mezzo più efiìcace a ollenere cizio di quello dell'estero, e rimesso alla
il miglioramenlo della pubblica educa- gi usliziaTommasi, ambedue emuli di Ca-
zioneera il ripristinamento della compa-
uosa, perciò invitato a fare un viaggio e-
gnia di Gesù, già altra volta riammessa un nuovo or-
(juivalentea esilio. U re die
in tutti dominii, e che soprawenu- dinamento
la al consiglio di stato, e <ra le
i
SIC SIC 3o3
allre cose dispose che per la Sicilia vi fos- due sovrani Milano quindi convenne-
in
se un iiiinislcro particolare resitlenle in ro una diminuzione del corpo ausiliario
Napoli. IVeirotlobrei82-2 iJ re si portò al delle truppe austiiachc nelle due Sicilie,
congresso di Verona, ove propose una di cioèio,4oo in meno, ed il resto restasse
ruinuiione nel numero delle truppe ausi- a disposizione del resino alla fine di mar-
liari e,e fu stabilito che ne par tisseroi 7 jOOo> zo 826.
I

indi recossi in Vienna, e visi trattenne si- Ora occorre riportare compendiosa-
no all'estate dell'anno seguente. Allorché mente quanto 1' A rtaud, biografo pure
nel I 823 Ferdinando VII redi Spagnasi di Leone XII, pubblicò nella sua Storia^
considerò prigione de'sudditi, lo zio Fer- t. p.i34, 170 e 197 (ediz. di Milano
2,
dinando I, come chian>ato ad eventuale 1843), sulla venuta in lioma di France-
successione, si propose per reggente sino sco e sulla clìinca. Egli come beninfor-
1

alla liberazione del nipolejma Francia che mato racconta, che Leone XII slimò con-
invase il regno non volle che alcuno s'in- veniente di non far parola alcuna della
gerisse nelle cosespagnuole. La polizia a* chinea; indirettamente ne parlò al re un
vendo scoperto che a Napoli e in Teri a privato napoletano, ma non da parte del
di Lavoro alcuni settari si proponevano governo pontificio. Egli spiegò al re, che
uccidere sovrani e stabMire repubbliche, a termini del concordato del 1818, la cor-
furono condannati a morte ed ai ferri; le te di Napoli si era obbligata a pagare al-
sentenze de'sellari di Cosenza furono ac- la Sede una rendita annua, che verreb-
s.

compagnateda alcune crudeli seviziejan- be determinata amichevolmente, e sareb-


die in Palermo ebbero luogo simili pu- be gravata sulle rendite del clero napo-
nizioni, ove il terremoto lecò gravi dan- letano: doveva esserequesto un pagamen-
ni,e Messina soggiacquea magano e inon- to qualunque, il quale tenesse luogo del
dazione. Nel 1824 fu prorogata a un altro tributo della chinea. Questa asserzione è
triennio l'occupazione degli austriaci ri- infondata, per quanto dichiarai piìi sopra,
dotti a 35,5oo,e leggi utilissime furono e si può vedere dal testo al mio articolo
promulgate per la Sicilia sullacostrnzio- Concordato: ripeteròqui dunque,chenel
ne delle strade carrozzabili di cui era pri- concordalo sulla chinea e censo niun con-
va l'isola, esulle soggiogazioni ocensi pas- certo, ninna intelligenza si pose fra la s.
sivichegravavano grandi possidenti. Ai
i Sede e Ferdinando I, e la questione re-
4 gennaio 1825 Ferdinando I fu trovato stò in latta. Aggi unge l'Artaiidjche gli am-
morto d'apoplessia; dopo la morte della basciatori di Francia e d'Austria avendo
regina avea sposato la siracusana Lucia interpellato su questo affare il cardinali
Migliaccio vedova del principe diPartan- Somaglia, segretario di stato, così egli a
na duchessa di Floridia, dalla quale nac- loro rispose." Eccovi la dottrina della s.

quero diversi figli. Gli successe il priuto- Sede relativamente a'suoi diritti feudali
genitocol nomediFranceseo IjContinuan- sul regno di Napoli si sono bene frugati
:

do il sistema governativo del padre e le e spogliali gli archivi; ora noi siam pron-
sue relazioni esterne, dandone sicurezze ti di riconoscere, che l'attuale re France-
all'Austria per la conservazione della pre- sco 1 non si trova nella necessità di doman-
roga ti va reale e dell'ordine stabili to. L'un- darci l'investitura de'suoi stati. Quest'at-
peratore Francesco I l'invitò a Milano, ed to era un'obbligazione precisa del re Fer-
egli colla regina M." Isabella sua moglie dinando I, perchè abbenchè suc-
c|uesti,
e figlia di Carlo IV vi si recò; traversan- cedesse a Carlo III suo padre, non trova-
do Roma visitò Leone XII, e le principa- vasi tuttavia erede del Irono nell'ordine
li basiliche per lucrare le indulgenze del- naturaledi primogenitura: egli era adun-
l'anno santo, ed anche la Scala santa. I que obbligato, come principe e capo d'u-
3o4 SIC SIG
na linea collaterale, a reclamare novelli suelndine. Risponderò io al barone di Da-
titoli, ed a ricevere rinvestitura. France- mas, soscrittore del dispaccio. Sono mo- i

sco I, al contrario, succedeva al pad re, ne- numenti sugli avvenimenti passati che si
cessariamente. Alla morte di luisalivasul debbono esaminare, per distinguere la di-
trono senza essere nella rigorosa necessi- versità àxStalitributaridella s.Sede^P^.),
tà di ripetere le formalità ed i giuramen- colla sua Sovranilà [f^.)sn\\e due Sicilie,
ti voluti dal diritto d'investitura. Ma re- di natura assai ben diversa, come ne in-
stano a compiersi altri doveri, quali sono segna la storia, che qui in breve ho riu-
la prestazione del tributo e lachinea : tut- nita, prima di lanciare gratuite asserzio-
tavia quest'omaggio ligio può dilferirsi a ni. Bene si Leone XII, secondo
espresse
qualche mese ". i^ota l'Artaud, che Leo- l'Artaud : Che un sovrano elettivo come
ne Xll, parlando su tale argomento col- il Papa, nel salire al trono promette di-
l'ambasciatore d'Austria, gli ripetèquel- fendere per tutta la vita ea costo di que-
lo che avea detto duca di Lavai am-
al sta, i diritti e le prerogative della s. Se-
basciatore di Francia. » Noi siamo sem- de. " Quello che noi faremo, i nostri suc-
plici depositari de'nostridiritti come prin- cessori faranno essi pure all'uopo co'me-
cipi elettivi, e piìi di qualunque altro so- desimi sentimenti di rispetto per la giu-
prano d'Europa siamo obbligati a soste- rata fede,ecolle medesimeespressioni d'a-
nere tutte le prerogative delia nostra co- more, di piacere e di speranza".
rona". Attesta Artaud d'aver veduti nel- Francesco I in vece de'tre reggimenti
l'archivio Valicano i documenti, che af- stranieri eh' erasi stabilito assoldare, ne
fermano per parte de're di Spagna la ri- prese 4tla'cantoni svizzeri per3o anni,cia-
cognizione della sovranità feudataria del- scunocompostodi i4^2 uomini, Nella pri-
la s. Sede. I documenti piìi antichi ave- mavèra deliSsfigli austriaci sgombrarono
re un immenso suggello d'oro massiccio, laSicilia,e ridussero que'diNapoli aio,ooo,
altri piìx moderni sono di peso inferiore. che finalmente nel febbraio 1827 parti-
Che il Papa non ha cessato mai di pro- rono dal territorio napoletano il man- :

nunziare la sua protesta in pubblico con- tenimento dell'esercito austriaco costò 74


troquesta violazione de'diritti pontificii, milioni di due; cessando colla sua parten-
e nel riportar quella fatta da Leone XII za le spese straordinarie, il re die opera al
nel i825stesso,nequalificai termini: pre- definitivo riordina mento delle finanze, al-
cisi, delicati, cristiani e fermi. Poi riporta l'ammortizzazione del debito pubblico, e
la lettera del ministro di Carlo X re di all'intrapresa di lavori pubblici di pubbli-
Francia, in risposta al suo ambasciatore ca utilità. Nel 1828 alcuni uomini torbi-
in Roma, provocata dal ministro di Na- di liberali, incoraggiati dal cambiamento
poli Fuscaldo, per chiedere istruzioni sul- del ministerodiParigi,ordirono nelle Pro-
l'alfare della chinea, per l'arrivo in E.0- vincie di Salerno e Avellino una congiu-
ma Francesco L Sebbene la Francia fe-
di ra per proclamare la Carta o costituzione
ce mostra di non mischiarsi nella questio- francese, ed alzarono la bandiera di ri-

ne, pure esternò opinioni non favorevoli bellione. Il re vi spedi il maresciallo di


alias. Sede: - Che l'indipendenza de'troni campo del Carretto, che subito represse
è stala dovunque riconosciuta : essa è di- e punì i sollevati, distruggendo la terra

Tentata la malleveria della prosperità de- di Bosco, in cui era stati accolti con par-
gli stati, ed eziandio della religione. Le ticolare favore. Francesco I godeva d'es-
pretensioni della s.Sede su Napoli risal- sere divenuto padre di 3 figli, 6 maschi i

gono a que'tempi ne' quali essa ne avea e 7 femmine, ma nel suo senno e prudenza
sulla maggior parte delle coione; ma il temendo che alcuni corrompendosi dal-
corso de'secoli le ha fatte cadere in dis- l'opulenza e dall'ozio potessero disonora-
SIC S I C 3o5
i-e se stessi e !;» famiglia con indegne a- lo al trono, condonantlo la metà della pe-

zionijneliSTi^puMjlicòun allodi preven- na residuale ai condannati per reità di


zione per riinediaivi. Dispose perlanlo,es- stato, e abolendo l'azione penale in cor-

sere conveniente nella sua monarchia e- so; più dichiarò all'occupazione de'pub-
redilaria che ilctipotleila l'ainigha eser- blici im[)ieghi essere rimosso qualunque
cilassesopia gl'individui della medesima ostacolo derivante da vicende politiche.
quell'aulorilà ch'era necessaria per con- Quindi fece quelle belle operazioni che
servare nella sua purità lo splendore del accennai a Napoli, attuando le felici spe-
trono. Quindi ordinò che per contrarre ranze su di lui concepite. A R.oma par-
matrimonio occorresse il precedente so- lai delle congiure ordite nello stato pon-
vrano beneplacito, in difetto di che il ma- tifìcio dai hberali per ribellarlo, e corD€
trimonio non producesse gli effetti poli- scoppiò la sollevazione mentre i faziosi

tici ecivili. Ed inoltre che i niaschi e fem- credevano progredire la sede vacante, in-
mine nubili avessero bisogno di eguale vece trovarono chea'2 febbraioi83i era
beneplacito peralienareo ipotecare gl'im- stato innalzalo al pontificato Gregorio
uiobdi non acquistali colla propria indu- XVI, il quale con fermezza' d'animo e-
stria. il matrimonio con
Intanto concluse nergicamenle si affaticò per vincerla e ne
Ferdinando VII Spagna, della figlia
re di trionfò, benché l'ambasciatore di Fran-
M.'^ Cristma, e colla regina l'accompagnò cia Latour-Maubourg in Napoli impedì
a Madrid, e passandoper Roma ossequia- che il governo gli vendesse 4000 schiop-
rono Pio Vili, di che feci parola nel voi. pi, e gli somministrasse un distaccamen-
LUI, p.i8o nel ritorno fece soggiorno
: tu svizzero. In Napoli la rivoluzione libe-
alquanto prolungato a Parigi, ciò che pro- rale di Modena e delle Lrgazioni pontifi-
dusse qualche sensazione, congetturando- cie esaltò immediatamente lo spirilo pub-

si che potesse avere relazione colla lunga blico, per cui Intonti ministro di polizia
visita ricevuta prima in Napoli dal re di credette conveniente doversi f.ue qualche
Sardegna. Sul fine di luglio i83o il re col- concessione perprevenire un movimento
la regina rientrarono in Napoli, ove mo- popolare, con surrogare a que' ministri
ri Francesco I agli 8 novembre 83o,con i inflessibilmente attaccati alle cose antiche
fama di principepio,e istruito nelle cose fi- qualunque no vita, libera li mo-
e avversi a
siche. Degnamente gli successe il principe derati, istituire un consiglio di stalo
ed
ereditario già duca di Noto e di Calabria, equivalente a un senato. Però ministri i

il regnante Ferdinando II, nella verde e- rappresentarono al re, essere tale allo un
là d'anni 20, maturo persenno, ed esem- principio di rivoluzione, ordita dallo stes-

plare per virtù e religione. Apprendo dal- so Intonti, e questi fu allontanato da Na-
l'annalista Coppi, che il nuovo re(per da- poli,succedendolo Del Carretto coman-
re una prova di sua affezione pei sicilia- dante la gendarmeria. 11 pronto reprimeu-
ni, e di amore alla giustizia) nell'istesso to della rivoluzione dello stato romano
giorno spedì il general Vito Nunziante a impedì ch'essa si manifestasse al confi-
Palermojper ri muovere bruscamente dal- nante regno. Per mettere in equilibrio le
la carica di luogotenente generale di Sici- il misterioso debito gal-
finanze e togliere
lia il march, delle Favare, che pel dispo- leggiante, generosamente Ferdinando li
tico potere erasi fallo molti nemici; poi rilasciò dalla sua borsa privata180,000
gli surrogò il proprio fratello Leopoldo ducali eigOjOOOsuU'assegnamentodella
conte di Siracusa, con molto piacere dei casa reale; quindi fece riforme economi-
siciliani e specialmente di Palermo con- che, per pareggiare l' introito e la spesa
tento d'avere nuovamente una corte. Con per lo stato; più dispose che si procuras-
atlidi clemenza iniziò il suo avvenimen- se diminuire possibilmente i pesi corau-
VOL. i.xv. 20
3o6 SIC SIC
nali, avendo già 1,192,000 du-
tolto loro teatro di s. Carlo, altri fragorosi dall'eser-
cali di dazi: pel suo onomastico esercitò cito al campo di Marte. Uno de'delinqueu-
altri atti di clemenza co' rei di lesa maestà. li tramò altra congiura per fuggire, e re-
Nel 1 832 si terminò il mirabile ponte del stò ucciso dai custodi. Avendo il re que-
Garigliano, sulla strada da Napoli a Ro- stioni coldeydi Tunisi, ebbe luogo un ac-

ma, sospeso a catene di ferro, e fu il i comodamento, e un trattato di commer-
di questo genere costrutto in Italia. In cio,mediante squadra marittima unita a
quest'anno il rie scelse per moglie la vir- quella del re di Sardegna. Per la moite
tuosissima principessa M." Cristina diSa- diFerdinando VII redi Spagna, incomin-
Emanuele re di
voia, figlia di Vittorio I ciò la guerra civile per la successione; e

Sardegna {^'.), celebrando lo sposalizio Ferdinando II come discendeiitedi Filip-


a'20 novembre in Genova nel santuario po V, e chiamato alla successione in man-
di Nostra Signora dell'Acqua santa. Il ce- canza d'agnati più prossimi, protestò con-
leberrimo cav. Angelo IM.'' Ricci (di cui tro la prammatica di Cai lo IV, come pre-
a Rieti) fece plauso alle fiiusìissime rea- giudizievole a'suoi diritti eventuali. Notai
linozze con Le nozze di Efrata, versio-
: nel voi. Vili, p. 2q7 (e nella mia Descri-
ne dell' Egloga biblica di Ruth, attribuita zione della Settimana santa, p. 65), che

a Samuele, V\.on\di 882. 1 Il re nel i 833 die GregorioXVI in occasione che recaronsi
un nuovo ordinamento al suo esercito, e in Roma nel 1 834 Ferdinando II eia re-
aumentò il numero de'reggimenli svizze- ginaM.^Cristiiiaa visitarlo, ed a piamen-
ri; in tutto formante 36, 000 uomini in te assistere alle sagre funzioni della setti-

tempo di pace, e 64,000 in quello di guer- mana santa, per rendere quella della Tm-
ra, oltre 8000 gendarmi, le guardie di vanda più augusta e decorosa, l' eseguì
sicurezza di Napoli e Palermo, e 1 3 squa- nella navata traversa della basilica Vali-

droni di guardie d'onore tratte dai gio- cana,e d'allora in poi sempre ivi si è pro-
vani delle famiglie primarie. In questo seguila a fare. Nel vol.XLVIl,p. 206 fe-

tempo il re fu in pericolo di rimanere vit- ci parola delle disposizioni prese sull'im-


tima d'una congiura di 3 bassi utiìziali, munità personale degli ecclesiastici nel re-

che congiurarono ucciderlo nell'atto che gno delle (]ue Sicilie, chequi meglio di-

comandava gli esercizi militari nel campo chiarerò. Gli ecclesiastici del regno delle
di Marte, passando avanti il loro reggi- due Sicilie si lagnavano che nel concor-
mento di cavalleria, quindi acclamare in dato del 1 8 8 nulla
1 si fosse stabilito per
re il di lui fratello Carlo principe di Ca- la loro immunità peisonale. Feidinando
pua, colla condizione però che adottasse lineila sua religione e venerazione pei sa-
Francia. Nel giorno pre-
la costituzione di gri ministri del Signore, volle togliere di
fisso al regicidio, Ferdinando 11, assistito mezzo que'disgusti, e diede istruzioni al
dalladivina provvidenza, non passòavan- con tcGiuseppe Costanti noLudolf suo mi-
ti a quel reggimento. Intanto per alcune nistro plenipotenziario in Roma, di con-
imprudenze de' congiurati, la polizia gli certare su di ciò qualche nuovo atto col
arrestò, uno si uccise e gli altri due furo- zelante Papa Gregorio XVI. Pertanto ai
no condannati al patibolo. Mentre ne a- 16 aprile concluse col cardinal Bernetti
scendevano la scala, Saluzzo tenente gè- segretario distalo una convenzione, nel-
neraleincognitospiegòilcaratlere di com- la quale furono stabiliti per gli ecclesia-

missario regio, e lesse il decreto del sovra- stici vari privilegi nel foro criminale. Si
no che loro commutava la pena capitale convenne fra le altre cose, che i vescovi
in quella di 25anni di ferri. La moltitu- avessero il diritto di esaminare il proces-
dine proruppe in immensi Evviva il Re! so degli ecclesiastici condannali a morte,
Altri entusiastici n'ebbe Ferdinando li al prima di procedere alla lorodegradazio-
SIC SIC 807
ne;elrovanc1o gravi i molivi a favore del a mala e venerala per le tante sue belle vir-
reo, rassegnnrli al re per mia nuova re- tìi.eperciò universale fu il sincero cordo-
visione dcllacnusa.il Papa col breve Cunt glio perl'immatura sua perdita,da lei pre-
m /»e«f/^7, de'2 7 aprile i834,approvò la detta alcuni mesi prima in una lettera al-
conveuzione, ma in Napoli essendo stala la sorella, lasciando la sua memoria in be-
comunicata alla consulla del regno perle nedizione. Magnifici furono funerali,altri i

solite formalità di esecuzione, (juel conses- decoiosamente ne celebrò l'esercito, pei*


so osservò die derogava al codice di pro- cui fu ptihblicato con rami: Allainemorla
cedura ne'giudizi [)enali, e rappresentò al di Maria Cristina di Savoia, regina del
sovrano che non si duvea eseguire; di falli regno delle due Sicilie e di Gerusalemme,
rimase sospesa. Gregorio XVI, a cui sta- ec. Solenni esequie celebrale dalle arma-
va lanloa cuore ildecorode'chierici, nel te di terra e di mare, nella ven. chiesa
1839 spedì in Napoli il prelato Capacci- dello Spirito santo di Napoli, in 5 mar-
ni,che poi creò cardinale, il qualeacco- zoi836j Napoli i836. Fra i tanti altri so-
njodò la questione, concertando col mi- lenni funerali , fra le tante affettuose e
nistero alcune istruzioni da comunicarsi stampate Orazioni funebri , celebrate e
agli ordinari, sul modo col quale la con- pronunziate, di queste mi piace ricordare
venzionesidovea eseguire, e così fu messa quelle d'Aquila eGittàDucale,perchè nel-
in esecuzione a' io settembre. Nel mede- la i.^ ne incominciò l'elogio colle parole
simo 834 ' '"6 emanò la legge sul reclu-
1 dette per Giuditta : E tutto il popolo la
tamento dell'esci cito nel regno delledue pianse,'\\ sullodato cav. Ricci; nella 1." il

