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IN SLOVACCHIA ORIENTALE
E SUOI ULTERIORI SVILUPPI
NORMA URBANOVÁ
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100 Studi italo–slovacchi 1992 NORMA URBANOVÁ
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Per la pubblicazione dell’ordinazione delle “finestre italiane” da parte dell’amministra-
zione di Bartfa (Bardejov) cfr. V. Myskovszky, Bártfa középkori müemlékei. A városház és a
város erödítményeinek mürégészeti leírása, Budapest 1880, p. 73. Vi si legge: «FECIMUS
CONVENTIONEM CUM MAGISTRO ALEXIO HOC ANNO PRO FENESTRIS YTALI-
CALIBUS IN ALTITUDINE TRIUM ULNARUM IN LATITUDINE DUARUM DEMPTIS
UTROPOQUE MEDIIS INTER STITIIS VULGO PFOSTEN PRO HIS LABORIBUS SOL-
VIMUS».
RINASCIMENTO ARCHITETTONICO IN SLOVACCHIA ORIENTALE 101
l’anno 15563. Anche alcune case borghesi sono abbellite con dettagli
in pietra databili in questi anni.
In seguito alla rotta di Mohács, quando l’Impero ottomano si estese
tanto da incorporare le parti centrali dell’Ungheria, compresa la capi-
tale Buda (1541) e la metropoli ecclesiastica Strigonia (1543), una
parte della provincia transdanubiana e l’odierna Slovacchia diventaro-
no, sotto Ferdinando I, parte integrante dell’Impero asburgico. Questa
situazione non solo indebolì, ma addirittura impedì, contatti diretti con
l’arte italiana e dalmato–adriatica. A ordinare opere d’arte degne di
questo nome erano le città diventate protestanti (siamo agli inizi del
protestantesimo in Slovacchia) e perciò troppo lontane dal fermento
rinascimentale del mondo italiano e latino. Se coltivavano rapporti con
l’estero, era piuttosto con gli umanisti tedeschi. Nonostante un simile
clima sociale, invece che di cessazione dei contatti con l’Italia sarebbe
meglio parlare di contatti mediati. Il Principe Sigismondo, educato a
Buda alla corte di Ladislao II Jagellone, trasferì in Polonia i modelli di
cultura italianizzati della reggia di Buda. Il principe sposò più tardi la
Bona Sforza, e così la sua reggia di Cracovia diventò centro di erudi-
zione rinascimentale. Cracovia in quei tempi ebbe contatti molto stret-
ti con le regioni della Slovacchia orientale, essendo questa attraversata
dalle vie commerciali che portavano dal Baltico in Transilvania. Effet-
ti positivi di simili contatti si avvertirono soprattutto nelle regioni sce-
pusiense e sarosiense, nelle quali, nella seconda metà del Cinquecento,
comparvero numerosi esempi di architettura rinascimentale riconosci-
bile dai bellissimi attici frontoni ornati con la tecnica del graffito.
Questi frammenti meritarono alla detta cultura architettonica il nome
di “Rinascimento della Slovacchia Orientale”. Notevole esempio ne
sono le case borghesi a Preov (Eperiesinum), capoluogo di ari (Sa-
ros).
Con l’infiltrazione dei turchi nel bacino danubiano iniziarono gli
assalti alle regioni limitrofe settentrionali soprattutto nella campagna
slovacca (tra l’altro la popolazione era trascinata nell’entroterra turco
e ivi asservita). In conseguenza di ciò si verificarono grandi sposta-
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Le finestre si sono conservate nella parte posteriore di una casa borghese ridotta in can-
tina comunale negli anni 1488–1489. L’applicazione delle finestre è però posteriore a questa
data.
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Dell’accordo di lavoro concluso coi fratelli Pello s’è conservato l’originale nel Libro di
contabilità della città di Bardejov, anni 1552–1578, oggi depositato in OKA Bardejov, fond.
mg.
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AMK (Archivio della Città di Koice), Neo Concivium ab Anno 1580 ad 1667, H III/2
civ.
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Archivio della Città di Koice (AMK), Protocollum Neu–civium, 1781–1926.
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I gesuiti di Tyrnavia (Trnava) impiegarono per esempio Giovanni Pietro Giorgioli, ori-
ginario dell’Italia settentrionale, il quale dipinse il soffitto della biblioteca del collegio gesui-
tico.