Sicilie, e vi comprese tutti giovani dai i fratello di questi d. Ferdinando arcidia-


18 a'a^anni. Con una divisione navale cono della cattedrale di Rieti, dai Pro-
spedita dal re sulle coste del Marocco, ot- verbi prese per testo: Fortitudoct decer
leimeche si riniiovasse la convenzione del indumentus ejus. 11 re fu per vari giorni
1782, di pace e amicizia pel commercio oppresso da un dolore profondissimo, e
de'rispeltivi sudditi, desistendosi con tal volendo quindi distrarsi fece un viaggio.
dimostrazione dal le ostilità. Nel i835a'i2 A'i 8 di maggio partì da Napoli e recossi
ottobreil terremoto scosse la Calabria Ci- a Roma confortato amorevolmente da
,

teriore, e danneggiò gravemente Cosenza Gregorio XVI, indi passò in Ancona, Mo-
e alcuni villaggi, distruggendoCastiglione dena, Firenze, Vienna e Parigi. Senten-
e Ptuvello, colla morte di i5o persone: il do quindi che la Pestilenza (/^.) del ciio-
re emanò varie disposizioni benefiche. Ai lera si avvicinava alla sua capitale, in To-
16 gennaioi8361a regina diede alla luce lone s'imbarcò a'So agosto sopra un ba-
ilprincipe ereditario duca diCalabria, che stimento a vapore, e in 48 ore giunse a
al battesimo fu chiamato Francesco Ma- Napoli. Nel t. 2, p. 4^2 della Civiltà Cai'
ria Leopoldo, che floridamente cresce ai fó//c<2,2."serie,de'2 r maggio 853, si leg- 1

grandi esempi dell'augustogenilore, lieta ge un articolo intitolato La tomba di


:

e splendida speranza de'pnpoli. Indicibi- Cristina di Savoia, di cui in breve dirò


le fu l'allegria della corte, e il giubilo del ilcontenulo. Sonoalcuni mesi che in mol-
popolo: il re sottoscrisse nello stesso gior- ti giornali si cominciò a parlare di segni
no vari decreti, co'quali concesse molte prodigiosi, onde la divina provvidenza
grazie.Ma l'eccelsa puerpera,che da qual- mostra di avere in ispeciale benedizione
che tempo solliiva diversi incomodi, fu ia memoria Maria Cristina di Savoia,
di
sorpresa da febbre gastrica, ed a'3 dello i già regina delle due Sicilie, moglie del re
stesso mese santamente come visse morì Ferdinando II, e madre del principe ere-
sul fiore degli anni. Venusta, profonda- ditario. In occasione del riconoscersene il

mente pia, e larga limosioiera,ei'a da tulli cadavere, furon vi gravi ragioni di creder-
3o8 SIC SIC
lo conservalo prodigiosamente, in un'in- vescovo di Napoli; dopo i quali ordinari
terezza che non si suole ottenere co'con- che sono inRouìa ill'apa
processi, venuti
sueli processi chimici; quindi le grazieche suole segnare l'introduzione della causa
Dio concedeva a molti fiduciosi preganti per la canonizzazione, indi s'incomincia-
alla tomba di lei facevano venire in ispe- no i processi apostolici. Il re deputò po-
ranzachein un'età tanto irriverente e sco- stulatore delia causa, essendovi pure l'ec-
noscitrice della regia autorità, volesse Dio clesiastico, il rispettabile e nobilissimo d.
agli occhi de'pòpoli decorarla d'una nuo- Alfonso d'Avalos maixhese del Vasto e
va aureola, concedendogli onori degli al- Pescara, il quale in s. Chiara,ov'è tumu-
tari ad una figlia, sposa e madre di re. Si lala la regina, ne fece eseguire la ricogni-

raccoglie dalle altesta2Ìooi di 3 de'più ri- zione giuridica e collocò sopra terra l'il-

putati professori napoletani, cheNicola A- lustre cadavere. Continuando Iddio a di


mitrano pergia ve malattia nervosa soste- lei mediazione ad operare altre grazie e
nuta da discresia umorale, d'indole scor- miracoli, nondubilai di direa Sardegna,
butica complicata con affezione all'epate, ch'è a sperarsi cheDio pe'prodigi che o-
condotto a pencolo di vita fino ad avere peraa intercessione di M.' Cristina di Sa-
uopo degli ultimi sagramenti, fu intera- voia, voglia altresì degnarsi con essa au-
mente guarito a'2 marzo, con raccoman- mentareilbel noverode'beati reali di Sa-
darsi alla defunta regina e visitarne la voia, e qui aggiungerò quello pure de'pro-
tomba. Altraatteslazionedi 4 slimabilis- tettori in cielo al regno delle dueSicilie, e
simi professori medico-chirurghi, raccon- ai degni suoi reali sposo e figlio. Nell'i*

ta la grave malattia sostenuta alla mano slesso 1 836 Carlo principe di Capua fra-
sinistra dalla ieIÌ2;iosaI\I. "Assunta de Cur- tello del re, s'innamoròdiPenelopeSmith
tis, durata 5 mesi ricalcitrante a tutte le avvenente irlandese di religione an^Iica-
cure adoperatevi da'4 professori, fino a na, e partito da Napoli clandestinamente
far temere adalcuno di essi, che si sareb- la sposò in Inghilterra. Avendo ciò fatto
be dovuto venire all'amputazione, quan- senza il molto
beneplacito del re, questi

do 8*2 1 aprile fu trovalo scomparso af- rammaricato non solo non gli permise il
fatto il male da'medesimi professori. Ciò ritorno nel regno, ma coerentemente al-
avvenne, perchè crudelmente martoriata l'atto del comune padre, diciiiarò che tal

l'inferma e consigliata da un'amica di fa- matrimonio non avesse gli elfetti civili e
re la novena d'alcune preci e implorare politici, che ninno de'componenti la rea-
l'inlercessione della veneranda INI.Xristi- le famiglia potesse uscire dal territotio
na,essa le applicò l'immagine sulla fascia- del regno senza suo permesso in iscritto,
lui a della mano. La dolente pregò tran- ed in caso di contravvenzione ne fossero
quillamente, senza entusiasmo e senza sequestrale tutte le loro rendite, ed i loro
quasi desiderio d'ol tenerne la sani là,essen- beni sarebbero devoluti alla corona dopo
dopiamente rassegnata. Finita la preghie- l'assenza di 6 mesi. Indi il re istituì mag-
ra si non sentir
volse all'amica e le disse giorasclii per gli altri suoi 4 fratelli, Leo-
più dolore. Si sfascia la mano, si rinvie- poldo conte di Siracusa, Antonio conte
ne guarita, e solo immobili alcune artico- di Lecce, Luigi conte dell' Aquila, e Fran-
laziooidelledita. Allora ambedue si vol- cesco conte di Trapani: assegnò a ciascu-
sero con fervore alla proteggitrice e le dis- no tanti beni stabili della casa reale, del-
sero : Avete cominciato la grazia, biso- la rendita d'annui 60,000 ducati, da go-
gna compirla. Toccano le dita colla sagra dere il possesso di tali beni nell'anno 32.°
immagine e immediatamente il movi-
, A'24 aprile il terremoto scosse il distret-
mento è libero,vigoroso,sano. Il perchè si to di Rossano nella Calabria Citeriore, e
ordinarono processi autentici dall' arci- recò gravi danni a vari comuni con 263
SIC SIC 309
morti : In Rossano tutti gli cdifizi cadde- altribuiv.Tno al choiera massime tra I si-
ro o rimasero crollanti; in Paduli, Scala ciliani; il re vi spedì coW'allercgo Del Car-
e Crepolati la maggior parte delle case retto che ristabilì la calma, dopo diverse
restarono crollanti, Crosia fu adequata al numerose condanne di morte e altre pene:
suolo. NeliSSy a'g gennaio Ferdinando Siracusa fu punita con togliervi l'inten-
II sposò in Trento l'arciduchessa d'Au- denza e tribunali provinciali,il tutto tra-
i

stria Maria Teresa, figlia del celebre ar- sferito aNoto città rivale. Ristabilita la
ciduca Carlo (di cui parlai in tanti luoghi quiete in Sicilia,
il re trovò opportuno di

epersinoa Pkecordi), eroe d'Aspern con- pubblicare vari decreti, per unire mag-
tro Napoleone I, col quale più volte si mi- giormente l'isola a'dominii di qua dal Fa-
surò. Iddio benedi questo matiimonio fe- ro, pel regno unito delle due Sicilie. A-
condo di brillante e copiosa prole, fra la vendo Ferdinando I disposto che tutte le
quale Luigi conte di Trani, Alfonso con- cariche e uffizi civili ed ecclesiastici della
te di Caserta, Gaetano contedi Girgenti, Sicilia fossero conferiti a' siciliani, Ferdi-
Vincenzo IM." conte di Melazzo. Il chole- nando II vi derogò con ordinare, che ta-
ra che sul fine del 836 avea infuriato in1 li cariche e udizi da provvedersi di qua
Napoli (e nel quale si distinse il nunzio e di là dal Faro, potessero promiscuaraea-
poi cardinal Ferretti, come registrai nel te conferirsi a'sudditi d'ambe le parti e in
voi. II, p, 5i), ripullulò nell'aprile 1837, numeroeguale. Neil 838 aderì Ferdinan-
e pervenne al colmo del suo furore sul fine do II alla convenzione di Francia e In-
di giugno. choiera rapi a Napoli 13,798
11 ghilterra, per reprimere maggiormente
individui, avendo pure fatto strage nelle l'inumana tratta de'negri, argomento che
Provincie di qua dal Faro, ed ebbe per ri- trattai a .Schiavo. Desiderando il pio e il-
sultalo,che la popolazione che cresceva di luminato monarca d'impedire per quan-
circa 5o,ooo individui all'anno, nel 1837 to gli fosse possibile i Duelli, promulgò
dimiiuù di 60,700. Da Napoli sul prin- una grave e morale legge proibitiva con
cipio di giugno si comunicò a Palermo, e salutari pene. Inoltre varie leggi pubblicò
mietè quelle vittime superiormente ricor- relativamente alla Sicilia, sia di perdono
date, in 12 giorni quasi più di 1000 per- agl'imputati di politici sconvolgimenti, sia
sone al giorno, oltre 2000 soldati di pre- sulla nuova amministrazione civile, sia
sidio. Il morbosi dilatò quindi nella mag- con affidare a'senati di Palermo, Messina
gior parte dell'isola, e Messina ne fu esen- e Catania l'amministrazione della città,
te. Morirono in Catania 536o abitanti : tranne la polizia, sotto la dipendenza del
fradue milioni d'individui che allora con- rispettivo intendente, e che il sindaco di
tava la Sicilia, il choiera ne tolse 6c),25o. Palermo avesse il titolo di ^re/ore, e di ^(7-
Dalla Terra di Lavoro la Pestilenza si Irizio quello di Catania. Nell'autunno il

comunicò nel giugno a Monte s. Giovan- re fece un viaggio nell' isola e pubblicò
ni e Ceprano nello stato papale, e nel lu- diversi decreti per migliorarne lo stato ,

glio penetrò in Roma, ovesi tentò abbat- promovendo la costruzione di molte stra-
tere il governo : alcuni faziosi furono ar- de provinciali e comunali; decretò pure
restati e condannati; fia gli occulti e im- il compimento dell'abolizione della feu-
puniti vi fu Angelo Brunetti fienarolo,car- dalità e dello scioglimento de'diritti pro-
rettiere e beltoliere, detto Ciceruacchio, miscui, ed ordinò concessioni enfiteuliche
che si famoso nell'ultima rivoluzio-
rese di latifondi deserti per vantaggio dell'a-
nedi/io/«<7.Eccidii tumulluarii non man- gricoltura.
carono nel regno, di qua diedi là dal
s"i Adesso è tempo di descriversi una glo-
Faro, facendo crederei rivoltosi che il go- ria di Gregorio XVI e di Ferdinando II,
verno faceva avvelenare, e le vittime si comechèambedue animati da spirilo eoa-
3io SIC SIC
ciliatore,cioèillantobramalQslabiIImen- punemente, slantechè la forza d'uno sla-
to de'confini leiriloiiali dello stato pon- to non permetteva a quella dell'altro di

tificio e del regno di Napoli, poiché ten- penetrarvi, e di perseguitarvi i contrab-


tato e intrapreso da vari Papi e re, a niu- bandieri. E finalmente le popolazioni po-
no riuscì di portarlo a compimento. Ed ste ormai in istatodi guerra fra loro, gior-
in fatti, molle visite locali ebbero luogo nalmente vi esercitavano rappresaglie a
per istabllire il.confine,e per ricordare so- danno l'utia dell'altra, ed anco con elTu-
lamente le questioni sulle montagne esi- sio'.ie di sangue. Tale essendo l'infelice si-

stenti nella delegazione di Spoleto, là ove tuazioi 2 delle cose, non potevano le au-
sicongiunge nella parte più aspra degli torità pontificie cessare dal reclamare no
Apennini col regno di Napoli, anzi perdi- riparo a tanto disordine, né il ministero
le di 4 solenni accessi d'incaricali ponti- delPapa porre mai termine alle istanze
fìcii e regi, de'quali esistono voluminose onde da secoli invocava inutilmente una
posizioni,ramn!enlerò. Che nel 568 i la s. rettificazione o ricognizione de' veri confi-
Sede vi spedì mg.r Lancellollo Laucellot- ni de'due stati. Se però furono frequenti
ti, e la corte di Napoli il cav. Morgati ; e energici tali reclanii, non lo furono mai
neliGio mg.!" Verospi,eiI consigliere Al- quanto in occasione de'cordoni sanitari,
dcnipio; nel i 746 mg-*^ Caucci, e il consi- che prima dal governo regio,e poi dal pon-
giiereMauri; nel i ySS mg.' Litla,eil mar- tificio furono formati lungo le frontiere

chese Salocnoni d'Aquila; e tutte queste negli anni 836 e 1837,3 fi ne di premuni-
1

v isi te riuscirono infruttuose. Il cou fi ne del- re i rispettivi sudd'ti, se fosse stato pos-
lo slato pontificio a fronte del regno delle sibile, dal cholera che li minacciava. Al-
due Sicilie restava indeciso in molte sue lora siche gli sconcerti e i disordini che
parti da lunghissimo tempo; prescinden- sono conseguenza dell'indecisione della li-
do da quello che circoscrive il ducalo di nea confìnaria,giunsero al colmo e costrin-
Benevento, dal quale le insorte questioni sero due governi ad unirsi per porvi fi-
i

avcano già smembrato più di 5oo rubbia ne una volta, come al cambio frequente
di terreno, e dall'altro in cui è racchiuso di note ministeriali, nelle quali ciascuno

il principato di Ponlecorvo proporzional- de'due governi attenendosi alle relazioni

mente scemalo ancoresse per la stessa ca- delle subalterne autorità rifondeva la col-
gione, le controversie che concernono la pa de'trascorsi commessi sulla parte oppo-
linea che vada un mareall'altro dividen- sta, ne chiedeva soddisfazione,e termina-
do due stati, erano in numero di circa
i va promettendo e chiedendo alti formali
4o, e lasciavano dubbia la pertinenza di che fissassero una volta e facessero nota
più migliaia di rubbia di terreno. Le po- alle adiacenti popolazioni la vera linea del

polazioni adiacenti al dubbio confine non comune confine, da Terracina al fiume


sapevano più a chi ubbidire, a chi ricor- Tronto per un tratto di 3oo e più miglia
rere, da chi far giudicare le loro questio- dal JMediterraneo all'Adriatico. Ne fu ri-
ni concernenti fondi situati ne! suolo con-
i sultatola spediziunein Roma che feceFer-
troverso. Esse non potevano più eslraine dittando II del ministro marcheseDelCar»
i prodotti iiumetlervibesliatui esemen- retto, per ivi trattare unitamente al sud-
ze, se non pagavano coi rispondenti dazi detto conte Ludolf in suo nome, la com-
doganali d'estrazione o d'inlroduzione, o- posizione delle pendenti controversie ter-
ra ad uno, ora ad ambedue gli stati. Le litoiiali, della frontiera tra lo stato pon-
tasse fondiarie ancor esse di sovente rad- tificio e il regnodi IN'apoIi. Gregorio XVI
doppiale per que'disgrazialipiopiietaii, convenendo pienamente a' desiderii del
perchè pagale all'uno ed all'altro eiario. re, con chirografo de'i omaggio 838 no- 1

Il contrabbando visi esercitava quasi im- minò plenipotenziari pontificii il cardinal


SIC SIC 3n
Bernetti in i." rango, e mg. r Boatti segre- tifìcazione del confine napoletano, volle
tario de'coofini in grado subalterno, per che altrettanto facesse una congregazio-
lenificare il confine percorrente da Ter- nedi cardinali, e col consenso e piacere
Marca bagnata dui
racina ad Ascoli delia suoe de'consultati, Gregorio XV! vi ap-
fiume Tronto che trae origine nel regno pose la sua solenne approvazione. Il trat-
e nel dìslrettod'Aquila. 1 plenipotenziari tato ebbe definitiva conclusione in Rom.i
regi aveano pure l'intendimento di otte- tra le alte parti contraenti, e sottoscritto
nere la cessione de'due territorii pontifi- da'4 plenipotenziari a' 26 e 3o settembre
cii di Benevento e Pontecorvo, median- 1840, e furono così stabiliti confini ter- i

te (juel compenso che potesse combinarsi ritoriali dello stato pontificio e del regno
colla s. Sede; ma a questo Gregorio XVI di Napoli, quindi la linea di confine sta-
non accudì per le ragioni piìi volte ripe- demarcata con termini lapidei nel
bilita fu
tute di sopra. Conclusa la trattativa, il 1846 neh 847- Mentre i due governi
e
cardinalBerneltinefecerelazionealFapa, proseguivano a prendere concerti sulle i

accompagnata da carte corografiche, mo- norme da adottarsi in ordine


legislative
destamente rimarcando la dillìcoltà del a'confini medesimi, sopravvennero le vi-
corrispondente travaglio, poiché i punti cende politiche dell'odierno pontificato,
controversi di fatto permanenteerano34, per le quali ne fu sospeso il compimento.
laonde si segui per base le creste de'moa- Riassunte quindi le tratta ti ve,si trovò con-
ti, il corso de'fiumi, la giacenza di burro- veniente di pubblicare intanto nel n.''87
ni e di fossi invariabili, e l'andamenloan- del Giornale di Roma deli 852, il trat-
tico e permanente di strade pubbliche. tato testuale di Gregorio XVI e Ferdi-
Dichiarò ancora, che con l'aiuto instan- nando li, dal cardinal Antonelli segreta-
cabile di mg.r Boatti, e coll'abilità assai rio di statoa'i5 aprile econ approvazio-
distinta dell'ingegnere Pietro Lanciaui, ne del Papa Pio IX. Finalmenteessendo-
il trattato era finalmente ultimato, eoa si conclusa e ratificata a'i4 maggio 852 1

piena soddisfazione del re delle due Sici- in R.oma tra Pio IX e Ferdinando II, a
lie. Il risultato deiroperazione,estinguea- mezzodel cardinal Antonelli, del mawhe-
dosi scabrosissime e antichissime questio- se Del Carretto e del conte Ludolf, la con-
ni, si fu: (|uanlo al suolo un di piìi dirub- venzione addizionale, o regolamentocon-
bia 177.34 restò in vantaggio allo stato tenente le norme legislative riguardanti
pontificio, e (juanto al di piìi nel numero la già stabilita confinazione tra lo slato
degli abitanti ne restarono al regno di Na- pontificio ed il regno di Napoli, il mede-
poli 35G; lievi dilFerenzesesiconsiderano simo cardinale per comando del Papa la
l'immense diftlcoltà superate per ridurle fece pubblicare nel u.°i49 del G/o/'«a/e
a così minimi termini in tanta complicata di Roma.
operazione. In vi r tu di questo accordo, ec- Se per non interrompere l'argonaén-
co le popolazioni concambiate. Lo stato to importantissimo de' confini, ho tra-
pontificio die al regno di Napoli i paesi sandato l'ordine cronologico de' tempi,
d'Ancarano, Olfedioes.Martino.Trimez- adesso fa d'uopo che io ritorni al i83q,

zo, Pietralla eJVIorice, Collegrato con Vi- nel maggio del quale celebrando Grego-
gnatico e Vallone, Villafranca, in tutti rio XVI la solenne canonizzazione di 5
coni prendenti 17 q7abi tanti. Lo stato pon- santi, e fra questi 3 del regno di Napoli,
tificio ricevè in cambio dal regno di Na- cioè i ss. Alfonso Liguori fondatore òeRe-
poli i paesi di Tufo, Acqua, Ca- Capo d' denCoristi, Francesco di Geronimo gesui-
sette, Forcella, Vosci, in tutti compren- ta, e Gio. Giuseppe della Croce minore
denti i44' abitanti. Il Papa dopo avere- osservante riformato, il re Ferdinando II
samiualo questa grande operazione di re t- si recòluRoma ad assistere al grande al-
3i2 SIC SIC
lo del capo della Chiesa. In dello anno In citò la li{|iiidazione ed ammortizzazione
marina mei cantile, pe'privilegi accordali deldebito pubblico diSicilia. Il lenel i 84'2
da Ferdinando I neliS24,si trovò ascen- prese provvidenze sulla banca del Ta ve-
dere a 91 74 bastimenti, de'qnali 2872 liere di Puglia, che si sciolse con pregia-
diSiciliii, in tutti della cnpncità(li2 I 3,1 ()8 dizio degli azionisti. Nel i843 vi furono
tonnelhite, e montati da 52,5i4 'T»aii"a- movimenti settari nella provincia di Sa-
ji. Ferdinando II liail vanto di avere pel lerno, e in Napoli con diversi arresti; ed
i.° in Italia introdotto \e Strade ferrate, il re riconobbe la nipote Isabella II regi-
poichè Armando Giuseppe Bayard de la na di Spagna. Ad istanza di Ferdinando
Vingtrie francese,nel 1 836oUennedal re li fu nel i 844 ^'^6 Gregorio XVI effettuò
una società per costruirne una
di stabilire l'erezione in Sicilia de' vescovati di Calta-
da Napoli a Castellamare ed a Nocera , niselta. Noto, Trapani, ed Aci Pieale, e-
da prolungarsi all'uopo sino a Salerno e levando quello di Siracusa in arcivesco-
ad Avellino. Nel 837 si pose mano all'o-
1 vaio, come già rilevai alxALiAjdicendo del
pera, enei i83g fu compito un tratto di suo vicariatoecclesiaslico.il redecrelòdi-
4 miglia e mezzo, che dalle mura orien- sposizioni sull'ammortizzazionee conver-
tali di Napoli, pressola portadi Nola, ar- sionedel debitopubblicone'suoi dominii
rivavaa Portici, ed a'3 ottobre se ne fece diqua dalFaro,cheaveaiio d'annua rendi-
solennemente l'apertura. Fu quindi prò- ta27,4(^7,358 ducati, mentre la massa del

rogata sino a Castellamare e a Nocera. debito pubblico era ascesa a 86,28 i,3go
Dipoi il re ne fece inoltre costruire delle ducati. I settari direttori della giovine l-
allre, come da Napoli aCapua, passando talia e altri tra i principali faziosi, ordi-
per Caserta. Niil I 840 s'incominciò a in- rono una trama vastissima per rivoltare
trodiirre l'illuminazione notturna a gas tutta 1' Italia. Spedirono per tale elTetto
«iella città di Napoli, ove e nel regno ere- emissari in varie regioni, ed in Cosenza
scendo in modo spavenlevolegli accatto- capoluogo della Calabria Citeriore tenta-
dì, il re emanò provvedimenti per aboli- rono sollevare la popolazione eoo grida
le la mendicità. In Sicilia sono molte mi- costituzionali e italiche. Poco dopo i ve-
niere di zolfo, e cosi abbondanti chefan- neti Attilio e Emilio bandiera con altri
no considerare tal genere come privativo faziosi da Corfìi approdarono alla spiag-

di quell'isola; quindi ebbero luogo mo- già del fiume Neto, si avanzarono a Co-
nopolio di speculatori, questioni coll'Iu- senza proclamando un'indipendente re-
ghilterra e accomodamento. In quest'an- pubblicaitaliana,ma furonoarrestaliefu-
no Ferdinando 11 decretò leggi sui siste- cilati. La trama italica minacciando spe-
mi metiici de'pesi e misure uniformi pel cialmente lo stato pontidcio, Ferdinando
regno unito delle due Sicilie. Nel 184 in 1 II ger l'ottima armonia chea vea con Gre-

Aquila si ordj una trama, colla denomi- gorioXVI, nella metà di marzogli fece di-
nazione di Riforma della setta della gio- chiarare.chequalora occorresseera pron-
vine Italia, con a capo e direttore il sin- to ad aiutare il padre coraunede'redeli,e
daco della città bar"oneCiampella;fusven- ciò senza che le sue Iruppefossero a spese
lataepuniti ifaziosi. Sulla fine di seltem- dellostato eccIesiaslico.il Papa rispose es-
bre il re passò in Sicilia, e visitò ^Messina, seresensiljilissimo nll'olferta filiale del re-
Siracusa, Catania, Noto, Girgenli, Trapa- ligioso nionarca, riceverla per ulteriore
ni e Palermo; quindi diede varie disposi- prova di sua alfezione, e per allora limi-
zioni pel miglioramento dell'isola e sue tarsia vivi ringraziamenti, non avendone
strade,ordinò il compimento dell'abulizio- bisogno per essere abbastanza forteiti po-
ne degli usi feudali, prescrisse Io sciogli- lenza morale e materiale, non ostante le

inenlo finale de'dirilti promiscui, e solle- voci che si spargevano (e le fole che s'm-
SIC SIC 3i3
ventarono tlopo la sua pianta morte). A- si avvenimenti a lutti noti, che involsero
vcMiclo i fatti di Ccseii/a rinvigoritogli a- ancora il floridissimo regno delle due Si-

riimi ile'ri vellosi e ritlestate le prave spe- cilie. Se fin qui sono stalo laconico ed ho
r.mzede'principali faziosi dellostato pon- tratteggiato i punti principali della storia
crederono opportuno di trasferire
tificio, delle due Sicilie, ed i suoi grandi rappor-
in Roma il comitato centrale di Bologna, ti colla s. Sede, coi Papi e collo stato del-
e procurare d'unire in una tutte le sette la medesima limitrofo, ora pel comples-
segrete d'Italia. La polizia scuoi)rì le tra- so immenso delle vicende che dal 1847
rne e operò diversi arresti. Nel 845 il re i precipitosamente si succedettero, mi tro-
fece trattati di commercio e di navigazio- vo obbligalo di appena a|)pena indicare
ne con Inghilterra, Francia, Russia e gli qualche brano piìi rimarchevole di esse,
Stati-Uniti d'America; di piùcolla Fran- altrimenti e ancorché ne volessi scrivere
cia stipulòuna convenzione perl'estradi- brevemente la storia, sorpasserebbe il già
zione degli autori ocomplici di alcuni de- narralo. Collegata la storia delle due Si-
terminati misfatti. In Napoli si adunaro- cilie con quella dello slato pontificio e del
no in congresso scienziati italiani, tratta-
i Papa, è intrinseco e indispensabile ripor-
ti magnificamente. L'imperatrice di Rus- tarmi pe'nostri tempi all'articolo Pio IX,
sia per consiglio de'medici recossi a pas- ove ne tentai un abbozzo istoiico, cro-
sare l'inverno in Palermo, nella deliziosa nologicamente riportando politici avve- i

\illa del principe di Boterà, e vi dimorò nimenti. E primieramente, il re nell'ago-


con profitto di sua salute sino al seguen- 6toi847 abolì il dazio sul macino, e di-
te marzo; quindi visitata in Napoli la rea- minuì quello del sale; indi a' 18 gennaio
le famiglia ritornò in Russia. L'impera- 1 848, alleattribuzioniaccordaleallecou-
toresuoconsorteche i'avea accompagna- sulte di Napoli e Sicilia altre ne aggiun-
ta inPalermo, passò poi in Napoli e viep- se, onde migliorare le civili istituzioni e
più strinse amicizia col rg,che l'onorò con quelle de'comuni; di più con diverse di-
ogni maniera di distinzione. Recatosi poi sposizioni accordò altri vantaggi alla Si-
in Roma a visitare Gregorio XVI, questi cilia perla sua amministrazione distinta
non mancò con apostolico zelo e la dovu- e separata da quella di Napoli, e che tutte
ta prudenza di reclamare contro grava- i le cariche e impieghi in Sicilia sarebbero
mi c'ne solfi ivano cattolici romani nel di
i occupati da'soli siciliani, come nella par-
lui impero,e n'ebbe liete assicurazioni, che te continentale dai soli napoletani. Inol-
produssero quanto riportai aR^ussiA. Nar- tre nominò luogotenente generale di Si-
rai aNAPOLi,cheNicolò I donò al reque'due cilia il fratelloLuigicoiitedell'Aqnila, for-
cavalli di bronzo, chelo stesso re fece deco- mò un nuovo ministero, e promise di ag-
rosamente collocare avanti la reggia da giaziarei detenuti per cause politiche. Ma
lui sontuosamente ristaurata, nel nuovo già pel tumulto popolare di Palernio[V.)
ingresso del reale giardino. Avendo il re de' 12 gennaio 1848, la rivoluzione preci-
posto in educazione nel Collegio de Nobili pitosamente si propagò per tutta la Sici-
(F.) de'gesuiti di Roma, il fratello Fran- lia, che si eresse in governo provvisorio,
cesco contedi Trapani, si recò a prender- onde il luogotenente ritornò inNapoli.Ad
loperaverlacompita,corae notai nel voi. ontadi altre largheconcessioni,aiicliesut-
LVll, p. 2o3,e colla regina visitò ancora la stampa, per la prepotente forza delle
una volta Gregorio XVI, il quale soleva circostanze, il re Ferdinando II a'ac) gen-

chiamare Ferdinando II coli' epiteto di naio 1848 fu costretto, pel I. "tra princi- i

modello de'sovrani saggi, giusti e religio- promettere una costituzio-


pi italiani, di
si. Morto ilPapa nel 1 846, ben presloscop- ne corrispondente ai tempi che la recla-

piarono quella serie di rapidi e eia moro ma vano, e la proclamò m Napoli a' 1 fcb-
3i4 SIC SIC
Lraio in 8 capi, oltre le disposizioni ge- spellereda'suùi dominii d'Italia l'Austria,
nerali e la clausola derogatoria. Pertanlo [)erbuona ventura della regione Ferdi-
ron tale atto stallili , che il reame delle nando Il non vi unì le sue armi, e richia-
due Sicilie fosse retto da temperata mo- mò le già parlile, comandate dal famoso
narchia costituzionale sotto forme rap- Guglielmo Pepe, ma non tutte retrocede-
presentative. L'unica religionedello stato ronojquestoeilsuo posteriore invitto con-
tiovere essere se.mpre la cristiana cattolica tegno salvò l'Italia da tma conllagrazio-
apostolica romana, non permettendo e- negenerale eanarchica. Ne'primi di mag-
sercizio d'altra religione. 11 potere legisla- un gran movimento sedizioso
gio insorse
tivo risiedere complessivamente nel re, ed inNapoli,non volendosi da un partilo in-
inun parhunento nazionale composto di discreloe esigente la camera de'pari,i qua -
due camere, l'una di pari, l'altra di de- li poi furono nominati dal re in numero
putali. Il potere esecutivo appartenere e- di 5o nel giorno 1 4 vigilia della stabilita

sclusivamente al re. iVon permettersi a apertura delle camere o parlamento.


i."

truppe straniere di occupare o attraver- Nella mattinadello stesso giorno riunito-


sare il territorio del regno, salvo il solo si un numero di deputati presenti in Na-
passaggio del le truppe poti ti ficie dagli sla- polijSi pose in sessione preparatoria e qua-
ti dell'apa a Benevento e Pontecorvo, se- si seduta permanente nel palazzo di città
condo! modi stabiliti dalla consuetudine. a Monleolivelo,e volle entrare per mezzo
Vi sarebbe una guardia nazionale, la slam- del ministero in negoziazioni col re, iti-

pa libera e moderata da una legge repres- compatibili colla da lui data e giurala co-
siva, cancellate le politiche imputazioni. .stituzione; mentre alcuni significarono
Il re essere il capo supremo dello stato, non doversi dalla camera prestare il giù-
la sua persona sagra e in violabile,non sog- rafnento nella solenne apertura del par-
getto a responsabilità; avere il comando lamento nazionale se non condizionato, di
delle forze di terra e di mare, e che eser- mantenere lo statuto politico della nazio-
citerebbe la Legazia apostolica di Sicilia, ne, con tulle le riforme e modificazioni
e tulli i diritti del real padronato della che verrebbero stabilite dalla rappresen-
corona. Tulli gli alti sovrani riguardanti tanza nazionale,massimamenle perciò che
l'ordine di successione alla corona, e rela- riguardava la paria. Questa riunione avea
tivi alla reale famiglia, restare in pieno per iscopo di vestire il carniere d'Assem-
vigore. I ministri essere responsabili. Vi blea unica rappresenlantu della nazioncy
sarebbe un consiglio di slato. Talune par- si scelse un presidente, procedette a deli-

ti della costituzione potrebbero essere mo- berazioni creando unComitato di sicurez-


dilicatepei dominii di là dal Faro, secon- za pubblica, sotto la cui dipendenza as-
«to ) bisogni e le condizioni particolari di soluta dovesse porsi la guardia naziona-
quelle popolazioni siciliane. Nonostante le. La sera deldettogioruo vari de'depu-
la Sicilia non volle riconoscerla, perseve- tati e della guardia nazionale si recarono
rò nella libellione, proclamò la costitu- in deputazione al palazzo reale colie ac-
zione del 8 I I '?.,c sicostitu'i in regno sepa- cennate loro pretensioni, ed el)bero dal re
rato. Lo spirito di libertà avendo infiam- ili risposta,che senza rompereil giurameu-
mato gl'italiani, gli altri sovrani ancora logiàdalui datoavanli a tuttala nazione,
prom ulgarono costituzioni, ed aSARDEGN A non poteva egli condiscendere a cloche si
riportai l'intiero testo di quella concessa voleva. Intanto la guardia nazionale, del
da re Carlo A ber tu, che nel sostanziale so-
I
2.° e 4-° battaglione massimatnente, for-
migliando a quella del re Ferdinando II, mò in via Toledo e principalmente dal lar-

può supplire a(|uanlo non riportai. Nel go del Mercatello sino all'angolo del pa-
generale ferineulo, volendo gl'ilaliaui e- lazzo Cìrelli a s. Ferdinando uua veuliua
SIC SIC 3i>
tli barricate, e la tiuppa fu (inindi cliia- essa avea dato mano alla grave perturba-
mala dal re a riunirsi avanti al palazzo zione,maavea cominciato un attacco con-
reale. Dall'altra parte questa porzione del- tro le reali milizie, mal corrispondendo
la guardia nazionale, fattasi più ardita dal alla fiducia accordata ad essa dal re; le
niuno risultato delle negoziazioni fi ai de- camere legislative di filto non poteronsi
putati e il re, innalzò nuove pretensioni, aduiìare il i5, sino alla notte del qua-
come quellcdi voler la truppa fuori di Na- le durò il combattimento; quindi il re le

poli,che nel corso della giornata una me- sciolse con decreto del 17, per essere u-
tà s'inviasse in Lombardia a combattere scita quella de'deputati dalla sfera di sue
col re di Sardegna gli austriaci, e la con- attribuzioni legislative, e per avere atten-
segna de'forli nelle sue mani; e formò al- tato alla mutazione dello stato, ed eccita-
tre barricate nella strada di Ghiaia, alla to i disordini della guerra civile. La città

Vittoria, ed al largo Carolina. In questo di Napoli fu posta in islato d'assedio; a'24


mentre e nella mattina del i 5 un'ora a- tuttavia il re decretò l'apertura delle ca-
vanti mezzodì, una delle guardie naziona- mere peli. "luglio, ma in seguito e sebbe-
li ad una sentinella, che colpita in pet-
tirò ne il parlamento nel Museo Borbonicoa-
to cadde morta fra clamorosi applausi
i vesse incomincialo le sue operazioni, per
de'ribelli. A tali.° colpoaltri 4o 5 nesuc- nuove contingenze fu costretto sciogliere
cessero, ed allora fu che la truppa fedele lecamere a'5 settembre; così la costituzio-
al re e in propria difesa, incominciò irri- ne terminò per colpa di quegli slessi che
tala con aspra reazione la distruzione del- l'aveano voluta, quindi il re colla sua fer-

le barricale, il fuoco di schioppi e artiglie- mezza ed energici provvedimenti salvò


rie che durò sino alla sera, sbaragliando l'intiero regno dalla rovina, e giovò im-
e vincendo tutti gli ostacoli. Si distinsero mensamente al ristabilimento dell'ordi-
precipuamente reggimenti svizzeri, e si
i ne nel resto della penisola, con vincere e
sparse molto sangue, poiché avanzandosi trioufarecompitamenle della rivoluzione.
la truppa per la via Toledo, dovette gua- Frattanto il parlamento generale di Si-

dagnarla palmo a palmo, per le fucilale cilia Palermo e presieduto


residente in
che piovevano dai laterali balconi, e via- da Ruggero Seltimo, avendo con atto dei
cere la più accanita resistenza; laonde pro- i3 aprile dichiarato decaduti i Borboni
vocata non intese più, dalla necessità di dalla sovranità di Sicilia, e questa di vo-
difendere la propria vita e di sostenere il lersi reggere a governo costituzionale e
funesto conflitto, la voce de'Ioro capi per chiamando al trono suo un principe ita-

reprimere la loro vendetta di venula fu- liano, dipoi agli I 1 luglio 1848 decretò.
rente, contro lamassa di coloro che ten- « I
.° 1! duca di Genova(Ferdinando) figlio

devano a sovvertire lo stato. Appena im- secondogenito dcll'atluale re di Sardegna


pegnata la lotta, i deputati di per loro si è chiamato colla sua discendenza a regna-
erano dichiarati Unica rappresentanza re in Sicilia secondo Io statuto costituzio-
della nazione, eleggendo un comitato di nale(con due camere de'pari e de'comu-
pubblica sicurezza,perchè cessasse pel mo- ni) de' IO luglio 1848. 2.° Egli prenderà
mento ogni violenza fra' combattenti di- nome e titolo di Alberto Amedeo I re dei
speratameute,e sostenutodallecaseiu via sicìlianiperla costituzione del regno. 3.

Toledo e dal palazzo Gravina a Monteo- Sarà invitato ad accettare e giurare se-
li veto, che fu rovinato. 11 re a' i6 nominò condo l'art. 4o dellostatuto". Nelleacqiie
un nuovo ministero;sciolse e spogliò del- di Sicilia quindi si portarono le flotte del-

le armi la guardia nazionale di iXapoli,che ringhilterrae della repubblica francese.


istituita per tutelare la sicurezza e la tran- lMan'3o settembre essendo parlila da Na-
quillità delle famiglie, uou solo parte di poli la lluUa regia per la spedizione e ricu-
3i6 SIC SIC
pera di Sicilia con truppeda sbarco com- te temendo il Papa Pio IX l'esplosione
presi gli svizzeri,e pergeneralissiraoCarlo d'altra simile e forse più crudele, cauta-
Filangieri principe di Satriano, Messina mente riparò nel regno di Napoli, e fece
fu compresa da orgasmo pel suo procla- avvisare il sagro collegio di rifugiarsi nel
nia d'invito all'ubbidienza di Ferdinan- medesimo. Giunto a'2 5 in Mola di Gae-
do li. Questa ricusandosi, a'3 incominciò ta col gesuita p. Sebastiano Liebl e la no-
il formidabile attacco per terra e per ma- bile famiglia del conte di Spaur, incon*
re, con bombardamento. La pugna fu ter- Irato da questi e dal cardinal Antonelli,
ribile e sangui uosa tra le due parti, e do- che dichiarò pro-segretario di stato, su-
po una disperala difesa di 6 giorni, Mes- bito ne annunziò l' arrivo con lettera a
sina con tutti folti compreso il Faro fu-
i Ferdinando II e portata dal conte. Il re
rono occupati dai regi, ma la città restò in leggerla proruppe in pianto, e colla re-

rovinata e arsa per la sua resistenza te- gina e la reale famiglia corse a Gaeta. Fa
nace. L'esercito entrò in Messina agli 8 uno spettacolo religioso l'incontro col ve-
settembre, e poco dopo sottomise Melnz- nerando ospite, cui offri il suo palazzo e
zo. Per l'intervento degli ammiragli in- il regno, la formidabile fortezza di Gae-

glese e francese ebbe luogo una sospen- ta e il suo petto per difesa. Cosi l'avven-
sioned'armi. Il re per dimostrare al prin- turosa Gaeta, ^VA ospitaliera di altri Pa-
cipe di Satriano la sua soddisfazione per pi fuggitivi, si convertii in una 2." Roma,
la riportata vittoria gli confei'i l'ordine in circondando il Papa i cardinali, i prela-
diamanti di gran croce di s. Ferdinando ti, i sudditi fedeli e altri, cui riuscì rag-
e del Merito. giungerlo, oltre il corpo diplomatico e il

A! già citato articolo Pio IX avendo re colla sua famiglia e corte. L' intiero
narrato le condizioni politiche di Roma reame di Napoli fece a gara in tributare
e dello stato pontificio in epoca di tanta omaggi ossequiosi a IsupremoGerarca. Fu
effervescenza d'animi alla libertà, lo sta- in Gaeta che Pio IX emanò le sue pro-
tuto costituzionale concesso dal Papa, e teste per le ricevute violenze e pel cam-
occennato i principali mutamenti d'Ita- biato governo del suo do minio tempora le,
lia, qui indicherò i riguardanti il Ponte- i suoi atti, le censure ecclesiastiche con-
fice e Ferdinando II che sontuosamente tro gl'invasori del medesimo: e da dove
l'ospitò con tutta la venerazione religio- invocò il soccorso de'principi per ristabi-
sa, quando si rifugiò ne'suoi stati co'car- lire l'ordine di s. Chiesa, e diresse enci-
dinali, prelati e altri fedeli sudditi, dan- cliche all'episcopato cattolico: ivi celebrò
do il re in tal solenne circostanza a'con- alcune sagre funzioni,vi tenne diversi con-
temporanei magnanimi esem-
e a'posteri cistori, elevò la cattedrale diGaeta in me-
pi d'edificazione commovente. Questo tropolitana basilica, concedendo singola-
strepitoso avvenimento e tultociò che di ri privilegi a' canonici, riprovando alta-
mirabile l'accompagnò, rese il pio e ge- mente proclamata repubblica roma-
la

neroso re segno allebenedizioni di tutto na, per la quale l'anarchia giunse al suo
quanto il ciistianesimo,ogni nazione cat- colmo nello stato pontificio. Fu allora che
tolica fu compresa di gratitudine, e gli per ristabilire in esso la sovranità delPa-
stessi eterodossi e quelli di altre creden- pa,nel suo nome il cardinal Antonelli chie-
ze non meno, con istiipore gliene fecero se l'intervento armato d'Austria, 'Fran-
plauso. Ricorderò pertanto in breve, che Spagna e
cia, delle due Sicilie; laonde in
dopo scoppiata in Roma l'obbrobriosa ri- Gaeta incominciaronodiplomatiche con-
voluzione de' 6 novembre 848, aweni-
I i ferenze per eseguirlo, e nel febbraio per
inento sacrilegoiinperituro per l'enorme l'insurrezione di Toscana visi recò il gran-
ingratitudine che lo disliuse, giustameu- duca Leopoldo II colla moglie, sorella di
SIC SIC 3 I
7
Fertlinondo II, e la reale famiglia. Con neralc in capo Filangieri per fare la loro
tlecielo de* 1 1 innrzoi 849 il leFercliiiaii- sommissione. Finalmente verso il 6 apri-

do II sciolse le camere ileMepulali, e da le in Palermo la camera de'pari volò la


JVapoli salpò una spedizione navale per sommissione al re pura e semplice. La ca-
la Sicilia sotto il coniando del lenente ge- mera de' deputali la volò colla maggio-
nerale Carlo Filangieri principe diSatria- ranza di 60 voti contro 3o e con qualche
no, dopo avere il re tentato tutl'i modi modificazione. Cos'i si sciolseuna tremen-
per richiamare all'ubbidienza siciliani; i da macchina rivoluzionaria che sembra-
ed anche a mezzo degli ammiragli fran- va d'una solidità invincibile. Il suo scio-
cese e inglese fece loro proposizioni ra- glimeulo derivò principalmente dalla di-
gionevoli d' accomodamento ; i siciliani visione de'siciliaui in vari parlili, e dal-
restarono pertinaci, e neppure si scossero l'avere introdotto nelle milizie gente che
per l'esempio dell'eccidio tremendo di non era dell'isola e avventuriera per la
JMessina, rovinata dal bombardamento e libertà. Innumerabili furono i materiali
dall'orribile conflitto accaduto nell'occu- da guerra venuti in potere del re, il quale
pazione delle truppe regie. Inutilmente pe'prospei i successi del suo esercito potè
e replicatamente s'interposero gli ammi- ben presto ristabilire nell'isola l'ordine
ragli inglese e francese per pacificare i si* e la pace. Tutte le truppe regie rivaliz-
ciliani; inutilmente li avvisarono che o- Earono in ardore e entusiasmo; l'esercito
stinandcsi a ricusare 1' accettazione del- napoletano diede nella rivoluzione napo-
l' Ultiwalum del re, presto si sarebbe de- letana e siciliana grandi prove di valore
nunziata la cessazione del convenuto ar- e fedellà al suo le, il quale vieppiù au-
mistizio, laonde lo notificarono per tutta mentò il suo intenso amore pel medesi-
l'isola a* 19 dello stesso marzo per ripren- mo, e dichiarò duca di Taormina e luo-
dersi la guerra a'ac). Avendo il governo gotenente generale di Sicilia il prode e
costituzionale diSicilia corrisposto con un benemerito principe con tut- di Satriano,
solenne rifiuto, a'3 i marzo si ripresero te leattribuzioni di vicerè.Mentre laFran-
le ostilità e si combattè con in principio cia inviò a Civitavecchia la spedizione per
\aria fortuna, ed occuparono Aci-
i regi marciare suRoma, comandala dal gene-
Realeealtri luoghi. Quindi a'6 aprile l'e- ralOudinot di Reggio, ne\ maggio inter-
sercito napoletano progredendo nel do- vennero ancora nelle provincie potìlifi-
mare siciliani, dopo accanito e sangui-
i ciegli eserciti iiapoIetano,austriaco e <pa-
noso combattimento e bombardamento gnuolo. Seguì l'ingresso de'napoletani in
s'impadronì di Catania, essendo slata at- quelle di Marittima e Campagna col re
taccata per mare e per terra, ma difesa avanzò egli sino ad Albano
alla lesta, e si

da 25,000 armali di tulio punto, e da con 16,000 uomini e 72 pezzi di cannoni,


formidabili posizioni fortificate. Dopo la formando il quarlier generale ivi e alla
presa di Catania governo di Sicilia ri-
il Riccia {f-)- Per l'armistizio concluso tra
conobbe formalmente quel lo del la repub- i francesi e i repubblicani romani, questi
blica romana, e nominò suo rappresen- osarono recarsi a combattere napoleta- i

tante straordinario in Roma il p. Gioac- ni, ond'ebbero luogo falli d'armi del 9 i

chino Ventura. Il principe di Satriano a Palestrina {f.), e del 19 a T' elicili [F.)
continuando le sue guerresche operazio- che fu sanguinoso pe'repubblicani, onde
ni, ottenne che Augusta, Siracusa, Noto, il re credette bene ritirarsi in buon or-
con altre città e luoghi riconoscessero dine nel suo regno Dipoi riprese da'fraii-
l'auloritù regia di Ferdinando II, e senza cesi l'ostilità, con diversi combattimenti
alcuna resistenza. A loro esempio molle entrarono in Roma a'3 luglio, e nellostes-
altre città e lerre spedirono inviati al gè- so giorno Oudinot ne fece presentare le
3 8
1 SIC SIC
cliiavi al Papa in Gaeta, e co>\ eLhe Icr- Papa al confine; e tentai di descrivere il

miiie la rivoluzione ronìana, che avea un momento sublime della separazione, av-
carattere irreligioso e demagogico. Pio IX venuto nel sito detto l'Epitaffio, perciò
dopo avere in Gaeta ciesimato il princi- divenuto memorabile. La cavalleria na-
pe di Tranijbattezzata la principessa Ma- poletana segui sino a Genzano Pio IX,
ria Pia figli del re, e donata \a Rosa d'o- ch'entrò in Roma
a' i 2 aprile, ed ove nel
ro[P'.) benedetta alla regina, passò nella I. "concistoro con isplendide parole di ri-
magnifica regia di Portici suburbano di conoscenza altamente encomiò la singo-
Napoli a' 1 4 settembre. Nel medesimo ar- iar pietà e il generoso albergo, come pu-
ticolo Pio IX descrissi anche il soggiorno re le 'riverenti officiosità con cui 1' avea
suo in Portici, i concistori, gli atti ponti- ricolmato Ferdinando li, concorrendo e-
fìcii, la ripristinazione della sede vesco- ziandioalla ricupera del principato tem-
vilediCaiazzo (ora ha istituita quella di porale. Riportai inoltre all'articolo Pio
Vaslo nell'Abruzzo Citeriore), e quan- IX i funerali celebrati in Roma al prin-
to vi operò, i frequenti accessi in Na- cipe di Salerno a'27 marzo 85 1, e che
1

poli (onde può servire d'appendice a ta- a'3 luglio ricevè in Castel Gandolfo la
le articolo), i luoghi da lui visitati, le sa- gradita visita del re e della regina delle
gre funzioni celebrate, le gite ne'dintor- due Sicilie, in uno alla reale famiglia, e
ni, inclusivamenfe al santuario di s. Fi- con essi andò a visitare ilsantuariodi Gai-
lomena {J^'), ordinariamente accompa- loro presso la Riccia. Neil' articolo Pa-
gnato dal giù ricordato d. Alfonso d'A- lermo ricordai il sinodo o sagra congre-
\aIos marchese di Pescara e Vasto, capo gazione de' vescovi di Sicilia, ivi aduna-
onorario di corte, che poi dichiarò Pr//i- tosi neli85o per accorrere a'bisogni va-
cipe assistenle al soglio (F^.), percorren- ri e molteplici della cristianità dell'isola,
do peli.°Papa le strade ferrate. Fu alle alterata dalle tante turbolenti vicende,
reggie di Napoli,di Capodimonte e di Ca- che posero in trambusto ogni ordine poli-
serta (nella quale cresimò le principesse tico ed ecclesiastico, onde procurare il be-
M.""* Annunziala e M." Clementina figlie ne de'popoli alle loro pastorali cure affi-

del re, e vi celebrò altre sagre funzioni), dati. Sullecondizioni politico-morali del-
si recò in Benevento, l'unico suo dorrii- le due Sicilie si agitò a'nostri giorni una
nio che con Pontecorvo non soggiacque turbinosa polemica, poiché lo spinto in-
a rivoluzione, e visitò la basilica metro- fernale da cui è ispirata la democrazia
politana (dall'attuale arcivescovo cardi- rossa e la demagogia, scagliò sull'augu-

nalCaraftaoracon grandi spese e cure in- sto Ferdinando li lepiùributlanti calun-


tieramente restaurata e riabbellita), e di- nie e menzogne, elaborate da'piìi avven-
versi luoghi della città, celebrando nella tati e fanatici del suo tenebroso partito.
detta cattedrale. Vide l'eruzione del Ve- Però ivi le polemiche pubblicate a con-
suvio incominciata a'5 febbraio 8 5o, i la futarla, vi fu quella d'un savio e illumina-
quale danneggiò la terra d' Ottaiano e to autore intitolata: La voce de falli al-
altri luoghi. Fmalmente i accontai come la coscienza degli oneslì, che si legge an-
PiolXa'5 da Caserta per ri-
aprile partì cora ne'n.-ìGS eies^.àtW Osservatore ro-
tornare in Roma, dopo aver rinnovato le mano (\e\ 85 I 1 .Così fu vendicata la mae-
sue affettuose benedizioni al re, alla re- stà d'un re che tutta la saggia Europa
gina ed a tutta la reale famiglia, non che ammira come il propugnacolo tutelare
i sensi d'indelebile gratitudine pel nobi- della religione cattolica, dell'incolumità
lissimo ospizio e per le tante edificanti di- e della floridezza d'uno statoche siede ri-
mostrazioni divole ricevute. Che il re col spettato ed amico nella gran famiglia de-
principe ereditario accompagnarono il gli stati contemporanei; poiché il sensa-
SIC SIG 3i9
to autore del Sistema f^ovetnalivo delle gliaio d'diusiodi felloni, lutti riconosce-

tiuc.Sìcilit',dc\ Cantalii[)o, prese [jer teslo: vanoch'era un esporsi all'anarchia, al co-


E' nostro volo 1' incolumità ilei caltoli- n)unismo,al iSbc/V/^^mo (^.),airinvasio-
cismo^l'indipendenza dello stalo, lo splen- ne del prolestanlismo,ed a tulli i mali in-
dore del trono, la prosperità di tulle le separabili da'priiicipii governativi diver-
classi; argoaienli tulli che sviluppati, si sida quelli ritenuti come base e fonda-
verificano nel governo di Ferdinando II. mento dellaBorbonica monarcliiadi Fer-
Il ci). Canili applaudilissiaio scrittore ,
dinando li. Dopo la fatale esperienza dei
collo sliledi Tacito, ecco come rica[)ilolò fatti, questo fu un volod'insuperabilecou-
i principali falli di Ferdinando il. il re vincimenlo.
fu spinto a sciogliere le camere, e sebbe- A Rapolla parlai del disastroso terre-
ne vincitore al 1 5 maggio degli sforzi del- moto che nel 85 desolò la provincia di
i 1

la demagogia questa profittando della L!asilicala,il Volture e le adiacenze, come


(

catastrofe di Parigi, dell' insurrezione di appunto Rapolla e Melfi; che il re, non
V'ienna,della rivoluzioned'llalia ediGer- curandoli disastro del viaggio,nel settem-
mania), pure di buona fede le riconvocò, bre si portò co'principi di Calabria e di
ma a'5 settembre fu coslreltoa scioglier- Trapani per recarvi conforti e consola-
le; volle fare altre prove, e fu obbligato a zioni e per spargervi le sue beneficenze.
nuovamente scioglierle nel marzo i84q. Nel voi. LI V, p. 197 feci memoria del ba-
Dappoiché in Sicilia si ebbe premura di cino di raddobbo,fbllo dal re costruire nel
slaccarsi dal regno, di armarsi a guerra, e suo'portomilitaredi Napoli. Il n.°22 del-
dichiarandosi decaduta la sua dmastia,il l' O roìnano del 852celebra le
a servalo re 1

re fu coslrello a richiamare l'esercito già opere ammirande di Ferdinando li nel


arrivato al Po,per rivolgere le sue forze a decorso degli ultimi 4. anni, periodo cos\
domar gl'insorti modi a-
isoIani,chein più fecondo di avvenimenti, e fa voli perchè
vea beneficali. In Napoli camere pre- le sorga uno scrittore fornito di sano gimli-
tesero di voler essere costituenti e non co- zio e d'imparziali là, per degna mente scri-
stituite, di essere uno il re ed esse loo, verne la sincera storia, la quale confutan-
ed in opposizione di co^'i evidente fello- do! giornali astiosi, gli .scrittori settari e
nia la magnanima condotta del monarca le false opinioni, combattendo le utopie,
conservò lo statuto anche dopo il 5 mag- i sostituendo la realtà al romanzo, e sma-
gio, e non sciolse le caniere che spintovi scherando l'ipocrisia e la calunnia, tjar-
da esse, e dopo due esperimenti! No, non ri veridicamente, come Ferdinando II,

volevasi lo statuto da quelli che in oggi mentrealtrove le sedizioni, i tumulti po-


se ne proclamano martiri; volevasi l'u-
i polari, le stragi cittadine più volte si ri-
nità italica, e in onta a'trattali interna- produssero, co'suoi antiveggenti e salu-
zionali, e in onta dell'antichissimo Patri- tari provvedimenti, l'anarchia solo un
monio dis. Pietro, e in onta de'principi giorno potè tentare sconsigliatamente la
sovrani, e in onta degl'interessi munici- sorte delle armi. Come col suo governo
pali, e in onta di ridurre per la 6." volta saggio e forte rassicurò i buoni e sorpre-
lutla l'Italia preda del vincitore, e a lui- se i tristi nelle loro macchinazioni, e li

lociò aspiravasi in onta della iusulUcien- snidòda'selvosi monti delle Calabrie. Co-
za assoluta de'mezzi e dcll'impossibililà me ricuperò la dominazione di Sicilia ,

tante volte verificata della riuscita. Fu- come la riordinò, come esercitò la cle-
rono le camere che violarono i palli e le menza sopra sciagurati i faziosi, massime
condizioni flello statuto, e le volevano sui condannati all'ultimo supplizio. Co-
calpestate, tentando di sovvertire 8 milio- me eminentemente pio, magnificamente
ni di regnicoli, che meno qualche tui- ospitò e imprese a difendere il Vicario di
3io SIC SI C
Gesù Cristo. Come in tante vicende di perdono elargito a'traviatioda'deliri po-
guerre e in tempi calamitosi provvide ,
litici o da violenze d'altre criminose pas-

con senno «'bisogni dello slato, senza gra- sioni, sparsasi al di là del Faro la noti-
vare di nuovi tributi suoi popoli, e sen- i zia del suo viaggio e arrivo in Reggio, si

za intralasciare di promuovere le opere accese ne' messinesi la brama di godere


pubbliclie, incoraggiare le scienze e le ar- pur essi di tanto bene, e di veder fra loro
ti, e lalefiducia ispirò nel suo credito die l'adorato monarca. Supplicalo il re dal-
i fondi pubblic'rsi mantennero, con esem- l' universale per mezzo dell' intendente
pio unico in Europa, ai pari e al di so- della provincia, del sindaco e del senato,
pra del pari. Ora poi che l'esperienza di affine di mostrarsi al popolo messinesean-
tanti fatti egli anni cotanto memorabili siosodi esprimergli suadivozioneegra-
la

decorsi hanno dissipato e sgombrato la tiludine, per essere stalo elevato aWa più
nebbiache a taluni celava il vero, u-
fìtta florida e prosperosa condizione economi-
Danimi sono voli riconoscenti de'suddili
i ca, massime pel ravvivato commercio del
oll'oltimo principe, ringraziandolo delle suo porto-franco. 11 re l'esaudì e a'sS ot-
magnanime sue imprese e proclamando- tobre approdò a Messina, facendo prece-
lo strenuo propugnatore dell'ordinejdel- dere il suo arrivo dalla cessazione dello
la religione e dello slato. Le virili pub- stalo d' assedio proclamala dal duca di
blicheeprivatedi Ferdinando li abbelli- Taormina luogotenente generale. Fu in-

scono dono delle dueSicilie: possa avere


il descrivibile l'entusiasmo d'ogni classe di
un regno lungo e pacifico, basato sulle persone, accorse ancora rapidamente dal-
affezioni del foi lunato suo popolo, e cir- la provincia, che dimostrarono colle più
condato da Ile benedizioni del la felici tàdo- grandi manifestazioni di cordiali ossequi,
me^lica: voglia Iddio ricolmarlo vieppiù e trionfale ne fu l'ingresso con ovazione
de'benefizi più privilegiati, accompagnali senza esempio. In tal modo il benigno re
da lunga e prosperosa esistenza a ulteriore cancellò ogni memoria funesta dei pas-
va 11 la "crio del la Chiesa e del la società di cui sato, e recossi alla cattedrale a rendere
è benemerentissimo. A Sor a ho dello co- omaggio al Signore de'dominan ti, ricevu-
rnei! re ha dato al capitolo Vaticano l'ab- to dall'arcivescovo cardinal Villadicani.
bazia di s. Domenico. Nel n.° 1
4'^ del me- Dopo il Te Deuin ammise il re al bacio
desimo Osservatore si riporta uno splen- della mano le autorità, accolse un nume-
dido articolo di encomii sull'esercito del ro graiulissimodi supplicanti, visitò la cit-

regno delle due Sicilie, ridotto dal re nu- tadella, l'arsenale in costruzione. Catania
meroso, disciplinato, istruito dalle sue implorò pure sì alto favore, e l'ottenne
speciali e indefesse cure, leggi e regola- nel dì seguente, essendosi in un baleno
menti ivi ricordati, ciica le varie opera- la città tramutata tutta quanta in festa.

zioni scienlinche, esecutive e disciplina- Nella cattedrale fu accolto dal vescovo


ri, olire ruflìcio topografico e la fonde- mgrRegnaiioedal senato, indi fra le più
ria;etutto per la garanzia dell'ordine e pel entusiastiche acclamazioni si recò al mo-
rispetto politico internazionale. A questa nastero de' benedettini, poi a vedere i

disciplina, abilità e perizia militare, dei grandiosi lavori del porto e del molo, o-
generali, ufiìziali esoldati, il regno va de- pera stupenda da lui ordinata, e che fu
bitore delia tranquillità tornata in tutti già per secoli il desiderio piìi vivo de'ca-
i suoi punii. Nell'istesso i852 recandosi tanesi:imperocché il molo murato di Ca-
Ferdinando II nelle Calabrie, col duca di tania non è un bene solo municipale, so-
Calabria e col conte di Trapani, mentre no comuni della provincia e fuori della
i

trattenevasi in Reggio ad esercitare atti provincia che immediatamente ne risen-


di clemenza , di carità e di saggezza pel luno benefizi (nel 1 8 53 sulla piazza di s.
i
SIC SIC 37.

Francesco di Catania s'inaugurò la bella no con pari incanto olla visla.ed il re l'ha
statuadi marniodel (lefuiilo re Ferdinan- chiamata col nome dell'amala regina M.^
do J, per le munificenze elaigilealla pro- Teresa. Un'altra opera di grande utilità
sperità delia città). TiUte le provincie di pubblica e già compita, si è l'avere il re
Sicilia all' inopinalo arrivo del re si af' fatto ridnrre il vasto palazzo di Tarsia
fieltarono mandare deputazioni perchè per ricevere comodan)eute l'esposizione
si degnasse onorarle di sua sovrana visi- industriale di tulio il regno. Altro lavo-
ta, ma per allora non potè appaga-
il re ro utilissimo e pubblico è il prolunga-
re le loro brame. Ferdinando II reseGae- mento de'lelegrafi elettrici: finora, e co-
ta quasi imprendibile con immensi lavo- me dichiarai n principio, sia veano da Na-
i

ri, ed ètutto intento per cndere piìisplen- i Terracina per comunicare con Ro-
poli a
dida l'incantevole Napoli. Non pago d'a- ma, del quale fo parola a Strada; ades-
vere reso pili regolare e me- piii nobile la so d'ordine del re si sono posti in azione
ravigliosa via diToledo, con molta sa- da Napoli a Salerno, e da Napoli ad A-
pienza e approvazione decretò due stra- vellino, e in breve percorreranno lutto il
de nuove dentro la città. L'una dalla ri- regno, divenendo sottomarini da Pieggio
viera di Ghiaia salirà per sotto s. Mar- a Messina. Le strade ferrale vanno cre-
tino e s. Elmo, e radendo s. Lucia del scendo, ed è in costruzione quella chea
Monte, e tagliando la via dell'Infrascala spese del governo è tanto lunga quanto
camminerà sino al tondo sotto a Capodi- vantaggiosa da Napoli a Brindisi, ed allra
monle. Ad intendere l'amenità di questa si prolunga dal suddetto cav. llayard da

via basterà il dire ch'ella farà la sorpren- Nocera a Salerno, e forse più oltre. La
dente veduta di Martino prolungata
s. chiesa della B. Vergine di Fiedigrolla fa
per circa due miglia. L'altra è un trafo- tutta egregiamente restaurata, dentro e
ro o tunnel, il quale dalla piazza del pa- fuori, e davanti alia facciala con l'aller-

lazzo reale addentrandosi nella collina di ramento di un grande edifìziosi aprìam-


Pizzofalcone sboccherà sulla riviera di pia e deliziosa piazza. Di questo santua-
Ghiaia presso la Vittoria. Questa via sot- rio e della sua festa,di celebrità quasi gu-
terranea, ornala di marciapiedi, e d'una ropea, parlai a Napoli, dicendo pure co-
spina su cui sorgeranno candelabri per me il lecolla regina eia reale famigliacou
la luce gazosa, raddoppierà la comuni- solennissima forma si recano a pregare
cazione tra i piìi che 00,000 abitanti
i al nel dì 8 settembre, tra due ale delle mi-
di là del ponte di Ghiaia, e i 3oo,ooo e lizie schierale in tutta tenuta di loro bel-
più viventi di qua, comunicazione fino- lissimedivise;nella quale occasione prima
ra incomoda perchè tutta dentro la sola che il sovrano parta dalla reggia difila-

via di Ghiaia, corrente lungo la gola che no innanzi tutte le stesse milizie,che si riu-
divide le due alte colline di Pizzofalco- niscono perciò in Napoli, e nel i853 si

ne e di s. Elmo. La traccia aperta il 6 a- composero di 34 battaglioni di fanterìa,


prile fu trascorsa in cocchio dal re e dal- 4o squadroni di cavalleria,e g batterie di

la regina a'28 maggio: in soli 44 §'<^''"' artiglieria. Mentre il magnifico corteo re-
il vivo della montagna ha ceduto al fer- casi al tempio, buon numero di navi da

ro di 1000 operai, e sonosi dileguali gli guerra pavesale splendidamente e anco-


ostacoli d'ogni sorta nella lungliezza di rale lungo la spiaggia, vengono salutan-
oltre due miglia e mezzo; la strada in- do la ss. Vergine ed il re con assiduo rim-
somma fu immaginata e falla, unica più bombo d'artiglierie. Gomunemeu te si cre-
che rara nell'orbe terracqueo, in nessuna de incominciata questa religiosa costu-
delle cui parli il cielo, la terra e il mare manza da Carlo III di Borbone, ma di-
gareggiano di tanta vaghezza, e si offro- versi documenti ne fanno risalire l'origi-
VOL. LXV. 21
322 SIC SIC
ne dal d'i 8 settembre ì5iS, quando in menlai a Napoli, sulle due Sicilie tra'ian-
quel giorno appunto l'Agamonle, ultimo ti scrittori abbiamo; Albini, Degestis re-

tra 'generali del già estinto Lautiec,sciol- guniNeapoli ab /^mgo/»V7,Nea[)oli 589. 1

BernardoBivona, Slirpiiini rariorum mi-


se il blocco o assedio della città. In detto
iinsque cognitarum in Sicilia. Mugnoz,
I
annoi 853 ricorrendoli 5.° secolare del-
l'invenzionedella s, immagine, si aggiun- Teatro cronologico delle famiglie anti-
se alle consuete solennità quelle altre, la che nobili del regno di Sicilia, Palermo
grandiosa processione de'sg agosto, ed il i655. Vincenzo A^vr'ia, Istoria cronolo-
solenne ottavario, descritti ne' n. ig8 e gica de' viceré di Sicilia, Palermo 1697.
20 1 del Giornale di Roma. Possa questa Gio. Battista Caruso, Bibliolheca hislori-
testimonianza di affetto e di tenera divo- ca regni Siciliae,Vanovm\ 723: Memo-1

zione gran Madre di Dio, essere no-


alla rie isloriche di quanto e accaduto in Si-

vella sorgente di benedizione pel popolo cilia dal sempo de' suoi primieri abita-

napoletano e pe'suoi sovrani. Ora che si tori sino alla coronazione del re Fitto-

è pubblicata un'erudita e ragionata dis- rio Amedeo, Va\evmoi 742. Giu'ieppe Si-

sertazione sull'antichità e origine del san- mone Assemani, Italicae historiae seri-
tuario, aggiungerò, che dove la celebre ptores:De rebus Neapolitanis etSiculis,
grotta da Pozzuoli [T^ .) sbocca entro Na- ab annoChristi 5ooad annum 200, Ro- i

poli, era nel secolo 111 un piccolo tempio mae ijSì. Burigny, Storia generale di
pagano, poi dal 1207 al 343 almeno tro-
1 Sicilia,con aggiunte e note di /Mariano
vasi surrogato dalla chiesuola di s. Maria Scasso e Borrelli, Palermo 1788. Blasi,
di Piedigrotta, in venerazione particolar- Storia cronologica de' viceré e presidenti
mente de'marinari.Il d'i 8 settembre 353 1 del regno di Sicilia, Palermo 790. Dio- 1

apparve laB. Veigine a due leligiosi e ad doro di Sicilia, Storia di Sicilia, Roma
una monaca della reale famiglia Durnz- i8i3. Federico Miinter, alaggio in Si-
zo, cui manifestò essere suo volere che le cilia, tradotto dal tedesco dal cav. d.

si nuova chiesa all'imboccatu-


edificasse Francesco Peranni con note e aggiunte,
ra della grotta. Mentre il popolo con ar- Palermo 1823. Cav. Giacomo Bordiga,
dore eseguiva il comando, si trovò nelle Dei costumi e delle belle arti in Sicilia,
fondamenta lastatua della B. Vergine col lettera al eh. Pietro Giordani, E'trenze

s. Bambino sulle ginocchia, quella preci- iS2'j.Mar\ovana,IVotizieistorirhedeisa-


samente che ancora ivi si venera. Com- raceni siciliani, Palermo i832. Artiiud,
pita la chiesa e data in cura a* sacerdo- L'Italia e la Sicilia di M. Della Sa Ile,
ti secolari, colla moltitudine delle grazie tradotta e accresciuta da F. Falconetti
crebbe la divozione del popolo. Alfonso I con note e illustrazioni, ivi 1837. Pa-
nel 1453 credè opportuno affidare la cu- Palermo 8 5o.
squali, Storia di Sicilia, 1

stodia del santuario a' Canonici regolari A. Coppi, Annali d'Italia dal ìj^o al
Lateranensi del ss. Salvatore, che la con- 1845. Roma 1828-1851.
servarono, officiarono e abbellirono, ed SICILIE. Regno delle dueSicilie, V-
ora fecero l'indicata restaurazione,il mu- triusqueSiciliaeregnum.Slaiod'llaUaóeA
nicipio avendo fatto il piospetto esterno. mezzodì d'Europa, tra 36°3j' e 4^° 54 di
I domenicani di Napoli di recente hanno latitudine nord, etra io°8'ei6°9'di longi-
."
magnificamente restaurato e abbellito la tudineest,formatodidue parti distinte: 1

decadente chiesa di s. Domenico maggio- della regione continentale chiamata re-


re, opera gotica di Masaccio nel secolo gno diNapoli, che comprende la metà meri-
Xlil,la qualeper moltissimi dipinti e mo- dionale della penisola italiana, o Donunii
numenti scolpiti d'arte è un vero museo. di qua dal Faro, ed ha per capitaleiV^/?o-
Oltre i già citati storici, e quelli che ram- // ( F.) residenza regia; 2 ."dellaSicilia, una
SIC S I C 3^3
delle maggiori isole ilei Meiliterraneo, o per ordine cronologico di epoche e perciò
Dominii di là clnl Faro,e(.\ ha per capi- di non lieve fitica. La regione in gene-
formano
tale P(7/er/«o(^.). Questi ilominii rale e quanto mai si possa dire deliziosa,
il regno unito o monarchia delle due Si- ferace e di clima dolce: la parte monta-
cilie : ili. "ha qtie'limiti clie notai all'ar- gnosa e alpestre certamente è diversa, con
ticolo Napoli, il 2. °è circondato da dello ghiacci e nevi, e perciò rigidissima, hedda
mare, ed all'articolo Sicilia ho riportato e meno feconda. Quanto agli abitanti, a
tuttociò che interamente la riguarda,edi Sicilia ed a Napoli li enumerai: sembra
più dall'impero romano in poi sino a oggi, che quelli de'dominii di qua dal Faro or-
anche tutta quanta la storia della regione mai arrivino a y milioni, quelli di là dal
napoletana odi terraferma; laonde in que- Faro a più as«ai di due milioni. I geografi
sto articolo della Sicilia propriamente nul- sui costumi della popolazione regnicela
la occorre aggiungere, a vendo pure rimar- fanno le debite distinzioni fra la capitale e
catoin quell'articolo la probabilità, chees- le prò vincie,sebbene sopra luogo è invalso
sendo le due contrade piene di vulcani e- il proverbio che tutto il regno di Napoli è
stinti eilsuoloimpregnatodi materie vul- in Napoli, e tutta Napoli nella principal
caniche, i fuochi sotterranei e i terremoti via di Toledo ; tanta è la differenza del
chedevastarono frequentemente il paese, vivere e del sociale commercio nelle di-
abbianocagionatoildistacco e l'isolamen- verse parti che compongono le provincie,
to della Sicilia, poiché la direzione delle ma è un proverbio che patisce di grandi
montagne e la perfetta analogia de'terreni eccezioni. Giosi trae dalla moltitudine dei
che fronteggiano il Parodi Messina, alle- popoli fusi per dir così nella massa na-
stanoche l'isola fece già parte del continen- zionale, dalla quantità e varietà de'con-
te. Tuttora vomitano fuoco il Vesuvio e quislatori, greci, goti, longobardi, sarace-
l'Etna, il i.°lo descrissi a Napoli, il 2. °a Si- ni, normanni, tedeschi, francesi,spagauoli,

cilia: parecchie isole vicine alle coste ad che hanno reso le razze degeneri, e so-
eruzioni vulcaniche devono la loro esistei! -
prattutto dal disastroso periodo in cui la
za, come Ischia e Nisida, e lai.^ piena di regione ridotta allo stalo di lontana pro-
prezioseacque minerali, abbondanti e dif- vincia, si governo de'vi-
giacque sotto il

ferenti di specie e di saluberrima effica- cerè, oppressa e avvilita, onde la monar-


cia. A Napoli trattai ancora dell'ampiezza chia de ve ancora ri marginare qualche pia-
del reame, de'suoi monti, fiumi, laghi (di ga derivanteda quell'epoca, che cessò col-
quello di Fucino nel voi. Lll, p. 2 7), i cli- l'assunzione al trono della gloriosa dina-
ma, prodotti, Provincie, sedi arcivescovili, stia Borbonica che regna. Dopo che nella
vescovili e abbaziali nulli usdioecesis, che capitide, e colla debita proporzione nelle
avendo tutte i loro articoli, in essi ripor- provincie, sedette in trono un re nazio-
tai le nolizie particolari di ciascuna, in uno nale, la civiltà fece rapidi progressi, an-
a'principali uomini illustri che vi fioriro- che pel miglioramento delle leggi ammi-
no.! n questo articolo adunque sol tanto uni- nistra ti ve e giudiziarieche sono ginn te allo
lò alcune altre nozioni sulla regione di qua stadio di perfezione. Le classi della società

dal Faro (oltre altre riguardanti il regno si sono fra loro notabilmente ravvicinate,
unito), ed i cenni storici de'popoli antichi ementre l'alta nobiltà che distinguevasi
.sino al romano impero, poiché come ho una volta in sedili emendava pompa della
già avvertito, per la loro frequente con- feudalità più imperiosa, ridondante di ti-

nessione e per unità d' argomento e per toli conferiti dalle tante e varie dinastie
evitare un gran numero di ripetizioni, le per, cui parteggiarono, tranne l'esteriore
posteriori notizie storiche trovai miglior di conveniente decoro e gravità, non di-
metodo riunirle tutte all'articolo Sicilia, sdegna le comuni maQÌere,e cerca ancor
324 SIC SIC
pascolo nella letteraria coltura. La classe riori. La società comincia a dividersi non
civile o media s'innalza ed acquista onore più in grandi e piccoli; ma in occupati ed
collo sviluppo di svegliati ingegni e sot- industriosi, ed in oziosi e frivoli; il che po-
tili, che la necessità o i nobili sentimenti trebbe far sperare in appresso una distin-
dirige verso l'industria, l'arte e la scienza, zione anche più bella, di utili e virtuosi,
ed allontana dall'ozio molle ove ne'tempi e di dannosi e viziosi. "Quanto prospero-
andati alquanto poltriva. L'infima classe samente abbiano allignato nel suolo na-
è poco avida come altrove d'istruirsi, ed i poletano le scienze, le lettere e le arti, in
lazzaroni di Napoli che corrispondono al ogni età immune dai sempre fatali poli-

basso popolo ed a'facchini delle al tre città, tici turbamenti, lo dichiarai ne'citati ar-
•vivonoora in tranquilla sommissione.die- ticoli, e varrebbe a dimostrarlo il novero
rono ultimamente prove di fedeltà alia di que'tanli luminari che dall'era di Au-
si vanno abituando ad una
iTionarchi'a, e gusto ai giorni nostri conseguirono fama
talquale decenza nel vestiario che loro immortale. I nomi di Tullio, di Orazio,
prima mancava o trascuravano pi ìi per la di Ovidio, di Yitruvio e di Sallustio ac-
dolcezza del clima, il quale non li costrin- cordano all'Italia meridionale il i. "vanto
geva a riparare del tutto la nudità. Negli dell'aureo secolo latino; ed il principe dei
abitatori della campagna, tanto i siste- poeti Virgilio, sebbene in Mantova sor-
mi di agricoltura, quanto i contrassegni tisse i natali ,
potè solo inspirarsi ed in-
dell'esteriore rozzezza sono quasi stazio- fiammare colle naturali bellezze del na-
nari. Nelle città di provincia e nelle cam- poletano cratere quel divin estro col quale
pagnesi trova una cordialeospilalità, nella formò l'incantevole e mirabile lib. 6 del-
quale primeggiano marsicani; ne speri-
i r£'/ie/VZe.Se vuoisi soloqui dare unosguar-
mentarono gli effetti amorevoli e gentili do ne'tempi ne'quali dopo secoli di pro-
tutti que'sudditi pontificii, che nel deplo- celle, or più or meno tempestose, fu ri-

rabile periodo della rivoluzione e repub- donata la tranquillità e la politica esisten-

blica romana ultima vi ripararono, accolti za a quella privilegiata regione, onorata


primamente con tutta benignità dal re, serie di uomini sommi torna a comparire
e ricolmati di generoso e cortese ospizio e degna di far risorgere le antiche glorie,
reame
nella capitale e in tutte le parti del bastando nominar per tutti un Vico, un
di qua dal Faro, gareggiando sovrano e Genovesi, un Filangieri, impareggiabile
sudditi in raddolcire le privazioni dell'e- triumvirato, a cui eziandio gli emuli fo-
migrazione, con tranquillo, delizioso e si- restieri professano la dovuta venerazione.

curo asilo. Si deve distinguere dalla stirpe Lasciamo di parlar della Musica {t^ .) fi-
de'placidi e festosi campani, le razze mon- glia prediletta del cielo, poiché ninno osò

tane degli indomabili sanniti, de'marsi, mai di contrastare in questa nobile arte
de'Iucani e de'bruzi, tutti bellicosi e forti. all'Italia il primato su tutte le nazioni, ed

Dal lato fisico prevalegeneralmenteilses- a Napoli su tutta Italia, meno qualche ge-
so maschile per robustezza, e in quella nio che di tanto in tanto fiorì nel resto
proporzionedi formechecostituisce label- della penisola, come i viventi Rossini e
lezza; nelle donne trovasi un fondo di buon Verdi, pesarese e nato da un higheseili.°,
cuore, di pulitezza e di pietà; ma la Su- di Busseto nel Parmigiano il 2.° Anche
perstizione vi ha ancora profonde radici, sottoil regno aragonese ebbe faa»a lascuo-
principalmente sulla iettatura, di cui feci la musicaIediNapoli,elo Scarlatti, il Por-

parola a MALErizio. Scrisse il Galanti nel pora, il Jommelli, il Paisiello, il Cimaro-


suo libro: /V(7/:)oZ/'eCo«/on2?.'s Vi vere sen- sa fra'maestri, ed il Cafìarelli, il Gizziel-

za fiir nulla non è più segnale di maggio- li, il Farinelli fra' cantori, sono tali che
ranza, ma di capacità e di educazioneinfe- non solo assicurano alla patria lustro im-
SIC SIC . 325
mortale, ma dilTuseio il gusto dell'armo- fu il •."stalo d'Italia che avesse strade fer-
nia per liitla Europa, etl migliori che i rate e ponti di ferro. Il regno delle due
apparvero anche in suolo straniero,ave- Sicilie lia5 ordini equestri, de'tjuali tulli
vano attinto il bello dalla scuola napole- il re è capo e gran maestro, e di ciascuno

tana. Il governo delle due Sicilie è una feciarticoli, come ne scrissi di quelli egual-
monarchia assoluta, costituita nel modo mente cavallereschi e non piìi esistenti.

clie indicai a Sicilia, narrandone tutte le 1 dettiordini attualisonoquelli dis. Gen-


sue epoche, le rendite, le leggi, le istitu- naro, di S.Ferdinando e del Merito, di Co-
zioni, le armate di terra e di mare, eoa stantino o Costantiniano , di s. Giorgio
quellecondizioni compendiose imposteal- militare della Riunione già detto delle
la essenziale natura di questa mia opera. due Sicilie, e di Francesco I. Il re che
Le principali fortezze sono: pel regno di saggiamente regna prende i titoli di: Fer'
Napoli, Gaeta, Capua e Pescara, e per dinando II re del regno delle due Sici-
la Sicilia, Palermo e Messina. La flotta He, di Gerusalemme ec, duca di Parma,
trovasi ripartita ne'principali porti dello Piacenza, Castro ec, gran principe ere-
stato,cioè.Napoli,Palermo,lMessinaeTra- ditario di Toscana ec. Di lutti questi ti-

pani. L'ordine giudiziario ha corti d' ap« toli e altri ne feci la spiegazione all'arti-
peilo, gran corte criminale, tribunali ci- colo Sicilia. Abbiamo: De' titoli del re
L'insegnamento pubblico di lettere,
vili. delle dueSiciliecollespiegazionidid.Car'
scienze e arti, ha scuole, licei, università, loNardi al re, Napoli 1 747- Siccome il
accademie, musei e altri stabilimenti, ol- Nardi dedicò il libro al capostipite della
tre le scuole militari; osservatorii astro- regnante dinastia Borbonica, ad esso die-
nomici, giardini botanici, gabinetti di fi- de seguenti titoli e tutti illustrò. A Don
i

sica, di chimica e di altrescienze, bibliote- Carlo di Borbone per la grazia di Dio


che pubbliche, ec. L'università degli stu- re delle due Sicilie, d' Italia, di Geru-
di di Napoli, non solo dal regnante Fer- salemme, di Ungheria, Dalmazia, Croa-
dinando li fu sensibilmente aumentata zia, Sehiavonia, Rama, Servia, Gallicia,
con 7 cattedre e colla facoltà di matema- Lodonnria, Cumania e Bulgaria, infante
tica, ma fu posta sotto la protezione di diSpagna, duca di Puglia, di Calabria,
s. Tommaso cV A(juuio.\)\ più l'encomia- d'Italia,d'Atene,IVeopatrìa, Parma, Pia-
lo monarcacurò l'incremento delle scuo- cenza, Castro, e dello Slato de' Presidila
le di veterinaria e agricoltura, e de' lo- gran prìncipe ereditario di Toscana,prìn-
ro stabilimenti, ampliando pure quel- cipe del s. romano impero, marchese di
lo del convitto militare di veterinaria, Goziano, aiuto e scudo de" cristiani. Inol-
massime a vantaggio della cavalleria ed tre rimarca Nardi, che il re delle dueSi-
artiglieria. Moltissimi poi sono gli stabi- cilie è uno de' 4 Sovrani che si consa-

limenti benefici e caritatevoli pel povero grano. Quanto al Ì\\.q\o à' Infante ne ri-
e per la languente umanità, ospedali, o- parlai a Spagna.
spizi, orfanotrofi, istituti de'sordo-muti, II regno delle due Sicilie, situato sotto il

manicomii, monti di pietà, vnonti fi umen- piìi bel clima del globo, con cielo ridente e
tari, ec. Argomenti tutti che trattala Na- benigno, con suolo pingue e fertile, atto
poli, a Sicilia, e negli articoli delle città ad ogni sorte di coltivazione, tra perla va-
arcivescovili, vescovili, e luoghi abbaziali ghezza singolare del sito, e per la facilità
del regno unito, non meno che ne'gene- delmarittimoapprodare,fual diredi Pli-
rici luoghi analoghi; a Sicilia avendo pur nio certame dell'umana compiacenza, o
detto delle sue strade, e comunicazione meglio col cav. Bossi, bersaglio dell'invi-
de'telegrafi di terraferma, e delle strade dia umana, e so venie v'irruppero estranee
ferrate di questa. Ivi rimarcai che Napoli geuli ia traccia di miglior veolura. Ora
32G .SIC SIC
nel passare a discorrere dell'ongine dei joccie poi degli Apennini meridionali so-
popoli della parie conlinentale, poiché a stenevano colle armi l'indipendenza i fieri

Sicilia ho detto abbastanza di quella dei Marsi [(.Vi questi riparlai a Pescina), dei
popoli insulari, si deve però tener pre- quali e senza i quali non godè mai Roma
sente quanto riportai sull'origine de'me- l'onore del trionfo, e di loro non meno
desimi popoli all'articolo iTALUjcd a qua- prodi e forse d'eguale stirpe, fiorirono i

li regioni oggidì corrispondono, e ciò nel niaruccini, i vestini ed i peligni. Gli e-


ragionare de'prituiti vi abitatori della no- truschi dalla Toscana [P".) o Etruria fu-
bilissiraa penisola, e quanto pur dichia- rono i primi a invadere la Campania, e
rai in tanti articoli che gli sono relativi gli osci dovettero accogliere i vincitori, e

e di facile ritrovo inoltre ad Italia dissi


: con essi accomunare le sostanze, riceven-
dell'aulica divisione geografica e ammi- done in contraccambio un nome rispetta-
nistrativa fatta dagl' imperatori romani to, un saggiogovernoeil preziosodonodel-

delie due regioni insulare e conlinentale, le lettere e delle arti, di cui l'Etruria era il

delie loro principali città e delle loro sedi seggio. Quindi la regione si nominò Etru-
vescovili ccmpouenti l'aulico vicarialoec- ria Campana, e I 2 principali città alla fog-
clesiastico d'Italia. Finalmente nel voi. gia dell'Etruria tosto si videro floride. Il

LIX, p. 85, riportai il novero delle sedi nome di queste città etrusco- campane fu
vesco vi li di qua da Fa roiin mediata mente
1 soggetto di dispute tra gli eruditi, sia pel
soggette alla s. Sede, mentre il novero di nome che per l'ubicazione. Comunemente
tulle le sedi arcivescovili e vescovili del si riconoscono per 'ali, Casilino sul Vul-
reame d\ Napoli esistenti, a quell'artico- turno, Nola, Calazia, Suessa, Galeno, A-
lo lo riportai; ed aSiciii A notai, per recenti beIla,Venastro,Alella, Literuo, Ercolano,
disposizioni, l'erezione di Gaeta in arcive- PompeiaeStabia. Cominciarono di poi le

scovato, di Vasto in vescovato, e la ripri- loro immigrazioni nel suolo italico i greci
slinazione della sede arcivescovile di Ca- di Calcide, forse due secoli dopo la distru-

iazzoj non che il riparlo delle provincia zione di Troia, e per loro surse l'cuboica
di questa regione fallo dagl' imperatori Cuma, mentre non lungi Dicearchia si

romani. Da immemorabile tempo era dif- fondò dagli eolii, altri greci occupando l'i-
fusa l'italica civiltà tra'popoli della parte sole circostanti al promontorio Miseno.
meridionaled'Italia; tutte lediversegenti La Sabina [f.) intanto, culla di prodi,
the oggi si riconoscono di osca derivazio- preparava mediante il voto d'una prima-
ne,ebbero fama d'ingegnOjdi coltura e di vera sagra, una generazione d'intrepidi
valore.LaCampaniaFelicefucosìdettapel guerrieri, che per mezzo dell' Apennino
suo beato vivere (la diversità della Cam- inoltrandosi e stretta confederazione colle
pania romana la notai nel voi. XXVil, altre propinque genti bellicose, si eresse

p. 262), vantò i suoi ausonii , del qual in nazione chiara e polente, che si rese
nome si gloriava l'intera Italia a'tempi poi agli stessi etruschi fatale, e per un i-

d'Augusto, e gli opici e gli aurunci. La stante umiliò Roma già prossima all'apice

Japigia o Magna Grecia, di cui parlai a di sua grandezza, ditìbndendo ulteriori co-
Grecia, a Napoli e a Italia, ebbe a primi lonie ne'puiili estremi della Japigia e del-
abitatori i danni, i peucezi, i messapi, che la Calabria. Furono queste lesabellecoor-
dagli osci trassero comune 1' origine. E ti .ammirate per l'innato amore alla liber-

uon minor grido acquistarono nell'estre- tà, per islraordinai io coraggio, e per di-
ma Calabria (A'.) coni, sa leni ini, e que-
i i sprezzare gli eslrem pericol 1.
i 11 centro del-
che dal re Italo civilizzati tra-
gli oenetri, la loro regione si disse Sannio {f^-)fi san-
mandarono alla posterità il suo nome con niti i popoli diesi divisero in penlri, cau-
chiamale Italia la classica terra. Fra le dini, irpini, caraceai, frentani. Cresciuti
SIC SIC 327
in popolazione e in potere, fecero i san- tori, sebbene a poco a poco per la forza
niti alia loro volta nuove emigrazioni, e dell'abitudine, e per l'impulso delle con-
da queste derivò la non meno celebre na- venienti leggi da filosofi meditate, si rav-
zione de'Iucani, che occuparono la Cala- vicinassero le varie genti, e la regione po-
bria, e dierono col tempo origine ai va- polosa e opulenta ben presto divenneog-
lorosissimi bruzi. Sulle facili rive de'mari gelto di meraviglia e d'invidia. 1 romani
Siculo e Jonio 607 secoli circa avanti ch'eransi innalzali per favore della for-
l'era volgare, quando sui circostanti po- tuna, per valoi e, e per la costanza nell'im-
poli del Lazio (f^.) incominciava Iloina prese al più nobile grado di conquistatori,
ad estendere il nascente dominio, discen- non potevano certamentesviare il cupido
devano greci navigatori a stabilire co-
i sguardo dalla ricca preda, e già co'pirati
lonie greche, niesseui occupando Reggio,
i greci erano talora venutialle prese, quan-
i parteni impadronendosi di Taranto, e do sanniti incominciarono ad assalire la
i

poco dopo gli achei d' Eolia fondarono Campania. Gli abitatori di questa regione
Crotone, Sibari e Pandosia; quindi si dif- invocarono l'aiuto de'romani contro gli
fusero colonie subalterne de' crotonesi a aggressori, e diedero il ."funesto esempio
i

Terina^ de'sibariti a Laino^ a Scidro, a di pagare con un'assoluta dedizione l'ap-


Pesto, di cui convertirono il nome in Pos- prestato soccorso. Neil' anno 4io o 4' ^

sidonia; gli etolii si resero padroni di Te- di Roma si ruppe lai. 'guerra sannitica:
mesa, suisero per l'arrivo d'altri greci il console Valerioriportò due villorieoella
Caulonia e Metaponto, dierono finalmeo- Campania contro questi nuovi e formi-
le profughi locresi il proprio nome alla
i dabili nemici; suo collega Cornelio si la-
il

uuova città di Locri, e si estesero sulle co- sciòquindi accerchiare nelle gole del San-
lonied'lpponioe Mesma; inoltre sul golfo Ilio, e senza lo straordinar <i coraggio di
pestano posero il piedegrionii,ed innalza- DecioMure tribuno legionario, forse uoq
rono Velia alla foce del Siri. L'esaltazione sarebbesi dai romani riportata la 3.^^ vitto-

delle menti greche passò in ebbrezza alla con intero trionfo. La Cam-
ria sui sanniti

vista delle italiche contrade e città, e del pania Felice divenne provincia romana e
gen li le costume i tal ianojquindiGrecia ap- ben presto terminarono con esseredomati
pellarono quella parte ove presero a dimo- que'di Piperno, gli aurunci e gli ausonii.
iare,e le diederol'aggiunla diMagna per la Intanto i tarentini, molestati da'bruzi,a-
suaeccelleuza,nongià perlaniaterialeam- veauo chiamalo Alessandro re d'Epiro en-
piezza. La stessa feconda immaginazione tro lemura, e l'alleanza di quel principe
de'greci formò le origini mitologiche delle con Roma fu presagio de'grandi posterio-
varie città occupate,attribuendone per va- ri avvenimenti da quella parte. 1 sidicini,
no orgoglio la fondazione a Filottete, aTa- che in povero ma libero stato possedeva-

ra, ad Ercole, ad Ulisse,a Diomede, aCal- no lecittà di Teano, Alino eFregelle(ora


cante,a Podalirio,a Castore, a Polluce, ad Ponlecoivo), caddero anch'essi col resto
altri eroi e semidei, allo stesso Giove,seb- degli ausonii nell'anno 420. Roma inviata
bene giusta la più fondata opinione, in- una sua colonia a Terracina, ne dedusse
nanzi alla discesa de'greci una gran parte altra a Fregelle, che riputava sua conqui-
di quelle avesse già acquistato una fama sta, siccome appartenente a'sidicini, e ta-
perenne. Sursero molte greche repubbli- le circostanza cagionòlo scoppio di nuova
che indipendenti, e l'emulazione de' vari guerra co'sauniti, che l'aveano dapprima
popoli impedì che si potesse stabilire tra occupata abbattendone le mura. Osser-
esse un potente legame federativo. Gl'in- vava la marcia di que'guerrieri Q. Pu-
digeni nella parte montana si ritirarono, blio Filone mentre stringeva d'assedio la
guardando eoa occhio bieco i couquisla- città di Palepoli, che presto si arrese, e
328 SIC SIC
1' alleanza della propinqua Napoli (colla stizia, nel corso del seguente anno cancellò
quale poi si uni e formò una sola città) l'onta sofferta, e il dittatore Cornelio Leu
con lioina ne tu la conseguenza. Nell'anno tulo fece in pezzi l'esercito de'sanniti presso
42 7cliKoniasi veuneallearini:i taieutini, Caudiuin, ed il generale della cavalleria
gelosi do' romani progressi, istigarono i Lucio Papirio gli sconfisse e fece passare
sanniti e nelle loio file aggiunsero i lu- sotto il giogo lo stesso Ponzio e lutti i suoi
cani,iutantochei veslini scesero dai monti innanzi a Lucerà, redimendo 600 cava-
i

a far causa comune. La vittoria ottenuta lieri entro quelle mura racchiusi. Le sedi-
da Fabio Massimo in assenza del ditta- zioni frequenti di Capua provocarono l'i-
tore Papirio, ed una 2." giornata favo- 6liluzionedelleP/e/t'^^u/e(/^.),e fu quella
revole dopo il suo ritorno, obbligarono i città la I J* che non più colle proprie leggi,
Sanniti a chieder pace, e ottennero in vece ma colle romane si governasse. Una Ire-
ima tregua d' un anno. Avendola rotta guadi due anni sospese le armi, allo spirar
prima del tetnpo,un'acerba scondita apri de'quali sanniti vinti e non domati tor-
i

la nuova campagna, restandovi morti il narono in campo. Sconfitti dal dittatore


fiore de'sanniti e de'pugliesi o apulii loio Lucio Emilio, indi dal console Sulpicio,
laonde essi consegnarono Bru-
collegati; non fecero che meditar vendella,e
uel442
tuloa'romanijCome autore dell'infrazione corsero romani pericolo di rinnovare
i

della tregua, per aver pace, e quel valoro- l'onta delleForcheCaudinedentrola fore-
so evitò colla morte il servaggio. La di- sta d'Averno,dov'erano stati tratti in im-
speiazione armò di nuovo il braccio dei boscata; ma disperato valore e l'avidità
Sanniti;Ponzio Erennio, il piii abile fra i del bollino, che ivi aveano i sanniti rac-
Joro generali, guidò l'esercito. L'oste io- colto l'immenso loro bestiame, operarono
luana, ingannata da falsi avvisi, penetrò il prodigio di trarli d'impaccio, colla stra-

nella valle di CrtM(i?mm (/^.), conosciuta gedi 20,000 nemici. Eppure nelseguente
poi col nomedi Forche Caudine,credendo anno i sanniti si raisuraronoancora e vin-
il nemico occupato all'assedio di Lucerà; sero console Marcio, e tolsero il ricco
il

e quindi si vide d'improvviso circondata bagaglio a P. Cornelio, che si preparava


per ogni lato e stretta irreparabilmente ad una navale discesa, sicché fu forza e-
nell'angusta gola del monte. Vinti senza leggere dai romani nuovamente a ditla-
combattere, si sottomisero i romani alle lorePapirio. Riportò questi la vittoria me-
più umilianti condizioni, concessero 600 morabile di Langula; il proconsole Fa-
cavalieri in ostaggio per l'esecuzione di bio gli sconfisse poi ad Alife e li fece pas-
loro piomesse,ed consoli ini un colle trup- sare sotto il giogo, ed assoggettò alla ro-
pe e ciascun soldato furono costretti a mana potenza i marsi, i peligni, i salen-
passare ignominiosamente sotto al gio- tiniealtri ausiliari de'sanniti. Tentarono
go de'bovi (abbiamo di Francesco Danie- tuttavia que' prodi di rialzare in altri 3
li, Lt Forche Caudine illustrate, Caser- combattimenti la loro fortuna, ma sempre
ta 1778, Napoli 1812). Né le delizie ei con fatosinislro,e finalmente nel 449 ^^S'
confurti di Capua, né la speranza di ven- si sottomisero e furono ricevuti nella re-

detta valsero a mitigare in quell'occasio- pubblicana alleanza: iinarucciniji niarsi,i


ne il dolore de'vinti e il lutto di Uoma. peligli!,frentani ne seguirono l'esempio.
i

Con poca buona fede ricusarono i romani Quindi colonie romane furono dedotte a
1' esecuzione del trattato, e si crederono Sora, ad Alba de'marsi, a Nola, a Min-
sciolti da ogni vincolo abbandonando in turno, a Sinuessa, ed in molte altre città
balìa de'sanniti i consoli e gli altri che campane. Contemporaneamente si apri
oveanosotlosciitlo la convenzione. Ma la sino a Capua la famosa via A ppia, 1. "mo-
loiluna, non sempre compagna della giù- numento che appalesasse ue'romaui ido-
SIC SIC 329
niiiiatorìcJel moncìo.La pace saniiitica non prime dal pronunciare furo-
incerti sulle
limò che G anni, e rialzata la Ironie, ven- no scannati, e gli ammonticchiati cada-
neio quegl'inflessibili alle pieseco'lucani veri accrebbero l'orrore della scena. In ri-
alleali di Roma; ma il console P\ilvio ac- conoscenza a quelli che aveano giuratola
corse a disfarli presso Boviano, che insie- nazionedonò rilucenti cimieri, e fu questo
me ad Aufldeuecadde in potere del vin- l'errore che cagionò la perdita della famo-
citore. 1 consoli Q. Fabio Massimo Piub- sa battaglia d'Aquilonia; imperocché L.
biano, e P. Decio Mure portarono con- PapirioCursore,iuformato dell'avvenuto,
tro sanniti e
i gli apulii tulle le loro forze, e ordinò su questo brillante e intrepido cor-
valsero a porli in rolla prima che ad essi po dirigersi tulli gli sforzi deiraltacco; ed
si congiungessero i lucani proclivi nlla de- in fatti penetrate e abbattute le loro (ile, il

fezione.Le nemiche armale disperse però rimaneutede'sanniti fàcilmente furonosu-


sirannodarono e corsero ad unirsi agli e- perali , ed il vincitore fece in Aquilonia
truschi, preparando la gran lega delle 4 l'ingresso trionfale. Bastò nel seguentean-
nazioni elrusca, sannite, umbra e gallica, no46 ila notizia che il contagio faceva dei
contro le quali marciarono nominali con- i guasti ne'conlorfiidiKoma per rialzare gli
soli, onde avvenne la decisiva battaglia di animi de'sanniti, che presentarono batta-
Sentine, che descrissi a Sassoferato, alla glia a Fabio Gurge,e l'atrebbero vinto, se
quale galli e sanniti presero parie, rima- opportuno non sopravveniva il vecchio
nendo sul campo
prode Egnazio gene-
il genitoreFabioMassiraOjCheristabin la ri-
rale di quest'ultimi, con immensa strage putazione del figlio e al medesimo salvò
de'suoi nell'anno 4-'^'^ fi' Roma. Intanto la vita nella mischia, riportando segna-
i medesimi romani invadendo e saccheg- lala vittoria. Fu preso in questa occasione
giando l'Elruria, ne tennero lontani gli e trattoinRomal infeliceErennioPonzio
umbri e gli etruschi; mentre il proconsole generale de'sanniti, ed romani fecero lai

"Volumuio e il pretore Appio Claudio, do- più crudele vendetta di questo prode col
po a ver percorso il Sannio colle loro arma- decapitarlo, ricordando con rancore che
le, debellarono un esercito stretto nella sua era slata l'opera di aver fatto pc<ssare
pianura di Stellala, fra il Saone e il Vol- l'esercitoromano sotto il giogo alleForche
turno, colla morte di i6,ooo soldati, e con Caudine. Celebrarono iFabii la pompa del

ragguardevole numero di [)rigionieri. 24.° trionfo sopra sanniti, e dopo tanti


i

Correva già l'anno 48.° da che san- i rovesci, finalmente all'apparire di lAlarco
niti sostenevano con instancabile coraggio oManio Curio Dentalo con forze eminen-
quest'accanita lolla, ma disuguale. Pine temente superiori, si deliberò la pace, ed
nel 4()0 un esercito di 4o,ooo armati, in- a Curio stesso vennero dal senato rinviati
vaso da disperalo furoie, si presentò di- i deputali del Sannio, che il ritrovarono
nanzi all'osleromana.Melàdiessijin mez- in umile abituro campestre seduto sopra
zoatremendeceremonie,avea pronunzia' rozza scranna e mangiando radici. Ten-
io di essere a Giove di voti, ed assunsero tarono di cattivarsene l'ani. no coU'oro, ma
questi il nome dilegionedi Lino, desunto egli rigettò le oderle con isdegno, me-
dalle tendeovesi compì il rito solenne. Fu- diante la grande non meno che orgogliosa
mavano d'incenso gli altari, palpitavano risposta : Non compiacersi egli di posse-

le vittime esangui, assistevano i centurioni dere l'oro, ma di comandare


a quelli che
col brando ignudo e mestamente silenzio- r oro possedevano. Il trattato per altro
si, il sacerdote dettava la formula dell'im- venne concluso e terminò così lo spargi-
precazione su lolla la discendenza di chi mento di sangue. L'odio però implacabile
fuggisse nella pugna e di chi i fuggitivi de'sanniti contro il nome romano male
non uccidesse. Coloro che si mostrarono poteva celarsi ed irrouìpeva ad ogni 00-
33o S 1 SIC
casione. Si congiunsero nel 47'a'''Jcani alcuna comitiva in Epiro, [sanniti sempre
eda'biiizi per invadere Turio, citlàgreca pronti a marciar contro Roma, co'Iucani
posta nel golfo di Taranto, nata dalle ro- ed i niessapi orfrirono a Pirro de'rinfor-
vine di Sibari e alleata de' romani. Fa- zi,ma riuscì a Levino di sventare ogni im-
brizio ne sostenne la difésa e discioke il presa di lui sopra Napoli e Capua. Giunse
cantipo nemico, cna da questa scintilla de- Pirro sino a Preneste o Paleslrina, e di
rivòl'incendio della guerra larentina,clie colà contemplando Roma dal monte vi-

come la precedente e seguenti toccai a Ro- cino, disperò d'attaccarla. Intanto veni-
ma. Diverse galere romane entrarono a vano dalle truppe romane puniti salen- i

prendere viveri nel porto di Taranto: i tini, che aveano contratto alleanza eoa
cittadini immersi nelle abituali loro dis- Taranto. Più alta idea concepì del nome
solutezze, si scossero quasi da un letargo, romano il re Pirro, quando a Taranto gli
eccitarono l'allarme, ne colarono 4 a fon- si presentò Fabrizio in solenneambasciata

do, una ne presero, le altre fuggirono, re- per redimere prigioni, e sperimentò va-
i

cando a Pioina la novella delle ostilità. I no ogni tentativo di seduzione per trarlo
tarentini intanto strinsero Turio d'asse- dalle sue parli. Si liberarono dal re senza
dio e se ne fecero padroni. Giunsero quin- riscatto 200 prigionieri, e venne da lui
di i feciali da Roma a cercar ragione del- inviato Cinea a R.oma per fare al senato
l'insulto, e furono introdotti al teatro, do- proposizioni di pace; ma la risposta fu, che
ve coronati di fiori, fra le tazze e le pro- allora di pace cor» esso lui si tratterebbe
stitute, solevano tenere i cittadini le pub- quando lasciata avesse l'Italia. Nel seguen-
bliche adunanze. Un Filocari dislingue te anno ebbe luogo la sanguinosa guerra

\asi fra essi, autore dell'attentato contro e battaglia d'Ascoli nella Puglia [f^.), ove
la flotta romana, che il soprannome erasi la reciproca strage lasciò indecisa e dubbia
acquistato della cortigiana Taide per le la vittoria, ed il console Decio Muravi tro-
suesfrenatezze,equel Filonide vi era, che vò la morte. Per due anni rimase assente
spinse l'insolenza fino ad insozzare colle il dopo questa giornata, avendo
re Pirro
immondezz*e latogadiLucioPosluraoMe- in Sicilia portate le sue armi, ed ebbero
gello, uomo consolare e capo dell'amba- in questo tempo la peggio tarentini e i i

sciata; scherno che venne accolto dalla confederati, tra'quali locresi che aveano i

pazza moltitudine con uno scroscio di ri- guarnigione di epiroti, comandata da A-


sa. Il vostro ridere, disse il vecchio saggio lessandro terzogenito di Pirro, la tolsero

senza scomporsi, ben presto si volgerà in di mezzo per darsi a'roraani. Tornò Pirro
pianto, ed il vostro sangue laverà le mac- chiamato da' tarentini, e punì Locri nel
chie della mia veste. Si ritirò quindi coi passaggiOjSecoasportandoi tesori del tem-
suoi colleghi accompagnato dai fischi uni- pio di Proserpina. Era nel 478 riservato
versali. Chiamaronoi tarentini in soccorso a Curia Dentato la gloria di por One alla
Pirro re d'Epiro, ed Emilio avea già dato guerra tarentina. \^ fesso Benevento [P^.)

ad essi una battaglia prima dell'arrivodel- incontratisi due eserciti, l'antiguardo di


i

le truppe ausiliarie. Sognava già Pirro in- Pino fu assalito daCuriocon tal successo,
numere voliconquis ti quando diede al con- che infuse ne'soldatiromanistraordinario
sole Levino la battaglia d'Eraclea, nella coraggio. Il generale approfittò dell'istan-
quale rimase padrone del campo pel ter- te: fecePirro prodigi di valore,ma riuscì ai

rore recato in mezzo alla romana caval- romani di porre colle faci in disordine gli
leria dagli elefanti per la i.' volta com- elefanti, e questa fazione decise della più
parsi. La strage però fu uguale d'ambo compiuta vittoria. Il trionfo di Curio fu
le parti, e Pirro ebbe a dire che altra si- memorando: vi apparvero per la i.' volta
mile vittoria lo avrebbe rimandato senza in Roma i prigioni di Tessaglia, di Ma-
SIC SIC 33i
cedonia, d' Epiro; il ricco vasellame re- repubblica compito il conquisto di tutta
gio, e 4 elefanti colie loro Ioni. Fu que- l'intera Italia. Non ebbe guasto dalla i.'
sta insomnia l'epoca decisiva del romano guerra punica Cartagine l'Italia me-
di

ingiandinienlo, ed il principio della sua ridionale; poiché nelle acque della Sici-
dutninazione universale, l'irro, col prete- lia e sulle coste africane disfogarono il lo-

slodi liane soccorsi dairoiiente,dispar ve; ro valore gli accaniti combattenti. Ma fu


i sanniti, i lucani, i bruzi vennero age- feroce campo l'Italia della 2/ guerra pu-
volmente ridotti. Mentre Taranto era nii- nica, incominciata nel 535 di Roma, ed
nncciata dal romano esercito, que'citta- A nnibale vinci torealTicino, a Ila Trebbia,
dini chiamarono la vicina flotta cartagi- al Trasimeno, portò le sue truppe trion-
nese in aiuto; ma il console Fapirio trattò fanti ad accampa re nella Puglia,uelSannio
accortamente la dedizione, promettendo e nella Campania. Corse pericolo in que-
salve le vite e gli averi, e così deviò ogni st'ultima contrada di vedersi tagliata da
nembo,sebbene a questo caso attribuisco- Fabio la ritirata per raggiungere i suoi
no molli primi semi di discordia de'carta-
i quartieri d'inverno, ma se ne liberò col-
ginesi con Roma. Taranto iu disarmata; lo strattagemma d'abbandonare nottur-
tolti vascellijSmantellate le mura; ed un
i namente 2000 bovi sull'erta del monte
grave lìibuto ne compì la punizione. Reg- con accese f^ci alle corna. romaniche I

gio erasi mantenuta fedele a Romane ne stavano in guardia all'angusta gola si cre-
uvea anzi imploratola protezione durante dettero accerchiali e si slargarono, ese-»

la guerra di Pirro. Un'indisciplinata le- guendo allora l'accorto generale il salu-


gione romana si macchiò di tradimento, tare passaggio. Il gran Fabio venne accu-
uccupando quella città per sorpresa, di- salo d'intelligenza col nemico per questo
scacciandone o sterminandonegli abitan- avvenimento, e quasi facendogli grazia,
ti; ma il console Genuzio fu incaricato di gli fu tolta la metà del supremo potere
castigare tanta infamia, ed i legionari as- che dovè dividere con Minucio. Nella pia-
.sediati, convinti di dover pagare coli'ul- nura Geronio seguì la
di Puglia delta di

limo supplizio il fio del loro misfatto, op- 1


." Minucio oppresso d^l nu-
battaglia, e
posero dispeiata resistenza, sicché senza mero superiore della cavalleria nemica,
il soccorso de' vi veri ottenuto da Cerone e sorpreso per giunta da un'improvvisa
re di Siracusa, avrebbe furse mancato lo imboscala, avrebbe lutto perduto se Fa-
scopo. Presa la città, il numero de'legio- bio,chei fatti osservavadall'aitodel mon-
uari era ridotto a 3oo,che tratti in R.oma te, non fosse furiosamente piombato sui
il senato li condannòa perire, dopo essere cartaginesi nel momento decisivo, del che
stati battuti colle verghe sotto la scure dei Minucio riconoscente, a lui rimise l'au-
littori. 1 piacentini furono vinti dal con- torità, pago di comandare e vincere sotto

soleSempronio, che trasse profitto da un di lui. Il contegno di Fabio avea giàdeter?


lerreraoto, clie precede la battaglia, per minato Annibale a ripassare nella Calila
inanimire soldati, facendo voto d'innal-
i Cisalpina,quando per mala ventura ebbe-
zare un tempio alla dea Tellure per as- ro il consolato Terenzio Varrone e Paolo
sicurarne il patrocinio che avrebbeli resi Emilio, collega di miglior nome, ma ob-
invincibili. In odio e sotto pretesto del fa- bligato da strana legge ad avere alterna-
vore accordato a Pirro, vennero attaccati tivamente ogni giorno coll'altro il coman-
anche isaleutini,eR.ouia divenne padrona do supremo degli eserciti romani. Anni-
del famoso porlo di Blindisi. Ai consoli bale era stalo costretto dalla fame ad ac-
Fabio Pittore e Decio Giunio Pera fu ac- campare nelle pianure di Canne, sulle ri-
cordalo nel 487 no doppio trionfo, per vedeirOfanlo,ed ivi Varrone nel giorno
essersi sotto i loro auspicii dalla romana del suo comando gli presentò la battaglia.
332 SIC SIC
Piegarono i romani all'urto della caval- valorosamente, non cederono alla fortuna
leria : il grosso dell'armala consolare pe- d'Annibale. In quell'inverno le delizie di

netrò nelle file puniche che accortamente Capua snervarono le truppe cartaginesi,
gli aprirono il passo e l'avvilupparono poi per cui nella nuova campagna non val-
colle ale a bello studio rafforzate. roma- I sero a prender d'assaltoCasilino guernita
ni furono allora obbligati adabbandona- da un pugno di romani,e l'ebbero a sten-
l'e r ordinanza e stringersi in massa per to per fame; furono poi respinte e vinte
far fronte da o^ni banda, e simile disor- per la 2.^ volta a Nola da Marcello.
dine ne cagionòla piena carnificina. Mosso La lepubblica romana intanto spiegò
Annibale da tanta strage, percorse bat- i imponenti forze contro Annibale;! procon- I

taglioni gridando ai soldati di risparmia- sole Sempronio Giacco debellò con fausto
re vinti. Il misero Emilio rimase vitti-
i presagio il punico luogotenente Annonea
ma dell'imprudenza del suo collega: pe- Benevento, e Fabio tornò a occupar Casili-
rirono! due consoli dell'anno precedente, 110. 1 romani comandati daFul vio assedia-

due questori, 29 tribuni legionari, 80 se- rono Capua, mentre Annibale occupò Ta-
natori e magistrati aventi nel senato di- ranto e Turio, ivi formando suoi quartie-i

ritto di suffragio, che servivano in qualità ri; nel seguente anno 5^7. tentò indarno

di volontari, e 5o, 000 soldati. Piitiratosi di liberar Capua, anzi restò battuto. Al-
Varroiie a Venosa con 70 soli cavalieri, lora la disperazione gli suggerì un colpo
passò indi a Canosa,ove gli riuscì di ra- di mano su Roma, ed improvvisamente
gjanellare 10,000 soldati, a'quali la ge- si i-ecò sui colli Albani. Fulvio lasciata ad

nerosità di Busa dama pugliese fornì di Appio la cura dell'assedio di Capua, in-
\ellovaglie, finché da Roma non giun- seguì Annibale accampandosi fra le porte
sero. Il lutto di Roma in più luoghi de- Collina eEsquilina. Roma non patì nulla,
plorai : proruppe in grida di lamento, che ed in breve Annibale con ordme si ritirò
accrescendo la confusione, le autorità do- in fondo della Calabria. Pagò bea cara
verono reprimere. Dal senato romano si Capua la resistenza, obbligata a capito-
mandò Fabio Pittore a consultare l'ora- lare Vibio Virio autore della defezione,
:

colo di Delfo, si rinnovò il barbaro sagri- si sottrasse al supplizio con altri 27 se-

llzio di vittime umane, con seppellire vivi natori, col veleno bevuto in un banchet-
ne! foro romano due uomini e due donne to; gli altri senatori furono battuti colle

della Grecia e delle Gallie; spedita poi una verghe e decapitati, la plebe fatta schiava
deputazione a Varrone, essa si congratu- e venduta all'mcanto, i cittadini spogliati
lò con lui per non averdisperato della sal- e dispersi a lavorare le terrecampane. Tor-
dezza della repubblica in tanta disastrosa nò Annibale a estendersi nella Puglia, e la
catastrofe. Dopo vive dispute sul conto giornata d'Erdonea, nella quale battè il

de'prigionieri di Canne, decise il senato proconsole Fulvio Centumalo, gli fu glo-


d'abbandonarli al loro destino: que'mi- riosa, ma non decisi va, perchè la notte se-
seri furono quindi tratti in gran parte a parò i combattenti. Più fortunato fu il

Cartagine, e servirono gli altri di spetta- proconsole IMarcello nella pianura di Ca-
coloa'viiicitori, obbligali aeseguirei giuo- nosa, ove dopo una lieve perdila, nel dì
chi gladiatorii. Annibale fu ricevuto per seguente costrinse Annibale a ritirarsi di
accordo in Capua : i pugliesi, i sanniti, i nuovo in Calabria. Fulviofece tornare al-
lucani, gli abitanti della Magna Grecia, l'amicizia di Roma lucani ed
gl'irpini, i

icampani e tutti popoli che malsoftri- i i bruzi senza trarrebrando; Fabio do-
il

\ano il giogo romano, si schierarono sotto po breve assedio s'impadronì di Taranto,


i punici vessilli cartaginesi: Napoli, Casi- trattando con un comandante bruziodel-
lino, e Nola dal pretore Marcello difesa la guaruigiooe, senza che arrivassero iu
SIC SIC 333
tempo isoccorsi cartaf^inesi.ecaricMesue nell'intento, e Pompcdio Silone capo dei
truppe di holliiio. Ritornò quindi Atiui- marsi maiciòcon 10,000 uominialla vol-
bale in Puglia, dove avca per tante volle ta di Roma ediè principio nel G63 allace-
sperimentata amica la fortuna, e presso lebre guerra italiana o sociale detta Mar-
Venosa misurò col vecchio console Mar-
si sicana.Perìil miseroDruso pugnalato da-
cello, che strascinato dal proprio impeto gli assassini per effetto d'una congiura.
fu coltoailasprovvisla in un'imboscata da Si strinsero gl'italiani in confederazione,

im corpo di cavalleria, e peri col collega e la città di Corfinio ne'peligni fu dichia-


Quinzio, che innanzi morire nominò di rala capitale, formandovi un senato, due
dittatore Tito Manlio Torquato. L'anno consoli e due prelori. I sanniti fuiono 1

546 di Roma dovea decidere la sorte d'f- primi ad accrescere il numero degli ar-
talia,se riusciva ad Asdrubaledisceso dalle mati, e il loro paese fu centro delle mili-
Alpi, di congiungersi all'esercito del fra- tari operazioni. Oltre i consoli Rulilioe
tello Annibale. Ma qual non fu la sorpre- Giulio, si nominarono in dello anno va-
sa di questi, quando Claudio Nerone re- ri generali con autorità proconsolare per
duce dalla vittoria del Mefauro, gettò la comballere i vari popoli, e fra questi co-
testad'Asdrubalc nel can)po cartaginese! minciarono a figurare C. Mario e L. Cor-
Cartagine, Cartagine! esclamò Annibale nelio Siila. Il console Rutilio e Cepione
neldolore, chi potrà resisteie al rigore del suo luogotenente perirono ne'due primi
tuo destino .''Si ricovrò quindi nella Cala- fatti d'armi; Mario raccolse lo sbandato

bria e circonda toda'suoi (idi tanto cartagi- esercito e ne assunse il comando: trova-

nesi checollegati,si volse a temporeggiare tosi in faccia a Pompedio Silone che lo


e tenne a bada i due consoli Veturio Fi- provocava, questi gli disse: E perchè, o
lone e Cecilie Metello clie mossero ad as- Mario, se bai nome di gran generale non
salirlo. Finalmente nel 55o il senalocar- scendi a combattere ? Ed il vecchio sa-
taginese atterrilo dalle armi di Scipione, gace ripetè: Tu piuttosto, se fama desi-

che in Africa sagacemente avea portalo deri di prode condottiero, devi forzarmi
il flagello della guerra, salvando la vacil- a coml)altere. Sconfisse tuttavia Mario
lante gloria d'Annibale, che perduta Lo- i marsi che lo attaccarono nel suo cam-
cri avea appena un angolo del Bruzio ove po; ma Siila piombando sui fuggitivi, che
sostenersi, lo richiamò alla difesa della tagliò a pezzi, rapì al suo emulo gli onori
patria, che perì per sempre per le pro- della giornata. Lucio Giulio Cesare/lopo
dezze romane. Così V Italia meridionale alcune rotte, riportò nel Sannio una vit-
tornò a respirare pacificamente, comechè toria segnalata, e la notizia di altro van-
mal volonlieri,airaura del prevalente do- taggio consegui lo nel Piceno daGneoPotn-
minio romano. Per un secolo continua- peo rinvigorì le romane speranze. Giam-
rono trionfi romani nelle terre stranie-
i mai la romana potenza fu in tanto peri-

re, e cooperarono bravi italiani col loro


i colo di vedersi disciolta ad un sofllo, poiché
sangue a dilatare confini della romana
i congiuravano a suo danno quelle stesse
dominazione. Però Roma mal corrispon- nazioni che ne costituivano il nei bo mag-
deva agli sforzi degl'italiani, quali con- i giore. Una politica misura salvò la repub-
siderava generalmente come soggetti, né blica: Roma concesse la cittadinanza in
gli ammetteva all'ambito onore della cit- premio a lutti popoli rimosti fedeli; cosi
i

tadinanza romana. Voci tumultuose s'in- molli mantenne nell'amicizia, e sparse fra
nalzarono specialmente da'bellicosi abi- gli alleali il germe della dissensione. Siila
tanti dell'Apennino meridionale. 11 gio- vinse gl'irpini, e prese cT'sannitiBo vianOjCit-
vane tribiuio Livio Druso promise di far tà tenevano le loro assemblee; men-
ove si

accogliere le loro querele, ma riuscì male tre Pompeo s'impadronì d'Ascoli picena
334 S'C SIC
colla slrage di 60,000 italiani, La gueira la divisione tornò ad affievolir le sue trup-
sociale potè d'usi terminata colla Diorte di pe. Se ne separarono galli e germani, i
i i

Pompedio Silone, die n'era stato il pro- quali sbandati raggiunse il pretore Mar-
moloie ardito, e rimase vinto in batta- co L. Crasso in Lucania, e ne uccise ben
glia da Cecilio Pio; se non che da essa de- 35,000. Disegnava Spartaco di passare
rivarono civili e tremendi contrasti fra
i in Sicilia, se non che costretto di venire
Siila e Mario,che tornarono tanto alla re- alle mani con Crasso, e troppo arditamen-

pubblica funestiv Egualmente della guer- te avanzandosi per ucciderlo, fu oppresso


ra Marsicana ne parlai a Roma. Nel 680 dai legionari che lo fecero in pezzi, e così
fu la Campania nuovamente in tumulto terminò la guerra servile, la più atroce di
per la sollevazione di Spartaco^ che as- questo genere. Verso il 649 fu istituito il

sunse prestoii caratteredi guerra de' iServ^t I. "triumvirato,formato da Pompeo, Giu-


ed eccitò il re diPonlo Mitridate ne-
(Z'^.) lioCesare eCrasso chesi divisero il governo
micode'romaniasostenerla colle sue flot- della repubblica romana con potere as-
te. Spartaco si trincerò sul monte Vesu- soluto, in onta alle leggi dello stato, poi-
vio, con una mano di Schiavi suoi col- ché Roma salita a! colmo di sua grandez-
leghi, fuggiti in Capua dai ferri ove li tene- za, da quella precipitò per la corruzione,
vano loro padronijServendosene poi cru-
i pel lusso, ed in forza di profusioni che non
delmente pe'gladiatorii spettacoli. Quasi a veano con fine. EssendoCesa re anche con-
subilo lo raggiunsero tutti glischiavi della sole, divise egli le terre di Capua e della
Campania, sicchècosìfortiflcato potè bat- Campania fra 20,000 famiglie romane,
tere il pretore Appio Claudio Pulcro spe- le quali in seguito furono altrettante sue
dito contro di lui, ed uccidere il pretore clienti, dal proprio loro interesse tratte a
Vatinio, di cui indossò le insegne pom- mantenere tutto ciò che Cesare avea ope-
pose. Pareva che rispondesse al valor suo rato. Con sì destra precauzione Cesare sep-
la nobiltà de'sentimenti, poiché non po- pe rendere stabili e durevoli i fondamenti
lendo impedire i guasti recati nelle pro- di sua fortuna. Un pubblico decreto appel-
vincie da'suoi soldati, volle congedarli di- lò la colonia dellaCampania, Co/o«/rt Gm-
cendo loro che fossero contenti della li- lia Felice, e da questo più che per la sua u-
bertà ricuperata e ritornassero tranquilli bertosilà tale regione ritenne la denomina-
a'Ioro focolari; ma il consiglio non fu ese- zione di Campania Felice. Mortoli trium-
guito. La discordia menomò le sue forze, viro Crasso, furiosa guerra civile scoppiò
per la separazione degli schiavi galli che tra Cesare e Pompeo avendo la sorte del-
:

elesseroCrispo a capitano e furono battu- le armi deciso perCesare, sconvolte anda-


ti dal console Gellio, rimanendovi ucci- rono le regioni meridionali d'Italia dagli
so Crisso. Spartaco co'suoi traci sconfìsse ultimi sforzi del vinto Pompeo, il quale
dapprima l'altro console Lentulo e dipoi retrocedendo in Brindisi, fuggì poi a Pe-
Gellio sopravvenuto col suo pretore Ar- lusio, e Cesare restò padrone assoluto d'I-
rio in battaglia ordinata. Costrinse egli 3 00 talia. L'uccisione di Pompeo, i trionfi di
prigioni a combatterecome gladiatori per Cesare, la dittatura perpetua cheotten-
onorare i funerali di Crisso, cornei roma- ne,spenserola repubblica romanaches'in-
nisolevanofarenella raortede'grandi per- chinò al potere di questo uomo straordi-
sonaggi. Concepì quindi l'idea audacissi- nario. Mancalo il dittatore pel noto e cla-
ma di marciar verso Pvoma, ed era già nel moroso assassinio, il nipote e figlio adot-
Piceno, quando udito che i due consoli e- tivo Cesare Ottaviano, ne ereditò pure le

ransi uniti ad impedirgli il passaggio, si ragioni e la vendetta degli uccisori. Per-


volseacombattereil proconsole CaioCas- venuto al potere, si formò il a.^triumvi
sioe il preloreGneoMaulio, e li vinse. Ma rato tra lui, M. Antonio e L. Emilio Le-
SI e SID 33^
pillo : per nffezionarsi l'esci cito promisero va le coste d'Italia, ed intercettali 1 passi
ii'soldjiti se vittoriosi i8 città le [)iù ricche minacciava la stessa Roma di carestia. AI
e belle che fossero in Italici, tra le quali che riparò Cesare con aumentare le forze
vi furono Capua, Reggio, Venosa, Lene- maiiltime, perleqnali comodis^imo por-
vento, Nocera, Rimini, ed Ipponio o Vi- to edificò tra Pozzuoli e Miteno (V.),n-
bona.Nel comune disordine delle proscri- prendo le comunicazioni del mare col la-
zioni, in cui fu immolato il grande arpi- go Lucrino e con quello d' A verno. Vin-
nate Tullio Cicerone, fuggendo A. Irzio to Pompeo, non avendo Cesare più rivali,
(laRoma già console, venne in queste parli, riunì in se solo tutti i poteri, fu proclama-
ove postosi a capo di gente facinorosa e to imperatore col nome di Augusto, e di-
disperala, ne travagliò popoli per vendi- i venuto padrone di Roma e della repub-
carsi de'triumviri che erano divisi il ro-
si blica, portò r ultimo colpo alla di lei li-

mano impero,e lo possederono senza con- bertà : la moderata podestà e la giusti-


trasti dopo la vittoria di Filippi (^f^.y Sì zia in che tenne Augusto per molli anni
rese tanto potente, che prima Brindisi, poi l'impero, giustificarono la sua usurpazio-
tutta la regione de' bruzi signoreggiò, e ne. Volendo premiare suoi veterani, mol-
i

vi fu d'uopo dell'esercito romano di Ce- te colonie militari dedusse in queste re-


sare Ottaviano perchè egli abbandonasse gioni, scegliendo all' uopo Sora, Teano,
la penisola riparando in Sii Illa pressoSesto Pozzuoli, Acerra, A Iella, Telese, Cuma,
Pompeo , il quale avendo in suo potere INocera, Trebula, Volturno, Benevento,
quell'isola, sebbene nel ripaito de'roma- Nola e Sorrento. L'epoca celebre d'Au-
ni dominii era toccata col resto d'Italia a gusto segna eziandio la memoranda epo-
Cesare, accoglieva amorevolmente i pro- ca della nascita di Gesù Cristo, e il prin-
scritti per ingrossare il suo partito e ven- cipio della monarchia dell'impero roma-
dicare G. Pompeo suo padre. In simil mo- no. Pel resto della storia, come protestai,
do un Vitulino, fattosi capo di molti con- la riporto a Sicilia.
dannati, fece un gran campo presso Reg- SICILIBBA. Sede vescovile d' Africa
gio, ed in suo favore concorsero gli abi- nella provincia procon8olare,sollo la me-
tanti delle I 8 città, le sostanze delle quali tropoli di Cartagine, eil ebbe per vescovi
erano stale concesse in preda a'solflafi dei Satio che fu al concilio di Cartagine del
triumviri. Costoro mandarono a conte- 2 2 5, Onorato del 3 3 7, Quadrazian.o) che
nere i primi alcune squadre di cavalli, le sitrovò co'donatisli alla conferenza d^Car-
quali al primo scontro furono rotte e mor- tagine. Pretestato che intervenne nel 4'0
te da Vitulino. Sopravvenute forze mag- a concilio di Cartagine,eBonifazio nel
I
4^4
giori, Vitulino rifuggi in Sicilia, ove po- esilialo come cattolico da Unnericoredei
scia in Messina a tradimento fu ucciso. Le- vandali. I\lorceIli, ^fr. christ. 1. 1.

pido troppo debole per resistere all'auda- SIDA. Sedearci vescovile della [."Pam-
cia de'triumviri colleghi, si ritirò dagli af- filia, nell'esarcato d'Asia, antica città ma-

fari, contento del titolo di triumvirodopo rittima con celeberrimo tempio di Miner-
essere stato rilegato a Circeio. M. Anto- va, già colonia assai illustre de'cuinei del-
nio perdutosi negli amori di Cleopatra re- l'Eolide, al sud-est d'Aspendo, ne'confini
gina d'Egitto, die occasione a Cesare di dell' Isauria e della Cilicia. Pel suo sito
procedere npertamente alla debellazione sul mare e per la comodità de! porto salì

M. Antonio fu vinto nella famosa


di lui, e in così gran riputazionechefu stimata per
battaglia d'Azio nel 724 di Roma. Ri- la I
.^ dopo Pirgi metropoli della provin-
maneva solo a Cesare di abbattere la po- cia, e sotto Gallieno il senato romano la

tenza di Sesto Pompeo, il quale dominan- credè sufficiente a sostenere il Neocorato,


do il mare con numerose flotte molesta- qualificacheaccompagnava singolari pre-
336 SID SID
rogalive, sulle quali varie furono le opi- fori nel 383 nel 390,01 qtiale presiedè
nioni degli eruditi, come può vedersi nel- s. Amfiloco vescovo d'Iconio, come nar-
laMitologia, e nt' Medaglioni di Buonar- ra Baluziom CollecL, e Terzi, Siria .s/7-
roti,cheosserva essersene glorialaSida,on-
g'mp.Sa.InSida nacque il dotto s. Eusta-
de nelle medaglie volledistinguersi coi no- zio {r.). Sida, Siden, nell'Asia minore,
al
bili titoliù'\ splendidissima
e illuslre. As- presente è un titolo arcivescovile in par-
giunge, che aumentandosi le sue fortime tibus che conferisce il Papa, ed ha per suf-

ottenne il grado di metropoli verso il 4o8 fraganei titoli vescovili e pure in par-
i

circa di nostra era, quando la Pamfìlia tibusàx Aspendo, ColibrassOjEtene e Lir-


fu divisa da Teodosio H in due proti n- ba. Portarono questo titolo arcivescovi-
cie, e giunse ad essere preferita a Pirgi le,prima che fossero creati cardinali, Ber-
stessa quando andò in rovina. Fu a questa nardino Honorad ^o\ benemerito vesco-
città, allora potente, che romani racco-
i vo di Sinigaglia,Giovanai Filippo Scola'
mandarono i giudei loro alleati. Oggi il Gallerali,e Caselli poi vescovo di Par-
sito occupato dall'antica Sida,con molli ma. Per morte di monsignor Vincenzo
magnifici a vanzid'antichità eie mine d'un Maria Mossi essendo restato vacante, il
teatro che potea contenere più di 5,ooo 1 regnante Pio IX nel concistoro de'4 ot-
persone, chiamasi Candeloro, Candalor o tobrei847 nominò mg.^' Innocenzo Fer-
Chirisooda: turchi la chiamano Eski-
i
rieri di Fano, già incaricato d'affari al-
Adaliao Adalia. La sede vescovile già esi- l'Aia, che a' io consagrò arcivescovo nel-
steva nel 111 secolo, divenne ne'primi del la cappella Paolina del Quirinale, poscia
V metropoli ecclesiastica, e nel XI li esar- l'inviò in Turchia con missione straor-
cato di Pamphilia. Secondo Com man ville dinaria al regnante sultano in Costanti-
ebbe per suffraganee le sedi vescovili di nopoli,indi elesse nunzioapostolico diNa-
Selga, Aspendo, Ethena o Tena, Cassa, poli ove risiede.
Serana, Carallia, Coracesiuoi, Synedrao SIDIMA. Sede vescovile di Licia nel-
Siedra, Umanda o Olomanda, Lyrba,Co- l'esarcato d'Asia,sotto la metropoli di Mi-
Jybrasus, Cotana, Geone, Commacum, ra, eretta nel secolo VI, situata sopra un
Silbium, Rhimna o Orimena, Dalisadus monte a ponente di Patara presso il ma-
oDaldasus, IsbaoIlesma,BanausaoMa- re.Ne furono vescovi Ignazio che sotto-
naeaJ Myla o Giuslinianopoli. Il i,° ve- scrisse la lettera di Mira all'imperatore
scovo di Sida fu Nestore o Nestorio mar- Leone, Zemarco che fu al 6. "concilio ge-
tirizzato sottor imperatore Decio suoi nerale e
: ai canoni in Trullo, Nicomede
successoli furono Èpidauro, Giovanni^ intervenne al 7.''generale. Oriens christ.
Eustazio, Amfilochio, Conone, e gli altri 1. 1
, p. ()'j'ò .S\(!i\vaa,Sydimen, al presente è
riportati dal p. Le Quien, Oriens chri- un titolo vescovilei/i^^/r^/Z'«5, sotto l'arci-
siianiis t. I, p. 996. Fu tenuto un con- vescovato di Mira, che conferisce la santa
cilio ia Sida contro i messaliani o sacco- Sede.

riNE DEL VOLUME SESSANTESIMOQUINTO.

LXV
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Moroni Gaetano
, ,

1802-1883.
Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica
AFK-9455 (awsk)

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